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Autore: RaspberryLad    04/03/2012    3 recensioni
Harry ha visto, durante la battaglia con Voldemort alla fine del quarto libro, tre persone a cui teneva moltissimo, i suoi genitori e Cedric Diggory, il ragazzo che amava. Pensa di essere l'unico a star male, in tutto quel contesto, ma Severus Piton soffre, anche più di lui, nel terrore di essere dimenticato.
[Slash ed Het][Partecipa al contest {Harry writes letters with his birthday quill...} indetto da Blankette_Girl, in attesa di giudizio]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, Cedric Diggory, Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nick autore (sul forum e su EFP): RaspberryLad
Titolo: Trusting my soul to the ice cream assassin
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter, Lily Evans, Cedric Diggory, Albus Silente.
Pairing: Severus Piton/Lily Evans, Cedric Diggory/Harry Potter
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo
Avvertimenti: Slash, One-shot, What if?
Prompt scelti (se utilizzati): Aborto, bambino, vaso, mistero, paura, incubo, visioni, freddo, acqua, immersione, forza, amore, pioggia, lacrime, crudeltà, sogni, benzina, bomba, urlo, lamento, coraggio.
NdA:
Angst a volontà. Facciamoci forza. Rating medio (Giallo/Arancione).

 

 

 

Faccio una premessa: è la prima cosetta che scrivo su Harry Potter e soprattutto su questi pairing – ringraziamenti a fine capitolo -, per cui non so come sia venuta. La shot partecipa al magnifico contest che abbina HP a Tori Amos (che io amo) indetto da Blankette_Girl, per il quale sono in – trepidante – attesa di giudizio. Spero vi piaccia, e per il resto a fine capitolo! (Ah, avviso: le frasi finali in corsivo potete saltarle, ma per me danno spessore ulteriore alla shot.)

 

 

Trusting my soul to the ice cream assassin

 

 

She’s convinced she could hold back a glacier

But she couldn’t keep Baby alive.

 - Spark, Tori Amos - 

 

 

Please remember that for a glimpse of your smile I’d give

My everything:

Smiles and secrets, hopes and fears,

Tears and wishes, words and dreams.

- Spark, Stream of Passion -

 

 

 

 

Hogwarts, 25 giugno 1995

 

- Voldemort è tornato.

Solo così poteva iniziare il suo rapporto a Silente, Harry Potter. Sapeva di doverlo fare, era necessario per se stesso, per l’intera comunità magica, per non parlare di Cedric Diggory, quel ragazzo che era morto quella sera per mano di Peter Minus, che era stato nascosto in casa di Ron per anni…

La testa di Harry scoppiava: la situazione lo aveva pesantemente destabilizzato. Per quanto lui cercasse di essere forte, sapendo che un suo cedimento avrebbe potuto addirittura creare scompiglio nel fronte contro il Signore Oscuro, non riusciva a non essere abbattuto. Era consapevole del pesantissimo ruolo che portava, ma era pur sempre un ragazzino sui quattordici anni, non poteva sopportare a vita questo ruolo. Magari con Silente poteva lasciarsi andare, in fondo, lui era forse la persona più potente e influente nel mondo magico, o quanto meno l’esponente la cui presenza e forza era una pura e semplice certezza. Aveva un nodo alla gola dal giorno prima, un nodo che non avrebbe mai potuto esprimere con nessuno, perché non avrebbe potuto mostrare al mondo il dolore che sentiva, si sarebbe visto cedere persino il Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, e serviva forza al mondo magico. In più, avrebbe reso facili prede del Signore Oscuro anche persone a cui teneva, come Ron, o Hermione, o Cho…

Già, Cho. Non era stato bello dirle che il ragazzo che amava era morto, ucciso dal ritorno di Lord Voldemort. Come poteva lei sapere che lui si sentiva nello stesso modo?

- Sa, professore, è successa una cosa particolarmente strana, mentre lottavo con Lord Voldemort.

- Spiegati, Harry. – disse Silente, accomodante. – Cos’è successo?

- Sa, a un certo punto dalla bacchetta di Voldemort sono usciti degli spiriti, mentre lottavamo. Erano anime di alcune persone, c’era un vecchio, una signora. E poi… - improvvisamente tacque, al ricordo doloroso che lo stava toccando, quasi una presa in giro per tutta quella storia, la popolare beffa che si aggiungeva al danno.

- C’erano i tuoi genitori, vero? – lo osservò Silente, chiedendogli in maniera quieta quello che presumibilmente Harry non voleva dire. Anzi, in realtà, Harry temeva più di dirgli l’altra persona che aveva visto. Non poteva dire il suo nome senza sentire la sua voce tremare, era più forte di lui.

- Sì, professore. – annuì il ragazzo, deglutendo rumorosamente.

- Ed anche Cedric Diggory. – proseguì il preside, osservandolo dai suoi occhiali a mezzaluna.

-Sì. – Il preside vide una lacrima, ancora solitaria, scendere sulla guancia di Harry. La ferita era fin troppo fresca per non mostrare reazioni.

- Harry, è un antico fenomeno magico chiamato Prior Incantatem. Avviene quando due bacchette dalla stessa anima, come la tua e quella di Lord Voldemort, ambedue fatte con piume di fenice, si scontrano. Si vedono, quindi, gli ultimi incantesimi fatti da quella bacchetta. Infatti, son comparsi il signor Diggory, un vecchio, Bertha Jonkins e infine i tuoi genitori, a ritroso.

Harry scoppiò a piangere. Aveva perso alcune delle persone più importanti della sua vita e quelli che aveva visto, forse, non erano neanche fantasmi, ma più ologrammi, immagini fantastiche. Strinse i pugni dalla frustrazione.

- Tranquillo, Harry. Ti hanno detto qualcosa in particolare, le anime?

- Sì, professore. – rispose Harry, recuperando momentaneamente il pieno della sua lucidità. Non poteva lasciarsi andare così. – Mi hanno spiegato come riuscire a fuggire da quel luogo, come salvarmi. Mi hanno sostenuto, allora ho capito veramente che vegliano sempre su di me. E Cedric mi ha chiesto di riportare il corpo ai suoi genitori. – Il ragazzo represse un singhiozzo, assolutamente fuori luogo in quella situazione.

- Harry, puoi sfogarti. Nessuno ti sentirà, qui. Posso capire che sia destabilizzante rivedere i propri genitori dopo tutto questo tempo. – gli venne gentilmente incontro l’anziano Preside. Lui tendeva a usare per le sue battaglie anche ragazzi particolarmente giovani, ma sapeva che avevano le loro difficoltà anche loro, in quella fase. Era meglio sfogarle, in modo da poter affrontare con nuova linfa le asperità della vita. Probabilmente, se fosse nato Babbano, sarebbe stato uno psichiatra.

- No, non capisce. Per me è stato terribile rivedere Cedric lì, perché avevo quasi creduto che fosse ancora vivo, professore! – sbottò improvvisamente il ragazzo, iniziando a piangere con fare isterico. Aveva tirato fuori il nodo che lo stava opprimendo, ma non subito ci si può sentire meglio, a parlarne. C’è sempre un percorso lunghissimo di autocatarsi tra l’ammettere e il lasciar passare, soprattutto se la morte aveva stroncato un ragazzo innocente all’improvviso. – Io lo amavo, professore! Lo amavo con tutto me stesso ed è morto!

Harry singhiozzò, tra le lacrime, balbettando qualche parola che stentava a fuoriuscire chiara dalle sue labbra, perché sapeva che quelle parole erano frutto di egoismo, di puro e semplice egoismo che anche lui, che si batteva per la salvezza del mondo magico, non poteva non avere.

- Harry, se ti fa sentir meglio, puoi raccontare. – disse Silente. La grandezza di un capo era anche in quello, nel capire i bisogni immediati dei suoi collaboratori e aiutarli. Il senso di gratitudine spesso era più forte del senso di colpa.

- È iniziato tutto pochi mesi fa, quando stavamo preparando la prova del lago. – tirò su col naso, della speranza di rendersi più comprensibile. – Mi aveva invitato ad andare nel bagno dei prefetti, al quinto piano, anche se non dovrei dirglielo, visto che sarebbe vietato. Ma tanto che importa, ormai è morto! – ricominciò a singhiozzare più forte di prima, alla sola idea della parola “morte”, quell’amica che ormai lo braccava da anni, uccidendo tutte le persone a lui più care. – Comunque, non pensavo volesse sedurmi, io l’avevo notato un po’ di tempo prima ed ero rimasto colpito dalla sua forza e dal suo coraggio. Alla fine ho accettato che portasse avanti due storie, una con me e una con la signorina Chang di Corvonero. L’ho accettato perché in fondo speravo che un giorno si sarebbe allontanato da lei, per poter stare definitivamente con me. Il tempo non è bastato, però, ed è stato orribile vedere il suo corpo cadere, ucciso da una Maledizione senza Perdono. Ho capito cosa vuol dire perdere una persona cara per una magia. Non ricordo la morte dei miei genitori, ma è come se avesse ucciso anche loro, in quel momento, davanti ai miei occhi. Ho rischiato anche la mia vita per prendere il suo corpo e tornare a Hogwarts incolume, rispettando anche la sua richiesta di riportarlo ai suoi genitori. Non ha però detto nulla né su di Cho, né su di me. Speravo che mi potesse dare il segno tangibile del suo amore, una dichiarazione in extremis. Nulla, non mi ha pensato, speravo in un abbraccio, una carezza, un qualcosa per credere che fosse ancora vivo. – continuò a piangere a dirotto, sotto lo sguardo vigile di Silente, il quale gli accarezzava i capelli, con un affetto quasi paterno. – Invece nulla, è andato via, in una nube di polvere. Non mi resta nulla di lui, solo ricordi che finiranno per andarsene.

Harry smise di parlare, ormai sopraffatto dai singhiozzi: se fosse stato in piedi, sarebbe sicuramente caduto a terra per la tristezza e la frustrazione. Il dolore che lo stava colpendo non apparteneva, però, solo a lui.

 

 

 

 

 

 

Severus aveva udito l’intera conversazione, suo malgrado. Si era recato lì dal Preside per chiedergli informazioni sul da farsi, sia all’interno della sua Casa, che, si sa, era sicuramente ben propensa a un ritorno del Signore Oscuro, ma anche più in generale se dovesse riprendere la sua attività di doppiogiochista. In realtà aveva la risposta quasi certa, relativamente a quest’ultima domanda, ma aveva imparato come il quasi non fosse una certezza, tanto più se è necessaria una risposta da un terzo. Era quasi sicuro che Lily avesse capito quanto Sev la amasse, ma si sbagliava di grosso. Non poteva entrare nella mente delle persone per capire cosa pensassero veramente. Avrebbe potuto usare il Veritaserum e chiedere, ma Lily non glielo avrebbe mai perdonato, ed in realtà lui per primo non era intenzionato a cercare di controllare Lily, non era neanche nella sua indole il controllo sulla persona amata.

Non poteva però dire di capirla in pieno, o meglio, di non averla capita in pieno negli ultimi anni, quando ormai il loro rapporto si era incrinato. Ma cosa pretendeva? Che dopo che le aveva dato della SangueSporco, lei tornasse a volergli bene? Ci aveva sperato, ma non gli era dato sapere se lo odiasse davvero o no. Di una cosa era certo: continuava a mostrarsi a quel figlio degenere di Potter, ma a lui neanche un segno di aver ricevuto un perdono, di essere stato compreso, di essere anche lui amato. In fondo pensava che Lily lo amasse, per quanto cercasse di reprimerlo a causa della rabbia. Continuava solamente per quello non farsi vedere? Perché a Potter sì? Quel Potter che, preso dalla morte di Diggory, non aveva quasi benedetto la possibilità di poter rivedere sua madre, quella donna che invece si negava all’uomo che la amava, silenziosamente, ogni giorno e ogni notte, reprimendo il dolore ancora fortissimo nella sua battaglia al Signore Oscuro.

Si era recato sotto la Quercia Magica, quasi senza accorgersene. Era più forte di lui, quando le fitte di sofferenza tornavano a ripresentarsi, cioè molto raramente, si nascondeva regolarmente sotto le fronde di quell’albero magico. Non lo faceva perché si sentiva protetto, ma perché quel posto gli ricordava molti pomeriggi, spesi a giocare a Scacchi Magici lì con Lily, quando ancora poteva cogliere il tepore nei suoi confronti, quando il vento smuoveva le fronde e le nuvole, modificando continuamente l’immagine del cielo, mostrando forme buffe. Non era mai stato un grande sognatore, ma quelle immagini sapevano di lei. Si chiese se forse il suo fantasma stesse aleggiando ancora per quel cielo che la ragazza tanto amava, se stesse facendosi spostare dal vento, come un palloncino, che si allontana sempre di più dal suolo. Sempre più lontana da lui.

Perché, si chiese. Perché Lily rifiutava di farsi vedere? Lei si faceva presente solo a Harry, che era esattamente il simbolo dell’aborto di quell’amore, che non era mai riuscito a nascere a causa di Potter senior e junior. In realtà, incolpare i due Potter era da sciocchi, e lui il cervello lo sapeva usare fin troppo bene, per quanto potesse nascondere agli altri i suoi veri pensieri. Sapeva che la colpa era in parte sua, ma d'altro canto era anche di Lily. Lui le era fedele, lui non si rivoltava mai a lei, al suo ricordo. In quei momenti di dannata e tragica lucidità, però, sapeva che non erano incubi quelli che lo perseguitavano, bensì la più dura e cruda realtà. Lily lo odiava, ma lo faceva anche per suoi errori. Se aveva lasciato, per un’uscita sicuramente infelice, che quel bambino, che poteva crescere tra loro, oppure anche una bellissima amicizia, finisse dimenticato in un cassetto, sicuramente non era solo per colpa di Severus. Anche Lily aveva delle responsabilità, e solo in momenti di crisi come quello l’uomo lo ricordava. Era Lily che aveva deciso di non accettare più le sue scuse. Lui aveva sbagliato all’origine, lei continuava a scoperchiare quel vaso di Pandora, accecandosi con mali reali o presunti. Lei lo rimproverava di essere diventato un Mangiamorte. Ma era mai possibile che non si fosse accorta, dopo la morte, che era tutto un doppiogioco? Era così accecata da non comprenderlo?

Non era giusto. In un altro momento si sarebbe sentito egoista, ma anche lui aveva bisogno delle sue certezze. Aveva paura, sostanzialmente, terrore di aver perso per sempre anche l’ultimo spiraglio di luce della sua vita, quello spiraglio per cui aveva deciso di mettersi, forse per senso di colpa, al servizio di Silente, rischiando la sua vita ogni giorno. Probabilmente lo stava continuando a fare anche nella speranza che, se fosse morto lottando per un mondo migliore, si sarebbe potuto ricongiungere a lei. Eppure, Lily stentava a farsi vedere. Era forse diventato cieco tutto insieme? Lui, che aveva iniziato a leggere i dettagli negli occhi della gente, che riusciva a osservare, non notato, le mosse più intime del Signore Oscuro, era accecato dall’amore, e dall’odio furioso, che stava provando per Lily in quel momento, come in qualsiasi altro. Si era sempre accontentato dei piccoli gesti che la sua Lil, affettuosamente, e forse in maniera inconscia, gli riservava. Erano stati una bomba per il giovane Sev, all’epoca, la benzina che aveva infiammato dolcemente il cuore del ragazzo. Non era però stupido. Non poteva dimenticare l’odio che lei gli rivolgeva, non poteva dimenticare che lui stava amando Lily per come l’aveva conosciuta e non per come fosse in quel momento. La amava per la verve che l’aveva contraddistinta in una delle solite battaglie contro i Malandrini, che le avevano cercato di rubare quel diario a cui era tanto affezionata, lì, vicino al castello. Non stava amando la Lily che si rifiutava di farsi vedere, o meglio, la amava nella misura in cui era ancora quella di una volta. Severus iniziò a dubitare anche che Silente l’avesse visto, prima, dal suo ufficio, e l’avesse torturato, facendolo macerare in sufficiente senso di colpa da renderlo ancora più duro e pronto alla guerra che oramai si stava prospettando all’orizzonte. In fondo, Severus avrebbe potuto cedere in qualsiasi momento, a causa del suo amore per la donna, per cui meglio risolvere tutto prima, no?

Non era così semplice, perché Severus sapeva che comunque il suo amore per Lily era indiscutibile, nonostante fosse quasi giunto al punto di urlare di odiarla, perché lei non capiva come si sentisse. Non avrebbe pianto, perché non c’era bisogno, non era necessario piangere per lei, poiché, in fondo, sperava sempre di riaverla vicino. Sarebbe scomparso volentieri dalla Terra, dopo aver adempiuto la sua missione, per poterla riabbracciare. Sapeva, però, che le teorie sulla reincarnazione, sull’incontro delle anime erano fondate quasi sul nulla, più su giochi di pensiero metafisici che su reali possibilità dell’essere umano, soprattutto all’interno del suo inconscio. Aveva divorato, in quegli anni, libri sulla metempsicosi, sulle anime, per sapere come avrebbe potuto ricongiungersi a Lily. Uno però, lo aveva sconvolto: era un vecchio libricino, trovato in un mercato, di cui non ricordava nemmeno l’autore. Era rimasto colpito, però, dal contenuto: le anime restano sulla Terra, sotto forma di fantasmi, se hanno legami particolarmente vicini con una persona viva. Dopodiché, avrebbero potuto tranquillamente lasciarsi la Terra alle spalle, per un’eventuale nuova vita. Capiva così perché Harry potesse vedere Lily, anche a prescindere dal fenomeno magico in sé. Bertha Jonkins e il vecchio, a quanto aveva capito, non gli avevano parlato. Lily sì, perché lei era attaccata a lui, ed era lì con lui a combattere, anche se non fisicamente. Severus, dopo la morte, cosa avrebbe fatto? Nessuno aveva una connessione così potente con lui da mantenere la sua anima legata alla terra, forse così facendo avrebbe perso addirittura nell’aldilà la sua Lily, ammesso e non concesso che si sarebbe riavvicinata a lui.

Severus iniziò a credere che non fosse ancora impazzito proprio in virtù del suo amore incondizionato per Lily: non era il sangue freddo a portarlo avanti, era il suo sogno a tenerlo ancorato alla realtà e a permettergli il suo giusto lavoro. Se fosse stato veramente ancorato solo alla realtà, senza spazio ai sogni, alle idee, anche alla possibilità di una reincarnazione, sarebbe morto, e sarebbe stato impossibile resistere. Paradossalmente, i realisti erano i più grandi idealisti.

In quel momento, l’uomo aveva, comunque, bisogno di non pensare troppo a Lily e, soprattutto, alla situazione che si prospettava fosca. Avrebbe senza dubbio preferito che piovesse, perché dentro di sé stava crescendo la consapevolezza che questa volta era l’atto finale a essere combattuto, si sarebbe sentito meno solo. Lo sentiva sotto la sua pelle, avrebbe preferito abbandonarsi nell’acqua, rifugiarsi in essa, immergercisi, come se essa lo potesse proteggere. Un vecchio filosofo Babbano, tale Talete di Mileto, diceva che “L'acqua è il principio di tutte le cose; le piante e gli animali non sono che acqua condensata e in acqua si risolveranno dopo la morte". Anche l’uomo era un animale, per cui perché non sarebbe dovuto tornare a essere acqua? Perché, allora, l’acqua non potrebbe proteggerci, se a lei dovessimo ricongiungerci? Era assurdo il punto di base, Severus lo sapeva bene, ma non poteva non lasciarsi andare a quei pensieri, mentre, incurante, entrava nel Lago Nero, fino a che l’acqua non avesse raggiunto le caviglie. Sentiva le forze rigenerarsi, iniziava quasi a pensare che non fosse così negativo il ritorno di Lord Voldemort. In fondo, avrebbe dato a Severus la possibilità di continuare a ricostruire la propria vita, come un novello Faust, avrebbe potuto riscattarsi davanti ai suoi stessi occhi, e, soprattutto, avrebbe potuto dimostrare a Lily che si sbagliasse, e che nonostante l’errore madornale della ragazza lui avrebbe continuato ad amarla. Sempre.

 

Severus iniziò a sentire freddo ai piedi, ma non quello fastidioso che fa pensare alla propria solitudine, bensì quel piacevole brivido che aiuta a ricordare che non tutto è finito, che aiuta a ricordare che non si è morti, e solo in quel momento si può rimpiangere la propria vita. Bisognava farsi forza, era ora di combattere. Forse era anche ora di rivedere la propria idea su Talete, forse, con qualche adattamento, aveva le sue ottime ragioni. L’uomo rientrò nel castello, ormai pronto. L’atto finale sarebbe calato quando sarebbe giunta l’ora, ma non era ancora quella. Non sarebbe mai stato compreso da nessuno, probabilmente, ma non importava. Era per lui stesso che doveva combattere.

 

 

 

 

Hogwarts, 2 maggio 1998

 

Severus ripensò a quel giorno di quasi tre anni prima, mentre Lord Voldemort stava recitando il requiem di quello che credeva uno dei più fedeli discepoli. Si ricordò, di quella volta, la consapevolezza che lo aveva accompagnato verso la chiusura del sipario sulla sua vita. Sentiva che non sarebbe sopravvissuto all’ultima battaglia. Preveggenza o autoconvinzione? Non lo sapeva, era consapevole solo che era stupito di come avesse avuto ragione, eppure era Lily quella ad avere visioni, non lui. Era talmente attaccato alla realtà che non aveva potuto evitare di capire come sarebbe finita. L’aveva capito allora, e la dolorosa consapevolezza si stava ripresentando in quel momento. Sarebbe morto così, senza che nessuno lo vedesse, in ombra, come tutta la sua vita. In quel momento, sentì nuovamente la tristezza attaccarlo. Era la resa dei conti, non solo per quanto riguardava la potenza di Lord Voldemort, ma anche nei confronti di Lily. Si chiese se la donna, in quel momento, si sarebbe fatta vedere. In quei tre anni aveva lottato, aveva dimostrato che stava aiutando la costruzione di un futuro migliore. Aveva ucciso Silente, risparmiando le ritorsioni su Draco Malfoy, aveva illuminato Harry con il suo Patronus, o meglio, con il loro Patronus! Aveva lottato con tutto se stesso, nascondendo ancora la sua parte umana per lasciar spazio a una più bestiale e fredda, per dichiarare la fine di Lord Voldemort. Non poteva essere lui a dichiararlo, sapeva che era destino che lo facesse Potter, ma era in realtà soddisfatto di avere dato un grosso aiuto alla causa, per quanto nessuno lo avesse capito ancora.

Si chiese come sarebbe stato rivedere Lily, perché era sicuro che si sarebbe fatta vedere, in quel momento, lo sentiva, era la speranza a riuscire e a dargli la possibilità di non morire con rimpianti o con rabbia. A ciò pensava, mentre Nagini lo attaccava, inferendogli il colpo di grazia, con crudeltà, mentre il Signore Oscuro lo abbandonava là. Non gli interessava morire, ma era terrorizzato dall’idea che Lily non fosse comparsa. Che cosa sarebbe successo, in quel caso? Era un mistero, l’apparizione di un morto, nessuno poteva raccontarla, perché nessuno sopravviveva a quelle visioni, perché significava che era la propria, di vita, a essere finita. Tutto a un tratto, emerse una dolorosa consapevolezza: se Lily non fosse comparsa, chi lo avrebbe ricordato sulla Terra? Sarebbe stato dimenticato, come tanti grandi eroi nascosti? In fondo, Severus non voleva scomparire dalla mente di chiunque. Non voleva essere acclamato, non era adatto alla sua indole, ma voleva che qualcuno sapesse, che lo accompagnasse in quel lungo viaggio. Mai avrebbe creduto di vedere Harry Potter, il figlio del tanto odiato James, venire a cercarlo e tentare, senza successo, di salvarlo. Intanto, la vita stava scorrendo via, in silenzio, com’era stata vissuta, ma allora Severus lo capì, mentre Harry lo aiutava, che Lily non sarebbe venuta. Ormai poca vita era rimasta in quel corpo, mentre spiegava al ragazzo come sconfiggere definitivamente Voldemort. Quella consapevolezza lo avrebbe ucciso, in un altro momento, ma in quell'attimo doveva finire il suo scopo. Guardò Harry, piangendo, ormai consapevole che aveva tempo per pochissime azioni.

- Guardami. – disse il professore, nonostante sembrasse più un lugubre lamento, l’ultima preghiera di un inetto. Potter alzò gli occhi, specchiandoli in quelli scuri del tanto odiato professore. Severus lo vide trasalire, mentre pronunciò le sue ultime parole, dopo che Harry aveva già raccolto le sue lacrime per vederne i ricordi nel Pensatoio. – Hai gli occhi di tua madre.

Nonostante lei non fosse comparsa, lui non avrebbe mai abbandonato l’amore per quella donna, neanche morente, nonostante avesse compreso che lei l’avesse tradito definitivamente. Perché lui la amava, e l’avrebbe amata. Sempre.

Così si spense il professor Severus Piton, tra le braccia dello studente che forse lo aveva disprezzato più di tutti. Moriva solo, senza sapere se Potter l’avrebbe mai stimato, non avrebbe mai visto la fine definitiva di Lord Voldemort. Si spense senza sapere di essere compreso.

La consapevolezza di ciò è più amara, poiché per soli tre giorni non riuscì a sentire come una cantautrice, rossa di capelli e con gli occhi chiari come la sua amata Lily, avesse compreso ed espresso tutti i suoi sentimenti più reconditi, senza potergli dire che, nonostante non si conoscessero, lei lo capiva.

 

 

 

 

How many fates turn around in the overtime

Ballerinas that have fins that you’ll never find.

- Spark, Tori Amos -

 

She was a January girl

She never let on how insane it was

In that tiny kinda scary house

- Black Dove (January Girl), Tori Amos -

 

Guessed anyone but you

You were wild

Where are you now?

 - Hotel, Tori Amos -

 

You sign Prince of Darkness

Try squire of dimness

Please don’t help me with this

 - She's Your Cocaine, Tori Amos -

 

I don’t aim so high

In my heart I did no crime.

 - Raspberry Swirl, Tori Amos -

 

Even the rain is sharp like today

As you sh-sh-shock me sane.

 - Cruel, Tori Amos -

 

Then the baby came

Before I found

The magic how

To keep her happy

- Playboy Mommy, Tori Amos -

 

Almost brave, almost pregnant

Almost in love

Vanilla.

- Siren, Tori Amos -

 

Why can’t it be beautiful

Why does there

Gotta be a sacrifice?

- iieee, Tori Amos -

 

Line me up in single file

With all your grievances.

- Pandora’s Aquarium, Tori Amos -

 

Surrender then starts your engines

You’ll know quite soon what my mistake was.

- Liquid Diamonds, Tori Amos -

 

God, who painted that?

First, he loved my accent.

- Northern Lad, Tori Amos -

 

Guess they did in Camelot

Mama’s waiting on my front lawn

I pray, I pray, I pray,

For Jackie’s Strength.

- Jackie’s Strength, Tori Amos -

 

So then Love walked up to like

She said I know that you don’t like me much.

- Cooling, Tori Amos -

 

Wishes it could be as loved as she can be.

These gifts are here.

For her, for you, for me.

- Purple People (Christmas In Space), Tori Amos -

 

And I’ve never seen blue

Like the blues he drives

In and around

And through me again

- Never Seen Blue, Tori Amos -

 

Bachelorette

You fly alone and you cry sometimes

There’s nothing like it in the world

You’ll go to Paris on your own.

- Bachelorette, Tori Amos -

 

Got some candy

And sweet saying

Give me religion

And a lobotomy.

- Beulah Land, Tori Amos -

 

Don’t judge me so harsh little girl,

So, you got a playboy mommy

But when you tell em my name

You want to cross that bridge all on your own.

- Playboy Mommy, Tori Amos -

 

Then Lily white matricide

From vicious words.

- Purple People (Christmas In Space), Tori Amos -

 

If you understand,

Understand the way,

Well, then why?

Then, why?

- iieee (live), Tori Amos -

 

 

 

 

 

She’s addicted to nicotine patches

She’s afraid of the light in the dark

6.58, are you sure where my spark is?

Here. Here. Here.

- Spark, Tori Amos -

 

 

 

 

Note di fine capitolo.

No, scusatemi, sappiate che sono in lacrime anch’io. Il finale mi ha massacrato, per quanto ne sia molto soddisfatto.

Sono legatissimo a questa shot per tanti motivi. Il primo è che è la prima su Harry Potter, in assoluto, per cui essere riuscito a finirla per me è già abbastanza. Secondo, è la prima shot veramente angst da anni, e sinceramente la prima così matura (almeno, io la vedo così.). Terzo, è la prima coppia etero che shippo (sì, sono uno slashista della madonna). Quarto, è la prima fanfiction che riesco a fare (abbastanza) canon e IC. Quinto, è la prima volta che scrivo su una canzone cui sono così legato come Spark, per cui ho combattuto con tantissime emozioni che questa canzone mi evoca, e come potrete immaginare, ben poche felici.

Data questa doverosa premessa, voglio spiegarvi com’è nata. La cara Blankette_Girl mi annunciava, il giorno prima di averlo messo su Internet, che stava lavorando a un contest su HP e Tori Amos. Io, che sono fan girl per Tori quasi quanto la suddetta, e sottolineo il quasi, ero in brodo di giuggiole e mi sono iniziato a chiedere cosa avrei scritto, dando per scontato che avrei partecipato. Non ricordo ora se mi disse che avrebbe usato Spark, senza dirmi i prompt, s’intende, o se io, sentendola, le dissi “Mazza, calcola che una Sev/Lily ci starebbe proprio bene su Spark!”. Senza che mi dicesse se c’avessi preso o meno, mi son messo là, la sera, a pensare a cosa avrei scritto. Nacque lì la scena del Prior Incantatio, Harry racconta a Silente la situazione, Piton ascolta e si strugge.

Il giorno dopo, leggo i prompt. A parte che non so come abbia preso quella cara ragazza della Ale il fatto che avessi azzeccato coppia e canzone abbinata – o conosco troppo bene lei, o Tori, vedete voi -, io resto di sasso. Perché mi esce come altra coppia la Harry/Cedric che si innestava benissimo sulla scena di base. Successivamente, penso all’idea dell’amore che non nacque mai, dell’aborto dell’affetto tra Lily e Severus, che è strettamente legato a Spark (si parla di aborti), che poi qui è uscita in maniera diversa dall’idea iniziale. Oltre a questo è nato il finale, che si doveva chiudere necessariamente così, con le citazioni (all’inizio doveva essere una, poi sono diventati i DICIOTTO pezzi tra canzoni dell’album e b-sides originali, più quattro ripetizioni dei pezzi che parlano di aborto. Allegro, eh?)

Il resto mi è venuto quasi di getto, avevo l’idea di base e i prompt, ma poi è andato così. È nato così quel pezzetto di ripresa di Sev che non doveva esserci, ma mi rifiutavo di dargli solo amarezza. Ne avrebbe avuta tanta dopo, per colpa di altri, non potevo togliergli la sua, di forza, impensabile. Mi è uscita così, alla fine, e non ho avuto cuore di modificarla, a parte gli aggiustamenti grammaticali e ortografici, perché gli avrei tolto forza e impatto espressivo, a mio parere.

Bene, ora è giunto il momento delle citazioni. Per la storia, probabilmente sotto l’influenza dell’unica autrice che leggo che scrive Snevans, ho usato dei pezzetti delle varie fanfiction della suddetta Blankette_Girl. A parte la scena degli scacchi, che mica mi ricordo se c’è nel libro (e che in ogni caso, ho ripreso dal capitolo dodici di Irish Rain, Springtime), ho ripreso anche la Lily visionaria (sempre da Irish Rain, ma non ricordo il capitolo, chiedo venia), e la famosa litigata per il diario, riadattata per l’occasione, calcolando che Lily e Sev non stavano insieme, dal quattordicesimo capitolo della stessa Irish Rain, A Prince in Disguise. Al momento non ricordo altro, ma senza la bellissima long di Ale non avrei mai avuto tutte queste idee geniali. <3 (il primo che dice che mi sto allecchinando moriràH tra le fauci della Waitress di Tori.)

Ed ora passiamo ai ringraziamenti e alle dediche.

Uno va a Blankette_Girl per il magnifico contest, che mi ha fatto buttare in un mondo – leggere sopra – che mai avrei pensato di esplorare.

L’altro va a Lady Aika, perché, nella lettura della sua bellissima e angstissima Stelle Perdute, ho avuto modo di avere molti spunti di riflessione e di entrare nella mentalità angst. Non mi ci trovo a mio agio, mi mette di cattivo umore, per cui onore a lei che mi ha messo di umore sufficientemente pessimo per scrivere questa shot, nonché per la bellissima storia che mi tiene attaccato allo schermo. :)

Il terzo va a Tori Amos, senza la musica della quale chi ce l’avrebbe mai fatta. (Ne approfitto per dire che non sono state usate a scopo di lucro le sue canzoni, come l’omonima Spark degli Stream of Passion, e come i personaggi di HP che son tutti della Rowling.)

Ma è anche ora di dediche. La dedica va alle ragazze del fandom che ho avuto modo di conoscere un po’ di tempo fa, quasi per caso, con menzione speciale per la suddetta Blankette (Alessà, non ti montar la testa! :P), DiraReal e Unbreakable_Vow (di cui consiglio la shot partecipante al contest che è MAGNIFICA. Se non avete letto, filate.)

Vabbè, basta, ho finito le note, anche perché mi sto dilungando. Quando sarà, saprete i risultati ;) Nel frattempo, se volete, recensite, mi farebbe piacere sapere che ne pensate di questo esperimento!

A presto!

-RaspberryLad-

   
 
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