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Autore: mavi    07/10/2006    10 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Forte dei vostri commenti più che positivi , eccomi qua con il secondo capitolo (anche prima di quanto avevo previsto)

Forte dei vostri commenti più che positivi , eccomi qua con il secondo capitolo (anche prima di quanto avevo previsto).

Il secondo è un capitolo piuttosto corposo che delinea meglio l’aspetto generale della storia ma, davvero, questo non è ancora nulla. J

Ringrazio tutti quelli che hanno commentato e quelli che lo faranno (spero)… Buona Lettura ^^

 

Cap. 2

.

Quando, dopo qualche ora, Ron la venne a prendere dalla biblioteca, Hermione si mostrò piuttosto silenziosa e le domande che il suo amico taceva alla fine vennero fatte.

Erano seduti su delle poltroncine, il fuoco era acceso e la stanza era quasi vuota. Nonostante l’aria autunnale fosse piacevole la mattina o comunque nelle ore di sole, la sera il freddo si faceva sentire, ma Hogwarts era ben attrezzata e subito tutti i camini erano stati attivati.

Hermione guardava assorta il fuoco. Guardava quella fonte di luce, quel colore rossastro che spezzava il nero a cui, in qui mesi, si era abituata.

“Come è andato lo studio, Hermione?”

“Bene.”

“Voglio dire, hai… hai avuto qualche problema? non so, magari con la nuova…”

“No, va tutto bene Ron. Davvero, grazie.”

“E allora… cosa c’è che non va Hermione?”

Sentendo quel tono serio e preoccupato subito la ragazza si voltò verso di lui. Aveva ancora quei riflessi naturali che la portavano a voltarsi quando una persona le parlava, per guardarla negli occhi, possibilmente… Ed anche se ora non poteva più farlo, voleva che le persone capissero che lei stava ascoltando, che avevano tutta la sua attenzione, che non era una bambola persa nei propri pensieri, come poteva sembrare guardandola.

Lei aveva perso la vista era vero, ma non voleva chiudere i suoi occhi. Non voleva isolarsi dal mondo.

Voleva farne parte al massimo delle sue possibilità.

“Credo che… No, Malfoy lo sa.”

“Lo sa?!”

“Sì, sa che non vedo. Era in biblioteca oggi, io non sapevo che fosse lui e quando mi è caduto l’inchiostro… insomma, quando mi ha parlato l’ho riconosciuto.”

“Non capisco cosa c’entri l’inchiostro, comunque… che ti ha detto? Giuro  che se si è azzardato a prenderti in giro o a ferirti in qualche modo io…”

“No… non mi ha detto niente. Mi ha solo fatto capire che se ne era accorto e poi se ne andato. Credo fosse rimasto sorpreso.”

“Meglio per lui…”

Ron aveva incrociato le braccia sul petto e poi si era appoggiato, poco elegantemente, con le spalle contro il dorso della poltrona.

“Ora io andrei a letto. Notte, Ron.”

Hermione si alzò stiracchiandosi e sbadigliando.

“Vuoi che ti dia una mano?”

“Magari solo fino alle scale, da lì in poi farò da sola. E poi, anche volendo, non potresti fare altro…”

“Quelle maledette scale! Ieri mi sono scordato dell’incantesimo e ho provato a salirle di nuovo…”

“Quindi era tuo quell'urlo, ieri notte? Scusa se te lo chiedo, ma che ci venivi a fare nei dormitori delle ragazze.. di notte?”

Ron arrossì mentre si avvicinavano sempre di più alle scale dei dormitori.

“Non era proprio notte… e comunque volevo vedere se per caso avevi avuto qualche problema e se mia sorella aveva fatto il suo dovere…”

“Sì, sì. Tutto bene… di balie ce ne sono tante.”

Hermione si allontanò da Ron e iniziò a salire i primi gradini.

“Oh Hermione…”

“Notte, Ron.”

 

La prima settimana di scuola era passata e tutti gli studenti, chi meglio chi peggio, avevano ripreso il ritmo scolastico. La voce che Hermione Granger fosse diventata cieca si era diffusa velocemente, e d’altronde, non era una cosa che poteva passare inosservata.

Si narravano diverse storie su come questo fosse accaduto e le più accreditate, erano proprio quelle che parlavano di un incidente nella battaglia a cui la ragazza aveva partecipato, intrufolandosi nell’Ufficio Misteri. La stessa battaglia in cui Harry Potter, il Preselto, era scomparso assieme al temibile Signore Oscuro.

Hogwarts era diventata, in quel periodo, come un enorme salotto in cui i pettegolezzi e le chiacchiere altrui erano all’ordine del giorno.

Diversamente non poteva essere però, quello era un periodo di festa per il Mondo Magico…

Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era scomparso e le storie delle imprese encomiabili di Harry Potter, eroe e martire, erano affiancate dalle diffamazioni dei Mangiamorte catturati e di quelli sospetti, ma sfuggiti alla cattura.

Erano in pochi a credere che Voldemort sarebbe tornato, ancora. E così, pur conservando un animo perverso, anche i cattivi per eccellenza volevano salvarsi la pelle da possibili accuse.

I capri espiatori di tutto erano quindi diventati per tutti, coloro che già erano sotto i riflettori. I più facili da incolpare, quindi.

La famiglia Malfoy, ad esempio, si era legata a quella Black dando origine ad un’unione tra le più acclamate e rispettate da secoli. Lucius Malfoy era però stato fatto prigioniero ad Azkaban, con pesanti accuse di attività Mangiamorte, e i precedenti della evasa Bellatrix Balck Lestrange, avevano fatto sì che la reputazione di uomini ricchi, integri e generosi fosse sostituita a quella di infidi, criminali e oscuri.

I giornali come La Gazzetta del Profeta erano pieni di articoli riguardanti tutto questo e agli studenti di Hogwarts piaceva leggere gli articoli, discutere, esporre le proprie opinioni su quello che succedeva nel mondo…

La Sala d’Ingresso del castello era occupata da gruppetti di studenti che, qua e là, dopo essere tornati dalla gita ad Hogsmeade, discutevano e facevano comunella.

Draco Malfoy  attraversava, in quel momento, l’ampia sala a passo sicuro e sostenuto ed era strano capire come i ruoli, nella vita, potessero essere invertiti così facilmente.

Stava ancora pensando all’ora precedente, Difesa Contro Le Arti Oscure, e si convinceva sempre di più che quella nuova professoressa lo odiasse.

Non che la cosa lo toccasse più di tanto, in fondo. Anche lui non nutriva nei suoi confronti tutta questa simpatia, ma c’era qualcosa nel modo in cui lo guardava che… lo infastidiva, lo metteva in soggezione.

Ad un tratto qualcosa urtò la sua caviglia e lo fece fermare all’incirca al centro della stanza.

Portò gli occhi verso il basso e vide una pagina di giornale appallottolata che giaceva a qualche centimetro da lui.

La sala si riempì di bisbigli che man mano scemarono, per lasciar spazio solo al silenzio. Draco alzò lo sguardo ed esaminò tutti gli studenti che erano lì, quasi tutti Grifondoro… manco a dirlo.

Lo guardavano, ed evidentemente volevano che leggesse quel giornale.

Quella non era una scena nuova per la verità e sapeva di doversi abituare alla cosa.

“Andiamo Draco, lascia perdere.”

Zabini, che era dietro di lui, ricominciò a camminare non curante e voleva che lo seguisse, ma qualcosa lo spinse a fare il contrario.

Probabilmente, quella del suo compagno, sarebbe stata la scelta migliore da fare e invece Draco restò lì, fermo, finché l’altro Serpeverde non si voltò a guardarlo lanciandogli uno sguardo esasperato.

Si piegò a raccogliere quel foglio spiegazzato con un sorrisino ironico. Mai si sarebbe mostrato debole, o anche solo minimamente toccato, da quelle accuse indirette che gli venivano fatte.

Apri con cura la carta, che si accorse appartenere alla Gazzetta del Profeta, e iniziò a leggere.

L’ articolo non era molto grande, dato che, la maggior parte della pagina, era occupata da un paio di foto in bianco e nero di suo padre.

Una lo ritraeva alla cena che era stata organizzata, circa un anno prima, in onore delle donazioni pervenute per l’ampliamento dell’Ospedale Per Ferite Magiche, il San Mungo. L’altra, invece, era più recente.

Lucius Malfoy indossava una tunica nera, una maschera argentata a forma di teschio giaceva ai suoi piedi, e incatenato per i polsi era affiancato da due minacciosi Auror.

Draco non si soffermò molto sulla seconda foto, ma bensì sulla prima.

Mille flash illuminavano la stanza, la targhetta che gli era stata consegnata (in quanto donatore più generoso e sensibile ai bisogni dei malati), e il suo volto.

Suo padre sorrideva discretamente e con gran classe. Restava sotto le macchine fotografiche con una naturalezza incredibile e tutto, dall’abbigliamento al portamento, alla maniera in cui teneva in mano il suo riconoscimento in argento, diceva chiaramente che Lucius Malfoy era un uomo dalla nobiltà più pura e antica e dalla potenza incomparabile.

Sorrise guardando quella immagine e l’espressione dell’uomo ritratto.

Sapeva recitare benissimo la sua parte, era uno tra i più astuti e bravi giocatori che prendevano parte a quel gioco che è la vita. Suo padre stesso l’aveva definita così… Ora che ci pensava, faceva persino filosofia. E che filosofia…

“Sei felice, Malfoy?”

 Dio… quegli idioti. Quasi se ne era scordato.

Cambiò subito espressione e guardò chi aveva parlato.

“Finnigan” usò il suo solito tono strascicato e parecchio scocciato questa volta.

“Sorridi… Non credevo fosse questo l’atteggiamento di un figlio che vede suo padre portato in prigione. Oh ma certo, che stupido! Sto parlando con un Malfoy, il cambiamento di bandiera è una pratica molto usata e ben conosciuta nella vostra famiglia… Non è vero?”

Calma. La calma è la virtù dei più forti.

“Finnigan, ti conviene tacere.”

“Perché, altrimenti? Nessuno ha paura di te, Malfoy. In più, ora tuo padre e ad Azkaban…”

Mezze parole di approvazione salirono dalla folla che si era riunita nella sala.

“Già…”

“Infatti…”

“Ora che farà… suo padre non c’è’?”

In effetti, in tutti quegli anni, si era sempre appoggiato alla figura di suo padre, per qualunque vendetta, per qualunque minaccia.

Ora sarebbe bastato lui solo. Sarebbe dovuto bastare.

Diede un altro sguardo al gruppo di studenti e quando i suoi occhi si posavano su qualcuno, subito questi taceva o smetteva di fissarlo.

E loro non avevano paura?Andiamo, lui era un Serpeverde subdolo e spietato, il rappresentate migliore della sua Casa… e non avevano timore?

La sua vendetta poteva essere terribile, ed è questo che la gente teme di più.

Una persona può fare la spaccona e la coraggiosa quanto vuole, ma poi deve fare i conti con le sue azioni. E si sa, la vendetta di un Serpeverde promettente Mangiamorte, a quanto si diceva in giro, è temibile e tremenda.

Draco Malfoy scoppio in una risata priva d’allegria e gettò di lato l’articolo, che era stato riappallottolato.

“E voi, voi sareste quelli che non hanno paura? Ma fatemi il favore…”

Detto questo, ancora con il sorriso di scherno sulle labbra, si girò, lasciando rotare attorno a sé il mantello nero, e si avviò verso l’uscita della scuola.

“Aspetta Malfoy, non hai letto cosa dice l’articolo… la cosa più interessante…”

Si voltò ancora e questa volta era stato un Corvonero a parlare, Michael Corner.

“… Lucius Malfoy ha dimostrato d’essere l’ipocrisia fatta persona, il Ministero è rimasto sconvolto da ciò che è accaduto e ha detto, d’ora in poi, di voler assicurarsi sulle persone con cui collaborerà e a cui darà la propria fiducia. In realtà accuse contro questa “ illustre” persona furono già state avanzate, tempo fa, molto chiaramente, da Harry Potter ma nessuno sembra aver preso anche solo in considerazione le parole detto da un ragazzino, dal ragazzino che ci ha salvato e…

“NO, no, per favore. L’encomio a Potter vorrei risparmiarmelo.”

“Certo, ma aspetta ancora un po’. Qui parlano anche di te e di tua madre, senti… Narcissa Malfoy si dichiara estranea a quanto accaduto, tuttavia, secondo testimonianze e voci attendibili, sembra non aver assolutamente avuto alcuno scontro in questione con il marito. Né tanto meno si risparmia le visite ad Azkaban che anzi, sono molto, molto assidue. A questo punto, anche credere alla buona fede di una madre di famiglia, nonché donna nobile, sembra essere difficile. Ricordiamo che la famiglia Balck ha, anche lei, avuto le sue pecche. Bellatrix Balck Lestrange, Mangiamorte dichiarata e per nulla pentita, è tutt’ora un’evasa…

“Corner, mi sapresti dire chi ha scritto questo articolo?! Mi sembra che più di un testo d’opinione, qui si facciano accuse e diffamazioni. Sono cose perseguibili e norma di legge…”

“Ma no aspetta. Avete sempre desiderato finire sui giornali ed essere al centro dell’attenzione, voi Malfoy, e ora che finalmente vi dedicano tutto un articolo ti lamenti? Comunque senti… parlano anche di te.”

Draco si iniziava ad alterare, ma non fece in tempo a bloccarlo che già il ragazzo aveva ripreso a leggere.

“… ciò che può risultare strano è che, in corrispondenza delle continue visite della moglie, non una volta il loro figlio si è fatto vedere nei pressi dell’isola d’Azkaban. Il ragazzo sedicenne frequenta Hogwarts, rinomata scuola di magia e stregoneria, e pare che siano stati non pochi gli episodi che l’hanno visto coinvolto in vicende poco chiare…

“Piantala Corner! Mi dici che cosa vuoi, ora?”

Michael Corner lo guardò serio, ripiegò in due il giornale e iniziò a parlare.

“Ci tenevamo a farti sapere il nostro parere. Dato che voi vi permettere sempre di criticare gli altri e non vi risparmiate, mai, di renderci partecipi dei vostri ideali e delle vostre opinioni sul nostro conto, ora tocca a noi parlare.

Siete dei doppio giochisti, dei falsi e degli spregevoli snob con la puzza sotto il naso…”

La voce del Corvonero fu interrotta da quella di una ragazza, Grifondoro se non sbagliava.

“Se c’è qualcuno che in questa scuola dovrebbe essere cacciato via a calci, quelli siete proprio voi e tutti quelli come la tua famiglia...”

Altre voci sopraggiunsero e le frasi si mischiarono, si confusero, ma il significato era comunque ben chiaro.

Una rivolta di massa.

Alzò la voce per farsi sentire e mano a mano l’attenzione di tutti tornò su di lui.

“Sappiamo benissimo che qui i Serpeverde non sono i ben accetti, ma sappiate che questa scuola è nostra quanto vostra e neanche voi siete accolti a braccia aperte… e mai lo sarete. Per quanto lo vorreste non riuscirete mai a cacciarci di qui, siamo in questa scuola da secoli e ci resteremo. In oltre non vi conviene parlare tanto, mi ricorderò di voi… di ognuno di voi.”

“Ci stai minacciando, Malfoy?”

“Fai un po’ te, Weasley.”

Ronald Weasley, aveva finalmente preso parola e stranamente la mezzosangue non era con lui. Draco non ci badò comunque più di tanto, e si voltò un’altra volta per andar via.

Non fu seguito da Zabini, per fortuna, ma mentre si allontanava, sentiva di lasciarsi alle spalle un mare di insulti non molto moderati o leggeri.

Appena fu abbastanza lontano dal castello abbassò le spalle ed ammorbidì i muscoli, sospirando. Quello era stato uno tra gli scontri più feroci e diretti che aveva avuto sin ora e se, comunque, agli altri faceva capire che la cosa non lo interessava più di tanto, in realtà, tutte quelle parole lasciavano un segno anche dentro di lui.

A volte desiderava solo di chiudere gli occhi, e fare finta che tutto quello che lo circondava non esistesse. Le voce, le persone, i giornali

Solo il buio e la tranquillità dell’essere soli, con i propri pensieri. O neanche loro, forse.

Draco stava passeggiando distrattamente tra il manto di foglie autunnali che ricoprivano il terreno, e ogni tanto lanciava qualche sguardo verso il castello, come per decidere se era il caso di rientrare o meno.

Era l’imbrunire e tra poco sarebbe stata pronta la cena, tra poco si sarebbe fatto buio. Decise di fare ancora qualche passo, pochi minuti e poi sarebbe rientrato. Di certo, in ogni caso, non avrebbero sentito la sua mancanza....

Passeggiando serenamente si era reso conto di essersi allontanato parecchio da Hogwarts, ma la cosa non lo spaventava. Sapeva come tornare indietro e, in oltre, il lago là vicino era una garanzia di ritorno.

Appoggiò il piede su di un'altra distesa di foglie verdi e gialle, ancora non erano del tutto secche, e non poteva sentire lo scricchiolio che tanto gli piaceva ogni volta che calpestava, tuttavia successe una cosa che non aveva previsto. La terra mancò sotto i suoi piedi…

 

 

Ma cosa le era venuto in mente? Avventurarsi da sola, per il parco! Era una stupida, stupida, stupida! Avrebbe dovuto chiedere a Ron di accompagnarla a fare una passeggiata, ma non voleva disturbarlo.

No, la verità è che voleva fare da sola.

Era stanca d’essere guidata manina manina dappertutto, sempre. Voleva dimostrare a sé stessa e agli altri che ce la poteva fare. Ora però, aggrappata ad un albero, non riusciva più a capire dove si trovava e non sapeva neanche come ci era arrivata lì!

Be’, a dir la verità, sì. Lo sapeva.

 Era piuttosto umiliante e non l’avrebbe raccontato ad anima viva ma… con tre cadute, cinque brutali scontri contro alberi dalla corteccia di ferro, e con un po’ di imitazione fantasma, assieme alla ricerca a gattoni dell’albero... era arrivata lì.

Sospirò e cercò di tornare indietro, tra poco si sarebbe fatto buio e non voleva che nessuno scoprisse della sua…emh … avventura solitaria e sconsiderata.

Iniziò di nuovo a camminare a tentoni, andava a naso. Aveva un fiuto infallibile per l’inganni e per le risoluzioni dei problemi, allora perché non doveva avercelo anche per il senso dell’orientamento? Fece qualche passo con le mani tese in avanti e la positività la invase. Ma durò poco, perché tutto ad un tratto iniziò a scivolare verso il basso.

 

  
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