Devo dire che non davo una grande fiducia a questa storia, tanto che non pensavo nemmeno di farla leggere a qualcuno... Invece ho ricevuto una bella sorpresa con i giudizi del contest e allora ho deciso di postarla. Vorrei dare una sistemata alle cose che mi ha fatto notare la giudiciA... prima o dopo conto di farlo, per adesso vi beccate la versione originale. ^^
Ho scritto la storia
per il Chocolat contest
Gli elementi
obbligatori erano:
- Rose/Scorpius
- cioccolato fondente
-
prompt: rosso, libro, gufo
La
storia si svolge al 5° anno.
Ho
scelto questo pair lontanissimo dai miei soliti personaggi proprio
perché, essendo New Generation, potevo sbizzarrirmi con le
caratterizzazioni, senza il rischio di essere spudoratamente IC. E'
stato bello per una volta non avere certe linee guida prestabilite.
Ho
immaginato Scorpius caratterialmente simile a Draco (almeno come lo
intendo io). Altezzoso, ironico, sicuro di sé e convinto. Il
classico belloccio che tratta le ragazzine come giocattoli, ma che
resta comunque l'idolo del gentil sesso.
Rose,
invece, è un po' come Hermione. Studiosa, chiusa, diversa dalle
altre.
La
frase iniziale è presa dal film Chocolat. Visto il tema, mi
sembrava appropriata.
Ho
usato il corsivo per pensieri, flash-back e citazioni.
Passioni golose
I Maya credevano che il cacao avesse il potere
di liberare desideri nascosti e di svelare il
destino.
[Chocolat]
Rose Weasley non si poteva certo definire una ragazzina
come tutte le altre.
Non che avesse comportamenti davvero stravaganti o manie
degne di nota, ma c'era qualcosa in lei che la distingueva dalla
massa. Prima di tutto le piaceva davvero leggere e studiare. Non era
un peso per lei stare ore e ore in biblioteca china sui libri, non lo
erano i compiti e tutto quello che riguardava la scuola.
Poi, non era un tipo troppo socievole. Non che nutrisse
risentimento o affini verso gli altri studenti di Hogwarts –
femmine, in modo particolare –, semplicemente era una persona un
po' schiva, restia a lasciarsi andare e ad aprirsi. Erano in pochi a
poter dire di conoscerla davvero, pochi ad avere accesso al suo
mondo, che lei custodiva gelosamente.
Non che avesse dei veri e propri segreti – sia chiaro!
-, ma guardandola soltanto non avresti mai potuto dire molte cose che
invece la contraddistinguevano.
Era una grande appassionata di Quidditch (cosa strana
per una ragazza) e preferiva di gran lunga una bella partita all'aria
aperta che starsene al calduccio in sala comune a spettegolare.
Aveva una mente acuta e brillante, ma non si vantava
affatto di questa sua dote.
Ed era anche spiritosa e ironica, sempre pronta in
famiglia a fare battute e ridere degli scherzi fatti dagli altri.
Ma era una soltanto la vera passione segreta della
quindicenne Rose Weasley.
Quando aveva cinque anni, nonno Arthur le aveva fatto
assaggiare un quadratino di cioccolato fondente Babbano... ed era
stato amore a prima vista! Gli altri bambini della sua famiglia
andavano matti per i dolci che si vendevano nei negozi di Diagon
Alley od Hogsmeade (i dolci magici, come li chiamava Rose), ma lei
no. Certo, non rifiutava un'Ape Frizzola o una Piperilla quando
qualcuno gliela offriva, ma per quello che riguardava il
cioccolato... Proprio non c'era storia.
Il fondente Babbano era qualcosa di sublime per lei. Era
il suo dolce preferito, il suo cibo preferito in assoluto. Non
avrebbe potuto vivere senza.
Nonna Molly diceva che col tempo quella stramberia le
sarebbe passata (e lanciava delle occhiate assassine al nonno, per
averle messo nella testa simili grilli), ma a dispetto delle
predizioni della donna, questo non era successo.
La sua passione era cresciuta con lei, senza lasciarla
un solo giorno.
Quando era partita per la scuola si era presentato il
problema di come continuare a tenere in piedi quella buffa storia
d'amore, che andava ormai avanti da quasi un decennio.
Le sarebbe stato permesso di portare con sé una cassa
con il prezioso tesoro? Avrebbe potuto fare arrivare la prelibata
merce ad Hogsmeade? Ma come ritirarla, in caso, visto che a lei non
era ancora permesso visitare il villaggio?
Con l'avvicinarsi della partenza, Rose si era lambiccata
sempre più la testa per trovare una risposta... ed era arrivata
provvidenzialmente in suo aiuto la madre.
Hermione non vedeva niente di strano in quella passione
Babbana della figlia, e dal primo anno di scuola aveva stretto con
lei un patto. Ogni mese, le avrebbe mandato un pacco via gufo con una
piccola scorta, sufficiente per i trenta giorni successivi.
Inizialmente, quelle provviste bastavano a Rose per poco
tempo, ma la mamma era stata irremovibile a riguardo. Il fatto di
essere figlia di dentisti di certo influiva su questa sua fermezza.
Finito quel cioccolato, non poteva averne altro fino al mese
successivo. Questo era l'accordo.
La bambina aveva sbuffato, ma con il tempo aveva
imparato a razionare le provviste, a farsele bastare.
Le piaceva gustare un pezzetto di cioccolata la sera,
prima di dormire. Si stendeva sotto le coperte morbide del suo letto
nel dormitorio della torre di Grifondoro e lasciava che il dolce le
si sciogliesse in bocca. Assaporava quel momento di piacere fino
all'ultimo granellino.
Alzarsi per andare a lavare i denti era un vero
supplizio – ma gli ammonimenti della madre sulle possibili carie
non la lasciavano dormire in pace, altrimenti.
Un quadratino di cioccolata era anche il modo migliore
per tirarsi su il morale.
Quando qualcosa a scuola andava storto – quando un
compito si rivelava un fallimento, quando veniva rimproverata da
qualche insegnante, o le prese in giro dei Serpeverde erano difficili
da sopportare – si concedeva un momento di pace e quel piccolo
piacere, e le tornava sempre il buon umore.
Quasi sempre –
si ritrovò a pensare quella mattina, mentre camminava per il
castello silenzioso, diretta alla torre della Guferia dove sperava di
trovare già il suo pacco ad attenderla.
Nell'ultimo periodo erano successe alcune cose che
nemmeno il fondente era riuscito a farle dimenticare. La madre (se
Rose l'avesse messa al corrente delle proprie preoccupazioni),
saggiamente, avrebbe detto semplicemente che stavano crescendo.
Eppure per lei era molto difficile accettare che Albus
si allontanasse così.
Rose e il cugino erano da sempre molto legati. Stessa
età, stessa casa, stessa famiglia. Li univano una serie di dati di
fatto, ma i rispettivi caratteri non avevano fatto che cementare
l'unione. Erano cresciuti un po' come fratelli, passavano insieme un
sacco di tempo.
Arrivati a scuola, le cose non avevano fatto che
continuare su quella linea. Condividevano spesso il banco a lezione,
andavano insieme alle partite di Quidditch (e Rose incoraggiava il
ragazzino a coltivare la sua passione, e gli diceva sempre che
sarebbe diventato un grande giocatore, come zio Harry o anche
meglio), stavano ore e ore a chiacchierare davanti al camino nella
sala comune. Era tutto perfetto... Ma nell'ultimo periodo qualcosa
era cambiato.
Lui aveva iniziato ad interessarsi alle ragazze, a
passare più tempo con i compagni maschi e meno con lei. Gli incontri
davanti al camino si erano ridotti, e all'ultima partita Albus si era
scusato dicendole che sarebbe andato con una certa Minny.
Rose ne soffriva terribilmente. Era rimasta in silenzio
per un certo periodo, cercando di controllarsi. Ma poi il
temperamento combattivo che aveva ereditato dalla madre aveva preso
il sopravvento, e aveva affrontato il discorso con il cugino.
Era stata la più brutta lite che avessero mai avuto –
era anche la prima, in effetti. Lei aveva cercato di fare valere le
proprie ragioni con calma, ma lui si era messo terribilmente sulla
difensiva, e le cose erano precipitate. Rose l'aveva accusato di
avere completamente perso la testa, di essere diventato esattamente
come James (che insieme avevano sempre deriso), di non valere niente.
Albus le aveva gridato contro che solo perché nessun
ragazzo si sarebbe mai sognato di avvicinare lei, chiusa e pungente
come un riccio, non era detto che anche lui dovesse restare solo a
vita.
Si erano lasciati rossi e tremanti dalla rabbia.
Era un'intera settimana che non si rivolgevano la
parola.
A quel pensiero, la gioia mattutina per la spedizione
della madre le sembrò una cosa così stupida.
Ma non mi lascerò certo abbattere da Al. La colpa di
tutto è solo sua.
Era entrata nella stanza circolare, dimora dei gufi
della scuola e non solo, scuotendo la testa per allontanare i
pensieri molesti dalla mente. Quello era decisamente il momento in
cui un bel pezzo di cioccolato avrebbe fatto il miracolo di tirarla
su. Cercò di concentrarsi sulla sua passione golosa, lasciando da
parte tutto il resto...
Ma non aveva mosso nemmeno un passo all'interno, che
notò di non essere sola lassù.
C'era qualcuno che leggeva, tranquillamente seduto sul
balcone di una delle finestre.
Rose aggrottò la fronte, sorpresa. Non si aspettava di
fare incontri, così presto.
Cercò di non fare rumore, per non disturbare, mentre si
spostava verso il centro della Guferia. Ma le bastò un secondo per
mettere a fuoco chi l'intruso fosse e si fermò di nuovo, più
sorpresa che mai.
Scorpius Malfoy non era un tipo che si potesse definire
comune.
Tutte le sue compagne di corso erano, più o meno
segretamente, invaghite di lui. E non erano le sole. Lui faceva
strage di cuori in tutte le classi.
C'era qualcosa nella sua persona - una luce, un carisma
- che portava inevitabilmente le persone ad esserne attratte.
Sembrava che chiunque si soffermasse troppo a guardarlo negli occhi
venisse in qualche modo stregato. Il ragazzo era consapevole di quel
suo strano potere e lo sfruttava al massimo. Sapeva di essere bello e
desiderato, non faceva niente per simulare la sua soddisfazione a
riguardo.
Ma Rose aveva avuto negli anni diverse prove anche della
sua freddezza e del suo cinismo, oltre che delle sue doti di
seduttore. Scorpius era uno di quei tipi che si divertono a giocare
con gli altri come il gatto con il topo, sfruttando il proprio
fascino per ottenere qualsiasi cosa, e poi gettando via il
malcapitato di turno come niente fosse. A tratti poteva diventare
persino crudele. Aveva fatto piangere quasi tutte le ragazzine che
avevano avuto l'ardire di avvicinarsi troppo a lui.
Per questo, Rose non riusciva proprio a sopportarlo.
Era troppo snob, troppo tronfio, troppo convinto di sé
stesso. E poi era un Malfoy...
Di per sé questo non avrebbe significato niente, ma il
padre le aveva raccontato troppe storie sui suoi anni di scuola,
sulle rivalità tra grifoni e serpi (e nello specifico tra mamma,
papà e zio Harry e un certo Serpeverde di nome Draco) per non essere
almeno in parte influenzata.
Rose aveva cercato di non partire prevenuta nei
confronti di Scorpius, ma l'atteggiamento di lui non aveva fatto che
convincerla dei suoi timori.
Quello era un essere spregevole tanto quanto il
genitore!
Trovarlo lì, a quell'ora del mattino, mise alla
ragazzina una strana ansia addosso. Non avrebbe saputo dire perché,
ma la presenza di lui la inquietava. Si strinse addosso il maglione,
per cercare di scacciare i brividi.
Mentre gli lanciava l'ennesimo sguardo furtivo si
ritrovò a pensare che, innegabilmente, era molto carino. Con quella
pelle così chiara da sembrare trasparente, i capelli biondi
spettinati. Senza bisogno di guardarli, sapeva anche che gli occhi
erano di una magnifica sfumatura di grigio.
Se solo non avesse avuto sempre quell'atteggiamento così
strafottente...
Le parole di Albus le tornarono alla mente a tradimento.
"Anche se nessun ragazzo vuole avvicinarsi a
te..."
Scorpius Malfoy era
decisamente
l'ultimo ragazzo sulla faccia della terra che si sarebbe interessato
a lei, ammesso che la cosa le importasse.
Erano troppo diversi, opposti quasi. Lui così aperto,
sempre circondato da amici, brillante. Anche lei era brillante, ma
allo stesso tempo era timida e preferiva la solitudine della
biblioteca al chiasso della sala comune.
"Buon giorno, Weasley." Il suono della voce di
lui la strappò dai suoi pensieri.
Non poté impedirsi di fare un piccolo salto.
Non si era accorto che lui aveva posato il libro e la
fissava ora con occhi attenti. Anche da quella distanza, il colore
era proprio quel grigio magnetico che ricordava...
Cercò di concentrarsi sul motivo per cui si trovava lì,
senza dare peso al ragazzo che la fissava.
Il gufo. Doveva solo trovare il gufo.
Sua madre usava sempre lo stesso volatile, per quella
speciale consegna alla sua primogenita.
Un animale grande, dal folto piumaggio scuro.
La ragazzina iniziò a guardarsi intorno, sebbene gli
occhi di Scorpius appuntati sulla sua schiena non la lasciassero del
tutto tranquilla.
Respira, Rose, respira.
Perché poi doveva sentirsi così sotto pressione?
Quello non era nessuno di importante. Era solo una ragazzo, 15 anni,
come lei. Provò a calmare il battito del suo cuore con la
razionalità, ma non ottenne grandi risultati. Percorse con gli occhi
gli alti trespoli sopra la sua testa, ma di Fenix nemmeno l'ombra.
Forse non era ancora arrivato...
Quando ormai stava per arrendersi all'evidenza, e
tornare sui suoi passi per riprovare più tardi, la voce di lui la
fece sobbalzare di nuovo.
Datti una calmata, Rose!
"Perso qualcosa, Weasley?" Il suo tono era
stranamente ironico, allusivo.
Rose si voltò lentamente, con uno strano presentimento.
Quando i suoi occhi blu si posarono di nuovo sul
ragazzo, ora in piedi addossato alla parete, vide che quello che
teneva tra le mani adesso non era più il libro di prima.
Il suo pacco. Quello aveva preso il suo pacco.
Non c'erano dubbi sulla provenienza della scatola che
Scorpius teneva tra le mani. Hermione avvolgeva sempre il dono in una
bella carta rosso acceso, con un fiocco d'oro.
Era il loro linguaggio segreto.
* * * * * * * * * * * * * * * *
La piccola Rose aveva sempre amato il colore dei suoi
capelli. Così accesi, così rossi...
La facevano sentire speciale, e poi tutta la famiglia
paterna condivideva quella caratteristica, quindi la bambina non si
era mai posta problemi di sorta.
Ma dopo il primo giorno di asilo era tornata in
lacrime dalla madre dicendo che non voleva più essere così. “Voglio
essere bionda”, aveva detto, inconsolabile.
Hermione l'aveva presa in braccio, cercando di capire
il motivo di quella crisi.
Dopo lunghi singhiozzi, Rose aveva spiegato...
Una compagna, a scuola, l'aveva derisa per il colore
dei suoi capelli e le aveva detto anche che lei non sarebbe mai
potuta essere una principessa, perché quelle erano solo bionde.
“Io non sono una principessa, mamma?” Aveva
chiesto lei, finito il racconto.
La giovane donna l'aveva abbracciata stretta stretta.
Dopo, le aveva raccontato la storia della ragazza dai capelli rossi.
Un bel principe l'aveva notata proprio per quel colore così acceso e
l'aveva scelta tra decine di pretendenti, tutte bionde e
indistinguibili.
Rose era tornata a sorridere e aveva di nuovo amato
quel colore.
Ma da quel giorno, a ogni Natale, a ogni compleanno,
i regali della madre erano sempre stati avvolti da carta scarlatta,
come se Hermione volesse ricordare alla figlia la bellezza di essere
diversi dalla massa.
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Quello era il suo pacco.
Le parole le morirono sulle labbra. Di solito era brava
nel rispondere a tono e stendere subito il malcapitato interlocutore.
Ma in quel caso... non riusciva a pensare a qualcosa di sensato da
dire.
Scorpius studiò la sua espressione, poi il suo viso si
illuminò con uno dei suoi tipici sorrisini arroganti.
"Bene, bene, bene, cosa abbiamo qui?"
Il ragazzo passò ad osservare il pacco che teneva tra
le mani.
"Alla
mia piccola principessa dai capelli scarlatti
– direi che si parla di te, vero Weasley?"
Rosso... Quello doveva essere anche il colore del suo
viso, pensò Rose.
Perché a sentire le parole del ragazzo, a vedere la sua
espressione divertita mentre si prendeva gioco di lei, aveva sentito
la rabbia montarle dentro.
"Dammelo immediatamente, Malfoy!" Un basso
ringhio le uscì dalle labbra.
Lui scosse la testa, contrariato.
"Non ti hanno insegnato ad usare le buone maniere?
È questo il modo di chiedere qualcosa?"
Il sorriso sulle sue labbra si fece ancora più largo,
come la sensazione di calore che pervadeva completamente la ragazza.
"Ti diverti proprio tanto a tormentare le persone?
Ma perché non vai da una delle tue solite, compiacenti, vittime?"
L'attenzione di lui, sebbene così sgradevole, l'aveva
in un certo modo stupita. Non si sarebbe mai aspettata che il giovane
potesse rivolgerle la parola.
Lui si alzò dalla sua postazione. Fece qualche passo
verso di lei.
La ragazza istintivamente si mosse indietro.
Una risata fragorosa riempì la stanza.
"Hai paura di me, Rose?"
Scorpius Malfoy conosceva addirittura il suo nome.
Incredibile.
Ma nel sentire quella domanda, la ragazza si fermò di
botto. Lei non arretrava davanti a nessuno.
"No."
Il giovane vide quella luce particolare diffondersi
negli occhi di lei, quella strana fierezza che la contraddistingueva
possederla tutta.
Assentì, soddisfatto.
"Così mi piaci, Weasley. Non provo più alcuna
soddisfazione a tormentare ragazzine arrese. Con loro non c'è
confronto, non c'è lotta..."
Fece un altro passo verso di lei. Stavolta Rose non si
mosse.
Un altro, un altro ancora, ora erano talmente vicini che
potevano quasi toccarsi.
Le sembrava di vivere uno strano e improbabile sogno.
Cosa voleva dire, Malfoy, con il discorso di poco prima?
Aveva parlato di ragazze troppo accondiscendenti, e poco
combattive... Ma cosa cavolo c'entrava questo con lei?
Domande su domande si accavallavano nella mente della
ragazza.
Ma Scorpius parlò di nuovo, lasciando pochi dubbi sul
senso dietro le sue parole.
"Adesso voglio qualcuno alla mia altezza, qualcuno
che sappia tenermi testa."
Il giovane sollevò una mano.
Come al rallentatore, Rose lo vide avvicinarla al suo
viso, fino a posarsi dolcemente sulla sua guancia. Quel contatto
inaspettato le dette come un brivido.
Si guardarono negli occhi per quello che le sembrò un
secolo intero. Dietro le iridi grige di lui le sembrò di vedere
tutto un altro mondo, così diverso da quello che conosceva. Per un
secondo pensò che forse si era sempre sbagliata, sul conto del
ragazzo, che forse in lui c'era qualcosa di bello e nascosto. Le
sembrò anche di vederlo sorridere...
Ma fu solo un attimo.
Rose sbatté le palpebre, dopo avere chiuso gli occhi
solo per un istante, e lui era scomparso.
La Guferia era di nuovo deserta, tolti lei e i gufi.
Il punto dove Scorpius le aveva sfiorato la guancia
bruciava come se vi avesse passato sopra un tizzone ardente. Una
strana sensazione, strana ma piacevole, che sembrava riscaldarla
tutta.
Si accarezzò il viso, come trasognata. Il contatto con
le sue dita gelide la fece trasalire.
Si riscosse da quella specie di strana trance e si
guardò intorno, come se vedesse tutto per la prima volta, come se
fosse stata via per un secolo.
Il pacco spedito da sua madre spiccava scarlatto sulla
pietra grigia del davanzale, segno che quell'incontro inaspettato era
avvenuto davvero.
Non è stato un sogno – si disse mentre si
muoveva incerta verso la sua scatola.
Arrivata al balcone, preso l'oggetto tra le mani, come
poco prima aveva fatto lui.
Chissà se il cioccolato fondente si sarebbe rivelato
provvidenziale anche per calmare i battiti del suo cuore, pensò
Rose mentre strappava la carta rossa, per rivelare il prezioso
contenuto.
Nella scatola quadrata erano sistemate in bell'ordine
diverse tavolette.
La ragazzina ne prese una, la scartò velocemente e
dette un bel morso convinto.
Be', tanto vale provare!
- - - - - - - - - - - - - - -
Seconda
classificata:
Sunny_Blue
“Passioni golose”
Grammatica
e Punteggiatura: 10/10
Stile e Forma: 9/10
Caratterizzazione
dei personaggi: 10/10
Originalità: 10/10
Uso del prompt
obbligatorio: 3/3
Uso dei prompt facoltativi: 1,5/2
Gradimento
personale: 15/15
Totale: 58,5/60
Non ho trovato
errori, grammaticalmente parlando, e neanche virgole in più o in
meno, nonostante si tratti di una storia piuttosto lunga, quindi
complimenti!
Per quanto riguarda lo stile, ho un appunto da farti
nelle prime righe. Non so se sia voluto, se sia una cosa che è
saltata all’occhio soltanto a me... comunque, secondo me ci sono
troppi non. Nelle descrizioni, perché dovremmo scrivere ciò che uno
non è, piuttosto che ciò che una persona è? Probabilmente sto
sparando una cavolata, ma questa ripetizione pesa un po’ troppo sul
testo.
Il tuo stile è molto buono, mi è piaciuto moltissimo, è
molto pulito e scorrevole, soprattutto nella parte d’azione.
Infatti, siccome mi sembra che non ti risulti difficile scrivere
pagine e pagine, la prima parte di descrizione è un po’ troppo
prolissa, sinceramente cominciare una storia con un mattone di
raccontato tende ad annoiare. Magari amalgamando la parte descrittiva
con quella narrativa avrebbe reso tutto più leggibile.
Un ultimo
appunto, in queste frasi (Rose aveva cercato di non partire prevenuta
nei confronti di Scorpius, ma l'atteggiamento di lui non aveva fatto
che convincerla dei suoi timori. [...] Non avrebbe saputo dire
perché, ma la presenza di lui la inquietava. Si strinse addosso il
maglione, per cercare di scacciare i brividi.) non capisco perché
hai scritto di lui, invece di suo, è una sfumatura, ma secondo me
sta meglio.
A parte questo - che poi alla fine è soggettivo,
secondo me sta male, per te magari no - il tuo stile mi è piaciuto
veramente tanto. Riesci a cogliere molti particolari e - nelle
sequenze narrative - non li rendi noiosi o banali, non ci sono errori
oggettivamente correggibili, quindi complimenti!
Rose l’hai
presentata molto bene nelle prime righe, Scorpius alla fine, e hai
fatto capire alla perfezione che tipo di carattere hai voluto
attribuire ai personaggi. Per questo ti meriti il punteggio pieno.
Ho un piccolo suggerimento che non andrà ovviamente ad intaccare
il punteggio, ma è soltanto un appunto che ti segnalo, sta a te
decidere se seguirlo o meno. Personalmente non amo le storie che
cominciano con la descrizione dettagliata della protagonista. Ok, è
una one-shot, non c’era molto spazio per delinearla più avanti, ma
penso che far capire un po’ alla volta, frase dopo frase, con i
fatti e non con il raccontato, il carattere del personaggio, arrivi
molto più diretto al lettore, dà più l’idea di essere
immedesimati nella storia, di star realmente vivendo la storia.
Ovviamente qui Rose e Scorpius sono caratterizzati a tutto tondo,
quindi complimenti.
Nonostante la prepotenza di Scorius e
l’intelligenza spiccata di Rose siano un cliché... ho trovato
questa storia particolarmente originale, il tema del cioccolato, del
pacchetto, del rosso, della Gufiera - che mi ha ricordato un po’
Cho ed Harry al quinto anno, sbaglio? - sono molto diversi dal
solito, e hanno impreziosito la storia.
Il cioccolato fondente ha
un ruolo a dir poco fondamentale nella storia, dall’inizio alla
fine, ha reso la tua fanfiction molto simpatica anche se a tratti
seria e con parti su cui riflettere, non mi è sembrato forzato,
quindi niente da dire.
Hai usato tre dei quattro promt
facoltativi.
Parlando della trama, questa storia mi è piaciuta
veramente tanto, anche se uno Scorpius-Sciupafemmine è un po’ un
cliché nel fandom, hai amalgamato molto bene il prompt assegnatoti
con la trama, Rose e Scorpius insieme mi piacciono un sacco e Rose
l’hai caratterizzata proprio come la immagino io. Scorpius l’ho
trovato forse un po’ troppo duro, in fondo ha soltanto quindici
anni dato che è al quinto anno, quindi non ce lo vedrei così
spietato, ma se ha preso dal padre, non ho proprio nulla da dire.