Ora la corolla si
chiude.
Il fiore si prepara a morire.
- Ah, sei tu…-
Goku ritornò a
guardarsi le mani, come stava facendo prima che lui entrasse nella sala.
Buio
tutt’intorno a lui, ma quella piccola candela consumata gli illuminava il volto
con pennellate calde, mischiandosi ad ombre di pensieri e memorie.
Il silenzio surreale della notte, il
sonno di tutta la gente in quella locanda che dormiva creavano un guscio attorno
a loro.
Loro due, svegli.
Goku aprì e richiuse i pugni, come se
stesse saggiando le articolazioni.
- Sai, mi ricordo che la tua mano era
incredibilmente calda. Io ero abituato solo al freddo di quelle catene… non
erano strette, né troppo pesanti, ma certe volte mi s’intorpidivano i piedi e le
mani… Ti ricordi i segni rossi che avevo? Non sono ancora del tutto
scomparsi…-
Alzò di nuovo gli occhi verso di lui.
- Sei sveglio anche tu
per questo?-
Sanzo s’avvicinò silenziosamente e gli si sedette di fronte. S’allungò sul tavolo, così che anche il suo viso rientrasse nel cerchio di luce della candela.
- Non è la prima volta che sogno
quando mi hai liberato… Ma di solito non mi sveglio. Forse mi sono svegliato
perché ti sei svegliato tu mentre facevi il mio stesso sogno.-
Arrossì e
tacque per qualche minuto.
- Lo so, ho detto una cosa stupida.-
-Tsk. Può
darsi di no.-
Le immagini di quel momento
scorrevano ancora senza motivo nella sua mente.
Si era svegliato perché aveva
ricordato la sensazione di quella piccola mano sporca ed impolverata stretta
nella sua.
Talmente ricoperta di sporcizia che non si sentiva la temperatura.
Ma non era di sicuro calda; tutto quel corpicino di bambino era stremato ed
infreddolito.
L’astro che brillava alle sue spalle, mentre le loro dita si
sfioravano, non riusciva a intiepidire l’atmosfera di quel luogo.
- Ma quando tu mi hai toccato, Sanzo… davvero, mi è arrivato dalle dita un brivido bollente, come se il mio sangue stesse riprendendo a scorrere in tutto il mio corpo.- riprese a parlare, riprendendo un discorso che non era ancora stato espresso a voce.
Sanzo lo guardò stupito.
Chiusi in
quel guscio come in uno stesso sogno, le loro sensazioni ed i loro pensieri si
fondevano, si coniugavano, trasformandosi in un’unica mente.
Ebbero entrambi la certezza che le loro vite fossero legate, un’altra catena, sottile ma indistruttibile, che avrebbe tenuto insieme le loro anime per sempre.
Quel qualcosa che teneva a forza
separato, in lui, il suo lato freddo da tutto il resto, in quel momento, con
quel pensiero, si ruppe.
Sanzo sentì come se dentro di lui germogliasse un
nuovo cuore.
Lo stame e lo stimma si sono irrimediabilmente uniti, nascosti dai petali viola.
Note:
Minekura ha scelto per Sanzo il Giglio.
Io ho trovato
più adatto il Gladiolo.
Sono entrambe piante bulbose, entrambe ermafrodite,
entrambe molto belle e dal profumo particolare. I loro fiori avrebbero un
carattere molto simile, se volessimo dargli una personalità.
Del Gladiolo, a
parte il colore dei fiori, di cui mi sono subito innamorata, e della
particolarità delle foglie, quello che mi ha colpito, per quanto riguarda
la riproduzione della pianta, è la preferenza del bulbo al seme, completamente
all’inverso del Giglio, soprattutto nei paesi con il clima come il nostro, dove
un fiore ne produce molti.
I nuovi esemplari che si ricavano dai semi del
Giglio sono più resistenti alle malattie, e con gli stessi caratteri del
genitore, tranne che per gli ibridi.
I semi del Gladiolo, invece, fanno
nascere una pianta certe volte completamente diversa dalla madre,
molto difficilmente della stessa varietà.
Sono rimasta affascinata.
Avevo subito collegato Sanzo alla mia pianta, come immagine esteriore. Ma ho
scoperto che corrispondeva anche all’idea che ho del suo carattere e
dell’evoluzioni diciamo, emotive, che ho pensato di lui.