Cap.
6 Perché?
10:36
Erano quasi due giorni che
non lo vedeva.
Aveva voglia di guardarlo
negli occhi.
Aveva voglia di sfiorare la
sua mano.
Aveva voglia di ascoltare la
sua voce roca e profonda.
Stava male senza di lui,
sentiva la necessità fisica di averlo vicino.
Aveva passato le ultime ore
ad analizzare nel dettaglio la loro conversazione avvenuta nella sala tv.
Lei era tornata lì ogni
pomeriggio, riflettendo su tutto quello che lui le aveva rivelato in
quell’intima confessione.
Avrebbe voluto consolarlo
ancora e ancora…come lo sentiva simile a lei!
Kaori guardò fuori dalla
finestra, pensando a cosa gli avrebbe detto quando finalmente quel pomeriggio
sarebbe ritornato.
Doveva far finta di niente?
Doveva scusarsi…ma per cosa?
Doveva forse ringraziarlo per
averle fatto compagnia?
O così lui avrebbe frainteso?
La ragazza appoggiò la testa
sulle mani, con lo sguardo perso sul cortile dell’ospedale.
Gente che correva.
Infermieri nella pausa
sigaretta.
Inservienti con ceste della
biancheria sporca o pulita.
Dottori nei loro camici
immacolati e svolazzanti, impossibili da non vedere.
Fu proprio uno di loro che in
quel momento interruppe i suoi pensieri.
10:44
“Signorina Makimura, può
seguirci un attimo?”
Il primario del reparto di
neurologia, nel quale era ricoverata da quasi 2 settimane, era di fronte a lei,
con accanto Fujico. La donna teneva gli occhi bassi, mentre l’uomo la fissava
con aria grave.
“Si…subito.” Rispose Kaori
con un filo di voce.
Perché non le parlavano lì?
Dove volevano portarla?
Si mise la vestaglia e le
pantofole e seguì i due, che senza nemmeno aspettarla si erano già diretti
proprio nella sala tv.
La fecero sedere sullo stesso
divano sul quale aveva passato la mezz’ora più intensa ed emozionante della sua
vita, senza immaginare che anche quel momento non sarebbe mai riuscita a
dimenticarlo.
“Bene Makimura…sono giunti
stamattina i risultati degli esami ai quali è stata sottoposta la scorsa
settimana. Dunque, abbiamo modo di pensare che lei sia nella fase iniziale
della SM, e la nevralgia al trigemino ed i disturbi motori da lei descritti
sono proprio due dei sintomi tipici, anche se in realtà non molto
diffusi…Dobbiamo però ancora verificare la tipologia, solo dopo potremo
definire con esattezza le cure, le riabilitazioni, una prospettiva delle
ricadute e delle crisi…Dovrà quindi stare qui ancora una settimana circa per
ulteriori aggiornamenti, così da poterle dare maggiori informazioni sulle sue
condizioni reali e attuali. Verrà sottoposta ad una tac cranica…”
Il primo pensiero di Kaori fu
che avrebbe trascorso il suo ventesimo compleanno lì dentro.
Poi rifletté sulle parole
quasi incomprensibili del medico.
Altre analisi?
Crisi? Riabilitazione?
Ricadute? E per cosa?
Probabilmente la sua faccia
esprimeva tutti questi dubbi, perché ad un certo punto il primario smise di
parlare e le chiese: “Makimura, è tutto chiaro?”
Kaori scosse lentamente la
testa.
Sapeva che doveva
preoccuparsi, che aveva qualcosa probabilmente di non troppo bello…ma di certo
quei paroloni e giri di parole non l’avevano aiutata molto!
“Sinceramente non ho
capito…nevralgia?”
Stupidamente domandò l’unica
parola che in realtà conosceva, sperando che poi le spiegassero meglio anche
tutto il resto.
L’uomo quasi infastidito
ricominciò il discorso, come se stesse facendo la predica ad una bambina che ha
appena combinato una marachella.
“Si, la nevralgia è uno dei
sintomi più rari tra i giovani, ma espliciti ed essenziali della Sclerosi,
quindi le fitte che ha sentito ed il dolore inequivocabile…”
“Sclerosi???” urlò Kaori,
improvvisamente impallidita.
L’uomo la guardò come se
fosse scema, credendo probabilmente che lei o fosse davvero stupida, o che non
aveva ascoltato nulla.
Fu in quel momento che Fujico
intervenne, mentre il primario si alzava per andare a rispondere al suo
cellulare.
“Kaori, mi spiace moltissimo,
ma le abbiamo diagnosticato la Sclerosi Multipla. Abbiamo rifatto gli esami due
volte proprio per evitare ambiguità ed errori, ma i risultati purtroppo hanno
dato esito positivo in entrambi i casi.”
Kaori osservò l’espressione
rammaricata e triste, ma estremamente professionale sul volto della dottoressa.
“Ma…ma, non può essere! Io
avevo solo mal di denti!! Perché? Non può esserci stato un errore??” gridò
Kaori, balzando in piedi ed infastidendo chiaramente il primario, ancora al
cellulare.
“No, Kaori, mi spiace ma non
ci sono stati sbagli. Lei ha la SM.”
Kaori sentì un’ondata di freddo
invaderla. Non capiva più nulla. La testa le girava.
Sclerosi Multipla? Ma non si
moriva con una cosa del genere?
Ma allora….stava per morire?
Quell’improvvisa
consapevolezza sembrò trapanarle il cervello.
Di scatto e correndo uscì
dalla stanza, per correre in bagno.
Dove rigettò tutta la
colazione, e la cena della sera prima.
15:20
Kaori era rimasta tutto il
tempo chiusa in bagno.
Non era uscita nemmeno quando
Maki e Saeko erano andati da lei, verso le 11, dopo essere stati chiamati
urgentemente dal caporeparto.
Maki era in lacrime, e Kaori
non aveva avuto il coraggio di farsi vedere.
Suo fratello era distrutto,
poteva capirlo dalla sua voce…E anche Saeko sembrava sconvolta. Avevano parlato
per un po’, ma lei si era rifiutata di uscire.
Non voleva vedere nessuno.
Era tutta colpa sua se loro
stavano soffrendo così.
Aveva rovinato la loro vita.
Alla fine i due poliziotti se
ne erano andati, ma solo dopo che Kaori aveva promesso di uscire di lì almeno
per cena, quando sarebbero ripassati a salutarla.
Loro sapevano, e capivano la
reazione della ragazza.
Quello che non riuscivano a
spiegarsi era come una persona giovane, forte, senza mai una tonsillite per
vent’anni, potesse scoprire così improvvisamente di avere una malattia così
grave.
Kaori non piangeva, non aveva
versato una lacrima.
Era come se i suoi processi
mentali, cognitivi ed affettivi si fossero bloccati in stand-by.
Continuava a riflettere sui
sintomi che l’avevano portata al ricovero.
Aveva male ai denti, ma in
realtà non aveva l’ombra di una carie.
Spesso le punte delle dita si
informicolivano, e anche i piedi…Ma credeva che la colpa fosse della
stanchezza, del troppo studio per gli esami imminenti…
Era come se ragionasse sui
problemi di un’altra persona, non dei suoi.
Dopo aver vomitato si era
seduta sul water, con le gambe rannicchiate, ed in quella posizione fetale
aveva trascorso le ore a ricordare cosa sapeva lei della Sclerosi…Era brava in
scienze al liceo, e le era piaciuto moltissimo studiare le malattie più diffuse
e quelle più stravaganti…
Sapeva che la SM era una
sindrome degenerativa…Non l’avrebbe uccisa rapidamente come un cancro, ma
l’avrebbe comunque accompagnata per il resto dei suoi giorni.
Si, ma quanti giorni? Quanto
avrebbe potuto vivere? E come sarebbe stata la sua esistenza?
Kaori a queste domande non
riusciva a rispondere…
Ma non riusciva a piangere.
No.
La sua mente era come
anestetizzata.
Fu in quella posizione che
passò anche la prima parte del pomeriggio.
Quando sentì dei passi
avvicinarsi.
Quei passi.
Kaori si era completamente
scordata che quel pomeriggio lui sarebbe tornato.
E quindi se era lì era solo
per lavoro.
Tale consapevolezza aumentò
il suo nervosismo.
“E’ permesso?” domandò lui
gentilmente, bussando alla porta.
“Vattene, tanto non esco.”
replicò lei, con voce rauca e cattiva.
Ryo si stupì…non sembrava
nemmeno il tono di Kaori…della sua piccola e dolce paziente.
“Posso parlare?”
Nessuna risposta.
Ryo interpretò quel silenzio
per un si, e fu così che prese una sedia dal corridoio, la sistemò di fronte
alla porta del bagno in cui era chiusa la ragazza e aprì sulle ginocchia il
manuale che si era portato a dietro prestatogli da Fujico.
16:45
“E quando si capirà?”
“Non so…qui non lo
dice…aspetta che vado a vedere se trovo qualcosa nell’indice…”
“Cavolo, ma perché sei così
lento? Muoviti!”
“Un attimo!!Dannazione testa
rossa…sei una vera rompiballe quando vuoi, lo sai?”
“Si, ma tu sei una lumaca.”
“Piantala, e taci! Non riesco
a cercare se continui a parlare…”
Ryo era sudato, le maniche
della camicia arrotolate fino ai gomiti, una matita dietro all’orecchio, il
manuale tenuto febbrilmente sulle gambe. Ciocche di capelli erano incollate
sulla fronte bagnata, impedendogli di veder esattamente le minuscole parole del
libro.
Kaori era seduta per terra,
la schiena appoggiata alla porta, ancora chiusa nel bagno.
Avevano passato l’ultima ora
sul manuale di Sclerosi Multipla che Ryo si era fatto prestare dalla sua
ragazza.
Lei chiedeva e domandava.
Lui cercava, sfogliava e
sfogliava, fino a quando non trovava la risposta ai dubbi di lei.Credeva che in
un momento come quello sarebbe stato stupido e inutile consolare Kaori…Usare le
solite frasi stereotipate e standardizzate che rivolgeva ai malati più gravi ad
una come Kaori…sarebbe stato come rivolgersi ad un muro.
Ryo sapeva per esperienza
professionale che dopo aver scoperto di soffrire di una malattia grave il paziente,
prima di disperarsi, viene subissato da interrogativi inquietanti sul suo
futuro e sulle condizioni di vita, su cosa sarebbe cambiato e cosa invece
sarebbe rimasto uguale.
E tale ragionamento
l’infermiere credeva valesse ancora di più con una ragazza di vent’anni.
E specialmente con Kaori.
Le aveva così letto i
paragrafi riguardanti i sintomi della SM, le cure più diffuse ed efficaci, le
analisi ed i controlli necessari…tutto ciò che aveva più riscontro pratico e
che quindi le premeva sapere in quel momento.
Ryo sapeva che Kaori avrebbe
avuto tutto il tempo per elaborare ed accettare il fatto di essere malata,
tempo per piangere e disperarsi.
Ora lui doveva aiutarla a
capire, a conoscere cosa sarebbe successo al suo fisico, al suo sistema nervoso
e motorio.
Si sentiva un po’ a disagio,
perché in realtà avrebbe voluto abbracciarla e cullarla come una bambina
piccola…ma non era certo il caso, né il posto adatto.
E poi…
Non voleva rispondere alla
sua ultima domanda.
Quella che lui temeva di più.
“Potrò avere figli?”