Ho
scritto la storia per il “What if – contest”
Dopo
diverse vicissitudini, ce l'abbiamo fatta!!
Il
what if che ho scelto è: se il diario di
Tom Riddle fosse finito nelle mani di Luna
NdA:
Non ho mai scritto una storia
su Luna, ma appena ho visto la lista di “what if” questo mi ha
ispirato troppo e ho deciso di provare.
Ho
costruito la mia storia giocando sul fatto che la mente di Luna, così
anticonvenzionale e fantasiosa, possa essere come immune al potere di
controllo di Tom.
Le
creature che Luna nomina, la pozione, ecc. sono tutte di mia
invenzione. Ho lasciato campo libero all'inventiva, provando a
perdermi a mia volta nel “magico mondo di Luna”. ^^
Ho immaginato che Luna e il padre siano andati a fare compere lo stesso giorno di Harry & i Weasley. L'anno 1992 dovrebbe essere giusto per il 2° anno dei nostri eroi (anche se non ho ben capito come mai Harry è nato nel 1980 ed Hermione nel 1979 ma sono insieme di corso). Spero di non avere sbagliato, nel caso non è tutta colpa mia. ^^
Ultime due cose. Per quello che riguarda il carattere della scrittura:
-
i pensieri di Luna sono in corsivo (senza virgolette, io li preferisco così, liberi);
-
“le cose che si scrivono Luna e il diario sono sempre in corsivo, ma in verde e tra virgolette” (così da distinguere le due cose).
Per il discorso diretto, io adotto la regola che prevede la virgola fuori dal trattino quando dopo la battuta c'è una descrizione della persona che parla, qualcosa inerente al suo modo di esprimersi o di comportarsi – cosa giusta secondo la grammatica italiana!!
Inchiostro verde e creature fantastiche
Agosto 1992
Luna Lovegood camminava
allegramente per le strade di Diagon Alley. Era uscita di buon'ora
quella mattina, per andare con il padre a comprare tutto il
necessario per la scuola. Il ritorno al castello era previsto dopo
soli due giorni, ma nonostante avessero avuto tutta l'estate per
pensare alle compere era tipico di Xenophilius e di sua figlia
ridursi all'ultimo giorno utile: la ricerca acquistava maggiore pepe,
se fatta di corsa.
Luna sorrideva mentre
percorreva le vie e gettava occhiate meravigliate alle vetrine
colorate e ai tesori in esse contenute. Diciamo che non le capitava
spesso di venire in città.
La stravagante coppia –
lei, veste arancione acceso e occhiali da sole rosso fiammante, lui,
tutto in bianco immacolato – aveva già portato a termine buona
parte della missione.
Mancava solo la tappa
al Ghirigoro. Nonostante il padre fosse benestante e avrebbe potuto
permettersi di comprarle libri nuovi, Luna aveva insistito per avere
anche quell'anno testi di seconda mano. Le piaceva avventurarsi tra
le pagine già scarabocchiate e vissute da altri prima di lei. La
faceva sentire bene, e la sua voglia di apprendere cresceva in modo
esponenziale – più per i piccoli tesori che poteva capitare di
incontrare appuntati sui margini o tra le righe del testo, che per lo
studio in sé per sé. In ogni caso, Xenophilius aveva acconsentito
alla richiesta della figlia. Era sempre stata una bambina così
economica, la sua Luna. Le bastava un niente per essere felice.
Entrati nella libreria,
si erano fatti largo tra la calca di streghe in delirio che si
strappavano i capelli davanti a un mago dall'aria melensa che firmava
copie autografate. Ignorando completamente chi lui fosse, padre e
figlia si erano diretti senza indugio verso il bancone, dove le borse
con i loro libri erano state fatte comparire magicamente dopo un
attimo.
“Ecco qui, signor
Lovegood”, la strega proprietaria del Ghirigoro aveva spinto verso
di loro gli acquisti. Mentre l'uomo tirava fuori dalla tasca
dell'abito le monete per pagare, Luna aveva afferrato una delle due
grandi sacche, e si era spostata permettendo ad altri clienti di
avvicinarsi al bancone.
“Mi avvio verso
l'uscita, papà”, aveva gridato la ragazzina, sopra il frastuono
della libreria.
Il padre aveva annuito.
Lei si era fatta largo
nella folla, ma quando finalmente pensava di essere vicina alla
porta, e alla salvezza, era stata risucchiata in un vortice di pagine
strappate e pugni.
Era scoppiata una rissa
– questo Luna lo capì solo in seguito – tra un signore dall'aria
distinta, ma dallo sguardo freddo e alquanto ripugnante, e un altro
molto meno curato, ma a prima vista più simpatico.
Nella confusione, Luna
riconobbe una ragazza dai capelli rossi del suo stesso anno.
“Ciao Ginny”, disse
con il suo solito tono sognante, come se quella baraonda tutto
intorno non la riguardasse minimamente.
“Togliti di lì”,
gridò l'altra e la spinse via, prima che una pila di copie di
“Magicamente me” le rovinasse addosso.
Luna e Ginny si
ritrovarono distese a terra, il contenuto delle rispettive borse
sparso tutto intorno. Si misero in fretta a raccogliere i libri, ma
essendo tutti ugualmente di seconda mano non che ci fosse una grande
differenza tra le varie copie, o modo di capire a prima vista a chi
appartenesse ciascuna.
“Ecco fatto”, disse
sorridendo la ragazzina bionda, quando anche l'ultimo libro fu
tornato al suo posto. Nel frattempo il padre era sopraggiunto accanto
a lei e la rissa tra i due buffi signori era stata in qualche modo
sedata.
“Tutto a posto,
tesoro?” Chiese l'uomo, leggermente allarmato nel vedere le lenti
degli occhiali della figlia attraversate da tante piccole venature
irregolari.
“Certo papà”,
rispose allegramente lei, rimettendoseli sul naso.
Così facendo, sembrava
se possibile ancora più stravagante di prima.
“Ci vediamo sul
treno, Ginny”, disse Luna, imperturbabile nonostante l'altra
ragazza e quelli che dovevano essere i suoi fratelli – a giudicare
dal colore dei capelli - la fissassero a bocca quasi spalancata e
dandosi di gomito l'un l'altro.
“Si...”, l'altra si
riscosse abbastanza da dire almeno: “Certo, Luna.”
* * * * * * * * * * *
“Mattinata
interessante, non trovi, tesoro?” Xenophilius gettò le varie buste
degli acquisti sul divano, senza fare molta attenzione al gatto che
riposava tra i cuscini e che fece sentire il suo miagolio di
protesta.
“Davvero
meravigliosa”, rispose Luna, prendendo l'animale offeso tra le
braccia e accarezzandolo. “Adesso vado di sopra a sistemare le mie
cose.”
Il padre non le rispose
nemmeno, già rapito da uno dei suoi esperimenti che aveva dovuto
abbandonare sul più bello quella mattina per recarsi a Diagon Alley.
Salita nella sua stanza
sulla cima della torre, Luna prese a svuotare i vari sacchetti. Si
dedicò subito ai libri usati, i suoi acquisti preferiti.
“Piante
e funghi magici...
Trasfigurazione per
principianti...”
Leggeva i titoli sulle copertine a voce alta e dava una rapida
occhiata all'interno, prima di mettere i tomi in fila sulla
scrivania, allineati come bravi soldatini.
Quando la ragazzina
afferrò l'ultimo volume qualcosa di piccolo e scuro le cadde in
grembo.
Luna sgranò gli occhi,
eccitatissima.
Un diario, si trattava senza ombra di dubbio di un diario.
Chissà
quali segreti e quali meraviglie potrò scoprire qui dentro...
- pensò, mentre con mano tremante si accingeva ad aprirlo.
La sue delusione fu
grande, quando si accorse che la pagine erano tutte bianche.
Nemmeno una breve, solitaria frase. Nessun disegno, nessun appunto. Niente di niente.
Luna Lovegood non era
certo tipo da perdersi d'animo. Si alzò con il libricino tra le mani
e cercò nei cassetti della scrivania una boccetta di
liquido-rivelante. Era un regalo del padre, molto utile se si
volevano scoprire scritte nascoste, composte usando inchiostri
speciali.
Aprì il diario alla
prima pagina e spruzzò sul foglio intonso un'abbondante dose di
liquido. Attese per qualche secondo che la magia facesse effetto, ma
non successe niente.
Provò una seconda e
una terza volta - Xenophilius le aveva detto che poteva capitare che
una sola applicazione non fosse sufficiente -, ma quando la pagina
era ormai così bagnata da essere diventata quasi trasparente dovette
ammettere che anche quel tentativo era fallito.
Che fare?
Prese posto sulla
sedia, afferrò una delle sue piume speciali – fatte con la coda
dell'Ibis arcobaleno egiziano, le aveva detto suo padre – e decise
di provare a scrivere lei qualcosa.
La prima pagina, e
anche alcune selle successive, erano ancora inutilizzabili.
Invece di scendere da
basso per chiedere aiuto al genitore, decise di saltarle e andare su
un foglio asciutto.
Va
bene, cosa si scrive a un diario? -
pensò Luna, mentre si grattava la testa con la piuma.
Alla fine decise di
optare per una cosa semplice e naturale:
“Pigna,
pizzicotto, manicotto, rossi guanti. Conta fino a dieci, i passi sono
tanti.
Fai
una giravolta fino a perdere la testa. Ora riapri gli occhi, ecco la
tua festa.”
La filastrocca era
stata inventata per lei dalla madre, poco prima di morire.
Le parole brillarono
sulla carta, verde smeraldo su un fondo bianco. Poi sparirono. Luna
rimase sorpresa di vedere il diario assorbire la sua scritta, ma
pensò subito di avere fatto centro.
Non è un oggetto
comune, c'è qualcosa qui dentro.
Mentre pensava ad
un'altra canzoncina con cui allietare la “cosa” rinchiusa nel
libro, sotto i suoi occhi affiorò una nuova scritta.
“Chi sei?”
Per
la barba di Merlino –
pensò Luna – ci ho
davvero visto giusto. Qui c'è un esserino intrappolato.
Intinse
di nuovo la penna nell'inchiostro e scrisse:
“La
tua salvatrice, piccolo Knox”
Ci volle qualche
istante in più perché la risposta arrivasse.
“Knox?”
“Sì,
gli spiritelli che vivono nelle vasche da bagno, nelle vecchie
biblioteche e nelle teiere. Mio padre – dovresti proprio
conoscerlo, un uomo davvero speciale e molto colto! - mi ha
raccontato molte storie su di loro. A volte restano intrappolati
negli oggetti e...”
“Ferma,
ferma!” Le parole affiorarono rapide questa volta, interrompendo il monologo
di Luna.
“Non ho idea di
cosa tu stia parlando. Non sono un Knox.”
“Oh...”,
la delusione della ragazzina era palpabile. Sua padre le aveva detto
che quella specie di spiritello era molto difficile da trovare. Aveva
proprio sperato di avere fatto una scoperta sensazionale.
“Niente Knox,
capisco.”
“Bene.
Ora dimmi, chi sei tu?”
C'era come una nota di comando, in quella nuova richiesta. Anche se erano solo parole scritte sulla carta, era come se una voce dicesse a Luna di rispondere, come se qualcosa la spingesse...
“Sono la tua liberatrice, Mirtillo-saltellante della foresta amazzonica.”
Sulla pagina comparve una riga incomprensibile di caratteri, subito riassorbita.
“Non
so proprio come tu abbia fatto ad arrivare fin qui. L'Inghilterra non
deve essere il clima migliore, per un folletto come te.” Luna
intinse di nuovo la piuma, lanciata nella sua nuova spiegazione.
“Dovresti
prediligere il clima caldo, la foresta. Sei stato portato qui da un
salto spazio-temporale? O forse da un uragano...”
La
ragazzina si batté la fronte, ecco come era potuto succedere.
“Sai ho letto un
libro in cui succedeva proprio questo. È un libro babbano, per la
verità, ma papà pensa – ti ho già parlato del mio papà, vero?!
- che si possano imparare tante cose frequentando altre culture. Sì,
dicevo, il libro...”
“BASTA!”
il
carattere della parola era innaturalmente grande. Aveva riempito da
solo quasi tutta la pagina. Luna si fermò con la penna a mezz'aria.
“Capisco.
Be' se “Il mago di Oz” non ti piace potevi dirlo.”
Di nuovo, caratteri incomprensibili sul foglio bianco.
“Non
sei nemmeno un Mirtillo-saltellante, vero? Perché papà ha detto che
dovrebbero essere amichevoli e giocherelloni e, scusa se te lo dico,
tu non lo sembri affatto.”
Quasi
un minuto prima di vedere scritto:
“No, non lo
sono. Ora dimmi CHI SEI TU.”
Luna
provò di nuovo quella strana sensazione di costrizione. Era come se
una mano invisibile cercasse di muovere il suo braccio, per spingerla
a parlare, a rivelarsi. Ma la salvezza di quella “cosa”, di
qualsiasi natura essa fosse, era molto più importante.
La
ragazzina si spremette le meningi. Cos'altro poteva essersi
nascosto dentro il diario?
“Salta-fosso
della Cornovaglia?”
scrisse, scettica.
“No.”
“Timpalolando
della brughiera?”
“No.”
Allora cosa? Cosa?
“Ho
trovato! Un elfo domestico burlone. Non sapevo che poteste entrare
nella carta e...”
“NOOOOOOOOO!!!!”
Uno
schizzo di inchiostro colpì Luna sul naso.
Aveva
fatto proprio arrabbiare la creatura, qualunque cosa essa fosse.
Papà
le aveva detto molte volte che spiritelli e affini erano molto
suscettibili per ciò che riguardava l'identità. Di certo non era
stata molto cortese, a sbagliare a identificarlo per un così alto
numero di volte.
“D'accordo, scusami”, scrisse, dopo essersi pulita con la manica dell'abito. “Torno subito, va bene? Troveremo una soluzione... esserino sconosciuto.”
E
lasciò cadere la penna sul tavolo.
Il
diario provò a protestare... ma la ragazzina era già scomparsa al
piano di sotto.
“Papà?” La voce di Luna sovrastò il rumore della pressa da stampa che
sputava fuori una dopo l'altra le copie del nuovo numero del
'Cavillo'.
Xenophilius
non sembrò averla sentita, perché non si mosse dalla sua posizione.
“Papààà!!” Il secondo grido, forte e cristallino come una posata di metallo che
percuote un bicchiere, raggiunse le orecchie dell'uomo.
“Tesoro!
Non ti avevo proprio sentita!” Si mosse verso di lei e uscirono
insieme dalla Stamperia, lasciando la macchina in funzione a
terminare da sola il suo lavoro. “Cosa è successo?” Il viso di
Luna era leggermente aggrottato, e quel dettaglio non poteva proprio
sfuggire a un padre, anche se smemorato come lui.
La
ragazzina raccontò a grandi linee quello che le era capitato. Il
ritrovamento del diario, la “cosa” intrappolata all'interno delle
pagine...
“...
e non sai che brutto carattere, papà! Non so proprio che fare per
aiutarlo...”
Xenophilius
restò in silenzio. La figlia aveva ereditato da lui quella mente
fantasiosa e brillante. Era capace di credere senza bisogno di prove
a ciò che gli altri non volevano accettare in nessun modo. C'erano
mille mondi e mille creature ad abitarli, per chi come loro sapeva
guardare oltre. Era proprio un piccolo tesoro, la sua Luna.
“Se
le cose stanno come mi hai detto, il meglio che puoi fare per 'lui' è
distruggere il supporto fisico che lo tiene intrappolato.” La
ragazzina pendeva letteralmente dalle labbra del padre. Non aveva
dubbi che lui avrebbe avuto la soluzione! “Così facendo, la
creatura, di qualsiasi cosa si tratti, sarà libera.”
“Come
devo fare?” Chiese Luna, con gli occhi spalancati per l'eccitazione
di quella inaspettata missione di salvataggio. “C'è una procedura
speciale?”
Xenophilius
annuì, fiero una volta di più della prontezza della figlia.
“Se
la creatura non riesce a liberarsi da sola, di certo il diario deve
essere in qualche modo stregato.”
Si
mosse verso la dispensa dove teneva tutte le polveri, i filtri e le
pozioni che potevano essergli utili nel suo lavoro di ricerca. Era
una collezione di tesori. Nessuno poteva competere con le meraviglie
del Signor Lovegood. Le aveva accumulate nel corso degli anni,
durante i suoi viaggi e le sue esplorazioni, così da essere sempre
pronto a qualsiasi incontro gli fosse capitato di fare.
Mosse
alcune fiale, prima di trovare quella che cercava.
“Stai
molto attenta, con questa”, disse passandola alla figlia. “Essenza
di mandragola con semi di lino e polvere di zanne di basilisco.”
All'occhiata stupita di Luna, rispose con un sorriso. “L'ho avuta
in dono da un mago egiziano, molti anni fa. Il Basilisco è estinto
ormai da secoli, come ben sai. È l'arma migliore per superare ogni
sorta di protezione, barriera e fattura lanciata sugli oggetti.”
Luna
prese la preziosa pozione, facendo attenzione a non farla cadere.
“Prendi
il diario, versa un paio di gocce del filtro sulle pagine, poi
chiudilo subito in un sacco di fili di seta e vai a sotterrarlo in
giardino. Per avere successo, l'operazione di liberazione dell'essere
intrappolato devi svolgersi al buio. Domani mattina torna a vedere,
la tua creatura dovrebbe essere sparita.”
La
ragazzina uscì dalla stanza, dopo averlo ringraziato, sorridente e
felice.
Xenophilius
tornò a occuparsi, come niente fosse, delle copie del 'Cavillo'
appena stampate.
“Eccomi
di ritorno, esserino”,
scrisse Luna con rinnovato entusiasmo.
"Bene,
sei tornata. Ora voglio che tu mi parli di te.”
“Non ho tempo, adesso. Devo procedere a liberarti.”
Stappò
la fiala e si preparò a eseguire le istruzioni del padre.
Un
attimo prima di iniziare, si rese conto con spavento, che non si era
procurata il sacco di seta. Aveva appena rischiato di mandare tutto
all'aria con la sua negligenza.
“Torno
subito!”
Non voleva dare all'intrappolato l'idea di averlo abbandonato al suo
destino per questo gli scrisse che si allontanava.
“Aspettaaa.”
La
creatura provò a trattenerla, ma di nuovo lei non era già più lì.
Una
volta procuratasi tutto il materiale, e dopo avere scavato anche la
buca nel giardino, riprese l'operazione da dove l'aveva lasciata.
Non
sapeva se fosse il caso o meno di rendere partecipe la creatura di
quello che stava per succedere...
Meglio
di no - si disse Luna. - Con
quel brutto carattere, non farebbe che agitarsi...
Inclinò
la fiala e una goccia rotonda di liquido ambrato cadde sul foglio.
“Cosa stai facendo?” le parole avevano una strana angolazione. Era come se la mano che le scriveva stesse tremando.
La
magia sta riuscendo...
Procedette
a versare la pozione sulle varie pagine, come le aveva detto di fare
il padre.
“Ferma!”
La parola era a malapena leggibile.
“Noo...”
La
ragazzina chiuse il diario, e versò un'ultima goccia sulla
copertina.
Poi
lo infilò nella sacca, senza perdere tempo a leggere i commenti del
rinchiuso o a guardare gli effetti del proprio operato. Uscì in
giardino con il suo piccolo pacco tra le mani, e lo depose con cura
nella buca nel terreno che aveva preparato per lui.
Spero
di avere fatto un buon lavoro – pensò, mentre ricopriva
l'involto con la terra smossa.
Dopo
qualche minuto, non c'era traccia del diario o del buco sotto
l'albero.
Luna
rientrò dentro casa per continuare a preparare le sue cose.
* * * * * * * *
Il
giorno seguente, sempre seguendo le indicazioni del padre, Luna uscì
in giardino per vedere l'esito del suo operato. Portava con sé una
boccetta di inchiostro, per provare se la voce nascosta fosse ancora
nel diario o fosse, finalmente, tornata in libertà.
Con
la pala scavò nel punto dove aveva messo l'involto, e poi lo tirò
fuori.
Si
sedette sull'erba e lo aprì.
Quello
che il giorno prima era stato un libricino, usato e un po' logoro sì,
ma pur sempre riconoscibile, si era trasformato in un brutto ammasso
di carta contorta. La copertina si era accartocciata, come se fosse
stata risucchiata dall'interno.
La
ragazzina posò penna e inchiostro. La prova della scrittura non era
più necessaria. Qualsiasi cosa si fosse nascosta lì dentro, era
sparita.
Luna
sorrise, alzandosi da terra. Era davvero soddisfatta del proprio
operato!
Ho
salvato una creatura, anche se mi sarebbe proprio piaciuto sapere di
cosa si trattava...
Riflettendo
su quel bizzarro incontrò, getto l'ex-diario nel bidone della
raccolta differenziata, insieme a vecchie copie di giornale,
pergamene e quant'altro. Suo padre avrebbe usato quell'insieme di
scarti per fare uno speciale concime, adatto per le piante di lino.
Fischiettando allegramente, Luna Lovegood salì di nuovo nella sua stanza, pronta a impacchettare le sue cose per il nuovo anno scolastico ad Hogwarts che sarebbe cominciato il giorno seguente.
* * * * * *