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Autore: Takiel    09/03/2012    1 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarah Hudson si riteneva una donna fortunata: aveva tutto quello che da sempre sognava; il lavoro dei suoi sogni, un marito, Jack, che la amava e che lei amava, una piccola villetta nella periferia di New York, con tanto di prato verde intorno alla casa ed un cane, un dolcissimo Chow chow di nome Lion.
Conobbe Jack al primo anno di college, a Yale. Non fu amore a prima vista, anzi, inizialmente non si sopportavano: idee diverse, modo di vivere diverso, carattere spaventosamente e incredibilmente uguale, ogni volta che si incontravano volavano fulmini e saette dai loro sguardi, per non parlare delle parole non proprio tenere che si dicevano, anzi, urlavano; solo in seguito, dopo esser stati costretti a preparare un esame insieme, scoppiò prima la passione, poi l'amore. Le persone che li conoscevano erano convinte che i due ragazzi litigassero in continuazione solo perchè erano attratti l'uno dall'altra, che il loro non era vera antipatia, solo tensione sessuale.
Si sposarono due anni dopo la laurea, dopo che Sarah riuscì ad ottenere l'impiego che aveva sempre desiderato: era una dei giornalisti di punta del New York Times, si occupata prevalentemente delle recensioni dei grandi spettacoli di Broadway, era la migliore nel suo campo.
La cosa più importante della sua vita, però, arrivò solo tempo dopo: David. Il piccolo David. Il suo angioletto. La sua ragione di vita.
Dave era un bambino sveglio e vivace, sorrideva e rideva sempre, trasmetteva gioia e tenerezza.
Quella notte Sarah era nella stanzetta del bambino a cullarlo e coccolarlo per farlo dormire.
-Su, David..Da bravo, fai la nanna- Cantilenò la donna, tenendo tra le braccia il piccolo Dave -La mamma è qui e ti terrà in braccio finchè non dormirai...- Disse dolcemente al bambino, che non aveva proprio intenzione di dormire: era stranamente nervoso, agitato; questo malessere continuava ormai da parecchie ore, la pediatra aveva detto che non c'era bisogno di allarmarsi, probabilmente gli sarebbe spuntato da lì a poco il primo dentino, ed era agitato per il dolore.
Lo cullava passeggiando per la cameretta che, mesi prima, aveva amorevolmente preparato insieme a Jack: avevano riempito la stanza di pelouches, giocattoli adatti agli infanti, posters sui muri con disegnati sopra i personaggi dei cartoni animati, specialmente Paperino, il personaggio Disney preferito da Jack. Avevano tinto i muri color azzurro cielo e posto delle stelline gialle fosforescenti sul soffitto e, nella culla, avevano messo un piccolo orsetto di pelouche vestito da angioletto: Sarah l'aveva trovato qualche settimana prima della nascita di David, in un centro commerciale; l'aveva preso come un segno del destino, un messaggio degli angeli, che avrebbero sempre protetto il suo prezioso “paciocchino”, come era solita chiamarlo lei.
-Sarai stanca morta..- Sussurrò dolcemente una voce profonda dietro di lei -Perchè non lasci che ci pensi io a farlo dormire?- Jack era appoggiato al muro vicino alla porta e, già da un po', osservava la moglie cullare il figlio per farlo addormentare: la scena più dolce a cui un padre possa assistere.
Quell'uomo alto, dagli occhi e capelli castani amava profondamente la sua famiglia: quella donna bionda dai grandi occhi castani e quel bambino di appena pochi mesi e dagli occhi scuri e vispi rappresentavano la sua felicità.
-Sicuro?- Chiese Sarah avvicinandosi al marito per baciargli dolcemente le labbra -Non è semplice, lo sai.. Poi, stasera, sembra voglia fare i capricci- Disse, con un dolce sorriso disegnato sulle labbra. -Domani mattina, alle 8, ho una riunione importante al lavoro e...Oh, mio Dio!!- Esclamò improvvisamente, dopo aver guardato l'ora sull'orologio dei Puffi appeso al muro -Sono già le 2!! Non mi sveglierò mai in tempo!!- Disse, quasi sbuffando. Non sarebbe stato il primo ritardo dovuto alle notti quasi insonni, non le dava fastidio fare le ore piccole per David, la infastidivano, invece, i commenti acidi dei colleghi, detti alle sue spalle, le battutine sarcastiche pronunciate a bassa voce.
Jack le sorrise e le prese dalle braccia il bambino -Vai a dormire, qui ci penso io..Vero, piccolino?- Chiese poi, retorico, con estrema tenerezza al bimbo, prima di iniziare a canticchiare “My Way”, la bellissima canzone di Frank Sinatra, artista che l'uomo adorava: pensava fosse la ninna nanna ideale per suo figlio, insieme a Magnolia, di J.J.Cole.
Sarah uscì dalla stanza con le parole della canzone ancora in testa e si diresse verso la sua camera da letto mugugnandone la melodia. Per lei le cose più importanti di questo mondo erano il suo bambino ed il suo lavoro, non avrebbe mai e poi mai potuto vivere senza uno di questi; per questo motivo aveva dato il bambino a Jack, anche se a malincuore. Non perchè non si fidasse del marito, Jack era un padre attento ed affettuoso, oltre che un marito meraviglioso, ma perchè mai avrebbe voluto rinunciare a guardare quel bambino dormire beato nel suo lettino e dargli la buonanotte con un dolce bacio sulla fronte. D'altra parte, aveva studiato e sudato molto per ottenere quell'impiego, la concorrenza era agguerrita, ogni giorno Sarah, come ogni giornalista, doveva dare il massimo, puntare ad essere la migliore.
La donna raggiunse il letto e si accoccolò sotto le coperte: il calore del piumone e la morbidezza del materasso la rilassarono e lasciarono andare via i pensieri; ci mise poco ad addormentarsi, era veramente esausta. Dopo non molto iniziò a sognare: sognò il cielo azzurro, sognò un bel ragazzo con i capelli castani ed occhi scuri e vispi, sognò se stessa, più vecchia, vicino a quel ragazzo.
Improvvisamente, un urlo raccapricciante squarciò la notte, David iniziò a piangere e gridare con quanta voce aveva in corpo, era un grido di dolore, un lamento straziante; Jack lo seguì a ruota, iniziò ad urlare terrorizzato da qualcosa, un lampo di luce azzurra illuminò per un istante tutta la casa per poi uscire dalla finestra della cameretta. Poi il silenzio ed il buio.
-Jaack!!! Che succede?- Urlò Sarah spaventata, mentre si alzava in fretta dal letto; corse nella camera del bambino e quello che vi trovò non era ciò che aveva lasciato solo pochi minuti prima: i muri celesti della stanza erano imbrattati di schizzi di sangue e Jack era lì, immobile, con gli occhi sbarrati, sporco di plasma, a guardare il corpo del bambino a terra: il suo ventre era aperto, dal petto fin sotto la pancia. A quella vista la donna si sentì male, barcollò per qualche metro -Cosa hai fatto, Jack? Perchè??- Chiese all'uomo in stato di shock, disperata. Tentò di andare verso il corpo del figlio ma non arrivò: cadde a terra, svenuta.
  
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