Non sapeva di preciso cosa
l’avesse spinto ad accettare la
proposta di Jocke di rimanere nella sua stanza quella notte, ma era
stato quasi
naturale rispondere “Certo, volentieri”. Ormai il
tour stava volgendo al
termine e lui era divenuto membro ufficiale degli Hardcore Superstar
solo da
poche ore, eppure si sentiva come se ne avesse sempre fatto parte. Quando gli era stato
chiesto di sostituire
Thomas Silver per le restanti date si era sentito gravare addosso un
peso
notevole, unito alla preoccupazione di poter non piacere ai loro fan.
L’ansia
era sparita nell’istante in cui aveva effettivamente
condiviso con loro il
palco. L’espressione principale di quel suo benessere era
senza dubbio l’aria
di amicizia e di collaborazione che respirava in mezzo agli altri.
Quando aveva
pronunciato le famigerate parole “se mi volete nella band,
allora sono dentro”,
aveva visto i loro visi illuminarsi e le loro labbra distendersi in
sorrisi
raggianti. Jocke, in particolar modo, era talmente felice che gli aveva
quasi
tolto il respiro con quel primo abbraccio in veste di compagno di band;
era
come se lui stesse aspettando quel momento da sempre e non vedesse
l’ora di
poterlo ringraziare, di fare un brindisi con lui e passare del tempo
insieme.
- Vuoi una birra? – fu la prima cosa che il cantante gli
chiese quando
entrarono nella stanza dell’albergo prenotata a suo nome: era
spaziosa, con due
letti singoli ed un balcone. L’unica cosa che rimpianse fu di
aver fatto pagare
l’agenzia anche per la sua stanza che, di fatto, non stava
utilizzando.
- No, grazie – rispose, sedendosi su uno dei due letti.
– Sto bene così -.
Jocke aprì quindi il frigobar sotto al mobiletto della tv e
prese un’unica
bottiglia, poi gli si sedette vicino. – Non so davvero come
ringraziarti, stai
salvando gli Hardcore Superstar e di conseguenza stai salvando il mio
sogno -.
Sorrise, mentre si sfilava di dosso la giacca di pelle nera.
– Sarei io a
dovervi ringraziare, in realtà – disse.
– Mi state permettendo di fare un salto
di qualità e di notorietà. Sono sicuro che
starò bene con voi -.
Anche Jocke tolse il giubbotto, lanciandolo sull’altro letto,
poi tolse anche
la t-shirt. – Scusa, qui dentro fa veramente molto caldo
– si giustificò. – Ad
ogni modo, anch’io ne sono sicuro. Quando Silver ci ha fatto
il grande
annuncio, io ho subito pensato a te, sapevo che saresti stato quello
giusto -.
Non alludeva solamente alla band, ma Vic non comprese il doppio
significato di
quella frase e si sentì semplicemente lusingato. –
Grazie – rispose. – Qual è
il mio letto? -
Jocke si strinse nelle spalle - Scegli tu -. Moriva dalla voglia di
dirgli di
dormire con lui, ma non aveva ancora idea di quale sarebbe potuta
essere
la reazione di Vic
ad una richiesta del
genere.
Il chitarrista si alzò e si spostò sul letto di
fronte, appoggiando il giaccone
di Jocke al comodino. Era veramente molto stanco e aveva bisogno di
riposo. –
Ti spiace se mi metto già a dormire? -
– No, fai
pure… Ho bisogno di recuperare
qualche ora di sonno anch’io -.
Raccolse i lunghi capelli castani in una coda ed iniziò a
spogliarsi. Sfilò la
felpa leggera che aveva indosso ed abbassò la zip dei jeans
aderenti,
abbassandoli. Quando alzò nuovamente gli occhi,
trovò lo sguardo di Jocke che scorreva
lungo il suo corpo come se avesse davanti una bella ragazza, ma si
costrinse a
non farci caso e, una volta piegati i vestiti a bordo del letto, si
infilò
sotto alle coperte. Il cantante rimase con lo sguardo perso nel vuoto
per
qualche secondo, poi finì anche lui di svestirsi e si
sdraiò. – Spengo la luce?
-
- Sì, non credo mi alzerò. Un letto non mi
è mai sembrato così confortevole… -
Così, Jocke premette l’interruttore e la stanza
divenne buia. Tuttavia, nel
silenzio dei loro respiri, nessuno dei due riusciva a prendere sonno e
continuarono a girarsi e rigirarsi nei propri letti, fin che il
cantante non
diede inizio alla conversazione che gli cambiò la vita.
- Devo parlarti. -
Vic aprì gli occhi e fissò il soffitto.
– Sono già fuori dalla band? -
- No – rise. – E’ una cosa che non
riguarda la band direttamente -.
- Dimmi -.
- Tu hai una ragazza che ti aspetta a casa, no? -
- Sì -.
- Anche io – sospirò. – E la amo, la amo
davvero molto -.
- Ma..? -
- Ma c’è qualcosa, in questo tour, che mi fa
venire voglia di tradirla -.
- Perché dovresti? –
- Perché c’è c’è
un’altra persona che mi fa girare la testa -.
Vic si
sentì molto confuso. – E chi è? -
Il cantante deglutì e sentì il cuore in gola,
mentre si malediceva in ogni
lingua per aver cominciato quella dannata conversazione. Il problema
era che
ormai non poteva più tirarsi indietro, così fece
un respiro profondo e prese
coraggio. – Sei tu -.
Ci fu una pausa lunga e silenziosa, in cui entrambi rifletterono su
quelle
ultime parole. Jocke pensò di aver mandato tutto a puttane e
si raggomitolò su
sé stesso stringendo forte il lembo della coperta.
Sospirò e sentì gli occhi
divenire lucidi, seppure cercasse in ogni modo di trattenere le
lacrime. Non
aveva ancora ricevuto alcuna risposta, ma credeva che da un momento
all’altro
Vic se ne sarebbe andato dalla stanza e che il giorno dopo avrebbe
detto di
averci ripensato riguardo al diventare membro ufficiale del gruppo e
non
avrebbe più avuto nulla a che fare con lui. Ed
effettivamente il chiarrista
dopo qualche secondo si alzò, ma non si diresse verso la
porta; si avvicinò al
suo letto e si chinò accanto a lui.
– Fammi spazio – disse. Aspettò che il
cantante si spostasse verso la parete ed
alzasse la coperta, poi gli si sdraiò accanto. Grazie
all’unico raggio di luna
che entrava attraverso il vetro della finestra, poteva vedere in
maniera
piuttosto nitida i contorni del suo viso e il luccicare dei suoi occhi.
Jocke sentì le farfalle nello stomaco e la testa girare.
Aveva ottenuto ciò che
sognava, che era esattamente il contrario di ciò che si
aspettava sarebbe successo,
per cui non sapeva come comportarsi. Decise di spiegargli meglio cosa
intendesse con quella sua affermazione. – E’
passato già un bel po’ di tempo
dal primo giorno che ti ho visto in giro ma te lo giuro, non mi
è mai capitato
nulla di così assurdo. Non mi sono mai innamorato di un
uomo, tanto per farti
capire, ma quando ti guardo sento un’emozione che nessuna
donna mi ha mai dato…
Non so come spiegartelo, so solo che mi piaci da morire e che mi
dispiace
tirarti in questo casino -.
- Quale casino? – sussurrò Vic. Non
c’era dubbio che anche lui fosse
segretamente attratto dal cantate. Forse non così tanto da
fargli una
dichiarazione d’amore ma, suvvia, chi non era attratto da
Jocke Berg? -
E’ una delle cose più belle che qualcuno mi
abbia mai detto – confessò. – E credo
che per me valga lo stesso -.
Non gli diede tempo di replicare, gli cinse i fianchi con le sue mani
grandi ed
avvicinò il viso al suo, facendo sfiorare le loro labbra. Fu
un bacio lento e
leggero in cui il buonsenso iniziò ad venire offuscato dal
desiderio di
stringersi sempre più forte. Mentre le mani di Jocke gli
accarezzavano il petto
e le spalle, il chitarrista iniziò a provare un qualcosa che
poteva prendere il
nome di “eccitazione”. Sì, proprio quel
genere di eccitazione che gli suscitava
una bella donna svestita. Con l’unica eccezione che quello
che stava stringendo
era il corpo di un uomo. Un bell’uomo svestito.
Passarono delle ore ad accarezzarsi e a baciarsi dolcemente sulle
labbra, sul
viso e sul collo, in una danza lenta e carica di desiderio, ma non
sentirono il
bisogno di andare troppo oltre. La parte restante di quella notte la
passarono
abbracciati, stretti l’uno all’altro. Jocke, con il
viso immerso fra i capelli
di Vic, si addormentò respirando il suo profumo, con le dita
intrecciate alle
sue.
Okay, questa è praticamente una delle cose più dolci che io abbia mai scritto, quasi diabetica. Ma la adoro. Per una volta non ho fatto del male al piccolo Vic e non ho fatto fare a Jocke la figura dello stronzo. In fin dei conti, stanno bene anche in veste di "amanti teneri", o almeno io la penso così. Ditemi cosa ne pensate voi :D