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Autore: Maryangy91    10/03/2012    2 recensioni
Jane è una ragazza che sogna di diventare una scrittrice. Per riuscirci crede che la soluzione migliore sia scappare dal suo paese natio. Si rifugia in Toscana dove riesce a vivere la sua vita. Ma dopo dieci anni inizia ad essere tormentata dal suo passato. Decide di tornare nel suo paese per ritrovare la pace interiore che cerca. In quel paese molte cose trova cambiate, ad eccezione dei luoghi che descrivevano la sua infanzia e adolescenza. Sembra ripetersi la stessa storia di dieci anni prima, invece qualcosa cambia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Preparai le valigie con tanta paura, ansia e anche desiderio di rivedere parenti, amici e conoscenti del mio paese natio da cui ero scappata dieci anni fa per rifugiarmi in Toscana. Decisi di scappare perché mi sentivo soffocare in quella piccolissima cittadina della Campania composta da pochissimi abitanti poco amanti della cultura. Amavo scrivere e credevo che mai sarei riuscita a vedere un mio libro pubblicato in una libreria se fossi rimasta li. Avrei fatto qualunque cosa per realizzare il mio sogno. Oltre ad aver lasciato tutto ciò alla quale ero legata, lasciai anche Mauro, l'amore della mia vita. Da lui mi feci accompagnare all'aeroporto e prima di partire gli promisi di ritornare, un giorno.

 

Era più di un anno e mezzo che non riuscivo più a buttare giù una riga a causa di un sogno. Sognai una festa al mio paese dove nessuno mi riconosceva, ad eccezione di Mauro. Mi svegliai e dopo aver guardato i libri con sopra il mio nome che da tempo mi procuravano soldi e fama, oltre a soddisfazioni, e la foto del mio ex compagno che mi aveva lasciata un anno prima, mi accorsi di non aver mai dimenticato Mauro. Ricordai i suoi occhi verdi e profondi che mi guardavano con desiderio, poi li ricordai pieni di lacrime mentre ci dicevamo addio.

Speravo di ritrovare l'ispirazione in quella città dove ogni singola strada racchiudeva un ricordo della mia infanzia e adolescenza.

Speravo che Mauro non si fosse sposato, al contempo non volevo vederlo perché non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione. In realtà temevo un rifiuto nel caso in cui non avessi potuto resistere e mi sarei buttata tra le sue braccia.

Ora ritornavo con soldi e con il mio più grande sogno realizzato. Ma soprattutto, ora avevo trent'anni, ora ero matura.

In aereo cercai di concentrarmi e di scrivere qualcosa, qualsiasi cosa, ma niente, non ci riuscivo. Nonostante tutti i miei sforzi non ero più capace di scrivere qualcosa di sensato oltre alla lista della spesa.

Non avevo detto nulla a nessuno del mio arrivo. Appena atterrai nell'aeroporto più vicino al mio paese presi un taxi e andai alla stazione.

Sentii smuovere tutti i pensieri e i ricordi presenti nella mia mente appena il treno si fermò, scesi e iniziai a girovagare dove dieci anni prima vivevo.

Mentre camminavo ricordavo la Jane spensierata e ingenua che correva per non farsi prendere dai suoi amici durante i giochi. Passai davanti alla mia scuola elementare e ricordai quando iniziai a scrivere formando segni orribili con la mano destra che si stava abituando a tenere una penna tra le mani. E ricordai la Jane sognatrice, romantica e innamorata quando d'un tratto vidi Mauro. Subito mi voltai entrando freneticamente nel bar più vicino.

Un caffè macchiato, per favore” chiesi al barista

Hey, ma sei proprio tu?”

Mi voltai e vidi la mia migliore amica del liceo, Sabrina.

Ciao Sabry, tutto bene?”

Si, a te?”

Bene”

Ci fu qualche minuto di silenzio che interruppe lei.

Parlami di te. E' una vita che non ci vediamo”

Ora sono una scrittrice”

Lo so, non sai come fui contenta quando lessi il tuo nome sul quel primo libro: il mare oscuro”

L'hai comprato?” le chiesi

Ovvio. Leggevo sempre ciò che scrivevi e ti applaudivo. Volevo farlo anche questa volta, ma non sapevo come rintracciarti”

Tu cosa mi racconti?”

Mi sono sposata e ho un bambino di due anni che si chiama Simone”

Sposata? Con chi?” chiesi curiosa io

Ti ricordi Andrea? Il ragazzo della quinta A?”

Quello che ti sbavava dietro e tu non lo cacavi?”

Sempre molto fine vero? Noto che non sei cambiata affatto”

Iniziammo a ridere insieme.

E' lui o no?”

Si, è lui”

Io sono stata lasciata un anno fa dopo due anni di convivenza”

Mi dispiace”

Ci sono stata male, ma è passato”

Hai sentito più Mauro?”

No, l'ho visto prima ma per fortuna lui non si è accorto di me. Ho finto di non vederlo, mi sono voltata e sono entrata qui”

Perché?”

Non vorrei rovinare la sua vita ripresentandomi dopo dieci anni, si sarà sicuramente sposato” dissi con un velo di tristezza negli occhi

No, ci ha provato ma non ti ha mai dimenticata”

Non è sposato?”

No, salta ancora sentendo il tuo nome”

Alcune lacrime mi colmarono gli occhi.

Sabrina sei l'unica amica che ho avuto e che ho. Perdoni la mia assenza?”

Certo”

Ho bisogno di parlarti, ho bisogno di un tuo consiglio. Devi aiutarmi, come ai vecchi tempi”

Di lei mi ero sempre fidata, sentivo che potevo farlo ancora. Volevo lei accanto a me per superare questo momento.

Certo Giovanna. Qualunque cosa”

Giovanna?”

A me davi il privilegio di chiamarti così, ricordi?”

Si, ma non sono più abituata. Ormai io sono Jane per il mondo intero”

Scusami Jane io devo scappare, devo preparare la cena. Perché non vieni a casa stasera? Ceni con me e mio marito”

Va bene”

Ecco l'indirizzo” disse porgendomi un biglietto su cui l'aveva scritto

A stasera allora” dissi io

Ti aspetto” disse prima di andarsene.

 

Rimasta ormai sola mi sedetti al tavolino in fondo al bar. Mentre sorseggiavo quel caffè divenuto ormai freddo avevo mille pensieri che mi affollavano la mente. Presi il cellulare e nella rubrica cercai il numero di Mauro che non avevo mai cancellato. Lo guardavo e lo ripetevo a memoria nella mia testa con il pollice che sfiorava il tasto verde del mio cellulare, ma non ebbi il coraggio di chiamarlo.

Finii il caffè e uscii dal bar, dopo aver pagato. Decisi di andare a casa, sperando di non far venire un colpo ai miei genitori e a mia sorella nel vedermi così all'improvviso dopo dieci anni.

Attraversai alcune stradine strette e la piazzetta dove ricordavo il mio primo bacio, i pomeriggi con Mauro e le risate con Sabrina.

Appena arrivai a casa citofonai e quando mia sorella disse “Chi è?” quasi non ci credeva che ero io.

Mi aprì e mi saltò addosso.

La casa non era cambiata, c'era sempre il piccolo cortile con le piante e la macchina che i miei avevano in comune. Ora si era aggiunta solo una macchina in più, quella di Jessica, mia sorella. Era tutto come avevo lasciato dieci anni fa, anche la cucina e la sala da pranzo che stavano in un'unica grande stanza in stile rustico.

Ciò che era cambiato erano le persone

Perché non hai avvisato del tuo arrivo?” mi chiese Jessica

Jessica mi conosci, lo sai che le cose definite “normali” non sono per me” dissi facendo il tipico gesto delle virgolette con le dita quando dissi la parola normali

Giusto”

Ma vivi ancora con mamma e papà? Quando ti sposi?”

Tra un anno”

Sei fidanzata sempre con Roberto?”

No. Dieci anni fa ero una ragazzina di quattordici anni per niente matura, poco dopo, esattamente un paio d'anni ho capito cosa desiderassi davvero e così tira qui e tira lì mi fidanzai con Federico..... Il mio futuro marito”

Avete già scelto i testimoni?” le chiesi

Perché ti proponi tu con il tuo …?”

Tuo?” Le chiesi di colpo interrompendola “Jessica sono single”

Ancora?” chiese lei con aria sbalordita

Da un anno, quando il mio compagno mi lasciò per una zocc...”

Tacqui appena vidi i miei.

Mamma, papà! Come state?”

E te cosa importa? Sei andata via senza farti mai sentire, non ti sei neanche degnata di darci il tuo indirizzo o il tuo numero nuovo di cellulare” disse mio padre fuori di se.

Lo so, scusate. Ma ora sono tornata”

Mia madre mi abbracciò piangendo.

Ora è tardi, non ti sbatto fuori solo perché tua madre e tua sorella rimarrebbero troppo male. Hanno già sofferto troppo per te. Ma sono liberto di dirti che non devi più rivolgermi la parola” gli occhi di mio padre erano freddi e distaccati, forse quel suo sguardo mi faceva più male delle parole che mi diceva.

Papà, ti prego”

No, mi dispiace” disse andandosene

Cosa vuoi mangiare?” chiese mia madre per farmi capire che lei c'era per me e mi voleva ancora bene.

Mamma stasera sono ospite da Sabrina, la mia amica del liceo. L'ho incontrata in un bar”

Va bene”

Mia madre e mia sorella mia amavano in maniera incondizionata. Mi perdonavano sempre. Mi conoscevano e sapevano che ero strana e che mai sarei cambiata. Nei loro volti leggevo dolore provocato da me, insieme a tanta gioia che stavano provando in quel momento.

 

Jane vieni con me sopra? Così parliamo un po' mentre io mi preparo per uscire con Federico”

Andiamo”

Capivo al volo mia sorella, quella era una scusa per parlarmi di chissà cosa.

Appena salii in quella camera dove avevo dormito per venti anni mi salì il sangue alla testa. Non era cambiata, c'era ancora il mio letto intatto come l'avevo lasciato. Mi sedetti sopra, poi mi distesi e lei fece lo stesso sul suo. All'improvviso mi ricordai di tutti i momenti trascorsi su quel letto, a ridere e a scherzare insieme a Jessica o a Sabrina, a vedere un film. Ricordai anche quante lacrime avevo versato quando decisi di partire. Piangevo per ciò che lasciavo, anche se consideravo più importante ciò che volevo ottenere.

Ci fu un silenzio insopportabile che decisi di spezzare.

Jessica ricordi quanti pomeriggi e quante notti abbiamo trascorso in questa posizione, su questi letti a parlare?”

Forse è quello che mi è mancato di più”

Ricordai che lei aveva qualcosa da dirmi e glielo chiesi.

Sorellina cosa vuoi dirmi?”

A te non sfugge proprio nulla eh” mi rispose calando lo sguardo, poi di colpo la sentii piangere, mi alzai di scatto dal mio letto e mi avvicinai al suo. Già ci avevo pensato io con la mia assenza a farla stare male, ora nessuno doveva permettersi di farla soffrire.

Jessica cosa c'è che non va?”

Jane, guarda” e detto ciò si alzò la maglia lunga e larga, si tolse la panciera e mi fece vedere il suo ventre arrotondato.

Sono cinque mesi” mi disse

E' di Federico?”

Si”

Lui lo sa?”

Si, lo vuole anche”

Allora dov'è il problema? L'anno prossimo vi sposerete anche”

Mamma e papà non lo sanno”

Come si può nascondere un bambino? Come puoi vergognarti di tuo figlio Jessica?”

I nostri genitori hanno già subito il dolore della tua assenza durata dieci anni. Come potevo dirglielo?”

Non sapevo cosa dire, l'avevo lasciata una ragazzina di quattordici anni e ora la ritrovavo una donna di ventiquattro prossima al matrimonio e con in grembo un bambino. Ero senza parole e con gli occhi spalancati.

Sei venuta a farci la tipica visita di cortesia? Non resti neanche per la cena. Potevi anche risparmiartelo Giovanna. Dormi qui stanotte? O parti non appena hai finito di cenare dalla tua amica per poi ritornare tra venti anni? Hai sempre considerato questa casa un albergo...”

Lei stava per continuare ma io la interruppi. “Jessica basta, ho sbagliato lo so. Ma neanche io ho passato momenti belli. Credi che sia stato bello essere lasciata dal proprio compagno dopo un due anni di convivenza? Credi che sia stato bello per me venire qui e rivedere Mauro? Sai non l'ho mai dimenticato, credevo di esserci riuscita quando convivevo con Alfredo, ma poi ho capito che non lo dimenticherò mai”

A te nessuno ha negato nulla, se solo avessi composto il mio numero sarei venuta di corsa. Sei stata tu ad abbandonarmi”

Prese i libri che avevo pubblicato io.

Guarda, li ho comprati tutti anche se non mi è mai piaciuto leggere. Lo facevo solo per sentirti più vicina”

In quel momento provai schifo di me stessa.

Jessica scusa, da oggi sarò più presente nella tua vita. Anche quando nascerà il bambino”

E' una promessa” continuai quando vidi la diffidenza invadere il suo sguardo.

Scusa ma non ci credo”

Allora lo dimostrerò” poi continuai: “Anzi inizierò da ora. Scendo con te e con il tuo ventre in mostra, davanti a mamma e a papà”

No, aspettiamo ancora un po', fammi convincere psicologicamente su ciò che devo fare” continuò: “Nel frattempo parlami di te”

Io non riesco più a scrivere da un anno e mezzo, da quando sognai una festa nella piazza principale di questo paese. Nessuno mi riconosceva ad eccezione di Mauro”

Vuoi risolvere tutti i tuoi problemi? Ritorna con Mauro, è del suo amore che hai bisogno”

Non lo so, ho paura che non funzionerà. Non vorrei che soffrissimo ancora”

Provaci”

Ora pensiamo a te” dissi per cambiare argomento

Scendiamo” mi disse con volto sicuro. Più lei aveva bisogno di me più io mi sentivo male per averla abbandonata nell'età più dura:l'adolescenza.

Ti senti pronta?”

Si” mi disse dopo un sospiro.

Giù c'erano mamma e papà. Non ci fu bisogno di dire nulla, la pancia di Jessica parlava da sola. A mamma le si riempirono gli occhi di lacrime, si avvicinò a mia sorella e le toccò il ventre.

Quando volevi dirmelo?” le chiese

Lo sapevi?”

Una mamma lo capisce dagli occhi. Aspettavo solo che tu accettassi l'idea di diventare madre e trovassi il coraggio per dirmelo”

Mamma era di una dolcezza e di una bontà fuori dal comune. Papà era più duro, ma l'idea di diventare nonno lo rese dolce.

La tranquillizzammo, anzi sembravamo tutti felici. Anche a me l'idea di diventare zia iniziava a piacere.

 

Ad un certo punto alzai lo sguardo verso il vecchio orologio appeso al muro e vidi che segnava le 19:00. Dovevo andare a casa di Sbrina, lei mi aspettava ed io volevo aiutarla almeno ad apparecchiare.

Io devo andare, Sabrina mi aspetta”

Ci vediamo dopo?” mi chiese Jessica

Certo, dormirò qui” dissi, poi guardando mio padre continuai “Se non do fastidio a nessuno”

Ti aspettiamo” sibilò lui. Ed io intanto mi chiedevo “Quanto l'avrà cambiato l'idea di diventare nonno?”

Ci vediamo dopo allora” dissi mentre uscivo.

Mia madre mi seguì fino in cortile e mi accarezzò il viso. Quella carezza piena di amore mi portò alla mente altri ricordi. Due lacrime scesero fino alla guancia, le asciugai con il polso della mano destra e uscii dal portone.

Comprai una torta al tiramisù, la preferita di Sabrina e un gioco per il piccolo Simone. Andai a casa sua, citofonai ed entrai dopo che Sabrina e suo figlio mi aprirono il portoncino. Era una casa modesta su un solo piano. Non aveva il cortile, appena si entrava aveva la sala da pranzo divisa da una porta dalla piccola cucina di muratura.

Buonasera”

Buonasera” disse un bambino biondo dagli occhi verdi.

Ma che bel bambino. Io sono un'amica di mamma”

Io sto finendo di preparare la cena, tu siediti e gioca con Simone”

Nel salotto c'era un divano e due poltrone rosse vicino ad un camino spento, poiché eravamo in giugno.

Non se ne parla, io vengo in cucina e ti aiuto” le risposi pochissimi istanti dopo.

Aiuto accettato” ribatté

Non sei cambiata. Ogni volta che puoi avere una mano non la rifiuti mai”

Iniziammo a ridere insieme.

Mamma ma è Cen?” chiese il piccolo Simone.

Si sono io” risposi al posto di Sabrina che rise con me

Cos'hai preparato?”

I tuoi cibi preferiti: gnocchi, polpette, salsicce, cotolette, insalata e tante altre cose”

Quanto cibo?! Ricordi ancora i miei cibi preferiti?”

Ricordo tutto”

Anche io. Il tuo dolce preferito è il tiramisù e io l'ho portato” dissi mostrando la torta che avevo in mano

Non dovevi”

Lo volevo anche io. Sai mi è mancato il tiramisù della pasticceria nella piazza qui vicino”

Si si, come no”

Ricordandomi del gioco che avevo comprato per Simone aprii la borsa e lo presi.

Questo è per un bel bimbo di nome Simone” dissi avvicinandomi al bambino

Simone sono io”

Allora questo è per te”

Mamma guarda Cen cosa mi ha portato” disse urlando e correndo in cucina.

Dopo un po' venne Andrea e lo conobbi ufficialmente.

Andrea ci lascerà subito dopo cena, ha un turno notturno al lavoro per questo stava dormendo” spiegò Sabrina

Io mi ricordo di te” disse Andrea

Anche io, di vista però”

Tu non sei l'ex di Mauro?” appena sentii quel nome saltai letteralmente.

Si, lo conosci?” chiesi io

Si, non bene ma lo conosco”

Inoltre il paese è piccolo, ci conosciamo quasi tutti” dissi senza sapere cosa dire

Ha perso la testa per te”

Jane mi aiuti ad apparecchiare?” mi chiese sabrina per salvarmi da quella conversazione. Lei mi conosceva molto bene e capiva sempre tutto da ogni mio gesto.

L'aiutai in silenzio, non riuscivo a pensare a nulla se non al dolore che avevo provocato a Mauro.

Mangiammo e ridemmo senza più toccare l'argomento ex.

A fine cena Andrea ci salutò e Sabrina fece addormentare Simone.

Io non aspettavo altro che rimanere sola con lei per poterle parlare del mio problema.

Jane cos'hai?” iniziò lei

Cos'ho?”

Non puoi mentirmi, ti conosco. Saranno passati anni ma tu sei sempre la stessa”

Hai ragione. Ho un problema, non riesco più a scrivere”

Cosa?!” disse sconvolta

E' più di un anno e mezzo, da quando sognai una festa nella piazza principale di questo paese. C'erano tutti ma nessuno mi riconosceva, neanche tu. Ad eccezione di Mauro”

Lei mi ascoltava con interesse senza parlare, così continuai.

Sono tornata per risolvere questo problema”

Il tuo problema si chiama Mauro. Tu non l'hai dimenticato”

Forse”

Forse? Ti ho vista prima che sei saltata quando Andrea te ne ha parlato”

Ma io ho convissuto due anni con Alfredo. Credevo di averlo dimenticato”

Appunto credevi”

Cosa dovrei fare?”

Hai ancora il suo numero?” mi chiese Sabrina.

Si, ma non so se è ancora questo”

Non credo lo abbia cambiato se è il mezzo con cui puoi rintracciarlo” disse lei.

Anche se lo chiamo non mi risponderà, il mio numero è cambiato”

Spera sempre che sia tu, quindi ti risponderà”

Sicura?”

Provaci”

Presi il cellulare e andando nella rubrica cercai il suo nome.

Ora chiamalo”

Non ci riesco. Faccio sempre così Sabry. Vado sempre nella rubrica, cerco il suo nome, sfioro il tasto verde del cellulare e poi non ho il coraggio di chiamarlo”

Chiamalo quando ti sentirai pronta allora. E ricorda, prima risolverai con Mauro prima ritornerai a scrivere”.

Erano ormai le 24:00 e quindi decisi di andare.

Sabry io vado, è tardi”

Va bene, alla prossima”

Prima di andarmene mi disse: “Non sparire più, sei mancata a tutti”

Non lo farò”

Ora io ho il tuo numero e tu il mio, restiamo in contatto”

Mi dispiace per essere sparita”

Ti voglio bene Jane”

Anche io Sabry”

 

Mi avviai verso casa, ma appena imboccai la penultima strada prima di arrivare sentii qualcuno che urlava il mio nome. Mi voltai di scatto e vidi Mauro diritto difronte a me con le lacrime agli occhi. Abbassai lo sguardo per non fargli vedere che piangevo anche io.

Jane ti amo” a quelle parole non seppi resistere. Mi buttai tra le sue braccia.

Mauro non ti ho mai dimenticato. Ho convissuto con Alfredo per due anni, lui mi ha lasciata un anno fa e io sono stata malissimo. Credevo di averti dimenticato e invece il tuo pensiero è una fissa ormai” sembravo una mitraglietta, parlavo senza interruzione e molto velocemente. Come se quelle parole non aspettassero altro che fuoriuscire in sua presenza.

Lui mi fermò baciandomi.

Quanto mi è mancato baciarti, quanto mi sei mancata tu”

Anche tu mi sei mancato, Mauro”

Ora che ci siamo ritrovati non ci lasceremo più giusto?” mi chiese con lo sguardo di un agnellino impaurito, la sua paura era quella di perdermi.

Giusto”

Inoltre sei stata di parola, dieci anni fa all'aeroporto mi dicesti che saresti tornata un giorno”

Meglio tardi che mai”

Passammo ore a parlare e a baciarci. Capii che mai sarei stata capace di dimenticarlo.

Ora devo andare, ci sentiamo domani”

Andai a casa e per la prima volta dopo più di un anno e mezzo riuscii a scrivere, mi sentivo soddisfatta. Il vero problema era l'assenza di Mauro nella mia vita.

 

Passarono cinque mesi, con Mauro andava alla grande, riuscivo di nuovo a scrivere. Mia sorella aveva partorito una bellissima bambina che aveva chiamato Vittoria. Finalmente avevo ripreso il totale controllo della mia vita. Ma iniziai a sentirmi di nuovo soffocare, sentivo che mi mancava la Toscana. Quel paesino non dava spazio alla creatività che fuoriusciva dalla mia mano.

Mi vidi con Mauro per parlargli, non avevo il coraggio ma dovevo.

Mauro io devo andare, di nuovo. Questo paese non è per me, mi sento oppressa. Mi manca la Toscana”

Capisco”

Mi dispiace. Puoi anche odiarmi ma io qui non sto bene. Tornerò due volte l'anno”

Non possiamo amarci vedendoci due volte l'anno” disse lui

Lo so”

Lui non parlava così continuai io: “Mai ti chiederei di venire con me, di lasciare questo paese dove hai vissuto per trent'anni. Anche se è quello che vorrei”

Poi abbassai lo sguardo e gli mostrai il biglietto aereo fatto poche ore prima e dissi: “Mi dispiace ma io sono nata per scrivere, non solo per amarti. Continuerò ad amarti, come non ho mai smesso di fare”

Lui lo guardò attentamente poi scappò via.

Mauro, Mauro” lo chiamai a voce alta interrotta dalle lacrime, ma fu inutile.

Quel giorno salutai tutti promettendo di andare li due volte l'anno. Più di così non potevo fare.

La mattina seguente non volli nessuno all'aeroporto, mia sorella mi accompagnò, ci salutammo è andai senza farla scendere dalla macchina.

Dopo due ore per i controlli finalmente salii sull'aereo.

Avevo con me un quaderno per mettere giù qualche riga, solo così potevo liberarmi di tutto il dispiacere che provavo.

Presi posto e inizia a scrivere tra le lacrime che mi annebbiavano gli occhi impedendomi di vedere con chiarezza.

Mi scusi potrebbe spostare il piede, dovrei sedermi”

Mi voltai per capire chi parlava, era una voce familiare. Vidi Mauro, non era un'allucinazione. Lui era li, sul mio stesso aereo e partiva con me.

Mauro, cosa ci fai qui?” chiesi sbalordita ma felice

Io sono nato solo per amarti, so cosa significa perderti e non lascerò che accada di nuovo”

La storia cambia anziché ripetersi” dissi io stringendomi a lui.

Dopo un po' Mauro mi sussurrò all'orecchio: “Si torna a casa finalmente”

Si, mi è mancata tanto” risposi io.

Ci capimmo al volo che la casa che intendevamo era quella nei nostri rispettivi cuori che ci apparteneva da sempre, ma era stata abbandonata per dieci anni. Ora doveva fiorire di nuovo e noi avevamo intenzione di aiutarla.

   
 
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