Ashes &Wine
Capitolo ventidue: Even if you cannot hear
my voice.
“You don't even
know the meaning of the words "I'm sorry"
You said you would love me until you die
And as far as I know you're still alive, baby
You don't even know the meaning of the words "I'm sorry"
I'm starting to believe it should be illegal to deceive a woman's
heart”
(Illegal-
Shakira).
Meredith
stava scarabocchiando l’angolo del suo quaderno di
matematica da qualche minuto. Era la sua materia preferita, ma al
momento non
aveva proprio la testa per stare attenta alla lezione.
Stava
ancora pensando alla conversazione avuta con Damon. Le
era parso strano che avesse chiesto aiuto proprio a lei, considerando
che non
erano esattamente in buoni rapporti, ma d’altro lato la
rincuorava.
Quando
Bonnie il giorno prima aveva chiesto loro un po’ di
spazio per stare da sola, le era parso subito un po’
avventato.
Che
la ragazza fosse sconvolta, era chiaro. E Meredith
trovava anche sensato non riallacciare subito i rapporti come se niente
fosse
successo.
Ma
ormai erano passate due settimane e si sarebbe aspettata
qualche progresso e non un altro allontanamento.
Era
convinta che bisognasse lavorare insieme per risolvere
le incomprensioni e temeva che se Bonnie si fosse attaccata troppo a
Christopher, sarebbe finita per dimenticarsi di tutte loro.
Meredith
odiava non poter rimediare ai suoi errori, odiava
che non le venisse nemmeno data la possibilità e incolpava
Christopher per
questo.
All’inizio
aveva pensato di essere paranoica, di manifestare
una gelosia ritorta nei confronti del ragazzo, perché era
colui che teneva
Bonnie lontano. Il discorso che Damon le aveva fatto poco prima fuori
da scuola
era stato rivelatore.
Non
che il vampiro fosse proprio il miglior termine di
paragone, in fondo era la quintessenza della paranoia,
possessività e gelosia,
ma era anche intuitivo e aveva una certa capacità di
classificare le persone.
Di certo essere al mondo da così tanto tempo lo aveva
aiutato a studiare con
attenzione tutto ciò che lo circondava. Per assurdo,
Meredith in quel frangente
si fidava del giudizio di Damon, perché lei stessa aveva
avuto la stessa
impressione.
La
campanella di fine lezione iniziò a suonare e la ragazza
quasi non se ne accorse da tanto era immersa nelle sue valutazioni.
Vedendo
che tutti avevano ritirato la propria roba e stavano
lasciando l’aula, anche lei fece lo stesso. Una volta in
corridoio ebbe la
prova di ciò che le aveva riferito Damon.
Bonnie
le passò davanti senza nemmeno notarla; aveva gli
occhi stanchi e sembrava molto turbata, stringeva i libri al petto in
maniera
nervosa guardandosi intorno come se avesse paura di incontrare
qualcuno. Doveva
essere successo qualcosa la sera prima con Christopher.
Meredith
la seguì fino all’armadietto e non resistette
“Bonnie,
stai bene?”.
La
rossa sobbalzò al suono della voce della mora e si
girò
di scatto; un quaderno le scivolò di mano e cadde in terra.
Si chinò per
raccoglierlo e approfittò di quel momento per risponderle
senza guardarla negli
occhi “Certo, va tutto bene”.
Meredith
non era il tipo da credere alla prima bugia buttata
lì senza nemmeno troppa convinzione. Le pareva quasi che
Bonnie da una parte
non volesse esporsi, dall’altra che volesse confidarsi.
“Sei
sicura? Sai che con me puoi parlare e che non dirò
niente ad anima viva”. Eccetto
Damon, ma
dopotutto non è un’anima viva.
“Niente
d’importante … voglio dire, ci sarà
sicuramente una
spiegazione logica” disse Bonnie in un susseguirsi di parole
che avevano senso
solo nella sua testa.
“Spiegazione
per cosa?” insistesse Meredith che iniziava a
preoccuparsi.
“Giurami
che non lo dirai né ad Elena né a
Caroline” le fece
promettere, sicura che le due sarebbe corse subito da Stefan a
raccontare
tutto.
“Non
ne farò parola con loro” garantì
Meredith.
“Ieri
sera Christopher mi ha detto una cosa sulla sua
famiglia e poi … sua madre me l’ha
smentita” dallo sguardo di Meredith capì di
essere stata ancora più confusionaria di prima
e si spiegò meglio entrando nei dettagli
“Ha detto di avere un fratello.
Al momento mi è sembrato strano perché non me ne
aveva mai parlato, ma non ci
ho dato molto peso, fino a che sua madre non mi ha detto che
Christopher è
figlio unico”.
“E
lui come ha replicato?”.
“Non
c’era quando ne ho parlato con la madre. Sono scappata
subito, non credo nemmeno sappia il motivo del mio comportamento. Mi ha
chiamato un sacco di volte ma non ho mai risposto”.
Meredith
corrugò la fronte non sapendo che pensare
“Perché
dirti di avere un fratello se non è vero? A che
scopo?”.
“Ho
provato ad immaginarmi per tutta la notte il motivo per
cui mi abbia mentito, ma onestamente non riesco a pensare a niente di
verosimile”.
“Oggi
non l’hai ancora incontrato?”.
“No”
negò Bonnie “Stamattina c’era un
allenamento
straordinario della squadra di football, i giocatori sono tutti
esonerati dalle
lezioni. Dovrebbero tornare dopo pranzo”.
“Forse
posso controllare nell’archivio della scuola.
L’anno
scorso davo una mano in segreteria. Userò
l’account di Alaric … conosco la sua
password da mesi e non se n’è mai
accorto” propose Meredith “Raggiungimi in
biblioteca quando hai finito di mangiare, ok?”.
“Grazie,
Mere” le disse Bonnie; sapeva che poteva fidarsi di
Meredith. Tra tutte era quella che aveva cercato di essere il
più sincera
possibile. In più era una ragazza riflessiva, razionale e
molto pratica e il
suo giudizio di solito era obiettivo e piuttosto azzeccato.
La
mora le strinse una spalla in segno di conforto, poi la
sorpassò, diretta alla lezione successiva.
Damon
ci aveva dannatamente visto giusto. Christopher
nascondeva qualcosa di grosso e Bonnie sarebbe stata l’unica
a rimetterci. Ancora.
Non
ci poteva credere.
Di
tutte le sfortune che gli erano piovute in testa, quella
era la più eclatante. Da più di
vent’anni non vedeva quel maledetto spaccone.
Fred Lehmann era il lupo
mannaro che più aveva odiato in tutti i suoi cinquecento
anni di vita.
Ricordava
ancora quando ci era quasi rimasto secco. Avrebbe
voluto staccargli il collo, ma era stato drogato con la verbena, era
debole e
il vigliacco era scappato prima che lui potesse mettergli le mani
addosso.
Non
ne aveva più sentito parlare e mai avrebbe pensato di
rivederlo. Mai avrebbe pensato che il lupo avesse il coraggio di
affrontarlo di
nuovo.
Eppure,
eccolo lì, invecchiato di vent’anni, ma con la
stessa identica espressione di sfida e con la stessa voglia di creare
problemi.
Erano
in un luogo pubblico, ma in quel momento tutti gli
studenti erano in classe e attorno a loro c’era il deserto.
Damon allertò i
sensi e si preparò per un eventuale attacco. E quella volta
non lo avrebbe
lasciato andare vivo.
“Chissà
perché ma temevo che tu saresti stato la mia nuova
spina nel fianco” gli disse avvicinandosi.
“Speravo
in un saluto più caloroso … dopo tutto questo
tempo” lo stuzzicò l’altro.
“Ok,
per qualunque cosa tu sia qui, finiamola in fretta
perché ho altro di cui occuparmi”
tagliò corto Damon “Fammi indovinare: la
solita storia della vendetta? Seriamente, dopo vent’anni
è andata fuori moda”.
L’altro
uomo rise amaramente “Immagino che sarà meglio non
aspettarmi delle scuse da parte tua. Credevo che la biondina da cui sei
così
preso ti avesse insegnato un po’ di umanità. Per
la cronaca: è fuori moda
innamorarsi di nuovo della ragazza di tuo fratello”.
Damon
indurì gli occhi. Come faceva a sapere di Elena?
“Da
quanto mi stai spiando?”.
“Da
qualche settimana” rivelò Fred “Ero
venuto qua per
tutt’altri motivi. Se avessi mantenuto un profilo basso
nemmeno avrei scoperto
che ti eri trasferito qui; ma voi vampiri dovete sempre fare le scene
plateali”.
“Arriva
al punto. Io sono immortale, ma tu, se continui così,
potresti morire di vecchiaia ancora prima di avermi detto cosa
vuoi”.
“Non
mi piace minacciare tirando in ballo persone che non
c’entrano niente, soprattutto se si tratta di umani
innocenti, ma dato che voi
vampiri avete toccato ciò che non dovevate, io mi sento
libero di fare lo
stesso con la tua bionda. O anche con quella ragazzina rossa che vive
in casa
tua”.
Damon
si diede altri cinque minuti prima di saltargli
addosso. Quel lupo andava nella sua città, invadeva il suo
territorio, si
permetteva di sfidarlo e di minacciare le sue ragazze. Se
quell’uomo non aveva
un desiderio di morte, allora era completamente impazzito. Non
c’era altra
soluzione.
“Non
ho toccato niente. Non so neppure di cosa stai
vaneggiando. So solo che sto per strapparti il cuore una volta per
tutte. Hai
un ultimo desiderio?”.
“La
ragazza che avete rapito”
iniziò Fred “E’ mia
figlia”.
Damon
contrasse la mascella. Questa non se l’aspettava. Un
padre in modalità “proteggi la prole”
era un elemento molto pericoloso. Se tale
padre era pure un lupo mannaro, allora la faccenda si faceva veramente
seria.
“Non
c’entro niente in quella storia. Non l’ho rapita
io,
non so neanche che faccia abbia tua figlia. Se mi passasse davanti, la
riconoscerei solamente per l’odore di cane”.
“Non
sono venuto qui per giocare a chi fa le battute
migliori, Salvatore” annunciò Fred
“Voglio proporti un patto: mia figlia per le
tue ragazze. Tu e i tuoi amichetti ci lascerete stare e io non
torcerò un
capello a nessuno di voi”.
“Io
ho un’idea migliore: ti uccido subito e mi tolgo il
pensiero”.
“Se
mi uccidi, altri ti verranno a cercare. Noi ci muoviamo
in branco e qualcuno verrà a vendicare la mia
morte” lo avvertì Fred per nulla
intimorito “E anche se riuscissi a scappare, questa volta non
puoi pensare solo
a te stesso …”.
“Perché
vorresti una
tregua?” Damon si fece sospettoso.
“Perché
sono venuto qui con la mia famiglia solo per aiutare
Tyler. Non ho intenzione di essere coinvolto nei casini di voi vampiri.
Voglio
semplicemente fare finta che tu non sia nemmeno qui. Ti do la mia
parola che
nessuno ti farà del male durante la luna piena. E quando
Tyler sarà in grado di
cavarsela da solo, ce ne andremo per sempre”.
Damon
arricciò le labbra “Scusami se non ti stringo la
mano”
berciò “Tanto per essere chiari:
fingerò di crederti; ma al primo passo falso,
ti farò rimpiangere di non essere morto vent’anni
fa”.
“Hai
cominciato tu questa battaglia, Salvatore” gli
ricordò
Fred prima di dargli le spalle e allontanarsi con le mani in tasca.
Damon
rimase a fissarlo finché non scomparve dietro
l’angolo, poi mandò un messaggio a Stefan
chiedendogli di incontrarsi nel
parcheggio della scuola.
Mentre
lo aspettava in macchina, considerò che la vita era
una vera puttana e che il karma ne era un degno consorte ed entrambi
avevano
uno strumento molto efficace per fotterti: il passato che ritorna, il
passato
che ti tormenta.
Damon
nella sua esistenza aveva compiuto gli atti peggiori
che si potessero immaginare ed era certo che prima o poi le conseguenze
gli
avrebbero dato la caccia fino a fargli purgare tutto il male che aveva
causato.
Certamente
non si sarebbe mai sognato che la punizione per
tutte le sue scelleratezze gli sarebbe piombata addosso in una volta
sola.
Evidentemente
non bastava l’improvviso l’innamoramento per
Elena che lo stava rammollendo a poco a poco, non bastava
l’astio di Bonnie,
non bastava Katherine che cercava in tutti i modi di farli impazzire o
la
minaccia incombente di Klaus, non bastava nemmeno avere tra le palle
quel
grandissimo imbecille di Christopher, buono solo ad insidiare la rossa
per
chissà quali voglie; oltre a tutto ciò, ci si
metteva anche un lupo mannaro
potenzialmente pericoloso, in cerca di vendetta e deciso a proteggere
la
figlia.
Stefan
aprì la portiera di destra e si sedette di fianco al
fratello “Spero che sia una cosa importante. Ho dovuto
soggiogare l’allenatore
per far finire l’allenamento prima del previsto. Che cosa
c’è di così urgente
da mettere un’intera fila di punti esclamativi a fine
messaggio?” domandò
piuttosto irritato.
“Qual
è la cosa peggiore che potrebbe capitare?”.
“Ok,
se hai intenzione di parlare per indovinelli, me ne
torno in classe”.
“Aspetta
un attimo, vampiro emo” tornò
all’istante serio
Damon “Ho incontrato uno dei lupi mannari che si aggirano nel
bosco”.
“C’è
da nascondere il cadavere? È per questo che mi hai
chiamato?”.
“Non
sto giocando a GTA*, Stef” lo smorzò Damon
“Non
massacro ogni persona che incontro. Ha detto di voler stringere una
tregua.
Pare che siano venuti solo per aiutare Tyler e non hanno intenzione
d’incominciare una guerra con noi vampiri; mi ha dato la sua
parola”.
“Non
ne sembri convinto”.
“Ho
già incontrato quell’uomo, più o meno
vent’anni fa”
raccontò Damon “Mi ha colto di sorpresa,
è riuscito a stordirmi con la verbena
e mi ha quasi ucciso. Non aveva tenuto conto che un vampiro di
cinquecento anni
non è così facile da mettere fuori
gioco”.
“Se
ha già cercato di ucciderti una volta, ci
riproverà”
concluse Stefan altrettanto preoccupato, senza esserne però
stupito. Damon si
era fatto molti nemici, tra cui parecchi licantropi. Non era una
novità che lo
volessero morto definitivamente.
“Questa
volta è diverso” puntualizzò Damon
percependo i
pensieri del fratello “Questo qui ha un motivo per volere la
mia testa”.
Stefan
aspettò in silenzio che l’altro vampiro gli
rivelasse
la ragione.
“E’
orfano di madre per colpa mia”.
Stefan
chiuse gli occhi lentamente, rassegnato. Erano
fregati.
“L’avevo
incontrata in un bar, era molto che non mi nutrivo
e la situazione mi è sfuggita di mano. Non aveva scatenato
la maledizione
quindi non avevo idea che fosse un lupo mannaro, non pensavo che
qualcuno
potesse intuire il coinvolgimento di un vampiro. Suo figlio mi ha
cercato per
molti anni, finché non mi ha trovato vent’anni fa.
Il resto lo sai”.
“Perché
l’hai lasciato andare? Potevi liberartene subito …
non dirmi che ti sei fatto prendere dai sensi di colpa!”.
“NO!”
Damon lo guardò come se avesse ricevuto il peggiore
degli insulti “Se l’avessi ucciso, altri sarebbero
venuti a vendicarlo. Volevo
evitare di scatenare una reazione a catena”.
In
realtà l’aveva fatto per proteggere Elena e
Bonnie; era
ovvio che le due fossero nel mirino di quegli animali, erano la loro
merce di
ricatto.
Se
lui avesse anche solo ferito Fred o qualcuno della sua
famiglia, tutto il branco sarebbe piombato sulle sue ragazze.
“Quindi
cosa facciamo?” chiese Stefan “Aspettiamo e
speriamo
che mantenga la parola data?”.
“Aspettiamo”
concordò Damon guardando dritto davanti a sé
“Ultimamente non possiamo fare altro”.
Bonnie
fece rotolare con la forchetta un’oliva
nell’insalata
che aveva comprato poco prima alla mensa.
Non
aveva fame, nemmeno un po’, ma si era sforzata di
mandare giù qualcosa almeno per arrivare fino a sera.
Era
contenta di aver parlato con Meredith, anzi si sentiva
sollevata. Non le piaceva tenere tutto dentro e non ne era neanche
capace.
Bonnie
era una ragazza molto riflessiva, rimuginava e
ripensava e spesso arrivava a conclusioni sbagliate, affrettate e
totalmente
campate per aria.
D’altronde,
si era detta, c’erano sicuramente un mucchio di
motivi per cui un ragazzo avrebbe potuto inventarsi un fratello. Al
momento non
gliene veniva in mente nessuno, ma ci dovevano per forza essere.
E
se Christopher non le avesse dato una motivazione
convincente, allora Meredith avrebbe potuto aiutarla a vederci chiaro.
Bonnie
aveva intenzione di parlare con il suo ragazzo (ora
si permetteva di considerarlo suo);
e
se non si fosse fatta prendere dal panico, gli avrebbe anche chiesto
subito
spiegazione.
Ma
Bonnie aveva sviluppato proprio un disgusto e
un’intolleranza verso i segreti e le bugie, di qualunque
tipo, anche a fin di
bene.
Troppe
volte le persone cui voleva bene l’avevano tenuta
all’oscuro dei fatti, troppo volte aveva assaggiato il gusto
del tradimento e
non desiderava provare di nuovo quella sensazione. Perciò
aveva ignorato le
chiamate e i messaggi che Christopher le aveva lasciato la sera prima,
perché
aveva preferito passare la notte fingendo che niente fosse successo,
aveva
preferito riflettere, dormirci un po’ su e affrontare la
faccenda con più calma
il giorno successivo.
Era
comunque spaventata da ciò che Christopher avrebbe
potuto dirle; il ragazzo costituiva il suo unico appiglio per il
momento e
perderlo avrebbe significato essere di nuovo sola.
Tutti
gli altri premevano per riallacciare i rapporti, si
davano tutti un gran da fare per starle vicino, ma lei non riusciva
proprio a
passare sopra alle loro divergenze. Aveva solamente bisogno di ancora
un po’ di
tempo; il tempo avrebbe sistemato tutto, ma Christopher …
era colui che non la
faceva sentire persa.
“Bonnie”.
La
ragazza gelò sul posto e fece cadere la forchetta.
O
no! Non subito, non adesso! Era nel pieno delle sue
meditazioni, non era psicologicamente pronta.
Non
si girò né rispose, ma Christopher non demorse e
si
sedette di fronte a lei fissandola intensamente.
“N-
non avevi l’allenamento?” chiese Bonnie balbettando
un
po’.
“Il
coach ci ha lasciati andare prima” spiegò
Christopher
chiaramente poco interessato a quell’argomento “Va
tutto bene, Bonnie?”.
“Uh,
uh” mugugnò la ragazza mentre masticava una bella
forchettata d’insalata.
“Sei
sicura? Perché ieri sera sei scappata da casa mia senza
nemmeno salutare e non hai risposto a nessuna delle mie chiamate. Mi
stai
evitando?”.
“Evitando?
No, perché mai …” mentì (per
altro in modo
pessimo).
“Ti
stai comportando in modo strano. È perché non
vuoi più
venire alla fiera con me? Ti ho infastidita in qualche modo?”.
Davvero
non s’immagina
nemmeno perché sto facendo così.
“Niente
del genere” dichiarò Bonnie con una voce
innervosita.
“Bon,
dimmi che c’è che non va” le
domandò il ragazzo “Se ho
fatto qualcosa di male, mi dispiace tantissimo e voglio
rimediare” la scrutò
con i suoi occhi chiari e limpidi, così intensi che la rossa
non poté reggerli
a lungo e alla fine cedette.
“Ieri
sera in camera tua mi hai detto di avere un fratello
che è al college, ricordi?” incominciò
e quando lo vide annuire proseguì “Tua
madre sostiene che sei figlio unico … ora mi chiedo come la
cosa sia possibile”.
Christopher
rimase impassibile per qualche secondo, poi si
sciolse in un lungo sospiro e abbassò la testa. Quando la
rialzò i suoi occhi
erano lucidi.
Bonnie
si allarmò tendendosi istintivamente verso di lui con
la mano. Studiando l’espressione del ragazzo,
sentì di aver commesso un errore,
di averlo ferito ma davvero non riusciva ad immaginarsi in che modo.
“Mi
dispiace è colpa mia … avrei dovuto dirtelo
subito ieri
ma n- non … stavamo bene e non volevo rovinare il momento
con …” una lacrima
gli scivolò sulla guancia ma lui la spazzò via
prontamente con un gesto della
mano.
“Chris,
mi stai facendo preoccupare”.
“Io
avevo un fratello” disse lui “E’ morto un
anno e mezzo
fa in ospedale. Aveva avuto un attacco di appendicite ed era stato
ricoverato.
L’operazione era di routine ma qualcosa è andato
storto” raccontò “Mia mamma ne
è stata devastata più di tutti, è
entrata in depressione e ha cominciato a
negare la sua morte, come se non fosse mai esistito. Da qualche mese va
da uno
psicologo e sta migliorando, ma con le persone che non conosce bene ha
ancora
una specie di blocco”.
Bonnie
ascoltava senza parole “Perché mi hai detto che
era
all’’università”.
“Perché
mi è sembrata la scelta più semplice. Io non me
la
sentivo ancora di parlartene e non volevo nemmeno rattristirti o
metterti in
imbarazzo. Lo so che sembra stupido … io sono stato stupido;
ma da quando mi
sono trasferito qui non ne ho mai parlato con nessuno. Non ho nessuno
con cui
parlare di questa cosa e alla fine me la sono tenuta dentro continuando
a
rimandare”.
Bonnie
si portò una mano agli occhi vergognandosi di se
stessa. Aveva pensato le cose peggiori, aveva dubitato al primo segnale.
Se
solo avesse saputo che
Christopher era nella sua stessa situazione.
“Te
l’avrei detto prima o poi. È che la ferita
è ancora
fresca e a volte mi sembra che nessuno possa capirmi; sai come ci si
sente?”.
Eccome
se lo so.
Si
sentiva una persona orribile; essere scappata in quel
modo, saltare alle conclusione senza chiedere chiarimenti. Si era
ripromessa di
finirla con le bugie, di andare sempre dal diretto interessato e non
pensare
subito male.
Non
aveva potuto evitarlo: con tutto quello che le era
successo, ormai fidarsi delle persone era diventato difficile. Al primo
sospetto era portata a credere che le stessero nascondendo qualcosa di
brutto,
qualcosa che l’avrebbe ferita.
Damon.
Era tutta colpa di Damon se si stava piano, piano
trasformando in una ragazza diffidente con strane manie di persecuzione
e
complotti.
“Chris”
lo chiamò Bonnie dolcemente alzandosi. Si portò
dietro di lui, si abbassò sul collo del ragazzo nascondendo
il viso e gli
accarezzò i capelli “Ti capisco, non hai nemmeno
idea di quanto ti capisca e mi
dispiace così tanto
…”.
Christopher
le circondò i fianchi e se la fece scivolare
sulle ginocchia “Dove sei stata nascosta tutto questo
tempo?”.
“Sotto
al letto” ridacchiò Bonnie.
La
sera dopo Meredith era ancora più dubbiosa del giorno
prima.
Era
nell’appartamento di Alaric e avrebbe dovuto godersi
quel tempo con lui, dato che non si erano praticamente visti per un
mese.
Alaric
era stato impegnato in Scozia per fare delle
ricerche, poi era tornato ma Damon lo aveva sequestrato per le loro
bevute al
bar, per le pattuglie in giro per la città, per altre
ricerche e per ogni altra
cazzata che veniva in mente al vampiro.
Alaric
avrebbe tanto voluto sottrarsi ma sapeva che il suo
amico era leggermente instabile e preferiva tenerlo d’occhio
di persona
piuttosto che lasciarlo andare libero di combinare casini.
I
momenti che poteva trascorrere con la sua ragazza erano
davvero pochi e Meredith si sentiva parecchio in colpa di avere la
testa
completamente da un’altra parte quella sera.
Il
giorno prima Bonnie era corsa da lei immediatamente dopo
aver chiarito con Christopher e le aveva raccontato tutto.
Francamente
la spiegazione le era parsa completamente assurda,
ma aveva visto la sua amica così euforica per il fatto che
Chris non stesse
facendo nulla di male, che non era proprio riuscita a rovinarle la
festa.
La
mora aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto cose
interessanti ma niente di compromettente, niente che potesse suggerirle
che
Bonnie fosse in pericolo.
Perché
poi avrebbe dovuto esserlo? Christopher era un bravo
ragazzo e aveva sempre trattato Bonnie come una principessa; possibile
che
Damon le avesse instillato quel dubbio così insistente? Che
prove avevano?
L’istinto.
Il
suo istinto le urlava praticamente che c’era qualcosa di
sbagliato in quel quadro perfetto e pure Damon era del suo stesso
avviso. Non
che quella per lei fosse una gran discriminante, ma aveva dovuto
ammettere che
il vampiro poteva anche essere un omicida psicopatico senza rispetto
per la
vita umana, ma non era uno sprovveduto.
“Alaric
ti devo dire una cosa” proruppe Meredith
interrompendo il fidanzato.
“Non
hai sentito una sola parola di quello che ti ho detto,
vero?” Alaric alzò un sopracciglio.
“Assolutamente
no” confermò Meredith “Si tratta di
Bonnie”.
Alaric
tagliò un pezzo di carne e attese che la sua ragazza
continuasse.
“Ieri
Damon mi ha cercata: voleva parlarmi di Christopher;
ha detto di non fidarsi, che stava prendendo in giro Bonnie”.
“O
no, è venuto addirittura da te?!” si
stupì lui “Damon non
sa più nemmeno da che parte è girato. Ho
completamente rovinato il suo rapporto
con Bonnie e invece di rimediare, punta il dito contro gli
altri”.
“Io
gli credo”.
Alaric
strabuzzò gli occhi “Gli credi?”.
“Gli
credo!”.
“Fai
sul serio?”.
“In
realtà mi ha solo confermato un sospetto”
precisò
Meredith “Mi sembra che Christopher sia troppo attaccato a
Bonnie. Non ha un
amico, non esce mai con nessuno e ultimamente si è
concentrato solo sulla sua relazione
con Bonnie. Ho paura che la stia allontanando da noi e penso che lo
stia
facendo intenzionalmente”.
“E’successo
qualcos’altro, giusto?” insistette il ragazzo
“So che ti fidi del tuo istinto, ma non saresti
così preoccupata se non avessi
qualcosa di concreto”.
Meredith
gli riportò tutto ciò che Bonnie le aveva
confidato. Non esitò un attimo a raccontare tutto per filo
per segno, non lo
aveva preso come un tradimento di fiducia nei confronti
dell’amica, era solo un
tentativo di proteggerla. E se anche Alaric le avesse dato ragione,
allora
sarebbe stata sicura al cento per mille.
In
effetti l’espressione del suo fidanzato si faceva sempre
più incredula man mano che proseguiva nel racconto.
“Non è inverosimile quello
che ha detto Chris, ma devo ammettere che sembra anche a me abbastanza
assurdo”.
“Mi
ero offerta di fare delle ricerche nell’archivio della
segreteria, ma poi Bonnie mi ha detto che non era più
necessario”.
Alaric
storse un angolo della bocca “Le hai fatte lo
stesso”.
“Ovviamente”
rispose Meredith “Non c’era niente riguardo un
fratello morto, ma ho recuperato l’indirizzo di casa sua. Ho
fatto un altro
controllo e ho scoperto che non meno qualche mese fa la casa
apparteneva a una
certa famiglia Carlyle, il cui figlio si è diplomato un paio
di anni fa al
Robert Lee ed ora è al college. Ho stampato una
foto” si alzò da tavola e prese
la fotografia dalla sua borsa porgendola ad Alaric.
“Pensi
che sia la stessa foto che Bonnie ha visto?”.
“Non
lo so, questo sta a te e a Damon scoprirlo”.
“A
me e a Damon?”.
“Puoi
smetterla di ripetere tutto quello che dico?”.
“Cosa
c’entriamo io e Damon. O meglio, posso capire Damon,
ma io?!” replicò Alaric. Non si sentiva molto a
suo agio in quella situazione,
gli sembrava una violazione della vita privata di Bonnie e credeva che
la sua
ragazza e il suo amico stessero un po’ esagerando.
“Damon
è l’unico che può entrare in camera di
Christopher
senza destare sospetti; basta andare a casa sua quando lui è
fuori e
ipnotizzare i suoi genitori. Tu sei il suo compagno di scampagnate, non
vorrai
mica lasciarlo solo?” Meredith la buttò
lì e sbatté le ciglia con civetteria.
“Tu
credi che Damon abbia il Potere della persuasione? Voi
donne siete molto peggio” borbottò
l’uomo distogliendo lo sguardo.
“Sarebbe
un sì?” canticchiando la ragazza abbracciandolo da
dietro e strofinando il naso sul colletto della camicia.
Alaric
mugugnò qualcosa in risposta ancora indispettito per
essere stato coinvolto nell’ennesima pazzia. Dopo un secondo
il suo telefono,
posato sul tavolo, cominciò a squillare.
Meredith
buttò un occhio sul display e scoppiò a ridere
“Sembra che la tua fidanzata ti stia chiamando”.
Alaric,
prima di rispondere, le lanciò un’occhiata di
fuoco
commentando “Cominci ad assomigliare a lui in maniera inquietante”.
Meredith
alzò un sopracciglio con cipiglio dato che Alaric
aveva appena usato l’aggettivo con cui Damon la definiva
sempre.
Recuperò
la sua giacca, si attorcigliò la sciarpa intorno al
collo e si mise la borsa in spalla. Salutò l’uomo
con un appassionato bacio
mentre poteva sentire Damon dall’altra parte della cornetta
lamentarsi e
suggerire di prendersi una camera.
Alaric,
appena ripresa la parola, lo zittì diede un’ultima
carezza sul viso della mora prima di chiudere la porta di casa.
Meredith
raggiunse la sua macchina, aprì la portiera
buttando la sua borsa sul sedile di destra e poi si
accomodò. Girò la chiave e
pigiò l’acceleratore partendo.
Fell’s
Church era una città piccola, ci s’impiegava al
massimo venti minuti ad attraversarla tutta e di notte le strade erano
perlopiù
deserte.
Qualunque
ragazza si sarebbe sentita un po’ intimorita a
girare per la città da sola con quel buio, anche se protetta
dall’auto, ma
Meredith non era decisamente un tipo impressionabile, pur sapendo che
là fuori
si nascondevano esseri ben più pericoli di semplici brutti
ceffi.
Accese
la radio e tamburellò le dita sul volante a tempo di
musica. In quel momento stava percorrendo una strada poco frequentata,
al
limitare del bosco, dove non c’erano nemmeno i lampioni.
Accese gli abbaglianti
per vedere meglio e si trattenne dall’urlare quando vide una
figura in mezzo
alla strada, immobile.
La
ragazza non era certo stupida ed aveva la quasi certezza
che non fosse una semplice persona colui che la stava aspettando. Chi
mai si
sarebbe piazzato al centro di una strada così buia?
La
soluzione migliore sarebbe stata non fermarsi, scartarlo
e proseguire il più velocemente possibile. In ogni caso non
avrebbe avuto
nemmeno il tempo di schiacciare il freno. Formulò
velocemente quei pensieri e
riuscì solo a rallentare un po’ prima
d’investire in pieno quella figura.
Nel
momento dell’impatto, Meredith ebbe la conferma che
quello non era un umano, perché la sua macchina prese una
botta pazzesca,
facendo un testacoda da capogiro e finendo con il fianco contro il
guardrail.
L’airbag
si gonfiò immediatamente e Meredith dovete
scivolare sul sedile di destra per liberarsi. Capì di essere
spacciata: sia che
fosse rimasta in macchina sia che fosse uscita, quella
cosa l’avrebbe presa.
L’unica
possibilità era chiamare aiuto; cercò in fretta
il
cellulare nella borsa ma non ebbe nemmeno la possibilità di
sfiorarlo con le
dita che la portiera si aprì di colpo e due mani
l’afferrarono buttandola sulla
strada.
Se
non fosse stato per la giaccia di pelle, si sarebbe
graffiata tutto il braccio su cui era caduta. Alzò il capo e
non vide nessuno
intorno a lei. Poté percepire il suo cuore aumentare
vistosamente i battiti per
la paura.
Si
tirò in ginocchio e guardò ancora a destra e
sinistra ma
la strada era deserta. Apparentemente.
Dove si era cacciata quella bestia?
Scappare
era fuori discussione, non sarebbe servito a
niente, anzi avrebbe solo dato più soddisfazione a quello
schifoso.
L’unica
speranza era raggiungere il cellulare e far partire
la chiamata rapida verso Alaric. Meredith scattò in piedi e
corse alla macchina
con la mano già protesa.
“E’
il momento che preferisco” sibilò una voce
maschile,
bassa e canzonatoria. Il vampiro le circondò i polsi con le
sue dita ferree e
la strattonò facendo aderire la schiena della ragazza al suo
torace. Le
circondò con un braccio la vita attirandola ancor
più vicino e con l’altra la
obbligò a piegare il collo spostandole i capelli con un
gesto secco, tanto da
strapparne alcune ciocche “Quando credete ancora di potermi
sfuggire, perché
l’adrenalina rende il vostro sangue così
dolce”.
Meredith
gemette e sentì gli occhi pizzicarle. Non per la
paura ma per il male, anche se non era neanche una minima parte di
quello che
avrebbe sofferto da lì a poco.
Avrebbe
voluto girarsi per vedere in faccia il suo
assalitore, ma i canini del vampiro piombarono sulla sua pelle
lacerandola e
non curandosi minimamente di del dolore che le stavano provocando.
Meredith
urlò. Non era abituata ad avere delle reazioni
così
potenti e si stupì perfino di poter raggiungere note
così acute.
Le
forze l’abbandonarono troppo presto e si afflosciò
contro
il corpo del vampiro. Questi, dopo essersi accertato di averla lasciata
in fin
di vita senza possibilità di salvarsi, la lasciò
cadere sul ciglio della strada
e si dileguò nel buio.
Matt
non smetteva di accarezzare i capelli di Caroline
mentre questa singhiozzava istericamente sulla sua spalla. Aveva
cercato di
calmarla invano. Era troppo scossa e così spaventata. Anche
lui si sentiva
parecchio nervoso ma non voleva darlo a vedere; doveva essere forte,
per Care,
per Meredith.
L’avevano
trovata stesa scompostamente ai margini della
strada, tornando da una serata romantica fuori città.
Caroline
con la sua vista sovrumana aveva subito individuato
la figura umana che giaceva a terra apparentemente immobile e senza
vita, ma
non l’aveva riconosciuta. Non appena Matt aveva fermato la
macchina, la vampira
era scesa per controllare e in un attimo si era lanciata sul corpo
dell’amica
prendendolo tra le braccia e scuotendolo in preda al panico.
Al
che, anche il ragazzo era sceso, avvicinandosi alla scena
e inginocchiandosi accanto alle due. Come aveva visto il viso di
Meredith, così
pallido in confronto alla sua solita carnagione olivastra, aveva perso
il
respiro.
Caroline
si era portata il polso alla bocca, lacerandolo, e
l’aveva premuto con forza contro la bocca
dell’amica. Aveva avuto la prontezza
di percepire il lievissimo battito della mora e si era affrettata ad
aiutarla.
Matt aveva inteso all’istante ciò che stava
cercando di fare e l’aiutò facendo
passare una mano dietro la nuca di Meredith obbligandola a piegare il
collo e
ad alzare il capo per facilitare l’accesso del sangue. Dopo
quelli che parvero
anni, la ragazza iniziò a deglutire, seppur ancora svenuta.
Matt
e Caroline l’avevano portata immediatamente
all’ospedale, dove era stata operata d’urgenza. A
detta dei medici, tutto
sembrava essere andato per il meglio, ma data l’ingente
perdita di sangue,
avrebbero dovuto aspettare fino al risveglio.
I
due fidanzati non avevano lasciato il reparto per tutta la
notte e nemmeno alla mattina per andare a scuola. Con Elena, Stefan,
Bonnie e
Tyler avevano deciso di fare dei turni in modo che rimanesse sempre
qualcuno in
ospedale ad attendere notizie. Caroline, però, era
così sconvolta che si era
rifiutata di lasciare la struttura e si era piantata su una sedia con
caparbietà. Matt non se l’era sentita di lasciarla
sola e aveva convinto gli
altri a raggiungerli nel pomeriggio e dar loro il cambio, nella
speranza che
Caroline si sarebbe convinta a riposare un po’ a casa.
Anche
Alaric non si era mosso. Era crollato su una sedia con
espressione vuota e non aveva proferito parola se non per rispondere ai
dottori.
La
famiglia Sulez attendeva impazientemente come tutti loro.
Anche
Liz Forbes, la mamma di Caroline, era passata sia per
verificare di persona le condizioni dell’amica della figlia,
sia per ritirare
il rapporto medico sull’incidente. Attacco
animale; anche se lo sceriffo era di tutt’altra
idea.
“Se
… se non ce la facesse?” singhiozzò
Caroline contro la
spalla di Matt.
“Stiamo
parlando di Meredith, ricordi? Meredith è la più
forte di tutti noi; sono sicuro che appena si sveglierà, ti
rimprovererà per
tutte queste lacrime” la rassicurò Matt baciandole
teneramente i capelli più
volte.
“Non
capisci” s’intestardì lei “Le
ho dato il mio sangue e
se dovesse morire … diventereb-”
abbassò la voce ma non riuscì comunque a
terminare la frase colta da un altro singhiozzo “Mi odierebbe
per averla
trasformata”.
“Le
hai salvato la vita” la corresse Matt.
“I-
io … non v- voglio cond-dannarla a ques- sta male
–
dizione” si sentiva come una bambina che non riusciva nemmeno
a parlare per il
pianto.
“Care,
Care” la richiamò Matt prendendole il volto tra le
mani “Andrà tutto bene. Meredith tra poco si
risveglierà e sarà esattamente
come prima” la baciò dolcemente sulle labbra e le
sussurrò “Non pensare mai più
di essere maledetta. Non ho mai incontrato una ragazza che si avvicini
agli
angeli più di te”.
Caroline
inspirò forte. Nemmeno
Elena? Avrebbe voluto chiedere ma proprio la sua amica
bionda, Stefan e
Bonnie fecero la loro comparsa.
“Allora?
Si sa qualcosa?” chiese Elena con apprensione.
Caroline
scosse la testa e sarebbe stato sul punto di
piangere ancora se un medico non si fosse avvicinato ai genitori di
Meredith
annunciando che la figlia si era finalmente svegliata.
Il
gruppo di amici scattò a quella notizia e Alaric per poco
non attraversò il muro per arrivare prima alla camera di
Meredith, ma venne
fermato da Stefan.
Prima
avrebbero dovuto vederla i suoi famigliari, poi
gli amici.
Fortunatamente
dopo nemmeno mezz’ora i signori Sulez diedero
loro il permesso di entrare nella stanza a patto che non affaticassero
la
giovane.
Alaric
parve non sentire nemmeno quelle raccomandazioni,
dato che si fiondò accanto al letto di Meredith e se la
strinse addosso come se
stesse per sparire da un momento all’altro.
La
ragazza gemette leggermente per la ferita al collo ma non
si sottrasse all’abbraccio. Si sarebbe fatta saltare i punti
piuttosto che
lasciarlo!
“Stefan!”
lo chiamò Caroline con impazienza “Controlla che
sia tutto a posto”.
Il
vampiro si avvicinò a Meredith e la guardò dritto
nel gli
occhi, scandagliano la sua mente con il Potere “E’
ancora umana” confermò.
Tutti
nella stanza tirarono un sospiro di sollievo.
“Non
dovrei?” chiese Meredith confusa.
“Avevi
il mio sangue nelle vene” spiegò Caroline
“Avevo
paura che …” lasciò sottointeso il
senso.
“Cos’è
successo là fuori, Mere?” indagò Elena
in cerca di
risposte.
“Ho
dei ricordi confusi” ammise l’amica
“C’era qualcuno in
mezzo alla strada, ha fermato la mia macchina e non so …
credo di aver sbattuto
la testa” poi si passò una mano sul collo
sfiorando la fasciatura “A giudicare
questa, direi che non ho solo
sbattuto la testa”.
“Non
l’hai visto in faccia?” domandò Bonnie
“Non ti ricordi
niente che possa aiutarci a capire chi ti ha fatto questo?”.
Meredith
scosse la testa.
“E’
stata Katherine, di sicuro” affermò Elena
più risoluta
che mai.
“No”
negò Meredith sfiorandosi le tempie come per cercare di
ricordare “Ho sentito la sua voce … era
maschile”.
Bonnie
si tese e lanciò a Stefan un’occhiata pensierosa
“Non
credete che sia …”.
“Klaus?”
concluse il vampiro per lei “Non credo proprio. Non
credo che un Antico mostrerebbe così palesemente la sua
presenza. Potrebbe
essere stato un novellino, uno cui non interessa coprire le
tracce” chiarì
“Comunque sia, preferirei che qualcuno rimanesse sempre con
Meredith finché non
verrà dimessa. Non vorrei che chi ti ha fatto questo,
tornasse qui per finire
il lavoro” suggerì Stefan rivolgendosi
direttamente alla ragazza.
“Non
è necessario” cercò di scoraggiarlo
Meredith.
“No,
no” la interruppe Alaric “Stefan ha perfettamente
ragione: finché quel bastardo non finirà
all’inferno, tu non te ne andrai più
in giro da sola”.
Meredith
si accigliò e stava per opporsi, ribattendo di non
essere più una bambina e di non aver bisogno della balia, ma
qualcosa nello
sguardo di Alaric le fermò la voce in gola. Piegò
la testa e acconsentì con un
cenno della testa.
Il
cellulare di Bonnie suonò e la ragazza, un po’ in
imbarazzo, guardò lo schermo sorpresa. Era un messaggio di
Christopher.
La
rossa corrugò le sopracciglia e si scusò con
tutti gli
altri “Mi dispiace Mere, ma devo andare: Chris è
venuto a prendermi. È in
anticipo … io, posso dirgli di aspettare” si rese
conto che sarebbe stato
davvero poco carino andarsene con quello che era accaduto alla sua
amica.
Christopher si era offerto di passare a prenderla solo dopo aver
ricevuto una
sua chiamata, quindi Bonnie si stupì molto nel leggere quel
messaggio.
“Non
preoccuparti, Bonnie” la tranquillizzò Meredith
“Ho già
abbastanza guardie del corpo qui”.
Bonnie
annuì e l’abbracciò con affetto prima
di lasciare la
stanza. Era quasi arrivata all’uscita, quando le porte
scorrevoli si aprirono
rivelando la figura scura di Damon. Probabilmente era stato avvisato da
Alaric.
Alla
buon ora! pensò
Bonnie, dato che non si era
nemmeno degnato di presentarsi all’ospedale per confortare
Alaric durante le
ore più incerte dell’operazione.
La
ragazza gli passò accanto ignorandolo come al solito e
Damon non fece nulla per attirare la sua attenzione. Bonnie
considerò che se
avessero continuato con quell’indifferenza reciproca, sarebbe
stato decisamente
più semplice sopportarsi.
“Chris,
perché sei qui?” chiese Bonnie dopo aver chiuso la
portiera dell’auto “Meredith si è appena
svegliata, avrei voluto stare ancora
un po’ con lei”.
“E’
da parecchio che sei lì dentro, volevo che prendessi un
po’ d’aria fresca. Scusami, pensavo avessi bisogno
di una pausa. Stamattina a
scuola eri un fascio di nervi” disse il ragazzo mentre
metteva in moto la
macchina.
“Non
fa niente. Tornerò più tardi”
liquidò in fretta la
faccenda Bonnie che non aveva assolutamente la forza di reggere una
discussione. In fondo le intenzioni di Christopher erano buone.
“Come
sta?” s’informò lui.
“Bene.
Sembra tutto a posto, a parte lo spavento”.
“C’è
un articolo sul giornale locale. Dicono che è stato un
attacco animale”.
“Così
dicono” fu vaga la giovane.
“Non
credi sia stato un animale?” evidentemente Chris aveva
colto il suo tono un po’ incerto.
“Sì”
disse con più forza “Certo che è stato
un animale!
Voglio dire che altra spiegazione può esserci per i segni di
morsi sul collo”.
“Un
vampiro!” scherzò lui alzando le spalle.
“COSA?” quasi
strillò Bonnie saltando sul sedile.
“Era
solo una battuta” rise Christopher stupito che la sua
ragazza avesse preso così seriamente un semplice scherzo.
Bonnie
sorrise forzatamente e girò la testa dall’altra
parte, verso il finestrino. Era stata proprio una stupida a reagire in
quel
modo. Ovviamente Christopher la stava prendendo in giro, come aveva
potuto solo
pensate che fosse serio!
Christopher
parcheggiò l’auto nel cortile del Pensionato e
si piegò verso Bonnie per baciarla e salutarla, ma lei gli
mise una mano sul
petto “Stefan e Damon sono in ospedale”
mormorò rossa come un pomodoro “Ti va
di entrare?”.
Il
ragazzo ghignò alzando un sopracciglio “Stai
cercando di
sedurmi, Bon?” insinuò con voce calda.
Lei
rabbrividì e sorrise imbarazzata “Pensavo che
fosse
un’occasione per starcene un po’ da soli e
tranquilli”.
Il
tempo di scendere dalla macchina, aprire la porta di
casa, fare le scale e si erano già stesi sul letto di Bonnie
a baciarsi.
La
giovane sentì il cuore battere all’impazzata
perché era
la prima volta che si trovava in una situazione così intima
con un ragazzo. In
realtà intendeva davvero passare solamente del tempo con
lui, senza malizia o
secondi fini, ma le cose si erano fatte in fretta molto più esigenti.
Christopher
smise di baciarla e sollevò leggermente la testa
per bisogno di respirare. Guardò quella piccola ragazza dai
capelli rosso fuoco
e le accarezzò una guancia “Sei bella”
le confessò con ammirazione.
Bonnie
sgranò gli occhi e arrossì di nuovo. Non era
abituata
a certi complimenti, soprattutto detti con quel tono premuroso.
“Chris”
incominciò con una nota tremolante “Mi dispiace
davvero per tuo fratello e mi dispiace di averti costretto a
raccontarmelo”.
“Sono
felice di averlo fatto” la rassicurò lui
“Ero stufo di
parlarne solo con i miei genitori. Non voglio avere segreti con te,
Bonnie”.
“Puoi
parlarne con me” ribadì lei “Io
– avrebbe voluto dire
di essere nella sua stessa situazione, ma tacque- mio fratello
è via da tanto
tempo e non lo sento da mesi, un po’ ti posso
capire”.
“Non
pretendo che tu mi capisca, mi basta avertelo detto. È
come se mi avessi sollevato da un peso” le confidò
“Ma ora non voglio parlare
di mio fratello” cambiò discorso “Ora
sono con te” e scese a baciarle il collo.
Bonnie
sospirò e gli prese il volto tra le mani portandolo
alle labbra. Il bacio s’infuocò in un attimo e lei
strinse così tanto i capelli
del ragazzo che temette di strapparglieli.
Christopher
fece scivolare le mani lungo i fianchi e
raggiunse l’orlo della maglia che la rossa indossava. Le sue
dita trovarono
immediatamente la strada per raggiungere la pelle della pancia e
iniziarono a
coccolarla con movimenti circolari.
Mentre
una mano continuava a stuzzicarle l’ombelico,
l’altra
scese fino alla sua gamba destra, coperta dai Jeans, ed
iniziò ad accarezzarla
sempre più audacemente, sempre
più su.
Bonnie
sorrise contro le sue labbra, chiedendosi fino a dove
si sarebbero spinti. Non lo scoprì mai. Udì
distintamente la porta di casa
sbattere e interruppe bruscamente il bacio.
Maledì
mentalmente il loro disturbatore. Sicuramente
si trattava Damon; Stefan non avrebbe mai
lasciato l’ospedale così presto.
“Festa
finita?” intuì Christopher leggermente deluso.
“Mi
dispiace” Bonnie si morse le labbra.
“Non
preoccuparti” le disse alzandosi e liberandola dal suo
peso “E’ meglio che torni a casa. Ti chiamo
più tardi, ok?”.
Bonnie
lo seguì fino alla porta della camera e decise di
vendicarsi di Damon. Il vampiro odiava Christopher, odiava vederlo in
casa,
odiava vederlo con lei e la giovane seppe come sfruttare al meglio quel
risentimento.
Baciò
Christopher un’ultima volta, strusciandosi su di lui e
spingendolo contro lo stipite della porta. Lui rispose con altrettanto
ardore.
Damon
con il suo superudito ovviamente aveva sentito ogni
singolo suono da quando era entrato e si trattenne dal salire al piano
superiore e staccare il collo a quello stronzetto.
Restò
all’entrata e aspettò che scendesse. Il biondino
comparve dopo poco con un’espressione talmente idiota e
soddisfatta che Damon
sentì il desiderio incontrollabile di tirargli un pungo sui
denti.
“Non
hai una casa tua?” disse il vampiro ironicamente.
“Non
stavamo facendo niente di male” si difese Christopher
innocentemente.
“Risparmiati,
ragazzino, so perfettamente cosa fanno una
ragazza e un ragazzo in una camera. Ma preferirei che non lo faceste in
casa
mia”.
“E
anche casa di Bonnie e finché lei avrà piacere ad
avermi
qui, io non mi scuserò con te”.
Damon
si tese, chiedendosi da dove arrivasse
quell’improvviso cambiamento di tono e di atteggiamento.
“Tu
non mi piaci” dichiarò Damon piegandosi su di lui
minacciosamente “E non è un mistero. Ma se mi
accorgo che Bonnie torna ancora a
casa sconvolta come qualche sera fa per colpa tua, ti farò
così male che non
guarderai mai più una ragazza in vita tua”.
“E’
una minaccia?”.
“Sì”
Damon non aveva nessun bisogno di nascondersi.
“Con
tutto quello che le hai fatto, non dovresti nemmeno
pronunciare il suo nome” replicò Christopher
“Lo vedo come l’hai ridotta, so
che è tutta colpa tua. Settimane fa era uno straccio, non
parla più con le sue
amiche. Io sono quello che
è riuscito
a farla stare meglio e sono io l’unico che ha il diritto di
proteggerla”.
Damon
restò allibito mentre osservava il ragazzo uscire di
casa. Era senza parole (cosa più unica che rara), non aveva
ribattuto perché
quel fottuto sosia di Baby** aveva
ragione quasi su tutto.
Vero,
era Damon il responsabile del tracollo emotivo di
Bonnie. Falso, non era Christopher colui che avrebbe dovuto occuparsi
di lei.
Quel
ragazzo era furbo, aveva raggirato tutti con una
facilità impressionante (tutti tranne Meredith, lei era
troppo intelligente),
era viscido, perché aveva la capacità di cambiare
faccia da un momento con
l’altro, ed era anche un ottimo osservatore: aveva capito
subito che Damon era
il meno amato, sapeva che qualunque cosa avesse detto contro di lui,
Bonnie non
gli avrebbe mai creduto.
Si
stava scontrando con qualcuno molto più esperto,
però. Il
vampiro non si sarebbe fatto sottomettere così facilmente.
Avrebbe allontanato
Christopher da Bonnie a costo di farsi odiare per tutta la vita.
Salì,
dunque, al piano superiore con l’intenzione di
proibire a Bonnie di farlo entrare in casa, ma la visione che si
trovò di
fronte lo spiazzò totalmente.
La
ragazza era in corridoio, appena fuori da camera sua, in
biancheria intima. Niente di sexy, un semplicissimo completo nero senza
nemmeno
un po’ di pizzo o di trasparenze, ma la sua gola si
seccò ugualmente.
Bonnie
non aveva delle grandi forme. Una prima scarsa di
reggiseno e un sedere piccolo, ma sodo. Non era una cosiddetta
“bomba sexy”, ma
essendo così bassina le proporzioni erano azzeccate e
… beh forse non era
proprio la classica ragazza da poster in camera, ma faceva ugualmente
la sua
figura.
Provò
immaginarsi per un attimo come doveva essere toccare
la sua pelle così bianca da sembrare trasparente, cosa si
provava a sfiorare
quel collo da ballerina con i denti, che sapore avevano le labbra
ancora rosse
dai baci di Christopher.
Scosse
la testa scacciando quei pensieri saltati fuori da
chissà dove.
D’altra
parte mancò poco che Bonnie scappasse di nuovo nella
sua stanza per nascondersi.
Da
qualche giorno il suo bagno privato era inagibile, per
colpa di una tubatura rotta. L’idraulico aveva detto che ci
sarebbe voluto un
po’ per cambiare tutto l’impianto che ormai era
vecchio.
Così
Bonnie aveva iniziato ad usare il bagno in fondo al
corridoio. Di solito andava avvolta in un asciugamano o si cambiava
direttamente là per fare la doccia. Quella sera,
però, era uscita semplicemente
in intimo credendo che Damon fosse rimasto in salotto. Dopotutto il
bagno era a
tre metri da camera sua, ci sarebbe voluto un secondo per raggiungerlo;
non
aveva proprio previsto che il vampiro sarebbe salito in
quel preciso secondo.
Fu,
quindi, lì per lì per coprirsi poi le vennero in
mente i
consigli di Matt e Tyler, che per quanto apparivano ridicoli, erano
anche abbastanza
diabolici.
Decise,
perciò, di restare dov’era, d’ignorare
Damon come al
solito, di superarlo e dirigersi verso il bagno come niente fosse.
L’uomo,
superato il primo momento di stordimento e ritornato
in sé, le sbarrò la strada “Dobbiamo
parlare”.
No.
Gli
inviò Bonnie mentalmente. Non
voleva sprecare neanche una parola.
“Va
bene, io parlo tu ascolti” propose Damon “Non
voglio più
vedere quel tipo in questa casa”.
Bonnie
scoppiò a ridere “Damon, fatti una vita tua e
smettila d’intrometterti nella mia” gli
intimò.
“Non
lo voglio qui” ripeté lui.
“Ma
io sì” obiettò Bonnie.
“Ti
va male che la casa sia mia e che tu sia sotto la mia
custodia, quindi devi fare quello che dico io”.
“Io
non devo fare un bel niente!”
s’infervorò lei “Qual è il
tuo problema? Perché non mi vuoi lasciare in
pace?”.
“Non
mi piace quel ragazzo, non è una bella persona, non mi
fido di lui e se potessi ti proibirei di vederlo. So che non mi daresti
mai
ascolto, ma almeno posso impedirti di farlo entrare in casa”.
Bonnie
aprì e richiuse la bocca più e più
volte senza
trovare le parole per esprimere tutta la rabbia.
“Con
tutto quello che hai fatto … non so nemmeno come mai
t’importi tanto che io esca con il ragazzo sbagliato. V- vuoi
vedermi infelice
per sempre? Ti dà fastidio che qualcuno possa essere buono
con me? Pensi che
non mi meriti qualcuno che mi ama?”.
Qualcuno
che mi ama. Damon
ripeté nella sua testa. Un
momento: da quando in qua si parlava di amore?
“Ti
sta mentendo, Bonnie! E tu sei così stupida da cascarci!
Ma non lo vedi? È tutto troppo perfetto per essere
reale”.
“E’
così difficile credere che un ragazzo come Christopher
sia interessato a una come me?” urlò Bonnie in
preda al furore “Perché non
accetti il fatto che io valgo qualcosa! Solo perché tu mi
consideri una
cretina, non vuol dire che siano tutti come te!”.
“Non
ho mai detto di considerati una cretina”.
Ma
lei nemmeno lo ascoltava più “Se non lo avessi
ancora
notato, qui l’unico che mi ha mentito, che mi ha raggirato
sei tu! Tu sapevi che ero stata
adottata, tu hai ucciso mio
fratello …. Tu, tu e
tu, solo tu. Eppure hai ancora il coraggio di accusare
l’unica persona che mi
sta aiutando”.
“Bonnie,
Bonnie, guardami ora” ordinò Damon circondandole
il
viso tra le mani. Le cercò di divincolarsi, ma non
c’era verso di sfuggire alla
presa “Guardami negli occhi e dimmi se non sono sincero in
questo momento”.
Bonnie
non rispose e si rifiutò di ricambiare lo sguardo.
Odiava essere così debole ma non poter sottrarsi a quel
tocco. Desiderò che la
signora Flowers le avesse già insegnato qualche incantesimo
per proteggersi dai
vampiri.
“Sai
che ho ragione” parlò Damon “Dentro di
te sai che
Christopher vuole qualcosa da te e quando l’avrà
ottenuta, scomparirà”.
“Lasciami”.
“Non
devi stare con lui solo per dimostrare il punto, non
devi stare con lui solo per fare arrabbiare me”.
“Sto
con lui perché mi piace”.
“Torna
dalla tue amiche, Bonnie” sembrava quasi una supplica
“Stai con persone che tengono davvero a te, che non ti
lasceranno mai”.
“Come
hai fatto tu?” lo sfidò la ragazza.
“Non
ho intenzione di andare da nessuna parte”.
“Rimarrai
qui?” chiese Bonnie senza credere nemmeno per un
attimo alle sue stesse parole.
“Sì”.
Risposta
spiazzante; Bonnie dovette ammetterlo, ma un
leggero disorientamento fu tutto quello che suscitò.
“Non
sei niente nella mia vita” disse con convinzione
“Sei
il primo che non vorrei intorno e vorrei davvero che sparissi come
sette anni
fa. Ora lasciami” tolse con le sue mani quelle del vampiro
ancora appoggiate
alle sue guance e corse in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
“Come
sta la nostra inferma oggi?” chiese Damon
entrando nella stanza dove riposava Meredith.
“Damon,
vattene” gli ordinò Alaric, seduto accanto
al letto “Il tuo sarcasmo non è
richiesto”.
“Ok,
solo perché non puoi fare sesso con la tua
ragazza per qualche giorno, non c’è bisogno di
essere così acidi”.
Alaric
divenne livido in volto, mentre Meredith
scoppiò sorprendentemente a ridere. Da tre giorni era
circondata da persone
tremendamente serie che continuavano a chiederle delle sue condizioni
di
salute. In quel momento le battute fuori luogo di Damon erano
più che
apprezzate.
“Comunque
non sono venuto qui per dilettarvi con
la mia dirompente simpatia. Ho intenzione di fare visita ai genitori di
Christopher e mi serve la fotografia di cui mi hai parlato per
confrontarla con
quella che ha visto Bonnie”.
“E’
a casa mia. Devi proprio andarci oggi?”
rispose Alaric.
“Sì;
so per certo che il biondino è alla fiera con
Bonnie, quindi ho via libera”.
“Accompagnalo”
la ragazza si rivolse ad Alaric
“Va’ con lui”.
“No,
Mere” si oppose lui “Non voglio lasciarti
sola”.
“Ci
sono i miei genitori qui fuori. E poi Tyler si
è offerto di venire a trovarmi più tardi dato che
non vuole andare alla fiera.
Voglio che andiate tutti e due e voglio che risolviate questa faccenda
entro
stasera”.
“Uuuh,
adesso capisco perché impazzisci per questa
ragazza, amico” commentò Damon con un fischio
“E’ così autoritaria anche nel
letto?”.
“FUORI!”.
Mezz’ora
dopo i due uomini osservavano la casa
incriminata seduti nella macchina di Damon.
“Credo
che dovresti andare solo tu” suggerì
quest’ultimo.
“Perché?”
s’insospettì Alaric.
“Come
dovrei presentarmi io?” sbuffò Damon
“Come
lo zio della ragazza del loro adorato figlio? Tu sei il suo insegnante
di
storia; puoi inventarti una palla su qualche compito andato male o su
una
punizione”.
“Sei
un vampiro. Non devi presentarti, puoi influenzarli
per farti entrare” gli fece
notare Alaric.
“Ottima
idea!” sbottò l’altro con sarcasmo
“E se
Bonnie gli avesse dato della verbena? Mi beccherebbero in un
attimo!”.
“Mi
devi una birra” concluse l’amico infilandosi
la fotografia stampata in tasca e dirigendosi verso la porta di casa
Rydell.
Damon
attese pazientemente in auto, ma passata
un’altra mezz’ora iniziò prima ad
annoiarsi, poi a insospettirsi. Perché ci stava
mettendo così tanto?
Scese
anche lui dalla macchina e decise di bussare
alla porta, palesando la sua presenza. Voleva controllare che il suo
amico non
si fosse messo nei guai.
Aprì
una donna che assomigliava molto a
Christopher; una bella donna e Damon ci avrebbe fatto anche un
pensierino se le
circostanze fossero state diverse.
“Signora
Rydell, credo che non ci siamo mai
presentati ufficialme-”.
“So
chi sei” lo interruppe lei freddamente “E non
posso farti entrare in casa”.
Damon
si sconcertò per quella risposta. Si portò
più vicino alla donna e la fissò negli occhi,
mentre un dubbio gli s’insinuava
nella mente.
L’espressione
della signora era vuota e sembrava
proprio che qualcuno le avesse inculcato quell’ordine e che
lei lo ripetesse a
macchinetta.
Non
ci volle molto per capire che era stata
soggiogata. In quell’esatto momento Alaric scese le scale
ritrovandosi
all’ingresso, dopo essere finalmente riuscito ad intrufolarsi
in camera di
Christopher, e sventolò davanti a Damon la cornice con
l’immagine del presunto
fratello di Christopher e il foglio con la foto che aveva stampato
Meredith.
Raffigurava entrambe lo stesso ragazzo.
“Cazzo”
esclamò Damon lanciandosi verso la
macchina, seguito da un Alaric altrettanto agitato.
Quel
venerdì sera di fine marzo era singolarmente caldo.
Bonnie si era vestita con un vestito un po’ pesante con un
motivo a fiori, ma
non aveva messo le calze. L’aria era particolarmente tiepida
e non sentì
nemmeno la necessità di portarsi dietro una giacca.
Perché
poi prendere qualcosa per coprirsi quando c’erano
già
le braccia di Christopher a tenerle caldo?
La
fiera era esattamente come se l’era immaginata e Bonnie
non aspettava altro che salire sulla ruota panoramica e baciare
Christopher sul
punto più alto. Era una fantasia da quindicenne malata di
film romantici fino
alla nausea, ma non poteva farne a meno.
Non
si sarebbe mai stancata di ripeterlo, ma ciò di cui
aveva bisogno era normalità e il bacio sulla ruota
panoramica alla fiera della
scuola era il cliché più gettonato tra le
adolescenti.
Le
era parso di vedere Elena e Stefan alla bancarella dei
premi e Caroline e Matt a quella dei dolci. Aveva parlato alle sue
amiche solo
all’inizio della serata, si erano aggiornate sulle condizioni
di Meredith e poi
ognuno per la sua strada.
Bonnie
dovette ammettere che quella distanza che si era
frapposta fra loro la rendeva triste. Era stata lei la prima a metterla
e non
se ne pentiva, perché era convinta che le sarebbe servita,
ma a volte le
mancava il rapporto che avevano condiviso.
Quando
qualche giorno prima aveva confidato a Meredith i
suoi dubbi sulla sincerità di Christopher, si era sentita
subito sollevata,
come se fosse tornata indietro di qualche tempo.
Non
voleva pensarci, però proprio in quel momento, non
quando era con Christopher che la stringeva contro di sé con
un braccio attorno
alle spalle, mentre giravano per la fiera.
“Guarda”
lo richiamò Bonnie “La ruota ha quasi finito il
giro, dai mettiamoci in coda!” lo pregò
saltellando.
“No
ho molta voglia di stare tra la gente, Bonnie” ammise
Chris “Vorrei starmene solo con te”.
“Ma
è il nostro primo appuntamento ufficiale … volevo
fare
qualcosa di romantico” mise il broncio la ragazza indicando
ancora la giostra.
“Non
voglio allontanarmi per molto” promise lui “In
realtà
avevo programmato una passeggiata vicino al bosco. Con questa luna deve
essere
molto romantico”.
Bonnie
guardò verso gli alberi, che le parvero terrificanti,
ma sicuramente insieme a Christopher avrebbero avuto
tutt’altro aspetto.
“Vuoi
per caso approfittarti di me?” chiese Bonnie stando al
gioco.
“Ti
darebbe fastidio?”.
Bonnie
arricciò le labbra, gli prese la mano lo tirò
leggermente verso il bosco, in segno di assenso.
Superarono
il limitare degli alberi e si addentrarono per un
po’ tra le radici e i cespugli, in cerca di privacy. Infine
giunsero in una
zona abbastanza appartata, la musica della fiera arrivava fioca e
indistinguibile e attorno a loro non si muoveva una foglia.
In
altre circostanze Bonnie avrebbe avuto brividi di paura
lungo tutto il corpo, ma la presenza del giovane le trasmetteva una
sicurezza
disarmante.
Si
ritrovò contro il tronco di un albero, premuta da un
Christopher piuttosto spinto che
non
vedeva l’ora di sentire il corpo della ragazza vicino al suo.
Bonnie
lo strinse a sé come era solita fare e non si
sorprese di percepire le mani di Christopher vagare per i suoi fianchi
e
fermarsi una appena sopra il suo sedere e una appena sotto. Lo sentiva
più
coinvolto del normale, più agitato, quasi fremente e Bonnie
rimase un po’
scombussolata da tutta quella passione. Non
avrà in mente di farlo in un bosco, contro un albero, vero?
Fu la domanda
che si pose da sola.
Le
labbra di lui si scostarono e Bonnie fu sul punto di
protestare, ma quelle trovarono presto la via per il suo collo che
s’inarcò
istintivamente.
Christopher
riportò le mani più in alto sulla schiena e
l’attirò, se possibile, ancora più a
sé e continuò a baciarle il collo come se
fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto. E fu lì che
Bonnie, inizialmente persa
dai brividi che quella bocca le provocava, capì che qualcosa
non andava.
Improvvisamente
avvertì come due puntine lambirle la pelle e
fare sempre più pressione. Entrò nel panico in un
nanosecondo.
Non
può essere, no, no, è
impossibile.
Si
divincolò come un animale in trappola e Christopher la
lasciò andare senza opporre resistenza.
Bonnie
poté verificare con i suoi occhi quanto i suoi sospetti
fossero fondati: il viso di Christopher era trasfigurato in quello di
un
vampiro, denti allunganti, occhi rossi.
L’istinto
fu quello d’indietreggiare ma l’albero glielo
impedì. Si schiacciò contro il tronco, portandosi
una mano alla bocca.
“Delusa,
Bon?” le chiese il vampiro “Dovresti essere
abituata a quelli come me” la sua voce era cambiata, non
più dolce e
rassicurante, ma strafottente.
“Questo
è un incubo, è solamente un incubo”
seguitò a
ripetere la ragazza tenendo gli occhi chiusi.
“Mi
dispiace rovinarti la festa, ma è tutto terribilmente
reale” la contraddisse Christopher, il suo
Christopher, il ragazzo normale. Un
vampiro.
“Come
può essere?” tremolò Bonnie
“Nessuno se ne è mai
accorto”.
“Sono
vecchio, tesoro. Sono veramente troppo
vecchio e sono capace di nascondere alla
perfezione la mia aura” spiegò “E poi i
tuoi amici vampiri sono una tale banda
d’imbecilli che non se ne sarebbero mai accorti”.
“Devo
andarmene” sentenziò Bonnie prossima al vomito. Si
girò senza pensare che Christopher l’avrebbe
bloccata al primo passo.
Infatti
le si parò di fronte impendendole il passaggio
“Non
così in fretta”.
“Cosa
vuoi?” domandò lei con una calma innaturale.
“Non
è ovvio?” la prese in giro lui posandole le mani
ai
lati del collo “Voglio te e il tuo sangue”.
Bonnie
si sottrasse al tocco e fece un passo indietro.
Christopher non la trattenne, gli piaceva da matti giocare al gatto e
al topo.
“E’
da tanto che ti seguo, Bonnie, da quasi un anno, eppure
non sono mai riuscito ad avvicinarti”.
La
rossa aveva le gambe deboli ma non voleva cedere. Lo
fronteggiò con una certa spavalderia, sebbene dentro di lei
morisse dalla
paura, e cercò di prendere tempo sperando di trovare una via
di fuga o che
qualcuno venisse in suo aiuto.
“Eri
tu quella volta a Roma, vicino al mio collegio***” era
più un’affermazione che una domanda.
“Intuizione
azzeccata!” confermò lui “E sono anche
riuscito
ad intrufolarmi nel dormitorio una volta, ero certo di aver raggiunto
la tua
stanza. Immaginati la mia rabbia quando ho scoperto di aver tra le mani
la
ragazza sbagliata”.
Giada,
la ragazza
scomparsa, ritrovata morta in un campo.
“Sono
stato punit per quell’errore” Bonnie non
trovò il
senso di quella frase ma lo lasciò proseguire
“Così quando ti sei trasferita
qui, ho ottenuto la mia occasione di riscattarmi e di averti”
era così contento di averla in pungo che si perse nei
racconti “Eppure non potevo toccarti, non potevo assaporarti,
non potevi rivelarmi
fino al momento giusto. È stato così frustrante
resistere al richiamo del tuo
sangue”.
“Che
cosa t’impediva di mordermi?”.
“Dovevo
aspettare che scoprissi la verità sul tuo conto,
sciocchina. Giuro, credevo non sarebbe mai successo e quando
improvvisamente
sei venuta da me dicendomi che avevi litigato brutalmente con la tua
famiglia,
ho capito che finalmente la verità era venuta a galla. Ma ho
dovuto lavorare
per far sì che ti fidassi di me, pensavo che non ti saresti
mai più staccata
dalla sottana di Damon. Chi avrebbe mai immaginato che
l’idiota avrebbe
incasinato tutto da solo. Anche nelle mie fantasie più
originali, non mi sarei
mai sognato che avesse ucciso tuo fratello” disse
sinceramente colpito “Beh …
meglio per me!”.
“Tutto
quello che mi hai detto sulla tua famiglia è una
bugia? Non sono i tuoi genitori e non hai nessun fratello
morto” Bonnie stava
piano, piano mettendo tutti i pezzi al posto giusto.
“Dio,
no!” esclamò Christopher “Il ragazzo che
hai visto
sulla parete della stanza è il loro vero figlio.
È al college per cui sapevo
che non mi avrebbe dato problemi. I suoi genitori non vivevano
più a Fell’s
Church da anni, ma possedevano ancora la casa, quindi mi è
bastato trovarli,
ipnotizzarli, cancellare loro la memoria e crearmi una famiglia.
Sarebbe tutto
andato splendidamente se tu non avessi mai visto quella foto, ma
è stato un mio
errore; lo ammetto: mi era sfuggita”.
“Ti
sei inventato tutto? Dalla prima all’ultima parola”
Bonnie era sconvolta, si sentiva come in una realtà
parallela, come in una vita
non sua.
“Sono
molto creativo” fece le spallucce Christopher “Poi
sei
talmente facile da ingannare. Avresti creduto ad ogni mia singola
parola. Il
tuo unico sbaglio è stato confidarti con Meredith, quella
mossa ha complicato
parecchio le cose”.
Bonnie
spalancò gli occhi “Sei stato tu ad
aggredirla!”.
“Colpevole”
confessò lui “Non potevo permettere che
indagasse su di me, perché mi avrebbe smascherato.
L’ho ridotta in fin di vita,
ero convinto sarebbe morta e invece quella stupida coppia di
fidanzatini l’ha
trovata!”.
“E’
una delle mie migliori amiche”.
“Lo
stai dicendo come se la cosa mi dovesse importare”.
Il
suo tono era terribilmente simile a quello di Damon.
“Tutto
quello che ho detto e fatto, le parole dolci, i baci,
gli appuntamenti, era tutta una recita, Bonnie. Tu per me sei stata
soltanto
lavoro e francamente non me ne frega nulla se devo uccidere qualche tuo
amico
per ottenere quello che voglio” le rivelò e lo
stomaco della ragazza si
contrasse.
“Perché
mi stai dicendo queste cose adesso?”.
“Meredith
non è morta, quindi è solo questione di tempo
prima che i tuoi amici mi scoprano. Ho deciso che ti porterò
via stanotte.
Ormai hai accettato i tuoi Poteri e li stai allenando, sei sbloccata
per quanto
mi riguarda. Completerai i tuoi studi da un’altra parte e io
avrò finito la mia
missione. Ti lascerò a chi ha realmente bisogno di
te” concluse con fare
pragmatico “Ma prima voglio assaggiare il tuo sangue, lo
bramo da mesi e non
posso più resistere”.
Prima
che Bonnie potesse anche solo respirare, il vampiro le
fu addosso, la spinse di nuovo contro un albero mormorando in modo
disconnesso
“Si arrabbierà, si arrabbierà con me,
ma il desiderio è troppo forte”.
Bonnie
credette che stesse delirando e si preoccupò
maggiormente di ciò che avrebbe subito.
I
canini di Christopher stuzzicarono ancora la sua pelle e
si prepararono ad affondare. Bonnie chiuse gli occhi e
iniziò a piangere.
Due
mani, furiose e decise, strapparono il corpo del mostro
da Bonnie e lo buttarono per terra.
La
ragazza ebbe appena il tempo per riconoscere Stefan,
prima che Christopher si scagliasse contro di lui prendendolo per le
spalle.
I
due vampiri iniziarono a lottare forsennatamente, come
indemoniati, ma era chiaro che Christopher fosse molto più
forte.
Stefan
parava i colpi e riusciva a schivare, ma
controbatteva debolmente e per ogni pugno o calcio andato a segno, ne
riceveva
il doppio.
Era
più giovane di Christopher e non si nutriva di sangue
umano, questo lo rendeva inoffensivo.
Damon
dove sei?
Si chiese Bonnie.
In
due avrebbero avuto più chance e inoltre Damon era
più
potente e più spaventoso.
Bonnie
si accovacciò su se stessa sentendosi inutile e
fragile. Non aveva ancora sviluppato i suoi Poteri da strega per
potersi
difendere e non aveva idea di come aiutare Stefan.
Christopher
stava decisamente avendo la meglio. Aveva
inchiodato l’altro vampiro contro un tronco e lo teneva fermo
mentre Stefan si
dibatteva tentando di morderlo.
Fu
allora che Bonnie scorse un pezzo di legno appuntito a
terra, a neanche un metro da lei. Si allungò lentamente e lo
afferrò e notò con
sollievo che Christopher era troppo occupato per accorgersene.
Fece
un bel respiro e agì in fretta: si alzò e
spiccò una
corsa verso la schiena del suo ex- fidanzato e gli conficcò
il ramo dritto
all’altezza del cuore.
Il
vampiro s’irrigidì e crollò a terra in
un mucchio di
ceneri.
Stefan
guardò Bonnie e Bonnie guardò Stefan. La ragazza
aveva il fiato corto e scoppiò a piangere istericamente
fissando le polveri del
giovane di cui si era così cecamente fidata.
Lo
aveva ucciso, lo aveva ucciso! Si sentiva sporca, in
colpa, anche se non avrebbe dovuto.
Le
braccia di Stefan la circondarono e lei quasi non se ne
rese conto. Non fece nemmeno caso alla voce di Damon, infine
sopraggiunto, che
ringhiando chiedeva al fratello di raccontare l’accaduto.
Le
gambe le cedettero e svenne nell’abbraccio del vampiro
dagli occhi verdi.
Si
risvegliò in auto, stesa sui sedili posteriori. La testa
le doleva ed era tutta frastornata. Si tirò su a sedere e
guardando fuori dal
finestrino vide che stavano imboccando il vialetto di casa.
“Bonnie”
la chiamò Stefan girandosi dal sedile di destra
“Come ti senti?” allungò una mano
indietro.
Bonnie
la strinse forte e scosse la testa
tranquillizzandolo. Non era ferita, stava bene fisicamente, ma era
ancora
troppo impaurita e scombussolata per parlare.
Scesero
tutti e tre dall’auto e si diressero verso il
Pensionato. Bonnie li lasciò andare avanti e si
fermò sul portico.
Si
voltò verso l’enorme cortile, dove solo il giorno
vi era
parcheggiata la macchina di Christopher. Si appoggiò ad una
colonna della
veranda e si lasciò scivolare fino a sedersi sui gradini.
Restò
immobile con lo sguardo vacuo. Non riusciva a
piangere, aveva esaurito le lacrime e nemmeno voleva.
Non
sentiva più niente, niente tristezza, rabbia, delusione,
niente emozioni. Vuoto totale.
Assenza di sentimenti. Avrebbe soltanto desiderato addormentarsi e
dimenticare
tutto.
Damon
tornò indietro non appena la notò seduta sui
gradini
del portico. La raggiunse e si mise nella sua stessa posizione,
dall’altra
parte rispetto a lei.
“Dillo”
pronunciò Bonnie monocorde.
“Cosa?”
“Che
me l’avevi detto”.
Damon
avrebbe voluto dirlo, davvero con tutto il cuore, ma
si trattenne. Bonnie non aveva bisogno di rimproveri. “Mi
dispiace di non
essere arrivato in tempo” mormorò “Avrei
dovuto essere lì con te questa sera”.
Bonnie
non rispose, non diede neanche segno di averlo
ascoltato.
“Ti
prometto che nessuno ti farà più del
male”.
“Avevi
ragione, Damon” lo accontentò Bonnie “Ma
non ti ho
perdonato e non voglio la tua compassione, quindi puoi anche
rientrare” non
sapeva neppure lei da dove provenisse quella cattiveria.
“Non
me ne vado” replicò Damon “Io
sono qui”.
Ed
era dannatamente vero.
Era
lì e non se ne sarebbe mai andato. Anche se lei lo
avessi respinto, gli avesse urlato addosso, lo avesse cacciato o
odiato,Damon
sarebbe stato sempre lì per lei.
L’aveva
delusa, l’aveva ferita e l’aveva ignorata. Non
avrebbe mai più commesso un errore simile.
E
anche se avrebbe voluto abbracciarla, stringerla fino a
toglierle il respiro, coccolarla fino a farla addormentare,
restò fermò sul
quel gradino lontano da lei.
In
quel momento forse Bonnie non lo avrebbe voluto troppo
vicino o forse sì. Forse aveva bisogno di lui, ma non lo
avrebbe mai ammesso.
Ma
Damon lo sapeva. Se Bonnie gli avesse chiesto un
abbraccio, lui glielo avrebbe concesso e se fosse stata in silenzio
tutta notte
a fissarsi i piedi, lui le avrebbe tenuto compagnia.
E
perciò non si mosse.
Perché
lui c’era.
“Light up,
light up
As if you have a choice
Even if you cannot hear my voice
I'll be right beside you dear
Louder, louder
And we'll run for our lives
I can hardly speak, I understand
Why you can't raise your voice to say”
(Run- cover by
Leona Lewis).
Il
mio spazio:
Scusate,
scusate, scusate!! So di essere in megaritardo
ma sono stati giorni da delirio: è ricominciata
l’università e settimana era a
letto con febbre e non sono riuscita a scrivere =(
Come
avete notato è un capitolo molto lungo e
denso; non mi andava di scriverlo in fretta e male e quindi mi sono
presa una
settimana in più; spero ne sia valsa l’attesa.
Ricordate
quando, qualche capitolo fa, vi ho
assicurato che per Bonnie non ci sarebbero state più
delusioni? Ecco, mi era
dimenticata di questa piccola
svolta.
Ora
probabilmente la maggior parte di voi saranno
divise tra coloro che mi vorrebbero uccidere per aver eliminato
l’unico in
grado di scatenare la gelosia di Damon, e coloro che stanno
festeggiando per la
dipartita di Justin Bieber.
Quando
ho inserito il personaggio di Christopher,
avevo già in mente come sarebbe andata a finire e ammetto di
aver accelerato
parecchio i tempi in questo ultimi due capitoli. Sapevo che se avessi
messo
vari indizi qua e là, voi avreste intuito subito tutto e non
volevo rovinare l’effetto
a sorpresa, ecco perché ho scelto di farlo sparire
così in fretta.
Comunque
non preoccupatevi, anche se Christopher
non c’è più, ha svolto benissimo il suo
lavoro: Damon si è reso di poter
perdere Bonnie in un attimo, che chiunque gliela può
soffiare davanti agli
occhi e si sarà una bella regolata; specialmente nei
prossimi due capitoli.
La
fine è volutamente un po’ affrettata, ma nel
prossimo pezzo analizzerò la reazione di Bonnie, che
(anticipo) non sarà
certamente delle migliori.
Damon,
poi, inizia ad avere certi pensieri
sulla sua nipotina e non saranno certo gli ultimi. Secondo
voi quanto ci metterà Bonnie a ricambiare? Non dimentichiamoci che in
mezzo c’è
anche Elena!
Per
adesso i lupi mannari sembrano in modalità
“facciamo
la pace”, ma quanto durerà la tregua? Chi
sarà il primo a fare un passo falso?
Ragazze,
come al solito siete invitate a lasciarmi
i vostri pareri su questi quesiti e a lasciarmi anche tutte le vostre
richieste
=)
Ho
in mente anche un sacco di idee per storie
future e la prossima volta ve ne sottoporrò alcune,
così magari mi potrete
aiutare a decidere su quale iniziare a lavorare una volta finita
Ashes&Wine.
Come
al solito sono anche in ritardissimo con le risposte
alle vostre recensioni. Prometto che tra oggi e domani
risponderò a tutte
quelle del capitolo precedente!
Vi
ringrazio immensamente per tutti i consigli che
mi date, ringrazio chi legge, recensisce e segue!!
E
ora vi lascio con le immagini dei personaggi
originali che sono apparsi fino ad’ora
Christopher
Rydell.
Layla Lehmann.
*GTA: Grand Theft Auto (abbreviazione: GTA, letteralmente Grande Furto di Auto, cioè furto d'auto aggravato) è il nome di una serie di videogiochi multipiattaforma catalogabile come "simulazione della vita criminale", distribuita da Rockstar Games. Il protagonista di ogni episodio è infatti un criminale esperto. Il gioco è chiamato "Grand Theft Auto" per indicare la frequenza con cui il giocatore si ritroverà a dover compiere furti di automobili (nessun protagonista della serie possiede una macchina propria, infatti). Per guadagnare soldi e farsi una reputazione all'interno della città in cui si svolge il gioco, il giocatore dovrà scontrarsi con i criminali e le gang rivali, portando a compimento le missioni che gli saranno assegnate dagli amici, dagli alleati, dai boss o dalla gang di appartenenza (definizione presa da Wikipedia)** Baby: canzone di Justien Bieber.
***: Mi riferisco al primissimo sogno avuto da Bonnie, nel quale si descrive un momento realmente accaduto in cui si è sentita inseguita da qualcuno quando ancora viveva a Roma.