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Autore: Sissi Bennett    10/03/2012    4 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ashes &Wine

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Capitolo ventidue: Even if you cannot hear my voice.

 

“You don't even know the meaning of the words "I'm sorry"
You said you would love me until you die
And as far as I know you're still alive, baby
You don't even know the meaning of the words "I'm sorry"
I'm starting to believe it should be illegal to deceive a woman's heart”

(Illegal- Shakira).

 

Meredith stava scarabocchiando l’angolo del suo quaderno di matematica da qualche minuto. Era la sua materia preferita, ma al momento non aveva proprio la testa per stare attenta alla lezione.

Stava ancora pensando alla conversazione avuta con Damon. Le era parso strano che avesse chiesto aiuto proprio a lei, considerando che non erano esattamente in buoni rapporti, ma d’altro lato la rincuorava.

Quando Bonnie il giorno prima aveva chiesto loro un po’ di spazio per stare da sola, le era parso subito un po’ avventato.

Che la ragazza fosse sconvolta, era chiaro. E Meredith trovava anche sensato non riallacciare subito i rapporti come se niente fosse successo.

Ma ormai erano passate due settimane e si sarebbe aspettata qualche progresso e non un altro allontanamento.

Era convinta che bisognasse lavorare insieme per risolvere le incomprensioni e temeva che se Bonnie si fosse attaccata troppo a Christopher, sarebbe finita per dimenticarsi di tutte loro.

Meredith odiava non poter rimediare ai suoi errori, odiava che non le venisse nemmeno data la possibilità e incolpava Christopher per questo.

All’inizio aveva pensato di essere paranoica, di manifestare una gelosia ritorta nei confronti del ragazzo, perché era colui che teneva Bonnie lontano. Il discorso che Damon le aveva fatto poco prima fuori da scuola era stato rivelatore.

Non che il vampiro fosse proprio il miglior termine di paragone, in fondo era la quintessenza della paranoia, possessività e gelosia, ma era anche intuitivo e aveva una certa capacità di classificare le persone. Di certo essere al mondo da così tanto tempo lo aveva aiutato a studiare con attenzione tutto ciò che lo circondava. Per assurdo, Meredith in quel frangente si fidava del giudizio di Damon, perché lei stessa aveva avuto la stessa impressione.

La campanella di fine lezione iniziò a suonare e la ragazza quasi non se ne accorse da tanto era immersa nelle sue valutazioni.

Vedendo che tutti avevano ritirato la propria roba e stavano lasciando l’aula, anche lei fece lo stesso. Una volta in corridoio ebbe la prova di ciò che le aveva riferito Damon.

Bonnie le passò davanti senza nemmeno notarla; aveva gli occhi stanchi e sembrava molto turbata, stringeva i libri al petto in maniera nervosa guardandosi intorno come se avesse paura di incontrare qualcuno. Doveva essere successo qualcosa la sera prima con Christopher.

Meredith la seguì fino all’armadietto e non resistette “Bonnie, stai bene?”.

La rossa sobbalzò al suono della voce della mora e si girò di scatto; un quaderno le scivolò di mano e cadde in terra. Si chinò per raccoglierlo e approfittò di quel momento per risponderle senza guardarla negli occhi “Certo, va tutto bene”.

Meredith non era il tipo da credere alla prima bugia buttata lì senza nemmeno troppa convinzione. Le pareva quasi che Bonnie da una parte non volesse esporsi, dall’altra che volesse confidarsi.

“Sei sicura? Sai che con me puoi parlare e che non dirò niente ad anima viva”. Eccetto Damon, ma dopotutto non è un’anima viva.

“Niente d’importante … voglio dire, ci sarà sicuramente una spiegazione logica” disse Bonnie in un susseguirsi di parole che avevano senso solo nella sua testa.

“Spiegazione per cosa?” insistesse Meredith che iniziava a preoccuparsi.

“Giurami che non lo dirai né ad Elena né a Caroline” le fece promettere, sicura che le due sarebbe corse subito da Stefan a raccontare tutto.

“Non ne farò parola con loro” garantì Meredith.

“Ieri sera Christopher mi ha detto una cosa sulla sua famiglia e poi … sua madre me l’ha smentita” dallo sguardo di Meredith capì di essere stata ancora più confusionaria di prima  e si spiegò meglio entrando nei dettagli “Ha detto di avere un fratello. Al momento mi è sembrato strano perché non me ne aveva mai parlato, ma non ci ho dato molto peso, fino a che sua madre non mi ha detto che Christopher è figlio unico”.

“E lui come ha replicato?”.

“Non c’era quando ne ho parlato con la madre. Sono scappata subito, non credo nemmeno sappia il motivo del mio comportamento. Mi ha chiamato un sacco di volte ma non ho mai risposto”.

Meredith corrugò la fronte non sapendo che pensare “Perché dirti di avere un fratello se non è vero? A che scopo?”.

“Ho provato ad immaginarmi per tutta la notte il motivo per cui mi abbia mentito, ma onestamente non riesco a pensare a niente di verosimile”.

“Oggi non l’hai ancora incontrato?”.

“No” negò Bonnie “Stamattina c’era un allenamento straordinario della squadra di football, i giocatori sono tutti esonerati dalle lezioni. Dovrebbero tornare dopo pranzo”.

“Forse posso controllare nell’archivio della scuola. L’anno scorso davo una mano in segreteria. Userò l’account di Alaric … conosco la sua password da mesi e non se n’è mai accorto” propose Meredith “Raggiungimi in biblioteca quando hai finito di mangiare, ok?”.

“Grazie, Mere” le disse Bonnie; sapeva che poteva fidarsi di Meredith. Tra tutte era quella che aveva cercato di essere il più sincera possibile. In più era una ragazza riflessiva, razionale e molto pratica e il suo giudizio di solito era obiettivo e piuttosto azzeccato.

La mora le strinse una spalla in segno di conforto, poi la sorpassò, diretta alla lezione successiva.

Damon ci aveva dannatamente visto giusto. Christopher nascondeva qualcosa di grosso e Bonnie sarebbe stata l’unica a rimetterci. Ancora.

 

Non ci poteva credere.

Di tutte le sfortune che gli erano piovute in testa, quella era la più eclatante. Da più di  vent’anni non vedeva quel maledetto spaccone. Fred Lehmann era il lupo mannaro che più aveva odiato in tutti i suoi cinquecento anni di vita.

Ricordava ancora quando ci era quasi rimasto secco. Avrebbe voluto staccargli il collo, ma era stato drogato con la verbena, era debole e il vigliacco era scappato prima che lui potesse mettergli le mani addosso.

Non ne aveva più sentito parlare e mai avrebbe pensato di rivederlo. Mai avrebbe pensato che il lupo avesse il coraggio di affrontarlo di nuovo.

Eppure, eccolo lì, invecchiato di vent’anni, ma con la stessa identica espressione di sfida e con la stessa voglia di creare problemi.

Erano in un luogo pubblico, ma in quel momento tutti gli studenti erano in classe e attorno a loro c’era il deserto. Damon allertò i sensi e si preparò per un eventuale attacco. E quella volta non lo avrebbe lasciato andare vivo.

“Chissà perché ma temevo che tu saresti stato la mia nuova spina nel fianco” gli disse avvicinandosi.

“Speravo in un saluto più caloroso … dopo tutto questo tempo” lo stuzzicò l’altro.

“Ok, per qualunque cosa tu sia qui, finiamola in fretta perché ho altro di cui occuparmi” tagliò corto Damon “Fammi indovinare: la solita storia della vendetta? Seriamente, dopo vent’anni è andata fuori moda”.

L’altro uomo rise amaramente “Immagino che sarà meglio non aspettarmi delle scuse da parte tua. Credevo che la biondina da cui sei così preso ti avesse insegnato un po’ di umanità. Per la cronaca: è fuori moda innamorarsi di nuovo della ragazza di tuo fratello”.

Damon indurì gli occhi. Come faceva a sapere di Elena?

“Da quanto mi stai spiando?”.

“Da qualche settimana” rivelò Fred “Ero venuto qua per tutt’altri motivi. Se avessi mantenuto un profilo basso nemmeno avrei scoperto che ti eri trasferito qui; ma voi vampiri dovete sempre fare le scene plateali”.

“Arriva al punto. Io sono immortale, ma tu, se continui così, potresti morire di vecchiaia ancora prima di avermi detto cosa vuoi”.

“Non mi piace minacciare tirando in ballo persone che non c’entrano niente, soprattutto se si tratta di umani innocenti, ma dato che voi vampiri avete toccato ciò che non dovevate, io mi sento libero di fare lo stesso con la tua bionda. O anche con quella ragazzina rossa che vive in casa tua”.

Damon si diede altri cinque minuti prima di saltargli addosso. Quel lupo andava nella sua città, invadeva il suo territorio, si permetteva di sfidarlo e di minacciare le sue ragazze. Se quell’uomo non aveva un desiderio di morte, allora era completamente impazzito. Non c’era altra soluzione.

“Non ho toccato niente. Non so neppure di cosa stai vaneggiando. So solo che sto per strapparti il cuore una volta per tutte. Hai un ultimo desiderio?”.

“La ragazza che avete rapito”  iniziò Fred “E’ mia figlia”.

Damon contrasse la mascella. Questa non se l’aspettava. Un padre in modalità “proteggi la prole” era un elemento molto pericoloso. Se tale padre era pure un lupo mannaro, allora la faccenda si faceva veramente seria.

“Non c’entro niente in quella storia. Non l’ho rapita io, non so neanche che faccia abbia tua figlia. Se mi passasse davanti, la riconoscerei solamente per l’odore di cane”.

“Non sono venuto qui per giocare a chi fa le battute migliori, Salvatore” annunciò Fred “Voglio proporti un patto: mia figlia per le tue ragazze. Tu e i tuoi amichetti ci lascerete stare e io non torcerò un capello a nessuno di voi”.

“Io ho un’idea migliore: ti uccido subito e mi tolgo il pensiero”.

“Se mi uccidi, altri ti verranno a cercare. Noi ci muoviamo in branco e qualcuno verrà a vendicare la mia morte” lo avvertì Fred per nulla intimorito “E anche se riuscissi a scappare, questa volta non puoi pensare solo a te stesso …”.

“Perché vorresti una  tregua?” Damon si fece sospettoso.

“Perché sono venuto qui con la mia famiglia solo per aiutare Tyler. Non ho intenzione di essere coinvolto nei casini di voi vampiri. Voglio semplicemente fare finta che tu non sia nemmeno qui. Ti do la mia parola che nessuno ti farà del male durante la luna piena. E quando Tyler sarà in grado di cavarsela da solo, ce ne andremo per sempre”.

Damon arricciò le labbra “Scusami se non ti stringo la mano” berciò “Tanto per essere chiari: fingerò di crederti; ma al primo passo falso, ti farò rimpiangere di non essere morto vent’anni fa”.

“Hai cominciato tu questa battaglia, Salvatore” gli ricordò Fred prima di dargli le spalle e allontanarsi con le mani in tasca.

Damon rimase a fissarlo finché non scomparve dietro l’angolo, poi mandò un messaggio a Stefan chiedendogli di incontrarsi nel parcheggio della scuola.

Mentre lo aspettava in macchina, considerò che la vita era una vera puttana e che il karma ne era un degno consorte ed entrambi avevano uno strumento molto efficace per fotterti: il passato che ritorna, il passato che ti tormenta.

Damon nella sua esistenza aveva compiuto gli atti peggiori che si potessero immaginare ed era certo che prima o poi le conseguenze gli avrebbero dato la caccia fino a fargli purgare tutto il male che aveva causato.

Certamente non si sarebbe mai sognato che la punizione per tutte le sue scelleratezze gli sarebbe piombata addosso in una volta sola.

Evidentemente non bastava l’improvviso l’innamoramento per Elena che lo stava rammollendo a poco a poco, non bastava l’astio di Bonnie, non bastava Katherine che cercava in tutti i modi di farli impazzire o la minaccia incombente di Klaus, non bastava nemmeno avere tra le palle quel grandissimo imbecille di Christopher, buono solo ad insidiare la rossa per chissà quali voglie; oltre a tutto ciò, ci si metteva anche un lupo mannaro potenzialmente pericoloso, in cerca di vendetta e deciso a proteggere la figlia.

Stefan aprì la portiera di destra e si sedette di fianco al fratello “Spero che sia una cosa importante. Ho dovuto soggiogare l’allenatore per far finire l’allenamento prima del previsto. Che cosa c’è di così urgente da mettere un’intera fila di punti esclamativi a fine messaggio?” domandò piuttosto irritato.

“Qual è la cosa peggiore che potrebbe capitare?”.

“Ok, se hai intenzione di parlare per indovinelli, me ne torno in classe”.

“Aspetta un attimo, vampiro emo” tornò all’istante serio Damon “Ho incontrato uno dei lupi mannari che si aggirano nel bosco”.

“C’è da nascondere il cadavere? È per questo che mi hai chiamato?”.

“Non sto giocando a GTA*, Stef” lo smorzò Damon “Non massacro ogni persona che incontro. Ha detto di voler stringere una tregua. Pare che siano venuti solo per aiutare Tyler e non hanno intenzione d’incominciare una guerra con noi vampiri; mi ha dato la sua parola”.

“Non ne sembri convinto”.

“Ho già incontrato quell’uomo, più o meno vent’anni fa” raccontò Damon “Mi ha colto di sorpresa, è riuscito a stordirmi con la verbena e mi ha quasi ucciso. Non aveva tenuto conto che un vampiro di cinquecento anni non è così facile da mettere fuori gioco”.

“Se ha già cercato di ucciderti una volta, ci riproverà” concluse Stefan altrettanto preoccupato, senza esserne però stupito. Damon si era fatto molti nemici, tra cui parecchi licantropi. Non era una novità che lo volessero morto definitivamente.

“Questa volta è diverso” puntualizzò Damon percependo i pensieri del fratello “Questo qui ha un motivo per volere la mia testa”.

Stefan aspettò in silenzio che l’altro vampiro gli rivelasse la ragione.

“E’ orfano di madre per colpa mia”.

Stefan chiuse gli occhi lentamente, rassegnato. Erano fregati.

“L’avevo incontrata in un bar, era molto che non mi nutrivo e la situazione mi è sfuggita di mano. Non aveva scatenato la maledizione quindi non avevo idea che fosse un lupo mannaro, non pensavo che qualcuno potesse intuire il coinvolgimento di un vampiro. Suo figlio mi ha cercato per molti anni, finché non mi ha trovato vent’anni fa. Il resto lo sai”.

“Perché l’hai lasciato andare? Potevi liberartene subito … non dirmi che ti sei fatto prendere dai sensi di colpa!”.

“NO!” Damon lo guardò come se avesse ricevuto il peggiore degli insulti “Se l’avessi ucciso, altri sarebbero venuti a vendicarlo. Volevo evitare di scatenare una reazione a catena”.

In realtà l’aveva fatto per proteggere Elena e Bonnie; era ovvio che le due fossero nel mirino di quegli animali, erano la loro merce di ricatto.

Se lui avesse anche solo ferito Fred o qualcuno della sua famiglia, tutto il branco sarebbe piombato sulle sue ragazze.

“Quindi cosa facciamo?” chiese Stefan “Aspettiamo e speriamo che mantenga la parola data?”.

“Aspettiamo” concordò Damon guardando dritto davanti a sé “Ultimamente non possiamo fare altro”.

 

Bonnie fece rotolare con la forchetta un’oliva nell’insalata che aveva comprato poco prima alla mensa.

Non aveva fame, nemmeno un po’, ma si era sforzata di mandare giù qualcosa almeno per arrivare fino a sera.

Era contenta di aver parlato con Meredith, anzi si sentiva sollevata. Non le piaceva tenere tutto dentro e non ne era neanche capace.

Bonnie era una ragazza molto riflessiva, rimuginava e ripensava e spesso arrivava a conclusioni sbagliate, affrettate e totalmente campate per aria.

D’altronde, si era detta, c’erano sicuramente un mucchio di motivi per cui un ragazzo avrebbe potuto inventarsi un fratello. Al momento non gliene veniva in mente nessuno, ma ci dovevano per forza essere.

E se Christopher non le avesse dato una motivazione convincente, allora Meredith avrebbe potuto aiutarla a vederci chiaro.

Bonnie aveva intenzione di parlare con il suo ragazzo (ora si permetteva di considerarlo suo); e se non si fosse fatta prendere dal panico, gli avrebbe anche chiesto subito spiegazione.

Ma Bonnie aveva sviluppato proprio un disgusto e un’intolleranza verso i segreti e le bugie, di qualunque tipo, anche a fin di bene.

Troppe volte le persone cui voleva bene l’avevano tenuta all’oscuro dei fatti, troppo volte aveva assaggiato il gusto del tradimento e non desiderava provare di nuovo quella sensazione. Perciò aveva ignorato le chiamate e i messaggi che Christopher le aveva lasciato la sera prima, perché aveva preferito passare la notte fingendo che niente fosse successo, aveva preferito riflettere, dormirci un po’ su e affrontare la faccenda con più calma il giorno successivo.

Era comunque spaventata da ciò che Christopher avrebbe potuto dirle; il ragazzo costituiva il suo unico appiglio per il momento e perderlo avrebbe significato essere di nuovo sola.

Tutti gli altri premevano per riallacciare i rapporti, si davano tutti un gran da fare per starle vicino, ma lei non riusciva proprio a passare sopra alle loro divergenze. Aveva solamente bisogno di ancora un po’ di tempo; il tempo avrebbe sistemato tutto, ma Christopher … era colui che non la faceva sentire persa.

“Bonnie”.

La ragazza gelò sul posto e fece cadere la forchetta.

O no! Non subito, non adesso! Era nel pieno delle sue meditazioni, non era psicologicamente pronta.

Non si girò né rispose, ma Christopher non demorse e si sedette di fronte a lei fissandola intensamente.

“N- non avevi l’allenamento?” chiese Bonnie balbettando un po’.

“Il coach ci ha lasciati andare prima” spiegò Christopher chiaramente poco interessato a quell’argomento “Va tutto bene, Bonnie?”.

“Uh, uh” mugugnò la ragazza mentre masticava una bella forchettata d’insalata.

“Sei sicura? Perché ieri sera sei scappata da casa mia senza nemmeno salutare e non hai risposto a nessuna delle mie chiamate. Mi stai evitando?”.

“Evitando? No, perché mai …” mentì (per altro in modo pessimo).

“Ti stai comportando in modo strano. È perché non vuoi più venire alla fiera con me? Ti ho infastidita in qualche modo?”.

Davvero non s’immagina nemmeno perché sto facendo così.

“Niente del genere” dichiarò Bonnie con una voce innervosita.

“Bon, dimmi che c’è che non va” le domandò il ragazzo “Se ho fatto qualcosa di male, mi dispiace tantissimo e voglio rimediare” la scrutò con i suoi occhi chiari e limpidi, così intensi che la rossa non poté reggerli a lungo e alla fine cedette.

“Ieri sera in camera tua mi hai detto di avere un fratello che è al college, ricordi?” incominciò e quando lo vide annuire proseguì “Tua madre sostiene che sei figlio unico … ora mi chiedo come la cosa sia possibile”.

Christopher rimase impassibile per qualche secondo, poi si sciolse in un lungo sospiro e abbassò la testa. Quando la rialzò i suoi occhi erano lucidi.

Bonnie si allarmò tendendosi istintivamente verso di lui con la mano. Studiando l’espressione del ragazzo, sentì di aver commesso un errore, di averlo ferito ma davvero non riusciva ad immaginarsi in che modo.

“Mi dispiace è colpa mia … avrei dovuto dirtelo subito ieri ma n- non … stavamo bene e non volevo rovinare il momento con …” una lacrima gli scivolò sulla guancia ma lui la spazzò via prontamente con un gesto della mano.

“Chris, mi stai facendo preoccupare”.

“Io avevo un fratello” disse lui “E’ morto un anno e mezzo fa in ospedale. Aveva avuto un attacco di appendicite ed era stato ricoverato. L’operazione era di routine ma qualcosa è andato storto” raccontò “Mia mamma ne è stata devastata più di tutti, è entrata in depressione e ha cominciato a negare la sua morte, come se non fosse mai esistito. Da qualche mese va da uno psicologo e sta migliorando, ma con le persone che non conosce bene ha ancora una specie di blocco”.

Bonnie ascoltava senza parole “Perché mi hai detto che era all’’università”.

“Perché mi è sembrata la scelta più semplice. Io non me la sentivo ancora di parlartene e non volevo nemmeno rattristirti o metterti in imbarazzo. Lo so che sembra stupido … io sono stato stupido; ma da quando mi sono trasferito qui non ne ho mai parlato con nessuno. Non ho nessuno con cui parlare di questa cosa e alla fine me la sono tenuta dentro continuando a rimandare”.

Bonnie si portò una mano agli occhi vergognandosi di se stessa. Aveva pensato le cose peggiori, aveva dubitato al primo segnale.

Se solo avesse saputo che Christopher era nella sua stessa situazione.

“Te l’avrei detto prima o poi. È che la ferita è ancora fresca e a volte mi sembra che nessuno possa capirmi; sai come ci si sente?”.

Eccome se lo so.

Si sentiva una persona orribile; essere scappata in quel modo, saltare alle conclusione senza chiedere chiarimenti. Si era ripromessa di finirla con le bugie, di andare sempre dal diretto interessato e non pensare subito male.

Non aveva potuto evitarlo: con tutto quello che le era successo, ormai fidarsi delle persone era diventato difficile. Al primo sospetto era portata a credere che le stessero nascondendo qualcosa di brutto, qualcosa che l’avrebbe ferita.

Damon. Era tutta colpa di Damon se si stava piano, piano trasformando in una ragazza diffidente con strane manie di persecuzione e complotti.

“Chris” lo chiamò Bonnie dolcemente alzandosi. Si portò dietro di lui, si abbassò sul collo del ragazzo nascondendo il viso e gli accarezzò i capelli “Ti capisco, non hai nemmeno idea di quanto ti capisca e mi dispiace così tanto …”.

Christopher le circondò i fianchi e se la fece scivolare sulle ginocchia “Dove sei stata nascosta tutto questo tempo?”.

“Sotto al letto” ridacchiò Bonnie.

 

La sera dopo Meredith era ancora più dubbiosa del giorno prima.

Era nell’appartamento di Alaric e avrebbe dovuto godersi quel tempo con lui, dato che non si erano praticamente visti per un mese.

Alaric era stato impegnato in Scozia per fare delle ricerche, poi era tornato ma Damon lo aveva sequestrato per le loro bevute al bar, per le pattuglie in giro per la città, per altre ricerche e per ogni altra cazzata che veniva in mente al vampiro.

Alaric avrebbe tanto voluto sottrarsi ma sapeva che il suo amico era leggermente instabile e preferiva tenerlo d’occhio di persona piuttosto che lasciarlo andare libero di combinare casini.

I momenti che poteva trascorrere con la sua ragazza erano davvero pochi e Meredith si sentiva parecchio in colpa di avere la testa completamente da un’altra parte quella sera.

Il giorno prima Bonnie era corsa da lei immediatamente dopo aver chiarito con Christopher e le aveva raccontato tutto.

Francamente la spiegazione le era parsa completamente assurda, ma aveva visto la sua amica così euforica per il fatto che Chris non stesse facendo nulla di male, che non era proprio riuscita a rovinarle la festa.

La mora aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto cose interessanti ma niente di compromettente, niente che potesse suggerirle che Bonnie fosse in pericolo.

Perché poi avrebbe dovuto esserlo? Christopher era un bravo ragazzo e aveva sempre trattato Bonnie come una principessa; possibile che Damon le avesse instillato quel dubbio così insistente? Che prove avevano?

L’istinto.

Il suo istinto le urlava praticamente che c’era qualcosa di sbagliato in quel quadro perfetto e pure Damon era del suo stesso avviso. Non che quella per lei fosse una gran discriminante, ma aveva dovuto ammettere che il vampiro poteva anche essere un omicida psicopatico senza rispetto per la vita umana, ma non era uno sprovveduto.

“Alaric ti devo dire una cosa” proruppe Meredith interrompendo il fidanzato.

“Non hai sentito una sola parola di quello che ti ho detto, vero?” Alaric alzò un sopracciglio.

“Assolutamente no” confermò Meredith “Si tratta di Bonnie”.

Alaric tagliò un pezzo di carne e attese che la sua ragazza continuasse.

“Ieri Damon mi ha cercata: voleva parlarmi di Christopher; ha detto di non fidarsi, che stava prendendo in giro Bonnie”.

“O no, è venuto addirittura da te?!” si stupì lui “Damon non sa più nemmeno da che parte è girato. Ho completamente rovinato il suo rapporto con Bonnie e invece di rimediare, punta il dito contro gli altri”.

“Io gli credo”.

Alaric strabuzzò gli occhi “Gli credi?”.

“Gli credo!”.

“Fai sul serio?”.

“In realtà mi ha solo confermato un sospetto” precisò Meredith “Mi sembra che Christopher sia troppo attaccato a Bonnie. Non ha un amico, non esce mai con nessuno e ultimamente si è concentrato solo sulla sua relazione con Bonnie. Ho paura che la stia allontanando da noi e penso che lo stia facendo intenzionalmente”.

“E’successo qualcos’altro, giusto?” insistette il ragazzo “So che ti fidi del tuo istinto, ma non saresti così preoccupata se non avessi qualcosa di concreto”.

Meredith gli riportò tutto ciò che Bonnie le aveva confidato. Non esitò un attimo a raccontare tutto per filo per segno, non lo aveva preso come un tradimento di fiducia nei confronti dell’amica, era solo un tentativo di proteggerla. E se anche Alaric le avesse dato ragione, allora sarebbe stata sicura al cento per mille.

In effetti l’espressione del suo fidanzato si faceva sempre più incredula man mano che proseguiva nel racconto. “Non è inverosimile quello che ha detto Chris, ma devo ammettere che sembra anche a me abbastanza assurdo”.

“Mi ero offerta di fare delle ricerche nell’archivio della segreteria, ma poi Bonnie mi ha detto che non era più necessario”.

Alaric storse un angolo della bocca “Le hai fatte lo stesso”.

“Ovviamente” rispose Meredith “Non c’era niente riguardo un fratello morto, ma ho recuperato l’indirizzo di casa sua. Ho fatto un altro controllo e ho scoperto che non meno qualche mese fa la casa apparteneva a una certa famiglia Carlyle, il cui figlio si è diplomato un paio di anni fa al Robert Lee ed ora è al college. Ho stampato una foto” si alzò da tavola e prese la fotografia dalla sua borsa porgendola ad Alaric.

“Pensi che sia la stessa foto che Bonnie ha visto?”.

“Non lo so, questo sta a te e a Damon scoprirlo”.

“A me e a Damon?”.

“Puoi smetterla di ripetere tutto quello che dico?”.

“Cosa c’entriamo io e Damon. O meglio, posso capire Damon, ma io?!” replicò Alaric. Non si sentiva molto a suo agio in quella situazione, gli sembrava una violazione della vita privata di Bonnie e credeva che la sua ragazza e il suo amico stessero un po’ esagerando.

“Damon è l’unico che può entrare in camera di Christopher senza destare sospetti; basta andare a casa sua quando lui è fuori e ipnotizzare i suoi genitori. Tu sei il suo compagno di scampagnate, non vorrai mica lasciarlo solo?” Meredith la buttò lì e sbatté le ciglia con civetteria.

“Tu credi che Damon abbia il Potere della persuasione? Voi donne siete molto peggio” borbottò l’uomo distogliendo lo sguardo.

“Sarebbe un sì?” canticchiando la ragazza abbracciandolo da dietro e strofinando il naso sul colletto della camicia.

Alaric mugugnò qualcosa in risposta ancora indispettito per essere stato coinvolto nell’ennesima pazzia. Dopo un secondo il suo telefono, posato sul tavolo, cominciò a squillare.

Meredith buttò un occhio sul display e scoppiò a ridere “Sembra che la tua fidanzata ti stia chiamando”.

Alaric, prima di rispondere, le lanciò un’occhiata di fuoco commentando “Cominci ad assomigliare a lui in maniera inquietante”.

Meredith alzò un sopracciglio con cipiglio dato che Alaric aveva appena usato l’aggettivo con cui Damon la definiva sempre.

Recuperò la sua giacca, si attorcigliò la sciarpa intorno al collo e si mise la borsa in spalla. Salutò l’uomo con un appassionato bacio mentre poteva sentire Damon dall’altra parte della cornetta lamentarsi e suggerire di prendersi una camera.

Alaric, appena ripresa la parola, lo zittì diede un’ultima carezza sul viso della mora prima di chiudere la porta di casa.

Meredith raggiunse la sua macchina, aprì la portiera buttando la sua borsa sul sedile di destra e poi si accomodò. Girò la chiave e pigiò l’acceleratore partendo.

Fell’s Church era una città piccola, ci s’impiegava al massimo venti minuti ad attraversarla tutta e di notte le strade erano perlopiù deserte.

Qualunque ragazza si sarebbe sentita un po’ intimorita a girare per la città da sola con quel buio, anche se protetta dall’auto, ma Meredith non era decisamente un tipo impressionabile, pur sapendo che là fuori si nascondevano esseri ben più pericoli di semplici brutti ceffi.

Accese la radio e tamburellò le dita sul volante a tempo di musica. In quel momento stava percorrendo una strada poco frequentata, al limitare del bosco, dove non c’erano nemmeno i lampioni. Accese gli abbaglianti per vedere meglio e si trattenne dall’urlare quando vide una figura in mezzo alla strada, immobile.

La ragazza non era certo stupida ed aveva la quasi certezza che non fosse una semplice persona colui che la stava aspettando. Chi mai si sarebbe piazzato al centro di una strada così buia?

La soluzione migliore sarebbe stata non fermarsi, scartarlo e proseguire il più velocemente possibile. In ogni caso non avrebbe avuto nemmeno il tempo di schiacciare il freno. Formulò velocemente quei pensieri e riuscì solo a rallentare un po’ prima d’investire in pieno quella figura.

Nel momento dell’impatto, Meredith ebbe la conferma che quello non era un umano, perché la sua macchina prese una botta pazzesca, facendo un testacoda da capogiro e finendo con il fianco contro il guardrail.

L’airbag si gonfiò immediatamente e Meredith dovete scivolare sul sedile di destra per liberarsi. Capì di essere spacciata: sia che fosse rimasta in macchina sia che fosse uscita, quella cosa l’avrebbe presa.

L’unica possibilità era chiamare aiuto; cercò in fretta il cellulare nella borsa ma non ebbe nemmeno la possibilità di sfiorarlo con le dita che la portiera si aprì di colpo e due mani l’afferrarono buttandola sulla strada.

Se non fosse stato per la giaccia di pelle, si sarebbe graffiata tutto il braccio su cui era caduta. Alzò il capo e non vide nessuno intorno a lei. Poté percepire il suo cuore aumentare vistosamente i battiti per la paura.

Si tirò in ginocchio e guardò ancora a destra e sinistra ma la strada era deserta. Apparentemente. Dove si era cacciata quella bestia?

Scappare era fuori discussione, non sarebbe servito a niente, anzi avrebbe solo dato più soddisfazione a quello schifoso.

L’unica speranza era raggiungere il cellulare e far partire la chiamata rapida verso Alaric. Meredith scattò in piedi e corse alla macchina con la mano già protesa.

“E’ il momento che preferisco” sibilò una voce maschile, bassa e canzonatoria. Il vampiro le circondò i polsi con le sue dita ferree e la strattonò facendo aderire la schiena della ragazza al suo torace. Le circondò con un braccio la vita attirandola ancor più vicino e con l’altra la obbligò a piegare il collo spostandole i capelli con un gesto secco, tanto da strapparne alcune ciocche “Quando credete ancora di potermi sfuggire, perché l’adrenalina rende il vostro sangue così dolce”.

Meredith gemette e sentì gli occhi pizzicarle. Non per la paura ma per il male, anche se non era neanche una minima parte di quello che avrebbe sofferto da lì a poco.

Avrebbe voluto girarsi per vedere in faccia il suo assalitore, ma i canini del vampiro piombarono sulla sua pelle lacerandola e non curandosi minimamente di del dolore che le stavano provocando.

Meredith urlò. Non era abituata ad avere delle reazioni così potenti e si stupì perfino di poter raggiungere note così acute.

Le forze l’abbandonarono troppo presto e si afflosciò contro il corpo del vampiro. Questi, dopo essersi accertato di averla lasciata in fin di vita senza possibilità di salvarsi, la lasciò cadere sul ciglio della strada e si dileguò nel buio.

 

Matt non smetteva di accarezzare i capelli di Caroline mentre questa singhiozzava istericamente sulla sua spalla. Aveva cercato di calmarla invano. Era troppo scossa e così spaventata. Anche lui si sentiva parecchio nervoso ma non voleva darlo a vedere; doveva essere forte, per Care, per Meredith.

L’avevano trovata stesa scompostamente ai margini della strada, tornando da una serata romantica fuori città.

Caroline con la sua vista sovrumana aveva subito individuato la figura umana che giaceva a terra apparentemente immobile e senza vita, ma non l’aveva riconosciuta. Non appena Matt aveva fermato la macchina, la vampira era scesa per controllare e in un attimo si era lanciata sul corpo dell’amica prendendolo tra le braccia e scuotendolo in preda al panico.

Al che, anche il ragazzo era sceso, avvicinandosi alla scena e inginocchiandosi accanto alle due. Come aveva visto il viso di Meredith, così pallido in confronto alla sua solita carnagione olivastra, aveva perso il respiro.

Caroline si era portata il polso alla bocca, lacerandolo, e l’aveva premuto con forza contro la bocca dell’amica. Aveva avuto la prontezza di percepire il lievissimo battito della mora e si era affrettata ad aiutarla. Matt aveva inteso all’istante ciò che stava cercando di fare e l’aiutò facendo passare una mano dietro la nuca di Meredith obbligandola a piegare il collo e ad alzare il capo per facilitare l’accesso del sangue. Dopo quelli che parvero anni, la ragazza iniziò a deglutire, seppur ancora svenuta.

Matt e Caroline l’avevano portata immediatamente all’ospedale, dove era stata operata d’urgenza. A detta dei medici, tutto sembrava essere andato per il meglio, ma data l’ingente perdita di sangue, avrebbero dovuto aspettare fino al risveglio.

I due fidanzati non avevano lasciato il reparto per tutta la notte e nemmeno alla mattina per andare a scuola. Con Elena, Stefan, Bonnie e Tyler avevano deciso di fare dei turni in modo che rimanesse sempre qualcuno in ospedale ad attendere notizie. Caroline, però, era così sconvolta che si era rifiutata di lasciare la struttura e si era piantata su una sedia con caparbietà. Matt non se l’era sentita di lasciarla sola e aveva convinto gli altri a raggiungerli nel pomeriggio e dar loro il cambio, nella speranza che Caroline si sarebbe convinta a riposare un po’ a casa.

Anche Alaric non si era mosso. Era crollato su una sedia con espressione vuota e non aveva proferito parola se non per rispondere ai dottori.

La famiglia Sulez attendeva impazientemente come tutti loro.

Anche Liz Forbes, la mamma di Caroline, era passata sia per verificare di persona le condizioni dell’amica della figlia, sia per ritirare il rapporto medico sull’incidente. Attacco animale; anche se lo sceriffo era di tutt’altra idea.

“Se … se non ce la facesse?” singhiozzò Caroline contro la spalla di Matt.

“Stiamo parlando di Meredith, ricordi? Meredith è la più forte di tutti noi; sono sicuro che appena si sveglierà, ti rimprovererà per tutte queste lacrime” la rassicurò Matt baciandole teneramente i capelli più volte.

“Non capisci” s’intestardì lei “Le ho dato il mio sangue e se dovesse morire … diventereb-” abbassò la voce ma non riuscì comunque a terminare la frase colta da un altro singhiozzo “Mi odierebbe per averla trasformata”.

“Le hai salvato la vita” la corresse Matt.

“I- io … non v- voglio cond-dannarla a ques- sta male – dizione” si sentiva come una bambina che non riusciva nemmeno a parlare per il pianto.

“Care, Care” la richiamò Matt prendendole il volto tra le mani “Andrà tutto bene. Meredith tra poco si risveglierà e sarà esattamente come prima” la baciò dolcemente sulle labbra e le sussurrò “Non pensare mai più di essere maledetta. Non ho mai incontrato una ragazza che si avvicini agli angeli più di te”.

Caroline inspirò forte. Nemmeno Elena? Avrebbe voluto chiedere ma proprio la sua amica bionda, Stefan e Bonnie fecero la loro comparsa.

“Allora? Si sa qualcosa?” chiese Elena con apprensione.

Caroline scosse la testa e sarebbe stato sul punto di piangere ancora se un medico non si fosse avvicinato ai genitori di Meredith annunciando che la figlia si era finalmente svegliata.

Il gruppo di amici scattò a quella notizia e Alaric per poco non attraversò il muro per arrivare prima alla camera di Meredith, ma venne fermato da Stefan.

Prima avrebbero dovuto vederla i suoi famigliari, poi gli amici.

Fortunatamente dopo nemmeno mezz’ora i signori Sulez diedero loro il permesso di entrare nella stanza a patto che non affaticassero la giovane.

Alaric parve non sentire nemmeno quelle raccomandazioni, dato che si fiondò accanto al letto di Meredith e se la strinse addosso come se stesse per sparire da un momento all’altro.

La ragazza gemette leggermente per la ferita al collo ma non si sottrasse all’abbraccio. Si sarebbe fatta saltare i punti piuttosto che lasciarlo!

“Stefan!” lo chiamò Caroline con impazienza “Controlla che sia tutto a posto”.

Il vampiro si avvicinò a Meredith e la guardò dritto nel gli occhi, scandagliano la sua mente con il Potere “E’ ancora umana” confermò.

Tutti nella stanza tirarono un sospiro di sollievo.

“Non dovrei?” chiese Meredith confusa.

“Avevi il mio sangue nelle vene” spiegò Caroline “Avevo paura che …” lasciò sottointeso il senso.

“Cos’è successo là fuori, Mere?” indagò Elena in cerca di risposte.

“Ho dei ricordi confusi” ammise l’amica “C’era qualcuno in mezzo alla strada, ha fermato la mia macchina e non so … credo di aver sbattuto la testa” poi si passò una mano sul collo sfiorando la fasciatura “A giudicare questa, direi che non ho solo sbattuto la testa”.

“Non l’hai visto in faccia?” domandò Bonnie “Non ti ricordi niente che possa aiutarci a capire chi ti ha fatto questo?”.

Meredith scosse la testa.

“E’ stata Katherine, di sicuro” affermò Elena più risoluta che mai.

“No” negò Meredith sfiorandosi le tempie come per cercare di ricordare “Ho sentito la sua voce … era maschile”.

Bonnie si tese e lanciò a Stefan un’occhiata pensierosa “Non credete che sia …”.

“Klaus?” concluse il vampiro per lei “Non credo proprio. Non credo che un Antico mostrerebbe così palesemente la sua presenza. Potrebbe essere stato un novellino, uno cui non interessa coprire le tracce” chiarì “Comunque sia, preferirei che qualcuno rimanesse sempre con Meredith finché non verrà dimessa. Non vorrei che chi ti ha fatto questo, tornasse qui per finire il lavoro” suggerì Stefan rivolgendosi direttamente alla ragazza.

“Non è necessario” cercò di scoraggiarlo Meredith.

“No, no” la interruppe Alaric “Stefan ha perfettamente ragione: finché quel bastardo non finirà all’inferno, tu non te ne andrai più in giro da sola”.

Meredith si accigliò e stava per opporsi, ribattendo di non essere più una bambina e di non aver bisogno della balia, ma qualcosa nello sguardo di Alaric le fermò la voce in gola. Piegò la testa e acconsentì con un cenno della testa.

Il cellulare di Bonnie suonò e la ragazza, un po’ in imbarazzo, guardò lo schermo sorpresa. Era un messaggio di Christopher.

La rossa corrugò le sopracciglia e si scusò con tutti gli altri “Mi dispiace Mere, ma devo andare: Chris è venuto a prendermi. È in anticipo … io, posso dirgli di aspettare” si rese conto che sarebbe stato davvero poco carino andarsene con quello che era accaduto alla sua amica. Christopher si era offerto di passare a prenderla solo dopo aver ricevuto una sua chiamata, quindi Bonnie si stupì molto nel leggere quel messaggio.

“Non preoccuparti, Bonnie” la tranquillizzò Meredith “Ho già abbastanza guardie del corpo qui”.

Bonnie annuì e l’abbracciò con affetto prima di lasciare la stanza. Era quasi arrivata all’uscita, quando le porte scorrevoli si aprirono rivelando la figura scura di Damon. Probabilmente era stato avvisato da Alaric.

Alla buon ora! pensò Bonnie, dato che non si era nemmeno degnato di presentarsi all’ospedale per confortare Alaric durante le ore più incerte dell’operazione.

La ragazza gli passò accanto ignorandolo come al solito e Damon non fece nulla per attirare la sua attenzione. Bonnie considerò che se avessero continuato con quell’indifferenza reciproca, sarebbe stato decisamente più semplice sopportarsi.

“Chris, perché sei qui?” chiese Bonnie dopo aver chiuso la portiera dell’auto “Meredith si è appena svegliata, avrei voluto stare ancora un po’ con lei”.

“E’ da parecchio che sei lì dentro, volevo che prendessi un po’ d’aria fresca. Scusami, pensavo avessi bisogno di una pausa. Stamattina a scuola eri un fascio di nervi” disse il ragazzo mentre metteva in moto la macchina.

“Non fa niente. Tornerò più tardi” liquidò in fretta la faccenda Bonnie che non aveva assolutamente la forza di reggere una discussione. In fondo le intenzioni di Christopher erano buone.

“Come sta?” s’informò lui.

“Bene. Sembra tutto a posto, a parte lo spavento”.

“C’è un articolo sul giornale locale. Dicono che è stato un attacco animale”.

“Così dicono” fu vaga la giovane.

“Non credi sia stato un animale?” evidentemente Chris aveva colto il suo tono un po’ incerto.

“Sì” disse con più forza “Certo che è stato un animale! Voglio dire che altra spiegazione può esserci per i segni di morsi sul collo”.

“Un vampiro!” scherzò lui alzando le spalle.

COSA?” quasi strillò Bonnie saltando sul sedile.

“Era solo una battuta” rise Christopher stupito che la sua ragazza avesse preso così seriamente un semplice scherzo.

Bonnie sorrise forzatamente e girò la testa dall’altra parte, verso il finestrino. Era stata proprio una stupida a reagire in quel modo. Ovviamente Christopher la stava prendendo in giro, come aveva potuto solo pensate che fosse serio!

Christopher parcheggiò l’auto nel cortile del Pensionato e si piegò verso Bonnie per baciarla e salutarla, ma lei gli mise una mano sul petto “Stefan e Damon sono in ospedale” mormorò rossa come un pomodoro “Ti va di entrare?”.

Il ragazzo ghignò alzando un sopracciglio “Stai cercando di sedurmi, Bon?” insinuò con voce calda.

Lei rabbrividì e sorrise imbarazzata “Pensavo che fosse un’occasione per starcene un po’ da soli e tranquilli”.

Il tempo di scendere dalla macchina, aprire la porta di casa, fare le scale e si erano già stesi sul letto di Bonnie a baciarsi.

La giovane sentì il cuore battere all’impazzata perché era la prima volta che si trovava in una situazione così intima con un ragazzo. In realtà intendeva davvero passare solamente del tempo con lui, senza malizia o secondi fini, ma le cose si erano fatte in fretta molto più esigenti.

Christopher smise di baciarla e sollevò leggermente la testa per bisogno di respirare. Guardò quella piccola ragazza dai capelli rosso fuoco e le accarezzò una guancia “Sei bella” le confessò con ammirazione.

Bonnie sgranò gli occhi e arrossì di nuovo. Non era abituata a certi complimenti, soprattutto detti con quel tono premuroso.

“Chris” incominciò con una nota tremolante “Mi dispiace davvero per tuo fratello e mi dispiace di averti costretto a raccontarmelo”.

“Sono felice di averlo fatto” la rassicurò lui “Ero stufo di parlarne solo con i miei genitori. Non voglio avere segreti con te, Bonnie”.

“Puoi parlarne con me” ribadì lei “Io – avrebbe voluto dire di essere nella sua stessa situazione, ma tacque- mio fratello è via da tanto tempo e non lo sento da mesi, un po’ ti posso capire”.

“Non pretendo che tu mi capisca, mi basta avertelo detto. È come se mi avessi sollevato da un peso” le confidò “Ma ora non voglio parlare di mio fratello” cambiò discorso “Ora sono con te” e scese a baciarle il collo.

Bonnie sospirò e gli prese il volto tra le mani portandolo alle labbra. Il bacio s’infuocò in un attimo e lei strinse così tanto i capelli del ragazzo che temette di strapparglieli.

Christopher fece scivolare le mani lungo i fianchi e raggiunse l’orlo della maglia che la rossa indossava. Le sue dita trovarono immediatamente la strada per raggiungere la pelle della pancia e iniziarono a coccolarla con movimenti circolari.

Mentre una mano continuava a stuzzicarle l’ombelico, l’altra scese fino alla sua gamba destra, coperta dai Jeans, ed iniziò ad accarezzarla sempre più audacemente, sempre più su.

Bonnie sorrise contro le sue labbra, chiedendosi fino a dove si sarebbero spinti. Non lo scoprì mai. Udì distintamente la porta di casa sbattere e interruppe bruscamente il bacio.

Maledì mentalmente il loro disturbatore. Sicuramente si trattava Damon; Stefan non avrebbe mai lasciato l’ospedale così presto.

“Festa finita?” intuì Christopher leggermente deluso.

“Mi dispiace” Bonnie si morse le labbra.

“Non preoccuparti” le disse alzandosi e liberandola dal suo peso “E’ meglio che torni a casa. Ti chiamo più tardi, ok?”.

Bonnie lo seguì fino alla porta della camera e decise di vendicarsi di Damon. Il vampiro odiava Christopher, odiava vederlo in casa, odiava vederlo con lei e la giovane seppe come sfruttare al meglio quel risentimento.

Baciò Christopher un’ultima volta, strusciandosi su di lui e spingendolo contro lo stipite della porta. Lui rispose con altrettanto ardore.

Damon con il suo superudito ovviamente aveva sentito ogni singolo suono da quando era entrato e si trattenne dal salire al piano superiore e staccare il collo a quello stronzetto.

Restò all’entrata e aspettò che scendesse. Il biondino comparve dopo poco con un’espressione talmente idiota e soddisfatta che Damon sentì il desiderio incontrollabile di tirargli un pungo sui denti.

“Non hai una casa tua?” disse il vampiro ironicamente.

“Non stavamo facendo niente di male” si difese Christopher innocentemente.

“Risparmiati, ragazzino, so perfettamente cosa fanno una ragazza e un ragazzo in una camera. Ma preferirei che non lo faceste in casa mia”.

“E anche casa di Bonnie e finché lei avrà piacere ad avermi qui, io non mi scuserò con te”.

Damon si tese, chiedendosi da dove arrivasse quell’improvviso cambiamento di tono e di atteggiamento.

“Tu non mi piaci” dichiarò Damon piegandosi su di lui minacciosamente “E non è un mistero. Ma se mi accorgo che Bonnie torna ancora a casa sconvolta come qualche sera fa per colpa tua, ti farò così male che non guarderai mai più una ragazza in vita tua”.

“E’ una minaccia?”.

“Sì” Damon non aveva nessun bisogno di nascondersi.

“Con tutto quello che le hai fatto, non dovresti nemmeno pronunciare il suo nome” replicò Christopher “Lo vedo come l’hai ridotta, so che è tutta colpa tua. Settimane fa era uno straccio, non parla più con le sue amiche. Io sono quello che è riuscito a farla stare meglio e sono io l’unico che ha il diritto di proteggerla”.

Damon restò allibito mentre osservava il ragazzo uscire di casa. Era senza parole (cosa più unica che rara), non aveva ribattuto perché quel fottuto sosia di Baby** aveva ragione quasi su tutto.

Vero, era Damon il responsabile del tracollo emotivo di Bonnie. Falso, non era Christopher colui che avrebbe dovuto occuparsi di lei.

Quel ragazzo era furbo, aveva raggirato tutti con una facilità impressionante (tutti tranne Meredith, lei era troppo intelligente), era viscido, perché aveva la capacità di cambiare faccia da un momento con l’altro, ed era anche un ottimo osservatore: aveva capito subito che Damon era il meno amato, sapeva che qualunque cosa avesse detto contro di lui, Bonnie non gli avrebbe mai creduto.

Si stava scontrando con qualcuno molto più esperto, però. Il vampiro non si sarebbe fatto sottomettere così facilmente. Avrebbe allontanato Christopher da Bonnie a costo di farsi odiare per tutta la vita.

Salì, dunque, al piano superiore con l’intenzione di proibire a Bonnie di farlo entrare in casa, ma la visione che si trovò di fronte lo spiazzò totalmente.

La ragazza era in corridoio, appena fuori da camera sua, in biancheria intima. Niente di sexy, un semplicissimo completo nero senza nemmeno un po’ di pizzo o di trasparenze, ma la sua gola si seccò ugualmente.

Bonnie non aveva delle grandi forme. Una prima scarsa di reggiseno e un sedere piccolo, ma sodo. Non era una cosiddetta “bomba sexy”, ma essendo così bassina le proporzioni erano azzeccate e … beh forse non era proprio la classica ragazza da poster in camera, ma faceva ugualmente la sua figura.

Provò immaginarsi per un attimo come doveva essere toccare la sua pelle così bianca da sembrare trasparente, cosa si provava a sfiorare quel collo da ballerina con i denti, che sapore avevano le labbra ancora rosse dai baci di Christopher.

Scosse la testa scacciando quei pensieri saltati fuori da chissà dove.

D’altra parte mancò poco che Bonnie scappasse di nuovo nella sua stanza per nascondersi.

Da qualche giorno il suo bagno privato era inagibile, per colpa di una tubatura rotta. L’idraulico aveva detto che ci sarebbe voluto un po’ per cambiare tutto l’impianto che ormai era vecchio.

Così Bonnie aveva iniziato ad usare il bagno in fondo al corridoio. Di solito andava avvolta in un asciugamano o si cambiava direttamente là per fare la doccia. Quella sera, però, era uscita semplicemente in intimo credendo che Damon fosse rimasto in salotto. Dopotutto il bagno era a tre metri da camera sua, ci sarebbe voluto un secondo per raggiungerlo; non aveva proprio previsto che il vampiro sarebbe salito in quel preciso secondo.

Fu, quindi, lì per lì per coprirsi poi le vennero in mente i consigli di Matt e Tyler, che per quanto apparivano ridicoli, erano anche abbastanza diabolici.

Decise, perciò, di restare dov’era, d’ignorare Damon come al solito, di superarlo e dirigersi verso il bagno come niente fosse.

L’uomo, superato il primo momento di stordimento e ritornato in sé, le sbarrò la strada “Dobbiamo parlare”.

No. Gli inviò Bonnie mentalmente. Non voleva sprecare neanche una parola.

“Va bene, io parlo tu ascolti” propose Damon “Non voglio più vedere quel tipo in questa casa”.

Bonnie scoppiò a ridere “Damon, fatti una vita tua e smettila d’intrometterti nella mia” gli intimò.

“Non lo voglio qui” ripeté lui.

“Ma io sì” obiettò Bonnie.

“Ti va male che la casa sia mia e che tu sia sotto la mia custodia, quindi devi fare quello che dico io”.

“Io non devo fare un bel niente!” s’infervorò lei “Qual è il tuo problema? Perché non mi vuoi lasciare in pace?”.

“Non mi piace quel ragazzo, non è una bella persona, non mi fido di lui e se potessi ti proibirei di vederlo. So che non mi daresti mai ascolto, ma almeno posso impedirti di farlo entrare in casa”.

Bonnie aprì e richiuse la bocca più e più volte senza trovare le parole per esprimere tutta la rabbia.

“Con tutto quello che hai fatto … non so nemmeno come mai t’importi tanto che io esca con il ragazzo sbagliato. V- vuoi vedermi infelice per sempre? Ti dà fastidio che qualcuno possa essere buono con me? Pensi che non mi meriti qualcuno che mi ama?”.

Qualcuno che mi ama. Damon ripeté nella sua testa. Un momento: da quando in qua si parlava di amore?

“Ti sta mentendo, Bonnie! E tu sei così stupida da cascarci! Ma non lo vedi? È tutto troppo perfetto per essere reale”.

“E’ così difficile credere che un ragazzo come Christopher sia interessato a una come me?” urlò Bonnie in preda al furore “Perché non accetti il fatto che io valgo qualcosa! Solo perché tu mi consideri una cretina, non vuol dire che siano tutti come te!”.

“Non ho mai detto di considerati una cretina”.

Ma lei nemmeno lo ascoltava più “Se non lo avessi ancora notato, qui l’unico che mi ha mentito, che mi ha raggirato sei tu! Tu sapevi che ero stata adottata, tu hai ucciso mio fratello …. Tu, tu e tu, solo tu. Eppure hai ancora il coraggio di accusare l’unica persona che mi sta aiutando”.

“Bonnie, Bonnie, guardami ora” ordinò Damon circondandole il viso tra le mani. Le cercò di divincolarsi, ma non c’era verso di sfuggire alla presa “Guardami negli occhi e dimmi se non sono sincero in questo momento”.

Bonnie non rispose e si rifiutò di ricambiare lo sguardo. Odiava essere così debole ma non poter sottrarsi a quel tocco. Desiderò che la signora Flowers le avesse già insegnato qualche incantesimo per proteggersi dai vampiri.

“Sai che ho ragione” parlò Damon “Dentro di te sai che Christopher vuole qualcosa da te e quando l’avrà ottenuta, scomparirà”.

“Lasciami”.

“Non devi stare con lui solo per dimostrare il punto, non devi stare con lui solo per fare arrabbiare me”.

“Sto con lui perché mi piace”.

“Torna dalla tue amiche, Bonnie” sembrava quasi una supplica “Stai con persone che tengono davvero a te, che non ti lasceranno mai”.

“Come hai fatto tu?” lo sfidò la ragazza.

“Non ho intenzione di andare da nessuna parte”.

“Rimarrai qui?” chiese Bonnie senza credere nemmeno per un attimo alle sue stesse parole.

“Sì”.

Risposta spiazzante; Bonnie dovette ammetterlo, ma un leggero disorientamento fu tutto quello che suscitò.

“Non sei niente nella mia vita” disse con convinzione “Sei il primo che non vorrei intorno e vorrei davvero che sparissi come sette anni fa. Ora lasciami” tolse con le sue mani quelle del vampiro ancora appoggiate alle sue guance e corse in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Come sta la nostra inferma oggi?” chiese Damon entrando nella stanza dove riposava Meredith.

“Damon, vattene” gli ordinò Alaric, seduto accanto al letto “Il tuo sarcasmo non è richiesto”.

“Ok, solo perché non puoi fare sesso con la tua ragazza per qualche giorno, non c’è bisogno di essere così acidi”.

Alaric divenne livido in volto, mentre Meredith scoppiò sorprendentemente a ridere. Da tre giorni era circondata da persone tremendamente serie che continuavano a chiederle delle sue condizioni di salute. In quel momento le battute fuori luogo di Damon erano più che apprezzate.

“Comunque non sono venuto qui per dilettarvi con la mia dirompente simpatia. Ho intenzione di fare visita ai genitori di Christopher e mi serve la fotografia di cui mi hai parlato per confrontarla con quella che ha visto Bonnie”.

“E’ a casa mia. Devi proprio andarci oggi?” rispose Alaric.

“Sì; so per certo che il biondino è alla fiera con Bonnie, quindi ho via libera”.

“Accompagnalo” la ragazza si rivolse ad Alaric “Va’ con lui”.

“No, Mere” si oppose lui “Non voglio lasciarti sola”.

“Ci sono i miei genitori qui fuori. E poi Tyler si è offerto di venire a trovarmi più tardi dato che non vuole andare alla fiera. Voglio che andiate tutti e due e voglio che risolviate questa faccenda entro stasera”.

“Uuuh, adesso capisco perché impazzisci per questa ragazza, amico” commentò Damon con un fischio “E’ così autoritaria anche nel letto?”.

“FUORI!”.

Mezz’ora dopo i due uomini osservavano la casa incriminata seduti nella macchina di Damon.

“Credo che dovresti andare solo tu” suggerì quest’ultimo.

“Perché?” s’insospettì Alaric.

“Come dovrei presentarmi io?” sbuffò Damon “Come lo zio della ragazza del loro adorato figlio? Tu sei il suo insegnante di storia; puoi inventarti una palla su qualche compito andato male o su una punizione”.

“Sei un vampiro. Non devi presentarti, puoi influenzarli per farti entrare” gli fece notare Alaric.

“Ottima idea!” sbottò l’altro con sarcasmo “E se Bonnie gli avesse dato della verbena? Mi beccherebbero in un attimo!”.

“Mi devi una birra” concluse l’amico infilandosi la fotografia stampata in tasca e dirigendosi verso la porta di casa Rydell.

Damon attese pazientemente in auto, ma passata un’altra mezz’ora iniziò prima ad annoiarsi, poi a insospettirsi. Perché ci stava mettendo così tanto?

Scese anche lui dalla macchina e decise di bussare alla porta, palesando la sua presenza. Voleva controllare che il suo amico non si fosse messo nei guai.

Aprì una donna che assomigliava molto a Christopher; una bella donna e Damon ci avrebbe fatto anche un pensierino se le circostanze fossero state diverse.

“Signora Rydell, credo che non ci siamo mai presentati ufficialme-”.

“So chi sei” lo interruppe lei freddamente “E non posso farti entrare in casa”.

Damon si sconcertò per quella risposta. Si portò più vicino alla donna e la fissò negli occhi, mentre un dubbio gli s’insinuava nella mente.

L’espressione della signora era vuota e sembrava proprio che qualcuno le avesse inculcato quell’ordine e che lei lo ripetesse a macchinetta.

Non ci volle molto per capire che era stata soggiogata. In quell’esatto momento Alaric scese le scale ritrovandosi all’ingresso, dopo essere finalmente riuscito ad intrufolarsi in camera di Christopher, e sventolò davanti a Damon la cornice con l’immagine del presunto fratello di Christopher e il foglio con la foto che aveva stampato Meredith. Raffigurava entrambe lo stesso ragazzo.

“Cazzo” esclamò Damon lanciandosi verso la macchina, seguito da un Alaric altrettanto agitato.

 

Quel venerdì sera di fine marzo era singolarmente caldo. Bonnie si era vestita con un vestito un po’ pesante con un motivo a fiori, ma non aveva messo le calze. L’aria era particolarmente tiepida e non sentì nemmeno la necessità di portarsi dietro una giacca.

Perché poi prendere qualcosa per coprirsi quando c’erano già le braccia di Christopher a tenerle caldo?

La fiera era esattamente come se l’era immaginata e Bonnie non aspettava altro che salire sulla ruota panoramica e baciare Christopher sul punto più alto. Era una fantasia da quindicenne malata di film romantici fino alla nausea, ma non poteva farne a meno.

Non si sarebbe mai stancata di ripeterlo, ma ciò di cui aveva bisogno era normalità e il bacio sulla ruota panoramica alla fiera della scuola era il cliché più gettonato tra le adolescenti.

Le era parso di vedere Elena e Stefan alla bancarella dei premi e Caroline e Matt a quella dei dolci. Aveva parlato alle sue amiche solo all’inizio della serata, si erano aggiornate sulle condizioni di Meredith e poi ognuno per la sua strada.

Bonnie dovette ammettere che quella distanza che si era frapposta fra loro la rendeva triste. Era stata lei la prima a metterla e non se ne pentiva, perché era convinta che le sarebbe servita, ma a volte le mancava il rapporto che avevano condiviso.

Quando qualche giorno prima aveva confidato a Meredith i suoi dubbi sulla sincerità di Christopher, si era sentita subito sollevata, come se fosse tornata indietro di qualche tempo.

Non voleva pensarci, però proprio in quel momento, non quando era con Christopher che la stringeva contro di sé con un braccio attorno alle spalle, mentre giravano per la fiera.

“Guarda” lo richiamò Bonnie “La ruota ha quasi finito il giro, dai mettiamoci in coda!” lo pregò saltellando.

“No ho molta voglia di stare tra la gente, Bonnie” ammise Chris “Vorrei starmene solo con te”.

“Ma è il nostro primo appuntamento ufficiale … volevo fare qualcosa di romantico” mise il broncio la ragazza indicando ancora la giostra.

“Non voglio allontanarmi per molto” promise lui “In realtà avevo programmato una passeggiata vicino al bosco. Con questa luna deve essere molto romantico”.

Bonnie guardò verso gli alberi, che le parvero terrificanti, ma sicuramente insieme a Christopher avrebbero avuto tutt’altro aspetto.

“Vuoi per caso approfittarti di me?” chiese Bonnie stando al gioco.

“Ti darebbe fastidio?”.

Bonnie arricciò le labbra, gli prese la mano lo tirò leggermente verso il bosco, in segno di assenso.

Superarono il limitare degli alberi e si addentrarono per un po’ tra le radici e i cespugli, in cerca di privacy. Infine giunsero in una zona abbastanza appartata, la musica della fiera arrivava fioca e indistinguibile e attorno a loro non si muoveva una foglia.

In altre circostanze Bonnie avrebbe avuto brividi di paura lungo tutto il corpo, ma la presenza del giovane le trasmetteva una sicurezza disarmante.

Si ritrovò contro il tronco di un albero, premuta da un Christopher piuttosto spinto che non vedeva l’ora di sentire il corpo della ragazza vicino al suo.

Bonnie lo strinse a sé come era solita fare e non si sorprese di percepire le mani di Christopher vagare per i suoi fianchi e fermarsi una appena sopra il suo sedere e una appena sotto. Lo sentiva più coinvolto del normale, più agitato, quasi fremente e Bonnie rimase un po’ scombussolata da tutta quella passione. Non avrà in mente di farlo in un bosco, contro un albero, vero? Fu la domanda che si pose da sola.

Le labbra di lui si scostarono e Bonnie fu sul punto di protestare, ma quelle trovarono presto la via per il suo collo che s’inarcò istintivamente.

Christopher riportò le mani più in alto sulla schiena e l’attirò, se possibile, ancora più a sé e continuò a baciarle il collo come se fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto. E fu lì che Bonnie, inizialmente persa dai brividi che quella bocca le provocava, capì che qualcosa non andava.

Improvvisamente avvertì come due puntine lambirle la pelle e fare sempre più pressione. Entrò nel panico in un nanosecondo.

Non può essere, no, no, è impossibile.

Si divincolò come un animale in trappola e Christopher la lasciò andare senza opporre resistenza.

Bonnie poté verificare con i suoi occhi quanto i suoi sospetti fossero fondati: il viso di Christopher era trasfigurato in quello di un vampiro, denti allunganti, occhi rossi.

L’istinto fu quello d’indietreggiare ma l’albero glielo impedì. Si schiacciò contro il tronco, portandosi una mano alla bocca.

“Delusa, Bon?” le chiese il vampiro “Dovresti essere abituata a quelli come me” la sua voce era cambiata, non più dolce e rassicurante, ma strafottente.

“Questo è un incubo, è solamente un incubo” seguitò a ripetere la ragazza tenendo gli occhi chiusi.

“Mi dispiace rovinarti la festa, ma è tutto terribilmente reale” la contraddisse Christopher, il suo Christopher, il ragazzo normale. Un vampiro.

“Come può essere?” tremolò Bonnie “Nessuno se ne è mai accorto”.

“Sono vecchio, tesoro. Sono veramente troppo vecchio e sono capace di nascondere alla perfezione la mia aura” spiegò “E poi i tuoi amici vampiri sono una tale banda d’imbecilli che non se ne sarebbero mai accorti”.

“Devo andarmene” sentenziò Bonnie prossima al vomito. Si girò senza pensare che Christopher l’avrebbe bloccata al primo passo.

Infatti le si parò di fronte impendendole il passaggio “Non così in fretta”.

“Cosa vuoi?” domandò lei con una calma innaturale.

“Non è ovvio?” la prese in giro lui posandole le mani ai lati del collo “Voglio te e il tuo sangue”.

Bonnie si sottrasse al tocco e fece un passo indietro. Christopher non la trattenne, gli piaceva da matti giocare al gatto e al topo.

“E’ da tanto che ti seguo, Bonnie, da quasi un anno, eppure non sono mai riuscito ad avvicinarti”.

La rossa aveva le gambe deboli ma non voleva cedere. Lo fronteggiò con una certa spavalderia, sebbene dentro di lei morisse dalla paura, e cercò di prendere tempo sperando di trovare una via di fuga o che qualcuno venisse in suo aiuto.

“Eri tu quella volta a Roma, vicino al mio collegio***” era più un’affermazione che una domanda.

“Intuizione azzeccata!” confermò lui “E sono anche riuscito ad intrufolarmi nel dormitorio una volta, ero certo di aver raggiunto la tua stanza. Immaginati la mia rabbia quando ho scoperto di aver tra le mani la ragazza sbagliata”.

Giada, la ragazza scomparsa, ritrovata morta in un campo.

“Sono stato punit per quell’errore” Bonnie non trovò il senso di quella frase ma lo lasciò proseguire “Così quando ti sei trasferita qui, ho ottenuto la mia occasione di riscattarmi e di averti” era così contento di averla in pungo che si perse nei racconti “Eppure non potevo toccarti, non potevo assaporarti, non potevi rivelarmi fino al momento giusto. È stato così frustrante resistere al richiamo del tuo sangue”.

“Che cosa t’impediva di mordermi?”.

“Dovevo aspettare che scoprissi la verità sul tuo conto, sciocchina. Giuro, credevo non sarebbe mai successo e quando improvvisamente sei venuta da me dicendomi che avevi litigato brutalmente con la tua famiglia, ho capito che finalmente la verità era venuta a galla. Ma ho dovuto lavorare per far sì che ti fidassi di me, pensavo che non ti saresti mai più staccata dalla sottana di Damon. Chi avrebbe mai immaginato che l’idiota avrebbe incasinato tutto da solo. Anche nelle mie fantasie più originali, non mi sarei mai sognato che avesse ucciso tuo fratello” disse sinceramente colpito “Beh … meglio per me!”.

“Tutto quello che mi hai detto sulla tua famiglia è una bugia? Non sono i tuoi genitori e non hai nessun fratello morto” Bonnie stava piano, piano mettendo tutti i pezzi al posto giusto.

“Dio, no!” esclamò Christopher “Il ragazzo che hai visto sulla parete della stanza è il loro vero figlio. È al college per cui sapevo che non mi avrebbe dato problemi. I suoi genitori non vivevano più a Fell’s Church da anni, ma possedevano ancora la casa, quindi mi è bastato trovarli, ipnotizzarli, cancellare loro la memoria e crearmi una famiglia. Sarebbe tutto andato splendidamente se tu non avessi mai visto quella foto, ma è stato un mio errore; lo ammetto: mi era sfuggita”.

“Ti sei inventato tutto? Dalla prima all’ultima parola” Bonnie era sconvolta, si sentiva come in una realtà parallela, come in una vita non sua.

“Sono molto creativo” fece le spallucce Christopher “Poi sei talmente facile da ingannare. Avresti creduto ad ogni mia singola parola. Il tuo unico sbaglio è stato confidarti con Meredith, quella mossa ha complicato parecchio le cose”.

Bonnie spalancò gli occhi “Sei stato tu ad aggredirla!”.

“Colpevole” confessò lui “Non potevo permettere che indagasse su di me, perché mi avrebbe smascherato. L’ho ridotta in fin di vita, ero convinto sarebbe morta e invece quella stupida coppia di fidanzatini l’ha trovata!”.

“E’ una delle mie migliori amiche”.

“Lo stai dicendo come se la cosa mi dovesse importare”.

Il suo tono era terribilmente simile a quello di Damon.

“Tutto quello che ho detto e fatto, le parole dolci, i baci, gli appuntamenti, era tutta una recita, Bonnie. Tu per me sei stata soltanto lavoro e francamente non me ne frega nulla se devo uccidere qualche tuo amico per ottenere quello che voglio” le rivelò e lo stomaco della ragazza si contrasse.

“Perché mi stai dicendo queste cose adesso?”.

“Meredith non è morta, quindi è solo questione di tempo prima che i tuoi amici mi scoprano. Ho deciso che ti porterò via stanotte. Ormai hai accettato i tuoi Poteri e li stai allenando, sei sbloccata per quanto mi riguarda. Completerai i tuoi studi da un’altra parte e io avrò finito la mia missione. Ti lascerò a chi ha realmente bisogno di te” concluse con fare pragmatico “Ma prima voglio assaggiare il tuo sangue, lo bramo da mesi e non posso più resistere”.

Prima che Bonnie potesse anche solo respirare, il vampiro le fu addosso, la spinse di nuovo contro un albero mormorando in modo disconnesso “Si arrabbierà, si arrabbierà con me, ma il desiderio è troppo forte”.

Bonnie credette che stesse delirando e si preoccupò maggiormente di ciò che avrebbe subito.

I canini di Christopher stuzzicarono ancora la sua pelle e si prepararono ad affondare. Bonnie chiuse gli occhi e iniziò a piangere.

Due mani, furiose e decise, strapparono il corpo del mostro da Bonnie e lo buttarono per terra.

La ragazza ebbe appena il tempo per riconoscere Stefan, prima che Christopher si scagliasse contro di lui prendendolo per le spalle.

I due vampiri iniziarono a lottare forsennatamente, come indemoniati, ma era chiaro che Christopher fosse molto più forte.

Stefan parava i colpi e riusciva a schivare, ma controbatteva debolmente e per ogni pugno o calcio andato a segno, ne riceveva il doppio.

Era più giovane di Christopher e non si nutriva di sangue umano, questo lo rendeva inoffensivo.

Damon dove sei? Si chiese Bonnie.

In due avrebbero avuto più chance e inoltre Damon era più potente e più spaventoso.

Bonnie si accovacciò su se stessa sentendosi inutile e fragile. Non aveva ancora sviluppato i suoi Poteri da strega per potersi difendere e non aveva idea di come aiutare Stefan.

Christopher stava decisamente avendo la meglio. Aveva inchiodato l’altro vampiro contro un tronco e lo teneva fermo mentre Stefan si dibatteva tentando di morderlo.

Fu allora che Bonnie scorse un pezzo di legno appuntito a terra, a neanche un metro da lei. Si allungò lentamente e lo afferrò e notò con sollievo che Christopher era troppo occupato per accorgersene.

Fece un bel respiro e agì in fretta: si alzò e spiccò una corsa verso la schiena del suo ex- fidanzato e gli conficcò il ramo dritto all’altezza del cuore.

Il vampiro s’irrigidì e crollò a terra in un mucchio di ceneri.

Stefan guardò Bonnie e Bonnie guardò Stefan. La ragazza aveva il fiato corto e scoppiò a piangere istericamente fissando le polveri del giovane di cui si era così cecamente fidata.

Lo aveva ucciso, lo aveva ucciso! Si sentiva sporca, in colpa, anche se non avrebbe dovuto.

Le braccia di Stefan la circondarono e lei quasi non se ne rese conto. Non fece nemmeno caso alla voce di Damon, infine sopraggiunto, che ringhiando chiedeva al fratello di raccontare l’accaduto.

Le gambe le cedettero e svenne nell’abbraccio del vampiro dagli occhi verdi.

Si risvegliò in auto, stesa sui sedili posteriori. La testa le doleva ed era tutta frastornata. Si tirò su a sedere e guardando fuori dal finestrino vide che stavano imboccando il vialetto di casa.

“Bonnie” la chiamò Stefan girandosi dal sedile di destra “Come ti senti?” allungò una mano indietro.

Bonnie la strinse forte e scosse la testa tranquillizzandolo. Non era ferita, stava bene fisicamente, ma era ancora troppo impaurita e scombussolata per parlare.

Scesero tutti e tre dall’auto e si diressero verso il Pensionato. Bonnie li lasciò andare avanti e si fermò sul portico.

Si voltò verso l’enorme cortile, dove solo il giorno vi era parcheggiata la macchina di Christopher. Si appoggiò ad una colonna della veranda e si lasciò scivolare fino a sedersi sui gradini.

Restò immobile con lo sguardo vacuo. Non riusciva a piangere, aveva esaurito le lacrime e nemmeno voleva.

Non sentiva più niente, niente tristezza, rabbia, delusione, niente emozioni. Vuoto totale. Assenza di sentimenti. Avrebbe soltanto desiderato addormentarsi e dimenticare tutto.

Damon tornò indietro non appena la notò seduta sui gradini del portico. La raggiunse e si mise nella sua stessa posizione, dall’altra parte rispetto a lei.

“Dillo” pronunciò Bonnie monocorde.

“Cosa?”

“Che me l’avevi detto”.

Damon avrebbe voluto dirlo, davvero con tutto il cuore, ma si trattenne. Bonnie non aveva bisogno di rimproveri. “Mi dispiace di non essere arrivato in tempo” mormorò “Avrei dovuto essere lì con te questa sera”.

Bonnie non rispose, non diede neanche segno di averlo ascoltato.

“Ti prometto che nessuno ti farà più del male”.

“Avevi ragione, Damon” lo accontentò Bonnie “Ma non ti ho perdonato e non voglio la tua compassione, quindi puoi anche rientrare” non sapeva neppure lei da dove provenisse quella cattiveria.

“Non me ne vado” replicò Damon “Io sono qui”.

Ed era dannatamente vero.

Era lì e non se ne sarebbe mai andato. Anche se lei lo avessi respinto, gli avesse urlato addosso, lo avesse cacciato o odiato,Damon sarebbe stato sempre lì per lei.

L’aveva delusa, l’aveva ferita e l’aveva ignorata. Non avrebbe mai più commesso un errore simile.

E anche se avrebbe voluto abbracciarla, stringerla fino a toglierle il respiro, coccolarla fino a farla addormentare, restò fermò sul quel gradino lontano da lei.

In quel momento forse Bonnie non lo avrebbe voluto troppo vicino o forse sì. Forse aveva bisogno di lui, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Ma Damon lo sapeva. Se Bonnie gli avesse chiesto un abbraccio, lui glielo avrebbe concesso e se fosse stata in silenzio tutta notte a fissarsi i piedi, lui le avrebbe tenuto compagnia.

E perciò non si mosse.

Perché lui c’era.

 

“Light up, light up
As if you have a choice
Even if you cannot hear my voice
I'll be right beside you dear
Louder, louder
And we'll run for our lives
I can hardly speak, I understand
Why you can't raise your voice to say”

(Run- cover by Leona Lewis).

 

Il mio spazio:

Scusate, scusate, scusate!! So di essere in megaritardo ma sono stati giorni da delirio: è ricominciata l’università e settimana era a letto con febbre e non sono riuscita a scrivere =(

Come avete notato è un capitolo molto lungo e denso; non mi andava di scriverlo in fretta e male e quindi mi sono presa una settimana in più; spero ne sia valsa l’attesa.

Ricordate quando, qualche capitolo fa, vi ho assicurato che per Bonnie non ci sarebbero state più delusioni? Ecco, mi era dimenticata di questa piccola svolta.

Ora probabilmente la maggior parte di voi saranno divise tra coloro che mi vorrebbero uccidere per aver eliminato l’unico in grado di scatenare la gelosia di Damon, e coloro che stanno festeggiando per la dipartita di Justin Bieber.

Quando ho inserito il personaggio di Christopher, avevo già in mente come sarebbe andata a finire e ammetto di aver accelerato parecchio i tempi in questo ultimi due capitoli. Sapevo che se avessi messo vari indizi qua e là, voi avreste intuito subito tutto e non volevo rovinare l’effetto a sorpresa, ecco perché ho scelto di farlo sparire così in fretta.

Comunque non preoccupatevi, anche se Christopher non c’è più, ha svolto benissimo il suo lavoro: Damon si è reso di poter perdere Bonnie in un attimo, che chiunque gliela può soffiare davanti agli occhi e si sarà una bella regolata; specialmente nei prossimi due capitoli.

La fine è volutamente un po’ affrettata, ma nel prossimo pezzo analizzerò la reazione di Bonnie, che (anticipo) non sarà certamente delle migliori.

Damon, poi, inizia ad avere certi pensieri sulla sua nipotina e non saranno certo gli ultimi. Secondo voi quanto ci metterà Bonnie a ricambiare? Non dimentichiamoci che in mezzo c’è anche Elena!

Per adesso i lupi mannari sembrano in modalità “facciamo la pace”, ma quanto durerà la tregua? Chi sarà il primo a fare un passo falso?

Ragazze, come al solito siete invitate a lasciarmi i vostri pareri su questi quesiti e a lasciarmi anche tutte le vostre richieste =)

Ho in mente anche un sacco di idee per storie future e la prossima volta ve ne sottoporrò alcune, così magari mi potrete aiutare a decidere su quale iniziare a lavorare una volta finita Ashes&Wine.

Come al solito sono anche in ritardissimo con le risposte alle vostre recensioni. Prometto che tra oggi e domani risponderò a tutte quelle del capitolo precedente!

Vi ringrazio immensamente per tutti i consigli che mi date, ringrazio chi legge, recensisce e segue!!

E ora vi lascio con le immagini dei personaggi originali che sono apparsi fino ad’ora

 Ps: vi consiglio di leggere il capitolo con le due canzoni segnate =)

Christopher Rydell.

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Clara.

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Layla Lehmann. 

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*GTA: Grand Theft Auto (abbreviazione: GTA, letteralmente Grande Furto di Auto, cioè furto d'auto aggravato) è il nome di una serie di videogiochi multipiattaforma catalogabile come "simulazione della vita criminale", distribuita da Rockstar Games. Il protagonista di ogni episodio è infatti un criminale esperto. Il gioco è chiamato "Grand Theft Auto" per indicare la frequenza con cui il giocatore si ritroverà a dover compiere furti di automobili (nessun protagonista della serie possiede una macchina propria, infatti). Per guadagnare soldi e farsi una reputazione all'interno della città in cui si svolge il gioco, il giocatore dovrà scontrarsi con i criminali e le gang rivali, portando a compimento le missioni che gli saranno assegnate dagli amici, dagli alleati, dai boss o dalla gang di appartenenza (definizione presa da Wikipedia)

** Baby: canzone di Justien Bieber.

***: Mi riferisco al primissimo sogno avuto da Bonnie, nel quale si descrive un momento realmente accaduto in cui si è sentita inseguita da qualcuno quando ancora viveva a Roma.
  
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