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Autore: Mrs Vic    11/03/2012    0 recensioni
Ho deciso di scrivere una storia che spero abbia una lettura piacevole. Pubblicherò ogni due settimane un capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, grazie. Buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Avevo quelle mani lì, di non so chi, avvolte intorno alla mia pancia, stringevano forte. Quelle mani mi erano sconosciute, eppure trasmettevano tanto calore. L'alcool comminciava a possedermi, bicchiere dopo bicchiere, bevuta dopo bevuta, quel sconosciuto,quelle mani non fermavano le mie bevute. Continuava a stringermi, eppure io non sapevo nemmeno se quelle mani.. se il corpo, la mente e il cuore a cui appartenevano quelle mani mi conoscevano.
L'unica cosa che riuscii a dire fu:
''C-ch-chi se-sei tu?''
Non ebbi risposta.
Era buio, c'erano luci blu, verdi, gialle, arancioni, ma non c'era la luce di un colore che mi permetesse di vedere quel..quel lui.
E' che in fondo, io, nonostante tutto, speravo che fosse lui lo sconosciuto, speravo che il non conoscere le mani di quel lui era appunto perchè quel cazzo di Edward non l'avevo mai visto. Sapevo però anche che comunque non era lui, era impossibile. Sarei stata troppo felice, il mio cuore avrebe battuto troppo forte, sarebbe stato un regalo troppo grande, tutto ciò che sarebbe accaduto di conseguenza, se fosse stato lui sarebbe stato troppo bello, e il troppo rovina tutto, sempre.
Che poi se avrei avuto tutta quella felicità non avrei nemmeno saputo dirigerla, non avendola mai incontrata in tutti i miei 18 anni.
Ora..però, cominciavo a chiedermi: ''Perchè mi facevo sfiorare le mani di quel maniaco sulla pancia scolata, perchè? Perchè non mi giravo per vedere o cercare di vedere chi era, perchè? Perchè non insistevo con la mia domanda di chi fosse, perchè?''
Capii però che scoprire chi fosse avrebbe fatto male, perchè nonostante avevo bevuto tutti quei litri di alcoolici io amavo ancora quel Edward, perchè ci speravo troppo, ecco, di nuovo, 'sto troppo. Sarei rimasta delusa, nel vedere che quel lui non era lui, nel capire che il suo 'ciao' era un 'addio'.
''Vaffanculo all'amore, voglio divertirmi cazzo!'' Urlai.
Lui mi girò di scatto, mi ripeteva: ''E' questo che volevo sentirti dire!''
Cominciò a baciarmi, a toccarmi, a sfiorarmi. Appartenevo a lui, così sembrava.
Non era Edward, no, proprio per niente, ma ero ubriaca, il suo fascino mi attraeva.
Cominciò a prendermi in braccio e a spingermi verso il muro, continuava a toccarmi, toccare ogni parte del mio corpo, continuava a baciarmi, a mordermi le labbra. Ero totalmente presa da lui. Avrei voluto prendere e scappare, non volevo fare qualche cazzata,del tipo farmelo. Sarebbe stata la mia prima volta, non me ne ero fatta altri fin'ora, diciamo che ho sempre aspettato quello giusto. Magari poteva essere lui quello, giusto, ma non sapevo nemmeno il suo nome, non potevo farmelo, ma proprio no.
Era impossibile.
Mi prese e mi portò in una camera, era buio, qua le luci non c'erano, nemmeno quelle colorate. Mi baciava e pian piano mi tolse la maglietta, e io gli lasciavo fare. Sembravo una puttana in astinenza, ma non era così. Non c'era una giustificazione per la quale io gli permettevo tutto ciò, succedeva e basta, senza una spiegazione.
Mi tolse tutto, rimasi senza vestiti, e lui anche, lo stavamo facendo ed io ero felice.
Era uno sconosciuto che però sembrava una persona che conoscevo da sempre. Me lo scopai, ecco tutto. Lui continuava e continuava, sembrava una gara di sesso tra me e lui che era verso l'infinito e oltre. Lui mi alzò, mi diede un qualcosa che mi fecce sentire strana, in un mondo tutto mio.
E ogni volta che finivo quel qualcosa lui me ne dava ancora, ancora e ancora, e continuava a metetrmi il suo cazzo dapertutto.
Fino a quando i miei occhi si chiusero.

''Isabella, Isabella, Isabella ti prego, ti prego, apri gli occhi, Isabella te lo scongiuro!''
Sentivo ma non riuscivo a parlare, aprii gli occhi, ero dentro a un ospedale. La mia faccia era verso una finestra, fuori era buio, era sera. Ma non era quella sera. Non riuscivo, non volevo capire, o provare a capire quant'ero stata in quel letto. Dirissi la mia testa verso l'altra parte, c'era mia madre. Era disperata, aveva gli occhi che a poco a poco avrebbero voluto spegnersi per tutte le lacrime che aveva versato e continuava a versare.
''Sto bene ma..mma, tranquilla.''
''Che hai fatto Isabella, che hai combinato, che ti è successo Isabella?E' passato un solo giorno dal tuo compleanno e tu sei all'ospedale, dovresti ancora continuare a festeggiare ma spiegami cos'è accaduto, perchè ora sei qui?''
Odiavo gli interogatori di mia madre, non li digerivo proprio per niente.
Che quel figlio di puttana mi aveva sverginata e riempita di droga l'avevo capito, ma non l'avrei detto a mia madre, mi sarei inventata qualche cazzata, qualche scusa. C'era un problema però, per quale altro motivo si puo' stare un giorno senza svegliarsi, quasi in coma, in questo fottuta letto dell'ospedale se non per la droga? Ok, ci sono persone a cui succede ciò per un incidente, per una perdita di un familiare, per uno shok. E io che cazzo di shock ho avuto se non quello di essermi ubriacata e essermi fatta fottere da uno del quale nemmeno sapevo il nome(?).

''Mamma, mi sono mangiata un kebab, che mi ha provocato vomito continuo e dopo ciò sono svenuta e Rosalie, Victoria e Alice hanno chiamato l'ambulanza dato che erano da me a guardare un film, tranquilla.''
''Tu il kebab non la mangerai mai più, per tutta la tua vita, capito?!''
''Si mamma.''
Le mie amiche mi avrebbero capita e mi avrebbero difesa, come hanno sempre fatto.

Entrò mio padre o meglio il fidanzato di mia madre, ma va bene dopotutto lui si era preso cura di me più di quanto ha fatto il mio vero padre.
''Come stai Isabella?'' mi chiese.
''Bene pà, molto meglio.'' risposi.
''Cosa hanno detto i dottori?'' chiese mia madre a mio padre agitata.
''Hanno detto che ha preso qualcosa che non doveva prendere che però non riescono a capire cos'è, perchè ha una strana cosa nella pancia.'' rispose lui.
Una strana cosa nella pancia, mi chiesi(?) oh cazzo..
''Il kebab mamma vedi, tutta colpa di quei kebab.'' risposi con il mio solito falso sorriso.

Cazzo, avevo una ''strana cosa'' nella pancia, come disse mio padre. Ma che cazzo era?
Dopotutto, però, sentivo il bisogno della droga.
 

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