Il
Padfoot innamorato
Come
faccio. Non riesco assolutamente a togliermelo dalla testa. Continuo a pensarci.
E già questa è una cosa strana. Continuo a vederli. Mi fissano, ovunque io sia.
E mi fanno sciogliere. Hanno sfumature tra il verde e l’ambrato che mai avevo
visto in vita mia. Sono così belli ed intensi. Come i campi di grano in
un’assolata giornata estiva. E mi ci perderei volentieri. Ogni giorno della mia
vita. Ogni attimo della mia vita. Ogni respiro del-
- Padfoot? -
Ogni
respiro della mia vita. E sto parlando solo dei suoi occhi. Anzi, sto pensando
solo ai suoi occhi. Meglio non mi soffermi sul resto. Il suo adorabile corpo, a
volte così fragile a volte così resistente a volte così perfetto. Non a volte.
Sempre perfetto, anche nella sua fragilità. Per non parlare delle sue mani.
- Paddy, ci sei? -
Le
sue mani. Così lunghe ed affusolate. Seguo ogni movimento delle sue mani, quando
scorrono sulla costa dei libri con sentita reverenza, quando ne accarezzano la
copertina con morbido tocco, quasi avessero para di sciuparla, o quando con
accalorata devozione sfogliano pagina dopo pagina. Anche quando scrive sono così
delicate da lasciare sulla pergamena solo un tratto talmente fine ed ordinato da
sembrare la scrittura di una angelo.
- Sirius! -
E
quando quelle leggiadre farfalle che sono le sue mani scorrono verso il viso a
scostare una ciocca di capelli, piuttosto che quando si soffermano a giocare con
le labbra, segno evidente del suo nervosismo… Ah, quelle labbra di rosa.
Sembrano petali del fiore più delicato posati appositamente per me su quel viso
dai lineamenti dolci e delicati, ma allo stesso tempo forti che ne denotano la
caparbietà e la perseveranza. Dolci rosee labbra, quanto spesso ho sognato di
giocare con voi, di mordicchiarvi e leccarvi, per imprimermi il vostro sapore
nella memoria…
- Sirius, Insomma! E’ un ora che ti sto chiamando! Ti
vuoi degnare di rispondermi? –
Scocciatore.
Hai interrotto i miei pensieri. Eppure il tuo richiamo non è caduto invano. Ti
guardo e mi accorgo, James, Fratello, che nemmeno a te posso confessare questi
pensieri. E non perché, di sicuro, mi prenderai in giro, come io stesso faccio
spesso con te e i tuoi vaneggiamenti sulla Evans, ma perché ancora non sono
pronto ad ammettere con te di provare quegli stessi sentimenti, che ogni giorno
mi decanti, nei confronti di… Ecco, nemmeno riesco a pronunciare il suo nome
nella mia testa in questo momento, figuriamoci pronunciarlo ad alta voce nella
stessa frase con “sentimenti”. Ah, me tapino, come ho potuto arrivare al punto
che nemmeno riesco a parlare con il mio adorato fratello?
- Oddio, Prongs, è andato completamente. Ce lo siamo
persi da qualche parte. Guarda lo sguardo, è vacuo… -
- Concordo, Wormtail. Sembra quasi non vederci mentre
ci fissa. Non l’ho mai visto in questo stato. Dovevamo impedirgli di mettersi a
studiare… -
Mi
fissate in due, ci sei anche tu, Peter, fratellino? Nemmeno mi ero accorto della
tua presenza. James sembra allarmato. Ma tu, Peter, sembri proprio sgomento.
Faccio così tanta paura? Eppure non vorrei. Sono solo triste per me stesso.
Triste perché non riesco a confidarmi con voi che mi siete più cari della mia
stessa famiglia. E non per paura. Non riesco a confidarmi con voi, perché non è
il vostro parere, che in questo momento voglio. Vorrei sentire quel parere tanto
dolce e realistico di una persona che pur ritenendomi un fratello è capace di
bastonarmi, nemmeno fossi un cucciolo sgarbato, con una sola occhiata dei suoi
limpidi ed energetici occhi.
- Non date la colpa allo studio per l’apatia di quel
nullafacente di Sirius. Di certo non è stato quello a mandarlo in tilt completo!
-
Ah,
voce soave. Il tuo proprietario è qui ed io nemmeno me ne ero accorto! Non oso
voltarmi e fissarlo. Lui che così crudelmente inveisce contro la mia
persona.
- Dici, allora, che è per quel colpo in testa che si
è beccato dalla Evans per aver insultato un Serpeverde? Non mi era sembrato così
forte… -
- Magari è colpa dei Bolidi che continua a beccarsi
in testa, Wormtail. E’ tanto bravo a centrare gli avversari, ma altrettanto
maldestro nello scansare i colpi diretti a lui! –
- Hai ragione, James! Ma vederlo così… Ecco mi fa un
po’ pena. Non pensate dovremmo portarlo in infermeria? Moony, tu cosa ne dici?
–
Oh,
se solo potessero gli intrugli della dolce Poppy portare un po’ di sollievo al
mio cuore dolorante. Se solo fosse così semplice dimenticare quello che provo
ogni volta che incrocio quegli occhi d’ambra o che sento quella voce, quanto
sarebbe più semplice la mia vita? Possibile che dovessi perdermi così
profondamente in questi dolci-amari pensieri non più solo di notte, mentre con
la fioca luce della luna, ovviamente non al culmine della sua pienezza, osservo
quel profilo stagliarsi leggero nel letto a fianco del mio, assaporare il dolce
suono dei suoi regolari respiri ed immergermi nei miei sogni di abbracci e baci
e calore?
- Forse ha la febbre. Sembra non sentire le nostre
parole… -
Una
mano si posa sulla mia fronte. Mi volto di scatto per vederne il proprietario e
rimango senza fiato. L’oggetto dei miei desideri mi affianca e mi scruta
pensieroso. Come posso dirglielo. Rovinerei il suo già precario equilibrio con i
miei stupidi pensieri su di lui. Dolce fratello, pensieroso come non mai. Non
fissarmi a quel modo, te ne prego! Vorrei dirti che sto bene, ora che sei al mio
fianco. Vorrei dirti che tutto andrà bene, come faccio dopo ogni luna piena. Ma
le parole muoiono sulle mie labbra, perché i miei occhi fissano solo la
vicinanza con le tue labbra che si muovono per parlare e vorrebbero zittirle nel
più dolce dei modi…
- Non ha la febbre, ma non mi convince comunque.
Forse è davvero malato, non parla, ma ci fissa soltanto… -
- Lo portiamo in infermeria, Moony?
–
- No, Prongs. Secondo me ha solo bisogno di dormire.
Non so se ve ne siete accorti, ma sono più di due settimane che non chiude
occhio e passa tutto il tempo a fissare la finestra o il muro alle mie spalle…
-
- Davvero? Cavoli, Remus! Io non mi sono accorto di
nulla… -
- Per forza Wormtail, dormi e russi peggio di un
ghiro! –
- E tu, Prongs. Lo sapevi? –
- In effetti, no, Moony. Nemmeno io me ne ero
accorto. –
Parlate
della mia persona. Lo sento. E so che vi state preoccupando. Ma in questo
momento non potete sapere quanto io sia felice. Non solo la sua mano è ancora su
di me, spostata dalla fronte alla spalla, è vero, ma non mi ha mai lasciato
durante tutti i vostri discorsi. Ma soprattutto ora so che l’impressione che
avevo avuto, che anche lui ogni tanto fosse sveglio, era vera! Lui si è accorto
del mio disagio. E forse ne ha già capito la ragione. Forse non dovrei essere
così disperato come mi sento. Lui è qui. Per me. Come fratello. E questo
dovrebbe bastarmi, o no?
- Lo porto in dormitorio e vedo se riesco a farlo
uscire da questo stato catatonico. -
- Hai bisogno di un aiuto Moony?
–
- No, Prongs, penso di potercela fare. Ma… forse è
meglio se tu e Peter vi trovate un’altra sistemazione per stanotte. Credo di
sapere cosa ha Sirius e vi prometto che da domani sarà di nuovo lui, ma questa
notte potrebbe avere bisogno di sfogarsi… -
- Qualcosa che ha a che vedere coi Black, vero Moony?
Lo sospettavo. Gli ho visto leggere una lettera, l’altra settimana.
–
- Forse, Wormtail. Forse. –
- Sicuro di non aver bisogno di noi, Moony?
–
Il
sorriso malizioso che si erge sul tuo viso a queste parole di James mi fa
preoccupare e gioire allo stesso tempo. Cosa vorrai fare? Nessuna lettera dei
Black mi ha mai mandato in tale crisi cerebrale quanto il tuo sorriso, e tu
questo lo sai, caro fratello…
- Più che sicuro, Prongs. Sirius è sempre un
cagnolino con me, soprattutto quando è in questo stato… Potrei fargli fare di
tutto, per vendicarmi dei suoi scherzi di questi ultimi sei anni, e nemmeno me
lo rimproverebbe! -
Davvero
pensi questo di me? Vorrei risponderti che non è vero, che io ho il mio orgoglio
e non sono il tuo cagnolino, ma ora stai passando il tuo braccio intorno alla
mia vita per farmi alzare ed io non riesco più a connettere.
Sono
il tuo cagnolino! Sarò sempre il tuo dolce cagnolino, BAU-BAU! Basta che tu non
mi scacci mai via dalla tua vita, mio dolcissimo Moony!