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Autore: AquilaSognatrice    13/03/2012    3 recensioni
Una ragazza di vent'anni volta le spalle al suo passato e , prendendo un aereo e qualche indumento, si ritrova nella Grande Mela occupandosi, apparentemente del mestiere più insulso: apre una lavanderia. Ed è così che i suoi clienti prendono vita grazie alla sua immaginazione, ai suoi desideri e alle sue aspettative. Storie di vita mai esistite, visibili solo su volti sconosciuti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda giornata d'estate, i muri sembravano sciogliersi al sole e io mi ero ritirata nella penombra della lavanderia, troppo esausta per fare qualsiasi cosa.

 

Fu in quel momento che una ragazza sorridente entrò, facendo tintinnare la porta e salutandomi con familiarità.

Era Celestina, un' universitaria della zona che abitava al piano sopra la lavanderia. Era una delle mie clienti più affezionate. Era gioiosa e allegra, ma, nonostante si fermasse volentieri a chiacchierare con gli altri clienti non aveva mai fatto nemmeno un piccolo cenno alla sua vita privata.

Era magrissima e un po' sciupata e la mia mente malata non riusciva a darsi una spiegazione riguardo a ciò.



UNA BARRIERA CONTRO IL MONDO.

 

Celestina aveva 16 anni. Come le sue coetanee amava ascoltare la musica e guardare film. Amava leggere giornalini sulle sue star preferite, uscire il sabato sera e disubbidire alle regole. Ma ogni adolescente ha una passione che lo distingue da tutti gli altri.
La passione di Celestina era mangiare. Mangiava sempre. Quando era felice, quando era triste, quando era agitata, quando era stressata, quando stava per succedere qualcosa di importante, quando era una giornata lunga e noiosa, quando non sapeva cosa fare e quando aveva poco tempo per far qualsiasi altra cosa che non fosse uno spuntino.
La sua passione, però, al contrario di quelle degli altri portava non pochi problemi.
Lei, scherzando con le amiche, lo chiamava il suo “piccolo grosso problemino”.

Non le era mai importato di apparire in nessun modo: non era mai stato un problema avere qualche taglia in più, mai aveva pensato alle sue guance tonde come ad un motivo di vergogna e mai aveva disprezzato le sue mani grassocce.

Tutto questo non le era mai importato fino al giorno in cui un ragazzo le aveva detto che aveva dei begli occhi.

Aveva sorriso e poi si era sentita scombussolata per tutta la giornata senza capire il perchè. E poi all'improvviso le era sembrato di essere stata catapultata in uno di quegli stupidi film americani in cui i due si innamorano e, dopo una serie di ostacoli minimi, si baciano al ballo di fine anno. Aveva fatto in fretta a dimenticarsi del ragazzo, autoconvincendosi che si trattasse di una presa in giro.
Ma da quel giorno tutto era cambiato: aveva iniziato a sentire l'enorme differenza che c'era tra la Celestina che tutti vedevano, grassa e con una faccia sorridente, e la Celestina che abitava dentro di lei, insicura e passionale come tutte le adolescenti che si rispettino.
Iniziava a percepire l'enorme spazio che occupava fisicamente e l'angolino che occupava nella sua testa.

Iniziava a immaginare di avere il corpo delle coetanee pensando a quanto sarebbe stato più adatto a lei: piccolo, minuto, fragile, ben proporzionato.
Era così che lei si sentiva.
Iniziava a percepire l'ipocrisia o la pietà che si nascondeva dietro ad ogni parola positiva nei suoi confronti.
Iniziava a leggere l'indifferenza o la sfacciata curiosità della gente nei suoi confronti.

Iniziava a sentire quella fascia di grasso e lardo come una barriera che divideva lei dal resto del mondo magro e palestrato.
Iniziava a capire quanto la sua mole impedisse agli altri di crederla capace di provare sentimenti quanto loro.

Iniziava a provare paura nei confronti del cibo. Il frigorifero con i suoi rumori notturni da fedele compagno di avventure notturne diventò un nemico tentatore. Le macchinette delle merendine a scuola la guardavano con occhi derisori.
La sua pancia che rimbalzava ad ogni passo era rumorosa come a ricordarle che era lì costantemente, quasi come se avesse dovuto dividere il suo corpo con un inquilino fastidioso.

Celestina aveva sempre amato andare a fare compere con la madre: era un rito che aveva accompagnato tutta la sua crescita. Un sabato al mese lei e la madre prendevano il pullman per andare in città e, dopo aver passato tutto il pomeriggio per negozi, andavano nella pasticceria più buona della zona e si concedevano un'intera portata di pasticcini e dolcetti vari.
Da quel giorno tutto cambiò, senza bisogno di parole. La madre percepì che qualcosa era cambiato nella figlia. Qualcosa era cambiato nello sguardo azzurro e sereno di Celestina: non guardava più verso l'alto, era fisso verso il basso come a controllare che la sua pancia enorme non crescesse.

Tuttavia, nonostante tutti questi mutamenti e trasformazioni, Celestina continuò a mangiare e a sorridere e, se vogliamo, anche ad ingrassare.

Nemmeno lei sapeva cosa fare. Era una sognatrice e credeva ancora nel principe azzurro e in tutte quelle storie in cui il brutto anatroccolo diventa un cigno. Lei aspettava solo la sua Fata Madrina o qualcuno che potesse vederla piccola e fragile come le sue amiche. Aspettava qualcuno che non attribuisse al suo aspetto una sorprendente forza di volontà, ma un profondo disagio interiore. Aspettava qualcuno che suonasse il pianoforte, che leggesse, che la guardasse negli occhi, che ascoltasse la sua stessa musica, che la portasse a fare passeggiate sul lago. Non sapeva chi stesse aspettando, ma nelle storie succedeva sempre che nel momento più critico della vita di qualcuno arrivasse un improvviso cambiamento che sollevava le sorti dello sfortunato protagonista.

Celestina compì 17 anni e fece una festa simile a quella di tutte le sue coetanee, tutti si divertirono molto. Lei continuava a sperare.

Compì 18 anni e col soffio delle candeline arrivò anche la consapevolezza che le sue speranze erano vane. E allora fece quello che qualunque sua coetanea avrebbe fatto da tempo: si mise a dieta. Rinunciò a Nutella, a merendine, a pastasciutte condite, a dolci fatti in casa e ad antipasti salati, sostituendoli con insipide insalate e frutti poco sostanziosi. Dimagrì. Dimagrì tantissimo. Il suo corpo non divenne perfetto come quello che si vede in televisione, ma divenne abbastanza magro da potersi permettere un paio di leggings e una maglietta attillata che mettesse in risalto le forme.

Tutti erano stupiti e compiaciuti dalla sua trasformazioni e ogni giorno Celestina sentiva frasi come :”Ora sei proprio una bella ragazza!” o “Per fortuna ti sei messa a dieta! Sarebbe stato un peccato non far vedere quel tuo bel corpo” rivelando tutta l'ipocrisia che si celava nei complimenti degli anni precedenti.

Un giorno Celestina tornava dalla casa di un'amica e passava attraverso il parco quando incontrò un gruppo di ragazzi, su per giù suoi coetanei.
Non ci mise molto a riconoscere quel ciuffo biondo cenere, quegli occhi marroni: lo stesso ragazzo che due anni prima le aveva scombussolato l'esistenza ora si trovava davanti a lei in compagnia dei suoi amici. Subito si chiese se credeva ancora che avesse dei begli occhi e stupidamente ringraziò il cielo di essersi messa una buona dose di mascara e di eyeliner prima di uscire.

Ma le sue aspettative furono deluse, passò davanti al gruppo di ragazzi e potè chiaramente sentire la stessa voce che tempo addietro l'aveva fatta riflettere e stare male dire: “Che culo c'ha quella! Un giro me lo farei volentieri!”

Gli occhi di Celestina si riempirono di lacrime e corse a casa.
Entrò tutta trafelata e sconvolta. Aprì il frigorifero e iniziò a mangiare.

 

Angolo dell'autrice. Ok, questa storia mi è saltata alla testa dopo una dieta particolarmente frustrante, lunga e, soprattutto, inutile. Non chiedete perchè Celestina a New York sia così magra, non lo so nemmeno io ;) Alla prossima, Aquila.
  
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