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Autore: FairyCleo    13/03/2012    12 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hero


Quella stramaledetta storia doveva finire. E, che gli piacesse o meno, doveva finire presto, e se necessario nel sangue.
Ma cosa diavolo gli aveva suggerito quella sua testa malata??
Addormentarsi con il moccioso in braccio. E, soprattutto, farsi sorprendere da Kaharot con il suo moccioso in braccio era stata una mossa davvero poco astuta! Al solo pensiero, il principe dei saiyan ribolliva di rabbia.
Ma perché appena si diceva che doveva porre rimedio a quel suo assurdo comportamento, si ritrovava a fare qualcosa di terribilmente stupido e imbarazzante che implicava la presenza dell’ idiota pervertito e di suo figlio?
Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello?
Che fosse morto senza rendersene conto, e quello fosse il suo personalissimo inferno fatto di piagnistei infantili, dolci fatti in casa, coccole sdolcinate e risatine complici?
Non ci capiva più niente!
E il punto era che invece di preoccuparsi per se stesso, continuava a domandarsi perché Gohan fosse scoppiato in lacrime!
CHE CAVOLO GLIENE IMPORTAVA A LUI DEL MOCCIOSO???

“Dannazione!” – aveva ringhiato, mentre era alla ricerca dell’ ennesima sfera del drago.
Non riusciva a comprendere il motivo di quel suo assurdo comportamento e, dato questo suo deficit, aveva deciso di gettarsi a capofitto nella ricerca delle sfere.
Almeno per un po’ sarebbe stato impegnato, e non avrebbe pensato ai due idioti che continuavano a fare capolino nella sua mente. O meglio, ci avrebbe provato.

La sfera si nascondeva nella Città dell’ Ovest. Fino a quel momento era stato fortunato, dato che le sfere recuperate si trovavano tutte in posti molto lontani dalla civiltà e aveva potuto muoversi liberamente.
In quel caso, sarebbe stato tutto più complicato, perché non sapeva come le persone avrebbero potuto reagire nel vedere un essere umano che volava ad alta velocità nel cielo.
Non che a lui importasse di traumatizzare o meno quella massa di insetti, ma non voleva grane: se le telecamere di qualche giornale lo avessero ripreso, avrebbe rischiato di farsi scoprire da Kaharot o da qualcuno dei suoi amici con il radar in mano, e il suo piano sarebbe saltato.
Proprio per evitare tutto ciò, aveva deciso di indossare abiti ‘ borgesi ‘ e di muoversi in città come un comune, inutile terrestre.

La città era affollatissima: in ogni dove c’ era gente che correva di qua e di là, che entrava e usciva dai negozi, che sedeva ai bar, che faceva la fila alla posta, e via discorrendo.
Vegeta si sentiva piuttosto a disagio. Ufficialmente, quella era la sua prima uscita in città dal suo arrivo sulla Terra, e aveva come la sensazione di non riuscire ad integrarsi perfettamente in mezzo a quella moltitudine di persone. Non che lui volesse integrarsi, sia ben chiaro.
Quella era solo una copertura momentanea per non destare sospetti.
Una stupida, ma utile copertura.
Era frustrante muoversi in quel modo. Frustrante e lento. Gli sembrava di star perdendo solo un mucchio di tempo, ma non aveva scelta. Per questo, stava cercando di mantenere la calma e di procedere come stabilito.
Era lì per portare a termine la ‘ missione sfera ‘, e ci sarebbe riuscito.
In fondo, lui era uno stratega, e quella era solo una mossa strategica.

Senza destare troppi sospetti, ogni tanto estraeva il radar dalla tasca per controllare la sua posizione, rallegrandosi nel constare che fosse a pochissima distanza dall’ oggetto dei suoi desideri.

‘ Bene! Fra un po’ la sfera sarà mia! ‘.

Ma, d’ un tratto, sua maestà di era sentito strattonare per la camicia, e una voce roca e fragile aveva raggiunto le sue nobili orecchie.

“Mi scusi, giovanotto, potrebbe essere così gentile da aiutarmi ad attraversare la strada?”.

Una nonnina. Una nonnina bassa e raggrinzita aveva appena chiesto con voce gentile al grande Vegeta, al temibile principe dei saiyan, di aiutarla ad attraversare la strada.
Sua maestà era certo di non aver capito bene. Perché quella vecchia aveva chiesto una cosa simile proprio a lui, con tanti stupidi umani che c’ erano lì attorno? Inorridito guardava dall’ alto al basso.
Avrebbe dovuto incenerirla, ecco cosa avrebbe dovuto fare!
Ma lei era così sorridente… così gracile… così…
“Andiamo” – aveva sbottato, cercando di moderare la crescente irritazione. Prima l’ avrebbe accontentata, prima sarebbe finita tutta quella assurda situazione. Vegeta, però, non aveva previsto che la nonnina si aggrappasse al suo braccio, stringendolo con sicurezza, neanche avesse paura che potesse scappare da un momento all’ altro.
“La ringrazio tanto. Lei è molto gentile”.
Senza dire altro, incapace di evitare il rossore che aveva colorito le sue guance, Vegeta aveva aiutato la nonnina ad attraversare la strada. Se fino a qualche istante prima aveva creduto di procedere a passo di lumaca, quello che stava facendo equivaleva a star fermo sullo stesso posto per il resto della sua vita.
Ma doveva portare pazienza. Ne andava della sua copertura.
Dopo un lasso di tempo interminabile in cui si era sentito un perfetto idiota, era riuscito a portare la vecchina sana e salva dall’ altro lato della strada.
Aveva fatto la prima buona azione della sua vita. Da non credersi.
Poteva cadere più in basso di così? Ebbene sì, perché la nonnina, per sdebitarsi, gli aveva accarezzato la guancia con la mano sottile e nodosa.
“Sei tanto caro giovanotto. Ce ne fossero di giovanotti come te che si prendono cura di povere vecchine come me” – e se n’ era andata, lasciandolo sul marciapiede con un misto fra imbarazzo e sgomento.
Quella vecchia aveva osato accarezzarlo! Aveva osato toccare la sua regale guancia.
Nessuno lo aveva mai sfiorato in quel modo prima di allora. MA PERCHE’ CAPITAVANO TUTTE A LUI??

“Accidentaccio…” – aveva detto a sé stesso, mentre si accarezzava la gota appena sfiorata dalla nonnina.
Suo padre avrebbe dato di stomaco nel vedere una simile scena.
Un saiyan non poteva farsi trattare come un animaletto carino e coccoloso! Coccole e saiyan erano due parole che non potevano stare nella stessa frase. No, no e poi no!
Stizzito, aveva estratto nuovamente il radar dalla tasca. Non ci sarebbero stati più imprevisti.
Lui era lì per cercare le sfere, non per fare la badante! La prossima nonnina l’ avrebbe scaraventata sotto un tir! Sì, avrebbe fatto proprio così!
Fortunatamente, non si era allontanato molto dal punto in cui si trovava la sfera.
Stando alle indicazioni fornitegli dal radar, essa doveva trovarsi a pochi isolati da lì.
Forse, era nascosta sul tetto di un palazzo.
Sperava vivamente di sì, così non avrebbe dovuto improvvisarsi un esperto ladro d’ appartamento.

Per una volta nella sua vita, le cose sembravano andare per il verso giusto, perché la sfera si trovava proprio sulla sommità di un palazzo alto quindici piani, come aveva previsto. Non era stato per nulla difficile prendere l’ ascensore e arrivare sino all’ ultimo piano per poi aprire la botola senza problemi, salire sul tetto e recuperare la sfera incastrata fra due piastrelle disconnesse. Fortunatamente, nessuno l’ aveva vista.

“Bene! Sono a buon punto!” – aveva esclamato, festante. Poteva ritenersi più che soddisfatto.
Se ne sarebbe tornato a casa e si sarebbe allenato tutto il giorno, aspettando il rientro di Kaharot e del moccioso per cenare e tornare ad allenarsi.
Non poteva perdere più tempo: doveva diventare un super saiyan il più presto possibile.
“Le cose stanno andando per il meglio”.

Stava per mettere in atto il suo nuovo piano, quando il suono di una campanella, seguita dal vociare concitato di un numero spropositato di bambini aveva attirato la sua attenzione.
Il palazzo sorgeva a pochi metri da una scuola.
E non si trattava di una scuola qualunque, ma di una piuttosto prestigiosa, a quanto sembrava.
Era deciso ad allontanarsi da lì il prima possibile, essendo allergico ai bambini, quando il suo occhio attento era caduto su di un bambino che si era seduto da solo all’ ombra di un albero.
“Ma quello… quello è Gohan!”.
La vista non l’ aveva ingannato. Era proprio lui. Ma perché se ne stava da solo con quell’ aria affranta? Aveva fatto un casino per frequentare una scuola e trovarsi degli amici e si divertiva a fare il lupo solitario?
Gli altri bambini stavano giocando, perché lui non lo stava facendo?
Improvvisamente, colto da un lampo di genio improvviso, Vegeta aveva compreso il motivo della tristezza del figlio di Kaharot e la ragione di quel suo strano comportamento degli ultimi giorni.
Il moccioso non era riuscito a farsi degli amici. Non ci era riuscito e stava lentamente sprofondando nella più totale depressione.
“Aspetta un attimo, devo essere letteralmente impazzito!” – aveva esclamato.
Quello che aveva detto era a dir poco impossibile. Gohan era un bambino che tutti definivano adorabile – ovviamente lui non era compreso in quel tutto - il che era una sorta di biglietto da visita per farsi nuove amicizie. O, almeno, così la pensava uno che non aveva mai avuto degli amici in vita sua.
Perché dunque i bambini sembravano evitarlo come se temessero il contagio di una pericolosa malattia?
L’ ulteriore conferma del suo totale fallimento nell’ istaurare rapporti umani gli era arrivata nel vedere che un marmocchio odioso che evidentemente voleva morire di una morte atroce e dolorosa, gli aveva lanciato addosso il pallone di proposito, avvicinandosi poi a lui per indicarlo e deriderlo.
“Ma come osano?? Come osavano trattare in quel modo un saiyan??”.
E perché Gohan non aveva reagito??
La vena sulla fronte di Vegeta aveva iniziato a pulsare pericolosamente.
Avrebbe voluto strangolarli con le sue mani e, la cosa peggiore, era che non aveva intenzione di farlo per puro piacere personale. Inutile dire che fosse a dir poco assurdo, ma non riusciva neanche a sopportare l’ idea del ragazzino che soffrisse per causa di un gruppo di idioti terrestri viziati.
NESSUNO avrebbe mai più dovuto neanche pensare di sentirsi superiore ad un saiyan.
NESSUNO avrebbe mai più dovuto osare far del male ad un saiyan, men che mano ad un saiyan così piccolo.
Men che meno a QUEL saiyan.

Furente, controllando a stenti la collera che continuava a montare, si era seduto sul parapetto, osservando in silenzio la scena che si stava svolgendo sotto i suoi occhi.
Quell’ orrendo gioco doveva finire.
E doveva finire immediatamente.

*


Finalmente, quella lunga giornata era giunta al termine.
Il piccolo Son si stava dirigendo verso l’ uscita, attraversando a testa bassa il cortile gremito di persone.
Le cose non stavano andando bene. No, affatto.
Con lo studio non c’ erano problemi, ma non era riuscito a farsi uno straccio di amico. I compagni di classe lo prendevano in giro, vessandolo in continuazione.
Aveva perso anche la voglia di far parte della squadra di nuoto. Non voleva sapere niente di quei bambini. Perché avrebbe dovuto? Loro non volevano sapere niente di lui, in fondo.

“Ah…” – aveva sospirato amaramente mentre camminava. Si sentiva davvero il bambino più sfortunato del mondo.

“Ehi, moccioso!” – uno dei bambini che era in classe con lui, Nick, gli si era parato davanti, impedendogli di proseguire. Lo guardava con superiorità, schernendolo con la sua aria da re dell’ universo.
Gohan, colto alla sorpresa, era balzato all’ indietro, diventando rigido come una statua di marmo. Non voleva litigare, ma non voleva fare neppure la figura del perdente.
“Che ti prende? Sei forse triste? Povero sciocchino!”.
Senza porsi alcuno scrupolo, aveva dato uno spintone al piccolo saiyan, che era caduto addosso a Stefan, un bambino grosso come un armadio compare di malefatte di Nick.
“Sta attento pivello! Guarda cosa hai fatto!” – e aveva indicato la sua scarpa sporca di polvere.
Inavvertitamente, Gohan gli aveva pestato il piede, lasciandovi sopra la propria orma.
“Mi dispiace… non volevo…”.
“Puliscila, immediatamente”.
Quello di Nick era stato un ordine perentorio.
Ma Gohan non aveva intenzione di cedere.
“Ho già detto che mi dispiace”.
“Ed io ti ho detto di pulirla”.
Non ne poteva più. Dalla rabbia, aveva cominciato a tremare. Possibile che non avessero niente di meglio da fare che prendersela con lui?
“Ti ho detto di pulirla, cocco di mamma!” – aveva urlato Nick, dandogli uno schiaffo.
Colto alla sprovvista – mai e poi ami avrebbe pensato che quel bambino fosse capace di un gesto simile – era caduto a terra, sbattendo violentemente il sederino contro le mattonelle del cortile.

“Oh! Povero cocco della mamma! Ti sei fatto male??”.

I due bulli ridevano di lui, e bambini, bambine, non faceva differenza, erano accorsi per vedere cosa stesse accadendo.
Nick e Stefan ridevano come se davanti a loro ci fosse un pagliaccio appena scivolato su di una buccia di banana.
Gohan voleva sparire. Sparire e non tornare mai più in quel luogo frequentato da persone così viziate e cattive.
Per di più, i due aguzzini continuavano a deriderlo, e Stefan aveva avuto la premura di strappargli di dosso lo zainetto e di rovistarvi dentro, buttando a terra tutto quello che non attirava il suo interesse.
“No!” – aveva urlato Gohan, offeso, ma non era servito a placare la furia distruttrice di quell’ armadio in miniatura!
Stava per scoppiare in lacrime, quando una voce divenuta ormai molto familiare era giunta alle sue orecchie.

“Adesso basta, vedete di piantarla immediatamente”.

Non riusciva a credere ai propri occhi. Quello che sostava a pochi metri da loro, era proprio Vegeta.
Ma che ci faceva lì il principe dei saiyan? Che fosse venuto a salvarlo?

“E tu chi saresti, nanerottolo?”.

Era più che evidente che né Nick né Stefan fossero in grado di rendersi conto dell’ apocalisse che avrebbero potuto scatenare con quell’ appellativo.
Sicuri di passarla liscia a causa della posizione sociale dei loro genitori che finivano per tirarli fuori da ogni guaio, non erano abituati a trattare le persone adulte con il dovuto rispetto. Per questo, continuavano a ridere in faccia al suddetto nanerottolo.

Vegeta, che aveva volutamente ignorato l’ offesa facendo un immane sforzo, aveva varcato la soglia del cortile, dirigendosi a passa sicuro verso i due teppistelli ricchi.

Gohan continuava a rimanere seduto, a bocca aperta. Che intenzioni aveva?

“Tu, ciccione, raccoglierai le cose che hai buttato a terra, riponendole con cura nello zaino di Gohan e tu, lingua velenosa, lo aiuterai ad alzarsi. Solo quando Gohan sarà in piedi e avrà il completo pulito dalla polvere potrai chiedere scusa prima a lui e poi a me. Non vi hanno insegnato a portare rispetto ai vostri compagni e alle persone adulte?”.

I bambini lo guardavano con aria di sfida. Cresciuti credendo di avere il mondo ai loro piedi e di poter sottomettere chiunque, continuavano a guardare Vegeta con fare altezzoso.
Era evidente che quel nanerottolo non sapesse di chi fossero i figli. Gli sarebbe bastato fare qualche telefonata, e per lui sarebbe stata la fine.

“Ehi, senti un po’, non so chi tu sia, ma è evidente che non conosci i miei genitori” – aveva berciato Nick – “E posso assicurarti che quando sapranno con che tono ti sei rivolto a me, per te saranno guai seri!”.

Sembrava molto convinto di sé.
Ma Vegeta non si era minimamente scomposto.

“Come preferisci, ragazzino. Ma dopo non dirmi che non ti avevo avvertito”.
Serissimo, si era rivolto al Gohan con voce severa.
“Alzati in piedi”.
Senza farselo ripetere due volte, il piccolo saiyan aveva obbedito all’ ordine, tirandosi su in una frazione di secondo. Si sentiva tremendamente mortificato e umiliato. Ma non capiva ancora cosa volesse fare Vegeta.
Era profondamente confuso.
“Molto bene” – aveva dichiarato Vegeta – “Adesso, metteremo le cose ben in chiaro una buona volta, e in una maniera semplicissima”.
“Cioè? Che vorresti fare, nanerottolo?” – Stefan si stava profondamente irritando. Non solo era grasso, ma anche terribilmente stupido e impaziente.
La vena sulla fronte di Vegeta pulsava pericolosamente, ma stava facendo qualunque cosa per trattenersi dall’ esplodere e fare una strage di innocenti. Era lì per aiutare Gohan, e aiutarlo in una maniera apprezzabile dai terrestri. Dopotutto, quello era un primo passo per diventare super saiyan no? Combattere controllando la rabbia e cercando di mantenere il proprio cuore ‘ puro ‘.
“Io non farò proprio un bel niente” – aveva dichiarato – “Sarà lui a farlo!” – e aveva indicato Gohan.
“I-io? E che cosa dovrei fare?” – cominciava a preoccuparsi sul serio.
“Dimostrerai a questi due simpaticissimi ed educatissimi mocciosetti quello che vali”.
“E come dovrei fare?”.
“Semplice: nessuno di voi ha mai giocato a braccio di ferro?”.
Un ‘ che cosa ‘ generale era riecheggiato nell’ aria.
“Bra-bra-braccio di ferro??” – Gohan non riusciva a crederci! Vegeta non poteva davvero aver pensato ad una cosa simile!
“Spero che tu stia scherzando, nanerottolo! Potrei stendere un pivello del genere con un dito!”.
Stefan sembrava molto sicuro di sé.
“Già! Stefan potrebbe spezzargli il braccio utilizzando solo un quarto della sua forza!”.
Vegeta sorrideva compiaciuto. Per quanto potessero sembrare indifferenti alla sua proposta, era evidente che fosse l’ esatto opposto.
Erano maschi, e tutti i maschi adoravano le prove di forza. Persino gli sciocchi ragazzini terrestri.
“Bè, il bello è proprio questo! Non sarà lui ad utilizzare un dito, ma Gohan”.
Un coro di risate aveva accolto l’ ultima affermazione di Vegeta.
“Andiamo… Vegeta… Non ti sembra di star esagerando un pochino?” – aveva bisbigliato Gohan.
Ma quest’ ultimo non l’ aveva neanche ascoltato.
“Hai forse paura, moccioso?” – Stefan stava facendo scricchiolare le dita per prepararsi all’ imminente scontro.
Il piccolo saiyan aveva arricciato il naso e corrucciato lo sguardo.
“Certo che non ho paura”.
“Benissimo!” – aveva dichiarato Vegeta, ghignando – “Allora direi che i giochi possono iniziare. O forse avete bisogno di chiedere l’ intervento di mammina e papino?”.
I due ragazzini ricchi erano diventati neri dalla rabbia. Quella specie di nano con i capelli a punta li aveva messi all’ angolo rivoltandogli contro la loro precedente minaccia.
Ma gli avrebbero fatto vedere loro quello che valevano!

“Ti distruggerò, moccioso!” – senza fare troppi preamboli, Stefan e Nick, seguiti da Gohan e metà della scuola, avevano raggiunto i tavolini di pietra situati in giardino, e si erano accomodati. Il primo sfidante sarebbe stato Stefan.
Gohan non sembrava particolarmente convinto di quello che stavano per fare, ma non se la sentiva di tirarsi indietro. Sarebbe stato oltremodo sconveniente.
Vegeta, rimasto leggermente in disparte, lo guadava con un mezzo sorriso. Era una situazione quasi surreale, ma almeno quei poppanti avrebbero smesso di trattare male il figlio di Kaharot.

“Bene!” – Nick sembrava ansioso di dare una lezione a Gohan. Ma prima sarebbe toccato a Stefan farlo frignare un bel po’. Poi sì che sarebbe corso fra le braccia della mamma! – “Cominciamo!”.
Convinto che non sarebbe stato necessario utilizzare tutta la sua forza per vincere, Stefan aveva esercitato solo una minima pressione sul mignolino di Gohan, rimanendo di stucco nel momento in cui non era riuscito a smuoverlo neanche di un millimetro.
“Ma cos-??”- d’ accordo, forse si era impegnato davvero troppo poco. Ma adesso basta giocare! Lo avrebbe spezzato in due se necessario.
Gohan non si era scomposto. Si sentiva tremendamente stupido nel prestarsi a quel gioco, ma che doveva fare?
Anche se doveva ammettere che l’ espressione stupita di Stefan era un vero spasso. Forse, Vegeta non aveva avuto del tutto una cattiva idea.
La piccola folla era confusa: perché Stefan non era riuscito a battere il piccoletto??
“Andiamo! Ma che ti prende! DISTRUGGILO!”.
Nick non capiva perché quell’ idiota non la facesse finita una volta per tutte! Sarebbero stati loro a vincere!
“ADESSO TI FACCIO VEDERE IOOOOO!!!”.
Ma era stato inutile impegnarsi fino in fondo: qualunque cosa sarebbe stata inutile perché Gohan opponeva una resistenza inimmaginabile senza il minimo sforzo.
Stancatosi di giocare, aveva piegato il braccio quel po’ che bastava per vincere la partita, e lasciare di stucco i presenti.
Un silenzio tombale era appena calato.
Quello che era appena accaduto andava al di là aldilà di ogni umana immaginazione. Non poteva aver vinto Gohan! Era assurdo.
“Bene! A quanto vedo abbiamo un vincitore!” – aveva esclamato Vegeta – “Ora, non dovrebbe toccare a te, pivello?”.
Nick era a dir poco terrorizzato. Bianco come un cadavere, si era girato verso Gohan, cominciando a tremare e a blaterare.
“Io- io, ti chiedo scusa! No-non ti prenderò mai più in giro”.
“Anche io!” – stava piagnucolando Stefan, massaggiandosi il braccio.
“Bene, ora sparite, mocciosi!”.
“SUBITO!”.

In una frazione di secondo, i due bulli si erano dileguati nel nulla, e la piccola folla sbalordita si era accalcata attorno al bambino, acclamandolo come nuovo eroe.
“Grazie!” – gli aveva detto una bambina, quasi con le lacrime agli occhi – “Quei due non la smettevano di perseguitare me e mio fratello! Sono cattivi! Ma adesso che ci sei tu non ci daranno più fastidio!”.
“Ha ragione!” – aveva urlato un bambino biondo – “GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!”.

Il piccolo Son era diventato tutto rosso. Non si aspettava di certo quella reazione da parte di tutti quei bambini.
“Ma cosa dite? Non ho fatto niente di strano!”.
“Invece ci hai liberato da quegli oppressori! Sai, loro ci avevano detto che non dovevamo parlarti!”.
“COSA??”.
“E’ la verità!”.
Incredibile. Non potevano davvero aver imposto agli altri bambini di non rivolgergli la parola.
“Ma… perché voi li avete ascoltati? Non capisco!”.
Una bambina bionda gli si era avvicinata a capo chino per la vergogna e, tormentandosi le mani proprio come faceva il nostro Gohan quando era nervoso, aveva spiegato che tutti quanti avevano frequentato l’ asilo insieme e che Nick e Stefan si erano sempre comportati come un boss mafioso e la sua guardia del corpo, dettando legge e spaventando i bambini più indifesi.
“I loro genitori sono ricchi e potenti, e noi non abbiamo mai potuto fare niente per difenderci. Sono cattivi!
E credo che anche stavolta andranno a casa a piagnucolare e a bramare vendetta. Ti conviene stare attento”.
Gohan aveva annuito, sconcertato ancora per le rivelazioni ricevute. Non aveva paura dei genitori di quei due, ma temeva ugualmente ripercussioni. Se lo avessero espulso, sua madre lo avrebbe ucciso, fatto resuscitare con le sfere del drago, e poi lo avrebbe rinchiuso in una grotta a studiare sotto la sua supervisione fino alla fine dei suoi giorni e, probabilmente, sarebbe morto prima lui di lei.
Rabbrividiva al solo pensiero.

“Ti ringrazio per avermi avvisato. Farò attenzione. Ma voi adesso non preoccupatevi più: dubito che vi daranno ancora fastidio. Almeno fino a quando non si inventeranno qualcos’altro”.
“Grazie!” – la bambina gli era saltata al collo, stringendolo forte.
Gohan era arrossito violentemente: non era mai stato abbracciato da una bambina, prima di allora, ed era piuttosto in imbarazzo.
“P-prego!”.

All’ improvviso, si era ricordato della presenza di Vegeta che, per tutto il tempo, era rimasto lì accanto a lui.
Doveva al principe dei saiyan il merito di quella vittoria. Con un tempismo perfetto e con un trucchetto innocuo da vero maestro, sua maestà aveva risolto tutti i suoi guai.
Solo il cielo sapeva quanto avrebbe voluto abbracciarlo, sbaciucchiarlo e ringraziarlo fino a rimanere senza voce, ma temeva di morire in modo cruento e di scatenare il panico fra i presenti, dunque aveva ragionevolmente deciso di limitarsi a sorridergli festante, sperando che il principe fosse orgoglioso di lui.

“Gohan, ma lui chi è?” – gli aveva chiesto un compagno di classe, indicando Vegeta.
“Lui… ecco… lui è…” – non sapeva esattamente cosa dire. Avrebbe potuto dire che era suo fratello maggiore, ma molti di loro avevano visto suo padre, e sarebbe stato assurdo che papà e figlio avessero all’ incirca la stessa età!
“Non l’ ho mai visto un ragazzo così” – aveva aggiunto il bambino – “Ha un’ aria quasi… quasi regale…”.
Come dirgli che aveva centrato il punto senza passare per pazzo?
“Hai ragione, in un certo senso. Ma non chiedermi altro, per favore!”.
“Va bene!” – era un po’ deluso, ma aveva preferito non insistere oltre. Non voleva davvero far arrabbiare uno forte come lui!
Gohan aveva preso il suo zaino, e vi aveva riposto dentro i libri. Fortunatamente, non si erano sgualciti.
Voleva fare in fretta, e correre da Vegeta.
“Ci vediamo domani!” – aveva urlato ai compagni – “ E, comunque, lui è mio vice-papà!”.
Alla parola ‘ vice-papà ‘, Vegeta aveva rischiato di strozzarsi con la saliva andatagli di traverso.

Continua…
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Non ce l' ho fatta a resistere! DOVEVO POSTARE ASSOLUTAMENTE!!
VEGETA FOR PRESIDENT!!!
E' stato un GRANDE!!
Ha lasciato che Gohan se la sbrigasse da solo, alla fine dei conti, dandogli un suggerimento su come agire per levarsi di torno quei seccatori senza fare danni. L' ho semplicemente adorato!
E la scenetta con la nonnina?? XD
Patatino! <3
Non vedo l' ora di postare il prossimo!! <3 <3 <3
GRAZIE PER LE RECENSIONI!!
Bacini baciotti!
Cleo

   
 
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