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Autore: The Edge Of Darkness    14/03/2012    3 recensioni
AU/What if. Anakin scopre il piano di Sidious e farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. Questo però vuol dire sacrificare sè stesso per salvare la moglie e il figlio non ancora nato. Con l'aiuto di Obi-Wan, riuscirà a cambiare i piani del Signore dei Sith, a costo della sua libertà e rischiando di perdere la vita, nonchè la sanità mentale. Sette anni dopo la sua incarcerazione, inizierà il viaggio per ritrovare la sua famiglia. Un viaggio più lungo e più difficile di quanto potesse pensare. Un viaggio che lo segnerà profondamente, durante il quale crescerà e maturerà. La sua piccola Odissea personale. (Rating Arancione per sicurezza, alcune scene sono un po' forti)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 32You Haven't Made Your Peace

"Ho un brutto presentimento..."

Ecco cosa dissi mentre il tuono dell'esplosione si spegneva. I detriti riempivano l'aria intorno a noi e la polvere ci offuscava la vista, ma era chiaro che qualcuno ci ave e la polvere offuscato l'aria intorno a noi, ma era chiaro che qualcuno aveva preparato una trappola o qualcosa del genere. E noi due eravamo sigillati dal lato sbagliato della base. Che cazzo! Da solo sarei riuscito ad uscire piuttosto facilmente, avrei potuto usare la stessa via che avevo usato per entrare ma con Padmè? Era completamente fuori discussione, troppo pericoloso.

Non sta andando propriamente come avevo previsto.mi lamentai mentre mi alzavo in piedi, scuotendomi la polvere di dosso.

"Nulla va mai come previsto, Anakin..." rispose alzando la blaster davanti a sè.

"Lo so. Ed è una cosa che odio!" Afferrai il comlink e chiamai Ahsoka, sperando, sperando che le comunicazioni non fossero bloccate. "Ahsoka, mi senti?"

"Sì, Maestro. C'è stata un'esplosione, state bene?"

Perché tutti continuano a chiedermi se stiamo bene? È ovvio che non stiamo bene! pensai. "Sì, stiamo bene. Ma siamo bloccati sul lato sbagliato del tunnel. Dobbiamo uscire di qui!"

Padmé stava controllando che nessuno arrivasse mentre parlavo.

"Siete al terzo pianto interrato non è vero?" chiese. Le diedi conferma. "Va bene, raggiungete il primo ascensore che trovate e andate al sesto piano sopraelevato. C'è una passerella che conduce al muro esterno. Dirigetevi verso est e ci dovrebbe essere una scala nascosta che vi porterà direttamente alla foresta. Questo è il modo più sicuro e più veloce per uscire. "

"Tempo necessario stimato?" Chiesi indicando a Padmè la strada.H

"Dieci minuti, forse meno." rispose lei.

"Bene, preparatevi per il bombardamento, stiamo uscendo!" Chiusi la chiamata e premetti il pulsante dell'ascensore più vicino che trovammo. Non era così lontano da quello che avevamo usato per arrivare a quel livello e non aveva bisogno di una chiave di identificazione per essere utilizzato.

"Avete intenzione a bombardare la base?" mi chiese mentre stavamo aspettando.

Annuii. "Sì, è l'unico modo per farla finita. Non vogliamo che diventi un assedio!"

"Hai ragione, ma per quanto riguarda la parte della base di cui abbiamo il controllo?"

Alzai le spalle. "Ahsoka dovrebbe aver già lanciato l'ordine di evacuazione poco dopo la mia partenza. Considera che da quando sono partito dalla nave d'appoggio a quando ho aperto le celle è passata più di un'ora."

La porta scorrevole dell'ascensore si aprì, rivelando che era già occupato da un paio di ufficiali che Padmé fucilò nell'arco di due secondi. Mentre trascinavo i due cadaveri fuori dall'ascensore, la sentii sospirare. "Odio le armi!"

"Ma se spari meglio di loro! Questa è bella!"

Entrammo e pigiai il pulsante del sesto piano sopraelevato. "Ho dovuto imparare. Era una questione di sopravvivenza." rispose lei.

"Mi ricordo fin troppo bene. E ad essere onesto, speravo che le esperienze passate ti avessero insegnato a stare fuori dai guai!"

Ridacchiò, sorridendo un po'. "Allora non avrei avuto il mio cavaliere Jedi proprio personale che mi venisse a salvare! Sei il sogno di ogni bambina sai?"

Fu il mio turno di sorridere. Il sogno di ogni bambina. Sì, come se il sogno di ogni bambina fosse uno Jedi che sta continuamente sul filo del rasoio. A volte mi domandavo come ero riuscito a farla innamorare di me. "Io? Il sogno di ogni bambina? Oh, andiamo! Hai scelto la persona sbagliata!"

"No non è vero, ti conosco da vent'anni e non mi mai deluso. Mai!"

"Sono 21 e che diavolo, ti ho praticamente abbandonato! Pensavo mi avresti ucciso nel momento in cui mi avessi visto!"

Non era vero, sapevo che non pensava che avessi abbandonato lei e i gemelli. Era troppo intelligente per pensare qualcosa di simile, ma prenderci in giro l'un l'altro era l'unico modo per sopravvivere a quella situazione. Ero ad un passo dall'andare fuori di testa e lei, beh, in superficie, sembrava calma come un blocco di ghiaccio, ma sotto, sapevo che era terrorizzata. Lo sentivo nella Forzae la sua espressione, anche se cercava di nasconderlo dietro un sorriso stoico, mostrava segni di frustrazione e più di tutto, paura.

Eravamo entrambi spaventato a morte. Non avrebbe senso negarlo, eravamo spaventati a morte. Entrambi avevamo immaginato un esito del tutto diverso, andava tutto bene poi l'esplosione. Ancora non so se sia stato un incidente o la carica era scoppiata perché è stato previsto che lo facesse, ma in ogni caso tutto il mio piano era bellamente andato a fanculo. E le nostre possibilità di sopravvivenza erano nettamente ridotte.

"Come stanno i bambini?" chiesi un attimo prima l'ascensore si fermasse e le porte si aprissero.

"Bene, credo. Quando li abbiamo portati su Naboo sono diventati appiccicosi tutto d'un tratto, non volevano lasciarmi andare. Hanno detto che sentivano che qualcosa sarebbe storto! Che avevano una brutta sensazione." rispose lei.

Uscimmo guardandoci attorno con attenzione. Quel livello sembrava meno affollato di quello che avevamo appena lasciato. Tuttavia, tenni la mia spada laser alzata e accesa, per ogni evenienza. Alcune missioni mi avevano insegnato a non sottovalutare il silenzio e l'assenza di truppe o soldati. Qualsiasi distrazione avrebbe potuto trasformarsi in una pessima situazione.

"Avresti dovuto ascoltarli. Ormai dovresti sapere che gli Skywalkers sono piuttosto precisi quando si parla di brutte sensazioni."

"Lo so. Ma, Anakin... dovevo. Sono una di quelli che hanno costituito la Ribellione, non potevo stare a casa e limitarmi ad osservare la gente che moriva per qualcosa che io avevo creato." disse alzando il fucile di fronte a sè appena girato l'angolo. Si muoveva come un soldato, era incredibile, dato il fatto che, ufficialmente, era semplicemente una senatrice. "Dovevo esserci, almeno quello!"

Sospirai. Aveva ragione. Doveva esserci. Tanto quanto me. Entrambi dovevamo esserci. Era come un dovere morale.

"Va bene, mi dispiace. Capisco le tue ragioni. Volevo solo che tu fossi sicuro. Tutto qui." Feci un passo avanti a lei controllai una stanza vicina. Eravamo ancora lontani dalla porta che conduceva fuori sulle mura esterne e volevo proteggerla come meglio potevo. Chiunque poteva saltare fuori da una stanza che non avevo controllato. Lo zelo non era mai troppo in quel tipo di situazioni.

"Quando hai imparato a essere così ragionevole?" chiese, un po' divertita.

"Beh, sai, sette anni di carcere tendono a far crescere una persona, mi sono dovuto adattare se volevo sopravvivere.

Si fermò e abbassò la pistola. "Cosa ti è successo?"

Respirai a fondo, mentre la memoria tornava a quegli anni terrificanti. Ad un giorno particolare in realtà. Ero lì dentro da quattro anni e mi ero già abituato alla routine, ed ero diventato abbastanza bravo a manipolare la Forza al fine di guarire più velocemente, ma quel giorno, beh, fu molto molto difficile. Pder ordine Vader, hanno raddoppiato gli sforzi per rompere ogni osso del mio scheletro. Colpo dopo colpo, sentii probabilmente tutte le mie costole rompersi sotto la raffica di bastonate provenienti dal nulla. Non riuscivo a vedere in realtà, perché entrambi i miei occhi erano gonfi e lividi. Ebbi la fortuna non ricevere nessun colpo troppo forte alla mascella, almeno non ho mai perso un dente. Comunque, dovetti rimanere lì, incatenato al soffitto in modo che potessi solo stare in ginocchio, appena in grado di rimanere dritto con i polsi doloranti per tutto il tempo che avevano dovuto sorreggere il mio peso, con i soldati che continuavano a colpire come se fossi era un sacco da boxe, di quelli che si trovano in ogni palestra. Erano stati istruiti a infliggere dolore per quanto potevano e fermarsi solo quando avessi perso coscienza. Alla fine della sessione ero diventato un mucchio di carne sanguinante e le ossa rotte. Probabilmente Sidious era diventato impaziente e voleva costringermi al suo fianco.

Cosa mi ha impedito di rinunciare? Non lo so. Avevo imparato a distaccarmi da ciò che stava accadendo intorno a me ed a me, ma quel giorno fu impossibile. Ricordo che continuavo a pensare che dovevo resistere così un giorno avrei visto la luce del sole ancora una volta, che se avessi rinunciato non avrei mai visto mia moglie e mio figlio (ero ancora convinto che fosse solo uno), che Sidious avrebbe rovinato la vita, che avrei deluso troppe persone che amavo e cose del genere. Non era un pensiero coerente ma una sorta di sequenza di flash che continuava a cambiare. Che mi fece capire cosa avrei perso nel caso in cui avessi lasciato vincere Sidious: non solo avrei perso la mia famiglia, ma la mia dignità.

Non avevo voglia di parlarne, a dire la verità. Almeno non in quel momento. Dolore e angoscia avevano macchiato il nostro amore per troppo tempo, non volevo farle sapere che cosa realmente era successo. Sarebbe stato troppo doloroso, non potevo farla soffrire per qualcosa che era accaduto a me e ora faceva parte del mio passato, non il suo.

"Niente. È solo che... beh, niente, sono cresciuto e basta." risposi, cercando di evitare l'argomento, ma il ricordo di quel giorno ancora mi dava i brividi.

"Anakin, per favore, non mentirmi. Sappiamo tutti cosa è successo. Obi-Wan lo sentiva dall'altra parte della Galassia. Luke e Leia avevano incubi per quello che ti succedeva. Voglio sapere cosa è successo a mio marito, e dico sul serio!"

Ancora una volta, aveva ragione. Glielo avrei dovuto dire, prima o poi. Ma quella non era l'occasione giusta. Anche se io non volevo metterle questo peso sulle spalle, sapevo che dovevo dirglielo in un qualche modo. In quegli anni, ero cambiato e lei doveva sapere perché non ero l'uomo che conosceva.

"Senti, Padme, è una storia lunga. Lungo e credimi, orrende. Ho visto cose terribili e lo ammetto, sono cambiato molto. Potrei non essere l'uomo che ti sei innamorata, ma sappi che i miei sentimenti non sono cambiati. E ti giuro che appena saremo al sicuro fuori da questa base ti racconterò tutto." Le dissi sottovoce, come se temessi che qualcuno potesse sentirci. "Non ora. Puoi aspettare ancora un po'?"

Lei annuì. "Sì. Ho aspettato otto anni, posso aspettare ancora. Dai, andiamo via di qui".

Riprendemmo a camminare senza emettere un fiato e nel silenzio quasi assoluto di quel lungo corridoio potemmo sentire una persona che si avvicinava. Cercai di concentrarmi e di capire chi fosse attraverso la Forza, ma era difficile concentrarsi con l'ingombrante presenza di Vader che mi metteva i bastoni tra le ruote. La sua aura distorceva tutto quanto attorno a noi e più lontano di qualche metro non riuscivo a percepire niente di chiaro. Dire che era frustrante era poco.

E probabilmente fu a causa di quella tensione che io non riuscii a sentire la squadra che si avvicinava da dietro l'angolo da dietro prima che fosse troppo tardi e che cominciassero a spararci addosso.

"Dannazione!" imprecai alzando la spada e deviando i loro colpi mentre Padmé li abbatteva uno a uno.

"Mi sa che ti sei un po' arrugginito Anakin..." gridò al di sopra del frastuono. "Dieci anni fa che li avresto individuati a mezzo miglio di distanza."

"Grazie per il sostegno!" ribattei sarcastico. "C'è qualcosa... la Forza è in subbuglio. Non riesco a concentrarmi abbastanza!"

L'ultimo soldato andò a terra e questa volta sentimmo entrambi i passi provenienti dalla direzione in cui ci stavamo dirigendo. Ci voltammo e ci preparammo ad un altro scontro. Sei soldati si fermarono proprio dietro l'angolo e ci spararono addosso. Rispondemmo al nostro meglio. Magari le mie percezioni erano arrugginite, ma andavo ancora forte con la spada. E Padmè non sbagliava mai un colpo. Le nostre abilità combinate erano letali, fin da Geonosis.

Appena stesi i sei soldatini, ci muovemmo di nuovo. Non mancava molto all'arrivo di Ahsoka e i suoi bombardieri, appena quindici minuti. Non potevamo star lì ad aspettarli.

"Sai, ho una strana sensazione di deja vù". Gorgogliai mentre tagliavo a metà l'ennesimo soldato che mi si era parato davanti.

"Geonosis?" chiese, prendendo una cella di riserva da uno dei cloni caduti.

Riusciva ancora a leggermi la mente come un libro aperto. Era la donna più incredibile nella galassia, senza dubbio. "Proprio quello. Ce la siamo cavata decisamente bene laggiù!"

"Beh, tranne il tuo braccio, tre cicatrici sulla mia schiena e l'inizio della guerra, sì, siamo andati alla grande!" sorrise, sollevando di nuovo il mitragliatore.

"Siamo bravi sul campo di battaglia." risposi.

"Lo siamo ancora di più a qualcos'altro." mi prese un po' in giro, con uno strano sorriso sul volto.

Se fossimo state in un'altra situazione, completamente diversa e senza il rischio di rimanerci secchi dietro ogni porta, beh, sarei scoppiato a ridere come un imbecille, rotolando per terra dalle risate, ma non era proprio il caso. Mi limitai ad una risatina soffocata. “Oh beh, hai decisamente ragione. Siamo molto più bravo a far certe cose!”

Ci fermammo per un attimo e scoppiammo entrambi a ridere così folle. Mi sembrava così strano parlare della nostra vita sessuale così, in una base imperiale con tutti i soldati rimasti alle calcagna. Ancora in preda alle risate, guardai verso di lei e mi chiesi dove sarei stato in quel momento se non la avessi incontrata. Anche adesso, dopo essere stato incarcerata, dopo essere stato in non mi ricordo quante sparatorie, era semplicemente stupenda. Otto anni a distanza, e lei non era cambiata neanche un po'. Beh, sì, era cambiata. Era un po'..., come dire... più piena di quello che mi ricordavo, ma la maggior parte delle donne cambiano un po' dopo una gravidanza, c'era da aspettarselo, e appena sotto l'orecchio destro vidi una ciocca di capelli che non era più di quel castano scuro solito. E in ogni caso, era più bella che mai. Almeno ai miei occhi.

"Ti amo Padmé..." Sussurrai allora, dandole un colpettino col gomito.

"Ti amo anche io Anakin. Non riesco ancora a credere che tu sia davvero qui!"

Feci un passo avanti e mi avvicinai a lei, abbracciandola stretta. "Sono qui e giuro non me ne vado. Ho lottato troppo a lungo per trovarvi e adesso che sono qui, qualunque cosa succeda, non mi muovo più. Non vado da nessuna parte."

Sentivo che tremava mentre mi abbracciava più stretto, con la guancia poggiata alla mia tunica bagnata. Fece un respiro profondo e sospiro, apparentemente felice. “Finalmente...” disse poi, prima di fare un passo indietro e darmi un bacio velocissimo. Un brivido mi corse giù per la schiena non appena le nostre labbra si sfiorarono. “Dobbiamo andarcene prima di poter dire che tutta questa storia è finita.” l

Annuii e in silenzio ricominciammo a camminare.

Ben presto mi resi conto che, dopo quel piccolo momento di ilarità mi ero calmato un po'. Abbastanza da potermi concentrare meglio sulla Forza. C'era qualcosa, o qualcuno, nelle vicinanze. Era qualcosa che non mi piaceva, che mi bloccava, ma almeno adesso la sentivo chiaramente. Benchè mi sentissi intorpidito, mentalmente parlando, potevo avvertire almeno qualche stralcio di eco della Forza. Non proprio come in circostanze normali, ma insomma, si fa quel che si può.

Frustrato e decisamente preoccupato per la sicurezza di Padmè, cambiai tattica. Invece che cercare di percepire quello che succedeva lontano da noi, mi concentrai su quello che avevo davanti. In quel modo, potevo almeno anticipare di qualche secondo chi potesse pararsi davanti a noi, oltre che avere uno schema abbastanza preciso dell'area attorno a noi. Non era molto, ma almeno avrei capito se ci fosse stata qualche truppa in arrivo.

Il cambiamento di atteggiamento portò gli effetti desiderati. Meno di un minuto dopo, ero in grado di percepire una persona non troppo lontano da noi, proprio dietro l'angolo in realtà. Spinsi Padmè contro il muro e le feci cenno di tacere. Con cautela, sbirciai dietro l'angolo e notai solo un ufficiale che stava lavorando su un computer.

Mi chinai verso di lei. "C'è un ufficiale che armeggia con un computer. Temo stia chiamando rinforzi. Non credo sia saggio fulminarlo così, su due piedi, mentre sta parlando con qualcuno. Potremmo attirare attenzione su di noi ed è l'ultima cosa che voglio in questo momento."

"Cosa vuoi fare?"

"Tu rimani qui, farò finta di arrendermi e tenterò la via del trucco mentale. Se non funziona, cercherò di spaventarlo abbastanza in modo che non chiami nessuno, se non l'ha già fatto. Pensi che funzionerà?" le chiesi.

Alzò le spalle. "Non lo so. Beh, tentare non nuoce. Se non dovesse funzionare?"

"Allora mi abbasso e tu lo stendi. Ti va come idea?"

Sospirò. "Non mi piace uccidere la gente, ma se proprio devo..."

"Purtroppo è l'ora della guerra, Padmé, mi dispiace." Trassi un respiro profondo e tornai a guardare l'ufficiale. Sembrava piuttosto disperato di fronte allo schermo del computer. "Va bene, vediamo come va."

Sentii la sua mano scivolarmi sul collo e un momento dopo mi tirò verso di lei per darmi per un bacio. "Buona fortuna Anakin."

Prendendo un respiro profondo, stabilizzai un po' le mie emozioni, e svoltai l'angolo. Appena entrai nel suo campo visivo, vidi la sua mano scattare alla fondina. "Fermo dove sei!" ordinò.

Mi fermai come ordinato.Mani in alto" Ubbidii. "Chi sei?"

"Cavaliere Jedi Atton Rosh". risposi, freddamente.

"Sei tu il responsabile di tutto questo casino?" mi domandò. Era spaventato a morte. Lo sentivo nella Forza.

"Sì".

"Dove sono i prigionieri che hai fatto scappare?"

"Morti. C'è stata un'esplosione e sono morti sotto le macerie". Feci un lento passo verso di lui. "E oraai tuoi colleghi che l'emergenza è finita e che tutti gli intrusi sono morti".

Sembrò disorientato per un momento o due, poi la sua espressione tornò al misto di paura e determinazione che aveva in precedenza. "Che diavolo stai dicendo?"

"Adesso chiami i tuoi amici e gli dici che l'emergenza è finita. Ora.Ripetei. Non era malleabile come Piet, questo aveva una mente un po' più forte.

No, non funzionò affatto. "Va bene, facciamo in fretta". Usando la Forza, lo sollevai da terra e gettai lontano la sua pistola. "Dal momento che la Forza non funziona su di te... ora li chiami e blocchi i rinforzi, ora!"

Aveva paura, lo sapevo, ma era troppo determinato. Era un fervente seguace dell'Imperatore, uno di quelli che si erano arruolati nell'esercito perché credeva davvero che il governo era seriamente intenzionato proteggere la Galassia. Non l'avrebbe mai fatto, neanche se minacciato di morte.

"No, non lo farò, Jedi". disse, sprezzante.

"Davvero? Vuoi davvero morire così?" Tentai di convincerlo a collaborare, in un modo o nell'altro. "Dai, aiutami e ti lascio vivere".

"Non aiuterò mai uno come te, feccia Jedi!" disse, incazzato nero. Sentivo l'odio ribollire nelle sue parole.

"Beh, se questo è il caso!" Mollai la presa che lo teneva sollevato da terra e mi inginocchiai in modo che Padmé avesse spazio libero per sparare.

Aveva a disposizione un secondo solo per mirare, e con incredibile perizia gli infilò un colpo in mezzo agli occhi, uccidendolo all'istante. Cadde sul pavimento come un sacco vuoto.

Fu una cosa incredibile. Il fucile E-11 era un'arma piuttosto imprecisa ed lo stesso riuscì a piazzare un colpo perfetto. Mi alzai in piedi, mi girai verso di lei e sorrisi. "Quello era un colpo da maestro!"

Sbuffò e vece volare una ciocca ribelle via dal viso. "Solo fortuna. Questa cosa è incredibilmente imprecisa!"

"I problemi del design low cost. Vieni, andiamo fuori".

Ma quando finalmente mi ero illuso che eravamo in salvo, la nera figura di Vader si parò davanti a noi.

Era vicino allora. Obi-Wan aveva cercato di rassicurarmi, che la mia brutta sensazione era solo una brutta sensazione, che la mia mente mi stava giocando degli scherzi orrendi ma in quel momento, beh, avevo la prova non-vivente che avevo ragione io, e che lui si era sbagliato. Vader era lì, ed era la sua presenza che rimestava la Forza in quel modo incontrollato. Sentivo la rabbia montarmi in petto, ma riuscii a controllarmi.,

Istintivamente accesi la mia spada laser e spinsi Padmé dietro di me nel disperato tentativo di proteggerla.

"Vader..." gemetti, al limite del panico.

"Bene bene bene. Finalmente ci incontriamo di nuovo, Skywalker." la sua voce elettronica mi dava ancora i brividi, per non parlare della maschera e degli abiti. Che diavolo, non sono certo uno basso io, ma lui era davvero un gigante. "E la celeberrima senatrice Amidala con lui! Sono lusingato!"

"Cosa vuoi?" chiesi, tenendo la lama alzata tra noi, sulla difensiva.

"La domanda giusta è chi voglio, Skywalker. E la risposta sei tu. Devo, e voglio, riprenderti, e ti voglio morto su un tavolo da obitorio."

"Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi la possibilità Vader." ribattei. "L'ultima volta che ci siamo incontrati era l'occasione perfetta."

"Non sarebbe stato giusto, o divertente. Ora voglio davvero capire perché il mio Maestro è ossessionato da te." gracchiò.

"Davvero?" domanda retorica. "Allora attacca. Io sono qui!"

"Voglio una lotta giusta però. Tua moglie deve farsi da parte."

Mi voltai, lanciandole uno sguardo veloce, poi tornai a concentrarmi su di lui. Aveva ragione. Era una questione tra noi. Doveva restarne fuori, per la sua sicurezza. Soprattutto per la sua sicurezza.

"Questo non sarà un problema. Padmé ..." la chiamai senza voltarmi. Non volevo distogliere lo sguardo da Vader, nel caso decidesse di giocare sporco. “Stai indietro e non fare nulla. Me lo gestisco io.”

"Va bene, Anakin..." la sua voce esitò, ma sentii che scaricava il fucile che aveva in mano, puntando poi la canna verso il pavimento.

"Ora, Skywalker, penso che possiamo iniziare!"

"Facciamo in fretta, abbiamo un trasporto che ci aspetta."

"Se proprio insisti..."

Accese la lama rossa e praticamente mi saltà addosso.. Era più veloce di quanto potessi pensare, considerando la sua armatura. I suoi colpi e i fendenti erano precisi e ben calibrati, e ci metteva molta potenza in ognuno. Riuscii a parare o deviare tutti i suoi tentativi di colpirmi, ma nel corridoio angusto era difficile muovermi come mi piaceva. Ero abituato a fare movimenti ampi, e mi sentivo impacciato in quel posto. Dovevo fare qualcosa per rovesciare la situazione.

Cercavo di mantenere un atteggiamento di difensiva mentre pensavo a cosa fare. Avevo bisogno di di spazio, in modo da combattere come pareva a me, ma non c'erano stanze nei dintorni, e il corridoio procedeva stretto per tutta la sua lunghezza. Lo spinsi all'indietro, costringendolo a voltare un angolo. Ancora nulla di utile. Quella base era un labirinto, stavo perdendo l'orientamento.

Con tutto quel pensare a cosa fare mi distrassi e lui riuscì a prendermi alla sprovvista. Mi spinse contro il muro, forte. Finii per battere la testa contro la parete, tanto duramente che mi si appannò la vista per qualche secondo. Feci un passo indietro, cercando di evitare lo scontro diretto finchè non avessi ricominciato a vedere decentemente, e sentii qualcosa di caldo e appiccicoso scivolarmi sul viso. Sangue.

Giuro sulla Forza che so che stava sorridendo, contento dei danni che mi aveva inflitto. Gorgogliando, bloccai un altro fendente e mi lanciai contro di lui, cercando di contrattaccare il più velocemente che potevo. Non ero abbastanza veloce. Riusciva a deviare ogni contrattacco e ad attaccare di conseguenza.

Svoltammo un altro angolo. Dietro di lui c'era una porta. Probabilmente, la stessa porta che stavamo cercando. Schivai il suo ultimo affondo e usando la Forza lo spinsi all'indietro, quel tanto che bastava per fargli perdere l'equilibrio e perchè fermasse il suo assalto per rimettersi in piedi stabilmente. Approfittai dei pochi secondi di calma per letteralmente scivolargli in mezzo alle gambe e rialzarmi dietro di lui.

Con questo cambiamento potevo condurre la lotta dove volevo. Camminando all'indietro, paravo e colpivo come se niente fosse cambiato, ma almeno potevo andare dove mi pare. E così andava molto, molto meglio. Ero più rilassato, potevo concentrarmi meglio. Notai che era bravo sì, ma metteva troppa forza fisica nei colpi. Avevo fatto sparring contro di lui anni prima e sapevo che era bravo, ma a causa delle ferite riportate su Mustafar aveva cambiato stile di combattimento. Era veloce, quello era sicuro, ma aveva un punto debole. I suoi movimenti erano impacciati dagli arti meccanici. Erano limitati e attraverso la Forza potevo sentire il dolore che stava provando. I suoi arti non sono stati progettati per essere come quelli normali, proprio come il mio braccio che non mi ha mai dato un problema (eccezion fatta per quanto, per idiozia mia, è esploso, ma quella è un'altra storia), sembravano essere progettati più per essere ingombranti e terribilmente dolorosi. Voleva porre fine alla lotta più velocemente che poteva, e potevo capirlo molto bene.

Durante una breve pausa nella lotta, diedi un pugno al pannello di controllo accanto a me e aprii la porta che mi stava dietro. Era proprio quella che stavamo cercando. Saltai indietro ed ero sul muro di cinta, ad un passo dalla libertà e dalla salvezza. E sapevo che Ahsoka non era lontano, stava arrivando con i suoi bombardieri, lo sentivo.

"Che sta succedendo Skywalker?" chiese, beffardo. "Si diceva che fossi secondo solo al Maestro Yoda in combattimento con la spada!"

Ridacchiai, appena scalfitto dalla sua presa in giro. "Vediamo come me la cavo qui!" poi feci un balzo verso di lui e mi scagliai in una fitta offesa, fatta di colpi ampi e più lenti o stretti e tremendamente veloci, da sinistra a destra, spesso cambiando stile e forza. L'improvviso cambiamento di aggressività lo prese alla sprovvista e vacillò all'indietro. Approfittai della sua esitazione e lo spinsi nuovamente indietro. Speravo che fosse abbastanza forte da farlo cadere ma riuscì a rimanere in piedi e mi spinse via a sua volta. Riuscì a farmi volare all'indietro, ma atterrai in piedi. Almeno quello.

"Finalmente una bella sfida. Sai, sono passati anni da quando avuto a che fare con un vero avversario piuttosto che uno Jedi spaventato che avevo braccato neanche fossi un rapace!"

Due caccia TIE volavano sopra di noi.

"Da Mustafar credo!" Gridai di sopra del rumore assordante.

Il commento lo fece arrabbiare. Lo sentii, come un'onda che mi venne addosso, attraverso la Forza. Risultato? Venne verso di me a grandi passi, con la lama tenuta bassa al punto che incise una lunga linea incandescente sul pavimento di pietra, finchè, a pochi passi da me, non la alzò neanche fosse un'accetta e prese a colpire alla cieca, in un turbinio disorganizzato, e intanto io paravo. Stavo aspettando l'occasione giusta per colpirlo, ma il suo attacco era implacabile, non riuscivo a trovare una breccia nella sua difesa.

Fino a quando non fece un passo falso. Stava diventando prevedibile, si era stancato troppo. E potevo approfittarne. Colpii tre volte sulla sinistra, poi cambiai posizione e colpii due volte sulla mia destra. Quando cambiò posizione di guardia, al fine di parare i miei attacchi, aprì le braccia in modo che io potessi girarmi e colpire la piastra pettorale col gomito, forte. La plastica ed i componenti elettronici che gli permettevano di respirare e controllare le sue funzioni vitali si creparono per via dell'impatto e si ruppero in mille pezzi. Lasciò cadere la spada laser quasi istantaneamente. Inciampò all'indietro, tenendosi il petto con le mani guantate.

Il suo respiro sibilante cambiò e divenne esitante e poco profondo. Cercò di respirare regolarmente per conto proprio, ma fallì miseramente. Dopo otto anni in quella tuta, probabilmente non ricordava nemmeno come fare. Con i polmoni ridotti in quel modo non poteva più respirare da solo, e considerando il risultato, ero riuscito causare almeno un'alterazione nel suo sistema di supporto vitale.

Sentivo i suoi occhi bruciare su di me, attraverso le sue lenti nere, mentre lui mi fissava per un lungo istante.

Per un istante interminabile, ci guardammo l'un l'altro, entrambi ansimando pesantemente. Sentivo il turbine della Forza intorno a noi e più lontano potevamo udire i caccia in arrivo. Sembrava quel momento durasse per sempre, ed era quasi doloroso stare a fissare il suo viso mascherato. Ansimava, il suo respiro era ormai una serie di ansimi poco profondi, e dal suono pareva che ci fosse dell'acqua nei suoi polmoni. Non disse nulla. Mi fissava e basta. Potevo sentire il suo odio. Uno Jedi lo aveva sconfitto per la seconda volta. Quella era la punizione più crudele per lui. La vergogna. Come Obi-Wan otto anni prima, lo avevo sconfitto, e lo avevo fatto con un trucco. Se già mi odiava prima, dopo quell'incontro, che per sedici anni sarebbe stata l'ultima volta in cui ci scontrammo faccia a faccia, beh, ero certo che mi detestasse con tutta la sua anima.

Sentii un colpo di fucile. Vader cadde in ginocchio, poi sul fianco, senza emettere un suono.

Padmé stava lì, dietro di me, col fucile sollevato e uno sguardo incredibilmente intenso nei suoi occhi. Abbassò l'arma e lo fissò, apparentemente tranquilla, ma sapevo che in fondo voleva ucciderlo tanto quanto me.

Guardammo Vader strisciare fino alla ringhiera del muro dicinta e tirarsi su in ginocchio. Stava aggrappato alla vita, potevo avvertire un flusso di Forza resa oscura dalla sua presenza tutto intorno a lui mentre stringeva la barra di duracciaio più forte che poteva. Si voltò e mi guardò di nuovo. Un'ultima volta. Respirò a fondo prima di parlare.

"Ci incontreremo di nuovo Skywalker. E finiremo tutto questo, per sempre."

Poi si lasciò cadere oltre il muro. Era un salto enorme, e nelle sue condizioni, sia io che Padmé dubitavamo che potesse sopravvivere, considerando la caduta e il sistema di supporto danneggiato.

Aster era sempre stato un uomo fiero e quello era l'unico modo per uscire da quella situazione con ancora un po' di onore. Era strano, però, guardare qualcuno che conoscevo, andarsene in quel modo.

Comunque, dopo un momento di confusione, spensi la spada e la appesi alla cintura, poi mi precipitai verso Padmé. "Vieni, dobbiamo andare. Ahsoka sta arrivando."

"È morto?" chiese, i suoi occhi si mossero di un millimetro dal punto in cui Vader stava in piedi un attimo prima.

Chiusi gli occhi e mi concentrai. Potevo ancora sentirlo. Era debole, appena sveglio, ma era vivo.

"No, è vivo. Ma il bombardamento sicuramente lo ucciderà. E ucciderà tutti e due se restiamo qui. Dobbiamo andarcene da qui!"

Sobbalzò appena le toccai una spalla. Era sconvolta, era innegabile. "Sì. Dobbiamo andare". alzò gli occhi verso di me, era sul punto di scoppiare a piangere, ma non c'era tempo da perdere. Mi afferrò per un braccio e cominciò a correre verso la scala di emergenza, un centinaio di metri più avanti.

Tirai la leva con la Forza e praticamente la spinsi giù per le scale scivolose. "Veloce Padmé, li sento".

Si muoveva più veloce che poteva e presto la seguii. Appena messi i piedi sul terreno erboso, mi guardai intorno per un attimo, cercando di trovare un punto di riferimento e orientarmi. Mi ci volle qualche secondo per rendersi conto che eravamo un miglio di distanza dalla mia navetta.

Il rombo dei bombardieri stava diventando assordante, mentre volavano avvicinandosi sempre di più. Dovevamo sbrigarci.

"Quanto tempo?" chiese lei, guardando il cielo ancora pulito.

"Trenta secondi, forse meno. Corri, ora!"

E iniziammo a correre, più veloci che potevamo. Riuscimmo a raggiungere il margine della foresta una frazione di secondo prima che la prima bomba fosse sganciata.

L'esplosione fu assordante. continuammo a correre, ma l'onda d'urto ci colpì in pieno. Beh, mi ha colpito. sentii che stava arrivando ed riuscii a spingere Padmé dietro un albero in modo che non ne fosse travolta.

Ma io ci finii proprio in mezzo, e fu peggio di qualsiasi spinta mi fossi mai ritrovato a subire. E mi fece letteralmente volare. Prima che potessi riprendere un minimo di controllo su di me per atterrare in sicurezza, andai a schiantarmi contro un albero, colpendolo con la schiena, per poi cadere a terra quattro metri più in basso, con tutto il peso sulla gamba sinistra.

Non mi ricordo nemmeno il dolore. Mi ricordo Padmé urlare il mio nome, oltre le esplosioni tuonanti intorno a noi. La vista si annebbiò e per qualche secondo fui completamente insensibile al dolore. Non potevo sentire chiaramente, la botta alla testa mi aveva assordato. Fu solo quando vidi Padmé in ginocchio accanto a me, il suo viso preoccupato pochi centimetri sopra di me, che capii che non riuscivo a respirare.

Provai a parlare, ma l'unico suono che mi uscii dalla gola fu un gorgoglio strozzato, assieme al sapore ferroso del sangue. E il dolore che mi schiacciava il petto. Mi sentivo come se tutte le costole fossero state ridotte in pezzi che comprimevano i polmoni. Non potevo respirare.

"Anakin ... Anakin per favore, respira! Anakin per favore!" la sentivo urlare.

Tentai, e sembrò funzionare, ma a quanto pare i miei polmoni non volevano collaborare. Shock respiratorio. Ecco cos'era. È una condizione piuttosto comune per chi subisce subito un trauma toracico, come me in quel momento. Il ritmo va a fanculo e il cervello non riusce a controllare i muscoli in modo corretto.

Ma io sapevo il trucco.

"Anakin, per favore .. Non morire adesso!" alla fine era scoppiata in lacrime, allora le afferrai una mano e me la poggiai sul petto, sopra il diaframma.

"Respira per me". Sussurrai con quel po' di aria che riuscii a inspirare, e le spinsi la mano contro il diaframma, per poi lasciarla andare, simulando un ritmo normale di respirazione.

Capì in fretta il concetto, e continuò a farlo finchè, ben presto, tornai a respirare quasi normalmente. Non smettemmo di guardarci dritti negli occhi neanche per un attimo, e anche con l'inferno che si stava scatenando probabilmente non un centinaio di metri da noi, trovammo un momento di pace mentre lei respirava davvero per me.

Un minuto, forse due più tardi, fui in grado di inspirare ed espirare normalmente. Circa. Faceva un male incredibile. Presi una profonda, dolorosa boccata d'aria e chiusi gli occhi per un istante. Eravamo fuori, abbiamo solo bisogno di trovare R2 e...

Provai a stare seduto e il torace protestò a gran voce. Tossii un paio di volte, sputando sangue che andò a riversarsi sulla tunica. "Dannazione..."

"Anakin, sei ..."

"No, non sto bene. Ma devo tenere duro." Sussurrai. Potevo respirare quasi normalmente, ma non potevo parlare più forte di così. "Dobbiamo trovare la mia navetta."

"Riesci a camminare?" chiese, dando uno sguardo fugace ai miei arti inferiori.

La gamba sinistra era rotta, ma lo stivale era molto stretto e la teneva insieme. Faceva male da morire, ma potevo sopportarlo.

"Sì. Ce la faccio. Aiutami per favore."

Mi aiutò a rimettermi in piedi, poggiandomi pesantemente a lei, le indicai la direzione. Iniziammo a camminare, meglio, a zoppicare verso la navetta. Neanche il braccio amputato mi faceva così male.

"Ti sei fatta male?" le chiesi dopo un paio di minuti.

Lei scosse la testa. "No, sto bene. Grazie a te".

Sospirai. "Bene. Almeno sono ancora bravo a fare la guardia del corpo!" gemetti.

Dieci minuti più tardi trovammo una radura. Non riuscivo più a camminare, però, stavo troppo male a quel punto

"Padmé, non riesco a camminare..." Mi afflosciai contro un albero. Frugai in tasca e le diedi un comlink. "Ecco, chiama R2, dirgli di portare la nave qui".

Prese il comlink dalla mia mano e fece come le avevo detto, mentre strisciavo a terra. Gemetti ancora, quando sentii le costole rotte scontrarsi una contro l'altra. Tossii un altro po', sputando sangue su una manica. Non volevo che si accorgesse che sanguinavo così tanto. Non volevo si preoccupasse più del dovuto.

Una volta terminata la chiamata, si voltò verso di me e fece un rapido esame. Non era un medico, ma non ce n'era bisogno per sapere che se non ho ricevevo un adeguato trattamento medico al più presto sarei morto laggiù.

"Non sembri troppo in forma" disse.

"Tu invece sei meravigliosa” risposi, sorridendo debolmente.

Sorrise anche lei, brevemente. "Sono stata meglio. Hai bisogno di aiuto, lo sai?"

Annuii. "Sì. Questa volta è brutta."

Un attimo dopo, Artoo arrivò con il mio X-Wing. Lo parcheggiò una decina di metri da noi ed saltò fuori dal suo posto. Da un vano della nave, recuperò un piccolo kit di pronto soccorso e lo gettò Padmé.

Lo afferrò e lo aprì. Una siringa e una bottiglietta apparvero nelle sue mani.

"Odio gli aghi."

"Lo so. Ma questa volta, ne hai bisogno." Lo piantò nel bicipite sinistro e spinse. "E ti farà sentire meglio."

Dopodiché, mi applicò una garza sterile sulla fronte. "Mi dispiace". Sussurrai.

"Per che cosa?"

"Per averti abbandonato, otto anni fa."

Lei scosse la testa. "Non mi hai mai abbandonato. Mai. Ricordatelo."

Improvvisamente un rombo echeggiò sopra di noi. Era un motore. Un motore di una grande nave. Appena la nave da trasporto atterrò nella radura, vedemmo il portellone laterale aprirsi. Darrick e Obi-Wan uscirono in tutta fretta. Dietro di loro, il chirurgo che mi aveva salvato la vita un anno prima. Janu, il medico Ribelle che mi aveva ricucito su Naboo. Scese dal trasporto trascinando una barella assieme ad Aleha e ad altri due volti sconosciuti. Aleha corse verso Padmè e la trascinò via, lasciando spazio al chirurgo per inginocchiarmi di fianco a me.

"Ti ho detto questo comportamento ti avrebbe fatto male un giorno." disse mentre mi controllava le costole, tastando qui e lì.

"Lo so. Ma li ho trovati."

Sì, finalmente lo potevo dire. Li avevo trovati. Otto anni, ma alla fine, li avevo trovati.

Mentre mi caricavano sulla barella per il trasporto urlai più forte che potevo. Era impossibile per uno nella mia condizione gridare, ma giuro ho urlato, e anche forte.

"Ti ho trovato!" gridai guardando Padmé. Era lì, tutta sorridente, mentre Aleha controllava che stesse bene. "Ti ho trovato! Ti ho trovato!"

"Anakin, stai calmo per favore. Non sei in condizione di gridare in quel modo!" mi disse Obi-Wan, mettendomi una mano sulla spalla. Mi caricarono sulla navicella.

Tirai su col naso e senti le lacrime che bruciavano dietro le palpebre. Era finita. Era davvero tutto finito, finalmente.

Allungai una mano e cercai quella di Padmè. La trovai accanto a me.

"Sono qui Anakin, non vado da nessuna parte!" disse, con le lacrime che le rigavano il viso. Lacrime di gioia.

Janu mi mise una maschera d'ossigeno sulla bocca e naso e lo sentii piantarmi un altro ago nel braccio. "Dai ragazzo, dormi adesso. Dobbiamo risistemarti."

Voltai lo sguardo verso di lui. "No per favore, non mettermi fuori combattimento! Non ora!" lo implorai.

Non poteva. Non adesso almeno. Avevo appena trovato mia moglie e volevano farmi dormire?

"Anakin, stai male, molto male. Hai sei costole rotte, una contusione polmonare con conseguente pneumotorace, una commozione cerebrale e forse un trauma cranico, mi meraviglia il fatto che sei ancora sveglio. Per non parlare della gamba. Avrai bisogno di intervento chirurgico ricostruttivo piuttosto invasivo e un lungo bagno nel Bacta. Il sonno è ciò di cui hai bisogno ora" piegò il medico. "Per adesso è l'adrenalina che ti fa andare avanti, nient'altro. Sei un relitto, e se non ci lasci fare il nostro lavoro, ci resti secco su questa barella!"

"No ti prego... ti prego..."

Poi sentii la mano di Padmè sul viso. Mi fece voltare e mi prese il viso tra le mani. Appoggiò la fronte sulla mia e mi baciò sulla guancia. "Anakin, fatti curare. Abbiamo tempo. Rilassarsi e dormi, sto andando a prendere i bambini e quando ti sveglierai, saranno accanto a te, per conoscere il loro papà. OK?"

La sua voce fu sufficiente a farmi rilassare. Tirai su col naso nuovo. "Ti amo Padmé..."

L'ultima cosa che vidi fu il suo viso in lacrime, ma sorridente. Dopo di che, è tutto buio.

Santo cielo, è stato un parto. Ci ho messo una vita a tradurre quest'affare, e la cosa che mi spaventa è che adesso la lunghezza è più o meno sempre questa a parte 35 ed epilogo. Santo piripillo, porca putrella e beata paletta... chi me l'ha fatto fare? Sto entrando pure nella parte centrale di Red Rain... che sega...

Vabbeh, perdonatemi, è la vita che mi costringe a dare delle priorità. Questa non è in cima. In ogni caso, sto pianificando una collaborazione con una mia amica, Blankette_Girl, che secondo me è una delle migliori autrici del fandom di Harry Potter a livello mondiale! Irish Rain è veramente una FF splendida, e mi sento orgogliosa del fatto che l'ho letteralmente costretta a iscriversi a EFP per pubblicare quella che, all'inizio, sembrava una piccola perla Snevans e sta diventando una mastodonticamente bella. Giuro. Io me la cavo, lei è fenomenale. In ogni caso, sarà una cosa scritta su Harry Potter, nata da una mia idea folle. Quando poi verrà pubblicata, ve lo farò sapere. Have fun!

(Ps: se volete vedermi cimentare con un altro fandom, c'è una one-shot su Batman da leggere. Ciau!)

   
 
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