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Autore: Maricuz_M    15/03/2012    27 recensioni
Ilaria, una semplice ragazza di diciassette anni che, come la maggior parte dei suoi coetanei, usa spesso i social network. Facebook per gli amici, Twitter per sfogarsi.
Negli ultimi giorni estivi “fa conoscenza” con Anonymous. Entrambi sono all’oscuro dell’identità dell’altro.
Il nuovo anno scolastico non si apre nel migliore dei modi per Ilaria, costretta ad avere a che fare con Gabriele, trasferitosi da poco nella sua stessa città.
*Dal capitolo 2:
Per un secondo, incrociando quello sguardo color ghiaccio e quel volto di rara bellezza, mi dimenticai dell’istinto omicida dentro di me.
Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Non poteva esistere un essere mortale così divino. Chi era la madre? Chi il padre? Dovevo assolutamente stringere loro la mano, avevano fatto un lavoro eccellente.
Si schiarì la voce “Posso passare o vuoi contemplarmi per altri dieci minuti?”
Mi pentii di aver sfornato così tanti complimenti tutti in una volta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 32


“You are the dancing queen! Young and sweet, only seventeen! Dancing queen! Feel the beat from the tambourine, OH YEAAAAH! You can dance, you can jive, having the time of your life.. OOOOH, see that girl, watch that scene! Dig in the dancing queen!”
Ilarietta cara, sei mia figlia e ti voglio bene, ma smettila per favore.” Interruppe le mie urla mio padre facendo capolino nella stanza. Io, ovviamente, non lo considerai neanche per sbaglio. Continuai a ballare l’epica canzone degli Abba come un’idiota anche quando sbuffò andando a lamentarsi con mia madre, nonché sua moglie, perché c’era stato qualche problema genetico che aveva causato delle disfunzioni nel mio cervello, ancora impegnato con la famosa scritta lampeggiante della sera prima.
Quando nella camera ci fu silenzio, mi buttai a peso morto sul letto col fiatone. Mai, mai ero stata più felice, e alla fine cos’era successo di così particolare? Solo qualche bacio scambiato con Gabriele..
Solo? Ma chi volevo prendere in giro? Risi, per poi ridere ancora di più al pensiero che lo stavo facendo senza un apparente motivo. Ancora scossa dalle risate, presi il cellulare e mandai un messaggio sia Dafne che a Selene.
 

Ciao. Sto con Bonetti.

 
Le tre parole finali mi fecero gongolare. La risposta di entrambe arrivò subito.
 

Ciao. Io con Davide. Siamo tutte accoppiate, cazzo! *festino*

 

Sono troppo contenta per te! :3 Tra poco esco con Andrea e sento cosa gli ha detto Gab. ahahaha

 
Indovinate di chi era il primo e di chi il secondo, forza.
Mi tirai a sedere e mi morsi il labbro inferiore guardandomi attorno. Già, chissà come stava Gabriele. Chissà se era felice quanto me, chissà se si era messo a ballare come un cretino, a cantare a squarciagola –a lui riusciva pure-, a mandare messaggi telegrafici al migliore amico.
Scossi il capo. Forse lui era più normale di me. Forse lui era meno innamorato di me.
Ma io, davvero ero innamorata? O si parlava ancora di cotta? Meglio non pensarci, era ancora presto, no?
Beh, relativamente presto. Infondo mi piaceva da mesi.
Mi spalmai una mano sulla faccia. Se avessi continuato con quei pensieri mi sarei crogiolata nella depressione più assoluta, e non ne avevo la minima voglia.
E poi, perché avrei dovuto? Stavo con Bonetti.
Sospirando scesi dal letto e saltellai verso il computer. Prima una controllata a Twitter, poi su Facebook, dove un post di Gianmarco faceva bella mostra di sé sulla mia bacheca. Il video della canzone Terrified, quella che mi aveva fatto da sottofondo durante la dichiarazione di Gabriele. Simpaticamente bastardo. Sorrisi scuotendo la testa e commentai dopo aver messo mi piace.
Della serie: riferimenti puramente casuali..” la sua risposta non tardò.
Vieni in chat, piccina. Vieni in chat..” come se non ci fossi. Andai subito a contattarlo, euforica di raccontare i particolari a qualcuno. Chi meglio di un amico come lui? Si era rivelato stupendo, purtroppo però in una poco bella circostanza.
Eccomi.
Eccoti. Allora.. Dimmi. Divertita ieri sera?
Cazzo, Gianmarco. CAZZO!” ecco. Quando ero felice tendevo anche ad essere meno fine del solito.
Narrami tutto ciò che c’è da narrare, babe.” Non avrebbe dovuto dirlo. Cominciai a scrivere il mio poema con una foga indescrivibile. Le dita premevano i tasti della tastiera senza fermarsi quasi mai se non nei momenti in cui leggevo i commenti di Gi-emme. Senza neanche volerlo, stavo trasmettendo tutti i miei sentimenti anche solo con i punti e con le virgole che inserivo tra le parole. Prendi la tua felicità e espandila, come Heidi faceva con le sue margherite.
Davvero ha detto quelle cose prima del primo bacio?!
Sì. Sì. Sì. Sì. Dio, sì. Mentre io lo guardavo come un pesce lesso!” Salutai la pazzia che tornava a farmi visita.
Minchia, romantico.
 
Non si era fatto vivo, il giorno prima, e questo era un problema.
Non fraintendetemi, ormai mi conoscete, non sono di quei tipi tutti “cicci pupù” che mandano al ragazzo messaggi come “Ciao piccino mio, sei tutta la mia vita. TATXSEO. <3”. No. Però sono –ed ero- piuttosto paranoica, per cui.. Insomma, un sms, un messaggio privato su Facebook, un tweet.. Mi avrebbe rassicurata un po’.
Sospirai sistemandomi lo zaino sulle spalle mentre andavo verso la fermata dell’autobus. E se fosse stato già lì? Dio, che gli avrei detto? Ma perché tutti questi trip mentali con Lorenzo non me li facevo?! Mi stavo innervosendo. Erano due giorni che ero completamente su di giri..
Sollevata, notai che alla fermata ancora non c’era traccia di Gabriele. Bene, per iniziare una conversazione mi sarei affidata a lui, che era più bravo. Mi accostai come al solito al palo e cominciai a guardare la strada, dove passavano macchine una dopo l’altra. Era sempre stata piuttosto trafficata. All’improvviso, facendomi sussultare, qualcuno appoggiò il mento sulla mia spalla da dietro di me. Non mi voltai neanche per controllare chi fosse.
“Scusa se non mi sono fatto sentire ieri. Giuro che non avevo idea di cosa dirti.” Allora non sono l’unica. Ridacchiai tranquilla.
“Nessun problema.” E sentii le sue labbra sulla mia guancia sinistra.
“Come mai così arrendevole, quest’oggi?” Perché sono felice.
“Così.” Risposi invece, sorridendo.
“Meglio per me.” Mi girò verso di lui e mi guardò. Ed io guardai lui, eh! Poteva sembrarmi persino più bello del solito?
“Perché sorridi?” domandò curioso. Sto sorridendo?
“Perché tutte queste domande?” chiesi io, aggrottando la fronte.
“Perché voglio sapere se stai bene grazie a me.” Affermò serio con un tono vagamente dolce. Fu così che mi sciolsi.
“Sì.”
“Sì stai bene grazie a me?”
“Sì sto bene grazie a te. Ma non è la prima volta, eh.” chiarii. Mi aveva fatto stare bene molte volte prima della festa del suo compleanno. Prima su tutte, che stetti davvero bene, era quando corse da me dopo scuola quando avevo lasciato Lorenzo. Per il resto, bastava la sua presenza. Terminai presto questo riassunto mentale perché ero presa da tutt’altro, ovvero il bacio che mi stava dando. Ancora non mi sembrava vero, e neanche al mio cuore. Aveva preso a battere ad una velocità improponibile. Vivevo, vivevo più del solito.
Quando mugolò sulle mie labbra, mi staccai perplessa “Cosa?”
“Autobus.” Borbottò con aria scocciata, facendomi ridere.
Salimmo, passammo un quarto d’ora comportandoci come avevamo sempre fatto –tranne che per qualche bacio- e arrivammo a scuola tranquilli e sereni.
Non appena varcammo la soglia della classe, però, sussultammo per un urlo in pieno stile Xena fatto da Davide e una serie di applausi di Gianmarco, Selene, Dafne e Andrea. La mia reazione e quella di Gabriele furono leggermente diverse. Mentre io distolsi lo sguardo e arrossii come una bambina, lui cominciò a ridere scuotendo la testa.
“Tre mesi ci avete messo. Tre mesi. Tre mesi.” Toletti prese a ripetere la stessa cosa per circa una decina di volte, mentre io appoggiai lo zaino sulla sedia cercando di far finta di niente ma non riuscendo a trattenere un sorriso divertito, seppur imbarazzato.
Mi sedetti sul banco, guardandomi intorno. Gabriele stava mandando affettuose infamate ai nostri amici, loro continuavano a fare gli idioti ed io non sapevo se dare corda a uno o agli altri. Non trovavo neanche qualcosa da dire, ero nel disagio più assoluto. Il mio ragazzo –oh mio Dio, il mio ragazzo- se ne accorse, ma prima ancora che dalla sua bocca potessero uscire delle parole, avevo già davanti Gianmarco che mi parlava.
“Due giorni di convivenza già mi bastano. Portami via da quella casa.” Aggrottai la fonte.
“Cosa? Francesco non è come ti aspettavi?”
“No, anzi. E’ anche meglio, ed è questo il problema.” Disse, con gli occhi verdi spalancati.
“Mi sa che non ti seguo.”
“Io gli salto addosso.” Sussurrò come se fosse senza fiato, scuotendo il capo esasperato. Gli scoppiai a ridere in faccia “Cosa ridi? Tu non ti rendi conto! In versione casalinga è pure più bello, poi stamattina sono passato davanti alla sua camera mentre dormiva. La porta ovviamente era semi-aperta, ma io dico, poteva chiuderla?! Insomma, guardo. Cioè, passo di lì, un’occhiata mi è venuta naturale.. Era mezzo nudo, Cristo! Siamo a Febbraio, oggi, cazzo dormi mezzo nudo?! Per far morire me?” esclamò, cercando comunque di mantenere la voce non troppo alta. Ovviamente, risi più di prima.
“Vaffanculo, Ila. Tu non puoi capire.”
“Posso capire, invece. Comunque ne stai facendo un dramma.. Come se non avessi mai visto un ragazzo mezzo nudo. Insomma, anche a calcio negli spogliatoi..”
“Sì, certo, peccato che almeno lì sono preparato psicologicamente e non c’è il tipo che mi piace!”ribatté immediatamente. Scossi la testa dandogli una pacca sulla spalla.
“Facci l’abitudine. Io te l’avevo detto che sarebbe stato imbarazzante ma piacevole.”
 
“Allora?” Gabriele si sedette accanto a me e cominciò a guardarmi in attesa.
“Allora cosa?”
“Allora, come sono andato all’interrogazione?” Piccolo problema: non avevo ascoltato niente. Proprio zero. Abbozzai un sorriso di scuse.
“Non ho ascoltato.”
“Ma se ti ho visto che mi guardavi!” replicò lui confuso, aggrottando la fronte. Appunto, Gabriele. La mia espressione dovette esser molto eloquente, dato che un sorrisetto si fece largo sul suo viso. Bentornato, rossore. Quasi mi mancavi “Ah, ho capito.” Gongolò lui mordendosi il labbro inferiore. Bentornati, pensieri perversi.
“Cosa?” domandai io, facendo finta di niente.
“Ti piaccio?” chiese invece lui, appoggiando il volto sulla mano destra e girandosi completamente verso di me.
Sbuffai “Lo sai.”
“Anche fisicamente?” Non poteva avermelo chiesto seriamente. Mi voltai lentamente verso di lui sgranando gli occhi allibita. Lo guardai per dieci secondi buoni. I capelli castani volutamente spettinati, gli occhi color ghiaccio, le ciglia lunghe che creavano un contrasto destabilizzante, il naso dritto, le labbra perfette, né troppo sottili né troppo carnose, il sorrisetto malizioso.. Senza contare il corpo che avevo avuto la fortuna di vedere alla festa dell’ultimo dell’anno. Mi ricordavo ancora che il primissimo pensiero su di lui quando lo vidi non fu “Guarda ‘sto stronzo”, ma “Ammazza che figo”. Certo, “Guarda ‘sto stronzo” venne subito dopo.
“Questa è la domanda più stupida che tu mi abbia mai fatto.” Dissi, senza realmente rispondere ma lasciando intendere che sì, mi piaceva anche fisicamente. Quando ridacchiò, scossi il capo.
“Tu sei peggio di Gianmarco. Vuoi proprio sentirtelo dire, non è vero?”
“Da te, perché non ti apri mai con me.. Ancora.”
“Dimmi che non c’era il doppio senso..” mormorai portandomi una mano sul viso stancamente.
“Te lo posso anche dire, ma sarebbe una bugia.”
“Non ho capito se tu stai con me perché ti interesso davvero o per assillarmi ancora di più.” Ragionai fra me e me scherzosamente. Lui sorrise e si avvicinò con la sedia, per poi afferrarmi una mano e cominciare ad accarezzarla distrattamente.
“Nessuna delle due cose.”
“E perché mai, allora?”
“Perché non sopportavo più mia madre. Voleva che trovassi una fidanzata, tu eri la più facile.”
“Brutto..” ritirai la mano e schiaffeggiai la sua, mentre se la rideva “Bastardo! Non incolpare tua madre!”
“Ma non ti sei offesa per quello che ho detto?”
“No, perché so che mi adori.” No, non lo so, ma so che confermerai.
“Colpito e affondato..” si arrese, avvicinandosi per baciarmi. Venne bloccato però dal suono delle zampacce di Davide sbattute sul banco.
“Volete un panino?”
 
“Ma quanto ho goduto?”
“Quando?” domandai, guardando sorpresa Gabriele che apriva la porta della scuola e si spostava per farmi passare.
“Quando Cloe si è resa conto che noi due stiamo insieme.” Noi due stiamo insieme. Questo si chiama “benessere”, caro il mio cuoricino.
“Non ho assistito all’esatto momento.” borbottai dispiaciuta per non aver visto tale immagine.
“Ma non ha fatto nulla di che. Cioè, ci ha visto quando ci baciavamo e ha aperto la bocca come fanno le galline quando sono indignate e poi l’ha richiusa facendo la superiore. Così..” e gli fece il verso. Scoppiai a ridere.
“Fallo di nuovo.”
“Scordatelo.”
Sbuffai, poi ghignai “Beh, strano che non abbia avuto qualcosa da ridire, quella rompicoglioni.”
“Si, aspetta. Siamo solo all’inizio..” e Conga fu. Significava che aveva intenzioni serie e che intendeva stare con me per più di una settimana, non come Lorenzo che dopo sette giorni mi aveva cornificata stile Bambi adulto.
“Mh..” dissi, sovrappensiero.
“Che mh? A che pensi?” chiese, guardandomi confuso e continuando a camminare tra i vari studenti che tornavano a casa.
“Niente.”
“Ho detto qualcosa che non va?”
“No, perché?”
“Perché quando state con qualcuno iniziate a pesare le parole di questo qualcuno in modo diverso. Da una frase riuscite a ricavare un ragionamento che in realtà neanche il tizio ha fatto ma a cui pensa inconsciamente.” Sembrava molto esperto.
“..Hai avuto molte ragazze?”
“Ecco, appunto. Ma mi segui quando parlo o fai finta?” domandò divertito.
“Tu rispondimi!”
“Qualcuna, ma mai niente di serio. Dopo poco mi annoiavano.”
“Oh..” mormorai. Bene. Sarei stata l’ennesima ragazza noiosa che avrebbe lasciato dopo poco, o almeno era ciò a cui stavo pensando in quel momento. Non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo, neanche sotto tortura.
“Ilaria, lo stai facendo di nuovo.”
“Cos.. Che.. Smettila di studiare le mie espressioni!” sbottai, arrossendo e spingendolo con la spalla. Lui scosse semplicemente la testa ridacchiando.
“Io non studio proprio niente. Ti conosco e stop. Se mi fossi venuta a noia, allora lo avresti fatto mesi fa, non certo adesso.” Mi imbronciai.
“Certo, certo.”
“Hai paura di perdermi?” mi chiese divertito. Certo che sì, cretino!
“No.” Parliamone.
“Dopo tutto il tempo che ci ho messo per conquistarti e farti sapere i miei sentimenti col cazzo che ti lascio.” Disse chiaramente, quasi infastidito.
“Cos’era questa? Una frase che voleva essere romantica?”
“Vedila come vuoi, tanto interpreti le cose solo come vanno bene a te!” borbottò.
“Eh, certo. Adesso è colpa mia.”
“Non è certo mia se fraintendi tutto ciò che dico! Questa discussione è iniziata perché hai cominciato a farti film mentali sul mio potenziale comportamento da stronzo con le ragazze!” feci per ribattere leggermente arrabbiata, poi mi fermai a riflettere “Perché non parli più, adesso?”
“Ma.. Stiamo litigando?” chiesi stupidamente.
Lui rallentò il passo socchiudendo lievemente gli occhi, pensieroso “Così sembra.”
“Wow.”
“Precoci, eh?” disse lui.
“Sì. Comunque hai ragione, mi faccio troppi film.” Cedetti, abbassando immediatamente l’ascia da guerra che stava iniziando ad essere puntata sul castano. Lui cominciò a gongolare e si fermò davanti a me.
“Ripeti che ho ragione.. Sai, non capita spesso che tu lo ammetta.”
Risi sarcasticamente “No.” Dissi seria.
“Dai, dillo..” insistette, prendendomi le mani tra le sue. Perché le mie erano fredde e le sue l’opposto? Se ne accorse e prese a strofinarle per scaldarmi. Sbuffai, addolcita però da quel gesto.
“Non mi compri.”
“Sei già mia, perché dovrei comprarti?” sorrisi, nonostante non volessi concederglielo. Adoravo queste sue uscite nascoste dalle battute. Iniziavo a comprendere che quello fosse il suo modo per dimostrarmi ciò che gli passava per la testa, e non erano dette così, per caso. Era un calcolatore, lui.
“Sono tua?” gli sfuggì un sorriso. L’avevo incastrato. Bastava poco, solo un po’ di sfacciataggine.
“Non dovevi farmi notare ciò che ho appena detto.” Affermò cominciando a ridacchiare, ed io lo seguii.
“Devi imparare a conoscere con chi hai a che fare.”
“Io so con chi ho a che fare, proprio per questo continuo ad avere a che fare con te.” Feci per dire qualcosa, ma mi interruppe subito “Sì, ti ho detto di nuovo che mi piaci a modo mio.”
“Come sei diabetico, Bonetti.”
“Non mi sembra di farti tanto schifo, però.”
“Chi ha detto questo?” alzai un sopracciglio, tirandolo giù stringendogli le mani per poi lasciargli un bacio a stampo. Stavo bene, mi sentivo libera, mi comportavo naturalmente. Mi veniva spontaneo fare e dire qualsiasi cosa con lui, o quasi. Qualche mia debolezza doveva rimanere segreta. Mica potevo cambiare di punto in bianco, io!
“Non so chi è più diabetico, sai?” ragionò lui, avvicinandosi per baciarmi ancora.
“Saremo diabetici insieme.”
“Appunto.”




Ciao. (Mi piaceva metterlo rosso.)
Questo è l'ultimo capitolo, gente.
Cioè, senza contare l'epilogo. Ci pensate? E' quasi finito tutto. Lunedì verrà pubblicato pure quello e ciao ciao Amore al primo tweet. 
No, i discorsi strappalacrime sempre alla fine. u_u
Insomma, eccoci qui. Non so cosa dire, avete letto il capitolo e quello che pensate dovreste dirmelo voi, per cui.. Niente. 
Come ho già detto, nell'epilogo ci sarà un saltino temporale. Non saranno più liceali, orsù.

Grazie a tutti, ovviamente. Mi limito a dire questo.

*Si accorge che è leggermente malinconica e da cosa ha scritto si capisce*

BENE. 
Comunicazione: sappiate che prima di Lunedì (forse Sabato) metterò il primo Missing Moment. u.u
Ci vediamo Lunedì (e Sabato) piccole creaturine pazze, lettrici di una storia che mi ha dato più soddisfazioni che altro. :')

Un bacione non bavoso. (?)

Maricuz
   
 
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