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Autore: Emily27    15/03/2012    2 recensioni
Ian Doyle è tornato e vuole ciò che gli appartiene. Una sfida per la BAU, soprattutto per Emily Prentiss, che dovrà fare di nuovo i conti col suo passato.
(Spoiler sesta stagione)
E' la continuazione della oneshot "Un giorno, a Parigi..." che in questa FF è diventata il prologo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sesto capitolo

 

 

E' il perpetuo timore della paura, la paura della paura, che forma il volto di un uomo coraggioso. (Georges Bernanos)

 

 
Reid guardava fuori dal finestrino del suv, troppo concentrato nelle sue riflessioni per vedere ciò che gli passava davanti agli occhi. Nelle ultime ore aveva vissuto emozioni contrastanti, che ancora sentiva forti dentro di sé. Emily era viva e non gli sembrava vero, solo il giorno prima aveva espresso il desiderio di vederla entrare dalla porta degli uffici della BAU ed ora quel sogno si era incredibilmente realizzato. Era felice, di una felicità resa però amara dal sentirsi tradito dalle persone per le quali provava un bene incondizionato. Erano stati obbligati a mantenere il segreto, una parte di sé lo comprendeva, ma per ora non poteva dimenticare la sofferenza provata in quei mesi, mentre loro tacevano la verità. Gli ci sarebbe voluto del tempo.
JJ era seduta accanto a lui nel sedile posteriore del suv e da quando erano partiti per recarsi al luogo dell'incontro con Doyle non le aveva rivolto né uno sguardo né una parola, a lei che gli aveva offerto la sua spalla su cui piangere l'improvviso ed enorme dolore per la morte di Emily, sapendo che era tutto una menzogna. In altre circostanze Spencer avrebbe posato una mano su quella dell'amica esprimendole il suo affetto, incoraggiandola e rassicurandola che sarebbe andato tutto per il meglio, ma in quel momento no, era più forte di lui, benchè si fosse ripromesso di lasciare da parte i rancori in quei frangenti ora difficili per tutti.
JJ lo guardava, lo sentiva lontano e ciò gli causava dolore, che si mischiava con la tremenda paura per la sorte di Will. Sentì le lacrime salirle agli occhi e le trattenne, quello non era il momento di piangere.
Rossi stava alla guida e il silenzio all'interno del suv era per lui denso di parole non dette. Gli occhi lucidi di JJ la dicevano lunga circa il suo stato d'animo, quegli occhi che di tanto in tanto vedeva dallo specchietto retrovisore cercare inutilmente quelli di Reid. Spencer si sentiva ferito, da JJ, Hotch, Emily e da Derek, e mentre quest'ultimo aveva manifestato la sua rabbia, il ragazzo si stava tenendo tutto dentro, gli sarebbe servito del tempo per superare la cosa.
Lanciò un'occhiata ad Emily seduta accanto a lui sul sedile del passeggero, guardava dritto davanti a sé con un'espressione che voleva dire fermezza, quasi di sfida, ma non di paura.
David voleva essere fiducioso nella buona riuscita di quell'operazione e nutrire la speranza che la squadra sarebbe tornata ad essere la famiglia che era sempre stata. Ci credeva.

 
Raggiunsero il posto preceduti dal suv su cui viaggiavano Hotch, Morgan ed Easter, parcheggiarono in una via secondaria e si diressero all'ingresso di uno dei palazzi che davano sulla piazza dove Prentiss e Doyle si sarebbero incontrati. JJ, Reid e Rossi salirono al secondo piano, la squadra avrebbe sorvegliato la situazione da due stanze uso uffici ancora vuote. Indossavano tutti il gilet antiproiettile, anche Emily ne portava uno sotto ai vestiti. Mentre Hotch e Morgan erano impegnati al cellulare per definire alcuni dettagli dell'operazione Clyde le domandò: “Sei pronta?”
Prentiss fece un risoluto cenno di sì con la testa.
Tu lo vorresti morto vero?” gli disse.
Lo sai come la penso, non possiamo andare a sparargli un colpo in testa, ma ci sentiremmo tutti più tranquilli. Se dovesse capitare sarebbe la fine migliore per tutta questa storia” affermò Easter, speranzoso che le circostanze portassero alla morte di Doyle.
Siamo agenti, non giustizieri.”
Tu non lo vorresti?”
Clyde attese una risposta da parte di Emily, la quale però non si espresse a riguardo.
Furono raggiunti da Derek e Aaron e quest'ultimo porse a Prentiss una Glock e un microfono.
Tieni, mettiteli.”
Se Doyle dovesse trovarmeli addosso li farebbe sparire all'istante.”
Tentar non nuoce” affermò Hotch con un breve sorriso.
Noi ci proviamo” disse Emily infilandosi la pistola in vita sotto al giubbotto e sistemandosi il microfono all'interno della camicetta.
Dopo averle raccomandato di fare attenzione Hotch e Easter entrarono nel palazzo per raggiungere gli altri.
Se quel bastardo prova a sfiorarti anche solo con un dito io...” fece Derek serrando la mascella.
Scendi e lo gonfi di botte” concluse Emily per lui.
Lo farei veramente.”
Non stento a crederlo.”
Non sto scherzando” sostenne Derek, e a lei sembrò di scorgere nel suo sguardo l'ombra della paura. “Non voglio che ti accada qualcosa, questa volta non lo permetterò.”
Emily lo rivide chino su di lei mentre le teneva le mani e le diceva quelle parole che non aveva dimenticato. In quel momento aveva creduto di non farcela, le forze l'avevano abbandonata e tutto si era fatto lontano, ma sapere di morire avendo Derek vicino le aveva fatto provare un profondo senso di pace, le ultime cose che avrebbe visto e sentito sarebbero state il suo viso, la sua voce e il calore delle sue mani. Era stata grata, e lo era ancora, che fosse stato proprio lui a trovarla. Quando Derek era andato da lei a Parigi non glielo aveva detto e ora non ce n'era tempo.
Grazie...” disse soltanto, sfiorandogli una guancia con le dita.
La dolcezza di quel gesto arrivò fino al cuore di Morgan, senza trovare ostacoli, attraverso una strada nuova ed inaspettata, o forse soltanto a lui ignota fino a quell'istante. Guardò silenziosamente Emily andare via avvertendo ancora il suo calore sulla pelle.

 
Emily si sedette al tavolino con movimenti calmi, anche se dentro di sé fremeva, non perchè provasse timore, da tempo aveva smesso di avere paura, ma dalla voglia di prendere Doyle e chiudere finalmente i conti col suo passato. L'ultima volta che era stata lì l'irlandese le aveva detto che si sarebbe preso la sua vita e ci era quasi riuscito, ma era stata ancora lei a vincere, come avrebbe fatto anche quel giorno.
Guardò l'ora, mancavano tre minuti alle quattordici e trenta, Doyle sarebbe arrivato puntuale. Poteva vedere alcuni agenti in borghese poco distanti da lei e nascosti alla sua vista sapeva tiratori scelti posizionati negli edifici circostanti, mentre la sua squadra teneva d'occhio la situazione dal palazzo alla sua destra.
Emily ripercorse mentalmente i mesi precedenti, dal giorno in cui aveva appreso di essere nelle mire di Doyle. Aveva temuto lui, la sua sete di vendetta, la sua rabbia, eppure lo aveva affrontato per il bene delle persone che amava. Ora una di esse era stata colpita da molto vicino e non avrebbe permesso che accadesse l'irreparabile, a qualunque costo.
Tra poco lei e Doyle si sarebbero rivisti, lì dove già lo avevano fatto dopo sette anni e dove tutto stava per ricominciare.
Emily controllò di nuovo l'ora, le quattordici e trenta erano passate da quattro minuti, si guardò intorno ma di Doyle neanche l'ombra, era convinta che sarebbe arrivato puntuale. Si impose di restare calma ma sentiva che qualcosa non andava. Trascorse un altro quarto d'ora senza che Doyle si facesse vedere, forse era un modo per far crescere la tensione, però trovava strano che avesse mancato all'appuntamento, perchè era ormai chiaro che non si sarebbe presentato e si domandò se non facesse parte di un suo piano. Attese ancora dieci minuti poi recuperò l'auricolare da dentro la camicetta e lo sistemò all'orecchio.
Non verrà” disse.
A questo punto direi di no” le rispose la voce di Hotch.
Sto arrivando” comunicò Emily alzandosi dalla sedia per andare a raggiungere la squadra, chiedendosi che cosa Doyle avesse in mente.

 
Maledizione!” fece Derek togliendosi nervosamente l'auricolare, seguito a ruota dagli altri. “A che gioco sta giocando?”
Mi piacerebbe tanto saperlo” disse Clyde nervoso quanto lui.
Hotch scosse la testa serrando le labbra, Doyle aveva Will e a qualsiasi gioco stesse giocando era il suo e non il loro.
JJ vide crollare la speranza che aveva riposto in quell'operazione affinchè il compagno venisse liberato e si domandò cosa ne sarebbe stato di lui.
Reid incontrò il suo sguardo disperato e non potè restare impassibile, nonostante il rancore che ora provava nei suoi confronti JJ era sempre l'amica che lo chiamava Spence, che lo capiva e lo sosteneva, che sapeva dargli forza soltanto con un sorriso. Così fece lui, accarezzandole il braccio per darle conforto, facendole sentire con quel breve gesto che le era vicino, un gesto che significò molto per JJ, perchè segno che la loro amicizia non era perduta, fu come vedere una luce in mezzo al buio che la circondava.
Se vuole sapere dove si trova Declan farà un'altra mossa” considerò David e quasi in sua risposta il cellulare di Hotch si mise a suonare.
Sì...” rispose Aaron al chiamante sconosciuto.
Avevo detto da sola.”
Poche dure parole, poi uno sparo.

 

 

  
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