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Autore: Mary vs Kiara    15/10/2006    5 recensioni
Shampoo fa un patto con un'orrenda creatura per far sparire Akane. La ragazza viene trasportata in una strana dimensione, abitata da leggendarie figure, e dimora di orribili segreti.. Sulla terra, intanto, Ranma cerca disperatamente un modo per salvare la sua fidanzata, ma stavolta sarà davvero in grado di riuscirci?
Una storia di sentimenti e avventura, mito e magia, amore e vendetta.
WARNING: This ff belongs to Krista Perry and it's translated by Mary and Kiara with author's permission.
ATTENZIONE: Questa ff appartiene a Krista Perry ed è tradotta da Mary & Kiara con il permesso dell'autrice.
Aggiornamento del 24/12/10 - **Online l'undicesima parte**
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte sesta: Bugie e sogni




Capitolo 2



Ukyo correva, saltando con atletica grazia da un tetto all’altro, i lunghi capelli castani, legati da un fiocco bianco, le sventolavano dietro la testa. Ad un osservatore casuale poteva sembrare uno spirito del vento o qualche altra creatura eterea. Un’osservazione più da vicino avrebbe mandato in frantumi quell’illusione. La maggior parte delle creature celesti non aveva una gigante spatola da combattimento agganciata da una cinghia alla schiena.

Aggrottò le sopracciglia, mentre sul viso comparivano rabbia e preoccupazione. « Ran-chan, stupido » mormorò. « Perché non hai aspettato, invece di fuggire via impreparato ad affrontare Shampoo e Cologne? Se sono arrivate al punto di fare questo cosiddetto Incantesimo di Sangue su di te, chissà quale altro trucco di riserva nasconderanno ».

Quel pensiero le fece incrementare la velocità. Doveva arrivare lì, prima che quella ragazzina cinese e la vecchia mummia facessero qualcosa a Ran-chan. Aveva la mente così concentrata su quel pensiero che non notò agli angoli della vista una figura che balzava sui tetti, avvicinandosi a lei a gran velocità…

…fino a quando non vi andò a sbattere con forza a mezz’aria.

« Aaaahhh! » Ukyo cadde sul terreno di sotto, saltando giusto in tempo per atterrare goffamente sui piedi. Perse l’equilibrio e sbatté duramente il posteriore sul marciapiede. « Ahi! » Si massaggiò la tempia, sentendo spuntare un piccolo bernoccolo dove aveva colliso con qualcosa di duro. « Cosa…?! »

« Ungghh… »

Guardò più in là e vide una figura rannicchiata sull’erba. Si mise in piedi, traballante, e si avvicinò con cautela, estraendo delle taglienti mini-spatole dalla tracolla e tenendole in posizione di tiro. « Chi…? »

La figura alzò gli occhi, tenendosi una mano sul naso sanguinante. « U… Ukyo?! »

Ukyo sobbalzò. « Ryoga?! Cosa fai qui? »

« Sto addaddo al Dekohaden per cobbattere Colode! » rispose secco, premendosi il naso per fermare il flusso di sangue. « Albedo era così, fido a quaddo dod bi sei piobbata addosso! »

« Idiota! » fece Ukyo, mettendo le spatole al loro posto e afferrando il braccio di Ryoga per metterlo in piedi. « TU mi sei venuto addosso! E poi, se eri diretto al Nekohanten, eri sulla strada sbagliata! Il Nekohanten » disse, indicando, « è da quella parte. Andiamo adesso! Forse Ran-chan è già lì da un paio di minuti ». E saltò di nuovo sul tetto.

Ryoga si accigliò, controllandosi attentamente il naso per essere certo che non stesse sanguinando più, poi la seguì nella sua corsa contro la gravità. « Quello stupido di Ranma! » ringhiò. « Come osa affrontare Cologne senza di me? »

« Meno chiacchiere, corri » fece Ukyo di rimando. Ancora pochi passi…

Saltò giù dal tetto, atterrando di fronte al Nekohanten. Un momento dopo Ryoga balzò accanto a lei. Insieme, fissarono la facciata del locale.

La porta era distrutta, e le luci accese. Ascoltarono attentamente. Nessun suono di battaglia esasperata giunse alle loro orecchie. C’era una strana calma. Ukyo e Ryoga si guardarono con ansia sconcertata.

« Uhh, tu pensi che sia andata male? » chiese Ryoga esitante.

L’espressione di Ukyo si fece dura. Se quelle due avevano fatto qualcosa a Ran-chan… « C’è solo un modo per scoprirlo » disse, e oltrepassò la porta rotta.

Ranma era seduto ad un tavolo, guardando meravigliato Shampoo che gli copriva la mano destra con una garza bianca. « Dici sul serio? Il drago ha mandato dodici demoni guardiani contro di te? Come hai fatto a fuggire? »

« Bisnonna conoscere molti incantesimi di difesa che tenuto loro indietro ». Era una bugia totale. In realtà lei aveva tentato di raggiungere il drago, e non di fuggire.

Ranma aggrottò le sopracciglia. « Non sei preoccupata che il drago ti verrà a cercare? Dico, visto che sembrava così deciso a sposarti… »

Shampoo ridacchiò nervosamente. « Oh, io no preoccupata per questo. Drago non seguire me in Giappone da Cina ».

« Hmm ». Ranma contrasse scettico le labbra, quando gli sovvennero tutte le cose – e le persone – che lo avevano seguito dalla Cina.

« A-hem ».

Alzò lo sguardo all’udire Ryoga che si schiariva la gola, e vide l’eterno disperso che lo guardava torvo e Ukyo che lo fissava con occhi spalancati e la bocca semiaperta. « Ucchan! Ryoga! » esclamò, col viso che gli si illuminava di un’espressione felice ma confusa. « Che ci fate qui? »

Ukyo continuava a fissarlo, stupita. « Ran-chan… Io… noi… siamo venuti per darti una mano, ma… »

« Che diavolo sta succedendo qui? » chiese Ryoga, fulminando Ranma con gli occhi, credendo che volesse mandare in aria il salvataggio di Akane. « Cosa ne è stato del grande combattimento che doveva aver luogo? »

Solo allora, Cologne entrò nella sala, tenendosi in equilibrio sul bastone, con due scodelle di ramen. Ryoga si voltò furiosamente verso di lei. « Tu! Ti sei decisa a riportare indietro Akane? »

Cologne lo ignorò e posò le due scodelle di fronte a Ranma e Shampoo. Per qualche istante Ranma guardò la sua ciotola con sospetto, poi si accorse che Shampoo lo guardava con un’espressione strana, triste sul viso, e si sentì in colpa. Sicuramente non avrebbero mai provato nulla del genere dopo ciò che era successo, soprattutto dopo essersi offerte di aiutarlo. Inoltre, lei non era mica Kodachi. Fece un piccolo sorriso a Shampoo e prese a divorare il suo ramen.

L’umore di Ryoga era in subbuglio, ed era quasi sul punto di urlare qualcosa del tipo « Come osi ignorarmi », quando Cologne improvvisamente si voltò e lo colpì sulla testa col bastone. « Per prima cosa, io non ho mandato Akane da nessuna parte » disse, mentre Ryoga si teneva la testa dal dolore. « Ma per rispondere alla tua domanda, ragazzo impertinente, si. Mi sono offerta di aiutare Ranma a spezzare l’Incantesimo di Sangue ».

Ryoga sgranò gli occhi, mentre il dolore alla testa diminuiva, e spostò lo sguardo avanti e indietro tra Ranma e Cologne. « Tu non…? Vuoi dire…? »

Ranma ingoiò ciò che rimaneva del ramen e si pulì la bocca con le maniche. « Significa che non sono state loro, Ryoga » disse. « C’era un drago in Cina che voleva sposare Shampoo. Lei non acconsentiva a sposarlo a causa… » Ranma deglutì a forza, ancora a disagio all’idea, « a causa mia. Così lui ha fatto l’incantesimo per far sì che io la odiassi. Ma non preoccuparti » disse sorridendo. « Se c’è qualcuno che può rompere l’incantesimo, quella è Cologne ».

« Oh mio dio » disse una voce nuova. « Non è proprio una vista che scalda il cuore. Ed io che sono venuta qui aspettandomi di trovare questo posto ridotto in pezzi ».

Tutti si voltarono per vedere Nabiki sulla soglia, le braccia incrociate sul petto, che guardava il gruppo con un’espressione fredda. Lasciò cadere le braccia ai fianchi e camminò attentamente sui vetri rotti. « Dunque, a quanto pare, mi sono persa la festa. Ranma, potresti mettermi al corrente di quanto sta accadendo? A meno che tu non sia troppo influenzato da un qualche dubbio miscuglio che queste due streghe sono riuscite a farti mandar giù ».

Shampoo ringhiò di rabbia e si mise in piedi di fronte a Nabiki. « Noi non avere usato nulla di simile, ragazza meschina! Noi volere aiutare Lanma! »

Nabiki sollevò un sopracciglio. « Dunque è così ».

Ranma si alzò, flettendo la mano bendata e ponendosi tra le due ragazze. « Ehi, Nabiki, è tutto ok. Mi hanno spiegato ogni cosa. Non sono loro che hanno fatto l’incantesimo, ma intendono aiutarmi a trovare un modo per spezzarlo ».

« Hmm ». Nabiki si avvicinò a Ranma e lo fissò clinicamente negli occhi, cercando un segnale dell’aria assente da narcotico che, solitamente, era la conseguenza dei tentativi delle sue fidanzate di controllare chimicamente la sua volontà. A parte le sottili righe arrossate che indicavano la mancanza di sonno dei giorni passati, i suoi occhi erano insolitamente limpidi.

Sospirò e scosse il capo. Riusciva a percepire lo sguardo penetrante di Cologne su di lei, ma ignorò la vecchiaccia e focalizzò l’attenzione sul ragazzo. Se la vecchia avesse tentato qualcosa contro di lei, ciò avrebbe fatto sorgere dei dubbi a Ranma sulla veridicità della storia che gli era stata raccontata. Sorrise leggermente, sapendo che Cologne non poteva far nulla.

« Oh sì, hai ragione » disse, ruotando gli occhi disgustata. « Quando sono arrivata ho sentito che parlavi di questo drago cinese che, si suppone, abbia fatto quest’incantesimo ». Fissò Ranma con uno sguardo che avrebbe fatto sentire stupido perfino Einstein. « Non avrai davvero intenzione di cascarci, non è vero? Credi davvero che un drago dalla lontana Cina lanciasse un incantesimo che eliminasse completamente la competizione di Shampoo nella sfera delle fidanzate? »

« Ehi! » Ukyo andò in collera. « Allora io non conterei nulla? »

« Non è affatto così ». Ranma fissava Nabiki con rabbia. « Tu non sai cos’ha passato Shampoo, Nabiki. Guardala! Guarda i segni della battaglia su di lei. Pensi che si sia inventata tutto? Guardale il braccio. Il drago glielo ha trafitto con un artiglio mentre lei tentava di fuggire. Non penso che se lo sia fatto da sola! »

Nabiki guardò Shampoo. Doveva ammetterlo, sembrava che l’amazzone avesse recentemente avuto a che fare con una battaglia seria. Il suo corpo era ricoperto da brutte ferite e lividi.

Ciononostante, Ranma poteva essere in grado di accettare una simile storia, ma la cosa era un po’ troppo comoda per i suoi gusti. Lei aveva un sesto senso per queste cose, per cercare di conoscere l’opinione delle persone, e sapere quali erano le loro motivazioni. E soprattutto, percepiva se qualcuno provasse a giocare un brutto tiro ad un altro. Era proprio… un talento vantaggioso.

Più che altro, non le piaceva lo sguardo predatorio ben nascosto che Cologne stava dando a Ranma. Un osservatore inesperto avrebbe completamente mancato la sottile espressione sul viso della vecchia mummia. Ma Nabiki stessa aveva assunto quell’espressione troppe volte per essere ingannata.

"Così è questo il tuo gioco" pensò, mantenendo impassibile la propria espressione. "La manipolazione, il ricatto e la corruzione non hanno funzionato, così ti sei disfatta della mia sorellina e poi ti sei ingraziata Ranma con il pretesto di aiutarlo altruisticamente a riportarla indietro. Molto scaltra. Temo solo di non poterti permettere di farla franca".

Guardò Ranma, ancora colmo di giusta indignazione. Tuttavia, al di là dell’ira, lei riusciva a vedere in lui i segni della stanchezza e della disperazione. Per un momento, provò una fitta di pietà per lui. Era ovvio che stesse soffrendo; che la scomparsa di Akane lo stesse consumando. Ma d’altra parte un po’ se lo meritava. Le aveva sempre dato un po’ fastidio che quello stupido non venisse allo scoperto e ammettesse di amare la sua sorellina. Tuttavia…

Sospirò. Bene. Poteva essere troppo sensibile e stupido per riconoscere la trappola in cui si trovava al momento, ma lei avrebbe trovato molto presto il modo di smascherare quella faccenda.

« Mi dispiace, Ranma » disse piano. « Forse sono saltata a conclusioni errate ».

« Dico » fece Ukyo, ancora adirata con Nabiki. « Se Shampoo voleva liberarsi delle fidanzate, avrebbe dovuto liberarsi anche di me ».

Nabiki fece un sorrisino alla cuoca di okonomiyaki. « Be', riconosco i miei torti » rispose. Quando si voltò verso Ranma, notò che Cologne la fissava intensamente. Fece finta di non essersene accorta.

Ranma si accasciò sulla sedia, felice che tutto si fosse sistemato, in un certo senso. L’adrenalina e la collera che lo avevano animato nei giorni trascorsi si stavano esaurendo, e faticava a tenergli occhi aperti.

Nabiki lo tirò per le maniche. « Andiamo, Ranma. Faremo meglio a tornare a casa, così potrai riposarti ».

Cologne sorprese Nabiki mostrandosi d’accordo. « Ha ragione » disse. « Ho la sensazione che avrai bisogno di tutta la tua forza per ciò che dovremo fare per spezzare quest’incantesimo ».

Ranma protestò, ma con scarso entusiasmo. L’unico riposo che si era concesso era stato il breve pisolino sul tetto, e quel sonno era stato così pieno di incubi su Akane che, al risveglio, si era sentito più privo di forze che riposato.

« Ehi » fece Ukyo mentre Nabiki conduceva Ranma e un confuso Ryoga fuori dalla porta. « Aspettate, vengo con voi ». Quando Nabiki le rivolse uno sguardo di riprovazione, sorrise timidamente. « Voglio… voglio dire, se tu sei d’accordo, Nabiki, visto che è casa tua » aggiunse. « Non voglio essere di nuovo lasciata fuori dall’azione, e se rimarrò con voi, potrò esserci quando servirà una mano ».

L’espressione di Nabiki si addolcì. Ukyo poteva essere seccante con le sue costanti pretese di essere la fidanzata di Ranma, ma era una brava persona, e non si avvicinava nemmeno al livello di irritazione e possessività di Shampoo. « D’accordo. Puoi stare da noi ». Si accorse dello sguardo di trionfo che Ukyo aveva lanciato a Shampoo. Shampoo tirò fuori la lingua, facendole una smorfia, ma poi la sua espressione si trasformò in un broncio quando li vide andar via.

Nabiki fu improvvisamente molto contenta di aver permesso ad Ukyo di restare con loro.

---------------

Ranma sognava.

Con suo sollievo, questa volta non erano sogni con un’Akane pallida come la morte che gli risucchiava la vita. Invece, si ritrovò nel mezzo di una vasta pianura coperta di neve, che si estendeva sconfinatamente in tutte le direzioni. Il cielo notturno sopra di lui era limpido e puntellato di milioni di luminose stelle invernali.

Freddo. C’era un freddo intenso. Ranma si sorprese a tremare, e si avvolse le braccia intorno.

Allora s’irrigidì, spalancando gli occhi di terrore. Due voci familiari, ognuna indistinta ed oscura quanto incatramata, vennero sussurrando attraverso la pianura, prima lievemente, ma crescendo d’intensità quanto più s’avvicinavano.

« No » mormorò piano. « No, perché non mi lasciate in pace? » Girò su se stesso in cerchio, cercando un modo per scappare, ma non c’era luogo in cui fuggire o in cui nascondersi su quella piatta distesa di paesaggio innevato. Poi le voci furono su di lui, gli volteggiarono intorno, lacerando e colpendo la sua pelle come un vento gelido. Si strinse forte la testa e prese a gemere. « No! » urlò, mentre le voci si facevano sempre più forti. « Andate via, lasciatemi in pace! Non vi permetterò di fermarmi, la troverò, avete sentito? »

Ma le voci erano implacabili. Crebbero di volume e velocità fino a quando la sua mente fu piena di un insano, stridente vocio. Si lasciò cadere in ginocchio sulla neve, tenendosi la testa, gli occhi serrati, spremendo lacrime di dolore. « Basta! » gridò, per essere sentito dalle voci che infuriavano nella sua testa. « Piantatela! Non ho intenzione di arrendermi! Lasciatemi in pace! Non mi importa quanto forte possiate urlare, non voglio ascoltare! Non voglio ascoltare!! » Continuò a cantilenarlo ancora e ancora…

…e allora le voci si arrestarono bruscamente, come una corda stereofonica che fosse stata appena tagliata, lasciando Ranma in un improvviso silenzio, con l’eco che gli ronzava nelle orecchie e nella testa.

Ranma stette in ginocchio un paio di minuti, con gli occhi saldamente chiusi, e fece dei profondi respiri. Poi, quando fu sicuro che le voci erano proprio svanite, lentamente, con circospezione aprì gli occhi. Fu sorpreso di capire che il freddo intenso se n’era andato. Faceva ancora freddo, ma non così spiacevolmente. Barcollò sui piedi e si girò in tondo.

Sgranò gli occhi quando si ritrovò di fronte a… a…

« Mi chiedevo per quanto ancora avessi intenzione di startene lì seduto » disse la strana creatura rossa, che sembrava in tutto e per tutto… un umanoide passero mutante troppo cresciuto.

« Gahh! » Ranma fece un passo indietro, spaventato. Non si aspettava di sentir provenire parole da un… ehm… becco non umano.

« Uhh… Ch-chi… Cosa sei tu? » chiese finalmente, mentre la strana creatura-uccello lo fissava con maliziosi occhi neri scintillanti.

« Divertente » disse Masakazu, « la tua fidanzata disse pressappoco la stessa cosa la prima volta che mi vide ».

Ranma batté le palpebre. « Fidanzata? Vuoi… Vuoi dire che hai visto Akane?! »

Il tengu annuì. Ranma lo afferrò per le spalle. « Dove? Dov’è? Sta bene? Devi portarmi da lei! »

Gentilmente Masakazu allontanò le mani di Ranma. « Akane sta bene, per il momento » rispose. « È una ragazza forte. È facile capire perché la ami ».

Ranma abbassò la mandibola.

Come faceva quello…? Non aveva mai detto…

O si?

Allora gli sovvennero gli altri sogni. Aveva effettivamente detto quelle due paroline che lo avevano spaventato da sempre. Ma… era solo un sogno, giusto? E come faceva quella cosa a sapere?

"Che scemo" capì. "Anche questo è un sogno. Ovviamente qualcosa che sogni verrebbe saputa".

« Penso tu sia in errore, Ranma. Stai sognando, si, ma sei anche qui ».

« Eh? »

« Ci troviamo ai confini del regno di Yuki-onna. Akane è qui, sta con Yuki-onna. È salva, ma non può andar via, e tu non puoi vederla. Per ora ».

Gli occhi di Ranma brillarono di eccitazione, il suo cervello non afferrò quel che il tengu aveva detto dopo Akane è qui.

« Lei è qui?! » chiese ansioso. « Dove? Puoi portarmi da lei? »

Il tengu lo guardò con aria seria. « Ascolta, ragazzo » disse duramente, attirando l’attenzione di Ranma. « Non abbiamo molto tempo qui. In genere, non mi sarebbe permesso interferire con la vita mortale in questo modo, ma poiché la Signora delle Nevi ha provato ingiustamente a toglierti la vita, io ho… deciso di prendermi questo breve momento per parlarti ».

Ranma sbatté di nuovo le palpebre, non capendo nemmeno la metà di ciò di cui la strana creatura stava parlando, ma annuì tacitamente, comprendendo la gravità della situazione.

« Tu non puoi vedere Akane ora, perché sei semplicemente una presenza onirica che io ho evocato, e con cui solo io posso comunicare nel regno degli Dei, mentre qui Akane è una presenza reale, fisica. Non saresti in grado di vederla, né lei potrebbe vedere te, anche se foste vicinissimi l’uno all’altra ».

« Oh » fece Ranma. Un’ondata di amaro disappunto si fracassò su di lui. Essere così vicini, e tuttavia non poter…!

« Smettila » disse con asprezza il tengu, con gli occhi neri che brillavano ferocemente. « Cosa stai cercando di fare, liberare di nuovo le voci? Le ho temporaneamente allontanate dalla tua mente, ma anche mentre parliamo, l’Incantesimo di Sangue sta consumando la mia barriera, e quando questa si romperà, dovrai essere abbastanza forte e sicuro per resistere alle loro provocazioni. Altrimenti, quando Akane tornerà finalmente a casa, potresti non essere sano abbastanza da apprezzarla. Mi capisci? »

Ranma sussultò e annuì.

« Ora ascolta attentamente. Voi due siete legati. Vi amate, nonostante l’incapacità di esprimere i vostri veri sentimenti. Questo, combinato con le sfere d’energia che hai scagliato contro l’incantesimo, e che lo hanno indebolito prima che esso ti raggiungesse, ha creato degli interessanti effetti collaterali non progettati in origine, tra cui un legame transdimensionale nell’Incantesimo di Sangue tra te ed Akane. Ciò è bene perchè, se non fosse per quel legame, il ricordo del mondo mortale si sarebbe gradualmente affievolito nella mente di Akane, come anche il tuo ricordo di lei. È la natura del regno degli Dei che incide in tal modo sulle menti mortali. Nondimeno vi è un pericolo. Il legame è debole. Non sarebbe mai dovuto esistere. Se per caso dovesse rompersi, tu non devi dimenticare Akane. Se lo facessi, lei dimenticherebbe di certo la sua casa, e rimarrebbe nel regno degli Dei per sempre. Capisci? Il meglio che puoi fare per lei ora è ricordarla ».

Ranma guardò il tengu di traverso. « Non potrei mai dimenticare Akane » disse. « Come potrei scordare tutte le volte in cui quel maschiaccio violento mi ha sbattuto sul pavimento o mi ha lanciato attraverso il tetto? » "O quelle volte in cui sorride e sembra così carina, e quelle in cui fa qualcosa di davvero carino per me, o mi fa spaventare a morte quando le succede qualcosa, e ho paura di non essere in grado di salvarla in tempo…"

"… in tempo…"

Il tengu osservava Ranma in silenzio, con gli occhi neri calmi ed imperturbabili.

Lentamente Ranma si levò dai suoi sogni ad occhi aperti, coi i pungi stretti ai fianchi. Guardò il tengu in viso. « Non dimenticherò Akane » disse fermamente.

« Bene. Perché non ricorderai questo sogno ».

« Cosa?! » Ranma guardò il paesaggio innevato tutt’intorno e si accorse che stava scomparendo, come anche la strana creatura uccello davanti a lui. « Aspetta » disse frustrato. « Io ho bisogno di ricordare! Perché ti saresti preso la briga di dirmi questo solo per farmi dimenticare?! »

« Ti sarà concesso di conservare questa conversazione in modo subconscio » rispose il tengu che scompariva, « ma permetterti di avere un accesso consapevole a questo ricordo infrangerebbe alcune nostre regole già seriamente intaccate ».

« Ma… ma io… » Il paesaggio era quasi completamente svanito.

« Non preoccuparti, Ranma ». Il tengu era scomparso, lasciando dietro solo la sua voce. « Tu puoi farlo. Non avrei fatto lo sforzo di contattarti se non sapessi che puoi farcela ».

« Aspetta, ti prego! » lo implorò Ranma. Sentiva che la coscienza riaffiorava, che stava per svegliarsi. Digrignò i denti, lottando per rimanere dov’era, desiderando che la creatura tornasse indietro. « Ho così tante domande! »

« Addio, Ranma ». La voce divenne un mormorio appena indignato, ma divertito… « Un umanoide passero mutante… » e svanì.

Ranma si svegliò respirando affannosamente, mettendosi a sedere sul futon. Suo padre in forma di panda russava sonoramente accanto a lui e si girò.

« Dannazione » borbottò, asciugandosi il sudore freddo dalla fronte. « Che strano sogno ». Ripensò al sogno e corrugò le sopracciglia. Su cos’era? Qualcosa riguardo a neve e… piume rosse?

Si strinse nelle spalle e sospirò. Il corpo gli doleva per la stanchezza. Senza preamboli, tornò a poggiare la testa sul cuscino, e momenti dopo russava più forte del panda.

Questa volta non sognò.


FINE PARTE SESTA
   
 
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