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Autore: _Ly_    17/04/2004    19 recensioni
Sirius e James, definirli amici è riduttivo. Ma com'è iniziato tutto? COSì!
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<<GRIFONDORO

 

THEIR BEGINNING

 

“GRIFONDORO!” tuonò il vecchio e logoro Cappello Parlante scompigliando appena una folta chioma corvina.

Ma bene! E bravo, maledetto cencio! Ora glielo spieghi tu a mia madre, dove mi hai spedito, eh? Che cavolo di scusa le racconto? Grifondoro… era meglio Tassorosso, a questo punto. Cacchio!

Il piccolo Sirius, con un’agile mossa, saltò giù dall’alto sgabello riservando un’occhiata truce alla ‘berretta pulciosa’ alle sue spalle mentre l’intero tavolo dei Grifondoro esplodeva in grida festose e accoglienti schiamazzi. Senza preoccuparsi di nascondere troppo il proprio malcontento allargò le labbra in un forzato sorriso stonato che risultò più che altro una smorfia di disgusto. Disgusto e malcontento… O non era forse che le sue preoccupazioni erano rivolte a ciò che avrebbe detto tutta la sua famiglia della casa cui era stato assegnato?

Come se gliene importasse veramente qualcosa, a lui, di tutta quelle assurde case e quelle assurde regole…

 

“SERPEVERDE!” decretò questa volta il vecchio cappello e, quando la Mc Granitt lo sollevò dalla fortunata testa, Sirius scoprì che si trattava di quella bionda e lucente della cugina Narcissa. L’antipatica, viziata, snob e fastidiosa cugina Narcissa Black… Che però ora era a Serpeverde e non si sarebbe dovuta subire il fiume di rimproveri, le grida di delusione e l’ennesimo rinnegamento da parte della sua simpatica madre…

Sbuffò doppiamente infastidito, Cacchio, cacchio, cacchio!, e appoggiò mollemente il volto contratto in una smorfia sul duro legno del tavolo. Così, oltre ai rimproveri per essere diventato ‘uno di quei dannati babbanofili Grifondoro’ sarebbe stato anche comparato a quella stramaledetta cugina e si sarebbe dovuto sorbire l’ennesimo rimprovero per essere un figlio degenere.

Già lo sguardo accusatore ma terribilmente divertito di Bellatrix, una Serpeverde DOC del quinto anno, ennesima cugina osannata dall’intera famiglia, si era posato inesorabile su di lui. Il primo d’una lunga serie di sguardi indignati e colmi di rimprovero.

Quando l’unica cosa che l’undicenne Sirius Black voleva era essere lasciato in pace, a ridere, divertirsi e congetturare macchinate e tiri divertenti. ‘Ai Babbani, ai Babbani! E ai mezzosangue!’ suggeriva tutta la famiglia, ma per lui purosangue, mezzosangue, babbani e maghi erano tutti ugualmente un ottimo bersaglio. Non gliene importava assolutamente nulla, la cosa fondamentale era giocare e ridere di chiunque. O con chiunque, se solo fosse riuscito a trovare un amico…

Perché non era facile, al contrario di quanto si possa realmente pensare. Perché se da una parte il suo cognome e la sua famiglia attiravano certi maghi e streghe come il miele attira le api, dall’altro ne allontanavano molti altri. E la cosa drammatica era che di tutti i ragazzini che lo avevano sempre circondato, nemmeno uno era mai minimamente risultato simpatico a Sirius. E quelli che trovava più allettanti gli era stato proibito di vederli. Come se fosse il tipo da rispettare le regole, lui! Ma se anche se ne infischiava dei divieti della sua famiglia c’era sempre quel piccolo particolare per cui lui era un Black e certi altri bambini, invece, le regole imposte dalla famiglia le rispettavano eccome…

 

E’ sempre una dannata fatica essere la pecora nera della famiglia…

Improvvisamente si ricordò di Andromeda. Quella sì, che era una cugina che valeva!!! Ma non la vedeva da almeno un anno, da quando si era intrufolato di nascosto al suo matrimonio –‘Con un nato Babbano! È la nostra vergogna più grande quella piccola intrigante! Sarà cancellata dalla stirpe!’ aveva detto sua madre, indignata.- per salutarla e non si era mai divertito tanto. Decisamente la sua cugina preferita, la pecora nera della famiglia e lui ora ne era il suo degno erede. Anche lei era finita a Grifondoro, ora lo ricordava. Rincuorato sollevò il capo, ancora incollato al tavolo scuro e levigato, sospirando: forse non era così male come gli avevano sempre detto essere un Grifondoro.

Osservò l’ennesimo ragazzino smistato balzare giù dallo sgabello mentre il tavolo tutto attorno a lui scoppiava di nuovo in boati di gioia e accoglienti applausi. Così quel sorcetto magro, occhialuto e dai capelli scarmigliati che si sedeva di fronte a lui in quel momento era un suo compagno di casa.

Questo però, già lo odio!, fu il suo primo pensiero vedendolo come si atteggiava tra tutti i nuovi arrivati. Ci avrebbe pensato lui a rimetterlo in riga con qualcuno dei suoi simpatici scherzetti… qualche fuoco d’artificio al momento giusto, un paio di Caccabombe e magari un volo ben guidato mentre attraversava la sala gremita di gente lo avrebbero rimesso in riga. Dopotutto non aveva proprio nulla in più di lui di cui vantarsi, era un primo anno come lui e anzi, si portava appresso quell’aria da sfigato idrocefalo che proprio gli dava i nervi. Tutto quell’atteggiarsi gli ricordò sua madre, cui mancava poco per pensare che il mondo girasse unicamente per far vivere lei.

Dunque, lo avrebbe sistemato… Non era male come primo giorno, aveva già una vittima designata.

 

 

“GRIFONDORO!”

Quando il Cappello decretò all’istante la sua casa, il piccolo James Potter balzò dallo sgabello esibendo ai nuovi compagni di casa un grosso segno di vittoria, il sorriso che correva largo da un orecchio all’altro. In nessun’altra casa avrebbe voluto essere, nonostante nulla avesse contro i Tassorosso e i Corvonero – i Serpeverde non gli erano mai stati simpatici ma certo, avrebbe potuto lavorare con calma su questa questione fintanto che quelli si fossero comportati bene. Grifondoro, erano anni che non faceva che sperare di essere assegnato a quella casa, come suo padre e come sua madre.

Ed ora era un Grifondoro e gli sembrava che tutto il mondo fosse addirittura più bello. A grandi falcate felici raggiunse il tavolo stringendo la mano a tutti i nuovi compagni di casa che gli capitavano a tiro e scambiando qualche allegro cinque.

“Ciao ragazzi, sono James Potter! E sono un Grifondoro!” fece al colmo della gioia, parlando più a sé stesso che agli altri.

Con un gesto veloce si risistemò gli occhiali tondi sul naso, senza mai accennare a diminuire quel sorriso quasi sfacciato che gli illuminava il visetto vispo. Si sedette agilmente sulla grossa panca scuotendo le mani dei due vicini di posto, da un lato uno studente più anziano e dall’altro una bimbetta dall’aria incredula e spaurita, gli occhioni verdi che saettavano incantati da un lato all’altro della grossa sala gremita che spuntavano da sotto due pesanti ciuffi rossi di frangia.

“Mi stai per staccare un braccio!” le fece quella, e James allentò la presa lasciando che anche il sorriso sul suo volto si afflosciasse.

Sbuffò contrariato “Quasi non mi hai ancora parlato e già posso dire che sei uno strazio…” decretò senza lasciarle il tempo di rispondere voltandosi per adocchiare e conoscere altri compagni. Aveva sentito tanti bei racconti di vecchie amicizie e di tante avventure ad Hogwarts da genitori e parenti ed era tutto intenzionato a non lasciarsi scappare la minima occasione per conoscere tanta gente, farsi un mucchio di amici e soprattutto… divertirsi! Sperando che non fossero tutti permalosi e indisponenti come quella tizia dai capelli rossi.

Rivolse uno sguardo speranzoso al ragazzino seduto di fronte a lui, aveva capelli neri ed occhi svegli e furbi dello stesso colore. Istintivamente suscitò gran simpatia in lui, gli rivolse l’ennesimo sorrisone pronto a presentarsi ma quello non mutò la propria espressione accusatoria con cui lo stava fissando e per la seconda volta il sorriso entusiasta di James sfociò in uno perplesso. Rivolse altrove il proprio sguardo, determinato a non lasciarsi abbattere, due mele marce non fanno un raccolto gramo, ma quando adocchiò, poco più in là, solo un tizio che pareva starsene particolarmente sulle sue, lo sguardo chino e due grosse occhiaie che spiccavano sulla carnagione pallida, e un bimbetto cicciotto e dall’aria particolarmente tonta, James si sentì venir meno. Non era proprio l’inizio trionfale e all’insegna dell’avventura che per tanto tempo aveva sognato.

 

 

“Grifondoro, seguitemi! Da questa parte! Vi mostrerò la strada per la nostra Torre, non dimenticatela…” una giovane Prefetto, doveva essere stata al quinto anno, li stava conducendo su per quelle grosse scale di marmo. Sirius dovette aggrapparsi forte al corrimano per non cadere, quando una di quelle rampe mutò improvvisamente la propria direzione volteggiando veloce sopra i diversi metri di nulla che separava la loro posizione dal primo strato di pavimento.

“Uao! E’ incredibile! Tutto questo è… troppo fico!”

Lo stesso occhialuto ragazzino detestabile che si era ritrovato di fronte a cena era qualche scalino sopra di lui e si sporgeva pericolosamente dalla balaustra, colmo di ammirazione. Non riusciva proprio a capire come potesse entusiasmarlo tanto una seccatura del genere… Bè, tutto sommato non erano poi così negative… tutto quel cambiare stava rallentando il loro ingresso in Sala Comune e più tardi sarebbe arrivato in quel posto, più tardi avrebbe dovuto scrivere alla sua famiglia e più tardi sarebbe arrivata una strillettera a denigrarlo e ricordagli il figlio desolante che era. All’idea, e all’ennesima oscillazione delle scale, sentì lo stomaco contorcersi e un tremendo senso di nausea salirgli alla testa.

E così fu… Scrisse una breve lettera alla madre, una volta arrivato in Sala Comune e appostatosi in un angolo appartato, in cui diceva che proprio non si spiegava come fosse finito laggiù e che si scusava e gli dispiaceva da morire e tutta un’altra infinità di cavolate e si beccò, nemmeno un paio d’ore dopo, una strillettera rabbiosa che gremì l’aria calda della stanza degli strilli acuti ed isterici di sua madre. Grida che lo rimproveravano di essere una vergogna, di non valere abbastanza e tutte le solite cose che da qualche anno ormai era abituato a sentire. Fortunatamente la stanza circolare era ormai praticamente deserta…

Sospirando per quello che la sua famiglia considerava l’ennesimo fallimento si avviò verso la camera che gli era stata assegnata…

Quando vi entrò non si stupì di trovarvi il ragazzino con gli occhiali che tanto già detestava chiacchierare allegramente con altri due coetanei sconosciuti: uno dall’espressione tonta e il volto particolarmente tondo e l’altro con un’aria tremendamente stanca e malaticcia ma un bel sorriso contento.

Li fissò uno per uno, senza fiatare, finché tutti e tre si accorsero del suo ingresso silenzioso e tacquero. Il morettino alzò svogliatamente una mano, era stanco di quella giornata lunga e terribilmente storta e quello che meno voleva ora era mettersi a chiacchierare delle prime impressioni e delle aspettative per il giorno seguente. Per dirla tutta aveva un gran sonno. Rapidamente puntò verso l’unico letto rimasto libero, quello con innanzi il suo baule e tutte le sue cose.

“Io sono Sirius e se avete bisogno di me non ci sono perché vado a dormire. Cia’…” e sfilatosi i vestiti alla velocità della luce si fiondò sotto le coperte tirando le spesse tende attorno al letto a baldacchino.

Magari se avesse dormito si sarebbe svegliato l’indomani scoprendo che era tutto un incubo, che la partenza per Hogwarts sarebbe stata quel giorno e il berretto pulcioso lo avrebbe assegnato a Serpeverde facendo in modo che potesse trascorrere i suoi successivi sette anni di scuola senza dover essere continuamente stressato e denigrato dalla famiglia intera.

Forse…

 

James rispose con un’alzata di spalle allo sguardo interrogativo dei due compagni di stanza. Sembrava così scorbutico, quel ragazzino! Eppure era sicuro di aver letto nei suoi occhi neri la descrizione del compagno di giochi ideale…

Un po’ deluso, si disse che magari era solo molto stanco, avrebbe avuto tutto il giorno seguente per fare la sua conoscenza, la colazione, il pranzo, le pause, la sera tutta e naturalmente anche le lezioni…

Intanto aveva avuto modo di conoscere gli altri suoi due compagni e si era dovuto ricredere sulla prima impressione che quei due gli avevano fatto a cena. Il piccoletto, quello cicciotello, si chiamava Peter ed era nella sua goffezza molto, molto divertente; l’altro invece, Remus aveva detto di chiamarsi, era gentile e disponibile, il classico amico fidato che sarebbe riuscito a levarlo dai guai qualora vi ci si fosse cacciato. E di lui, già lo prevedeva, avrebbe avuto un gran bisogno a questo proposito.

Però nessuno di loro rispondeva totalmente ai requisiti del compagno ideale… Caratteristiche che James aveva creduto di scorgere tutte –questione di pelle- in un guizzo argentino degli occhi neri di… come aveva detto di chiamarsi? Sirius! Bene, il giorno seguente lo avrebbe pedinato come una guardia del corpo… Era così sicuro, ormai…

Augurando la buonanotte ai due compagni ancora svegli, il piccolo James si svestì e si infilò il pigiama da notte sgattaiolando sotto le coperte.

Era ad Hogwarts, finalmente, ed era un Grifondoro! Chissà quante belle cose lo avrebbero atteso in tutti i giorni e gli anni seguenti…Si addormentò con un vispo e beato sorriso sulle labbra.

 

Quando la mattina seguente si svegliò, Sirius trovò tutto esattamente come era rimasto la sera prima… il letto a baldacchino, la camera con quei tre ragazzini ancora profondamente addormentati, tutta la sua roba e… un grosso stendardo di Grifondoro che sovrastava la pesante e lavorata porta d’ingresso. Stancamente si alzò dal letto e si preparò velocemente scendendo nella Sala Grande che ancora era deserta. Fatta eccezione per una maestosa figura seduta in penombra al tavolo dei professori. Mosso qualche passo Sirius la mise a fuoco, si trattava niente meno che di Silente, l’anziano preside. Questo stava scartando una Cioccorana, compiacendosi per la figurina magica che vi aveva trovato. Quando vide Sirius fissarlo perplesso dall’ingresso –Quando mai i Presidi fanno collezione di Figurine di Cioccorane?- lo invitò con un gesto della mano e un gran sorriso disteso ad avvicinarsi al tavolo e prendere posto su una della tante poltrone vuote.

Silenziosamente e alquanto titubante, Sirius avanzò verso il maestoso tavolo, sedendosi con un saltello di fianco a Silente. “’Giorno…” disse fissandolo.

“Buongiorno a te, Sirius Black… Stavo ammirando la figurina nuova che da qualche settimana circola tra quelle solite delle Cioccorane, questa raffigura me! La cosa mi fa immensamente piacere ma trovo che quest’ombreggiatura metta eccessivamente in risalto il mio naso bitorzoluto…” e nello spiegare ciò porse la piccola figurina animata al ragazzo.

Sirius la prese tra le mani osservandola molto attentamente, quindi rivolse uno sguardo indagatore al ‘pomposo’ profilo del preside. “Già!” commentò con una risatina divertita. Il preside alzò le spalle sorridendo tranquillo.

“Allora, che ne pensi di Hogwarts?” domandò unendo le mani sotto il mento, aldilà della folta e lunga barba bianca, e fissandolo da dietro un paio di occhialetti a mezza luna.

Sirius alzò le spalle “Bè… uno schifo! Io dovevo essere assegnato a Serpeverde! Non è che quello straccio sta iniziando a dare i numeri? Dopo tutto ha un sacco di anni e tutto il resto…” fece risoluto, senza alcuna vergogna.

Silente lo fissò senza mutare il proprio sorriso che la diceva lunga, come se si aspettasse quelle parole dalla sera precedente, dall’assegnazione delle case “Non credo, sai? Semmai in tutti questi anni ha acquistato sempre maggiore saggezza e confido ciecamente nelle sue scelte.”

Seguirono alcuni attimi di silenzio, Sirius sbuffò sollevando per aria la frangia che cadeva leggera sulla fronte, sostenendo lo sguardo sicuro e tranquillo del preside. A quanto parve il preside non aveva intenzione di aggiungere altro ed era fermamente convinto che nessun’altra casa sarebbe calzata a pennello a Sirius, come gli stava invece quella di Grifondoro.

Capì che era inutile continuare a protestare, avrebbe trascorso i suoi successivi sette anni a Grifondoro, punto e basta. Con l’ennesimo balzo scese dalla sedia, allontanandosi e agitando una mano in segno di saluto “Bè, me ne vado… Sa, non voglio mica che mi si accusi di favoritismo e cose del genere se sto seduto qui mentre arrivano tutti gli altri…” si giustificò.

Silente sorrise compiaciuto annuendo “E poi ti chiedi come mai non sei un Serpeverde…” mormorò tra sé.

“Eh?” fece Sirius che non era riuscito a capire le sue parole.

Silente scosse il capo divertito “Nulla, ti auguravo di passare una buona giornata, Sirius!”

Sirius lo fissò perplesso, di certo era convinto che avesse mormorato tutt’altro e sarebbe rimasto a discuterne molto volentieri, perché certo non si pigliava facilmente per il naso a lui, ma il vociare allegro degli studenti giunse dall’ingresso e il ragazzino si allontanò di corsa prima che tutti gli altri potessero arrivare. Quando, accortosi di avere ancora tra le mani la figurina, si voltò per restituirgliela, con suo sommo stupore era già sparito. Sospirando si sedette allo stesso posto che lo aveva accolto la sera prima, ricacciando la figurina nella tasca e guardandosi furtivamente attorno imbarazzato quando il suo stomaco iniziò a brontolare per la fame. Fortunatamente nessuno dei ragazzi che stavano passando accanto a lui, troppo impegnati nelle proprie conversazioni, lo notarono. Quindi prese ad osservare curioso i suoi compagni, sarebbe stato carino iniziare con qualche piccolo scherzetto, tipo i lacci delle scarpe legate assieme e altre cose innocenti. Mentre, accarezzando la propria bacchetta, si apprestava a scegliere la propria vittima un “Ciao!” allegro e pimpante lo colse di sorpresa. Voltandosi di lato si ritrovò faccia a faccia con il ragazzino occhialuto con cui divideva la camera –di fronte a lui si trovavano gli altri due suoi compagni.

Sirius inarcò un sopracciglio, di nuovo quello scocciatore… “Oh, sei tu…” rispose soffiandosi via la frangia dagli occhi e non preoccupandosi di celare il proprio malcontento.

Per tutta risposta James sfoderò un sorrisone entusiasta “Già! Sei sceso presto stamattina, eh? Potevi anche aspettarci. Bè, possiamo sempre andare a lezione assieme, più tardi.”

E a nulla valsero i tentativi di Sirius di sottrarsi a quell’ostinato ragazzino, tanto fece che se lo ritrovò persino come compagno di banco, per la prima noiosissima ora di Storia della Magia.

Entrambi i ragazzi faticavano a tenere gli occhi aperti, alla fine la testa di Sirius scivolò pericolosamente dalla mano che la reggeva stancamente e il morettino appoggiò il capo al banco, sbuffando.

“Che strazio… Questo tizio riuscirebbe ad uccidere di noia chiunque… e se andassimo a fare un giretto? Chessò… una piccola esplorazione della scuola, voglio dire, non staremmo facendo nulla di male, no? In fondo tutte queste cose pallose sono scritte anche sul libro di testo e noi potremmo impiegare il nostro tempo in modi migliori. Come ad esempio imparare dove porta ogni singolo corridoio, partire alla ricerca di ogni passaggio segreto e via dicendo! Sai, per non perdersi…” propose improvvisamente James, sistemandosi gli occhiali dietro cui un paio di scaltri occhi nocciola brillavano curiosi di sperimentare ogni cosa.

Qualsiasi cosa sarebbe stata certamente meglio di un’altra lunghissima ora di quella tortura per Sirius, e fu così che si ritrovò ad accettare e seguire James, sgattaiolando a carponi lungo il muro, fin verso la porta d’uscita dell’aula. Non che camminare eretti sarebbe stato un problema, nulla avrebbe distratto Ruff dai suoi appunti.

E magari non sarebbe stato davvero male farsi un giretto per la scuola, alla scoperta di ogni suo più piccolo segreto per sfruttarla nel migliore dei modi. Pregò solo che quel ragazzino borioso e chiacchierone non gli procurasse un mal di testa dopo dieci minuti, per il resto si sarebbe accontentato della sua compagnia.

 

James sorrise entusiasta e vittorioso, varcando la porta dell’aula e rimettendosi in piedi sotto gli occhi divertiti di alcuni tra i compagni di classe rimasti svegli. Stava per compiere la sua prima esplorazione assieme a Sirius! Bè, poteva dire di aver già quasi ottenuto la sua amicizia, in fondo lo stava seguendo!

Rivolse una linguaccia alla ragazzina dai capelli rossi della sera prima che lo stava guardando sbalordita e indignata e prese a correre lontano dai frequentati corridoi delle aule al primo piano.

“Ce l’abbiamo fatta!” esultò trionfante saltando e fendendo l’aria con un pugno.

Ma ancora una volta il suo entusiasmo si spense quando Sirius sbuffò poco divertito “E capirai, quello non ci avrebbe visti uscire nemmeno se gli fossimo passati nudi sulla cattedra!” gli fece notare, e aveva ragione.

E la cosa parve infastidire parecchio James. Anzi, più che infastidire accese in lui il desiderio di superarsi e guadagnarsi la fiducia e l’ammirazione di quel ragazzino apparentemente snob.

“Ah, sì? Bè, siamo solo all’inizio! Preparati… Tanto per cominciare un ragazzo del terzo anno mi ha spiegato come arrivare alle cucine…. Che ne dici di una bella merenda di metà mattina? A quanto pare quei posti brulicano di Elfi Domestici pronti a riempirti le tasche al primo schiocco delle dita!” aggiunse, passandosi una mano tra i capelli scompigliati con l’aria di chi la sapeva lunga, promettendo grandi avventure.

Ma non suscitò la curiosità desiderata in Sirius, che parve non entusiasmarsi troppo “Ah, sì? E questa sarebbe la tua grande avventura? La tua coraggiosa esplorazione? Facile…” domandò.

James si imbronciò un attimo ma poi ridacchiò “Non ho detto che sarebbe stato così semplice… Dobbiamo passare davanti alle stanze dei professori! E non tutti sono a lezione in questo momento…E poi… dobbiamo superare il custode…” aggiunse continuando a camminare, la bacchetta in mano che roteava tra le sue dita.

“Ok, andiamo…” si limitò a rispondere Sirius, l’andatura pacifica e le mani affondate nelle tasche della divisa.

E fu così che camminando e sbagliando qualche volta direzione, accompagnati dall’interminabile chiacchiericcio entusiasta di James, che aveva qualcosa da dire su ogni angolo di Hogwarts, arrivarono fin nella cucine.

James spalancò la grossa porta con un teatrale “TADAN!”, facendo cenno di entrare a Sirius, e la meraviglia si dipinse sul suo volto, mista all’entusiasmo, trovandosi davanti mezzo centinaio di Elfi allegri e felici tutti presi dai preparativi di quello che doveva essere il loro pranzo di lì a poche ore. Vassoi variopinti volteggiavano a mezz’aria, arnesi incantati decoravano i più svariati cibi, ingredienti differenti venivano mischiati e trasportati da un angolo all’altro il tutto avvolto in un profumo delizioso di cibo da far venire l’acquolina in bocca. Ben presto i due ragazzi, con il sorriso che correva da un orecchio all’altro, si riempirono le tasche di dolci ridendo. Con gran soddisfazione di James.

Il ragazzino se ne stava chino su un vassoio di variopinti e variegati biscotti quando Sirius, alle sue spalle, adocchiò un’immensa e allettante torta a tre piani di panna montata, sul tavolo più avanti. I suoi occhi neri brillarono bramosi di divertimento mentre un’ideuzza prendeva forma nella sua mente scaltra. Facendo in modo che James non si accorgesse sfoderò la sua bacchetta e la librò nell’aria dietro di lui mentre un ghigno divertito si stirava sul suo bel visetto vispo.

“Sirius, assaggia questi, sono una del…”

Ma James non fece a tempo a finire la frase, né a fare null’altro, che non appena ebbe alzato il capo tre piani levitanti di torna alla panna montata si scagliarono sulla sua faccia – e sulla metà superiore della sua personcina minuta.

Immediatamente Sirius scoppiò a ridere piegandosi a metà e il riso divenne incontrollabile appena il pan di spagna frantumato della torta cadde a terra rivelando, sotto un ancora cospicuo strato di panna montata, il viso allibito e frastornato di James. Gli occhiali erano rimasti incastrati nella base della torta, che ora pareva un malriuscito calco del profilo di James, e la cosa fece ancora più ridere il morettino. Dopotutto non aveva certo cambiato idea circa la sua vittima designata…

“Dovresti vedere la tua faccia!” commentò tra un attacco di risa e l’altro.

James sbattè un paio di volte le palpebre, stordito. Nel mentre un elfo domestico affaccendato passò loro accanto con una mezza dozzina di vassoi levitanti e carichi di pudding. James colse la palla al balzo e ne scagliò a mani nude un paio contro Sirius.

Il primo mancò di quasi un metro il bersaglio.

“Aha! Ma che vuoi fare? Mi hai mancato di un chilometro! Sei cieco senza occhiali, non c’è storia!” lo prese in giro l’altro. Ma appena pronunciate le ultime parole famose il secondo pudding si spiaccicò sulla sua fronte con un sonoro SCIAK.

Il povero elfo domestico non fece nemmeno a tempo a lamentarsi che in quell’angolo della cucina si scatenò un vero a proprio finimondo. Pezzi di torta che volavano ovunque, panna montata che ricopriva ogni cosa, pudding che andavano spiaccicandosi ai muri puliti e tanto, tanto di più. In tutto quello, James e Sirius si sbellicavano dalle risate.

 

“E hai visto quell’elfo bitorzoluto? Non la finiva più di rifilarmi Cioccorane! Per non parlare di tutti i Bisfrolli Variegati che mi ha infilato in tasca! Io adoro questi biscotti!” riferì Sirius, riempiendosi le fauci di leccornie e masticando avidamente, senza curarsi di tenere educatamente la bocca chiusa.

In fondo si era sbagliato, quel ragazzino non era così antipatico come sembrava, era stata divertente quella fuga alle cucine e ora conosceva un percorso utile per rifornirsi e ingannare la noia. Senza contare la spettacolare e memorabile battaglia di cibo! Naturalmente entrambi conoscevano già un paio di incantesimi di pulizia, altrimenti come sarebbero potuti tornare in aula coperti di cibo dalla testa ai piedi?

Fortunatamente riuscirono a raggiungere per tempo l’aula di Trasfigurazione, prima che la Mc Granitt li mandasse a cercare e togliesse punti alla loro casa o peggio.

“Potter e Black! –tuonò intransigente la professoressa alle loro spalle, chiudendo la porta dell’aula con un colpo di bacchetta- Già in ritardo il primo giorno di lezione?” chiese infastidita.

Sirius e James si guardarono, eppure era un ritardo infinitesimale! Come poteva fare tante storie?

James tossì e sfoderò l’aria più dispiaciuta di cui fosse capace “Mi dispiace, Professoressa! Davvero! Ma il fatto è che questa scuola è così… grande!” e guardò il soffitto, spaesato.

Sirius intervenne a dargli man forte “Già! E poi quelle scale… Abbiamo avuto bisogno del bagno e abbiamo fatto una piccola deviazione dal resto del gruppo, e li abbiamo persi! E una volta soli quelle strambe scale pazze ci hanno portato dalla parte opposta… Abbiamo dovuto correre, anche se sappiamo bene che è vietato farlo nei corridoi…” si corresse seduta stante percependo un guizzo di disapprovazione nello sguardo dell’insegnante.

La Mc Granitt tacque un istante quindi, con un sospiro indicò gli ultimi due banchi liberi nell’angolo sinistro dell’aula “Adesso ai vostri posti, ma sappiate che sono molto intransigente sugli orari. Regolatevi di conseguenza.” ordinò loro con cipiglio severo.

Appena le ebbero voltato le spalle, James e Sirius si scambiarono uno sguardo di soddisfazione. L’avevano scampata. E per fortuna che non aveva avuto l’idea di svuotare loro le tasche, altrimenti non ci sarebbero state scuse…

James passò accanto alla stessa ragazzina dai capelli rossi che gli riservò uno sguardo sprezzante. Era quasi sul punto di dirgli qualcosa –probabilmente una ramanzina- quando per tutta risposta il giovane Potter le fece un occhiolino divertito che la fece arrossire vistosamente e assumere un’aria irritata ma per lo meno ebbe l’effetto di farle richiudere la bocca che aveva spalancato.

Sia Sirius, che Remus e Peter risero di quella fulminea scenetta, dai loro posti in fondo all’aula.

Lasciandosi cadere compostamente sulla propria seggiola, Sirius non poté evitare di sorridere. In fin dei conti, per quanto fosse abituato a cose ben più adrenaliniche, quella mattinata stava prendendo una piega divertente… Si era anche riempito lo stomaco di adorabili e squisite schifezze alimentari!

Non male, in fondo, come primo giorno!

 

Eppure, nei giorni che seguirono quella loro prima avventura, nonostante James gli stesse perennemente addosso e lo cercasse ad ogni istante, Sirius pareva sempre starsene eccessivamente sulle sue e concedersi ben di rado una salutare risata argentina.

Oh, ma James ne era sicuro! Quello sarebbe diventato l’amico migliore che mai avrebbe potuto desiderare per i suoi imminenti e successivi sette anni ad Hogwarts. E per molto di più, se possibile. Ne era certo dal momento in cui aveva scorto quel guizzo argentino nei suoi occhi intelligenti, la sera dello smistamento.

Lo aveva ben capito che erano così affini da poter essere perfetti assieme. E ormai James Potter aveva deciso: quello sarebbe stato il suo insostituibile compagno di marachelle. Rimaneva solo da fare in modo che Sirius si lasciasse andare un po’ di più. Proprio non capiva perché fosse sempre così assorto e scostante.

 

“Che musone che sei…Se non avessi assistito allo smistamento avrei detto che il Cappello Parlante ti avrebbe assegnato a Serpeverde, Sirius!” ironizzò un pomeriggio James, rivolto a Sirius che se ne stava fiaccamente buttato su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, lanciando di tanto in tanto qualche celato incantesimo annodante ai lacci delle scarpe di qualche malcapitato studente. Nonostante qualcuno si divertisse un sacco ad assistere agli inspiegabili capitomboli, il morettino non faceva altro che sbadigliare pacatamente.

Alle parole di James sollevò scettico un sopraciglio “E che ne sai, tu, di dove mi avrebbe dovuto assegnare la Berretta?” incalzò, sollevandosi a sedere di scatto. Sentire parlare di smistamenti e case lo rendeva ancora tremendamente nervoso, nonostante fossero passate ormai diverse settimane.

James ridacchiò non sapendo il tasto dolente che stava per solleticare “Dico solo che se te ne stai lì, con quell’aria perennemente scocciata, a fare scherzetti banali senza divertirti nemmeno un po’ mi sembri tanto un odioso Serpeverde.” concluse alzando le spalle.

Sirius gli rivolse un’occhiata gelida di cui James non comprese motivo e significato “Odioso Serpeverde?”

“Bè, sono odiosi!” disse semplicemente, iniziando ad infastidirsi per lo sguardo glaciale che il compagno seguitava a rivolgergli.

“Ah, sì? Ne conosci qualcuno in particolare a sostegno di questa tua tesi?” sibilò senza nemmeno conoscere il motivo per cui tutto quello gli dava tanto fastidio.

“Bè… non personalmente ma…”

“…ma allora dovresti solo stare zitto! Tutta la mia famiglia è Serpeverde, se ti interessa saperlo…” fece notare Sirius, stizzito.

James ridacchiò “Allora credo che tu sia la pecora nera meglio riuscita della storia!”

Quelle parole innervosirono Sirius, ferendolo, in fondo in fondo “Fatti gli affari tuoi!” gli rispose con astio.

James inarcò le sopracciglia “Andiamo, stavo solo scherzando, amico! Non so nemmeno chi sia la tua famiglia, io! Non è che mi importi granchè delle famiglie della gente, a me!” gli fece notare, credendo di essere andato a ledere l’orgoglio dell’altro.

“Io sono un Black, e se non conosci i Black, tanto peggio per te! E non dire mai più che sono la pecora nera della famiglia, hai capito? E cosa più importante… non chiamarmi mai più a quel modo, io per te sono al massimo Sirius, non ‘amico’!” detto questo si alzò e passando accanto a James, scostandolo con una spallata a dire il vero, se ne andò di fretta dalla Sala Comune, su tutte le furie.

Lesto, si domandò cosa mai gli fosse preso per comportarsi a quel modo. In fin dei conti James non aveva detto proprio nulla di male… Anzi, quello che aveva detto erano sacrosante verità…

La maggior parte dei Serpeverde erano spocchiosi ed odiosi, come la maggior parte della sua presuntuosa famiglia.

Lui era la perfetta incarnazione della pecora nera della situazione, lui piccolo Grifondoro.

E allora perché tutto quanto gli rodeva così tanto? Non riusciva a trovare il suo posto, ecco perché. Ed ogni cosa che gli dicessero riguardo a ciò lo innervosiva tremendamente. La verità era che Sirius Black non si sentiva accettato da ambedue le parti. Non era per nulla un Serpeverde ma non era nemmeno un vero Grifondoro. Sangue verde correva nelle sue vene, non sangue oro. E non si sentiva fiero e coraggioso, caratteristiche dei Grifoni. In quel momento Sirius Black si sentiva solo dannatamente confuso.

E quell’uragano di ragazzino gli stava sempre appiccicato senza lasciargli il tempo nemmeno di riflettere!

Aveva detto che non gli importava delle famiglie della gente. Forse non gli sarebbe importato nemmeno della sua di famiglia. Era il primo che gli diceva una cosa del genere, e allora perché lo aveva trattato in quel modo scorbutico? Forse era davvero una Serpe viziata come il resto della famiglia. E questo pensiero, ora, non lo rendeva più tanto felice. Forse non era quello che Sirius Black voleva essere nella vita.

Ma non era l’unico a porsi delle domande senza risposta.

James alle sue spalle rimase basito a domandarsi se Sirius fosse veramente il suo compagno ideale, o non fosse solo una sua sciocca convinzione, e soprattutto cosa avesse fatto di così terribile…

 

E lo scoprì un freddo pomeriggio di inizio ottobre.

Un tardo Sabato pomeriggio, per la precisione. Il tempo era il peggiore che avessero mai visto. Fuori imperversava un apocalittico temporale e tutti gli studenti, che nei precedenti fine settimana erano rimasti a godersi gli ultimi spiragli di sole distesi sui prati o in riva al lago, riempivano il castello.

James era in Sala Comune, come la maggior parte degli studenti di Grifondoro. Era assorto in una partita a scacchi contro Remus ed era in netto svantaggio.

“Non è possibile! –balzò in piedi quando Remus gli fece Scacco Matto sotto al naso- Io non ho mai perso una partita a scacchi in tutta la mia vita! Tu devi aver barato…” fece quasi sconvolto.

Remus, dal canto suo, scoppiò in una risata divertita “Nemmeno io ho mai perso, sai? Forse la soluzione è che sono più bravo di te…” suggerì.

James ridacchiò nervosamente “Incredibile.. sono stato battuto da un ragazzino… incredibile…” e scosse la testa rassegnato.

“James… sei solo tre mesi più vecchio di me, quale ragazzino, scusa?” gli fece notare Remus.

James sbuffò, passandosi una mano nei capelli arruffati “La tua è stata solo fortuna, maledetto!” scherzò lanciandogli una falsa occhiata truce. Quindi, posando entrambe le mani sul tavolo e facendo leva sulle braccia si alzò in piedi e fece per allontanarsi.

“James, dove vai?” gli chiese Peter, che aveva sviluppato una sorta di viscerale adorazione per lui.

“A cercare Sirius!” rispose avviandosi verso il passaggio nel Ritratto della Signora Grassa.

Remus ridacchiò “La verità è che non vuoi ammettere di essere stato miseramente sconfitto, caro il mio James!”

James sventolò una mano in modo lascivo e uscì dalla Sala Comune ridacchiando.

 

Ma dove si è cacciato? Si chiese curioso, scrutando i corridoi semi deserti alla ricerca di Sirius. L’ultima volta l’aveva visto a colazione, dopo non si era proprio più fatto vivo. E pensare che quell’infausto fine settimana avrebbe potuto rivelarsi molto divertente! Bastava gironzolare cautamente per la scuola alla scoperta di tutti i suoi misteri! Naturalmente lui e Sirius… Bè, prima però avrebbe dovuto fare pace con lui, visto che dal litigo di pochi giorni prima non si erano quasi nemmeno più rivolti la parola. Ma quelli erano dettagli.

E comunque Sirius si era dato alla fuga solitaria.

Ispezionò tutti i corridoi attorno alla Torre dei Grifondoro, la Sala Grande, l’ingresso, tutto il primo piano e anche il secondo e oramai la maggior parte degli studenti si era riversata ai tavoli per la cena. Anche James iniziava ad avvertire un certo languorino… Fece per fare dietro front, ormai convinto del fatto che Sirius lo avrebbe ritrovato una volta sceso per cena, quando ancora prima di scorgere l’amico udì la sua voce.

“…vedi di non scocciarmi!” disse adirato ad un misterioso interlocutore.

James si bloccò all’istante e fece per voltare l’angolo in direzione del corridoio del primo piano che portava all’ala est da cui aveva sentito provenire quelle parole. Sbirciò da dietro un angolo ma riuscì solo a vedere un piede di Sirius che picchiettava nervosamente sul pavimento scuro del corridoio. Eppure aveva la sensazione che tirasse un’aria gelida.

Lo stesso gelo di cui era densa la risata maligna e femminile che seguì le parole di Sirius “Oh, povero piccolo Sirius… Lui vuole essere lasciato in pace…” lo prese in giro quella che doveva essere una ragazza, anche più grande, con una antipatica voce in falsetto.

 

Sirius sbuffò scocciato, odiava essere trattato da bambino, e più ancora di questo detestava Bellatrix Black, sua cugina più grande. Si scostò con uno sbuffo la frangia che ricadeva morbida sugli occhi e fissò lo sguardo determinato in quello molto simile ma più freddo della ragazza, almeno una spanna più alta di lui.

Era sempre stata così fastidiosa nei suoi confronti. Così arrogante e cattiva. Bellatrix era una persona maligna, non c’era altro modo per definirla.

Ma di certo lui sapeva tenergli testa. Anche adesso che lo aveva fermato per attaccar briga e punzecchiarlo come suo solito di certo non gliela avrebbe data vinta.  “Levati!” sbottò dandole uno strattone e spostandola dal suo percorso.

Azzardò un passo per oltrepassarla ma questa con un rapido e immancabile sgambetto lo fece ruzzolare per terra. Sirius atterrò sul suolo freddo e liscio facendo freno con le braccia ed evitando di rompersi il naso contro il pavimento. Sentì il sangue corrergli nervosamente nelle vene quando Bellatrix prese a ridere sguaiatamente di lui. Le sarebbe tanto saltato al collo e le avrebbe volentieri mollato un pugno… Si rialzò rapido prendendo in mano la propria bacchetta e puntandola lesto contro la cugina che non la smetteva di ridere.

“Ma cosa vuoi fare, piccolo caro Siri? Andiamo, metti via quella bacchetta prima che tu riesca a cavarti un occhio…” lo prese ancora in giro con falsi modi apprensivi.

Sirius ringhiò di rabbia. Gliela avrebbe fatta vedere lui, non gli importava un accidenti se era un’intelligentissima e forte Serpeverde del quinto anno. Conosceva anche lui la sua buona dose di incantesimi e sapeva come sistemarla. E lo avrebbe fatto presto.

“Così adesso, caro il mio cuginetto, giri con Mezzosangue, figli di Auror e palesi sfigati… Come sei caduto in basso! Non bastava la vergogna di avere un membro della famiglia a Grifondoro, dovevi infiocchettare tutto con la compagnia di un Potter… -disse sprezzante- Quasi peggio di quella scema di Andromeda…”

Sirius avvampò di rabbia, strinse più forte la bacchetta “Chi frequento non è affar tuo! Tu intanto continua a fare la scema con tutti i ragazzi che trovi! Forse è l’unico modo per far vedere agli altri che sai combinare qualcosa…” rispose altrettanto velenoso.

“Hai un bel faccino, Siri! Mi rincresce rovinartelo ora, ma te la sei cercata!” alzò rapidissima ed elegante la bacchetta verso di lui, scostando i lunghissimi e lisci capelli neri dalle spalle e fulminea pronunciò un incantesimo.

Sirius non fece quasi a tempo a pronunciarne uno in risposta che da un punto sconosciuto alle sue spalle un chiaro incantesimo “Forrunculus” colpì in pieno il volto della cugina di fronte e lui.

La bella Serpeverde si portò una mano sul viso. Su una guancia eterea era spuntato un foruncolo rosso, purulento e spaventosamente grosso! Emise un urletto di disgusto fremendo di rabbia. Sirius scoppiò a ridere.

“Conciata così mi sa che non la guarderà più nemmeno quel bruttone del settimo anno di Nott!” James Potter, con grande sorpresa di Sirius, sbucò da un angolo tenendosi la pancia per le troppe risate, la bacchetta ancora salda in mano.

Bellatrix strizzò gli occhi rabbiosi e brandì in aria la bacchetta scura e sottile “Rilascio!

James andò a sbattere con forza contro il muro alle sue spalle, afflosciandosi come un panno ma nello stesso tempo per mano di Sirius i capelli di Bellatrix iniziarono a cadere copiosi a ciocche dalla testa.

Entrambi –James con le lacrime agli occhi per la testata appena presa- cominciarono a ridere della disperazione della bella cugina di Sirius.  Questi si avvicinò a James, gli tese prima gli occhiali e poi una mano per rimettersi in piedi.

“Voi due me la pagate cara!” strillò istericamente la ragazza, tremando di rabbia e lanciando un incantesimo contro Sirius.

Sulla sua fronte si formò un taglio non indifferente che presto iniziò a sanguinare. Questi si portò una mano alla fronte, stupito da tanta rapidità e rabbrividendo, decisamente quel ‘taglietto’ procurava un dolore non indifferente.

Nello stesso tempo Bellatrix fu fatta rivoltare per aria e cadere un paio di metri più in dietro “Cos’è che vorresti fare? Sei ridicola, -la prese in giro James, incalzante- ti stai facendo mettere sotto da due del primo anno! Oh, tu sì che saresti l’orgoglio della tua famiglia in questa situazione!”

“Giusto, giusto! Ma-amma, Bella si sta facendo prendere in giro da quel disgraziato di Sirius e da un Potter!” aggiunse Sirius, ridacchiando. I capelli neri appiccicati al sangue sulla fronte.

Bellatrix strinse i pungi cercando di lanciare l’ennesimo incantesimo ma Sirius riuscì a disarmarla appena un attimo prima.

“Ti avevo detto di farti gli affari tuoi! Non vali la metà di un solo Mezzosangue Grifondoro e non fai nemmeno le scarpe ad un Potter!” le disse sprezzante.

James non ebbe il tempo di stupirsi che nello stesso istante giunse la professoressa Mc Granitt. Spalancò gli occhi stupefatta e inarcò un sopracciglio mentre la bocca le si stirava severa. “Signorina Black, signor Black e signor Potter! Cosa diamine sta succedendo qui? Tanto per cominciare 10 punti in meno per ogni casa! E voi due siete in punizione!”

“Ma è stata lei ad iniziare! Guardi cos’ha fatto a Sirius, professoressa!” protestò James, infervorato, battendo un piede a terra.

“Non voglio sentire scuse, Potter! I corridoi della scuola non sono campi di duello! E ora, Signorina Black lei viene con me dal direttore della sua casa. In quanto a voi due, dritti da Madama Chips, fatevi dare un’occhiata. Passerò poi a regolare i conti. E non voglio sentire scuse!” aggiunse vedendo Sirius stringere i pungi e aprire la bocca.

La Mc Granitt li scortò fino all’ingresso dell’infermeria, dove furono affidati alle cure di Madama Chips, quindi si allontanò con una Bellatrix furente e disperata al suo fianco.

 

James se ne stava silenziosamente seduto nel proprio letto dell’infermeria, Madama Chips era stata assolutamente chiara sul fatto che nessuno dei due avrebbe lasciato quei letti fino all’indomani –Sirius aveva una ferita non indifferente sulla fronte e James aveva preso una bella botta alla testa. Lanciò un’occhiata curiosa a Sirius, sul letto accanto, che se ne stava sdraiato con le braccia sotto la testa fissando il soffitto.

Doveva essere un bel tormento per lui se tutta la sua famiglia pensava le stesse cose di quella ragazza e lo trattava sempre allo stesso modo. Non poté fare a meno di assumere un cipiglio dispiaciuto e ora iniziò a capire perché quel giorno si era innervosito tanto.

“Mi stai per caso commiserando?” sbottò Sirius voltandosi infastidito e incrociando lo sguardo dell’amico. Decisamente odiava manifestazioni del genere.

James rimase zitto e in imbarazzo per un attimo “N-no! Uhm… quella la odio!” rivelò con astio.

Sirius eruppe in una risata nervosa “Io l’adoro invece, guarda!” ironizzò.

“È tua parente?”

“Tu che dici? Stessi capelli, stessi occhi, stesso cognome… Noooo, non la conosco, James!”

James ridacchiò “Giusto! Bè, adesso però i capelli non ce li ha quasi più!”

Sirius non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Bellatrix era sempre stata vanitosa all’inverosimile e pensare alla sua disperazione in quello stesso momento, con un bubbone viscido sulla faccia e la testa semicalva, lo rendeva enormemente soddisfatto “Già! Ottimo lavoro, James!” mormorò.

Il ragazzino non poté evitare di sentirsi felice, forse le cose finalmente iniziavano a girare per il verso che lui voleva, intanto si poteva già dire che avessero fatto pace! “Figurati! Però hai visto quant’era grosso quel foruncolo? Secondo me le resta il segno per almeno una settimana!”

Sirius annuì ripensandoci “Già! Pensa se lo schiaccia… muore affogata nel putrido!”

Entrambi immaginarono una Bellatrix mezza pelata trascinata via da un fiume di pus e nel medesimo istante mimarono un conato di vomito e poi si lasciarono trascinare dalle risate.

“Ehi… -Sirius si fece di nuovo serio tornando a sdraiarsi sul letto e rivolgendo lo sguardo alle arcate che solcavano il soffitto. Grazie, amico!”

E adesso finalmente aveva capito dove volva essere, che tipo di persona diventare e soprattutto che genere di persone voleva avere accanto, che genere di persone avevano un valore per lui.

Non vali la metà di un solo Mezzosangue Grifondoro e non fai nemmeno le scarpe ad un Potter… Quelle parole gli erano uscite così di getto da sorprendere sé stesso quando le aveva pronunciate. Tuttavia ora capì che erano i suoi reali pensieri. James era davvero simpatico. James, soprattutto, era davvero un amico.

L’altro esplose in un sorriso a trecentosessanta gradi “Di nulla, amico!” e si coricò soddisfatto fissando lo sguardo sulla medesima arcata del soffitto chiaro. Alla fine non era stata solo una sua sciocca convinzione.

Ed era solo l’inizio…

 

Fine.

 

 

 

 

Salve a tutti!!! Non è passato molto, ma Ly è tornata con una piccola One Shot dedicata a questi due che non posso fare a meno di adorare. Come sempre ringrazio tutti quelli che si prenderanno la briga di leggere e soprattutto chi mi lascerà un paio di righe di recensione. Lo sapete che mi importa sempre molto della vostra opinione.

Più che altro perché questa storia, che mi piace è ovvio,

mi ha dato da tribolare… l’ho dovuta risistemare diverse volte rima che mi convincesse… Voi che ne pensate? Recensite, recensite, popolo!

Ah, un ultimo appunto, ho trovato più opportuno rimanere fedele alla storia originale piuttosto che alla mia fan fic. E a questo proposito ringrazio chi ha recensito il primo capitolo del What If… siete stati così cari… ç__ç Me commossa…

Di nuovo grazie, un bacione special al mia Kiaretta ciccia cara preziosa di Ly, alla Vale che è un tesoro, a Sunny che sa quanto io l’adori e a Black-Moody aka Reidur, ovvero la mia Colleguccia per eccellenza, se ancora non avete letto JUST A LITTLE HOGWARTS LOVE, di suo pugno, vi invito a farlo perché io, che l’ho letta in anteprima *.*, semplicemente l’adoro!!! E grazie, come al solito, anche alla mia insostituibile beta, Ran (Che ne dici adesso, ciccia? Suona meglio? Spero di sì, dal momento che finalmente adesso mi convince abbastanza di più. Forse ci siamo!!! Ho seguito tutti i tuoi ottimi consigli, comunque!)

 

Un gran bacione e a presto,

la vostra

Ly

 

PS:Fate tutti una bella lotta a panna montata che è la cosa più dolce e divertente che ci sia nella vita! <-pubblicità progresso by Ly… ^^’’’

 

  
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