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Autore: orphan_account    18/03/2012    28 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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9 settembre 10:20

Non capisco.” dissi ad alta voce, ma parlando più a me stessa che ai quattro ragazzi intorno a me.

Ormai non sarei più riuscita a distogliere lo sguardo dai quattro nemmeno se tutta la squadra di basket mi avesse minacciata.

Cosa non capisci?” chiese Niall con la fronte aggrottata.

Aprii la bocca per rispondergli. Ma la richiusi senza aver emesso nemmeno un suono. Cosa avrei potuto dirgli? Non capisco come mai non state cercando di ridicolizzarmi davanti a tutta la scuola? Certo, bella impressione che avrei fatto. Non capisco perché mi state trattando così gentilmente? Sicuro, se volevo fare la figura della pazza era perfetto.
Mi inventai facilmente una bugia, avevo pratica in queste cose. Anche voi sareste brave a mentire se doveste inventarvi tutte le volte una scusa diversa per non dover togliere il maglione quando in casa ci sono venticinque gradi. O peggio ancora, dare una spiegazione plausibile per i lividi sulla faccia.

Perché Niall ha preso tutta quella roba da mangiare.” dissi velocemente, avendo adocchiato la pila di dolci che stava reggendo il biondo.

Guardai di nascosto le loro espressioni, per controllare che ci avessero creduto.

Tre di loro erano completamente tranquilli, non avevano nemmeno un dubbio. Il quarto invece aveva socchiuso gli occhi, uno sguardo diffidente che mi fece tremare all'interno della mia felpa tre volte più grande di me. Ma perché Zayn non se l'era bevuta?

Un dubbio che non avrei mai risolto, visto che Harry si era avvicinato a me, quasi saltellando.

Mi spostai di qualche centimetro quando avvicinò la sua faccia alla mia, pericolosamente vicino. Ma cosa stava facendo quel ragazzo?

No, non ero stupida, e non avevo due anni. Ero al corrente del fatto che due persone si potessero baciare, o che esistesse il sesso. Solo che non era una cosa che avessi mai provato, era una cosa che apparteneva alla letteratura e al cinema, di conseguenza era inconcepibile che venisse così vicino a me se non per farmi del male.

Quindi ero un po' in imbarazzo dalla situazione, tanto che tornai a guardare per terra e mi scansai.

Harry sembrò rimanerci male, ma si riprese subito e, avvolgendo un braccio attorno alle mie spalle, cominciò a trascinarmi fuori, per farmi sedere sulla scalinata di pietra di fronte all'ingresso.

Senza volerlo, cominciai a sentirmi vagamente male. Quelle scale erano uno dei miei incubi più grandi, dove ero stata picchiata per la prima volta, dove mi avevano insultata, dove mi avevano spintonato giù così tante volte che avevo perso il conto, oramai.

E il fatto che ora fossi seduta lì, con Mr Sorriso 2012, non prometteva affatto bene.

Malik si sedette proprio di fianco a me, così vicino che riuscivo a sentire il suo corpo emanare calore sul mio fianco sinistro, il che mi preoccupò ancora di più, per qualche strana ragione.

Gli altri due si sedettero sul gradino sottostante, con Liam che guardava verso il parcheggio con aria distratta. Se era un sogno, allora tanto valeva che io me lo godessi, no?

Niall mi sorrise e allungò una mano. Mi stava porgendo una barretta di quello che sembrava cioccolato, che non mangiavo da più di un anno oramai. Per quanto ci stessi provando, non riuscii a trattenere la smorfia di disgusto.

Il solo vedere quel cibo troppo dolce mi faceva venire voglia di non mangiare più niente per il resto della mia vita.

Fui investita dalla forza degli occhi da cucciolo di Niall: “Per favore, fallo per me. Altrimenti mia zia mi uccide.” disse in tono lamentoso, supplicandomi.

E poi mettere su un po' di peso non ti farebbe male.” aggiunse Harry tirandomi una gomitata che sicuramente intendeva come giocosa, ma che mi fece non poco male.

Afferrai la barretta e la scartai lentamente, attenta a perdere tempo.

Mi arrivò una zaffata di odore di cioccolato. Il mio stomaco si accartocciò su se stesso.

Dai, su. Non morirai mica per del cioccolato.” disse Zayn, sbuffando.

Gli lanciai un'occhiata sfuggevole. Il tono seccato era già più normale di tutto quello che mi era successo fino ad ora. Soppesai la barretta nella mia mano prima di morderla.

Un piccola morso che fece comunque tirare un sospiro di sollievo a Niall. Quel ragazzo era così tenero che avevo voglia di abbracciarlo e stringerlo forte forte. Arrossii di nuovo quando quel pensiero assurdo mi attraversò la mente. Ma cosa andavo pensando oggi?

Magari era solo la paura dell'ambiente scolastico che mi stava giocando brutti scherzi, o forse ero ancora rintronata per tutto il sangue che avevo perso il giorno prima. C'era sempre la possibilità che fossero gli ormoni, ma per qualche ragione non mi sembrava un'ipotesi plausibile.

Ritornando alla realtà, mi accorsi che avevo mangiato quasi tutta la barretta. Era una sensazione ambivalente... Da un lato ero disgustata e avevo voglia di rigettare tutto, ma dall'altro euforica, essere riuscita a finirla era una piccola conquista per me.

A rompere l'incantevole silenzio che si era creato nella mia mente mentre Harry faceva una battuta e Niall rideva bastò il suono della campanella. Saltai in aria come una molla. Se chiunque mi avesse visto in loro compagnia sarei stata morta, e avrebbe rovinato anche la loro di reputazione, che per adesso era indiscussa per il loro bell'aspetto. Dovevo assolutamente andarmene prima che gli altri alunno cominciassero ad uscire.

Completamente dimenticandomi delle buone maniere mi allontanai correndo verso l'aula di Biologia, senza salutare i ragazzi che erano stati così gentili con me.

E senza accorgermi di aver dimenticato un oggetto compromettente di fianco a dove sedeva Liam, un oggetto che era scivolato dalla cerniera aperta dello zaino.

 

9 settembre 13:50

Aprii la porta di casa, sbattendola rumorosamente dietro di me. Subito sentii la maschera che mi ero messa per andare a scuola scivolare via dal mio volto, lasciandomi più tranquilla e rilassata. Rialzai la testa e mi stiracchiai la schiena, che di era irrigidita in modo parecchio fastidioso a furia di stare china tutto il tempo.

La casa era vuota. Dopo anni di solitudine ci avevo fatto l'abitudine. Entrambi i miei genitori erano avvocati, di una certa notorietà tra l'altro. Di conseguenza tornavano a casa sempre molto tardi, e spesso mi lasciavano in casa da sola quando dovevano andare a congressi o cose simili.

Salii le scale per appoggiare pesantemente la cartella sul letto e lasciarmi scivolare su una sedia.

Per fortuna non avevo compiti da fare, non credevo che con tutto lo stress accumulato oggi ci sarei riuscita.

Beh, certo, avevo compiti di scrittura creativa, ma visto che andavano per giovedì non me ne preoccupavo. Non ancora almeno. E non avevo dato a nessuno la possibilità di raggiungermi per darmi i suoi compiti, visto che mi ero dileguata appena era suonata l'ultima campana.

Non avevo nessuna intenzione di mangiare, dopo lo spuntino di metà mattina ero ancora piena.

Mi guardai intorno, già annoiata, per poi decidere che non c'era niente da fare e che sarei scesa in sala a guardare un po' di televisione.

E chiaramente, con tutta la mia fortuna, non trovavo quello stramaledettissimo telecomando.

Lo cercai dappertutto, arrivando fino al punto di guardare sotto il divano per trovarlo. Ma niente, non saltava fuori.

Poi mi ricordai che mia madre aveva la strana abitudine di metterlo sul tavolo della cucina. Strascicai i piedi fino alla cucina e guardai sul tavolo.
Difatti era proprio lì. E di fianco c'era un foglietto stropicciato.
Avvicinandomi per prendere il telecomando lessi il bigliettino. Imprecai sottovoce guardando la scrittura conosciuta. Era da parte di mia madre, che mi voleva avvertire che sia lei che mio padre sarebbero stati via due settimane a New York e dove si scusava per non avermi avvertito prima, perché era stata una cosa improvvisa.

Ma non fu tanto questa la cosa che catturò la mia attenzione, quanto la seconda parte della nota:

 

allora abbiamo deciso di chiamare la professoressa Redbird per chiederle se potevi stare a casa sua mentre noi non ci siamo. E indovina un po'? Ha detto di sì! Ti aspetta stasera intorno alle sette, così potete anche cenare insieme. Pensa che bello, ci sono anche suo nipote e dei suoi amici, scommetto che vi divertirete un mondo. Ti ho comprato dei vestiti nuovi, porta quelli come cambio per queste due settimane, altrimenti non ti basteranno mai i vestiti. Sono nell'ultimo cassetto a destra. Divertitevi mentre non ci siamo, tesoro, ma non fate troppa confusione.

Ti vogliamo tanto bene.

Mamma e papà

 

Finito di leggere mi uscì un piccolo gemito dalla bocca. Ma in che genere di guai mi aveva cacciato mia madre? Perché dovete sapere che, oltre ad essere la mia prof di educazione fisica, Hannah Redbird era anche la mia vicina di casa e amica di vecchia data di mio padre.

Ma non avevo mai pensato che mi sarebbe successo di dover andare a casa sua per più di due o tre ore, altro che due settimane. Poi finalmente capii la parte più preoccupante del bigliettino: non ci saremmo state solo noi due, ma anche Niall, suo nipote, e gli altri tre ragazzi...

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata e mi tremavano le mani. Oggi con loro era andata meglio persino dei miei sogni più sfrenati, ma erano ancora nuovi e non conoscevano nessuno, quindi come facevo a sapere che domani non avrebbero fatto conoscenza dei giocatori di basket e deciso che io non potevo fare altro che l'appendiabiti?

Crollai sulla sedia più vicina, mettendomi la testa tra le mani e gemendo di nuovo.

Poi guardai l'orologio.

Erano le due e venti. Tutto sommato avevo ancora tempo, ma considerando che dovevo fare le valigie e tutto, in realtà ci stavo a pelo.

Persi un quarto d'ora solo per trovare la valigia, che era stata posizionata strategicamente sotto il letto dei miei, proprio dove non sarei mai andata a cercare.

Poi andai a guardare nell'ultimo cassetto a destra per trovare i vestiti nuovi da mettere in valigia.

Tutto sommato mia madre, che ormai aveva capito cosa indossavo, aveva scelto delle felpe carine, anche se c'era una maglietta a maniche corte di troppo. Senza curarmi più di tanto dei vestiti, li infilai tutti nella valigia insieme ad altri vestiti più vecchi. Giusto perché avevo voglia di strafare e anche dello spazio in più, misi anche i trucchi, che mettevo solo nelle occasioni speciali in famiglia, e riservai anche uno spaziettino per il rasoio, una scorta di garze che avevo preso dalla cassetta di primo soccorso e una confezione di disinfettante. Speravo comunque di non doverli mai usare, ma sapevo che ormai era una causa persa.

Erano solo le cinque e mezza, quindi decisi di cominciare subito a fare i compiti di letteratura.

Tirai fuori il foglio e lessi la traccia. Era semplice, dovevamo solo scrivere una parola, un sentimento, un qualcosa con un certo significato per noi. Sarebbe stata scelta la parola migliore e poi il professore ci avrebbe divisi in gruppi. Ogni gruppo avrebbe dovuto sviluppare un testo narrativo basato sulla tematica scelta. Insomma, quel genere di compito che era un po' il modo perfetto per cominciare male l'anno.

Non sapevo cosa scrivere, la penna era appoggiata al foglio, ma immobile, incerta su cosa scrivere.

Amore? No, troppo scontato.

Amicizia? Anch'esso troppo scontato, sarebbe stato tutto su o questo o l'amore.

Noia? Certo, era originale, ma come diavolo si faceva a sviluppare un testo sulla noia?

Rabbia? Dolore? Tristezza? Fede? Gioia?

Ero indecisa, troppo indecisa.

Chiusi gli occhi e mi lasciai immaginare uno scenario qualunque. Affiorarono pezzi di scene, parole smozzicate, facce confuse e polverose. Una lacrima mi solcò il viso lentamente, scomparendo poi per terra.

Fantasmi del passato e del presente, confusione, tanto dolore e davvero tanto sangue, sangue dappertutto.

Ma bastava un sorriso e tutti credevano che stessi bene, che il sangue fosse solo salsa di pomodoro, che tutto passava, era solo una fase. Finzione, ecco cos'era.

Finzione...

Ecco, avevo trovato la risposta al compito.
Io avrei proposto la finzione.

Scrissi la mia parola lentamente sul foglio, con qualche inutile svolazzo. Ero soddisfatta della mia scelta, parecchio soddisfatta.

Guardai di nuovo l'orologio. Erano già le sei e un quarto. Sussultai e procedetti a preparare tutti i quaderni di cui avrei avuto bisogno.

Presi tutti le mie cose e chiusi la porta a chiave mentre uscivo. Cominciai a camminare verso la casa alla mia sinistra. Ero davanti alla porta di casa Redbird, ma non riuscivo a decidermi a suonare il campanello.

Ero spaventata e preoccupata, ma anche curiosa di vedere come sarebbe andata a finire, se in farsa o in tragedia.

Conoscendomi, di sicuro sarebbe stata una tragedia, ma non riuscivo ad abbandonare quel piccolo spiraglio di speranza che saremmo riusciti a diventare amici, e poi magari uno di loro si sarebbe innamorato di me, ci saremmo sposati, avremmo avuto tanto bambini e-sì, Taylor, e gli asini volano...

Arrossii di nuovo quando mi accorsi delle mie fantasie sfrenate che avrei dovuto limitare per evitarmi ogni delusione. E invece non riuscivo a smettere. Allungai una mano verso il portone, bussando delicatamente contro il legno scuro. Tanto in quella casa c'era un tale eco che anche le avessi sfiorato la porta si sarebbe sentito.

Per un attimo, però, temetti che non ci fosse nessuno in casa, visto il silenzio di tomba che seguì il mio bussare.

Arrivo!” una voce maschile molto affannata urlò da dietro la porta, mentre sentivo il tintinnio delle chiavi. Stava avendo dei problemi a far entrare la chiave nella toppa, ma dopo qualche tentativo riuscì ad aprire.

Sbucò la testa di un ragazzo sorridente che non avevo mai visto prima.

La mia mente fece dietrofront alla sua vista. Non era nessuno dei ragazzi che avevo visto questa mattina, a meno che la mia memoria mi stesse giocando qualche brutto scherzo.

E tu chi sei?” chiese il ragazzo, guardando prima me e poi la mia valigia.

Te lo spiego dopo, Lou, ora falla entrare.” urlò la voce di Hannah dalla cucina, “Tesoro, porta le valigie nella stanza degli ospiti.”

Il ragazzo aprì la porta per farmi entrare, sorridendomi gaiamente e afferrando senza esitazione lo zaino che avevo sulle spalle.

Conoscevo questa casa meglio della mia, quindi sapevo bene dove stavo andando, anche meglio di questo tipo, che arrancava dietro di me con evidente esitazione. Aprii la porta della camera degli ospiti, ordinata e perfetta come al solito. Appoggiai la valigia ai piedi del letto, e anche il mio zaino venne appoggiato lì di fianco. Mi guardai attorno, incerta su dove andare ora, e quando finalmente decisi di andare a salutare Hannah, il ragazzo parlò.

Io sono Louis Tomlinson.” disse, allungando una mano.

La afferrai con esitazione, la mia presa più flebile di quando avrei voluto: “Taylor Austen.” dissi, guardando con attenzione una macchia sul pavimento di parquet.

Louis! Chi era alla po-” la testa di Liam sbucò dalla porta socchiusa della stanza.

I suoi occhi si fissarono su di me, confusi per un secondo, prima di sorridere calorosamente: “Oh, Taylor. Ciao.” disse, e aveva già aperto la bocca per aggiungere qualcosa quando la voce di Hannah lo fermò.

Ragazzi, è pronto!” urlò dalla cucina.

Seguii Louis verso la sala da pranzo, che Hannah aveva apparecchiato in modo più cerimonioso del solito.

Noi tre eravamo i primi ad arrivare, quindi mi risparmiai delle occhiate curiose.

Hannah uscì dalla cucina impeccabile come sempre, non una piega sui vestiti nonostante avesse cucinato.

Taylor!” squittì come un'adolescente vedendomi, “È bello vederti fuori da scuola, cara. Per non dire che essere circondata da cinque ragazzi è parecchio estenuante.”

Sorrisi, abbracciandola e ricevendo un sonoro bacio sulla guancia, “Già, immagino. Mi dispiace essere piombata così all'improvviso, se l'avessi saputo prima...” feci una smorfia poco signorile.

Lei mi scompigliò i capelli: “Tu non disturbi mai, Taylor, ricordatelo sempre.” mi disse con un sorriso.

Io ho fame, zia!” si intromise Niall, che era appena entrato nella stanza, seguito a ruota da Harry e Zayn, che mi stavano fissando come se fossi un fenomeno da baraccone.

Hannah mise un braccio attorno alle mie spalle e mi mise a sedere proprio di fianco a lei, mentre alla mia destra si sedeva Zayn.
Guardai la tavola, che era stata riempita da ogni genere di cibo, conosciuto e non.

Mi girai per sussurrare nell'orecchio di Hannah: “Ma quanto diavolo hai cucinato?”

Lei ridacchiò: “Non ti preoccupare, mangeranno quasi tutto loro cinque, ma stai pur certa che in queste due settimane non ti farò saltare nemmeno un pasto.”

L'odore del cibo era da un lato nauseante, ma dall'altro veramente buono.

Non ce l'avrei mai fatta a fare tre pasti al giorno, quando a casa mia di solito cenavo e basta.

Ma avrei potuto provarci, al massimo avrei detto a Hannah che non riuscivo. I ragazzi cominciarono a parlare di qualunque cosa fosse Call of Duty, mentre io e Hannah eravamo in relativo silenzio.

In un momento di silenzio comune, Liam alzò lo sguardo verso di me: “A proposito Taylor, stamattina ti è scivolato dallo zaino il quaderno di arte.” mi informò.
Ma non era possibile, mi ricordavo perfettamente di averlo messo in cartella poco tempo prima, per non dire che non avevo lezione di arte il lunedì.

L'unico altro quaderno che possedevo con dentro dei disegni era-no, non era possibile. Se Liam aveva veramente visto il mio album di schizzi allora...

Dentro il mio album di schizzi c'erano tutte i disegni che facevo quando ero depressa, e decisamente conteneva troppo di me perché chiunque potesse vederlo. Ad esempio l'immagine di una ragazza mentre si taglia, un'altra in un angolo scuro mentre piange, un ragazzo che guarda fuori dalla finestra, insomma questo genere di immagini.

Ehi, tutto bene?” la voce di Zayn mi sembrava lontana chilometri. Annuii lentamente, riportando la mia attenzione alla realtà.

Sì, tutto bene.”
Sarebbero state due settimane molto lunghe, me lo sentivo.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Saaalve ragazze :) Boh, non ho niente da dire su questo capitolo, quindi sarò breve:
Non mi piace il capitolo, non succede niente D:
Ringrazio tutte quelle che hanno recensito, perché per me 10 recensioni per due miserrimi capitoli è TANTISSIMO!!! Vi adoro :D
È super lungo, per farmi perdonare dell'attesa!

Basta, non ho altro da dire... Recensite, magari? Mi fa sempre piacere sentire i vostri pareri, specialmente nuove lettrici :)

Ele

   
 
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