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Autore: xClodMoonLight6    18/03/2012    3 recensioni
"Non sono mai stato innamorato e  la fatidica frase ti amo mi ha sempre spaventato molto; non sono stato mai capace di pronunciarla, ma sono fiero di aver ponderato le mie parole”. Nel momento in cui Cory pronunciava quel periodo, non avrebbe mai pensato che nella sala in cui proferiva il suo discorso da testimone c'era la persona che gli avrebbe permesso di dare un nome all'amore, Lea.
Ho avuto l'ispirazione grazie ad un sogno e ho deciso di scriverci una Fanfiction che analizza nel profondo le singole emozioni e i più innocui sentimenti di un pairing che amo molto: Lea Michele/Cory Monteith.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non appena Lea aprì gli occhi, la prima cosa che le saltò alla mente era il tocco delicato e morbido di Cory che la accompagnava alla macchina prima di riportarla a casa.
La festa di Lily era stata magnifica e si era divertita molto, ma ciò che aveva contribuito maggiormente a renderla tale era la presenza di Cory, che le aveva riscaldato e illuminato la serata nonostante i suoi giorni fossero un po’ bui ultimamente.
Lea non vedeva l’ora di poter trascorrere altro tempo con lui, ma allo stesso tempo il timore di ammettere i suoi sentimenti le strappava la forza di comporre il numero del ragazzo e di chiamarlo per incontrarsi. Fissava lo schermo del cellulare desiderando che si illuminasse; aspettò per svariati minuti, alimentando le sue speranze pensando alla dolcezza dello sguardo del ragazzo che le accarezzava il viso con gli occhi.
Il suono della sveglia la riportò sulla terra e Lea si rese conto di aver anticipato il suo risveglio di un’ora, che aveva trascorso vagheggiando nelle sue fantasie su Cory; la ragazza si alzò energica dal letto e si apprestò a cominciare la catena di operazioni che ogni giorno riempiva almeno un’ora e mezzo della sua mattina.
Rilassandosi nel suo bagno caldo, Lea non si rese conto il suo orologio aveva percorso più di sessanta giri di orologio, e altrettanti erano stati i giri che la sua mente aveva fatto ripensando al protagonista dei suoi pensieri in quegli ultimi giorni.
Non avendo nulla di meglio da fare, se la prese comoda e ricominciò a cantare la canzone che la sera precedente stava intonando alla festa di Lily quando improvvisamente i suoi occhi si incontrarono dolcemente con quelli di Cory.
Quando finalmente decise di uscire dalla vasca, si asciugò i suoi fluenti e lunghi capelli castani, li legò in una coda bassa, finì di prepararsi e andò a prendere il telefono per porlo nella borsa ed uscire.
Una chiamata persa da Cory. Il suo cuore cominciò una corsa scandita dai battiti accelerati dall’emozione per il pensiero dolce del ragazzo. Lea non sapeva come rispondere a quel gesto. Telefonare? O mandargli un sms? Mentre era tormentata dall’indecisione, il telefono squillò di nuovo.
“Pronto?” – “Ehm, ciao Lea..” – “Ciao.. Come stai?” – rispose Lea imbarazzata. – “Possiamo vederci? Devo parlarti..” – “Ehm, certo..” – “Tra dieci minuti a Times Square.” – La ragazza attaccò il telefono e, senza nemmeno pensare a ciò che stava facendo, prese la giacca e si incamminò, chiudendo delicatamente la porta, verso l’ascensore.
Giunta in strada si mosse verso il luogo dell’appuntamento, mentre i suoi pensieri si annodavano in un disordinato gomitolo cercando di elaborare quantomeno un’idea superficiale del modo in cui si sarebbe comportata e, non appena voltò l’angolo, lui era lì.
Lo riconobbe in mezzo alla movimentata folla della grande Times Square, con il suo classico portamento spavaldo e i suoi occhiali da sole. Il ragazzo si girò e, sorridendo, si avvicinò a lei.
Non appena i due furono l’uno di fronte all’altra, la conversazione era congelata e la confidenza che pensavano di avere si sotterrò sotto una valanga di dubbi e insicurezze.
Lea decise di fare la prima mossa e goffamente prese a parlare: “Theo.. E’ passato un po’ dall’ultima volta che.. insomma, ci siamo.. ehm.. visti”. – “Già, volevo scusarmi per il modo in cui ho agito, al mia mente era offuscata dalla rabbia e non sopportavo di essere rifiutato. Non ci ho visto più, mi dispiace di averti spaventata”. Il ragazzo lanciò a Lea uno sguardo dolce che quasi la rassicurò ma la ragazza era diffidente e sapeva di non potersi fidare di lui, non più. – “Sì, in effetti non ho apprezzato molto il modo in cui ti sei comportato”. Theo, toccandosi nervosamente il viso e i capelli e balbettando cercò di rimediare. “Ti ho chiesto di incontrarci oggi perché ho capito che ti amo e vorrei una seconda possibilità. Abbiamo attraversato un periodo difficile, ma l’amore è bello per questo, vero? Ti prego, perdonami”. L’ultima parola pronunciata dal ragazzo risuonò nella testa di Lea, la quale non ebbe nemmeno la possibilità di capire cosa stesse realmente succedendo che si sentì le mani del ragazzo tra i capelli e la bocca premere sulla sua. Bruscamente Lea interruppe il contatto delle loro labbra e infastidita sferrò uno schiaffo sulla guancia di Theo; il rumore fu talmente forte e secco che sembrò rimbombare nell’affollata piazza e tutto e tutti parvero fermarsi a fissare loro.
Lea si guardò intorno ma si rese conto che il mondo continuava a girare intorno a loro e che i vortici di gente che marcavano i marciapiedi della grande mela procedevano impassibili e la sua momentanea e immaginaria uscita dal mondo era stata provocata dall’amore provava per Theo che, a causa del suo comportamento e del tempo che aveva aiutato le sue ferite a cicatrizzarsi, si era trasformato in odio, sentimento che sicuramente era arrivato sulla guancia arrossata del ragazzo e gli aveva chiaramente fatto cogliere le intenzioni di Lea.
Theo la afferrò per il polso ma Lea, immagazzinando tutta la forza che aveva, si divincolò e scappò via correndo, senza voltarsi indietro, con la consapevolezza che al tanto sofferto capitolo della sua vita che portava il nome del prepotente ragazzo aveva finalmente aggiunto la parola fine.
Asciugandosi le lacrime provocate dalla rabbia che scendevano sul suo viso, Lea decise di tornare a casa e rimase alquanto sorpresa nello scorgere, affianco il portone del suo palazzo, alto e fiero in tutta la sua bellezza, Cory.
Il nodo che ingarbugliava i suoi pensieri finalmente si sciolse e riuscì ad arrivare alla conclusione che il destino stava giocando uno strano gioco con Lea e che tutti i segni indirizzavano al testimone.
Non appena i loro occhi si incontrarono, Lea accelerò il passo e abbracciò Cory che fu contento dell’accoglienza e ricambiò con un altrettanto caloroso abbraccio che la rasserenò e, piccola com’era, la fece sentire al sicuro da tutto e da tutti.
   
 
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