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Autore: Franciska    19/03/2012    0 recensioni
Sloan gemette. La schiena era pervasa dal bruciore e un dolore pulsante affliggeva il fianco destro. La corda, legata intorno ai polsi, sfregava la pelle.
Fottuti bastardi. Con le guance bagnate dalle lacrime, Sloan si rigirò nel giaciglio di paglia e stracci. Il lezzo di sudore ed escrementi lo soffocava.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sloan gemette. La schiena era pervasa dal bruciore e un dolore pulsante affliggeva il fianco destro. La corda, legata intorno ai polsi, sfregava la pelle.
Fottuti bastardi. Con le guance bagnate dalle lacrime, Sloan si rigirò nel giaciglio di paglia e stracci. Il lezzo di sudore ed escrementi lo soffocava.
Passi risuonarono nel corridoio di pietra, Sloan si irrigidì. Si fermarono di fronte alla sua cella. Socchiuse gli occhi; il carceriere, in una pozza di luce, lo guardava. Con la mano destra prese il mazzo di chiavi appeso alla cintura e aprì la cella. «Muoviti maiale».
Sloan tese i muscoli. Il colpo arrivò allo stomaco, un rantolo gli uscì dalle labbra.
«Mettiti in piedi, sacco di merda!».
Sloan si inginocchiò e si alzò barcollando; fissò il carceriere, le labbra tese in un sorriso. Sarai il primo a morire. Strisciò i piedi verso di lui.
L’uomo arretrò. «Sbrigati, stronzo».
Percorsero il corridoio, il suono dei loro passi che rimbombava. Gemiti, singhiozzi e conati di vomito provenivano dalle celle.
«Aiuto…».
Il carceriere si fermò e si voltò verso la cella da cui era provenuta la voce flebile. Alzò la lanterna e illuminò il viso del prigioniero; l’uomo abbassò lo sguardo e si ritrasse nell’ombra.
«Parla ancora e ti mozzerò la lingua». Diede un calcio alla sbarre.
Sloan strinse gli occhi. Vi libererò.
Arrivarono alla fine del corridoio e il carceriere aprì la porta. Sbatté Sloan contro il tavolo in mezzo alla stanza e lo colpì alla nuca con la lanterna. Le ginocchia crollarono, la vista si annebbiò. Il carceriere lo afferrò e lo sospinse sopra il ripiano di legno. Sloan chiuse gli occhi e li riaprì: l’uomo era davanti al camino e attizzava il fuoco, il viso sorridente. «Che ne pensi se ti marchio, eh?». Il carceriere alzò lo sguardo e si bloccò; spalancò gli occhi e con un tonfo si accasciò sul pavimento.
Una donna comparve davanti a Sloan. Era avvolta in un mantello nero e i capelli bianchi le sfioravano il collo.
Sloan batté le palpebre. «Chi sei?». La vista ondeggiò.
Occhi azzurri si posarono su di lui. «Un’amica che è venuta a salvarti». Tirò su la manica del mantello e mostrò l’avambraccio sinistro. Una spirale blu, impressa nella pelle raggrinzita, lo avvolgeva.
Sloan digrignò i denti. «Sei una strega! Avete aiutato i traditori».
La vecchia fece una smorfia. «Non tutte le sacerdotesse ti sono nemiche». Si fermò a un passo da lui e gli posò le mani sulla fronte. «Sono la tua unica speranza di salvezza, fidati di me».
Un brivido gli corse lungo la schiena. Il dolore pulsante e il bruciore scomparirono, insieme alla fame e alla stanchezza; la vista ritornò come prima, le corde intorno ai polsi si tagliarono.
«Andiamo». La sacerdotessa si voltò e uscì dalla porta da cui era entrato, seguita da un globo di luce sospeso a mezz’aria.
Sloan si alzò e si fermò a fissare il carceriere steso a terra, le mani chiuse a pugno. Il cuore gli premeva contro il petto; immaginò di afferrargli i capelli brizzolati e di sbattergli la testa contro la pietra, le ossa che scricchiolavano, il sangue che schizzava…
Una mano si posò sulla sua spalla, sobbalzò.
«Verrà il momento di fare giustizia. Non ora, però, e non qui». La sacerdotessa. «Vieni, il tempo è scarso».
Giustizia, non vendetta.Sloan scosse il capo e la seguì nel corridoio.
«Ti prego, principe…». La stessa voce flebile.
Sloan si fermò. «Sacerdotessa, liberali».
La donna continuò a camminare. «Non posso liberare e guarire tutti, mi stancherei troppo».
«Sacerdotessa, questo è un ordine!».
La sacerdotessa si girò verso di lui e posò le mani sui fianchi, gli occhi di ghiaccio. «Usa il cervello! Se mi stanco non potrò portarti in salvo e questi uomini saranno condannati per sempre».
Delle urla arrivarono attutite.
La sacerdotessa sospirò. «Ci hanno scoperto». Nella mano destra le si materializzò una spada di luce. «Tieni». Sloan strinse l’elsa.
Corsero lungo il corridoio, la sacerdotessa spalancò la porta e si trovarono sotto il cielo stellato. Aria calda avvolse Sloan, l’odore di salsedine gli riempì le narici; alle orecchie gli giunse il suono dell’oceano che si infrangeva contro gli scogli.
«Sii pronto a saltare quando te lo dico» disse la sacerdotessa. Il globo di luce scomparve.
«Eccoli!». Dei soldati erano in cima alla torre di fronte a loro. Scesero le scale e corsero lungo il ponte di pietra. Un boato, il pavimento tremò. Il ponte crollò e i soldati caddero urlando nel vuoto.
La spada nella mano di Sloan scomparve.
«Sono stanca». La donna barcollò. «Sono vecchia. Sai nuotare, vero? Ti raggiungerò tra poco». La voce era affannata.
Sloan scosse il capo. «Non ti lascio qui».
La porta dietro di loro si aprì, una donna vestita di bianco e dai corti capelli castani si stagliò sull’uscio. La sacerdotessa si librò in aria. «Salta, principe! Vattene!».
La donna in bianco lo guardò e impallidì.
Sloan corse e salì sopra la merlatura. Abbassò lo sguardo: l’oscurità avvolgeva la torre. La sacerdotessa, alle sue spalle, strillò.
Il cuore batteva all’impazzata; chiuse gli occhi, prese fiato e saltò.
L’aria gli sferzò la pelle, i capelli e le brache si alzarono. L’acqua fredda lo inghiottì; mosse le gambe e le braccia, con un brivido riemerse. Un’onda lo trascinò contro gli scogli, dove si aggrappò alla roccia viscida e si tirò su. Si sedette sopra una sporgenza.
Abbassò lo sguardo e afferrò la testa tra le mani: le grida giungevano dalla cima della torre. Salvati sacerdotessa, ti prego, salvati.
 
  
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