Questa è una versione rivista del vecchio capitolo 4 del
2006. Non vi sono grosse novità di contenuto, a parte qualche considerazione
di Elyon su Caleb. Credo di avere migliorato un po' lo stile originale.
Grazie mille a Baby Bunny per la sua recensione. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Elyon, la giovane Luce di Meridian, è ora in grado di teletrasferirsi fino ad Heatherfield, la città della sua infanzia, e torna a trovare le sue amiche W.I.T.C.H. : Will, Irma, Taranee, Cornelia, Hay Lin. Racconta che è preoccupata per una profezia, fatta da lei stessa, che prefigura una nuova tirannia a Meridian. Inoltre confida di avere grossi problemi ad adattarsi alla mentalità della città di cui è sovrana. Will è preoccupata: l'improvvisa ricomparsa di Elyon, sparita da Heatherfield con la famiglia in circostanze misteriose due anni prima, può attirare attenzioni inopportune anche su di loro. A Meridian, in un colloquio con la madre adottiva Miriadel e con il giovane Caleb, emergono le aspettative che rendono infelice Elyon: lei sola può porsi al vertice della piramide di controlli telepatici che assicura onestà e fedeltà in tutta la gerarchia sociale. Inoltre, lei sola potrà generare la prossima regina, e questo le rende impossibile sposare Caleb, che non può avere figli. Il giovane ottiene che lei si dimentichi del loro amore con l'aiuto di un filtro, ma resta al fianco di Elyon come amico e attendente. |
Cap.4
Invito a Meridian
(versione riscritta dell’Ottobre 2008)
Heatherfield, centro città
La libreria Harris è una delle più rinomate
di Heatherfield.
Copre tutti i settori del campo, dalla narrativa per
bambini ai fumetti, dagli immortali classici agli ultimi successi, dalla
divulgazione scientifica alle pubblicazioni specializzate che ne fanno
un punto di riferimento anche per l’università.
I suoi scaffali alti e ben ordinati hanno visto generazioni
di clienti aggirarsi scrutando titoli sulle coste, sfogliare prime pagine
e retrocopertine, riporre volumetti o carezzarli tra le mani mentre si
dirigevano alla cassa per farli propri.
Questo pomeriggio, la commessa guarda da sopra gli occhiali
una biondina con le trecce che sta accumulando numerosi tomi su un angolo
del banco. Si chiede come farà a portarli via, più ancora
che a pagarli. Potrebbe essere uno spettacolo memorabile.
“Ha fatto il conto?”, chiede Elyon sorridente.
La donna abbassa gli occhi sul registratore di cassa.
“Sì. Tieniti forte. Trecentosessantadue dollari e venti centesimi”.
“Bene. Ora ci vorrà un po’ di pazienza…”. Estrae
dalla borsetta un portamonete.
La commessa fa un sorriso di sufficienza. “Immagino che
lì ci saranno i venti centesimi”.
“Si, anche quelli”. Elyon comincia ad estrarre monete
da un dollaro ed impilarle per dieci. Le colonnine di monete crescono,
ma il borsellino sembra non svuotarsi mai.
Venti minuti dopo, il banco è pieno di pile di
monetine. Dietro di Elyon si stava formando la fila, ma poi i clienti sono
tornati ad ammazzare il tempo davanti alle scansie.
“Fine. Vede che ci sono anche i venti centesimi?”. Lo
sguardo della ragazza sembra trattenere l’ilarità sotto una sottile
maschera compassata.
La commessa, sarcastica, conta le pile di monete:
“ … Trecentocinquanta, sessanta, sessantadue e venti… Sì, c’è
tutto. E ora voglio vedere come…come…”. Alza gli occhi e trasale. “Dove
sono andati tutti i libri?”.
Con un bel sorriso, la ragazza indica la borsetta che
porta al braccio. “Ah, sono qui dentro. Grazie e buonasera!”.
Arrivata sulla porta, Elyon si volta ancora a guardare
la commessa sbalordita.
‘Certi momenti valgono un’esistenza’, pensa soddisfatta
mentre esce.
La successiva destinazione è una libreria molto
più antica. Ma non per aggiungere altri tomi alla sua collezione.
Heatherfield, Ye Olde Bookshop
La semioscurità dello scantinato è illuminata
dalla luce azzurrina di uno schermo a forma di esagono irregolare. L’immagine
solenne di un uomo calvo sta rispondendo a cinque ragazze di cui si intravedono
solo le sagome da dietro.
“Guardiane, Elyon ha bisogno anche di voi per trovare
se stessa. Statele vicine e cercate di capire cosa la tormenta. Siate pazienti
con le sue stranezze, ma consigliatela sinceramente. Non cercate di forzarle
la mano e ricondurla alla Elyon di uno o due anni fa. Forse quel guscio
è diventato troppo stretto. Le crisi possono essere un momento di
evoluzione. Se sta cambiando, può voler dire che era necessario
cambiare”.
“Oracolo, potete contare su di noi”, risponde Will. “
Avremmo fatto questo comunque”.
“Oracolo, ragazze”, interviene Cornelia, “a me fa male
sentir considerare Elyon come se fosse una malata in osservazione. Da quando
la conosco la ho sempre considerata…eccentrica e ipersensibile. Con tutte
le sue stranezze, forse somiglia più adesso alla Ellie che ho conosciuto
da bambina di quanto non le sia somigliata da quando è diventata
regina”.
“Cornelia, il tuo affetto va rispettato”, risponde l’Oracolo.
“Però ora Elyon ha responsabilità che non conosceva tre anni
fa. Non può rifiutarle, perchè non è sostituibile.
Saprai aiutarla a farvi fronte?”.
Cornelia annuisce grave. “Va bene, oracolo. Da dove cominceremo?”.
“Dalla porta”, risponde lui imperturbabile. “Valle ad
aprire, è lì al negozio. Arrivederci, guardiane”.
“Ragazzee!”, sentono una voce cinguettante dall’ingresso.
Si guardano, mentre la luce del portale si affievolisce
e svanisce dai loro visi e dalle pareti.
“Che tempismo!”, esclama sorpresa Hay Lin, mentre Will
per prima si decide a salire le scale dello scantinato.
Elyon è lì, al centro del negozio, e si
guarda attorno un po’ nervosamente. Quel locale è pieno di ricordi,
per lei, e non sono tutti belli.
Quando vede le amiche, si illumina. “Ragazzee!”, ripete
allargando le braccia.
Cornelia, mettendo in disparte la sua flemma, le corre
incontro e la abbraccia. “Ciao, Ellie”.
“Ciao!” “Che sorpresa!” “Quasi sorpresa!”
, la salutano le altre.
Will va perplessa all’ingresso per controllare.
“Ma come hai fatto a entrare con la porta chiusa a chiave?”.
L’altra fa una parodia di espressione contrita. “Chiusa?
Oh, non me n’ero accorta! Scusate!”.
“Non c’è problema. Si vede che era serrata male”,
conclude Will senza convinzione.
Elyon riprende a sorridere entusiasta. “Ragazze, cosa
ne direste di venire a Meridian a trovare un po’ di vecchi amici?”.
“Sarebbe fantastico!”, risponde Will, più incerta
che altro. “Ma sai che non possiamo usare i nostri poteri per scopi personali”.
“Non c’è problema! L’agenzia turistica Luce di
Meridian offre viaggio, vitto e alloggio!”.
Prima di poter rispondere, le WITCH vedono tremolare
e svanire lo sfondo familiare del vecchio negozio.
Meridian, palazzo reale
Sarebbe una giornata come tutte nel palazzo reale di Meridian,
se non fosse perché le ricerche di Miriadel risultano sempre più
vane.
La donna entra di nuovo, esaperata, nell’appartamento
reale.
L’ancella Nagadir si alza in fretta dal lussuoso divano
verde ed oro, facendo sparire furtivamente un romanzetto rosa sotto un
cuscino e riprendendo in mano lo spolverino d’ordinanza.
“Capitano Miriadel…”, la accoglie compunta.
“Niente”, fa la donna. “Elyon non è neanche in
giardino. E’ un’ora che la cerco per tutto il palazzo, che la chiamo a
voce e col pensiero, che chiedo di lei a tutti quelli che incontro, e niente!
Sei sicura che sia andata lì?”.
“Così mi ha detto”, conferma Nagadir.
Parlando tra sé, Miriadel dice: “Mi sa che è
uscita senza dire niente”. Alzando di nuovo gli occhi su Nagadir, nota
che il suo viso si illumina mentre guarda un punto alle sue spalle.
“Capitano, eccola! Altezza…”.
Miriadel si volta in tempo per veder svanire il tremolio
luccicante, da cui emergono sei ragazze. “Elyon… Altezza! Guardiane!”.
Elyon sorride loro, indicando le amiche spaesate che
ha portato con sé. “Ciao Mamma! Ciao Nagadir! Abbiamo ospiti!”.
Per un attimo l’espressione di Nagadir è incerta.
Dove sono le guardiane? Quelle ragazzine? Fa un inchino formale, continuando
a studiarle con discrezione. “Al vostro servizio!”.
“Potete chiamare Caleb? Sarà felice…”, chiede
Elyon.
Anche le ospiti sono spaesate. Non hanno avuto il tempo
di dire: ‘Ma…’, figuriamoci quello di dire: ‘Ma non possiamo, abbiamo i
compiti da finire eppoi eccetera’. Si sono trovate in un altro mondo nel
tempo di un respiro.
Cornelia, poi, non è affatto sicura di essere
a suo agio davanti a Caleb, la sua vecchia fiamma.
Dopo qualche convenevole, vedono arrivare il luogotenente,
che indossa un’elegante livrea color turchese. “Ben trovate, guardiane!”,
sorride.
“Ciao Caleb!”. “Che sorpresa!”.
Lui e Cornelia si sorridono e si stringono la mano, ma
l’imbarazzo tra loro è difficile da nascondere.
Elyon nota il loro momento difficile. “Caleb, perché
non porti le nostre amiche a vedere il giardino? Ragazze, è favoloso!
Ci passo ore e ore”. Poi, rivolta alla sua vecchia amica: “E tu, Corny,
mi accompagni in camera? Vi raggiungeremo tra poco”.
La camera della regina è sontuosa, adornata da
grandi colonne a tortiglione. Pesanti tendaggi verde scuro coprono le finestre
strette ed alte, ornate da strutture irregolari ma armoniose.
Sedute sul letto, le due vecchie amiche restano un attimo
in silenzio. Entrambe cercano un modo per iniziare che non uccida nella
banalità quella antica familiarità che cercano di riconquistare.
Comincia Elyon: “Corny, l’ultima volta che ci siamo viste
ed hanno fatto il nome di Caleb, ti ho vista turbata”.
Cornelia annuisce. “E' una ferita ormai rimarginata.
Io spero tanto che siate felici insieme”.
“Insieme?”. Elyon nicchia. “Non è proprio così”.
“No?”, si stupisce l’altra. “Quando vi ho visti vicini,
ai tempi di Endarno, ho avuto questa percezione”.
La Luce di Meridian fa un’espressione indefinibile. “E’
il mio migliore amico. Leale, coraggioso, devoto. E non solo perché
sono la regina”.
Cornelia la scruta, cercando di leggere fra le parole.
“Vuoi dire che… è innamorato di te, ma tu non lo ricambi?”.
Elyon, combattuta, aspetta a lungo prima di rispondere.
“Tutti e due sappiamo che, per come è stato originato, Caleb non
potrebbe darmi figli”.
Cornelia resta amareggiata. “Pensi già ai figli?
Non riesco a capirti! Caleb è diventato com’è con la forza
della sua volontà. Merita di essere considerato un vero uomo, molto
più di quelli che lo sono nati senza alcun merito!”.
Elyon annuisce. “Lo penso anch’io”. Tace, raccolta in
sé. “Faccio tanta fatica ad abituarmi a certi modi di pensare. La
società di questo mondo è costruita attorno alla figura della
Luce di Meridian, una sovrana dai poteri magici innati e trasmissibili
alla discendenza per via femminile”. Comincia a tormentarsi le trecce.
“E’ tutto così diverso da quando ero ad Heatherfield… da quello
che ho sempre creduto, sentito…”.
Cornelia annuisce, sentendo l’amarezza della sua amica.
“Lui cosa ne pensa di ciò?”.
“Mi ha sempre spronata ad impegnarmi nel mio ruolo di
regina. Dice che non sono sostituibile in alcun modo”.
“Ma avete mai parlato di amore?”.
“Io mi sono accorta che è innamorato solo pochi
giorni fa, leggendogli i pensieri. Dal suo comportamento non traspare affatto.
Ho cercato di parlargliene, ma lui ha evitato l’argomento. Ha detto solo
che potrò sempre contare su di lui come amico e come collaboratore”.
“Tutto qui? E tu, gli hai detto qualcosa?”.
“Sì. Al secondo tentativo, mi sono fatta forza,
e sono stata così esplicita che ho temuto di averlo sconvolto. Gli
ho detto che… che non posso ricambiare il suo amore, ma gli voglio un bene
grandissimo”. Si stringe nelle spalle, colpevole. “Ho fatto male? Lui lo
sapeva già, naturalmente, ma sentirselo dire...”.
Cornelia tace a lungo, inseguendo vecchi ricordi che
bruciano ancora. “Anch’io mi sono sentita dire qualcosa di simile… E’ stato
come vedere il mondo che mi crolla addosso”.
“Da lui?”.
“Sì”. Torna ad immergersi nei suoi pensieri, mentre
gli occhi le si arrossano.
Dopo un lungo silenzio, Elyon riprende. “Quando ti ha
lasciata, ci ha sofferto anche lui. Forse, prendere una decisione è
ancora più difficile che subirla. Comunque lascia rimpianti e rimorsi”.
Cornelia torna a guardarla intensamente, con una scintilla
di rabbia. “Ne sai qualcosa? Lui te ne ha parlato?”.
Elyon si stringe nelle spalle. “Lo ho capito da sola.
Sai già come”.
Cornelia annuisce, combattuta. “Puoi dirmi se ci sono
altre ragioni, oltre a quelle che so già?”.
“Sarebbero già sufficienti, ma ne posso aggiungere
una, anche se forse quella volta lui non ne era consapevole. Gli abitanti
del metamondo crescono più lentamente dei terrestri, e sono più
longevi. Lui vivrà molto più a lungo di te, Corny. Tu sarai
già una vecchina quando lui avrà, diciamo, una mezza età.
Il tempo vi avrebbe separati in un modo più crudele della morte”.
Cornelia annuisce triste. “Una volta io avevo un dono
che mi avrebbe prolungato la vita, e vi ho rinunciato. L’ho dato ad un
bambino che ne aveva più bisogno di me”.
“Lo rimpiangi?”.
Dopo un attimo di riflessione, Cornelia scuote il viso,
decisa. “No. Lo rifarei”.
Poi guarda la sua amica con occhi diversi. “Ellie, la
stessa cosa vale anche per te? Anche tu cresci più lentamente?”.
Elyon annuisce. “E’ vero. Ho cercato sempre di tenerlo
nascosto. Faccio conto di avere sedici anni”.
“Quando sei nata veramente?”
Un momento di esitazione. “Dodici anni di Meridian fa,
che equivalgono a diciotto anni terrestri fa. Due prima di te”.
Cornelia ha un lunghissimo attimo di riflessione. “Eppure
sembriamo coetanee, fino da quando ti ho conosciuta. Cos’è che mi
sfugge?”.
“Corny, dopo la fuga ad Heatherfield, i miei genitori
adottivi hanno dovuto affrontare questo problema. Quando avevo cinque anni
ne dimostravo tre. I miei genitori hanno cercato di mascherare la discrepanza
cambiando città, modificando la data di nascita e mandandomi alla
scuola elementare un anno più tardi del normale. Alla fine delle
elementari, ci siamo ritrasferti ad Heatherfield. Ho lasciato tutte le
mie amiche... Di nuovo la mia data di nascita è stata alterata,
ed ho ripetuto un anno scolastico. Poi, ricordi, ci siamo conosciute allo
Sheffield in prima”.
Cornelia mette a fuoco i suoi ricordi di oltre cinque
anni prima. “Allora non mi sembravi particolarmente piccola”. Ci riflette
ancora un attimo. “Beh, un po’sì. Una bambolina bisognosa di protezione!”,
ricorda con un sorriso di tenerezza.
“Sì, e la cosa si è accentuata con il passare
degli anni. In terza ero la più piccola e infantile del gruppo.
Sentivo di avere qualcosa che non va, un segreto da nascondere. Ma pensavo
che fosse solo un problema di crescita. Prima o poi avrei dovuto trasferirmi
di nuovo, perdere tutti gli amici, tornare a falsificare la data di nascita.
Non volevo! Poi è successo ciò che sai”.
Cornelia la guarda intensamente. “Ma ora hai recuperato
molto…”. Si interrompe, mentre comincia a capire.
Elyon si stringe nelle spalle, come se l’altra avesse
intuito un segreto vergognoso. “Corny, ho barato sul mio aspetto. Mi sono
attribuita qualche anno in più, altrimenti non sarei cambiata molto
da come mi ricordi. Non ce la facevo più a sentirmi come una bambina
accanto a voi!”.
Cornelia cerca la mano dell’amica. “Ellie, per me andavi
bene prima come vai bene adesso. Se ti preferisci così, ti preferirò
anch’io”.
“Grazie, cara. Ci tengo tanto. E sai perché? Fino
a sette anni, quando sono andata a scuola, avevo pochissimi contatti con
altri bambini. Però avevo un’amica del cuore immaginaria, alla quale
raccontavo tutto e con la quale giocavo per ore ed ore. La avevo chiamata
Cornelia. La ho subito riconosciuta in te, quando ti ho incontrata per
la prima volta”.
Cornelia è commossa. Con un filo di voce risponde:
“Grazie, Ellie. Resterà tutto tra noi due”. Le trae la testa sulla
sua spalla, come per rassicurarla.
Poco dopo, alzando gli occhi, Cornelia nota un bel cassettone
intarsiato, con diversi disegni e dipinti allineati contro il muro, ed
altri impilati in buon ordine sul ripiano, forse dalla solerte mano di
Nagadir.
“Ellie, che bei disegni!”. Li osseva meglio. “Sono autoritratti?”.
“Quelli? Oh, sì, vieni vicino a vederli!”, dice
Elyon con l’orgoglio dell’artista, mentre si alza e fa strada. “Magari
ti sfiorerà il sospetto che io sia un po’ egocentrica…”, si schermisce.
Cornelia guarda il disegno di una bambinetta con le trecce
lunghe.”Che tenerezza! Quanti anni avevi, qui?”.
“Non saprei dirlo. Ero carina?”.
“Moltissimo!”. Ne adocchia un altro. “In questo hai reso
bene l’aria sperduta che avevi quando sei entrata in classe la prima volta”.
“Ero sempre così”, risponde lei, nuovamente timida.
“Ma no, avevi tanti colpi di pazzia divertentissimi”.
Un altro ritratto rappresenta Elyon come una giovane
nel fiore degli anni, bella e sicura. “E questo?”, scherza Cornelia, “E’
una profezia?”.
“Non proprio”, risponde lei, imbarazzata. “Comunque,
è così che sarò nel giro di dieci o quindici anni”.
Forse Irma troverebbe l’occasione buona per farci ironia,
ma Cornelia annuisce, convinta.
I suoi occhi passano al disegno successivo: una Luce
di Meridian anziana ed un po’ rugosa, ancora con le caratteristiche trecce,
ma questa volta di un bianco perlaceo. “Eccoti da vecchia”, sorride. “Quanti
anni hai qui? Sessanta o duecentosessanta?”.
Elyon si fa seria. “Non so, Corny. Quando una ha il potere
di controllare il suo corpo in un certo modo, ci vuole molto coraggio per
lasciarsi invecchiare”.
Cornelia annuisce. Stava per dire ‘Beata te’, ma il tono
di Elyon le ha fatto sospettare che questa medaglia abbia il suo rovescio.
L’ultimo ritratto è diverso dagli altri: mostra
una donna giovane, sui venticinque anni, con un viso vagamente simile a
quello di Elyon, ma più stretto, un naso più appuntito, e
una vistosa capigliatura bionda. Qualche tratto ricorda la stessa Cornelia.
“Questa non sei tu, vero?”.
Elyon prende in mano il foglio pesante, ed esita prima
di rispondere. “In un certo senso, sono io. Ai tempi di Cedric, mi sono
presentata a Will proprio così. Vera, la sua istruttrice di nuoto”.
“Una cosa sepolta, allora”. A nessuna di loro piace rivangare
quel passato.
“Forse no”, la smentisce Elyon, pensierosa. “Potrebbe
tornare ad essere la mia seconda identità, se dovessi muovermi in
incognito sulla Terra”.