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Autore: Sette Lupe    22/03/2012    3 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

ERRANTI


CAPITOLO 2: BIG FELLA

Lancer procedeva a velocità sostenuta per le vie della città deserta: quegli sciocchi Stanziali continuavano ad avere paura delle tempeste di sabbia e nessuno si era ancora arrischiato ad uscire di casa. Tanto meglio. Avrebbe facilitato la loro entrata in città: avrebbero corso meno rischi di incontrare qualche svitato esaltato che potesse decidere di aprire il fuoco contro di loro o scatenare una sommossa collettiva. Aveva già provato la cosa e non ci teneva proprio a ripetere l’esperienza.

Lo stupiva sempre il terrore che gli Stanziali provavano nei loro confronti, un po’ lo lusingava anche, ma Lancer non era un topo stupido e sapeva che una città terrorizzata e con le spalle al muro poteva reagire in modo illogico alla presenza di un contingente di Erranti che cercavano di entrare, anche se erano stati invitati. Poteva solo confidare in Stoker, e sperare che non fosse una trappola come temevano gli anziani della tribù: di solito infatti, i contatti con gli Stanziali, avvenivano all’esterno della città, fosse anche solo per commerciare. Nessun Errante entrava dentro Serra.

Raggiunse l’hangar contrassegnato con il simbolo dei Freedom Fighters e rallentò respirando un po’ meglio. Detestava ammetterlo, ma aveva trattenuto il fiato durante tutto il percorso per la paura di essere attaccato… anche perché, quella volta, aveva accettato di portare con se qualcosa di molto prezioso… Quella città era così soffocante, con vie strette e angoli ciechi dovunque…. Ma come diavolo facevano a passarci tutta la vita, quei topi?

Mentre raggiungevano il piazzale prospicente alla struttura adibita a quartier generale, Lancer attivò l’auricolare impartendo le istruzioni per disporsi in modo tale da rendere più sicuro possibile il primo contatto: il momento più pericoloso.

Lanciò un’occhiata agli specchietti retrovisori per controllare che si stessero muovendo tutti in maniera corretta, e vedere come stava il suo avere più prezioso: suo figlio.

Il bambino era già molto abile, e aveva da poco affrontato la sua prima battaglia, e ucciso il primo nemico: era un cecchino nato, ma Lancer faticava ancora ad abituarsi all’idea che ormai era un combattente. Per quel viaggio lo aveva assegnato a Wristpin, un anziano guerriero , e adesso cercò il vecchio topo con lo sguardo, individuando subito la sua pelliccia argentea striata di marrone scuro. Dietro a lui il bambino stava comodamente appollaiato sulla sella… a gambe incrociate!

Lancer grugnì di disappunto e si leccò il naso come faceva sempre quando era turbato. Quante volte doveva ancora ripetergli che le moto si cavalcavano stando a cavalcioni?! Come pensava di fare a restare in sella se si fosse resa necessaria un’improvvisa manovra evasiva?!

Appena finita la riunione con gli Stanziali lo scindo in molecole! Si ripromise con un altro grugnito. Lo fa apposta! Ne sono certo!

Attivò l’auricolare impostando la chiamata singola e vide il bambino che si toccava l’orecchio destro per accettare la chiamata: “Se non tiri subito giù quelle gambe te le annodo! Così avrai una buona scusa per tenerle incrociate quando sei su una motocicletta” ringhiò sottovoce appena un ronzio lo avvertì che poteva parlare.

Il bambino ridacchiò: “Andiamo Lancer! Hai cose più importanti di cui occuparti! E poi mi tengo con la coda!”

Tipico.

Lancer chiuse la comunicazione bruscamente, progettando di fare i conti più tardi con il topino. In effetti il ragazzo aveva ragione: tutti topi presenti erano pesantemente armati e decisamente sulle spine.

Stoker rimase immobile lasciando agli Erranti e ai suoi compagni il tempo di studiarsi per qualche secondo, poi si tolse la tracolla del fucile che portava in spalla con gesti lenti e deliberati, dimostrando così che lui era perfettamente a proprio agio, e che, sebbene fosse pronto a reagire, non temeva i nuovi arrivati. Sperò che la sua pantomima nascondesse bene la tensione che gli torceva le viscere: se qualcosa fosse andato storto non avrebbero solo perso delle vite quel giorno, ma avrebbero condannato la città di Serra a un tremendo destino entro breve. Era un peso enorme quello che gravava sulle spalle del topo bruno quel giorno.

Si volse verso Defender, che stava al suo fianco, per porgergli il fucile, ma lui, normalmente sempre concentrato e lucido, era immobile con gli occhi sbarrati e fissava gli Erranti.

“Defender!” Sibilò pensando che fosse impazzito o, peggio, che fosse stato colpito in qualche strano modo, magari da un cecchino nascosto.

“Modo” sussurrò tremando di rabbia il grosso topo sfregiato.

Stoker si voltò e il suo manto scolorì di un paio di toni: non lo aveva notato prima, ma Lancer teneva saldamente stretto a se il figlioccio del suo luogotenente. Il generale afferrò il braccio del suo compagno cercando di non apparire sconvolto: le implicazioni della presenza di Modo sulla moto di un Errante erano piuttosto tetre…

“Calma Defender, un gesto e il bambino potrebbe essere spacciato, proseguiamo con il piano”

“Non capisci Stoker….. Modo e Camaro erano usciti con un gruppetto di ragazzi di Serra… erano in una decina…”

Stoker strinse i denti: agli occhi degli Erranti, quei bambini risultavano tutti guerrieri. E se avessero pensato di essere stati colti da un’imboscata? Non erano riusciti ad arginare il diffondersi della notizia ed ora l’intera città sapeva dell’arrivo di quella gente, perché i bambini erano stati lasciati uscire ugualmente?

Non importa, si disse fermamente, non ora. La situazione poteva scoppiare in una tragedia da un momento all’altro e lui doveva disinnescare la mina in fretta.

“Fidati di me, potrebbe non essere come sembra” disse a Defender: “Ti prego, fai restare tutti fermi, fallo almeno per Modo” Defender annuì e prese il fucile dalle sue mani.

Stoker si voltò e si incamminò lentamente verso il  suo vecchio amico. Si sentiva sull’orlo di un baratro, e la roccia sotto ai suoi piedi si stava sgretolando. All’improvviso tutto si era fatto molto più difficile. Tutto era pronto a disintegrarsi come un meteorite a contatto con l’atmosfera. Il cuore gli martellava furiosamente nel petto e la testa gli girava, troppi pensieri, troppe possibilità, troppe cose che potevano andare storte.

Rispetta il protocollo. Mostra a Lancer che ti ricordi ciò che ti ha insegnato.

Quando due o più tribù di erranti si incontravano, c’era un rituale che esse rispettavano, in modo che fossero subito chiare le intenzioni di entrambe, Lancer glielo aveva spiegato molto tempo prima. Rivangando quelle vecchie nozioni, Stoker si era tolto la sua arma più grossa per mostrare subito che non aveva intenzioni ostili, lasciando però le altre ai loro posti, chiaro segno che non si stava sottomettendo in nessun modo.

Respirò più facilmente l’aria polverosa della tarda mattinata, quando vide Lancer sganciare la tracolla del fucile che portava anche lui e lanciarlo al topo più vicino, ma senza lasciar andare Modo.
Il generale dei Freedom Fighters lanciò solo un rapido sguardo al piccolo prigioniero, cercando di capire in che condizioni era, sembrava stare bene, ma lui non poteva fermarsi ad osservalo bene: il protocollo non lo consentiva, doveva prima salutare il nobile presente e ignorare deliberatamente tutto il resto. Strinse i pugni e sperò di apparire solido e sicuro di se. Pregò ardentemente che il bambino capisse la situazione e non facesse sciocchezze.

Modo aveva capito benissimo la gravità della situazione, sentiva i muscoli del suo salvatore contrarsi ad ogni passo di Stoker per la tensione, che crepitava nell’aria attorno a loro come una tempesta magnetica, tanto forte da poterla quasi toccare. Sperò di fare la cosa giusta standosene fermo immobile.

Con la mano libera, Lancer si abbassò gli occhialoni quando il suo vecchio amico fu a pochi passi da lui, quindi attese cortesemente che facesse il primo passo, come imponeva il rituale.

“Salute Lancer, è da molto tempo che non ci si vede, noto con piacere che la Madre Marte ha mantenuto salve le tue anime” esordì Stoker maledicendo la propria voce un po’ tremula e la gola dolorosamente serrata. Nel silenzio irrequieto del piazzale le sue parole rimbalzarono tra le pareti di pietra e sull’asfalto caldo di sole.

“Salute a te Stoker, vedo che la Madre è stata propizia anche con te” la tensione si sciolse un po’.

Ok, metà della cosa è fatta. Ora, amico mio, vedi di non fare stupidaggini: voglio riportare a casa la pelliccia,  stasera. Pensarono entrambi allo stesso momento.

Lasciati scorrere i secondi richiesti dalla situazione formale, era ora che fosse il nobile a rivolgersi a colui che lo aveva salutato.

“Mentre venivamo qui abbiamo trovato qualcosa che pensiamo vi appartenga” esordì Lancer evadendo un po’ dal rituale puro, ma sapendo che era indispensabile fornire al più presto informazioni sul suo passeggero, prima che si scatenasse un inferno.

Stoker ora poteva guardare Modo, gli rivolse il sorriso più tranquillo che riuscì a produrre. Quando il bambino stava per aprire la bocca però, gli fece un cenno appena percettibile di restare in silenzio, e Modo obbedì, capendo che stavano tutti rischiando molto.

“ In effetti è il figlio di un mio caro amico, lo conosco” disse tornando a rivolgersi a Lancer.

L’errante dal pelo dorato sorrise: “Beh, allora sarà il caso che lo restituisca! Abbiamo trovato anche un altro ragazzino, non sembra gravemente ferito, ma questi due sono stati attaccati da alcuni disertori Plutarkiani, credo abbia battuto la testa: è svenuto.” Poi si rivolse ad uno dei sui compagni: “Engine! Vieni, Stoke li ha riconosciuti come suoi”

Il topo nero scese dalla sua motocicletta e si avvicinò portando Brema in braccio e consegnandolo a Stoker, mentre Lancer calò dalla moto Modo.

“Plutarkiani? Già così vicini?” domandò Stoker nel frattempo.

“Disertori” puntualizzò il suo interlocutore: “Disertori deceduti per essere precisi” aggiunse con un sorriso: “L’esercito vero e proprio è ancora lontano, ci siamo passati molto vicini quando eravamo ancora con il Campo Lento”

Stoker annuì, forse non era stato un disastro come sembrava, se si diffondeva la notizia che gli Erranti avevano salvato due bambini nel venire a parlamentare, l’intera città sarebbe stata molto più propensa ad accettarli… almeno sperava.

Modo si aggrappò alla gamba del generale, ma Stoker era in difficoltà: non poteva lasciare le formalità a metà senza offendere Lancer…

“Vai a portare i bambini alle loro madri, noi aspetteremo: c’è qualcun altro che credo dovresti conoscere”

…. A meno che Lancer stesso non gli consigliasse ufficialmente di fare altrimenti.

Il percorso per tornare gli parve ancora più lento, ora teneva in braccio un bambino che pareva morto!

Oh, Madre di Marte, ti prego, fa che non capiscano male!

“ Defender, chiama qualcuno dell’infermeria” disse ad alta voce così che tutti potessero sentire: “Questi bambini sono stati attaccati da un gruppo di Plutarkiani, Lancer e i suoi ce li hanno riportati interi, ma questo è svenuto”

Un brusio si fece strada tra le fila de Freedom Fighters, alcuni non credevano che fosse andata così.

Defender eseguì l’ordine ricevuto con efficienza, abbaiando ordini per far stare i soldati ai loro posti. Alcuni topi cominciarono a inveire contro gli Erranti, dicendo che erano stati loro a ferire il bambino…

Come in risposta alle preghiere del generale, Brema aprì gli occhi agitandosi ancora stordito: “Plutarkiani! Sono ovunque!” gemette.

“Va tutto bene, ora siete salvi” lo calmò Stoker. La notizia si diffuse tra i ranghi come un’onda di marea.

Allora era vero! Gli erranti erano venuti in pace! La speranza si riaccese luminosa.

Impiegarono un po’ a calmare la situazione e a far il punto.

“Siamo stati colti all’improvviso” spiegò Modo: “Ninja e gli altri stanno arrivando per il condotto a Nord, ma io sono tornato fuori per andare da Brema, poi le porte si sono chiuse e credo che agli altri non sia rimasto che tornare per il condotto”

“Si, mio figlio era con loro” confermò un topo color crema: “Ci è arrivata la comunicazione che avevate intenzione di entrare nel tunnel. Sei sicuro che tutti gli altri stiano bene?”

“Si, siamo rimasti fuori solo io e Brema” confermò Modo con voce ferma e guardando direttamente negli occhi il topo ansioso. Defender sentì un’ondata di orgoglio che lo travolgeva: il suo topino si stava comportando come un vero soldato, senza perdere la calma e la lucidità. Forse doveva parlare con Rose per rivedere le decisioni riguardo a lui e Lil’Hoss…

Poi arrivarono i soccorsi e nel caos che si formò Modo fu momentaneamente lasciato in disparte. Ne approfittò per osservare meglio i suoi soccorritori.

Sul fatto che fossero diversi non c’era ombra di dubbio. Anche le loro moto lo erano.

Le carene di ciascuno dei poderosi mezzi erano lucide e abbondantemente decorate da aerografie multicolori, da ogni pezzo sporgente pendevano fili di perline, campanelli, penne e persino teschi di piccoli animali. I copertoni erano artigliati e le parti visibili del motore parevano rivestite di una guaina traslucida, come un leggero campo di forza.

Ecco perché non grippano. Rifletté interessato. C’è un campo uguale a quello dei nostri caschi che protegge dalla sabbia ogni organo in movimento!

Poté vedere meglio anche il proprio salvatore: il suo manto risplendeva come bronzo lucidato nella luce del sole, la cresta svettava simile al cimiero di un elmo antico, un tatuaggio nero a linee affilate incorniciava l’occhio sinistro, mentre il braccio destro era avvolto in un intricato tatuaggio rosso e bianco che risaliva sulla spalla arrivando all’attaccatura della mascella. Decine di orecchini pendevano dalle orecchie, dondolando maliziosamente ad ogni piccolo movimento del capo. Aveva numerosi bracciali e collane di varie forme e materiali, e persino le antenne erano decorate da anelli dorati.

Tutti topi Erranti avevano uno strano modo di vestire: pantaloni larghi o scampanati, in alcuni casi tagliati sotto al ginocchio, quasi sempre strappati in diversi punti, tatuaggi di varie forme e colori decoravano i loro corpi muscolosi, gioielli di ogni tipo ornavano qualunque punto del loro corpo e stranamente, gli occhi di tutti erano segnati da una linea scura che li circondava, aumentando l’intensità dello sguardo.

 Un bambino scese da una delle moto nella retroguardia, accorrendo ad un ordine dell’imponente leader; sembrava la copia in miniatura di Lancer, solo che il suo pelo non mostrava tatuaggi, e i capelli erano raccolti in tante minute treccine, senza cresta.

Modo sgranò gli occhi quando il gigante fulvo assestò un potente scapaccione –apparentemente gratuito- al bambino. Scoppiò un animato alterco di cui però lui non poteva distinguere le parole. Il bambino stava rispondendo a tono a Lancer! Roba da matti!

“Modo, vai da tua madre” la voce di Defender interruppe i suoi pensieri: “Spiegale cos’è successo e dille di venire qui: i cunicoli sono sicuri, ma manderemo ugualmente una squadra per andare incontro ai tuoi amici. Penso che saranno spaventati e confusi, e potrebbero sbagliare strada”

Modo annuì e schizzò via. Sperava solo che sua madre non si sarebbe arrabbiata troppo….

Rose non sapeva se essere sconvolta, preoccupata o orgogliosa. Ma non era arrabbiata.

Modo era rientrato nella loro piccola casa da solo, e le aveva raccontato brevemente l’accaduto. Sembrava quasi vergognarsi del suo grande atto di coraggio. Nemmeno lei si era aspettata che la tempesta arrivasse così presto, e da quando era cominciata, stava ansiosamente accanto alla radio, nella speranza di ricevere una comunicazione dalla trasmittente che i bambini avevano con loro.

La topina lo strinse tra le braccia: “Oh, bambino mio! Sei un incosciente! Ma un incosciente di buon cuore! Sono così orgogliosa” gli disse quasi piangendo quando Modo le disse che anche Camaro e gli altri erano fuori pericolo, e che una squadra di Freedom Fighters stava andandogli incontro.

“Loro hanno radiotrasmettitori più potenti, ha detto lo zio, dice che appena li troveranno ce lo diranno subito”

Rose annuì e sedette con Modo in braccio per attendere la tanto sospirata chiamata.

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Appena entrambi i bambini si furono allontanati, Stoker tornò dagli Erranti. Lancer lo attendeva appoggiato al suo cruiser.

“Starà bene” esordì il generale: “I medici dicono che è stato più lo spavento che il danno fisico, si riprenderà presto”

Lancer annuì soddisfatto: “Bene. Ho portato con me i nobili della mia tribù e di un’altra che si è unita a noi per il viaggio verso il Campo dei Morti, sarò sincero Stoke, questa cosa non piace a nessuno: sarà una bella sfida. Ma siamo alle strette: i Plutarkiani hanno sterminato due intere tribù. Nessuno escluso. Abbiamo trovato i resti del massacro poche settimane fa. E si fanno ogni giorno più audaci. Dobbiamo fermarli. Ora”

Stoker si prese un attimo per assimilare le notizie.

“Ma passiamo ad argomenti meno tetri. Prima di cominciare a scannarci al tavolo delle trattative, vorrei presentarti mio figlio. Throttle”

Stoker abbassò lo sguardo verso il bambino. Throttle sembrava la copia in miniatura di Lancer: stesso manto bronzeo, stessi occhi color rubino, e stesso sguardo fiero e intelligente.

“E’ un vero piacere conoscervi Generale” esordì il topino, lanciando un’occhiata rapida verso le mostrine sulla giacca di Stoker, la sua voce non era debole o insicura come quella che avrebbe normalmente avuto un bambino nel presentarsi ad un adulto, e per tutto il tempo sostenne il suo sguardo senza la minima traccia di timore: “Mio padre mi ha parlato molto di voi”

Stoker non poté fare a meno di sentirsi a disagio, nel sentire dalla bocca di un ragazzino le parole che si sarebbe aspettato da un topo dell’età sua o di Lancer.

“E’ un piacere anche per me Throttle” rispose: “Ma niente Generale, solo Stoke. E preferirei anche che mi dessi del tu: spero diverremo buoni amici”

Throttle annuì e si rivolse al padre: “Allora, Lancer, fammi indovinare io sto di guardia alle moto, vero?” chiese sarcasticamente.

Il topo dorato scoppiò a ridere forte: “Brillante deduzione, Sgorbietto! Non voglio un novizio a parlamentare con gli Stanziali. Vai a dire agli altri di radunare le AI laggiù, e portaci anche Chanel” aggiunse, riferendosi alla sua moto.

Stoker osservò con un po’ di apprensione il bambino che si appoggiava faticosamente la motocicletta del padre al fianco e la spingeva nel punto indicato.

“Certo che i vostri bambini non rimangono tali molto a lungo…” commentò rivolgendosi all’amico. Throttle stava mettendo il cavalletto al pesante cruiser e poi si dedicò a raccogliere i fucili che gli stavano affidando gli altri Erranti, disponendoli tra le moto ordinatamente.

Lancer ridacchiò: “Non vuoi sapere chi è la madre?”

“Me lo diresti?”

“No, e tanto non sarebbe importante: se ne andò per la sua strada appena fu in grado di camminare, dopo il parto. Un vero esempio di spirito materno”

Stoker lanciò uno sguardo al suo sghignazzante amico. Che fosse stato dolore, quel lampo che gli aveva attraversato lo sguardo un attimo prima? Sospirò. Doveva essere stata dura per lui e per suo figlio.

Lancer scrollò il capo facendo tintinnare gli orecchini: “Bene, andiamo a sentire un po’ di ingiurie volanti?”

Il topo bruno sogghignò e fece cenno all’altro di precederlo. Quanto avrebbe preferito rincontrarlo solo per una birra….

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“E’ confermato Rose-mam’ sono tutti salvi ed in buona salute, solo un po’ spaventati” annunciò la voce di un soldato alla radio: “ Saremo di ritorno in un’oretta!”

La stessa comunicazione era stata fatta a tutti i genitori dei topini ritrovati, e in molte case si levarono sospiri di sollievo… e qualche promessa di punizione eterna…

Rose si volse verso Modo: “Sai, l’uscita del cunicolo è poco distante dal punto dove sono radunati Stoker ed i suoi, potremmo passare da loro per ringraziarli, mentre aspettiamo tuo fratello e gli altri bambini, mi piacerebbe conoscere il salvatore di mio figlio” cinguettò sorridente.

Modo la condusse verso le moto, ma la riunione era ancora in corso, e un folto gruppo di topi era radunato davanti alla porta per sapere subito cosa era stato deciso, il caos che generavano era assordante. Modo osservò per un po’ la madre che parlava con alcuni colleghi di Defender tra cui c’erano i genitori di Vinnie, poi si guardò attorno annoiato. Aveva fame ed era stanco: era stata una mattinata pesante e lui aveva una gran voglia di magiare qualcosa e poi fare un bel sonnellino. Quasi non credeva che fossero passate solo poche ore da quando di era alzato. Il suo sguardo si appuntò sulle moto radunate, come una mandria di animali, in cerchio. Sulla sella della moto nera sedeva il topino che aveva litigato con Lancer qualche ora prima; indeciso fece un passo verso di lui, se ne stava tutto solo e sembrava annoiato quanto Modo…

“Ciao” Disse timidamente.

Il topino bronzeo si volse verso di lui, scrollò le orecchie e si alzò in piedi sulla sella della moto accompagnato da un tintinnare diffuso di metalli e pietruzze che lo faceva sembrare quasi uno dei folletti delle storie che Rose raccontava a Modo e a Camaro. Non disse nulla, ma saltellò di sella in sella fino a raggiungere i margini della “mandria” di motociclette.

“Tu sei il ragazzino che abbiamo trovato nella tempesta” non era una domanda.

“Mi chiamo Modo” annuì imbarazzato lui.

Throttle saltò giù dalla moto più esterna e si tolse la tracolla dello strano fucile che portava, deponendolo contro la lucida carena.

“Throttle” fece porgendogli la mano. Ancora nessuno dei due sospettava quanto lontano quella stretta di mano li avrebbe portati, ne quanto sarebbe divenuta potente la fiammella di amicizia che aveva cominciato a rilucere tra loro.

“Non pensavo che gli Erranti avessero portato con se dei bambini…  sono molto… grato a te e alla tua gente per averci salvati” Modo non aveva molta familiarità con il linguaggio formale, ed era più abituato a fare conoscenza con una bella zuffa. Si sentiva un po’ in imbarazzo e non sapeva cosa dire, ma soprattutto, sospettava che trovare modo di avviare una rissa non era il modo migliore di comportarsi.

“Ah, io non ho fatto nulla. E’ stato Engine, il topo nero, che si è accorto di voi, e mio padre che ha deciso di fermarsi ad aiutare. Io sono solo un novizio, non ho meriti” sorrise Throttle incuriosito e attirato dallo strano bambino.

“Un novizio?”

“Certo, sono combattente da soli sei mesi, e non ho ancora raggiunto le dieci vite prese, e tu? A che quota sei?”

Modo si irrigidì: “Aspetta, tu combatti?! Hai… hai già ucciso qualcuno?”

“Beh, uno è sempre meglio che niente, e poi che pretendi? Sono in attività solo da sei mesi!”

Modo era frastornato, tutte le storie si stavano rivelando vere fino a quel momento: essi cavalcavano nelle tempeste di sabbia, facevano combattere i ragazzini, e, prima di potersi definire effettivamente guerrieri, dovevano prendere una vita per ogni anno che avevano passato come bambini…. E le mani di Throttle erano già sporche del sangue di una persona…. Scongiurò che si trattasse di un Plutarkiano.

“Modo?”

Il topino grigio si riscosse bruscamente: “Eh?”

“Volevo sapere che quota hai raggiunto tu” Throttle aveva incrociato le braccia sul petto e lo osservava con i suoi occhi scarlatti.
“Nessuna quota, sono solo un bambino”

“Aspetta, quanti anni hai?”

“Dieci”

“E non sei novizio”

“No”

“E non hai ancora riscosso vite”

“No” ridacchiò Modo nel vedere l’incredulità crescente del bambino di fronte a lui.

“Per tutte le mie anime! Non ci credo!” si impuntò l’altro: “Aspetta, quanti anni hai detto di avere?”

“Dieci” rispose pazientemente Modo.

Throttle si leccò il naso. Dieci anni. Come lui. E non era nemmeno novizio. A differenza di lui.

Ma che razza di gente erano quegli stanziali? Lasciavano i loro bambini completamente indifesi, senza insegnare loro a combattere? Bah…

Girò attorno al topino grigio studiandolo, certo che era un gigante per la sua età. Da adulto sarebbe stato un colosso. Inoltre gli piacevano i suoi modi pacati e il suo sorriso sincero. Ne vedeva pochi nei topi Stanziali che lo guardavano.

“Big Fella” mormorò tornando a porsi di fronte a lui.

“Come?”

“Big Fella. Sei grande per la tua età. Sono curioso, parlami degli Stanziali”


Spero vi sia piaciuto!
Se potete, lasciate un commento! Lo apprezzerò moltissimo!
A presto con il prossimo capitolo!

  
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