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Autore: Doe    22/03/2012    8 recensioni
Avevo finito di scrivere questa storia "Delena" l'anno scorso, ma per errore l'ho cancellata da EFP. Convincendomi che "non tutto il male viene per nuocere" ho deciso di revisionarla, ho apportato alcune modifiche e corretto eventuali errori e oggi ho deciso di ripubblicarla. Spero tanto che qualcuno decida di (ri)seguirla e lasciare anche solo un piccolo commento. Aggiornerò rapidamente.
La storia riparte dall'episodio 11 della seconda stagione di The Vampire Diaries, con Elena segregata in casa, con Damon a farle da "balia", e Stefan imprigionato nella cripta insieme a Katherine.
CONCLUSA.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - VERITÀ

 

Elena non riusciva a credere alle sue orecchie. Le parole di Bonnie non avevano alcun senso, per lei.

<< Bonnie, che... Che stai dicendo? Non capisco! >>, farfugliò con il telefono ancora in mano. Poi avvertì una presenza alle sue spalle e qualche farfalla, rimasta ancora sveglia dai precedenti momenti passati, si fece risentire nel suo stomaco, esibendosi in una danza che le fece venire la pelle d'oca, ma in senso buono.

Si voltò, alla ricerca di quel bel volto.

Damon la fissava incuriosito. Elena sapeva che aveva sentito perfettamente ciò che l'amica le aveva detto. Super udito, pensò sarcastica. Roba da vampiri.

Non riuscì comunque a non incantarsi nell'osservare quell'assurda bellezza diafana che era il suo viso, incorniciato da scompigliati capelli corvini, la mascella quadrata, gli zigomi con un leggero rossore che lei adorava, e due perfetti zaffiri, incastonati appena al di sotto delle sopracciglia arcuate. Le sfuggì un sospiro mentale.

<< Elena, sto venendo a casa tua. Ti spiegherò tutto con più calma, va bene? >>

Bonnie chiuse la conversazione senza aspettare che l'amica le rispondesse. Elena non si mosse, continuando a fissare Damon, con aria visibilmente sconvolta, il telefono ancora all'orecchio ad ascoltare dei Biip ripetitivi e infiniti.

Spazientito e preoccupato, Damon le tolse il telefono di mano. << Che succede? >>, chiese.

Ma era la domanda più sbagliata che potesse farle. Lei ne sapeva tanto quanto lui.

<< Non ne ho la più pallida idea >>, fece Elena, scandendo per bene la frase, come a volerne sottolineare ogni singola parola.

Poi notò qualcosa che, per un attimo, la allontanò dalla realtà, facendola sorridere mentalmente: quando era confuso o non capiva, Damon socchiudeva di poco gli occhi e gli si formavano delle minuscole rughe d'espressione, agli angoli di quelle due pozze turchesi. Adorabile, pensò.

Subito dopo si ritrovò a scuotere la testa, rimproverandosi. Bonnie ti ha appena detto che, quello che fino a ieri era ancora il tuo ragazzo, ti ha tradita veramente e tu commenti le rughe d'espressione di suo fratello maggiore?!

Però la notizia di Bonnie non aveva il minimo senso. Elena sapeva già che Stefan l'aveva tradita. Il succo di tutto stava nelle parole che Bonnie le aveva detto prima: "Credo che tra te e Katherine non vi sia alcun legame". Ma era impossibile che non ci fosse! Perché in quel caso Elena non sarebbe diventata Katherine, quella sera, e non avrebbe sedotto Damon.

Era questo che l'amica cercava di dirle? Che Elena aveva sedotto Damon di sua spontanea volontà, forse? Che lei lo desiderava a tal punto ma era, al tempo stesso, così in colpa per Stefan da costringersi a dimenticare quella notte? Aveva fatto tutto da sola, quindi?

Considerando ciò che provava in quei momenti, con Damon che la guardava, Damon che la sfiorava, Damon che le sorrideva o la abbracciava... Quella possibilità le parve molto più che probabile.

Scosse di nuovo la testa, realizzando che era impossibile. Che senso avrebbero avuto, altrimenti, le parole che Bonnie aveva detto dopo, e cioè "Stefan ti ha tradita, Elena. Ti ha tradita davvero"? Inoltre, Elena ricordava perfettamente la sensazione di quella potente scossa interna che l'aveva travolta quella sera, in cucina. Non aveva inventato nulla.

Era nuovamente confusa e scosse la testa per la terza volta. Si accorse che Damon guardava questo suo modo di fare con un sorrisetto di scherno, ad accompagnare lo sguardo curioso. Elena si costrinse a sorridere, dimenticandosi per un minuto del resto. << Cosa c'è? >>, sussurrò.

<< Niente. Starei ad osservarti, mentre pensi, per sempre, se potessi. Sei comica e... in un certo senso adorabile >>, rifletté.

Adorabile. Proprio come lei aveva definito lui appena un minuto prima. Questa volta il sorriso di Elena fu spontaneo e diede una leggera spinta a Damon, che ricadde sul letto, mentre entrambi ridevano.

Il sorriso di Elena si tramutò in rossore alle guance, mentre osservava Damon, sdraiato sul letto, con uno splendido sorriso sul volto e gli occhi azzurri accesi d'entusiasmo e eccitazione. Senza volerlo - o forse più che consapevole - Damon stava invitando il cervello di Elena a produrre pensieri su di lui che di casto avevano ben poco.

Cercò di ritrovare il lume della ragione e concentrarsi su ciò che era accaduto. Ma perché sembrava importarle così poco, in confronto a Damon? Anche a questo, si sarebbe risposta solo dopo.

Si fece seria. << Devi andare, Damon. Bonnie sta arrivando e deve parlarmi.. .>>

<< Lo so. Però voglio sapere anch'io cosa sta succedendo, quindi rimango. >>

Elena scosse la testa. << No, Damon, per favore. Riguarda me. Bonnie vuole parlare con me >>.

<< In questa storia ci sono dentro anch'io, quindi voglio sapere >>, ribattè, socchiudendo lo sguardo come quando stava perdendo la pazienza.

<< Damon, non voglio che tu rimanga qui, okay? >>

<< Perché? >>, chiese semplicemente lui.

<< Beh, perché... Perché, te l'ho detto. Riguarda principalmente me. Ti dirò tutto, dopo, se la cosa ti riguarderà, va bene? >>

Damon ignorò la sua proposta. << Quindi è per questo. Non centra niente il fatto che non hai il coraggio di dire alla tua amica di me e di te, vero? >>, la sfidò.

Elena si ritrovò senza parole.

<< Non importa >>, ribadì lui. << Me ne vado, visto che insisti >>.

Poi Elena lo osservò uscire dalla finestra così come, la sera prima, era entrato.

Avvertì il gonfiarsi delle lacrime agli occhi, ma le respinse con tutta la forza che aveva. Non aveva tempo, adesso, di occuparsi di Damon. Elena sapeva che era fatto così, ma che presto gli sarebbe passata. Si consolò con questo pensiero, mentre aspettava il suono del campanello ch annunciava la visita di Bonnie.

Non dovette aspettare molto e, quando lo udì, si precipitò giù per le scale. Ma, arrivata a metà rampa, si accorse che qualcuno l'aveva preceduta, aprendo la porta.

Jeremy stava baciando teneramente Bonnie sulle labbra e entrambi sorridevano. Elena spalancò gli occhi e si schiarì la voce, per far notare la sua presenza.

<< Oh Dio >>, esclamò Bonnie imbarazzata.

Elena guardò il volto paonazzo di Bonnie, poi quello appena imbarazzato - ma felice - di suo fratello, e fece un profondo respiro.

<< Okay, questo me lo spiegherai dopo >>, disse rivolgendosi all'amica. << Adesso sali in camera e spiegami ciò che mi hai detto per telefono, per favore >>.

Bonnie annuì e si affrettò a raggiungere l'amica. Si sedettero sul letto di Elena, a gambe incrociate, una di fronte all'altra, come facevano da sempre e come avevano fatto quando Bonnie le aveva confessato - e dimostrato - di essere una strega, mesi prima. Si fissarono negli occhi, poi Bonnie tirò un lungo respiro e iniziò.

<< Ricordi cosa ti avevo detto giorni fa? Che l'incantesimo è andato storto perché credevo ci fosse un qualche tipo di legame tra doppelgangers >>, si rispose da sola, continuando a fissare Elena negli occhi.

<< Beh, non ero affatto sicura della cosa, anche se non riuscivo a trovare un'altra spiegazione a ciò che era accaduto. Il cambiamento di Katherine... Il tuo... Mi sembrava la spiegazione più plausibile, ecco. Ma nonostante questo, volevo esserne certa, così in questi giorni ho fatto continue ricerche su doppelgangers e presunti legami tra essi, ma non ho trovato niente che potesse confermare la mia ipotesi. Così, affranta, ho cominciato a rileggere la formula magica sul grimorio, per cercare di capire e solo allora ho capito >>.

Bonnie, che aveva parlato tutto d'un fiato, prese respiro, cercando anche di temporeggiare in modo da trovare il coraggio che le serviva. Tirò fuori dal suo zainetto rosso un grimorio che Elena non riconobbe. Non era quello della nonna di Bonnie, ma prima che potesse chiederle spiegazioni, Bonnie parlò.

<< Elena, ho fatto un errore ridicolo! Eppure così orribile nelle sue conseguenze... >>, riflettè.

Aprì il libro delle ombre, cominciando a sfogliarlo rapidamente, fregandosene della carta che le avrebbe certamente sfregiato le dita affusolate. Si fermò ad una pagina e si avvicinò al fianco di Elena, per permetterle di guardare.

<< Questa è la formula. Lo vedi qui... E qui? >>, chiese indicando due diverse file di quelli che avevano l'aria di essere più stelline che normali asterischi.

Elena annuì. << Sai che tradurre la formula non è facile e io ero convinta di esserci riuscita, ma mi sbagliavo. Credevo che il nome di Katherine, la persona a cui cambiare personalità, andasse pronunciato per prima, al posto della prima fila di asterischi, mentre il nome della persona di cui Katherine doveva assumere il carattere, per secondo. Ma non è così! Avrei dovuto pronunciare prima il tuo e poi il suo, ma ho fatto il contrario! >>

Elena era ancora confusa. Cosa cercava di dirle, Bonnie? Una parte di lei, però, lo aveva già capito.

<< Elena, l'incantesimo l'ho indirizzato a te, non a Katherine, capisci? Tu sei diventata realmente Katherine - o almeno hai assunto la sua personalità. Ma lei non è mai diventata come te, perché non esiste alcun legame tra doppelgangers! Katherine ha solo sfruttato la sua innata abilità nel fare la sgualdrina, seducendo Stefan. Ma né a lei né a lui è successo niente di... magico. >>

Le parole di Bonnie erano ormai chiare a Elena. Eppure continuava e sentirle così lontane... Come se qualcosa disturbasse il suo udito. La voce dell'amica era solo un'eco distante e appena udibile ma che fece nascere in Elena una dolorosa consapevolezza.

<< Mi dispiace tanto, Elena >>, concluse Bonnie, stringendo l'amica in un abbraccio. Elena si lasciò abbracciare, con lo sguardo ancora perso nel vuoto e la mente sconvolta da quelle ultime rivelazioni.

Stefan l'aveva tradita. Niente ormai poteva giustificarlo. Lui era se stesso e Katherine anche. Nessun incantesimo. Stefan l'aveva tradita davvero.

 

 

Quel pomeriggio, Elena viaggiava per raggiungere la pensione dei Salvatore. Aveva preso la sua decisione. Ormai tutto era chiaro, ogni cosa che era successa aveva trovato una spiegazione; ogni tassello di quell'ingarbugliato puzzle di magia, tradimenti, sentimenti e orrore che era stata la sua vita in quegli ultimi giorni, adesso si incastrava perfettamente, e Elena riusciva a vedere chiaramente ciò che aveva preso forma sotto i suoi occhi.

Nel suo inconscio, l'aveva sempre saputo, si rese conto. Ma aveva cercato di respingere quei pensieri, considerandoli sciocche paranoie di una fidanzatina gelosa. Adesso invece sapeva, e il fatto che la cosa non le faceva male, come invece avrebbe dovuto, le confermò che un'altra scelta era presa.

Ma a quella avrebbe pensato più tardi.

Scendendo dall'auto e dirigendosi verso l'ingresso della pensione, Elena ritrovò la sua sicurezza, la sua forza e la sua determinazione. In fondo, come si divertiva a ripeterle sempre Katherine, era una Petrova.

Bussò alla porta in legno. Pochi istanti e questa si aprì.

Elena si trovò di fronte un volto triste, scuro. Gli occhi verdi di Stefan erano rabbuiati, il vampiro puzzava di alcool. Difficile dire se fosse Stefan a reggere in mano un bicchiere di Whisky o se fosse il bicchiere a reggere lui, talmente sembrava debole. Non doveva essere andato a caccia da un po'.

<< Ciao >>, lo salutò Elena, seria.

<< Damon non c'è... Se stai cercando lui >>, gracchiò Stefan.

<< Veramente cercavo te >>, disse Elena, dura.

Lo sguardo di Stefan sembrò accendersi di speranza, ma nel vedere il volto di Elena, ancora così duro e composto, si rispense. Si fece da parte, lasciandola entrare in casa.

Elena si diresse in salotto e aspettò che Stefan la raggiungesse.

<< Cosa vuoi? >>, le chiese a distanza, senza guardarla negli occhi.

<< Parlare di ciò che è successo >>.

<< Sai già cosa è successo >>.

<< Sì, questo è vero >>, confermò Elena. << Ma tu no >>.

Stefan la guardò, confuso. << Che stai dicendo? >>

<< Dico che tu non sai realmente quello che è successo. Io stessa l'ho scoperto poco fa. E penso sia giusto, per te, saperlo >>.

Stefan ancora non capiva e guardava Elena come fosse pazza. Elena ignorò quello sguardo e continuò.

<< Stefan, Bonnie è venuta da me, questa mattina, dicendomi che si era sbagliata, che non è possibile che esista alcun legame tra doppelgangers, che nessun libro e nemmeno internet accennano a qualcosa di simile. Perché non esiste nessun legame, ecco perchè >>.

<< Cosa?! >>, esclamò Stefan incredulo, ma Elena non lo lasciò continuare.

<< Bonnie ha fatto un errore durante il suo incantesimo. Lo ha indirizzato a me, anziché Katherine. Quindi l'incantesimo ha avuto effetto su di me, mentre Katherine era semplicemente se stessa >>.

Stefan era sconvolto, ma non osava scuotere la testa per negare. Era confuso, guardava Elena con occhi e bocca spalancati, ma sembrava che una parte di lui avesse compreso quale fosse la verità.

<< Stefan, sei... andato a letto con Katherine di tua spontanea volontà. Lei non era me, non lo è stata neanche per un attimo, e tu eri te stesso >>.

<< Ma non è possibile >>, balbettò Stefan. << Katherine... Lei è svenuta... >>

Elena fece un sorriso triste. << E' Katherine! Lo sai quanto è brava come attrice. Anche se non credo nemmeno che sia stato solo merito suo >>.

Gli occhi di Stefan si socchiusero, mentre cercava di dare un significato a quell'ultima frase.

Elena andò in suo soccorso. << Tu la ami, Stefan. Non hai mai smesso di amarla >>. Stefan aveva preso a scuotere la testa, con sguardo addolorato, così Elena eliminò la distanza tra loro e gli prese il volto tra le mani, guardandolo negli occhi. 

<< E' così, Stefan. Non devi negarlo, è così >>. Stefan smise di scuotere la testa e lasciò scorrere le sue lacrime.

<< Io amo te... >>, disse insicuro.

Elena sospirò. << Forse. Ma niente ci vieta di amare più di una persona contemporaneamente >>.

Poi gli accarezzò il viso. Vederlo così debole, così insicuro, così vulnerabile, gli scioglieva il cuore. << Stefan sta tranquillo. Va bene così. Tu la ami e lei ama te. Va tutto bene. E anch'io ho capito chi amo, Stefan >>, aggiunse.

Era vero. Elena non aveva più dubbi. Lo aveva capito quella mattina, dai suoi pensieri, dal modo poco razionale - e molto poco "da Elena" - con cui si era comportata, dalle reazioni che aveva quando lo vedeva, quando gli parlava, quando lo fissava negli occhi, quando respirava il suo odore, quando percepiva il calore del suo corpo...

<< Addio, Stefan >>, sussurrò al vampiro in lacrime, prima di uscire da quella casa e soprattutto dalla sua vita, per sempre.

Si rimise in macchina, prendendo una nuova decisione. Voleva partire, allontanarsi per un po'... e al tempo stesso voleva trovare lui.

Ma prima di mettere in moto, afferrò qualcosa dalla borsa, un quaderno dalla copertina scura, che conteneva tutta se stessa.

Il suo diario.

Lo aprì e scrisse poche parole, giusto una frase in effetti.

 

Caro diario,

mi sono innamorata di Damon.

 

Poi mise in moto, diretta ad Atlanta.

 

___________________________________

L'Angolo dell'Autrice

Vedo con piacere che lo scorso capitolo ha avuto più recensioni. Vi ringrazio di cuore :)

Spero che anche questo sia di vostro gradimento. Il prossimo (tra 2 giorni) sarà l'ultimo, cui seguirà un epilogo.

Baci,

Lisa

   
 
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