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Autore: red queen    23/03/2012    7 recensioni
Law ha dei nuovi amici che a Kidd non piacciono per niente.
Attenzione! SPOILER manga cap. 659
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il caro doc si è dato alla carriera di shichibukai. Visto che gli shichibukai sono considerati cani della Marina dagli altri pirati, ho immaginato che Kidd non prendesse la notizia troppo bene…Bhè poi magari si calma, lo sappiamo come è impulsivo il nostro rosso ;)
 
Quella che segue è una cosina scritta di getto. Potrei (o non potrei) postare una versione riveduta e corretta tra qualche giorno nella mia nuova casetta, qui
http://silent-willow.livejournal.com/  :)
 
 
 
 
Kidd camminava su quella landa ghiacciata imprecando senza ritegno, detestava il freddo e decise di infilarsi per bene la pelliccia. Non ci avrebbe fatto una gran figura a morire assiderato prima di riuscire nel suo intento di dire due parole a Trafalgar. Sebbene la rabbia che aveva dentro fosse già da sola sufficiente a tenerlo al caldo.
 
Comunque l’ultima cosa di cui aveva bisogno era una ramanzina post mortem da parte di Killer, che lo aveva guardato allontanarsi, immobile sulla nave, più glaciale della stessa Punk Hazard, con le braccia conserte e con un’aria generale di massima disapprovazione.
Il suo vice non era d’accordo con quella ‘spedizione’ tanto per cominciare, e più ancora non era d’accordo a lasciarlo vagabondare da solo su quell’isola sconosciuta. Non ne aveva fatto mistero, ma alla fine Kidd si era imposto. La nave e la ciurma non potevano restare contemporaneamente senza capitano e senza vice, proprio perché quello era un luogo ostile, e poi la faccenda con Trafalgar riguardava solo lui, non voleva testimoni e di aiuto non ne aveva bisogno.
 
Non ebbe problemi a trovare l’ingresso al laboratorio di Law, ma Eustass si fermò un istante prima di entrare. Quel posto era lugubre, veramente perfetto come temporanea residenza di uno che si era pienamente guadagnato l’appellativo di Chirurgo della Morte. Oltretutto la persona che si sarebbe trovato di fronte di lì a poco non era più quella che conosceva. Sempre, si chiese in quel momento Kidd, se l’avesse conosciuto davvero anche prima.
 
Alla fine, non volendo indugiare oltre in quel vento glaciale, il pirata ruotò la maniglia, pronto a fare appello al suo potere se l’avesse trovata chiusa come si aspettava. Ironia della sorte, l’intero portone era fatto di ferro; nonostante le dimensioni sarebbe stato un gioco da ragazzi, per lui, liberarsi dell’ostacolo. Pareva quasi che fosse un invito a giocare uno di quei giochi contorti che a Trafalgar piacevano tanto. Ma la maniglia girò facilmente sul proprio perno e il battente si scostò pian piano, così l’unico ostacolo che Kidd incontrò, fu il semplice peso di quella gigante lastra grigia.
 
L’interno non era poi molto più caldo e Kidd represse un brivido. Fece alcuni passi verso il centro dell’ampio ingresso e si guardò distrattamente intorno. Lo spettacolo che si trovò di fronte avrebbe fatto fuggire urlando molti uomini, ma non lui. Trafalgar Law aveva consegnato alla marina i cuori di cento pirati, che avesse imprigionato altrettanti corpi in una morsa di ghiaccio lungo tutte le pareti, non costituiva per Kidd una grande sorpresa.
 
“Ti piace l’arredamento?” Una voce familiare arrivò dalle sue spalle dopo qualche istante, facendolo sussultare appena. C’erano solo pochi metri tra lui e la porta, da dove era arrivato Trafalgar? Ma poi si accorse che anche di quello non c’era poi da stupirsi, Law aveva sempre saputo muoversi silenzioso come un gatto.
 
Esitò ancora qualche istante prima di voltarsi verso di lui, Kidd, perché erano passati due anni da quando si erano visti l’ultima volta, e molte cose erano cambiate. Non sapeva che effetto gli avrebbe fatto rivedere Law, anche se era arrivato fino al Punk Hazard apposta per quello scopo.
 
Ma voltare le spalle a quell’uomo non era mai una buona idea, quindi alla fine Kidd girò sui tacchi finchè non gli fu di fronte. Anche nella scarsa luce di quell’ambiente macabro, quello che si trovò davanti agli occhi gli fece mancare un battito.
 
Il lungo cappotto scuro, la fedele nodachi sempre al suo fianco, gli occhi blu ancora più gelidi di come li ricordasse, lo sguardo ancora più tagliente. Law era lo stesso e pure non lo era più, e se non nell’aspetto fisico, la differenza era nell’espressione del suo volto. Dove era finito quell’odiatissimo sorrisetto ironico che mandava al manicomio Kidd, che gli faceva desiderare spazzarglielo via dalla faccia e al tempo stesso saltargli letteralmente addosso? E quella scintilla di malizia nei suoi occhi, che si accendeva ogni volta che Law posava lo sguardo su di lui, sebbene probabilmente non se ne rendesse neppure conto? E il lungo soprabito nero magari gli dava anche un’aria più temibile, ma Kidd aveva imparato ad apprezzare a dovere il modo in cui i vecchi jeans di Law avvolgevano le sue lunghe gambe, stringendo proprio nei punti giusti.
 
Ma Trafalgar stava ancora aspettando una risposta alla sua domanda, sebbene retorica, mentre lo osservava con un certo distacco, quasi con disinteresse, facendo montare ancora di più la rabbia nel cuore di Kidd.
 
“Vedo che c’è ancora qualche spazio libero” lo provocò il rosso. Che Law sapesse che di quella sua aria marziale non gliene fregava assolutamente niente. Non era stato con le mani in mano neppure lui negli ultimi due anni. La sua abilità e la sua forza erano aumentati almeno quanto quelle del moro e non aveva paura a sfidarlo. Che ci provasse ad usarlo per decorarsi le pareti, Kidd avrebbe colto l’occasione per fargli capire esattamente cosa pensava della sua nuova ‘carriera’.
 
Law comunque non raccolse la sfida. “Che sei venuto a fare qui, Eustass?”
 
Subito al sodo, dunque, meglio così, i convenevoli non avevano mai fatto per loro.
“Volevo vedere con i miei occhi. Shichibukai. Tsk, che squallore.” Kidd si concesse un sorriso amaro.
 
“Non sono affari tuoi.” La risposta di Law, in qualche modo punse sul vivo Kidd. Perché Trafalgar in fondo aveva ragione, però in un certo senso una volta cose come quelle erano stati affari suoi. Aveva dato per scontato che si sarebbero fatti strada nel Nuovo Mondo rincorrendosi, sgomitando, mettendosi i bastoni tra le ruote l’uno con l’altro, ma comunque sempre insieme. Ma a quanto pareva era stato l’unico a pensarla così, e adesso si sentiva un perfetto imbecille. La cosa lo mandava in bestia.
 
E pure decine e decine di volte Law gli aveva dato modo di credere a quella bugia, quando se la rideva di gusto a sue spese, ma Kidd sapeva che sarebbe stato sul chi vive nell’attesa di una sua contromossa.
Quando avevano combattuto fianco a fianco, cercando al tempo stesso di primeggiare l’uno sull’altro e di difendersi a vicenda. Erano stati una forza inarrestabile, allora.
E poi quelle volte in cui Law era sotto di lui, e il suo corpo era caldo come la sabbia dell’isola dove Kidd era nato, il suo sguardo altrettanto rovente.
 
Incrociò le braccia al petto, in un inconscio tentativo di proteggere il suo cuore da quei ricordi.
 
“I cuori di cento pirati,” disse fingendosi impressionato, ma non lo era affatto, infondo Law si era preso il suo prima di tutti gli altri, molto tempo addietro “hai regalato anche quelli della tua ciurma ai tuoi nuovi amici?”
 
Questo, almeno, suscitò una reazione in Law. Il suo sguardo si fece più sottile e ostile. Kidd sapeva che Law non aveva fatto fuori i suoi per ottenere il titolo di shichibukai, ma sapeva anche che l’ex pirata era da solo su quell’isola, e anche se indossava ancora il vecchio jolly roger, non aveva idea se quei ragazzi fossero ancora legati a lui o meno, se avessero approvato la decisione del loro capitano di allearsi con la Marina o se l’avessero detestata proprio come Kidd la detestava.
 
Trafalgar non volle degnare quella domanda di una risposta, comunque.
“Magari potrei consegnargli il tuo, sicuramente ne ricaverei una bella somma”, disse invece, serio in volto. Kidd quasi sperò che ci provasse. Uno scontro tra di loro, a quel punto, sarebbe stato incerto nell’esito, ma sicuramente distruttivo come quello tra Aokiji e Aka Inu, che aveva ridotto quell’isola nell’inferno di fuoco e ghiaccio che era diventata, ma gli avrebbe fatto togliere lo stesso qualche bella soddisfazione.
 
“Già, una bel premio dai tuoi nuovi padroni” rispose allora Kidd, sperando che quelle parole facessero male a Law quanto ne stavano facendo a lui. Si erano sempre detestati tanto quanto si erano amati, si erano sempre fatti la guerra, ma come pirati si erano anche sempre rispettati e il loro amore per la libertà, l’avventura, il mare, li aveva uniti. Adesso invece gli sembrava di avere di fronte un estraneo a cui non aveva più nulla da dire. Uno che aveva tradito la loro causa comune, che era passato dalla parte del nemico più odiato e per cosa, poi, Eustass ancora non l’aveva capito.
 
Che Law avesse anche tradito lui, in qualche modo, o almeno le sue aspettative, Kidd non aveva mai voluto ammetterlo, nascondendosi dietro mille pretesti, ma la delusione era stata lo stesso cocente.
 
Law ebbe tempo di fare un solo passo verso di lui, Kidd lo considerava un cane della Marina e le sue parole lo avevano fatto infuriare al punto da volerlo attaccare. Ma Eustass era ancora più arrabbiato di lui e fu più veloce. Si avventò a sua volta contro l’altro e lo afferrò per il bavero, scaraventandolo contro il portone di ferro con un forte tonfo. Se Law voleva battersi poteva benissimo accontentarlo.
D’istinto il moro chiuse gli occhi contro il dolore che gli aveva provocato l’impatto, ed ebbe bisogno di un paio di secondi per recuperare il fiato. Quel brevissimo lasso di tempo fu sufficiente perchè Kidd cambiasse idea. In fondo non ne valeva la pena. Non più.
 
Poi Law riaprì gli occhi giusto, in quell’istante, e i due si ritrovarono faccia a faccia a pochi millimetri di distanza. Il tempo sembrò fermarsi.
 
“Ti conviene lasciarmi andare” sibilò Trafalgar tra i denti, riportando entrambi alla realtà. Con la coda dell’occhio Kidd riuscì a notare che stava iniziando a estrarre la spada scostando il fodero dall’elsa con il pollice. Quindi faceva sul serio.
Quello non era uno dei soliti no di Law, che in realtà volevano dire si, e che tante volte in passato avevano preceduto lunghe notti di passione. Però le parole erano esattamente le stesse, così come la carezza del suo respiro caldo, e Kidd non seppe resistere.
Baciò Law avventandosi sulla sua bocca e lo sentì sussultare sotto di sé. Evidentemente aveva colto di sorpresa tutti e due.
 
Law cercò di ribellarsi e di respingerlo, ma Kidd riuscì a sfruttare l’elemento della sorpresa e bloccò i suoi polsi contro il metallo gelido, continuando a mordergli le labbra, ad accarezzare la sua lingua con la propria, avvicinandosi ancora di più a lui finchè i loro corpi non furono completamente schiacciati l’uno contro l’altro.
Lentamente sentì che le proteste di Law si facevano meno convinte, fino a cessare quasi del tutto. Il suo corpo era ancora teso sotto quello di Kidd, ma almeno non stava più cercando attivamente di liberarsi.
 
Per un attimo, uno solo, fu come se nulla fosse mai successo, come se il tempo non avesse cambiato troppe cose. Ma fu, appunto, solo un attimo. Quando i due furono costretti a separarsi per respirare, l’incantesimo si spezzò e la realtà tornò prepotente ad incombere su entrambi.
 
Kidd allora indietreggiò di un passo, cercando, con scarsi risultati, di farlo con la massima naturalezza possibile. Non era andato lì per quello. Ci era andato perché non aveva potuto veramente credere che Law fosse diventato uno shichibukai, anche se sapeva fin dall’inizio quale fosse la verità. Ma ora che si era tolto ogni dubbio, non aveva più nulla da fare in quel posto dimenticato da dio e dagli uomini.
 
Rifilò a Trafalgar un ultimo sguardo disgustato, forse sperando di veder spuntare su quelle labbra ancora così maledettamente invitanti un piccolissimo sorriso divertito, che gli dicesse che non era vero niente, che ci era cascato come un idiota. Allora lo avrebbe massacrato di botte per avergli fatto prendere un colpo, e poi se lo sarebbe fatto fino allo sfinimento.
Ma non accadde niente del genere. Law ricambiò il suo con uno sguardo vuoto e distante, ma non disse nulla. Kidd scosse la testa, sputò a terra e se ne andò senza voltarsi indietro.
 
Non si chiese perché Trafalgar non lo seguisse per punirlo di quella intrusione o perché non avesse opposto più di tanto resistenza al quel bacio. Kidd era convinto che avrebbe potuto batterlo se si fossero scontrati, ma Law era comunque un avversario forte e se avesse voluto ribellarsi davvero, lo avrebbe fatto.
 
 
Ad ogni modo Eustass aveva deciso di non pensare più né a lui, né a tutta quella faccenda. Se mai Trafalgar avesse cercato di fermarlo, o peggio di arrestarlo, gli avrebbe fatto capire una volta per tutte cosa pensava di lui, e la cosa sarebbe finita lì.
Si diresse a rapide falcate verso la sua nave. La sua ciurma lo aspettava, e c’erano ancora migliaia di avventure, lì fuori, che aspettavano solo di essere vissute.
 
Quando salì di nuovo a bordo vide il suo vice rilassarsi visibilmente. Più tardi ne avrebbe riso, ma in quel momento aveva una gran voglia di bere. Diede disposizione di salpare e si diresse sottocoperta.
Killer diede gli ordini necessari, e guardando la schiena di Kidd che si allontanava, pensò che non aveva mai odiato Trafalgar Law tanto quanto stava facendo in quel momento.
 
 
 
 
 
 
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Sob! Mi sono depressa da sola scrivendo questa fic ^^’ Quindi ringrazio doppiamente chi ha letto tutto senza suicidarsi! La parte divertente è che non ho idea di cosa stia facendo Kidd a questo punto della storia, quindi questa one-shot è abbastanza campata in aria…Solo che la Musa non mi dava tregua e ho dovuto accontentarla ;)
   
 
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