PerdutaNelTempo
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𝓟𝓮𝓻 𝓶𝓮, 𝓲𝓷 𝓾𝓷𝓪 𝓫𝓾𝓸𝓷𝓪 𝓹𝓪𝓰𝓲𝓷𝓪 𝓭𝓲 𝓹𝓻𝓸𝓼𝓪, 𝓼𝓲 𝓼𝓮𝓷𝓽𝓮 𝓵𝓪 𝓹𝓲𝓸𝓰𝓰𝓲𝓪 𝓮𝓭 𝓲𝓵 𝓻𝓾𝓶𝓸𝓻𝓮 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓫𝓪𝓽𝓽𝓪𝓰𝓵𝓲𝓪. Narro delle avversità, fortune e sciagure che videro interprete l'Italia ed i domini stranieri, prima e dopo la nascita di Cristo. Studiandone e sviscerandone per lunghi anni le memorialistiche e vagliando documenti, atti, fonti pubbliche e private d'ogni evo, ho intentato di ritrarre ed inscenare quel che in esse vi fosse di confidenziale, implicito, anche passionale dell'archetipo trattato. Ogni evento da me esposto, anche fittizio o favoleggiato, è metodicamente mistificato dai principi e dalla mondanità del tempo. Il mio proposito non è mai quello di millantare una personalità piuttosto che un'altra, se non elargire suggestioni, tendenze ed avvenimenti consunti dai secoli, della spinosa rivoluzione universale, così come superbamente credo l'abbia vissuta chi vi prese parte, ricavandone la storia italiana e quella oltreoceano, in tutta la sua aggrovigliata complessità. E così il mio senno privo di intelletto erra ovunque: nelle corti, nei campi, nelle battaglie e nelle congiure, origliando conversazioni, pedinando gli infami e spiando gli amanti attraverso le finestre, riesumando ogni arcano, senza mai - ed ahimè, qui mento! - favorire il disertore o l'eroe, o che sia la dama o il traditore. Colgo perciò quel che fu, lo rendo ciò che più non è. Al lettore chiedo null'altro che presagio della mia granitica morale e fermo onore, affinché il mio essere possa parvi non troppo oscuro, sfuggente ed efferato. La mia, non è una visione astratta dell'esistenza umana, ma una concezione di vita, per la quale mai mi dissento da ciò che scrivo, compongo, scolpisco o dipingo, sempre in nome della patria e della giustizia, negli ultimi suoi tormentati giorni di probità. Quanto a me, oh, tanto grama e miserabile fu la mia vita, che non merita d'essere narrata.
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