Ritornando al discorso principale: quella giornata era una merda.
Perché Sora parlava a raffica mentre lui cercava di non ascoltarlo e solo Dio sapeva come avrebbe voluto tappargli la bocca, perché Riku e Roxas discutevano da una vita di cose che lui era troppo stupido per capire e quindi si sentiva tagliato fuori ed era geloso, ma così tanto che tra poco gli sarebbe esploso il cervello e poi quelle due tipe gironzolavano per casa e “Oddio, ma questa è vaselina?”, come se trovarla in casa di due froci fosse strano e sorprendente quanto trovare il Santo Graal nel salotto di sua nonna, usato come lettiera per il gatto obeso.
Ma andiamo.
[Seguito di: 'Obbiettivi appannati']

Roxas annuisce. Si tira su ed afferra il cappotto, preme forte i palmi sugli occhi arrossati e tira in su gli angoli della bocca.
Sorride: ne ha bisogno sul serio.
Ehi, sono Axel. Non posso rispondere al momento, quindi lascia un messaggio e ti richiamerò.
Promesso.
[AkuRoku accennata]

Elenie piange, la notte, quando è stanca ed i pensieri non sono nemmeno più coerenti, così ognuno ne tira dietro un altro come fossero anelli di una catena indistruttibile; piange la notte perché nessuno la senta, perché quando il mattino dopo sorriderà al mondo nessuno si chiederà se è davvero felice oppure no.

Non era così in ansia ed in imbarazzo da… da mai, ecco. E Zexion continuava a fissarlo così intensamente da fargli ribaltare lo stomaco in una sensazione terribilmente spiacevole, tanto per peggiorare la situazione; se un attimo stava rabbrividendo dal freddo, adesso stava sudando freddo.
«Mi stai chiedendo di baciarti, Demyx?».
Detta così, lo faceva sembrare anche un maniaco; incompetente, per giunta.
[A Syranjil Sarephen, perché ssssì]

Tra le tante cose, Kairi ama le belle giornate.
Più di tutto, Naminé ama disegnare.
[Double Drabble: 220 parole.]

«Sono davvero bellissime» gli disse un giorno, non riuscendo a rimanere in silenzio; l’acqua che girava tutt’intorno era sparita in una pioggerella leggera, assieme al vibrare delle corde.
«Ti ringrazio» sorrise Demyx, e Roxas si trovò a sentire caldo alle guance.
Non era come quelli che aveva visto altre volte, quel sorriso; in qualche modo era più bello, più sincero, delicato e spiazzante proprio come la bellezza della sua musica.
Probabilmente quello era il primo vero sorriso che vedeva, e gli piaceva moltissimo.

«Sion, guarda che è perfettamente normale. Hai sedici anni, i tuoi ormoni sono ancora in agitazione ed il tuo corpo in pieno sviluppo, è naturale provare attrazione verso un essere della nostra specie a quest’età. Inoltre, il tuo corpo è fisiologicamente predisposto verso l’attività sessuale».
Con un gemito mal trattenuto – non può dire certe cose con quella calma, non può! –, nascondendo il volto tra la mano, il ragazzo respira forte, mordendosi le labbra.
«Mi prenderà a pugni» borbotta.
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[Personaggi: Sion, Nezumi, Safu - Paring: Nezumi/Sion]

«Perché mi hai chiamato, vecchio? Non ho tempo da perdere, io» gli rinfacciò, grattandosi la punta del naso, prima di incrociare le braccia contro la camicia sudicia.
Probabilmente Inukashi non aveva neppure dei sogni, pensò, mentre mostrava i soldi e l’elenco di notizie che gli servivano e che non era riuscito a procurarsi grazie alle sue puttane.
O magari li aveva, ma erano ancora sotterrati lì, tra il catrame e il terreno di quella città rinnegata, così in fondo che non riuscivano ad arrivare alla luce: ma era questione di tempo, perché è solo e soltanto grazie a fango e sterco che i fiori riescono a nascere, non possono farlo di certo su un pavimento di diamanti.
[Rikiga/Inukashi (?)]

Ai primi tempi, quando era arrivato lì, lo sguardo austero del Burattinaio Mascherato lo aveva spaventato, turbato, come se lo mettesse a nudo: erano così vitrei che, nel guardarli, non vedeva altro che se stesso, riflesso in quei pozzi dalle mille gradazioni di blu.
Ma adesso, adesso che sentiva il suo respiro caldo e calmo battergli sul viso – sulla bocca – non poteva far a meno di rendersi conto che l’argento di quegli occhi si era sciolto, che il cobalto non era più gelido ed asettico, ma incandescente, in qualche modo che non riusciva a spiegarsi. Probabilmente il blu era il colore più caldo del mondo.
[A Syranjil Sarephen]

Odiava ogni tipo d’indecisione, le incertezze ed i tentennamenti in tutto ciò che lo circondava. Odiava l’alba ed il tramonto, i tempi miti delle stagioni di mezzo; odiava quella città grigia che non aveva il coraggio di decidere s’essere bianca o nera e tutte le persone invisibili che l’abitavano: gente leggera come nebbia, che al primo sbuffo di vento volava via, come le foglie rinsecchite ed opache d’autunno.
Era per questo che Axel adorava i suoi capelli rossi ed i suoi occhi verdi.
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Una volta aveva venduto della roba ad un bambino di dieci anni che diceva servisse alla madre. Riku aveva trovato la scena quantomeno grottesca, divertente in un certo senso: si era ricordato quando la sua lo mandava dal panettiere a comprare i panini per il pranzo, oppure a prendere il latte; non aveva la più pallida idea di cosa quel bambino avrebbe davvero fatto, ma l’idea che quel che aveva detto fosse vero lo faceva divertire come un dannato.
[AkuRoku-RiSo principali] [AkuSo-RikuRoku secondarie]

«Oh, ragazzino, aspetta» il ragazzo lo fermò, correndogli dietro e bloccandolo a qualche metro dal Blanc et Noir; infilò una mano in tasca, tirandone fuori una cannuccia verde «Ne ho trovata una, tieni» fece porgendogliela, poi lo salutò sventolando una mano e rientrando nel bar.
Saïx, alle sue spalle, non poteva far a meno di ridere, ed anche Zexion in realtà sorrideva, ma per un motivo ben differente: era la prima volta che qualcuno provvedeva ai suoi capricci col sorriso sulle labbra e con l’aria di chi è terribilmente soddisfatto.

Axel rimase in silenzio, poi gli sfiorò appena il mento con due dita per alzargli il volto e farsi guardare negli occhi.
«Se… se Sora facesse quello che fai tu, saresti contento?» il ragazzo scosse la testa, tenendo puntato lo sguardo nelle iridi verdi «E come credi che Sora possa esserlo, se tu lo fai?»
«Infatti non voglio che lo sappia, non me lo perdonerebbe» sbottò, sottraendosi da quel leggerissimo contatto «Quindi… per favore, faccia finta di non sapere nulla e di non avermi mai visto, dottor Parker» Roxas si alzò, posando i soldi sul tavolo «È stato un piacere» aggiunse, prima di mettere le mani in tasca, prendere il casco e cercare di ricordare la strada per arrivare all’ospedale.
[A Baka Kappa]

«E la lingua ti è diventata più acida di sempre.»
Oh, notizia esclusiva, gente: Riku ha parlato!
«L’ho tenuta a bagno nel cianuro» rispose, ricevendo in risposta un sorrisino divertito che non gli piacque per niente.
O che forse, effettivamente, gli piacque fin troppo; impressione che Axel, al suo fianco, dovette cogliere, visto che gli tirò una gomitata dritta nelle costole che gli fece scappare un sibilo di dolore dalle labbra.
[RikuRoku - AkuRoku]

«Figurati, è questo che fanno gli amici, no?»
Si aspetta che quello ricambi il gesto, che ringrazi e gli dica che per lui è lo stesso ma, dovrebbe averlo ormai imparato, Roxas è davvero troppo diverso per far ciò che la normalità richiede; infatti inarca le sopracciglia e piega la testa al lato, guardandolo abbastanza confuso
«N-non lo so, gli amici lo fanno?» chiede serissimo e lui non sa cosa rispondergli, perché non può credere che dica sul serio.
Roxas/Hayner

«A lei, anche se di certo un misero fiore non può essere paragonato a cotanta bellezza» disse con tutto lo charme che aveva nel repertorio, ma la ragazza rise, rifiutando il dono
«Allora perché ti disturbi a darmene una?» aveva chiesto retoricamente, piantandolo lì in asso e senza degnarlo di un altro sguardo.
[A Miha_Chan]