Recorded Butterflies

di DarkAeris
(/viewuser.php?uid=82813)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MoonLight Sonada ***
Capitolo 2: *** Recorded Butterflies ***



Capitolo 1
*** MoonLight Sonada ***


Manuel era un ragazzo corpulento di ventiquattro anni. La barba incolta e i capelli dritti in testa contribuivano – insieme ad una maglietta enorme dei Queen e alla chitarra decorata con scritte e citazioni sulla pace – a fare di lui il tipico ragazzo che non passava mai inosservato.

E anche se questi dettagli non fossero stati presenti nella sua persona, Manuel non sarebbe comunque passato inosservato.
Quel giorno, infatti, come era solito fare ogni volta che poteva, stava suonando il suo strumento, pizzicando le corde con un pletto colorato, e canticchiava ad alta voce, come se non ci fosse nessuno accanto a lui.

Peccato che invece si trovasse proprio davanti a un McDonald, all'ora di pranzo.

Numerose persone si fermarono a guardarlo, alcuni ridacchiando, altri chiedendosi se stesse suonando per denaro, ma la maggior parte si limitò a ordinare un menù completo e a mangiarlo con i propri amici.

Al tavolo davanti alla finestra aperta che dava proprio sulla panchina dove stava seduto Manuel, un ragazzo di ventitré anni finì di bere la propria Coca-Cola, squadrando il chitarrista, con aria critica.

Gli occhi neri del giovane erano severi, la bocca chiusa in un'espressione tirata, i capelli scuri acconciati meticolosamente con il gel.

Indossava dei jeans aderenti e una maglietta rossa con una scritta bianca a lettere cubitali: Luke was busy, so I’m here to rescue you.1

Si alzò, gettando nei rifiuti il resto del suo pranzo, e si incamminò verso l'uscita, continuando a fissare Manuel che suonava.

Aprì la porta a vetri e si fermò davanti al ragazzo, appoggiandosi al muro dinnanzi a lui.

Manuel alzò lo sguardo e sorrise, radioso, non smettendo di strimpellare la chitarra.

“Marco, che ci fai qui? Vuoi unirti a me, per suonare un po'?”

La bocca del ragazzo si inarcò in una smorfia, mentre la durezza dei suoi occhi neri non mutò.

“Non sono un assassino.”

Manuel, continuando a sorridere, posò il plettro e piegò leggermente la testa verso destra, scrutando il suo interlocutore.

“Eh?”

“Oh, andiamo, stai uccidendo quella povera chitarra!”

Gli occhi castani di Manuel si limitarono a scintillare e si affrettò a passare al ragazzo immediatamente lo strumento, anche perché la serietà del suo sguardo iniziava ad intimorirlo.

Marco si accomodò al suo fianco, afferrò la chitarra, chiuse gli occhi e prese a suonare in maniera talmente convincente che Manuel quasi si commosse.

“Quanto sei bravo!”

Il ragazzo si voltò a guardarlo e, senza cambiare espressione, gli rispose:

“Sì, lo so.”

Poi si sciolse in un sorriso allegro, che rasserenò Manuel, rendendolo contento oltremodo.

“Quand'è che ti deciderai a formare un gruppo con me? Dai, io suono anche il basso, sarebbe fichissimo. Dai, dai!”

Il ragazzo gli passò nuovamente la chitarra e lo guardò, divertito.

“Ma sì, potrei farti questo immenso favore. E, per fortuna, con quattro corde te la cavi meglio che con sei, quindi voglio farti questo regalo. Inoltre, stavo giusto cercando qualcuno con il quale suonare, è giunto il momento di condividere con il mondo la mia infinita bravura.”

Manuel balzò in piedi ed iniziò a saltellare, mentre Marco guardava preoccupato la chitarra, che sembrava voler cadere da un momento all'altro.

“Evvivaaaa! Ricordati di chiamarmi quando torni a casa, così ci organizziamo. Ti lascio il mio numero nuovo, non credo di avertelo già passato, perché ora devo proprio andare. Ma... cosa vuol dire quella frase che hai sulla maglietta?!”

Marco digitò il numero dell'amico sul cellulare e si alzò, lanciando uno sguardo severo allo strano ragazzo.

“È Star Wars. Dio, siamo cresciuti insieme, Manu, possibile che tu abbia ancora bisogno della mia guida spirituale nella tua vita in maniera così costante?”



“Quanto amo il gelato! È così buono, così soffice, così... Oh mio Dio, guarda le gambe di quella!”

Manuel diede, con la mano libera, una spinta a Marco per indicargli la ragazza minuta dai capelli cortissimi, che stava passando davanti a loro in quel momento.

Era una giornata soleggiata e i due amici avevano deciso di vedersi al parco dell'Eur, per chiacchierare e suonare un po'.

“Nello spingermi hai quasi urtato la mia Fender. Sei consapevole del rischio appena evitato?”

Marco lanciò un'occhiataccia a Manuel e riprese a strimpellare la sua adorata chitarra nera, perso nel suo mondo musicale.

“Quanto sei noioso. Possibile che non interessi mai niente che non abbia una cassa armonica? Se dovessi vederti guardare con trasposto un essere umano, potrei avere sinceramente un infarto! Sei un asessuato, ecco cosa sei. Hai deciso di emulare il tipo di Star Wars che non si accoppia mai, se non per necessità?”

Marco si voltò lentamente verso Manuel, interrompendo la canzone appena iniziata.

“Quello è Spock di Star Trek, non osare mai più confonderli!”

Riprese a suonare, alzando lo sguardo al cielo, improvvisamente pensieroso.

“La chitarra è la mia vita, non ho problemi ad ammetterlo, e se questo non piace alle ragazze, vorrà dire che a me non piaceranno loro. Fino a quando non troverò qualcuno che capisca questa parte di me e che la apprezzi, non so che farmene delle altre.”

“Ribadisco: asessuato... e pure nerd!”

Marco stava per ribattere, ma si accorse che Manuel non lo stava più ascoltando: un sorriso ebete si era dipinto sul volto di quest'ultimo, che stava fissando una bionda poco distante da loro, che ridacchiava nella sua direzione.

Il chitarrista sbuffò e abbassò lo sguardo sulle corde, mentre la ragazza sembrava avvicinarsi.

“Pensavo fossimo venuti qui per parlare di un'eventuale formazione del gruppo, non per portarti a spasso a rimorchiare.”

Manuel non lo degnò di uno sguardo, perché la “tipa” si era ormai fermata davanti a loro ed ora stava guardando la chitarra di Marco, interessata.

“Non ditemi che siete dei musicisti!”

No, usiamo la chitarra per schiacciare le formiche, pensò Marco, seccato.

Manuel si alzò subito in piedi, sfoderando il suo miglior sorriso e si batté la mano sul petto, improvvisando un piccolo inchino galante.

“Siamo degli umili chitarristi, milady, qui per servirla.”

E per farti vedere il Paradiso; l'ultima parte della frase Manuel la pensò solamente, ma contribuì a rendere il suo sguardo più brillante del solito.

La ragazza squittì in una risata sguaiata e porse la mano ai due, presentandosi.

“Oh, piacere di conoscervi, io sono Martina e sono una cantante!”

Manuel cercò di nascondere alla bionda l'espressione scettica che si era dipinta sul volto dell'amico e si affrettò a risponderle:

“Davvero? Ma allora devi assolutamente cantare nel nostro gruppo!”






“Perché dovrei aiutarti a scegliere il nome del gruppo? Tanto le decisioni importanti le prendi sempre da solo.”

Manuel posò il suo basso, alzando gli occhi al cielo.

“Oh, andiamo! Hai detto che Ettore non ti dispiaceva...”

“Non fare il finto tonto, Manu. Sai che non mi riferivo a lui, anche perché ho sentito come suona la batteria e posso dire con certezza che è un musicista serio, intenzionato a svolgere il suo lavoro. Altre persone, invece, non sono state inserite nella band per il loro talento...”

Marco venne interrotto dall'arrivo nella Sala Prove di Martina, seguita dalla sua amica Simona, anche lei bionda e carina, di qualche centimetro più bassa della prima, e da un ragazzo molto alto e muscoloso, dai capelli lunghi e neri.

Manuel si alzò e accolse euforico gli altri membri della band.

“Ragazziiii! Sono così felice di avervi qui, finalmente il nostro gruppo è al completo!”

Marco salutò solo Ettore e rivolse un grugnito alle due ragazze, che invece salutarono energicamente entrambi.

Martina si lanciò sul bassista e passarono i successivi cinque minuti – che per Marco furono cinquant'anni – a riempirsi il volto di baci.

Simona, nel frattempo, afferrò la sua Fender rossa e cominciò ad accordarla, lanciando, di tanto in tanto, delle occhiate ad Ettore, che, quando la intercettò, le dedicò un sorriso che avrebbe sciolto anche la più caparbia delle ragazze.

Marco provò un paio di accordi e si voltò verso il batterista, ignorando la coppia in amore:

“Ettore, sei riuscito a provare la canzone che ti ho mandato ieri? Dovresti concentrarti sulla rullata, fare in modo che si senta spiccatamente, la vedo molto potente.”

Il ragazzo afferrò le bacchette ed annuì, rispondendo con il suo marcato accento romano:

“Sì, m'è riuscita bene, credo. So giorni che la provo.”

Era per questo che a Marco piaceva Ettore: era un tipo meticoloso.

Si rivolse a Simona, alzando la tonalità della voce, come faceva sempre quando la parte estremamente precisa del suo carattere veniva allo scoperto:

Il pezzo prevede una conoscenza almeno di base dell' hammer2, ma penso che non dovresti avere problemi.”

La ragazza stava per rispondere, quando Martina si staccò da Manuel e si rivolse a Marco:

“Anche io l'ho provata: credo che si sposi bene con la mia voce rauca, verrà una meraviglia.”

Il chitarrista ne dubitava seriamente: aveva sentito Martina cantare e detestava profondamente la sua voce falsamente rock e quel modo di renderla graffiante, finendo solo per non rendere pulita l'esibizione.

Aveva scritto il suddetto brano, Recorded Butterflies, dopo aver visto l'episodio tre di Star Wars ed era molto soddisfatto del risultato, oltre che legatissimo alla composizione.

Manuel, invece, aveva passato gli ultimi giorni sotto le coperte di Martina e ciò lo aveva reso cieco rispetto alle sue reali capacità canore.

Avevano avuto una discussione accesa, lui e Marco, per la presenza della ragazza nel gruppo, ma alla fine il chitarrista aveva acconsentito, più per non arrivare a litigare seriamente con l'amico – che era più un fratello – che per altre reali motivazioni.

Simona aveva sollevato un altro vespaio:

“Ma l'hai sentita suonare almeno?”

“Ti dico di sì! È una grande amica di Martina, sono certo che l'approverai, è davvero brava!”

“Quando dici brava, intendi rispetto ai tuoi canoni o ai miei?”

Manuel aveva balbettato, nervosamente:

“Marco, per te nessuno è mai davvero bravo a suonare la chitarra e nessuno ne è davvero degno ai tuoi occhi: nemmeno tu!”

Il chitarrista aveva provato a ribattere, ma si era zittito, visto che quello era un dato di fatto.

Manuel, si avvicinò a Marco, sedendosi accanto a lui e guardando Martina, con occhi colmi di passione.

“Sono sicuro che sarai fantastica. Sai, Marco, ho deciso quale sarà la peculiarità che renderà grande il nostro gruppo!”

Marco aspettò un po' prima di chiedergli quale fosse, già profondamente terrorizzato.

“Simona studia a lingue Orientali... scriveremo i testi in giapponese!”

Manuel attese la reazione dell'amico, che si limitò a portare una mano alla fronte, ora corrugata.

“Ma che cavolo di problemi hai?”

“Ma dai, sarà una novità assoluta! Pensa, saremo l'unico gruppo romano a proporre brani in una lingua straniera che non sia l'inglese!”

Marco si trattenne, rivolgendo un sorriso gentile a Simona, che comunque si stava prestando a quella follia, ma dentro di sé pensò che la sua pazienza continuava davvero ad essere sfidata regolarmente.

Ettore non aggiunse altro alla questione, ma si limitò a chiedere agli altri di iniziare a suonare.

Marco lo guardò e sperò con tutto il cuore che almeno lui sarebbe rimasto nella band: sembrava l'unico sul quale avrebbe potuto contare.



NDA:

1 Dalla Saga di Star Wars, dove una citazione famosa di Luke è proprio: I'm Luke Skywalker and I'm here to rescue you."

2 Tecnica per la chitarra elettrica.


Questa storia è stata scritta in un lunghissimo tempo e voleva essere fine a se stessa, ovvero voleva riuscire ad essere compiuta, pur senza conoscere bene tutti i fatti che la compongono: spero di esserci riuscita e di non avere dato troppe cose per scontate.

Se, però, voleste avere più informazioni su questi personaggi, eccovi le storie che ne parlano:


Storie mie:

"My words just blow away" (inizio della storia d'amore tra Ettore e Aurora, vista da entrambi i punti di vista).


Another Night (Punto di vista di Aurora: finalmente si rende conto dei propri sentimenti).


Vai con lui (Punto di vista di Ettore e la sua reazione agli eventi successivi al ritorno di Aurora con Marco)


È quello che non passa mentre tutto va (Storia dell'amicizia tra Ettore e Davide)


Non era un libro: non aveva bisogno di avere una fine. (Silvia e Davide)




Storie di MedusaNoir:


Sulle Note di Cat Stevens (Storia d'amore tra Marco e Aurora, punto di vista di entrambi, ma per lo più di Marco).

Non ti amo più (Storia di Marco con Michela, sua fidanzata dopo Aurora, che però non riesce a dimenticare)


Diario dei giorni passati nella tua presente assenza (Aurora e Marco, entrambi i punti di vista. Dall'inizio al giorno delle nozze).


La notte (Aurora e Marco, entrambi i punti di vista, la notte prima delle nozze).


Cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino? (Storia d'amore tra Silvia e Davide).


Maybe stories are just stories (punto di vista di Marco, storia d'amore tra lui e Aurora).



I prestavolto di questi personaggi sono:

Aurora: Natalie Portman

Marco: Ben Barnes

Ettore: Pablo Osvaldo

Davide: Jude Law

Silvia: Olivia Lufkin

Manuel: Jack Black

Simona: Freya Mavor

Martina: Britney Spears


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Recorded Butterflies ***


Ettore e Simona stavano insieme da quasi un anno ed erano del tutto presi l'uno dall'altra.

In effetti, erano la tipica coppia da film: entrambi belli, lui duro, lei patita della moda e una passione in comune per la musica.

Ettore le aveva persino chiesto di trasferirsi da lui, visto che comunque ormai passavano tutto il tempo insieme.

Marco si era detto preoccupato con Manuel per il futuro della band, nel caso l'idillio si fosse interrotto, ma non si era mai lamentato in loro presenza, anche perché si fidava di Ettore e del suo buon senso.

“Vedrai che andrà tutto bene: i mitici MoonLight Sonada conquisteranno il mondo.”

Il nome l'aveva scelto Manuel, ma, a parere di tutti, forse era l'unico a non saperne nemmeno la traduzione. Ad ogni modo, era un nome che funzionava ed era stato accettato di buon grado dal resto dei musicisti.

Le serate, però, non andavano mai troppo bene, e la motivazione – lo sapevano tutti – era Martina.

Non era carismatica, non era credibile e, soprattutto, non aveva una bella voce.

E Manuel non era un grande compositore; non come Marco, almeno.

Dopo aver scritto Recorded Butterflies, infatti, il chitarrista si era rifiutato di continuare a “farsi rovinare il lavoro dalla voce di quella”.

La sua canzone era magnifica e Simona se ne era talmente innamorata da averla tradotta subito in giapponese, rendendola, se possibile, ancora più bella e particolare: sarebbe potuta essere la chiave del loro successo; Martina, però, non aveva la voce adatta a cantarla.

Gli animi del gruppo erano sempre più a terra e, negli ultimi tempi, la ragazza aveva persino smesso di farsi vedere alle prove.

Anche quella sera, per l'appunto, la cantante non si era presentata: Marco aveva sbuffato e aveva preso a suonare una canzone di Manuel, con scarsissimo interesse.

L'amico, però, era ancora parecchio invaghito di Martina e non voleva saperne di rinunciare a lei.

Simona finì il suo pezzo da solista – l'unico che aveva nel repertorio della band, che non comprendeva molti brani – e si legò i capelli, imitando il gesto veloce che caratterizzava Ettore.

Poi gli rivolse un sorriso e uscì fuori, per parlare al telefono: probabilmente, voleva vantarsi con qualche altra amica della sua straordinaria relazione.

Marco aveva notato che quello era un lato della ragazza che ad Ettore non andava molto a genio.

Il chitarrista posò il proprio strumento nella custodia e si rivolse al batterista, ignorando Manuel, che stava mandando un messaggio “preoccupato”, perché l'assenza di Martina sembrava essere dovuta ad una malattia; l'ennesima.

“Come va con la cover band dei Nirvana?”

Ettore gli sorrise e sembrò arrossire un po', sebbene Marco non ne capì il motivo.

“Bene, bene, abbiamo anche alcuni fan che cominciano a seguirci con assiduità.”

Simona entrò nuovamente nella sala in quel momento ed Ettore si affrettò a cambiare argomento.



Simona indossava una maglietta talmente scollata che anche il più pudico dei ragazzi avrebbe fatto fatica a guardarla negli occhi, e si aggirava per la sala, cercando di attirare lo sguardo di quante più persone possibili.

Per Marco non era una cattiva idea: almeno qualcuno sarebbe tornato a vederli suonare.

Era più il suo atteggiamento ad infastidire tutti, considerato che il suo pavoneggiarsi per la sua storia d'amore così meravigliosa aveva raggiunto degli apici davvero insostenibili.

Erano due anni che stavano insieme e le loro diversità si facevano sempre più evidenti. Inoltre, Manuel era sicuro che il ragazzo avesse perso qualsiasi interesse per la fidanzata.

Il batterista era un tipo riservato e detestava essere sbandierato continuamente, come un trofeo raggiunto: lui era lui, non amava questi fronzoli.

Quella sera, tra l'altro, Simona si era portata delle amiche che condivideva con Martina, e da un'ora stavano spettegolando su quelli che sembravano essere aneddoti sessuali.

“Sì, è bravissimo, non esistono amanti come lui.”
Ettore divenne rosso e strinse tra le dita le bacchette, mentre il suo migliore amico, Davide, rideva del suo imbarazzo.

“L'unico problema nello stare con lui è che devo sempre tenerlo d'occhio: lo guardano tutte!”

Manuel dichiarò l'inizio del concerto, prima che Ettore potesse ribattere.

Marco aveva sentito da Davide, che era pettegolo quanto Manuel, che agli ultimi concerti della cover band di Ettore, si era presentato sempre un gruppo di fan, dentro il quale c'era una ragazza davvero molto carina, che sembrava aver attirato l'attenzione del batterista e il fatto non era sfuggito a Simona, che invece di arrabbiarsi, se ne era vantata tutto il tempo.

Salirono tutti sul palco e un'amica di Simona urlò un apprezzamento ad Ettore, scoppiando a ridere.

La chitarrista si avvicinò al microfono ed esclamò:

“Bello, vero? Che lo sappiano tutti, lui è...”

Ma venne interrotta da Ettore che lanciò le bacchette a terra e la afferrò per un polso, portandola fuori dal locale.

Tornarono dieci minuti dopo: lei aveva perso tutto il colore dal volto e lui era ancora scurissimo dalla rabbia.

Iniziarono a suonare, ma non riuscirono a terminare la prima canzone, perché Simona scoppiò in lacrime e furono costretti ad interrompere il concerto definitivamente.

Martina consolò l'amica, insieme al loro gruppo, mentre Ettore, guardandola un'ultima volta, un po' titubante, andò via con Davide.



Il pubblico applaudì in modo tiepido alla fine del concerto dei MoonLight Sonada.

Il gruppo aveva presentato due brani dei Nirvana, approfittando dell'esperienza del batterista con l'altra sua band dedicata a loro, e cinque pezzi originali, tutte opera di Manuel.

Il grande problema continuava ad essere la voce di Martina, che non era migliorata con il tempo, e che anzi si era sempre di più assentata alle prove, provocando fastidio persino a Simona, che era una sua grande amica.

Lei ed Ettore, dopo un mese di rapporti imbarazzanti, costituiti da lui in imbarazzo e lei in lacrime, si erano lasciati alle spalle le angosce, entrambi convinti di voler continuare a suonare nel gruppo.

Ettore si era scusato per la brutalità con la quale l'aveva lasciata e lei lo aveva perdonato, cominciando ad adottare la tattica del “vado a letto con tutti”, per tentare di dimenticarlo.

Marco continuava a ripetersi che i MoonLight Sonada erano sopravvissuti anche a questo, eppure continuavano ad essere bloccati da quell'inutile cantante.

Erano due anni e mezzo, ormai, che il gruppo suonava – sempre con scarsi risultati – in giro per Roma, e il morale era sceso notevolmente.

Manuel, che con Martina aveva una relazione più basata sul sesso che sulla stima, aveva smesso di difenderla con gli altri e si limitava ad annuire quando qualcuno prendeva a parlare male di lei.

Marco scese dal palco, nervosissimo, e non degnò di uno sguardo gli amici, andando ad ordinare da bere al bancone del pub.

Mentre beveva del wiskey, storcendo la bocca per quel sapore forte, vide Simona chiacchierare con Davide, ridacchiando per qualcosa che ad Ettore sembrava sconosciuta, vista la sua espressione poco convinta.

Manuel, invece, era in piedi insieme a Martina e pareva stessero litigando.

Lui, dopo uno schiaffo sonoro elargito sul viso dalla ragazza, rimase immobile, mentre la cantante afferrava la borsa e uscì dal locale, senza salutare nessuno.

Manuel si toccò la guancia colpita e si avvicinò a Marco.

“Ha lasciato il gruppo.”

“Oh, la Forza ha tornato a sorridermi!”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1088661