Scommettiamo?

di vale_cullen1992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: iniziano i giochi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: si comincia! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: shopping con Jasper ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Bacio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Miglioramenti, ipotetica cotta e litigio!! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Kiss X tre!! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Sabotaggio, margherite e studio. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Falò e allegra cena con i Cullen. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Sospetto, confessioni e ultimatum. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Modifica, Fuga & Gelosia. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: ricatto. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Gelo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Non mi scappi! ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Festa in piscina ( Part I ) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Festa in Piscina ( Part II ) ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Festa in Piscina ( Part III ) ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Destinazione? Parigi! ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Segnali? Quali? ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19: Resa dei conti. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20: l'orgoglio è una brutta bestia! ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21: dolore. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22: Passo avanti. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23: Finalmente la soluzione? ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24: semplicemente innamorata. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25: indissolubile legame di sangue. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26: Proposta indecente. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27: Un patto d'amore ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28: Uno sguardo al futuro. ***
Capitolo 30: *** Epilogo I: Rosalie ***
Capitolo 31: *** Epilogo II: Alice. ***
Capitolo 32: *** Epilogo III: Bella. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo
Scommettiamo?


Isabella, Alice e Rosalie Swan erano tre sorelle.

La prima aveva diciassette  anni e i capelli castani dai riflessi rossicci, e espressivi occhi nocciola. Tra le tre sorelle era quella con il carattere peggiore, la cosiddetta “stronza insensibile”.

La seconda diciotto, le sembianze di un folletto, a causa della sua piccola statura e i capelli neri e corti perennemente elettrizzati. A differenza della sorella Isabella, i suoi occhi erano verdi e il suo carattere era esuberante ma subdolo. Aveva il dono di rigirare le situazioni svantaggiose a proprio favore, per la sfortuna di chi aveva accanto-

Rosalie era la più grande, diciannove anni ed un fisico da modella. Alta, bionda e dagli occhi azzurri era definita la “regina di ghiaccio” a causa del suo comportamento spesso freddo ed austero.

Tutte e tre diverse tra loro, ma accomunate da tre passioni: i ragazzi, lo shopping e le scommesse.

Dapprima le loro scommesse erano sciocche, innocenti. Con il passare del tempo, però, erano diventate le ragazze più belle e corteggiate della Forks High School, e questo era diventato l’ennesimo motivo di competizione.

Soprattutto i ragazzi, erano diventati motivo di sfide.

E lo sarebbero diventati anche i fratelli Cullen, i ragazzi più denigrati e trasandati della scuola.

****

Prologo.

Pov Bella.

 

- D’accordo… Hai vinto… - ammise mia sorella Rose sbuffando rumorosamente e lanciando occhiate seccate a qualsiasi cosa avesse la sfortuna di trovarsi dinanzi a lei.

- Ne avevi forse qualche dubbio, sorellona? Ora devi pagare… mille dollari tondi tondi… - la beffeggiò Alice saltellando allegramente e battendo le mani, la solita esuberante esibizionista.

Le scommesse erano l’unico modo per vivacizzare un po’ l’altrimenti noiosa permanenza a scuola, e la seconda ora del lunedì, con le noiose spiegazioni di trigonometria, era da suicidio. Meno male che erano stati inventati i cellulari, così da potersi tenere in contatto!

Stavolta la scommessa tra le mie due sorelle riguardava i voti scolastici: chi avrebbe preso il voto maggiore ai test di fine semestre avrebbe vinto, e la perdente, e quindi Rosalie, avrebbe sborsato mille dollari.

- Te li do a casa… - disse a denti stretti Rose, fumante di rabbia a causa della sconfitta.

La campanella suonò, e gli studenti si riversarono nei corridoi come uno sciame di api rabbiose, imprecando contro professori e voti ingiusti. La solita solfa della nostra amata scuola, insomma.

- Perché non facciamo una scommessa un po’ più interessante? – proposi, adocchiando i tre sfigati della Forks High School, i fratelli Cullen: Emmett, Jasper  e Edward.

- Tipo? – drizzò le orecchie Alice.

- Trasformare uno sfigato in uno di noi, un vincente. – proposi ghignando.

- Parli dei Cullen, vero? – chiese Rose con una faccia disgustata adocchiando i fratelli.

- Proprio così. Sai, è strano… Il padre, il dott. Cullen è un figo da paura, e la madre, Esme, è indubbiamente una bella donna. Chissà come hanno fatto ad avere figli del genere… - mormorai pensierosa, mentre le mie sorelle annuivano concordi.

Emmett era altissimo e molto muscoloso. Indubbiamente un bel fisico, distrutto dalle tute sbrindellate che si ostinava ad indossare e dal linguaggio rozzo che usava.

Jasper era ugualmente alto, ma meno muscoloso. Indossava degli improponibili occhiali da talpa e i capelli biondi perennemente sul viso. Il tutto peggiorava grazie ai suoi vestiti giallo vomito. Che razza di gusti…

Edward era il peggiore tra i tre. Occhiali da talpa, vestiti ascellari verde pisello e capelli rame lunghi e schiacciati sul viso. Il viso, mortalmente pallido, segnato dall’acne.

Camminava sempre in posizione gobba con i suoi fedeli libri. Secchione e sfigato, quindi.

- Che dici? Scommettiamo di rimetterli completamente a nuovo? – propose allegra Rose.

- Ci sto… E chi vince riceverà la sua macchina preferita… - continuò Alice.

- Come ce li dividiamo? A Bella sicuramente Edward! È il più brutto! – sghignazzò Rosalie.

- Bene, sarà più divertente battervi. Tu ti prenderai Emmett Cullen, e Alice invece Jasper.- annunciai.

- Termine della scommessa? – mi chiese Alice, la mente che già macchinava orribili piani.

- Un mese. A partire da adesso. Si parla di trasformazione sull’abbigliamento, estetica, linguaggio e seduzione. – 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: iniziano i giochi ***


capitolo 1

Scommettiamo?

Capitolo 1: Iniziano i giochi.

Pov Bella.

 

Era sempre la stessa storia! Ormai avevo perso il conto di tutte le volte che ero arrivata in ritardo a lezione, ma la vecchia aula proiezioni era un richiamo troppo forte.

Cercai di sistemare alla bene meglio i capelli, arruffati a causa delle “attività” svolte insieme al mio ragazzo, Mike Newton, nella suddetta aula.

- Scusi il ritardo, professor Banner. – dissi, entrando velocemente nell’aula di biologia.

- Signorina Swan, finalmente ci degna della sua presenza! Aveva di meglio da fare, forse? – Il prof e l’ironia non vanno affatto d’accordo. Ma meglio non farglielo notare, ero quasi sicura che non avrebbe gradito la cosa.

- Oh si prof, scopare con il mio ragazzo. Lo sa come vanno certe cose, no? – il mio tono era volutamente provocatorio, a sottolineare che non lo sapeva affatto, visto la faccia che aveva. Si capiva perché sua moglie l'aveva mollato per l'istruttore di yoga: era un uomo disgustoso.

- SI SIEDA!! – Holè. Colpito e affondato!

Solitamente prendevo posto accanto ad Angela, una mia grandissima amica, ma avevo una scommessa da vincere, e benedii la provvidenza: Edward Cullen sedeva sempre da solo. Non che la cosa mi stupisse, nessuno si sarebbe mai voluto sedere accanto uno sfigato del genere.

- Ehi, posso sedermi? – gli chiesi, sorridendo in maniera abbagliante.

Un lieve rossore si diffuse sul suo viso pallido, mentre mi fissava assorto. Quel giorno indossava una maglietta arancione e dei pantaloni ascellari grigio chiaro. Perfetto. Sospirai tra me. Si rivelava piuttosto complicato vincere…

- Allora? – D’accordo, lo ammetto, non ero famosa per la pazienza.

- Oh si, scusami. – bofonchiò risvegliandosi e arrossendo ancora di più. Spostò i libri dalla sua parte, così da poter appoggiare i miei. Mi sedetti, accavallando le gambe coperte da una mini in jeans e mi voltai verso Edward, che non mi aveva mollato un attimo.

- Hai un segno sul collo. – mi informò, timido e spaurito quanto un pulcino bagnato.

Presi lo specchietto, osservando attentamente il mio collo. Per poco non scoppiai a ridere come una scema! Dio, non aveva mai visto un succhiotto??!!

- Oh, non è niente. È un succhiotto che mi ha fatto poco fa' il mio ragazzo, Mike. – spiegai con nonchalance. Infondo per me non era mica una cosa così assurda, anzi. In una coppia è una cosa normale.

- Ah. – era impallidito notevolmente e stringeva forte le nocche, quasi fosse preda di un attacco di rabbia. Mah, che strano ragazzo.

- Perché porti gli occhiali? – chiesi, all’improvviso. Aveva dei bei occhi verdi, molto espressivi. Peccato che fossero coperti da quegli orribili occhiali. Morale: erano visibili soltanto da cinquanta centimetri di distanza.

- Come? – chiese confuso.

- I tuoi occhi sono molto belli, sai? Dovresti togliere gli occhiali e mostrarli a tutti. Potresti mettere le lenti a contatto. Staresti molto meglio – suggerii. Mi morsi la lingua. Sembrava che lo stessi adulando e questo non andava affatto bene.

- Oh, ecco… Io… - balbettò. Perfetto, sarei dovuta passare a Seattle a ordinare una Porsche per le mie sorelle. La situazione, da complicata, stava volgendo sul tragico con una velocità allarmante.

- Ora faremo un esercizio semplice: analizzate le varie fasi della mitosi e segnatele sul foglio che vi passerò. Avete venti minuti. – annunciò il professore con un tono di comando.

Bene! Iniziava il piano: come avvicinare una cozza! In questo caso, maschio.

Avvicinai la mia sedia a quella di Edward, che mi guardò confuso. Sorrisi innocentemente, piegandomi verso di lui e facendo abbassare la scollatura del maglioncino.

Edward deglutì rumorosamente, mentre un lieve rossore gli imporporava le guance. Avrebbe dovuto smetterla, peggiorava la sua situazione così!

- Dimmi Ed, tu ce l’hai la ragazza? – gli chiesi, mentre analizzava il vetrino. Naturalmente sapevo benissimo che la risposta era negativa, ma fare un pò di conversazione per sondare il terreno non avrebbe fatto di certo male.

- Beh… ecco… in verità no. – rispose imbarazzato. E ci credo! Con quell’aspetto da deficiente sfigato, chi è che avrebbe abbracciato l’idea di scopare con lui? Nessuno. A pensarci bene, neanche la Stanley, il che era grave….

- E ti piace qualcuna? – continuai. Pensandoci bene, speravo che non si faccesse strane idee del tipo: Io + Lui-lo-sfigato = love and Sex.

- Beh, si. – RECOOORDDDD! Non aveva balbettato! In compenso gli si poteva cuocere un uovo sulla faccia.

- Si chiama? – Ora ero curiosa!

- Bell… Emh, Belen. Già, si chiama Belen. – rispose a disagio.

- Mai sentito. – un’idea folle mi attraversò la mente. – Se vuoi posso aiutarti io! – Proposi raggiante. L’avrei trasformato con la scusa di questa Belen, e avrei avuto la mia Lamborghini! Ero o no un genio?!

- A fare cosa? – Chiese impaurito.

- Ma a conquistare la tua bella, mi sembra ovvio!! – annunciai allegramente, facendomi più vicina e mettendo la mano sulla sua coscia per tenermi.

Edward si alzò di scatto, facendo strisciare la sedia e facendo voltare tutti.

- Prof. vado in bagno. – disse, per poi fuggire dalla classe.

Ecco, si era bevuto il cervello. O magari era sepolto sotto l’arancione del maglione, chissà.

- Signorina Swan, lei ha qualcosa a che fare con la fuga del signor Cullen? – Fottiti Banner!! Fottiti e crepa!!

- Assolutamente niente. –

La campanella suonò, impedendomi di mandare Banner a farsi fottere.

Bene, ora dovevo recuperare Cullen.

****

Pov Rosalie.

- Oggi parleremo del romanzo Cime Tempestose. – annunciò la professoressa di letteratura, tale Gisele McDonal. Sbuffai sonoramente, quella era roba per Bells, non per me! Io avrei preferito parlare dell'ultimo modello della intramontabile Vouitton, ma pace.

A movimentare la situazione ci pensò Emmett Cullen, il mio compagno di banco e chiave per la mia vittoria.

Come me sembrava assolutamente insofferente alla lezione, stato d’animo accompagnato dal suo continuo muoversi sulla sedia. Vista la sua mole, decisamente massiccia, non c’era da stupirsi che quella facesse un casino assurdo.

- Hai finito? Non basta questa lezione del cazzo, ti ci metti pure tu? – Ringhiai a bassa voce.

- Ho un’idea. Ti fidi?– propose, guardandomi ghignante.

- Affatto, ma sentiamo. –

- Io, te e il bagno al secondo piano. Una scopata colossale. – ghignò, accarezzandomi la coscia, lasciata scoperta dagli shorts bianchi. Scacciai la sua mano con un gesto seccato e rabbrividii.

Dio, che zotico! Un gorilla avrebbe avuto più cervello.

- Divertente Cullen, molto divertente. Ma ti sei visto? – e accompagnai il tutto con un’occhiata sprezzante.

- Dici che non sarei all’altezza? – domandò offeso. – Le tue urla si sentirebbero in palestra, te lo garantisco! Provare per credere! – ghignò poi.

- Dico che se ti dai una bella sistemata, se ne può parlare. –

Se c’è una cosa che gli uomini odiano, è chi tocca il loro orgoglio. Io avevo appena investito quello di Emmett Cullen. Ora bisognava attendere che abboccasse.

- Se mi metto nelle tue mani, poi potrei restituirti il favore? – chiese, malizioso.

Alzai gli occhi al cielo. Sarei morta, piuttosto che farmi toccare da quell’animale

- D’accordo. Io ti rimetto in sesto, facendoti diventare qualcuno, e poi vedremo… - mentii. O per lo meno, sulla seconda parte.

- Vedrai bimba, vincerò io, e il viaggio nel bagno al secondo piano non ce lo leverà nessuno! -

Non risposi. Come se il mio ragazzo, Royce, l’avrebbe permesso. Povero Cullen, io avrei vinto una Ferrari mentre lui sarebbe rimasto a secco.

Però dovevo ammettere che la situazione si faceva interessante: una scommessa nella scommessa!!

****

Pov Alice.

Ringraziai mentalmente il professor Molina per essersene rimasto a casa, dandomi così l’opportunità di avvicinarmi al soggetto X, ovvero Jasper Cullen. Ed eccolo lì, seduto ad una panchina del cortile con l’Ipod alle orecchie.

- Ehi, che ascolti? – chiesi, sedendomi accanto a lui come se fossimo amici di vecchia data.

Si guardò attorno, come a verificare che stessi parlando con lui.  - Niente. – rispose, chiudendo la conversazione. Evviva l’allegria!

- Avrei un favore da chiederti. – bene, si passava al piano, basta inutili chiacchere e perdite di tempo. Era ora di agire!

- E perché lo chiedi a me? – chiese sprezzante. D’accordo, un’altra uscita del genere e un calcio nelle palle non glielo toglieva nessuno.

- Perché voglio chiederlo a te, c’è qualche legge che me lo vieti? – Ringhiai. Che idiota, avrebbe dovuto solo ringraziare Dio per il fatto che gli stessi rivolgendo la parola e invece faceva tutto il prezioso.

- No, non credo. – borbottò. - Ma dovrei controllare, non si sa mai. -

Sollevai gli occhi al cielo. - Bene, poi mi dici. Perché tra 3 ore dovrai accompagnarmi a Port Angeles per fare shopping. – gli comunicai minacciandolo con lo sguardo.

- Fatti accompagnare dalle tue sorelle, io ho da fare. – rispose, alzandosi e andandosene.

- Dove cazzo vai! – urlai afferrandoli il braccio. – Tu mi accompagni, chiaro? – lo minacciai.

- Non ci penso nemmeno! - si impuntò. - Non abbiamo mai parlato e ora te ne vieni qui, come se niente fosse, a chiedere un passaggio? Non esiste! -

- Cullen, ho bisogno di un passaggio! Potresti farmi l'enorme favore di accompagnarmi tu? - sibilai a denti stretti cercando di essere anche solo lontanamente gentile.

- Come vuoi. – borbottò andandosene.

- Tra tre ore. Passa tu a prendermi! – gli urlai dietro.

Il piano era semplice: l’avrei portato a Port Angeles con la scusa di fare shopping, mentre, per prima cosa, saremmo andati da un ottico: urgevano lenti a contatto!! Non doveva insospettirsi, quindi avrei dovuto procedere a piccoli passi, e la vittoria sarebbe stata mia!

********

** Note dell’autrice **

Come promesso il nuovo cap.
Le tre malefiche sorelle qui iniziano a muoversi, mentre i tre Cullen, senza volerlo, cadono nella loro rete come pesci! =D
Come avete letto, Bells sta con Mike ( l’idea fà schifo pure a me, ma mi serviva ) e Rose con Royce, cioè il suo promesso nei romanzi della Meyer ( l’idea mi fa doppiamente schifo, lo odio, ma serviva ). Per Alice devo pensarci, se darle un fidanzato o no. Voi che dite?
Forse si, almeno diventa più divertente!!
Se ora le Swan hanno, come dire, “pescato” i Cullen, vedrete più avanti… Si daranno la zappa sui piedi… *o*
Per chi voleva che vincesse Bella:
a occhio e croce, attualmente, quella messa meglio è Rose, ma chissà! Vi dirò che non so ancora neanche io chi vincerà… >.>
Chi sarà la Belen di cui è innamorato Ed?? Chissà chissà… =D

Recensioni: Addirittura 19 per un prologo!! Siete meravigliosi!! *O* Continuate così!!

- TakeMeAway – Ciao cara! Grazie! Ecco il nuovo cap, che dici? Kiss.

- cullenboy – Ciao. Niente vampiri stavolta… Le cose saranno abbastanza un casino così, ci mancava che fossero vampiri e addio… La più divertente sarà Bells: dovrà istruire Edward da zero…! Guardando American Pie mi sono venute alcune idee… Poi vedremo…

- Tsukinoshippo – Ciao cara, sono contenta che ti abbia incuriosita! Quest’idea è nata durante la traduzione di una versione di Cicerone, immagina… Per quanto riguarda i Cullen… Bells dovrà istruire Ed da 0… A me sembra più che tardo, uno che non sa riconoscere un succhiotto!! ^^

- BellaJey – vedrai… Vedrai… ne combineranno di ogni colore… Ed mi starà odiando!! =)    Chissà chi è la cara Belen… Ah ah… Che mi dici di questo cap?? il prossimo sarà tutto da ridere…

- Madamina – I Cullen sono umani! Credimi, le cose saranno abbastanza incasinate senza segreti vari… La scommessa sarebbe stata innocente senza la parte “seduzione”. Bella passerà momenti tragici… =D  Fammi sapere che te ne pare del new chappy… Kiss

- serve – Ecco qua!! Che dici? ^^

- Giulia miao – Ciao tesoro!! Inizio ad adorarti, sai? Recensisci sempre e mi fai tanti complimenti! *O*    Per il vincitore… Non so ancora neanche io, ma per Bells si dimostra una faticaccia!! Fammi sapere che te ne pare del nuovo cap! ^^

- JessikinaCullen – Quando ho visto la tua rec. ho iniziato a urlare come una pazza sclerotica! Io adoro le tue ff, scrivi benissimo! Sei anche tra i miei autori preferiti!! ^^ Qua Bells è un po’ stronza, la classica ammirata da tutti che se la tira! ^^   Chissà, magari quella che cambierà sarà lei, alla fine… ^^

Eli1414- Ecco qua il nuovo cap! Io odio Bella sempre in difficoltà, si sarà capito! In tutte le mie ff è violenta o comunque sicura di sé… Fammi sapere… Kiss.

-_Martinella95_- Ciao tesora… Ti dirò, non so ancora manco io chi vince!! Ed ora è uno sfigato da paura, ma poi… Non dico nulla… Fammi sapere… Kiss

- Lorelaine86 – Hola cara… Dai, almeno è il  solito scimmione di sempre, più o meno…Ecco il nuovo cap, fammi sapere!! Kiss

- PureLove – Tesoroooooo!! Io adoro le tue ff!! Soprattutto “the real me”, è super fantastica, non sai che emozione una tua rec!! *o* Fai bene a prevederne delle belle, perché le sorelline sono molto agguerrite, e non mancheranno i colpi bassi!! Fammi sapere per il new cap… Kiss

- Ed4e – Ciao cara, è bello vedere le tue rec in tutte le ff, e sapere che ti piacciono… Spero di non deluderti!! Nuovo cap, che dici? Besos.

- hikari_kudo - *O*  La mia faccia quando ho letto la tua rec! Ma quale mentalità ristretta, io ADORO “Crash”!! Quest’idea mi era venuta durante una versione di Cicerone, immagina… =P   Fammi sapere per il new cap… Kiss  

- bea_s – Cara bea, ora sei nei pasticci… SE NON COMMENTI VEDIIII!! Scherzo… ^^  Ecco il new cap, che dici?? Kiss kiss

- hale1843 – Per quello ci vorrà un po’, e ancora di più per Ed!! Per lui ci vorrà un miracolo… ^^

- enifpegasus – I complimenti non sono mai troppi, ah ah!! Si, stavolta sono loro quelli messi male, e che sbavano dietro le Swan… Vedra, vedrai… Chissà chi è Belen… Ah ah…!! Kiss

- ColeiCheAmaEdward – Ciao sposa!! ( Da noi in Sardegna si usa dire così… Passamela… ^^ ) TU DEVI PASSARCI; NELLE MIE FF!! =)   Ecco il new cap, Alice e Bella stanno già compilando la liste delle cose da cambiare ai poveri Cullen… e questo è niente… Fammi sapere per il new chappy! Baci

- Alice89 – Ciao cara… Vedrai quando le Swan gli mettono le mani addosso… Ah ah…

****

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: si comincia! ***


capitolo 2

Scommettiamo?

Capitolo 2: Si comincia!

Pov Bella.


Maledii per la milionesima volta Edward Cullen e la sua stupidità colossale. L’avevo cercato per tutta la scuola, salvo poi scoprire che l’idiota era scappato a casa! Come se facendo così potesse sfuggirmi. Illuso.

- Ehi, piccola. Come mai stai cercando Cullen? – chiese Mike, affiancandomi e guardandomi come se fossi pazza. In effetti lo pensavo anche io, ma meglio non renderlo noto a tutti. Io che cercavo Cullen doveva rimanere una cosa segreta.

- Abbiamo fatto una scommessa che lo coinvolge. Che coinvolge tutti i suoi fratelli, per l’esattezza. Diciamo che ci siamo date alle opere di carità. – conclusi, sarcastica.

- Premio? – chiese, con gli occhi che luccicavano. Sapeva che quando si trattava di scommesse, ci andavamo giù pesante. Ma questo rendeva tutto molto più interessante, e poi, la faccia di Rose quando perdeva era impagabile!

- Se vinco io una Lamborghini, Alice una Porsche e Rose una Ferrari. – spiegai, entrando in mensa e raggiungendo le mie sorelle.

- Questa è la fortuna di essere delle ereditiere, eh? Voglio anche io dei nonni come i tuoi! – si lagnò, alludendo ai miei nonni materni. Proprietari di una catena di alberghi e casinò a Las Vegas, erano una delle coppie più ricche degli Stati Uniti.

- Ehilà care, com’è andata? – domandai sarcastica, notando la faccia di Alice: era livida.

- Beh, io ho rimediato una scommessa nella scommessa, e intendo vincerle entrambe!  - annunciò allegra Rose, ignorando gli sguardi di fuoco di Royce.

- A parere mio non ne vinci nemmeno una. Hai scommesso con quello lì? – chiesi, disgustata. Mia sorella di sicuro si era fumata il cervello, non c’era dubbio al riguardo.

- Si, una scopata che non avrà mai, si intende. Si è messo totalmente nelle mie mani!-

- E tu Alice, a cosa è dovuta tutta questa allegria? – la beffeggiai.

- Mi avete mollato un coglione!! È asociale, non parla ed è antipatico!! Prima della fine della scommessa, lo uccido sicuro, te lo garantisco! – strepitò.

- Oh, sta zitta. Se non ci sai fare non è colpa nostra! Che dovrei dire io? –

- Bells ha ragione. Edward Cullen è sicuramente quello messo peggio. – intervenne Mike.

- Ragazzi, io esco prima, ho da fare! – li liquidai alzandomi in piedi. Ero decisa più che mai a non perdere tempo, soprattutto perché Rosalie si era messa in una posizione che la rendeva piuttosto temibile.

Meglio non rischiare.

- Amore, dove vai? – s’informò Mike, abbracciandomi possessivo.

- A recuperare Cullen. E a vincere la mia scommessa!  - risposi baciandolo e liberandomi dalla sua presa.

****

La segretaria del Forks Hospital era una donna assolutamente stupida e antipatica. Oltretutto sbavava dietro al dottor Cullen, un uomo sposato, e questo la rendeva ancora più ignobile.

- Salve cara. Dovrei vedere il dottor Cullen. – Chiesi strafottente appoggiandomi con fare imperioso al bancone della reception.

- Cara, il reparto malattie veneree è al terzo piano. – rispose con una professionalità sconvolgente.

- Dimmi dov’è il dottor Cullen, stronza. – ringhiai, preparandomi a mollarle un bel gancio destro sulla bocca.

- Signorina Swan, venga. – Ed ecco il dottore apparire dal nulla e farmi cenno di seguirlo. A lei mostrai il medio ed entrai nell’ufficio del dottore, trottando alle sue spalle come un fedele cagnolino.

- C’è qualche problema? Stai male? – chiese, professionale.

- Oh no, volevo chiederle un favore. –

- Ah. Beh, dimmi. Vedrò che posso fare.-

Un ghigno enorme si aprì sul mio viso. – Suo figlio Edward porta gli occhiali. Quanti gradi gli mancano? Sa, per le lenti a contatto… -

- Oh. Ecco, la tua richiesta mi lascia perplesso. Devo ammettere però che sono anni che cerchiamo di convincere Edward, ma lui non ne vuole sapere! Come mai quest’interessamento?  -

- Beh, a quanto pare a suo figlio piace una ragazza. E io mi sono offerta di aiutarlo. – risposi sotto lo sguardo confuso del dottore.

- Una ragazza? – chiese.

- Già, una certa Belen. Non so chi sia. Ma va beh, mi dà le informazioni? –

-  Ecco. Ti scrivo tutto qua. – rispose allegro. Magnifico! Avevo trovato un alleato nel suo territorio. Chi l’avrebbe mai detto!

- Ecco. –

Presi il foglio e, salutando, uscii vittoriosa dall’ufficio.

Poco dopo arrivai dinanzi una bella villa in stile vittoriano. Era circondata da un enorme giardino e da delle vetrate enormi. Suonai il campanello e attesi.

Ad aprirmi venne niente meno che Edward Cullen, che appena mi vide sbiancò. Indossava dei  bermuda verde militare poste ad un’altezza dignitosa, e una canottiera bianca. Mi sorse un dubbio: com’è che a scuola era sempre in modalità pezzente, mentre a casa era “quasi” guardabile? Mah, i misteri della vita.

- C… Che ci fai qui? – chiese sconvolto.

- Beh, non mi fai entrare? – e senza aspettare entrai, urlando uno squillante: permesso!

- Come mai qui? – domandò nuovamente.

- Uff, che palle che sei. Se continui a chiedermelo, potrei pensare di essere un ospite indesiderato! Comunque ti ho portato queste. – e gli lanciai un pacchetto che prese al volo. Beh, almeno non l’aveva fatto cadere, era già qualcosa!

- Lenti? – borbottò, rigirando il pacchetto tra le dita.

- Proprio così! Sono andata da tuo padre, e mi ha dato tutti i dati e mi ha scritto il problema alla tua vista. Ed eccole qua! Provale, dai! – trillai entusiasta.

Con riluttanza mi fece segno di seguirlo al piano di sopra, nella sua camera. E qui, meglio mettere un velo pietoso. Molto pietoso. Aggiunsi alla mia lista mentale la nota: rimodernamento camera.

Pareti grigie, tendoni grigi, copriletto grigio. C’era qualcosa che non fosse di quell’odioso colore? Evidentemente NO.

Iniziò ad armeggiare con la scatolina, e, dopo varie imprecazioni, mise le lenti a contatto. Mi guardò con una strana espressione, come se da un momento all’altro dovessi scoppiargli a ridere in faccia.

- Danno fastidio. Prudono. Sei sicura che non sembro un’idiota? – Mi chiese guardandomi attentamente.

- No, non sembri idiota, tranquillo. – o per lo meno, non più del solito! – Anzi, stai molto meglio così, sai? -  dovevo ammettere che dentro di me gongolavo felice. Era decisamente un passo avanti.

- Sarà… - ribatté poco convinto. Afferrai i suoi occhiali-bottiglia e li misi nella mia borsetta, sotto il suo sguardo sospettoso.

- Che fai? –

- Questi non ti servono. Se vuoi degli occhiali per casa, ne prenderemo di nuovi. Per quanto riguarda questi, appena  torno a casa li brucio. – lo informai, ignorando le sue occhiate di fuoco.

- Posso chiederti una cosa? – domandai poi. Edward mi fece un cenno affermativo.

- Perché sei scappato da scuola? –

- Oh. – rispose arrossendo. – Ecco. Ora mi prenderai per sfigato. –

Mi morsi la lingua per non ribattere che lui ERA uno sfigato. Lo guardai, incitandolo a continuare.

- Sono rimasto un po’ stupito dalla tua offerta… E poi… Non sono abituato al fatto che una ragazza stia così vicina a me. Capisci, no? – domandò arrossendo.

Ripercorsi mentalmente l’ora di biologia, soffermandomi sui vari tentativi di avvicinamento. Scoppiai a ridere, individuato il problema.

- Ti sei eccitato perché ti ero vicino? – chiesi, ridendo come una pazza.

Edward non rispose, limitandosi a guardare a terra ed arrossire.

- Non preoccuparti, se ti dà fastidio non lo faccio più. Ora vado, mi aspettano a casa. Per il mio aiuto, giovedì  a fare shopping, ok? – chiesi, alzandomi.

- Ecco… Per quella storia… - cominciò.

- Non si ritratta, caro. Io tu aiuto, tu conquisti la tua bella. Vedrai, sarà divertente! Quindi, a giovedì Cullen. – ribadii autoritaria.

- Ho un nome. – borbottò contrariato.

- Allora a giovedì, Edward. – ripetei sensualmente, uscendo da casa sua e salendo in macchina.

- A giovedì, Bella. – sussurrò incantato.


*****




* Note dell’autrice *
Come dire, avete stra vinto!!  Come promesso ecco il nuovo cap!
Qui c’è solo il pov Bella, perché poi sarebbe stato troppo lungo e pesante come capitolo mettere tutte le 3 sorelline! Bella inizia a muoversi, giocando d’astuzia, secondo me! Eddino abbandona gli occhiali da talpa!!! FINALMENTEEEE!!!!
Dai vostri commenti vedo che siete divise:
- alcune vogliono che vinca Bella, o in alternativa Alice;
- che Bells non vinca, perché sarebbe troppo banale.
Ora, come ho già detto non so ancora manco io chi far vincere, ma c’è da dire che, viste le condizioni in cui sta Ed, forse Bells una bella Lamborghini se la meriterebbe!!         ^.^
** Per chi segue “ Fedeltà o amore?” avete notato che Bells proprio non sopporta le segretarie?? Se legge tutto questo mia zia, segretaria, mi lincia!! =D
 RECENSIONI:
1.    anna cullen – Il tuo appello dev’essere stato ascoltato! Grazie per i complimenti!! ^^ Riguardo il vincitore… Non lo so ancora manco io!!
2.    Uchiha_chan – Ciao!! Beh, Bells l’aveva detto che era piuttosto rozzo!! Eh si, chissà chi è Belen… Boh… ^^   Jasper in questa FF è piuttosto associale, ma si rivelerà molto furbo!! Non dico perché!! ^^
3.    midnightsummerdreams – Bells parte sicuramente male, ma anche Alice non è messa meglio!! Ecco il new chappy, tutto su Bells! Che dici? Kiss.
4.    Debby_DG – Già, chissà chissà… Ti dirò, Ed si metterà in non pochi casini, a causa di questa bugia… ^^
5.    Sally10989 – Ciao! Ti dirò una cosa su Jazz: si rivelerà molto furbo… Lo stratega quale è nei libri della Meyer… Vedrai… =)
6.    _martinella95_ - Lo so, non piace manco a me! Ma era quello più vicino a Bells! La risp alla seconda rec la trovi sotto! ^^
7.    Hikari_kudo – Ehilà!! ^^ Hai visto, un miglioramento già c’è stato! Ha abbandonato gli occhiali da talpa, il che è MOLTO positivo!! =D
8.    serve -  Hai visto? Altro che 31… =)   Ti dirò, Emm non è propriamente così, in quanto il suo era un modo per ottenere l’attenzione di Rose. Ed è completamente partito per Bells… Jazz… Da una parte il suo essere sgarbato è per evitare delusioni dalle persone, ma non è ancora innamorato di Alice. Non si fida di lei, è questo il punto! Vedrai… vedrai… Per la tua domanda, hai letto, no? Erano entrambe le tue supposizioni… Povero Eddy!! XP
9.    Ducy - Come promesso!! Avete vinto, e quindi il new cap. Ed stava morendo dall’imbarazzo, ma pure Bella, non è tanto sveglia!! Ecco il primo passo… Che dici? Kiss
10.    ColeiCheAmaEdward – Ciao tesora! Le tue minacce hanno fatto effetto! XD   Ecco il nuovo cap, come promesso!! La tua rec mi ha fatto morire dal ridere, sei fantastica! Grazie per i complimenti! *.*
11.    Cinzia818 – Ciao! Grazie! Solitamente mi vengono prima di andare a dormire… o al mare… o al bar… e parto in quarta immaginandomi come evolvere il tutto! Nuovo cap! Che dici?
12.    enifpegasus – Che ridere la tua rec!! Belen Rodriguez… !! ci manca solo lei!! XD  Qui Bells fa un piccolo passo avanti, ma la strada è ancora lunga!!
13.    Confusina_94 – Ciao cara! io adoro la tua “strange love”!! quando aggiorni?? Come hai visto avete vinto, quindi un cap. oggi e uno domani!! =)
14.    _TattaFede_ - Effettivamente ColeiCheAmaEdward ci sa fare con le minacce!! ^.^  Sai cos’è? Che in tutte le ff quelli fighi sono sempre i Cullen! Beh, rimediamo!! =D
15.    Purelove – Salve cara! qui Bells fa un piccolo passo avanti! E gli occhiali finiscono nel fuoco!! =D  Rose avrà i suoi bei problemi, non preoccuparti!! *.*
16.    Lorelaine86 – Ciao cara! visto? Ce l’avete fatta! Nuovo cap!! Ed ha abbandonato gli occhiali da talpa, il che è un super passo avanti!! Emm è il solito scimmione!! ^^
17.    Elfa Sognatrice – A quanto pare l’hanno capito tutti, tranne la diretta interessata!! ^^
18.    Jessikina Cullen – Ciao carissima!! No no, non sei pervertita!! Avevi capito bene!! XP  Qui Ed fa un piccolo passo verso il figo che è in realtà, ma visto in che condizioni è, a strada è bella lunga!! ^^
19.    rochariv_90 – Ehilà!! La vostra opinione si spacca tra Alice e Bells… Devo ammettere, però, che  io adoro Alice… Quindi chissà…
20.    hale1843 -  Emm è veramente rozzo! Jazz non si fida di Alice, e ha ben ragione, vista la fama delle tre sister! Chiunque si insospettirebbe se da un giorno all’altro una di loro si avvicina!! Kiss
21.    cippullina_cullen – Siete tutte per la nanetta e Bells,eh?? Vedremo… ^^
22.    valeriuccia – Eccoti accontentata! ^^  Eddy è timidissimo e un pò scemo =)  ma Bells lo sistemerà pure lì!! Su Jazz, secondo me fa bene ad essere diffidente!! Conoscendo Alice poi!! ^^
23.    petitfraise – Eh cara! Che impegno ti sei presa! Quale fan numero uno, dovrai rec sempre!! XD  Kiss cara.
24.    _nessie_ - Ciao teso! Vedrò di mettere qualcuno pure per Alice, allora!! *.*
25.    Giulia miao – Te le dico, ogni volta che guardo i commenti cerco sempre i tuoi! Sono troppo carini!! ^^  Vediamo di dare un boy anche a Alice, allora!! ^^ KISS
26.    Alice89 – Eddino è super timido e facile al rossore!! Ma poi li passerà, eccome!! Con Bells come insegnante!! XP
27.    Mistica88 – Tranquilla cara… Torna hot, torna hot!! Ti pare??!! Tranquilla, come ho detto, odio Mike e Royce, quindi!! ^^
28.    _martinella95_ - Di nuovo ciao, cara!! ammettilo, volevi barare!! Ti è venuta la stessa idea di ColeiCheAmaEdward!! Avete rec in 37, quindi avete vinto!! Mo te lo chiedo: ma vbb che vuol dire??? Ho sempre visto tipo tvb, ma vbb mai!! Kiss
29.     MoonlightSerenity –  Jazz è piuttosto diffidente! Per Alice non sarà facile, ma conoscendola!! Per Rose e Emmett… Non sarà facile manco per Rose, ma mai come per Bells!! ^^
30.    lau_twilight – No, non sbagli!! Ritorneranno al loro antico splendore!! ^^
31.    TenshiNoHikari – Ma di quelle forti, di sistemate!! XD
32.    ary_vampire – Già, Bells farà fatica, ma si prenderà il migliore!! Kiss
33.    nanerottola – Ciao carissima! Abbiamo fatto entrambe il nostro compito, visto?? Kiss
34.    flazzy cullen – Ti dico una cosa: per Royce mi è venuta una certa idea-vendetta, per ciò che ha fatto a Rose nella saga… Vedrai.. Muah ah ah!!
35.    BAMBOLOTTA – Guarda, sono un sacco di tempo che voglio vedere qual film, e ancora niente!! Appena ho tempo vado e lo affitto!! Hai ragione… Che fighi… *o*
36.    meli_black – Ciao cara! grazie! Vedremo!!
37.    eli1414 – L’avete super superata!! Hai ragione, tutto si rivolterà contro di loro!! Vedrai!!

*****

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: shopping con Jasper ***


capitolo 3 shopping con Jasper

Scommettiamo?

Capitolo 3: Shopping con Jasper.

Pov Alice.

Osservai annoiata lo scorrere della strada. Jasper si era presentato in perfetto orario a casa mia, e questo gli aveva fatto guadagnare, senza ombra di dubbio, numerosi punti.

La sua era indubbiamente una bella macchina: una Volvo grigio metallizzato, tirata a lucido.

Nell’auto il silenzio si era fatto pesante, opprimente. Ogni mio tentativo di conversazione veniva seccamente liquidato da Jasper, che si limitava a qualche monosillabo o cenno del capo. Evidentemente, questa era la sua personalissima idea di conversazione.

- Bella macchina, sai? – riprovai per l’ennesima volta. Ormai doveva essere chiaro anche a lui: odiavo i silenzi.

- È di Edward. – rispose, secco e diretto. Non una parola di più. In compenso rimasi positivamente stupita da Edward Cullen. Aveva gusto! Tranne per il vestire, quella era tutta un’altra storia.

Sospirai di sollievo alla vista di Seattle. Almeno quell’odioso viaggio di andata stava per concludersi.

- Dove devi andare? – La voce di Jasper mi riscosse, spaventandomi. Chi se la sarebbe mai aspettata una frase da lui?

- Nel nuovo Centro Commerciale. Quello, vedi? – Mi sporsi verso di lui, indicandogli un enorme edificio giallo e verde. Era indubbiamente uno di quei posti adorati dalle ragazze che, come me, amano lo shopping.

Jasper fece un cenno affermativo – rispondere con una frase, a quanto pareva, costava troppa fatica – per poi accelerare e raggiungere il parcheggio. Con un piccolo sbuffo scese dall’auto, per poi seguirmi all’interno del Centro Commerciale.

- Jazz, qual è il tuo colore preferito? – chiesi, adocchiando un negozio di alta moda.

- Non ho un colore preferito. – rispose, facendomi salire una certa ansia. Non ero abituata a fare shopping in condizioni simili, affatto.

- Vieni! – dissi, arpionandogli il braccio e spingendolo nel negozio.

- Buongiorno signori. Desiderate? – chiese una commessa appena ci vide. Il suo tono era chiaramente dubbioso, come se si chiedesse cosa ci facevano due tipi come noi in quel negozio.

Naturalmente quello sguardo perplesso era tutto per il mio accompagnatore.

Osservava Jasper come se fosse un alieno. Effettivamente il suo abbigliamento stonava parecchio, se considerato l’ambiente del negozio. Un maglione di lana marrone e dei pantaloni rossi erano decisamente fuori luogo in un negozio D&G.

- Il mio ragazzo, Jasper, vuole rifarsi il guardaroba. – annunciai, mentendo spudoratamente sul fatto che lui fosse il mio ragazzo. Jasper mi guardò sconvolto, mentre la commessa sollevò un sopracciglio guardandoci dubbiosa.

- Beh? Si muova! – ordinai, perdendo la pazienza. Annotai mentalmente di fare un reclamo al negozio contro la poca professionalità della commessa.

- Subito, mi scusi. Cosa volete vedere per prima cosa? – chiese acquistando professionalità.

- Qualcosa di nero, blu scuro e blu chiaro. Con blu chiaro, non intendo azzurro, chiaro? Partiamo dai jeans. – risposi allegra, calandomi nell’ambiente “shopping”.

- Posso sapere che stai facendo? – ringhiò Jasper afferrandomi il braccio.

- E dai! Vedrai, sarà divertente! Se è per i soldi non preoccuparti! Pago io! –

- Non è per i soldi, ho la mia carta di credito. Non capisco perché lo vuoi fare, però! – rispose stizzito.

- Deve per forza esserci un motivo? Mi piace lo shopping e tu hai chiaramente bisogno del mio aiuto! Insomma, che palle che sei! Lasciati andare ogni tanto! – mi lagnai.

Jasper sospirò rumorosamente, per poi seguire la commessa già impegnata nella ricerca dei jeans.

- Questo no. E nemmeno questo. – iniziai a scartare i capi. – Questo è carino! – e lo passai a Jasper. –Inizia a provarli, ti raggiungo subito. – ordinai, per poi continuare la selezione.

Poco dopo, con le braccia cariche di pantaloni, raggiunsi Jasper, che si era chiuso nel camerino.

- Ehi, sei morto? – chiesi ironicamente.

- Sono ridicolo! Non uscirò mai con questa roba addosso! – si lagnò da dietro la porta.

- Fatti vedere. –

- No! –

- Apri la porta, dannazione! –

- Ho detto di no! -

- Jasper, apri questa cazzo di porta! Ora! – strillai rabbiosa, attirando l’attenzione di numerosi clienti, che mi guardarono sconcertati. Questo ragazzo stava uccidendo la mia idea di shopping! Incredibile!

Fece scattare la serratura e, con riluttanza, uscì all’esterno.

La commessa accanto a me inspirò rumorosamente.

I jeans scuri fasciavano in maniera perfetta le lunghe gambe di Jasper, mettendone in risalto i muscoli. Si era tolto il maglione marrone, rimanendo con una canottiera bianca.

Questo era un miglioramento, decisamente!

- Sta benissimo, signore. – si complimentò la commessa, sorridendo come un’ebete.

Mi voltai ad osservarla, incenerendola con lo sguardo. Ma come si permetteva! Oltretutto, poco prima, le avevo detto che quello era il mio ragazzo!

- Vada a prendere qualche maglietta. Colori scuri, mi raccomando. – ordinai freddamente.

- Subito. – mormorò, sbavando vistosamente.

- Beh, che dici? – chiese incerto Jasper.

Sorrisi raggiante. C’erano ancora numerosissime cose da sistemare, ma bisognava ammetterlo: vestito così Jasper era decisamente un bel ragazzo!

- Stai benissimo, sai? Sei proprio un bel ragazzo! – mi complimentai. Forse avevo sbagliato nel giudicarlo in maniera così pesante, quella mattina.

- Dammi gli altri. – borbottò imbarazzato.

- Ecco, tieni. Vado a vedere le magliette. – trillai allegra, per poi raggiungere la commessa.

- Che dice? – Mi chiese, mostrandomi alcuni capi. Ne misi da parte cinque, assolutamente fantastiche.

- Senta, avete camicie? – chiesi.

- Si, certo. –

- Me ne porti quattro. Nere e blu scuro. Io intanto vado a far provare queste al mio ragazzo. – dissi, calcando sull’aggettivo possessivo.

- Jazz? Come và? –

- Questi due sono troppo grandi, e questi tre troppo piccoli. Ne sono rimasti altri tre. – mi informò.

- Beh, provali!

Poco dopo uscì dal camerino, facendomi vedere i jeans appena provati. Era assolutamente fantastico! La vittoria si stava indubbiamente avvicinando!

- Tieni, ora prova queste. E queste. – dissi, tendendogli le magliette e le camicie.

- Sembro una bambola! Dillo che ti diverte torturarmi! – mi beffeggiò.

- Lo ammetto! – confermai ridacchiando.

Alla fine decidemmo di prendere quattro jeans, due camicie e quattro magliette. Jasper, con quei vestiti, non aveva nulla a che vedere con lo sfigato del mattino.

A conferma di ciò, non mancarono le occhiate languide della commessa. Mi appuntai mentalmente che un reclamo non bastava: volevo il suo licenziamento!

- Che si fa, ora? – chiese Jasper appena uscimmo dal negozio.

- Beh, per ora tu sei a posto. Ora devo sistemare il mio, di guardaroba!- annunciai allegra, trascinandolo da Victoria’s Secrets.

- Io non ci entro lì! – si impuntò.

- Oh, andiamo! Che c’è, ti imbarazza, forse? – Obbiettivo agganciato: orgoglio di Jasper.

- Datti una mossa! – E l’obiettivo è colpito!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Bacio ***


capitolo 4 bacio

Scommettiamo?

Capitolo 4: Bacio.

Pov Rosalie.

Osservai per l’ennesima volta l’orologio, camminando avanti e indietro, nervosa. Erano quasi le diciassette ed Emmett Cullen era decisamente in ritardo. Chissà quale parte della frase “alle quindici e trenta a casa mia”, non aveva capito.

Il suono del campanello interruppe la mia marcia. Mi precipitai ad aprire, rallentando nell’ultimo tratto. Dovevo dare l’impressione di essere perfettamente calma, non nel ben mezzo di una crisi isterica.

- Ehilà, Rose! Come và? – mi salutò allegramente Emmett.

- Sei in ritardo, idiota! – risposi, facendolo entrare e chiudendo la porta.

- Oh si, scusa! Ero in palestra! – annunciò fiero, indicandosi.

Indossava una canottiera bianca e calzoncini neri. I capelli erano ancora un po’ umidi e le guance arrossate. Un bello spettacolo, nel complesso.

- Tesoro? Sei rimasta colpita dal mio fascino? – Un bello spettacolo, distrutto non appena aprì bocca.

- Ma piantala! Siediti sul divano e stai zitto! – ordinai, indicandogli il divano rosso poco distante.

Emmett mi guardò, confuso.

- Beh, che ti prende? – chiesi seccata.

- Perché nel divano? –

- Perché, dove sennò? –

- In camera tua, ovvio! – rispose, come se fosse la cosa più normale e ovvia del mondo.

- Sogna Emmett! Sogna! Siediti sul divano, torno subito.- Salii velocemente al piano di sopra, nella mia camera. Afferrai il libro sul letto e scesi in salotto. Meglio non lasciare per troppo tempo lo scimmione da solo.

- Rose, ho sete! Hai una birra?- si lagnò appena mi vide.

Gli sbattei il libro davanti incenerendolo con lo sguardo, per poi andare a prendergli quella dannata birra.

- Attento a non strozzarti, idiota. – sibilai porgendogliela.

- Grazie cara. Sai, se ti vedesse qualcuno non ci crederebbe… Tu, Rosalie Swan, bellissima e snob, reginetta del ballo scolastico, che serve me, Emmett Cullen, bellissimo e semplice ragazzo ignorato da tutti… da non credere! – ridacchiò. Ben visibile, però, una nota di amarezza nella voce.

- Fottiti, Cullen. – strepitai. – Ora, se la pianti di dire cazzate, passiamo a questo! – annunciai, afferrando il libro e mettendolo sotto il suo naso.

- Galateo? È uno scherzo, vero? – chiese impallidendo notevolmente.

- Ti sembra uno scherzo? Grazie a questo libro otterrai ciò che ti manca: ovvero le buone maniere! Ora sei rozzo, volgare e non sai rapportarti con gli altri. Io, mio caro, rimedierò a tutto questo! – annunciai orgogliosa.

- Prego? – sibilò. – Tu non mi renderai come il tuo damerino biondo! Perché, ci scommetto, tu lo trovi perfetto! Un modello a cui ispirarsi, magari…- continuò malignamente.

- La gente come te pagherebbe per essere come il mio Royce! – dissi, alzando la voce.

- Il tuo Royce? Il TUO Royce è un fottuto bastardo! – ringhiò.

- Ma come ti permetti! – strillai.

- Perché, non è vero?! La tua anima gemella si diverte a rendere impossibile la vita a mio fratello! Sai quante risse abbiamo fatto? – sbraitò rabbioso.

Fu peggio di uno schiaffo in piena faccia. Royce aveva spesso qualche livido, ma si giustificava dicendo di esserseli procurati giocando a football. Ora venivo a sapere che erano il risultato di risse!

 - Non è… ma cosa… - balbettai sconvolta.

- Scommetto che non ne sapevi nulla! Sai cosa fa per divertirsi con i suoi simpatici amici? Gli rigano la macchina. Mentre è in doccia, durante ginnastica, gli pisciano le scarpe e gli rubano i vestiti… Sono talmente tante le cose, che non spreco tempo ad elencartele. E io dovrei pagare per essere come lui? Ma per favore… Ringrazia Edward, altrimenti ora non avresti un ragazzo! -

- Edward? – pigolai.

- Si cara, Edward. Quello che voi vi divertite a chiamare sfigato… Quello che fa Boxe e Jeet Kune Do, quello che se prende il tuo ragazzo lo distrugge. È troppo signore per abbassarsi al livello di quelle fecce. Peccato che nessuno noti che ragazzo fantastico sia. Siete tutti troppo presi a guardare l’esterno, vero? E poi guarda cosa viene fuori! –

- Io non lo sapevo… Non credevo che Royce… - Non riuscivo a crederci! Royce, il ragazzo perfetto, si stava rivelando un viscido bullo. E questo non mi piaceva. Affatto.

- Scendi dal tuo piedistallo, Rosalie! Guardati attorno! Tu puoi avere di più! – sussurrò, avvicinandosi al mio viso.   

Gli andai incontro, baciandolo.

Dapprima fu un lento sfiorarsi di labbra. Leggero, delicato. Poi il bacio crebbe, trasformandosi in fuoco, passione. Mi sollevai sulla punte per cercare di guadagnare altezza.

Affondai le mani tra i suoi riccioli. Emmett mi afferrò la nuca, spingendomi maggiormente verso di lui.

Con la lingua toccò le mie labbra in una tacita richiesta. Dischiusi le labbra con un gemito, acconsentendo. Le nostre lingue si incontrarono, giocando e beandosi di quel contatto.

Un tossicchiare, però, ci costrinse a fermarci.

- Scusate se vi interrompo… Rose, tra poco torna papà. Forse è meglio se rimandate. – ghignò Bella, osservandoci dalla cucina.

- Oh… emh… io vado…- annunciò Emmett visibilmente imbarazzato. Con un cenno della mano si eclissò, fuggendo dalla casa.

- Rose, Rose! Questo non era nella scommessa… - mi beffeggiò Bella.

- Bells. Tu lo sapevi che Edward Cullen è vittima di scherzi perfidi e idioti? E che malgrado sia più che in grado di difendersi, non lo fa?  - chiesi seria.

- No, non ne sapevo nulla. – rispose sincera.

- Emmett mi ha detto che Royce e gli altri se la prendono spesso con lui. – continuai disgustata, raccontando tutto.

- Dovresti parlarne con Royce! D’accordo, anche noi non siamo mai state particolarmente gentili con loro, ma quello che fanno i signorini è assurdo! Più tardi Mike mi sente! Ci scommetto che quell’idiota è coinvolto… - ringhiò.

Cosa erano quelli? Sensi di colpa? Sicuramente si. Quante volte, alle loro spalle,  avevamo preso in giro i Cullen? A conti fatti, noi non eravamo meglio dei vermi che se la prendevano con loro.

- Comunque non avresti dovuto baciarlo! D’accordo, dobbiamo renderli irresistibili, ma forse è meglio non lasciarsi andare troppo… - mi ammonì.

- So badare a me stessa, grazie tante.- risposi stizzita.

- Comunque devo dirtelo! Sorellona, Emmett ha un gran bel fisico! – ridacchiò. – Chissà com’è Edward… Insomma, vista tutta l’attività fisica… Deve avere un corpo niente male…- mormorò sognante.

Alzai gli occhi al cielo, salendo di sopra e lasciando la pazza ai suoi viaggi mentali.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Miglioramenti, ipotetica cotta e litigio!! ***


capitolo 5 migliorament

Scommettiamo?

Capitolo 5: Miglioramenti, ipotetica cotta e litigio.

Pov Bella.

.

Mi sdraiai sul prato della scuola, lasciandomi baciare dai tiepidi raggi del sole. Era un evento raro e bisognava approfittarne, anche se questo significava saltare le lezioni.

Non una grande perdita, comunque. L’ora di Fisica poteva essere benissimo trascurata.

Il cellulare accanto a me vibrò, avvisandomi dell’arrivo di un messaggio. Sbuffai quando lessi che il mittente era Mike.

“ Piccola, dai, scusami. Mi raggiungi in aula proiezione? “

Chiusi il telefono con rabbia, dopo avergli scritto di andare a farsi fottere. Avevamo avuto una litigata colossale, quella mattina. Argomento: il suo prendersela con Edward. L’aveva definito “divertente”. Da lì erano volate parole grosse: io che gli davo del coglione deficiente, lui che mi definiva una troia con la fissa per le scommesse.

Sbuffai nuovamente, rigirandomi insofferente sul prato. Quella era decisamente una giornata NO. Dopo l’ennesimo sbuffo mi alzai, dirigendomi verso l’aula di storia, dove Edward aveva lezione.

Bussai, aprendo la porta. La professoressa Smith mi guardò, non capendo il motivo della mia presenza.

- Si, signorina Swan? –

- Professoressa, Edward Cullen è richiesto in segreteria. Deve assentarsi dalla lezione, mi scusi. – dissi, accompagnando il tutto con un falso tono di voce gentile.

Edward mi guardò, non capendo. Gli rivolsi un sorriso rassicurante, che poi era più simile ad un ghigno.

- Beh, signor Cullen. Che aspetta? Vada. – lo liquidò acidamente lei. Evidentemente non provava troppa simpatia per quel ragazzo.

Edward raccolse le sue cose e mi seguì fuori.

- Beh, che problema c’è? – chiese.

Alzai gli occhi al cielo. Beata innocenza! – Nessun problema! Mi annoiavo, così sono venuta a cercarti. Che dici, Seattle o Port Angeles? -  proposi.

- Bella, sii seria, per favore! Abbiamo scuola! – rispose alzando gli occhi al cielo.

- Oh, non rompere! Ci divertiremo, non temere! Diremo che sto male e che ti sei offerto di accompagnarmi a casa, ok? E dai… mica muore qualcuno! – sbuffai.

- Non se ne parla! Io non salto la scuola. – si impuntò.

- Sai qual è il tuo problema? – chiesi fronteggiandolo.

- No, ma sono quasi sicuro che me lo dirai… - rispose con sarcasmo. Ora, domanda lecita: che fine aveva fatto il balbettante Edward Cullen? Mistero…

- Si, te lo dirò. Tu hai paura di divertirti, di mandare a farsi fottere tutte le belle regolette che ti sei imposto. Forse se iniziassi a lasciarne perdere qualcuna, la gente ti apprezzerebbe di più. –

- Hai finito? – chiese, sollevando un sopracciglio.

- Credo di si. – risposi con ironia.

- Bene, perché ho una lezione che mi aspetta…-  annunciò, dirigendosi nuovamente verso l’aula di storia.

- Oh, Eddy… Daiii… - lo supplicai, attaccandomi al suo braccio. Edward sbuffò poco convinto, mentre arrossiva leggermente.

- D’accordo, andiamo… - si arrese, lasciandosi trascinare verso la segreteria. Assunsi un’aria da malata gravissima, per poi fare un cenno ad Edward, che entrò, trascinandomi dietro.

- Signorina Coope? – chiamò lui.

- Oh, signor Cullen. Come mai qui? – chiese sospettosa.

- Isabella Swan sta male e devo accompagnarla da mio padre, il dottor Cullen. Ci servirebbero due permessi. – recitò alla perfezione Edward, mentre io gemevo dal dolore, assolutamente inesistente.

- D’accordo. Ecco. Potete andare ora. Guarisci presto, cara.  – mi augurò apprensiva.

- Speriamo. – tossicchiai, lasciandomi nuovamente trascinare.

Salii sulla Volvo grigia di Edward, decisamente una bella macchina.

- Beh, dove andiamo? – chiese, una volta lontani da scuola.

- Seattle! – annunciai allegra mentre Edward rispose con un cenno. – Ammettilo che sei emozionato! Per la prima volta non finisci le lezioni! – dissi, dandoli piccole gomitate sul fianco.

- Oh si, un’emozione travolgente proprio… - borbottò.

- Uff, che noia. Quando fai così sei di un pesante…  - sbuffai imbronciandomi.

- E che non capisco perché hai cercato me… Il tuo Mikey era impegnato a cercare di allacciarsi le scarpe? – chiese acidamente. Scoppiai a ridere, sinceramente divertita.

- Cullen, ti sto rivalutando. Sei uno spasso! Con una bella sistemata a quei capelli e a quella pelle sarai fantastico! – annunciai entusiasta.

Edward alzò gli occhi al cielo, ignorandomi.

- Non hai risposto. –

- A cosa? – chiesi, non capendo.

- Perché non sei con il tuo ragazzo? –

- Perché reputa divertente renderti la vita una merda. – risposi sinceramente.

Edward strinse le mani sul volante, come a volerlo distruggere. – E perché a te darebbe fastidio? –

- Edward, sono stronza entro certi limiti. Non mi piace e basta. Non ci vedo nulla di divertente in ciò. –

Unica risposta: un borbottio.

- Va beh, cambiamo argomento… Parlami di questa Belen, dai. – lo incitai, sistemandomi meglio sul sedile.

Edward tossicchiò a disagio. – Ecco… Io non so se… -

- Oh, andiamo! Non vado mica a dirlo in giro! –

- Ecco… lei è… Fantastica. Assolutamente bellissima, popolare e simpatica. – iniziò.

- Ehi, ma non starai mica parlando di me? Perché quelle sono le mie caratteristiche! – scherzai. Edward rise, imbarazzato.

- Continua, non ti interrompo più, giuro. – dissi, mimando la chiusura delle mie labbra con una chiave.

- Ecco, lei ha un ragazzo. Popolare ma idiota. A me piace da tanto, ma sono sicuro che non mi guarderà mai come io guardo lei. – ammise tristemente.

- Oh Eddy! – lo abbracciai commossa, facendoli perdere il controllo della macchina.

- Ehi, ma sei impazzita?! – urlò, mentre alcuni guidatori suonavano il clacson contro di noi.

- Eddy! Questa è una promessa: tu la conquisterai, fosse l’ultima cosa che faccio!! – promisi, mandando fulmini e saette dagli occhi.

Edward si schiaffò una mano sul viso, esasperato.

 

*****

- Jenny, lo affido a te! – mi raccomandai, ignorando le occhiate da cucciolo abbandonato di Edward.

- Non preoccuparti, Bells. Ci penso io. – promise lei. Jenny non era altri che l’estetista più brava – e costosa – di Seattle. Io e le mie sorelle andavamo solo ed esclusivamente da lei.

- Ah, Mark, poi pensaci tu ai capelli, d’accordo? – dissi, non appena lo vidi passare.

Afferrai una rivista, cercando di far passare il tempo.

Due ore dopo, Mark e Jenny fecero la loro comparsa.

- Ecco il nuovo Edward! – annunciarono teatralmente. Tutti si girarono a osservare la scena.

Osservai un ragazzo che NON era Edward Cullen, venirmi incontro e sorridere imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli bronzei.

- Sei Edward? – chiesi, osservandolo da vicino.

- No, la fata turchina. Secondo te? – rispose irritato.

- Wow… - Mormorai. – Stupefacente. –

La pelle era liscia, senza le impurità che prima la opprimevano. I capelli erano più corti, con qualche ciuffo lasciato scendere ad arte sugli occhi. Decisamente una bella visione, se si escludevano i vestiti.

- Che dici? – mormorò, imbarazzato da tutti quegli sguardi puntati su di lui.

- Fantastico. – risposi orgogliosa. – Stenderai Belen, te lo garantisco! –

****
Pov Alice.

Osservai annoiata la partita di pallavolo alla quale mi ero rifiutata di partecipare. Tutta quell’attività fisica non era proprio l’adatto a me.

Corsa = sudore! No grazie!

- Ehi Alice! Sai l’ultima? – mi chiese quell’oca pettegola della Stanley.

- No, ma scommetto che me lo dirai tu. – risposi sbuffando.

- Jasper Cullen si è presentato a scuola vestito come un essere umano! No, dico, ma ti pare? – ridacchiò.

- Quindi? – chiesi gelidamente.

- Ecco… Niente, era questa la novità… - borbottò imbarazzata.

- Che noia Jessica. Ma non hai niente da fare? Ad esempio, cercare di rimorchiare Mike? – chiesi acidamente.

Jessica si irrigidì, lanciandomi un’occhiata assassina, per poi andarsene.

- Ehi! – mi salutò Jasper, sedendosi accanto a me. Il respiro era affannato a causa della corsa, le gote arrossate.

- Ehi, ciao! – trillai allegra.

- Come mai sei seduta? Non partecipi? –

- Ma ti pare! – ridacchiai. – Odio l’attività fisica, e poi voglio stare alla larga dalla Stanley. È odiosa, si crede mia amica ma non ha capito proprio nulla… -

- È una ragazza stupida. Indovina cosa mi ha chiesto appena mi ha visto?! – chiese. Conoscendola, qualcosa di poco carino, era sicuro.

- Con quale cazzata ne è uscita fuori, stavolta? – chiesi sbuffando.

- Mi ha chiesto a quale Santo mi sono rivolto… -

- E tu? – domandai.

- Le ho detto che è lo stesso che dovrebbe invocare lei per ritrovare il suo cervello! – ghignò.

Scoppiai a ridere attirando l’attenzione di tutti i presenti, che mi guardarono increduli.

- Cullen! Datti una mossa e torna subito qua! – urlò il professore, richiamandolo.

- Devo andare… Che dici, dopo ti và un gelato? – chiese, iniziando a scendere le scale.

- Ok! -  urlai in risposta.

- Ehi, perché parli con lui? – chiese sospettosa l’oca, raggiungendomi nuovamente.

Alzai gli occhi al cielo, infastidita. – Al momento, mi chiedo soltanto perché sei qua a parlare con me… Potresti gentilmente evaporare? – ordinai, riuscendo poi nel mio intento.

- Beh, la bella e impossibile Alice Cullen parla a Jasper Cullen. Ammettilo, è roba che fa’ notizia questa. – disse Angela, sedendosi accanto a me. Era una delle poche belle persone in città.

- Ah si? Beh, buon per lui… - ghignai.

- Seriamente Alice, che c’è sotto? Un’altra delle vostre folli scommesse? – mi chiese, seria.

- Può darsi. – risposi misteriosa.

- Ecco, ti pareva. Non è difficile immaginare anche l’oggetto della scommessa. Non capisco però perché ci vai a prendere un gelato, ad esempio. – ghignò, dandomi una gomitata.

- Ehi! Questa è violazione della privacy! – dissi indignata.

- Rispondi, rispondi… Ma quale privacy. –

- Non ho un ragazzo fisso, quindi nessuno che mi vieti di fare come voglio. Oltretutto, ora io, Bells e Rose siamo in competizione, quindi le uscite insieme si riducono. Ah, e poi tu stai sempre con Ben, quindi! – elencai scocciata.

- Lui ti piace! – mi accusò.

- Ma piantala! Ci siamo visti una volta, e per la scommessa. Ciò che dici è totalmente assurdo! – ridacchiai.

- Però devi ammettere che è migliorato molto! – ammise osservandomi di sottecchi.

- Oh, e non hai ancora visto nulla. – ghignai perfida.

- Tu gli piaci, comunque. – annunciò, mentre la campanella suonava.

- Si Angy, scendi dalle nuvole, è meglio! – ridacchiai, per poi uscire dalla palestra.

 

*****

 

- Oggi è una bella giornata per un gelato, non credi? – chiese Jasper.

Insieme camminavamo tra i negozi di Port Angeles, mangiando un cono gelato. Io nocciola, Jasper pistacchio.

- È strano avere una giornata del genere qua. Bisognava approfittarne. – risposi allegra.

- Tu e Angela siete amiche, vero? – chiese ad un certo punto.

Un nodo alla gola, mi fece tossicchiare. Perché diamine mi chiedeva una cosa del genere, ora?

- Si, e allora? – chiesi freddamente.

- Così. È una brava ragazza, e poi hai pochi amici, sai? – mi prese in giro.

- Oh, grazie tante! Pochi ma buoni! – affermai convinta.

Arrivammo al molo e, trovata una panchina vuota, ci sedemmo.

- Hai del gelato sul naso. – ridacchiai.

- Dove? – chiese lui, iniziando a passarsi la lingua sul naso, in una scena a metà tra il comico e il tragico.

- Aspetta. – ordinai, chinandomi verso di lui. Passai con leggerezza la mia lingua sulla parte macchiata, pulendola.

- Ecco fatto! – annunciai allegramente.

Jasper era alquanto sconvolto, e la prova era lo sguardo stralunato che aveva. – Ehi, tutto ok? – chiesi avvicinandomi.

- Voglio baciarti. – rispose serio. Diretto, subito al punto. Iniziai a pensare che Angela avesse ragione. Il problema ora era: cosa avrei risposto?  

 

 *****

Rosalie Pov.

- Rosy, aspetta dai! – mi urlò dietro Royce.

Feci finta di non sentirlo, continuando la mia marcia verso il cortile della scuola. Come se qualche stupido nomignolo mieloso potesse cancellare la discussione di poco prima.

Alla domanda: perché fai così?

La sua risposta era stata: è divertente, e poi scusa! Ma a te che importa?

Da lì avevo emesso scintille, tanta era la rabbia.

- Ehi! Fermati! – mi ordinò lui, raggiungendomi e afferrandomi bruscamente il braccio.

- Mollami! – ringhiai, cercando di allentare la presa.

- Senti, ti chiedo scusa, d’accordo? Lascerò in pace Cullen, se questo ti fa’ stare meglio. – borbottò.

- Oh, ma che gran consolazione! Grazie tante dello sforzo! – ribattei sarcastica.

- Dai, su… Non mi piace quando litighiamo. – sussurrò, per poi baciarmi.

Mi staccai troppo presto dal bacio, e lui rispose con uno sbuffo. – Ora mi aspettano di là. Vado, ma passo più tardi a prenderti, ok? – mi chiese, accarezzandomi il viso.

- D’accordo. – borbottai, ancora un po’ arrabbiata. Royce sorrise, per poi andare dalla parte opposta.

- Ma che bella scenetta, i miei complimenti! – applaudì Emmett, sbucando dal nulla.

- Senti… - cominciai.

- Tranquilla, non devi spiegarmi nulla. Scommetto che dirai la stessa cosa che ha detto Lauren Malory dopo essere stata a letto con me. –

- Non paragonarmi a… -

- Sai che ha detto? – mi interruppe. – Una bella scopata, ma non metterti strane idee in testa. Ecco, più o meno quello che mi stavi per dire tu! – mi accusò perfidamente.

- Non paragonarmi a quella troia che si fa’ sbattere da tutti! – sibilai minacciosamente.

- Mah, io non vedo differenza. Lei da tutti, tu da un viscido… Cosa è peggio? – domandò, con evidente sarcasmo.

- Vai al diavolo… - sibilai offesa, andando verso la mia macchina.

- Oh, ora ti offendi pure? Dovrei essere io, quello incazzato! Dopo quello che ti ho detto, tu ti strusci ancora addosso a lui… Patetico. - disse, venendomi dietro.

- Grazie Emmett, è sempre un piacere parlare con te! – risposi acidamente.

- Dai, non litighiamo, non mi và, ok? – propose, fermandomi.

- Io sono quella che si fa’ sbattere da un viscido, quindi non capisco che vuoi. – sibilai, mollando la sua presa e salendo in macchina.

Partii con rabbia, maledicendo tutto il genere maschile, Emmett Cullen, Royce King e Bella, per aver proposto quella stupida scommessa.

 *****

** Note della pazza **

Ehi! Cosa sono quelle armi puntate contro di me?? ^^ 
Lo so, lo so... Il Pov di Alice è sadicamente interrotto sul più bello, e Rose e Emmy hanno litigato...
Ma almeno Eddino diventa un figaccione!!  
Non posso rispondere ai vostri fantastici commenti, lo farò nel prossimo, giuro!!
Grazie ai 116 Preferiti e 117 Seguiti!! Ehi, mi aspetto un commento anche da voi!! ^^
Un bacione a chi ha commentato, siete grandissime!!  
*****

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Kiss X tre!! ***


kiss per tre capitolo 6

Scommettiamo?

Capitolo 6: Kiss X tre.

Pov Rosalie.


Afferrai il secchio dell’acqua, portandolo accanto alla mia Mercedes rossa. Ogni volta che ero nervosa, il modo migliore per distrarmi era pensare alla mia piccolina, lavandola e tirandola a lucida.

Avevo indossato degli shorts rossi e una magliettina nera, lunga quanto bastava per coprire il tatuaggio al centro della schiena. I miei genitori erano assolutamente contro queste cose, mentre io le adoravo.

Il risultato? Un tatuaggio in clandestinità.

Mi tolsi le scarpe, legando i capelli in una coda alta. Alcuni ragazzi passarono lì accanto, fischiando come degli idioti. Che stupidi, non erano altro che sedicenni arrapati con gli ormoni a mille e del tutto insignificanti.

Afferrai il tubo dell’acqua, iniziando a bagnare la macchina, per poi passare a lavarla con acqua e sapone.

Poco dopo sbuffai, stanca e bagnata.

- Ehi!  Hai messo su un autolavaggio sexy e non mi hai avvisato? – Chiese ironicamente una voce.

Alzai gli occhi al cielo, per poi voltarmi con uno scatto, pronta a litigare.

- Senti, ma perché non vai a farti… - mi interruppi, trovandomi davanti Emmett con addosso una delle sue famose tute.

Bene, il nervoso stava facendo ritorno, e tutto il mio piano per calmarmi e non pensare a quanto fosse idiota e sexy, erano andati a farsi benedire. Un momento: avevo detto sexy??

Bene, ora si che eravamo a cavallo…

- Dove dovrei andare? – chiese maliziosamente Emmett, avvicinandosi.

- Stai zitto, è meglio. – borbottai, riprendendo la mia occupazione.

- Sei sempre così acida? No dico, mi immagino come sarai quando entrerai in meno pausa… Povero me. – ridacchiò.

- Perché povero te? Tu che cavolo c’entri? – chiesi, non capendo.

- Ma è ovvio, sciocchina… - iniziò.

- Sciocchina dillo a tua sorella, non a me. – lo interruppi, acida.

- Ho solo fratelli, mi dispiace. – rispose ghignando.

- Fa’ lo stesso. – borbottai.

- Dicevo, prima della tua elegante, quanto utile interruzione… Io c’entro, perché sarò tuo marito. – ironizzò.

La mia risata si diffuse per tutta la strada, attirando l’attenzione di numerosi passanti. Dio, questa era la più grande cazzata che avessi mai sentito!

- Tu sei pazzo, Emmett. Dico davvero, dovresti farti visitare da uno bravo. – ridacchiai, osservandolo.

- Tu sei davvero sicura che io non riesca a farti innamorare di me? – chiese serio. La mia risata si interruppe con un rumore simile ad uno squittio. Questa domanda era l’ultima che mi sarei aspettata da lui!

- Emmett, sii serio, per favore. – lo esortai. Nel suo sguardo, solo determinazione.

- Vedi, sono anni che ti guardo da lontano. Sei bella, fantastica, e mi sei sempre piaciuta. Peccato che la prima volta che andai a parlarti ricevetti uno spintone e guardai Royce portarti via. – disse.

- IO non ricordo. – dissi, facendo mente locale. Buio, solo buio, fu ciò che trovai.

- Ero diverso allora. Mingherlino e stupidotto. Decisi di dedicarmi allo sport e mettere su un bel fisico, così che nessuno mi avrebbe spinto via. – affermò. Beh, sul piano del fisico, nessuna obiezione.

- Poi vidi che questo attirava ragazze, e anche se da una notte e basta decisi di cedere. Sai, se ti dicessi i nomi di alcune non ci crederesti. Solo una, però, è quella che voglio. Stranamente, è anche quella che non mi degna di un’occhiata. –

Ok, dal suo sguardo, forse, e dico forse, parlava di me.

- Emmett, senti… - iniziai, lasciando l’opera di lavaggio e avvicinandomi a lui.

- Non dire che è per Royce, perché non ti credo. Lo vedo come lo guardi, sai? Quello non è lo sguardo di chi è innamorato. – sibilò.

- Io non posso stare con te. Lo capisci? – dissi. Non sapevo neanche io che stavo dicendo, a dire il vero.

- Perché? – chiese, alzando la voce.

- Tu sei Emmett e io sono Rosalie. Siamo geneticamente fatti per stare lontani. Quando due come noi si avvicinano, non possono che soffrire. – spiegai.

Emmett era un bravo ragazzo, infondo. Un po’ rozzo, forse, ma bravo. Forse il problema non era lui. Forse ero io. Come aveva detto lui, una abituata ad avere il mondo attorno a sé, non cambia dall’oggi al domani.

- Chi lo dice? – chiese Emmett.

- Tutti e tutto. Non perdere tempo con me, Emmett. – dissi, cercando di convincerlo.

Emmett scosse la testa, avvicinandosi a braccia aperte. Scattai all’indietro, afferrando il tubo dell’acqua bagnandolo completamente.

- Ehi! Che cazzo fai? – urlò cercando di ripararsi.

- Quello è il tuo spazio, e questo il mio. Io non invado il tuo e tu non invadi il mio. – spiegai.

Ora, una vena di follia doveva scorrere nella mia famiglia. Ma dico, che cazzo di risposta era??

Emmett corse verso di me con un ghigno enorme, ignorando l’acqua che lo inzuppava. Afferrò il secchio con l’acqua e sapone, rovesciandomelo addosso.

Urlai, a contatto con l’acqua gelida. – Ma sei deficiente? – strillai.

- Beh, di che ti lamenti? Pari diritti, no? – sghignazzò.

- Ti ammazzo, Emmett Cullen. – strillai, avventandomi su di lui. Con uno scatto mi caricò sulle spalle, ignorando bellamente le mie urla e i miei poco signorili insulti.

Entrò in casa, tenendomi ancora sulle spalle. – Qual è la tua camera? – chiese, iniziando a salire di sopra.

- Emmett, ti avverto: mettimi giù o sei morto! E stai tranquillo che se non ti ammazzo io, lo farà mia madre, visto il casino che stai facendo sul pavimento. – strillai, iniziando a mollare calci e pugni sulla sua schiena.

Emmett sbuffò indifferente alla cosa, e iniziò ad aprire le porte. – Questa è di Alice, sicuro. – indovinò, appena vide l’enorme cabina armadio che svettava sulla parete.

- Questa è la tua. – indovinò, aprendo la seconda.

- Affatto. – mentii, cercando di liberarmi dalla sua presa.

- Beh, da quando Bella ha una foto di te e Royce sul comodino? – ironizzò lui, mettendomi giù. Era una logica inattaccabile la sua.

- Fottiti. – borbottai, facendolo ridere.

- Hai degli asciugamani? – chiese, guardandosi attorno. Risposi con un cenno del capo, entrando nel mio bagno personale e afferrandone due.

- Che cazzo fai? – ringhiai tornando in camera. Quello stupido scimmione stava frugando tra la mia biancheria! Assurdo!

- Mi prendo un regalino. – ridacchiò, afferrando un perizoma rosso e mettendoselo in tasca.

- Dammelo Emmett! Adesso! – urlai, saltandoli addosso in modalità iena assassina. Una iena assassina piuttosto sfigata, visto che per la seconda volta mi caricò sulle spalle come se fossi stata un bambolotto.

Finimmo sul letto, mentre io continuai l’operazione di recupero.

- E stai ferma! – borbottò Emmett, quando gli arrivò una ginocchiata nelle parti basse. – Stai attenta, qui c’è roba preziosa… - ghignò, ammiccante.

- Tu dammi ciò che mi spetta. – ordinai. Emmett fraintese alla grande,

avvicinò le sua labbra alle mie e mi baciò. Cercai di non rispondere al bacio e lui naturalmente, se ne accorse.

- Che c’è? – chiese.

- Io non credo che sia una buona… - iniziai.

Emmett non mi lasciò finire perché riprese a saccheggiare le mie labbra. Mandai al diavolo il fatto che fossi fidanzata, la scommessa, e le aspettative che avrebbe coltivato Emmett. Avvolta dal suo dolce profumo e dal suo corpo, mi lasciai andare rispondendo al bacio.

La mano di Emmett andarono ad accarezzarmi le cosce e i glutei, ancora coperti dagli shorts bagnati. Mi strinsi alle sue spalle larghe, aprendo la bocca con un gemito e permettendo alla sua lingua di incontrare la mia.

Scesi poi a baciargli il collo, mordendo e succhiando la pelle bagnata e lasciandovi un segno rosso.

Emmett iniziò a fare lo stesso, ma lo scostai.

- Se mi lasci dei segni Royce se ne accorge. – spiegai con un timido sorriso.

Sbuffò leggermente per poi darmi un bacio sulla fronte. – Tranquilla, ora devo andare. Alle 18.00 devo andare ad aiutare mia madre all’agenzia e devo prepararmi. Ti chiamo, ok? – disse.

Ecco, lo sapevo io! Iniziavano a nascere le aspettative, il che era un problema.

- Emmett, senti… -

- No, senti tu. Possiamo vederci qualche volta e tenerlo nascosto, ok? A me per adesso va bene anche così. E nel frattempo mi impegnerò a migliorare, ad esser meno rozzo e selvaggio, d’accordo? – spiegò, sorridendo.

Ridacchiai, afferrando un libro accanto al letto e lanciandoglielo.

- Cos’è? –

- Il Galateo. Inizia a studiarlo. – risposi ridendo.


****

Alice Pov.

Osservai leggermente sconvolta il viso di Jasper, da cui traspariva una determinazione sconvolgente. Non sapevo che rispondere. Insomma, era da pochi giorni che ci parlavamo, ed il motivo era soltanto la scommessa con le mie sorelle.

O per meglio dire: era la scommessa.

Mi trovavo bene con lui, aveva abbandonato in minima parte l’aria da scontroso e tenebroso, per lasciare spazio a quella da ragazzo più o meno normale.

Io non ero come Rose e Bells, la mia situazione era completamente diversa: niente fidanzati psicotici e gelosi tra i piedi.

È anche vero che la mia fama di bella e impossibile andava tenuta alta, e se si fosse saputo di una mia ipotetica relazione con Jasper Cullen le mie quotazioni sarebbero crollate come un castello di carte.

Ma bisognava anche considerare che sarebbe stato un passo avanti nella scommessa, Jasper avrebbe fatto tutto ciò che volevo io, e questo sarebbe stato positivo.

Continuai i miei conflitti interiori e Jasper scambiò il mio silenzio per un rifiuto netto. Si alzò amareggiato e iniziò ad andare via.

- Ehi! – urlai, richiamandolo. Lui non accennò a fermarsi e nemmeno ad ascoltarmi, per cui mi alzai e gli andai dietro. Presi una rincorsa da record e gli saltai addosso, nella mia personalissima “Presa Koala”.

I passanti e le coppiette nelle panchine ci guardarono, ridacchiando.

- Che fai? – chiese, cercando di farmi scendere. Mai azione fu più inutile! Era impossibile scrollarmi dalla sua schiena. Non aveva nemmeno la scusa di non riuscire a reggermi, visto le mie dimensioni.

- Ti bacio. – risposi ridendo, dandoli piccoli baci sul collo lasciato scoperto da una maglietta blu notte.

- E perché? Te l’ho chiesto io e tu… -

- E io ti ho forse detto di no? Siete voi uomini che volete tutto e subito! Noi ragazze abbiamo i nostri tempi, sai? – ironizzai, sciogliendo la presa.

Jasper si voltò, osservandomi intensamente. Sotto gli occhiali, i suoi occhi azzurri erano più scuri che mai, come il mare in tempesta.

Si avvicinò piano, sfiorando le mie labbra. Mi alzai sulle punte, maledicendo mentalmente il mio metro e cinquanta d’altezza. Oltretutto, Jasper sfiorava i metro e ottantacinque e la situazione in altezza era tragica. Sembravamo Gulliver e Puffetta.

Jasper circondò la mia vita con un braccio, sollevandomi. Ne approfittai, circondandoli la vita con le gambe, così da guadagnare una posizione perfetta.

Afferrai i suoi capelli biondi tra le mani, annotando mentalmente di farglieli accorciare. Aprii la bocca, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi e di giocare.

Jasper accarezzò con essa il mio palato, con carezze lente e sensuali, che mi mandarono brividi in tutto il corpo e mi fecero eccitare da morire.

Un gemito sfuggì dalle mie labbra, mentre Jasper ghignò soddisfatto, iniziando a mordermi il collo.

Dalle persone attorno a noi si levò un mormorio, simile ad uno sciame di api. – La volete smettere? Siete in un luogo pubblico. – ci rimproverò una vecchia.

- Stai zitta, vecchiaccia. – mormorammo io e Jasper, riprendendo a baciarci con foga e passione.

- Ehi, dico a voi! – urlò una voce maschile.

Jasper si staccò dalle mie labbra con un ringhio. – Che cazzo vuol… - si bloccò, trovandosi di fronte un agente. Magnifico, davvero stupendo.

- Scusate se vi interrompo. – ironizzò. – Siete al corrente del fatto che questo è un luogo pubblico? –

- Ecco, vede… - iniziai, scendendo dalla mia precedente postazione, ovvero Jasper.

- Si, lo sappiamo. Ora è vietato anche baciarsi? – rispose strafottente lui. Bene, per la serie: come guadagnare una denuncia in poche, semplici mosse.

- Ragazzino, non è vietato, ma il vostro atteggiamento stava arrivando al volgare. – ribatté l’agente. Feci per scusarmi, ma Jasper mi precedette e parlò, dimostrando chiaramente la sua voglia di una denuncia.

- Ma quale volgare! Ma non dica cazzate, andiamo. Su quale base lo dice? Sulla testimonianza di una vecchia stupida e racchia? – provocò, indicando la donna di poco prima, che infuriata avanzò brandendo una borsetta enorme.

Borsetta che andò a schiantarsi contro la testa di Jasper, malgrado questi cercasse di ripararsi.

- Ehi, faccia qualcosa! – urlai all’agente. Ora, a conti fatti, era meglio se fossi rimasta in silenzio, visto che l’agente afferro un paio di manette e le mise ai suoi polsi.

- Atti osceni e disturbo delle quiete pubblica. Ragazzo, venga con me in centrale. – annunciò trascinandolo, mentre la vecchia ghignava vittoriosa.

- Ehi! Lo lasci subito. – strepitai, ottenendo un’occhiata di sufficienza. Bene, se l’era cercata. Presi la rincorsa, dando sfoggio della “Presa Cobra”. Attorcigliai gambe e braccia attorno all’agente, mettendo le mani sul suo viso.

- Scenda subito! Ora. – urlò lui, iniziando a girare come una trottola e cercando di afferrarmi. All’improvviso mi ritrovai a terra con un dolore atroce al sedere. – Bene, e ora portiamo via anche questo scherzo della natura. – sibilò un altro agente.

- Ehi, non azzardarti a toccarla, chiaro? – minacciò Jasper, mentre l’altro lo strattonava verso l’auto.

- Scherzo della natura sarà tua moglie, idiota. – lo insultai, ricevendo una spintonata come premio.

- Sai, non ho mai avuto nemmeno una multa per eccesso di velocità. – mi informò divertito Jasper, senza badare minimamente al fatto che stavamo andando all’ufficio dello sceriffo. Che poi questo fosse mio padre, e che mi avrebbe messo in punizione per un secolo, era tutta un’altra storia.

- Beh, visto? Almeno con me non ti annoi… - ridacchiai. Jasper sorrise, avvicinandosi e dandomi un bacio leggero.

- Ehi voi! Avete finito? – disse uno dei due agenti, guardandoci storto.

- Quasi. – sibilai, baciando nuovamente Jasper.

Mi annotai mentalmente questi bei momenti, che andarono in fumo non appena arrivai alla stazione di polizia.

- Capo Swan. Abbiamo due ragazzi che si stavano divertendo un po’ troppo. Quella strega mi ha pure aggredito. – Ma guarda te che stronzo! Per qualche livido e graffio, adesso la metteva sul piano “aggressione.”

- Vediamo chi abbiamo qua. – mormorò mio padre, per poi bloccarsi non appena mi vide.

- Alice? – strillò sconvolto.

- Ehilà papino. Come và? Sono venuta a trovarti sul lavoro. – mentii spudoratamente.

- Capo, conosce questa strega? – chiese l’agente.

- Agente Morrinson, la strega qui presente è mia figlia e ha un nome: Alice. È pregato di chiamarla in tale maniera. – disse freddamente mio padre.

- Ah ah! Beccati questa, Morrinson! – ghignai.

- Tu, signorinella, faresti meglio a stare in silenzio. Voglio proprio sapere che stavate facendo tu e il signor Cullen, qui presente. – minacciò, gelando Jasper con lo sguardo.

- Oh, papi. Non stavamo facendo nulla di male. – mi lagnai.

Quella carogna, alias l’agente Morrinson, si lanciò in una descrizione dettagliata e particolareggiata dell’accaduto, sotto lo sguardo torvo di mio padre e le occhiate truci di me e Jasper.

- Ora vada pure, a loro ci penso io. Ah, chiamate il dottor Cullen. Voglio parlare con lui e comunque và informato che suo figlio è qua. – ordinò.

Ci condusse al suo ufficio, dove svettavano le foto di me, Rose, Bells e Renee, nostra madre.

- Alice, mi hai molto deluso. – iniziò. Mi trattenni dallo sbuffare. Che esagerazione! Manco se avessi ucciso qualcuno!

- Di lei, signor Cullen, non posso dire nulla. Non è mio figlio e penso che ci penserà Carlisle. Sta di fatto, signorina, che ti proibisco di vederlo. – annunciò.

In quel momento la mia mascella toccò allegramente il pavimento. No, dico, ma che avevo diciotto anni mio padre se lo ricordava ancora, vero?

- Ma che cavolo dici, Charlie! – protestai, calcando sul nome.

- È un ordine non negoziabile il mio. Certo, non posso vietarvi di vedervi durante la scuola, ma sta di fatto che oltre l’orario scolastico non vi vedrete. – disse minaccioso.

Jasper si alzò pronto a protestare, ma l’arrivo di suo padre salvò la situazione.

Carlisle Cullen ascoltò in silenzio il racconto di mio padre, scuotendo di tanto in tanto la testa. Sembrava profondamente deluso e ciò sembrò colpire parecchio Jasper.

- Sono d’accordo. – disse quando mio padre espose il divieto.

- Papà! – protestò Jasper, mentre mio padre annuiva soddisfatto. Dannato vecchio, aveva trovato un alleato!!

- Avete fatto una cavolata oggi e non nascondo di essere profondamente deluso, figliolo. Avete dimostrato profonda immaturità. Quando dimostrerete che ci siamo sbagliati, toglieremo il divieto. – spiegò serio.

Jasper annuì, mentre io mi limitai a lanciare occhiate truci al mio genitore e al dottore. Dopo qualche altra parola, il dottor Cullen fece cenno a Jasper di seguirlo fuori.

Dopo avergli lanciato una strana occhiata, corse verso di me e mi diede un bacio a stampo, facendomi ridere.

- Carlisle! Porta via tuo figlio, prima che lo arresti! – urlò rabbioso Charlie, mentre Carlisle spintonava fuori Jasper.

- Bene, e ora a noi due, signorinella. – ghignò sadicamente mio padre facendomi venire i brividi.


****

Bella Pov.  


Analizzai le cose da tutti i punti di vista, raggiungendo una conclusione: nessuno, al momento, poteva essere più soddisfatto di me. In tutto il mondo, ne ero sicura. In ogni angolo, nessuno poteva raggiungere lo stato di pace e soddisfazione che avevo io in quel momento.

Stato di soddisfazione che si ampliò nuovamente, nel momento in cui Edward diede la sua carta di credito alla commessa del negozio di abbigliamento.

Avrei bruciato quelle cose simili a vestiti che aveva indossato sin ora, non appena saremmo arrivati a casa sua, luogo dove stavamo andando in quel momento.

Nella macchina volteggiavano le note di Claire De Lune, una sinfonia bella e rilassante. Era un’atmosfera calda e amichevole, quella nella macchina.

Edward rise come un pazzo, quando raccontai della mia gita alla fattoria dei nonni.

- Mi stai dicendo che sei caduta nel letame? – chiese, cercando di frenare le risate.

- Ehi, non ridere! – mi imbronciai, maledicendomi per non aver tenuto la bocca chiusa.

- È solo che… - risata. – … immaginare te… - altra risata. – … mentre cadi nel letame… - risata fragorosa. - … è assolutamente esilarante! – concluse, con le lacrime agli occhi.  

- Oh, insomma! Avevo otto anni e l’equilibrio di una deficiente ritardata! Non è colpa mia se quello stupido cane mia aveva rincorsa sino lì… - borbottai, mollandogli una gomitata sul fianco.

Quell’episodio mi bruciava ancora, anche perché Alice e Rose non facevano che ricordarmelo. Grazie a Dio avevo migliorato notevolmente il mio equilibrio e ridotto le visite ai nonni!!

- Tranquilla, può capitare. – mi tranquillizzò. Sorrisi felice, osservando la strada. Bene, l’aveva finalmente smessa di prendermi in giro.

Eravamo quasi arrivati da lui, ormai.

Udii uno sghignazzare alla mia sinistra, e voltandomi, vidi quell’idiota ricominciare a ridere come una iena.

- Oh, e basta! – urlai, scendendo dalla macchina ormai ferma.

- Eh dai, Bella. La smetto, ok? – mi implorò, seguendomi.

Lo ignorai, continuando a camminare per il giardino, senza avere la più pallida idea di dove stessi andando. Poco male, dovevo continuare a tenere alta la mia aria offesa.

Offesa che scomparve quando mi fermai, sgranando gli occhi.

Davanti a me niente meno che una piscina enorme, circondata da un prato verde e da alcune sdraio in vimini.

- Ti piace? – ghignò Edward, accanto a me.

- Dobbiamo provarla! – annunciai euforica.

Edward sollevò un sopracciglio, guardandomi scetticamente.

- Beh, che c’è? – ringhiai infastidita.

- Siamo a ottobre e tu vuoi fare il bagno in una piscina all’aperto? Ma sei scema? –

- Uff, che noia che sei. Noioso oltre ogni limite, te lo dico. – dissi. Ignorai ciò che aveva detto, iniziando a togliermi i vestiti e rimanendo in intimo. Mi tuffai in piscina, ridendo alla vista della faccia sconvolta di Edward.

L’acqua era fredda, ma dopo qualche bracciata diventò molto più gradevole.

- Non vieni? Dai Eddy, non dirmi che hai paura! – lo beffeggiai, nuotando verso di lui.

Edward esibì un sorriso sghembo a dir poco sconvolgente, che ebbe l’effetto di farmi arrossire come una stupida.

Ora la situazione era tragica, molto tragica.

Davanti a me Edward Cullen, o per meglio dire, il nuovo Edward Cullen, con una serie di addominali da far spavento.

Rivolsi un pensiero a Mike e al suo fisico, decisamente inferiore a quello che mi trovavo davanti.

Edward ghignò apertamente, per poi tuffarsi in acqua e cominciare a schizzarmi.

Passammo un’oretta così, giocando a schizzarci e ad affogarci. Dopodiché ci stendemmo sulle sdraie in vimini, ad osservare le nuvole che scorrevano nel cielo.

I capelli di Edward si erano fatti più scuri, a causa dell’acqua, mentre gli occhi si erano leggermente arrossati.

Mi girai su un fianco, giusto in tempo per godermi il percorso di una goccia d’acqua, che scese per tutto il contorno degli addominali.

Mi leccai le labbra, desiderando di poter catturare quelle gocce con la bocca.

- Che c’è? – mi chiese Edward, visibilmente imbarazzato a causa del mio sguardo da predatore.

- Edward… - cominciai, gattonando verso di lui ed approfittando della sua idea di unire le sdraie.

- Si? Bells, stai bene? – mi chiese, visibilmente preoccupato per la mia sanità mentale.

Lo ignorai. – Edward… Hai mai baciato una ragazza? – chiesi sensualmente. Sorvolando sulla voglia matta di baciarlo, nella scommessa c’era anche la parte “seduzione”, quindi avrei preso due piccioni con una fava.

Edward spostò lo sguardo, imbarazzato. Era chiaro che il suo era un no.

Sorrisi, salendoli sopra a cavalcioni. Mi chinai sulle sue labbra, fermandomi a pochi centimetri da esse. – Mi dispiace per la tua Belen, ma sarò io che avrò il piacere del tuo primo bacio. – sghignazzai.

Edward sfoggiò il suo sorriso sghembo, dopodiché afferrò maldestramente la mia nuca e fece scontrare le nostre labbra.

Aprii le labbra quando sentii la sua lingua premere, e gli concedetti l’accesso alla mia bocca. I suoi movimenti erano timidi, inesperti, ma dopo poco acquistarono audacia e sicurezza.

Mordicchiai il suo labbro inferiore, succhiandolo piano e facendolo gemere. Ci staccammo per riprendere fiato, per poi tuffarci nuovamente in un altro bacio.

Edward afferrò con forza i miei fianchi, ribaltando le posizioni e scendendo a baciarmi e mordicchiarmi il collo.

Aprii le gambe, per permetterli di sistemarsi meglio. I nostri bacini si toccarono, e sentii chiaramente la sua eccitazione, ben sveglia sotto i boxer. Edward gemette al contatto, mugolando contro la mia bocca.

Dal canto mio, solo un pensiero vagava nella mia mente: sesso, sesso, sesso, sesso…

E a chi cazzo importava di Mike Newton, l’unica cosa che volevo era che Edward strappasse le mie mutandine e mi prendesse lì, su quella sdraio.

Ribaltai le posizioni, mettendomi nuovamente a cavalcioni sul suo bacino ed esercitando una leggera pressione, facendolo inspirare bruscamente.

Ghignai, stavo per realizzare il mio desiderio: mi chinai sul suo petto, leccando le sue addominali una ad una. La mano di Edward andò a stringersi tra i miei capelli, quando leccai e mordicchiai un capezzolo.

- Bella… - gemette lui.

Con lentezza esasperante iniziai a far scorrere la mia mano verso il suo bassoventre.

Delle urla all’entrata mi fecero bloccare. Edward rimase un attimo in ascolto, per poi balzare giù dalla sdraia.

- Sono mio padre e Jasper. Vestiti o succede un casino… - mormorò, rivestendosi velocemente.

Iniziai a vestirmi, troppo lentamente, visto che mi ritrovai i due Cullen che mi guardavano ad occhi sgranati.

- Ora, voi Swan siete in fissa con i miei figli? – mi chiese con voce irritata Carlisle Cullen.

Lo guardai confusa, non capendo che accidenti stesse dicendo.

- Mio figlio e tua sorella si sono beccati un paio di denunce, oggi. – spiegò.

Ridacchiai divertita, per poi smettere, vista la faccia del dottore. Evidentemente, lui non lo trovava divertente come me.

- Edward, accompagna la signorina a casa. – ordinò gelidamente.

Edward mi fece un cenno, e mi apprestai a seguirlo in macchina.

- Dici che è arrabbiato? – chiesi, guardandolo.

- Mah, non so. Con me non credo, forse con Jazz. – rispose indifferente.

Il viaggio proseguì in religioso silenzio, perché nessuno aveva nulla da dire, specie dopo ciò che era successo sulle sdraie.

- Beh, io vado. Grazie del passaggio. – dissi, aprendo la portiera.

- Ehi. – mi bloccò. – Domani ci vediamo? – chiese sorridendo.

Sospirai. – Mi dispiace, ho già promesso a Mike di andare con lui ad una partita di football. Facciamo per dopodomani, ok? – chiesi speranzosa.

- Bene. – ribatté freddamente Edward, offeso. Feci per salutarlo, ma partì sgommando ed ignorandomi bellamente.

Con un sospiro, entrai tranquillamente in casa.

*****

** Note dell'autrice **

Non ho proprio tempo per rispondere alle recensioni, ma vi ringrazio di cuore! siete grandi! *o*

Me lo lasciate un commentino?? Ci conto, eh!! ^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Sabotaggio, margherite e studio. ***


capitolo 7

Scommettiamo?

Capitolo 7: Sabotaggio, margherite e studio.

Pov Alice.


Dopo un’attenta riflessione ero giunta alla tanto agognata conclusione  secondo cui a Forks non c’era una persona sana di mente  a parte la sottoscritta e le mie sorelle,  le uniche, a quanto pareva, dotate di un minimo d’intelletto.

Prima mio padre, che perdeva il controllo e strepitava come un’oca starnazzante solo per una semplice e innocente denuncia, che poi era del tutto immeritata, a mio avviso.

Poi mia madre, che minacciava di togliermi la carta di credito per un mese intero, il che equivaleva a strapparmi il cuore dal petto e poi calpestarlo.

E ora tutta la scuola che rideva alle mie spalle, tutti al corrente delle mie scorribande.

Osservai Jessica Stanley guardarmi, per poi dire qualcosa a Lauren e ridacchiare come due ritardate. Cercai di concentrarmi sul chiacchiericcio del professore di Storia, impegnato in una gloriosa quanto inutile spiegazione.

- Hai sentito? A quanto pare si stavano baciando sul molo… - sussurrò Kevin Grint a Missy Parker, accanto a me.

- Ma che dici? Insomma, lui è migliorato, ma stiamo comunque parlando di Alice Swan.  – ribatté ridacchiando lei. Ora la domanda viene spontanea: ma un pacco di cazzi loro, no?

- Beh si, lei è una stronzetta inarrivabile. Ma sono fonti sicure, credimi. – si vantò lui.

Poco lontano, la situazione era uguale, il che la diceva lunga su quanto la lezione fosse interessante e seguita.

- Ti dico di si, si stavano baciando. A quanto pare li hanno portati via perché stavano iniziando a spogliarsi. – disse Kitty Pride.

Soffocai un’imprecazione: quella troia, ma come si permetteva! Sino a prova contraria era lei, quella che era stata beccata a Port Angeles a gambe aperte e senza nulla addosso, assieme al suo fantastico e idiota fidanzato, Bobby.

- Oh, insomma! – urlò il professore, perdendo la pazienza. – Avete finito? Capisco che la vita della signorina Swan sia più interessante della Seconda Guerra Mondiale, ma almeno dateci un taglio! – strepitò, ironizzando.

Tutti si voltarono a guardarmi, ridacchiando come iene affamate. Stavo per perdere la pazienza, lo sentivo.

- Professore, è meglio che esca dalla classe. Sa, non vorrei essere denunciata nuovamente, stavolta per aggressione però. – ringhiai minacciosamente, abbandonando l’aula e ignorando i suoi richiami.

Salii sul terrazzo al secondo piano, godendomi l’aria fresca di Forks e accendendomi una sigaretta, per rilassarmi.

Se mio padre l’avesse scoperto, avrei passato con molta probabilità momenti duri. Molto.

- Ehi, lo sai che non si fuma? – chiese una voce. Mi voltai, incontrando la figura di Jasper, appena arrivato sul terrazzo.  C’era qualcosa di strano, in lui.

Lo osservai attentamente, cercando di cogliere il cambiamento.

- Ehi, non hai gli occhiali! – strillai, puntandoli un dito contro.

Jasper ridacchiò, imbarazzato. – Ecco, mi hai scoperto. – ironizzò. Beh, così non faceva altro che alleggerirmi il lavoro!   

- Stai bene. – mi complimentai, tirando una boccata di fumo e soffiandogliela in faccia.

- Evita. – borbottò, lanciandomi un’occhiata truce che mi fece ridacchiare.

- Come mai qui? – chiesi, ricordandomi di quel dettaglio. Che ci faceva Jasper Cullen sulla terrazza alle 10.30 del mattino, quando doveva essere alla lezione di educazione fisica?

- Tu che ci fai? – domandò a sua volta.

- Ehi! Non si risponde ad una domanda con un’altra! L’ho chiesto prima io, quindi rispondi tu! – ordinai, profondamente indignata. Insomma, la sapevano tutti la regola delle domande! Non si risponde mai ad una domanda con un’altra! E che cazzo.

- Durante una partita di basket tutti non facevano che sparlare – persino più del solito, il che è grave. – E William McKormack mentre mi passava la palla ha fatto delle battute su di te, dicendo che scopi divinamente… -

- Beh, è vero. – lo interruppi, sghignazzando.

Jasper mi mollò un’occhiata truce, per poi continuare. - … così mi sono avvicinato e gli ho mollato un pugno… - finì.

Lo guardai allibita. No, dico, diceva sul serio? – Ma scherzi? Magari tuo padre dice che sono io che ho una cattiva influenza su di te. Insomma Jasper, già ci hanno vietato di vederci, in più fai anche queste cazzate. – mi lamentai.

Jasper sbuffò, seccato. Evidentemente la mia reazione non era quella che si aspettava. Magari aveva fantasticato su un bacio di ringraziamento, talmente focoso da mandare in fiamme la scuola.

- Sei arrabbiata? – chiese dopo un po’, mentre spegnevo la sigaretta sul cornicione del terrazzo.

- No. – sbuffai. – Ma non farlo più, ti metti nei casini per nulla. William è solo un cretino, che tra l’altro scopa come un selvaggio. Sai, è un fanatico del sadomasochismo. – ridacchiai.

- Quindi è vero? – chiese gelidamente Jasper, senza l’ombra di un sorriso.

- Mi stai chiedendo se ci ho scopato? – chiesi acidamente. Odiavo le persone che facevano tanto i moralisti. Insomma,a lui che importava?

- Si, te lo sto chiedendo. – sibilò.

Ecco, ora iniziavo ad arrabbiarmi. – Si, ci ho scopato. Più volte, se vuoi saperlo, ma non capisco che ti importi. Insomma, d’accordo, ci siamo baciati, ma la prima regola di Alice Swan è: niente storie serie. – annunciai orgogliosa.

Le storie serie portavano sofferenza, e a diciotto anni non volevo niente di impegnativo. Meglio divertirsi!!

Jasper storse la bocca, irritato, ma non disse nulla. Evidentemente stava rimuginando. O rosicando. Chissà quale delle due opzioni. Il silenzio, comunque, stava diventando pesante. Eppure pensavo che l’avesse capito che odiavo i silenzi.

- Quindi con me vuoi divertirti? – chiese ad un certo punto, perfidamente cattivo. Insomma, sbaglio o mi stava dando, in maniera velata, della puttana??

- No, grazie. Non sei il mio tipo. – risposi acidamente, alzandomi.

- Bene. – ribatté lui, facendo lo stesso.

- Bene. – ripetei, alzando la voce.

- Bene. – sibilò lui, abbassandola.

- Bene. – strillai, mettendo fine alla conversazione. Insomma, per principio l’ultima parola spettava a me, punto.

Jasper mi afferrò con uno scatto, sollevandomi e facendomi cozzare con il muro. Mi baciò con irruenza, rabbia. Evidentemente, le mie parole l’avevano ferito.

Gli morsi un labbro, facendolo staccare da me. Mi guardò leggermente offeso, come a non capire il motivo del mio rifiuto. – Che cazzo ti prende? – sibilò, tastandosi il labbro alla ricerca di qualche ferita.

Mi maledii, quando mi accorsi di non avergliene lasciate. Peccato, avrei avuto qualcosa di cui vantarmi.

- Che cazzo prende a te! Prima mi tratti come una troia e poi mi baci! Soffri di disordini da personalità multipla? – chiesi acidamente, incenerendolo con lo sguardo.

- Non ti ho trattato come una troia! – ribatté indignato lui, guardandomi malissimo. Perché sicuramente, pretendeva di avere anche ragione!

- No, infatti. Ribadisco, tu hai problemi seri. – sibilai, passandogli accanto. Destinazione? Macchina, così da andarmene a casa. Quella giornata era iniziata male, e stava peggiorando di minuto in minuto.

- Senti, scusa davvero. E che quel deficiente mi ha detto quelle cose, e poi tu hai confermato e… scusa, ok? – borbottò impacciato.

Lo guardai, reprimendo il sorrisetto che mi stava salendo alle labbra. Controllo Alice!! Devi fare l’offesa.

- D’accordo. – acconsentii, sedendomi nuovamente sul cornicione e rimandando, temporaneamente, la fuga a casa. Per poco, quello era sicuro.

- Senti, per la storia di ieri… - iniziò, ma non lo lasciai finire. Era chiaro che si stava facendo un’idea totalmente diversa dalla realtà.

- Ecco, per quello. Vedi, ti ho già detto come la penso. Non voglio storie serie, ok? Sono allergica a questo genere di cose, quindi non so che dirti. Non voglio illuderti o roba simile, per questo te lo dico. – dissi, con sincerità.

Non davo false speranze a nessuno, mi dispiaceva per lui. Io ero così, punto. L’irraggiungibile Alice Swan.

Jasper mi guardò per un attimo, per poi sistemarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Non dovresti avere un’idea del genere dei rapporti tra ragazzo e ragazza, sai? La pensi così perché hai incontrato soltanto idioti nella tua vita, ma con me sarebbe diverso. – affermò convinto.

Povero Jasper, quanto non capiva!

- Senti… - cominciai, ma delle urla non mi fecero finire. Aguzzai l’udito, cercando di capire che diavolo stesse succedendo là sotto.

“ Le dico che non è possibile! Cullen è un ottimo studente, sarebbe ingiusto sospenderlo. Oltretutto si è sempre comportato in maniera corretta. “ disse una voce. A occhio e croce, quella del preside Stevens.

“ Non mi interessa nulla, ha aggredito mio figlio e merita una sospensione, chiaro? “ urlò di rimando quello che era, sicuramente, il padre di William.

- Complimenti Jasper, ti sei appena guadagnato una sospensione. Bravo. – ironizzai, dandogli una pacca  sulla schiena.

Lui sospirò, sconsolato. – Mio padre mi ucciderà di sicuro. Dopo ieri è sul piede di guerra, e aver beccato tua sorella e Edward mezzi nudi in piscina non è…-

- Cosa? – strillai interrompendolo. Che cavolo voleva dire che avevano beccato mia sorella e Edward Cullen mezzi nudi? Ma stavamo scherzando, vero?

Jasper mi osservò, non capendo. – Si, tua sorella Isabella e mio fratello Edward. – spiegò.

Bene, questa si che era una novità. – Beh, racconta! Non ne sapevo nulla. – ghignai, mentre la mia mente diabolica già lavorava.

- Niente di che. Siamo tornati e loro si stavano rivestendo in tutta fretta, non so se abbiamo fatto qualcosa perché sono scappati subito, lasciandomi nelle grinfie di mio padre. – si lamentò.

Bene bene. E così la cara Bells passava all’attacco seducendo Cullen. Chi l’avrebbe mai detto, visto il suo attaccamento a quell’idiota di Newton.

Peccato che si mormorava da tempo che Cullen avesse una cotta per la mia sorellina, troppo impegnata con Newton per accorgersene.

Imprecai mentalmente: Bells avrebbe vinto in un battito di ciglia, così!! Non potevo permetterlo assolutamente!

- Ehi, scusami ma ora devo andare. – lo informai, dileguandomi velocemente.

Se non ricordavo male, ora Cullen aveva lezione di Inglese. Mi precipitai verso l’aula, arrivando nel momento esatto in cui suonava la campanella. Ghignai, non appena vidi la mia preda afferrare lo zaino ed uscire dall’aula.

- Ehi Edward, ciao! – trillai allegra, saltellandogli accanto. Edward mi scoccò un’occhiata pensierosa, valutando se era il caso di fidarsi o meno.

Decise di si. – Ciao. Alice, giusto? Sei la sorella di Bella, no? – chiese impacciato. Come se qualcuno in questa scuola non lo sapesse!!

- Proprio così, sono la sorella della ragazza per cui hai una cotta mostruosa. – sghignazzai, facendolo impallidire. Cavolo, se non era una confessione in piena regola quella!

- Non so di cosa tu stia parlando. – borbottò.

Ridacchiai, perfida. – Sai, mia sorella a volte è un po’ tarda, ma non io. Io vedo lontano e capisco molto più di lei. Sai, il tuo giochino ti porterà solo guai. – canticchiai.

Edward drizzò le spalle, scoccandomi un’occhiataccia. – Ribadisco: non so di cosa parli. – sibilò.

- Se vuoi posso aiutarti a conquistare mia sorella, nessuno la conosce meglio di me. – mi vantai, cercando di nascondere il ghigno enorme che minacciava di affiorare sul mio viso.

Edward tentennò un attimo, per poi fare un cenno affermativo.

- Bene. – trillai allegra. – Vedi, Bells adora i fiori. Le margherite, per l’esattezza. Comprane cento e riempi la sua camera, nel farlo ti aiuterò io. Vedrai che sorpresona!! – trillai allegra.

- Sei sicura? – chiese incerto.

- Ma si, fidati!! – sghignazzai. Edward fece un cenno del capo, dirigendosi poi verso la sua lezione. Saltellai allegra, andando a Biologia e ribattezzando la cosa SSDB e cioè: “Sabotaggio Scommessa Di Bells”

 
****


Pov Bella.

- Vai così, si! – strillò Mike, alzandosi in piedi e facendo cadere birra ovunque. Nel campo, Tyler esultò come un ossesso, lanciandosi a tuffo tra le cheerleader.

- Hai visto? Tyler è un grande. – esultò Mike, passandomi un braccio attorno il collo.

Sospirai afflitta, maledicendo quello sport e Mike, senza contare l’esatto momento in cui avevo accettato di andare a quella stupida e odiosa partita. Che poi a me nemmeno piaceva il football!

- Un grande idiota, semmai. – commentai seccata, togliendomi di dosso il suo braccio. Mike sbuffò, offeso.

- Carina come sempre, vero? – commentò acidamente.

- Già, sai, per compensare la tua idiozia ci vuole la mia bellezza. – ribattei.

Mike mi lanciò un’occhiataccia, mettendosi in piedi davanti a me con le mani sui fianchi.

- Bene, hai voglia di litigare? – sibilò, guardandomi con superiorità, cercando di darsi un tono soltanto per non fare una figuraccia con gli amici accanto a noi.

- Io? – chiesi indicandomi. – Non ho proprio voglia di litigare con te, anzi, non ho proprio voglia di starti a sentire. – dissi seccata, alzandomi e scendendo i gradini, ignorandolo bellamente.

- Ehi! – mi urlò dietro Mike, ma decisi di ignorarlo alla grande. Iniziava ad annoiarmi sul serio stare con quel ragazzo.

- Ehi, dico a te. – strillò, afferrandomi per il braccio e facendomi girare.

- Ti ho sentito, sai? Non può essere che non voglio parlarti e che hai rotto? – sibilai seccata.

- Ma che hai? Da quando hai fatto quella scommessa sei sempre con Cullen, e noi non facciamo che litigare. – borbottò a disagio, strisciando i piedi a terra. Ecco, quando faceva così era impossibile resistere!

- Ma niente, stai tranquillo. E che non avevo voglia di assistere alla partita, tutto qui. – spiegai. Motivo della mia ribellione? Avanti Bells, diglielo! Diglielo a Mike che vorresti essere da Edward Cullen, l’ex sfigato, a giocare sulla sdraio in piscina. Coraggio, vedrai come sarà contento di saperlo!

- Beh, me l’avresti detto e saremmo rimasti a casa… - sussurrò maliziosamente. Si Mike, sogna!!

Mi scansai proprio quando stava per baciarmi, sfuggendo alla sua morsa. – Devo andare. – annunciai, dileguandomi e lasciando Mike perplesso.

Salii sulla mia Audi Coupé, mettendo in modo e partendo a tutto gas.

Certo che quella scommessa si stava dimostrando distruttiva per me! Prima Mike si rivelava un idiota, – anche se c’era il sospetto già da un bel po’, – poi Edward si dimostrava incredibilmente sexy, – e non c’era mai stato alcun sospetto, sulla cosa. -  e infine, per completare il tutto, suo padre e suo fratello che ci interrompono, lasciandomi eccitata e più vogliosa che mai.

Al solo pensarci, la tentazione di fare inversione e andare verso una certa casa dalle ampie vetrate e dalla piscina in giardino, era potentissima.

Accelerai bruscamente, tornando a casa in fretta e furia, prima che la tentazione fosse più forte e vincesse.

- Bells, cara. Tutto bene? Mi sembri un po’ strana. – disse preoccupata mia madre, non appena mi vide entrare in casa. Era appoggiata al tavolo, impegnata a mettere dei dolcetti alla cannella su un vassoio d’argento. Ne afferrai uno, addentandolo voracemente.

- Sto bene. Sono solo un po’ stressata. – borbottai, masticando a bocca aperta.

- Non si parla con la bocca piena, lo sai. – mi riprese, facendomi alzare gli occhi al cielo. – Certo che, se sei stressata a diciassette anni, che farai quando ne hai cinquanta? – ridacchiò, prendendomi in giro.

- Vado su che è meglio. – borbottai, afferrando un altro biscotto e lasciandola perdere. Che razza di madre! Serietà pari a zero!

Salii le scale, strascicando i piedi e sbuffando seccata. Che noiosa giornata!

Dalla camera di Alice erano udibili gli Oasis, segno che stava sistemando l’armadio e non voleva essere disturbata. Dalla camera di Rosalie invece silenzio assoluto, segno che non era in casa.

Un improvviso prurito al naso mi provocò un forte starnuto, seguito rapidamente da tanti altri.

- Ma che cazzo… - borbottai, mentre gli starnuti si intensificavano mano a mano che mi avvicinavo alla mia camera. Aprii la porta, trovandomi dinanzi uno spettacolo a dir poco assurdo: la mia camera invasa da delle disgustose margherite bianche, che impregnavano l’aria con il loro disgustoso odore.

- Alice! – strillai, dopo l’ennesimo starnuto.

Alice arrivò saltellando, con un ghigno enorme sul viso. Ecco, quella era una confessione in piena regola: lei era coinvolta in tutto questo.

- Si sorellina,  dimmi tutto. – trillò allegra, mentre io starnutii di nuovo.

- Perché la mia camera è invasa da delle disgustose margherite, quando sapete benissimo che sono allergica? – strillai, chiudendo la porta con un boato.

Alice mi guardò con occhi innocenti, alzando le spalle e scuotendo il capo. – Sei cattiva, pensi sempre a me quando succedono cose del genere. – si lagnò.

- Povera bimba innocente! – la presi in giro. – Sarà perché tu sei sempre coinvolta in questo genere di cose? – strillai.

- Ma che dici, magari è di un tuo ammiratore segreto. – sghignazzò.

- Divertente Alice, molto divertente! Quasi come un cactus sotto al culo! Ora vai nella mia camera e levi quella spazzatura da lì, chiaro? – ringhiai, aprendo la porta e buttandocela dentro alla stanza.

Ringhiai, quando l’ennesimo starnuto mi colse. Alice uscì dalla camera, con una busta rosa in mano.

- Beh? – ringhiai innervosita, osservando la busta che mi stava tendendo.

- È per te, dal tuo ammiratore segreto. – sghignazzò. Afferrai la lettera, scoccandole un’occhiata abbastanza eloquente.

- Che c’è? – domandò, non capendo.

- Levati dalle palle e svuotami la camera. Adesso. – sibilai, scendendo di sotto accompagnata dalle sue imprecazioni.

Mi sedetti in salotto, aprendo con sospetto la busta. Afferrai il cartoncino rosa e lessi:

Non credo di essere la persona più  importante della tua vita ma sono certa di averti trasmesso l`importanza che tu hai nella mia...il destino ha voluto che le nostre anime si incontrassero e creassero l`amore che ha reso la mia esistenza piena di significato.

E.C.


Ok, se questo era uno scherzo, che qualcuno me lo dicesse subito!

Ci avrei scommesso che “E.C.” corrispondesse a Edward Cullen, bisognava soltanto capire che razza di scherzo era mai quello. Insomma, e Belen? Che fine aveva fatto? Dispersa tra le margherite in camera mia?

- Beh, di chi è? – chiese allegramente Alice, scendendo le scale carica di fiori. La ignorai alla grande, afferrando le chiavi della macchina e partendo a tutto gas.

Insomma, le cose stavano andando davvero male, era incredibile! L’ultima cosa che mi mancava era Cullen e i suoi bigliettini d’amore.

Arrivai in poco tempo a casa sua, parcheggiando nel vialetto in ghiaia. Nell’aria c’era il ronzio del tosaerba e, seguendolo, mi trovai dinanzi Jasper Cullen in soli calzoncini e impegnato nella falciatura del prato. Un bel fisico, davvero niente male. Peccato che non avessi tempo.

- Dov’è tuo fratello? – sibilai, osservandolo freddamente.

- Ciao anche a te, Isabella. – replicò con sarcasmo.

Sbuffai, innervosendomi ulteriormente. Avrei dovuto fare yoga, forse era utile ai miei sbalzi d’umore. – Non ho tempo da perdere con te, dimmi dov’è tuo fratello e basta. – ringhiai minacciosa.

Jasper ridacchiò, spegnendo quell’arnese. – Vuoi replicare l’esperienza di ieri? – sghignazzò divertito.

Lo osservai allibita. – Ti sembro dell’umore? – dissi malignamente. Ci avrei scommesso, in quel momento sembravo posseduta da qualche demonio.

Jasper deglutì, a disagio. – Direi di no. Ehm, è in camera sua. – mi informò.

- Bene. – sghignazzai sadicamente.

Mi diressi a passo di marcia verso l’ingresso, entrando senza nemmeno bussare. Al diavolo le buone maniere, non era il momento di sfoggiarle! Ringraziai la mia memoria di ferro, che mi permise di trovare in poco tempo la camera di Edward.

Spalancai la porta della sua camera con un calcio, facendola sbattere contro la parete. – Edward! – strillai, entrando.

Edward sbucò dal bagno lì accanto, con un solo asciugamano legato in vita. Deglutii rumorosamente, mentre spalancai la bocca estasiata. Cavolo, un fisico del genere doveva essere proibito dalla legge! Lo vidi osservare la mano in cui reggevo la bustina con il biglietto, per poi arrossire vistosamente. Quel gesto mi riportò sul pianeta Terra, ricordandomi il motivo della mia visita.

- Cos’è questo? – sibilai, avvicinandomi e sventolandogli quella roba sotto il naso. Edward voltò il capo, imbarazzato.

- Non ti sono piaciuti i fiori? – borbottò a disagio.

- I fiori? I FIORI?? Io sono allergica alle margherite, cazzo! – strillai, mollandogli un pugno sul petto.

Edward mi guardò allibito, troppo sconvolto per parlare.

- E carino il biglietto, davvero! Cos’è, fai gli allenamenti per quando conquisterai la tua Belen? – chiesi acidamente, mentre una morsa mi chiuse lo stomaco al solo pensarci.

- Ma che dici? L’hai letto il biglietto? Hai letto cosa c’era scritto? – chiese sconvolto, la faccia livida.

- Si, grazie tante della bella frase. A me è piaciuta, chissà se su Belen farebbe lo stesso effetto. – strillai, prendendo a calci il cassettone lì accanto. Yoga, arrivo!!!

- Senti, io te lo dico… - affermò convinto Edward, prendendo un respiro profondo.

- Cosa? – sibilai, ancora arrabbiata e offesa. Insomma, non trovavo il motivo di tale rabbia, ma lo ero, punto e basta!

- Ecco… vedi… Belen… ecco… lei… - balbettò.

- Cosa?! – ripetei a denti stretti, iniziando a perdere nuovamente la calma. Mi guardai attorno, cercando qualcos’altro da poter prendere a calci.

- Lei è… ecco… la donna della mia vita! – affermò sicuro, per poi portarsi le mani alla bocca, sconvolto da se stesso.

Tremai a causa dell’indignazione e della vergogna. Ma come si permetteva! Prima mi riempiva la camera di stupidi fiori, poi mi mandava frasi romantiche, e infine mi ricordava che quella stronza era la donna della sua vita. Inconcepibile!

- E allora prenditela! – strillai rabbiosamente, mollandogli un calcio sugli stinchi e andandomene dalla sua stanza. Scesi velocemente le scale, emanando un’aura minacciosa. Raggiunsi l’auto e partii sgommando, ignorando lo sguardo allibito di Jasper.

Non mi diressi a casa mia, ma a casa di Mike. Avevo bisogno di distrarmi e scaricare la rabbia, e lui, alla fine, era il mio ragazzo.

Parcheggiai e scesi velocemente, bussando con foga alla porta. Mike aprii poco dopo, guardandomi sorpreso. – Ehi, come mai qui? – chiese.

Non risposi, abbracciandolo e baciandolo con rabbia, sfogando su di lui tutta la mia indignazione. Mike rimase un attimo rigido, ma poi rispose al bacio con ardore e passione, chiudendo la porta con un calcio.

Incespicando e iniziando a spogliarci arrivammo alla sua camera, al secondo piano. Ringraziai mentalmente il negozio dei Newton, dove i genitori passavano le giornate, evitandoci noiose interruzioni.

In quella stanza, con Mike, ottenni quello che volevo: estraniarmi dal mondo e dimenticare Cullen e il suo affronto.

Quando finimmo stanza era dominata dai nostri respiri affannosi e rotti dalla passione. Rimanemmo in silenzio, sdraiandoci uno accanto all’altro sul grande letto della camera di Mike e addormentandoci poco dopo.

****

Pov Rosalie.

- Ehi, sbaglio o quella che stava urlando come una pazza era tua sorella? -  mi chiese Emmett, alzando il viso dal suo libro di fisica.

Ero andata a casa sua dopo la scuola, dicendo a Royce che Vera, la mia migliore amica, voleva aiuto per scegliere un vestito. Lui aveva fatto un po’ di resistenza, lamentandosi del fatto che passavamo poco tempo insieme, ma alla fine ero riuscita a liberarmi, promettendoli di passare la giornata di domani interamente con lui.

Ero corsa da Emmett, che stava studiando per un esame si fisica, e mi ero messa a fare l’inventario completo del suo armadio. Poco prima le urla spaccatimpani di Bells ci avevano raggiunto, facendoci rimanere allibiti.

Aveva urlato come un’ossessa contro Edward e poi se n’era tornata a casa, sgommando come una pazza. A quel punto raggiunsi la conclusione che la mia famiglia era un covo di pazzi schizofrenici.

- Si, era lei. Non invidio tuo fratello, sai? Bella sa essere piuttosto violenta quando ci si mette. – ghignai, ricordando certe lotte avute con lei. Tirava certi calci!!

- Edward sa difendersi, e a quanto ha urlato tua sorella la colpa era sua, quindi si è meritato tutto ciò che gli ha fatto. – sghignazzò Emmett, segnando alcune formule su un quaderno.

Ridacchiai della poca sensibilità di Emmett, riprendendo il mio lavoro.

Quell’armadio era decisamente orribile, un’offesa bella e buona al buon gusto e alla moda. Ovunque tute e roba simile, nemmeno l’ombra di un vestito elegante o qualcosa di simile. Avrei dovuto rimediare al più presto.

- Sai, ieri mio padre li ha beccati mezzi nudi in piscina. Ha dato di matto, specie dopo la bravata di Jasper e Alice. Sul serio, ma com’è che tu e le tue sorelle state sempre dietro a noi Cullen, ultimamente? – chiese distrattamente.

Raggelai, sentendo la domanda. Cosa avrei potuto rispondere? Scusa Emmett, sai, approfittiamo del fatto che siete tre sfigati e facciamo scommesse su di voi! Oh, ma non preoccuparti, è tutto normale!

Si, sarebbe stata una fantastica uscita, non c’è che dire. Già mi immaginavo la faccia offesa e ferita di Emmett sentendo quelle parole. Mi avrebbe reputato un mostro, poco ma sicuro.

- Ma niente, è che avete un non so ché, che vi rende estremamente siete sexy.– sghignazzai, ignorando la mia coscienza che mi urlava quanto fossi falsa.

Emmett ridacchiò, continuando a studiare.

- Ehi, vado a prendere qualcosa da bere, tu vuoi qualcosa? – chiesi, sgranchendomi le gambe e andando alla porta.

- Si, portami una birra, grazie. La fisica mi uccide e ho bisogno di energie. – sghignazzò.

Scesi le scale, entrando in cucina e trovandovi Edward in modalità zombie.

- Ehi, la mia sorellina colpisce forte, eh? – ridacchiai, passandoli accanto e aprendo il frigo.

- Io non la capisco. – annunciò frustato, passandosi una mano tra i capelli.

- Neanche io la capisco, solitamente. Quindi non prendertela. – consigliai, conoscendo bene quanto potesse essere lunatica e schizzata Bells.

- E non capisco nemmeno Alice. Insomma, mi dà consigli che poi si rivelano tragici, valla a capire anche a lei. – sospirò. Drizzai le orecchie. Alice? Che cosa c’entrava lei con tutta la storia di Edward e Bella?

- Ehm, perché hai detto di non capire nemmeno Alice? – m’informai sospettosa.

Edward sospirò tristemente. – Ecco, a me piace tua sorella. – annunciò.

- Ti piace Alice? – chiesi, strabuzzando gli occhi. Che novità era??

- Ma no. – sbuffò irritato. – Mi piace Bella. – disse, per poi arrossire. Ecco, così le cose tornavano già.

- E quindi? –

- Ecco, per sbaglio ho detto a Bells che mi piaceva una ragazza di nome Belen. Insomma, mica potevo dirle che avevo una cotta per lei! – disse, passandosi nuovamente la mano tra i capelli.

- Beh, potevi trovare una scusa migliore che inventarti il terzo incomodo. Ma sono dettagli questi, continua. – lo esortai, afferrando una mela dal tavolo e appollaiandomi sulla cucina.

- Ecco, Alice si è offerta di aiutarmi stamattina. – Ahia!! Vedevo nubi all’orizzonte! – E mi ha detto che i suoi fiori preferiti erano le margherite, e che se avessi riempito la sua stanza, avrei fatto di sicuro colpo.  – disse.

Sputacchiai pezzetti di mela ovunque, strozzandomi.- Hai detto margherite? – gracchiai, tossendo.

- Si, perché? – chiese confuso. – Alice mi ha detto che le adora! –

Lo guardai sconvolta. Ma che diavolo passava per la testa di quella stupida folletta?? – Edward, Bella odia le margherite. È allergica. – spiegai tristemente. Mi dispiaceva per lui, a conti fatti avevano litigato per colpa di Alice e dei suoi folli piani.

Edward mi guardò, inorridito. – No! – urlò alzandosi. – Non ci credo! Perché Alice avrebbe dovuto mentire? – strillò infuriandosi.

Ed ecco la mia coscienza tornare a torturarmi, mettendo in mostra la mia falsità verso quelle persone. Sospirai mentalmente, afflitta.

- Perché è una folletta malefica? – tentai, afferrando le bibite. Meglio abbandonare in fretta la cucina, prima che la mia coscienza decidesse di fare la sua comparsa.

- Tieni, vado un attimo in bagno. – dissi a Emmett, dandoli la birra e scappando in bagno. Composi velocemente il numero di Alice, pronta a dirgliene quattro.

“ Pronto? “ trillò allegra.

- Complimenti, hai visto il premio “stronza dell’anno”. – dissi acidamente.

“ Prego?”

- Sei stata stronza, chiaro? Bella è venuta qua e ha litigato un casino con Edward. Non l’hanno presa bene, tua sorella si è sentita presa per il culo da lui, e lui da lei e da te. Non avresti dovuto intrometterti, e lo sai. – sibilai indignata.

“ Oh, andiamo! È una sfida, no? E allora facciamo le cose per bene! “ disse allegramente. Era ovvio che non capiva un tubo.

- Alice, loro si piacciono, è così difficile da capire? E tu hai complicato le cose più di quanto non siano già. – la accusai, seccata.

“ Beh, l’amore non è bello se non è litigarello, no? “ ridacchiò, facendomi innervosire.

- Alice, fottiti e fammi la grazia di sparire. Quando fai così non ti sopporto! – ringhiai, chiudendo la chiamata. Stupida nana! Se Bells avesse scoperto tutto, avrei avuto di sicuro una sorella in meno.

- Ehi, con chi parlavi? – chiese Emmett, non appena tornai nella stanza.

- Oh, stavo parlando con mia madre. – mentii spudoratamente.

- Ho bisogno di una pausa. – sussurrò maliziosamente, prendendomi in braccio e buttandosi a peso morto sul letto.

Ridacchiai, quando il suo peso piuma mi venne addosso, togliendomi il fiato. Emmett mi guardò intensamente con gli occhi luccicanti. Era bello, molto bello.

Royce era sempre stato di una bellezza delicata, quasi femminea. Emmett invece trasudava sensualità da ogni centimetro di pelle. Quanto ero stata cieca!

Arrossii sotto il suo sguardo attento, e lo feci ridacchiare.

Si avvicinò lentamente, facendo su e giù con il naso lungo la mia guancia. Era un movimento lento, sensuale, che mi fece sospirare beatamente.

La mano di Emmett scese ad accarezzarmi un fianco, facendosi strada sotto la maglietta. Sollevai il suo viso, così da poterlo baciare. Le nostre lingue si incontrarono subito, prendendo a giocare e a conoscersi ulteriormente.

Mi tolse i vestiti, accarezzandomi e facendomi stare bene. Non c'era vergogna, solo voglia di stare  insieme e conoscersi. Con baci e carezze roventi raggiunsi le vette del piacere, accasciandomi esausta tra le sue braccia. Era una sensazione nuova, che mi piaceva e spaventava al contempo.

Emmett mi sorrise dolcemente, dandomi un dolce bacio sulle labbra e alzandosi. – Vado a finire di studiare, pausa finita. – sghignazzò.

Ridacchiai, dandogli uno schiaffetto e osservandolo attentamente. C’era davvero la possibilità che mi innamorassi di Emmett?    

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Falò e allegra cena con i Cullen. ***


capitolo 8

Scommettiamo?

Capitolo 8: Falò e allegra cena con i Cullen.

Pov Bella.

Rabbia, indignazione e delusione possono essere un mix letale, a volte. E io lo sapevo bene, visto che quei sentimenti mi avevano gettata tra le braccia del “mio” ragazzo, Mike.

- Vai già via? – mi chiese deluso, quando mi vide raccattare i vestiti abbandonati sul pavimento. Non risposi, continuando a vestirmi ed ad emanare nervosismo. Insomma, volevo essere lasciata in pace, era così difficile da capire?

- Vuoi che ti accompagni? – tentò nuovamente, cercando di afferrarmi. Svicolai dalla sua presa, alzandomi in piedi e legando i capelli in una coda alta, visto che di lasciargli sciolti non se ne parlava.

- No, sono venuta con la mia macchina e, teoricamente, dovrei tornare con quella. Grazie tante, comunque. – risposi, facendo della velata ironia.

Mike rispose con un cenno del capo, per poi alzarsi dal letto completamente nudo. Si accese una sigaretta, guardandomi con malizia e desiderio. Sbaglio, o stava tentando di sedurmi?

Sbuffai, seccata dai suoi patetici tentativi che stavano facendo salire la mia irritazione. – Beh, io vado. Tanti saluti. – borbottai, facendo un cenno della mano e uscendo dalla sua camera.

Povero Mike, ora la sua autostima sarebbe scesa sotto zero. Poco male, quando sarei stata di buon umore mi sarei fatta perdonare. Salii in macchina, mettendo in moto.

Il trillo del cellulare, però, mi costrinse a fermarmi. Guardai il display. Rosalie. Che diavolo era successo?

- Rose, ehi! È successo qualcosa? – chiesi preoccupata.

“ Beh, se non contiamo le macchinazioni assurde di tua sorella, che ti hanno portato a litigare con Edward Cullen, allora non è successo nulla. “ rispose ironicamente.

Mi raggelai, iniziando a tremare di rabbia. In che senso, Alice era immischiata nel nostro litigio?

- Prego? – sibilai minacciosamente, stritolando il cellulare e immaginando che fosse il collo di quella nana perfida e bastarda.

Rosalie sospirò, a disagio. “ Ecco, sono da Emmett e quando sei arrivata ho sentito la vostra discussione. Poi sono scesa giù e c’era Edward, che mi ha detto che margherite e bigliettino erano un’idea di Alice. A quanto pare si era offerta di aiutarlo, ma avrai capito quali erano in realtà i suoi piani. “ spiegò.

Ma bene! Ora c’era pure quella folletta malefica a rendermi la giornata uno schifo. E brava Alice! Peccato che l’avrebbe pagata davvero cara, stavolta.

- Grazie di avermelo detto Rose. Scusa, ma ora devo tornare a casa. – dissi, complimentandomi mentalmente per il tono calmo e pacifico che avevo usato.

“ Senti, io sto per tornare, quindi se vuoi… “

La interruppi. Conoscendola se ne sarebbe uscita con qualche bella frase, in stile “Pace E Amore.”

– No, stai tranquilla e divertiti con Emmett. Io non farò niente di stupido, promesso. – sibilai, prendendo a calci il tappetino della macchina. Davvero, i miei nervi non avrebbero retto ancora a lungo, era questione di poco.

“ Promesso? “ chiese Rose.

Sghignazzai sadicamente. – Promesso. – assicurai, chiudendo la chiamata e partendo verso casa.

Ignorai bellamente i limiti di velocità, cercando di raggiungere al più presto la mia abitazione e, preferibilmente, il collo della nanetta.

Ero furiosa ed amareggiata. Non bastava Edward e la sua fissa per Belen! No, ora venivo tradita e presa in giro anche da mia sorella. Perfetto, avevo toccato il fondo.

Anzi, no, mi corressi. Avevo toccato il fondo nell’esatto momento in cui avevo desiderato quello sfigato di Cullen. Che smacco per la mia reputazione e per la mia autostima.

Parcheggiai dinanzi a casa, notando subito l’assenza della macchina di Alice. Bene, bene.

Scesi velocemente dalla macchina, precipitandomi in casa e salutando mia madre con un cenno distratto della mano.

Salii al piano di sopra, entrando in camera di Alice e ghignando sadicamente. Aprii il suo guardaroba, osservandolo con attenzione.

Era appena sistemato, per colore, marca del capo e anno di produzione. Valutai attentamente le possibilità, scegliendo quella a cui Alice era più affezionata: la Gucci 2009.

Afferrai tutti i capi, riempiendomi le braccia e raccattando anche qualche vestito Armani. Insomma, le cose vanno fatte bene, no?

Scesi al piano di sotto con le braccia cariche di vestiti, incontrando mia madre.

- Bells, che fai? – chiese confusa, adocchiando gli abiti di Alice tra le mie braccia.

- Ma niente, mamma. Brucio i vestiti di tua figlia, non preoccuparti. – risposi, sghignazzando sadicamente. Mia madre alzò le spalle, indifferente, per poi salire di sopra con gli abiti di papà, lavati e stirati.

Spalancai con qualche difficoltà la porta, uscendo in giardino. Accatastai per bene tutti i vestiti, mettendogli in bella mostra. Corsi in garage, afferrando una tanica di benzina e dei fiammiferi, che misi in tasca.

Volevo fare le cose per bene, altroché.

Avrei, infatti, aspettato l’arrivo della stronzetta per aprire le danze. Sghignazzai sadicamente, sedendomi sui gradini d’ingresso e aspettando.

Peccato che l’attesa fu rovinata da una Volvo argentata che sgommò davanti al vialetto. Sbuffai seccata, quando Edward scese a gran velocità dalla macchina. Afferrai la tanica della benzina, portandola più vicina a me. Beh, visto che c’ero, avrei potuto mettere qualche scintilla sotto il sedere di Cullen!

- Devo parlarti. – urlò raggiungendomi e sistemandosi i capelli, ancora bagnati.

Gli lanciai un’occhiata annoiata, sollevando un sopracciglio. – Beh, lo stai già facendo. Comunque muoviti, come vedi ho da fare. – sibilai, indicandoli la catasta di vestiti lì accanto.

- Ehm, che ci devi fare con quella benzina? – chiese impaurito Edward. Lo guardai scocciata. Insomma, ma che voleva?!

-  Non sono cazzi tuoi. E ora, hai tre secondi per dirmi che ci fai qua, altrimenti metto fuoco anche alla tua Volvo. – lo minacciai.

Edward alzò le mani, in segno di resa. – Senti, io non lo sapevo che eri allergica alle margherite. – si giustificò, guardandomi dispiaciuto. Ah, era venuto sino a lì per quello? Beh, forse era meglio se fosse rimasto nella casa della Bella Addormentata nel bosco.

- Sei venuto qui per dirmi questo? Grazie del pensiero, ma potevi startene a casa, allora.- ribattei freddamente, osservandolo truce.

Edward alzò gli occhi al cielo, sedendosi accanto a me. – Ehi! – strillai indignata. – Nessuno ti ha dato il permesso di starmi vicino, quindi evapora. – ringhiai, infastidita dalla sua vicinanza.

- Sei noiosa. – disse freddamente, gelandomi con lo sguardo.

Tremai, indignata. Ma come si permetteva quell’essere amorfo e sfigato, di usare quel tono e quelle parole con me?

Mi alzai, afferrando la tanica della benzina e marciando verso la sua Volvo. Se l’era cercata. – Ehi, torna subito qui! – mi urlò dietro Edward.

Mi bloccai, ghignando sadicamente e osservando la Mercedes che si stava avvicinando. Accantonai momentaneamente il mio progetto di “distruzione Volvo”, per correre verso i vestiti.

Edward mi guardò allibito, mentre versai la benzina e tirai fuori i fiammiferi.

- NOOO!! – strillò Alice, correndo verso di me e lasciando la portiera della macchina aperta.

Ghignai sadicamente, lasciando cadere il fiammifero acceso  sul mucchio. – Scusa nana, ma avresti dovuto saperlo che mi sarei vendicata. Te la sei cercata, lasciatelo dire. – sghignazzai, osservando soddisfatta le fiamme che crepitavano allegre dinanzi a noi.

Alice strillò sconvolta, gettandosi a terra e piangendo. La guardai, seccata. Insomma, quanta esagerazione! Facendo così mi faceva sentire il colpa. Anzi, nient’affatto, mi faceva gongolare soddisfatta.

- Sono solo dei vestiti, Madonna santa! Ritorna in te! – sghignazzai, beccandomi un’occhiata assassina da Alice.

Edward afferrò il tubo dell’acqua, lì accanto, e iniziò a spegnere le fiamme. – Ehi! Che cazzo fai! – urlai, cercando di strapparli quel dannato affare dalle mani. Insomma, così interrompeva il giochino!

Ne ero sicura, ci sarei riuscita a sottrarglielo quel dannato aggeggio, se una certa nanetta non mi fosse saltata addosso e avesse cercato di uccidermi pubblicamente.

- Ti ammazzo! – strillò, graffiandomi il viso e facendomi vedere le stelle. Bene, ci mancava solo la “Presa Tigre.”

Era assolutamente letale: quella strega si era aggrappata a me, tirando calci e graffiandomi il viso.

- Edward, levami questa squilibrata di dosso! – strillai, correndo avanti e indietro, accecata dal dolore. Ringraziai il cielo quando mi trovai finalmente libera. Tastai il collo, per controllare se la testa vi fosse ancora attaccata. Cavolo, la nana colpiva forte!

- Edward, lasciami andare! ORA! – strillò, dimenandosi come una posseduta. Edward aumentò la presa, tenendola lontana da me.

- Stai ferma e piantala. Te la sei voluta. – disse freddamente Edward, scoccandole un’occhiata gelida. Cavolo, ma com’è che riservava toni e occhiate gelide a tutti?           

- Oh, quante storie! Era uno scherzo, ok? Uno scherzo, diamine! Ma voi senso dell’umorismo non ne avete? – chiese ironicamente con tono risentito.

- Il tuo non era uno scherzo, e lo sai. – sibilai, alludendo alla scommessa e al suo tentativo di sabotaggio. Alice intuì cosa intendevo dire, perché sorrise sadicamente.

- E non è finita… - sghignazzò, facendomi salire il nervoso. Che aria da stronza!

- Secondo me invece la finite qua. – si intromise mia madre, uscendo in giardino e guardandoci minacciosamente.

- Mammina! È colpa di tua figlia! – disse subito Alice, guardando mia madre con occhi sbrilluccicosi. Spalancai la bocca, sconvolta. Ma che grandissima stronza!

- Oh, si. Ci credo! Conoscendoti sono proprio sicura che tu non abbia fatto niente per provocare Bella. – disse ironicamente Renee. Ecco uno dei momenti in cui l’adoravo indiscutibilmente.

Alice strillò frustata, sbattendo i piedi a terra e correndo in casa. Mia madre la lasciò passare, sorridendo rassegnata. Scese i gradini, piazzandosi dinanzi Edward e osservandolo attentamente.

- Tu sei? – chiese, dopo averlo analizzato attentamente e non averlo riconosciuto.

- Piacere di conoscerla signora Swan, io sono Edward Cullen. – si presentò lui, sfoggiando un sorriso smagliante che fece gongolare mia madre. Alzai gli occhi al cielo, infastidita. Ci mancava solo la presentazione ai genitori, ora.

- Oh, tu sei il figlio di Carlisle e Esme? – chiese con voce mielosa mia madre.

- Si, signora. – sorrise Edward.

- Visto Bella? Perché non inizi a frequentare gente come Edward, anziché perdere tempo con Newton? – mi rimproverò mia madre, lasciandomi allibita. Ora si metteva a fare il cupido??

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando infastidita. – Mi basta Mike, grazie tante. – risposi acidamente.

Edward mi scoccò un’occhiataccia, così come mia madre. Bene, ora erano due contro uno, davvero corretto!

- Edward, ti andrebbe di rimanere a cena? Ho fatto le lasagne. – annunciò fiera mia madre. Quasi mi strozzai con la saliva. Ma che cazzo…!!

- No, Edward ha da fare e… - iniziai, ma Cullen mi interruppe.

- Con piacere, signora. Accetto l’invito, la ringrazio. – sorrise, lanciandomi un’occhiata sprezzante. Dannato Cullen!

Mia madre annuì estasiata, prendendo Edward a braccetto e conducendolo dentro casa. Io rimasi come un’idiota in giardino, ad osservare il fumo salire dal cumulo di vestiti e ad interrogarmi sui misteri della vita.

Entrai in casa, abbandonando la posa da idiota precedentemente assunta. Seguii le risatine provenienti dalla cucina, trovandovi Edward e mia madre, impegnati a mangiare biscotti e a spettegolare.

La scena mi irritò terribilmente, e per la mia sanità mentale – e la loro salute fisica – preferii non sapere di che parlavano.   

- Mamma, posso invitare anche Mike a cena? – sghignazzai, sedendomi accanto a lei. Edward si irrigidì, stringendo forte i pugni e facendo sbiancare le nocche.

- Tesoro, con Edward stavamo decidendo di invitare anche Jasper e Emmett, sai i fratelli di Edward. Se inviti anche Mike, saremo in troppi. – disse, con un sorriso falso sul viso.

Tremai indignata, a causa di questa indesiderata intrusione nella mia casa. – Edward, devo parlarti. Seguimi. – ordinai gelidamente, trascinandolo fuori dalla cucina e allontanandolo da mia madre.

- Che cazzo credi di fare? – ringhiai, dandogli una spinta. Edward alzò gli occhi al cielo, minimamente toccato dal mio gesto.

- Tua madre mi ha invitato, sarebbe stato scortese rifiutare. Qual è il tuo problema? – chiese Edward, avvicinandosi pericolosamente.

- Stammi lontano, idiota d’un Cullen. Sono ancora offesa, sai? – sibilai, allontanandolo.

Edward alzò un sopracciglio, per poi sorridere sghembo. – Sei offesa o gelosa? – chiese furbescamente, lasciandomi a bocca aperta. IO?? Gelosa di LUI?? Ma quando? Dove??? Ma allora aveva problemi seri!

- Ti piacerebbe. – sibilai irritata, salendo al piano di sopra e chiudendomi in camera mia sino a ora di cena.

****

Alice Pov.


Mi gettai sul letto, sconvolta.

Non potevo credere a ciò che i miei occhi avevano visto poco prima: i miei abiti – i MIEI ABITI!! – in fiamme, sotto l’operato di quella schizzata di Bells.

D’accordo, forse – e dico forse – avevo giocato sporco e pesante con la storia di Edward, ma diamine! Era una sfida, no? Nessuno ha mai detto che le cose debbano essere fatte nella più totale correttezza.

Sospirai sconsolata, osservando con malinconia il mio armadio ormai svuotato. Un leggero bussare mi riscosse, facendomi guardare in cagnesco la porta.

- Chi osa disturbare il mio dolore? – urlai tragicamente.

Mia madre entrò, lanciandomi un’occhiata esasperata. Si sedette sul mio letto, accanto a me, sorridendomi divertita.

- Edward mi ha raccontato a grandi linee che è successo. Beh, te la sei cercata, non trovi? – chiese.

La guardai stupefatta. Insomma, io piangevo per i miei vestiti andati in fiamme e lei mi diceva che me l’ero cercata? Ma che razza di madre era?

- Che vuoi? – sibilai, trucidandola con lo sguardo.

- Ho invitato Edward a cena, e vorrei invitare anche i fratelli. Che dici? – chiese sorridendo e cercando di rimediare al sacrilegio detto prima.

Alzai un sopracciglio, guardandola scetticamente. – Mamma, uno dei fratelli di Edward è Jasper. – dissi, con un tono abbastanza eloquente. Non per mia madre, visto che mi guardò confusa.

Sbuffai. – Mamma, hai presente Jasper, vero? È il ragazzo con cui ho preso una denuncia ieri. Ti ricordi, vero? – chiesi sarcasticamente.

Mia madre strinse le labbra, come se avesse finalmente realizzato la gaffe appena commessa. – Io non ce lo voglio quel mascalzone in casa. – affermò.

Alzai gli occhi al cielo, sconcertata. – Mamma, ormai l’hai detto ad Edward, faresti una pessima figura. – affermai furbescamente.

Mia madre si morse il labbro, facendo una faccia disgustata. – Mi stai dicendo che devo invitarlo? –

- Ehi, non sto dicendo nulla. Forse però, la prossima volta, rifletti prima di dispensare inviti, ok? – dissi, alzandomi e raccattando qualcosa da mettere dopo la doccia.

Mia madre sbuffò, facendo un cenno del capo. – Allora dico ad Edward di avvisarlo. – sospirò mia madre, come se la colpa della cosa fosse di tutti, tranne che la sua.

Entrai nel mio bagno personale, per poi fare una doccia e rilassare un po’ i nervi.

- Alice! Scendi, è quasi pronto! – chiamò mia madre dal piano di sotto, qualche tempo dopo.

Sbuffai, seccata dall’interruzione. – Arrivo! – strillai.

Afferrai l’accappatoio e un asciugamano, e iniziai a frizionare i capelli. La porta si spalancò con un boato pazzesco, ed entrarono Rose e Bells.

Rosalie era chiaramente vicina all’esaurimento.

- Tu non capisci, quelli si ammazzano! – strillò Rose, facendo avanti e indietro nel mio bagno.

- Fate con comodo, non preoccupatevi. – dissi ironicamente, guadagnandomi due occhiate da brivido.

- Sta zitta! – mi ordinarono in coro. Alzai il dito medio, mostrandolo a tutte e due e mandandole in quel posto.

- Ucciderò nostra madre, spero sappiate perdonarmi. – disse Rosalie con voce omicida. Ok, ora aveva la mia attenzione.

- Che ha fatto? – chiesi interessata. Conoscendo nostra madre, qualcosa di assurdo di sicuro.

- È schizzata in orbita, ecco che ha fatto. – disse Bells, osservandosi allo specchio.

- Prego? – chiesi, non capendo.

Rosalie sbuffò, seccata. – Hai presente quei film dove c’è lei, lui e l’amante, a cena insieme? Una situazione divertente e allegra? Beh, allegra un cazzo! – strillò Rosalie, facendoci sobbalzare. Oh oh, guai in vista!!

- Mamma ha invitato anche Royce? – chiesi sospettosa e vagamente divertita. Insomma, sarebbe stata una cena epica!

- Si, l’ha ritenuto “cortese”. L’ha chiamato e l’ha invitato, oltretutto senza chiedere il mio permesso. E ora sta arrivando, peccato che di sotto ci siano già Emmett e gli altri! – terminò, lasciandosi cadere a terra, profondamente depressa.

- Beh, si prospetta una cena interessante. – ironizzai, beccandomi il flacone dello shampoo in fronte.

- Ahia! Ma che cazzo fai, idiota! – urlai, mentre Bells rideva e Rose faceva il segno della vittoria.

- Interessante un cazzo, quei due si ammazzano di sicuro. – sibilò Rosalie.

Mi ricordai di un dettaglio, che prima non avevo considerato. – Mi stai dicendo che in gran segreto ti scopi Emmett Cullen? Scherzi, vero?! –

Ok, il rossore apparso sulle sue guance era il segno che non stava scherzando affatto. Bene, che sviluppo!

- E brava Rose, che si gode Cullen e Royce in contemporanea! – ironizzai, iniziando ad asciugare i capelli. Rosalie mi scoccò un’occhiataccia, mentre Bells alzò gli occhi al cielo.

- Quindi che facciamo? – chiese poi, preoccupata.

- Tu smetti di andarci a letto, e vedi che non avrai problemi. – suggerì Bells, facendola innervosire.

- Io non ci vado a letto! Noi… ecco… veramente… - borbottò imbarazzata Rose.

Storsi la bocca, disgustata. – Non vogliamo sapere nulla, risparmiaci i dettagli, grazie. – Meglio evitare di vomitare anche l’anima, sotto certe descrizioni.

- Beh, non fare tanto la moralista, vista la bastardata che hai fatto a Bells! – mi rimproverò, scoccandomi un’occhiataccia.

La guardai truce, assottigliando le palpebre. – Mi sembra di aver pagato abbastanza, visto che fine hanno fatto i miei vestiti. – sibilai.

Rosalie ridacchiò divertita, dando una pacca sulla schiena di Bella. – Sei stata grande, sai? – sghignazzò, mentre Bells si inchinava come una deficiente.

- Si, una grande stronza! – ribattei acidamente.

- Scusate, è permesso? – chiese qualcuno, bussando con leggerezza alla porta. Sorrisi come una cretina, una volta riconosciuta la voce.

- Fuori. – sibilai, facendo entrare Jasper e sbattendo fuori le mie sorelle, che sghignazzarono come iene.

- Ehi, ciao. – borbottò Jasper, scoccandomi un bacio a stampo.

- Ehi! Sei nella tana del lupo, emozionato? – ridacchiai, alludendo a mio padre. Ora che ci penso, annotai mentalmente di scendere solo dopo che si fosse seduto a tavola, e che la pistola fosse al sicuro.

- Pietrificato. Tua madre non mi sembra molto felice di avermi qui, sai? – disse.  

Ridacchiai, ripensando alla faccia seccata di mia madre. – E non è ancora arrivato mio padre! Vedrai che risate, quando torna da lavoro! – sghignazzai. – Aspettami in camera, mi vesto e arrivo. – dissi.

Jasper annuì, per poi uscire dal bagno.

Indossai una magliettina a maniche corte rossa, e degli shorts neri. Saltellai sino alla mia camera, facendo segno a Jasper di seguirmi di sotto.

Bene, e ora ci si diverte!

****

Rosalie Pov.


L’aria era decisamente tesa e ostile, in cucina. Royce, alla mia destra, non faceva che lanciare occhiate truci ad Emmett, seduto alla mia sinistra.

Mio padre inceneriva con lo sguardo Jasper, e Bells faceva lo stesso con Edward. Una cena allegra e pacifica, insomma.

- Insalata, caro? – chiese mia madre con tono mieloso, riferendosi a Royce.

- Grazie Renee. – rispose lui, lanciando un’occhiata di sbieco a Emmett, come a sottolineare la confidenza e l’accettazione di cui godeva.

Mi portai il bicchiere alla bocca, bevendo lentamente.

- E tu Emmett, ti và? – chiese timidamente mia madre.

Emmett sghignazzò pericolosamente. – Grazie piccola. – disse.

Sputai il boccone dell’acqua, sconvolta. Ma che passava per la testa di quello scimmione? E il Galateo, che fine aveva fatto? Accanto alla carta igienica?

Mia madre ridacchiò divertita, mentre mio padre e Royce scoccarono un’occhiataccia a Emmett. Lui si limitò a mettere l’insalata nel piatto, tutto allegro e pimpante.

- Allora Edward, e la scuola? – chiese mio padre. A differenza di Emmett e Jasper, aveva preso subito in simpatia Edward, per la gioia di Bells.

- Oh, vado molto bene in tutte le materie, signore. – rispose compiaciuto, scoccando una veloce occhiata a Bella, impassibile accanto a lui.

Royce tossicchiò uno – Sfigato. – facendo irrigidire i Cullen.

- Sai papà, anche Jasper è molto bravo a scuola. – disse Alice, facendo arrossire Jasper. Peccato che nostro padre fosse più furbo di Alice, e quindi non abboccò.

- Strano, dove lo trova il tempo per studiare? Pensavo fosse impegnato costantemente a farti prendere delle denuncie. – disse freddamente, facendo irrigidire Jasper.

- Senta signore… -  cominciò.

- E dimmi Edward, ragazze? – chiese mio padre, interrompendo Jasper e ignorandolo.

Bella sbuffò, irritata dalla domanda, per poi alzarsi e abbandonare la tavola per prendere del pane.

Edward guardò tristemente la schiena di Bells, senza rispondere a mio padre.

Emmett scosse la testa, mettendo una mano sulla mia coscia, scoperta dalla minigonna in jeans che indossavo.

Tossicchiai in maniera eloquente, cercando di non attirare l’attenzione degli altri e soprattutto di Royce, che chiacchierava allegro con mia madre. Emmett ignorò il mio tentativo di richiamo, continuando a far salire la mano.

Rischiai il soffocamento, quando la mano di Emmett salì un po’ troppo per i miei gusti. Ma che diavolo aveva intenzione di fare?

- Rose, vuoi del salmone? – mi chiese mia madre, ignorando l’attività sotto il tavolo.

- Si. – miagolai, cercando di non gemere quando le dita di Emmett raggiunsero le mie mutandine e iniziarono ad accarezzarmi.

- Tesoro, ti vedo un po’ rossa! Hai caldo? – chiese mio padre. Oh, insomma! E lasciatemi in pace a godere dello scimmione accanto a me!

- Rose, stai bene? – chiese Royce, osservandomi attentamente.

I Cullen intuirono sicuramente qualcosa, visto che Edward sferrò un calcio a Emmett da sotto il tavolo.

Lo scimmione lasciò dunque la sua “occupazione”, riprendendo a mangiare con un ghigno enorme sul volto, e ignorando le occhiatacce dei fratelli.

Sospirai, frustata dall’interruzione. D’accordo che avevo Royce accanto ed eravamo ad una cena, ma che colpa ne avevo io se Emmett era sexy e provocante?

- Dimmi Royce, quest’anno tu e la mia bambina finite la scuola. Progetti? – chiese mio padre, facendomi salire la nausea. Che diavolo intendeva per “progetti”?

Royce sfoderò un ghigno disgustoso, mettendo i gomiti sul tavolo e raccogliendo le mani sotto il mento. – Se proprio vuole saperlo, signore, io e Rose intendiamo sposarci. – annunciò.

Lo guardai allibita. Ma che cazzo stava dicendo?  - Prego? – sibilai.

- Ma che magnifica notizia!  - squittì mia madre, beccandosi un’occhiata truce. Mio padre era rimasto in silenzio, evidentemente assorto in qualche contorto pensiero. Bells e Alice sghignazzavano come pazze, mentre lo sguardo dei Cullen era puntato su Emmett, livido.

- Io non ne sapevo nulla. – dissi gelidamente.

Royce mi guardò malissimo, per poi fare un sorriso tirato e falso. – Beh, mi sembra normale, no? Stiamo insieme da secoli. –

- Forse da troppo. – sibilai, facendolo irrigidire.

- Mamma, domani andrò a Seattle a ricomprare la collezione di Gucci. – si intromise Alice, salvando la situazione. Mi fece l’occhiolino, complice.

- Bella, non ho gradito molto i resti del falò in giardino, sai? – la rimproverò mio padre.

- Rose, dovrei andare in bagno. Mi mostri dov’è? – chiese innocentemente Emmett. Scattai in piedi, forse con troppa veemenza, visto le occhiate perplesse di tutti.

- Si, vieni. – mormorai, guidandolo al piano di sopra. Emmett mi seguì in silenzio, per poi bloccarmi contro la parete.

- Lo ammazzo, se non la smette. – sibilò. Il suo viso era livido.

Sospirai. – Ufficialmente è lui il mio ragazzo, lo sai. Non puoi prendertela con lui, non sa nulla di noi, ed è normale che parli così. Per favore, stai calmo. – lo supplicai.

- Se ti tocca è morto. Non penso che mi piaccia tutta questa situazione, dopotutto. – sussurrò, facendomi impallidire. Che voleva dire?

- Come? Che dici? – chiesi, con voce rotta. Vi prego, fate che io abbia capito male.

Emmett abbassò lo sguardo, evitando i miei occhi. – Non mi piace che tuo padre chieda a lui del vostro futuro, e non mi piace che tutti le reputino il tuo ragazzo. Se lui è il tuo futuro sposo, io cosa sono? – sibilò.

Lo guardai, sconcertata. – Lui non è il mio futuro sposo. – masticai tra i denti.

Emmett scosse la testa. – Forse è come dicevi tu, sai? Quando due come noi stanno vicini, non possono che soffrire. Forse è meglio chiudere qua. – affermò con voce ferma.

Annaspai, sconvolta. Cosa c’è, Rosalie? Perché questo dolore che ti dilania il petto? Sei tu che ti sei cercata tutto ciò, solo tu. Perché questa disperazione?

- Tu non chiudi proprio nulla, a parte la bocca. È questo, il tuo grande amore per me? Mandato a farsi fottere da una frase di Royce? Allora non hai le palle, caro mio. Molla pure, e vai al diavolo. – sibilai, mollandoli una manata sul petto.

Emmett mi spinse contro il muro, con urgenza. Mi baciò, non con dolcezza, ma con rabbia e rammarico. Afferrò bruscamente la mia nuca, stringendomi maggiormente a lui. Le nostre lingue si incontrarono, giocando e accarezzandosi.

Emmett si staccò all’improvviso, respirando affannosamente. – Sta arrivando qualcuno. – disse, per poi entrare nel bagno.

Royce spuntò dalla cima delle scale, guardandosi sospettosamente attorno. Mi raggiunse, con un’espressione fredda sul viso. – Dov’è quell’idiota? – chiese con strafottenza.

Mi trattenni da afferrare il vaso lì accanto e spaccarglielo in testa, frenata dall’affetto di mia madre per quell’oggetto.

- È in bagno. – risposi a denti stretti.

- Beh, io devo andare via. Però voglio prima salutare quello scimmione. – sghignazzò. Dalle sue labbra, la parola scimmione assumeva contorni disgustosi.

- Eccomi. – disse Emmett, uscendo tutto sorridente dal bagno.

Royce lo guardò con disgusto, avvicinandosi a lui. – Ti avverto Cullen, stai lontano dalla mia donna. – sibilò, facendomi sobbalzare.

Emmett sorrise innocentemente. – Non so di cosa tu stia parlando, King. – disse tranquillamente.

Royce digrignò i denti, infastidito. – Lei è MIA, chiaro? Ho visto come la guardi, e ti avviso. Stalle lontano o te ne farò pentire amaramente. – minacciò.

Emmett sbadigliò, annoiato. – D’accordo, me ne ricorderò. Ora vai a casa, riccioli d’oro. – sghignazzò.

Ridacchiai, non riuscendo a trattenermi. Royce mi scoccò un’occhiata truce, per poi scendere al piano di sotto. Mi avvicinai a Emmett, scoccandogli un rapido bacio e trascinandolo di sotto.

- Beh, io vado. Arrivederci e grazie per la cena. – salutò Royce, mostrando il suo sorriso smagliante.

- Andiamo anche noi, signori. Grazie per la cena. – salutarono i Cullen, andando via poco dopo.

Salii in camera mia, cercando un po’ di tranquillità.

- Carina l’attività sotto il tavolo. – disse Bells, facendomi sobbalzare. La guardai ridacchiare sotto i baffi, divertita oltre ogni limite.

- Già, divertente. – sghignazzai.

- Lascia Royce e metti le cose in chiaro, Rose. Ti metti nei casini così. – disse seriamente lei. Sbuffai, non in vena di sentire paternali e consigli vari. Volevo starmene da sola e per i cavoli miei, libera di maledire chi volevo.

- Vai a dormire Bells, è meglio. – dissi, chiudendo la porta del bagno e con essa la conversazione.

** Note dell'autrice **

Scappo perchè sono di fretta. Fatemi sapere per la questione citata sopra.

Grazie di cuore a chi commenta, ai 180 preferiti e 172 seguiti, e alle 57 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.

Grazie! ^o^

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Sospetto, confessioni e ultimatum. ***


capitolo 9

Scommettiamo?

Capitolo 9: Sospetto, confessioni e ultimatum.

Pov Jasper.



Fermo sulla soglia dell’aula d’Inglese, aspettai che Alice mi raggiungesse, curioso di sapere perché mi aveva fatto venire qui. Alcune ragazze passarono, ridacchiando e ammiccando verso la mia direzione, ma le ignorai bellamente.

Per loro solo ora ero un essere umano degno di essere guardato, prima ero soltanto uno dei tanti sfigati che camminavano per i corridoi della Forks High School.

Ma Alice, lei non la pensa così. A lei piaccio per quello che sono, anche se non capisco tutta questa voglia di cambiarmi. Si dice che l’amore non badi alle apparenze, no? Quindi non capisco.

La vidi uscire dall’aula, con un ragazzo alle calcagna. Mi pare si chiamasse Smith qualcosa. Venni travolto dall’irritazione quando quel viscido le scoccò un bacio sulla guancia, dicendole qualcosa all’orecchio e facendola ridacchiare.

- Ciao Kyle, a dopo. – ridacchiò  lei, facendomi innervosire. Insomma, mi aveva chiamato qui per sbattermi in faccia questa patetica scena?

- Beh? Fai con calma, tanto non ho fretta. – borbottai offeso, affiancandola. Lei si voltò a guardarmi, sbuffando infastidita. Bene, ora ero io quello nel torto. Certo, come no.

- Come sto? – chiese, indicandosi. Indossava una gonna dalla vita alta e una camicetta bianca. Sembrava dolce e indifesa, peccato che fosse solo un’impressione. La realtà era ben lontana da quella descrizione angelica.

- Bene. – risposi annoiato. Secondo il mio modesto parere, era un abbigliamento troppo eccessivo per una semplice giornata a scuola, ma avevo imparato che era sempre meglio non dire la verità, specie se si aveva a che fare con le ragazze.

Alice annuì soddisfatta, iniziando a saltellare verso la lezione di storia. Io avevo biologia, quindi mi stava facendo, chiaramente, perdere tempo. – Come mai mi hai voluto vedere? – sbuffai alla fine, notando che non aveva alcuna intenzione di parlare.

- Oh, giusto. – cinguettò. – Oggi andiamo a prendere un frappé, ti va’? – chiese, facendo gli occhioni da cerbiatta indifesa. Quell’espressione sfiorava l’illegale!

- D’accordo, vada per il frappé. – e al diavolo il mio programma di studio, aggiunsi mentalmente. Maledii la mia debolezza e incapacità di dirle di no. Quella ragazza era sin troppo pericolosa.

- Evviva. Ci vediamo al bar alle cinque, ok? – trillò allegra, facendomi storcere il naso.

- Come mai alle cinque? Che hai da fare prima? – chiesi sospettoso.

Alice alzò gli occhi al cielo, esasperata. – Ho da fare, va bene? – sbuffò. Bene, facendo due conti, ero più che sicuro che c’entrasse quel Smith. E tanti saluti a me.

- Benissimo, divertiti. – sibilai, girandomi e correndo verso biologia.

- Signor Cullen, benvenuto. – disse sarcasticamente il professore, indicando l’orologio appeso alla parete. Dieci minuti di ritardo. Cazzo!

- Scusi, ho avuto un piccolo contrattempo. – mi scusai, naturalmente inutilmente. Il professor Banner fece un cenno della mano, indicandomi il mio posto. Non me lo feci ripetere, e andai a sedermi.

- Jasper Cullen in ritardo, wow! – mormorò la mia compagna di banco, Amanda Stuart. Un metro e sessanta di arroganza e antipatia, coronato da capelli rossi e occhi azzurri. Carina quanto stronza. In conclusione: molto.

- Eh si, sai capita. – risposi io, ammiccando. Ok, perché stessi ammiccando non lo sapevo neppure io, ma visto il rossore sul suo viso, magari la cosa era gradita, chissà.

- Senti Jazz. – Jazz?? E da quando tutta questa confidenza? Prima venivo semplicemente chiamato: “Oh tu! “. Adesso eravamo a Jazz.

- Dimmi. – la incitai, lanciando un’occhiata a Banner. Bene, era troppo impegnato a elogiare i ragni e affini, per prestare attenzione a noi.

- Che fai stasera? Ti andrebbe di uscire? – miagolò. Ok, questa ragazza era decisamente fatta. Come diavolo le uscivano queste proposte? Beh, ora rimaneva da vedere se accettare o no.

- Ehm…. Per che ora? – chiesi cautamente, senza dimenticare la promessa fatta a Alice poco prima.

- Alle quattro, va bene? – rispose lei, attorcigliando una ciocca di capelli tra le dita. Ecco, qui sorgevano i problemi. Con Alice alle cinque, e con Amanda alle quattro. Beh, potevo provarci.

- Ehm, pensi che per le cinque avremo finito? Ho un appuntamento con Alice Swan. – dissi. Ok, annotai mentalmente la cazzata appena fatta.

La faccia di Amanda era livida. Bene, quindi MAI nominare un’altra ragazza, quando stai per rimediare una scopata. Era chiaramente offesa, e si capì già dal fatto che aveva smesso ti attorcigliarsi i capelli.

- No, per quello che ho in mente ci vuole più di un’ora, scusami tanto. Vai dalla tua nanetta pazza. – sibilò con cattiveria. Ecco, l’Amanda seducente era andata a farsi un giro sulla statale, lasciando spazio alla stronza.

- Ehi, modera le parole quando parli di Alice. – la ammonì, infiammandomi. D’accordo che poco prima era stata una stronza, ma Alice rimaneva Alice, e non si toccava.

- Sai cosa si dice in giro? – mormorò perfidamente. Scossi il capo, perché effettivamente, non lo sapevo.

- Non lo so e non mi interessa. Tieniti le tue stronzate per te, ok? – borbottai, con il cuore in gola. Avevo paura di ciò che poteva dirmi, forse perché in fondo in fondo non credevo che quest’improvviso attaccamento fosse sincero.

- Peccato, ti avrebbe interessato. – ghignò, stronza sino al midollo.

La ignorai, cercando di seguire il monologo del professore e di ignorare il dubbio che mi stava rodendo il fegato. Insomma, cos’è che si diceva in giro?

Passai il resto della lezione così, nel dubbio più atroce. Amanda intuì il mio disagio, perché mi salutò con un ghigno divertito e un bacio. Alice arrivò proprio in quel momento, e le due si scambiarono un’occhiata di fuoco.

- Ti piace Amanda Stuart? Ma che razza di gusti hai? – disse acidamente, scaricandomi i libri, come se fossi il suo personale facchino. Ma non dissi nulla, Alice era Alice, e a lei era perdonabile tutto.

- Beh, tu devi vederti con quel Smith. È forse meglio? – borbottai, lanciandole un’occhiataccia e vedendola alzare gli occhi al cielo.

- Decisamente. – affermò convinta, irritandomi. – Ci vediamo stasera. Ciao. – aggiunse, prendendo i libri e dileguandosi, lasciandomi come un emerito deficiente.

Stupida folletta pazza!!

****

Altri due minuti, poi sarei andato via, ripetei mentalmente.

Erano le cinque e mezza, e il ritardo di Alice era abbastanza palese. Se pensavo al motivo di ciò, poi, non potevo evitare di arrabbiarmi come un pazzo.

La cameriera del locale si avvicinò, con uno sguardo compassionevole sul volto. Era ben intuibile, visto che sembravo il classico fidanzato sfigato – e cornuto – che aspetta la sua ragazza.

- Vuoi qualcosa? – chiese, afferrando il taccuino. Scossi la testa, puntando nuovamente il mio sguardo assassino sulla porta, alla ricerca di una stronzetta di un metro e cinquanta.

All’improvviso la vidi, camminando ad una lentezza esasperante, indifferente al suo ritardo. Camminava dondolando le braccia come una bambina, con un irritante sorriso sul volto.

- Ehi, ciao! – salutò allegramente, sedendosi dinanzi a me. – Sei in anticipo, sai? – trillò allegra, accavallando le gambe. In quel momento la mia mascella toccò sicuramente terra. Ma scherzava??

- Veramente sei TU in ritardo. L’appuntamento era per le cinque, e sono le cinque e mezza. – sibilai, indicandole l’enorme orologio appeso alla parete.

Alice lo osservò con sospetto, per poi osservarmi con un sopracciglio alzato. – Ammettilo! L’hai fatto mandare avanti! – mi accusò, puntandomi il dito contro. Mi schiaffai la mano sul viso, depresso. Era assurda. Completamente e totalmente assurda!

- Bene. Sorvoliamo, inizia il piano. – annunciò entusiasta, battendo le mani come una bambina. La osservai con sospetto, assottigliando le palpebre.

- Piano? – sibilai, avvicinandomi. Alice ridacchiò, entusiasta.

- Si. Vedi quella ragazza? Devi ottenere un appuntamento da lei! – annunciò, indicandomi una ragazza seduta al bancone.

- Ma sei completamente fatta? – urlai sconvolto, facendo girare tutti a guardarmi. Ops, figura di merda modalità * on *.

- Oh, andiamo! Sarà divertente, e tu imparerai a conquistare una ragazza e a guadagnarti un appuntamento. E ora vai. – sibilò l’ultima parte con tono imperioso, non lasciandomi scampo.

E mentre camminavo verso la ragazza al bancone, non potei che darmi nuovamente dello stupido, per essermi fatto coinvolgere nelle sue assurde macchinazioni. Elaborai in fretta una strategia per attaccare bottone con la sconosciuta, ma la mia fantasia doveva essere andata in vacanza.

- Ciao. Scusa, non vorrei sembrarti invadente, ma hai un’aria familiare. Ci conosciamo? – chiesi, arrivandole da dietro e facendola spaventare. Bravo Jasper! Bel colpo!

Sollevò il viso, guardandomi leggermente confusa. Bene, e un punto alla nanetta! Almeno l’aveva scelta carina. Aveva occhi verdi, capelli chiari, guance paffute e labbra carnose e rosa. Decisamente carina!

- Ehm, no, non credo. Sono appena arrivata dalla Francia. – spiegò. Bene, ad una frase così era impossibile rispondere!

- Che strano, il tuo mi sembrava un viso familiare. – Bugia!! Non l’avevo nemmeno vista in faccia, sino a quando non si era voltata! – Io sono Jasper Cullen comunque. Lei madame è…?? – dissi, facendola ridere. E bravo il vecchio volpone, stavo andando bene, se si escludeva la figuraccia di poco prima.

- Mi chiamo Sophie Beltram. – ridacchiò, tendendomi la mano, che afferrai prontamente. Mi fece cenno di sedermi, e ne approfittai subito.

- Come mai qui a Forks? Un bel cambiamento direi! – dissi, sorridendo in maniera abbagliante e facendola arrossire.

- Mia madre ha accettato un lavoro qui, e quindi. Tu abiti qui? – chiese timidamente. Feci un cenno affermativo, ammiccando e chiamando la cameriera.

Sfortuna volle che la donna di poco prima venne a prendere le ordinazioni, scoccandomi un’occhiata disgustata. Bene, magari ora pensava che me la spassavo con una francese, con la “ mia ragazza “ a poca distanza da lì.

- Un caffè macchiato, grazie. Per te Madame? – chiesi, beccandomi un’altra occhiata sprezzante dalla cameriera. Insomma, ma farsi gli affari suoi no??!! Va bene, stavo flirtando con una sconosciuta dinanzi alla mia folletta preferita, e allora? Qualche problema? E che diamine!

- Un succo di frutta alla pesca, grazie. – ordinò lei, sorridendo cordialmente. La cameriera fece un cenno seccato con la testa, a dimostrare tutto il suo sdegno per quella scena. La ignorai, riportando la mia attenzione sulla graziosa ragazza dinanzi a me.

Con la coda dell’occhio cercai Alice, e la vidi impegnata al telefono. Wow, che considerazione! E tra l’altro era una sua idea, questa.

- Parlami di te. – la incitai, ma lei fece un cenno negativo, scuotendo i capelli chiari.

- No, parlami tu di te, io mi vergogno. – sussurrò.

Sorrisi, lanciandomi con entusiasmo nella descrizione della mia vita. Dalle mie materie preferite, ai premi vinti con il nuoto, alla passione per il calcio inglese e per la musica rock. La vidi sorridere forzatamente, sicuramente annoiata. Comprensibile, vista l’enorme mucchio di bicchieri e cartacce, a segnare il tempo trascorso dall’inizio del mio monologo.

- Scusa, ti annoio? – chiesi, più per educazione che per altro.

- Beh, ho un po’ di sonno, in effetti. – sussurrò lei, fingendo uno sbadiglio e lasciandomi allibito. Stava cercando di scaricarmi?

- Se vuoi ti accompagno a casa. – provai, cercando di salvare la situazione. Magari se l’avessi baciata, avrei salvato un po’ la faccia. Mi avvicinai lentamente, ma venni scansato alla grande con un’agile mossa.

- Ops, guarda. Mi stanno chiamando. Scusami, è stato un vero piacere ma devo andare. Tante care cose Jasper. – annunciò lei, dileguandosi.

Rimasi così, come un emerito stronzo tra bicchieri vuoti e cartacce di dolci. Il due di picche più clamoroso della storia, non c’era dubbio. Scaricato e preso per il culo, visto che ora mi toccava pagare pure il conto.

- Fanno ottantasei dollari. – annunciò il ragazzo alla cassa, facendomi venire un infarto. Cazzo! Ottantasei dollari e non avevo rimediato nemmeno il numero di telefono! Era sicuramente una di quelle cose che avrei raccontato ai miei nipoti a novantatre anni, nel fiore degli anni quindi.

Vidi una certa nanetta altamente irritante saltellare verso la mia direzione, così afferrai subito il portafoglio e sbattei una banconota da cento dollari sul bancone.

- Il resto mancia. – dissi, affrettandomi a raggiungere la porta ed a uscire da quell’inferno/bar.

- Ehi, aspettami. – trillò quella piccola vipera, seguendomi. – Dico a te! – urlò, quando vide che non accennavo a fermarmi.

- Che vuoi! – urlai, girandomi di scatto e spaventandola. – Tutto questo è colpa tua! Se non ti avessi dato retta, ora la mia autostima non sarebbe inesistente, magari mi sarei bevuto una birra e me ne sarei tornato a casa. Ma tu no! Andiamo a proporre stronzate a Jasper, facciamolo sentire uno sfigato e una merda, tanto chi se ne frega! Io sono Alice Swan, a me è concesso tutto. – Le urlai in faccia quelle parole con cattiveria, con il preciso intento di farle male, di vendicarmi.

Lei con me l’aveva fatto, si era divertita a vedermi affondare a pochi metri di distanza, godendosi la scena. E poco importava se lei mi piacesse da impazzire, non era altro che una manipolatrice.

- Scusami, ti prego. Io non sapevo… non… - piagnucolò lei.

La osservai freddamente. Non m’incantava, c’era troppa rabbia e delusione in me, per cedere così presto.

- Vado a casa. – dissi, andando verso la mia macchina e lasciandola lì, esattamente come lei aveva lasciato me per mezzora in quel bar: come un idiota, che aspetta invano la persona che gli piace.

*****

Pov Edward.

- Ripetilo lentamente e scandendo bene il concetto. – sibilai, corrucciando le sopracciglia e guardando il mio interlocutore con sospetto.

- Stai iniziando ad irritarmi Edward, hai capito benissimo quello che ti ho detto. – disse Rosalie, scuotendo la chioma bionda e attirando l’attenzione di tutti i presenti maschili in sala.

- Tu mi stai offrendo il tuo aiuto per conquistare Bella? – chiesi per la trentesima volta, troppo allibito per credere che una cosa così fosse vera.

Primo: Rosalie Swan non offriva MAI il suo aiuto a nessuno, che si trattasse di uomo, donna o animale. Lei era la stronza bionda per eccellenza, non la fata turchina che aiutava Cenerentolo.

Secondo: ma perché tutti pensavano che io avessi bisogno di aiuto per conquistare Isabella? Mica ero ritardato! Avrei di sicuro trovato il modo per farmi perdonare da lei, e magari anche ottenere un po’ di attenzioni simili a quelle sulla sdraio.

Terzo: ma pensava forse che mi sarei fidato? Dopo i brillanti consigli di quella nana malefica – conosciuta con il nome di Alice Swan – io dovrei affidarmi ad un’altra delle sorelle pazze? Ma scherziamo?

- Si, l’idea è quella. – rispose tranquillamente lei, come se nulla fosse.

- Non ti offendi vero, se ti dico che come idea fa’ veramente schifo! Ci ha già pensato tua sorella a scavarmi la fossa, non mi serve anche il tuo aiuto, per sprofondare più giù. – dissi con tono melodrammatico, facendola sbuffare.

- Senti, io sono Rosalie, chiaro? Rosalie!! Non so se hai presente… - si infiammò.

Alzai gli occhi al cielo, allibito. – Si, penso di sapere chi sei, grazie dell’informazione. – ribattei con sarcasmo.

- Se sai chi sono, allora saprai che se mi metto in testa una cosa, la faccio e con successo, chiaro? E se ti dico che conquisterai Bells, tu lo farai, chiaro? – sibilò minacciosamente, puntandomi il dito contro. Ma perché le pazze le attiravo tutte io? Era fisicamente assurdo! Prima Alice e ora Rosalie, qualcuno doveva odiarmi sul serio!

- Senti, apprezzo davvero il tuo interessamento e la tua proposta di aiutarmi, ma davvero, non serve. La situazione è abbastanza critica così, senza che vi immischiate voi. E poi lei ha quel Newton, quindi la battaglia è ancora più inutile. – Ok, sembravo uno sfigato sentimentale, innamorato di una ragazza che non lo guardava manco di striscio. Che poi, a conti fatti, era la pura verità.

- Tu dammi retta e segui questo schema. – disse, porgendomi un fascio di fogli pieni di strani schemi e scritte.

- E questo cos’è? Il progetto per una rapina in banca? – chiesi sarcasticamente, inarcando un sopracciglio e guadagnandomi un’occhiataccia.

- No, è la lista di ciò che piace e non piace a mia sorella. Almeno eviti le margherite. – disse, con un’evidente nota di scherno nella voce. Avrei dovuto distruggere tutte le margherite del mondo, prima o poi. Sarebbe stata estremamente appagante come cosa.

- Perché lo fai? – chiesi con sospetto.

Rosalie ridacchiò, facendo voltare una marea di ragazzini, che la osservarono adoranti. Patetici. - Perché mi sto annoiando, e mi diverte fare opere di carità, ti basta come spiegazione? – sghignazzò, tornando la bionda stronza di sempre.

- Direi di si. – borbottai, andandomene per la mia strada senza nemmeno salutarla. Una persona sana di mente avrebbe buttato tutti quei fogli dentro il primo bidone della spazzatura che incontrava sul suo cammino. Ma non Edward Cullen, lui doveva dimostrare ancora una volta di essere un perfetto idiota.

E con i fogli dentro lo zaino, andai verso la prossima lezione della giornata.

*****

 

Non mi ero mai sentito così idiota come in quel momento. Alla guida della mia Volvo, sfrecciavo per le strade di Forks cercando di non fare inversione e scappare in Texas.

La lista che mi aveva dato quella mattina Rosalie era di sicuro la cosa più assurda che io avessi mai letto in tutta la mia vita. Come poteva, Bells, amare alla follia gli unicorni e gli orsacchiotti gommosi alla fragola? Mi crollava un mito così!

Vidi in lontananza la casa di Bella, e iniziai a sudare freddo. Certo, ora in base alle informazioni passatemi dalla mia talpa, sapevo tutto di lei, ma non era comunque certo che lei avrebbe gradito le mie attenzioni.

Parcheggiai davanti al vialetto, prendendo un respiro profondo e scendendo, pieno di determinazione. Nella mano sinistra un bel mazzo di rose blu, niente margherite stavolta.

Suonai al campanello e attesi che qualcuno aprisse quella dannata porta. E tanti saluti alla calma e alla mia determinazione.

- Oh, Edward caro. Come mai qui? – chiese Renee, aprendo la porta e sorridendomi cordialmente. Ecco, perché Bella non era così gentile come la madre? Da dove l’aveva presa quella quantità assurda di stronzaggine?

- Cerco Bella, abbiamo un appuntamento. -  Ok, immane cazzata, ma non importa, sono dettagli.

- Entra pure. – mi invitò allegramente, per poi indicarmi le scale. – Bells è in camera sua. È la porta in fondo. – spiegò, facendomi l’occhiolino. Che strana donna!

Salii in punta di piedi le scale, manco fossi un ladro o un assassino che stava violando una proprietà privata in cerca della prossima vittima. Arrivai all’ultima porta e bussai lievemente, sperando con tutto il cuore che fosse quella giusta.

- Tu che ci fai qui? – ringhiò Bella aprendo. Ecco, appunto. Era quella giusta, che felicità! Quasi, quasi avrei preferito ritrovarmi dinanzi il capo Swan in mutande. Rabbrividii all’idea. Ok, ma anche no, meglio la figlia, incazzata come una belva.

- Sono venuto a rendere omaggio alla principessa più bella del reame. – recitai, come un perfetto coglione. Le porsi i fiori, che accettò con un sorriso imbarazzato.

- Rose blu, le mie preferite. – borbottò annusandole. Dentro di me un piccolo Edward era impegnato a ballare la conga, mentre edificava un monumento alla fantastica Rosalie Swan.

- Meglio delle margherite, no? – dissi, facendola ridere.

- Entra. – mi invitò docilmente. Wow, che cambiamento! Sembrava una gattina pronta a fare le fusa.

Entrai nella sua stanza, guardandomi attorno curioso. Colori chiari, poster alle pareti, foto ovunque. Lei, lei e Mike Newton, lei e le sorelle, lei e i genitori. Questi erano i soggetti delle foto. Wow, davvero fantasiosa come cosa!

- Come mai sei qui? – chiese, sedendosi sul letto e raccogliendo le gambe al petto. Sembrava una bambina indifesa in quel momento, così dolce e tenera!

- Avevo voglia di un doppio gelato nocciola e pistacchio. Ti andrebbe? – chiesi, ricordandomi i suoi gusti preferiti. Bella sorrise, saltando giù dal letto e andando a cambiarsi.

Quindici minuti dopo eccoci, uno accanto all’altro a mangiare un gelato enorme, ridendo come due scemi e attirando l’attenzione di tutti quanti. L’Edward dentro di me stava scalpitando, indeciso su cosa ballare in quel momento.

Ci sedemmo sul molo di Port Angeles, memore delle pazzie di mio fratello e di quella psicotica di Alice. Rimanemmo per un po’ in silenzio, e con la coda dell’occhio vidi il volto di Bella farsi pensieroso. Iniziò a mordersi nervosamente il labbro, torturandolo e inquietandomi. E ora che le prendeva?

- A cosa pensi? – chiesi turbato, facendola sobbalzare. Ecco, era decisamente un cattivo presagio. Ragazzo mio, altro che ballare,qui vedo nubi all’orizzonte. Iniziamo a fare cerchietti in un angolo.

- A te, a me, a Mike e a Belen. – Altro che cerchietti!! Ma meglio buttarsi giù dal molo.

- Ah si? – gracchiai, non sapendo che dire. Maledii il momento in cui avevo inventato quella balla colossale corrispondente al nome di Belen, mi stava causando soltanto problemi.

- Pensavo, e sono giunta alla conclusione che non mi interessa nulla di lei, e tanto meno di ciò che penserà Mike di quello che farò. Ho promesso di aiutarti, no? Bene, ti renderò desiderabile e un maestro nella seduzione. – affermò convinta, osservandomi fisso.

La guardai sconvolto, sperando di aver capito male. Cioè, lei si stava proponendo da “cavia” per rendermi esperto e poter conquistare un’altra ragazza? Ma che razza di cervello hanno in quella famiglia? Che io ricordassi, Charlie Swan nemmeno fumava, quindi non poteva aver distrutto il cervello delle sue figlie con il fumo passivo.

Beh, se erano così di natura, tanti auguri!

- Non credo di aver capito, scusa. – sussurrai, facendola sbuffare.

Bella sorrise in maniera agghiacciante, chinandosi verso di me e afferrando il mio labbro inferiore tra i denti. La mano destra scese sul cavallo dei miei jeans, e lì iniziò a muoversi languidamente.

Ecco, avevo capito bene, altroché! Mi alzai di scatto, osservandola truce. Ma non capiva che io volevo lei?? lei, senza Newton e ragazze immaginarie di mezzo.

Volevo lei, semplicemente e totalmente. Evidentemente era un concetto difficile da capire.

- Ma che ti prende? – chiese lei, leccandosi sensualmente le labbra e guardandomi come un pasticcino crema e cioccolato. Quello sguardo era davvero agghiacciante, mi faceva sentire nudo.

Dopo aver appurato che ero vestito, risposi. – Che mi prende? Ma non capisci? Non c’è nessuna Belen, ci sei solo tu! Ci sei sempre stata solamente tu! – urlai, arrossendo sino alla punta dei capelli – già rossi di loro – e attirando l’attenzione di un gruppo di signore impiccione lì accanto, che drizzarono le orecchie come i cani.

- Prego? Non esiste nessuna Belen? – strillò Bella alzandosi in piedi e emanando un’aura minacciosa. Ok, io questa ragazza non la capivo proprio. Per quanto mi sforzassi, non trovavo un filo di logica nelle sue azioni e nelle sue parole. Qualsiasi ragazza sarebbe stata felice, ma non lei! No, lei doveva sempre trovare il modo di rompere le palle!

- No, non esiste nessuna Belen. Capiscimi, non potevo dirti il primo giorno che tu mi hai parlato, che ero innamorato di te da una vita. Sarebbe stato folle, dai! Quando il tuo nome mi stava scappando dalle labbra, ho cercato di salvare il salvabile. Ma non c’è mai stata nessuna, oltre a te. – confessai. Ma si, tanto peggio di così non poteva andare! Finiamo di affondare.

-  Non esiste nessuna Belen? – gracchiò di nuovo. Ok, se me lo avesse chiesto un’altra volta, avrei perso di sicuro la calma.

- Pensavo avessimo già chiarito quella parte, appena ho detto la frase. Quale concetto, racchiuso nella frase: “non esiste nessuna Belen”, non ti è chiaro? – chiesi, perdendo la pazienza.

Bella mi lanciò un’occhiataccia, afferrando la borsetta dalla panchina e incamminandosi verso la strada, lasciandomi allibito e sconvolto lì.

- Bacialo stupida! – urlò una delle vecchiette spione.

Bella si girò di scattò, puntando i piedi e digrignando i denti. – Ma si faccia i cazzi suoi e vada a scegliersi la bara, stronza impicciona! – urlò, dando sfogo alla sua rabbia repressa e mostrando a tutti i suoi modi garbati e delicati.

La vecchia spalancò la bocca, annaspando sconvolta. Bene, ci mancava solo che le venisse un infarto ed eravamo davvero a cavallo.

Bella le lanciò un’occhiata sprezzante quanto stronza, riprendendo la sua marcia verso la strada. Decisi di smuovermi dallo stato catatonico in cui ero caduto, e dicesi di correrle dietro.

- Ma che ti prende? Dire che sei stata maleducata è poco. – dissi, afferrandole un braccio e girandola.

- E non rompere! Tu e le tue cazzate. Sei assurdo, sai? E io che ti ho pure creduto e mi sono offerta di aiutarti. – sibilò, strattonando il braccio e guardandomi malissimo.

- Sai qual è il tuo problema? Io ti piaccio, ma sei troppo ottusa per capirlo. – dissi, ormai stufo e completamente indignato. Ogni volta era lei a fare la sua uscita trionfale, accompagnata da una musica tragica in sottofondo. E ogni volta io tornavo a casa, con la coda tra le gambe e il cuore distrutto.

Stavolta toccava a lei però. Le avevo aperto il mio cuore, umiliandomi, e lei non aveva saputo guardare oltre ciò che aveva voluto.

Girai sui tacchi e mi diressi verso la mia macchina, ignorandola bellamente.

- Ehi, e io come torno a casa? – mi urlò dietro.

- Hai due sorelle, chiama loro. – suggerii, sorridendo sadicamente. Se nella vita fai il bravo e ottieni solo merda, allora è il caso di iniziare ad essere stronzi, no?

****

Pov Emmett.

Sguardo alla prof. Sguardo alla classe. Sguardo al cellulare. Imprecazione.

Ecco il riassunto dettagliato della mia vita in quel momento, offuscata dal sospetto. Rosalie aveva mancato l’appuntamento nella sala musica, e non mi aveva mandato nemmeno un messaggio di spiegazioni.

Io, in compenso, mi ero beccato una bella ammonizione per il ritardo, giusto per incrementare il mio malumore in quel momento.

“ Che cazzo succede? Perché non rispondi?”  Premetti invio e aspettai una risposta.

Il cellulare vibrò, e quasi spaccai il banco in due parti, vista la manovra folle per afferrarlo dal sottobanco.

“ Ehi Emm! Oggi porno e birra, ti va’? “ Ok, ora rischiavo seriamente di arrabbiarmi.

“ Non rompere le palle, Garrett!! “ risposi seccato. Insomma, io aspetto una risposta da Rose e mi spuntano messaggi altamente idioti di quel deficiente! Ma cercasse di conquistare Kate, piuttosto!

- Signor Cullen, mi sta ascoltando? – chiese la professoressa di spagnolo, guardandomi sospettosamente. Ecco, un’altra delle cose di cui avrebbe dovuto rendere conto Rose appena l’avessi acchiappata. Di avermi distratto e fatto beccare una valanga di ammonizioni e rimproveri.

- Si, professoressa. – risposi docilmente.

- E ci illumini, cosa stavo dicendo? – chiese, sghignazzando sadicamente. Doveva essere sicuramente imparentata con qualche demone dell’inferno, visto il sorriso da brivido assunto in quel momento. E poi dicono che i professori vogliono solamente il nostro bene. Si, era chiaro e lampante anche in quel momento, non c’era dubbio.

- Vuole una penna per scrivermi l’ammonizione? – proposi con un sospiro, mentre lei inclinò il capo di lato e mi osservò attentamente.

- No, niente ammonizione. Però la pregherei di uscire dalla mia aula, grazie. – Ma che fortuna, proprio quello che mi serviva in quel momento, uscire e cercare quella stupida bionda.

Misi su un broncio affranto e addolorato, raccogliendo le mie cose e uscendo dalla classe. Corsi verso il mio armadietto, mettendovi i libri dentro e chiudendolo con un boato pazzesco. Non me ne curai, avevo altro per la testa in quel momento.

Passai in rassegna tutte le classi dove non era prevista alcuna lezione, ma le trovai vuote. Iniziai a preoccuparmi, oltre che ad innervosirmi. Il cellulare poi non aiutava, visti i messaggi assurdi di quel demente di amico.

Mi trascinai completamente depresso verso la mia Jeep, deciso più che mai a tornarmene a casa e abbandonare quell’inferno. Peccato che Maggie Adams non la pensasse alla stessa maniera.

- Ehi scimmione, ciao. – sussurrò maliziosamente, irritandomi a morte, visto che uno dei modi in cui mi chiamava Rose era, appunto, scimmione.

- Ciao. – risposi seccamente, ignorando le sue occhiate da gatta in calore.

- Che ne dici, facciamo un salto nel bagno al secondo piano? Dai che ci divertiamo. – miagolò, accarezzandomi il torace.

- No, sto cercando una persona. – dissi, cercando di scollarmela di dosso. Lei sghignazzò sadicamente, leccandosi le labbra come un predatore.

- Se cerchi Rosalie Swan, è nello stanzino delle scope con Royce King. – trillò allegra, facendomi gelare il sangue. Mi voltai meccanicamente verso di lei, troppo sconvolto per parlare.

Lei, la MIA Rose, nello stanzino con quel viscido. Lei, quella ragazza che offendeva me, chiamandomi uomo senza palle, ora stava scopando con quello stronzo chissà dove.

- Vieni. – dissi, afferrandole un polso e rientrando a scuola, meta: bagno al secondo piano.

*****

Feci rimbalzare per l’ennesima volta la pallina contro il soffitto, ascoltando il rumore sordo provocato dal tonfo. Ero sdraiato sul letto, ad ascoltare un vecchio cd dei Beatles e a rodermi il fegato.

Rosalie non si era fatta sentire, forse troppo impegnata con quel fottuto stronzo, e io non ero riuscito a concludere un bel niente con Maggie, visto il nervoso che avevo in quel momento.

- Tesoro, c’è una visita per te. – annunciò mia madre, bussando lievemente alla porta e spalancandola piano. Mi rivolse un sorriso dispiaciuto, sicuramente al corrente dei pensieri tristi che mi passavano per la mente.

- Ok. – mormorai in risposta, continuando a far rimbalzare quella stupida pallina.

- Prego. – disse mia madre, facendo entrare qualcuno.

- Ehi. – salutò una voce cristallina. Mancai di afferrare la palla mentre rimbalzava, beccandomela quindi in faccia. Mollai un’imprecazione con i fiocchi, mettendomi seduto e guardando il demonio appena entrato.

Rosalie ridacchiò, facendo sfoggio di tutta la sua bellezza. Indossava dei jeans stretti e una camicetta rosa, che faceva risaltare il colore dei capelli. Sarei rimasto ore a contemplarla, se non fossi stato profondamente irritato con lei.

- Oh, ma guarda un po’! Chi non muore si rivede! – dissi acidamente, guardandola malissimo. Rose storse la bocca, colpevole.

- Scusa, avevo da fare. – sussurrò, tormentandosi le mani e facendomi innervosire. Bene, non lo negava neppure, anzi!! Ammetteva di essersi scopata quel viscido!

- Nello stanzino delle scope, a scopare? – chiesi perfidamente, facendola impallidire.

- Tu… Come… -

- Ho le mie fonti. Complimenti, ottima scelta cara. Mi chiedo solo perché sei qui, mi sfugge quel dettaglio. – dissi, fingendomi pensieroso.

- Volevo vederti. – affermò a testa alta, avvicinandosi al letto.

- Bene, ora che mi hai visto, lì c’è la porta. Attraversala e tanti saluti. – ringhiai, profondamente ferito e offeso da tanta insensibilità e bastardaggine.

- Se tu mi lasciassi spiegare. – tentò lei, ma la interruppi.

- Non mi interessa, capisci? È così difficile da comprendere la cosa? Sei andata con lui, hai fatto la tua scelta, e te lo dico, hai sbagliato alla grande. Fatti sbattere dal tuo Royce e tanti saluti. – sibilai perfidamente.

Lo schiaffo che si schiantò sulla mia guancia non lo vidi nemmeno arrivare, ma sentii il bruciore che seguì. Rosalie era livida, e aveva ancora il braccio sollevato.

- Sei uno stronzo, Emmett Cullen. Non hai capito un cazzo, proprio un cazzo. – sibilò, tirando su con il naso. No eh, le lacrime no! Altrimenti avrei davvero svalvolato stavolta!

- Ma davvero? Grazie mille. Te lo dico Rosalie, finché non lasci lui, io non voglio avere niente a che fare con te, chiaro? – sibilai.

- Ma tu avevi detto… - piagnucolò.

- Cosa? Che ero disposto a divederti con lui? Beh, erano solo cazzate. Non posso sopportare l’idea di tu e lui insieme, quindi scegli. E ora vai a casa. – dissi imperiosamente. Per una volta Emmett Cullen non si faceva mettere i piedi in testa da lei, anzi, imponeva le sue condizioni.

Rosalie mi rivolse uno sguardo distrutto, che ignorai bellamente. La vidi uscire a capo chino dalla mia camera, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo leggero.

Ripresi a palleggiare, elogiando la mia vita da schifo e pregando che lei tornasse. Da me.

****

* Note della Pazza *

Ed eccoci qui. Come avrete visto, a questo giro i Cullen si prendono decisamente una rivincita sulle ragazze. A conti fatti, alle signorinelle è andata bene anche per troppo tempo, no?

Uno di voi troverà familiare una certa parte del POV Jazz, che è realmente accaduta ( ahahahaha!! ) e non potevo non metterla…

Edward FINALMENTE  confessa che sta’ benedetta Belen non esiste, e Bells si arrabbia. A parere mio a ben poco di cui arrabbiarsi, visto quanto è stronza, ma va bé…

Emmy-Pooh… povero... ç___ç  Stupida Rose… Tsè…

Ora vi chiederete: e adesso le ragazze vanno alla conquista dei boy? E la risposta è: ovvio che NO!! I qui presenti geni apporteranno una modifica alla scommessa, che metterà ancora più casini di mezzo… Quando uno vuole farsi del male, ecco che fa’!! ^__^

Per ora la situazione è relativamente “tranquilla”, ma non dimenticate che i Cullen non sanno della scommessa… Quando lo sapranno, allora si ride!! Muahahahahah!!


* Risposte alle recensioni *


- Stezietta w – Mia adorata nanetta!! Come va’ la testa? Niente più Bacardi, ok? Che forse è meglio… Ahahahaha… A questo giro le ragazze se la passano male mi sa, tu che dici? Diamine, ma lo sai che i tuoi commenti sono sempre pazzi?? Da sclero proprio?? Vabbè che sei costantemente impegnata con la nanetta tappeta e con lo scassinatore pazzo, ma qui mi esci pazza tesoro!! Dai, ti perdono perché ti adoro, oh mi discepola!! ^_-  Baci baci.

- sessyli – Scusa, come ho detto è stato un periodaccio. Sono stata pochissimo a casa, e quando c’ero ero di pessimo umore e con voglia a 0. Spero tu sappia perdonarmi. ^^

- Stella Del Sud. – Tesoro!! Tu stai avanti, l’hai letto sabato notte!! Fortunata la mia tesora e consigliera di fiducia. Ormai hai quel ruolo!! Ihihihihih ^__^  Kiss kiss

- fandracofiction – Eccomi. Ora ci siamo sia io che la beta… ^_^  Spero di non averti delusa con questo chappy. ^_^

- hale1843 – Tesoro, ciao!! Troppa roba dici?? Ahahahahah. Grandi Emm e Rose sotto il tavolo.. ihihihih Qui però le girls perdono un po’… Ma si sa, nella vita le cose non sempre vanno bene, no? ^_^  Bacione!

- serve – Tesoro, io adoro le tue recensioni!! Mi faccio sempre una montagna di risate, sei sempre diretta e schietta!! Ahahahahah. Eddy ha detto che ci deve pensare… ^_-  Seriamente, come vedi i ragazzi iniziano a tirare fuori le palle, finalmente!! E non finisce qua, siamo solo all’inizio… Per favore, non ammazzarmi per il ritardo, non è stato un bel periodo. =(  Vabbè, ma ora è tutto ok! ^__^  Quindi non vi libererete di me!! Ahahahaha!! Kiss kiss

- Ed4e  - Amore… come hai letto sopra, non è stato proprio un bel periodo… =(  Ma ora è ok, quindi non preoccuparti! Che ti conosco e mi parti subito in disperazione… ^__^  Ora le carte sono QUASI tutte in tavola… vedremoooo… ^_^  Kiss kiss.. ti voglio bene tesoro!

- cullenboy – Oh, eccolo qua! Uno dei miei psicologi nei momenti “oscuri”. Seriamente però, ge lo sai che mi hai tirato su molto di morale, la prima risata l’ho fatta per le tue cazzate!! E ho pure rimediato l’autorizzazione ad insultarti, se mi faceva stare meglio… come se potessi… ok, posso e lo faccio spesso… Ahahahahahahaha!! Dai che scherzo! <__<  Forse… ^__^  Vabbè… finiamola, oltre alle recensioni, non riesco a fare manco le risposte sensate!! Porca zozza oh!!... Tu l’hai già letto il chappy, ma devi dirmi comunque tutteee le tue opinioni, e questa è una minaccia, chiaro?? ^___^  a dopo… un bacio. PS. Lo so che sono un mito, cosa credi!! ^_-

- bea_s – Ciao cara! Si, l’ho notato anche io che solitamente Alice viene risparmiata, e invece stavolta NO!! Ben le sta! Ecco qua, Eddy ha finalmente confessato che Belen non esiste, ma Bells è stronza sino al midollo e lo tratta male!! Ma ancora è niente.. muahahahaha!! ^__^

- alice cuellen – Ecco cara… molto in ritardo, ma meglio tardi che mai, no? ^_^

- Tresy – Tesoro!! Direi che qui le tiene più che testa!! Ahahahahah!! Baci.

- Marika_BD -  Se ci fosse stato Mike, non sarebbe sopravissuto nessuno mi sa!! Ihihihih

- fuffycullen – Eccolo!! In ritardassimo… ^^

- Lau_twilight – Tesoro, ciao! Beh si, sono come i conigli… ahahahahah!! Qui alle ragazze va un po’ male, ma mica può andarle bene sempre, che cavolo!! ^___^  Kissssssss.

- Uchiha_chan – ç___ç  Mia seconda psicologa!! Ma dove cavolo sei finita??  Sei sparita nel nulla, inizio a preoccuparmi così!!! Ritornaaaaaaaa!!!! ç_____ç   Vedi che qui si prendono la rivincita i maschietti?? ^_-  Spero di sentirti presto, e se è di nuovo il computer che rompe, se la vedrà con me!! ^___^  Kiss.

- Bigia – Mi fa piacereeeeee… ^__^  

- ross_ana – Ecco qua, in ritardo, ma ecco… ^__^

- Nessie93 – Ecco quaaaaaa…. Che dici?? Per la questione Beta, io sono così… ^__^  Non vado a cercare rimpiazzi… ^_^ e mi fa piacere che apprezzi.

- dot – Dinanzi a te mi inchino, perché adoro RPatzz & KStew… è assolutamente fenomenale, mi faccio un casino di risate!! *__*  Mi fa piacere che ti piaccia… ^_^

- Giulia Miao – Mi sa di no… Ahahahaha

- ColeiCheAmaEdward – Assolutamente NO, direi!! ^__^

- BimbaFollementeInnamorata – Più che altro cerco di non rendere Rose stronza, com’è di solito… ihihihih ^_^

- rensmee iky – Ehi, cara! positivo per ora non direi, bisogna aspettare mi sa… ^_^  Ci sentiamo dopo… baci

- Elfa Sognatrice – Beh, almeno Rose da consigli sensati, se poi Bells è stronza, non è colpa di nessuno… li molleranno, li molleranno… abbiate pazienza!! ^__^

- maja89 – Ehi, ciao!! Ho visto che ti piacciono. Beh, che dire, mi fa’ molto piacere!! ^__^

- Sabbry – Eccomi qua… ritornata dalle profonde oscurità… ihihihi ^__^

 

Grazie ai 211/183 preferiti/seguiti, alle 69 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti, e a chi solo legge.

Mi piacerebbe anche un vostro commentino, sapete? Per conoscere le vostre opinioni sugli avvenimenti della ff. ^_^

Sono aperte le scommesse: quale sarà la modifica che faranno le tre pazze sclerotiche? Vediamo chi indovina... ^_-

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Modifica, Fuga & Gelosia. ***


Un Grazie enorme a Yara89, la mia nuova Beta!
Scommettiamo?

Capitolo 10:  Modifica, Fuga & Gelosia.

Pov Rosalie.


Sciocca e superficiale, ecco come mi identifico in quel periodo. A me non importava di ferire chi avevo attorno, se quello era il prezzo da pagare per ottenere ciò che volevo, ero disposta a pagarlo.
Solo ora capisco quanto male ho fatto. Solamente ora. E ormai è troppo tardi per rimediare.


Asciugai con stizza l’ennesima lacrima scesa dai miei occhi.

Annaspavo alla ricerca di aria, seduta sul sedile della mia preziosa auto. Non so bene per quanto rimasi lì, a piangermi addosso come un’idiota, so solo che fu lo strombazzare dell’auto di Newton a riscuotermi.

Sollevai lo sguardo, giusto in tempo per vedere Bells scendere dall’auto del suo ragazzo e dirigersi verso di me a passo di marcia. Aprì con foga lo sportello, afferrandomi un braccio e trascinandomi senza tanti complimenti dentro casa.

- Alice! – strillò, chiudendo la porta di casa con un calcio.

Mi trascinò sino alla cucina, dove ci si parò davanti una scena assurda: Alice, su uno sgabello, che ingurgitava gelato al cioccolato e singhiozzava. Ora, possibile che fossimo tutte e tre depresse?? Probabilmente si.

- Non strillare, mi fa’ male la testa, cazzo. – ringhiò Alice, inghiottendo l’ennesimo boccone di gelato e guardando Bells con aria truce. Dal canto mio mi limitai ad osservarla con aria sconsolata e a sedermi vicino a lei.

- Passami un cucchiaino. – borbottai. Insomma, solitamente le scelte in questi casi erano tre: gelato, alcol ed erba. A questo giro avrei ingurgitato gelato sino a vomitare, dopodichè sarei passata ad una bottiglia di Vodka e una canna. Ah, dura cosa l’amore!

Alice mi passò un cucchiaino in silenzio, senza nemmeno guardare quale stesse afferrando. La mia mascella toccò il pavimento quando vidi cosa mi aveva passato: un cucchiaino arancione con Winnie The Pooh che divorava miele.

Un orso. Come l’animale preferito di Emmett.

Lo lanciai con rabbia contro il lavandino, per poi alzarmi e infilarlo nel trita rifiuti, godendo del suono stridulo prodotto dal suo andare al diavolo. Risi come una schizzata, una volta ultimato il lavoro.

- Fai paura. – sussurrò Bells, guardandomi esasperata. Le mostrai il medio, mandandola bellamente a farsi fottere. Non ero dell’umore per sopportare le sue battute irritanti, non era forse chiaro?

Evidentemente no.

- Beh, che avete? – mormorò Alice, dopo l’ennesima cucchiaiata con singhiozzo annesso. Bells ringhiò, afferrando la sedia e stravaccandosi sopra essa in stile gangster.

- Quello stronzo di un Cullen mi ha mentito. Ma non solo, mi ha lasciata a piedi! No, dico! A me! Ma vi rendete conto della gravità della cosa? – strillò, sbattendo il pugno contro il tavolo, giusto per avvalorare la sua tesi.

In risposta a quella frase, solamente la presenza di grilli nella stanza, che sottolinearono l’esasperante idiozia di mia sorella.

- Siete utili quanto una cacca sul marciapiede. – borbottò infiammandosi e andando verso l’armadietto dei liquori. Ecco, ora si passava alla fase due: alcool!

- Jasper mi ha mollata al bar, dopo avermi fatto una scenata e urlato di essere una stronza. Ma secondo voi sono stronza? Perché a me non sembra… - meditò Alice, mettendo da parte il gelato ed afferrando il bicchiere di Vodka che le stava porgendo Bella.

- Secondo me dire che sei stronza è relativamente poco. – affermai convinta, mandando giù il liquido nel mio bicchiere.

A stella, senza riprendere fiato. Perché a poco serviva riprendere fiato, stavolta non sarebbe servito, fiato non ce n’era più, ormai. Il liquido scorreva veloce nella mia gola, infiammandola. Strizzai gli occhi, infastidita dal contatto.

- Beh, tu? Come mai eri vicina a tagliarti le vene in macchina? – chiese ironicamente Bella, già al secondo giro. La osservai per qualche secondo, per poi portare il mio sguardo sul liquido rosa rimasto nel bicchiere. Erano le mie sorelle, perché non parlarne con loro? Dopotutto, peggio di così non potevo stare.

- Mi ha dato un ultimatum. Se non lascio Royce non mi vuole più vedere nemmeno in foto. Per quanto Emmett mi piaccia, è Royce il mio ragazzo! – dissi. Era la verità, non avrei mandato all’aria anni di relazione stabile con Royce, per un semplice capriccio. E mentre raggiunsi questa conclusione, mandai giù il secondo bicchiere di Vodka.

- Beh, ha ragione, no? – borbottò Bells, riempiendo i bicchieri per il terzo giro. Ecco a che serviva avere casa libera, un armadietto dei liquori e due sorelle fuori come un balcone.

- Ho un’idea! – strillò Alice, sbattendo il bicchiere sul tavolo e scheggiandolo.

- E vedi di stare attenta, scema! – la rimproverò Bells, beccandosi una cucchiaiata di gelato sul viso. – Ti ammazzo! – strillò, cercando di afferrarla e strozzarla.

- E smettetela, porca miseria! Sembrate due idiote! – ringhiai infastidita, soprattutto dalla fine della Vodka. Stupidi ospiti che se la scolavano quasi tutta, in nostra assenza.

- Facci un favore: non pensare. Quando lo fai crei solamente casini. – borbottò Bells, abbandonando il suo tentativo omicida e barcollando verso l’armadietto dei liquori, per poi prendere una bottiglia di Jack Daniel ancora sigillata.

E vai con il secondo round!

- Sentiamo la tua idea brillante e geniale…- dissi, incespicando sulle parole e tendendo un bicchiere pulito a Bells, che lo riempì.

- Una modifica della scommessa. – annunciò euforica, mandando giù il liquore e sbattendo in maniera teatrale il bicchiere sul tavolo, in stile film western di serie Z.

- Che idea del cazzo… - masticò irritata Bells. Era chiaro che a lei la scommessa aveva fatto decisamente male. Brutta cosa l’orgoglio, a volte!

- Continua, invece. Sentiamo un po’! – la incitai incuriosita. Insomma, almeno meritava di essere ascoltata!

- Propongo la seguente nozione: chi si scopa per prima il proprio Cullen, vince tutto e il termine del mese non vale più. Geniale, no? – annunciò esaltata e visibilmente ubriaca.

In quel momento mi sentii come Homer Simpson quando urla “ Doh! “. La situazione era uguale. Poteva esistere un’idea più cazzosa di quella??

Ovviamente NO!!

- L’ho detto io che è meglio quando non pensi!! Che idea del cazzo. - Ringhiò Bella, in condizioni simili a quelle di Alice.

- Concordo! Che enorme idea di merda! Sarebbe come spararsi in bocca, a questo punto. – mi unii alla protesta, facendo innervosire la nanetta.

- E allora sentiamo le vostre di idee intelligenti! Ma vorrei ricordare che questa scommessa del cazzo è partita da te, Miss So – tutto – io! – strillò infiammandosi.

- Questo è vero, ma calmati o ti viene un infarto e schiatti sul tavolo. – borbottai, sorseggiando tranquillamente l’ennesimo bicchiere di Jack Daniel, versatomi da Bella.

- Vai a farti fottere. – sibilò in risposta. La ignorai, infondo non valeva la pena ucciderla per una cosa simile.

- Io propongo di trovare una ragazza a quei tre. – meditò Bells, facendomi schiaffare una mano sul viso.

- Ma è la fiera delle cazzate, questa? A questo punto è meglio l’idea di Alice! – dissi esasperata da tanta idiozia.

- Beccati questa, mia cara! – la beffeggiò Alice, facendo gestacci verso Bells, che afferrò il bicchiere con l’intento di lanciarglielo. Le afferrai il braccio, mollandole una manata sulla nuca e fermandola.

- Beh, si fa’ come dicevo io, quindi? – trillò allegra Alice.

- No, troviamoli una ragazza! Sarà più divertente! – ribatté Bells.

Io e Alice ci guardammo, e un ghigno ricolmo di Vodka e Jack Daniel comparve sui nostri volti. In quel momento sembravamo in tutto e per tutto delle schizzate, non c’era alcun dubbio.

- Perché no. – borbottai, lanciando un’occhiata a Bella, impegnata a passare all’ultima fase: canna.

- Quindi chi li fa’ fidanzare per primo vince? – domandò Alice, alzando un sopraciglio.

- Esatto. – trillò Bells. – E con questa sigliamo l’accordo. – annunciò, passandoci l’ultimo elemento della nostra serata folle.


*****


- Spero ci sia una bella notizia, dietro il tuo: voglio parlarti. – disse Emmett, incrociando le braccia al petto.

Mi morsi le labbra, nervosa. Veramente non c’era un motivo preciso, volevo vederlo e basta. Ma vallo a spiegare ad Emmett!

- Ho pensato a quello che mi hai detto ieri – iniziai.

- E…? – mi incitò, notando la mia indecisione a parlare.

- E non lascerò Royce. Lui è il mio ragazzo, una sicurezza. Non puoi chiedermi di mollarlo così, su due piedi! – ok, questa era una carognata. Sapevo benissimo ciò che provava Emmett, ed era normale che mi chiedesse di lasciare Royce. Se ero ottusa, era solo un mio problema.

- Io ti ho solo chiesto di fare una scelta, Rosalie. Non puoi continuare a fare la pallina, un po’ qua e un po’ lì. Mi sembra lecito chiederti di deciderti, no? –

Beh, logica inattaccabile, non c’è che dire.

- E… se… ti aiutassi a trovare una ragazza? – pigolai.

Mi sarei presa molto, ma molto volentieri a calci da sola, in quel momento. Come poteva, una persona dotata di intelletto, dire una cazzata del genere? Non avrei più toccato un goccio d’alcool, poco ma sicuro. Il mio ultimo neurone era partito per un viaggio sola andata alle Canarie, lasciandomi nella merda.

- Puoi ripetere? – sibilò Emmett, serrando le palpebre. Ops. Cattivo segno, molto cattivo.

- Penso che non lo ripeterò. Anzi, cancella tutto, ok? Io non ho detto nulla. – agitai le mani come una marionetta, cercando di togliermi dall’impiccio.

- Ci si vede. – annunciò irritato, voltandomi le spalle.

Cazzo. Cazzo. Cazzo!!! Perché tutto doveva andare male? Era una cosa totalmente assurda, dannazione!


*****

Pov Bella.


Nella mia vita avevo commesso tanti errori, più o meno gravi. C’era sempre qualcuno che mi difendeva, che mi tirava su di morale  e mi dava il proprio sostegno.
Se avessi saputo a cosa mi avrebbe portato quella scommessa, di sicuro avrei cambiato molte delle mie abitudini e dei miei modi di vedere le cose.
Qualcuno un giorno disse: non apprezzi mai le cose che hai finchè non le perdi.
Ora mi rendo conto che non c’è frase più vera.


- Ma dici sul serio? – strillò nel mio orecchio destro Jessica Stanley, irritandomi a morte. Quella stupida oca era in lista per il concorso: troviamo nuove vittime per Saw, l’Enigmista.

A conti fatti, ce la vedevo proprio bene con un collare esplosivo attorno alla testa. Almeno avrebbe chiuso la bocca!

- Urla di nuovo, e conoscerai la mia ira. – ringhiai, osservandola truce.

- Si, a quanto pare le docce dei ragazzi sono state allagate, e  tutti stanno girando per la palestra in asciugamano! Ma dico, te ne rendi conto? – urlò nel mio orecchio sinistro quella piccola vipera di Jane Stuart, provocandomi uno scatto d’irritazione mai visto. Oltretutto, i rimasugli dell’allegra serata tra sorelle si facevano sentire, e questo non contribuiva al mio malumore.

- Adesso ti spacco la faccia con un’ascia, sia chiaro. – sibilai con voce assassina.

- Hai visto Saw, ammettilo! – mi accusò Jane, beccandosi un calcio nel ginocchio. Va bene, l’avevo visto! E allora?!

- Si, quindi ho parecchie idee su come poterti eliminare, se non la smetti di strillare come una ritardata. – ringhiai, beccandomi un’occhiata esasperata.

Una serie di urla spacca timpani si levarono dalla palestra, e mi ritrovai al centro dell’inferno. Gente che urlava, che spingeva, che imprecava.

Trovai salvezza nella vecchia aula di biologia, ormai in disuso da qualche anno. Provai ad accendere la luce, ma quella stronza non era del mio stesso parere, anzi.

- Fanculo.  – borbottai irritata, facendo qualche passo in quel buio totale. Mi raggelai quando sentii una risatina divertita, proveniente da chissà quale parte della classe. Oddio! E se fosse qualcuno con un mantello e la maschera da maiale, tipica del film Saw?

Magari mancavano pochi secondi, e poi mi sarei risvegliata con qualche aggeggio strano attorno al collo.

Afferrai una sedia lì accanto, sollevandola e preparandomi allo scontro. La risatina continuò, irritandomi a morte.

- Fatti vedere, coglione! Se pensi di riuscire a rapirmi e mettermi un collare esplosivo attorno al collo, te lo dico già da ora: mettitelo dove dico io, perché le mani addosso a me non ce le metterai mai! – ringhiai, mentre l’adrenalina scorreva a fiumi nel mio sangue.

- Sai, l’ho sempre detto che sei una ragazza decisamente strana. –

L’ultima persona che desideravo incontrare si fece avanti, lasciandomi di sasso. La sedia mi cadde dalle mani, schiantandosi a terra con un fracasso storico. Edward. Edward Cullen. Edward Cullen in asciugamano bianco, davanti a me.

Decisamente meglio di un serial killer.

Cercai di ricompormi e di asciugare la bava alla bocca senza farmi vedere, mettendo su una maschera di irritazione. – Mi hai spaventata, idiota. – sibilai con voce velenosa, guardandolo irritata.

- Faccio così schifo? – ridacchiò avvicinandosi.

- Devo ancora farmi un’opinione. Come mai sei qui? – chiesi, realizzando in quel momento dove cavolo si fosse rifugiato.

Che fosse un fuggitivo di guerra??!! Probabilmente si.

- La palestra stava per essere invasa da una flotta di pazze con gli ormoni a mille. Sai, meglio evitare di essere aggredito dalle figlie del demonio… - spiegò, sedendosi sulla cattedra e facendomi segno di raggiungerlo. Valutai le opzioni, e con un sospiro sconsolato lo raggiunsi.

- Secondo me ti prendi troppo sul serio. Al massimo avrebbero aggredito tuo fratello Emmett, non te. – lo provocai, sfoderando una buona dose di bastardaggine acuta. Sembrava tanto la versione 2009 di: la volpe e l’uva.

- Stronza. – borbottò lui, dandomi una gomitata sul fianco. Con questo scese il silenzio, spezzato solo dal suo canticchiare una melodia.

- Hai finito? Ma che schifezza è? – chiesi acidamente, facendolo rimanere male. Ecco, e il premio stronza del secolo và a… me!! Evviva!

- Una melodia che sto componendo, mi è venuta in mente poco fa’. È da pianoforte. – spiegò imbarazzato e leggermente offeso. Rimasi in silenzio, rimuginando. Una melodia al pianoforte? E che cosa diavolo centrava con Edward?

- Suono il pianoforte. – spiegò, notando la mia perplessità.

Ero decisamente allibita. Insomma, il massimo che sapevo fare era suonare una stupida musichetta imparata all’asilo, usando il flauto. Di certo non ero una tipa da pianoforte e roba simile.

Quando Dio distribuì il talento per la musica, chissà io dov’ero. Magari in bagno. Anzi, di sicuro.

- Sembra… bello… - mormorai incerta, sforzandomi di essere anche solo lontanamente gentile.

- Lo è. Un giorno ti suono qualcosa, ok? – propose entusiasta, sorridendo in maniera raggiante. E in quel momento mi maledii, perché mi sciolsi come un Gianduiotto nella tasca destra di un giubbotto invernale.

- Si, perché no. – mormorai imbarazzata, facendolo gongolare di felicità. Davvero bizzarro, come certe persone si accontentino di poco per essere felici.

E un silenzio imbarazzante scese nuovamente su di noi.

- Come sei tornata ieri? – domandò cautamente, facendomi irritare all’istante. Ecco, se ora non tirava fuori quella storia, non stava bene!

- Ho chiamato Mike, che ha avuto la decenza di venire a recuperarmi. – sibilai irritata, bruciante di indignazione.

- Scusa, ma mi avevi fatto davvero incazzare. – affermò convinto, facendomi perdere la pazienza. Quindi ora era pure colpa mia!

Ovviamente! Era SEMPRE colpa mia!

- Veramente l’unica che aveva il diritto di incazzarsi ero io, non tu! Mi hai mentito spudoratamente, dovrei esserne felice? – strillai, scattando in piedi e puntandogli il dito contro.

Chissà se gli sbalzi d’umore possono essere classificati come una malattia. In tal caso, ero indubbiamente messa male!

- Se fossi un pochino meno stronza, io non ti avrei mentito. Prova a essere meno inavvicinabile, e vedrai quanti benefici ottieni. – urlò, alzandosi in piedi anche lui. Dal canto mio, spalancai la bocca, sconvolta. Mi aveva forse dato della stronza?

- Ma come osi! – ringhiai, mollandogli uno spintone.

- Non provarci, sai?! Non azzardarti a spingermi! – si lagnò lui, restituendomi lo spintone.

- Levami le mani di dosso, Rosso Malpelo! – strillai, spingendolo nuovamente.

Quello che accadde dopo fu abbastanza confusionale. Spintoni e offese non si contavano più. Peccato che, solitamente, tutto ciò non si concludeva con Edward Cullen che ti faceva sdraiare sulla cattedra di un’aula polverosa e dal pessimo odore.

Le mie mani scattarono subito sulle sue spalle, così da poterlo stringere a me con foga. Era incredibile quanto quello stupido Cullen fosse al contempo irritante ed eccitante.

- Cazzo di orecchini… Ma toglierne qualcuno no? – borbottò irritato Edward, impegnato a mordermi il lobo destro. Impresa difficile, vista la quantità abnorme di orecchini che lo ricopriva.

- Zitto e baciami. – ridacchiai, sollevandogli il viso e baciandolo.

Afferrai con decisione i suoi capelli, ancora leggermente umidi, e mi dedicai completamente a quel paradiso. Succhiai lentamente il suo labbro inferiore, mordicchiandolo piano e facendolo arrossare. Edward si appoggiò totalmente al mio corpo, spostando le braccia accanto al mio viso, così da cercare di essere anche solo lontanamente comodi.

- Un calcio nelle palle a chi dice che scopare su una cattedra è grandioso. – ringhiai, cercando di aprire le gambe e far sistemare Edward tra di esse. Impresa totalmente inutile, lo spazio era esiguo e il rischio di caduta a terra era decisamente alto.

Edward imprecò violentemente, decisamente esasperato. E l’eccitazione andò a farsi un giro per la tangenziale!

- Fammi scendere, è meglio. – borbottai, spingendolo da una parte e facendolo cadere a terra. Lo osservai per qualche secondo, per poi iniziare a ridere come una pazza. Edward sorrise sadicamente, per poi afferrare la mia gamba e trascinarmi giù. Almeno io, a differenza di lui, non atterrai sul pavimento!

- Ciao. – sussurrò sulle mie labbra, sfoderando il suo micidiale sorriso sghembo.

- Ciao. – risposi ridacchiando, andando incontro alle sue labbra e baciandolo. Mandai al diavolo tutto, dedicandomi solamente a lui e me.

Scesi a baciargli il petto, soffermandomi sui capezzoli, che mordicchiai, facendo inturgidire tra le mie labbra. La mia mano scese con calcolata lentezza sino all’orlo dell’asciugamano, di cui sciolsi il nodo.

Sollevai il busto quando iniziai a toccarlo. Aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte, l’immagine del relax e della beatitudine. Mossi ancora la mano, facendoli spalancare le labbra in un gemito roco.

- Guardami. – mormorai suadente. Non volevo perdermi nessuna delle sue espressioni, volevo vedere la passione e l’eccitazione scorrergli dentro, per poi concentrarsi sugli occhi e infine divampare.

Lentamente spalancò le palpebre, mostrando degli occhi incredibilmente verdi. Sembravano ardere in quel momento, ed erano più belli del solito.

Gattonai di lato,iniziando a mordergli il collo. Abbandonai il collo e catturai le sue labbra in una bacio, che sapeva di passione repressa e frustrazione. Alla fine tremò lievemente, gemendo più volte tra le mie labbra e raggiungendo l’orgasmo.  

Mi abbracciò forte, baciandomi con dolcezza i capelli. E un senso di beatitudine e felicità mi avvolse, spaventandomi a morte. Perché proveniva dal cuore, e non era un buon segno.

Forse, e dico forse, questo elemento non era previsto nella scommessa.

Forse, e dico forse, era il caso di parlare con Mike.

*****


Pov Alice.
Sensi di colpa? Al periodo non sapevo nemmeno cosa fossero.Ora, invece, sono come un tarlo. Non fanno che torturarmi.
E fa’ male. Decisamente male.


Non avevo ancora visto Jasper, e la cosa mi irritava a morte.

Era come avere una costante preoccupazione che ti rode il cervello, non potevo fare a meno di chiedermi che fine avesse fatto.

Il giorno prima non ci eravamo di certo lasciati con un abbraccio e un bacio, anzi, e la cosa non poteva che disturbarmi. Oltretutto c’era qualcos’altro che mi irritava: le sue “quote” in salita.

Se prima poteva essere facilmente confuso con la tappezzeria, ora era oggetto di sguardi languidi e risatine maliziose, e la cosa era decisamente fastidiosa e insopportabile.

Come si permettevano quelle stupide oche di posare i loro occhi su di lui? Non ne avevano alcun diritto!

Sbuffai nervosamente, gettando uno sguardo all’orologio appeso alla parete dell’aula. Ancora dieci minuti. Quelle cazzo di lancette non facevano che muoversi ad una lentezza esasperante, facendo aumentare il mio nervosismo, già alle stelle.

Appena suonò scattai in piedi come un’esagitata.

- Alice, stai bene? – chiese dubbioso il professore, osservandomi attentamente.

Nemmeno risposi, afferrai libri e borsa e mi eclissai fuori, saltellando verso l’aula di storia, materia di Jasper in quel momento.

I miei nervi si tesero come una corda di violino quando mi ritrovai la scena più pessima del mondo dinanzi:  Jasper che accarezzava il viso di Amanda Stuart. Quella grandissima stronza era vicina al fare le fusa, vista la faccia ebete che aveva.

- Salve. – ringhiai con voce gutturale, spaventando un gruppo di matricole ferme lì vicino. Amanda sobbalzò, per poi rivolgermi uno sguardo di calcolata sufficienza. Jasper, invece, nemmeno si voltò, ignorandomi bellamente.

- Scusami, ti serviva qualcosa? – cinguettò quella gatta in calore,  guardandomi come una stronza che ha appena vinto il tuo peluche preferito. Peccato che io non fossi così magnanima da lasciarle il mio orsacchiotto di peluche, anzi.

Avrei prima spaccato la faccia a lei, poi avrei usato lui come una bambolina vudù, infilzandolo con degli enormi spilloni. Dolce vendetta!

- Mi serve che tu sparisca, così da poter parlare privatamente con Jasper, grazie tante. – sputai tra i denti, emettendo scintille.

- Mi dispiace, ma io e Jazz stiamo parlando d’affari. Quindi non penso di poterti accontentare, scusami tanto. – rispose, falsa come una moneta da cento dollari.

Dal canto mio, il mio cervello si era bloccato alla parte: Jazz e affari.

La cosa mi piaceva meno di zero.

- Jasper devo parlarti. – sibilai, mollando quella stronza e puntando al diretto interessato. Jasper si voltò con lentezza esasperante, guardandomi con freddezza. Beh, a questo punto era meglio se guardasse la stronza! Se era questo lo sguardo che mi riservava, meglio l’indifferenza!

- Amanda, lasciaci soli. – ordinò senza nemmeno guardarla, fissandomi intensamente.

- Ma Jazz… - si lagnò lei, arpionandogli il braccio.

- Ci vediamo dopo, ora devo parlare con lei. – Lei? LEI? Ma lei lo dici a tua sorella, stronzo! Che nervi quando faceva così!

Amanda mi scoccò un’occhiataccia, alla quale risposi con uno sguardo di superiorità. Beh, a conti fatti c’era poco di cui essere felici o superiori, ma meglio non mostrare il fianco al nemico.

- Beh, che vuoi? – chiese con distacco Jasper, una volta rimasti soli.

- Ciao anche a te, Jasper. – dissi ironicamente, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e appoggiandomi al muro.

- Alice, dico sul serio. Che vuoi? – sbuffò.

Ero a disagio, e la cosa non mi piaceva. Non era mai successo, e la cosa mi era del tutto nuova. Ero nervosa e non riuscivo a stare bene e in tranquillità. Che situazione di merda!

- Non ti sei fatto vedere. – mormorai.

- Ho avuto da fare. – rispose, appoggiandosi accanto a me.

- Con quella gallina? – ok, l’acidità era di casa in quel momento. Maledissi in tutte le lingue del mondo quella stupida ragazzina. Feci un rapido calcolo, avvalendomi dell’esperienza: figlia del capo Swan. Beh, a quanto pare gli incidenti a Forks erano piuttosto frequenti, non ci sarebbero stati problemi ad eliminarla.

- Se anche fosse? Saresti gelosa? – sghignazzò lui, abbandonando la maschera di freddezza indossata poco prima.

Sorrisi. Almeno aveva finito di trattarmi come un chewingum attaccato alla scarpa. Bene. Ora. Perché ero andata lì? Ah si, per vederlo. E ora? L’avevo visto!

- Affatto. – il ritorno dell’orgoglio, parte seconda.

- Bene, quindi con chi avevo da fare non te lo dico. – rispose con superiorità, beccandosi un pugno sul braccio. – Ferma nana malefica! – ridacchiò.

Calò un silenzio innaturale, spezzato solo dallo sbattere di qualche armadietto. Nessuno di noi aveva l’intenzione di andare a lezione, e la cosa non ci disturbava minimamente.

- Mi ha chiesto di uscire. – voce fredda e controllata. Da quando Jasper era diventato così?

Ignorai il groppo in gola. Ero brava ad indossare una maschera di freddezza, non avrei avuto problemi nemmeno stavolta. – E tu? Hai accettato? –

Silenzio. Qualcuno disse: chi tace acconsente. La cosa era vera, quindi.

- Quando? – l’inverno al Polo Nord era niente, in confronto a me. La scommessa era un’enorme cazzata, non avrei mai potuto sopportare la vista di Jasper con un’altra. Mi sarei strappata gli occhi, piuttosto!

- Domani. – ok, non ero l’unica glaciale. Era una mia impressione, o l’entusiasmo era nullo?

- Quindi oggi sei libero, no? –

- Ho calcio. – ma vaffanculo, sfiga del cazzo! Era troppo avere come risposta un si?!

- Vengo a vederti, ti và? – io odiavo il calcio, ma ci avrei scommesso che quell’ochetta da tre dollari sarebbe andata all’allenamento. E di certo non gli avrei lasciato campo libero!

- Se vuoi. – rispose atono, spintonandosi contro il muro e facendomi un cenno con il capo. Bene. Era ufficiale: avrei dovuto comprare una macchina alle mie sorelle.


****


- Datevi una mossa con quegli scatti! – urlò inferocito l’allenatore, adocchiando un gruppo di scansafatiche. Jasper doveva piacermi tanto, se sopportavo una cosa come il calcio!

- Beh, è una cosa ormai fatta, si può dire. Domani ci esco, massimo una settimana e mi vedrete mano nella mano con lui. Una vera e bellissima coppia. – annunciò Amanda, seduta qualche gradino più sopra di me. Le sue amiche – note anche come leccaculo – ridacchiarono euforiche, complimentandosi.

- Ma non stava con la Swan? – chiese una di loro.

Da canto mio strinsi i pugni, per evitare di scattare là sopra e staccarle il collo a morsi.

- Ma per favore! Jazz è sprecato per una simile nullità. –

Ok, sbaglio o mi aveva appena dato della nullità? A me?!

- Se lo dici tu. Ma lei ha una grande influenza su Cullen, te lo può rubare quando vuole. – la provocò una delle stronzette.

- Lei non mi ruberà niente, chiaro? Voglio Jasper Cullen, e stai sicura che lo otterrò. Se quella nanetta si mette in mezzo, la polverizzo con una mano, mi sono spiegata? –

Ora, se c’era una cosa che non avevo mai potuto sopportare, era chi faceva il gradasso e non era altro che un demente. E in quel momento, ne avevo un esemplare dietro. Come stare calmi in una situazione simile? Come?

Mi alzai con lentezza esasperante, salendo quei pochi gradini che mi separavano dal mio obbiettivo.

- Quindi tu mi polverizzeresti con una mano? Wow! – ghignai, parandomi di fronte a lei. Sbiancò leggermente, per poi ricomporsi. Un classico, cercava di darsi tono per non subire uno smacco colossale.

- Ovvio, che ci vuole? Ma ti sei vista? E tu dovresti stare con Jasper? Ma per favore! Lui può avere e merita di meglio, di certo non una psicopatica in versione tascabile. – doppiamente classico, non sapeva che dire e faceva riferimenti idioti. Che pena.

- Perché, è meglio una puttana versione maxi? – evvai con il veleno! Si!

Amanda sbiancò, alzandosi in piedi e dandomi uno spintone. – Fanculo stronza! –

Evitai di poco un ruzzolone con i fiocchi, puntando a terra i piedi. Le mie mani scattarono ad afferrare i suoi odiosi capelli rossi. La strattonai con forza, staccandole alcune ciocche di capelli e godendo delle sue urla di dolore. Accompagnai il tutto ad un fantastico schiaffo, che la colpì in pieno. Mi preparai a caricare un bel pugno, ma mi ritrovai per aria, trasportata da Jasper lontano dalla mia vittima.

- Mettimi giù, ORA!! Non ho affatto finito con lei, sai? Mollami o ti prendo a calci. – sbraitai, mollandogli una lunga serie di pugni sulla schiena. Impresa totalmente inutile, visto che Jasper non mosse un muscolo e continuò a marciare verso il vialetto accanto il campo.

- Spiegami brevemente che cazzo ti è preso! – sibilò, mettendomi a terra. Ok, era una mia impressione, o era davvero incazzato?

- Mi stava prendendo per il culo! Che dovevo fare, ignorarla?! Oltretutto stava sparlando di te e me, e non si deve permettere. – beh, a conti fatti nemmeno io ero poi così tranquilla. Anzi.

- Mammina non te l’ha insegnato che non si picchia nessuno? – oh, ma bravo! Facciamo pure dell’ironia, avanti! Al diavolo, Jasper Cullen!

Strinsi i denti e cercai di calmarmi. Poco ci mancava, affinché beccasse botte pure lui. - Non sei divertente, Jasper. Affatto. –

- Sei gelosa. – affermò convinto, spiazzandomi. E adesso che centrava? Non stavamo di certo discutendo della mia gelosia o roba simile! Che uscita del cazzo, proprio.

- Perché dovrei! – il ritorno dell’orgoglio, parte terza.

- Non so, dimmelo tu. – ridacchiò lui, provocandomi e facendomi infiammare come una miccia. Mi lanciai addosso a lui con una tigre, cercando di mollargli un ceffone con i fiocchi.

Tre secondi e mezzo dopo, invece, mi ritrovai con la schiena al muro e le gambe attorno alla vita di Jasper. Le mie mani erano serrate con forza tra i suoi capelli, mentre con i denti torturava il mio labbro inferiore. Con la lingua forzò le mie labbra e cercò la mia, che trovò subito e non si fece pregare.

Peccato che fossi un emerita stronza, e con forza gliela morsi.

- Ahi, animale! – ridacchiò, mordendomi il mento e ritornandomi il “regalino”.

Risi felice, riprendendo a baciarlo. – E per la cronaca. Sono gelosa, ma non dirlo in giro. –

Beh, la scommessa prevedeva che ai Cullen fosse trovata una ragazza. Non ero forse anch’io una ragazza?





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Capitolo 12
*** Capitolo 11: ricatto. ***


Un Grazie enorme a Yara89, la mia nuova Beta!
Scommettiamo?

Capitolo 11:  Ricatto.

Pov Bella.


 

Marciai energicamente verso il giardino, il cervello a mille.

Stavo cercando di riordinare le idee e decidere che cosa dire a Mike. Certo, il fatto che nemmeno io sapessi cosa dire, era un dettaglio superfluo e facilmente trascurabile. E siccome la mia fortuna era totalmente inesistente, me lo ritrovai a qualche metro di distanza.

Sigaretta alla bocca, Ray-Ban agli occhi e aria da eterno scazzato. Mike aveva indiscutibilmente il suo fascino, nulla da obbiettare al riguardo.

- Piccola, ehi! – mi salutò non appena mi vide arrivare. Staccò la schiena dal muro contro cui era appoggiato, per poi venirmi incontro con un sorrisone. Poco ma sicuro, dopo che gli avessi detto il mio “ancora-non-classificato” monologo, quel suo sorriso sarebbe sparito all’ istante.

Mi morsi l’interno della guancia, a disagio. Quel sorriso così luminoso non faceva che scatenarmi contro la mia coscienza, impegnata ad urlarmi che ero una stronza di dimensioni colossali. Che poi era un evento assolutamente epico, dal momento che ero convinta di non avercela nemmeno questa stronzetta!

Poco male. Nella vita capita anche questo, uno scontro con se stessi è quello che ci vuole!

Mi lasciai circondare la vita con un braccio, accettando passivamente il bacio che mi depositò sulle labbra. – Ti serviva qualcosa? – chiese poi, mettendo gli occhiali da sole sulla maglietta.

- Se sono qui, evidentemente, devo parlarti, no? – risposi, sfoggiando un’irritante tono da stronza saputella. Che cosa assurda essere antipatici pure a se stessi! Ma ormai mi ero arresa all’evidenza: ero psicologicamente irrecuperabile.

Sollevò un sopraciglio e incrociò le braccia al petto. - Dimmi allora. –

Ecco uno dei trecentouno momenti in cui sarei voluta essere alle Canarie, a bordo piscina, impegnata a farmi massaggiare dal un bel ragazzo spagnolo e a bere cocktail alla frutta. Peccato che la realtà fosse ben diversa.

Ero a Forks, un buco di paese. Mi stavo squarciando la guancia con i denti e, di conseguenza, ero vicina ad una morte per dissanguamento. E, per ultimo, avevo appena raggiunto la conclusione secondo cui non sapevo che cazzo dire a Mike.

- A pensarci bene, non ho nulla da dirti. – se la codardia fosse venduta a peso, sarei di sicuro stata la diciassettenne più ricca al mondo. Peccato non fosse realmente così. Mi sarei dovuta accontentare del titolo di più stronza al mondo.

- Non sembrerebbe… sembri nervosa… -

Tsè! Ma come gli veniva in mente! Ero un fascio di nervi, altrochè! – Non sono nervosa! Sono diversamente calma! – strepitai, dimostrando la maturità di una bambina di tre anni e mezzo.

- D’accordo, sei tranquillissima. È evidente, infatti. – mi sfotté. – Beh, la scommessa come procede? – chiara come il sole la nota di irritazione nella sua voce.

Ora, perché tra tremila cose che avrebbe potuto chiedermi, proprio quella? Se non era sfiga quella, qualcuno mi dica cos’è?!

- Mah… Non c’è un aggettivo particolare. Va avanti, mettiamola così. – fredda e sfuggente. E vai Bells! Yeah!

- Sai, Cullen mi sembra molto preso. Lo sapevi che ti viene dietro, si?! – buttò lì con voce sospettosa. Ecco. E ora? Che cavolo avrei risposto?

- Ah si? – ma che risposta demente! Mi sarei presa a calci da sola, cavolo! Mike sollevò un sopraciglio, l’immagine del sospetto più puro. Effettivamente come risposta non era stata proprio il massimo la mia.

- Sicura che non devi dirmi nulla? –

- No, niente di niente. Sennò te l’avrei già detto, no? –

- Ammettilo Bella. Ci sei andata a letto? –

In quel momento mi sentii come una bimba beccata con le mani dentro il barattolo dei biscotti. Che poi… Ma quali mani nel barattolo dei biscotti! Ma non diciamo cazzate, Bella!

-Mi stai dando della puttana? – ringhiai indignata. Insomma, mi aveva accusato apertamente di tradimento! Che poi l’accusa fosse quasi fondata, era un dettaglio.

- Affatto, non ho detto questo. Ma rispondimi! Ci hai scopato? – chiese con cattiveria e volgarità.

- No. – sibilai.

- Ti piace? – chiese ancora.

Silenzio. Mi piaceva Cullen? Boh. Non lo sapevo nemmeno io, sinceramente parlando. Era di sicuro migliorato, ma alla fine rimaneva sempre Edward Sfigato Cullen. Quanto poteva essere complicata la mia vita in quel momento? Tanto!

- Sei venuta per mollarmi, vero? Ti sei presa una cotta per quello sfigato? – sputò, avvicinandosi minacciosamente. Ma chi credeva di intimorire? Me? Ah…ah…ah… Divertente!

- Se anche fosse, vedi di abbassare la cresta o un calcio in bocca non te lo leva nessuno. – ringhiai, con il cuore in gola. D’accordo, non l’avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ma un filino avevo paura. Ero pur sempre una semplice ragazza dinanzi un ragazzo quasi mollato!

- Tu non mi lascerai per quello sfigato di Cullen. Sia chiaro. – oh, ora le minacce! Ma che bravo ragazzo avevo dinanzi. I miei più sentiti complimenti!

Che figurone avrebbe fatto Mike, se si fosse scoperto che lo mollavo per Cullen? Di certo non una delle migliori.

- Posso fare il cazzo che voglio, non devo di certo rendere conto a te. Sono libera di decidere della mia vita, il che forse è un dettaglio che ti è sfuggito. – sibilai, indignata oltremisura.

Ero sempre stata una persona allergica alle relazioni fisse e compagnia bella. Mike era stata un’eccezione che sarebbe stata meglio evitare. Il fatto che stesse facendo il prepotente con me, la diceva lunga su che razza di persona subdola e meschina in realtà fosse.

- E dimmi. Il tuo adorato Cullen sa della scommessa che avete fatto tu e quelle stronze di Alice e Rosalie? – la sua voce trasudava malignità. Sapevo dove voleva andare a parare con questa frase, e mi si gelò il sangue nelle vene. Un ricatto. Ecco su cosa stavo per sbattere il muso.

Annaspai, cercando di sistemare la mia posizione. - No, non lo sa. Ho intenzione di… -

- Di cosa? Di dirglielo? Ma non farmi ridere Bella… Ti conosco, tu pensi solamente a te e ai tuoi obbiettivi. Sei codarda e meschina. Tu non hai mai avuto intenzione di dire a Cullen la verità, che l’hai usato per passare un po’ di tempo in maniera diversa e divertente. Ma di questo non devi preoccuparti. Se mi lasci, ci penserò io a farglielo presente. – ridacchiò malignamente, facendomi salire il sangue al cervello.

Scattai verso il suo viso, cercando di colpirlo con le unghie. Volevo ferirlo, fargli male come mai ne avevo fatto in vita mia. Perché aveva ragione, le sue parole erano vere dalla prima all’ultima. E il fatto che fosse una nullità come Mike Newton a farmi presente una cosa simile, bruciava come sale sulle ferite.

Afferrò i miei polsi, bloccandomi i movimenti e impedendomi di colpirlo ulteriormente. Spinse la mia schiena contro il muro, con violenza e cattiveria. Era un lato nuovo di Mike che non mi piaceva, anzi, mi spaventava a morte.

- Stai buona, Bella. La mia era soltanto un’osservazione senza alcun secondo fine. È giusto che il tuo innamorato sfigato sappia la verità, non credi? E se non ci riesci tu a dirglielo, io, dall’alto della mia benevolenza, ti libererò di questo peso. Non dovresti forse ringraziarmi? –

Mi dimenai, cercando di allontanarmi da Mike, che in quel momento sembrava uno schizzato di prima categoria. – Vai a farti fottere, Newton! Pensi forse che rimarrò con te dopo questo? Non voglio vederti nemmeno in foto, stronzo! –

Mike fece una smorfia, per poi aumentare la presa sui miei polsi. Non arrivava più sangue alle mani, e il dolore era atroce. Cercai di morderlo, ma ancora una volta fu tutto inutile.

All’improvviso mi ritrovai libera, mentre Mike era a terra a qualche metro di distanza.

- Tocca ancora Bells, e non sopravvivrai per raccontarlo. Te lo garantisco. – sibilò una figura famigliare davanti a me. Mike si alzò velocemente da terra, e dopo avermi scoccato un sorrisetto malefico, si dileguò nel parcheggio.

- Botolo Jake! – strillai, quando il ragazzo dinanzi a me si voltò ad osservarmi preoccupato.

Botolo Jake, meglio noto come Jacob Black, era uno dei miei più grandi amici. Anzi, per l’esattezza, era l’unico amico che avessi mai avuto. Era come il fratello maggiore dei miei sogni: iperprotettivo e dolce. Da qualche mese era partito con il padre per far visita a degli amici in una riserva vicina, e da allora non l’avevo più visto.

Era un sollievo averlo di nuovo con me, lì a Forks.

- Ti lascio pochi mesi, e tu ti fai mettere le mani addosso da quel vile di Newton?! – la sua voce aveva un tono scherzoso, eppure vibrava di una nota minacciosa che solo Jake sapeva produrre.

- Mi conosci… attiro disgrazie, no? – cercai di sorridere, ma ottenni solo una smorfia agghiacciante.

Jake scosse il capo, per poi trascinarmi nel bar dinanzi scuola. Gli raccontai tutto quanto, liberandomi di un peso. Ma lui non era Edward. E quindi a poco contava che sapesse tutto o meno.

- Sei una stronza, sai? – constatò.

Sollevai un sopraciglio. – Grazie. Sempre gentile tu! Mi sei mancato botolo. – dissi sarcastica.

- Devi dire a Cullen la verità. Lui è innamorato sul serio di te, e malgrado le cose per te siano cambiate, tutto è iniziato come un gioco. Glielo devi dire, prima che lo faccia Newton. E allora lì saranno cazzi amari. Lo conosci, no? -  

Aprii la bocca cercando qualcosa da dire, ma l’arrivo di Jessica Stanley mandò all’aria il discorso.

- Bella! Ciao! Volevo darti questo. – falsa come Giuda, la Stanley mi diede un volantino rosso, ignorando bellamente la presenza di Jake, seduto accanto a me.

- Che roba è? – chiesi annoiata, senza degnare di uno sguardo il volantino.

- È per una festa in piscina organizzata da me, per i miei diciotto anni. Puoi portare chi vuoi, ovviamente. Ma la tua presenza è d’obbligo, sia chiaro. –

Ma sta zitta, brutta idiota! Come se non lo sapessi che preghi da mesi per prenderti Mike. Beh cara, fai pure. Te lo regalo! – Devo pensarci. So dove abiti, quindi non preoccuparti. – dissi, liquidandola alla grande. Jessica mi scoccò un’occhiataccia, per poi dileguarsi verso una imprecisata meta.

- Ci andrai? – chiese Jake, sorseggiando la sua Cola e guardandomi incuriosito.

Sollevai le spalle, indifferente. – Non lo so… Dipende da come mi gira. Alla fine potrà pure essere divertente, no? Da bere gratis, ragazzi in costume e un’enorme piscina! È il paradiso! – ridacchiai, portando in maniera teatrale le mani al cuore.

- Perché non ci vai con Cullen? –

Quasi mi strozzai con un’arachide, al sentire la proposta di Jacob.

Io. E Cullen. Insieme. Alla festa di Jessica Stanley?

Perché mi sembrava un’idea altamente corrosiva e orripilante? Una di quelle idee che portano solo immensi e irrisolvibili guai, insomma. Niente di più e niente di meno.

- Pessima idea, botolo. Davvero pessima. – borbottai, riprendendo ad ingurgitare stuzzichini.

- Perché scusa? Sarebbe un’uscita la vostra. Che c’è di male? – chiese innocentemente.

Povero Jake. Grande, grosso e stupido. Per lui il mondo era come quello delle favole, c’è sempre il lieto fine e il buono perde. La realtà invece è molto distante da questa prospettiva.

- Perché tutto è un’enorme casino. E seconde te la soluzione migliore è una festa in piscina, scusa? – scetticismo modalità ON.

- Beh, perché no, scusa? Proprio perché è un’enorme casino dovresti andarci con lui. Così avrete modo di parlare e mettere alcuni punti in chiaro. –

Sollevai un sopraciglio. – Ma anche no, botolo! Non chiarirò propriamente un bel niente, con venti litri di alcol nel sangue. Sia chiaro! Se vuoi puoi sempre venirci tu con me, no? – chiesi speranzosa. Se ci fosse stato anche il botolo, sarebbe stata una serata decisamente divertente, poco ma sicuro.

- No, ho una cena con Embry e Quil. – ecco. Per l’appunto. Avrei smesso di sperare in ogni cosa. Tanto era appurato che qualcuno lassù mi odiasse e mi andasse costantemente contro.

- D’accordo. Allora niente. – borbottai, fissando le macchine che scorrevano lente sulla statale.

- Bella? – chiese incerto Jake.

- Mh? –

- Sei innamorata sul serio di Cullen? –

Groppo alla gola. Silenzio.

- Dai, fai come se non ti abbia chiesto nulla, ok? – ritrattò Jake, mettendo le mani avanti in segno di scuse.

Non mi girai, continuando a tenere lo sguardo sulla strada. – Se sono innamorata di Cullen? Non lo so Jake, non lo so. Non dimenticare che io sono Isabella Swan, ho una reputazione sulle spalle. Se si venisse a sapere che provo qualcosa per lui, nessuno mi prenderebbe più sul serio, capisci? Per questo non devo far trapelare nulla. –

Spiegai tutto questo con voce distaccata, come se non riguardasse me ma un’amica. Come se la cosa non mi toccasse minimamente. Jake rimase in silenzio, forse meditando su quanto fossi una persona disgustosa e ignobile.

- Sei innamorata. – costatò ridacchiando.

Mi voltai di scatto, incenerendolo con lo sguardo. – Silenzio botolo. Tu non sai quello che dici. – ringhiai. Che la mia fosse un’allergia e una naturale repulsione alla parola amore e innamoramento? Possibilissimo.

- Ecco qua! Sei troppo sulla difensiva, scatti per un nonnulla. Parlaci Bells, chiarisci tutto. Avete iniziato male, ma nessuno dice che la cosa debba continuare a essere così, no? –

Rimasi in silenzio, meditando. Che avevo iniziato male era lampante e chiaro come il sole. Solo io – e le mie sorelle psicotiche – potevamo avvicinarsi a dei ragazzi per una scommessa, e finire per… affezionarci a loro, diciamo così.

Forse, e dico forse, se avessi raccontato tutto ad Edward, mi avrebbe perdonato e chissà, magari sarebbe potuto pure nascere qualcosa di… interessante, mettiamola così.

- Tsè. – borbottai, sfoggiando un’aria di superiorità.

- Ho ragione io, ma non lo ammetterai mai. – ridacchiò il botolo, lanciandomi un’arachide addosso.

E come due bambini iniziammo a tirarci ogni genere di oggetto e cibo addosso, dimenticando gli argomenti trattati poco prima.

Non potevamo saperlo, ma l’idea di Jake non avrebbe portato i risultati sperati. Affatto.

Perché di lì a poco, avrei odiato profondamente le feste in piscina.



* Note *


Che dire... la festa in piscina mi girava in testa sin dal principio della storia. La ff sta per finire, in quanto questo evento sarà il fulcro della storia, e metterà luce su molte cose. Avrete capito che sarà fonte di enormi casini, no?

Beh, il capitolo non è niente di che. Non mi convince molto, ma non riesco a far di meglio, con il libro di storia a destra e il cellulare a sinistra. Pardon quindi. Non faccio in tempo a rispondere ai vostri commenti, ma grazie di cuore per il vostro sostegno e per chi mi contatta in privato per dimostrarmelo.

Vi adoro tutti. E grazie di cuore.


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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Gelo. ***



Buon Pomeriggio!

Chi non muore si rivede, disse qualcuno... ^__^""

Vi lascio subito al chappy perchè vado di fretta... Sapete, per quanto adori lo shopping, non posso non odiare quando bisogna scegliere un regalo di compleanno! Sono una frana, e ancora di più quando si tratta di un regalo per i 18 anni... @_@

Allora, il capitolo è Pov Alice.

è di passaggio, infatti dopo il prossimo, Pov Rosalie, ci sarà la tanto temuta festa in piscina... E lì prevedo un pò di casini! Muahahahahaha!! xD

Il prossimo capitolo, Pov Rosalie, dovreste averlo intorno a martedì 19 Gennaio...Dopodichè riprendo dopo il 26 Gennaio ( My Birthday!! 18 anni, ce ne vorrà per riprendermi dal casino... *__* )

Buona lettura.

Un Grazie enorme a Yara89, la mia nuova Beta!

Scommettiamo?

Capitolo 12: Gelo.

Pov Alice.

A chi me l’avesse chiesto, in futuro, non avrei saputo dare una risposta.

Perché perdere tempo a dare un nome ai sentimenti, quando si può molto più facilmente viverli?

Era a questo che pensavo, mentre mano nella mano con Jasper ci dirigevamo verso la macchina. Eravamo in silenzio, forse per non dire qualche parola di troppo che avrebbe rovinato tutto quanto.

- Dove andiamo? –

Ecco, per l’appunto. Un silenzio durato quanto? Cinque secondi e mezzo?!

Sollevai le spalle, senza nemmeno un filino di idea. Mi andava di stare con lui, ma non sapevo nemmeno io dove. Oltretutto Jasper aveva mollato di punto in bianco gli allenamenti, il che poteva costargli caro. – Tu non dovresti essere impegnato a correre qua e là per il campo? – chiesi ironicamente.

- E tu non dovresti essere a pestare una povera ragazza? – ecco una risposta del cazzo. Complimenti per la domanda, Jasper!

Come farmi irritare con una semplice mossa, in pratica. - Povera ragazza? Stava facendo progetti su te e lei, e stava offendendo me! Ringrazia che me l’hai tolta dalle mani, sennò… - mimai il gesto di staccarle la testa.

- Beh, io sono un pezzo grosso ora! Mi sembra ovvio che tutte mi vengano dietro! Guarda qui… – si pavoneggiò in risposta, gonfiando il petto.

Sollevai un sopraciglio, guardandolo scetticamente. – Un gran pezzo di idiota, vorrai dire. – borbottai, cercando di sminuirlo. Ci mancava solo che prendesse coscienza di quanto fosse desiderato, e tanti saluti a me.

- Si si, tutta invidia. – ridacchiò, paccandomi la spalla e irritandomi a morte.

- Almeno io non sono e non sono mai stata una sfigata! – ringhiai. Mossa sbagliata. Molto sbagliata. Jasper si bloccò, fissandomi gelidamente. Ok, forse, e dico forse, avevo esagerato con le parole. Non ero stata propriamente carina, diciamo così.

- Con questo cosa vorresti dire? – chiese gelidamente.

Mi raggomitolai su me stessa, come se mi avesse dato uno schiaffo. Perché mi rendevo conto di avere esagerato con le parole, e avevo paura della sua reazione. – Niente. Lascia perdere, ok? Allora, dove andiamo? – usai una voce falsamente gioiosa, cercando di rimediare alla terribile frase di poco prima.

Jasper mi scoccò un’occhiata astiosa, girandosi. – Vado a casa, mi sono ricordato che ho da fare un progetto per Banner. –

Non era vero, lo sapevo. Era solo un modo carino per liquidarmi. E vista la frase di poco prima, non la meritavo nemmeno tale gentilezza. – Ah, ok. Se vuoi posso aiutarti, non ho nulla da fare. Magari posso venire a casa tua e… -

Mi interruppe.  – Non disturbarti, non ho bisogno del tuo aiuto. Me la cavo benissimo da solo, grazie. Ora vado, ciao. – la nota di risentimento nella sua voce era palese.

Borbottai un debole “ciao”, per poi osservarlo andare via colmo di risentimento.

Sono una stronza priva di tatto, non c’è che dire.

****

Dire che sto morendo di paura è poco. Ora so perfettamente come ci si sente, davanti le porte dell’inferno. O della casa di Jasper.

Ma chi me lo aveva fatto fare poi! All’improvviso, l’idea di andare a parlare con Jasper e scusarmi nuovamente, non mi sembrava poi così brillante come quando l’avevo partorita. Anzi, ora mi sembrava un’immane cazzata.

Scossi la testa, irritata. Insomma, io ero Alice Swan, non una codarda!

Marciai energicamente verso la porta d’ingresso, suonando il campanello e attendendo.

Niente. Nessuno.

Sollevai un sopraciglio, dubbiosa. Insomma, erano le sei di sera e nessuno era a casa? Mah. Sembrava un po’ difficile da credere. Suonai nuovamente il campanello, più a lungo stavolta.

Seccata feci dietrofront, pronta a tornarmene a casa. Assurdo! Non appena raccoglievo un po’ di coraggio, sorgeva un imprevisto. Oltretutto avevo intenzione, appena chiarito tutto con Jasper, di invitarlo alla festa in piscina di Jessica.

Insomma, meglio non rilassarsi sugli allori. Jasper stava diventando un po’ troppo apprezzato dalla popolazione femminile della Forks High School. Meglio non attendere troppo, quindi.

- Ciao, ti serviva qualcosa? – una voce gentile mi richiamò, facendomi girare di scatto verso l’ingresso.

Sulla soglia di casa vi era una donna sulla quarantina, dai boccoli color caramello e lo sguardo dolce. Indossava un grembiule da cucina nero e bianco, mentre il viso era leggermente sporco di farina.

Era di sicuro… - Salve! Lei è la governante di casa Cullen? – chiesi, sicura al cento per cento che fosse la governante o, al massimo, la cuoca.

La donna mi guardò confusa, non capendo. – Prego? La governante? – chiese con voce allibita.

Annuii con il capo. – Si, la governante.  O lei è la cameriera? – che avessi sbagliato e si fosse offesa? Cavolo, sperai di no! Che figuraccia sennò!

La donna gonfiò le guance, offesa. – Non sono ne la cameriera, ne la governante. Sono, molto più semplicemente, la signora Cullen! –

Silenzio.

Osservai ai miei piedi. Perché non si era ancora aperta una voragine, dove poter sprofondare a causa della vergogna? Nei film succedeva sempre, e a me invece veniva negato! E ti sembrava strano! Tsè.

Arrossii dalla vergogna. – Mi… mi scusi, io non volevo… non potevo sapere… non… mi scusi… - borbottai, imbarazzata oltre ogni limite.

La madre di Jasper – LA MADRE DI JASPER, DANNAZIONE! – mi guardò un attimo, ancora leggermente risentita. Perfetto. Prima davo dello sfigato al figlio, poi della cameriera alla madre. Perché non c’era un cecchino appostato in qualche tetto, pronto a farmi fuori?!

- Lascia stare, non angosciarti. Ti serviva qualcosa, comunque? – stava cercando di fare la gentile, ma si sentiva chiaramente dal tono di voce, che era decisamente offesa.

Salii di nuovo i gradini, raggiungendola. – Si, in verità si. Cercavo Jasper. –

Mi guardò, sorpresa. – Stai cercando Jazzy? Perché? – Jazzy? No dico, sbaglio o l’aveva appena chiamato Jazzy?? Oh… Mio… Dio…

Cercai di non scoppiare a riderle in faccia, mantenendomi seria. – Si, sto cercando suo figlio. È in casa? -  

La madre di jasper mi guardò un attimo. - Non è ancora tornato a casa, mi spiace. -  sentii un tuffo al cuore e cercai di ignorare la sensazione di disagio che mi aveva colta. Doveva essere già tornato a casa, perché invece non c'era? Che fosse con qualche ragazza?!

- Se vuoi puoi aspettarlo dentro. Stavo facendo una torta, puoi aiutarmi, no? - sorrise cordiale, facendomi segno di seguirla dentro casa.

Le saltellai dietro, chiudendomi la porta alle spalle. Mi guardai attorno, stupita. La casa era enorme, con alcuni dettagli che le conferivano un aspetto lussuoso.

Passai accanto una teca enorme, contenente armi d'epoca. Le guardai affascinata. - Belle, vero? Sono del nonno di mio marito Carlisle. Ne va molto fiero. - sorrise orgogliosa, per poi riprendere a camminare e a farmi strada.

Raggiungemmo la cucina, e subito mi investì l'odore di dolci che aleggiava nella stanza. Delizioso. - Stavo preparando una torta alle fragole. Puoi iniziarle ad affettare, se ti và. In due si fa decisamente più in fretta. - 

Annuii, togliendomi il cappotto e sistemandolo sullo schienale di una sedia lì vicino. Andai a lavarmi le mani, per poi prendere un coltello e il contenitore di fragole.

- Non ti ho ancora chiesto chi sei, che maleducata. - si scusò la donna.

Sorrisi imbarazzata, tagliando a metà una fragola. - Non si preoccupi. Mi chiamo Alice Swan, piacere di conoscerla, signora Cullen. - 

- Esme Cullen, piacere mio. - si presentò, mischiando al rosso d'uovo e allo zucchero, della ricotta fresca.

La vidi meditare, per poi sollevare lo sguardo e osservarmi all'improvviso freddamente. - Sei la ragazza che ha messo Jazzy nei guai con la polizia, vero? -  Ops. Anzi, cazzo! Beccata! Dalla faccia della signora Cullen, quell'episodio non doveva averle fatto troppo piacere.

- Emh. Beh, si. Ma posso assicurarle che è stato un incidente! - provai a scusarmi.

Esme mi osservò scetticamente, affatto convinta dalle mie parole. – Un incidente? Che razza di incidente è, finire al commissariato per atti osceni e disturbo della quiete pubblica? - elencò con voce irritata.

- Ma quali atti osceni! Per un bacino, e che cavolo! Manco avessimo scopato nel ben mezzo del molo! E poi... Disturbo della quiete pubblica?! Ma andiamo! Una vecchia del cazzo ci ha aggredito, che colpa ne abbiamo?! - mi infervorai, sminuzzando con odio una fragola. Perché nessuno vedeva le cose nella giusta ottica? Tutti non facevano che aggrapparsi alla denuncia. Che ignoranti!

Lo sguardo che mi scoccò la signora Cullen era tutto un programma. Un programma che avrei pagato per non vedere, aggiungerei. 

- Sei decisamente... Vivace, direi. Beh, non mi piace che giri attorno a mio figlio. Certo, da quando voi sorelle siete entrati nella vita dei miei ragazzi, sono cambiati molto. Ma potete anche abbindolare loro, di certo non me. Sono una donna, ragiono con la testa io. E vedo lontano. Conosco la vostra reputazione e non mi convince il vostro avvicinamento improvviso. Le ragazze come voi non perdono tempo con ragazzi come i miei figli. Siete troppo impegnate a cercare il bello e dannato che vi fa soffrire. Ora, signorina, dimmi... - appoggiò la ciotola al tavolo, fissandomi. - È il risultato di un'altra scommessa, questo tuo avvicinamento? –

Sobbalzai lievemente, ferendomi un dito con il coltello. - Cazzo! - masticai tra i denti, alzandomi e correndo al lavandino. Aprii l'acqua, mettendo il dito sotto il getto dell'acqua fredda.

- Tieni. - disse la donna, tendendomi un panno. Avvolsi il dito, stringendo i denti a causa del dolore.

- Stai attenta, Alice. Le scommesse non portano mai niente di buono, non vorrei fosse così anche per la vostra. - mormorò, osservandomi attentamente. – E spero per te che non sia così anche stavolta, e che, soprattutto, tu e le tue sorelle non abbiate scommesso sui miei figli. In tal caso potrei diventare spiacevole… - lasciò la frase in sospeso, mettendomi i brividi.

Beh, a conti fatti si trattava sempre dei suoi figli, aveva ragione a comportarsi da mamma super, iper, mega protettiva.

- Signora Cullen... - provai.

- Mamma? Sei in cucina? - urlò una voce, interrompendomi.

Esme mi scoccò un ultima occhiata, per poi rispondere.

La figura di Jasper varcò la soglia della cucina, per poi bloccarsi non appena mi vide. - Che ci fai qui? - chiese freddamente.

Tsé. Non mi aveva nemmeno chiesto come stavo, malgrado avessi il dito squarciato. Che immane idiota. - Ero venuta a chiederti scusa. - borbottai, cercando mi mantenermi cortese, vista la presenza della signora Cullen accanto a me.

- Scusate, ho da fare di sopra. - disse lei, dileguandosi e lasciandoci soli. Beh, almeno era stata gentile!

Jasper si avvicinò lentamente, guardandomi con circospezione. - Ti sei fatta male? - chiese, afferrandomi la mano e togliendo il panno.

Osservò con attenzione la ferita, per poi avvicinare il dito alle labbra e leccare piano la ferita. - Ehi! Che fai? - chiesi sconvolta, cercando di ritrarmi. Che cavolo gli prendeva ora? Si era calato nei panni di un cane, forse? Mah.

- Ferma! Stai ancora sanguinando. Non l'hai mai fatto da bambina, pulire le ferite con la saliva?! –

Sollevai un sopraciglio. Beh si, lo facevo. Ma da bambina! Di certo non andavo in giro a farmi leccare le ferite dal primo passante!!

Jasper mi guardò un attimo, per poi riprendere a leccare piano il mio dito. Chiusi gli occhi, concentrandomi sulla sua lingua che, leggera, viaggiava sul dito. Era una cosa... Eccitante!

Jasper persisteva nel suo lavoro, sfoggiando un'aria attenta. Aveva paura di provocarmi dolore, muoveva la lingua con leggerezza e delicatezza.

Si staccò, lasciando la mia mano e andando verso un mobile lì accanto, da cui prese un cerotto. - Fai vedere... - sussurrò, tenendo gli occhi fissi sul mio viso. Lasciai che avvolgesse la parte lesa con il cerotto, per poi ammirare il lavoro.

Beh, avrei decisamente evitato un cerotto di Topolino, ma meglio non farlo presente. - Grazie. - borbottai, imbarazzata.

Jasper fece un cenno del capo in risposta, per poi andare verso il frigo. - Vuoi qualcosa da bere? –

- Dell'acqua va bene, grazie. - Riempì il bicchiere, tendendomelo.

- Perché sei qui? Pensavo ti avessi detto che avevo da fare. - ancora questo tono freddo. Iniziava ad irritarmi alla grande. 

- E a me sembra che tu non stia facendo nulla, o sbaglio? – lo rimbeccai acidamente. Beh, a conti fatti era la verità! Apparte osservarmi con astio, non stava facendo nulla di costruttivo o importante.

- Sono forse affari tuoi? A me non risulta, sai? Quindi non ho capito che vuoi da me! Stai sempre a girarmi attorno, e poi te ne esci con frasi piene di veleno e che fanno chiaramente capire quanto tu sia stronza. Che vuoi? Parla chiaro. –

Silenzio. Si poteva chiaramente sentire il criceto nel mio cervello, correre veloce sulla sua ruotina per trovare una soluzione, o una risposta anche solo lontanamente decente

- Jessica darà una festa in piscina! Mi chiedevo se ti andrebbe di venire. – ok, perché avevo appena invitato Jasper a quella festa? Non era di certo quella la risposta alla sua domanda, anzi. Non c’entrava proprio nulla. Il mio piano originale prevedeva prima scusarmi, chiarire, magari un bel bacio con tanto di musichetta romantica, e poi l’invito.

Da questo elenco mancavano un bel po’ di elementi!

Jasper mi guardò con un sopraciglio sollevato. – Mi prendi per il culo? – ringhiò.

- Dovrei? – sibilai offesa da tanta diffidenza.

- Perché me lo chiedi? – chiese, osservandomi con sospetto.

Sospirai, al limite della sopportazione. – Senti, se vuoi venirci bene, sennò arrangiati. Sai dove abito, no? Bene, se ti va passa a prendermi. Ti aspetterò sino alle otto, poi me ne andrò. Torno a casa, grazie per il cerotto. – borbottai, afferrando il cappotto e marciando fuori da quella casa. Ero decisamente irritata, eppure non potevo fare a meno di sperare che Jasper venisse alla festa.

****

* Note*

Beh... che dire... la cara Esmuccia vede lontano, e quel che vede non le piace affatto. Fa decisamente bene, direi! Jasper continua sulla linea della freddezza, e, secondo la mia opinione super personale, fa più che bene!

Ora scappo ragazzi... Un ringraziamento speciale ai 295 preferiti e 329 seguiti... Mi fa davvero piacere sapervi così tanti, anche se un pò mi spiace che commentino in pochi... mi farebbe piacere sapere anche l'opinione dei lettori silenziosi.

Un bacione a Tutti.

Vale_cullen1992

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Non mi scappi! ***


Buonasera a tutti!
Con qualche giorno di ritardo, ma eccomi. La festa di compleanno a cui dovevo essere è saltata, la festeggiata ha la febbre... -.-
Quindi mi sono messa d'impegno e ho finito il chappy! ^_^
E ho pure risposto alle vostre recensioni! Erano secoli che non lo facevo... non lo ricordavo così divertente... *__*
Buona lettura a tutti!!

Un grazie immenso a Yara89, la mia nuova Beta!!


Scommettiamo?

Capitolo 13: Non mi scappi!

Pov Rosalie.

- Bella! Dove hai messo il copri spalle nero? – strillai, cercando con foga dentro l’armadio.

Niente. Sparito nel nulla.

Bella mi raggiunse in camera, sgranocchiando un biscotto alla nocciola. – Io non l’ho visto, perché chiedi sempre a me? Di sicuro l’ha preso Alice! – costatò seria, continuando a mangiare.

- Ehi! – l’urlo della nanetta malefica rimbombò in tutta la casa. – Io non ho preso nulla! Ci scommetto che è stata mamma, come minimo l’ha preso quando è andata a quella cena, due notti fa’! – suggerì, raggiungendoci in camera mia.

- Decidetevi, a me serve entro questo secolo! – ringhiai, afferrando l’arriccia capelli e attaccandolo alla presa della corrente elettrica.

- Secondo me è Alice la ladra! – annuì sicura Bella.

- Ti dico di no, è stata la mamma a prenderlo! – ribatté convinta Alice.

- Scommettiamo? – proposero in coro.

- Cento dollari! Ci stai? – propose Bella.

Sorrisero come due esaltate, catapultandosi fuori dalla stanza alla ricerca del copri spalle. Beh, almeno l’avrebbero ritrovato. Ovunque fosse.

Sospirai, osservandomi allo specchio. Avevo un aspetto pietoso e la cena con i genitori di Royce non aiutava affatto, anzi. Non faceva che contribuire al mio malumore.

- Hai barato! – strillò Bella, facendomi impugnare con violenza l’arriccia capelli. Non bastava il mal di testa martellante che mi opprimeva, ci si mettevano anche loro con delle urla spaccatimpani. Che nervi!

- Ecco qui! – annunciò allegra Alice, entrando tutta saltellante in camera e depositando l’oggetto della ricerca sul letto.

- Dov’era? – chiesi, arricciando una ciocca e osservando Bella imprecare violentemente.

- In camera di mamma. Come sempre ho ragione io! – si pavoneggiò.

- Hai barato! Conoscendoti sei andata a controllare prima e già sapevi dov’era! – la accusò Bella, fumante di rabbia.

- Dammi i soldi e fai silenzio! – ringhiò offesa Alice.

Intervenni, al limite della sopportazione. – Se avete finito non mi offendo, anzi. Se dovete litigare come due dementi, andatevene di sotto, grazie. – le esortai acidamente.

Si voltarono in sincrono, incenerendomi con lo sguardo. Tsè. Che simpatiche. – Se devi sfogare la tua acidità, fallo su Royce! Noi non ne abbiamo colpa se sei fidanzata con un enorme stronzo! – mi accusò Bella, facendomi scattare come una molla.

- Certo, perché magari mi vieni a dire che Newton è meglio, vero? – la sfottei.

- Io e Newton non stiamo più insieme da stamattina. – mi ricordò risentita lei.

- Cazzo centra! – sibilai. – Sei stata comunque con quel coglione per quanto? Un anno? Due? Non sei meglio di me, Bella. E lui non è meglio di Royce. Quindi stai zitta e piantala di sparare cazzate. – strepitai, afferrando il beauty case e chiudendomi in bagno.

Niente. Non riuscivo a stare calma e tranquilla. Per quanto mi sforzassi, non facevo che prendermela con le persone che non avevano colpe.

Presi una boccata d’ossigeno, calmandomi.

Era meglio ricomporsi, o sarei arrivata a commettere un omicidio entro la fine della serata. Ne ero certa.


****

- Rosalie, cara. Sei semplicemente stupenda! – mi accolse la madre di Royce, abbracciandomi con affetto. La signora King era sempre stata una persona dolce e premurosa. Difficile credere che fosse la madre di un ragazzo egoista e viziato come Royce.

Incredibile, certo. Eppure era la verità.

- Oh, sempre gentile ma terribilmente bugiarda, non è così? – risposi cordialmente, dandole un bacio sulla guancia e facendola ridere. Adoravo quella donna, con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, era terribilmente simile ad un angelo.

- Rosalie. – borbottò burbero il padre di Royce. Beh, a pensarci bene, ecco da chi aveva preso Royce. Era la copia sputata di suo padre. Il signor King non mi ha mai vista di buon occhio, e posso solo dire che la cosa è decisamente reciproca.

- Signor King. – risposi freddamente, stringendogli la mano.

Royce mi depositò un bacio sulla guancia, stringendomi un fianco con la mano destra.

Gli seguii in una sala ampiamente illuminata, dove camerieri dalla divisa impeccabile si affaccendavano per servire ricchi snob. Un mondo che da sempre odiavo, ma che, per mia sfortuna, non era troppo lontano dal mio.

- Grazie. – cercai di sorridere in direzione di Royce, accomodandomi sulla sedia da lui spostata.

- Allora Rose, dicci. Come stanno Renee e Charlie? – chiese affabile la signora King, afferrando un campanello e facendolo tintinnare.

- Bene, grazie. Mio padre è sommerso di lavoro, a quanto pare c’è un aumento della criminalità a Port Angeles e quindi se ne deve occupare lui. Sta molto spesso fuori casa ultimamente, e mia madre non fa’ che stare in ansia. – spiegai, pensando a mia madre e alle sue continue crisi isteriche. Sempre stata una donna ansiosa, lei. e quest’ansia non faceva che riversarsi su noi figlie.

- Chissà, magari il caro vecchio Charlie ha un’amante. – buttò lì il signor King, sfoggiando la sua personale faccia da cazzo. Fottuto stronzo, solo pensare di avere uno simile come suocero, mi faceva rivoltare lo stomaco.

- Ma caro, ti sembrano cose da dire? – lo rimproverò la moglie, mentre sotto il tavolo strinsi i pugni. Mi imposi autocontrollo, soffocando la voce che mi urlava a gran voce di scavalcare il tavolo e ucciderlo con le mie mani.

- Mamma ha ragione, sei stato maleducato papà. – si accodò Royce, accarezzandomi dolcemente il braccio, nel tentativo di calmarmi.

- Oh, quante storie! La mia voleva essere solamente una battuta innocente!! – alzò la voce, irritato.

Certo, una battuta innocente. Non una frecciatina velenosa, vero?!

- Signori, eccomi. Volete ordinare? –

Una voce famigliare. Calorosa, dolce ma allo stesso tempo autorevole. Con una nota di freddezza, in questo caso.

Mi voltai di scatto, spalancando la bocca e non credendo ai miei occhi. – Emmett! – rantolai allibita.

Davanti a me Emmett Cullen, vestito da cameriere e con un taccuino tra le mani. Dire che la mia faccia doveva esprimere sconcerto, è poco.

Emmett mi lanciò una rapida occhiata. Gelida come l’inverno, manco a dirlo.

- Prego. – ci esortò, rivolgendosi alla signora Royce.

- Si. – sorrise cordiale lei, afferrando il menù e scrutandolo velocemente. – Per antipasto vorrei delle cappesante gratinate, dopodichè un risotto al sapore di mare e del nasello in umido. - elencò, chiudendo con uno scatto il menù.

Emmett prese nota di tutto, per poi rivolgere la sua attenzione al signor Royce e alla sua ordinazione. Quando arrivò il turno di Royce la sua mascella si contrasse leggermente, mentre un momento di tensione calò al tavolo. Royce sorrise falsamente, mantenendo la sua faccia da bravo ragazzo in presenza dei genitori. Falso, semplicemente falso.

- Lei? – chiese gelidamente Emmett, fissandomi.

Mi raggomitolai su me stessa. – Lo stesso della signora, ma al posto del risotto vorrei degli spaghetti con cozze. Grazie. – borbottai, osservando con falso interesse una pianta alle spalle di Emmett.

- Vino bianco, signori? – chiese lui, senza riferirsi a qualcuno in particolare. A rispondere fu il signor King, che congedò poi Emmett.

- Sbaglio o quello è il figlio di Esme? – chiese curiosa la signora King, adocchiando civettuola Emmett.

A rispondere fu, come da copione, Royce. – Già. Mi chiedo come uno scimmione come Cullen possa essere finito a lavorare in un ristorante di classe come questo. Di sicuro il dottor Cullen sarà venuto a implorare che gli togliessero di torno quell’idiota del figlio. – commentò malignamente.

- A me sembra un bravo ragazzo, e beneducato anche. Cosa che, a quanto pare, non si può dire di te. – lo rimbeccò la donna, scoccandogli un’occhiata di fuoco e carica di rimprovero. Dentro di me esultai felice, lodandola.

- Oh, andiamo! Quella di Royce era una semplice constatazione! – ed ecco lo stronzo, pronto a difendere il figliol prodigo.

- Certo, come lo era la sua, di poco fa’? – mi intromisi, per niente dimentica della battutaccia su mio padre.

Il signor King mi scoccò un’occhiata di puro disgusto. - Non sei proprio in grado di fare osservazioni sulle mie parole, ragazzina. Prima sciacquati la bocca, poi ne riparliamo. – sibilò cattivo.

- Ti avverto! Tratta un’altra volta così Rose, e me ne vado a casa. Chiaro? Non lo tollero. Non tollero questa cattiveria gratuita, mettitelo bene in testa! – strepitò la signora King, perdendo le staffe e partendo in mia difesa.

- Non è necessario… - provai a calmarla.

- No, non provarci Rose. Quando si esagera, si esagera! Ed è ora di finirla. – ringhiò in direzione del marito, bianco come un cencio ma livido di rabbia. Evidentemente non era uno che amava essere ripreso pubblicamente dalla propria moglie.

- Tsè. – masticò tra i denti. Calò quindi un silenzio carico di tensione.

Poco dopo ci vennero serviti gli antipasti, che mangiammo in silenzio. Non c’era più nulla da dire. Anzi, forse non c’era mai stato nulla da dire.

- Cameriere! – chiamò con voce altezzosa Royce, facendo risuonare il tintinnio del campanellino in tutta la sala. Gli scoccai un’occhiataccia, leggermente in ansia. Il ghigno dipinto sulle sue labbra non prometteva niente di buono.

- Si? – rispose professionale Emmett, arrivando pochi secondi dopo.

- Il mio cucchiaio è sporco. Ne porti uno pulito. – ordinò imperiosamente.

Spalancai la bocca, osservandolo. – Ma che stai dicendo? È pulito, non dire cavolate. – sussurrai al suo orecchio, in modo da non attirare l’attenzione dei signori Royce. Ci avrei scommesso che la carogna avrebbe colto al volo l’occasione per un’altra discussione.

- Fatti i cazzi tuoi. – ringhiò Royce, approfittando della distrazione dei suoi.

– Tenga. – sorrise malignamente all’indirizzo di Emmett, che non fece una piega. Poco prima di arrivare alla sua mano, però, lasciò andare di proposito il cucchiaio, che cadde a terra.

- Ops. Mi dispiace tanto. – commentò falsamente.

Emmett tremò leggermente, per poi prendere un respiro profondo. Si chinò a terra, raccogliendo il cucchiaio e mettendo su un sorriso falso come una moneta da dieci dollari. – Non si preoccupi, capita. – sibilò, allontanandosi.

Mi alzai di scatto, tremante d’indignazione. – Scusate, devo andare in bagno. – annunciai, dileguandomi verso i bagni.

- Emmett! – chiamai, scorgendo la sua figura a qualche metro dal bagno delle donne.

Emmett si voltò, scoccandomi un’occhiata indifferente. – Le serviva qualcosa, signorina? – chiese, fingendo di non conoscermi.

Lo raggiunsi, piazzandomi davanti a lui. – Mi spiace. Per tutto quanto. – mi scusai, guardandolo fisso negli occhi.

Emmett scosse la testa, amareggiato. – Non dovresti chiedermi scusa, è il mio lavoro. Me ne capitano anche di peggiori, c’è sempre un cliente che deve romperti le palle in qualche modo. Non preoccuparti, infondo non è colpa di Royce se è coglione. – sibilò con odio l’ultima parte.

- Emmett! – lo rimproverai di riflesso, benché condividessi a pieno quello che aveva detto.

Lo sguardo che mi scoccò era tutto un programma, parlava da se. – Brava, difendilo pure. Sei uguale a lui, dimenticavo! – sputò, voltandomi le spalle e dirigendosi alle cucine.

Agii d’istinto.

Per una volta feci esattamente quello che mi sentivo di fare, e vaffanculo tutto quanto. Per una volta feci quello che facevano tutte le persone che mi stavano attorno: pensai esclusivamente a me stessa.

Afferrai il braccio di Emmett, girandolo verso di me.

Non persi tempo, mi sollevai sulle punte e lo baciai, spingendolo contro la parete. Allacciai le braccia al suo collo, approfondendo il bacio e non dandogli tregua.

Baciai le sue labbra. Le morsi. Le succhiai.

Beandomi del loro sapore. Dio, nessuno aveva labbra così… gustose.

Emmett rimase un attimo stordito, ma si riprese in fretta.

Si chinò lievemente, abbracciando la mia vita e sollevandomi. Allacciai le gambe alla sua vita, scendendo al contempo a baciargli la mascella e poi giù, sul collo.

Morsi e succhiai con foga la pelle, lasciandovi un segno rosso che non poté che riempirmi di soddisfazione. Lui era mio. Punto.

Emmett spostò i miei capelli biondi dal mio viso, baciandomi nuovamente e appoggiandomi con foga alla parete di fronte. Sentii la sua lingua accarezzarmi passionale il palato, accarezzare la mia, succhiarla.

Spinse il bacino contro il mio, facendomi gemere incontrollata.

- Rosalie… - ansimò, baciandomi il collo e stringendo un seno tra le mani. – Dio Rosalie… ho bisogno di te… - spinse nuovamente il bacino, facendomi sentire quanto fosse realmente forte quel bisogno.

- Aspetta. – affannai, sollevandogli il viso e guardandolo. – Prima devo… prima devo sistemare le cose con Royce. Non voglio che tra te e me… non… non così, e non qui… - cercai di spiegare quello che mi passava per la mente, sperando di essere stata chiara.

Ignorai la voglia devastante che mi possedeva in quel momento, cercando di essere razionale. Non volevo essere una traditrice. O per lo meno, non più di quanto già fossi. Era necessario sistemare prima le cose con Royce. Poi ci sarebbe stato il tempo per stare con Emmett.

Sorrise, accarezzandomi una guancia e cercando di calmarsi. – D’accordo. Infondo ti capisco. Ma attenta Swan… - sorrise come un predatore. – Stavolta non ti lascio scappare… -

Risi, divertita come non mai. Quella faccia da predatore era tutta un programma. Un’eccitante programma, aggiungerei. Gli strinsi forte i capelli, inclinandogli il viso e baciandolo.

Un bacio diverso, stavolta.

Un bacio lento. Carico di desiderio e dolcezza. Un bacio che, malgrado noi non ce ne rendemmo conto, suggellava una promessa.

- Io ti amo, Rosalie. – disse serio, ad un soffio dalle mie labbra.

Sorrisi. – Non posso risponderti, non ora. Prima devo sistemare le cose. – non mi andava di dirglielo in quel momento, non quando, teoricamente, ero ancora la donna di Royce.

Emmett sorrise, mettendomi giù e paccandomi una natica. – Vai allora! Sistema le cose e poi torna da me! Io ti aspetto! –

Sorrisi divertita, facendogli un cenno con la mano e mandandogli un bacio. Raggiunsi di nuovo il tavolo dove, mio malgrado, avrei dovuto trascorrere il restante della serata.

Sorrisi falsamente al mio ritorno, riprendendo a recitare nella commedia che era quella serata.



********

** Note**

Allora... Alcune cose...
Il chappy si conclude così in quanto il prossimo sarà quello della festa! Per esigenze di copione, Rose deve partecipare a questa ancora "impegnata" con Royce, poi capirete meglio.
Il signor King odia Rose, al contrario della madre, che la adora.
Non ho voluto fare entrambi i genitori odiosi, basta il figlio... -.-"
Il prossimo chappy sarà, probabilmente, la prima settimana di febbraio. Questa settimana in arrivo sarà super impegnata ( martedì i miei 18 anni!!!!!!!!! *__* ) quindi non potrò scrivere...
Non disperate, non vi abbandono!! >__<


RISPOSTE ALLE RECENSIONI:


@ giulia miao:  E io, invece, sono felice di averti, come sempre tra i recensori! Grazie! ^__^

@ piccolainnamora: ciao cara!! Beh si... le mamme vedono sempre lontano! La mia poi, non ne parliamo! Esme è un pò a sua immagine, quindi ti lascio immaginare... -.-  Beh... per le tue domande... poi vedrai... ^_-

@ mamarty: grazie mille, cara! ^^

@ grepattz: Ciao! si, sto che una meraviglia! più o meno! <.<  allora, Esme non sà della scommessa, semplicemente vede lontano. le Swan sono famose per la loro passione delle scommesse e se i Cullen non fossero così ciechi, capirebbero che c'è sotto qualcosa. Ma si sa, l'amore è cieco! ^_^

@ Ed4e: sister! ciao! felice che ti sia piaciuto! Vedrai alla festa, che ti combino... ^_-

@ effe_95: Grazie cara! ecco il new chappy! ^^

@ ross_ana: tesoro, ciao! Felice di vederti sempre qui! Eh si, Esme ne sa una più del diavolo, e ha proprio ragione quando dice che le scommesse non portano nulla di buono... vedrai, vedrai... >_<

@ Hale Lover: ciao! ti faccio i miei auguri, sebbene in ritardo... -.-  sorry... Il tuo compli è lo stesso giorno di quello della mia sorellona… >__<  Comunque… la frase “potrei diventare spiacevole” ti ha fatto ridere? O.o  Beh sai… è una frase che uso molto spesso, quindi ce l’ho messa… ^_^  Ecco il chappy di Rose… dimmi che ne pensi… e ancora auguri… ^__^

@ cullenboy: Lupastro! Dici che non ti è nuova? Secondo me ne trovi una anche qui, molto famigliare! ^_- Vengo a risponderti… bacione

@ erika1975: Salve, e benvenuta! ^__^  Ti dirò… Bells non dirà proprio nulla a Eddy… Per quello ci penserà qualcun altro… segreto! ^_-

@ MelCullen: povera Alice… addirittura più male di così? >_<

@ Stezietta w: Mia adorata e fantastica pesca gigante/Tsunami!! Come stai? Ripresa dalla caduta?? Se vuoi io sto qua, ti faccio un corso accelerato, così impari a camminare sui tacchi senza romperti l’osso del collo!! =P  =P  Ti voglio bene pazza!!

@ Darkviolet92: Ti dirò… alla festa in piscina succederanno tanti di quei casini, che vi troverò appostate qui fuori, pronte ad uccidermi!! Ho paura, sinceramente! @_@ >_<

@ChuckBussina:  Piacere! Valentina! ^_^  Dal nick presumo tu sia fan di Chuck Buss… Gossip girl… -.-  Non mi piace proprio… ma la mia compagnia di banco/sorellina matta lo adora, e non fa che parlarne continuamente, accompagnando la mia vita con frasi di Chuck tipo: “ Si capisce che è amore, quando parli come un’assassino. “ Puoi immaginare la faccia del mio ragazzo quando gliel’ho detta… -.-“
Eddy… beh, presto si farà rispettare sin troppo!! Vedrai! ^_-

@ Uchiha_chan: Nonnina!! Ma che fine hai fatto? Non ti becco più su msn!! ç__ç  uffi, volevo chiacchierare un po’, fatti viva, ok? Che lo sai, poi mi preoccupo!!  Baci

@ Piccola_pokemon:  Ciao! Niente servizi segreti!! Sono stata abbastanza svelta? Si, dai! >_<

@ Para79p: Ciao! Allora, innanzitutto grazie per l’entusiasmo e per i complimenti! Sono fucsia! >////<  Sono contenta che quel che scrivo ti appaia davanti come un film, io adoro i film! *,…,*  L’unica nota che ho è questa: non arrenderti, ne scoraggiarti! Io, personalmente, non ho letto le tue storie. Come puoi ben capire non per mancanza di interesse, bensì per mancanza di tempo. Mi è già difficile trovare il tempo per scrivere, sul sito da lettrice ci passo pochissimo tempo. Ho una montagna di ff da riprendere a leggere, immagina. -.-“  Quindi il mio consiglio è continua a scrivere! Non per gli altri, bensì per te stessa. Perché quando scriviamo mettiamo noi stessi, quindi continua a farlo. Appena ho tempo passerò dalle tue storie. Sono davvero curiosa!!  ^__^

@ Para79p: ahahahahah!! No no… una bottarella a tutti e tre non farebbe male!! x,….,x

@ Crosty: Grazie! Beh, è una mamma! È le mamme sono quasi sempre terribili! ^_^

@ Soffiotta: beh, che dire… Grazie! >__<

@ RenesmeeBlack: Ciao! Grazie, sono fortunata! Insomma, meno 3 e poi 18 anni!! *,…,*  Prima cosa che farò da maggiorenne?? Il piercing alla lingua!! >___<  tu dirai: e chi se ne!! E io te lo dico lo stesso!! =P ihihihi  Per la festa… ehehehe… vedrete… non dico nulla… ma con molta probabilità mi ucciderete… @_@

@ hale1843: tesoro, ciao!! Eh si, esme è un falco! Vede lontano… e poi… beh… le Swan se ne renderanno conto presto delle cavolate che fanno… >_<

@ Kiaracmc: Grazie! Ecco qui il nuovo chappy… ^_^

@ Chiara84: Piacere, valentina! ^_^  Oh si, hai proprio ragione… alla festa succederà qualcosa… anzi, più che qualcosa… vedrai! ^__^


E inoltre un ringraziamento speciale ai 305 preferiti e ai 358 seguiti… O_O  wow, siete tantissimi!! ^__^

E non dimentichiamo le 102 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti!! O___O  Cacchio, mi lasciate a bocca aperta!! Grazie! Di cuore!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Festa in piscina ( Part I ) ***


capitolo 14 scommett
Buon pomeriggio a tutti voi!!
Stupiti, eh?? Ammettetelo, non vi aspettavate di vedermi così presto. Lo so, lo so. Sono troppo buona con voi! =P
Prima parte della famosa festa... Prendete un bel respiro... I casini hanno inizio!!



Capitolo betato by Yara89




Scommettiamo?

Capitolo 14:  Festa in piscina ( Part I )

Pov Bella.

Osservai per qualche interminabile secondo l’invito, chiedendomi se fosse una buona idea o meno, andare a quella festa.

Insomma, ci sarebbe stato di sicuro anche Mike. E con molta probabilità anche Edward. Jake, invece, non sarebbe venuto con me, il che costituiva un bel problema.

Sbuffai, lanciandomi sul letto.

- Tesoro, non dovresti essere impegnata a prepararti? – chiese mamma, entrando in camera con una pila di vestiti puliti e stirati. Aprì il cassetto, iniziando a sistemargli con cura al suo interno.

- Mah, non so. Non ne ho molta voglia. – buttai lì. Enorme cazzata, la voglia c’era, eccome! Peccato che quello su qui camminavo in quel momento, fosse un campo minato e pronto all’esplosione.

Mia madre mi guardò un attimo. Il suo sguardo era talmente attento e indagatore, che mi sembrava di essere tornata bambina. Era una sensazione alquanto fastidiosa, senza ombra di dubbio. – Voi ragazze siete un po’ strane ultimamente, sai? Se non volete parlarne con me va bene, ma non mentitemi. D’accordo? –

Arrossii lievemente, colta in flagrante. Insomma, avevo forse un cartello che informava tutti quanti quando dicevo una cazzata?! – Non è niente, stai tranquilla. – sviai, osservando il soffitto.

- Che sia. Ma se vuoi la mia opinione, dovresti andare a quella festa e divertirti come non mai! Insomma, sbaglio o tu adori le feste? – ridacchiò.

Sorrisi, annuendo. – Ma mamma, che razza di madre sei?! Spingi la tua giovane figlia tra le braccia di una festa, all’insegna della perdizione e del degrado? – ridacchiai.

Scosse la testa, stando al gioco. – Beh, sai com’è. Magari è la volta che mi libero di voi! Come si dice: la speranza è l’ultima a morire! – rise.

Mi misi seduta. – Mamma, tu sei pazza! E siccome sono tua figlia e sono più pazza di te, penso sia una buona idea andare a quella festa e fare casino! – esultai, recuperando il buon’umore.

- Non esagerare. – mi riprese, mettendo su la faccia da madre apprensiva e rompi palle.

Sbuffai. – D’accordo, d’accordo. Rilassati. Mi conosci, I’m a good girl! – risi come una scema, citando il mio personaggio preferito di Naruto: Tobi. Un pazzo completamente fatto, a mio parere.

- Lo spero per te, o ti metto in punizione sino all’anno del Mai. Chiaro? –

Sollevai un sopraciglio, osservandola allibita. – Mamma, soffri di disordini da personalità multipla? Sino a tre minuti fa’ non facevi che incitarmi a uscire, e ora vuoi rinchiudermi in casa sino all’Era Glaciale. Abbi pazienza ma inizi a spaventarmi. –

Mia madre mi lanciò un’occhiataccia, uscendo dalla camera in silenzio. Mah. Chi la capisce è bravo.

Mi alzai in piedi, carica come non mai. Ma a chi cazzo importava di ragazzi vari! A me bastava avere alcol, erba e… ragazzi.

Abbassai le spalle, afflitta.

I ragazzi gira e rigira, servono sempre. Che palle.

*******

- One way or another I'm gonna find ya…I'm gonna getcha getcha getcha getcha… - cantando a squarciagola, facemmo il nostro ingresso alla festa.

Chi mi conosce lo sa: Bella Swan non passa mai inosservata. Nemmeno se la festa non è la sua.

- Ohilà! – urlò Rosalie, saltando giù dalla macchina e facendo sollevare il vestito rosso che indossava sul bikini. Tutti ci circondarono, adorandoci e cercando di attirare la nostra attenzione.

Adoro essere me stessa, non c’è che dire.

Spensi il motore della macchina, scendendo e chiudendola. Sistemai con malizia il vestitino azzurro che indossavo sopra il costume, sistemando gli occhiali da sole sulla testa.

- Signorina, se vuole seguirmi. -  propose maliziosamente Tyler, porgendo il gomito.

Risi. – No grazie. Conosco la strada, tesoro. – gli passai davanti, ignorandolo bellamente e raggiungendo la piscina. Che illuso. Nemmeno sotto tortura mi sarei fatta vedere in giro con uno di un così basso livello. Ci tenevo alla mia reputazione!

Aperta sotto le stelle, la piscina era enorme. Sulla destra vi era sistemata un’enorme console dove Andrew stava sistemando alcuni cd. Alla sinistra, invece, il paradiso. Alcol. Ogni tipo di alcolico esistente.

Era quella la mia prima tappa. Non avevo bisogno di altro. Per il momento, sia chiaro.

- Bella! – mi bloccò Jessica, abbracciandomi e irritandomi a morte. Ho sempre odiato questi abbracci falsi come Giuda. E se ritardavano la mia amicizia con un bicchiere di Vodka, potevo diventare cattiva. – Sei venuta! Magnifico, non potevi mancare! Non tu! Se vuoi puoi dare a me il vestito e la borsa. –

La osservai. Indossava un bikini schifosamente rosa, sembrava che Barbie e tutte le sue amiche l’avessero portata a fare shopping. Rivoltante.

Sorrisi falsamente. – Certo. – le passai con poca delicatezza la borsetta, togliendomi con lentezza il vestito e scoprendo il bikini nero e viola che indossavo sotto. – Grazie cara. – dissi ironicamente, scuotendo i capelli e ancheggiando verso il tavolo degli alcolici.

- Sei sexy come sempre, Bellina. Non c’è che dire! – ridacchiò una voce.

Sorrisi come un predatore, arricciando una ciocca di capelli attorno il dito e osservando chi aveva parlato. – E tu sei sempre in calore, vero Billis? –

Davanti a me Billis, vecchio amico e compagno di “giochi”. Certo, nei bei tempi in cui Mike era solo l’idiota che a scuola ci provava con tutte.

Era sempre stato un bel ragazzo, dai capelli un po’ strani. Con le punte bionde e sollevate in aria. Guardandolo bene, sembrava Goku di Dragon Ball. Bizzarro.

- Dovresti saperlo, quando ci sei tu nei paraggi sono sempre in calore. – sfotté, abbracciandomi con affetto. – Allora stronzetta. Come stai? – chiese, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.

- Bene. Ora sono felicemente single. Ti devo aggiungere alla lista dei pretendenti al titolo di “fidanzato della settimana”? Ho il quaderno con la lista da qualche parte. Ci metto poco a recuperarlo. – ridacchiai.

Sorrise come un pazzo. – Cazzo, recuperalo allora! Io sono il primo della lista, in memoria dei vecchi tempi! Non puoi negarmelo, tesoro. – mi accarezzò il collo, facendomi rabbrividire.

- Vedremo. Offrimi da bere, così ci penso. –

- Certo, mia principessa! – sfotté, circondandomi le spalle con un braccio e portandomi al tavolo degli alcolici. – Il solito? Se non ricordo male, tu eri la ragazza della Vodka alla Fragola. Azzeccato? –

Annuii sorridente, portandomi in maniera teatrale una mano al cuore. – Sono lusingata, tra tutte le tue fiamme ti ricordi ancora di me e dei miei gusti in fatto di alcolici?! Sono piacevolmente sorpresa, con questa guadagni decisamente punti, amore. – scoppiai a ridere.

- Ti pare che mi dimentico la mia arma preferita, usata per farti crollare ubriaca tra le mie braccia e quindi poter approfittare di te in tutta tranquillità? –

- Scusate. – ringhiò una voce, spintonando Billis di lato.

- Ehi! – sibilò lui, osservando con rabbia Mike, che stava riempiendo un bicchiere con del Martini.

- Hai qualcosa da dirmi, idiota? – Mike era visibilmente ubriaco, e contando che la festa non era ancora iniziata, non era propriamente una gran cosa. Ma chi se ne. Non erano di certo affari miei, perché preoccuparsi!

- Billis, lascia perdere. Andiamo. – gli afferrai il braccio, mantenendo nella mano sinistra il bicchiere di Vodka. Non sia mai che fossi così pazza da lasciare quel ben di Dio solo lì.

- Stai attento a come ti muovi. – sibilò nell’orecchio di Mike, spintonandolo sul tavolo.

- Smettila! – ringhiai, trascinandolo via. – Eviti di dargli corda, grazie?! Sennò non ne usciamo più. – dire che stavo iniziando a seccarmi era poco. Portai il bicchiere alle labbra, inghiottendo con un unico sorso il contenuto. A contatto con la mia gola, il liquore sembrava fatto di fiamme.

Perfetto. Adoravo quella sensazione.

- Sei proprio una bella stronza alcolizzata, non c’è che dire! – rise, sorseggiando la sua birra.

- Me lo dicono spesso. – mi leccai le labbra, sorridendogli con malizia.

Billis si avvicinò lentamente, afferrandomi il viso e baciandomi. Sentii sulla mia lingua il sapore della birra che aveva appena bevuto e della Vodka alla fragola che avevo da poco mandato giù.

Deliziosi. Dei sapori deliziosi.

Strinsi le braccia al suo collo, accarezzando i capelli sulla nuca. Mi appoggiò al muro, scendendo a baciarmi il collo. Il mio sguardo, leggermente annebbiato, cadde poco lontano.

- Cazzo. – masticai tra i denti, spingendolo via.

- Ehi! – affannò lui, visibilmente eccitato.

- Scusa, devo andare da una persona. – borbottai con il cuore in gola, scappando via e lasciandolo lì da solo. Poco male. Sarei riandata più tardi a recuperarlo.

- Edward! – strillai, correndogli dietro.

La mia solita fortuna mi aveva fatto l’ennesimo dono. Perché se io mi stavo avviando a scopare su un muro, Cullen doveva essere nei paraggi e quindi beccarmi??

Che poi. Perché diamine gli stavo correndo dietro? Insomma. Lui mica era il mio ragazzo, non gli dovevo di certo spiegazioni o roba simile!

Mah. Ormai avevo rinunciato anche io a capirmi.

- Ehi! Cullen! Lo so che mi stai ascoltando, quindi fermati subito. Chiaro? – ringhiai, iniziando ad irritarmi. Insomma, non era proprio il massimo correre dietro Cullen ad una festa dove io ero una delle attrazioni maggiori. Qualcuno avrebbe potuto fraintendere.

Edward si bloccò di scatto, facendomi schiantare sulla sua schiena. Niente da ridire. Sbattere su una schiena nuda e muscolosa non era mai stato classificabile come un problema.

- Swan. – mi salutò freddamente. - Che vuoi? – chiese acidamente, allontanandomi da lui. Tsé. Ma che simpatico.

- Veramente me lo chiedo anche io. Ora che mi ci fai pensare, non ho proprio un cazzo da dirti. – masticai, offesa all’ennesima potenza.

- Hai il… - sorrise imbarazzato, per poi acquistare sicurezza e sistemarmi il laccio del bikini.

Sorrisi, avvicinandomi e accarezzandogli il petto lentamente. Come potevo passare dall’essere offesa e irritata, ad essere terribilmente eccitata dal ragazzo davanti a me?? Sul serio, mi facevo spavento da sola. – Dimmi Cullen. Vorresti vedermi senza, vero? –

Lo sguardo e la faccia di Edward erano tutto un programma. Non resistetti, scoppiando a ridere come una pazza. – Dio, dovresti vedere la tua faccia! Sei assurdo! – continuai a ridere, fregandomene di risultare maleducata o stronza. Infondo era quello ciò che ero.

Edward contrasse la mascella, spingendomi contro il muro e osservandomi in silenzio. – Sei una stronza, Bella. – mormorò serio.

- Lo so, tesoro. Voi ragazzi mi amate per questo. – sibilai, avvicinandomi alle sue labbra e mordendole. Infilò le mani tra i miei capelli, come poco prima aveva fatto Billis.

- Signore e signori, i fratelli Cullen sono desiderati qua vicino. Per favore, non si facciano pregare. – una voce disse queste parole al microfono.

Lì per lì non capii chi era. Se forse avessi prestato maggiore attenzione, avrei preso Cullen per un braccio e l’avrei trascinato in Giappone.

Edward si allontanò da me, osservandomi un attimo. – Devo andare a vedere che vogliono. – mormorò con voce seccata.

Sorrisi, afferrandogli la mano e trascinandolo verso la postazione di Andrew. Dire che ero curiosa era poco. Ciò che vidi, però, mi fece gelare il sangue nelle vene.

Mike e Royce.

Sul palco.

Ubriachi fradici.

Con il microfono tra le mani.

Guardai accanto a me, dove si allinearono i fratelli di Edward, Emmett e Jasper.

Rosalie, lì vicino, aveva uno sguardo terrorizzato, mentre Alice singhiozzava accanto a lei. Edward mi guardò con un sopraciglio sollevato, non capendo. Non poteva immaginare che il microfono tra le mani di Mike avrebbe segnato la fine di tutto.

- Ora… cari Cullen... in esclusiva solo per voi… vi sveleremo un segreto… -

La voce di Mike risuonò in tutto il giardino. Incredibile da credere, ma aveva tutto il sapore di una condanna. Ne sentivo il sapore amaro sul palato.

Prima o poi, tutti quanti sono chiamati a riscuotere. Il prezzo da pagare lo decidiamo noi.
Il nostro. Era alto. Troppo alto. Lo avremo scoperto a breve.


*******





** Note **
Buone... State buone e posate quelle armi... Vi vedo, sapete??  Se mi uccidete ora non saprete come continua!! Pietà! Sono troppo giovane per morire!! ^__^""
Giuro che mi dispiace... Non volevo finire il chappy così... Sono addolorata...
* perchè lo sai... carnevale è arrivatooooo... stai con noi, hai azzeccatoooooo... *
Emh... Forse è meglio staccare l'inno del mio carro di carnevale... ^_^""
Ma sapete... tra 14 giorni carnavale... *__*

Ma sono addolorata davvero, lo giuro!! xD
Allora...
Vi lancio una sfida... l'avete vinta una volta, non vedo perchè non rifarla... ci guadagniamo in tanti, no?? ^__-

Vi sfido, quindi...
Se Venerdì vedrò almeno 40 commenti, aggiornerò.

Altrimenti l'aggiornamento sarà Lunedì.
Non valgono i commenti doppi!! >__<
E siccome sono cattiva, vi lascio pure uno spoiler... Tiè!!! =P

Ps:  Non odiate Billis e non create cortei per la sua morte. La sua è solo una comparsa. E poi ha il nome di un mio grande amico pazzo oltre ogni limite, abbiate pietà!! >_<
Dedicatevi a Mike, piuttosto... Ce ne sarà bisogno!! ^__^""

** SPOILER **
Il viso di Jasper era livido. Il bicchiere che stringeva tra le mani andò in frantumi e in quel momento capii. Era finito tutto quanto.
Ancor prima di iniziare, quel fragile sentimento che mi legava a lui era stato reciso con violenza. Sentii una fitta al petto.

Era forse dolore?




Salutiiiiiiiiiiiiiii... ^__-

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Festa in Piscina ( Part II ) ***


capitolo 15 festa in piscina parte 2
Capitolo betato by Yara89..




Scommettiamo?

Capitolo 15:  Festa in piscina ( Part II )

Pov Alice.

Seduta sui gradini di casa, osservai con ansia la strada. Malgrado facessi la dura, io lo stavo aspettando.

Aspettavo Jasper Cullen.

Dopo aver affermato solennemente che non mi importava o cambiava nulla se lui ci fosse stato o meno a quella festa, mi ritrovavo ad aspettarlo con apprensione e ansia.

Dire che il mio era un comportamento contraddittorio, era poco.

Gettai uno sguardo al display del cellulare.  Se mai fosse venuto, era in ritardo di venti minuti.

Dieci minuti e me ne vado, mi ripetei per l’ennesima volta.

Insomma, magari aveva avuto un contrattempo e stava arrivando. Insomma, poteva anche essere possibile, i contrattempi sono inaspettati. Sennò non avrebbero quel nome, e che diamine!

Il cellulare squillò, facendomi sobbalzare. Che fosse lui?

“ Pronto? “ risposi, schiacciando il testo verde e portando il cellulare all’orecchio. Incrociai le gambe, osservando con un sopraciglio alzato un livido sul ginocchio. Come cazzo me l’ero procurato?? Boh.

“ Jasper non verrà. È qui con Amanda, smettila di sprecare tempo seduta su quei gradini. “ la voce leggermente irritata di mia sorella Rose mi fece abbandonare tutte le analisi del livido. Avevo capito male, vero? Non aveva appena detto che il MIO Jasper era con quella testa rossa di Amanda, giusto? Vero?

“ Prego? “ sibilai, pestando i piedi a terra e fumando di rabbia. Era un emerito stronzo, accidenti a lui! Ma andasse a fare il culo, dannazione! Io ero Alice Swan, come cavolo si permetteva quell’idiota? Mi aveva preferito una fragola gigante, che cazzo!

“ Emmett mi ha detto che Amanda è passata a casa sua, non ha potuto evitare di andare con lei! È inutile che aspetti, rischi di arrivare tardi. Datti una mossa. “

“ Arrivo. “ ringhiai a denti stretti, afferrando la borsa con il cambio e dirigendomi verso la mia macchina. Quella ragazzina me l’avrebbe pagata cara. Parola mia. E anche Jasper avrebbe avuto la punizione che si meritava.

****

- Sbaglio o sei in ritardo? – ridacchiò Jessica, venendomi incontro e prendendo la borsa.

- Sbaglio o non sono cazzi tuoi? – risposi acidamente, passandole davanti e andando verso la casetta in piscina. Non vedevo l’ora di togliermi calzoncini e canottiera, non avevo pagato centocinquanta dollari per un bikini da non mettere in mostra.

Osservai con indifferenza Mike e Royce, impegnati a confabulare in un angolo buio. Sembravano tanto due mafiosi che stavano progettando il loro prossimo omicidio. Che idioti.

Andai a cambiarmi, per poi scendere in pista. Chi se ne fregava di Jasper Cullen, il mare era pieno di pesci. E io ero una bella esca, senza ombra di dubbio.

- Alice! – strillò Andrew, venendomi incontro. Sbuffai mentalmente, mettendo su un finto sorriso giocoso. Insomma, sbaglio o i dj vengono pagati per mettere musica? Non sapevo che nel listino fosse compreso anche rompere le palle alle ragazze.

- Ehi, ciao! – saluto standard della serie: ho da fare, levati dai piedi velocemente.

Non sapevo il motivo di tanta insofferenza. Insomma, non era nemmeno brutto. Capelli neri e a spazzola e viso magro.

Lo guardai bene.

Non era solo il viso, anzi. Era un ragazzo-fuscello quello che avevo davanti. Non una grande bellezza. Fatto sta che non faceva che provarci, ogni occasione era buona. Per una che ama la discoteca, poi, era impossibile non trovarselo davanti.

- Sei bellissima! – sorrise, dandomi un bacio sulla guancia. – Ma già lo sai, quindi è inutile ripetertelo. Sei sola? – chiese, mettendo su uno sguardo da predatore.

Contrassi la mascella, infastidita dalla domanda. – Si, sono sola. Ancora per poco, sia chiaro. Sono a caccia. – lo informai, guardandomi attorno in maniera eccessiva, marcando bene il concetto “caccia”.

Rise, divertito. Che demente. – Se vuoi io sono libero! Posso essere la tua preda con molto piacere! Mi sacrifico, dai. –

Scossi la testa. – Grazie Andrew, magari facciamo la prossima volta. Ok? – senza aspettare una risposta mi dileguai, cercando la salvezza da Rose.

- Il Dj ci stava provando di nuovo, sbaglio? – ridacchiò, riempiendo un bicchiere di birra e passandomelo. Sbuffai sonoramente. Come risposta era abbastanza eloquente?!

- Jasper? – chiesi, fingendomi indifferente alla cosa. Certo, con lei c’era poco da fingere, era mia sorella e mi conosceva da anni. Ma provarci non costava nulla!

- L’ho visto con Amanda, lo sta braccando alla grande. Oltretutto non fa’ che sbattere sulla faccia del tuo innamorato la sua prima scarsa. È una scena patetica, se vuoi la mia opinione. – ridacchiò lei, portandosi alle labbra un bicchiere di Vodka al melone.

- Non è il mio innamorato. – borbottai offesa. Evitasse queste battute del cazzo, per Dio!

- Rose… devo… parlarti… - Royce, arrivato da chissà dove, afferrò il braccio di Rose. Era visibilmente ubriaco e sconvolto. Lo osservai con attenzione, pronta ad intervenire nel caso avesse mostrato cattive intenzioni. Era mia sorella quella, chiunque avesse avuto il coraggio di toccarla in maniera violenta dinanzi a me rischiava la vita.

- Non toccarmi! – sibilò lei, strattonando il braccio e indietreggiando.

- Devi capire… devo spiegarti… io ti amo… per favore… ascoltami… - non capivo affatto il senso delle sue frasi. Insomma, a che scopo usare un tono di scuse?

Lo osservai leggermente irritata, mentre nella mia mente si susseguivano scene orribili. – Ti ha fatto del male? – ringhiai, pronta ad ucciderlo se solo avesse sfiorato mia sorella.

- No… l’ho… - provò a spiegare.

- Non dirlo! Tu non mi hai lasciato, io non te lo permetto! – urlò, afferrandole nuovamente il braccio e tirandola a sé.

- Ehi! – ringhiai, facendomi avanti e spintonandolo.

- Qualche problema? – sibilò una voce. Mi voltai, scorgendo Jasper, livido in volto. Osservava freddamente la mano di Royce, impegnata a stringere con forza il braccio di Rose. – Fossi in te la lascerei andare. Mi sembra di capire che non apprezzi le tue attenzioni. – la sua voce era minacciosa e agghiacciante. Trasudava minaccia in ogni singola sillaba.

- Fatti… i cazzi… tuoi… Cullen… - masticò Royce, senza mollare la presa.

- Non hai capito, evidentemente. La mia non era richiesta. Era un ordine. Mollala King, o giuro che potrei diventare sgradevole. – sibilò. Cazzo, mi ricordava tanto Esme! Evidentemente era una cosa di famiglia quell’aura di minaccia che emanavano.

Aura che di sicuro venne percepita anche da Royce, in quanto mollò la presa e si allontanò, non prima di averci scoccato un’occhiata carica di odio e di alcol. Avrebbe sudato birra e Vodka, ne ero sicura. Si vedeva a chilometri che era completamente fuori di testa. Non che di solito fosse molto normale. Più delle situazioni normali, ecco.

- Grazie… - borbottò Rose, massaggiandosi il braccio. Quel coglione doveva aver stretto forte, visto il colore violaceo che stava prendendo forma sul braccio di mia sorella. Appuntai mentalmente il fatto. L’avrebbe pagata cara, poco ma sicuro.

- Mio fratello Emmett ti stava cercando. – la informò Jasper. Rose annuì, dileguandosi alla ricerca del suo scimmione. Jasper mi osservò un attimo, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Non voglio che abbiate a che fare con quel tizio. È pericoloso. –

Sorrisi, per poi bloccarmi e osservarlo irritata. – La cara Amanda dove l’hai lasciata? – ringhiai, gelosa oltre ogni limite.

Ridacchiò. – L’ho mollata a Tyler. Non disdegnerà, ne sono convinto. –

- Tsè.- commentai, riprendendo a bere. Insomma, ero contenta che l’avesse liquidata. Ma mica potevo farglielo presente, avevo una dignità e un orgoglio da preservare!

- Sei molto carina, sai? – sorrise, adocchiando il mio bikini arancione.

Dire che il mio sorriso era luminoso era poco. – Grazie, anche tu sei molto carino. Non quanto me, certo, ma fai la tua figura. – osservai leggermente sconvolta la lunga serie di muscoli che formavano l’addome di Jasper. Indossava un costume hawaiano nero e bianco e a vita bassa.

Una delizia per gli occhi. Quella che aveva non era una tartaruga. Era una colonia di testuggini!! Che splendore!

 - Signore e signori, i fratelli Cullen sono desiderati qua vicino. Per favore, non si facciano pregare. –

Osservai Jasper, sollevando le spalle. Chissà che volevano.

Raggiungemmo il palco, dove Mike e Royce impugnavano il microfono e radunavano la folla attorno a loro. Il cuore mi balzò in gola. Che intenzioni avevano?

Dal loro sguardo, niente di buono.

Che volessero… no, nemmeno loro potevano essere delle persone così disgustose e subdole. Non così, davanti a tutti.

Rose mi rivolse uno sguardo terrorizzato, che ebbe l’effetto di devastarmi. Iniziai a singhiozzare, non sapendo nemmeno io perché. Ma quel microfono e tutte quelle persone che si radunavano lentamente attorno a noi, avevano il dono di spaventarmi a morte. Nient’altro.

Eravamo in trappola. Lo sentivo e percepivo chiaramente.

- Ora… cari Cullen... in esclusiva solo per voi… vi sveleremo un segreto… - annunciò euforico Mike, osservando con odio Bella, accanto Edward. Pregai fosse uno scherzo, perché se fosse stata la realtà, sarebbe scoppiato l’inferno.

- Mike… senti… - provò a calmarlo Bella, camminando lentamente verso il palco.

- Stai zitta brutta puttana! Tu non mi lascerai per quello sfigato, chiaro? Ora tutti sapranno e lui non ti vorrà più! Tornerai da me, in un modo o nell’altro! – strillò al microfono. Sembrava uno schizzato, faceva paura.

Si levò un basso mormorio, mentre tutti adocchiavano il triangolo Mike – Bella – Edward.

Già la sola notizia che Bella avesse lasciato Mike era un piatto succulento. Se poi aggiungevamo che il motivo era Edward Cullen, allora il piatto era servito.

Non c’era dubbio, volente o nolente Jessica avrebbe avuto una festa memorabile e sulla bocca di tutti.

- Newton, datti una calmata. – sibilò Edward, avvicinandosi in maniera protettiva a mia sorella. Mike, dal palco, iniziò a snocciolare una lunga sequela di imprecazioni e volgarità, che ebbero l’effetto di farci storcere il naso. Volgere e maleducato, ecco cos’era.

- Mi fai pena Cullen! Non ti sei chiesto il motivo di tutto questo loro interessamento? Non vi sembra strano che delle ragazze come loro si avvicinino dall’oggi al domani a degli sfigati come voi? – si intromise Royce, osservando con cattiveria Rose.

Singhiozzai colpevole, osservando il prato sotto i miei piedi. Sentivo lo sguardo di Jasper trafiggermi, ero sicura che se l’avessi guardato in faccia sarei morta.

- Parla chiaro, idiota! – ringhiò Emmett, facendo scrocchiare l’osso del collo in maniera minacciosa.

- Una scommessa, Cullen. Nient’altro. Hanno scommesso su di voi. –

In quel momento mi parve di vedere un identico ghigno sui volti di Mike e Royce. Volti soddisfatti, i loro. Completamente ubriachi e soddisfatti di averci rovinato la vita.

- Cosa? – la voce di Edward era simile ad uno squittio.

Osservai accanto a me.

Il viso di Jasper era livido. Il bicchiere che stringeva tra le mani andò in frantumi e in quel momento capii. Era finito tutto quanto.

Ancor prima di iniziare, quel fragile sentimento che mi legava a lui era stato reciso con violenza. Sentii una fitta al petto.

Era forse dolore?

- Siete degli sfigati, Cullen. Loro hanno puntato a questo per divertirsi, per passare il tempo in maniera diversa. Dovevano fare di voi dei vincenti, come me e Royce… ma… - rise come un esaltato. - … questo è chiaramente impossibile… - guardò con scherno i ragazzi accanto a noi.

- La posta… qual’era la posta in gioco? – chiese con voce glaciale Emmett, fissando dinanzi a sé.

- Una macchina. – pigolò Rosalie, avvicinandosi e sfiorandoli il braccio.

- Non toccarmi! – ringhiò lui, allontanandola.

- Beh, devo farvi i miei complimenti. Stavolta le vostre scommesse idiote hanno portato i loro frutti! E che frutti! – Jessica si avvicinò ad Edward, osservandolo famelica.

Alcuni risero, iniziando ad osannarci e complimentarsi con noi. Eravamo al centro, circondati. Nessuno faceva caso ai Cullen, lividi e feriti.

- Brava Swan, hai il mio rispetto. – i ragazzi non facevano che ripeterci parole simili, paccandoci le spalle. Le ragazze, invece, si complimentavano per aver creato dei simili gioielli.

- Ma non è finita qui, ragazzi… - la voce di Mike interruppe i “festeggiamenti”. Calò il silenzio, mentre tutti osservarono in trepidante attesa il palco.

- La scommessa prevedeva, oltre che rendere quegli sfigati guardabili… anche… beh, è imbarazzante… ma le Swan avevano messo in conto anche una scopata con loro… -

Spalancai la bocca, sconvolta. Non era vero. Cazzo, non era vero, era una fottuta bugia!!

I Cullen scossero la testa, guardandoci. I loro sguardi. Fu un colpo al cuore essere osservata in quella maniera. Un mix di disgusto, rabbia, tradimento, odio e delusione.

- Non è vero, bastardo! Non dire cazzate! – strillò Bella, fumante di rabbia. – Edward, per favore… non è vero… non c’era nessuna scopata… per favore…- tentò.

- Mi fai ridere. Faresti meglio a fare silenzio, hai già fatto e detto abbastanza. – commentò glaciale e cattivo, guardandola schifato.

- Jazz? – pigolai, arrancando timorosa verso di lui.

Mi rivolse un rapido sguardo, per poi voltarmi le spalle e andarsene.

Osservai le sue spalle.

Vuoto.

Non sentii nemmeno la discussione che coinvolse Emmett e Royce. Non vidi Royce che strattonava Rose, cercando di portarla via con la forza.

Non vidi Emmett scagliarsi su di lui, colpirlo con violenza e rabbia.

Non vidi o sentii nulla.

Nella mia testa c’era spazio solo per lo sguardo ferito di Jasper e per la sua figura che mi voltava le spalle, andandosene. Avevamo sbagliato, lo sapevo. Avevamo imparato la lezione. Ma così…

Non sarebbe mai dovuta andare così. I Cullen non avrebbero dovuto saperlo in quel modo. La loro era stata una doppia umiliazione, personale e pubblica.

Royce e Mike avevano fatto le cose bene. Tanto di cappello.

Portai una mano al petto, scossa dai singhiozzi. Stava andando tutto a puttane, me ne rendevo conto. Avevamo toccato il fondo in pochi secondi. Ora non rimaneva che alzarsi e ripartire da zero. Non rimaneva che riconquistare i Cullen. Riprenderceli.

E ci saremmo riuscite. Parola di Alice Swan.

A volte nella vita l'unica cosa che rimane da fare è ammettere di avere torto. Noi ne avevamo su tutta la linea. Scusa Jasper. Non posso che ripeterlo all’infinito.

Scusa.

******

** Note **

Non è un miraggio o che altro... State tranquille... ^_^
Semplicemente domani non potevo postare, in quanto impegnata a studiare... che palle... -.-"
Tanto voi non vi offendete ad avere il chappy Giovedì, no?? ^__-
Allora, per prima cosa...
Wow! semplicemente WOW!!
48 commenti!! *,....,*

Ehehehe... voi non lo sapete, ma avete firmato un contratto che vi vincola a recensire sempre, da ora!! =P
Ho fatto anche le risposte ai commenti, contente? In alcune ci sono pure piccoli spoiler... >_<
Come avete letto, i due ubriaconi hanno raccontato tutto quanto.
Le Swan vengono acclamate come "grandi", ma tre ragazzi non sono proprio d'accordo, e sappiamo bene chi sono.

Alla fine del Pov Alice si accenna ad una rissa.
Verrà spiegata e narrata nell'ultima parte della festa, il Pov Rose.

Da qui in poi le cose si complicano, parte una scommessa non annunciata: RICONQUISTARE I CULLEN!!
Sarà dura perchè ora ci sono un bel pò di cagnette in calore, dietro i nostri tesorini!!
Vedrete e saprete leggendo.

Il prossimo chappy sarà intorno a Martedì/Mercoledì, ma se fate i "bravi", può darsi anche prima.
Non mi va che commentiate solo durante le "scommesse", ci rimango malino poi... ç_ç
Insomma, so che ci siete e mi farebbe piacere avere un vostro commento. ^_^
Un grazie speciale ai 331/376 preferiti/seguiti.
Siete un sacco!!
Solo il prologo conta
12939 visite!!!!!
O_O
E grazie ai 109 che mi hanno messa tra gli autori preferiti. Grazie.
Di cuore.
^___^

@RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

@ checca_cullen:  Ciao! ^_^  Beh... ora come ora le cose sono un pò complicate... Ma abbiate fede e tutto si sistema... forse... ^_^""

@ MelCullen: Ciao cara! Wow, Bella vi sta proprio sulle scatole, eh?? Poverina... Sai, le sorelle Cullen hanno un pò di me... Quindi puoi ben capire che quando mi dicono stronza, hanno ragione... Ma almeno io mi limito a scommesse più "normali", come quella: "seduci il cameriere e scappa senza pagare". ^__^""  Baciiii!!

@ piccolainnamora: Tesoro, ciao! eh si, ora il coltello passerà alla mano dei Cullen... >_<

@ Karol95:  Grazie... ecco il nuovo... Mike mi serve ancora per un pochino, poi potete fare quello che volete... ok? ^_-

@ serve: ecco qua... ora che dici? ^_-

@ ChuckBussina: Cara, eccomi!! Ecco qua, contente? >_<

@ ChiaraBella: Ciao Chiara!! Eh si... Hanno detto proprio della scommessa... il modo peggiore per sapere qualcosa è di sicuro questo, non trovi? ^_^

@ Rochariv_90:  uhuhuhuh... cattiva dici?? beh... effettivamente me lo dicono spesso... ^_-  Ma eccovi il chappy, così mi faccio perdonare... >_<

@ Giulia miao: Giuly!!! Eh si... ho fatto succedere proprio ciò che pensi... eh si... ^__^

@ _TattaFede_ : Ciao! Eh si, hanno detto proprio della scommessa... Riguardo le congetture e la rissa... non posso dire nulla... ^__-  

@ TheDuck:  e ora va pure peggio... hihihihihhihi

@ Rebussiii: Noooo!! Piangere no, dai!! Che poi mi sento in colpa... ^_-  Beh, i due ubriaconi mi servono ancora per un pò... vi avviso tutte e appena non mi servono ve li cedo con piacere!! >__<

@ 13_forever:  ahahahahaah!! La tua recensione mi ha fatto scoppiare a ridere!! Loro cosparsi di alcolici e in fiamme... *ççç*  Beh... ma da amante degli alcolici non posso che declinare... meglio la benzina... almeno non si spreca Vodka & co.  ^__^

@ ____Lady:  Hihihihih!! Ho visto la morte in faccia... avete creato cortei per uccidermi, ammettetelo... >__<

@ Isangel: E invece si... hanno detto proprio della scommessa... >__<

@ Grepattz: Ciao pazza!! adoro i tuoi commenti, sai? Sono mitici!! >_<  finalmente una che non vuole uccidermi o uccidere i due ubriaconi... ^_^  Che poi... altro che nodi... mi sa che qua è tutta una fune!!! O_O  ^_^  Purtroppo non puoi vedere la loro faccia... accontentati delle mie pessime descrizioni... u.u   baciiiii!!

@ ross_ana: Tesoro!! ma nooo!! anche tu dici che sono crudele?! Povera me... ç_ç  Tanto non lo pensi davvero... hihihih  ^__^  Baciiii!!

@ sirenablu96: Muahahahha!! Lo so... sono crudele... e ancora è nulla... muahahahahaha!! xD

@ AlysCullen:  waaaaa!! Anche io mi chiamo Valentina!! *__*  

@ vitti: Eh si... la vendetta è un piatto davvero saporito... ma per quello che ho in mente... mi ucciderete... me lo sento... ^_^""

@ Soffiotta: Cara! L'opzione NON morire, non è compresa nel pacchetto?? ^_^""  Sono troppo giovane e carina per dire addio al mondo... xD

@  eMiLy BlOoD: Ciao! Boh, non lo ricordo nemmeno io se era la prima recensione o meno... -.-"  E vabbè... ^_^ Come hai letto i casini sono solo agli inizi, nel prossimo chappy si raggiungerà l'appice... vedrete... >_<  

@ Lady_angel: Ehehe... voi ancora non lo sapete... ma commentando avete firmato un contratto che vi obbliga a recensire sempre... xD  scherzo... forse... <.<  e vabbè... dicevo... ^_^  Grazie per i complimenti... lusingata... >_<

@  littlemoonstar:  Grazie mille per tutti i complimenti! troppo buona... ^////^  Beh si... hanno svelato tutto in diretta party... ora non resta che raccogliere ciò che hanno seminato... ^_^

@ erika1975: Si... decisamente stronza... ^_^

@ erika1975: Per scendere dal piedistallo ci vorrà un pò... si sa, le persone non possono mica cambiare dall'oggi al domani... anche per Bella, la più peggio tra le tre, sarà così... >_<

@ Nessie93:  Tesoro!! Sei la seconda che me lo chiede... Vi prego di non coinvolgere le bottiglie nel conflitto con i due dementi... ^___^  Dici che l'amico fa' ridere?? beh... questo è perchè non hai mai visto Billis, il vero. Un pazzo che sembra Goku, con le punte dei capelli bionde e sollevate... Un pazzo... ma li voglio un gran bene... >__<  Baci baci

@ rere18:  Grazie mille!! Eccomi qui... niente attesa a lunedì... contenta?? ^_-

@ Kiaretta_96: Grazie dei complimenti... dai, almeno ho mantenuto la promessa... niente super attesa... ^__^

@ vannyp1987:  Povero Eddy davvero, innamorato di una così... >_<

@ Ed4e: Sister, ciao!! Eh si, mi sa che ora devono rimboccarsi le mani e darsi da fare, se vogliono salvare qualcosa... dai... abbiate fede... ci penso io a sistemare tutto!! ^_____^

@ hale1843:  tesoro!! Mi sono uccisa dal ridere leggendo la tua recensione!! hihihhiih... che pazza sei!! ma ti adoro! >_<  Alloraaa!! Mike & Royce hanno fatto proprio quello che tutte voi temevate... eh si... poveri Cullen... Ora bisogna solo vedere... perchè si sa... se si pesta la coda ai cani, questi mordono... ^__-  Kiss kiss kiss!!

@ lasimo77:  Ecco qua... postato... ^__^

@ __LullABy__: grazie mille... troppo gentile... ecco il new chappy, come promesso... ^__^

@ para79p: tesoro!! Ti adoro, mi riempi di complimenti... sei di un gentile unico... >__<   Per Emmy pooh... io non ne sarei così convinta che perdoni subito Rose... me l'ha detto un uccellino... sai com'è... ^__-  Kiss kiss

@ pami2812: Grazie mille, anche per gli auguri di buon carnevale... i love it!!  *__*

@ DivinaTheBest:  Ecco qui, come promesso il nuovo capitolo... ^__^  grazie dei complimenti e continua a seguirmi...

@ Lady Femke: Ecco qui... cavolo, mi state dicendo tutti che sono crudele... povera me... ç__ç

@ piccolananina: Mai sentito che in amore e guerra tutto è concesso?? Che poi qui non c'è ne guerra ne amore... -.-""  e vabbè... ecco qui... ora state un pò meglio?? Abbassato il livello curiosità?? >_<

@ kiaracmc:  Beh... mi sa che è un dilemma riuscire a capire chi è peggio, tra Bella e Mike... mistero...  ?__?

@ Soffiotta:  ahahahahaah!! che pazza sei... >__<

@ alice98: ehehehehe... sono crudele io... muahahaahahaha!! u.u

@ piccola_pokemon: dai... non avete aspettato poi tanto tanto... no? ^_^

@ ooShyoo: Ma sai che me lo chiedo pure io?? o.O  tipo a scuola... quando la prof di sbatte fuori dall'aula perchè mi è scappata una "piccola parolaccia", controllo nei palazzi di fronte e niente... mah... voglio i cecchiniiiiiiiiii!!

@ piccolinainnamora:  Hai ragione tesoro... quindi ecco il chappy... ^__^

@  ___GiAdA__ :  Ecco qua, continua a seguirmi! ^_^

@ blu rose:  Ciao! Appena finirò questa ff si, continuerò The Slaves. Mi viene molto più semplice catalizzare l’attenzione su una ff alla volta. Come vedi gli aggiornamenti sono più frequenti anche per questo. ^__^

@ FallingDoll: Mi sa che non se la stanno cavando proprio bene… ^_^””

Saluti a tutti e commentate... Più commenti ci sono più veloci saranno i post dei new chappy... ^__-

Baci.


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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Festa in Piscina ( Part III ) ***


scommet capitol 16
Dedicato a piccolainnamora, para79p, nessie93, ross_ana, Uchiha_chan, soffiotta & ChuckBassina.
Grazie per il vostro super sostegno!!

^__^

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 16:  Festa in piscina ( Part III )

Pov Rosalie.

- Dovevi parlarmi? –

Osservai con il cuore in gola Royce, fermo davanti a me e con le braccia incrociate al petto. Era giunto. Finalmente il momento di giocare a carte scoperte era arrivato. Avevo intenzione di parlare chiaro, a fanculo tutto.

Avevo scelto la festa in piscina di Jessica. Mi sarei liberata di Royce e poi sarei corsa tra le braccia di Emmett, l’unico luogo in cui agognavo essere.

- Non voglio più stare con te. – fredda e diretta, senza mezzi termini ne scuse.

Royce mi osservò freddamente, sciogliendo lentamente la posa delle braccia. – Prego? – sibilò.

Sollevai la testa con uno scatto, in un atteggiamento autoritario e orgoglioso. Non mi sarei di certo fatta intimorire. Certo, il fatto che stessi per vomitare il cuore era solo un dettaglio insignificante. – Hai sentito bene. Non voglio più stare con te, non ti amo. –

- Tu… non  mi ami? – ripeté lui, parlando a denti stretti.

- Si. – confermai. – Sono innamorata di un altro. – ammisi orgogliosa. Perché vergognarsi di un sentimento bello come l’amore? Certo, dall’alto del suo essere una persona disgustosa, dubitavo che Royce potesse comprendere un tale sentimento.

- E di chi? Di Cullen? – pronunciò “Cullen” con un tono a metà tra l’ironico e il disgustato.

- Dubito siano affari che ti riguardano. – sibilai irritata, voltandomi e cercando di andarmene. Non volevo più stare lì a parlare con lui, quello che dovevo fare l’avevo già fatto. Non avevo di certo altro da dire. Non dovevo nulla a Royce King.

Da qualche parte avevo letto di non dare mai le spalle al nemico. A quanto pare non era una mossa saggia. Sino a quel momento non avevo mai considerato Royce tale, ma dovetti ricredermi quando mi prese un polso e mi spinse contro il muro, mettendomi una mano sulla gola.

- Tu non vai da nessuna parte, chiaro? Non abbiamo ancora finito di parlare, non permetterti di darmi le spalle, puttana. – ringhiò, stringendo la presa e guardandomi, folle di gelosia. O folle e basta, dipende dai punti di vista.

- Lasciami… non… respiro… - rantolai, cercando di liberarmi. Tentativo inutile, la mancanza di ossigeno mi impediva di pensare a qualunque cosa. Impossibile elaborare una tattica di fuga.

- Ehi! – urlò una voce.

Ringraziai ogni santo esistente quando vidi arrivare il cugino di Jessica, Mark.

- Lasciala, sei impazzito? L’ammazzi, coglione! – ringhiò, afferrando Royce per la camicia e spingendolo a terra. Caddi sulle ginocchia, portando una mano alla gola e tossendo alla ricerca di ossigeno. Sentivo il cuore martellarmi nel petto, provocandomi solamente dolore. Altro dolore.

- Stai bene? – mormorò Mark, mettendomi in piedi e osservandomi il collo livido.

Scossi la testa, con le lacrime agli occhi. Non stavo di certo bene, cazzo! Non risposi, scappando verso un’imprecisata meta.

Perché quando c’è un sentimento bello come l’amore, ogni cosa sembra andare male?

Non sapevo darmi risposta.

*****

Pensandoci attentamente, è una cosa strana assistere al crollo di qualcuno. Ogni azione si svolge a rallentatore, puoi cogliere l’esatto momento in cui tutto si distrugge. Puoi cogliere chiaramente il “crack” che riecheggia nell’aria.

Il nostro era stato solamente una frase, eppure aveva avuto un effetto così devastante, da sembrare incredibile e irreale. Avrei dovuto immaginarlo, Royce non avrebbe di certo permesso che io lo lasciassi così facilmente.

- Ora… cari Cullen... in esclusiva solo per voi… vi sveleremo un segreto… -

Bella provò subito a calmare quell’idiota di Newton, mentre il mio sguardo era puntato su Royce. Si stava preparando, lo conoscevo abbastanza bene da sapere che quello che avrebbe sganciato la bomba era lui, quel bastardo.  

- Mi fai pena Cullen! Non ti sei chiesto il motivo di tutto questo loro interessamento? Non vi sembra strano che delle ragazze come loro si avvicinino dall’oggi al domani a degli sfigati come voi? – si intromise Royce, lasciando un’aura di suspence che fece irritare i Cullen.

- Parla chiaro, idiota! – accanto a me, Emmett si stava preparando allo scontro.

Per quanto? Quando avrebbe scoperto la verità, dubito che avrebbe trovato qualcosa da salvare e difendere in noi ragazze. Eravamo indifendibili, su tutta la linea. Eravamo fottute alla grande, ecco cosa.

- Una scommessa, Cullen. Nient’altro. Hanno scommesso su di voi. –

- Cosa? – la voce di Edward era simile ad uno squittio.

- Siete degli sfigati, Cullen. Loro hanno puntato a questo per divertirsi, per passare il tempo in maniera diversa. Dovevano fare di voi dei vincenti, come me e Royce… ma… - rise come un esaltato. - … questo è chiaramente impossibile… -

- La posta… qual’era la posta in gioco? – chiese con voce glaciale Emmett, fissando dinanzi a sé, ferito ma comunque orgoglioso. Il suo era il volto di un leone che, malgrado ferito, continua a lottare.

- Una macchina. – pigolai, avvicinandomi e sfiorandoli il braccio. Dovevo provare a spiegarmi, a farlo ragionare. Non potevo permettermi di perderlo così, lui era come luce.

Era… beh, Emmett era un diamante raro in mano ad una strega.

- Non toccarmi! – ringhiò lui, allontanandomi disgustato. Sentii il cuore spezzarsi. Quello sguardo, quel tono di voce, erano come dell’acido.

Bruciavano.

Corrodevano.

Uccidevano.

- Ma non è finita qui, ragazzi… - la voce di Mike continuò a riecheggiare in giardino. Perché, in nome di Dio, nessuno l’aveva ancora preso a calci in bocca e fatto tacere? Era forse chiedere troppo, dannazione?

- La scommessa prevedeva, oltre che rendere quegli sfigati guardabili… anche… beh, è imbarazzante… ma le Swan avevano messo in conto anche una scopata con loro… -

- Non è vero, bastardo! Non dire cazzate! – strillò Bella, preparandosi a scattare sul palco.

Vidi con la coda dell’occhio Jasper dare le spalle ad Alice e andarsene, per poi riportare la mia attenzione su Bells. Quello che vidi mi fece gelare il sangue nelle vene. – EHI! – ringhiai, sconvolta di rabbia.

Il mio urlo rimbombò in giardino, apparendo terribile anche alle mie orecchie. Era un ruggito in piena regola, tanto che la gola mi bruciò come attraversata dal fuoco.

Mike aveva sferrato uno schiaffo in pieno viso a mia sorella, spaccandole il labbro, che iniziò a sanguinare copiosamente.

Osservai come in trance quel sangue, mentre il mio corpo veniva scosso dalla pelle d’oca. Terrore. Il mio era sempre stato un terrore irrazionale dinanzi il sangue.

Ma quella era mia sorella. Lui l’aveva ferita fisicamente. Le aveva fatto del male. Io ne avrei fatto a lui.

Semplice e diretto. Come fare due più due.

Scattai verso il palco, salendo con un balzo e afferrando l’asta del microfono. Non pensai coerentemente in quei momenti.

Pensandoci attentamente, era stato tutto piuttosto confusionale. Quello che so, è che l’asta di metallo si schiantò con forza sulla schiena di Mike, che cadde dal palco.

- Stai bene? – riuscii a dire, osservando il viso di Bella. Scosse la testa, facendomi salire il sangue al cervello.

Impugnai l’asta come se fosse una spada, pronta a lanciarmi dal palco. – Dove cazzo credi di andare, puttana? – urlò Royce, afferrandomi un braccio. Cercò di trascinarmi giù dal palco, per portarmi chissà dove.

Dal nulla, però, arrivò Emmett.

Era sempre stato un ragazzo la cui mole incuteva diffidenza. In quel momento, invece, Emmett incuteva terrore.

Afferrò Royce per il collo, costringendolo a mollare la presa su di me. Lo sollevò come se fosse un foglio di carta, spingendolo sulla console.

- Emmett! – strillai spaventata, sentendo le orecchie fischiare. Sarei svenuta a momenti, me lo sentivo. Quello che stava succedendo attorno a me era troppo.

- Rose! – urlò Bella, facendomi girare di scatto.

- Ehi! – ringhiai per la seconda volta. Quel bastardo di Newton si era rialzato e stava braccando mia sorella. Scattai in quella direzione, bloccandomi quando vidi Edward afferrarlo per i capelli e girarlo nella sua direzione. La ginocchiata che sferrò sul viso di Newton, ebbe risultati da far paura.

Colpì in pieno il naso, che iniziò a spruzzare sangue come se fosse una fontana. Il setto nasale era distrutto alla grande. Il chirurgo avrebbe avuto un gran da fare, poco ma sicuro.

Alla mia destra, sentii delle urla.

Emmett, selvaggio come una bestia, stava picchiando con violenza Royce. Era su di lui e sferrava con violenza pugni allo stomaco. Royce cercava di difendersi come poteva, cercando, inutilmente, di sfuggire alla furia di Emm.

- Chiamate la polizia! – urlò qualcuno dal bordo piscina.

- Fermateli! – strillarono sconvolte alcune ragazze, coprendosi il viso spaventate e sconvolte.

A poco a poco molti degli invitati iniziarono a dileguarsi, spaventati e preoccupati. La polizia, a quanto pare, sarebbe arrivata a momenti.

- Rose, andiamo via! Arrivano gli sbirri, se ci beccano siamo fottuti! – urlò Bells, raggiungendomi con Alice.

Scossi la testa. – Prendi Edward e andate via. Fermalo in qualche modo, se li beccano rischiano il culo. – corsi verso Emmett, che infieriva su Royce, ormai svenuto.

- Andiamo via, muoviti! – cercai di strattonarlo per la maglietta.

Emmett si voltò a guardarmi, spaventandomi. I suoi occhi erano vacui, c’era solo rabbia in essi. Faceva paura, sembrava vuoto. – Emmett, vieni via. Sta arrivando la polizia, andiamo via. – lo implorai, continuando a strattonarlo.

- Rose. – mormorò ferito, facendomi mancare il fiato. Quel tono di voce. Era… devastante.

- Emm, ti supplico… andiamo via! – iniziai a piangere, annaspando. Ero al limite, me lo sentivo. Il crollo era vicino. Molto vicino.

Emmett mi osservò un attimo, afferrandomi la mano e correndo alla sua macchina. Salii velocemente, mettendo la cintura.

- Cazzo, gli sbirri! – urlai, indicando con la mano destra la luce della macchina di polizia. Emmett imprecò tra i denti, mettendo in moto e dando gas. La volante accese le sirene, seguendoci a tutta velocità.

- Ci seguono! Cazzo, ci seguono! – gridai istericamente.

- Zitta! – mi ordinò, concentrandosi sulla strada e accelerando nuovamente. Svoltò all’improvviso a destra, facendomi cozzare contro lo sportello. Ringraziai mentalmente di aver messo la cintura, o mi sarei ritrovata spalmata sull’asfalto.

Sterzò all’improvviso, costeggiando la foresta e accelerando ancora.

- Dove stai andando? – chiesi spaventata.

- La Push. Prendiamo una scorciatoia, però. – il ghigno sul suo viso non prometteva niente di buono. E ancora di meno quando, all’improvviso, si inoltrò nella foresta, passando abilmente tra gli alberi.

Mi voltai verso le volanti dietro di noi, osservando stupita che stavano rallentando. – Ci mollano! – esultai, agitandomi sul sedile.

Emmett urlò esaltato, accelerando e continuando a guidare concentrato, raggiunse la scogliera. Spense il motore, rilasciando un sospiro di liberazione.

- Emm? – provai, quando il silenzio ci avvolse.

- Non ho voglia di parlarne, Rosalie. Ti accompagno a casa. – mormorò, mettendo nuovamente in moto.

- Se mi lasciassi spiegare… - provai nuovamente.

- Royce è stato molto chiaro ed esaustivo, non preoccuparti. Spero almeno che tu l’abbia vinta quella scommessa. Mi sentirei meglio, sai? – commentò acidamente e ironicamente.

- Senti, all’inizio è nata come una scommessa, d’accordo. Ma non ti conoscevo, ora invece si! Ed è cambiato tutto! – confessai, arrossendo lievemente. Insomma, io non ero di certo una da confessioni amorose!

- Non è cambiato nulla, sei tu che sei confusa. – mormorò, accelerando. Wow, era chiaramente impaziente di liberarsi di me. Mi faceva proprio stare meglio, questo.

- Io sono innamorata di te, Emmett. – confessai, dopo un attimo di silenzio.

Emmett rise, ferendomi. – Sai da quanto sogno quelle parole? Da una vita. Peccato che ora che le sento, non mi facciano alcun effetto. – parlò malignamente, con la consapevolezza di farmi male. Godendo nel farlo. Niente da dire, me lo meritavo.

- Non dici sul serio. – commentai, sperando che fosse uno scherzo.

- Tu dici? Mah, se ne sei convinta. A me non sembra di avere il tono di uno che sta scherzando. – sibilò.

Iniziai ad irritarmi, il che non era mai una cosa positiva. – Guardami in faccia allora. Dimmi che non provi niente, coraggio! Abbi le palle di dirmelo guardandomi negli occhi! – lo sfidai apertamente.

Si voltò a guardarmi. Anzi, incenerirmi con lo sguardo, rendeva meglio l’idea. – Mi stai annoiando, Swan. –

Sentii il sangue fluire velocemente a ritmo della mia crescente rabbia. – Fanculo Cullen! Fanculo tu e il tuo orgoglio del cazzo! Pensi che sia una stupida? Quando mi hai detto di amarmi, allora? Che cazzo stavi facendo? Prendendomi per il culo? – urlai, pronta a prenderlo a schiaffi.

- Erano cazzate! – ringhiò, iniziando ad innervosirsi. Bene. Almeno sarebbe stato uno scontro ad armi pari.

- No, le cazzate le stai dicendo tu ora! Sono stronzate talmente grandi che non ci credi nemmeno tu! – lo accusai, puntandoli il dito contro e osservandolo con rabbia.

- Se ne sei convinta, pensa quel che vuoi. – mi liquidò.

- Fanculo! – sbottai con rabbia, osservando la strada.

Il resto del viaggio proseguì in silenzio. Emmett non aveva alcuna intenzione di ascoltarmi, e io non avevo alcuna intenzione di arrendermi.

Era forse convinto che sarebbe finita così?

Che illuso.

- Siamo arrivati. Scendi. – ordinò, accostando vicino casa mia. Mi voltai a guardarlo, scoccandoli un’occhiata di fuoco.

- Fanculo. Ci perdi tu, facendo così. – sibilai con cattiveria, scendendo dalla macchina.

Emmett non rispose, mi lanciò una rapida occhiata e andò via. Rimasi lì per qualche minuto, per poi entrare in casa e raggiungere velocemente Bella e Alice.

- Fammi vedere. – sibilai con voce assassina, afferrando il mento di Bella e osservando il labbro, decisamente gonfio. - Mettici del ghiaccio, così almeno si sgonfia un pochino. –

Alice ci guardò apprensiva. – Non ha bisogno di punti? –

Scossi la testa. – No, guarirà. È per lo più gonfio.-

Mi voltai, iniziando a cambiarmi. Che serata del cazzo, dannazione! Prevedevo casini a non finire. Potevo sentirli arrivare, non sarebbe di certo finita così.

- Rose? – mi chiamò Alice.

- Mh? –

- E ora che succederà? – mi chiese, leggermente spaventata.

La osservai per un attimo. Sembrava così piccola e fragile. La mia sorellina matta. – Non lo so, Alice. –

Ed era vero. Non lo sapevo. Quello che sapevo, era che eravamo solo all’inizio.


In quel momento non potei che pensare che qualcuno, lassù, mi odiava con tutto il cuore. Chissà, magari nella mia precedente vita, ero stata qualcuno di davvero malvagio e perfido. Quella, di sicuro, era solamente una punizione per qualche colpa di cui non conoscevo l’esistenza.

************

** Note **

Scusare immensamente per il ritardo. Ma il carnevale e alcuni problemi di salute, mi hanno tolto il tempo di scrivere.
Sorry...
Vado piuttosto di fretta, scusate, ma ci tenevo ad aggiornare.
Un enorme grazie a chi commenta, legge, ai preferiti e seguiti.
Bacioni & a presto! ^__-

PS: come vedete ad inizio chappy ci sono alcune dediche... ci saranno per ogni chappy, per ringraziarvi ad uno ad uno...
^__^

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Destinazione? Parigi! ***


capitolo 17 destinazione parigi
Dedicato a piccolananina, Ed4e, Stezietta w, grepattz, DarkViolet92, littlemoonstar & piccola_pokemon.
Grazie per il vostro super sostegno!!

^__^

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 17:  Destinazione? Parigi!

Pov Bella

Una settimana.

Era passata esattamente una settimana da quella maledetta festa in piscina. Quante cose possono cambiare in sette semplici giorni?

Beh, tante.

Nonostante i miei numerosi tentativi di riavvicinamento, Edward non ne voleva sapere di me e si teneva, quindi, a debita distanza. Una distanza che andava dai quattro ai sei chilometri, per l’esattezza.

Il mio labbro, invece, era passato a varie sfumature, per fermarsi a quella viola. Mia madre appena mi aveva vista in quelle condizioni aveva urlato per circa due ore, facendomi venire un mal di testa da record. A nulla era valso dirle che avevo sbattuto contro il bordo piscina, le cazzate le fiutava a distanze impensabili.

Tra tante, l’unica cosa che non era cambiata era la mia presenza a scuola.

Imprigionata tra quelle quattro mura, fingevo di prendere appunti di Storia e di essere interessata alla lezione. La signora Gallagher capì benissimo la mia quasi dormita sul banco, ma preferì soprassedere. Benedetta donna!

Non prestai la minima attenzione alla segretaria che entrava in classe e consegnava un foglietto alla docente. Dovetti però degnarla della mia attenzione quando mi chiamò a gran voce. – Swan, sei desiderata nell’ufficio del preside. –

La guardai, apertamente scocciata. – Posso andarci dopo? Non mi va di perdermi questa interessantissima lezione, lei mi capisce, no? – alcune risatine dai miei compagni di tortura.

- No, non ti capisco. Il preside ti sta aspettando, per cui alzati e vai. Adesso. – calcò con una nota minacciosa sull’adesso, facendomi chiaramente intendere di alzare il culo e andare.

Mi alzai con uno sbuffo, afferrando il foglietto tra le mani della professoressa e uscendo dalla classe. Mi trascinai senza alcuna voglia sino all’ufficio del preside, dove bussai ed entrai. Meglio muoversi e vedere che voleva il vecchio idiota.

- Oh, Isabella! Siediti! –

Il preside, tale Aro Greene, era sempre stato un tipo un po’ strano e a cui mancavano, di sicuro, più di una rotella. Se non tutte.

- Preside. – salutai con voce incolore, sedendomi nel divanetto nero posto dinanzi la sua scrivania. Alemo era un ufficio dall’indubbia comodità. – Voleva vedermi? –

- Si, assolutamente si! Ho grandi notizie per te! – esultò, battendo le mani.

Storsi la bocca, guardandolo scetticamente. Dubitavo alla grande che lui potesse darmi quelle che per me erano definibili “grandi notizie”. – Ho vinto alla Lotteria? – chiesi ironicamente.

Mi guardò leggermente turbato, perdendo un po’ del suo entusiasmo. – Emh… no, che io sappia no. –

Scossi la testa, fingendomi addolorata. – Peccato, speravo fosse quella la grande notizia di cui parlava. Un gran peccato, non c’è che dire. Di cosa doveva parlarmi, allora? – chiesi.

- Vedi, stavo dando un’occhiata alle tue pagelle. – dicendo questo, tirò fuori un fascicolo bianco. – Sono rimasto piacevolmente colpito dai tuoi voti, sei la migliore della classe Isabella! –

Sorrisi orgogliosa. – Lo so, preside. –

- Ogni anno tra la nostra scuola e un’accademia europea vengono effettuati degli scambi. – mi drizzai, improvvisamente interessata. Scambi?? – Gli studenti migliori dei due istituti si scambiano per un tempo non maggiore, solitamente, ad una settimana. Beh, cara Isabella: ho pensato a te! – esultò.

Saltai in piedi. – Cosa??!! – strillai euforica.

Il preside ridacchiò, facendomi cenno di ritornare seduta. Obbedii, docile. Meglio non farlo incazzare o avrebbe potuto cambiare idea. – Solitamente gli studenti scelti sono due, un ragazzo ed una ragazza. Tra le candidate femminili ho scelto te, ora stiamo aspettando che arrivi anche il candidato maschile. È una grande opportunità per te, sfruttala appieno. –

Mi sporsi, leggermente ansiosa. – Signor preside, non mi ha ancora detto dov’è questo istituto europeo! – chiesi. Insomma, sapevo solo che sarei dovuta andare in Europa per una settimana, urgevano maggiori informazioni!

- Francia. La scuola in questione è in Francia. Parigi per l’esattezza. –

In quel momento mi stupii di essere ancora seduta su quel divanetto. Insomma, non avrei trovato affatto strano se mi fossero spuntate due ali piumate sulla schiena, così da svolazzare felice qua e là. La mia buona stella si era forse ricordata dove vivevo?!

- Signor preside. – lo chiamò la segretaria, affacciandosi alla porta. – C’è il signor Cullen, lo faccio entrare? –

- Si, certo. –

Ehi! Un momento! Che voleva dire il signor Cullen?? Che cazzo ci faceva Cullen lì? Non importava quale dei tre fratelli fosse, avrei spaccato l’ufficio del preside se era lui lo studente che sarebbe venuto con me.

Tutti ma non loro. O lui.

E siccome la mia buona stella non mi aveva proprio ritrovato, anzi, mi aveva definitivamente mandata a fare il culo, da quella porta entrò Edward Cullen. Mi rivolse una breve occhiata di sufficienza, che si concentrò sulla ferita al labbro. Si sedette poi accanto a me, prendendo a fissare il preside.

- Finalmente qui, Edward. Ho grandi notizie per te! – storsi la bocca. Cos’era, la frase tipo da dire a tutti? Fantasia zero, per carità!

- Sarebbero? – mormorò lui, cercando di apparire distaccato ma rimanendo comunque nei canoni della buona educazione.

- Come stavo illustrando alla signorina Swan poco fa’, voi due siete stati scelti in base ad una rigida selezione che ha tenuto conto di vari aspetti. Da quelli comportamentali a quelli riguardanti il vostro profitto scolastico. Io e il corpo docenti abbiamo deciso che sarete voi due ad andare in Francia per una settimana, rappresentando la nostra scuola per uno scambio! –

Edward rimase in silenzio, osservando gelidamente il preside. – Lei sta scherzando, vero? –

- No, dovrei? – chiese sorridendo il preside.

- Come fa’ Isabella Swan ad essere stata scelta come studente all’altezza di rappresentare questa scuola? Su quali basi? Vorrei saperlo. –

Trasalii, voltandomi a guardarlo con rabbia. – Ho la media più alta della classe, Cullen. Ti sembrerà strano ma non sei di certo tu il cervellone della classe. Capisco che ti brucia, io ho quello che non hai tu: media alta e una vita sociale. – ringhiai offesa. Insomma, sbaglio o stava mettendo in dubbio le mie capacità? Ma come si permetteva!

- E la tua vita sociale si basa sul rovinare e giocare con la vita delle persone? – alzò la voce, stringendo forte i pugni.

Bene, una scenata davanti al preside era proprio quello che ci voleva per completare al meglio la giornata. – Si, nella lista “cose da fare”, c’è anche quello. Dovresti solamente essermi grata per quello che ho fatto, invece sputi dal piatto dove mangi. Dimmi Cullen, come ci si sente a non essere più uno sfigato additato da tutti? –

Edward spalancò la bocca, pronto a rispondermi a tono.

– Direi che potete concludere questo scambio di opinioni qua. Se avete delle incomprensioni risolvetele fuori. – ordinò con voce glaciale il preside. – Quanto a lei, signor Cullen, deve sapere che quanto detto dalla signorina Swan è vero. La sua è la più alta media della classe, per cui ha tutto il diritto di partecipare a questo scambio. –

Sorrisi vittoriosa, facendo la linguaccia in direzione di Edward. Non mi interessava essere infantile, eravamo 1 a 0 per me!

- Ma se volete la mia opinione, questa è un’opportunità unica e rara. Se avete delle divergenze farete meglio a metterle da parte e godervi questa occasione. Dietro di voi ci sono altri dieci studenti pronti a prendere il vostro posto, non siete così essenziali come pensate. –

Annuii in silenzio, incrociando le gambe. – La partenza tra quanto è prevista? –

Il preside sorrise, felice che avessimo messo da parte le nostre divergenze. – Cinque giorni. La scuola finanzierà tutto quanto, voi non sborserete nemmeno un soldo. Alloggerete in una casa studente insieme ai rappresentanti delle varie scuole del Paese. Non siete gli unici, è un’iniziativa molto estesa questa. –

- Dove sarebbe la scuola? – chiese Edward cercando di mostrarsi disinteressato alla risposta. Che idiota.

- In Francia. Parigi precisamente. È il liceo  Henri-IV. – annunciò orgoglioso, alludendo ad uno dei licei più famosi della Francia.

- Ah. – commentò stupito Edward, facendo sorridere apertamente il preside.

- La vostra è un’occasione importantissima. Non sprecatela. –

*****

- Cullen, ti dispiacerebbe spostarti dall’altra parte? Mi stai infastidendo. – sibilai, agitandomi irritata nel mio posto.

Edward, seduto accanto a me, non mi degnò di uno sguardo. Bene. Non sarei arrivata alla fine della settimana, me lo sentivo. Avrei commesso un omicidio molto prima!

– Se vuole posso scambiare il mio posto con il suo, signorina. – propose l’anziana signora seduta accanto a me, sorridendomi gentilmente.

Rivolsi uno sguardo carico d’insofferenza ad Edward che, indifferente, continuava a leggere il suo stupidissimo romanzo. Strinsi le mani a pugno, soffocando la tentazione di farglielo ingoiare di botto e soffocarlo. – Grazie. – risposi alzandomi.

- Mi scusi? Dove sta andando? – pigolò un’hostess, avvicinandosi velocemente.

La guardai, leggermente seccata. – A fare un giro, magari a scopare con qualcuno nel bagno dell’aereo. Con questa gentile signora, magari. Dove sto andando, secondo lei? La signora ha gentilmente accettato di scambiare il suo posto con il mio, fine della storia. –

L’hostess – che non avrà avuto più di venticinque anni – scosse la testa. – Questo non è possibile. Deve rimanere al posto che le è stato assegnato. Sono le regole. – mi riprese.

Le scoccai un’occhiata assassina, indicando Cullen. – Io vicino a lui non ci rimango. Voglio cambiare posto. – sibilai.

L’hostess guardò Edward, mostrando un po’ troppo interesse. – Beh, qual è il problema? Come mai non vuole rimanere vicino questo ragazzo? – chiese, osservandolo civettuola.

- Siamo forse all’angolo confidenze? A me non sembra, si faccia un pacco di cazzi suoi, grazie. Non voglio rimanerci, punto e basta! – protestai, iniziando a perdere la pazienza. Insomma, non mi sembrava di chiedere chissà cosa, solo di cambiare posto!

- Mi dispiace ma la prassi è questa. Lei deve rimanere al suo posto, così come la signora. – le scoccò un’occhiata di rimprovero. – Anche se non vuole rimanere vicino questo ragazzo, dovrà stringere i denti e sopportarlo sino all’atterraggio. – guardò Edward famelica, irritandomi ancora di più. Ma come si permetteva!

- Facciamo che lei si gira e non ha visto nulla? Così siamo contenti tutti? – tentai, decisa come non mai ad ottenere un altro posto.

- Swan, ma la pianti o no? Stai dimostrando per l’ennesima volta di essere una stupida scema. – Edward chiuse con uno scatto il romanzo, squadrandomi da capo a piedi. – Stai facendo perdere tempo alla signorina, vedi di smetterla. –

L’hostess ridacchiò, sfoggiando la professionalità di un cane in calore. – Ma si figuri, sono abituata a trattare con tanti di quei bambini! –

Mi voltai di scatto, guardandola a bocca aperta. – Mi hai appena dato della bambina? Ho forse capito male? – ringhiai, avanzando minacciosamente verso di lei ed intenzionata a spaccarle la faccia con un bel destro.

- Ma la vuoi smettere si o no? – perse la pazienza Edward, afferrandomi per i fianchi e riportandomi seduta. Che il mio fianco si schiantò contro il bracciolo era un dettaglio superfluo.

- Mi ha dato della bambina! – ringhiai, facendo schioccare minacciosamente le nocche.

- Perché è quello che sei, e facendo così non fai che darle adito. Vedi di smetterla, stai dando spettacolo. – sibilò al mio orecchio, indicando con un cenno tutti i passeggeri del volo, impegnati a commentare l’allegro siparietto.

- Tsè. – masticai tra i denti, sotterrando l’ascia di guerra e abbandonandomi sconfitta al mio posto.

Sarebbe stata una settimana molto lunga, me lo sentivo.

*****

- Pensi che ti verrà un accidente al braccio se mi aiuti? – affannai, trascinandomi dietro tre valigie. Edward, davanti a me, camminava con nonchalance, ignorando il mio arrancare a fatica.

Ma si poteva essere così stronzi?

Non credo.

- Cullen, guarda che dico a te! – strillai, perdendo la pazienza e bloccandomi nel bel mezzo dell’aeroporto. Parecchie persone si voltarono, osservandomi turbati.

- Hai finito di strillare come un’oca? Non ti sopporto più, dannazione! – ringhiò, degnandomi della sua onnipotente attenzione. Visto? Quanto ci voleva a rispondere?

- Dammi una mano, non ce la faccio più! – mi lagnai, osservandolo come un cucciolo bisognoso d’aiuto.

- Non se ne parla, avresti evitato di portarti dietro tutta la casa e ora non avresti tutti questi problemi. – commentò impietoso, guardandomi indifferente. Ma che enorme stronzo!

- Sto per morire d’infarto, ti costa molto aiutarmi? Non credo. Quindi se non hai intenzione di lasciarmi a marcire qui, sei pregato di darmi una mano. – ormai ne ero certa, avrei passato la mia vita in carcere con l’accusa di omicidio.

- Stai iniziando a seccarmi seriamente, Swan. – commentò, vicino a cedere. Anche perché non avevo alcuna intenzione di muovermi da lì, quindi se non voleva dormire in aeroporto doveva per forza aiutarmi.

- E tu stai iniziando ad irritarmi seriamente, Cullen. – risposi, facendoli il verso.

Sbuffando sonoramente si avvicinò, afferrando la valigia più pesante e iniziando a camminare verso l’uscita. – Datti una mossa. – masticò tra i denti, facendo strada.

Sorrisi vittoriosa, riprendendo a camminare. – Ehi, ma tu sai dove dobbiamo andare? – chiesi, rendendomi conto solo in quel momento di non avere la più pallida idea di dove andare. Insomma, nei giorni prima della partenza mi ero informata solamente circa locali e discoteche. Il resto mi sembrava superfluo.

Edward si bloccò, osservandomi allibito. – Mi stai dicendo che non sai dove dobbiamo andare? –

Ok, sinceramente parlando, ero un pochino in imbarazzo. – Emh… no, non ne ho idea. Non avuto tempo di fare ricerche o roba simile. – mi giustificai.

Edward mi scrutò attentamente, analizzandomi. – Stavi cercando locali e discoteche. Sbaglio? –

Oh, andiamo! Ma avevo un cartello sulla fronte?! – Tsè, cosa te lo fa’ pensare? – borbottai, evitando con tutta me stessa il suo sguardo.

- Tu. – rispose semplicemente. – Visto che non hai fatto nessuna ricerca o roba simile, è del tutto inutile che io ti spieghi dove stiamo andando. Seguimi e basta. – ordinò con aria di superiorità.

- Non è che mi fidi molto, ma vabbé. Peggio di così non potrebbe comunque andare… - borbottai afflitta, seguendolo.

****

- Se è uno scherzo, sappia che non è divertente. – commentai a denti stretti, incenerendo con lo sguardo il vecchietto dinanzi a me.

- No, non è uno scherzo, signorina. – rispose leggermente teso. – Questa è la vostra camera. Non c’è nessuno scherzo. –

Ora, questo era di sicuro uno scherzo. Non importava quello che diceva quel vecchio idiota, quello era uno scherzo in piena regola.

Io NON potevo dividere la camera con Cullen per ben sette giorni.

NON. POTEVO.

L’avrei di sicuro ucciso prima.

- Signore, quello che la mia amica sta cercando di dire è che è impossibile che io e lei dobbiamo dividere la stanza. Non sarebbe molto etico, specie per una scuola di tale livello. Non è consono che una ragazza e un ragazzo vivano nella stessa stanza, tutto qui. – disse Edward, sfoggiando una buona dose di diplomazia.

Il vecchio sorrise. In maniera a dir poco agghiacciante, aggiungerei. – Dovreste essere contenti, giovani. Siete a Parigi, la città dell’amore, e per di più nella stessa camera. Cosa volete di più? –

Prima di rendermene conto, stavo strillando come una pazza. – UNA CAMERA SEPARATA, ECCO COSA! IO NON DORMIRò CON CULLEN!! – ringhiai, avanzando minacciosamente verso di lui. Calcolai altezza, età e peso del vecchio. Bene, l’avrei steso senza problemi.

- Bella. Piantala. – sibilò Edward, scoccandomi un’occhiata assassina.

- No, piantala un cazzo! O ci danno due camere o me ne torno a Forks con il primo aereo, chiaro? Non ci sto a questa cazzata, per niente. – strillai.

- Vai a fare un giro, Bella. È meglio. – mormorò Edward, passandosi stancamente una mano sul viso.

- Vai a fare il culo, Edward! Voglio un’altra camera, punto e basta! –

- Signorina. – si intromise quel vecchio stupido. Non capiva che io e Cullen non eravamo affatto una coppia? Non era forse chiaro come il sole? E poi mi veniva a parlare di città dell’amore e stronzate simili. Ma per favore… - Non ci sono altre stanze, sono tutte occupate dagli studenti. Ma vorrei farle notare che i letti sono separati, si tratta solamente di dividere la stanza. Nient’altro. –

Lo osservai allibita. – Nient’altro? Ah no, perché doveva pure esserci qualcos’altro?! – chiesi ironicamente.

- Va bene. Ci dia le chiavi. – mormorò Edward, allungando la mano.

- Ehi! Che cazzo fai? – urlai, osservandolo sconvolta. Aveva davvero intenzione di prendere quelle chiavi? Ma era impazzito del tutto?!

- Se vuoi dormire in corridoio accomodati pure. Io voglio farmi una doccia e riposarmi, mi hai stancato. Non hanno altre camere, mi sembra stupido continuare a discutere. – iniziavo seriamente ad odiare quella sua aria da superiorità.

- Non arriveremo alla fine della settimana e lo sa bene. Uno di noi due ucciderà l’altro. – dissi seriamente, ignorando le occhiate sconvolte del vecchio.

- Poco male, spero di arrivare alla fine e di sopravvivere. – rispose Edward, afferrando le valigie – tra cui la mia – e iniziando a dirigersi verso la nostra camera.

Era alla fine di un lungo corridoio, vicino un’uscita di sicurezza.

Aveva le pareti color panna e due letti singoli posti al centro. Due armadi, due comodini, due poltrone. Insomma, due di tutto, tranne…

- C’è un solo bagno. – sibilai, piazzandomi dinanzi a lui con le mani sui fianchi.

- Ti stupisce? – chiese Edward, sistemando le sue cose.

- No, non mi stupisce. Ma è un altro dei motivi per cui odio questo posto. La lista inizia ad essere bella lunga. – commentai a denti stretti, guardando attorno seccata.

L’entusiasmo per Parigi, il viaggio e compagnia bella era andato decisamente al diavolo. Ed eravamo solo all’inizio, oltretutto!

- Come vuoi. Senti, vado a farmi una doccia. Ti serve il bagno? – chiese, mettendo da parte una maglietta nera e dei calzoncini blu. I boxer svettavano sul mucchio.

- No, vai tu. – risposi, lanciandomi nel letto e chiudendo gli occhi. Lo sentii rispondere qualcosa, ma non vi prestai molta attenzione. Chiusi gli occhi e mi addormentai placidamente.

*****

Mi svegliai un ora dopo, alzandomi di scatto e osservandomi spaventata attorno.

Ci misi qualche minuto a rendermi conto di dov’ero, realizzando che ero a Parigi con Edward Cullen. Avevo un mal di testa martellante, come se fossi reduce da una sbronza colossale.

- Cazzo… - borbottai infastidita, sfregandomi energicamente gli occhi.

Mi guardai attorno, cercando Edward. Poco distante da me, abbracciato al cuscino, russava leggermente, dormendo beato. Aveva i capelli più scuri, bagnati a causa della doccia fatta poco prima.

Era così bello. Il suo viso era rilassato, senza i segni d’insofferenza presenti quando era sveglio. Scesi in silenzio dal letto, gattonando verso di lui.

Misi le mani sul letto, incrociandole e mettendovi sopra il mento. Iniziai ad osservarlo, analizzando il suo viso in tutti i minimi particolari. Aveva una piccola cicatrice sul sopraciglio destro, segno di chissà quale incidente.

Fissai con insistenza le sue labbra socchiuse, leccando di riflesso le mie.

Dio, quanto avevo voglia di baciarlo!

Avrei fatto qualche sciocchezza prima della fine di quel viaggio, me lo sentivo.

E non parlavo di uccidere Edward, anzi. Parlavo di ucciderlo di baci, di carezze. Di renderlo mio. Di farlo innamorare follemente di me.

Lo volevo. Punto.

Non mi interessava altro.

Edward si agitò nel sonno, spaventandomi. Corsi in bagno, timorosa di essere scoperta durante la mia contemplazione. Una cosa così sarebbe stata un pochino dura da spiegare.

Mi lasciai scivolare a terra, stringendo al petto le ginocchia.

Dovevo averlo. Avrei usato quella settimana per farlo mio, non c’era altra scelta.

Edward Cullen sarebbe caduto ai miei piedi!

*************

** Note **

Sera a tutti! ^_^
Oggi mentre scrivevo il Pov Alice della ff, ho avuto una fulminazione per quello di Bella! Per cui mi sono detta: mettiamolo per iscritto e diamo la precedenza a lei! >__<
Ora... sappiate che per la coppia Bells/Eddy è in arrivo una svolta decisiva...
Location? Beh, penso sia ovvio: Parigi!! *__*
Non a caso i due sono in stanza insieme, no? ^__-
Vi dico solo una cosa, torneranno a Forks in rapporti mooolto diversi rispetto a quelli con cui sono partiti... non dico nullaaaaaa!! xD
Per chi mi ha contatta disperata, dico subito che il temporaneo passaggio da Rating arancione a rosso era stato deciso dall'amministrazione a causa di alcune scene presenti in alcuni chappy... parlando con Erika, mi ha gentilmente suggerito di mettere tali scene in una parte Rossa, separata da questa.
Per tale motivo è nata "Scommettiamo? - scene estese" Che comprende le scene che verranno censurate qui.
Mi spiace dover apportare delle censure, ma è comunque necessario affinchè anche i lettori minorenni possano conoscere lo sviluppo della storia. Spero apprezziate e non me ne vogliate. ^__^
Per chi me l'ha chiesto:
Il mio contatto msn è: vale_cullen@live.it.
Contattatemi, mi farebbe molto piacere. In privato vi darò anche il contatto su FB, in quanto passo molto più tempo lì e quindi mi trovate più facilmente lì. ^__^

- RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

@ piccola_pokemon:  Ciao cara! Beh, per Alice/Jazz dovete aspettare al prossimo giro. Come qualcuno ha intuito, ci saranno parecchi problemi con la polizia, che dalla coppia Eddy/Bells verranno affrontati successivamente, a causa del viaggio. ^_^

@  ross_ana: Tesoro, ciao! Guarda, il chappy scorso è stato scritto in una disposizione d'animo rabbioso! Sai i momenti in cui vorresti avere una mazza da baseball tra le mani? Ecco, in uno simile... -.-"  Kiss

@  Isangel: Eh no, Pov Bella! Spero non te ne dispiaccia, ma quando l'ispirazione chiama... ^__-

@  __GiAdA__:  Ciao! Grazie, sei stata molto gentile... io mi chiedo: quando la finisco e leggerò per intero, che schifezza mi ritroverò davanti?? @.@

@  grepattz:  Da appendere alla finestra? Io direi da * si lancia in un lungo elenco di torture*... una cosa così, insomma... ^__^  Beh si, Swan e Cullen sono innamorati, ma l'orgoglio è una brutta bestia. Resta da vedere se sapranno metterlo da parte o meno! Baci

@  cussolettapink:  Grazie! ^//^  Ne sono felice!

@  TheDuck: Si dai, si soffre perchè poi il lieto fine è più bello!! ^__-

@  vannyp1987: Grazie, sono felice che ti piaccia! Beh, la loro è una strada tutta in salita... Bells ha come location Parigi, la città dell'amore! Se non lo riconquista lì, siamo persi!! xD

@ erigre: Ohilà, noi ci siamo già sentite per la questione rating... tutto risolto, visto?! ^_^  Beh, per l'odio verso i due idioti... aspettate, porteranno parecchi guai ai Cullen!!

@  kandy_angel: Grazie! ^__^

@ Jenny95: Come disse qualcuno, chi la fa'... l'aspetti!! ^_-

@  Nessie93: Tesoro, il lieto fine c'è di sicuro! Emmy-pooh è rimasto calmo, penso che l'indifferenza sia l'arma peggiore in certe occasioni! Il dialogo in macchina? Beh, visto come si sono ritrovati ad inizio chappy, non era un gran che. saprete tutto nel Pov Alice! Baci tesoro.

@  lellina95: Ciao cara... Si tranquilla, si sistema tutto! Sono una fan del lieto fine... ^__^

@  hale1843: Love, ciao! Sempre troppo buona tu! >__<  Beh, vedi... come ho detto, questo viaggio porterà a nuove svolte... eh, lo ammetto, la mia mente geniale ha partorito questa idea alle 11.12 di stamattina!! @.@  Ora non resta che leggere, no? ^__-  Kiss kissssssss

@ Soffiotta: figurati tesoro, grazie a te del sostegno! ^__^

@  Giulia miao: Si, tranquilla... Si sistemerà tutto a tempo debito!!

@ piccolinainnamora: Oddio tesoro, addirittura un libro?? O_O  No, non credo di esserne in grado... ne ho di strada da fare... chilometri e chilometri!! Ma se prometti di comprarlo... ihihhihihi!! ^__-  Baci

@  piccolananina: Ciao cara...no, penso sia un dato di fatto e non un tuo assurdo pensiero... ma dovete anche capire che tra scuola e vita privata il tempo si riduce, e non posso stare sempre al pc... anche perchè poi gli amici vengono a prendermi per le orecchie!! >__<  Dai, stavolta ho fatto super in fretta, no? Appena 7 giorni... ^__^

@ Uchiha_chan: Nonnina! Grazie, felice che ti sia piaciuto... Beh, mi conosci, no? Da fan di "Arancia Meccanica" e di Alex, un pò di sana ultra violenza ci voleva proprio!! >__<  Spero di sentirti presto, msn non collabora ultimamente!! è__é  

@  Crosty:  Tranquilla, si sistema tutto!! ^_-

@   Nessie93: Tesoro, come ho detto il cambio temporaneo del rating era stato deciso dall'amministrazione e non da me. Come vedi ho trovato una soluzione, per cui ci sentiamo ancora qua! ^__-

@  LittleWhiteAngel: Tranquilla, da super fan del lieto fine posso dirti che si sistemerà tutto... a tempo debito, ovviamente...

@  littlemoonstar: Come faccio? Beh, dipende tutto dalla mia disposizione d'animo del momento. Quando ho scritto quel capitolo ero piuttosto rabbiosa, per cui ogni parola trasudava rabbia e violenza. Poi sono lentamente passata alla tristezza e alla frustazione. Non è difficile, ho solamente messo per iscritto e sfogato le emozioni che avevo dentro! ^__^  Ecco il Pov Bells... Preparatevi... ihihihi ^__-

@ Sissi_Cullen: Eh si, ai due idioti le botte non basterebbero mai... -.-   Ora bisogna vedere come se la cava Bells nella missione: seduciamo Edward!! >__<  Kiss

@  Principessina_Stronza:  beh, direi con il vecchio metodo: seduzione e tanta pazienza! Poi Bells sta pure a Parigi, quindi sta su un bel terreno!!

@  para79p: Tesoro, ecco qui!! Addirittura con i tuoi libri?? Poverini, che smacco per loro!! avere una tale schifezza vicino! >__< Beh, direi tristi tristi non proprio, anzi! Bells è decisa come non mai a fare suo Edward!! vai Bellsssssssssssssssssssss!! Yeah! ^_^""  Grazie per i mille complimenti, troppo gentile! Un bacione

@ eLi__xD: Ciao! Si, ora sto meglio, grazie dell'interessamento! E felice che la storia ti piaccia!

@ Ed4e: Brava sister, hai super indovinato... saranno cazzi amari con gli sbirri!! ^___-

@ marty sweet princess: Povera però ti vuoi proprio male eh!! Leggere sta roba mentre stai malata, mado!! XD  Felice che ti piaccia... ^_^

@ stezietta w: Pesca pazza, stati buona lì!! Mi spaventi sempre di più, sai?! Ma quale spalla su cui piangere, poveri Cullen... saresti la loro rovina!! =P Baci tesoro, ci sentiamo presto via sms...

@  la matta: Grazie mille! ^__^

@  DarkViolet92: Grazie mille cara... >_<

@  Miroku90: A te ti ha colpito la mia storia? E a me il tuo nick!! Non mi dire, sei un fan del monaco pervertito!! >__<  I love Miroku!! Muahahaahah!!  Un grande, semplicemente un grande... "Signorina, vuole fare un figlio con me?" BUAHAHAHAHAHAHAHA!! *_*   
Ok, e dopo sta parentesi che non c'attaccava a nulla... Beh... che dire... felice che la storia ti piaccia, circa il linguaggio, me l'hanno detto spesso... ma io credo che non serva riempire i dialoghi di belle parole e bla bla, nel 2010 il linguaggio dei giovani è questo! O per lo meno, il mio e quello della mia comitiva è questo... Certe frasi se non hanno parolacce - ancor di più in dialetto - non rendono... Poi ovviamente è questione di gusti, per carità! C'è chi le usa e chi no... Grazie dei complimenti, continua a seguirmi e aggiorna presto la tua!! Kiss

@  LaMiry: Offesa? per carità, sono altre le cose che offendono... Hai giustamente espresso la tua opinione, fai bene... ma penso che se una ff sia ambientata ai giorni nostri, debba avere un linguaggio tale... Parla una che usa una montagna di parolacce, sono una dallo scatto facile insomma... ^__^""  Sono felice che la storia ti piaccia, e ancor di più che tu abbia espresso la tua opinione, per cui non farti problemi... baci

@  ShalalaPau: Ecco quiiii!!

@  serpeinseno: ehehehe... quella scintilla Bells la riaccende a Parigi... ^__-  Non dico altrooooo!!

@  RenesmeeBlack: No dai... non sono proprio proprio spariti... temporaneamente andati va meglio?! =P  Dai, tranquilla... ti prometto che si sistema tutto! Parola mia! ^__^

- Ed eccoci qui... volevo chiedervi una cosa... preferite che passi al Pov Alice & Rose, o che prima narri del viaggio a Parigi senza interruzioni??
Fatemi sapere, la scelta a voi.
Bacioni a tutti!!
Vale_cullen1992

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: Segnali? Quali? ***


scommett capitol 18
Dedicato a Miroku90, enigre, erika1975, chanellina94, TheDuck, Lady Femke & Lellina95
Grazie per il vostro super sostegno!!

^__^

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 18:  Segnali? Quali?

Pov Bella



- È tardi. –

- Non so se hai visto che ore sono, ma rischiamo di arrivare tardi all’incontro. Datti una mossa o ti lascio qui. La tua presenza, infondo, è superflua. –

- Tre secondi e ti butto giù a calci da quel letto, e non sto scherzando. –

- Bene, l’hai voluto tu! Uno… -

- Due… -

- Tre!! –

Il mio sedere che si schiantò al pavimento con un gran fracasso, sarebbe rimasto agli annali. Poco ma sicuro. E anche la mia irritazione. – Ma che cazzo fai, stronzo! – strillai, massaggiandomi la parte lesa.

Dinanzi a me Cullen, con il sorriso più bastardo che un essere umano potesse mettere su. Braccia conserte e aria da superiorità. L’avrei preso a calci in culo molto, ma molto, volentieri.

Ridacchiò, decisamente divertito. – Beh, perché quella faccia? Sbaglio o ti avevo avvisata che ti buttavo giù a calci?! Dovevi prepararti psicologicamente, no? -  

Mi alzai di scatto, sciogliendomi dal groviglio di coperte che mi avvolgeva come un bozzolo. – Che cazzo ci trovi di divertente, eh? Mi potevo fare male sul serio, idiota. – sbraitai, sistemando di bene in meglio il pigiama azzurro.

- Senti, è tardi e rischiamo di arrivare in ritardo al raduno. Puoi darti una mossa, gentilmente?! Me ne vado e ti lascio qui se non sei pronta entro tre secondi. –

Ero sicura che il mio sguardo esprimesse tutta la voglia di prenderlo a calci, che in quel momento mi stava dominando.

Afferrai con stizza il beauty-case, chiudendomi in bagno. La porta che sbattè con forza, era un chiaro tentativo di esternare la mia palese irritazione. Mi sciacquai con forza il viso, usando una buona dose di acqua calda. C’era, tanto valeva approfittarne.

Uscii qualche minuto dopo, dirigendomi velocemente all’armadio e fissandolo in silenzio. Ora. Che cazzo mi mettevo? Questo era, decisamente, un bel dilemma.

- Ti ci vuole ancora molto? – sibilò irritato Edward, seduto a gambe incrociate sul suo letto.

Non lo degnai di uno sguardo. – Mi devo concentrare, non posso di certo andare in giro vestita come una barbona! Siamo a Parigi, devo sfoggiare tutto il mio stile e la mia fantastica personalità. – mi vantai, osservando con interesse una mini gonna a scacchi.

- Puoi avere tutto lo stile che vuoi, peccato che vada a farsi benedire appena apri la bocca per parlare. – mi sfotté. Non risposi, alzando il medio e mostrandoglielo.

- Andata! – borbottai, afferrando la gonna e un maglioncino a collo alto nero. Mi levai il pigiama, infischiandomene della presenza di Cullen lì vicino. Anzi, meglio, chissà che non venisse assalito dall’improvvisa voglia di avermi. Da uno come lui ne dubitavo, ma la speranza era sempre l’ultima a morire.

- Sbaglio o hai messo su peso? – mi chiese con cattiveria, osservandomi sfrontatamente i fianchi.

- Senti… - ringhiai, tremando indignata e girandomi ad osservarlo con astio. – Affogati, e liberami della tua stupida e inutile presenza. Almeno in questo puoi accontentarmi, gentilmente? –

Edward ridacchiò, decisamente divertito. – Colpita nel vivo? Si, decisamente. Più ti guardo e più ne sono certo, hai messo su qualche chiletto. –

- Le donne vere hanno le curve. Le ossa che vadano ai cani. – sibilai, afferrando la borsa e uscendo a passo di marcia dalla stanza.

Era ufficiale.

Edward Cullen era un emerito idiota incapace di cogliere i messaggi che con tanta intensità gli inviavo. Se io e il mio corpo urlavamo: siamo qui, prendici! Fai di noi quello che vuoi!

Lui sapeva cogliere, al massimo,  un: andiamo a fare colazione?

Aveva ancora tanta, ma tanta strada da fare nel campo delle ragazze.


****

- Questo posto è libero? –

Una voce sensuale e dal tono malizioso mi richiamò dal pianeta TSCED“ ovvero: Tecniche Seduzione Conquista Edward Cullen”, in cui vagavo, già da un po’, a ruota libera.

Spalancai la bocca, osservando incantata il ragazzo dinanzi a me: capelli castani e occhi incredibilmente azzurri. Di ghiaccio. Indossava un maglione nero con lo stemma di una famosa scuola inglese, ma in quel momento il mio cervello era troppo impegnato a scannerizzarlo, per pensare di dove fosse.

- Emh… - borbottai, non appena mi ripresi. – No, non è occupato. Prego. – mormorai, togliendo la borsa e riportando lo sguardo al palco, dove alcuni docenti francesi stavano cercando di convincere l’impianto audio a funzionare.

- Grazie. Piacere, mi chiamo Robert. – mi tese la mano, sorridendo cordialmente.

- Bella. – mi presentai, stringendola.

- Prego? – chiese, sorridendo leggermente confuso.

- Mi chiamo Isabella, ma tutti mi chiamano Bella. – spiegai.

Ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli. – Scusa, non avevo ben capito che volevi dire. Pardon. –

Ora. Quel suo sorriso mi stava infiammando un po’ troppo, e la cosa non andava poi così bene. L’avrei violentato prima della fine della settimana, me lo sentivo. E questo non coincideva affatto con il programma di riconquista di Cullen.

- Scusa ma quello è il mio posto. – ringhiò una voce dietro di noi.

Ci girammo in contemporanea, fissando il volto livido di Edward. Tra le mani reggeva gli opuscoli che era andato a prendere in  segreteria. Gli stringeva con forza, come a volerne fare una polverina sottile. Ahia. Cattivo segno.  – Dovresti cercare un altro posto, spiacente per te. – aggiunse, assottigliando lo sguardo.

- Prego? La signorina, Bella. – sorrise nella mia direzione, facendomi sciogliere. – Ha detto che il posto era libero. Perché dovrei cedertelo, scusa? – malgrado usasse un tono di voce calmo e cortese, nella sua voce c’era una nota di sfida.

- Perché la signorina, Bella. – lo sguardo che mi rivolse era di fuoco, e di certo non del tipo che avrei voluto io. – È la mia compagna di viaggio, quindi quello è il mio posto. – ma che bellezza, due ragazzi che lottavano per me! Che sogno!

- Sono sicuro che troverai tranquillamente un altro posto. – rispose indifferente Robert, voltandosi verso il palco e chiudendo la conversazione.

- Lo penso anch’io, quindi fuori da coglioni. – ringhiò Edward, per niente deciso a mollare. Era decisamente strano sentirlo parlare in quella maniera, tra i due, quella volgare ero di sicuro io.

- Signori, benvenuti… - iniziò il preside della scuola.

- Togliti! – sibilò ancora Edward, guardandolo con urgenza. Ormai tutti avevano preso posto, erano ancora pochi quelli in piedi.

- Stai disturbando tutti. Vai a sederti da qualche parte e piantala di rompere. – ordinò con aria di superiorità Robert, irritandomi a morte. Insomma, chi si credeva di essere questo pallone gonfiato? D’accordo, era di sicuro un bel ragazzo, ma nessuno lo autorizzava a trattare gli altri in quel modo.

- Andiamo Edward, cerchiamo due posti. – mormorai per non disturbare nessuno, alzandomi e afferrando la sua mano.

- No… Bella! Lascialo perdere e rimani qui con me! – piagnucolò l’inglese, guardandomi supplichevole. Accanto a me Edward sghignazzò, decisamente soddisfatto.

- No, spiacente. Ma non mi piacciono le persone come te. Sei un po’ troppo idiota. Ci si vede. – iniziai a salire le scale della sala, adocchiando alcuni posti in ultima fila. Sarebbe stato seccante, da lì non avrei sentito molto, ma il viaggio era in compagnia di Cullen. Era inutile separarci o litigare, dovevamo trovare un punto d’incontro.

Tolsi con un gesto d’insofferenza la borsa, gettandola a terra e sedendomi scompostamente sulla poltroncina rossa dell’auditorium. Edward mi guardò fisso, senza una precisa espressione sul viso. – Beh, che vuoi? – chiesi, osservandolo malamente. Odiavo la gente che mi fissava in quel modo. Era irritante.

- Come mai sei venuta con me e non sei rimasta con quel damerino inglese? Sbaglio o la sua presenza ti era molto gradita? – chiese, calcando con disprezzo la parte sul damerino.

Sospirai, seccata dalla domanda. – Perché, come hai detto tu, sto facendo questa esperienza con te. Mi sembrava stupido continuare quella discussione, per cui ho optato per la scelta più intelligente e pacifica. Diplomazia Cullen, ogni tanto ne faccio sfoggio anche io. –

Edward sollevò un sopraciglio, scettico. – Bella risposta. Ora, perché non tenti con la risposta seria e sincera? –

Scattai con la schiena, irrigidendomi offesa. – Grazie per l’altissima opinione che hai di me. Peccato che ho detto la verità, poi sei libero di credere quello che vuoi. – insomma, ma come si permetteva! Mi aveva appena dato della bugiarda! E dell’insensibile stronza, oltretutto!

- Scusa. – borbottò, spostando lo sguardo. – Mi viene solamente difficile credere che tu sia portata a scegliere me e non un bel ragazzo come quello. Niente, lascia perdere. Fai come se non ho detto nulla. –

Rimasi in silenzio, colpita da tali parole. Non me ne ero resa mai conto, ma le ferite che Edward portava dentro di sé erano più profonde di quanto io stessa immaginassi. Quelle ferite, oltretutto, erano state inferte da me e da quelle persone simili a me.

Lo avevamo distrutto dentro, minando alla base la sua sicurezza e stima personale. L’avevamo reso insicuro, l’avevamo rovinato.

Era dura convivere con questa consapevolezza.

- Oh, finalmente siamo riusciti a far funzionare questo stupido impianto! – ridacchiò il preside, un uomo baffuto e dall’ampia pancia. Aveva un aria simpatica, a primo impatto faceva una bella impressione. – Benvenuti nella mia scuola! Felice di accogliervi tra noi! – dalla sala si levò un educato applauso.

- In questa settimana avrete modo di conoscere la nostra vita scolastica, sicuramente differente dalla vostra. Conoscerete nuove persone e avrete modo di fare delle bellissime esperienze che vi accresceranno di sicuro! –

Si voltò, afferrando un foglio sul tavolo. Inforcò degli occhiali, osservandoci. – Questo, è il regolamento della scuola, ragazzi.

Anche qui siete tenuti a rispettare delle regole, semplici e basilari. Non avrete il coprifuoco, siamo del parere che siate abbastanza maturi e responsabili da gestirvi da soli. Sono però vietate feste e, maggiormente, il consumo di sostanze stupefacenti e alcoliche nei locali della scuola. Nelle stanze, inoltre, è vietato l’ingresso agli sconosciuti per motivi di sicurezza personale.

Le restanti sono solamente normali norme di sicurezza, comuni in tutte le scuole. Oggi vi sarà lasciata la giornata libera, ma da domani sarete tenuti a seguire alcuni corsi. Buon divertimento. –

Nella sala si levò un basso mormorio, risultato del fondersi di lingue diverse. Edward mi guardò, pensieroso. – Quindi oggi niente corsi. Che si fa’? –

Sollevai le spalle. – Magari andiamo a fare colazione, tanto per iniziare. Poi magari ci facciamo un giretto da qualche parte, dobbiamo pur visitare il posto. –

Edward annuì, alzandosi. – Ho visto un locale abbastanza carino, qui vicino. Magari possiamo andare lì. –

- D’accordo, perché no. –

Scendemmo velocemente le scale, inoltrandoci nella calca di studenti che premeva per uscire dalla sala. Fu decisamente dura trattenersi dal prendere a calci la gente che spingeva insistentemente, ma uno sguardo ammonitore di Edward bastò a farmi stare buona. Meglio evitare le risse in territorio straniero.

Attraversammo il prato della scuola, camminando tranquillamente lungo le strade parigine. Eravamo in silenzio, l’unico dettaglio che avrei volentieri evitato. Odiavo i silenzi, Edward avrebbe dovuto capirlo, a quel punto.

- Come sta Newton? – chiese con voce incolore, spezzando il silenzio. Evitai il suo sguardo, pregando mentalmente in un nuovo silenzio. Era di sicuro preferibile a quelle stupide domande.

- Non lo so. Sua madre ha chiamato poco prima della mia partenza, a quanto pare lui e Royce erano ancora in ospedale. Voleva sapere cos’era successo, così da sporgere denuncia alla polizia. – illustrai distaccata.

Edward contrasse la mascella, senza rispondere. Il suo nervosismo era palese, trasudava da ogni gesto del suo corpo.

- I tuoi sanno qualcosa? – chiesi poco dopo.

Scosse il capo, aspettando che il semaforo diventasse verde. – No, non ho detto nulla. Immagino che lo sapranno a breve, ho preferito non aggravare la cosa. Mia madre era già abbastanza agitata a causa della partenza, non era proprio il caso di tirare fuori quella faccenda. –

Non risposi. Non sapevo proprio cosa dire, in fin dei conti rischiava grosso e la colpa era, ancora una volta, la mia.

- Ecco, il locale è quello. – annunciò allegro Edward, indicando un edificio lì vicino.

Era in mattoni rossi, con un'insegna rossa e una vetrina colorata. All’interno e all’esterno vi erano numerosi tavolini occupati da alcune famigliole. Ci sedemmo all’esterno, godendo dei tiepidi raggi di sole che era chiaramente impossibile trovare a Forks.

- Prego, volete ordinare? – una donna grassa e dal viso gentile ci raggiunse quasi subito, sorridendo cordialmente.

- Per me un cappuccino e un croissant alla crema. – ordinò Edward.

- Anche per me, grazie. – confermai. Non era male l’ordinazione di Cullen, anzi. Mi attirava proprio.

- Oh, eccola lì! È quella la Dea che ha rapito il mio cuore. – annunciò teatralmente una voce, facendo girare tutti i presenti. Impallidii quando, dinanzi a me, si parò Robert in compagnia di alcuni ragazzi. Stava iniziando a diventare seccante la sua presenza.

- Di sicuro hai sbagliato persona. Io? Una Dea? Quanto non mi conosci. – lo sfottei, ridendogli in faccia. Edward, accanto a me, seguiva la scena in silenzio.

- Oh si, non ti conosco. Ma intendo rimediare, mia bellissima. – mormorò, osservandomi languidamente.

- Sai. – intervenne Edward. – Inizi ad essere seccante, oltre che ridicolo. Non ti infastidisce nemmeno un po’ essere rifiutato in maniera così chiara e palese? Anche un cieco capirebbe che lei non è interessata minimamente a te. – la sua voce era sprezzante, l’intento era chiaramente quello di farsi beffe di lui.

- Tu non ti sei ancora stufato di essere il suo cagnolino? Non hai forse capito che una così non te la darà mai? – rise sguaitamente, infiammandomi.

- Perché non vai a farti fottere, idiota! Non stai parlando di una puttana, morditi la lingua la prossima volta. – ringhia, pronta a sbattergli una sedia sulla testa.

- Ehi, calma. – mise le mani avanti. – Io non intendevo mica offenderti! Il mio commento era diretto a questo sfigato! –

Edward si alzò con uno scatto, afferrandolo per la maglia. Lo avvicinò al suo viso, osservandolo minacciosamente. – Come mi hai chiamato? –

- Edward. – lo richiamai, alzandomi e guardandomi agitata attorno. Alcune persone si stavano consultando su cosa fare, e questo era un cattivo segno. Stavamo attirando un po’ troppo l’attenzione, oltretutto per un motivo futile. Edward avrebbe avuto i suoi problemi con la polizia al rientro, non era il caso di finire nelle mire anche di quella parigina.

- Allora? Non parli più? – ringhiò Edward, stringendo la presa.

- Edward! – lo richiamai, usando un tono decisamente preoccupato. – Lascialo perdere, ci stanno guardando tutti. Se chiamano gli sbirri siamo nei casini, smettila! – gli tirai la giacca, cercando di farlo smettere.

Lo lasciò andare con un gesto seccato della mano, guardandolo però in cagnesco. – Stai attento a quello che fai, damerino inglese. Non potrebbe andarti così bene la prossima volta. Le risse nei vicoli bui sono piuttosto frequenti. –

Robert lo guardò allibito. – Tu hai problemi. Ma di quelli gravi, lasciatelo dire. Per una battutina reagisci così? Dovresti farti visitare, ne hai bisogno. –

- Prego? Allora non hai ben capito, non mi sono spiegato bene! Devi portarmi rispetto, chiaro? – ringhiò Edward, avvicinandosi nuovamente al suo viso.

- Ragazzi, ecco le ordinazioni. Oh! C’è qualche problema, forse? – la voce della donna la diceva decisamente lunga.

- No, nessuno. -  mormorò Edward, fissando con astio Robert e sedendosi al suo posto.

- Meglio così. – sorrise falsamente lei, mettendoci dinanzi la colazione.

- Grazie. – borbottai, stressata alla grande. Ci mancavano soltanto i dissapori tra ragazzi, per completare il quadretto di “Settimana D’Inferno”.

Robert si dileguò in tutta fretta, lasciando dietro di sé un clima teso e pesante. Gli avrei spaccato la faccia molto volentieri, poco ma sicuro.

- Stai bene? – chiesi ad Edward, osservandolo in viso. Era livido.

- Si, sto bene. Non tollero certe parole. Non più. – sputò a denti stretti. Lo osservai, non capendo. – Mi riferisco al termine sfigato. –

- Ah. –

Fu tutto quello che riuscii a dire in quel momento. Mi sentivo sempre peggio. Non conoscevo il dolore e la sofferenza patita in quegli anni da Edward, toccarne e conoscerne una minima parte mi stava logorando.

Cosa sarebbe successo se avessi visto tutto quanto?

Probabilmente. Ne sarei rimasta distrutta.


****

- Ma lo vedi? Quando ti chiedo qualcosa io sai sempre e solo rispondere di no! Sei odioso! Ma quanto ti costa? – mi lagnai, sbattendo i piedi a terra. Ferma davanti un negozio di vestiti, lottavo affinché Edward mi accompagnasse dentro.

Impresa totalmente inutile.

- Ti ho già detto di no! Vacci da sola, ti aspetto qua. Che ti cambia la mia presenza, scusa? – chiese, non capendo. E figurarsi se poteva comprendere i miei segnali. Ma che ci perdevo tempo a fare!

Rivolsi un’occhiata assassina ad alcune ragazze francesi che, dalla parte opposta della strada, lo stavano mangiando con gli occhi. Quelle risatine civettuole gliele avrei fatte passare a modo mio, molto volentieri. – Mi cambia, e tanto anche. Datti una mossa! – ordinai infastidita.

- No. – rispose, assolutamente irremovibile. – Non mi va. O ci entri da sola o non ci entri proprio. Fai come ti pare, a me lì dentro non mi ci trascini di certo! –

- Edward! – strillai, sbattendo nuovamente i piedi a terra e attirando l’attenzione di alcuni passanti. Ma si facessero un pacco di affari loro, ogni tanto!

- Bella. – sorrise lui, prendendomi chiaramente in giro.

- Dai, per favore. – piagnucolai, sporgendo il labbro di fuori e guardandolo come un cucciolo bisognoso d’affetto.

- No! Non se ne parla proprio! – ribatté convinto.

- E se tra un’ora una macchina m'investisse? Come ti sentiresti sapendo di avermi negato una richiesta così superflua e banale? – meglio gettarla sul tragico, chissà che non funzionasse almeno quel tentativo.

- Beh, mi sentirei bene per essermi liberato di te. Senza ombra di dubbio. – rispose acidamente.

Lo guardai in cagnesco, pronta a picchiarlo. – Edward, muoviti ed entra lì dentro con me. -

- NO! – urlò lui, esasperato.

- Bene. – sibilai, sorridendo malignamente e avanzando verso di lui.


****

- Ti odio dal profondo del cuore, Isabella Swan! – affermò sconvolto Edward.

Ridacchiai felice, saltellando verso la nostra stanza. – Oh, andiamo! Stai sempre a lamentarti! Cammina e fai silenzio, va. Non lo ammetterai mai, ma ti sei divertito un mondo anche tu! –

- Divertito? – strillò istericamente. – Fatteli tu quattro chilometri con otto buste di vestiti appresso, e poi vediamo quanto lo trovi divertente! –

- Ma dai! Guarda che i vestiti non pesano mica poi tanto, di cosa ti lamenti? Manco ti avessi portato a spaccare pietre. – cercai di non scoppiare a ridere come una pazza, o rischiavo grosso. Avevo decisamente logorato i suoi nervi durante la giornata di shopping a cui l’avevo sottoposto.

- E allora perché non le hai portate tu queste cazzo di buste?! –

Spalancai la bocca, fingendomi sconvolta. - Ma Eddy! A cosa pensi che serva la presenza di un ragazzo, durante lo shopping di una ragazza? A portare le buste, mi sembra anche ovvio. –

- Quindi ci usate come muli? Ma non ti vergogni a dire una cosa simile?! Voi donne siete dei mostri, per carità! – constatò, decisamente offeso.

- Ma dai, che esagerazione. Per qualche bustina che hai portato, non farne una tragedia, dai. – ridacchiai, aprendo la porta della stanza e facendolo entrare.

Lo guardai malissimo quando lanciò, con poca delicatezza, le buste a terra. – Un po’ di delicatezza non fa mai male, nella vita. – sibilai.

- Portatele tu, la prossima volta. Almeno non avrai di che lamentarti. –

- Che noia. – borbottai esasperata, lanciandomi nel letto e fissando il soffitto. – Senti, che facciamo? Andiamo in qualche locale, ti va? – proposi, scorrendo mentalmente la lista di locali di cui mi ero informata prima del viaggio.

Edward si voltò, osservandomi truce. – Spero che tu stia scherzando. Io non mi muovo di qui, sia chiaro. –

Sollevai un sopraciglio, mettendomi seduta. – Non vuoi uscire? E che avresti intenzione di fare? Sentiamo! –

- Una doccia, dopodichè ceno e me ne vado a dormire. Sono distrutto e non ho alcuna voglia di uscire. Meno che mai in giro per locali. – mi informò con aria sprezzante.

- Già. – sibilai alzandomi. – Non sia mai che tu ti diverta, quando mai! Meglio stare qui e avere una vita sociale pari a quella di un ottantenne in fin di vita. – marciai stizzita verso l’armadio, afferrando un completino intimo e dirigendomi in bagno.

Mezz’ora dopo, fresca e rilassata a causa della doccia, ritornai in stanza, scegliendo un vestito adatto all’uscita. Perché poco mi importava della presenza di Cullen, sarei andata comunque in qualche locale a divertirmi. Non avrei sprecato un'occasione simile.

- Hai intenzione di uscire da sola? – chiese gelidamente, osservandomi mentre indossavo un vestito nero e viola.

- Perché non dovrei! Non ho intenzione di starmene qui a perdere tempo quando là fuori c’è divertimento allo stato puro. Tu rimani pure qua da solo, buon divertimento. – sibilai, indossando delle decoltè nere e lucide.

- Non è una buona idea che tu vada in giro da sola, potresti cacciarti nei guai. – borbottò, avvicinandosi a me.

Sollevai le spalle, afferrando la borsetta con i trucchi. – Che ti devo dire, Cullen? Io in stanza non ci rimango, quindi non so che dirti. – raggiunsi il bagno, con Cullen alle calcagna.

- E se incontri di nuovo quel tipo? E se ti mette le mani addosso? Come pensi di difenderti? – elencò apprensivo, peggio di mia madre.

- Un calcio nelle palle e risolto il problema. – risposi tranquillamente, passando un leggero strato di ombretto nero sulle palpebre.

- Bella, seriamente. Non è una buona idea che tu esca da sola, per di più in una città che non conosci. – tentò nuovamente, facendomi perdere la pazienza.

- Senti, se vuoi vieni con me. Così non ci sarebbero problemi e se succedesse qualcosa puoi difendermi. Altrimenti rimani qua e piantala di rompere le palle. Non sei mia madre. – sbraitai, tornando in camera e afferrando una borsetta nera.

- Ti ho già detto che non verrò con te, non insistere. – sibilò irritato.

- E allora fottiti. – ringhiai, aprendo la porta con uno strattone e andandomene.


****

- Silenziooo… bisogna fare silenziooo… - canticchiai, strisciando rasente la parete e mantenendo tra le mani scarpe e borsetta. Forse, e dico forse, avevo bevuto un po’ troppo. Ma se sono i ragazzi a pagare, perché rifiutare?

Raggiunsi la porta della mia stanza, iniziando a cercare la chiave. Niente. Non c’era. – Fanculo. – borbottai irritata, per poi strillare felice non appena la trovai. Mi tappai la bocca con le mani, ridacchiando. Okay, ero decisamente messa male. Niente da dire al riguardo.

Con qualche difficoltà riuscii ad aprire la porta, per poi inoltrarmi nel buio della stanza. Sorrisi come un felino, osservando Edward che dormiva placidamente.

Bene, bene.

Misi da parte le scarpe e la borsetta, sollevando il vestito e togliendolo. Lo gettai al lato, calciandolo con un piede, per poi barcollare verso il suo letto. Sollevai le coperte, infilandomi sotto e mettendomi accanto a lui.

Edward si irrigidì, svegliandosi. Sorrisi, avvicinandomi al suo orecchio e accarezzandogli sensualmente il petto. – Sono tornata, amore mio. –

********
** Note **
Ecco, come promesso, le risposte ai commenti... Prima però alcuni appunti:
Bella è tornata completamente ubriaca in stanza, infilandosi nel letto di Edward e svegliandolo. Secondo voi cosa succederà?? ^_-
Il prossimo capitolo svelerà il mistero, tranquilli! Quando aggiornerò? Dipende da voi! ^__-
Non mi va di mettere limiti o sfide, per esempio di 50 commenti o che. Vedete voi, se ognuno fa' la sua parte, i tempi, ovviamente, si accorciano. Parlo a nome mio ma, credo, anche di altri autori, quando dico che c'è molto più entusiasmo nello scrivere, vedendo e soprattutto leggendo che la  storia è apprezzata.
Un Commentino, poi, non ha mai ucciso nessuno!
Poi... un altra cosa... Il mio MSN è definitivamente morto, per questo non vi ho potuto aggiungere tra i contatti. Se mi contattate dalla sezione "contatta autori"  Lasciandomi magari il contatto FB, vi aggiungo lì, come ho già fatto con alcuni di voi. ^__^

- RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

@ alice cuellen: Msn è morto, se vuoi lasciami il contatto di Fb e ti aggiungo lì... Kiss

@  TheDuck: Ciao! Guarda, se clicchi sul mio nick trovi tutte le storie e la parte censurata. ^__^

@ giova71: Ed ecco il viaggio a Parigi, come deciso dalla maggioranza! kiss

@ ross_ana: Ciao cara! beh si, la maggioranza ha deciso così e quindi... Parigi!! *__*

@  piccolinainnamora: beh, tu che dici? La butta fuori a calci, dal letto, oppure... ^__-  Sono aperte le scommesse... Kiss

@  serpeinseno: Ed è stata Parigi, la scelta!! E si, Bells si è svegliata, ma il problema resta sempre e comunque Eddy! Ora bisogna proprio vedere come reagisce trovandosela nel letto!! ^__-

@  Giulia miao: Si dai... vedrai che ce la fa'!! Non morire, sennò poi passo guai io!! =P

@  Ed4e: Ehehe sister... e dai che lo sai cosa potrebbe succedere!! ^__-

@  Ed4e: Si, per ora in quella sezione non c'è nulla di nuovo... ho dovuto mettere lì i due chappy che qui erano rossi...

@ ada90thebest: Agli ordini! xD

@ Lady Femke: Visto che ha vinto la maggioranza, ecco Parigi! ^__^

@ piccola_pokemon: Mi spiace, ma la maggioranza ha votato per il continuo di Parigi... Sorry! =(

@ lellina95: Eheheh... la crudeltà è una mia caratteristica, sai?? Muahahahaha!! -,....,-"

@  nefertiry85: Ecco qui! ^_^

@  LaMiry: Ed ecco qui il viaggio a Parigi, seconda parte... che dici, la butta fuori dal letto?? >__-

@  Soffiotta: Sofy, ciao!! *__*  Adoro la tua pagina su FB, fai dei link stupendi!! Per rispondere alla tua domanda: nella sezione scene estese, ci sono le scene rosse ( Di sesso, per intenderci! ) che qui non posso mettere perchè seguita da minorenni... claro ora?? ^__-

@ grepattz: Beh, si è deciso per maggioranza, per cui Parigi!! Come hai detto tu, in 7 giorni può accadere di tutto... Se Bells è intelligente, giocherà bene le sue carte... e... beh, ha già iniziato, direi!

@ vampirettafolle: Ed ecco qui! ^_^

@ crista:  Ecco Parigi, come chiesto... ^__-

@ karol95: Grazie grazie grazie!! xD

@  Isangel: e vada Parigi!! Bells, nei suoi scleri, è molto simile a me... per questo mi sbizzarrisco a farla sclerare!! So alla perfezione cosa farle fare!! xD

@ shally: Grazie! ^_^

@  DarkViolet92: Ehehe... Bells sta proprio bruciata in testa... non c'è che dire!! XD

@ vitti: Si dai, prima o poi Bellina abbassa la cresta... Perchè lei sa esattamente di aver sbagliato... la consapevolezza c'è, ma manca la voglia di ammetterlo agli altri... di andare da edward e dirlo chiaramente: Ho sbagliato, perdonami... L'orgoglio è una brutta bestia, avvolte...

@  Crosty: No, ci sono solamente i capitoli censurati... naturalmente interi... ^__^

@  Francix: Grazie, felice che ti piaccia! ^__^ Ecco Parigi, atto secondo... xD

@ GiovaneStella: Piacere, Valentina! ^_^  Brava, hai colto in pieno il motivo di questa ff... insomma, perchè cavolo devono sempre essere i ragazzi quelli superiori, perfetti e desiderati da tutti?? era decisamente ora di cambiare le carte in tavola!! Mi spiace, ma il capitolo è Pov Bella! La maggioranza ha deciso così, sorry... ^_^

@  Chanellina94: Ahahahaha!! Sei troppo forte!! xD  Eh no, niente scambi... sennò a Parigi con Eddino ci andavo io, che credi!! *ççç*  Kiss

@  Nessie93: Eh si... così super sexy, in quel letto... *ççç*  Oh, Eddy!! *çççççççç*  Ok, direi che è il caso di riprendersi!! -.-"" Figurati,  non potevo lasciarla rossa... non sarebbe stato corretto verso voi che mi seguite dall'inizio! ^_-

@ erika1975: Oh si... Bells è decisamente bruciata!! Come da voi richiesto, ecco Parigi!!

@  kandy_angel: Grazie!

@  ChuckBassina: Salve a te, collega dai mille piercing!! ^__- xD Grazie, sempre troppi complimenti!! Gonfiate il mio ego, sappiatelo!

@  para79p: Ahahahahaha!! Ok ok... stasera provederò a dire addio al mio ragazzo, per dedicarmi completamente alla scrittura!! XD  Non credo sarà d'accordo, ma glielo propongo... =P  Sono felice che ti piaccia, il tuo entusiasmo è fantastico per me! Grazie mille, dal cuore. ^__^

@  LittleWhiteAngel: E dai che ce la facciamooooo!!

@  __GiAdA__: O, molto più probabile, mi chiederò che mi ero fumata mentre scrivevo!! xD

@  piccolananina: Ahahaha!! ma dai, per tutta la stanza?! E meno male che stai da sola, sennò chiamavano qualche istituto d'igiene mentale, mi sa!! Sono felice che ti piaccia al tal punto... i'm happy! >__<  E, come da voi deciso, ecco il pov Bella! Kiss

@  erigre:  Infatti ha vinto la maggioranza, per cui Pov Bella e quindi si continua con Parigi!! ^__^

@  Serena Van Der Woodsen: Non dirmelo... fan di gossip girl... -.-"  Sbaglio? La mia sorellina matta è completamente pazza di quel TF, non parla d'altro... maledetto Chuck!! xD

@  stezietta w: Già, ho notato... come mai così calma?? Ti avevano forse sedato?? =P

@  Miroku90: No, cioè... tu non puoi mollarmi una simile recensione senza avvisare!! Non puoi! Sono morta dal ridere nel mezzo della classe!! XD  Già che se ripenso a Miroku che molesta ogni essere femminile, muoio... se poi leggo una recensione nel suo stile, addio! Sto fregata alla grande!! Ahahahaha!! Ehi, per la cena ok... Devo solo parlarne con il mio ragazzo, ed è apposto! ^_-  Salutiiii!

@  Uchiha_chan: Nonnina, msn è morto! Come faccio a sentirti?? ç___ç

@  mary whitlock: Vuoi un consiglio? tieniti stretta i tuoi schifosissimi 15 anni! Io ne ho 18 e vorrei tanto tornare indietro alla tua età... decisamente l'anno più bello della mia vita, il 2007... eh vabbè... ora... dopo questa parentesi nostalgica... sorry, ma la maggioranza ha votato per il Pov Bella... ^_^

@  bbss: E pov Bella fu!! XD

@  ___Ivy___: ihihihihih... stare nella stanza porterà moooolte novità... xD

@  _Criptoniana_: Grazie... i'm happy!! ^__^




**  E ora un saluto enorme ai 135 che mi hanno messo tra gli autori preferiti... O__O  Siete un sacco, grazie!! Commentino? ^__-
E grazie ai 383/441 preferiti/seguiti e ai lettori silenziosi...
A presto!
^__^

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Capitolo 20
*** Capitolo 19: Resa dei conti. ***


scomme capitl 19
Dedicato interamente a SOFFIOTTA, in quanto qualche giorno fa' era il suo compleanno.
Auguri tesoro, ti faccio nuovamente gli auguri!!

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 19:  Resa dei conti.

Pov Bella

- Silenziooo… bisogna fare silenziooo… - canticchiai, strisciando rasente la parete e mantenendo tra le mani scarpe e borsetta. Forse, e dico forse, avevo bevuto un po’ troppo. Ma se sono i ragazzi a pagare, perché rifiutare?

Raggiunsi la porta della mia stanza, iniziando a cercare la chiave. Niente. Non c’era. – Fanculo. – borbottai irritata, per poi strillare felice non appena la trovai. Mi tappai la bocca con le mani, ridacchiando. Okay, ero decisamente messa male. Niente da dire al riguardo.

Con qualche difficoltà riuscii ad aprire la porta, per poi inoltrarmi nel buio della stanza. Sorrisi come un felino, osservando Edward che dormiva placidamente.

Bene, bene.

Misi da parte le scarpe e la borsetta, sollevando il vestito e togliendolo. Lo gettai al lato, calciandolo con un piede, per poi barcollare verso il suo letto. Sollevai le coperte, infilandomi sotto e mettendomi accanto a lui.

Edward si irrigidì, svegliandosi. Sorrisi, avvicinandomi al suo orecchio e accarezzandogli sensualmente il petto. – Sono tornata, amore mio. -

Accompagnai queste parole all’ennesima carezza sul petto. Edward era così piacevolmente caldo. Il fatto che non indossasse la maglia giocava decisamente a mio favore, era una goduria sentire i suoi muscoli guizzare sotto le mie dita.

- Bella? – mormorò Edward colto alla sprovvista, sollevando le coperte e mettendosi seduto. Mi guardò assonnato, faticando a connettere tutti i tasselli del puzzle.

- No, rimani qui… dai, non ti faccio nulla… - il mio sorriso felino e voglioso sembrava però urlare insistentemente il contrario. Mi leccai le labbra, accarezzando piano le sue addominali. – Dai, vieni qui… - avevo una voglia devastante di averlo, era ora di farglielo presente.

Edward mi guardò, schifato alla grande. – Sei ubriaca da far paura. – constatò, guardandomi furioso.

Scossi la testa, ridacchiando. – Forse si, forse no. Tu lo sai? Io di certo nooooo! – canticchiai, mostrandomi in condizioni peggiori di una schizzata.

Edward si alzò in piedi, lasciandomi per un attimo stupita. –Fuori dal mio letto. Adesso. Non ti ci voglio in quelle condizioni. – ringhiò.

Lo osservai, arricciando il labbro e mettendomi a gambe incrociate, per niente imbarazzata dalla mia semi nudità. – Non mi vuoi? – evidentemente non aveva capito che mi stavo offrendo spontaneamente a lui, sennò ne avrebbe approfittato subito.

- Sei ubriaca, non sai nemmeno tu che stai dicendo. La Bella di tutti i giorni non avrebbe mai fatto una cosa simile. – affermò sprezzante.

Lo guardai ironicamente. – Magari… la Bella di tutti i giorni… non vuole esporsi… ha paura… la vera Bella… di sicuro… vuole te…ne sono certa… sai… la conosco bene… -

- Quel che ti pare, ma fuori dal mio letto. Ora. – sibilò irremovibile.

Sorrisi, alzandomi in piedi sul materasso e mostrandomi per intero. – Sai, c’è chi pagherebbe per avere Isabella Swan mezza nuda nel suo letto. – sorrisi maliziosa, squadrandolo da capo a piedi.

Edward sollevò le spalle, totalmente indifferente. – Allora che paghino. A me non interessa affatto. –

Storsi la bocca, irritata. Nessuno poteva rifiutarmi, nessuno! Meno che mai Edward Cullen, a cui mi stavo offrendo come una trota su un piatto d’argento. Dinanzi una cosa simile il mio ego ne sarebbe andato distrutto. Scesi lentamente dal letto, affiancandolo.

- Io ti voglio, Cullen… - mormorai suadente, allungando una mano verso i suoi capelli.

Edward indietreggiò, scostandomi la mano. – Ti avverto Bella. O ti calmi, o ti faccio calmare io. Fredda i bollenti spiriti. – il suo sguardo era gelido e il tono di voce seccato.

Ridacchiai, iniziando a miagolare e a muovere le mani come un gatto. – Edward! Edward! Sei così bello, Edward! Ti voglio, lo capisci? Ti voglioooooo!! Spegnimi Edward! Spegni il fuoco che mi fai bruciare dentro!   – rovesciai il capo all’indietro, ululando e agitando le braccia al cielo.

Edward si avvicinò con uno scatto a me, tappandomi la bocca con una mano. – Sta zitta, cretina! Vuoi che ti sentano tutti, dannazione?! – ringhiò al mio orecchio.

Sorrisi, leccandoli la mano e guardandolo provocante. Era irritante non poter urlare, ma ero sicura che il mio sguardo parlasse anche per me. Lo volevo, era così difficile da capire?!

- Hai intenzione di continuare ancora per molto? – lo sentivo, era vicino a perdere la pazienza. Evidentemente avermi trovato in intimo nel suo letto, completamente ubriaca, non doveva essere una cosa così piacevole e gradita per lui. Mah. Che strano ragazzo.

Annuii vigorosamente, leccandoli nuovamente il palmo della mano. Edward storse la bocca, piegandosi sulle ginocchia e caricandomi sulle spalle.

Strillai come una pazza, agitandomi. Ero molto vicina al vomitare anche l’anima, quella posizione era il colpo di grazia. Se gli avessi vomitato addosso, se l’era cercata. – Mettimi giù cazzo! – ringhiai, dando pugni sulla sua schiena.

Edward non rispose, aprendo con qualche difficoltà la porta del bagno. Mi scaricò di malo modo nella doccia, tenendomi ferma contro il muro con una mano. – Che stai facend… -

Non completai la frase, un getto d’acqua fredda mi bagnò in pieno. Iniziai ad agitarmi come una pazza, tremando dal freddo. Un bagno d’acqua gelida alle quattro del mattino non era mai stata il mio sogno.

- Stai ferma, hai bisogno di una rinfrescata alle idee. – ringhiò malignamente Edward, tenendomi ferma per le braccia e immobilizzandomi  sotto il getto d’acqua.

- Edward, smettila! – urlai agitandomi.

Edward mi lasciò andare, chiudendo l’acqua fredda e allontanandosi di qualche passo. A differenza mia, era quasi completamente asciutto. Mi accasciai a terra, nauseata. Dovevo vomitare, me lo sentivo.

- Come stai? – mormorò, colto da chissà quale ripensamento.

Sollevai il viso di scatto, osservandolo con odio. – Come una che è stata trascinata contro la sua volontà in doccia. Come una che si è beccata una doccia ghiacciata alle quattro del mattino. Ti basta come risposta, stronzo? – ringhiai, alzandomi e barcollando fuori dalla doccia.

- Mi spiace,  ma stavi esagerando. – borbottò, allungando una mano per aiutarmi.

Lo scostai con violenza. – Fottiti Cullen. Fottiti e crepa. –

Fui travolta dall’ennesima ondata di nausea, per cui corsi al water del bagno. Appena in tempo, aggiungerei. Piegata su di esso, vomitai anche l’anima. Mi maledissi in tutte le lingue conosciute, promettendo di non toccare mai più una goccia d’alcol. Osservare il water da quell'angolazione non era propriamente il massimo.

- Tieni. – Edward mi tese un asciugamano, osservandomi apprensivo.

- Non ho bisogno del tuo aiuto, grazie. – risposi acidamente, trascinandomi al lavandino e aprendo il rubinetto dell’acqua calda. Mi sciacquai con vigore il viso, lavandomi più volte i denti per togliere il saporaccio che avevo in bocca.

- Dovresti metterti qualcosa di asciutto, potresti ammalarti. – okay, stava decisamente iniziando a seccarmi. Prima mi trascinava in doccia e poi veniva posseduto da spirito compassionevole? Ma un po’ di coerenza, dannazione!

- Ti ho già detto di farti i cazzi tuoi. Vattene a dormire e lasciami in pace. – ringhiai, andando in camera e afferrando degli indumenti asciutti.

- Senti, ti ho già detto che mi dispiace. Falla finita con questa aggressività. – disse seccato, mettendosi una maglietta nera.

- E io ti ho già detto di andare a farti fottere. – ringhiai, afferrando una felpa e dei calzoncini e chiudendomi in bagno.

Avevo sbagliato. Di nuovo.

Non volevo che qualche piccola attenzione, che mi facesse capire che c’era ancora un piccolo barlume di speranza. Che di me li importava ancora qualcosa, che non mi aveva cancellata completamente dal suo cuore e dalla sua mente.

Sapevo che il mio tentativo d’approccio era sbagliato, ma non ce la facevo più.

Avevo bisogno di un segnale. Di un qualcosa che mi facesse capire. Ma a quanto pare era come aspettare la pioggia durante la siccità: inutile e deludente.

Cullen stesso si stava dimostrando inutile e deludente.

****

- Voglio morire... - borbottai distrutta, accasciandomi sul banco e raccogliendo la testa tra le braccia. Stavo da schifo, sembrava che un folletto si stesse divertendo a prendermi a calci in testa. Il mal di testa che mi affliggeva sembrava essere diventato parte integrante di me, ormai.

- Perché non cerchi di ascoltare la lezione? Non ti farebbe di certo male. - sibilò Edward, seduto accanto a me.

Lo guardai di sbieco, incenerendolo con lo sguardo. - Mi fa male la testa. Voglio morire, sarebbe di sicuro meno doloroso. - piagnucolai afflitta.

- Ti sta bene! La prossima volta tu e l'alcol evitate di stringere amicizia, vedrai che starai meglio e non avrai problemi. -  magnifico, avevo proprio bisogno della predica numero 2514. Che nervi. Specie dopo la sua simpatica azione di poche ore prima. Anche solo ascoltare la sua voce mi provocava irritazione.

- Almeno io vivo Cullen. Posso consolarmi con questa consapevolezza. -  Edward mi ignorò bellamente, continuando ad ascoltare il parlottare del professor Pierré e prendendo appunti.

Mi agitai nuovamente, mugugnando. Mancavano pochi minuti alla fine della lezione ma ero sicura che non sarei sopravissuta altri due secondi. - Mi stai facendo perdere la concentrazione. La smetti o no? - sibilò irritato. Di sicuro era la sua natura da petulante secchione che premeva per emergere.

Sollevai le spalle. - Non lo sto pianificando, anche io eviterei di avere la testa spaccata a metà. –

- Signori, per oggi è tutto. Per domani voglio un elaborato di dieci pagine sulle vostre personali impressioni circa la lezione di oggi. Buona giornata. - 

Un borbottio irritato si levò non appena gli studenti sentirono il compito per il giorno seguente, ma c'era poco da fare. L'attività andava svolta, non c'era via di fuga.

- Andiamo. Un triplo caffè amaro dovrebbe rimetterti in sesto. - borbottò Edward, mettendo il blocco degli appunti in borsa.

Mi sollevai pesantemente, raccogliendo con la velocità di un bradipo le mie cose. Semplice presenza scenica, non avevo preso nemmeno un appunto. - Dubito che anche un'intera fabbrica di caffè possa salvare la mia situazione. Grazie dell'interessamento, però. - sorrisi ironicamente, osservandolo. Non coglieva i miei segnali, ma chissà se si accorgeva quando lo stavo prendendo per il culo.

Edward si voltò, evitando il mio sguardo. - Non mi sto affatto interessando, non farti strane idee. - borbottò sulla difensiva.

Iniziai a scendere le scale dell'auditorium, con Edward alle calcagna. - Certo Cullen, certo. Non ti stai mica interessando, no. - la mia voce aveva un tono volutamente ironico.

- Infatti non mi sto interessando, te lo ripeto. - rispose acidamente. Evidentemente le trecento volte in cui gli avevo ordinato di non impicciarsi, avevano colpito nel segno. Bene.

Lo osservai seccata. - Guarda che non muori mica se ammetti di preoccuparti per me. Non c'è niente di male. – certo, infatti non c’era nulla di male. Come no.

- Perché ammettere qualcosa che non esiste? - chiese con superiorità.

- Senti Cullen, ma perché non vai a... –

- Scusatemi. Posso chiedervi una cosa? - chiese una voce melodiosa, interrompendoci. Ci voltammo in sincrono, fissando il nostro interlocutore. Mi raggelai sul posto.

Dinanzi a noi c'era una bambola. Una bellissima bambola. O ragazza, che dir si voglia. Una ragazza minuta, bionda e dagli occhi di ghiaccio.

La sua bellezza era inquietante, così come il suo sguardo su di Edward. Sembrava volesse mangiarlo con gli occhi. Oltretutto, quei suoi occhi schifosamente azzurri erano agghiaccianti.

 - Prego. - sibilai sulla difensiva, avvicinandomi ad Edward. Meglio marcare il territorio, così da evitare che la bamboccia si facesse strane idee. Anche se eravamo in un periodo di crisi – bisognava ancora verificare se due che non stanno insieme possono affrontare tale periodo – era meglio chiarire subito le cose.

- Il mio compagno di viaggio è tornato a casa per un lutto. Sono sola, mi chiedevo se posso unirmi a voi. Sempre se non vi è di disturbo, ovviamente. - dicendolo sbatté le palpebre, ammaliando quell'idiota di Cullen.

- Si, in effetti saresti di disturbo. - risposi, sfoggiando una buona dose di faccia tosta e acidità. Che diavolo, come diamine si permetteva questa bamboccia di venire e mangiarsi Edward con gli occhi. Non quando c'ero io che con tanta insistenza cercavo di attirare la sua attenzione.

- Quello che la mia compagna di viaggio, con tanta gentilezza cercava di dirti, è che si! Puoi unirti a noi! - sorrise apertamente nella sua direzione, irritandomi a morte. Se io dicevo di no, come si permetteva lui di dire di si!

- Cullen, dobbiamo parlare. - sibilai, afferrandolo e trascinandolo lontano da Miss occhi di ghiaccio. - Non la voglio tra le palle, quindi fai poco il damerino simpatico. Ho detto di no, punto e basta. - ringhiai, gelosa sino alla punta dei capelli. 

- Ora qual è il problema? – chiese, non capendo. Ancora una volta. Era idiota a livelli spaventosi, ormai era ufficiale.

- Quella lì ci vuole provare con te, ti ci vuole molto a capirlo?! – ringhiai, stringendo forte il suo braccio.

- Ma non dire cazzate! – ridacchiò divertito, scuotendo la testa.

- Ma cosa pretendi di capirne tu! Se permetti io sono una ragazza, me ne intendo di cose simili! Ti dico che quella ci vuole provare con te! – ribadii convinta, sperando di farglielo capire.

- Tu lavori di fantasia Bella, fattelo dire. – aprii la bocca, pronta a rispondere per le rime a quella sua ennesima provocazione. – Sta di fatto che non possiamo lasciarla sola. Verrà con noi, che ti piaccia o no. – il suo sguardo era duro e irremovibile. Iniziava ad irritarmi questa sua autorità. Tsé.

- Ti ho già detto che non sono d’accordo, perché devi insistere e impormi la sua presenza? – ero pronta a lottare sino alla fine dei miei giorni. Non la volevo tra i piedi, era così difficile da capire?!

- Perché non è una buona idea che rimanga da sola. Non ti basta come spiegazione? – chiese, ormai al limite della pazienza.

- No. Non mi basta! – strepitai. Edward mi scoccò un’occhiataccia, andando dalla bambola gonfiabile.

- Risolto tutto. Io sono Edward, tu? – sorrise, tendendole la mano.

- Kelly. Piacere di conoscerti. – sorrise apertamente, pronta a mangiarselo in un boccone. Ma naturalmente lei mica ci stava provando! E quando mai! Affogati Edward Idiota Cullen!

- Lei è Bella. – mi presentò. Storsi la bocca, guardandolo in maniera eloquente. Me ne sbattevo se mi presentava o no, non la volevo tra i piedi. Punto.

- Piacere. – sibilò, guardandomi diffidente. Sorrisi con scherno, facendole chiaramente capire che non era altro che una sfigata indesiderata, che aveva messo gli occhi addosso ad una mia proprietà e che avrebbe perso le mani se le avesse allungate su Cullen.

- Da dove vieni? – chiese Edward, ignorando bellamente i fulmini che stava emanando il mio corpo.

- Russia. Voi? -  oh, ma andiamo! Era così palese il suo interesse, e quell’idiota mi veniva a dire che lavoravo di fantasia! Chissà, forse se avesse iniziato a strusciarsi come un gatto, si sarebbe convinto che non ero io quella cieca o visionaria.

- Dallo Stato di Washington, in una cittadina chiamata Forks. – illustrò Cullen.

- Cullen, ho fame. Andiamo o no? – sbuffai, osservando la bambolina con un tacito invito a levarsi dai piedi.

- Kelly, noi andiamo a fare colazione. Vuoi venire? –

La mia mascella in quel momento toccò terra. Insomma, io ribadivo più volte che non volevo quella là tra i piedi, e lui la invitava a fare colazione? Ma era forse ritardato?

- Certo. – pigolò quella brutta stronza, pronta a seguirci come una cagnetta in calore. Che irritazione.

Edward sorrise, facendoci strada e guidandoci verso la caffetteria della scuola. Mi sedetti con uno scatto irritato, pronta a palesare tutta la mia insofferenza. Magari si sarebbe accorta di essere indesiderata e si sarebbe levata dai piedi. La speranza è sempre l’ultima a morire, infondo.

- Prego, ditemi. – chiese un ragazzo, arrivando con un taccuino tra le mani.

- Un caffè forte, grazie. - ordinai senza alcun entusiasmo, osservando con sospetto Kelly seduta dinanzi a me. Da qualsiasi angolazione la guardassi, ero sicura di non dovermi fidare di lei. Voleva rubarmi Cullen, la stronza. Ne ero certa.

- Un succo di frutta alla pesca, grazie. - cinguettò con la sua vocina zuccherosa. Era decisamente irritante, nel complesso. Una ragazza stupida e odiosa che aveva messo gli occhi addosso al ''mio'' ragazzo. Va beh, quasi mio. Ma dettagli.

- Un cappuccino. - ordinò Edward. Il cameriere prese nota, per poi dileguarsi velocemente. A quanto pare il clima di tensione che regnava in quel tavolo era noto a tutti, tranne che ad Edward.

- Allora Ed... Oh, posso chiamarti così? Mi piacciono i diminutivi. - sorrise, facendo sciogliere l'idiota. I ragazzi sono creature così elementari, basta un sorrisino per far perdere loro la testa. Che creature deprimenti.

Strinsi tra loro le mie mani, stritolandole e cercando di convincermi che un omicidio in pieno giorno non era l'ideale. - Si chiama Edward, e non... –

- Si, Ed va bene. - sorrise lui, interrompendomi.

Lo guardai, profondamente ferita. Ogni volta che avevo tentato di chiamarlo con qualche nomignolo, mi aveva sempre rimproverata malamente. Ma non a lei. Da lei lo accettava.

- Grande! Coraggio, raccontami del tuo paese! –

Edward sorrise entusiasta, felice che qualcuno si interessasse a lui. Iniziò a raccontare di Forks, del lavoro dei suoi genitori, dei suoi fratelli e dei suoi hobby. Della nostra scuola e di altre cazzate simili.

- E lei è la tua ragazza? - chiese, indicandomi con un cenno distaccato della testa, come se stesse indicando un soprammobile lì vicino.

- Ehi, guarda che ho un nome, Miss capelli d'oro. – ringhiai, mandando a quel paese la diplomazia e il tentativo di cooperare con gli altri Paesi. Mi chiamava ancora così e si sarebbe ritrovata una sedia in bocca, poco ma sicuro.

- Scusa, non lo ricordavo. - rispose, falsa come Giuda.

- Si chiama Bella. Non è la mia ragazza, solo una compagna di viaggio e di scuola. Nient'altro. – rispose Edward, usando un po’ troppa freddezza.

Fui colta da un improvviso senso di nausea. Volevo forse sapere se c'era ancora qualche possibilità?

Beh, avevo appena avuto la mia risposta. Per Edward io non ero nessuno, solamente una compagna di viaggio affidata alle sue amorevoli cure.

Ci rimasi male, molto male. A dei livelli che non credevo possibili, se devo essere sincera. Anche il mio viso dovette esprimere tale stato d'animo, perché i due mi fissarono in silenzio. Ne ero sicura, Edward aveva usato volutamente quel tono allo scopo di farmi del male. E ci era riuscito alla grande.

L’amore non era altro che una stupida fregatura, era molto meglio non incontrarlo ne provarlo mai. Portava sofferenza, rancore e rabbia, nient’altro.

- Scusate. - borbottai alzandomi. Mi stavano salendo le lacrime agli occhi e nessuno doveva vedermi in quelle condizioni. Afferrai la borsa, camminando velocemente verso l'uscita e allontanandomi da lì. Camminai velocemente verso la mia camera, entrandovi dentro e lanciando la borsa a terra.

- Fanculo! – urlai, sferrando un calcio all’armadio. Nessuno poteva prendermi per il culo! Nessuno!

Sferrai l’ennesimo calcio, sfondando il legno. Lo osservai con sufficienza, totalmente indifferente. Se qualcuno avesse chiesto spiegazioni, avrei dato la colpa a Cullen.

Mi sarei vendicata in qualche modo. Dovevo solo elaborare quale.

****

- Che ti è preso? – ringhiò Edward, chiudendo la porta con uno scatto e osservandomi furioso.

Sollevai in maniera distaccata il viso, abbandonando per un attimo la stesura delle maledette dieci pagine di elaborato. – Prego? –

- Hai capito bene di cosa sto parlando. Te ne sei andata all’improvviso, lasciandomi lì e facendomi fare una figura a dir poco pessima. Possibile che devi sempre darmi problemi? – urlò, sollevando ancora la voce.

Mi alzai in piedi, iniziando ad innervosirmi per bene. – Non capisco che cazzo vuoi da me! Dovresti essermi grato, ti ho lasciato campo libero con Miss Mondo, che volevi che facessi? Che rimanessi lì e ti tenessi la manina? – il mio tono era volutamente sarcastico, cattivo. Dello stesso genere usato da lui qualche ora prima. Dovevo pur vendicarmi, no?

- Ma ti ascolti quando parli? – mi chiese, guardandomi allibito.

- Chissà, forse no. Ma non sono di certo l’unica! – il mio sguardo era tutto un programma.

- Coraggio, chiariamo questa cosa. Una volta per tutte. Qual è il tuo problema, eh? –

Bene. Finalmente la resa dei conti era arrivata.

- Il mio problema? Il mio problema sei tu, che non vedi e capisci mai un cazzo! Sono qui che cerco di attirare la tua attenzione in tutti i modi possibili e immaginabili e tu non te ne accorgi. Sei troppo impegnato a rinfacciarmi la storia della scommessa. Sei un bambino, Cullen. Non riesci ad andare avanti, ti fissi su una cosa e non ti muovi. Mi piaci, cerco di fartelo capire e tu niente. Ecco qual è il mio problema! La tua infinita idiozia! – strillai.

- Io non ti piaccio, sei tu che lavori di fantasia. – sibilò fissandomi.

- Hai rotto il cazzo con questo lavorare di fantasia! Lo vedi, sei cieco! Non capisci che sono gelosa da morire, che non tollero che un’altra ti metta gli occhi addosso. Che ho paura di perderti e che temo che qualcuna ti porti via da me. Anche uno stupido l’avrebbe capito, cazzo! – sferrai l’ennesimo calcio all’armadio, rendendo il buco enorme.

- Ehi! Hai sfondato l’armadio! – mi accusò lui, facendomi perdere il controllo.

- Ma lo vedi che sei stupido?! Io ti dico che mi piaci e tu ti preoccupi per un cazzo di armadio? Ma ti sembra normale come cosa? – ero allibita. Un ragazzo non poteva essere così idiota.

- L’ho sentito Bella. Ma non mi interessa. Mi spiace, ma con me hai chiuso dopo la festa in piscina. – di nuovo quel tono freddo, sulla difensiva. Mi stava raccontando solamente cazzate per proteggere il suo ego ferito e sanguinante.

- Non ci credi nemmeno tu, Cullen. Sai qual è il tuo problema? Che hai paura di soffrire, quindi non ti metti in gioco. Preferisci mentire a me, ai tuoi fratelli, a chi ti sta attorno. E mi spiace per te, perché puoi mentire quanto vuoi, ma non ingannerai mai te stesso. – sibilai, guardandolo fisso.

- Posso provarci. – affermò sprezzante.

- Provaci pure, sarà l’ennesima conferma che sei un idiota di livelli spaventosi. – mi risedetti sul letto, ignorandolo e riprendendo a scrivere.

- Tu mi hai preso in giro. – sputò Edward, alzando la voce.

- Mi sembra che questo punto fosse stato chiarito da un bel po’. Mi spiace, io e le mie sorelle abbiamo sbagliato, ci annoiavamo e abbiamo usato voi per divertirci. Abbiamo ammesso di aver sbagliato e stiamo pagando. Ma è inutile star qui a prenderci in giro. Tu mi piaci e io ti piaccio. Non c’è altro da dire. – affermai convinta, fissandolo.

- La fai facile tu! –

Mi alzai in piedi, mettendo le mani sui fianchi. – Oh, ci sei tu che sei specializzato nel fare di tutto un dramma. Basti tu per entrambi. –

Edward rimase in silenzio, fissandomi intensamente. Aprii bocca, pronta a mandarlo al diavolo, ma mi immobilizzai colta alla sprovvista.

Cullen mi aveva raggiunta velocemente, stringendomi forte a sé. Rimasi per un attimo immobile, indecisa su cosa fare. Non capivo il significato di quel gesto, specie se poco prima mi aveva detto che di me non gliene importava nulla.

Sollevai lentamente le mani, stringendole attorno alla sua nuca e avvicinandolo a me. Come una nuvola mi avvolse il suo profumo, così dolce e maschile. Inspirai a pieni polmoni, imprimendolo nella mia mente. Meglio fare tesoro di ogni momento.

- Voglio fidarmi di te, Bella. Per un'ultima volta. – sussurrò al mio orecchio, stringendomi più forte.

Inspirai bruscamente, colta nuovamente alla sprovvista. Mi staccai lentamente, abbandonando quell’abbraccio e guardandolo negli occhi. Sorrisi, spostando la mia mano sulla sua guancia e accarezzandola lentamente.

Edward chiuse gli occhi, beandosi di quelle carezze.

In sincrono ci avvicinammo, facendo incontrare le nostre labbra. Facendole sfiorare lentamente più volte, accarezzandole con i nostri fiati caldi. Le sue mani s'incastrarono tra i miei capelli, le mie invece si ancorarono alle sue spalle.

Edward mi accarezzò le labbra con la lingua, tracciandone lentamente il contorno. Tremai leggermente. Quanto aspettavo quel momento! Da settimane. Avevo aspettato tanto che tutto fosse limpido, chiaro. Senza segreti o bugie tra di noi. E finalmente quel momento era arrivato.

Lo strinsi maggiormente a me, schiudendo le labbra e accogliendo la sua lingua nella mia bocca. Accarezzò lentamente il mio palato, per poi cercare la mia e iniziare a giocare con essa.

Ci baciammo a lungo, beandoci dei nostri reciproci sapori. Edward aveva ancora quello del cappuccino tra le labbra, il che rendeva il nostro bacio ancora più intenso. Più bello. Più eccitante.

Ci staccammo lentamente, sorridendoci e guardandoci negli occhi. Edward portò dietro il mio orecchio una ciocca di capelli, sorridendomi dolcemente. Chiusi gli occhi. Quanto mi era mancato quello sguardo.

- Non deludermi, stronzetta. – mormorò, accarezzandomi le labbra e riprendendo a baciarmi.

No. Non l’avrei fatto. Non più.

Sibilai irritata quando un leggero bussare ci interruppe. Incredibile quanto alcune persone avessero il dono di rompere le palle nei momenti meno opportuni. Edward sorrise debolmente, andando ad aprire la porta.

- Ed, sei sparito! –

Strinsi con uno scatto la mascella, assalita nuovamente da un’ondata di gelosia. Che diavolo ci faceva quella bamboccia sulla soglia della mia camera? Cercava forse botte?

- Si, scusami. Avevo alcune cose da chiarire con Bella. – rispose distaccato Edward.

- Ora possiamo andare a fare quella passeggiata di cui stavamo parlando, però? – pigolò, facendomi perdere definitivamente la pazienza.

Marciai verso la porta, spostando Edward e parandomi dinanzi quell’ochetta da quattro soldi. – La passeggiata vattela a fare con qualcun altro e tieni le mani lontane dal mio ragazzo. Sempre se non ci tieni a perderle, in tal caso non ho niente da dire. – ringhiai, squadrandola minacciosamente.

- Il tuo ragazzo? Non mi risulta. – disse, osservandomi con scherno.

Mi preparai a sferrarle un pugno sui denti e a romperle tutti i denti, ma Edward mi abbracciò da dietro, bloccandomi. – Si Kelly, Bella è la mia ragazza. Dubito che quella passeggiata di cui parlavi possa essere ancora fatta. – disse, usando un tono falsamente dispiaciuto e depositando un bacio sulla mia guancia.

- Come ti pare, tieniti questa qua. Posso trovare qualcuno di decisamente meglio di te. – affermò sprezzante la vipera dinanzi a noi.

- Ehi, questa qua dillo a tua sorella, stronza. – strepitai, vogliosa di prenderla a calci.

- Kelly, forse è meglio se vai. – mormorò gelidamente Edward, indietreggiando e chiudendole la porta in faccia.

Lo osservai, sollevando un sopraciglio. – Lei naturalmente non ci stava provando con te, vero? – dissi con scherno.

Edward si passò una mano tra i capelli, per poi afferrarmi per i fianchi e trarmi a sé. – D’accordo, avevi ragione. Ma ormai è andata. – si avvicinò alle mie labbra, depositandovi un bacio leggero.

- Già. Avevo ragione. Come sempre, aggiungerei. – sghignazzai.

Edward sollevò gli occhi al cielo, per poi osservarmi con un ghigno enorme. – Sai, da gelosa sei di un eccitante unico. –

Lo guardai, mettendo su il mio ormai famoso broncio offeso. – Solo da gelosa? – borbottai.

Edward ridacchiò. – No, sei eccitante sempre. Anche troppo – sussurrò, per poi baciarmi nuovamente e mettere fine alla discussione.

********

** Note **

Eccoci qui... ^^
Come state? Spero bene!
Alloraaaa... veniamo a noi...
Bene o male tutti avevate indovinato che la buttava fuori dal letto, ma nessuno ha beccato l'opzione "doccia". ^_^
A grandi linee le cose tra loro si sono sistemate. Dico a grandi linee perchè chi mi conosce sa che a me le cose semplici non piacciono proprio, per cui il periodo "Peace and Love" durerà relativamente poco.
Il viaggio a Parigi NON è finito, manca ancora qualche piccolo avvenimento. Il prossimo chappy sarà però POV Alice, così da puntare la nostra attenzione anche a Forks, dove la situazione è tutt'altro che rosea.
Ora devo scappare a studiare quella maledetta Letteratura Inglese, per cui le risposte alle recensioni le aggiungerò domani pomeriggio. Chi legge ora e vuole comunque sapere la sua risposta, torni domani. ^__^
Un bacione grande a tutti e grazie ai 57 commentatori. Arriveremo mai a 60?
speriamo! >__<

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Capitolo 21
*** Capitolo 20: l'orgoglio è una brutta bestia! ***


capitolo 20
Capitolo betato by Yara89.




Scommettiamo?

Capitolo 20:  L'orgoglio è una brutta bestia!

Pov Alice.

- Non siamo qui per accusare nessuno, vogliamo solamente sapere che diavolo è successo a quella festa. È importante che voi collaboriate e siate il più possibile sinceri. – ripeté per l’ennesima volta Carlisle Cullen, seduto nel salotto di casa mia.

Sembrava di essere in una sorta di tribunale dell’Inquisizione, la scena era la stessa: interrogati e interrogatori si scrutavano attentamente in un gioco di sguardi. Mia sorella Rose era seduta accanto a me, la sua apparente aria calma e tranquilla indicò sin da subito che non avrebbe aperto bocca nemmeno sotto tortura.

Emmett, dinanzi a noi, era seduto accanto a Jasper: braccia incrociate e aria decisamente annoiata, sembrava un insulto alla preoccupazione che trasudava dal viso di sua madre. Esme era pallida e stanca, il suo aspetto indicava chiaramente che aveva avuto periodi decisamente migliori di quello.

Jasper invece era impegnato a fissare il muro con particolare interesse, come se si trovasse dinanzi ad un quadro dall’inestimabile valore artistico.

Avevo più volte cercato di attirare la sua attenzione ma i miei tentativi erano falliti miseramente. Era una cosa totalmente inutile camminare contro qualcuno che rimaneva fisso e non faceva niente per raggiungermi.

Anzi, Jasper anziché venirmi incontro indietreggiava a gran velocità.

A scuola la situazione era identica: io che li correvo dietro cercando di attirare la sua attenzione e di scusarmi per quanto era successo, e lui che evitava con impegno profondo la mia presenza. Sembrava quasi che stesse evitando un’appestata, a pensarci attentamente.

Ero quasi offesa!

Avevo bisogno di parlarli ma con tutto quel casino era impossibile. Da giorni l’ufficio di mio padre era sommerso di denuncie circa quanto era successo alla festa. Mike e Royce erano ancora ricoverati in ospedale a causa delle botte che avevo preso da Emmett e Edward.

Per lo meno era a Parigi con Bella. Avrebbe avuto bisogno di una mano dal cielo quando sarebbe tornato a casa. La situazione che avrebbe trovato al suo ritorno non sarebbe stata di certo delle più rosee, tutt’altro.

- Allora? Stiamo aspettando! – ringhiò Esme, osservando gelidamente i figli.

Emmett sbadigliò in maniera teatrale. Jasper si grattò il naso con distacco. Ma quanto potevano essere idioti quei due ragazzi? – Non abbiamo nulla da dire, mi sembra che il signor Swan abbia già riferito tutto quanto nei minimi dettagli. Un’ottima descrizione, non c’è che dire. Complimenti Capo Swan, ha delle ottime doti da attore e oratore!– sfotté Emmett.

- Hai poco da fare il gradasso, chiaro? Non so se hai percepito il messaggio ma tu e tuo fratello state rischiando grosso! Se non ci permettete di aiutarvi finirete male. – sbraitò lei. Carlisle si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla e cercando di calmarla.

- Emmett, per favore. Parla. – provò suo padre, mirando a convincerlo con parole calme.

- Non ho niente da dire. – ribadì orgoglioso lui, incrociando le braccia al petto e assumendo la classica posa da duro senza paura.

- Carlisle. – intervenne mio padre, alzandosi in piedi. – Qui la situazione è seria ma i ragazzi non sembrano rendersene conto. I King e i Newton stanno raccogliendo velocemente testimonianze così da essere inattaccabili su sede legale. Nessuno sino ad ora ha testimoniato a favore dei tuoi ragazzi e la cosa inizia ad essere incasinata.

A loro difesa posso dire che, a differenza di molti zoticoni che sono venuti da me a parlare dell’accaduto, questi ragazzi non hanno mai dato problemi. – strinse un attimo gli occhi, osservando Jasper. Ci avrei scommesso una mano che stava pensando all’allegro siparietto sul molo.

- Alice. Rosalie. Almeno voi per favore. Parlate. – ci supplicò Esme. Lo sguardo che ci rivolsero Emmett e Jasper era del tutto eloquente. Una minaccia avrebbe avuto lo stesso colore e sapore.

- Non so se avete colto il momento in cui hanno detto chiaramente di non volere l’aiuto di nessuno. Perché dovremo parlare? Stanno chiaramente rifiutando la mano che li state tendendo da ore. – sibilò mia sorella, osservando con rabbia Emmett.

- Piuttosto che farmi aiutare da una come te, marcisco a vita dietro le sbarre. – ringhiò lui, guardandola con odio.

- Emmett! – strillò indignata Esme.

- Lasci perdere, signora. Siamo abituati alle sue esternazioni colme di finezza ed educazione. – disse con scherno Rosalie, scuotendo la lunga chioma bionda e portando un ciuffo dietro l’orecchio. L’immagine della tranquillità, insomma.

- Oh, ma che simpatica. Sai, anche io sto iniziando ad abituarmi al fatto che spari continuamente stronzate. A lungo andare diventa normale. – ribatté cattivo lui.

- Okay, ora perché non la smettete? – mi intromisi, notando lo scintillio irritato proveniente dagli occhi di Esme. Non mi sarei stupita se da un momento all’altro si sarebbe alzata e avesse schiaffeggiato suo figlio davanti a tutti.

- Ti risulta tanto difficile non immischiarti negli affari che non ti interessano? – fece la sua comparsa Jasper, degnandomi della sua onnipotente attenzione.

- Wow, ero quasi sicura che avessi perso l’uso della parola! Devo ricredermi a quanto pare. Meglio tardi che mai, no? – dissi, sorridendo con sarcasmo nella sua direzione.

- Ma avete finito o no di comportarvi come quattro bambini capricciosi e infantili? State iniziando ad annoiarci. – Cavolo. Mia madre sapeva essere davvero pungente quando ci si metteva.

- Rosalie, ora parlerai. E non accetto battutine verso Emmett. Tu ora parlerai perché te lo sta ordinando tuo padre, a meno che tu non voglia salutare a tempo indeterminato la tua carta di credito ti consiglio di pensarci bene. – cavolo, mio padre aveva veramente giocato sporco stavolta! Toglierle la carta di credito era un colpo basso! Dei peggiori direi!

- Perché dovrei parlare? Loro non lo vogliono il nostro aiuto quindi che vadano al diavolo. Ci stanno sputando deliberatamente addosso. – ringhiò lei, puntando i suoi occhi ceruli su Emmett. Lo stava fulminando con la forza del pensiero, era evidente a tutti.

Charlie la guardò freddamente, appoggiandosi alla poltrona su cui era accomodata nostra madre. – Non era una richiesta della tua opinione, la mia. Era un ordine. Voglio sapere di quella festa e lo voglio sapere ora. Chiaro Rose? –

Rosalie sollevò la testa con uno scatto indignato, per poi iniziare a parlare a briglia sciolta. – Bene, ecco qui la tua fantastica e agognata confessione: alla festa Mike e Royce hanno alzato le mani su me e Bella. Emmett ed Edward sono intervenuti e ci hanno difeso. Il resto lo sapete da chi è andato a testimoniare. –

Il volto di Emmett era livido. – Dovevi tenere la bocca chiusa, accidenti a te. – sibilò in direzione di Rosalie.

- Certo, e magari vedermi portare via le carte di credito? Non farmi ridere, il tuo orgoglio non vale tanto. – lo sfotté lei, osservandolo con sufficienza.

- La superficiale Rosalie Swan ha fatto nuovamente la sua comparsa! Bentornata tra noi cara! – ribatté velenoso. Rosalie si alzò in piedi decisa a pestarlo a sangue. La conoscevo abbastanza bene da intuire quando voleva passare alle mani.

- Adesso basta davvero! Avete rotto le scatole! – si intromise Carlisle alzando la voce. – Siediti! – ordinò a mia sorella.  – E tu vedi di piantarla con questo comportamento da duro e tenebroso, chiaro? Vedi di portare rispetto o ti farò una ripassata di buona educazione direttamente qui. – aggiunse, osservando minacciosamente Emmett.

I due si calmarono all’istante.

- Almeno ora sappiamo qualche dettaglio in più. Il fatto che abbiano agito per la difesa di alcune ragazze in difficoltà gioca un pochino a loro favore. – commentò mio padre, passandosi stancamente una mano sugli occhi.

- Ehi, non fatevi strani film in testa. Ho sempre avuto l’enorme voglia di pestare a sangue King e in quel momento era una tentazione troppo forte. Avevo bisogno di scaricare tutto lo stress che avevo in corpo, lui era lì e fatto. Non ho difeso nessuno! –

Osservai sconcertata Emmett. A viso alzato, osservava con sprezzo dinanzi a se. Sembrava quasi che non li piacesse essere stato appena lodato per aver aiutato una damigella in pericolo. Sembrava quasi che non ci tenesse a fare la figura del ragazzo intelligente e con una morale, doveva per forza calarsi nei panni del bastardo insensibile.

In quel momento ebbi un’illuminazione mai avuta prima: Emmett Cullen era un’idiota di proporzioni assolutamente spaventose e mai viste prima.

- Mi stai forse dicendo che sei un troglodita che va in giro a picchiare le persone per il puro gusto di farlo? Non avevo idea di aver tirato su un simile selvaggio! – strillò infervorata Esme.

Emmett rispose a tono, ma non ascoltai affatto quel che diceva. La mia attenzione era catalizzata su Jasper che, con uno sbuffo, si alzò ed uscì dal salotto. Perfetto, la mia occasione era finalmente giunta!

Ignorando l’occhiata di fuoco che mi lanciò la mia famiglia mi alzai, correndo dietro a Jazz. Il tutto con discrezione, ovviamente. Nessuno doveva sapere che stavo andando ad implorare pietà!

Arrivata in corridoio mi guardai attorno, cercando di carpire la presenza di Jasper. Niente. Dove diavolo si era cacciato?

- Cercavi qualcuno? – chiese freddamente una voce, facendomi sobbalzare spaventata.

Portai una mano al cuore, sentendolo galoppare impazzito. Se fossi morta d’infarto non mi sarebbe sembrato affatto strano, anzi. Perfettamente nella norma. – Mi hai spaventata. – gracchiai sconvolta.

Jasper, appoggiato al corrimano della scala che portava di sopra, mi osservò distaccato. – Allora? Cercavi qualcosa? Sai, dubito che la tana del Bian Coniglio si trovi a questa piano. Prova a quello superiore. – mi beffeggiò, tenendo le braccia incrociate al petto.

- Veramente cercavo te. – risposi, non cadendo nella sua palese provocazione.

Jasper sollevò teatralmente un sopraciglio. – Ti sembro il Bian Coniglio, forse? –

Sollevai gli occhi al cielo, spazientita. – Piantala, non è proprio il momento per queste stronzate. Ho bisogno di parlarti in privato. –

Jasper mi osservò un attimo, per poi camminare silenziosamente verso la cucina. Dal salotto erano ancora perfettamente udibili le urla dei presenti, segno che ne avrebbero avuto ancora per molto.

Jasper si bloccò all’improvviso, girandosi e fronteggiandomi con superiorità. – Parla. – mi ordinò freddamente, facendomi irritare all’istante.

Mi morsi la lingua, trattenendomi dal mollarli uno schiaffo in pieno viso. Se dovevo ottenere il suo perdono avevo l’impressione che uno schiaffo non avrebbe aiutato affatto. – Volevo chiederti scusa per tutta la faccenda della scommessa e quella roba lì. – ammisi con un sospiro.

- Ah si? – commentò sarcasticamente lui, osservandomi come se fossi qualcosa di fastidioso che aveva avuto l’ardire di attaccarsi alla sua scarpa destra.

Non raccolsi la provocazione, continuando la mia opera di scuse e parlando a briglia sciolta. - Si. Abbiamo giocato con voi cercando un rimedio contro la noia. Abbiamo deliberatamente offeso i vostri sentimenti e me ne dispiaccio enormemente. Perdonami.

Mi sono resa conto troppo tardi che sei una persona troppo importante per perderti così. Prima non ti conoscevo, non potevo sapere che bella persona sei. Ora lo so e ci tengo infinitamente a te. – ammisi arrossendo come un semaforo.

Insomma, la mia poteva essere classificata quasi come una confessione! E di certo non ero il tipo che fa’ robe simili, anzi.

- Tutto qui? Mi aspettavo un discorso più interessante. – sibilò freddamente lui, facendomi cadere nell’imbarazzo più totale. Tra tutte quelle che avevo elaborato, quella non era di certo la risposta che mi sarei aspettata. E ancora di meno quella che avrei voluto sentire.

- Beh, scusa tanto se non è stato all’altezza delle tue aspettative. – ribattei acidamente, mettendomi sulla difensiva. Ero stata appena respinta o era una mia impressione infondata?

- Grazie tante delle scuse, sei stata gentile. – sorrise ironicamente, facendomi chiaramente intendere che mi stava prendendo in giro. – C’è dell’altro? Perché ho un appuntamento e non vorrei fare tardi. – aggiunse con voce annoiata, squadrandomi.

Il mio cuore ebbe l’accortezza di saltarmi in gola. Avevo di sicuro capito male, Jasper non mi stava mica liquidando per andare con un altra. Non dopo che mi ero aperta in quella maniera con lui. – Come? – gracchiai senza fiato.

Jasper scrollò le spalle. – Amanda mi ha chiesto di vederci e le ho detto di si. Non c’è niente di male in un appuntamento. – osservò con semplicità, fissandomi intensamente.

- No, quando mai! Mi chiedo solo dov’eri quando ti ho confessato che mi piaci! Chissà, magari stavo parlando con il frigorifero. Si spiegherebbe perché non ho avuto una risposta dignitosa quando ho detto apertamente che mi piaci! – strepitai arrabbiata, alzando di parecchie ottave la voce. Non ero abituata ai rifiuti e ancora di meno all’indifferenza.

Mi ero messa in ridicolo confessando i miei sentimenti, il minimo che potevo aspettarmi era una risposta.

- Non ho risposto perché non ho niente da dirti al riguardo. Ti piaccio? Beh, è un problema tuo. – rispose con cattiveria.

Ahia.

Questa faceva male. Veramente male.

Portai una mano al petto, assalita da un dolore straziante. Sotto il palmo della mia mano il mio cuore batteva all’impazzata, come a volersi spezzare in minuscoli pezzettini. Il dolore si spostava a grandi ondate verso le braccia e il costato, avviluppandomi in una morsa di dolore.

Arrancai verso il lavandino, aggrappandomi ad esso e chiudendo gli occhi.

Il respiro era spezzato, risentiva del dolore che mi opprimeva il petto. Mi salirono le lacrime agli occhi ma le ricacciai indietro con violenza. Non mi sarei fatta vedere in lacrime da Jasper. Neanche morta.

Iniziai a fare dei profondi respiri, calmandomi lentamente. In segreto stava nella respirazione, era la chiave di tutto.

- Alice? Che hai? – mormorò Jasper, avvicinandosi e posando una mano sulla mia spalla. Lo allontanai bruscamente, guardandolo truce. Era lui la causa di tutto e aveva anche il coraggio di chiedermi cos’avevo?

- Non toccarmi mai più, hai capito? Stammi lontano, stronzo. Sbaglio o Amanda ti sta aspettando a gambe aperte? Stai perdendo tempo e la stai facendo aspettare. Vattene di qui. – sputai velenosa, andando verso il frigorifero e afferrando una bottiglia d’acqua fresca.

- Stai bene? – borbottò, passandosi una mano tra i capelli biondi.

- Una meraviglia, non preoccuparti. – risposi falsamente, sentendo il cuore spaccarsi in pezzi ancora più piccoli. Essere respinti non era proprio il massimo, anzi.

- Alice, senti… - tentò con un sospiro, ma lo interruppi bruscamente.

- Qualsiasi cosa tu debba dire non mi interessa affatto. Per quel che mi riguarda hai già detto abbastanza e quello che hai detto è chiaro come il Sole. Non ti trattengo oltre, puoi andare. – bevetti una lunga sorsata d’acqua, amando immensamente l’effetto rilassante che ebbe sul mio corpo.

Jasper, dinanzi a me, mi osservava con il pentimento negli occhi. Evidentemente si era reso conto di avere esagerato con le parole. Peccato che a me non interessasse se pensava o meno quello che aveva detto. Quelle parole avevano il loro peso, importava solo questo.

- Salutami Amanda. – ringhiai a denti stretti, uscendo dalla cucina e salendo di sopra. Chiusi la porta alle mie spalle e mi lanciai sul letto, lasciandomi scappare due lacrime che asciugai con stizza.

L’amore era una fregatura, non potevo che pensarlo con tutta me stessa.

Con Jasper tutto era iniziato come un gioco.

Dopodiché la sensazione piacevole derivante dalla sua presenza.

La scoperta della gelosia.

La consapevolezza che non appena avrebbe scoperto la verità mi avrebbe cancellata dalla sua vita.

Ed era successo. Nel peggiore dei modi anche.

Non era il massimo sapere che mentre io ero lì a piangere per lui, Jasper era in bella compagnia. Non era affatto una delle migliori sensazioni mai provate in vita mia.


*****

Un rumore.

Insistente, leggero e irritante.

Fu quello a strapparmi al sonno che mi aveva avvolto come una calda coperta. Mi rigirai nel letto, osservando la finestra alla mia destra. Il rumore sembrava venire da lì, come se qualcuno avesse preso di mira il vetro della mia stanza. In stile film romantico di serie Z, aggiungerei.

Mi alzai, stropicciando gli occhi e aprendo la finestra. Spalancai la bocca, incredula. Jasper era sotto la mia finestra ed era impegnato a lanciare piccoli sassolini per attirare la mia attenzione.

- Finalmente! Avevo perso le speranze! – ridacchiò imbarazzato, grattandosi la nuca.

Storsi la bocca, memore delle brutte parole che aveva pronunciato quel pomeriggio. – Che vuoi? Sbaglio o eri stato invitato a non farti più vedere? – la mia voce non era proprio il massimo della gentilezza, anzi. Mi stavo trattenendo dal lanciarli addosso il comodino. Non attuavo quel piano solamente perché il frastuono avrebbe svegliato tutta la famiglia, altrimenti in quel momento Cullen sarebbe stato sotterrato sotto cinque chili di comodino in legno.

Come si permetteva di venire a quell’ora di notte a casa mia mettendo su una scenetta da film romantico e strappalacrime? Con che coraggio si presentava da me dopo avermi trattata alla stregua di uno straccio lercio e inutile?

Jasper Cullen aveva coraggio, bisognava dargliene atto. Coraggio e una buona dose di stupidità, poco ma sicuro.

- Sono venuto a scusarmi, ok? Ho esagerato quando mi hai detto quelle cose, sono stato uno stupido stronzo insensibile. Ti chiedo scusa. – disse a capo chino, profondamente imbarazzato.

Lo osservai per qualche minuto in religioso silenzio. La vergogna e l’umiliazione mi travolsero ad ondate, facendomi serrare la bocca con sdegno. – Vattene. – dissi semplicemente, pronta a chiudere la finestra in faccia a Cullen.

- Aspetta! – mi implorò, tendendo il braccio verso di me come a volermi fermare. – Per favore. Ti chiedo scusa sul serio Alice. Ho esagerato. –

Non ero disposta a cedere nemmeno lontanamente. L’orgoglio sapeva essere una brutta bestia e una consigliera infida. Le parole con cui aveva respinto la mia dichiarazione ancora mi giravano insistenti per la mente, ricordandomi l’affronto subito.

- Cosa vuoi, Cullen? Sorvolando sul fatto che la tua è invasione di proprietà privata, mi sta decisamente seccando. La tua presenza non è gradita, ti ci vuole molto a capirlo? Vattene a casa prima che chiami mio padre e li dica che mi stai molestando. – ringhiai minacciosamente.

Lo volevo fuori dalla mia vista subito. E possibilmente fuori dal mio raggio “lancio di oggetti pericolosi e potenzialmente mortali”.

Jasper sospirò pesantemente, per poi sfregare le mani tra di loro e osservare con uno sguardo poco affidabile la parete ricoperta di edera dinanzi a lui. – Bene, forza e coraggio. – borbottò, infilando le mani tra i nodosi rami della pianta e issandosi su.

- Che cazzo stai facendo? – chiesi sconvolta, osservandolo mentre scalava la parete di casa mia. Okay, questo era decisamente un sogno. O un incubo, a seconda dei punti di vista. Se si fosse rotto la testa cadendo da lì sarebbero stati cazzi amari!

- Cerco di chiederti scusa e di farmi ascoltare. – ansimò lui, continuando a salire. Un gemito soffocato mi fece sporgere maggiormente dalla finestra.

- Ti sei fatto male? – chiesi apprensiva, accantonando momentaneamente la mia indole rancorosa.

- Mi sono graffiato. – spiegò a denti stretti.

- Ti sta bene. – commentai impietosa, osservandolo con gelida freddezza. Non potevo di certo mostrare quanto quel gesto mi stesse conquistando e lasciando a bocca aperta. Mi sentivo tanto una principessa che sta per essere raggiunta dal principe azzurro.

- Cazzo. – ringhiò Jasper, distruggendo le mie fantasie. Perché DI SICURO un principe non avrebbe mai usato un linguaggio così sboccato in presenza della sua principessa!

- Che hai fatto? – chiesi di nuovo, sentendo l’ansia salire. Se si fosse spiaccicato a terra sarei stata colpevole di omicidio o di qualcosa di molto simile. La mia coscienza era già sporca così, non volevo di certo una vittima ad aggiungersi alla lista!

- Basta, è pericoloso! Torna giù e piantala! – sussurrai, pregando mentalmente che mio padre non venisse a controllare il perché di tutto quel casino. Al caro Charlie sarebbe venuto un colpo se avesse visto Jasper appeso sotto la finestra della camera della sua adorata Alice.

- Sono quasi arrivato, di certo ora non torno indietro dopo tutta la fatica che ho fatto. – affannò, mettendo una mano sul davanzale e facendo leva sulle braccia.

Mi spostai un poco, spalancando gli occhi sconvolta quando lo vidi cadere all’indietro. – Jasper! – strillai sconvolta, precipitandomi alla finestra.

- Scherzetto! – rise lui, sedendosi con nonchalance sul davanzale e guardandomi tutto tranquillo.

Uno scherzo. Il suo era stato un fottutissimo scherzo che aveva rischiato di farmi venire un infarto e uccidermi!

- Coglione! – ringhiai rabbiosa, scagliandomi contro di lui e tempestandolo di pugni. Poco male se fosse caduto a gambe all’aria in giardino, se lo meritava proprio! C’erano cose su cui era meglio non scherzare e tra queste c’era anche il fingere incidenti mortali.

- Ehi! Ehi, stai calma! Scherzavo! – si lagnò lui, proteggendosi il viso con le braccia e cercando la fuga dal mio assalto.

- Strano, ti sei divertito solamente tu Jasper! Come sempre! Mi sono spaventata sul serio, cazzo! – strepitai, abbandonando l’opera di pestaggio Jasper e lasciandomi cadere esausta sul letto. Con tutte quelle emozioni intense non sarei arrivata ai vent’anni, me lo sentivo.

- Ehi, scusami. – borbottò lui, sedendosi accanto a me. Alzò la mano come a volermi accarezzare, ma poi ci ripensò e la abbassò facendo finta di niente. Tipico di Jazz: voleva una cosa ma non aveva il coraggio per andare sino infondo.

- Perché sei qui? Ti avevo detto di andartene. – esordii poco dopo, fissandolo dritta negli occhi azzurri.

- Te l’ho detto, sono venuto a scusarmi con te. Ho esagerato. – ripeté per l’ennesima volta, facendomi alzare gli occhi al cielo.

- L’hai già detto anche prima, l’avevo percepito sai? E ti ripeto che non mi interessa affatto. Hai sprecato tempo ed energie venendo qui, spiacente per te. – risposi acidamente, per niente disposta a cedere. L’orgoglio è una brutta bestia, avvelena e uccide i sentimenti.

- Ho rischiato l’osso del collo per salire da te, non potresti prenderlo in considerazione? –

- Ma chi te l’ha chiesto! – risposi acidamente, alzandomi e sedendomi sul davanzale. Meglio mettere le distanze tra me e lui, non si è mai troppo prudenti nella vita.

- Senti, vai al diavolo! Hai sempre da lamentarti, anche quando le persone cercano di essere gentili con te e cercano di farsi perdonare. Naturalmente Alice- regina - del – mondo Swan è troppo superiore per accettare delle scuse e chiudere la bocca! – sbraitò, osservandomi truce e facendomi innervosire.

- Dimmi Jasper, è stato piacevole scoparti Amanda? Ti è piaciuto? –

Okay, non c’entrava niente. Probabilmente era solo la parte irrimediabilmente gelosa di me a parlare. Eppure non riuscivo proprio a digerire il fatto che lui avesse preferito lei a me.

Ma mi aveva vista bene?

Evidentemente no, altrimenti non sarebbe uscito con quella sottospecie di scopa spelacchiata e lercia.

- Mi stai dicendo che il tuo problema è Amanda? – mi chiese allibito. Certo, come se non l’avesse capito da un pezzo che ero gelosa!

- Assolutamente no, non vedo perché dovrebbe essere un problema per me. – il risveglio dell’orgoglio atto quarto. La gelosia era proprio una brutta bestia, non c’è dubbio.

Jasper rimase un attimo in silenzio, impegnato ad osservarsi attorno. – Le ho dato buca. – mormorò. Lo osservai per un attimo, sollevando un sopraciglio. – Parlo di Amanda. Alla fine non ci sono andato all’appuntamento. Dovevo prima venire a chiederti scusa. –

In quel momento ci volle tutta la mia forza mentale e buona volontà per non iniziare a saltellare per la camera e rimanere appoggiata al davanzale. – Non mi interessa saperlo. – dissi falsamente, cercando di mascherare il tremolio emozionato della voce.

- Si, chiaro. – rispose lui, usando un tono ironico al 100%. – Vabbè, quello che dovevo dirti l’ho detto. Io vado ora. – annunciò alzandosi in piedi. Mi spostai, facendoli spazio e lasciando che il cervello corresse a tutta briga.

- Senti Jasper… - esordii prima di riuscire a trattenermi. Maledetta boccaccia! Era sempre un passo avanti rispetto al cervello!

- Mh? –

- Ti andrebbe di… insomma… di… emh… - Oh, magnifico! Ci mancava solamente un patetico balbettio a completare la scenetta! – Si, insomma... Ti andrebbe di vederci uno di questi giorni? – sputai tutto d’un fiato.

Jasper mi osservò per un attimo, per poi sorridere leggermente. – Si. Va bene. –

Non si era sbilanciato, ci andava con i piedi di piombo stavolta. A me andava bene lo stesso, avrei fatto di tutto per riconquistare la sua fiducia! Si giocava a carte scoperte stavolta!

Sorrisi raggiante, osservandolo mentre si arrampicava sulla finestra. Mi guardò fisso, per poi ghignare vistosamente. – Notte strega! – ridacchiò, iniziando a scendere lungo la parete erbosa.

Mi sporsi dalla finestra facendoli la linguaccia. – Notte stronzetto! -  

************


Buona serata a tutti!
Inizio con il chiedere scusa per l'enorme ritardo, ma due lutti avvenuti in famiglia a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro mi hanno privato completamente della voglia di scrivere qualcosa. Oltretutto il documento Word dove avevo scritto metà del capitolo era stata cancellata per sbaglio, quindi ho dovuto riprendere il capitolo dall'inizio.
Non è di sicuro uno dei miei capitoli migliori, ma spero che comunque gradiate. C'ho messo il massimo impegno e questo è il massimo che ho cavato fuori.
Auguri in super ritardo per Pasqua, comunque... ^^
Vi comunico inoltre che alla conclusione della ff mancano al MAX 15 capitoli, non molto insomma. Per quanto riguarda la coppia Ed/Bells so esattamente come svilupparla e farla concludere, ho deciso tutte le svolte da prendere in merito ai due. Il loro destino è quindi già totalmente deciso. ^_^
Ringrazio di cuore chi ha espresso la preferenza per questa ff per il concorso che si sta tenendo ora nel sito ( e che, devo ammettere, non ho ben capito: Non dovrebbe abbracciare solamente le storie originali che hanno personaggi quindi originali?? o.O  qualcuno mi risolva l'arcano mistero!! -.-" )
Grazie di cuore!!
Non ho proprio il tempo per rispondere alle recensioni, prometto che al prossimo chappy le faccio di tutti gli arretrati!!
Spero gradiate sto schifo di Capitolo... u.u
Saluti e a Presto!! Baci

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Capitolo 22
*** Capitolo 21: dolore. ***


scommett capitolo 21
Capitolo betato by Yara89




Scommettiamo?

Capitolo 21:  Dolore.

Pov Rosalie.

Eravamo nella merda.

Da qualsiasi angolazione osservassi la cosa, quella era l’unica conclusione possibile. Non c’era nemmeno un piccolo dettaglio che fosse a nostro favore. Nemmeno uno.

Per quanto mio padre e il signor Cullen dicessero che l’aggressione a me e Bella era grave e avrebbe avuto il suo peso, a me non sembrava un elemento capace di risolvere la situazione, tutt’altro.

A conti fatti però, pensandoci attentamente, non riuscivo a spiegarmi quella opprimente sensazione che mi attanagliava il petto. Evidentemente era così che si sentiva un topo quando stava per essere divorato da un pitone.

Di sicuro soffrivo di riflesso per la situazione che stavano vivendo i Cullen. In fin dei conti quella che era partita come una stupida e innocente scommessa aveva creato più danni del previsto. Un enorme fregatura, niente da dire al riguardo.

Eravamo ancora in salotto, nel bel mezzo di una discussione con i fiocchi. Da un momento all’altro sarebbero volate sedie e poltrone: la demenza di Emmett stava mettendo a dura prova la pazienza di molti e, prima tra tutti, quella di sua madre.

Esme era livida. Livida.

Ogni parola pronunciata da suo figlio era un insulto alla sua preoccupazione, Emmett proprio non capiva quanto quella storia stesse distruggendo i suoi genitori. E non capiva quanto stesse affondando. Sembrava quasi che godesse nell’aggravare la sua posizione con un maxi sfoggio di demenza.

- Basta, mi avete rotto il cazzo! Me ne vado. Siete impegnati da ore a darmi addosso! Ma trovatevi qualcos'altro da fare e lasciatemi in pace. – ringhiò, scattando in piedi e uscendo a grandi passi dal salotto.

In effetti era così, da ore mio padre e il signor Cullen avevano sotto torchio Emmett. Quello che lo scimmione non capiva era che non era di certo per il loro piacere personale bensì per toglierlo dai casini in cui si era messo. La sua totale assenza di collaborazione non faceva che aggravare la sua già fragile posizione.

- Torna qui e siediti. - urlò Esme, livida in volto. Era preoccupata da morire ed Emmett era l'immagine della più totale strafottenza. Per una madre non doveva essere poi una cosa facile da sopportare.

Mi alzai anche io, bloccando Esme che si apprestava a seguirlo e, con tutta probabilità, ad ucciderlo in giardino. – Vado io, lei rimanga qui e cerchi una via d’uscita insieme ai miei genitori. Non si preoccupi, vedrà che Emmett riprenderà a ragionare e la smetterà di fare il gradasso. – non che ne fossi molto convinta nemmeno io, ma meglio non fare presente questo dettaglio.

Arrivata in corridoio accelerai il passo per raggiungerlo. In tutta franchezza non avevo la più pallida idea di cosa dirli una volta raggiunto, ma contavo su qualche brillante illuminazione del momento.

- Aspetta! – urlai, spalancando la porta e precipitandomi fuori.

Emmett rise, senza per altro voltarsi a fronteggiarmi. Continuò la sua marcia come se niente fosse. - Che c'è, hanno mandato te? Pensano forse che i tuoi dolci occhi azzurri mi faranno redimere e tornerò in salotto strisciando come un verme? – recitò come un idiota, continuando a camminare verso la sua jeep.

- Il piano originale non comprendeva che tu strisciassi come un verme, ma se ci tieni a farlo non vedo dove sia il problema. - risposi ironicamente, raggiungendolo e tallonandolo.

Emmett si girò con uno scatto, fronteggiandomi e tentando di intimorirmi con la sua mole. Tsè. Illuso. - Che cazzo vuoi? - sibilò a denti stretti.

- Questo cos'era? Il ritorno dello scimmione maleducato atto quinto? - lo sfottei, mettendo le mani sui fianchi e osservandolo dall'alto al basso giusto per farli capire che non mi faceva ne caldo ne freddo. E nemmeno tiepido.

- Quello che ti pare. – rispose freddamente, voltandosi e riprendendo a dirigersi in macchina.

- Tua madre è davvero preoccupata e tu non fai che aggravare il fardello che sta portando. Non ti importa nemmeno di questo? Sei diventato un duro al quale non importa nemmeno se sua madre sta soffrendo come un cane? – chiesi con voce seria, rimanendo impalata al mio posto. Avevo finito di correrli dietro, ora era giunto il momento di parlare chiaramente.

Emmett si bloccò, tenendosi però voltato verso la strada. - Non sono affari tuoi. E tantomeno di mia madre. Riguardando me e Edward, nessun’altro. – rispose gelidamente.

Mi irrigidii come se uno schiaffo mi avesse appena colpita in piena faccia. – Tu non puoi dire sul serio. Non puoi essere così stupido. –

Emmett si voltò a guardarmi, il viso deformato dalla rabbia. – Quelle che tuo padre, là dentro, sta dando ai miei genitori non sono che false e inutili speranze. Io e Edward siamo fottuti e sai perché? Perché a nessuno importa il motivo per il quale abbiamo pestato quei due stronzi. A nessuno importa che l’abbiamo fatto perché vi avevano messo le mani addosso ed era necessario difendervi.

Sai cosa importa a quei ragazzi, Rosalie? Vederci affondare. Come se a qualcuno interessasse aiutare i due sfigati della Forks High School! Non farmi ridere,non c’è speranza e non c’è mai stata. Prima i miei lo capiranno, meglio sarà. E ora levati di torno. – concluse seccamente.

Ero assolutamente sconvolta. E non perché le parole di Emmett erano dure e vuote. Bensì perché corrispondevano alla verità: nessuno dei presenti alla festa avrebbe mai testimoniato a favore dei Cullen. Figurarsi se andavano contro a Royce e Mike!

- Dalla tua faccia direi che anche tu la pensi come me. Ci si vede. -

Rimasi in silenzio osservandolo salire in macchina e andare via velocemente. C’era ben poco che potessi dirli in quel momento, le parole servivano a poco. Era ora di passare ai fatti.

*****

Sin da bambina gli ospedali non mi erano mai piaciuti. Proprio per niente.

A causa dei frequenti incidenti che vedevano Bella protagonista da bambina eravamo una sorta di “famiglia – cliente speciale”. Avevamo anche la tessera fedeltà, in pratica.

Per questo motivo ero leggermente agitata mentre varcavo le porte dell’ospedale e venivo avvolta dal fastidioso odore di disinfettanti tipico di quel luogo. Il motivo per il quale mi trovavo lì non aiutava di certo a farmi stare tranquilla.

Mi avvicinai al bancone della segretaria, pronta a chiedere un’informazione che mi disgustava dal profondo dell’anima. – Buongiorno. Mi servirebbe sapere il numero di stanza di Royce King. – annunciai, schifata oltre ogni limite. Mi sembrava quasi di sentire l’amaro sapore della bile in bocca. Grandioso!

- Spiacente, ma il signor King non può ricevere visite. – mi informò la segretaria senza degnarmi della minima attenzione e continuando a battere sulla tastiera del computer. Non mi aveva mai potuta sopportare, era la classica donna sulla cinquantina che a casa ha solamente un vecchio gatto spelacchiato ad attenderla.

La sua invidia nei miei confronti – in quanto bella e nel fiore dell’età – era assolutamente palese.

- Perché? –

La vecchia cornacchia si rassettò gli occhiali e puntò il suo sguardo nel mio. – Può ricevere solamente le visite dei parenti. Spiacente quindi. –

- Io devo vederlo. – ringhiai a denti stretti. Assurdo, dovevo implorare per vedere una persona che odiavo e con la quale non volevo più avere a che fare! La fine del mondo era realmente alle porte se ero arrivata a tanto!

- Sono le regole, signorina. – rispose con aria professionale, tornando al suo stupido computer e riprendendo a ignorarmi.

- Senta, sono la sua ragazza e ho bisogno di vederlo! È una questione urgente! – pronunciare quelle parole mi mise addosso un senso di schifo assoluto ma dovevo raggiungere la stanza di Royce in qualsiasi modo.

- Dice sul serio? Lei è la ragazza di King? – chiese con aria sospettosa, squadrandomi da capo a piedi, nemmeno se avessi un cartello con su scritto “donna di King” appeso al collo.

- Si, ed è una cosa piuttosto urgente quella che devo dirli. – sospirai, colta da un’improvvisa illuminazione. – Sa… - mi sporsi verso di lei con tutta l’aria di una pettegola pronta a fare gossip. – Ho un ritardo di una settimana e mezzo. Credo di essere incinta. – usai appositamente una voce stridula e spaventata, così da calarmi meglio nella menzogna.

Di sicuro funzionò, perché la segretaria si portò le mani alla bocca e borbottò un – Vergine Santa! –

Evidentemente era una di quelle fanatiche che condannavano il sesso prima del matrimonio e tutto il resto.

- Capisce? Devo parlare con il mio ragazzo, è una questione di vitale importanza! – affannai, fingendomi spaventata oltre ogni limite. – Se si scoprisse che sono realmente incinta per me sarebbe la fine, i miei genitori non potrebbero reggere un simile colpo. -

- Certo figliola, ti capisco benissimo. La stanza è la 321. Vai pure. – mormorò guardandosi attorno per paura che qualcuno la sentisse.

- La ringrazio davvero tanto signora. Lei è un angelo. – recitai alla perfezione, per poi dileguarmi velocemente verso l’ascensore. Non fosse mai che le venisse un ritorno di rigidità lavorativa e mi revocasse il permesso.

Entrai velocemente in ascensore e premetti il tasto 2, appoggiandomi con un sospiro esausto alla parete dell’ascensore. Ero stanca e quello che mi apprestavo a fare era un azzardo. Stavo rischiando il tutto per tutto ma dovevo assolutamente togliere dai guai Emmett ed Edward. Non che Emmett meritasse qualsivoglia soccorso, anzi.

Se fosse stato per me l’avrei lasciato a bollire nel suo brodo, lo facevo solamente per Edward. Essendo in Francia era totalmente all’oscuro di quanto stava succedendo a Forks e meritava che qualcuno cercasse una soluzione per lui.

Niente di quanto avrei fatto era per Emmett.

Niente.

Ma chi volevo prendere in giro?!

Emmett era esattamente il motivo per cui mi stavo apprestando ad incontrare Royce!

Portai le mani tra i capelli tirando forte alcune ciocche e cercando di schiarirmi le idee. Avevo decisamente bisogno di una vacanza, non c’era alcun dubbio. Finito quel casino me ne sarei andata a Londra per un mese intero.

Il leggero trillo prodotto dalle porte dell’ascensore che si aprivano mi avvisò che ero giunta a destinazione. Con un sospiro arrendevole mi staccai dalla parete con uno spintone e marciai verso la camera di quello stronzo, il cervello che lavorava a mille preparando il discorso con cui avrei argomentato la mia causa.

Avevo bisogno di pensare velocemente ad una strategia o mi sarei trovata dinanzi a lui debole e vulnerabile. Per ottenere quello che mi serviva dovevo essere forte, spietata e diretta.

Praticamente partivo sconfitta su tutta la linea.

Raggiunta la camera presi un grosso respiro e vi entrai, guardandomi freneticamente attorno. Il letto era vuoto. Perfetto!

- Cercavi qualcuno? – alle mie spalle la voce glaciale di Royce mi fece sobbalzare. Mi voltai velocemente e lo guardai leggermente impietosita.

Il bel viso di Royce era completamente viola e tumefatto. Aveva una fasciatura attorno alla testa e un grosso cerotto sul naso, laddove si erano concentrati i pugni di Emmett. Le braccia recavano lividi e graffi, alcuni dei quali coperti con grossi cerotti.

In sintesi era conciato da buttar via.

- Si, cercavo te. – risposi senza farmi intimorire dalla sua voce fredda.

- Ti sei ricordata improvvisamente di me e sei venuta a sapere come sta il tuo uomo? – chiese ironicamente entrando in camera e sdraiandosi sul letto con una smorfia di dolore. Non mi sarei stupita se avesse avuto qualche costola incrinata, Emmett c’era andato giù pesante.

- Volevo sapere come stavi. –

Royce spalancò le braccia con un sorriso forzato. – Come vedi sto benissimo, mai stato meglio in effetti. Che cazzo di domande mi fai?! Ho quattro chili di bende addosso e tu mi chiedi come sto? – ringhiò.

Presi tempo per rispondere, andando a sedermi in una sedia accanto al letto. - Hai ragione, era una domanda stupida. - ammisi.- Era la classica domanda senza alcun senso e che viene fatta solo per cortesia. Non ti interessava davvero sapere come stavo, ne sono più che certo. - - In effetti la mia non è una visita di cortesia. Dobbiamo parlare. – esordii guardandolo negli occhi.

Il ghigno sul viso di Royce non prometteva niente di buono, anzi. Lui sapeva esattamente il motivo per cui ero lì. Ne era compiaciuto, ci avrei scommesso. – Tu dici? E riguardo cosa, per l’esattezza? –

- Riguardo la denuncia sporta da tuo padre e il vostro progetto per distruggere i Cullen. Lasciate perdere. – ecco il motivo per cui ero andata lì. Implorare la sua pietà. Patetico, no?

- Perché dovremo lasciar perdere? Per l’infinito affetto che mi lega a Cullen? O per far si che ti posso scopare in libertà quando vuole? E io? A me non pensi? Dovrei lasciare impunito il ragazzo che mi ha portato via la donna e che mi ha massacrato di botte?! Non farmi ridere Rosalie. –

- Ti sbagli, Emmett non vuole vedermi. – lo corressi cercando di ignorare il magone che mi aveva colta appena detta quella frase.

- Non mi interessa Rosalie. Affatto. Voglio vendetta e l’avrò. – concluse con cattiveria, ghignando apertamente. Che brutto stronzo!

- Non ti importa di rovinarli la vita? Rischiano di finire dietro le sbarre, lo sai vero? – dissi iniziando ad alzare la voce. Sentivo la rabbia salire come un’onda e mi imposi la calma. Non avrei ottenuto niente massacrando con un pugno il naso di Royce.

- Ma mi hai visto? Sono in un letto d’ospedale conciato peggio della mummia. Che cazzo vuoi che me ne freghi se marciscono in galera?! – urlò accalorandosi. Alcune infermiere passarono dinanzi la stanza, scoccandoci delle occhiate di fuoco.

Eravamo pur sempre in un ospedale e mettersi a strillare in quel modo non era propriamente il massimo, anzi.

- Senti, datti una calmata tanto per cominciare. Non posso credere che tu sia così… vuoto. – conclusi, non sapendo bene come esprimermi.

- Ma che vuoi, eh? Che vuoi da me? Mi hai mollato come un cane e ora vieni qui ad implorarmi di non denunciare la tua nuova fiamma? Devi essere completamente impazzita evidentemente. – sibilò a denti stretti, incenerendomi con lo sguardo.

Beh, in effetti non aveva tutti i torti. Il mio era un ragionamento un po’ cretino a seconda dei punti di vista. Deglutii a fatica, pronta a passare al tanto temuto ed odiato piano B. – E se torno con te? Lascerai perdere tutta questa storia? – mormorai debolmente.

Royce si irrigidì osservandomi con sospetto.  Evidentemente la mia proposta l’aveva colto alla sprovvista. – Stai scherzando? –

- No, affatto. Mai stata così seria. Allora? –

- Non farmi ridere. – rispose con voce sprezzante, appoggiandosi ai cuscini e osservandomi con sufficienza. – Pensi che mio padre accetti di lasciar perdere tutto quanto per vedermi di nuovo con te? –

Mi trattenni dall’imprecare. – E naturalmente tu non vuoi mica deludere papino, no? –

- Ovviamente no. – rispose, chiaro come il Sole l’intento di provocarmi.

- Fai come vuoi allora. – ringhiai alzandomi.

Quella visita si era rivelata un’enorme buco nell’acqua e una massiccia perdita tempo. Avrei dovuto saperlo che fare affidamento sulla coscienza di Royce era un azzardo troppo grande ma si sa, la speranza è l’ultima a morire.

Uscii di fretta e furia dalla stanza prima di gettarmi ai piedi del letto di Royce e implorare un po’ di clemenza per Emmett ed Edward. Non sarebbe servito comunque, mi sarei solamente coperta di ridicolo. Nient’altro.

Quando passai dinanzi alla postazione della segretaria sentii un bisbiglio, un richiamo. Mi voltai, osservando la donna che cercava di attirare la mia attenzione. Mi avvicinai lentamente trasudando rabbia da ogni singolo poro del mio corpo.

- Allora? Com’è andata? – affannò ansiosa, sistemandosi per la milionesima volta gli occhiali sul naso.

La osservai gelidamente, facendola irrigidire diffidente. – Secondo lei com’è andata? Ho l’aria di una che ha raggiunto i proprio obbiettivi? – ringhiai a denti stretti.

Okay, prendermela con quella donna religiosa sino al midollo non sarebbe servito, ma avevo bisogno di prendermela con qualcuno e lei era proprio il caso ideale. Avrei avuto tempo dopo per crogiolarmi nei sensi di colpa.

- Il suo ragazzo… -

- Quello non è il mio ragazzo! È solamente un fottuto bastardo! – strillai, esplodendo all’improvviso. Se durante il colloquio con Royce ero rimasta relativamente calma non si poteva dire lo stesso in quel momento. Mi mancava solamente la bava alla bocca e sarei stata l’ideale perfetto di una belva feroce. L’idea del fallimento non era qualcosa con cui ero mai andata a nozze, tutt’altro.

*****

Che non stessi bene era chiaro, sicuramente l’avevano capito tutti quanti ormai.

Rosalie Swan era abituata ad essere il centro della Forks High School, con la sua brillante chioma era simile ad una stella che brillava incandescente. Era questo che ero sempre stata.

Ma in quel momento, mentre spiluccavo il mio pranzo senza alcun interesse o entusiasmo, pensai che anche le stelle prima o poi hanno una fine. Quella era la mia.

Accanto  a me Alice faceva la stessa identica cosa che ero impegnata a fare io, solamente che il suo sguardo era un filino meno triste del mio. Strano, Alice era una di quelle che stava soffrendo più di tutti quella situazione.

- Che hai? – borbottai infine, osservandola mentre sospirava affranta e osservava con distacco un fagiolino lessato.

Sollevò lo sguardo, osservandomi come se si fosse accorta solo in quel momento che ero seduta accanto a lei. Geniale! – Niente. Dovrei avere qualcosa di particolare? – chiese.

Inarcai un sopraciglio, osservandola attentamente. – Beh, non mi sembri molto in forma. –

- Tu invece lo sei? –

Incassai il colpo. Tutto ero tranne che in forma. – Direi di no ma almeno io non sto a sospirare mentre osservo uno stupido fagiolo. –

Alice sorrise perfida, osservando il mio pranzo. – No, tu sei quella impegnata a spiluccare una fetta di pizza. –

Le lanciai un fazzoletto, ridacchiando e facendo si che poco dopo calasse il silenzio tra noi. La mancanza di Bella era snervante, non vedevo l’ora che tornasse da quello stupido viaggio a Parigi. Volevo che le cose si sistemassero, che l’ombra minacciosa che gravava su Emmett andasse al diavolo e che mettesse da parte il suo stupido orgoglio.

Volevo tanto.

Ma non avevo niente.

- Uscirò con Jasper, mi ha invitata stanotte. – esordì all’improvviso mia sorella.

Mi voltai ad osservarla, profondamente allibita. Questo significava che Jasper aveva messo da parte i rancori ed era pronto ad andare avanti?? Perché Emmett non faceva lo stesso allora?!

- Spiegati meglio. – mormorai, colpita da una fitta lancinante di gelosia.

- Niente di che, dopo aver discusso è venuto a chiedermi scusa e sembrava disposto a ricominciare da capo. Senza scommesse e cazzate varie tra i piedi. – spiegò con semplicità, arrossendo lievemente.

- Se papà l'avesse beccato l'avrebbe ucciso! - commentai senza troppa preoccupazione. In fin dei conti non erano di certo affari miei se si faceva ammazzare per amore di Alice.

- Beh, è stato molto romantico comunque! Alla Romeo e Giulietta. - commentò sognante. Okay, si era definitivamente bevuta il cervello, ecco la realtà.

- Odio quella storia. - risposi acidamente. In effetti era vero, cosa c'era di bello in una tragedia come quella di quei due innamorati? Avevano appena sfiorato la felicità ma avevano subito perso tutto quanto. Non bastava che Romeo fosse stato esiliato, aveva pure deciso di uccidersi credendo Giulietta morta.

Era uno schifo di storia in piena regola, e che diamine! E il fatto che mia sorella la trovasse romantica a magnifica era totalmente assurdo. Ma ancora mi ostinavo a cercare di capirla?

Dovevo abbandonare i tentativi, Alice era un caso clinico ormai.

- Ma è romantica ti dico! - ribadì.

Annuii semplicemente, pensando ad Emmett.

Lui non l’avrebbe mai fatta una cosa simile. Diceva di amarmi ma alla prima difficoltà mi aveva liquidata con parole perfide e cattive. Non aveva lottato come mi sarei aspettata da lui.

Non aveva fatto assolutamente niente. Jasper invece era andato da Alice durante la notte, scusandosi con lei e cercando una soluzione all'enorme casino che era la loro relazione.

- Emh… Rose, credo che Emmett voglia parlare con te. Sta gesticolando dal fondo della mensa. – sussurrò Alice piegandosi verso di me.

Mi voltai di scatto. In effetti Alice aveva ragione, Emmett mi stava chiamando. Peccato che il suo non era propriamente un viso amichevole.

Raccogliendo tutto il coraggio di cui disponevo mi alzai, andandoli incontro. Non appena vide che mi stavo dirigendo verso di lui, Emmett mi fece un cenno con la testa e uscì all’esterno, in giardino. Evidentemente voleva privacy o roba simile.

- Spiegami brevemente perché sei andata da King ad implorare pietà. – sibilò non appena lo raggiunsi.

Okay, questo non era propriamente un grande inizio, anzi. Emmett era abbastanza livido mentre mi parlava, sembrava costarli un certo sforzo tollerare la mia presenza.

- Perché non voglio che tu finisca nella merda a causa mia. – risposi semplicemente, guardandolo dritto negli occhi.

- E dimmi, ti risulta che io abbia chiesto il tuo aiuto? –

- No, direi di no. –

- Quindi su quale base ti sei permessa di intervenire nei cazzi miei? Eh? – ringhiò avvicinandosi al mio viso e cercando di incutermi timore. Puaf.

- Su quella secondo cui aiuto le persone che sono nel mio cuore. – risposi gelidamente, infastidita da tanta rabbia e diffidenza. Come minimo stava pensando che dietro il mio intervento c’era chissà quale piano malefico e con doppi fini.

Emmett storse la bocca, per poi scoppiarmi a ridere in faccia. – Io? Nel tuo cuore? Dio, spero proprio di non esserci, sarebbe abbastanza disgustosa come cosa! – riuscì a dire tra le lacrime e le risate.

Mi irrigidii, sperando di aver capito male. – Prego? –

- Prego cosa? Ti serve un disegnino per capire? Non ci voglio essere nel tuo cuore, ammesso che tu ne abbia uno. Conoscendoti non ci metterei la mano sul fuoco, ad essere sinceri. Sei una perfida stronza, meglio stare alla larga da quelle come te. Mi fai schifo. – sputò.

Barcollai all’indietro, colpita da tale perfidia.

Quello non era l’Emmett di cui mi ero innamorata.

Quello non era l’Emmett che mi aveva detto di amarmi.

Quello non era l’Emmett malizioso e bonaccione che aveva continuamente battute sceme da rifilarmi.

Quello non era Emmett.

Eppure dinanzi a me non c’era che lui.

Emmett mi osservò per un attimo, le labbra serrate che formavano una linea sottile. Non disse niente, semplicemente girò sui tacchi e se ne andò, lasciandomi lì come una cretina.

E lì rimasi sino a quando Alice non venne a cercarmi, preoccupata dalla mia prolungata assenza.

- Sorellona, stai bene? – mormorò accarezzandomi i capelli.

Mi riscossi, osservandola ma non vedendola realmente. – Si, sto bene. Tranquilla. – sussurrai in risposta.

Non era vero.

Non stavo bene.

Ma poco importava, c’erano altri problemi in quel momento. I miei drammi sentimentali potevano aspettare.

La condanna che incombeva su Edward ed Emmett invece no.

************
** Note **
Sera a tutti! Come va?? ^^
Scusate per l'enorme ritardo, ma come penso stia succedendo alla maggior parte di voi sono sommersa di verifiche e interrogazioni, la scuola sta assorbendo alla grande il mio tempo e le mie energie. Non vedo l'ora che finisca, che palle... T.T
Questo capitolo è stato un parto, dovevo far si che si intrecciasse perfettamente agli avvenimenti futuri circa la coppia Ed/Bells, quindi dovevo rifletterci abbastanza per non incasinarmi in futuro...
Il prossimo sarà Pov Bella, si torna a Parigi e ci sarà una scena a Rating rosso...
Non ci vorrà molto perchè, come ho detto, le vicende della coppia sono già tutte programmate e la stesura dei loro capitoli mi viene più facile...
Sto anche progettando una nuova FF a RR, si intitola "Dark" e vede Bells e Eddy in un contesto totalmente nuovo... Naturalmente la pubblicherò non appena sarà completamente scritta, per cui non so quando... Tenete gli occhi aperti però! ^_-
A presto, probabilmente il prossimo capitolo sarà postato già la prossima settimana... Dipende da voi! ^__-
Un bacio a tutti, scappo che vado di fretta!!

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Capitolo 23
*** Capitolo 22: Passo avanti. ***


capitolo 22
Capitolo betato by Yara89




Scommettiamo?

Capitolo 22:  Passo avanti.

Pov Bella.

Mi ero sempre chiesta come mai nei film romantici gli innamorati si svegliassero avvinghiati come serpenti.

Quando stavo con Mike non mi era mai capitato un risveglio simile, ognuno stava nel suo lato del letto e tanti saluti.

Con Edward si stava dimostrando diverso. Completamente diverso.

Raggomitolata tra le sue braccia, ero stretta in un abbraccio a dir poco possessivo. Edward aveva ancorato il braccio destro attorno i miei fianchi, il suo viso era affondato tra i miei capelli e il suo respiro mi accarezzava la guancia come una carezza leggera.

Era una bella sensazione. Mi sentivo bene, rilassata e pacifica. Era come stare in una bolla riservata solamente a me e lui, un mondo tutto nostro.

Niente poteva distruggere quell’utopia. Niente a parte…

Imprecai violentemente quando quell’aggeggio infernale chiamato sveglia iniziò a suonare insistentemente, distruggendo quel momento nuovo e perfetto. L’avrei distrutta alla prima occasione, di sicuro anche a Parigi era reperibile un qualche martello o simile. L’avrei spaccata in mille pezzi, godendo nel farlo.

Edward mugugnò infastidito staccandosi leggermente e spostandosi a pancia in su. Io rotolai sino alla fine del letto, allungando la mano verso il comodino e spegnendo quella maledetta che continuava a trillare fastidiosamente.

Tornai subito da Edward, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia e depositando un bacio sul suo collo. – Buongiorno Eddy. – mormorai contro la sua pelle, respirandone a pieni polmoni l’odore. Era un aroma fresco, pulito. Delizioso.

- Buongiorno Bellina. – rispose ironicamente, muovendo le mani lungo la mia schiena e infilandole sotto la maglia lunga, unico indumento che, oltre all’intimo, indossavo in quel momento. Iniziò quindi ad accarezzarmi lentamente la pelle nuda della schiena, facendomi rabbrividire leggermente.

- Se continui così non ci andiamo a lezione, sappilo. – borbottai contro il suo collo.

Edward ridacchiò, un suono roco e sensuale. O magari era a me che sembrava tale. Per come stavano le cose in quel momento l’avrei trovato sensuale anche vestito da gallina. – Perché? Qual è il problema? – sussurrò accarezzandomi i fianchi.

- Nessuno. – gracchiai, concentrandomi sulle leggere scariche di elettricità che iniziavano a prendere vita dal mio corpo. – Ma credo sia meglio andare a prepararci ora. – aggiunsi sollevandomi sciogliendo a malincuore quell’abbraccio.

Barcollai leggermente verso il bagno, chiudendo la porta e aprendo la doccia. Aspettai qualche momento per poi infilarmi sotto il getto d’acqua tiepida a rimuginare.

Edward era di sicuro ancora vergine, se non aveva mia nemmeno dato un bacio ad una ragazza figurarsi se si era mai spinto oltre. Io ero stata per anni con Mike, avendoci rapporti sessuali.

Conclusione?

Edward era vergine.

Io non lo ero.

E stavamo insieme.

Quando due persone stanno insieme e provano dei sentimenti forti e profondi è inevitabile esprimerli anche attraverso il sesso. Quindi, seguendo questo filo logico, io sarei stata in un futuro la prima ragazzo con cui Edward sarebbe andato a letto.

Una morsa mi strinse lo stomaco quando realizzai che avrebbe perso la verginità con me. Con me!

Non ero di certo la persona adatta per una cosa simile, anzi. Come potevo io, che per anni ero andata a letto con Mike per sola soddisfazione sessuale, privare Edward della sua verginità?

Lui meritava di meglio che non una stronza come me.

Chissà per quale motivo mi tornò in mente Kelly, così schifosamente bionda e gentile. Per un solo istante provai ad immaginarmi Edward a letto con lei.

L’unica cosa che ottenni fu uno scatto di rabbia che mi portò ad afferrare con violenza lo shampoo e a versarmelo in testa. Iniziai a sciacquarmi con rabbia i capelli, cercando di levarmi dalla testa quella disgustosa visione.

- Bells, hai finito? Rischiamo di fare tardi a lezione sennò. – urlò Edward dalla camera da letto. Risciacquai velocemente lo shampoo e tutta la schiuma, uscendo dalla doccia e avvolgendomi nell’accappatoio viola vicino alla doccia.

- Si, mi sto asciugando. – risposi iniziando a pettinare i capelli bagnati.

- Dai, fammi entrare così inizio a prepararmi anche io. –

Mi impietrii. Oddio. Voleva entrare qui con me mezza nuda a farsi la doccia?? Ma si era forse bevuto il cervello?! Non mi sembrava proprio una brillante idea, anzi.

- Dammi due minuti. – risposi invece, lavandomi in fretta e furia i denti e volando fuori dal bagno con phon e pettine stretti tra le mani.

Non appena mi vide Edward alzò vistosamente un sopraciglio. – Ti avevo detto di fare con comodo, avremmo diviso il bagno. Per me non è mica un problema, sai? –

- Non preoccuparti e fila a prepararti. – risposi sviando la questione e spingendolo in bagno. Ero troppo nervosa, pensare a verginità e roba simile non aveva fatto bene al mio sistema nervoso. Per niente.

Mezz’ora dopo scendemmo di sotto mano nella mano come due giovani fidanzatini in vacanza a Parigi, sotto lo sguardo stranamente compiaciuto del vecchio che ci aveva consegnato la camera. Evidentemente si sentiva come una sorta di Cupido o roba simile.

- Buongiorno ragazzi, come va? – ci salutò con un irritante sorrisetto sul viso.

Edward sorrise cordialmente, stringendomi la mano e bloccando la rispostaccia che mi stava salendo alla bocca. – Bene signore, molto bene. Tutto perfetto. Lei? –

- Splendidamente Edward, vedere così tanti giovani innamorati qui in giro è fonte di piacere per me. – rispose ammiccando verso le nostre mani intrecciate.

- Si, ma che meraviglia. – commentai con voce annoiata. – Edward andiamo? Rischiamo di fare tardi sennò. – ovviamente il mio senso del dovere scolastico non si era di certo risvegliato, volevo solamente levare le tende e andarmene. Quel vecchietto irradiava amore e felicità e in quel momento non era proprio il massimo.

A quanto pareva le mie riflessioni nella doccia non avevano giovato alla mia salute psichica.

Edward sollevò gli occhi al cielo salutando con un sorriso il vecchio e trascinandomi verso le scale. – Ma non riesci proprio ad essere un attimino gentile? – sussurrò irritato al mio orecchio. – O almeno approssimativamente gentile. Non ti farebbe male, sai? –

Sbuffai sonoramente, giusto per rendere chiaro il fatto che mi stava scocciando. – Stava facendo allusioni su noi due. –

- Ma se non ha fatto il minimo accenno alla cosa! Ma che dici. – mi corresse subito lui sfoggiando la sua aria da so tutto io.

- Il suo sguardo era tutto un’allusione. – affermai solennemente mentre raggiungevamo un folto gruppo di studenti che si era raggruppato dinanzi le porte della sala magna.

- Ragazzi, abbiamo una comunicazione da fare. –

La voce del preside della scuola tuonò dall’interno della sala, amplificata a dismisura dal microfono che aveva dinanzi. Subito il mormorio che si era diffuso si interruppe, tutti rivolsero l’attenzione e la loro curiosità alla notizia che stava per essere comunicata.

- Purtroppo il professor Delacour ha avuto un incidente e non può presiedere alla lezione che avrebbe dovuto esserci ora. Per questo avete la mattinata libera. O per lo meno, non siete obbligati a stare nel territorio della scuola. Ma avrete comunque da fare. -     

Subito si levò un basso mormorio di protesta da coloro che credevano di essersi appena guadagnati la giornata libera. Naturalmente, inutile dirlo, in quel mormorio ero presente anche io.

- Non vi diamo un compito preciso, semplicemente questo: scegliete un luogo famoso di Parigi o dintorni, visitatelo e preparate una relazione di dieci pagine sulle vostre impressioni in merito. Non vi imponiamo un particolare posto, siete liberi di andare dove volete. –

Il mormorio di protesta si levò più alto, diventando un vero e proprio fracasso. – Andate e fate quanto vi è stato detto. La relazione va consegnata domani mattina alle otto in presidenza. Buona giornata. – concluse andandosene.

Osservai Edward. – Che si fa’? –

- Scegli un posto e ci andiamo. Rimane solo da far questo, no? Ci ha incastrati alla grande, ci ha dato la libertà ma con un compito da svolgere. Che rottura. – borbottò infilando le mani in tasca e uscendo dalla sala.

- Che dici, andiamo alla Torre Eiffel? – proposi. Il fatto che quella fosse l’unica cosa che conoscevo di Parigi – a parte i croissant, ma quelli non erano da considerare – rendeva la mia proposta banale e scontata. Specie quando passammo accanto un gruppo di studenti tedeschi a cui era venuta la stessa idea.

- Dire proprio di no. – rispose con un’occhiata abbastanza eloquente.

Sbuffai sonoramente. – Bene, quindi? Proponi qualcosa! Non sei forse tu il saputello della situazione? –

- Ti sembro un navigatore satellitare io? – sibilò acidamente Edward. – Di sicuro in qualche negozio avranno una guida della città o roba simile. Basta solamente cercarla! –

Sbuffai di nuovo.  – Sai che palle! –

****

- I due grandi rosoni, di circa 13 metri di diametro, si aprono sulle facciate del transetto; furono costruiti nel periodo tardo gotico, come mostra il loro raffinato disegno e la posizione, a filo della parete esterna e non incassata come quella della facciata occidentale.

Il rosone sulla parete meridionale, ricostruito fedele all'originale, raffigura il "Trionfo di Cristo" attraverso scene del Nuovo Testamento. Il rosone nord, invece, raffigura scene dall'Antico Testamento; esso è anche il rosone che è caratterizzato dal colore blu, al contrario di quello a sud in cui predomina il viola. Inoltre, nell'osservare queste vetrate, si nota che gli stipiti del rosone sud hanno le due linee di spinta, verticale e orizzontale, ben definite, mentre quelli del rosone nord non hanno una struttura interna dall'alto verso il basso ma sono disposti a raggiera. – lesse dal un libricino a voce alta Edward.

- Beh. – commentai affascinata. – Non si può che rimanere a bocca aperta! È stupendo qui! – sussurrai con occhi luccicanti osservandomi attorno.

Alla fine avevamo scelto di visitare la cattedrale di Notre Dame, scelta che comunque avevamo diviso con altri studenti. Alcuni ragazzi che mi era capitato di incrociare alla scuola bazzicavano qua e là con un quaderno in una mano e una guida nell’altra, pronti a raccogliere ogni tipo di informazione possibile.

Io e Edward avevamo deciso di dedicarci ai rosoni della Cattedrale e la scelta si era dimostrata più che azzeccata: erano spettacolari. Con quei colori luminosi e spettacolari proiettava ovunque un gioco di luce abbagliante.

- Può andar bene? Insomma, l’abbiamo visitata e abbiamo pure del materiale cartaceo. Perché non andiamo in qualche parco o roba simile? – chiese Edward interrompendo la mia contemplazione del luogo.

Sollevai un sopraciglio osservandolo. – Perché tutta questa fretta? Insomma, è un bel posto qui. Quando pensi che avremmo nuovamente occasione di venire a Parigi? La Cattedrale è grande e non abbiamo visto praticamente niente. –

– Dai, magari torniamo un altro giorno. Ora non mi va di rimanere ancora qua dentro. – insistette.

- Ma ti ho detto che voglio visitarla ora, perché cazzo insisti? Madonna, non muori mica se visitiamo una Cattedrale e non un monumento inutile come la Torre Eiffel. -

Edward sbuffò mettendomi tra le mani la guida. – Io esco, ti aspetto fuori. –

Lo osservai a bocca aperta darmi le spalle e marciare verso l’uscita, abbandonandomi lì da sola. Sempre più spesso Edward faceva sfoggio di questi comportamenti lunatici e incomprensibili che faticavo a comprendere.

Decisa più che mai a capire il motivo di quella fuga improvvisa gettai un ultimo sguardo a quel capolavoro e lo raggiunsi all’esterno. – Beh, che ti prende ora? –

Scrollò le spalle, indifferente alla mia domanda. – Niente. Prendiamo qualcosa e andiamo a mangiare, ti va? –

- No, non mi va! Specie dal momento in cui eviti di rispondere alle mie domande. Credi che ti costi molto darmi una risposta? – lo attaccai perdendo velocemente la pazienza dinanzi quel comportamento tanto assurdo.

- Semplicemente non mi piacciono i luoghi come quelli, va bene? Sono troppo intrisi di religiosità e roba del genere. Avrei preferito visitare la Torre Eiffel. – ringhiò.

Cosa rispondere dinanzi una cosa simile?

A quanto pareva Edward era allergico ai luoghi religiosi sino al midollo e Notre Dame era uno di quelli. Restava che io non potevo sapere una cosa simile e se non era lui a dirmelo, come credeva che potessi evitare di proporre certi posti?

- Andiamo a prendere qualcosa da mangiare. – dissi invece, archiviando una discussione che avrebbe potuto degenerare se affrontata in quel momento. Molte volte chi tace non acconsente, più semplicemente evita discussioni inutili.

- D’accordo. – rispose rigido come un palo.

In religioso silenzio comprammo qualche croissant e una bottiglia di succo di frutta alla pesca, per poi dirigerci in un piccolo parco che c’era capitato più volte di vedere mentre esploravamo la città.

- Sei offesa? – con cautela Edward sollevò lo sguardo dal cibo sistemato tra noi e mi guardò leggermente preoccupato.

- No. –

- Sembrerebbe il contrario. – borbottò osservandomi di sottecchi. Ovviamente il tono freddo e irritato contenuto nella mia risposta era stato usato volutamente. Ero offesa a livelli stratosferici, altroché!

- Beh. – sollevai lo sguardo, infilzandolo con un’occhiata poco amichevole. – Infondo perché dovrei essere offesa con te? Perché mi hai privata dell’opportunità unica e irripetibile di osservare un Cattedrale capolavoro? –

Edward sospirò passandosi una mano tra i capelli e iniziando a strappare qualche ciuffo d’erba dal prato. – Bella, sul serio. Te l’ho detto anche prima, non è colpa mia. È più forte di me, odio quei posti. –

- Si , me l’hai detto. Ma mi piacerebbe sapere perché! Insomma, stiamo insieme si o no? – strepitai accalorandomi.

La verità era che non me l’ero presa perché mi aveva impedito di visitare tutta la cattedrale. C’ero rimasta male – per non dire malissimo – perché non aveva voluto condividere il motivo di questo suo rifiuto con me. Si era limitato a liquidarmi con un “Non mi piacciono quei posti.”

In una coppia ci si confida a vicenda, no?

Edward rimase un attimo in silenzio. – Conosci la storia della conversione di Alessandro Manzoni? - chiese lasciandomi a bocca aperta.

- Che c’entra quello scrittore italiano con noi due? -   

- La conosci o no? – insistette.

- No. – risposi continuando a non capire dove volesse andare a parare.

- Durante la festa parigina per il matrimonio di Napoleone Manzoni perse tra la folla sua moglie Enrichetta Blondel. Alessandro si rifugiò nella chiesa di S. Rocco e fu colpito da qualche mistica illuminazione che lo portò alla conversione. – spiegò in sintesi.

- Bella storia. Ma tu che cosa hai a che fare con questo racconto? –

- Mia madre Esme è sempre stata una donna molto religiosa. Un po’ vecchio stampo, se vogliamo metterla su questo piano. Io sin da piccolo dimostrai una certa reticenza verso tutta questa fede, reticenza che aumentò quando a dieci anni rimasi chiuso dentro la chiesa di Forks. La messa domenicale era finita e il parroco era sparito, per questo mi ritrovai da solo in un luogo sconosciuto e pieno di statue e roba simile. Da allora se posso evito posti simili. –

Oh. Chi l’avrebbe mai detto? Quella di Edward non era propriamente una bella esperienza, anzi. Era uno di quei drammi infantili capaci di segnarti a vita!

- Se me l’avessi detto sin da subito avremmo trovato qualche altro posto dove andare. – sussurrai afferrando la sua mano tra le mie e osservandolo dolcemente.

- Ma tu volevi vedere Notre Dame. –

Sorrisi. – L’importante è che ovunque vada sia con te. –

Oddio, mi ero totalmente rincoglionita! Ma che razza di frasi mi venivano?! Sembrava una battuta da film romantico e strappalacrime.

Bleah.

Edward sembrò gradire più del dovuto, dimostrandolo grazie ad un sorriso a dir poco luminoso. Si piegò subito in avanti, avvolgendomi i fianchi con le braccia e tirandomi su di lui. Ridacchiai piacevolmente sorpresa da tutta questa intraprendenza, stringendomi a lui.

- Sei stata molto tenera. – mormorò contro la pelle del mio collo, baciandola leggermente.  

Lo guardai male. – Io non sono tenera e attento a te, non ti venga in mente di ripeterlo! Ho una reputazione da difendere io! – lo sfottei.

- Sei bella e tenera. Ma sopratutto. – si avvicinò alle mie labbra, sfiorandole più volte con dolcezza. – Sei mia. – La voce di Edward trasudava orgoglio, lo sguardo amore.

Catturò le mie labbra in un bacio travolgente e passionale che ebbe il potere di togliermi la capacità di ragionare. Aveva imparato in fretta, niente da dire al riguardo.

La sua lingua si muoveva sicura con la mia, accarezzandola con gesti lenti e sensuali. Gemetti nella sua bocca quando iniziò a muoverla avanti e indietro, mimando il gesto della penetrazione. Dio, ma dove l’aveva imparata una cosa simile?!

- Edward... – mugugnai contro le sue labbra facendolo sorridere.

 - Dimmi… - sussurrò in risposta accarezzandomi i fianchi e mordicchiandomi con delicatezza le labbra. Ci sapeva decisamente fare, usava le punte dei canini in maniera fantastica. Se fosse stato un vampiro o una creatura simile sarei con molta probabilità morta di autocombustione!

- Niente. –

Era forse chiaro che stavo velocemente perdendo lucidità?

Secondo me si.

- Ti va se torniamo in dormitorio e andiamo in camera? – propose leggermente imbarazzato dopo esserci staccato dalla mia spalla che, sino a poco prima, stava “subendo” le sue attenzioni.

Mi raggelai dominata dalle insensate paure che mi avevano colta quella mattina appena sveglia. Era chiaro che Edward non avesse proposto di tornare in camera per giocare a scarabeo, anzi. Che avrei dovuto fare?

Se avessi rifiutato di sicuro l’avrebbe presa a male, magari convinto che lui avesse qualcosa che non andava o che lo ritenessi poco attraente.

Naturalmente il fatto che stessi sbavando in maniera indecorosa non contava mica!

- Bella? Se non ti va okay, rimaniamo ancora qui. Tranquilla. – Già, tranquilla. Peccato che la sua voce fosse intrisa di delusione e amarezza. Chissà quale film catastrofico si stava tenendo nella sua mente.

- No, mi piace come idea. Andiamo! – risposi falsamente allegra.

Bene, per ora si parlava solamente di andare in stanza. Il resto sarebbe stato a parte.

Non mi rimaneva che affidarmi a qualche Santo e pregare che tutto andasse per il verso giusto.

****

- Parliamo chiaro. Qual è il tuo problema? – mi mise con le spalle al muro Edward.

Bene, dire che ero stata scoperta dopo una sola ora è superfluo. Ero troppo nervosa, non appena Edward si avvicinava un vocina nella mia testa mi urlava che lui era vergine e io no.

Di conseguenza dovevo tenermi alla larga ed evitare pazzie.

Peccato che Edward avesse finito per fraintendere – o capire tutto, dipende dai punti di vista -  e ora mi fissasse con uno sguardo rabbioso e offeso.

- Non ho alcun problema. Semplicemente ho la testa da un'altra parte. – provai a salvarmi in calcio d’angolo. Inutilmente. Aveva imparato a captare una cazzata a chilometri di distanza.

- Bella, parliamone. Non eri tu quella che non voleva segreti tra noi? E allora parla dannazione, mi stai facendo diventare matto a forza di scansarti ed evitarmi! –

Rimasi un attimo in silenzio, valutando se era il caso di parlare o meno. Alla fine però Edward si era confidato con me, perché non fare anche io lo stesso? – Sei vergine, vero? – domandai con un sussurro.

Edward mi osservò leggermente sconvolto, non aspettandosi di certo una domanda simile. – Si. – rispose con semplicità, impallidendo dall’imbarazzo.

Andai a sedermi sul bordo del letto, torturandomi insistentemente le mani. – Stamattina quando ci siamo svegliati stavo bene. Per la prima volta nella mia vita stavo con un ragazzo e mi sentivo in Paradiso. Poi abbiamo iniziato a baciarci e per la prima volta ho realizzato che tu eri di sicuro vergine.

Io non lo sono da un po’, e se stiamo insieme è normale che prima o poi la cosa si farà seria anche sul piano fisico, no? Beh, mi sono sentita un po’ abbattuta. –

- Credi che non sarei all’altezza? – ringhiò a denti stretti Edward, profondamente ferito nel suo orgoglio di uomo.

Sollevai la testa di scatto. – Assolutamente no! Sono io che non sarei degna di una cosa simile. Avere un rapporto sessuale è qualcosa di importante, ti cambia dentro. E non sono sicura di riuscire ad essere io quella che ti condurrà a quel cambiamento. – spiegai con enfasi.

Edward non rispose, avvicinandosi lentamente al letto e inginocchiandosi dinanzi esso. Spalancai leggermente le gambe, permettendo che si sistemasse tra di esse.

Con lentezza calcolata si sollevò e iniziò a spingere il suo corpo contro il mio, facendomi sdraiare tra le lenzuola profumate del letto. Sfiorò le mie labbra più volte, tracciandone i contorni con la punta della lingua e afferrando saldamente la mia nuca tra le mani.

Non appena il suo fiato caldo sfiorò la mia lingua fui travolta da un bacio sensazionale. Sentire Edward che mi stringeva in maniera così possessiva e così passionale era una gioia per il mio corpo.

Con le labbra abbandonò le mie per tracciare una scia immaginaria lungo il collo mentre le mani andarono ad insinuarsi sotto la camicetta leggera che indossavo. I bottoni si sganciarono con facilità scoprendo il mio reggiseno nero.

Alla vista di questo Edward sembrò perdere un po’ dell’entusiasmo iniziale, ma non appena vide che mi apprestavo ad abbottonare al camicetta mi guardo dritto negli occhi. – Io voglio stare con te. In tutti i sensi. Non voglio che questo sia un ostacolo al mio stare con te, voglio darti piacere come tu hai fatto con me. Voglio sentirti urlare il mio nome, sentirti attorno a me. Sotto di me. Voglio te, Bella. A piccoli passi, senza affrettare nulla. Ma ti voglio. –

Schietto e sincero come non lo era mai stato, Edward mi lasciò senza parole. La sua determinazione era sconvolgente, così come la passione repressa che albergava nei suoi occhi.

Mi sollevai leggermente, giusto per togliere la camicia e i jeans. Volevo evitare di rendere le cose difficili ad Edward e, sinceramente parlando, non stavo più nella pelle. Volevo e bramavo il suo tocco.

Edward accarezzò con gesti lenti i miei fianchi, depositandovi qualche bacio e mordicchiando la pelle. Le sue mani invece andarono a sganciare la mezzaluna del reggiseno e a toglierlo.

*** Scommettiamo? - Scene estese - ***

- Dio… - gracchiò prendendo fiato.

Edward iniziò ben presto a fare sul serio, acquistando sicurezza e facendomi impazzire. Con bravura e sensualità mi portò dove agognavo stare, in quel Paradiso che solo due amanti sanno raggiungere.

L'orgasmo che Edward mi provocò era potente, sconosciuto e da far perdere la testa. Stavo bene. La sensazione che provai non può essere descritta a parole, ne sono certa.

- Stai bene? – chiese poco dopo scostandomi una ciocca di capelli dal viso e baciandomi la punta del naso.

Lo osservai languidamente. – Non sono mai stata meglio in tutta la mia vita. –

****

- Bella, ti sta squillando il cellulare! – mi avvisò Edward sdraiato sul letto e impegnato nella lettura di “Romeo e Giulietta”.

Sbuffai alzandomi dalla scrivania e abbandonando la stesura delle dieci pagine su Notre Dame. Ero già a buon punto, con Edward avevamo deciso che me ne sarei occupata principalmente io, lui avrebbe solamente ricontrollato il tutto.

Afferrai il cellulare dal cuscino e osservai il display. Tre chiamate perse di Alice e due messaggi di Rosalie. Storsi la bocca, leggendo gli sms.

“ Bella, abbiamo un casino enorme qui a Forks! Riguarda Edward ed Emmett, appena leggi il messaggio chiama o me o Alice. “

“ Cazzo Bells, ma che stai facendo? Scopando con Cullen?! Muovi il culo e richiamami! “

- Esco in corridoio, okay? Devo parlare con Rose. – dissi ad Edward avvicinandomi e depositando un bacio sulla pelle nuda del collo. Edward annuì, alzandosi e prendendo il mio posto al computer.

- Che c’è? – esordii non appena Rosalie rispose al telefono.

“ Finalmente, ma che cazzo stavi facendo?! “ ringhiò la voce di mia sorella.

- Niente che ti riguardi. Che sta succedendo lì? –

Silenzio.

- Rose? Allora? Se rimani in silenzio devo dedurne che sia qualcosa di brutto. Parla. –

“Edward ed Emmett saranno denunciati per lesioni aggravate. Rischiano la galera, o per lo meno, quello a rischiarla maggiormente è Emmett perché maggiorenne. “

Rimasi qualche attimo imbambolata, certa che Rosalie stesse scherzando. – Mi prendi in giro? –

“ Magari. “ rispose amaramente facendomi scivolare contro la parete accanto alla porta della stanza che dividevo con Edward. Non poteva essere vero, non in quel momento! Avevo appena saldato un altro tassello del puzzle che mi legava ad Edward e spuntava fuori l’ennesimo casino?!

Qualcuno lassù doveva odiarmi davvero tanto.

- Non si può far nulla? Papà non può far niente? – ansimai nervosamente.

Rosalie sospirò. “ Papà sta facendo tutto quanto in suo potere ma la situazione è piuttosto grave, nessuno dei presenti alla festa ha, sin ora, testimoniato a favore dei Cullen. La situazione è tutt’altro che rosea. “

Mi morsi nervosamente le labbra cercando una soluzione. – Hai provato a parlare con Royce? – chiesi colta da un’illuminazione che sparì non appena Rose ringhiò furiosa.

“ Si, mi sono offerta anche di tornare con lui. A quanto pare però la vendetta è un piatto più succulento di me. “ sibilò astiosa.

Mi sollevai da terra. – Tienimi aggiornata, okay? Devo tornare da Edward o penserà che sia successo qualcosa di brutto a Forks. Meglio non dargli preoccupazioni per ora. –

“ D’accordo. A presto sorellina.”  Mi salutò Rosalie.

Osservai assente la parete dinanzi a me, il cellulare oramai muto stretto tra le mie mani. Incredibile quanto certe persone fossero continuamente vittima di problemi. Questo non era che l’ennesimo.

- Bella, tutto okay? – mi chiese apprensivo Edward non appena tornai in camera.

Lo guardai senza vederlo realmente. – Si, tutto okay. –

Edward Cullen.

Avrei lottato per toglierlo dalla merda che lo stava, a sua insaputa, avviluppando in una morsa mortale.

Lui aveva lottato per difendermi quando mi ero ritrovata tra le grinfie di quel viscido traditore di Mike.

Si era sempre dimostrato unico, speciale.

Aveva sopportato il dolore inflittoli e ora toccava a me riscattarmi. Saldare il mio debito nei suoi confronti. Avrei fatto tutto ciò in mio potere per toglierlo dai guai. Glielo dovevo.

E non solo perché ne ero innamorata. Glielo dovevo perché era contro natura che una persona fantastica come lui andasse in galera.

 – Si, tutto okay. – ripetei stringendo i pugni e pronta a combattere.

Avevo assaggiato un pezzo di Paradiso. Ne volevo ancora e ancora.

Avevo assaggiato un pezzo di Paradiso chiamato Edward Cullen.

Avrei fatto di tutto per proteggerlo. Di tutto. Anche perderlo.

************

** Note **

Buon pomeriggio! ^__^
Visto, stavolta non mi sono fatta attendere troppo, no? ^_-
Inizio con il dire che nella parte rossa della ff troverete il pezzo che ho dovuto censurare qui, in quanto arancione... ^^
Per cui eccoci qui... Ed e Bells iniziano a fare sul serio, Eddy è ( Come avevate ipotizzato in molti ) ancora vergine... naturalmente viene da chiedersi: ma per quanto?? XD
AHAHAHAHAHAHAAHAH!! * cof cof *
Ricomponiamoci!! ^///^
Come avete letto Bells è disposta a tutto pur di togliere Ed dai guai, è sotto un certo punto di vista più motivata e agguerrita di Rose... Questo quindi sarà un bene o un male?? Chissà... =P

Gruppo su Fb:

Tra le righe delle mie storie --- Vale_cullen1992.


^__-

* Vorrei stendere una piccola nota... Riguardo questa storia...
Devo per prima cosa dirvi GRAZIE, in quanto quello che era nato come un progetto/prova sta riscuotendo un enorme successo... la media di visite per capitolo è di 3.000 e siete in continuo aumento... Grazie a tutti! (_._)
Mi piacerebbe solamente avere una vostra opinione, anche piccola piccola... Capisco che la scuola o il lavoro vi tolgano un sacco di tempo, ma è così anche per me, credetemi!
Per questo vedere un vostro commento, le vostre impressioni ecc è per me vitale... So se la storia vi piace o meno, come la trovate e come giudicate l'evolversi della storia... Sarebbe quindi prezioso, per me, sapere la vostra opinione. ^^
Non ho intenzione di mettere traguardi o che sulle recensioni, semplicemente vi rimando al fatto che mi farebbe piacere la vostra opinione... ^__^
Concludo ringraziando i 434/509 preferiti/seguiti, i 157 che mi hanno messo tra gli autori preferiti e a chi legge solamente...
Un bacio a tutti!

PS: Data di pubblicazione spoiler del prossimo capitolo verrà messo nell'area discussioni del gruppo... ^^

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Capitolo 24
*** Capitolo 23: Finalmente la soluzione? ***


capitolo 17 destinazione parigi
Capitolo dedicato alle mie adorate consorelle:
- Alla mia cognatina, la Signora V o meglio nota come Shinalia;
- Alla mia seconda cognatina, la Signora Z o meglio nota come Lucy o come xsemprenoi;
- Dedicato anche a Rosa e Mariella, che stanno ancora selezionando l'Hellren adatto a loro!
Grazie, perchè ogni giorno mi faccio una montagna di risate con i nostri ormai storici deliri!!! Grazie, oh Consorelle!!

Un grazie anche a tutte le persone che ho conosciuto nell'ultimo periodo grazie a Efp e al gruppo su FB:
Marianna, Pina, Sharon, Claudia, Rosy, Marika ( devo leggere il tuo libro, cacchio!!! >_< ), Rossy, Chiara!
Grazie, perchè loro in particolare mi hanno sostenuto nel momento "voglio cancellare tuttooooo"!!

E un grazie e un bacio enorme alla mia nonnina Rò ( la mia adorata Uchiha_chan ) che a causa di Msn non riesco a sentire più come prima!! Mi manchi nonnina! ç__ç

Vi lascio al capitolo, un grazie e un bacio a tutti voi, che siete tantissimi e che mi sostenete in ogni momento!


Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 23:  Finalmente la soluzione?

Pov Alice.


Osservai completamente allibita Rosalie, cercando con tutta me stessa di trovare una somiglianza tra me e mia sorella. Ormai ne ero certa: alla nascita avevano scambiato Rosalie con un'altra bambina decisamente più intelligente e simile alla sottoscritta.

Una tale idiota non poteva essere di certo mia sorella, c’era stato di sicuro un errore. Non era forse un tema piuttosto frequente quello dello scambio nei film e telefilm?

Bene, ero sicura che quel tema contraddistinguesse anche la mia famiglia, Rosalie era troppo indipendente e menefreghista, il suo spirito fraterno era del tutto inesistente il più delle volte. Ci doveva essere pur una ragione a questa mancanza, no?

- Dimmi che stai scherzando. – sibilai osservandola truce. Insomma, nemmeno lei poteva essere così idiota da chiamare Bella mentre era a Parigi! Nemmeno a me, definita la cretina per eccellenza, sarebbe mai venuta in mente un’idea così stupida.

- No, temo di essere seria. Niente scherzi. – rispose con semplicità Rosalie, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla mia scrivania.

Bene, era necessaria una profonda e rilassante respirazione. Era l’unica cosa in grado di calmare i miei impulsi omicidi del momento. – Perché mi chiedi un’opinione se poi è come se non te l’avessi mai data? – ringhiai, mandando al diavolo i miei tentativi di calma interiore. Ero incazzata come non mai, una bomba pronta ad esplodere.

- Prego? – chiese con tranquillità lei, facendosi chiaramente beffe di me.

- Parlo del momento in cui sei venuta da me e mi hai chiesto se era il caso di chiamare Bella per dirle di tutto il macello che si sta verificando qui negli ultimi giorni. Sbaglio o ti avevo detto di lasciar perdere e di non dirle niente? Cazzo, ma ti costa così tanto darmi retta ogni tanto? – alzai considerevolmente la voce, accalorandomi. – E non venirmi a dire che non sai di cosa sto parlando, c’eri anche tu in questa stanza quando ne abbiamo discusso! -

Essere la sorella maggiore non la rendeva superiore a me, anzi. Come diavolo si permetteva di chiedere la mia opinione e di non rispettarla? Ero stufa del suo senso di superiorità, era sempre così: lei chiedeva la nostra opinione ma poi faceva di testa sua.

- Te la stai prendendo per una sciocchezza, te ne rendi conto? – mi fece notare con quella sua irritante aria da maestrina saccente.

- No, una sciocchezza un cazzo! Mi sono rotta del tuo fare sempre di testa tua, non sei da sola in questa famiglia. Vedi di rispettare anche l’opinione degli altri ogni tanto! Bella non doveva sapere niente, se non quando fosse tornata a Forks. Che senso aveva metterle brutti pensieri per la testa? –

- Ehi, vedi di darti una calmata! Stai esagerando! –

Mi alzai in piedi con uno scatto, dando un colpo non troppo gentile al materasso. – Esagerando? Io starei esagerando? – le andai sotto a muso duro, squadrandola minacciosamente e infischiandomene della differenza d’altezza. – Se tu non fossi così stronza, io non esagererei in questa maniera. Non sei d’accordo? –

- Senti Alice, è meglio che me ne vada. Stai decisamente esagerando e non voglio prenderti a pugni come un sacco d’allenamento. Sappi però che la tua reazione è assolutamente esagerata e fuori luogo, Bella aveva tutto il diritto di sapere che sta succedendo qui. –

- Bella non aveva alcun bisogno di accollarsi questa situazione mentre sta vivendo un’esperienza più che unica in terra straniera. Qual è il tuo problema, Rose? Sei forse gelosa? – sputai velenosa.

- E di cosa dovrei essere gelosa, sorellina? – sibilò, sputando quel titolo come se fosse una parolaccia disgustosa.

- Del fatto che Emmett non ti degna della minima occhiata e attenzione, mentre Bella sembra aver sistemato le cose con Edward. –

Rosalie avanzò minacciosamente. – Attenta Alice. Attenta  a quello che dici. -

Non mi diede nemmeno il tempo per replicare, con uno scatto colmo di insofferenza e rabbia uscì a grandi passi dalla mia camera, scontrandosi con nostra madre carica di vestiti puliti e piegati.

- Che aveva Rose? Avete litigato? – si informò aprendo la mia cabina armadio.

- Tu che dici? – risposi con voce carica di nervoso, lanciandomi a peso morto sul letto.

- Direi che siete ai ferri corti. – ridacchiò. – Come mai? –

- Perché tua figlia è una stronza, ecco perché! – ringhiai afferrando un cuscino e lanciandolo a terra. Che ero ancora irritata era a dir poco palese. La mia opinione non sarebbe cambiata: Rosalie era una stupida gelosa. Nient’altro.

- Alice! – mi ammonì con voce dura. – Ti ricordo che stai parlando di tua sorella, modera i termini. Specie davanti a me, che sono vostra madre. –

Ecco, come al solito la difendevano. – Bene, sappi che quella brava ragazza di tua figlia ha chiamato Bells e le ha spifferato tutto quanto. Una gran brava ragazza, non credi? Molto leale e assennata, non c’è dubbio. – commentai con evidente sarcasmo.

- Beh, c’è da dire che non era affatto corretto che Bella non fosse a conoscenza dei problemi che si sono verificati a Forks nell’ultimo periodo. Tua sorella ha agito nel modo più corretto possibile, nient’altro. -

- Si certo, rovinando la vacanza studio a Bella. Proprio una grande prova di correttezza, non c’è dubbio. – Inutile dire che il mio ennesimo commento acido mi fece guadagnare un’occhiataccia con i fiocchi.

- Puoi pensare quello che vuoi, ma stai sicura che se Rosalie ha preso questa decisione avrà avuto i suoi ottimi motivi, non sta a te giudicare. Ora alzati da quel letto e vai a prepararti. – mi ordinò riponendo gli ultimi indumenti al loro posto.

- Perché? – chiesi sospettosa.

- Tra qualche ora arriveranno i tuoi nonni. Non vorrai mica farti trovare in quelle condizioni, vero? Lo sai che non apprezzano certe cose. – concluse con una smorfia sofferente.

Evitai di chiedere quale fosse il problema nell’indossare dei jeans e maglioncino nero, rivolgendo a Renee uno sguardo colmo di compassione: mia madre non aveva di certo avuto vita facile nella sua infanzia e adolescenza.

I cari David e Anne non avevano gradito la notizia che Renee portò a casa loro anni prima, quando comunicò al suo pallidissimo padre di essere incinta di Charlie Swan, il vice sceriffo di Forks, una cittadina anonima e sperduta nel nulla.

Chissà, forse aveva influito il fatto che nessun proprietario di una catena di alberghi a Las Vegas avrebbe mai voluto che sua figlia finisse incastrata in una simile vita, fatto sta che le visite dei nonni erano piuttosto rade.

Il fatto che ogni volta queste visite si trasformassero in veri e propri scontri era solamente un dettaglio superfluo: il buon Charlie non amava sentirsi dare dal fallito, men che mai dal suo adorabile suocero.

- Come mai hanno deciso di venire a trovarci? Sbaglio o Natale è ancora piuttosto lontano? – chiesi con voce lievemente ironica. Sapevo bene che quello non era un argomento su cui era consigliabile fare dell’ironia, mia madre soffriva parecchio.

- Che vuoi che ne sappia io? Magari è una normale visita di famiglia, no? Sentono la nostra mancanza e vengono a trovarci. – tentò, suonando poco convinta persino alle sue orecchie.

Mi alzai, andando verso l’armadio e prendendo un cambio d’intimo e un vestitino azzurro. – Vado a fare una doccia. Tra quanto dovrebbero arrivare? –

Mia madre sollevò le spalle, dirigendosi verso la porta ancora spalancata. – Tra un oretta o due. Non so di preciso. – rispose meditabonda.

- Okay. –

Afferrai gli indumenti, chiudendomi in bagno e facendo scorrere l’acqua calda. Con un sospiro di puro piacere mi fiondai sotto la doccia, facendo si che il getto d’acqua distendesse i miei nervi tesi. Una doccia calda era di sicuro l’ideale per riprendere a ragionare a mente lucida.

- C’è una chiamata per te! – strillò Rosalie entrando in bagno e cercando di sovrastare lo scrosciare incessante dell’acqua.

- Mi sto lavando, torna dopo! Anzi, fuori dal mio bagno e non tornare mai più davanti alla sottoscritta! Sono ancora incazzata, quindi tu e quel maledetto telefono andatevene subito di qui. – ringhiai quando una montagna di schiuma ebbe la brillante idea di cercare un contatto ravvicinato con i miei occhi.

- Sicura? – ridacchiò Rosalie, chiaro come il Sole il suo volermi provocare.

- Fuori di qui, cazzo! –

- Jasper, Alice ha detto che non ha alcuna intenzione di risponderti e che faresti meglio a sparire. Spiacente. – rispose malignamente, riprendendo la telefonata lasciata in sospeso.

Spalancai con foga il pannello del box doccia, incenerendola con lo sguardo e non considerando affatto il dettaglio di essere nuda dinanzi a mia sorella. Chi se ne importava, era la mia zona casa quella. – Dammi il telefono e levati dalla mia vista. – ringhiai a denti stretti.

Rosalie rispose con una plateale linguaccia, uscendo dal bagno con movimenti fluidi e aggraziati. Mi concessi qualche secondo per incenerirla con lo sguardo, per poi cercare di rimediare all’ennesima figuraccia che mi aveva procurato mia sorella. L’adorazione che provavo verso di lei stava raggiungendo picchi elevatissimi, non c’è che dire.

“ Ehi? Pronto? “  La voce di Jasper giunse nitida e inconfondibile dal cellulare, facendomi imprecare mentalmente. Avrei di sicuro preferito che quella di Rose si rivelasse una clamorosa finta.

- Jazz, sono io! – Cercai di suonare anche solo lontanamente allegra, cosa che mi riuscì a livelli discreti. Insomma, non c’era niente di cui essere allegri!

“ Oh, Alice. Sei tu. Tua sorella aveva detto che non volevi più sentirmi, pensavo avessi cambiato idea sul vederci più tardi.”

Imprecai violentemente. Due volte. Giusto per rendere al meglio la cosa, anche una terza volta.

Non bastava il fatto che Rosalie mi avesse appena fatto fare una figura a dir poco pessima.

No, ci si aggiungeva anche la magnifica e strepitosa visita dei nonni a rovinare il tutto. Quando si dice essere affetti da sfiga cronica.

- Jazz, stasera non posso proprio. Mia madre poco fa’ mi ha detto che oggi verranno i miei nonni da Las Vegas. Sai, non sono molto avvezzi a visite e roba simile, anzi, si tengono parecchio alla larga da Forks. Non posso mancare quindi, mi spiace. –

Jasper rimase in silenzio per qualche secondo. “Ah, okay. “

Modo carino per esprimere tutta la delusione e l’amarezza del momento. Sollevai gli occhi al cielo, giusto per controllare se sopra di me non ci fosse una nuvola temporalesca. Per come stavo messa in quel momento, non mi sarei affatto stupita.

- Senti, magari puoi venire qui. Non so, magari possiamo stare insieme prima che vengano qui i miei nonni. Mia madre ha detto che dovrebbero arrivare tra un oretta o due. C’è tempo, no? – Come salvare la situazione “atto quinto”.

“ Si, perché no! “ commentò entusiasta Jasper. “ Tu ora dove sei? “

Arrossii involontariamente. – Sono in doccia. –

“ Oh. “ rispose con voce leggermente imbarazzata. “ Senti, vengo a casa tua tra mezz’ora. Ti crea problemi? “

- No, è perfetto. – strillai volando fuori dalla doccia e afferrando bruscamente un asciugamano.

Jasper ridacchiò del mio entusiasmo, per poi riattaccare. Lanciai con poca grazia il cellulare sul ripiano in legno del bagno, iniziando ad asciugarmi velocemente e a darmi una sistemata.

Venti minuti dopo ero seduta sui gradini dell’ingresso, aspettando l’arrivo di Jasper.

- Chi aspetti, tesoro? – chiese mio padre arrivando dal retro. Il suo volto era teso, sembrava che una nuvola temporalesca lo stesse tallonando da vicino. Evidentemente non aveva preso poi così bene la notizia della visita dei nonni.

Come non compatirlo?

Pensandoci bene: perché tutti gli Swan sembravano avere una nuvola temporalesca personale? Che fosse una caratteristica di famiglia?

- Sto aspettando Jasper. – risposi, stendendo le gambe sui gradini e mettendo in mostra le mie amate ballerine leopardate. Uno dei miei acquisti folli, ma che proprio per questo amavo.

- Alice. – borbottò scuotendo la testa. – Così non va proprio. –

Sollevai un sopraciglio, confusa. – Qual’è il problema? –

- Tesoro, non credo sia una buona idea che tu frequenti Jasper Cullen. Non è il momento migliore, ecco. – concluse goffamente, come a cercare una motivazione che avvalorasse il suo essere contrario a quella pseudo relazione.

- Papà, io e Jazz ci stiamo solamente vedendo. Non c’è niente di male. –

Mio padre mi osservò per qualche secondo, per poi posizionarsi accanto a me sui gradini d’ingresso. – Alice, malgrado Esme e Carlisle non l’abbiano detto chiaro e tondo, vi reputano la causa dei problemi che hanno colpito i loro figli nell’ultima settimana. Io credo che non siano proprio entusiasti se viene fuori che tu e uno dei loro figli vi vedete. –

Sobbalzai ascoltando le parole di mio padre, parole assolutamente vere oltretutto. – Capisco che io e le altre abbiamo creato dei casini di livelli stratosferici, ma finchè Jasper vorrà vedermi per me sarà solo fonte di felicità. A me lui piace. –

Charlie scosse di nuovo la testa. – Alice, davvero. Non è un’idea affatto saggia, aspetta almeno che le cose si sistemino, no?  -

Balzai in piedi, ignorandolo bellamente. Era arrivato Jasper e quella conversazione stava diventando un tantino pesante. – Papà, stanne fuori. Per favore. – sussurrai chinandomi a depositare un bacio sulla sua guancia priva di barba.

Per tutta risposta scoccò un’occhiata di fuoco a Jasper, appena sceso dalla macchina e in procinto di raggiungerci. Okay, ero sempre più convinta che quella circa i Cullen fosse una balla colossale, nata per coprire le sue preoccupazioni da padre/sceriffo iper protettivo.

- Signor Swan. – lo salutò cauto non appena si posizionò accanto a me.

Mio padre si alzò in piedi, sistemandosi con un gesto deliberatamente lento i pantaloni. Molto stile poliziotto cattivo, insomma. – Bene bene, Cullen. Come mai qui? –

Sollevai gli occhi al cielo, profondamente esasperata. Mio padre era veramente assurdo avvolte. Glielo avevo detto tre secondi prima il perché di quella visita! – Papà, non dovevi andare dentro ad aiutare la mamma? – chiesi con voce dura, chiaro che nella mia domanda c’era un invito a smammare.

- No, direi di no. – riportò quindi la sua attenzione su Jazz. – Allora? –

Jasper sollevò le spalle, senza avere la benché minima idea di cosa rispondere. Infondo era solamente venuto a trovarmi, che bisogno c’era di fare quel terzo grado?

- Sono venuto a trovare sua figlia. Niente di che. – rispose Jasper, sfoggiando una gran quantità di tranquillità.

Charlie lo osservò per qualche secondo, gli occhi marroni che esprimevano il sospetto più puro. – Beh, vi terrò d’occhio. – commentò alla fine, facendomi schiaffare una mano sul viso. Ma poteva essere più idiota di così?

- Papà. – ringhiai al limite dell’imbarazzo.

Charlie ridacchiò divertito, salendo i gradini ed entrando in casa. Jasper mi osservò con un sopraciglio alzato, visibilmente perplesso.  - Ma tuo padre che aveva oggi? –

Ridacchiai, giusto per stemperare un attimo l’atmosfera. – Ma niente, voleva solamente fare il simpatico. –

Il viso di Jasper faceva chiaramente intendere che lui non l’aveva trovato poi così simpatico. – Comunque, parlando d’altro. Oggi arrivano i tuoi nonni? –

Storsi la bocca, poco entusiasta. – Si. –

Silenzio.

-  E come mai così poco entusiasmo? –

Lo guardai, ridacchiando con finta ironia. – Se tu conoscessi i miei nonni capiresti come mai il mio entusiasmo al momento è in vacanza. –

- Ah si? E come mai, principessa? –

Mi raggelai sul posto non appena udita quella frase. Potevo essere più sfigata di così? No, difficile. Forse se in quel momento fossi caduta dalla scale e una macchina mi avesse beccata in pieno, avrei eguagliato la buona dose di sfiga che mi stava perseguitando ultimamente.

- Nonno! Nonna! – mormorai a denti stretti alzandomi e andando incontro alla coppia. Non erano cambiati di una virgola: David aveva il suo solito stile da cowboy, Anne invece quello da maestria d’asilo.

Lui moro. Lei bionda.

Lui occhi azzurri. Lei occhi verdi.

Lui grassottello. Lei magra come un fuscello.

Decisamente due opposti di persone.

- Come sta la mia piccola peste? – trillò con voce schifosamente zuccherosa mia nonna, baciandomi sulle guance. Dietro di me udii una risatina soffocata, segno che Jasper aveva finalmente capito il motivo della mia totale mancanza di entusiasmo.

- Una meraviglia. – risposi sarcastica, non appena mio nonno mi strinse tra le sue possenti braccia.

- E questo bel giovanotto chi è? – squittì deliziata Anne, adocchiando interessata Jasper. Conoscendola era già passata a farsi film mentali dove io e Jazz vivevamo una torbida storia d’amore e perversione.

Anne era sempre stata così: irrecuperabile.

Sollevai gli occhi al cielo mentre Jasper si faceva avanti con un sorriso cordiale. – Sono Jasper Cullen, signora. Piacere di conoscerla. – si presentò tendendo la mano ai due vecchi.

- Non sarai mica uno spasimante di mia nipote, vero? Sappi che non mi piace che troppi ragazzi le ronzino attorno, e Dio solo sa quanto è bella la mia Alice. Spero che tu abbia intenzioni serie, giovanotto. Se scopro che hai intenzione di portartela a letto te la vedrai con me, chiaro?– lo minacciò David.

Mi osservai attorno, sperando che un cecchino appostato chissà dove mi facesse fuori. Quello era chiaramente un incubo, ne ero certa.

- David, lo stai spaventando. – ridacchiò come se niente fosse Anne.

In effetti Jazz era diventato parecchio pallido, il che non portava mai niente di buono. Se fosse stramazzato al suolo senza sensi, sarebbe stato un bel problema.

- Mamma, papà! Siete in anticipo! – strillò mia madre uscendo in giardino di corsa. Charlie si limitò ad una camminata colma di nonchalance e soprattutto di disinteresse, giusto per non dare agli ospiti troppa importanza.

- Eravamo impazienti di vedervi. – spiegò Anne stringendo tra le braccia sua figlia.

- Come un lupo è impaziente di sbranare l’agnello. – commentò rudemente mio padre, facendo la sua ormai impareggiabile figura da orso brontolone.

- Charlie, è un piacere anche per me. – lo salutò freddamente David.

- Che ne dite di entrare a prendere qualcosa da bere? Jasper, ti va ti unirti a noi? – chiese gentilmente mia madre.

Osservai Jasper leggermente intimorita, pregando con tutta me stessa affinché rispondesse di no. Non mi allettava molto la prospettiva che vedeva Jasper spettatore delle litigate della mia famiglia. Insomma, quelle erano cose che devono rimanere tra le mura della propria casa.

Oltretutto sarebbe stato bersaglio di battutine a doppio senso e di spietate minacce, per cui avrei evitato con tutto il cuore di sentire la frase che pronunciò di lì a poco.

- Si, perché no. – sorrise lui.

Sollevai gli occhi al cielo, seguendo gli altri che si apprestavano ad entrare in casa. Mia madre, da brava donna che ha tutta la situazione sotto controllo, ci fece accomodare in salotto, raggiungendoci poco dopo con un vassoio carico di bibite.

- Dov’è Rose? – chiese con voce cavernosa David, afferrando un bicchiere di Scotch freddo.

- È uscita poco fa’, aveva alcune commissioni da fare. – rispose mia madre. – Jasper, gradisci qualcosa in particolare? –

- Una coca cola andrà bene. – rispose lui.

- Bella invece? – chiese poi, notando l’assenza dell’ennesimo nipote. Evidentemente mio nonno non aveva gradito molto la totale mancanza del corteo d’accoglienza.

- Oh, Bella è in Francia. – rispose orgogliosa Renee.

- A quanto pare sono rimasta l’unica nipote rimasta qui ad attendere impaziente il vostro arrivo. Mi merito una bella parte della vostra impresa, no? – ironizzai, guadagnandomi una maxi occhiataccia da parte dei miei genitori.

- Tranquilla Alice, non ti lasceremo morire di fame. – commentò con un ghigno sul viso mio nonno, alludendo chiaramente alla posizione ricoperta da mio padre.

- Ha già qualcuno che la mantiene, mi spiace per te. – ringhiò Charlie. – I tuoi soldi puoi benissimo darli in beneficenza. -

- Sai com’è, Charlie. Il tuo lavoro non sembra garantire poi così tante sicurezze. –

- Basta, okay? Evitiamo le solite discussioni inutili. – si intromise Anne, riportando la discussione ad un minimo di civiltà. – Allora Jasper, parlaci un po’ di te. Non ti avevo mai visto qui! –

Jasper sorrise leggermente imbarazzato, chiaramente a disagio da quello spostamento della conversazione su di lui. – Sono il figlio del dottor Cullen, signora. Sempre stato qui a Forks. –

- Mmm, beh, è strano che io non ti abbia mai visto da queste parti. – commentò afferrando la tazzina di caffè che mia madre le stava tendendo.

- Beh, passo parecchio inosservato. Non sono un tipo che fa’ girare tutti quanti quando passa per strada. –

Anne spalancò la bocca, allibita. – Ma scherzi? Sei un bellissimo ragazzo! Mai pensato di fare il modello? –

Jasper arrossì vistosamente. – Io non… insomma… - tossicchiò imbarazzato. – Non credo che quel campo faccia al caso mio. –

Anne scosse la testa, in chiaro disaccordo. – Tu prova a immaginare il successo che faresti come modello. E per di più affiancato da Alice! Sareste una splendida coppia! – squittì deliziata.

- Nonna, tienimi fuori dai tuoi deliri. – commentai acidamente, infastidita da tutte quelle attenzioni a Jasper. Okay, forse non era molto sensato essere gelosa di una donna di sessanta e rotti anni, ma non potevo farci niente. Non mi piaceva quando qualcun altro onorava Jasper di troppe attenzioni.

- Io continuo a pensare che sarebbe perfetto. – commentò estasiata. – Pensa unire due bellezze come le vostre. –

Storsi il naso, sospettosa sino alla punta dei capelli. – Unire in che senso? –

- Ma unite in un bambino, ovviamente! Pensa come sarebbe bello se voi aveste un figlio in un futuro prossimo ma non troppo lontano! – recitò come uno scioglilingua.  

Naturalmente il sorso di coca cola che stavo per deglutire abbandonò la mia bocca e finì dritto dritto sul divano di pelle bianca dinanzi a me, macchiandolo senza alcuna pietà. Mia madre strillò indignata dinanzi il casino che avevo appena combinato, ma ero troppo sconvolta per darle retta.

- Nonna! Ma che cosa cavolo dici! – strillai scattando in piedi e pulendomi malamente il viso.

- Perché? – chiese con voce falsamente innocente.

A rispondere fu Jasper. – Io e sua nipote non stiamo insieme, l’idea di un figlio è da escludere. –

Anne sollevò le spalle, affatto turbata da questa netta rottura delle sue fantasie. – Beh, sognare non costa niente, no? – ridacchiò. – E poi lasciatevelo dire, la tensione sessuale palpabile tra voi due è innegabile. –

- Tensione… sessuale? – gracchiò sconvolto Jasper.

- Beh giovanotto, mettila così: è chiaro come il Sole che muori dalla voglia di rotolarti tra le lenzuola con la nostra Alice. – commentò burbero David, lo sguardo minaccioso e sospettoso.

- Col cazzo! Lui non toccherà la mia Alice! – ringhiò mio padre, paonazzo e pronto all’esplosione.

Jasper sollevò le mani in segno di resa, mentre io mi limitai a osservare truce in presenti. – Avete finito di discutere della mia vita sessuale? Non avete altro di cui parlare, dannazione? Io e Jasper non stiamo insieme, dobbiamo forse ripeterlo? –

Mia nonna ridacchiò, ammiccando nella mia direzione. – Non state insieme ancora per poco, mia cara. -

Decisi di ignorarla, ormai certa che la vecchia si fosse bevuta quel poco di cervello che le era rimasto. La vecchiaia faceva anche quello, ormai era appurato. Prendermela non avrebbe portato a niente, meglio optare per la tattica del “sorridi e annuisci”.

- Hai fratelli, Jasper? – chiese poco dopo, tornando alla carica più agguerrita che mai.

- Si, due. Edward ed Emmett. –

- Perfetto! Vedi Alice? È un segno del destino. Voi Swan finirete accoppiate con i Cullen! –

Okay, un altro commento del genere e non avrei risposto più delle mie azioni, anche se si parlava di malmenare una vecchia.

O la smetteva. O la smetteva.

Non c’era una terza opzione.

- Le mie figlie hanno già dato parecchi problemi ai Cullen, dubito si possa avverare quello che ha in mente lei. – la raffreddò mio padre.

- A cosa ti riferisci, Charlie? – si informò subito lei. Ovviamente la tendenza allo spettegolare era una dote di famiglia che si risvegliava facilmente, visto che mia madre si lanciò in una descrizione dettagliata della situazione che coinvolgeva noi e i Cullen.

Io strinsi i denti, ascoltando il racconto che mia madre portava avanti con un entusiasmo decisamente fuori luogo. Jasper si limitava a fissare tutto quello che gli capitava a tiro con una calma che rasentava l’alieno. Charlie invece era livido, non sembrava affatto gradire l’animo pettegolo di Renee.

- Brutto affare, ragazzo. Davvero brutto affare. – commentò mio nonno mentre scuoteva il capo. – Non avete pensato di venire a capo del problema pagando? – suggerì.

Mi irrigidii, improvvisamente interessata. – Pagare? Che intendi nonno? –

David annuì. – Solitamente quando non si ha una via di scampo, le famiglie si mettono d’accordo per una cifra di denaro e la cosa si sistema. Dalle nostre parti si fa’ così.  –

- Beh… - intervenne mio padre. – Dalle vostre parti sbagliate! Non è con il denaro che si risolvono le cose. Specie questioni come quelle. –

David ridacchiò. – Il solito vecchio Charlie, ligio alla legge e per niente incline a scendere a patti. Non cambierai mai, eh? –

Mio padre iniziò ad accalorarsi, colto nel vivo. – Io servo la legge, David. Non sono solito cercare scappatoie o roba simile. Se i Cullen pagassero per evitare un processo cosa pensi che succederebbe? Sarebbe uno scandalo, ecco cosa! La prova lampante che ancora una volta si può risolvere tutto quanto con del denaro! –

Mi isolai dalla discussione che infuriava in salotto, colta da un’improvvisa quanto brillante illuminazione:

se i Cullen avessero pagato la famiglia di Royce e di Mike, Emmett ed Edward avrebbero forse evitato le disastrose conseguenze che si paravano all’orizzonte?

Certo, di sicuro non si parlava di tirar fuori qualche dollaro, bensì cifre astronomiche. Però tentare non avrebbe ucciso nessuno, anzi. Valeva la pena di cercare quei due idioti e di proporre l’affare.

Tutti quanti, da sempre, non fanno che parlare del miracoloso potere del denaro.

Che fosse anche stavolta la chiave per risolvere la situazione?

Afferrai il cellulare, scrivendo un  sms a Bella.

“ Quando dovresti tornare a Forks? “

Poco dopo la sua risposta. “ Ehi, ciao! Comunque abbiamo l’aereo tra due giorni. Perché me lo chiedi? “

“ Forse abbiamo una soluzione al problema dei Cullen. Ma è necessaria anche la tua presenza, giusto per mettere Mike al suo posto. “

“ Appena sono a Forks sistemiamo la faccenda. “

Sorrisi, adorando in maniera spaventosa Bella. Mi appoggiai al divano, isolandomi completamente dalla discussione che infuriava in salotto e preparandomi un discorso mentale da affrontare con quelle carogne.

Quella era la nostra ultima spiaggia, dovevamo assolutamente far si che funzionasse.

Non erano ammessi errori.

*****************

** Note **
Beh, inizio con il chiedervi scusa a causa del ritardo stratosferico. Questo capitolo non voleva proprio scriversi e il tempo da dedicare alla scrittura era esiguo!
Perdono!
Ora che la scuola è finita ho decisamente più tempo e gli aggiornamenti saranno più frequenti, mi impegno affinchè siano 1 o 2 alla settimana! Promessa solenne questa!
Passiamo al capitolo...
Questa è un'altra soluzione che le Swan intendono intrapprendere: il pagamento.
Funzionerà?? Beh, se Royce ha rifiutato Rose dubito accetti del denaro per risolvere la situazione... ma tentar non nuoce, disse qualcuno!
Ho notato che siete parecchio preoccupate per la frase finale di Bells, e alcune di voi hanno azzardato delle ipotesi. Dirò solamente che molte di queste erano azzeccate, ma che non tutto va come ci si aspetta di solito!! xD
Ho anche notato che molti sono restii a commentare per paura di scrivere scemenze o di non sapere cosa dire... La vostra preoccupazione è infondata, perchè una recensione è sempre gradita! Accantonate questa preoccupazione e recensite, è un gesto graditissimo!!
 
RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

@ Giulia miao: Tranquilla, non sono così perfida! Non torneranno con quelle carogne, semplicemente ci saranno vari tentativi per risolvere la cosa!

@ piccolinainnamora: Tesoro, non dire sciocchezze! Ma quali recensioni stupide! Lo sai che ti adoro e mi piacciono i tuoi commenti, quindi non dire più una cosa simile!! Vedrai che nessuno finirà in prigione… forse! XD

@  SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate: Grazie mille! * me rossa * Sono felice che ti piaccia! Questi Edward e Bells lunatici sono simili a me ( cioè,  le Swan riprendono alcuni lati del mio carattere, i Cullen invece quelli dei miei amici! ) Un bacio.

@  Serena Van Der Woodsen: Si dai, tutto si sistemerà. Ci vuole solo un pochino di pazienza, come vedi le Swan le stanno provando veramente tutte!!

@  GiovaneStella: Ehehehe… La tua domanda è lecita! Jazz vergine o no? La risposta è: NO! Jasper non è vergine! Qui ne sorge un'altra: con chi è stato?? Eheheheh… la donzella in questione farà presto una piccola apparizione, giusto per non far stare i nostri protagonisti tranquilli! XD

@  love_vampire: Mmmm… beh, sull’interpretazione dell’ultima frase di Bells ci sei andata davvero vicina! Ma non tutto finirà in peggio, abbiate fiducia! Ho in mente un’idea a dir poco cattiva!! XD

@  ross_ana: Dai Rossy, abbi fiducia in me! Lo sai che sono perfida ma per il lieto fine, no? ^_-

@  piccolananina: A chi lo dici, non ho tempo manco per respirare! @.@

@ mary whitlock: Scusa per il maxi ritardo! ç_ç Quello che ha in mente Bells lo vedrete presto, e ho come l’impressione che non gradirete affatto! XD

@  Nessie93: Tutte spaventate dall’ultima fresa di Bells, eh? ^_-

@  _UryBlack_: Ciao! Grazie per i complimenti, purtroppo non ho avuto tempo di passare per quella storia. Ma appena ho 5 minuti liberi leggo, giuro!

@  andutzik1: si dai, tra un pochino ci sarà questa tanto sospirata pace! XD

@  Ed4e: Dai Sister, un po’ di fiducia!! ^_- Kiss

@  Piccola_Princess: Si si, tranquilla! Tutto si sistemerà, anche perché le Swan sono più agguerrite che mai!

@  LittleWhiteAngel: Chissà chissà! Ci finirà in prigione? Non ci finirà?? Vedremo! XD

@  cocca91: beh, c’è da dire che i cari nonnini hanno portato con loro un’ipotetica soluzione! Bisogna solamente vedere se funziona o meno!

@  __GiAdA__: ecco qui!

@  jane_volturi3: Ahahahahaha!! Ti ringrazio! Sei ufficialmente la mia paladina/pubblicitaria! XD

@  para79p: Scusa, super ritardo il mio! Ma sto capitolo non si voleva scrivere e il tempo era esiguo! Comunque Emmett capirà presto che deve svegliarsi, ogni lasciata è persa e Rose sta facendo di tutto per rimediare ai problemi che ha creato con le sue sorelle! Kiss

@  Bea_XD: Grazie mille Bea, spero di leggerti anche in questo capitolo! Credo che quello di Emmett sia un atteggiamento di chiusura comprensibile, visto che tra tutti era quello che si era spinto più avanti ( dicendole addirittura “Ti Amo” ) quindi per lui non sarà facile mettere da parte l’orgoglio ferito ed andare avanti!

@  lulu17: Ihihihihihih!! Sei stata decisamente chiara! XD

@  stezietta w: la solita pesca pervertita… -.-“

@ ___Ivy___: ç__ç  si è prolungata all’infinito invece! Chiedo perdono, ma ora che la scuola è finita ci saranno decisamente più aggiornamenti e in minor tempo!! È un giuramento solenne! >_<

@  ILoveSmile_17: Come ti ho già detto adoro il tuo modo di recensire, curato e del genere di analisi che piace a me. Ho letto anche quella a “Coyote Ugly” e sono rimasta piacevolmente stupita, mi lusinga molto sapere che i personaggi che creo ti portano spesso a riflettere su alcune situazioni e su alcuni caratteri. Mi fa decisamente piacere! *__*

@  Shinalia: Mia adorata cognatina/ Signora V!! Viene a dire a me che sono sadica?? * sguardo eloquente * Guarda, manda manda la mia lucertolona preferita!! È più che gradita la sua presenza!! *çç*

Beh si, Bells è decisamente paranoica… ma dopo il casino che hanno fatto, sfido chiunque a non esserlo!! XD

@  lyzs_dlbc: Wow, 22 ore?? Volevi farti del male allora!! XD  riguardo l’ultima frase ho tutta un ideona in testa!! Vedrete poi!

@  ChuckBassina: Ahahahaha!! Grazie mille Toty!

@  crazyalicecullen: ecco qui! Ho notato che siete tutte piuttosto preoccupate per l’ultima frase di Bells… in effetti l’idea che vi siete fatte è esatta… ma… finirà davvero tra le braccia di Mike?? Chissà… XD

@  Bella_kristen: Ahahahahaha!! Ale, ora hai firmato un contratto con il diavolo che ti obbliga a commentare sempre!! XD Grazie per i numerosi complimenti, me super rossa!! >_<


** Allora, vi pongo un quesito ma non vi dirò per quale motivo ve lo faccio:
Qual'è, in assoluto, la cosa che non vorreste mai vedere e che coinvolge chi amate?
Sono sicura che il motivo per cui lo pongo è palese, ma lo rivelerò nel prossimo capitolo che sarà POV BELLA!! Naturalmente la domanda riguarda la coppia Bells/Eddy & Mike!
Non mi sono dimenticata di Rose, ma mi serve che Bells torni a casa per il Pov Rosalie...
A presto! Massimo Giovedì!
Bacioni!

Per chi non lo sapesse su FB è nato un gruppo sulle mie storie...


Mentre per chi segue le vicende della saga "La Confraternita Del Pugnale Nero" di J.R. Ward faccia un salto a questo gruppo fondato da me e gestito insieme alla mia consorella Shinalia:

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Capitolo 25
*** Capitolo 24: semplicemente innamorata. ***


capitolo 24

Capitolo betato by Yara89.





Scommettiamo?

Capitolo 24:  Semplicemente innamorata.

Pov Bella.

- Bells? Mangi o no? Facciamo tardi altrimenti! –

La voce leggermente seccata di Edward ebbe l’effetto di richiamarmi sul pianeta Terra. Osservai leggermente stupita il cappuccino e il croissant che avevo davanti, chiedendomi distrattamente quand’è che Edward era andato a prenderli. Quello era decisamente un segno inequivocabile del fatto che la mia testa si era presa una vacanza, viaggiando chissà dove.

Ero preoccupata. Da morire.

Il mio cervello lavorava in maniera sconsiderata e folle alla ricerca di una soluzione, senza trovarne alcuna oltretutto. Ero disperata a livelli stratosferici, vedere Edward così felice e ignaro era devastante. Dovevo trovare una soluzione e dovevo farlo in fretta.

- Si, grazie. – bofonchiai distrattamente afferrando la tazza che mi stava davanti. Non avevo alcuna voglia di mangiare, ma era necessario mantenere un minimo di normalità. Edward aveva sempre avuto uno strano sesto senso, come se avesse un radar che lo informava quando qualcosa non andava per il verso giusto.

- Che hai? Non stai bene? – mi chiese poco dopo Edward, fissandomi con uno sguardo carico di apprensione e preoccupazione. Chissà a cosa stava pensando, conoscendolo di sicuro si era fatto l’idea che io fossi pentita di essere stata con lui o roba simile.

Afferrai la sua mano, stringendola tra le mie e accarezzando lentamente l’interno del suo polso. Volevo tranquillizzarlo, far si che si sentisse a suo agio. Avevo letto da qualche parte che movimenti e carezze del genere avevano il potere di rilassare le persone, provare non costava  niente. – Non c’è niente che non vada apposto e io sto bene. Niente paranoie inutili, okay? –

Edward sorrise. – D’accordo, niente paranoie. –

Un pochino più sollevata addentai il mio croissant, sentendo il mio stomaco ruggire. Okay, forse la mia fame si era risvegliata all’improvviso, perché stavo decisamente morendo dalla fame. Edward mi guardò con un sorrisino soddisfatto, incrociando le braccia sulla scrivania.

- Oggi che c’è in programma? –

Sollevai le spalle, pensierosa. – Credo ci sia qualcosa come uno stupido film da vedere e commentare. Credo, non ne sono certa. Comunque la visione di qualcosa, di questo ne sono certa. –

- E che utilità ha questa attività? – borbottò immusonito Edward.

- Non ne ho idea. –

Finii in fretta e furia la mia colazione, alzandomi ed afferrando la borsa appesa sulla sedia. – Andiamo? –

Edward afferrò una giacca scura dallo schienale di una sedia lì vicino, mettendola sulla t-shirt azzurra che indossava e facendomi strada fuori dalla stanza.

***

Non ero mai stata una tipa gelosa.

Okay, questo non è propriamente esatto, ma da quando stavo con Edward mi ero riscoperta gelosa e possessiva a livelli spaventosi. Non faceva eccezione quella stupida mandria di vacche in calore che non faceva che fissarlo, irritandomi a morte.

Sedute dinanzi a noi, nell’aula proiezione sentivo parecchie ragazze confabulare circa il “rosso da urlo” dietro di loro. Peccato che quel “rosso” fosse una proprietà privata, e per l’esattezza la mia. Avrebbero fatto bene a tenere le mani apposto e gliele avrei staccate senza tanti complimenti. Edward faceva il finto tonto ma sapevo bene quanto a lui facesse piacere questa mia ossessione. Di sicuro quel suo sorriso soddisfatto era un segno inequivocabile del suo gradimento. – Che hai? – chiese con voce innocente, avvicinandosi al mio orecchio e sorridendo sotto i baffi.

Misi su un broncio da record, accavallando le gambe e incrociando le braccia. L’atteggiamento da bambina capricciosa mi era sempre riuscito alla grande. – Ti stanno fissando tutte quante. Odio chi fissa le mie cose, dovresti saperlo. –

Edward ridacchiò, passando un braccio dietro la mia schiena e infilando la mano tra i miei capelli. Mugolai estasiata quando iniziò a massaggiarmi la pelle, chiudendo gli occhi. Ero in un territorio pericoloso, solitamente se qualcuno mi accarezzava i capelli cadevo in trans e mi addormentavo come un ghiro.

- Qualcuno potrebbe anche dire che sei una tigrotta gelosa, sai? Sei un cucciolo così carino! – commentò Edward chiaramente in vena di prendersi gioco di me.

Gli scoccai un’occhiataccia, rizzando la schiena e sorridendo malevola. – Perché tu non sei geloso, vero? Adori quando tutti i ragazzi mi sbavano dietro e fanno pensieri sconci su di me? – mi leccai lentamente le labbra, pronta come non mai a provocarlo. Mi avvicinai a lui. – Dimmi Edward, a te da fastidio? – soffiai al suo orecchio.

Edward si irrigidì, deglutendo rumorosamente e spostando il suo sguardo su di me. I suoi occhi si erano fatti di una tonalità più scura, e vagavano incessantemente dalle mie labbra ai miei occhi. Sorrise in maniera a dir poco irritante, lo sguardo colmo di sfida. – No, non mi da fastidio. Dovrebbe? –

Ghignai insultandolo mentalmente. Era un bugiardo di proporzioni cosmiche, ma era il mio bugiardo e mi piaceva anche per quello. – Quindi… se io andassi a sedermi proprio laggiù, accanto a quei due bei ragazzi, non ti darebbe fastidio? Proprio niente niente? –

Indicai con l’indice due ragazzi seduti qualche fila più in basso rispetto a noi. Erano indubbiamente dei bei ragazzi, uno biondo e l’altro moro, ma non scatenavano alcuna alchimia in me.

Chissà, forse perché ero indubbiamente rapida dallo scemo che mi ritrovavo accanto?

Edward scoccò un’occhiata di fuoco ai due ignari ragazzi, riportando poi l’attenzione su di me. – Affatto. Perché dovrei preoccuparmi, scusa? – ribatté ostentando una sicurezza a dir poco irritante.

Mi alzai in piedi con un ghigno sul viso, sistemando teatralmente gli shorts neri e il maglioncino azzurro che indossavo. Edward mi scoccò un’occhiata sospettosa, forse intuendo la mia prossima mossa.

Ormai il nostro stava prendendo la piega di un gioco fatto di provocazioni e punzecchiamenti vari. Era divertente, segnava il fatto che io e Edward avevamo raggiunto un certo livello di complicità che mai mi sarei sognata visto la piega che stavano prendendo le cose.

- Dove stai andando, tesoro? – sibilò osservandomi truce.

Mi abbassai, lasciando sulla sua guancia un bacio a schiocco. – Sto andando a conoscere quei due ragazzi, sembrano così simpatici! Ci vediamo dopo, okay? – non aspettai che mi rispondesse, mi fiondai velocemente di sotto.

Non appena i due ragazzi mi videro si scambiarono un’occhiata perplessa, voltandosi poi a guardare dietro. Edward incombeva minaccioso su di loro, dispensando, dalla sua posizione, occhiate omicide.

- Posso sedermi con voi? – cinguettai cercando di distogliere la loro attenzione da Edward in versione vendicatore della notte.

I due si osservarono per qualche secondo, per poi annuire lentamente e sgombrare una sedia accanto a loro. – Prego, siediti pure. Io sono Sean e lui è Paul. – si presentò il ragazzo biondo, indicando poi il moro accanto a lui.

Sorrisi, stringendo la mano che mi stavano porgendo a turno. – Io sono Isabella, ma potete tranquillamente chiamarmi Bella. Da dove venite? – chiesi quando ormai era chiaro che non lo avrei capito dai loro accenti. Non ero poi così brava nelle intuizioni di questo genere, forse perché non ero una che aveva viaggiato poi così tanto.

- Oh, noi siamo di Chicago. Tu? –

Evviva, almeno loro erano americani! – Vengo da Forks, nello Stato di Washington. Di sicuro non conoscete il posto, è una cittadina troppo piccola. – e sperduta nel niente, aggiunsi tra me.

I due mi guardarono imbarazzati. Avevo fatto centro, non avevo la più pallida idea di dove fosse Forks. Beh, nessuno gliene faceva una colpa, anzi. Era del tutto comprensibile.

Osservai con un guizzo d’insofferenza il palco dove un gruppo di tecnici stava cercando di sistemare l’attrezzatura per la visione del film. O documentario. Insomma, qualsiasi cosa fosse!

- Ehm, Bella? Posso chiederti una cosa? – mormorò al mio orecchio Sean, avvicinandosi pericolosamente a me. Soffocai l’impulso di scrollarmelo via di dosso in malo modo, optando per un più diplomatico sorriso falsissimo.

- Si, dimmi. –

- Il ragazzo che ci sta uccidendo con lo sguardo è il tuo fidanzato? – gracchiò Sean, lanciando una veloce occhiata ad Edward.

Seduto rigidamente al suo posto, aveva gli occhi ridotti a due fessure e le mani strette ai braccioli della poltroncina. Sembrava concentrato con tutto se stesso per trattenersi dal venire da noi e strapparmi dalle grinfie di quei due ragazzi.

Mi limitai ad osservarlo con aria confusa facendo finta di non capire il motivo della sua palese irritazione. – No, non è il mio ragazzo. – ridacchiai sotto i baffi.

Paul mi lanciò un’occhiata di sbieco, fissando poi Edward. – Sai, se non è il tuo ragazzo mi chiedo come mai ci sta uccidendo con lo sguardo. Non si spiega. –

Ridacchiai civettuola ormai decisa a provocare Edward. Così si ostinava a fare il grand’uomo? Mister io non sono mica geloso? Bene! Avrebbe pagato le conseguenze! Lo volevo vedere geloso marcio, giusto per dimostrare che non ero solamente io la gelosa della coppia.

- Oh, beh, hai ragione. Ma vedi, Edward è un pochino protettivo nei miei confronti, ecco perché si comporta così. Mio padre è un uomo molto all’antica e ha preso molto sul serio la mia lontananza, così ha chiesto ad Edward di controllare ogni mio movimento. Fa’ solo quello che mio padre ha chiesto, niente coinvolgimenti. – mentii spudoratamente.

I due mi lanciarono un’occhiata poco convinta, ma interruppero le domande lì. Evidentemente la mia versione molto fantasiosa della cosa gli aveva convinti, e tanto bastava. Su di noi sentivo uno sguardo di fuoco che stava iniziando ad intrigarmi notevolmente.

Vedere Edward rosicare a quella maniera era a dir poco eccitante.

- Senti Bella, noi dopo pensavamo di andare a fare un giretto qua e là, giusto per stare un po’ in movimento e visitare qualche posto. Magari se troviamo qualche locale carino possiamo anche fermarci a bere qualcosa! – propose speranzoso Paul, i vivaci occhi castani sfavillanti.

Sorrisi in maniera del tutto innaturale, certissima che quel simpatico tour di cui parlava Paul non avrebbe mai avuto luogo. Edward mi avrebbe incatenata alla sponda del letto per non farmi andare via, non che come prospettiva fosse poi tanto male.

- Ehi? –

Sean mi richiamò un pochino seccato, per cui mi voltai a guardarlo con un’occhiataccia che forse non si meritava. Poco mi importava, mi aveva appena strappato da una bollente fantasia.

- Non lo so, devo verificare prima i miei impegni. – il che significava che non sarei andata  con loro nemmeno in un'altra vita.

- Dai, vedrai che ci divertiremo! – cercò di convincermi Paul.

Naturalmente da idiota quale era fece l’ultima delle azioni che si possono raccomandare in una situazione simile, mi afferrò il braccio e mi strattonò allegramente.

Peccato che questo suo gesto allegro non venne minimamente apprezzato da Edward, che ormai al limite si precipitò su di noi. Il volto era furioso e pallido, non c’era minimamente traccia della sua solita allegria. Era arrivato al limite.

Avevo chiaramente vinto.

- Ti do tre secondi per levare le mani di dosso alla mia ragazza. – sibilò minacciosamente stringendo i pugni. – Tu vieni con me. – mi ordinò rude.

Lo osservai con un sorriso languido e provocatorio, giusto per farlo infuriare ancora un pochino. – C’è qualcosa che non va, Eddy? –

Naturalmente Sean e Paul non lo lasciarono rispondere, intervenendo e cercando di fare i gradassi dall’armatura lucente. Incredibile come certa gente non capisca quando deve starsene al suo posto e lasciare che le cose vengano sistemate tra i diretti interessati.

- Ehi, non dare ordini a Bella! –

Edward scoccò un’occhiata terrificante a Paul. – Stai parlando della mia ragazza per cui modera l’entusiasmo. Chiaro? –

I due si voltarono ad osservarmi confusi. – Scusa, ma lui non era una specie di guardia del corpo? –

Scoppia a ridere, balzando in piedi e abbracciando di slancio Edward. – No, lui è il mio super gelosissimo ragazzo, Edward! – dire che la scena era comica è poco.

Edward non rispose, scoccò un’occhiata di fuoco ai due e mi trascinò giù per le scale. – Ehi, abbiamo lezione! Dove stai andando? – protestai cercando di fare resistenza.

Non ottenni nessuna risposta, Edward mi trascinò lungo un corridoio deserto per poi fermarsi all’improvviso. Lo vidi fremere un attimo per poi afferrarmi per i fianchi e spingermi malamente contro un angolo.

Non feci in tempo a dire nemmeno una singola sillaba, le mie labbra furono trascinate in un bacio sconvolgente. Mai Edward era stato così rude nei miei confronti, eppure in quel momento sapevo benissimo il motivo del suo gesto: voleva rimarcare il suo possesso, ricordarmi che ero sua.

Come se fosse necessario. Già lo sapevo!

Mi lasciai spingere docilmente contro la parete, stringendolo forte a me. Le sue mani erano sui miei fianchi e stringevano sino a farmi male. Non che mi importasse, ero completamente coinvolta in quel bacio.

Strinsi tra le mie mani i suoi capelli, sentendone la morbidezza tra i polpastrelli. Scivolavano tra le mie dita, così come la sua lingua, impegnata in un gioco di avanzata e ritirata.

Avrei dovuto farlo ingelosire più spesso se quello era il premio.

Edward mordicchiò le mie labbra mantenendo un contatto visivo sconvolgente, le sue labbra erano increspate in un sorriso possessivo, sensuale. Tracciando scie immaginarie scese lungo il mio mento, depositandovi baci leggeri e raggiungendo il mio collo.

- Sei mia, non dimenticarlo. Non sono arrivato sin qui per vederti accanto a degli smidollati senza cervello né palle. Tu sei la mia ragazza, chiaro cucciola? – sussurrò sul mio collo, sollevando leggermente lo sguardo ad incontrare il mio.

Sulle mie labbra si dipinse un sorriso provocatore. – Dimostralo. –

Edward mi osservò un attimo confuso, confusione che durò solamente qualche secondo.

Gemetti quando sentii i suoi denti mordicchiare la pelle sensibile del collo, accompagnati poi da alcuni tocchi di lingua. Strinsi più forte i suoi capelli, rilasciando svergognata un ansito. Il corridoio era deserto, i rumori si diffondevano con un forte eco.

Chiaro come non mai si diffuse il leggero succhiare di Edward, impegnato a lasciarmi un succhiotto sul collo, e i miei leggeri affanni. Dopo un altro morso si staccò, osservandomi soddisfatto e passando le dita su quella specie di marchio.

- Come dimostrazione ti basta? – fiatò, fissandomi con i suoi brillanti occhi smeraldo.

Non risposi, presa da un improvviso quanto immotivato slancio di… beh, non so nemmeno io di cosa.

Fatto sta che mi lanciai sul suo collo, stringendolo a me in un abbraccio stritolatore. Edward rimase un attimo perplesso profondamente stupito dal mio gesto, ma si riprese in fretta e mi abbracciò con forza.

Sfregai il viso sulla sua guancia come un animaletto in cerca d’affetto, che subito trovai: Edward mi depositò un dolce bacio sul naso, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Ti va un gelato? – chiese continuando ad elargirmi piccole coccole.

Sollevai un sopraciglio, fingendomi per un attimo una maliziosa tentatrice. – Questa cos’è, signor Cullen? Una proposta sconcia? –

Quando comprese il significato delle mie parole impallidì notevolmente, balbettando parole sconnesse. Era chiaro che lo slancio che aveva avuto poco prima era del tutto sparito. – Ma cosa… io non… insomma tu… -

Scoppiai a ridere afferrando la mano che continuava a sventolarmi davanti e iniziai a trascinarlo lungo il corridoio. Nemmeno per un istante mi passo per la testa che io e Edward dovevamo essere in una sala a visionare un documentario, non a gironzolare per la struttura scolastica.

- Dai, scherzavo! E poi… dopo ieri notte ancora ti vergogni? – ammiccai.

Edward sollevò gli occhi al cielo, borbottando un: - Tu sei una donna pericolosa. Decisamente pericolosa. –

Quando entrammo nel pub dinanzi la scuola scoprimmo con mio enorme piacere di non essere gli unici ad aver disertato la lezione. Un sacco di facce più o meno conosciute stavano bazzicando quel luogo, alleggerendo di un pochino i nostri sensi di colpa.

Io ed Edward andammo ad occupare un tavolo all’esterno, così da godere dei tiepidi raggi che ci offriva Parigi quel giorno. Presto avremmo fatto il nostro rientro a Forks e lì c’erano ben pochi raggi di cui godere.

- Volete ordinare? –

Osservai il cameriere, fingendo di pensare a che gusto di gelato avrei preso. Tutta scena, da quando avevo tre anni prendevo sempre lo stesso gusto. – Un cono con due palline di nocciola con scaglie di cioccolata e mandorle, un tocco di panna e cialda. – elencai con entusiasmo, leccandomi i baffi al solo pensarlo.

Il cameriere mi guardò un attimo perplesso, forse facendo un rapido conto di quante calorie avevo intenzione di mandar giù, per poi annuire e segnare la mia ordinazione. – Lei? –

- Un cono con una pallina di menta e una di stracciatella. – ordinò semplicemente.

Il cameriere annuì di nuovo, sollevato dal ricevere un’ordinazione per lo meno normale. – Arrivano subito. –

Edward aspettò che si fosse allontanato dopodiché mi scoccò un’occhiata allibita. – Ma che razza di gelato hai ordinato? Un bidone della spazzatura riversato in un cono? – soffiò sconvolto.

Mi imbronciai come una bambina, mettendo le braccia incrociate. – L’hai mai assaggiato, almeno? Magari critichi e non sai nemmeno di che parli! –

- Bella, è un gelato assurdo! Solo ad una mente come la tua poteva venire in mente un’ordinazione del genere! –

Sorrisi maliziosa, ammiccando verso la sua direzione. – A te però piace la mia mente, no? –

In risposta ottenni un’occhiata che lasciava intuire parecchie cose, e tutte capaci di lasciarmi tremolante e carica di aspettative. – Mi piace anche altro oltre la tua mente. Dovresti saperlo! -    

- Rinfrescami la memoria. –

Ed eccoci di nuovo incatenati in quel gioco di sguardi che aveva il potere di lasciarci senza fiato. Un gioco malizioso, fatto di seduzione e provocazione. Il rapporto con Edward stava prendendo una piega decisamente eccitante, niente da dire al riguardo.

La sua risposta, di sicuro sconvolgente, fu interrotta dall’arrivo del cameriere con i gelati. Dopo aver lasciato un piccolo scontrino con l’importo dell’ordinazione di defilò dietro il bancone, lasciandomi a fissare con l’acquolina in bocca il mio maxi gelato.

- Ma tu davvero mangi quella roba? – chiese con il viso distorto dal disgusto Edward.

Scoccai un’occhiataccia verso la sua direzione. – Mai sentito che i gusti sono soggettivi? Bene, questo è il mio caso. Potrei farti una critica di venti minuti su quanto sia disgustosa la menta ma mi trattengo perché non è affar mio. Ti piace? Buon per te. –

Edward rimase in silenzio per circa tre minuti, afferrando il suo cono e dando una leccata alla parte verde. – Ma non ti farà mica ingrassare? È una bomba ipercalorica quella! – tornò alla carica con un ghigno strafottente sul viso.

- Hai finito di rompere? – ringhiai leccando via alcune scaglie di cioccolato.

Edward ridacchiò divertito come non mai. – No, perché ci tengo alla tua linea, sai! Hai già dei bei fianchetti in carne che adoro ma vediamo di non farli diventare delle braciole, okay? –

Tremai indignata, tastandomi preoccupata i fianchi. Edward scoppiò a ridere, bastardo come non mai. – Non è divertente, Cullen! – ringhiai furiosa.

Non ero mai stata una di quelle che stanno sempre a controllare peso e bilancia, anzi. Mi piaceva mangiare e per me era un gioia infinita farlo, ma quando il tuo ragazzo ti dice una cosa del genere un pochino di preoccupazione viene!

- Dai, scherzavo! Dovresti saperlo che adoro i tuoi fianchi. – prese un profondo respiro, osservandomi con i suoi sconvolgenti occhi verdi. – Mi incitano a morderti senza tregua. –

Lo osservai a bocca spalancata dallo stupore, profondamente sconvolta da una rivelazione tanto erotica e spontanea. Arrossendo abbassai lo sguardo sul gelato che ancora stringevo tra le mani e che si stava inesorabilmente squagliando. Ripresi a mangiarlo, giusto per avere una scusa che giustificasse la mia inesistente risposta.

- Me lo fai assaggiare? – sussurrò con voce roca e con un sorriso a dir poco mozzafiato.

Raggiunsi il picco massimo di ebollizione quando captai l’ennesima frase a sfondo malizioso, per cui raggiunsi la gamba di Edward e la colpii forte con il piede. – Finiscila, razza di pervertito! Che fine ha fatto il timido secchione che ho conosciuto? –

Scoppiò in una risata fragorosa, dando l’ennesima leccata al gelato e tenendo lo sguardo fisso su di me, come se stesse pensando che quello che leccava non un gelato ma… mi coprii il viso con una mano sforzandomi di contenere il filo dei miei pensieri impegnati a virare in luoghi decisamente poco consoni al luogo e alla situazione.

Edward che tortura il mio seno con la bocca…

Io che gemo e sfrego le gambe, alla ricerca di sollievo…

Edward che mi accarezza intimamente e che chiede se sta andando bene...

Edward che muove le dita più veloce…

Io che urlo e mi contorco in preda ad un piacere travolgente, nuovo e abbagliate…

- Cazzo! – strillai quando una discreta quantità di gelato si schiantò sui miei shorts, sporcandomi tutta la parte davanti.

Edward scoppiò a ridere come un idiota, ghignando soddisfatto e intuendo di sicuro la causa di quella imperdonabile figuraccia. – Non ridere, idiota! È tutta colpa tua! – ringhiai imbufalita. Afferrai una manciata di fazzoletti dal nostro tavolino, cercando di pulire l’enorme casino che erano diventati i miei pantaloni. Dannato Cullen,era tutta colpa sua!

- Si può sapere perché te la prendi sempre con me? Anche se dovesse precipitare un asteroide sulla tua macchina diresti che è colpa mia! È irritante, sai? – si imbronciò, sfoggiando la sua ormai storica mancanza di maturità.

Lo fulminai con lo sguardo, riprendendo a pulire con rabbia la macchia di gelato. Stavo facendo un disastro, la macchia si stava allargando sempre di più. – Se forse la smettessi di fare allusioni squallide sarebbe già un ottimo inizio, non credi? –

Edward rispose con un teatrale occhiolino che mi fece alzare gli occhi al cielo, esasperata. – Ma la mia non era una squallida allusione! È la tua mente che è indirizzata sempre e solo verso un unico punto! – mi provocò.

Lasciai perdere l’ormai disperato tentativo di pulire quel disastro, lanciando i fazzoletti sulla faccia di Edward. – Taci idiota di un Cullen! Se i pantaloni rimangono macchiati ne pretendo un paio nuovi, sia chiaro! – sibilai irritata riprendendo a mangiare quello che era rimasto del cono. – Appena finisco di mangiare ti togli la giacca. –

Edward sollevò un sopraciglio, confuso dalla mia richiesta. – Perché? –

- Perché voglio vederti senza vestiti e preferisco iniziare dalla giacca. – ironizzai. – Secondo te perché? Non posso mica uscire in strada con questo macello addosso! Uso la tua giacca per coprirmi lungo il tragitto per la stanza. – spiegai con semplicità, addentando la cialda del cono.

Edward sbuffò rumorosamente, finendo il suo gelato e lanciandomi un’occhiataccia. – Ti sembra giusto? –

- Ovvio, visto che è colpa tua se ho addosso una macchia di gelato chilometrica! La prossima volta tieni la bocca chiusa e vedrai che potrai tenerti la tua preziosa giacca. –

- Sei una vipera. – commentò con un borbottio indistinto Edward, osservandomi mentre finivo soddisfatta il mio pasto.

****

- Mi liberi il bagno o no? Devo lavarmi! – strepitò Edward andando in escandescenza. Ultimamente era sempre nervoso, che irritazione! E poi venivano a dire che ero io quella acida e scontrosa!

Lo ignorai bellamente giusto per farlo irritare ancora un pochino. Per incrementare la sua irritazione aprii ancora di più il rubinetto dell’acqua, così da coprire il suono dei suoi inutili borbottii.

- Ehi, dico a te! –

Sollevai innocentemente lo sguardo, interrompendo il lavaggio dei miei poveri shorts. Appena tornata in stanza mi ero armata di smacchiatore e tanta buona volontà, cercando di rimediare al disastro combinato.

Peccato che Edward non fosse affatto d’accordo con la mia invasione del bagno, in quanto continuava a strepitare di doversi fare una doccia. Incredibili i livelli di insensibilità raggiunti da quella sottospecie di cretino che mi ritrovavo per ragazzo.

- Sto pulendo i pantaloni, non lo vedi? Che c’è, ti sono scadute le lenti? – dissi con cattiveria, scoccando un’occhiata sprezzante alla custodia delle suddette.

- Ah ah ah… simpatica quanto un calcio in culo! Non mi interessa se devi pulire quella roba, io voglio farmi la doccia! Smamma! – ordinò con voce imperiosa, tendendo l’indice verso la porta in un chiaro invito a levarmi di torno.

Lo osservai scettica. – Divertente. Ora che hai fatto la tua scenetta da idiota puoi anche lasciarmi finire di fare quello che sto facendo! –

Edward ghignò sotto i baffi deciso più che mai a provocarmi. Certo, se l’avessi capito subito non ci sarei cascata come un tonno in una rete, ma quello era solamente un dettaglio superfluo. L’unica cosa che contava in quel momento era averla vinta, come sempre.

Afferrò con poca grazia la massa informe e bagnata che erano i miei shorts per poi lanciarli fuori dalla camera approfittando della porta lasciata aperta.

Spalancai la bocca profondamente sconvolta dal gesto barbaro al quale avevo appena assistito. – Ma come… tu… no io… non ci… Cullen… ma cosa… - presi fiato, interrompendo quell’inutile balbettio. – Ma ti sei bevuto il cervello? – strillai a pieni polmoni, costringendolo ad una ritirata.

- Sbaglio o ti avevo detto che dovevo fare la doccia? Ecco, ora ti è più chiaro. Fuori di qui. – ordinò come se niente fosse. Chissà, forse era abituato a gettare le cose delle persone così, come se fossero spazzatura, ma per me non era affatto normale e di certo non gliela avrei fatta passare liscia.

Mi sedetti sul lavandino, osservandolo con sfrontata arroganza. – Obbligami. –

Edward ghignò spaventosamente, osservandomi dall’alto in basso. – Bella, te lo dico per l’ultima volta. Fuori di qui. –

Non risposi, accavallando le gambe in segno di sfida. Che non mi sarei affatto mossa da lì era chiaro come il Sole. Non potevo di certo ignorare quella sottile eccitazione che stava divampando tra noi, nuovamente vittime di quel gioco che ci stava coinvolgendo sempre più frequentemente. Chissà quanto sarebbe passato prima di ritrovarci a rotolare tra le lenzuola.

Persa in quei pensieri poco casti e decisamente poco consoni ad una relazione altalenante come la nostra, abbassai la guardia e non vidi Edward che si chinava veloce a prendermi tra le braccia. Iniziai ad agitarmi come una forsennata quando intuii la prossima mossa che Edward mise in atto nel giro di un minuto e venti secondi.

Ancora vestiti ci ritrovammo sotto l’acqua fredda della doccia, coinvolti in un bacio rovente e passionale, di quelli che ti tolgono il fiato e ti lasciano le gambe tremolanti. Le nostre lingue si muovevano veloci, forsennate, impegnate in un gioco che ormai stavano imparando alla perfezione.

Edward mi spinse contro la parete piastrellata del bagno, spingendo con forza il bacino contro il mio. Mugolai sulle sue labbra, avvertendo la forza che premeva contro di me nascosta sotto i vestiti.

Con mani voraci e tremanti iniziai a sollevare la sua maglietta, togliendola e gettandola malamente a terra. Edward fece la stessa cosa con la leggera canottierina che indossavo, liberandomi velocemente anche del reggiseno nero e prendendo a fissarmi come faceva sempre. Uno sguardo affascinato, ammagliato.

Rilasciò una generosa boccata d’aria, spingendo un’altra volta con il bacino e scendendo sul collo, nel punto sensibile che aveva torturato solamente poche ore prima. La pelle si era fatta più delicata e al tocco della sua bocca mi ritrovai ad ansimare senza ritegno.

L’acqua continuava a scorrere sui nostri corpi stretti tra loro, freddando leggermente i bollori di cui eravamo vittime consapevoli. Allungai alla cieca la mano, trovando le manopole della temperatura e mettendola sul tiepido.

Edward era passato ad accarezzarmi i fianchi, massaggiandoli con forza e mordendomi ancora il collo, deciso più che mai a trasformarlo in una sua evidente proprietà. – Vedi… adoro i tuoi fianchi… - sussurrò sensualmente al mio orecchio, prendendone il lobo tra i denti e mordicchiandolo piano.

Gemetti sollevando il viso e facendo scorrere le mani lungo il suo corpo. Lungo quella discesa non incontrai altro che muscoli guizzanti al mio tocco, il corpo di Edward non conteneva nemmeno un filo di grasso. Era un qualcosa di sconvolgente per un ragazzo di quell’età.

Riuscii a far passare le mani tra i nostri corpi avvinti, raggiungendo la fibbia che teneva chiusi i suoi jeans scuri e aprendola. Mentre l’indumento scivolava a terra infilai una mano dentro i boxer di Edward, trovando ciò che bramavo e iniziando a muovere piano la mano.

Edward sobbalzò lievemente, guardandomi negli occhi e scendendo con le mani a togliermi quei pochi indumenti che mi rimanevano addosso. Scoppiò a ridere, una risata roca e sensuale, quando vide l’intimo che portavo.

 -Non sapevo ti piacesse Mukka. -  sussurrò, alludendo alle mutandine nere con piccole Mukka disegnate sopra.

Ridacchiai anche io. O per lo meno ci provai, perché la mia risata fu smorzata dalle dita di Edward che si faceva strada sotto quel misero pezzetto di stoffa. – Mi piace… stupire… - ansimai, gettandomi sulle sue labbra e aumentando il ritmo della mano che ancora si dedicava a lui.

Edward mi spinse con le spalle contro il muro, ancora. La tensione ormai era palpabile, bastava pochissimo affinché Edward decidesse di arrivare fino in fondo ed entrare in me.

Non l’avrei permesso.

La mia prima volta era stata dopo una maxi sbronza in un prato impregnato dall’odore di pipì di cane.

Quella di Edward non sarebbe stata in una camera parigina dal dubbio igiene!

Nello stesso momento decidemmo di togliere i rispettivi intimi, abbattendo anche l’ultimo ostacolo che ci impediva un contatto più intimo e profondo. Mentre l’acqua continuava implacabile a scendere su di noi, la stanza si riempì dell’eco dei nostri gemiti e ansiti.

Era qualcosa di sconvolgente, potevo chiaramente percepire quando Edward era vicino al limite e quando, grazie al mio rallentare, la sua eccitazione saliva e rimaneva sospesa come sull’orlo di un precipizio.

- Mi stai… facendo… impazzire… - ansimò senza ritegno sulle mie labbra, afferrando quello inferiore tra i denti e tirandolo.

Di nuovo quel suono arrotato simile ad una risata si librò dalla mia gola quando Edward accentuò il movimento delle dita, accarezzandomi con più enfasi e spingendole più affondo. La risata che mi stava salendo alle labbra fu bloccata da un ansito più forte che si trasformò presto in un forte languore al bassoventre ed a una scarica di adrenalina.

Edward mi raggiunse poco dopo, percorrendo insieme a me quella via che portava al piacere più puro.

Infine ci lasciammo scivolare a terra stremati, stringendoci in un abbraccio possessivo. L’acqua continuava imperterrita a scorrere ma a noi non importava, troppo impegnati a stringerci e a guardarci negli occhi.

- Ti va se ti faccio il bagnetto, cucciola? – sorrise Edward, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e dandomi un bacio sulla fronte.

Mi lasciai condurre sotto il getto della doccia, abbandonandomi alle sue cure e attenzioni come un cagnolino in cerca d’affetto. O una tigrotta, come mi definiva spesso.

Me ne resi conto in quel momento, mentre Edward mi insaponava delicatamente il corpo e mi depositava baci leggeri sulla schiena: mi ero innamorata di lui.

Ero innamorata.

Ed era la sensazione più bella che avessi mai provato in tutta la mia vita. Non saprei descriverlo, credo che per descrivere un sentimento bello e pulito come quello non ci siano parole. Ma mi resi conto che, paragonando quello che stavo vivendo con la mia precedente relazione con Mike, quella con Edward era paragonabile ad una boccata d’aria pulita.

Era una sensazione sublime, come camminare sospesa a metri e metri da terra.

Chiusi gli occhi, abbracciando forte Edward e ascoltando il battito tranquillo del suo cuore.

Decisamente si. Mi ero innamorata di lui.

****

Quando stai bene il tempo vola, ormai l’avevo imparato a mie spese.

Mano nella mano con Edward varcammo i cancelli dell’aeroporto, lasciandoci alle spalle la tiepida Francia e ritornando a casa. Lo stato di Washington non mi era mai sembrato così triste, o forse era la consapevolezza che quel magnifico sogno durato sette giorni era ormai giunto alla fine.

Le nostre famiglie ci aspettavano impazienti, sembrava fossero passati secoli e non una sola settimana. Eppure anche loro mi erano mancati, nonostante il tempo trascorso lontano fosse stato poco ogni tanto mi ritrovavo a pensare a loro con un velo di nostalgia.

Mio padre si precipitò a prendere le valigie che stringevo tra le mani, depositandole a terra e strappandomi dalle grinfie di Edward. Sembrava quasi che volesse rimarcare il suo territorio, ricordando a Edward che lui era il maschio dominante.

Era una cosa piuttosto imbarazzante ma mentre stringevo tra le mani la sua camicia a scacchi preferita, decisi che non mi importava un bel niente.

Carlisle ed Emmett ci osservano rigidi, chiaro segno che non avevano affatto gradito l’arrivo da felice coppietta che avevamo inscenato io e Edward. Infondo era comprensibile visto i disastri che avevo inconsapevolmente causato alla loro famiglia.

Mio padre e Carlisle si scambiarono un freddo e distaccato cenno del capo, trascinandoci in direzioni diverse.

Strano ma vero, percepii quel distacco come un vero e proprio furto, un delitto. Mi stavano allontanando da Edward e non potevo permetterlo! Mi ero abituata ad averlo sempre con me, non avevo minimamente fatto i conti con il fatto che a Forks vivevamo in case separate.

Prima di rendermene conto stavo correndo come una forsennata verso di lui, urlando il suo nome come nei peggiori film romantici. Parecchi viaggiatori mi osservarono allibiti e perplessi, di sicuro chiedendosi cosa avessi da urlare tanto.

- Edward! – strillai ancora, lanciandomi come un missile tra le sue braccia. Edward mi strinse forte tra le sue braccia, immergendo il viso tra i miei capelli lasciati liberi e inspirando forte.

Mi ritrovai a grufolare con il naso sul suo collo, cercando di imprimere nella mia mente l’odore delizioso della sua pelle. Stavo esagerando e me ne rendevo conto, con molta probabilità lo avrei rivisto di lì a dodici ore.

In quel momento mi sembrava di avere un’eternità d’attesa davanti.

- Bella, stiamo dando spettacolo. – sussurrò Edward tra i miei capelli, stringendoli e accarezzandoli con le dita. – Ti chiamo appena arrivo a casa, okay? –

Sollevai gli occhi, incatenando lo sguardo al suo. – Promesso? – mi lagnai come una bambina dell’asilo, mettendo il labbro in fuori e osservandolo con occhioni da cucciolotta bisognosa d’affetto.

- Promesso… cucciola. – ridacchiò.

Sorrisi un pochino più tranquilla, depositando un lieve bacio sulle sue labbra e girandomi per tornare dai miei genitori. Edward evidentemente non la pensava allo stesso modo perché mi afferrò il braccio e mi tirò indietro.

- Non mi hai salutato come si deve. – sussurrò sulle mie labbra, leccandone piano i contorni e afferrando saldamente la mia nuca. Sorrisi agganciando le mani alle sue spalle e lasciandomi trascinare in un bacio bollente, ai limiti del legale.

La lingua di Edward si muoveva maliziosa nella mia bocca, avanti e indietro, mimando l’atto della penetrazione.

Decisamente dell’Edward timido e impacciato che avevo conosciuto era rimasto ben poco.

Mi venne la pelle d’oca e fui costretta a staccarmi da lui, tremando alla sola idea di girarmi ad affrontare mio padre. Alle mie spalle Charlie fremeva di rabbia, cosa decisamente poco raccomandabile.

- Meglio che vada. – borbottai seccata, lasciando il rifugio che mi offrivano le sue braccia e raggiungendo la mia famiglia.

- Aspetta, ho una cosa per te. – esordì all’improvviso, bloccandomi di nuovo e frugando velocemente nello zaino che aveva appeso in spalla. Sorridendo vittorioso afferrò una scatolina azzurra e me la porse.

Sollevai un sopraciglio, visibilmente imbarazzata. Quello era il primo regalo che ricevevo da Edward! Dire che ero emozionata è poco. – Cos’è? –

- Aprilo! – mi incitò impaziente.

Lo aprii con mani tremanti, trovandovi all’interno un braccialetto arancione. Aveva due ciondoli: un campanellino e la raffigurazione di un piccolo tigrotto. Mi portai le mani alla bocca, commossa. – Edward! Ma… è bellissimo! – soffiai con voce tremolante.

Il viso di Edward si aprì in un sorriso brillante come il Sole, un vero e proprio dono. Era felice, estasiato dal mio apprezzamento. – L’ho visto quando stavamo partendo. Mi sono ricordato che la mia cucciolotta non ha niente regalato da me e così l’ho preso! Visto che ogni tanto mi ricordi un tenero tigrotto imbronciato, ecco qui. –

Risi di gusto, allungando braccialetto e braccio sinistro verso di lui. Edward intuì il motivo del mio gesto e mi agganciò il braccialetto, chinandosi a depositare un bacio sul polso.

- Vai ora, o tuo padre mi trascinerà dietro le sbarre con l’accusa di molestarti! –

Annuii sollevandomi sulle punte e dando un altro bacio leggero alle sue bellissime labbra. – Vado. Ti chiamo appena arrivo! –

Raggiunsi velocemente i miei, ignorando le occhiate curiose che riservavano al mio polso. Dopo un ultima occhiata ai Cullen uscii dall’aeroporto.

Alice e Rosalie si avvicinarono a me, sussurrandomi un semplice: - Arrivati a casa ti raccontiamo tutto quanto, compreso il piano che abbiamo in mente. –

Intuii subito a cosa si riferivano e il mio viso si indurì a causa della sconvolgente determinazione che provavo. – D’accordo. Vediamo di risolvere una volta per tutte questo fastidioso contrattempo. –

** Note **
Buongiorno a tutti!
Sono un pochino in ritardo e lo so, ma in compenso questo capitolo è più lungo di 5 pagine della mia solita media!
Non so perché ma mi è piaciuto particolarmente scriverlo, infatti lo adoro! *__*

Spero possa piacere anche a voi, quindi!
Inizio con il dire che la discussione in gelateria è vera, il gelato di Bells l’ho ordinato io e il mio “accompagnatore” mi ha deliziata delle simpatiche battute che dice Edward… =.=”
Ma almeno io non ho riportato danni ai vestiti, è già qualcosa!
Se non avete mai provato la nocciola con tutte quelle delizie sopra fatelo, è da leccarsi i baffi!! *çç*
Il braccialetto è di un carino unico, io ne porto uno uguale ( con un tigrotto ) ed è troppo pucci! *////*
Vabbè, la smetto con questi deliri!!
Una comunicazione di servizio è che io giovedì parto e dovrei stare via una settimana o due… se mio cuginetto mi da accesso al suo pc potrò aggiornare, altrimenti tutto è rinviato alla settimana del mio rientro ( che ancora non so quando sarà ).
Se proprio proprio mi metto sotto riesco a postare un capitolo Lunedì e uno Giovedì prima di saltellare via, ma non vi garantisco niente…
Chissà, magari un 40/50 commenti potranno far si che io muova prima le chiappe e aggiorni Lunedì! ^_-  * risata maligna *
Le visite continuano ad aumentare, così come i preferiti/seguiti, ma le recensioni non aumentano!! Che storia è questa?? è___é
Per punizione faccio morire tutti in un incidente stradale!! Tiè! XD
Ahahahahahah!!
Ora devo scappare, spero che il capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto a me scriverlo!
Più commenti ci saranno e più le tempistiche si accorciano! ^__-
Ps: già visto Eclipse?? Io dovrei andare oggi se convinco il mio accompagnatore/critico di gelati, ho sentito che è stupendo! Il migliore che sia stato fatto!! >__<
Non vedo l’ora di vederlo!!!
Bacioni a tutti!


Gruppo su Fb:

Tra le righe delle mie storie --- Vale_cullen1992.



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Capitolo 26
*** Capitolo 25: indissolubile legame di sangue. ***


capitolo 25 Avviso: per chi era iscritto alla pagina delle mie storie, è stata cancellata per motivi di privacy! C'è però un gruppo privato, chiunque volesse può tranquillamente chiedere l'iscrizione, specificando il suo account Efp! Noterete subito la differenza tra la pagina e il gruppo, in quanto quest'ultimo è più attivo: ci sono spoiler, iniziative di gruppo e trame per nuove storie!
Iscrivetevi, mi raccomando! ^_-


Avviso 2: ho fondato, in collaborazione con Mirya e Shinalia, un gruppo per urlare NO al plagio sul web!! La nostra è una protesta contro le persone che, prive di coscienza, plagiano e copiano palesemente tutte le storie che circolano sui siti! Iscrivetevi perchè è un iniziativa importante!!  

Ps: mi scuso per il ritardo, ma i giorni scorsi avevo gli esami di riparazione e dovevo studiare duramente! Ma almeno ora sono ufficialmente all'ultimo anno di liceo!!!!! >_<

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 25:  Indissolubile legame di sangue.

Pov Rosalie.

***

Ero felice.

Mentre osservavo Bella attraversare lo stretto corridoio dell’aeroporto e presentarsi con un sorriso radioso davanti a noi, ero felice. Mi sentivo completa, reduce dalla lontananza di una parte di me.

È una cosa strana da descrivere, nonostante non vedessi mia sorella solamente da una settimana i miei occhi iniziarono a pizzicare, dispettosi. Era bello rivederla, mi era mancata.

Sentivo spesso dire che con i fratelli o le sorelle c’è un legame speciale, quasi magico. Chissà, forse è perché nelle nostre vene scorre lo stesso sangue o perché è la persona con la quale cresciamo e condividiamo ogni momento, fatto sta che il mio cuore si espanse a causa della felicità.

Quel suo sorrisetto strafottente era senza ombra di dubbio una ventata d’aria fresca in una situazione calda come l’inferno.

- Non ti sembra che sia dimagrita? – ansimò preoccupata mia madre, saltellando impazientemente accanto a me. Non mi premurai nemmeno di alzare gli occhi al cielo, accanto a noi Esme Cullen faceva la stessa cosa.

- Secondo me sta benissimo. – rispose con voce lievemente scettica Alice. Chiaramente non poteva dirle chiaro e tondo che stava dicendo una sciocchezza, ma nostra madre aveva un fiuto pazzesco per cogliere le sfumature ironiche che increspavano le nostre voci.

- È mia figlia! Credo di saperle più di te queste cose! – strepitò infiammandosi senza motivo e attirando l’attenzione di alcuni passanti.

Perfetto, proprio quello che ci voleva. Attirare l’attenzione di tutti ed essere scambiati per una famiglia di pazzi.

Alzando gli occhi al cielo mi allontanai di qualche passo, avvicinandomi a Emmett e cercando un qualsiasi tipo di approccio. Avevo un occasione tra le mani e avrei fatto meglio a sfruttarla.

Ultimamente non lo vedevo spesso. Okay, non lo vedevo affatto. Emmett sembrava deciso più che mai a evitarmi, come se fossi un appestata o qualcosa del genere. Stava decisamente esagerando con la sua rigida presa di posizione!

Se ne stava accanto a Jasper, impegnato a lanciare occhiatine sfuggenti a Alice, e con le braccia incrociate si osservava attorno scocciato.

Era palese che sarebbe voluto essere da qualche altra parte.

- Ehi. – lo salutai con semplicità quando mi posizionai accanto a lui.

Emmett non mi degnò della minima attenzione e storse le labbra assumendo una faccia da bambino imbronciato e capriccioso.

- Ciao Rosalie. – mi salutò teso Jasper, osservando il luccichio malevolo che aveva preso possesso dei miei occhi.

- Ciao Jasper. E ciao anche a te, Emmett. – provai di nuovo, decisa più che mai ad ottenere la sua attenzione.

Quando iniziai ad incenerirlo con lo sguardo dovette essere troppo per lui, perché si girò e mi fissò con sguardo seccato. – Beh? Che vuoi? –

Sollevai gli occhi al cielo. – Devi sempre essere così scorbutico e antipatico? –

- Solitamente lo sono con le persone che non mi piacciono. – sorrise malevolo. Sembrava ormai deciso a farmi stare male con il suo comportamento offensivo. Io l’avevo ferito e lui stava facendo lo stesso.

Mi sembravamo tanto due bambini dispettosi.

- Quindi occupo un gradino importante nella tua vita! Posso vantarmi di questo, evviva. – cercai di ironizzare. Meglio non concentrarsi troppo sul fatto che aveva appena ammesso di non sopportarmi. Sarebbe stato abbastanza triste pensarci.

- Se ti piace crogiolarti in questa consapevolezza fai pure. – mi liquidò con un gesto della mano.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, riflettendo su cosa dire. – Come va? – esordii infine, desiderando con tutto il cuore di prendermi a calci da sola. Davvero, ma potevo essere così prevedibile e patetica?

- Una meraviglia. O per lo meno, era una meraviglia sino a pochi minuti fa’. – rispose acidamente evitando ancora il mio sguardo.

Ennesima stoccata cattiva. Bene.

Avrei fatto meglio a farci l’abitudine.

- Senti, non starò qui a farmi insultare da te, chiaro? Sono venuta da te per sapere come stavi e per fare un minimo di conversazione, ma vedo che la cosa non è gradita quindi tanti saluti. – strepitai, ignorando l’idilliaco momento che coinvolgeva, a pochi passi da me, Bella e nostro padre.

Emmett era chiaramente troppo infantile per andare avanti e superare quella storia della scommessa e io non avevo alcuna intenzione di continuare a correre dietro un simile ragazzo. Non meritava le mie attenzioni e i miei sforzi!

- Che ti ha detto? – mi chiese Alice non appena la raggiunsi. Non mi feci ingannare, il suo sguardo triste palesava il fatto che avesse capito perfettamente cosa Emmett mi aveva detto.

- Tu cosa dici? A quanto pare ho scelto il Cullen sbagliato. – sibilai a denti stretti osservando Bella che correva tra le braccia di Edward. Era una scena così dolce, intensa e carica di emozioni che dovetti distogliere lo sguardo.

Ero gelosa e non mi piaceva affatto.

Bells era mia sorella e come tale dovevo gioire per lei, non invidiarla. Automaticamente i miei occhi saettarono su Emmett, rigido come uno stoccafisso.

A quanto pare non ero l’unica a invidiare quei due, ma per lo meno io l’ammettevo!

Edward regalò qualcosa a Bells e con un ultimo bacio e saluto si separarono.

- Ditemi tutto quanto. – esordì Bella una volta lasciatasi Edward alle spalle. Irradiava determinazione in una maniera sconvolgente, era agguerrita in una maniera che ricordava tanto un amazzone prima di andare in guerra.

- La questione è semplice… – iniziò Alice. – … la famiglia di Mike e di Royce non sembra aver gradito il lavoretto di ricostruzione facciale che Edward e Emmett hanno procurato ai loro pargoli. –

- Per questo… - continuai.  - … si sono dati da fare per ricercare testimoni a favore della tesi “violenza gratuita” che hanno intenzione di mettere su. Non serve che io ti dica che nessuno ha testimoniato a favore dei Cullen, no? –

- Rose ha cercato di convincere Royce con la promessa di tornare con lui… -

- … ma ovviamente non ha funzionato! Sembra proprio che non ci sia niente di peggio di un orgoglio maschile ferito! – conclusi con tono ironico afferrando la valigia di Bella e spingendola lungo il vialetto di casa.

- E quindi? Qual è la geniale idea che vi è venuta? – chiese con voce incerta Bella, afferrando un'altra valigia e trascinandola con tonfi sordi sino alla sua camera.

Io e Alice entrammo e dopo aver chiuso fuori i nostri genitori, iniziammo a presentare il nostro piano. – L’idea è venuta a nonno, in realtà. – precisò Alice.

Bella si irrigidì qualche secondo, sollevando poi gli occhi al cielo. – Allora posso immaginare quanto sia idiota come proposta. Conoscendo il nonno e le sue strampalate idee non posso aspettarmi niente di buono! –

Non aveva tutti i torti. – Beh, ci ha suggerito di pagare. – buttai lì come se niente fosse.

Se avessi esposto la mia perplessità al riguardo di questa soluzione Bella non l’avrebbe mai nemmeno presa in considerazione.

- Stai scherzando, vero? –

Ecco, per l’appunto. Ci avrei scommesso su una risposta simile.

- Perché? A me non sembra un’idea così malsana, anzi. Ha del potenziale! – intervenne Alice, seduta a gambe incrociate sul davanzale e impegnata nell’attenta analisi di una borsa Vuitton che Bella le aveva portato da Parigi.

- Anche a me. – confermai.

- A me per niente! Mike e Royce provengono da due famiglie piene di denaro, cosa ti fa’ pensare che ne vorranno dell’altro per dimenticare la faccenda? Andiamo, siate realiste. Il vostro piano fa acqua da tutte le parti! –

Sollevai gli occhi al cielo. – La tua totale mancanza di fiducia non ci servirà a niente. –

- Ma neanche il vostro mal riposto ottimismo! Ci serve qualcosa di più ghiotto, qualcosa di veramente allettante che spinga quei due idioti a ritrattare la versione dei fatti data ai loro genitori. –

- Ad esempio? – la incitò Alice.

Silenzio.

- Boh. – rispose imbarazzata Bella, attirando i nostri sguardi malevoli. Alice le lanciò persino un cuscino in piena faccia. – Oh, insomma! Sono appena tornata, datemi tregua! – sbuffò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla porta chiusa del suo bagno personale.

- Bella, c’è una chiamata per te! –

La voce squillante di nostra madre ci giunse con chiarezza dal piano di sotto, rendendo palese da chi avesse preso Alice. Il timbro di voce tra le due era uguale.

Mia madre sbucò poco dopo dalla porta, affacciandosi e tendendo il telefono a Bells. – Mi raccomando, faresti meglio a dire ad Edward di non chiamare qui a casa ma di farlo al tuo cellulare. Tuo padre non ha gradito. –

Bella sollevò gli occhi al cielo. – Ho il cellulare scarico, ecco perché. –

Mia madre annuì e scoccò poi un occhiataccia ad Alice, ancora comodamente seduta sul davanzale. – Scendi da lì. –

- Uff. – sbuffò obbedendo e andando a sedersi sul letto accanto a me.

Il mio sguardo saettò a Bella, impegnata in una fitta conversazione con Edward. Il suo volto era paonazzo e sconvolto, sembrava sul punto di vomitare. Quale era l’argomento della conversazione era palese.

- Ci aspettano. – annunciò infine chiudendo la chiamata e lasciandosi scivolare a terra. Si passò le mani tra i capelli in un gesto disperato, per poi sollevare lo sguardo e puntarlo nel nostro.

- Chi? – riuscì a chiedere Alice.

- Edward, Emmett e Jasper. È ora di lavorare insieme. Ci aspettano al chiosco sul molo di Port Angeles. –

Rimasi in silenzio riflettendo per qualche secondo sulla cosa. Come era possibile lavorare con i Cullen se Emmett non mi degnava della minima occhiata?

Diventava un po’ complicata la collaborazione se i presupposti erano quelli.

- Non sarà così semplice. – borbottai fissando con attenzione le mie unghie. Tutto pur di evitare lo sguardo di Bella.

- Perché? – sibilò.

- Emmett non sarà poi così felice di collaborare con me, ha detto lui stesso che non mi sopporta. Diventa un pochino complicata la cosa, sai com’è. –

- Fammi capire. – iniziò Bella venendomi davanti e mettendo le mani sui fianchi. – Voi due ancora non vi parlate? Non siete ancora usciti dalla fase dei comportamenti da bambini? –

Mi trattenni dal risponderle malamente. Ma cosa pensava che a me quella situazione piacesse?

Avvolte Bella aveva il tatto di un lombrico in fin di vita.

- Questo comportamento viene da parte di Emmett. Tienimi fuori dalla visuale del comportamento da bambini. – ribattei con poca cortesia.

Bella sollevò le spalle in atteggiamento di totale indifferenza. – Quello che vuoi, ma questo non cambia il fatto che non ci serve a niente se vi tenete il muso o roba simile. L’unione fa’ la forza, mai sentito? –

Silenzio.

- Seee… prova ad esporre questa teoria ad Emmett e poi ne riparliamo. -  

***

Il chiosco di Port Angeles non era niente di particolarmente entusiasmante, ma per lo meno era un luogo appartato.

Alcuni alberi di pino piantati lì vicino offrivano una sorta di protezione e i gestori del locale avevano messo, in maniera strategica, dei tavolini sotto di essi. Una sorta di riproduzione di una giornata al mare.

Senza il mare.

I Cullen al gran completo erano seduti proprio ad uno di questi tavoli e i loro visi erano tesi e guardinghi, come se da un momento all’altro dovesse spuntare un orco da un cespuglio e si avventasse su di loro.

Emmett, manco a dirlo, era quello più immusonito e teso.

Edward si alzò non appena vide Bella e le andò incontro stringendola tra le braccia. Almeno non l’aveva rifiutata o cose così, temevo che una volta saputa la verità si comportasse come Emmett.

Ma a quanto pareva era solo lui l’immaturo.

- Ciao. – salutò in generale Alice, sedendosi e osservando con un sorriso Jasper. Io mi limitai ad un cenno del capo e tanti saluti.

- Prima di tutto una cosa. – esordì Bella. – Emmett! –

- Che vuoi? – borbottò lui guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte di Edward. Sembrava che volesse ricordare a suo fratello che quella era la sua donna e che avrebbe fatto meglio a portare rispetto.

- Tu e Rose dovete piantarla di comportarvi come due bambini dell’asilo. Non che mi interessi la vostra sfida per vedere chi è più immaturo, ma qui rischia di andarci di mezzo Edward e questo non posso accettarlo. Dobbiamo collaborare e il dobbiamo è un plurale. Se ancora non ti è chiaro basta cazzate! –

Emmett serrò la mascella e la osservò con astio. – Questi non sono affari tuoi, Isabella Swan. –

Bella sfoggiò il suo personalissimo sorriso da squalo e rabbrividii. La conoscevo abbastanza da sapere che c’erano guai in vista. – Cullen, forse non hai capito che a me di te non interessa un cazzo. Il problema sorge quando cerchi di trascinare nella merda Edward. Capirai che non posso permetterti una cosa simile, no? Sarai anche grande e grosso ma ti assicuro che per me non rappresenterebbe un problema prenderti a calci in culo. –

- Bella… - mormorò Edward cercando di smorzare la luce malevola che aveva preso possesso dei suoi occhi.

- Cullen, hai capito o no? – ringhiò Bella fissando Emmett.

Trattenni il fiato quando quest’ultimo mi tese la mano, profondamente reticente a farlo. Però che mi importava con che disposizione d’animo aveva compiuto il gesto, l’importante era che l’avesse fatto!

- Questo non cambia niente tra noi, sia chiaro. La nostra è solamente un’alleanza di interesse, nient’altro. – chiarì velocemente lasciando andare la mia mano.

Cercai di trattenere il fastidio e la delusione che quel chiarimento avevano scatenato in me e mi limitai ad annuire, sentendo che accanto a me Bella sghignazzava soddisfatta.

- Bene, e ora che Emmett e Rosalie si sono decisi a ritornare ai comportamenti adatti ai ragazzi della loro età, ecco cosa abbiamo in mente. – esordì Alice.

- Pagare. –

Una sola parole ebbe un effetto devastante sui Cullen, che si irrigidirono diffidenti. Ci avrei scommesso che stavano pensando che la nostra fosse una presa in giro o qualche scherzo sadico e di pessimo gusto.

- Non funzionerà mai. –  esordì asciutto Edward, facendomi sollevare gli occhi al cielo.

- Tu e la tua ragazza siete noiosi, ragionate alla stessa maniera. – commentai con uno sbuffo mentre un cameriere si avvicinava e prendeva di fretta e furia le nostre ordinazioni.

- Almeno loro ragionano. – masticò a mezza voce Emmett facendomi voltare ad osservarlo con rabbia. Ad un osservatore esterno la mia espressione di sicuro sembrava quella di una iena dinanzi un coniglio indifeso.

- Sbaglio o due minuti fa’ avevi sotterrato l’ascia di guerra? –

Emmett mi sorrise apertamente, cosa che non faceva da settimane ormai. Quel sorriso luminoso e quelle fossette tenere mi lasciarono per un attimo imbambolata, ma ci pensò la sua frase poco carina a risvegliarmi.

- Ogni tanto non fai mai male riesumare vecchie armi da guerra. – ghignò.

- Smettetela. – ordinò Jasper, intromettendosi per la prima volta. – Come l’avevano consigliata i nonni di Alice sembrava una buona idea, ma ora mi rendo conto che è una cazzata enorme. Non accetteranno mai, la vendetta è più ghiotta del denaro. –

Okay, se quello era il livello generale di ottimismo, non saremmo andati molto lontani. – Si ma io dico di tentare! Male che vada ci rideranno in faccia e ci metteremo d’impegno per trovare una soluzione. Ma almeno tentiamoci! –

I Cullen si scambiarono uno sguardo dubbioso. – Hanno dimesso quei due o sono ancora all’ospedale? – chiese lentamente Emmett.

- Sono ancora all’ospedale, a quanto ho capito verranno dimessi domani. Possiamo andare alle sette, quando inizia l’orario delle visite. – propose Alice.

- No. – si intromise Bella scuotendo la testa. – Dobbiamo prima organizzarci bene, non dobbiamo rischiare di andare lì e non sapere cosa dire o fare.  Dobbiamo essere convinti e agguerriti, disposti a tutto! –

Emmett sorrise in segno di approvazione a Bella, facendomi rodere lo stomaco. Quello era il ragazzo che mi piaceva e quella mia sorella. Era normale che mi crogiolassi in una morsa di gelosia del tutto indesiderata, specie se considerato che Emmett non mi degnava neanche lontanamente di un sorriso simile.

Pensandoci bene, non mi degnava di un sorriso in generale.

- Secondo voi Esme e Carlisle accetteranno l’ipotesi di un pagamento? – chiesi cercando di archiviare la questione sorrisi. Non era proprio il momento adatto per pensarci, c’erano questioni più importanti.

Il viso di Jasper divenne scuro e teso. – Non credo… - mormorò. – I nostri genitori non sono d’accordo con questo genere di vie di uscita, preferiscono affidarsi alla cara e vecchia giustizia. –

Ecco, questo poteva essere un problema serio.

Se King e Newton avessero accettato il denaro, da dove potevamo prenderlo?

Se, come diceva Jasper, i Cullen erano così restii a questo genere di soluzioni, eravamo fritti. La situazione sembrava peggiorare di minuto in minuto.

- La nonna ci aiuterà. – affermò decisa Alice, facendo si che si levasse un sbuffo collettivo.

- Non esiste. – commentò risoluto Edward, afferrando con stizza il suo bicchiere di Cola e bevendone in pochi secondi l’intero contenuto.

- Sai Edward, sei un bel ragazzo. E chissà, qualcuno potrebbe farti cadere la saponetta a terra mentre ti fai cinque anni dietro le sbarre. Non sembra allettante come cosa, almeno secondo il mio punto di vista. – cinguettò Alice, beccandosi le occhiate sconvolte di tutti quanti.

- Tu non sei normale. Credimi, non lo sei. – borbottò Edward a mezza bocca.

Sbuffai, immensamente seccata da quel perdere tempo inutilmente. Con i problemi che avevamo non mi sembrava proprio il massimo stare lì a parlare di futilità come saponette e carcerati omosessuali. - Quindi che facciamo? -

Bella sorrise apertamente, tirando fuori un piccolo quaderno. – Decidiamo per prima cosa la cifra. –

- Duecento a famiglia. – risposi sicura.

Emmett si voltò di scatto ad osservarmi, gli occhi spalancati e la bocca aperta. – Duecentomila dollari a famiglia? Ma ti sei bevuta il cervello? – gracchiò sconvolto.

Con un guizzo di insofferenza spostai una ciocca di capelli che mi era caduta sugli occhi. – Cosa pensavi che fosse questo, un gioco? La posta è alta e se non offri una quantità di denaro dignitosa ti rideranno davvero in faccia! –

Anche gli altri sembravano d’accordo con Emmett, con mio profondo rammarico. Non capivano che se ci limitavamo a offrire pochi spiccioli non avremmo risolto niente.

- Facciamo cento a famiglia.  È più ragionevole e una cifra del genere la possiamo chiedere in prestito ai nonni. – cercò di mediare Alice.

Sollevai le spalle, leggermente offesa. – Come vi pare. La scelta è vostra. –

 

***

L’ospedale era esattamente uguale a quando ero andata a parlare con Royce, una settimana e mezzo prima. Persino le piante decorative poste accanto agli ascensori erano in condizioni identiche a quelle della mia precedente visita.

 Era palese che nessuno si fosse preso la briga di dar loro dell’acqua, erano ormai sulla via della morte per appassimento.

La segretaria al bancone delle informazioni era cambiata e questo giovava a mio favore. Visto come l’avevo trattata l’ultima volta non palpitavo per vederla di nuovo.

Stipati nell’ascensore, io, le mie sorelle e i Cullen eravamo in religioso silenzio. L’unica cosa che lo smorzava era un irritante musichetta che rimbalzava tra le pareti e che sembrava mirare a trapanarci il cervello.

Accolsi con un sospiro di liberazione l’aprirsi delle porte di quell’aggeggio, e insieme agli altri ci dirigemmo alla stanza di Mike.

Era sdraiato scompostamente sul letto e leggeva con attenzione un manga di One Piece. Quando sentì che nella stanza c’era qualcuno lo mise giù e si voltò ad accoglierci con un sorriso che si gelò quasi subito.

- Ehilà, Newton. – lo salutò con un sorriso tremendo Edward. Avvicinandosi Bella al fianco la strinse a sé con un gesto possessivo, incenerendo con lo sguardo il ragazzo sul letto.

Mike si affrettò alla ricerca del telecomando per richiamare l’infermiera, ma Jasper lo anticipò e glielo strappò dalle mani. – Siamo venuti a trovarti e hai così fretta di mandarci a casa? È scortese da parte tua, sai? –

Mike tremò leggermente, cercando comunque di darsi un aria da impavido cavaliere coraggioso. – Cosa volete? I miei genitori stanno per arrivare e se vi trovano qui saranno guai grossi per voi! – riuscì a dire.

Emmett sorrise, incrociando le braccia e mettendo in mostra i possenti muscoli. – Tranquillo, non abbiamo intenzione di rimanere così tanto. Per allora non ci saremo più e tra noi ci sarà un fruttuoso accordo. –

Mike aguzzò le orecchie, mettendosi seduto più comodamente. – Un accordo? – sussurrò diffidente.

- Proprio così. Che ne dici di centomila dollari? – propose gelidamente Edward, continuando a stringersi addosso Bella. Sembrava quasi un cane che vuole rivendicare il proprio territorio, ricordando a Mike che lei era sua.

Mike ci osservò uno ad uno, scoppiando poi a ridere fragorosamente. Le risate erano così intense che i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Emmett si avvicinò con uno scatto, afferrandolo per il colletto e sollevandolo. – Cosa cazzo hai da ridere? – ringhiò a pochi centimetri dal suo viso.

- Emmett, no! – strillai precipitandomi su di lui e tirandolo indietro. – Lascialo stare! – ordinai perentoria.

La situazione era già abbastanza critica senza che si mettesse a fare il gradasso violento. Stavamo cercando di salvare lui e Edward da un incubo legato alle risse e lui che faceva?

Si apprestava a scatenarne un’altra e per di più in ospedale?

Era veramente senza cervello.

Emmett lo lasciò andare e si lasciò spingere docilmente in un angolo, tenendo gli occhi puntati su Mike.

- Se fai così peggiori la situazione, nient’altro. Smettila e stai calmo, per favore. – lo supplicai, notando con la coda dell’occhio che Alice e Bella avevano preso la parola.

- Se ride di nuovo lo gonfio di botte. – promise con voce minacciosa Emmett, fissando il nemico.

Misi una mano sulla sua guancia, voltandolo verso di me e cercando il suo sguardo. – Non è una buona idea e lo sai. Siamo venute per trovare un accordo, non per peggiorare la situazione. Fai il bravo. – mossi la mano su e giù lungo la sua guancia liscia, accarezzandolo.

Con mia somma sorpresa Emmett non mi respinse, anzi.

Sorrise lievemente e appoggiò la sua grande mano sulla mia, coprendola interamente. – Ti ringrazio per quello che state facendo. – sussurrò.

Rimasi immobile, assolutamente allibita e sconvolta.

Mi aveva appena chiesto scusa?

Emmett Cullen, il ragazzo di cui ero innamorata e che mi aveva trattata così duramente nelle ultime due settimane mi aveva appena ringraziata?

Per di più carezzandomi la guancia?

Doveva essere un sogno.

- Piantala di ridere o ti faccio sputare i denti a suon di pugni! –

No, non era affatto un sogno. Nei miei sogni non ci sarebbe di certo stato anche Edward Cullen che sbraitava come un oca!

A malincuore interruppi quella dolce scena con Edward e raggiunsi gli altri. – Se non la smettete di urlare attireremo l’attenzione delle infermiere! – ringhiai strattonando con poca delicatezza Edward.

- Sta continuando a ridere come un ritardato! – sibilò offeso Edward, certo di avere tutta la ragione del mondo nell’aggredire Newton.

- Non mi interessa! Se il piano salta ti definirò il diretto responsabile! E non mi interessa niente se Bells si mette in mezzo o roba simile, io ti prendo a calci in culo davanti a tutti! – lo minacciai. E non scherzavo.

- A me i soldi non interessano. – affermò con un ghigno malefico quel verme. – La vendetta è più interessante. Vedere il bastardo che mi ha rubato Bells tra le sbarre non ha paragoni. –

Silenzio.

- Ti ammazzo! – strillò mia sorella avventandosi su di lei.

E dire che pochi secondi prima avevo ammonito tutti circa urla e minacce. Davvero, mi sembrava tanto di essere una maestra d’asilo alle prese con dei bambini capricciosi e dispettosi.

Emmett prese al volo la furia urlante che si era lanciata su Mike, la sollevò da terra e la portò senza tante cerimonie in un angolo. Potevo vedere Emmett che scuoteva la testa mentre Bella parlava con foga.

La lasciai tra le sue mani, optando per cercare di convincere l’idiota.

- Tu credi sia tutto uno scherzo, un gioco. Svegliati Newton, non è così. I Cullen finiranno in guai seri e ti ritroverai braccato da noi e da Jasper. Non è una prospettiva allettante, almeno secondo il mio punto di vista. Ma fai come ti pare. –

Quanto non stavo scherzando!

Se ad Emmett fosse toccata la sorte peggiore avrei passato il resto della mia vita a rendere la vita di Royce e Mike un inferno. Sarebbe stata un’equa vendetta.

Mike rimase in silenzio, scoccando un occhiata di sbieco a Bella e abbassando lo sguardo. – Voglio parlare da solo con Bells. – ordinò.

Si scatenò un finimondo.

- Nemmeno tra cent’anni! Tu da solo con lei non ci rimani, mi hai capito Newton? – urlò a pieni polmoni Edward, scagliandosi come un fulmine contro quell’idiota.

Mi misi davanti al letto a braccia aperte. – Stai buono lì. –

Un leggero rumore di passi e poi alla porta si affacciò una giovane infermiera. – C’è qualche problema? –

Tremai. Dannazione, eravamo fregati! Ora di sicuro…

- No, nessun problema. I ragazzi se ne stavano andando, gli accompagni fuori. Tranne la ragazza dai capelli castani. – sorrise vittorioso Mike.

L’infermiera annuì, facendoci un cenno del capo abbastanza eloquente. – Prego ragazzi. – ordinò con tono gentile ma che non ammetteva repliche.

Edward digrignò i denti,lanciando un’occhiata di avvertimento a Mike e una di preoccupazione a Bells, dopodiché uno a uno uscimmo dalla stanza. Io mi attardai qualche secondo per una raccomandazione a Newton.

- Tocca mia sorella e farò in modo che diventi problematico il tuo urinare. Ti stacco quello a cui sei tanto affezionato, chiaro? – ringhiai a pochi centimetri dal suo orecchio.

A passo di marcia uscii dalla camera, sotto lo sguardo incalzante di quella ficcanaso di infermiera.

Il tonfo sordo con cui si chiuse la porta fu il rumore più tremendo che avessi mai sentito in vita mia. Mi trasmise un opprimente senso di impotenza che si tramutò in pura ansia di lì a poco.

Il tempo non sembrava trascorrere mai e la porta non si apriva.

E se Mike stesse molestando Bells?

O magari ricattandola!

L’ansia mi aveva avviluppato tra le sue spire e non sembrava voler accennare a lasciarmi andare. Mi sentivo soffocare.

Dieci minuti dopo Bella uscì da quella stanza.

Non dimenticherò mai lo sguardo spento che proiettavano i suoi occhi, sembrava vuota. Era palesemente sconvolta, pallida e spaesata. Si avvicinò a noi con passo tremante e si tenne a debita distanza da Edward, cosa alquanto strana.

- Mike non testimonierà, dirà che non è stato Edward a ridurlo così ma Royce. Dirà che erano ubriachi e se le sono date di santa ragione e che poi hanno approfittato di questo per accusare i Cullen, perché volevano vendicarsi di alcuni vecchi screzi con loro. –

La sua voce era spenta, sembrava quasi che fosse un robot a parlare. Non c’era emozione, niente di niente.

- Qual è il prezzo? – chiese teso come una corda di violino Edward. Anche lui, come tutti noi, aveva capito che c’era qualcosa che non andava nel comportamento di Bella.

Bella scosse la testa. – Non ha importanza. – rispose seccamente. – Andiamo a casa o rischiamo di incontrare i genitori di Mike. –

Mike. L’aveva chiamato Mike.

Da quando si erano lasciati e c’era stata la rissa non l’aveva più chiamato per nome, limitandosi ad un “Newton” o “l’idiota”. Mai per nome.

Questo era un altro segno che c’era qualcosa che non andava.

Emmett si avvicinò a me, piegandosi sul mio orecchio. – Tua sorella è sconvolta. – sussurrò, cercando di non farsi sentire dall’interessata e da Edward, impegnato a spronarla a raccontare tutto quanto.

- Lo so. – risposi puntando il mio sguardo su quei due. – Ho notato. –

Bella si scostò violentemente da Edward, fissandolo in cagnesco. – Ti ho detto che non ha importanza! Sono riuscita a trovare un accordo che non comprendesse del denaro, quello che Mike ha voluto non è affar tuo! – strillò, la voce squillante che rimbalzava tra le pareti.

Edward abbassò le spalle avvilito, tornando subito alla carica. – Sei la mia ragazza e ho il diritto di sapere cosa ti ha chiesto quel bastardo! – urlò, attirando su di noi l’attenzione dei presenti.

- Edward, calmati… - sussurrai avvicinandomi a lui e afferrandolo per il braccio. – Stai attirando l’attenzione di tutti e potrebbero chiamare la vigilanza. –

Bella ci osservò con viso triste. – Mi dispiace. Quello che farò sarà solamente per salvarvi e permettervi di andare avanti. Spero non mi porti rancore, Edward. Lo spero, perché verrò stare ancora con te quando tutto questo sarà finito. –

Bella non ci diede modo di replicare, veloce come il vento corse via e si infilò nell’ascensore, dileguandosi.

Rimasi impalata, un senso di tragedia mi opprimeva il petto. Tutta quella storia mi piaceva sempre meno, e a coronare il tutto c’era la fuga di Bella.

Mia sorella era sempre stata un tipo agguerrito e pronto alla battaglia. Non sarebbe mai scappata se non per un buon motivo.

Ma qual’era quel motivo?

Una mano calò sulla mia spalla in segno di conforto. Una mano calda, grande e pesante. Emmett. – Forse è meglio che tu e Alice la raggiungiate. –

Annuii, afferrando la mano di mia sorella e aspettando che l’ascensore salisse.

Il mio ultimo pensiero fu per Mike Newton: qualsiasi accordo avesse preso con Bella, gli sarebbe costato caro.

Era l’ennesima prova che fosse un viscido verme e da sorella maggiore potevo solo giurare una cosa: l’avrei schiacciato come meritava.

Perché la frase di Bella poteva significare solo una cosa. Il suo sacrificio poteva essere solo di un genere. Lo stesso che avevo cercato di evitare con tutta me stessa.

Ma non sarebbe andata come aveva programmato Newton.

Sarei morta piuttosto che permettere che la mia amata sorellina facesse una cosa simile!

************

**  Note  **

Eccoci qui! Non mi ucciderete, vero??
Un minimo di suspence ci voleva! XD 
Ma sono sicura che sia chiaro in cosa consiste l'accordo tra Bells e Mike... Se non lo è, lo sarà nel prossimo capitolo, il pov Alice!

Che la soluzione "denaro" sarebbe stata un buco nell'acqua l'avevate intuito, giustamente, in tanti...
Dei viscidi simili non avrebbero mai accettato del denaro!!
Qualche appunto:
La ff è ormai alla fine, massim 5 capitoli e ci sarà l'epilogo.
Pensavo di fare tre diversi epiloghi, per le tre coppie, con un salto temporale di qualche mese - o anno - per vedere com'è la loro situazione, se stanno ancora insieme o meno!

Naturalmente solamente se vi va, sennò lascio solamente l'epilogo del periodo narrato, fatemi sapere... ^^
Vi dico di non disperarvi riguardo Bella e Edward, perchè non tutto è come sembra! ^_-
La prima parte è un pò autobiografica, è quello che ho pensato quando mio fratello è tornato da Moers... Io, a differenza di Rose, non lo vedevo da 9 mesi... ç_ç
Il prossimo capitolo sarà dopo il 25, in quanto in tale data scade il concorso e devo consegnare la mia storia originale ( che spero, una volta pubblicata, andiate a leggere )
Non vi farò attendere troppo per l'aggiornamento anche perchè voglio concludere scommettiamo e dedicarmi alla sezione Originale! ^^
Vi saluto & al 26 ( indicativamente )
Un bacione a tutti!

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Capitolo 27
*** Capitolo 26: Proposta indecente. ***


Dedico questo capitolo a tutti voi.

Ora che siamo quasi alla fine di questa meravigliosa avventura e che la storia è agli sgoccioli, volevo ringraziare tutte quelle persone che mi hanno accompagnata in questo viaggio!

La sera che misi per iscritto il prologo di questa storia non mi sarei mai aspettata questo successo e tutto questo affetto da parte vostra, eppure eccoci qui, con il capitolo 26!

Grazie di cuore, dunque...

A chi mi ha seguito dall'inizio, a chi si è unito a storia iniziata, a chi si è unito a storia quasi conclusa e anche a chi si unirà in futuro, quando questa fanfic avrà la parola FINE scritta sopra.

Grazie alle persone fantastiche che ho conosciuto grazie al gruppo su Facebook e grazie a Efp;
la lista sarebbe troppo lunga ma sappiate che vi porto tutte quante nel cuore, siete delle persone meravigliose e sono felice e onorata di ricevere la vostra stima e il vostro affetto!

Grazie. Solo questo.

Capitolo betato by Yara89





Scommettiamo?

Capitolo 26: Proposta indecente.

Pov Alice.


Non c’è niente di peggio dell’attesa, me ne resi conto in quell’istante.

Affiancata da Rosalie aspettavo che l’ascensore salisse, così da darci l’opportunità di raggiungere Bella. L’opprimente e insopportabile sensazione di disastro che incombeva su di noi mi toglieva il fiato, stordendomi quasi.

La faccia sconvolta di mia sorella e la sua successiva fuga continuavano a riproporsi dinanzi ai miei occhi come un indesiderato e insopportabile film.

- Muoviti, cazzo. – bofonchiò quando l’ascensore iniziò la sua lenta risalita al nostro piano. Sentii la presenza dei Cullen dietro di me ma non mi girai, non ero pronta per una conversazione a base di tristi sguardi e patetici tentativi di supporto morale.

- State andando da Bella? – sussurrò Jasper mettendosi accanto a me e osservandomi dall’alto. Ero un fascio di nervi e solo un miracolo m’impedì di non rispondere malamente alla sua domanda. Non che lui avesse chissà quale colpa, sia chiaro, ma in quel momento mi sembrava di essere sola contro il mondo.

Fu Rosalie a rispondere, in maniera sbrigativa e seccata. - Si. –

Edward rilasciò un sospiro. – Voglio andare a parlare con Newton. – ringhiò dopo qualche secondo, fissando con astio la porta della sua camera. Ecco come tirar fuori altri problemi, come se non ne avessimo già abbastanza.

- Non credo proprio che sia una buona idea, anzi. Stai buono e vattene a casa, appena raggiungiamo Bella vi faremo sapere. – risposi seccamente, accogliendo con giubilo le porte dell’ascensore che si aprivano.

- Voglio sapere cosa cazzo le ha detto! –

- Edward… - sussurrò stancamente Rosalie entrando in ascensore e scoccandogli un’occhiata di fuoco. – Evita di fare cazzate, grazie. –

Le porte si chiusero con un silenzioso tonfo e l’ascensore iniziò la sua lenta discesa.

Appoggiandomi contro la parete osservai Rose. - Cosa pensi le abbia detto? -

- Spero solo che non sia quello che penso o Newton è morto. – Rosalie era furiosa e letale, sembrava del tutto intenzionata ad ucciderlo davvero. Il che non mi stupì affatto, visto che era costretta a portare il fardello della sorella maggiore e protettiva.

Come risposta non era quella che si può definire esauriente e chiara, anzi. – Allora? Cosa pensi che le abbia chiesto? – la incitai.

Rosalie rimase in silenzio, tanto che pensai non avesse alcuna intenzione di rispondere alla mia domanda. Molte volte tendeva a chiudersi a riccio e a escludermi dai suoi pensieri. Ma si parlava di Bella e quindi la cosa mi riguardava da vicino. Anche troppo.

- Io credo… - iniziò con voce cauta attirando su di se la mia più totale attenzione. - …che Newton si sia bevuto il cervello. Quando una persona prova un sentimento come il suo, l’amore sfocia in ossessione. Newton è ossessionato da Bella, non c’è altra spiegazione. Potrei e vorrei sbagliarmi ma… credo che le abbia proposto un’ultima notte insieme. –

L’aria sembrò condensarsi attorno a me, schiacciandomi in una morsa. Mi sentivo soffocare, come preda di un attacco di ansia e terrore.

Quello che Rosalie aveva appena detto non aveva senso. Il benché minimo senso.

E allora perché mi sentivo svenire?

Perché mi sembrava che l’aria avesse completamente abbandonato i miei polmoni, lasciandomi senza fiato e traumatizzata?

Le mie mani erano sudaticce, tremolanti. Annaspavo alla ricerca di ossigeno, mentre davanti ai miei occhi si apriva uno scenario fatto di orribile consapevolezza.

– Mi dispiace. Quello che farò sarà solamente per salvarvi e permettervi di andare avanti. Spero non mi porti rancore, Edward. Lo spero, perché verrò a stare ancora con te quando tutto questo sarà finito. –

No. Non poteva essere.

Eppure dalla mia gola si levò un suono straziante e di dolore puro, come se avessero appena strappato uno dei miei arti.

Isabella Swan, la fredda e stronza Bella, aveva appena firmato un patto con il diavolo. Aveva permesso che Mike Newton giocasse con la sua vita, facendone quello che voleva e mettendola in una condizione disastrosa.

La fredda e stronza Bella avrebbe salvato tutti, era chiaro.

Il suo sacrificio avrebbe permesso che i Cullen non andassero incontro al baratro che si era aperto davanti a loro.

Ma il prezzo era giusto? Era davvero così equo come a Bella sembrava?

Perché proprio lei doveva prendersi sulle spalle quel gravoso fardello?

Quando l’amore cessa di essere amore, in quell’esatto istante, diventa ossessione.

- Io non permetterò MAI che Bella faccia una cosa del genere! Se Newton la tocca io lo ammazzo, chiaro? Non mi importa di andare dietro le sbarre, mia sorella non la tocca! –

Il mio urlo rabbioso si propagò con sconcertante chiarezza nell’angusto spazio dell’ascensore, in quella che sembrava in tutto e per tutto una condanna.

Mi sarebbe dispiaciuto per i Cullen, ma non avrei mai accettato che mia sorella si abbassasse a quel ricatto immorale e meschino. Non mi importava che Edward e Emmett andassero in prigione.

Sapevo di essere egoista e sciocca, ma proprio non riuscivo a concepire quello che Bella aveva intenzione di fare. Cullen o no, non avrei mai permesso una cosa simile. Il mio ruolo di sorella me lo impediva, l’amore per Bella me lo impediva.

Lo sguardo di gelida freddezza che Rosalie mi rivolse mi lasciò per un attimo sconcertata, destabilizzandomi. – Datti una calmata. –

Lo sguardo che le rivolsi era altrettanto gelido, quasi come un’alba invernale. Non sopportavo quando faceva la gran donna fredda e irraggiungibile. – Forse non ti è chiaro che… -

Rosalie m’interruppe con voce glaciale, scoccandomi un’occhiataccia. – Pensi davvero che io lascerò mia sorella tra le mani di quel viscido? Non farmi ridere, Alice. Ma è necessario usare il cervello stavolta. Niente gesti avventati, non più. È ora di chiudere questa faccenda e ho in mente un modo per farlo. –

Le porte si aprirono con un trillo e all’interno dell’ascensore iniziò a riversarsi parecchia gente. A forza di spintoni e imprecazioni riuscimmo ad uscire, marciando con ferma determinazione verso l’esterno.

- Cosa hai in mente? – chiesi a Rose salendo in macchina e allacciando la cintura di sicurezza.

Il ghigno che si allargò sul suo viso non era niente di buono. Per niente. – Ripagheremo Newton con la stessa moneta, sorellina. Non si è nemmeno reso conto di essersi messo nei casini con le sue stesse mani. –

La osservai, non capendo. – Non ti seguo. –

- Infatti non è necessario che tu lo faccia. Penserò a tutto io. –

Il guizzo d’insofferenza che mi colse rischiò di farmi aggredire mia sorella. – Ti ricordo che non devi fare tutto tu! Ci sono anche io! – strepitai offesa dal suo ennesimo tentativo di tagliarmi fuori.

- Il mio non è un tentativo di fare la grande e forte. Semplicemente, che ti piaccia o no, di questa faccenda voglio occuparmene io. Non mi interessa di quello che avete da dire, la faccenda è andata troppo oltre ed è ora di chiuderla. Royce era una mia preda, all’inizio. Ma Mike ha superato il limite oggi e la pagherà cara. – sussurrò con un tono glaciale.

***

Quando arrivammo a casa, Bella era già lì.

Sembrava tranquilla come non mai, seduta ai piedi del letto e impegnata a mettersi lo smalto fucsia sulle unghie dei piedi. Nella stanza volteggiavano le tristi e malinconiche note di “Stop Crying you heart out”, degli Oasis.

Una canzone del genere poteva essere specchio di uno stato d’animo combattuto e straziato.

- Ehi. – la salutammo chiudendoci la porta alle spalle.

Bella mugugnò qualcosa di non ben identificato in risposta, mantenendo tutta la sua attenzione sul lavoro che stava portando avanti. Era palese che stesse aspettando che io e Rose ci levassimo dai piedi, ma nessuna delle due sembrava intenzionata ad esaudire la sua richiesta.

- Allora? Non hai niente da raccontarci? – la esortò Rosalie sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, davanti a lei. Io mi sedetti dall’altro lato, fissandola intensamente e aspettando trepidante una risposta.

- Ora come ora non mi viene in mente niente da raccontarvi. Ma tranquille, alla prima illuminazione vi verrò a cercare per parlarvene. –

La solita Bella. Ironica e pungente come sempre.

- Che ti ha detto Mike? – intervenni, decisa più che mai a sapere tutto quanto. Una parte di me continuava a pregare affinché l’ipotesi di Rosalie si rivelasse falsa, ma man mano che il tempo scorreva mi sembrava sempre più una vana speranza.

Lo sguardo vuoto e privo di emozioni di mia sorella era una risposta sin troppo chiara.

- Niente di che… - mormorò mantenendosi sul vago.

Rosalie schioccò la lingua sul palato in un gesto di palese irritazione, puntando i suoi brillanti occhi azzurri sulla figura di Bella. Sembrava volerla incenerire con lo sguardo. – Ti ha ricattata? –

Niente.

Bella si limitò a scuotere le spalle come se non stessimo parlando di lei. Che diamine, se avessimo intavolato una conversazione sul tempo sarebbe stata più coinvolta!

- Mi stai facendo incazzare, Isabella. O parli o vado dritta di filato a parlare con papà! E sappi che non mancherò di dire al carissimo capo Swan che Newton ha preteso di parlare da solo con te e che tu hai accettato. Poi vedremo se ti verrà o meno la voglia di parlare! –

Sorrisi, per niente dispiaciuta del tiro basso a cui Rosalie era ricorsa. Bella doveva parlare, che le piacesse o meno. Quella snervante attesa ci stava logorando.

Finalmente sollevò lo sguardo dallo smalto, rivolgendoci un’occhiata truce. – Tu la correttezza non la conosci, vero sorella? – sibilò.

Il vistoso ghigno di Rosalie era una risposta più che sufficiente.

- Stiamo aspettando. – m’intromisi, incitandola con voce dura.

Bella sospirò, appoggiandosi contro la testiera del letto. Evitò accuratamente i nostri sguardi, quasi si vergognasse della sua confessione, e iniziò a raccontare tutto quanto di getto. – Ha voluto parlare e dentro di me sapevo esattamente cosa voleva dirmi. Ma sapevo anche che tra Royce e Mike, lui era il più debole, la preda facile. Ho accettato perché ero convinta che quando sarei uscita da quella stanza avrei avuto tra le mani un accordo e così è stato. Mike verrà dimesso tra qualche giorno e io dovrò andare con lui a La Push, su una piccola casetta che i suoi genitori hanno comprato per stanziarci quando vanno a fare trekking. –

Potevo farcela.

Se mi fossi impegnata sarei davvero riuscita ad arrivare alla fine del racconto senza distruggere la stanza di Bella e senza trascinarmi all’ospedale per uccidere Newton.

La verità di quell’accordo si librava su di noi come una falce mortale, che ondeggiando scandisce il tempo che ci separa dal disastro.

- Mi ha chiesto… sapete nei film, quando due si lasciano e lui chiede un ultimo bacio, quello d’addio? Ecco, è successo lo stesso… - lasciò la frase in sospeso con un flebile sussurro, torturandosi le mani nervosamente.

A prendere la parola fu Rosalie, glaciale e autoritaria come sempre. – Però non ti ha chiesto un ultimo bacio, sbaglio? –

Bella scosse la testa. – No, non un ultimo bacio. Un’ultima… notte insieme. –

Un’ondata di gelo calò sulla stanza, mummificandoci al nostro posto. Dunque Rose aveva ragione, l’ossessione di Newton si era tramutata in qualcosa di concreto.

Cosa pensava di ottenere con quell’ultima notte?

Bella non sarebbe mai tornata con lui, che Edward la lasciasse o meno. Mike Newton era, per Isabella Swan, un capitolo chiuso.

- Tu hai accettato, vero? – gracchiai, osservandola mentre carezzava con amore il ciondolo del bracciale regalatole da Edward. Quanto amore in quello sguardo!

Bella mi fissò negli occhi, due fiamme ardenti di determinazione. Non l’avevo mai vista così e non potei fare a meno di pensare che era cambiata molto in quei due mesi. La scommessa, alla fine, aveva avuto qualche risvolto positivo.

- Non c’è niente che non farei per salvare Edward! Mike manterrà la promessa e lui sarà salvo. Il mio sacrificio sarà nulla in confronto a questa consapevolezza! –

Scossi la testa, ancora profondamente scettica. Chi ci diceva che potevamo fidarci di Newton?

Nessuno poteva garantire che lui ci tradisse. Infondo si era già dimostrato un essere umano viscido e vile, non sarebbe stata poi una novità se non avesse mantenuto la parola data.

- Firmerà un foglio e davanti a me chiamerà la polizia, confessando di essersi inventato tutto. Non mi farò fregare da lui, credetemi. –

Avevo dei seri dubbi circa l’attendibilità della parola di Newton, ma preferii tenerli per me. Bella non aveva bisogno di essere turbata più di quanto già non fosse. All’improvviso però, l’illuminazione.  – Bella… - sussurrai cautamente. – Con Edward come farai? Sai bene che non accetterà mai una cosa simile. –

Si irrigidì come un giunco, osservandomi con un cipiglio infastidito. – Conosco Edward e so per certo che non sarà affatto d’accordo con la mia scelta. Ma è la mia e non accetto intromissioni, chiaro? Sono abbastanza grande da decidere e questa è la mia scelta. Se poi mi vorrà ancora al suo fianco ne sarò felice, ma la mia decisione non cambia. –

Testarda e agguerrita come non mai, Bella sembrava brillare nella sua ferma determinazione. Niente e nessuno l’avrebbe portata a cambiare idea.

- Ho intenzione di fare la mia parte. – s’intromise Rosalie con voce che non ammetteva repliche. – Per quanto tu possa sperarlo, Edward non ritornerebbe con te. Sarebbe una batosta troppo grande. Qui, naturalmente, entra in gioco la stupidità di Newton. –

- Cioè? –

- Beh… - iniziò, alzandosi in piedi e camminando avanti e indietro. – Mi risulta che il ricatto sessuale sia un crimine al pari della violenza. Entrambi non vengono visti di buon occhio dalla legge, no? –

La faccia perplessa di Bella faceva chiaramente intendere che non aveva ancora capito a cosa si riferisse Rose con quella frase.

Con un vistoso ghigno mi abbandonai sul pavimento e ascoltai quello che la mente geniale di mia sorella aveva partorito.

Dire che la stimavo, è poco.

Rosalie si era dimostrata un autentico genio.

***

Cosa c’è di peggiore della snervante e infinita attesa?

Forse niente.

O forse la consapevolezza che tua sorella è in una casetta tra i boschi di La Push con la persona più vile e meschina che possa esserci al mondo.

Tra le quattro mura che erano la mia casa, mi sentivo come un leone in gabbia. L’incertezza è la forza più devastante che ci sia, non sai mai cosa ti aspetta e l’unica cosa  da fare è lasciarsi andare, preda degli eventi.

- Perché non ti siedi? Stai iniziando a darmi sui nervi, Alice. – la voce di Rosalie venne fuori distorta dalla tensione e dal nervosismo, sembrava quasi un ringhio animalesco. Anche lei, come me, era un fascio di nervi.

Mi bloccai un attimo per guardarla, seduta su quel pavimento con una catasta di aggeggi elettronici davanti. - Non riesco a stare calma. –

Mi rivolse uno sguardo di ghiaccio. – Mi stai disturbando. O ti stai ferma o vattene fuori di qui. –

Silenzio.

- Me ne vado a fare un giro. – annunciai, troppo nervosa per stare rinchiusa.

Rosalie mi rivolse uno sguardo seccato, borbottando un – Buon viaggio. – e ritornando al suo lavoro.

Scesi di corsa le scale, afferrando una giacca leggera dall’attaccapanni accanto alla porta e defilandomi velocemente all’esterno. Presi la macchina di nostra madre, una BMW blu notte, e iniziai a guidare nella notte.

Come animata da volontà propria, la macchina mi condusse a casa di Jasper.

Non so come mai, ma sentivo che solo tra le sue braccia avrei trovato finalmente uno spiraglio di pace.

Rimasi in macchina, improvvisamente dubbiosa se scendere o meno. Infondo era un pochino tardi e i Cullen magari stavano cenando. Ma non potevo mica rimanere tutta la notte in macchina come se fossi una spiona!

Armandomi di coraggio scesi dalla macchina, avanzando lentamente verso il portone di casa Cullen. Il giardino era avvolto in uno spettrale silenzio, smorzato solamente dalla presenza di qualche grillo.

- Che ci fai qui? –

Una voce gelida mi fece sobbalzare, costringendomi ad una brusca frenata. Edward era seduto sotto il portico della veranda e mi guardava con freddezza, niente a che fare con il ragazzo solare che avevamo sempre tra i piedi.

Era distrutto dalla consapevolezza che Newton, in quel momento, se la stava spassando con la sua ragazza.

- Sono venuta a trovare Jasper. – sussurrai tesa. Non mi piaceva affatto il suo sguardo, mi metteva a disagio. Sembrava un folle.

- Jasper non c’è, è andato ad aiutare a Port Angeles nostra madre per degli acquisti. Non tornerà tanto presto, conoscendola. –

Mi avvicinai cautamente, sedendomi sui gradini e rivolgendo uno sguardo distratto al prato. Non volevo che si sentisse troppo osservato o in trappola, non sarebbe servito a niente se non a farlo innervosire e chiudere a riccio.

- Come stai? -  chiesi cauta.

Edward scoppiò in una risata priva di allegria, puntando i suoi occhi smeraldo nei miei. – Tu cosa credi, Alice? Come posso stare  bene se in questo istante Mike Newton sta facendo sesso con la mia Bella? Dimmelo Alice! –

Mi rannicchio su me stessa, comprendendo che la mia domanda era stata stupida e insensata. Era ovvio che non stesse bene, ma non potevo parlare a causa del rischio concreto che il nostro piano fallisse.

Nessuno doveva sapere niente. Nemmeno Edward. Mi dispiaceva mentirgli ma era necessario per tenerlo al suo posto.

- Scusa, era una domanda stupida. – borbottai imbarazzata.

Edward rimase in silenzio, gettando uno sguardo addolorato al cielo. – Sai, in fondo lo capisco… Bella è la ragazza più bella che uno possa desiderare, è normale che Newton la rivoglia con sé. – sussurrò con voce rotta, quasi stesse per piangere.

Osservai con attenzione i suoi occhi.

Erano lucidi dalla lacrime.

Il magone che mi salì alla gola era un peso straziante che non avevo mai provato. Avevo sentito dire che se un uomo piange non è per debolezza, bensì perché è innamorato.

Edward Cullen, in tutta la sua dolcezza, era totalmente, incondizionatamente, innamorato di mia sorella.

- Quello che Mike ha fatto non è né giusto né moralmente accettabile o comprensibile. Ha solamente dimostrato di essere una vile carogna e di fare schifo! – strepitai cercando di trascinarlo in una lunga filippica contro Mike, così da distrarlo dai suoi oscuri pensieri.

Ma Edward scosse la testa, continuando a guardare in alto. – Bella non mi ama. Sai, l’ho capito nell’esatto istante in cui è venuta qui a parlarmi. Lei non mi ama, ecco perché ha ceduto a quel ricatto. Pensavo mi amasse ma non è così… - sussurrò flebilmente.

Mi raggelai sul posto.

Stava piangendo. Edward stava piangendo!

- Ehi, ma che fai?! Non piangere, dai. – sussurrai spaventata, alzandomi in piedi e avvolgendo le mia braccia attorno al suo corpo scosso dai singhiozzi.

Non mi ero mai trovata in una situazione simile e non sapevo come muovermi, quella era una tremenda novità che avrei preferito non sperimentare affatto. Cosa potevo fare?

Una pacca sulla spalla mi sembrò un inizio per lo meno decente, e quindi colpii con affetto la sua schiena. Era una patetico tentativo di calmarlo, ma in quel momento non mi veniva in mente niente di niente.

- Edward, Bella ti ama. Se non ti amasse ora non si starebbe sacrificando in questo modo. Non ho mai visto mia sorella fare qualcosa per gli altri e non per sé stessa, ma tu l’hai cambiata. Sei riuscito a intaccare la sua scorza da dura di ghiaccio e ad arrivare al suo cuore. Da quando ti conosce lei è diversa! –

Bella mi avrebbe con molta probabilità uccisa per questa mia confessione, ma non mi importava. Il suo ragazzo era in preda ad una vera e propria crisi, non c’era tempo per stare a riflettere su cosa potevo o non potevo dire!

- Non sai di che parli, Alice… - borbottò nascondendo il suo viso al mio sguardo.

Sollevai gli occhi al cielo, colpita dalla demenza di quella frase. – Edward, Bella è mia sorella! Penso di conoscerla abbastanza bene, non credi? –

- Già, forse hai ragione. – commentò con una nervosa risatina.

Il silenzio ci avvolse nuovamente, dopo il suo sfogo Edward iniziò a calmarsi e smise di singhiozzare. Potei solamente ringraziare il cielo per questo, non mi trovavo affatto a mio agio nelle vesti di consolatrice.

Una Mercedes nera parcheggiò, poco dopo, sul vialetto. Jasper e sua madre scesero dalla macchina, osservandoci allibiti. Insomma, io e Edward stretti in un abbraccio poteva essere facilmente frainteso.

- Alice, come mai qui? – chiese Jazz con fare indagatore, scoccando un’occhiataccia alle mie braccia avvolte attorno a suo fratello.

Io e Edward ci staccammo all’istante, imbarazzati. – Veramente sono venuta a cercare te, ma non c’eri. Così io e Edward ci siamo messi a parlare, niente di che. – minimizzai alzandomi in piedi.

Edward andò incontro a sua madre, afferrando le buste della spesa e lasciandomi da sola con Jasper. Esme mi rivolse un freddo cenno del capo, defilandosi con il minore dei suoi figli.

- Come mai mi cercavi? –

Come se ci fosse anche da chiederlo. – Non riuscivo a stare a casa, ero troppo nervosa e Rosalie stava per dare di matto a causa mia. Sono salita in macchina ed eccomi qui, attirata da una forza misteriosa a casa Cullen! –

Jasper ridacchiò, facendomi un cenno del capo e invitandomi a seguirlo. – Bella è da Newton? – chiese parlando lentamente e allontanandosi da casa.

Camminammo uno accanto all’altra, seguendo un piccolo sentiero che costeggiava casa Cullen e godendoci la brezza notturna. – Si, è con lui. – risposi, le viscere che si annodavano a causa della mia parziale bugia.

Jasper si fermò poco dopo, sedendosi su un prato all’aperto e facendomi segno di sedermi accanto a lui. Obbedii. – Edward ne è distrutto. – commentò, la voce che sembrava leggermente accusatoria.

Arricciai il naso infastidita da quel tono, lanciando un’occhiataccia al profilo di Jasper. – Per Bella non è stata una passeggiata, cosa credi! –

- Non intendevo questo. –

Lo osservai con malcelata irritazione, ancora infastidita da quel suo commento sotto le righe circa mia sorella. Che Bells si stesse sacrificando evidentemente non era chiaro a nessuno dei Cullen.

- Come stai? – chiese dopo qualche attimo d’imbarazzante silenzio.

Sollevai le spalle con indifferenza, restia ad ammettere che ero preoccupata da morire. – Sto bene. –

- Mh… - mugugnò non dandomi troppa retta. – Se sei preoccupata non devi mica vergognarti. Insomma, è normale! Bella è tua sorella! –

- Lo so. – risposi seccamente.

Jasper fa per parlare ma lo anticipo, interrompendolo. Non mi va di seguire la linea che ha preso questo discorso.

- Perché prima della scommessa ti vestivi come uno sfigato? – chiesi di getto, interrompendo la sua psicoanalisi e dando fiato ad un pensiero che avevo sempre avuto.

Jasper sollevò un sopracciglio, arcuandolo elegantemente. – Scusa, ma questo cosa centra con quello che ti ho detto? –

Scossi le spalle, sorridendo. – Ero curiosa, me lo sono sempre chiesta in effetti. –

- Ma non ha niente a che fare con la conversazione che stavamo sostenendo! –

Era insopportabile quando faceva così, avrebbe potuto rispondere semplicemente e fine della questione. L’utilità di quelle continue lagne era ancora da appurare. – Forse non voglio parlare di Bella e di quello che sta facendo, non pensi? E poi sono sempre stata incuriosita da questa tua passata caratteristica. –

Jasper sospirò sconfitto, rivolgendomi un’occhiata di sbieco. – Ho sempre pensato che non è importante l’aspetto esteriore, quanto quello che c’è dietro. Me ne resi conto quando iniziò a piacermi una ragazza che sembrava uscita da un concorso di bellezza. La sua superficialità era sconvolgente e così i miei giorni da reginetta del ballo sono finiti. – ridacchiò.

Ecco l’ennesima prova  a conferma del fatto che quello che avevo davanti non era il solito ragazzo superficiale e insensibile che viveva e bazzicava le stradine di Forks. Non che io avessi qualcosa da criticare, ero sempre stata la regina della superficialità.

- Nessuno è mai andato oltre l’aspetto esteriore, vero? – chiesi con tono compassionevole. La cosa che più mi stupì fu il sorriso dolce che spuntò sul suo viso.

- Una persona l’ha fatto, in effetti. –

Non mi piaceva affatto quel suo sguardo malinconico e triste, la gelida punta della gelosia iniziava a farsi strada dentro il mio cuore. – Di chi parli? –

Jasper sorrise apertamente. – Si chiama Maria e ha la nostra stessa età. Viveva qui accanto ma poi si è trasferita in Italia, a Roma. Era una ragazza così dolce e bella, un angelo. Come puoi immaginare m’innamorai perdutamente di lei e persi completamente la testa. In effetti, lei era l’unica a vedere sotto quello strato di trascuratezza che mi faceva da padrone.

Peccato che un bel giorno venne da me e mi disse di essersi messa con un tipo e che tra noi era finita. Aveva fatto tutto lei senza consultarmi minimamente, ma non m’importava più di tanto. Abbassai la testa e seguii la sua volontà. –

- E tu e lei… - tossicchiai, cercando di mandar giù il magone che mi serrava la gola. – Tu e lei avete fatto… si, insomma… hai capito, no? –

Jasper sollevò un sopracciglio. – Mi stai chiedendo se io e Maria abbiamo fatto sesso? –

Dio che imbarazzo, messa così sembrava che stesse parlando di una impicciona che voleva farsi, a tutti i costi, gli affari suoi. – Si… - borbottai imbarazzata, osservando con finto interesse un ciuffo d’erba.

- Si, lo abbiamo fatto. In effetti è stata la nostra prima volta. Cazzo, fu un disastro totale! – rievocò scoppiando a ridere fragorosamente.

Okay, non potevo stare lì un minuto di più. Non avrei dovuto chiedere niente, dannazione a me! La gelosia che sembrava rodermi il fegato e incendiarmi le vene mi stava distruggendo, ma proprio non riuscivo a tollerare il pensiero di Jasper con questa fantomatica Maria.

- Devo andare. – annunciai scattando in piedi come una molla.

Jasper mi osservò stralunato, affiancandomi e prendendo il mio gomito con uno scatto repentino del polso. – Che ti prende? – esigé sapere.

Sarebbe stato troppo umiliante ammettere che ero gelosa di una persona mai conosciuta, specie se facente parte del passato di Jasper. Oltretutto non potevo prendermela con lui perché ero stata io a chiedere informazioni. Potevo solamente andarmene e tenere intatta la mia dignità, prima di iniziare a strepitare contro una persona che non conoscevo.

- Devo andare, mi sono ricordata di avere alcune faccende da sbrigare. – mentii spudoratamente scivolando via dalla sua presa a iniziando a incamminarmi verso casa Cullen.

- Alice, ma che fai? Torna qui. – mi venne dietro. – Andiamo Alice! Parlami! Guarda che lo so benissimo che quella che mi hai detto è una cazzata, per cui torna qua e dimmi cosa c’è che non va. – mi urlò dietro.

Mi voltai di scatto pronta a fronteggiarlo. Non volevo salutarlo a quel modo ma avevo bisogno di andare via. Non ci avrei guadagnato niente stando lì e soprattutto non ci avrei guadagnato niente continuando a torturarmi con l’immagine di Jasper e quella lì a letto insieme.

- Senti, non ho niente. Sono andata un pochino troppo oltre con le domande e la tua risposta mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Davvero, lascia perdere. –

Jasper mi rivolse un’occhiata penetrante, quasi offesa. – Alice, Maria appartiene al mio passato. Un bel passato, senza dubbio. Ma comunque appartiene ad un periodo della mia vita lontano, un capitolo chiuso, mettila così. Ora nella mia vita c’è una nanetta esuberante e pazza, nessun’altra. –

Il suo sguardo si fece più intenso, mentre il cuore sembrava volermi uscire dal petto per andare a farsi una passeggiata notturna. Non stavo immaginando tutto quanto, vero?

- Io… Alice, io credo di essermi innamorato di te. Da un po’ di tempo per me ci sei solo tu, non vedo nessun’altra. Non so cosa mi sia successo ma è proprio così. Quando ho saputo della scommessa ho creduto di odiarti. Dio, ho persino provato ad odiarti! Ma non ci riesco… mi sei entrata dentro… io… ti amo… -

Rimasi ferma, bloccata nella mia incredulità.

Jasper Cullen si era appena dichiarato a me con una sincerità e dolcezza disarmante. E io stavo lì, impalata come un baccalà e assolutamente nel pallone. Non sapevo cosa rispondere e lui fraintese il mio silenzio e la mia esitazione, scambiandola per un rifiuto.

Indietreggiò di un passo, livido in volto. – Scusa… io… lascia perdere, non so cosa mi sia preso. Forse è tutta la tensione accumulata in questi giorni, la faccenda di Bella e di Newton. Cancella tutto, okay? –

Ignorai bellamente quel suo patetico tentativo di svignarsela da quella situazione imbarazzante, lanciandomi tra le sue braccia e stringendolo a me, gli occhi luminosi e pungenti a causa delle lacrime.

Una risata di pura gioia e liberazione vibrò dal fondo della mia gola, spargendosi attorno a noi come il suono di mille campanellini. Jasper mi prese al volo, stupito, ancora di più quando le mie labbra incontrarono le sue in un bacio carico di promesse.

Accettò con entusiasmo quel mio improvviso slancio di passione, stringendomi a sé e afferrando rudemente la mia nuca mi coinvolse in un bacio focoso. La sua lingua guizzò tra le mia labbra alla ricerca della mia, incontrandola subito e iniziando una danza fatta di affondi e ritirate.

Jasper mordicchiò più volte il mio labbro inferiore e dopo un ultimo bacetto a stampo si staccò, osservandomi con un sorrisetto. – Devo dedurre che condividi quello che ho detto? –

Sorrisi apertamente. – Questo vuol dire che… -

Il trillo insistente del cellulare interruppe la mia confessione, distruggendo l’atmosfera romantica e di complicità creatasi. Jasper mi osservò un attimo infastidito, sorridendo in maniera forzata. – Rispondi, dai. –

Chiunque fosse era in pericolo, ero sul punto di una scenata con i fiocchi. Insomma, chi poteva essere quel cretino idiota che aveva interrotto un momento simile?

- Chi è? – risposi con un ringhio gutturale che sembrava appartenere ad una belva.

La voce vittoriosa di Rosalie si propagò con incredibile chiarezza dal cellulare. “Torna a casa, tesorino. “  

Tremai, non osando sperare nel meglio. – Perché? Che è successo? –

“ Scacco matto al re, ecco cosa. “

** Note **

Alcune spiegazioni, prima che mi uccidiate!

Vi chiedo di avere fiducia in Bella, non tutto è come sembra; Se leggete con attenzione vi sono 2 PARTI che vi faranno capire perfettamente cosa ha messo in piedi Bells, con la guida di Rosalie.

Se non vi è chiaro lo saprete nel prossimo capitolo, il Pov Bells.

Una cosa: la presenza di Maria nel racconto di Jasper non è casuale!! Chissà, che l'epilogo Jasper/Alice comprenda la sua presenza?? Chissà... XD

Ho fatto il conto e alla conclusione mancano esattamente:

1 Pov Alice;

1 Pov Rosalie;

2 Pov Bella;

l'epilogo in terza persona ( forse )

3 Pov / epilogo, uno per ogni sorella e con un salto temporale di qualche anno;

Dopodichè ci sarà la parola FINE.

Tristissimo, mi mancherà questa ff... ç_ç

Vorrei ringraziare Yara per essersi offerta come beta, tutti i 26 capitoli sono ora corretti e senza le schifezze che sono solita fare... =_="

I primi capitoli sono in fase di modifica, verranno smussati alcuni pezzi grossolani ( come il troppo uso delle parolacce, il mio stile, se ci avete fatto caso, è cambiato e non ne vede tante come prima! XD ) e verranno approfondite altre...

** RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

@   Gigetta97: Ciao! Come hai notato ho preso in considerazione la tua idea di un epilogo in terza persona, mentre per quelli con il salto temporale, la maggioranza ha deciso per si. Spero non ti deluda! ^_^

@  vampiretta4ever:  Ahahahaha!! No dai, vedi che non l'ha mollato?? Povera Bells, abbiate fiducia in lei!! XD

@  vampirettafolle: Bravissima, hai indovinato!! Proprio una notte di sesso!! Ma vi ricordo che non tutto è come può sembrare!!

@  Nessie93: Giada, tesoro!! Tu sei una delle fantastiche persone che mi hanno seguita dall'inizio, non smetterò mai di ringraziarti per l'affetto e il sostegno che mi hai sempre dimostrato!! ç_ç  Grazie mille!  * oggi sono particolarmente malinconica *

@  consu89: Ciao!! Grazie mille! * me rossa rossa *  

@  DiamondDior:  Tu... sei... un... mito!!! Ho riso come una pazza, mi hai lasciato un commento fenomenale!! XD  Dai, senza spoilerare troppo posso dirti che nell'epilogo con salto temporale di Alice, ci sarà anche Maria... XP  Su su, io sono per il lieto fine!! Ma i personaggi se lo devono sudare... eheheheheeh!!!

@ angy97; Tadaaaannnnnn!!! Da ammazzare, non credi??

@  ELLAPIC: Welà Mariè!!  Proposta indecente!! Non potevo non usare una cosa del genere!! XD

@  chiara84: L'intelligenza di Rose si rivelerà sorprendente!! Fosse per Bells avrebbe fatto un casino, meno male che c'è la maggiore delle Swan che pensa a tutto!!

@  lisa76: Ciao cara!! Che dici, come approfondimento Jazz/Alice va bene?? ^_-  

@  SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate:  Grazie mille, carissima!! Eheheheh... come potevo non mettere una proposta indecente? XD

@  piccolinainnamora: Ciao tesoro!! Che non provi stima verso Bells lo so, ormai l'ha capito il mondo intero!! XD  Ma vedrai che alla fine arriverai a ricrederti, parola mia!

@  Sabbry: Ciao Giù!! Per rispondere alla tua domanda: non abbandono definitivamente questa sezione, ogni tanto pubblicherò One Shot o mini ff... Di certo non mi cimenterò più con long fic così long!! XD   E poi vorrei cimentarmi con un originale... Vedremo come va, spero mi seguirai anche lì! ^_-

@  grepattz: Holà Gre'!! Ahahahahahah, dai, non potevo non metterci una proposta indecente!! XD

@  LadyAlice: Ciao! per prima cosa grazie per aver segnalato due delle mie storie per le scelte, gentilissima! >_<  Ora vedraiiii...

@  Tokiotwilighters:  Beh, direi non arrabbiatissimo... Ha reagito piangendo!! ç_ç   Ammetto di essere stata sadica con lui!! XD

@  Giulia miao: Hi Giulia!! Un altra di quelle persone che mi seguono dall'inizio!! Grazie di cuore, carissima!

@  ross_ana: Ciao Rossyyyyy!!! Ehehehehehe... Mike ha tirato fuori una bella proposta indecente!! Che viscido bastardo! -.-"

@  stezietta w: tesoro mio... Lo vedi che sei pazza??!!! Non riesci a fare nemmeno un commento sensato, questa è una prima forma di pazzia, sai?? XD   Su su, abbi fiducia in me che sistemo tutto io!! ù.ù

@  Mirya: Ciao Francy! ( ti chiamo Francy perchè io odio usare i nomi per intero... sarà che ho un nome lungo un chilometro... -.-"  )  Come ho avuto modo di dirti su Fb, la tua recensione mi ha piacevolmente colpito! Vedi, almeno una che si fida di me c'è!! Le altre sono tutte sfiduciate!! ç_ç

@  RenEsmee_Carlie_Cullen: E 3 epiloghi saranno!!

@  Crosty: Grazie mille cara, sempre gentilissima! ^^

@  Antonya: Welà Anto!! Hai visto, capitolo notturno come promesso!! Pov Alice, spero non ti rompa! =P  Mike Ville Newton ha tirato fuori una proposta indecente, Ma la cara e docile Rose ha ribaltato la situazione a loro vantaggio!! Se non avete capito come, tutto sarà più chiaro con il Pov Bells! Ci sentiamo su Face, cara! Un bacio

@  Bella_kristen: Ciao Ale!! Eehehehehe... Mike ha tirato fuori una proposta indecente!! Viscido, eh?? XD

** Grazie mille alle 185 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti!! Wow, siete tantissimi!! Un grazie immenso!!

*** Per chi seguiva " Coyote Ugly", sappia che sto lavorando su un prequel che dovrebbe essere pubblicato a Settembre! Non conterà più di 8 capitoli e partirà dai punti che Bells rievocava tramite Flash Back... Quindi il tradimento di Edward, la fuga a N.Y., il rapporto con lo sconosciuto e l'entrata nel team del Coyote... Spero che possa interessarvi perchè ho notato che come storia è piaciuta molto e c'erano alcuni punti che potevano essere approfonditi!! *O*

**** Ho pubblicato una One Shot che partecipa al contest "Characters & Quotes", i risultati ancora non sono noti ma se vi va passate a leggerla e ditemi che ne pensate! Ci tengo moltissimo!

***** Gli aggiornamenti andranno molto veloci da ora, in quanto dovrei partire per lavoro e non potrei più aggiornare! State attenti, quindi, a non perdere qualche capitolo!

Avviso: per chi era iscritto alla pagina delle mie storie, è stata cancellata per motivi di privacy! C'è però un gruppo privato, chiunque volesse può tranquillamente chiedere l'iscrizione, specificando il suo account Efp! Noterete subito la differenza tra la pagina e il gruppo, in quanto quest'ultimo è più attivo: ci sono spoiler, iniziative di gruppo e trame per nuove storie!
Iscrivetevi, mi raccomando! ^_-


Avviso 2: ho fondato, in collaborazione con Mirya e Shinalia, un gruppo per urlare NO al plagio sul web!! La nostra è una protesta contro le persone che, prive di coscienza, plagiano e copiano palesemente tutte le storie che circolano sui siti! Iscrivetevi perchè è un iniziativa importante!!  

Detto questo un bacione e ci "sentiamo" al prossimo capitolo! ^__-

vale_cullen1992

Mie Storie:

 La grazia, più bella ancora che la bellezza.  ( One Shot )
Lupus in fabula: quando i Vampiri diventano fiaba! - ( Round Robin )
 Odio gli esami, ovvero: come sopravvivere quando l'unica via di fuga sembra affogarsi nel bicchiere di Coca Cola?!  ( One Shot )
 Coyote Ugly   ( 4 capitoli; CONCLUSA )
 Red   ( 3 capitoli; CONCLUSA )
 Happy New Year!   ( One Shot )
Happy Birthday. (?)   ( One Shot )
 Il richiamo del sangue. ( One Shot )


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Capitolo 28
*** Capitolo 27: Un patto d'amore ***


Attenzione: capitolo decisivo per la coppia Bella/Edward!!

Dedicato ad Antonya, che aspettava da secoli questo capitolo!! XD

Betato by Yara89

Scommettiamo?

Capitolo 27: Un patto d'amore.

Pov Bella.

Il momento era giunto.

Nessuna indecisione, nessuna titubanza. Infondo non potevo permettermi nessuna delle due cose, l’insicurezza era un qualcosa che avrei lasciato a casa e che avrei ripreso in un secondo momento.

Mike mi chiamò quella mattina per dirmi che l’accordo sarebbe stato siglato quella notte stessa. Un senso di nausea persistente iniziò a torturarmi per tutta la mattinata e si accentuò quando chiamai Edward, per dirgli che avevo bisogno di parlare con lui in privato.

Rosalie mi aveva ordinato categoricamente di non parlare con lui del nostro piano. Non sapevamo se avrebbe funzionato e Edward era capace di mandare tutto all’aria per il solo capriccio di farlo, per cui era necessario andarci con i piedi di piombo.

Detestavo mentirgli ma quello era l’unico modo che avevamo.

Ripensai a quella conversazione tanto dolorosa, dove avevo dato il peggio di me. Edward era così teso, guardingo e decisamente pronto al peggio. Evidentemente temeva lo volessi lasciare.

- Ho accettato di andare con Mike. Un’ultima notte e poi ognuno per la sua strada. Ti prego Edward, cerca di capirmi. Era l’unico modo e non c’è niente che non farei per salvarti. –

Ma naturalmente lui non aveva capito e io non mi aspettavo che lo facesse. Nemmeno io avrei mai accettato che Edward andasse con un'altra per salvarmi. Avrei preferito marcire all’Inferno, piuttosto.

Ma io e le mie sorelle non saremmo arrivate a tanto, avevamo un ingegnoso piano da mettere in atto. Rosalie era un genio, io non avrei mai pensato ad una soluzione tanto brillante.

Sforzandomi con tutta me stessa di non pensare allo sguardo ferito di Edward mentre confessavo le mie intenzioni, guidai con sicurezza crescente tra i folti boschi di La Push, decisa più che mai ad averla vinta in quella battaglia.

Avevo guidato tante di quelle volte, lungo quella strada selvaggia. Era l’unico modo per raggiungere il mio migliore amico Jacob, percorrerla per altri motivi mi sembrava assurdo, quasi alieno.

Eppure eccomi lì, diretta verso la dimora dei Newton e pronta a mettere in atto un piano rischioso e dal dubbio risultato.

Raggiunsi la casetta incriminata verso le otto di sera, scesi e mi osservai attorno tesa e guardinga. Improvvisamente, quello che sino a qualche ora prima mi era sembrato un piano geniale, mi sembrava una cazzata enorme.

Banale. Impossibile. Folle.

Avevo altra scelta? No.

Osservai la dimora.

L’aspetto esterno della struttura era abbastanza carino, in legno di pino e dall’aria rassicurante. Peccato che, per me, sembrava in tutto e per tutto simile all’inferno.

Bussai, aspettando trepidante che Mike aprisse. Dopo meno di due secondi la porta si aprì con uno strattone e la faccia allegra e pimpante del suddetto verme mi invase il campo visivo.

Quanta voglia di sputare sulla sua faccia odiosa, riversando su di lui tutto il mio odio e la mia frustrazione. Mi limitai a rimanere in silenzio.

- Bella, ciao! – mi salutò con un entusiasmo del tutto fuori luogo.

- Ehi. – risposi senza alcuna emozione, sollevando il capo a mo’ di saluto. Mike non fu affatto sorpreso dalla mia totale freddezza nei suoi confronti, quando ti ritrovi a sottostare ad un ricatto non può che essere altrimenti.

Sorrise, teso come una corda di violino, spostandosi dalla soglia della porta e indicando con un gesto teatrale l’interno. - Entra dai. –

Mi sentivo come un agnello che entra nella tana del lupo ma acconsentii, varcando con lentezza esasperante porta. Cercò di allungare le mani sulle mie spalle, in un gesto che doveva risultare galante ma che mi irritò solamente.

- No, preferisco tenere la giacca. -  lo liquidai, stringendo le braccia al petto e allontanandomi da lui.

Annuì semplicemente, chiaramente deluso dal mio ennesimo rifiuto. - Ho preparato qualcosa da mangiare, ti va? –

No, non mi andava affatto. – Si, perché no.  - mentii.

- Ho preparato le lasagne e l’insalata di pollo e pomodorini. Ne vai matta, no? – sembrava orgoglioso di sé stesso, gongolava in maniera plateale. Evidentemente, da bravo idiota quale era, pensava di ingraziarmi così.

Annuii rigida, senza dare alcuna risposta. Infondo era meglio così, se avessi parlato, dando libero sfogo alla mia rabbia, l’avrei con molta probabilità colpito con una padella.

Mi indicò una porta. - Se vuoi lavarti le mani il bagno è da quella parte. –

Obbedii, raggiungendo il bagno e chiudendomi dietro la porta. Dio, avrei pagato per poter stare chiusa lì e isolarmi da tutto e tutti. Seduta su quel pavimento pulito ad osservare il soffitto come se fosse qualcosa di interessante. Mi sarebbe piaciuto un momento del genere, totale e assoluta calma.

Mike ebbe la prontezza di spirito di richiamarmi in cucina dopo pochi minuti, irritandomi ulteriormente. - Bells, arrivi? –

- Si. – ringhiai a denti stretti, lavandomi le mani e andando in salotto. Osservai con freddo disappunto le candele accese in tutta la stanza e la tovaglia rossa sul quale era sistemato il cibo. Petali di rose qua e là e un delizioso odore di fiori completavano la scenetta da film romantico e patetico.

- Ti piace? – ansimò carico d’aspettativa Mike. Sembrava un cane che aspettava un osso, era fastidioso.

- Si. – mentii di nuovo. Bello era bello, ma in un contesto del genere era un'altra la persona che avrei voluto al mio fianco.

Mike sospirò. - Bells, senti… per quello che ti ho chiesto… -

- Non parliamone, voglio godermi la cena. – lo interruppi con decisione, sedendomi a tavola e afferrando il tovagliolo posto accanto al piatto di lasagne.

- Oh… D’accordo. – mormorò con delusione.

Iniziammo a mangiare in silenzio. Le lasagne erano deliziose, ma non andavano giù. Sembrava quasi che un mattone avesse preso dimora all’interno della mia gola, impedendomi di mandare giù qualsiasi cosa.

Attesi. Non era ancora il momento per iniziare il mio piano.

Attesi. Meglio non rischiare troppo.

Attesi. Era quasi giunto l’istante decisivo.

Il momento era giunto.

- Perché l’hai fatto? Perché mi hai chiesto una cosa simile se sai che amo Edward? – chiesi con voce chiara e limpida. Lasciai da perdere la romantica cenetta, dedicandomi completamente al mio interrogatorio.

Mike lanciò il fazzoletto sul tavolo, profondamente irritato dalla mia improvvisa domanda. - Fanculo Cullen! Tu sei mia, dannazione! E dopo stanotte te ne renderai conto. –

- Questo è un ricatto e lo sai bene. – esordii con gelida consapevolezza, puntando i miei occhi nei suoi. Avrei tanto voluto incenerirlo con lo sguardo!

- Dipende dai punti di vista. Per riaverti sono disposto a scendere a qualsiasi tipo di compromesso, anche un ricatto. Non mi importa, devo riaverti con me. –

Dentro di me esultai. Bravo Mike, continua a spiattellare queste simpatiche affermazioni. Continua a scavarti la fossa da solo.  - Questa è follia! Tu sei pazzo se credi che dopo stanotte io voglia avere ancora a che fare con te! –

- Basta. – mi interruppe con rabbia. – Non ho intenzione di aspettare oltre. – sibilò alzandosi in piedi, lo sguardo carico di rabbia e tremenda aspettativa.

- Stammi lontano! – strillai alzandomi e indietreggiando, del tutto dimentica della cena. – Toccami e te ne pentirai, chiaro? -

- Qual’è il tuo problema, si può sapere? Siamo stati insieme tanto di quel tempo che ho perso il conto. E ora ti ritrovo qui a urlarmi addosso come se avessi la peste o chissà cos’altro! Io non ti capisco, cazzo! – strepitò offeso.

- Come puoi pretendere che io sia felice e contenta se tu minacci di distruggere il ragazzo che amo? –

Mike mi scoccò un’occhiataccia, parlando lentamente e con palese irritazione. - Ti ho promesso che se mi concedi tutta te stessa, stanotte, ritirerò la denuncia e dirò che è stato Royce a ridurmi così. Bells, per favore… una notte soltanto. –

- Mi stai ricattando, Mike. – gli feci notare.

- Cazzo, perché non capisci?! Pensarti con Cullen mi fa’ andare il cervello in cortocircuito, non posso sopportarlo. In qualche modo devo far tornare le cose come prima! – Il suo tono si fece pateticamente supplichevole, sembrava disposto a gettarsi a terra e implorarmi.

- Quello che tu mi chiedi è impossibile. Non posso farlo, mi dispiace. – risposi gelida come l’inverno. Arretrai verso la porta, ormai decisa a recitare le ultime battute di quello squallido teatrino.

Mike mi venne incontro. - Allora vedrai Cullen marcire in prigione. Sei disposta a sopportare una cosa del genere, cara Bells? – ghignò malignamente, un sorriso cattivo che si apriva sul suo viso.

Bingo.

- Si, e tu ti sei appena fottuto da solo, stronzo! – esultai. Se mi fossi concentrata un attimo avrei sentito anche le campane suonare, ne ero certa.

Mike incespicò, osservandomi confuso. - Cosa? – biascicò spaventato, impallidendo come un cadavere.

Il mio ghigno di vittoria era così ampio da costituire un record, ero assolutamente deliziata. Non mi sarei mai aspettata una confessione così incriminante, ma Mike si era rivelato più idiota e incauto di quello che pensavo.

- Il ricatto a sfondo sessuale è un reato, idiota. Pensa come sarà contenta Rosalie di consegnare questa registrazione alla polizia. L’idea è stata sua, sai? Ci teneva così tanto ad incastrarti. –

- Non puoi dire sul serio… - balbettò arretrando, quasi avesse paura di me.

- Ah no? Tu dici? – mi presi gioco di lui, sadica dominatrice sicura della mia vittoria -  Guarda qui! – trillai sollevando il maglione e mostrando un piccolo e tecnologico auricolare fissato ad una fascia di stoffa sull’addome.

- Un registratore? – sussurrò sconvolto.

- Pensavi davvero che mi sarei abbassata ad un tuo viscido e vile ricatto? Andiamo, non puoi aver davvero pensato che sarei venuta a letto con te! – Mike si era di sicuro bevuto il cervello, per credere che sarei davvero andata con lui.

Se Rosalie non avesse trovato quella brillante soluzione, avrei pensato a qualcosa io. Ma mai e poi mai avrei permesso a Newton di mettermi ancora una volta le mani addosso.

Mike si avvicinò lentamente, tenendo i palmi aperti e sollevati sopra la testa, quasi avesse a che fare con una psicotica armata. - Bella, ascolta… -

- No, ascoltami tu Mike! Tra noi è finita, che ti piaccia o no. Quello che hai fatto è stata la cosa peggiore che io abbia mai sentito, non me lo sarei mai aspettata. Arrivare a ricattarmi! Ora te la dico io una cosa: ritira la denuncia e racconta alla polizia che ti sei inventato tutto. – lo ammonì seriamente. Rosalie era del tutto pronta e impaziente di recarsi alla polizia e consegnare il nastro incriminato alle autorità.

- Non ci penso nemmeno! – sbraitò.

- Ah si? Allora credo proprio che mio padre sarà felice di ascoltarsi un nastro dove tu ricatti la sua figlia più piccola e amata. Già, ne sarà deliziato. – sorrisi sadicamente, indietreggiando verso la porta e preparandomi alla fuga.

- Tu… tu non lo faresti mai… - biascicò spaventato.

Il mio ghigno si estese maggiormente, trasformando il mio viso in una letale maschera. - Scommettiamo? –


****


 Chiamai per l’ennesima volta al cellulare di Edward, ma lui non rispose. Lo conoscevo abbastanza da sapere che in quel momento si stava crogiolando nella disperazione, chiuso nella sua camera ad ascoltare musica deprimente e a rifiutarsi di parlare con chiunque.

Ma avevo bisogno di parlare con lui, che gli piacesse o meno.

Con un’imprecazione lasciai perdere i tentativi di chiamarlo, riportando la mia totale attenzione sulla strada. Un incidente mortale non sarebbe stato affatto gradito, anzi.

Il cellulare squillò quando imboccai la traversa che mi avrebbe portato a casa di Edward, accettai la chiamata e la misi in auricolare.

“ Dove vai, sorellina? Io e Alice ti stiamo aspettando per festeggiare! “

Potevo immaginare quanto era vistoso il sorriso di Rosalie, finalmente il suo bel viso disteso e privo delle tracce di preoccupazione che l’avevano oppresso sino a quel momento.

- Sto andando da Edward, ma non risponde! –

“ Mh… Alice era dai Cullen e l’ha visto. Mi ha detto che non era quello che si definirebbe ragazzo felice, anzi. Se vuoi la mia opinione non dovresti andare a casa sua, chiamalo e incontratevi da qualche altra parte. “

- Rosalie, quale parte della frase dove ti informavo che non vuole rispondermi non hai colto? –

Rosalie sospirò scocciata. “ Ho l’impressione che i Cullen abbiano un gene comune che li fa’ comportare come idioti ritardati. Senti, hai qualche posto preferito dove incontrarlo? “

Ci pensai su un attimo. Beh, la nottata non era troppo fredda e la spiaggia di La Push poteva essere un luogo adatto. – La First Beach. – risposi.

“ D’accordo, chiamo Emmett e vedrò di rendere noto il tuo progetto a sfondo amoroso e romantico. “

- Vai al diavolo! – risi a cuor leggero. Finalmente l’opprimente peso che portavo nel cuore si era estinto, sparendo nel nulla. Il piano messo in piedi da mia sorella si era rivelato letale, impossibile da raggirare.

Mike aveva dovuto cedere sotto questa schiacciante consapevolezza.

“ Come stai? “

Sorrisi alla notte, deviando verso la stradina che mi avrebbe condotta alla spiaggia. – Benissimo, finalmente. Certo, dopo che avrò divorato di baci Edward starò meglio, ma anche così non posso lamentarmi. –

Rosalie rimase un attimo in silenzio. “ Sei stata… brava. “ sussurrò con voce rotta.

Mi accigliai perplessa, ascoltando i suoni in sottofondo provenienti dall’auricolare. – Ehi, ma che fai! Stai piangendo? –

Rosalie inspirò bruscamente, mettendosi subito sulla difensiva. “ Non dire cazzate! Perché dovrei mettermi a piangere?! ”

- Ah non lo so, dimmelo tu! – ridacchiai, cercando un posto adatto dove parcheggiare.

“ Chiamo Emmett, sarà meglio. “ mi liquidò chiudendo la chiamata.

La solita Rosalie, restia a dimostrare quanto in realtà fosse una magnifica persona. Non che quel comportamento mi risultasse nuovo, io mi comportavo alla stessa maniera.

Parcheggiai in un piccolo spiazzo deserto, afferrando una coperta dal sedile posteriore e scendendo. Dopo aver azionato l’allarme della macchina iniziai a percorrere la lenta discesa che portava alla spiaggia, rabbrividendo a causa della brezza fredda proveniente dal mare.

Stesi a terra la coperta, attendendo impaziente l’arrivo di Edward.

Con le braccia strette al petto a proteggermi dal freddo pungente, la spiaggia non mi sembrava più un’idea così geniale. Dal mare proveniva un’aria fredda affatto gradevole.

Attesi, impaziente come non mai. Volevo che Edward mi raggiungesse al più presto, dovevo chiarire le cose con lui e dirgli che non ero stata con Mike.

Che per me esisteva solo lui, nessun’altro!

Dopo quelle che mi parvero ore sentii una presenza dietro di me. Mi voltai spaventata pronta a urlare come una forsennata, ma con un sospiro tremolante realizzai che era Edward.

- Mi ha chiamato Rosalie, ha detto che dovevo venire qui. Che era urgente. Ho pensato che tu stessi male o chissà cos’altro, ma visto che sei in perfetta forma posso anche andar via. –

La sua voce era fredda, il viso duro come pietra. Ero certa che fosse assolutamente convinto del mio tradimento, glielo leggevo in viso.

- Ti ho fatto chiamare per parlarti. – sussurrai alzandomi in piedi e facendo qualche lento passo verso di lui.

- Non voglio sentire niente, non mi interessa. – mi liquidò.

Ahia. Le cose non stavano affatto prendendo una bella piega. - Edward… -

- Ti ho detto che non mi interessa! – sbraitò dandomi le spalle e dirigendosi a grandi passi verso il sentiero da cui era sceso.

- Non sono stata con Mike! Rosalie aveva pianificato tutto, dentro la giacca avevo un auricolare collegato ad alcuni aggeggi che stava monitorando lei. Abbiamo ottenuto una registrazione incriminante che dimostrava il suo ricatto e per non mandarla alla polizia ha accettato di rimangiarsi tutte le accuse! – gli urlai dietro a pieni polmoni.

Doveva ascoltarmi, dannazione! Non potevo permettere che mandasse all’aria tutto quanto così. Insomma, perché tra noi non poteva mai esserci nemmeno un attimo di pace? Era stressante!

Edward si bloccò, voltandosi lentamente a fronteggiarmi. – Non sei andata con lui? Non avete fatto sesso? – sussurrò a denti stretti osservandomi diffidente come non mai.

Scossi energicamente la testa. – No, noi non… -

Non feci in tempo a finire la frase, Edward mi raggiunse con rapide falcate e la sua bocca calò implacabile sulla mia. Le sue mani si strinsero con forza sul mio viso, le mie invece sulle sue spalle.

Come era successo a Parigi, Edward mi baciò con un'urgenza e un bisogno devastanti, come se la sua intera esistenza dipendesse da quel bacio. La mano destra si serrò sulla mia nuca, spingendomi maggiormente contro di lui e incitandomi ad aprire la bocca ed accogliere la sua lingua.

Succhiò il labbro inferiore, mordicchiò quello superiore. Tante piccole punizioni per aver quasi ceduto a quel ricatto e aver rischiato di mandare all’aria la nostra relazione.

Come se potesse mai essere possibile, la mia felicità gravitava ormai attorno a lui.

Prima di rendermene conto eravamo stesi sulla coperta, Edward era sopra di me e mi guardava con un'intensità tale da lasciarmi senza fiato. - Tu sei mia. - affermò con sicurezza, calando sulle mie labbra e facendomi perdere un altro filo di razionalità.

Potevo percepire l'eccitazione presente nell'aria, si diffondeva come una scarica elettrica a basso voltaggio. Stavamo percorrendo un sentiero pericoloso, di non ritorno, ed era necessario fermarsi prima che fosse troppo tardi.

- Edward... - biascicai. - ... Forse è meglio se ci fermiamo e... - 

Non finii la frase. Il mio uomo aveva ormai deciso di farmi impazzire, serrando con forza la mano sul mio seno coperto dalla t-shirt rosa che indossavo. Mi sfuggì dalle labbra un rantolo sconvolto, mentre la lucidità veniva sempre meno.

- Non fermarmi Bella, non ora. Non dopo tutto quello che è successo. Ho bisogno di stare con te, di sentire che ci apparteniamo a vicenda. Nemmeno l’Apocalisse potrà impedirmi di fare l’amore con te. – fiatò sulle mia labbra, lambendole poi con la lingua.

Ero combattuta.

Una parte smaniava per stare con Edward in maniera totale e completa, ma l’altra aveva paura delle conseguenze che avrebbe potuto avere quel gesto. Non ero poi così sicura di essere la persona adatta a lui, quella con la quale perdere la verginità.

Il suo sguardo di totale e incondizionato amore decise per me. Non avrei mai tollerato l’idea di Edward con un’altra, l’onore della sua prima volta lo volevo io.

Atteggiamento egoistico, me ne rendevo conto, ma non potevo farci niente.

Mi misi seduta, passando le mani sulle sue braccia e scendendo verso l'orlo della maglietta, che tolsi rivelando alla luce della Luna il suo ampio torace.

Edward mi guardò con malcelata approvazione, chiaramente felice del mio inesistente rifiuto. Con dita veloci tolse la mia maglietta, mentre io provvedetti a togliere i miei jeans.

Ero attraversata da una smania irresistibile, avevo una devastante voglia di sentirlo contro di me senza alcun indumento, senza alcuna barriera ad ostacolarci.

Al diavolo razionalità e dubbi!

Rimasti solamente con l'intimo ci lasciammo cadere sulla coperta, baciandoci affondo e con trasporto, le nostre lingue che danzavano con affondi e ritirate. - Hai paura? - sussurrai sul suo orecchio.

Era così strano, solitamente quella era una frase che il ragazzo sussurrava alla ragazza e non viceversa. Ma che io e Edward non eravamo una coppia comune lo si era capito già da tempo.

Mi sorrise con sicurezza, accarezzandomi i fianchi e prendendo tra le dita gli slip, che calò sino a toglierli del tutto. - No... Ogni gesto, ogni bacio... Ogni carezza... Intima o meno... Con te è naturale, è come se fossimo nati per stare insieme. –

Mi vennero gli occhi lucidi.

Meritavo tanto? Meritavo un ragazzo così stupendo e unico?

No, credo di no.

Con le labbra scese a tracciare una scia di bollenti baci e morsi, soffermandosi sui fianchi e vicino l’ombelico. Ansimai preda della passione, stringendolo a me e arcuandomi verso l’alto.

Afferrandolo rudemente per i capelli lo riportai all’altezza della mia bocca, baciando e mordendo le sue labbra gonfie.

- Hai un preservativo? - sussurrai contro la sua bocca, strusciandomi contro la sua eccitazione e facendo digrignare i denti ad entrambi. - S... Si... Nel portafoglio... - ansimò. 

Non sapevo come funzionava nella prima volta di un ragazzo, ma mi sentii in dovere di prendere le redini della situazione. Spinsi Edward accanto a me, sedendomi a cavalcioni su di lui e scendendo a baciarli il collo.

Il contatto con il suo membro si fece più caldo, entrambi ci ritrovammo ad ansimare presi dalla smania del momento, sempre crescente.

Scesi sul collo, mordicchiandone la pelle, dopodichè scesi sempre più in basso, attirando dentro la mia bocca uno dei capezzoli di Edward e mordicchiandolo piano. Lo succhiai sino a farlo implorare con voce rotta, un suono assolutamente eccitante e unico.

Mentre la mia bocca si dedicava al suo petto, mordendolo, baciandolo e succhiandolo, la mia mano scese in basso, serrandosi con forza sulla sua eccitazione.

- Bella… - gemette, cercando la mia bocca.

La mia mano iniziò a muoversi implacabile, alternando un ritmo lento ad uno più veloce e costante. Attesi sino a quando non mi accorsi che Edward era al limite, le guance arrossate e gli occhi cristallini.

Insieme, con mani che si muovevano in armonia per condividere ogni frangente di quel momento così nuovo, rendemmo quell’esperienza sicura.

- Sei pronto? – ansimai sul suo orecchio, sollevandomi sulla sua eccitazione e calandomi un poco.

Edward assentì visibilmente emozionato, stringendo i miei fianchi in una morsa quasi dolorosa. Puntai le mani sul suo petto, calandomi piano e facendo gemere entrambi.

Sollevò le ginocchia e il busto, mettendosi seduto quasi, e stringendomi in un abbraccio soffocante iniziò a tremare.

- Stai… stai bene? – gemetti rimanendo ferma. Mi costava un certo sforzo, vista la voglia implacabile che avevo di Edward, ma quella era la sua prima volta e volevo che tutto fosse perfetto.

Edward digrignò i denti. – Dio, si… è una sensazione così… paradisiaca… è tutto… perfetto… -

Sospirai di sollievo, lasciandomi cadere all’indietro e trascinando Edward con me. Facendo leva sulle braccia si ritrasse un poco, affondando poi con forza e strappandomi un gemito. Sembrò acquistare sicurezza, maestria, muovendosi avanti e indietro con maggiore enfasi e trasporto.

Mi aggrappai alle sue spalle, sollevando il bacino e andando incontro alle sue spinte mi lasciai andare alla passione, graffiando e mordendo la sua pelle pallida.

Edward raggiunse il piacere per primo, tremando e arcuandosi sopra di me. Io rimasi un attimo così, sospesa nel nulla, persa l’ondata che mi aveva travolta sino a quel momento. Mi limitai a stringere a me Edward, baciando le sue belle labbra e carezzandoli i capelli.

- Bella… - sussurrò contro i miei capelli, smuovendoli a causa del fiatone che aveva. – Tu non… insomma, non sei… -

Sorrisi in maniera rassicurante. – Non importa, Edward. È stato comunque bellissimo. –

Silenzio.

Edward si alzò con uno scatto insofferente, dandomi le spalle e togliendosi il preservativo.

- Senti… -

- Non parliamone, okay? Forse è meglio andar via. – suggerì con voce incolore.

Non potevo crederci, Edward stava mandando all’aria quel momento così bello per puro orgoglio maschile. Quando faceva così mi veniva una gran voglia di prenderlo a calci, dannazione!

- Torna qui e non fare l’idiota! Stai rovinando un momento bellissimo, cazzo! Non so se te l’hanno mai detto ma la prima volta da sogno solitamente è una cazzata. – strepitai, alzandomi e coprendomi alla bene meglio. – Accidenti a te e alla tua stupidità! –

Edward scosse la testa, chinandosi a raccogliere i boxer e indossandoli velocemente. – Non voglio la tua comprensione, chiaro? Ho fatto schifo, punto. Non c’è bisogno che tu menta per me. -

- Edward, guardami. – ordinai con voce imperiosa. I suoi occhi si incatenarono ai miei e lì vi rimasero. – Io ti amo. – confessai, avvampando d’imbarazzo.

Silenzio. Di nuovo. Iniziavano ad irritarmi profondamente quei silenzi del cavolo!

L’aria attorno a noi sembrò condensarsi, divenne difficile distinguere realtà da fantasia. Non poteva, la mia vita, essere cambiata in maniera così radicale nel giro di pochi minuti: la prima volta di Edward, la mia prima confessione amorosa…

Mi osservò stralunato, quasi pensasse, come me, che quella era tutta una fantasia.

- Ti amo… - ripetei in un sussurro avvicinandomi lentamente a lui. – In tutta la mia vita non mi sono mai sentita bene come stanotte. Devi credermi, Edward. Mi conosci e non sono una che mente per compiacere gli altri. Su una cosa del genere non potrei farlo, capisci? –

Le sue braccia si avvilupparono attorno a me con forza, attirandomi contro il suo torace e stringendomi in una presa ferrea. – Scusami Bella. Io volevo solo che anche per te fosse stato bello. Dio, per me è stato… non ci sono parole per descriverlo… sentirti attorno a me, preda del mio corpo… di quello che avrei potuto regalarti… non avrei mai pensato potesse essere così! –

Sorrisi maliziosamente. – E questo ancora è niente, mio amore. – ghignai con un’aria provocante.

Edward calò sulle mie labbra, lambendole con le sue. – Non vedo l’ora di far pratica, allora… - si bloccò un attimo, sfoggiando un sorriso bellissimo. – Ti amo anche io, mia piccola Bella. Non ti libererai mai di me, sappilo. –

Lo osservai con occhi pieni d’amore, stringendomi, ancora nuda, al suo corpo caldo. – Lo spero. Attento Cullen, potrei prenderla come una promessa solenne, la tua. -  

La sua risata calorosa si perse nella notte, trascinata dalla leggera brezza che soffiava. – Come ti senti? – chiesi poco dopo, sdraiata contro il suo petto e respirando l’odore delizioso della sua pelle.

- Mai stato meglio. – ammiccò dandomi un bacio sulla fronte. – Scusami davvero per prima. Avevi ragione, l’orgoglio maschile a volte non serve a niente. –

Sollevai un sopracciglio, chiaramente ironica. – Solo a volte? –

Edward mi fissò un attimo, scoppiando poi a ridere. – D’accordo, d’accordo! Diciamo il più delle volte! –

- Sai… - meditò più tardi, l’aria che si faceva più fredda a causa dell’avanzare della notte. – Se qualcuno me l’avesse detta una cosa del genere, non ci avrei mai creduto. Io e Bella Swan insieme! Incredibile, eh? –

Mi sollevai, depositando un bacio sulle sue labbra. – Da paura. Chi l’avrebbe mai detto che da una scommessa sarebbe nato qualcosa di così… -

- Unico e perfetto. – completò la frase Edward.

I nostri sguardi si incontrarono di nuovo, unendosi e non lasciandosi andare.

Lì, sdraiata con Edward su quella spiaggia fredda e deserta, con un bacio e uno sguardo carico di promesse, suggellai un patto d’amore che si sarebbe protratto per tanto e tanto tempo.

********************


** Note **
Mmm... Questo è stato di sicuro il capitolo più difficile di tutti e 27! Scrivere della prima volta di un ragazzo non è stato semplice, spero di non aver fatto una schifezza totale! Anche perchè non so, non mi convince molto! ç_ç
Io ho fatto del mio meglio, non era proprio il caso di andare in giro a intervistare amici & boyfriend circa la loro prima volta, sarebbe stato abbastanza imbarazzante... -.-
Vabbè, al massimo mi preparo a ricevere una vagonata di verdura marcia!
Info di servizio: molto propabilmente i tre epiloghi con salto temporale verranno postati a Settembre, la partenza si avvicina e ho notato che molti stanno partendo per le vacanze; Preferirei postare quando ci siete tutti, insomma... ^^
Saprete comunque come finisce, perchè l'epilogo generale lo posterò quanto prima!
Per chi se lo chiedesse, al contest mi sono classificata a parimerito SECONDA!! Togo, eh?? >____<

Ah, ho postato il prologo di una nuova ff Twilight:
Together Forever


fateci un salto e ditemi che ve ne pare, okay??
bacioni!
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Capitolo 29
*** Capitolo 28: Uno sguardo al futuro. ***


scomm

Scommettiamo?

Capitolo 28: Sguardo al futuro.

Pov Rosalie.

Finalmente quell’incubo era finito, o per lo meno così sembrava.

Era notte tarda, l’eccitazione e l’adrenalina accumulata ci avevano impedito di andare a dormire e per questo ci eravamo incontrati tutti quanti in una discoteca di Seattle.

Svignarsela era stato facile, la classica scusa dell’amica che faceva un pigiama party funzionava sempre. Mio padre aveva guardato me e Alice con sospetto, ma alla fine ci aveva lasciate andare con un distaccato cenno del capo.

Che avesse capito che la nostra era tutta una montatura era palese, infondo lavorava nella polizia e smascherare chi mente era il suo lavoro.

La discoteca era grande, famosa e gremita di persone nonostante fossero le due di notte. Emmett e Jasper ci raggiunsero quasi subito, impeccabili nei loro jeans scuri e camicia. Edward e Bella invece arrivarono parecchio tempo dopo, una strana espressione sui loro visi. Sembravano soddisfatti? Qualcosa del genere.

Sembravano quasi brillare, era una cosa assolutamente singolare. - Ragazzi, ma dov’eravate? Avete un’aria così strana. – chiesi, sollevando un braccio e attirando l’attenzione della cameriera al tavolo vicino. – Vodka alla fragola, grazie. –

Edward arrossì vistosamente mentre Bella si limitò a tossicchiare imbarazzata, agitandosi al suo posto. Ma che diavolo…

- L’avete fatto? – chiese Emmett, strabuzzando gli occhi e mettendo giù la sua birra. Era seduto accanto a me, stravaccato sul divanetto e in posa da dominatore del mondo. – Non ci credo! –

- Non sono affari tuoi. – abbaiò irritato Edward.

Emmett scoppiò a ridere, implacabile e idiota come sempre. Ma poteva una persona essere così totalmente privo di tatto e delicatezza?! - Non posso crederci! Tu, il piccoletto di casa, hai finalmente scopato! –

- Emmett! – strillai indignata, la voce che risultava soffocata a causa della musica martellante presente nel locale. Poteva esistere una persona così assolutamente priva di cervello, dannazione?!

- Che c’è? – borbottò sollevando le spalle, quasi pensasse davvero di non aver detto niente di fuori luogo e sciocco. Tipico di lui.

- Secondo te? Che cosa ti importa di quello che hanno fatto prima di venire qui? – cercai di farlo ragionare e di levare dall’impiccio mia sorella e Edward.

- Ma se sei tu quella che ha chiesto dov’erano! – si indignò.

Ops.

- Beh, ma io non mi sono mica messa a fare la cretina, come invece hai fatto tu! – mi difesi, prendendo un sorso della mia bevanda ed evitando il suo sguardo. Mi aveva letteralmente colpita e affondata, incredibile.

Emmett sbuffò rabbioso. – Ehi, non mi avrai mica dato del cretino, vero? –

Bella e Edward si alzarono, salutandoci con la mano e gettandosi nella calca di ragazzi urlanti e che si muovevano al ritmo della musica. Evidentemente si erano stufati dei nostri battibecchi senza senso.

- Siete voi due ad aver bisogno di una rotolata tra le lenzuola, fidatevi. – affermò come se niente fosse Alice, sdraiandosi completamente su Jasper e accarezzandogli il petto con movimenti che ricordavano quelli di una gatta.

- Vai al diavolo! – sbottai arrossendo come un peperone. Il ghigno di vittoria che si dipinse sulle labbra di mia sorella era un qualcosa di assolutamente irritante.

- Sei perfida. – ridacchiò Jasper, chinandosi sulle sue labbra e baciandole dolcemente.

- Stronza rende meglio. – sputai offesa, guadagnandomi le occhiatacce dei presenti. – Beh? Che c’è? –

Jasper sollevò gli occhi al cielo, abbandonandosi contro il divanetto e accarezzando i capelli di mia sorella. – Sei sempre così esagerata, Rose. Tu e Bella il più delle volte reagite come belve a sciocchezzuole, mentre sopportate in silenzio cose ben più gravi. Non so, a volte non ti capisco. –

Emmett non mi diede il tempo di rispondere, con la sua solita cortesia si mise in mezzo, anticipandomi. – Tranquillo, fratello. Anche io ho rinunciato da un pezzo a capirle, è tutto tempo sprecato! –

Scoccai un’occhiata di pura insofferenza al suo irritante ghigno, decidendo infine di non degnarlo di una minima attenzione. Sarebbe stata una vittoria per lui e io odiavo perdere.

Jasper e Alice ci abbandonarono poco dopo, gettandosi in pista e iniziando a ballare e baciarsi davanti a tutti. Edward e Bella, lì accanto, non erano da meno. Sembravano tutti cos’ felici e innamorati.

Iniziai a tamburellare le unghie sul tavolino del nostro privé, chiaramente innervosita da quella serata così poco produttiva. Emmett non accennava ad invitarmi a ballare, impegnato in una relazione amorosa con la birra che stava bevendo, e io iniziavo a perdere del tutto le speranze.

Mi diedi mentalmente della sciocca mentre osservavo il mio riflesso.

Mi ero messa tutta in tiro per fare colpo su di lui, indossando un abito argentato luminoso e aderente e raccogliendo i capelli in uno chignon alto. Scarpe alte, trucco leggero e broncio non sembravano minimamente interessarlo, gettandomi in un baratro di sconforto totale.

Sbuffai, cercando di attirare la sua attenzione.

Niente.

Se mi fossi rotolata a terra avrei di sicuro ottenuto risultati migliori.

- Vado a prendere da bere. – annunciai irritata, indicando il mio bicchiere vuoto e alzandomi in piedi in tutta la mia gloriosa bellezza.

Emmett mi osservò con attenzione, mandando in fibrillazione il mio cuore e facendomi sperare in un tanto sospirato cambio di situazione.

– Mi porteresti anche una birra? –

Silenzio.

No, non potevo crederci. Okay che Emmett era stupido, ma non credevo lo fosse a livelli così elevati! Insomma, io ero lì a smaniare per ricevere le sue attenzioni e lui che faceva?

Si preoccupava della birra quasi finita?

- Se vuoi una birra alza il culo e vai a prendertela! – ringhiai marciando con rabbia verso il bancone e lasciandolo lì come un idiota.

Cercando di ignorare l’irritazione che mi dominava e sommergeva come una marea, attraversai la folla impazzita che si agitava a suon di musica, raggiungendo il bancone e attirando l’attenzione del barista.

- Un Martini. – ordinai sedendomi sullo sgabello e osservandomi attorno. Dannazione, stava andando tutto uno schifo, avrei volentieri preso la borsetta e me ne sarei ritornata a casa ad affogare il dolore in una bella vaschetta di gelato.

Sarebbe stato di sicuro più utile che rimanere lì a sperare inutilmente di essere degnata di un’occhiata.

Sentii la presenza di una persona alla mia destra ma non me ne curai, di sicuro era qualche cliente che andava ad ordinare da bere. - Ehi, ciao. -

Mi voltai sorpresa che qualcuno mi degnasse di uno sguardo o di una parola, vista l’esperienza con Emmett iniziavo a pensare di essere invisibile.

Accanto a me c’era una ragazzo dai capelli castani, lo sguardo gentile e un sorriso radioso.

- Dici a me? – chiesi sollevando un sopraciglio.

Lui annuì, tendendomi la mano e sorridendo ancora più apertamente. – Si, dico a te. Piacere, sono Brian. Scusami se ti sembro invadente o maleducato, ma dal mio privé ti ho vista andare al bancone e sono rimasto sconvolto. Sei assolutamente bellissima. – confessò con sincerità.

- Oh… - commentai a bocca aperta. – Emh… Beh, posso solo dirti grazie. – strinsi la sua mano, sentendo il suo palmo leggermente sudaticcio. Che fastidiosa sensazione! – Piacere, io sono Rosalie. –

Ammiccò nella mia direzione, girandosi poi ad ordinare un Cosmopolitan. – Sei una modella? Non ti ho mai vista qui e visto il tuo aspetto sono sicuro che lavori in qualche agenzia. Giusto? –

Scoppiai a ridere dell’assurdità della frase. – No, sono una studentessa. Niente modella. –

Lo sguardo di Brian si fece attento, indagatore. – Posso assicurarti che è questione di tempo e finirai su tutte le copertine delle riviste più importanti degli Stati Uniti. Nessuno si lascia scappare una bellezza simile. –

Sollevai un sopraciglio, valutando se mi stesse prendendo in giro o meno.  Insomma, sembrava serio, il che voleva dire solo due cose: o si faceva di qualche sostanza stupefacente e il suo cervello si era bruciato, o… si faceva di qualche sostanza stupefacente e il suo cervello si era bruciato.

Non c’era altra scelta.

- Mi prendi in giro? – chiesi con voce minacciosa, pronta a dargli un calcio dove non batte il sole.

Brian piegò il viso verso un lato, osservandomi pensieroso. – No, non ti prendo in giro. Anzi, alcuni miei amici sono dei pezzi grossi nell’ambito della moda e delle sfilate. Se vuoi te li presento! Io sono un talent scout, mettila così. Certo, ora non sono in “servizio” ma è sempre il momento per scoprire giovani bellezze, no? –

Okay, fermi tutti e discutiamone un secondo. Ma che diavolo stava succedendo? Il mondo stava andando velocemente a rotoli?

Mi trovavo lì, seduta su uno sgabello dal dubbio igiene e con un vestito costosissimo a parlare del mio futuro da modella. Una svolta alquanto bizzarra, non c’è dubbio!

Oltretutto sapevo benissimo di essere una ragazza molto bella, ma ero sempre rimasta con i piedi per terra. Non ero mai stata la tipa fissata con i concorsi di bellezza e tutte quelle scemenze.

Ero sempre stata più interessata a motori e belle macchine.

- Allora? Ti andrebbe di venire di là? – mi incitò alzandosi in piedi e allungando una mano verso di me.

Ero tentata. Diamine se ero tentata! Ma…

- Tesoro, eccoti! – una voce seccata e roca si fece largo a pugni tra la folla, raggiungendomi come una carezza. Emmett fece la sua apparizione, bellissimo come sempre. Il suo viso era scuro, adombrato da nuvole temporalesche.

Sembrava voler aggredire Brian da un momento all’altro, lo guardava come a volerlo incenerirlo con lo sguardo. Sembrava quasi… geloso e possessivo?

No, visto come stavano le cose tra noi era di sicuro impossibile.

- È un tuo amico? – sussurrò Brian leggermente preoccupato, forse adocchiando i muscoli possenti che si intravedevano chiaramente grazie al tessuto attillato della sua camicia.

- Lui è… -

- La domanda non è chi sono io. – lo interruppe Emmett affiancandomi. – La domanda è, piuttosto, chi diavolo sei tu. –

Il ritorno all’educazione atto primo. Era davvero un cretino a volte, insopportabile! – Datti una calmata, stiamo solo parlando. – sussurrai con voce omicida. Oltretutto quel ragazzo dall’aria così gentile sembrava avere la chiave del successo e non avevo intenzione di lasciarlo andare.

- Io sono Brian Manello e stavo giusto dicendo alla tua ragazza che sarebbe una modella perfetta. E… - lo osservò con interesse, quasi stesse prendendo le sue misure. – Anche tu non sei male! –

Emmett strinse gli occhi in maniera inquietante, così mi affrettai a stringere il suo braccio in una morsa ferrea e a incenerirlo con lo sguardo. – Brian, sono sicura che Emmett sia rimasto positivamente colpito dal tuo commento, ma forse è meglio se io e lui ti salutiamo. –

Non ero mai stata troppo desiderosa di avere omicidi e vittime sulla coscienza, non ci tenevo proprio a iniziare in quel momento.

Dire che l’agente, o quello che era, era deluso è poco. – Ma dai, restate! Potete venire a conoscere quegli amici di cui ti parlavo e poi se non vi trovate bene potete sempre andarvene. -  

Emmett sorrise falsamente, circondandomi la vita con un braccio e attirandomi a sé. – No grazie, stiamo bene così. Andiamo Rose? –

Mio malgrado mi ritrovai ad annuire come una cretina, lasciandomi trascinare sino al nostro privé. Si sedette pesantemente nello stesso punto iniziale, iniziando a sorseggiare una birra e osservandomi con attenzione.

Oh beh, se era quello il piano della serata avrei fatto meglio a rimanermene al bancone, discutendo su che strada avrebbe preso il mio futuro.

- Incredibile quello che arriva a inventarsi un ragazzo per rimorchiare. – borbottò all’improvviso scuotendo la testa.

Ecco, il solito orso. Sollevai gli occhi al cielo, esasperata dall’ennesima uscita inutile e priva di senso. – Non credo stesse mentendo, avrebbe tirato fuori una scusa un pochino più credibile, non credi? – lo incalzai con ovvietà.

Scrollò le spalle, facendomi cenno di sedermi accanto a lui. Animata da fervida speranza mi sedetti, aspettando trepidante che mi degnasse di qualche attenzione. O chissà, magari che mi spiegasse perché era venuto come una furia a strapparmi da Brian.

Un po’ tutte e due.

- Non mi è piaciuto. – mormorò alla fine, evitando accuratamente di guardarmi.

Inclinai il capo, osservandolo senza capire a cosa si riferisse con quella frase. Cosa non gli era piaciuto? Cosa?

- Vederti lì a quel bancone, da sola e con tutti quei ragazzi che ti sbavavano dietro. E poi quel Brian… - sputò con voce velenosa. – che faceva il galletto sbavando senza contegno. Mi ha dato fastidio, non so perché. Volevo andar lì e spaccare la faccia a tutti quelli che ti stavano guardando. –

Rimasi paralizzata, un nodo che mi serrava la gola.

Era geloso. Emmett era geloso di me!

Mi costò un notevole autocontrollo rimanere seduta ed evitare di iniziare a saltellare come una cretina.

- Eri geloso? – tentai con cautela. Meglio andarci con i piedi di piombo.

Emmett non rispose, tanto che pensai che ormai non l’avrebbe fatto. Alla fine mormorò una debole risposta, ma a me non importava con quanta voce l’avesse detto. Quell’unica parola mi arrivò dritta al cuore.

- Si. –

Deglutii rumorosamente, avvicinandomi a lui e creando una realtà tutta nostra. Le urla attorno a noi, la musica alta, i bicchieri che sbattevano rumorosamente contro il legno del bancone. Non sentivamo più niente, c’eravamo solo noi.

- E come mai? – sussurrai, sollevando con lentezza una mano e accarezzando il profilo della sua mascella.

Emmett mi guardò intensamente, sembrava leggermi dentro. Esitava nel rispondere, sembrava valutare quanto e cosa era meglio dire. – Perché mi piaci. – confessò alla fine.

Volare.

In quel momento capii con sicurezza cosa si provava a volare metri e metri sulla terra. Mi sentivo così leggera, felice. Mi sembrava incredibile che le cose iniziassero ad andare bene.

Non risposi, le parole sarebbero andate a rovinare quel momento così perfetto e bellissimo.

Mi avvicinai al suo viso, lentamente, soffermandomi a qualche centimetro dalla sua bocca. Il suo fiato caldo accarezzava le mie labbra ma mi imposi fermamente di rimanere immobile, aspettando una reazione di Emmett.

Non si fece pregare e io mi ritrovai a esultare come una pazza quando le sue labbra sfiorarono le mie delicatamente. La sua lingua guizzò fuori, tracciando il contorno della mia bocca e chiedendovi accesso.

Non glielo negai.

Come avrei potuto farlo? Anelavo quel bacio da tanto di quel tempo!

Le mie braccia si strinsero alle sue spalle, le mie mani trovarono dimora tra i suoi capelli. Mi erano mancati così tanto quei morbidi riccioli, mi veniva quasi da piangere visto il glorioso momento che stavo vivendo.

Emmett mi strinse a sé baciandomi con foga, sembrava un leone in gabbia che finalmente veniva liberato. Le sue mani salirono tra i miei capelli, sciogliendo implacabili la complicata acconciatura che avevo elaborato per la serata.

I riccioli biondi caddero sulle mie spalle e Emmett abbandonò le mie labbra per immergervi il viso, rilasciando un mugolio di vero e proprio piacere.

- Che fai? – ridacchiai divertita e con il fiatone. Avrei fatto meglio a riprendere confidenza con quel tipo di baci, ero un po’ fuori allenamento.

- Hai un odore delizioso. – sussurrò contro il mio orecchio, baciandomi con delicatezza il collo. Le sue mani scesero sulle mie gambe, accarezzando la pelle scoperta delle cosce. Quel vestito così corto si stava velocemente dimostrando una grazia scesa dal cielo.

Le mani di Emmett vagavano senza ostacoli, leggere come farfalle e bollenti come lava.

Rabbrividii.

- Ehi, ma che state facendo? – una voce sconcertata e allibita si fece spazio nella nostra bolla privata, mandandola in pezzi e facendomi desiderare di essere figlia unica. Ma perché Bella e Alice erano sempre così inopportune?

Mi allontanai velocemente da Emmett, dandomi una veloce sistemata. Non potevo vedermi ma ero certa di avere le guance in fiamme e i capelli scarmigliati, uno spettacolo insomma.

Per non parlare del vestito, sollevatosi in maniera indecente!

- Niente che sia degno di nota. – risposi incenerendole con lo sguardo.

Il ghigno di Edward era il più vistoso che io avessi mai visto. Mentre si sedeva e faceva accomodare Bella sulle sue gambe era l’immagine del cosiddetto “non raccontarmi cazzate, tesoro caro.” – Sai che a me non sembra? Visto il vostro aspetto viene da pensare tutt’altro! –

- Fratello, perché non ti fai i cazzi tuoi? – ringhiò infastidito Emmett.

- Ma come, solo poco fa’ ti stavi divertendo così tanto a farti i miei! Non ti va se ricambio? – ghignò quel gran pezzo di idiota di Edward.

- No, non mi va per niente! – sibilò facendo schioccare l’osso del collo con uno sguardo minaccioso.

- D’accordo, perché non la finite con questa gara a chi è più macho? Ci state annoiando. – commentò Alice, arrivando insieme a Jasper e portando una lunga serie di bicchieri e birre. – Rose, chi era il tipo da sballo che era con te al bancone? –

Emmett, accanto a me, grugnì. – Ero io. – ironizzò.

Mia sorella sollevò gli occhi al cielo, sedendosi dinanzi a noi e mettendo tutta la mercanzia sul tavolino. – Ho parlato di un tipo da sballo, non di uno scimmione ammaestrato. – sorrise, falsa come Giuda.

- Alice! – la ammonii con lo sguardo. – Era un agente per modelle o qualcosa del genere. – borbottai, non sapendo bene come etichettare Brian.

- Oh, andiamo! – sbuffò Emmett. – Non puoi davvero pensare che stesse dicendo sul serio! Era un palese tentativo di rimorchiarti. –

Iniziavo ad irritarmi sul serio con queste sue considerazioni così assolutamente maschiliste e prive di spessore. Secondo lui nessun ragazzo poteva parlarmi senza avere secondi fini e di tipi sessuali? Era totalmente assurdo!

- Devi necessariamente renderci partecipi delle tue teorie assolutamente pessime? – sibilai arrabbiata. Bacio o non bacio!

- Ci stava provando con la mia ragazza! – si difese lui, osservandomi con uno sguardo duro e possessivo.

- Davvero? E chi è? – ironizzò Bella beccandosi un dito medio davanti al naso. – Senti Cullen, ma perché non vai a farti… -

- Dannazione, ma la smettete o no? State iniziando a darmi sui nervi con questi battibecchi, sembrate dei bambini! –

Silenzio.

Beh, assistere ad una sfuriata di Jasper, solitamente calmo e composto, evidentemente faceva quell’effetto. Ma aveva di sicuro ragione, sembravamo proprio una combriccola di adolescenti che si contendevano un pacchetto di sigarette o roba simile. Veramente denigrante come cosa.

- Oh, finalmente! – commentò quando calò il silenzio. – Ora Rosalie ci dirà che cos’è questa cosa dell’agente per modelle o roba simile. – mi incitò con tranquillità Jasper.

Emmett evidentemente si era perso qualche parte di quella frase perché si intromise. Di nuovo. – Non era niente, voleva solamente fare colpo! –

Mi alzai in piedi, al limite della sopportazione. Glielo avrei fatto capire con le cattive che non tutti quanti erano interessati solamente a portarmi a letto. – Torno subito. – annunciai con voce gutturale allontanandomi da sola.

Per poco.

- Dove stai andando? –

Sollevai gli occhi al cielo, spostando in malo modo una coppietta impegnata ad amoreggiare sul mio cammino. – Sto andando a dimostrarti che ho ragione io. –

- Non è una buona idea! – si oppose Emmett, tallonandomi.

- Tu dici? –

- Rosalie. – afferrò il mio braccio, facendomi girare a guardarlo in faccia. D’accordo, era incazzato. Molto anche. Troppo, direi. Ma non era affar mio, se avessi ceduto su quel punto l’avrei dovuto fare anche per altre cose e non ero una che concedeva la vittoria tanto facilmente.

- Che vuoi? –

Si avvicinò al mio viso. – Sei la mia ragazza e non voglio che tu vada da quei tipi. Dannazione, dammi retta almeno una volta! –

L’occhiataccia che guadagnò era da record. – Ho una mia testa e sono solita farla funzionare. Scusami tanto se non mi lascio comandare come un cagnolino. E ora stai a guardare. –

Con un sorriso smagliante mi presentai dunque al cospetto degli amici di Brian.


****

  - Sto aspettando. –

- E allora aspetterai ancora un bel po’, credo. –

- Brutta cosa quando una donna dimostra di avere ragione, vero? –

Eravamo nel parcheggio della discoteca, era quasi mattina e mi sembrava di vivere in un sogno. Era risultato che avevo ragione io, Brian non stava affatto mentendo. Prova di questo era il biglietto con il logo di un’importante casa di moda, che stringevo nella mano destra.

Emmett mi aveva tallonata dall’inizio alla fine della conversazione, aveva confermato la mia tesi che lo vedeva come un fidanzato geloso e possessivo. Ma per me non era stato affatto un problema, anzi.

A differenza di Royce, Emmett sembrava capire quando era il momento di lasciarmi i miei spazi. Mi piaceva come cosa, forse più di quanto mi aspettassi.

- Si beh, non abituartici. – borbottò, salendo in macchina e accendendo.

Sorridendo mi misi accanto a lui. Edward avrebbe portato Bella a casa, mentre Jasper sarebbe andato con Alice. Tutte le coppiette riunite, dunque.

- Tu cosa ne pensi? Insomma, magari potrei diventare davvero una modella! –

L’entusiasmo nella mia voce era palese, malgrado avessi solamente un pezzetto di carta tra le mani mi sentivo la padrona del mio destino. Mi sarebbe piaciuto davvero se la mia vita avesse preso quella direzione e gli esami che si avvicinavano erano solamente una manna dal cielo.

Infatti era necessario aver finito la scuola prima di intraprendere quella strada e io ero, ormai, al capolinea. Non ero attirata dalla prospettiva di università e roba simile, preferivo vagliare altri scenari.

- La bellezza non ti manca di certo. – commentò distrattamente uscendo dal parcheggio e accodandosi dietro la macchina di Jasper e Alice.

Lo guardai in viso, trovandolo incredibilmente scuro e tenebroso. – Non sei contento. – constatai tristemente. Insomma, mi avrebbe fatto piacere se anche lui condividesse il mio entusiasmo ma evidentemente non era aria.

Sollevò le spalle. – Sono contento per te, certo. L’unica cosa che non mi attira è che tutti quei ragazzi e vecchi ti vedranno mezza nuda. Insomma, se mai ti prendessero per una pubblicità di intimo e mettessero i manifesti di te con un mini completino? Come potrei mai sopportarlo? – ringhiò geloso come non mai.

- Emmett. – cercai di farlo ragionare. – Non ti sembra un po’ prematuro parlare di spot pubblicitari e cartelloni? –

- Tanto ti prendono, lo sappiamo tutti e due. – annunciò con voce tombale.

Ma magari fosse come diceva lui!

- Se vuoi puoi venire con me, no? Così controlli lo svolgimento della cosa. – lo incitai, cercando di non scoppiare a ridere dell’assurdità della cosa.

Emmett, io, modelle, cartelloni pubblicitari di me in intimo e spot vari non erano proprio una cosa da accostare.

Lo sguardo che Emmett mi lanciò mi lasciò un attimo sconcertata. – Questo è certo, tu lì da sola non ci vai. –


 

  ****

Sei mesi dopo.

- Ma non ti sembra un posto un po’ troppo losco? –

Sollevai gli occhi al cielo, sistemando la borsa a tracolla e dandomi una sistemata ai capelli. – Piantala Emmett. –

- Insomma, guarda! Sembra un insediamento di ladri e violentatori. Quelle persiane nere sono sospette. – bofonchiò afferrandomi per la vita e avvicinandomi a lui con fare protettivo.

- Ma tu che ne sai di insediamenti simili? Detto da uno che proviene da Forks è un pochino assurdo, abbi pazienza. –

Emmett ghignò spavaldo, guidandomi davanti le porte di un ascensore elegante e guardandosi attorno con le movenze di un agente segreto. Ero al limite della sopportazione, ancora una buffonata simile e avrei iniziato ad urlare come un pazza.

Per me era già abbastanza snervante aspettare che dei pezzi grossi della moda mi esaminassero, figurarci con un ragazzo idiota che faceva battute cretine.

- Ho visto tanti di quei film, baby! Solitamente i magnati del crimine si nascondono nel… -

-  Emmett! O la pianti o te ne torni a casa! Non mi sei di alcun aiuto se fai così, lo capisci o no? – sbottai perdendo la pazienza.

Sollevò le mani, con fare di resa.

Le porte dell’ascensore si aprirono con uno scampanellio allegro e in religioso silenzio entrammo. Sistemai con gesti impazienti il vestito nero che indossavo, osservandomi ansiosamente allo specchio.

La scuola era finita da due mesi e io, con il mio diploma tra le mani, ero pronta a fare il grande salto. Naturalmente avevo dovuto sistemare varie cose e tra un avvenimento e l’altro erano passati dei mesi prima che potessi presentarmi al provino.

C’era anche da dire che Emmett, passato ormai a fidanzato ufficiale, non era di alcun aiuto. Continuava a tirar fuori viaggi su viaggi, così da tenermi ben lontana dall’ipotesi di un provino.

- Sei nervosa? – esordì all’improvviso, afferrandomi per i fianchi e attirandomi contro il suo corpo.

Annuii, rilasciando un sospiro e abbandonandomi contro di lui. – E se non dovessi piacergli? Sarebbe una tale delusione. –

Emmett mi voltò, facendomi trovare dinanzi a lui. Il suo sguardo trasmetteva un’adorazione così grande da lasciarmi senza fiato, stordita. – Sei bellissima Rosalie. Nessuno potrebbe mai dire il contrario. Se lo facesse vorrebbe dire che è cieco e stupido e dovrei malmenarlo. – sfiorò le mie labbra con le sue. – Tu per me sei bellissima, è la mia opinione che conta. –

Sorrisi felice, finalmente tranquilla.

Beh, tranquilla è una parolona. Quando le porte si aprirono e Emmett mi sospinse con delicatezza in avanti, avrei volentieri preso il primo volo sola andata per l’Europa.

Ma questo è solo un dettaglio, no?

__________________________________________________________________________________________


** Note **

Aggiornamento veloce perchè devo davvero scappare!! Il capitolo NON è betato, appena lo sarà lo riposto corretto!

Questo è l'ultimo Pov Rose, ho voluto concentrare l'attenzione sul suo futuro piuttosto che sul suo rapporto di coppia, perchè nel suo Epilogo ci saranno molte rose e fiori! XD

Scappo, segnalandovi una storia Originale Romantica che ho postato l'altro giorno; è solo il prologo ma mi farebbe piacere una vostra opinione!

Eccola qui:

E grazie anche a chi ha postato il prologo di:      Together Forever   Ho già 3 capitoli pronti + tutta la scaletta! A breve inizio a postare! ^_-

Buona giornata a tutti!

Avviso: per chi era iscritto alla pagina delle mie storie, è stata cancellata per motivi di privacy! C'è però un gruppo privato, chiunque volesse può tranquillamente chiedere l'iscrizione, specificando il suo account Efp! Noterete subito la differenza tra la pagina e il gruppo, in quanto quest'ultimo è più attivo: ci sono spoiler, iniziative di gruppo e trame per nuove storie!
Iscrivetevi, mi raccomando! ^_-



Avviso 2: ho fondato, in collaborazione con Mirya e Shinalia, un gruppo per urlare NO al plagio sul web!! La nostra è una protesta contro le persone che, prive di coscienza, plagiano e copiano palesemente tutte le storie che circolano sui siti! Iscrivetevi perchè è un iniziativa importante!!  

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Capitolo 30
*** Epilogo I: Rosalie ***


Scommettiamo?

Epilogo I.

Pov Rosalie.

New York City.

- D'accordo, ora sorridi. Così, così… splendida! Ora ne facciamo qualche altra con la pelliccia bianca, poi potrai andare a cambiarti e indossare il vestito rosso. -

I flash erano accecanti, l'aria era calda, soffocante e opprimente, faceva sì che i miei capelli sembrassero un peso di due tonnellate aggravato da una quantità di lacca che avrebbe potuto definirsi illegale. Mi sentivo spossata, debole e senza alcuna voglia di fare qualsiasi cosa, meno che mai posare per l’ennesima rivista di moda.

Ma il mio era lavoro e si sa, non sempre si trova in esso il connubio tra piacere e dovere.

- Rosalie, sei pronta? - Charles, il fotografo che si stava occupando del mio servizio fotografico, sollevò la macchina fotografica come ad incitarmi a tornare al mio posto. Sinceramente? Mi sembrava di essere una marionetta tra le mani di un bambino crudele che si diverte a sballottarla qua e là, senza alcuna delicatezza né pietà.

Afferrai velocemente un bicchiere d'acqua e ne mandai giù il contenuto in una sola sorsata, rinfrescandomi la gola arsa che sembrava reduce da un safari nel deserto. Mi lasciai andare alle mani delle truccatrici con palese fastidio e poi tornai al palco adibito a set fotografico, laddove io e il mio corpo statuario eravamo sotto gli occhi affascinati dell’intera sala. Ecco uno dei momenti in cui sentivo di odiare il mio lavoro di modella, uno di quelli in cui mi chiedevo chi me lo avesse mai fatto fare. Avrei potuto scegliere qualcosa di più interessante e che magari implicasse l’uso del cervello, invece no! Ragazza immagine. Che pessima scelta la mia.

- Brava… sorridi, ammicca… perfetta! -

Uno scatto. Due scatti. Tre scatti.

Il mio stomaco iniziò a dare segni di cedimento, quasi l’acqua bevuta poco prima fosse decisa a ritornare in superficie, ignorando la totale inadeguatezza della situazione. Mi ritrovai paralizzata dall'orrore. Oh no, non di nuovo! E non mentre ero a lavoro, dannazione!

- Rose, stai bene? - chiese Miranda, osservando al pc le foto appena caricate.

Cercai di rispondere ma l'ondata di nausea che mi travolse fu così potente da togliermi persino la parola. Mi limitai a scuotere la testa, lanciando frettolosamente la finta pelliccia a terra e correndo a passo spedito verso il primo bagno sulla mia strada.

Riuscii ad infilarmi nel cunicolo per un soffio e mentre ero impegnata a vomitare anche l'anima compresi che, decisamente, c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che andava oltre le mie inutili chiacchiere circa il lavoro perfetto e circa l’usare il cervello.

Era la decima volta nel giro di due settimane che rivivevo la stessa, identica situazione ed era chiaro che non si trattava di semplice coincidenza. Avrebbe potuto essere un virus, certo, ma io non ero di certo così positiva in merito.

La totale assenza del ciclo mestruale annullava completamente la teoria “virus passeggero” e la dirottava con inaudita violenza verso qualcos’altro di decisamente più incisivo, importante e spaventoso.

Qualcosa di grosso bolliva in pentola, potevo sentire la soffocante presenza di una novità in arrivo. Restava solamente da decidere se volevo scoprire di che genere si trattasse e soprattutto se ero pronta per scoprirlo.

Francamente?

Io avrei risposto di no. Su tutta la linea.

**

Eravamo a pranzo.

Io e Emmett avevamo iniziato a convivere insieme da circa un anno e mezzo, avevamo preso in affitto un appartamento nel centro di New York per andare incontro alle mie esigenze di modella e alle sue, di avvocato di grido.

Un’enorme schiaffo morale a chi lo definiva uno scimmione senza cervello! E poco importava che anche io fossi tra quella categoria di persone che lo avevano almeno una volta definito tale, Emmett era stato in grado di farci tacere tutti quanti.

- Sono incinta. - buttai lì come se niente fosse, afferrando un vassoio di carne e mettendomene un po' nel piatto. Distrattamente mi chiesi se era il caso di aggiungerci anche della verdura, da qualche parte avevo letto che faceva bene. Si, alla fine decisi che lattuga e pomodori sarebbero stati perfetti.

Emmett annuì distratto. - Capisco. Senti, tornando al viaggio di cui ti… - si bloccò, evidentemente conscio di quello che avevo detto. - Tu sei cosa? Scusa, penso di non aver capito bene! -

Ecco, come al solito quando si parlava di cose serie il neurone di Emmett si spegneva e andava a farsi un bel giretto. Chissà come mai era attivo solamente durante le sedute in tribunale, c’era qualcosa che non tornava affatto. D'accordo, una gravidanza non era esattamente quello che avevo programmato, ma ero incinta e questa era la cosa importante.

Oltretutto io e Emmett facevamo ormai coppia da secoli, eravamo quelli invidiati da Alice e Jasper, che si vedevano poco a causa dei lavori troppo distanti e… beh, visto com'era finita tra Bella e Edward, loro di sicuro non ci invidiavano per niente.

- Sono incinta. – pigolai osservando il mio piatto. All’improvviso, la voglia di mangiare era evaporata nel nulla. – Si, insomma, è da poco che l’ho scoperto. Non capivo come mai avevo continuamente la nausea, non mi lasciava nemmeno lavorare in santa pace! E poi mi sono anche accorta di non aver avuto il ciclo e quindi sono andata dal medico… - Stavo blaterando, me ne rendevo conto.

Semplicemente avevo paura che Emmett si arrabbiasse con me e non so, che mi lasciasse forse? Si, avevo paura anche di quello. Emmett era diventato il mio mondo, senza di lui sapevo di essere qualcosa di totalmente inutile.

Avevo maturato un’assoluta dipendenza dalla sua presenza e malgrado mi rendessi conto che dipendere da qualcuno non ha mai portato belle cose, non potevo farne a meno.

- Quindi sei incinta. – sussurrò lui passandosi una mano tra i capelli. La tensione a tavola era palpabile, si poteva tagliare a fettine. Infondo me lo aspettavo, eppure non potei fare a meno di rimanerne un tantino delusa.

Ero incinta, dannazione! Incinta di suo figlio! Un minimo di entusiasmo sarebbe stato più che gradito!

- Si. –

Emmett annuì, pallido come un fantasma.

- A cosa stai pensando? – mormorai.

Non rispose, semplicemente si alzò in piedi e si inginocchiò dinanzi a me. – Sposami Rosalie. Diventa mia moglie e coroniamo il nostro sogno. –

Silenzio.

- Mi stai prendendo in giro? – riuscii a gracchiare, sconvolta. Decisamente la mia vita stava cambiando troppo in fretta, prima la gravidanza e ora il matrimonio. Mi sembrava quasi di essere salita su una giostra che aveva iniziato a muoversi come impazzita, senza più fermarsi.

Emmett arricciò il naso, indispettito. – Perché dovrei? –

- Non mi sembri il tipo da amore, matrimonio e via dicendo. Tu sei Emmett Cullen, cavolo! Avvocato di grido osservato con brama da tutte le tue colleghe! E ora che l’argomento è saltato fuori, puoi riferire a Victoria che se ci prova di nuovo con te le prendo quel suo rossetto rosso sangue e glielo ficco su per il… -

- Rose! – mi interruppe lui, afferrandomi per le spalle e scrollandomi con delicatezza. – Stai straparlando e inizio a non seguirti più, te ne rendi conto? – affermò leggermente preoccupato, osservandomi come se fossi pazza.

- Ma lei ci prova con te in maniera palese! – ribattei stringendo i denti e immaginando il glorioso momento chiamato “torturare la piattola rossa”. In realtà sapevo bene che tutta quella solfa non aveva niente a che fare con la gloriosa quanto inaspettata richiesta di matrimonio da parte di Emmett, però non potevo bloccare il mio cervello che sembrava deciso a concentrarsi su tutt’altro.

La mia non era altro che paura, semplice ma irrazionale paura.

- Stavamo parlando di sposarci, ora Victoria non ha nessuna attinenza con questa conversazione! E prima che tu continui a blaterare, sappi che amo solo te e lei non la vedo nemmeno, per quanto cerchi di mettersi in mostra. –

- Allora lo ammetti! – strillai puntando l’indice contro il suo petto. – Ammetti che lei ci prova con te! Visto? È così disgustosa! Meriterebbe una lezione, forse potrei… -

- Rose! La smetti o no?! Stai blaterando di tutto ma ancora non mi hai dato una risposta! – strepitò infine, perdendo definitivamente la pazienza. – Mi vuoi sposare?! -  

- Mi prendi alla sprovvista, non avevo mai pensato a diventare tua moglie. – mormorai con un opprimente peso che mi serrava lo stomaco. Sollevai lentamente lo sguardo su di lui e le parole che tanto avevo cercato si palesarono con tale forza che non ero troppo convinta di essere stata io a pronunciarle. – Ti amo Emmett. Ti amo e sarei orgogliosa di diventare tua moglie. -

___________________________________________________________________________

** Note **
Ecco il primo epilogo, dopo secoli e secoli! Scusate, ma la scuola e la maturità mi stanno seriamente uccidendo! Senza contare la parallela decisione di quale università frequentare! -.-"

Comunque ecco qui! Non è lungo perchè collegato all'epilogo di Alice e Bella, che forniranno la conclusione di questo e al contempo lo sviluppo circa le loro vite! Spero di postare presto.

Baci

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Capitolo 31
*** Epilogo II: Alice. ***


Dedicato a:
Shinalia & EllaPic
Per la bellissima settimana passata insieme in giro per la Campania. Aspetto l'estate per replicare quel delirio.
Vi adoro. 

Scommettiamo?

Epilogo II.

Pov Alice.



Londra.

Ero immersa in un sonno profondo, tranquillo e pacifico. Le coperte calde si modellavano attorno al mio corpo in maniera sin troppo perfetta e simulavano ciò che più bramavo in momenti come quello: il dolce abbraccio di Jasper.

Erano le quattro del mattino quando il cellulare iniziò a suonare in maniera molesta e insistente, strappandomi al mio meritato riposo con una violenza inaudita. Speravo che fosse qualcosa di quantomeno importante o il mio interlocutore avrebbe avuto vita breve. Molto breve.

- Sono le quattro del mattino e chiunque tu sia spero per te che sia qualcosa di importante! – strepitai accettando la chiamata e spostando una ciocca di capelli che mi ricadeva dinanzi gli occhi gonfi di sonno. Ero andata a letto solo qualche ora prima e la stanchezza si faceva sentire con peso opprimente.

- Preparati a fare le valigie e venire a Forks, sorellina! Ti ho appena ingaggiato per un lavoro. – La voce squillante e allegra di Rosalie si fece largo attraverso la spessa nube di sonno che minacciava di prendere il sopravvento nella mia mente. Non la sentivo da almeno due settimane e aveva scelto proprio il momento del sonnellino per chiamarmi. Tipico di lei.

- Non so che diavolo tu stia blaterando e non mi interessa nemmeno saperlo! Domani devo essere in forma per i preparativi delle nozze di William e Kate e detto questo ti saluto. Ah, ovviamente la pagherai cara: stavo dormendo alla grande! – sibilai astiosa, gettandomi all’indietro sui morbidi cuscini e preparandomi a chiudere la conversazione.

Rosalie sbuffò sonoramente, potevo chiaramente immaginarmela mentre stringeva gli occhi infastidita e si preparava ad una sfuriata con i fiocchi. – Senza offesa per quei due damerini, ma tua sorella è più importante! –

Alzai gli occhi al cielo. – Si, ma non mi dire. Peccato che loro si sposano e io sono stata assunta come organizzatrice del loro matrimonio. Tu, mia cara e adorata sorella, non ti sposi e non mi hai assunto per nessun evento mondiale! Non ti offenderai se ti dico di andare al diavolo, vero? Perché lo sto facendo proprio ora. –

- Ah ah! – urlò lei, facendomi dubitare seriamente della sua sanità mentale. Che tutti quei flash che era costretta a sopportare durante sfilate e servizi fotografici le avessero fritto il cervello?! – Qui ti sbagli. –

Rimasi un attimo in silenzio,cercando di capire cosa diavolo stesse cercando di dirmi. – Rose, di che parli? – chiesi cauta, quasi avessi tra le mani una bomba pronta ad esplodere. Ma nonostante ciò non mi stupivo più di tanto, con lei la situazione tendeva sempre al pericoloso.

- Indovina un po’: Mi sposo! – annunciò con voce entusiasta strappandomi ogni briciola di sonno mi fosse rimasta addosso. Bene, se quella non era una notizia shockante non so nemmeno io cosa fosse. Dio mio, Rosalie sposata! Allora la fine del mondo era davvero così vicina come predetto dai Maya.

- Scusa, e il fortunato chi sarebbe?! – chiesi con perfidia, giusto per farla incazzare un pochino. Naturalmente mia sorella non si lasciò pregare e mi invitò calorosamente ad andare al diavolo, iniziando poi a blaterare circa cosa desiderava per il grande evento.

E il grande dilemma si palesò velocemente dinanzi ai miei occhi: chi scegliere tra i Reali D’Inghilterra e mia sorella Rosalie?!

**


- Credo di stare per vomitare. – esordì Rosalie, vestita di tutto punto con un fascinoso ed esagerato vestito da sposa color panna. Alla fine la mia scelta era ovviamente ricaduta su mia sorella e dopo aver abbandonato l’evento dell’anno mi ero recata nella tetra e grigia Forks, decisa più che mai ad attentare alla mia salute mentale per rendere felice mia sorella.

- Sono quasi sicura che sarebbe di cattivo gusto, quindi evita. – brontolai scorrendo con lo sguardo una lunga lista, così da assicurarmi che ogni dettaglio dei miei progetti fosse stato rispettato a dovere.

Ignorando l’occhiataccia della quasi sposa mi concentrai su Bella, appoggiata alla porta con la faccia di una che desidera stare ovunque tranne che lì. Anche andare all’inferno le sarebbe andato bene, pensai con un improvviso moto di tristezza.

- Bells, tutto ok?! – chiesi con un sussurro, avvicinandomi a lei e stringendole con delicatezza il braccio. Tutti noi sapevamo bene quale sforzo fosse per lei stare lì in quell’occasione e non potei che apprezzarla per quello che stava facendo per amore di nostra sorella.

Si limitò a scuotere il capo e in silenziò uscì dalla stanza, lasciandomi da sola con una blaterante Rosalie.

- Senti, datti una calmata e smettila. Rovini il trucco facendo così e non mi sembra proprio il caso di richiamare Mary per rifarlo. Ti stai per sposare! Un minimo di allegria. – sbottai alla fine, innervosita dal suo incessante farneticare.

Tra le tre lei era quella che aveva avuto il lieto fine che ogni ragazza brama per sé, vederla lamentarsi era profonda fonde di irritazione per me. La mia storia con Jasper non progrediva verso nessun orizzonte e la depressione si faceva man mano largo in me da mesi, ormai.

Il solo fatto che io non andassi in giro a lamentarmi come faceva lei non significava di certo che la mia vita fosse tutta rose e fiori.

Con un grugnito esasperato uscii anche io dalla stanza, ritrovandomi il centro dei miei pensieri dinanzi. Non lo vedevo da due mesi ormai e il fatto che stessimo diventando due semplici conoscenti mi bruciava da morire.

Quando era iniziata quella lenta discesa verso il declino della nostra relazione?!

Non avrei saputo dirlo con certezza.

- Ehi, ciao. Ti stavo cercando. – asserì Jasper con un sorriso, sistemandosi con gesti goffi la cravatta, quasi temesse che in memoria dei vecchi tempi iniziassi a sgridarlo circa il suo abbigliamento. Peccato che non ci fosse niente da dire, in quel momento. Jasper toglieva semplicemente il fiato. Era così bello che lo avrei volentieri portato via da quella cerimonia solamente per sottrarlo dagli sguardi bramosi e famelici delle donne in sala.

Dio, un po’ di contegno! State sbavando, pensai con un guizzo di furia negli occhi.  - Stavo facendo da balia alla sposa e che Emmett non me ne voglia, sono molto vicina ad ammazzarla. Questa giornata finirà nel sangue, ne sono certa. – ringhiai a denti stretti, lasciando che Jasper mi prendesse per mano e mi conducesse fuori.

Un ondata di aria gelida mi investì con violenza, facendomi ritrovare la calma e freddando i miei propositi di vendetta. Docile lasciai che mi accompagnasse ad una panchina sistemata dinanzi un rosetto e sedendomi con grazia, aspettai che iniziasse un argomento qualsiasi.

- Voglio che tu venga a vivere con me. –

Bene, stavo aspettando che Jasper dicesse qualcosa, no?! Allora come mai la mia bocca era spalancata in maniera davvero poco femminile e i miei occhi sembravano delle biglie in una vasca d’acqua?!

La distanza, ecco cosa stava logorando la nostra relazione. La maledetta distanza e il vedersi solamente poche volte l’anno, perché il mio uomo era impegnato nell’esercito e per me era impossibile seguirlo.

- Cosa stai dicendo?! – gracchiai spaventata dalle sue parole. Mi stava forse prendendo in giro?! – Sai che è impossibile, verrai richiamato la prossima settimana e dovrai andare nuovamente in missione! Che modo di vivere insieme sarebbe, me lo spieghi?! Cambierei casa ma tu non ci saresti lo stesso! – esclamai con fin troppa enfasi, il viso che velocemente si chiazzava di profonde macchie rosse. Era felicità o rabbia?

Non lo so.

- Sono stato congedato, Alice. Ecco perché sono qui a Forks senza alcuna fretta di andare via. Possiamo stare insieme, e stavolta non sarà solamente per pochi giorni. D’accordo, c’è la concreta possibilità che tra qualche mese io venga richiamato, ma che senso avrebbe negarsi del tempo insieme?! Andiamo a vivere insieme! – asserì, serio come mai era stato. Gli occhi di Jasper brillavano di una determinazione sconvolgente e prima di rendermene conto mi ero gettata tra le sue braccia, le mani affondate nei suoi morbidi riccioli biondi e la lingua che accarezzava la sua.

Mi strinse con foga al suo ampio petto, le grosse mani che vagavano per la mia schiena e trovavano con facilità i lacci del mio vestito da damigella. Non mi preoccupai minimamente del fatto che qualcuno potesse vedermi, ero con il mio uomo e solo quello era importante.

Leste le mie dita si mossero sulla sua camicia, sbottonandola e aprendola, mostrando al mio sguardo bramoso il suo petto dalla pelle glaba e dorata, quasi fosse una statua levigata dalla mano di un Dio. Mi leccai le labbra, un incredibile fame di assaporare il corpo di Jasper che attraversava il mio sangue concentrandosi nel bassoventre, scosso dai primi accenni della bruciante passione che quei contatti stavano risvegliando in me.

Lui rise, accorgendosi della direzione che avevano preso i miei pensieri, e stringendomi tra le braccia si sollevò dalla panchina, conducendomi al riparo per potersi dedicare all’occupazione più bella del mondo: farmi sua.


**

-    Dove diavolo è finita Alice?! –

-    È sparito anche Jasper, come ci si può sposare se i testimoni non ci sono?! Sempre i soliti! -



** Note dell'Autrice **
Non sono morta, dispersa o ferita. Sono stata SOLAMENTE 3 mesi senza uno straccio di connessione a casa, quindi impossibilitata anche solamente ad entrare a leggere i vostri commenti.
Oggi, tornata a casa da lezione, ho visto che l'amata lucetta sul modem era accesa ed eccomi qui!
Allora, spiegazione:
Jasper è un soldato dell'esercito Americano, un pò come richiamo al libro.
Alice organizza matrimoni vip, in omaggio al fatto che nel libro è lei a organizzare quello di Bella.
La loro relazione è messa in crisi dalla distanza, finché Jasper non decide di andare a vivere insieme. Niente matrimonio o figli, per loro. Per ora... Perchè dico per ora?! Lo scoprirete presto.
Rimane l'epilogo di Bells, il più lungo e a mio avviso quello che sarà meno gradito. Vedrete perchè!! Lo pubblicherò Martedì, è già scritto ma voglio ampliare qualche piccola parte.

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno commentato, a quelli che hanno iniziato a leggere questa storia da poco e a tutti quelli che chiedono a gran voce che io scriva un libro da pubblicare. Vi posso dire che si, c'è un progetto in corso su questa linea... *sorride arrossendo*
Siete davvero fantastici, "scommettiamo?" ha superato le 1130 recensioni. Dico solo: WOW.
Ora vi lascio, a Martedì.

With Love, Vale.

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Capitolo 32
*** Epilogo III: Bella. ***


Scommettiamo?

Epilogo III.

Pov Bella.



Parigi.


- Dì a Rosalie che le auguro tante care cose e che verrò a trovare lei e Emmett più avanti, dopo il ritorno dalla Luna di miele. E auguri per il bambino. –

Al telefono con mia sorella Alice, osservai con malcelata irritazione le macchine che mi sfrecciavano davanti ad una velocità sin troppo elevata per il centro di Parigi. Ero in un ritardo mostruoso e quel maledetto semaforo non sembrava minimamente intenzionato a scattare e farmi riprendere la mia corsa contro il tempo o, per meglio dire, contro una sfuriata epica del mio capo. Non so bene quando è stato il momento in cui avevo deciso di abbandonare la mia impostazione caratteriale che mi aveva reso famosa come la regina delle stronze, probabilmente lo scorrere del tempo e la maturità avevano giovato persino ad un carattere pessimo come il mio. Una sorta di miracolo probabilmente, un cambiamento così radicale e profondo da portarmi spesso a chiedermi se della Bella di un tempo fosse davvero sopravvissuto qualcosa. Il mio cuore non di certo e tantomeno quegli stupidi sogni d’amore in cui spesso avevo indugiato durante il periodo della mia relazione con Edward.

“ Per favore Bella, almeno per una volta: smettila di fare l’idiota! Lo so, sarebbe come chiederti di andare contro la tua natura ma provaci! Nostra sorella è incinta e si sposa, non puoi davvero pensare di non venire. E perché? Perché ci sarà Edward? Per favore, è ora di crescere! “ strepitò Alice al telefono. Potevo quasi vederla: viso arrossato, fronte aggrottata e labbra ritratte in un ringhio animalesco. Tutti avevano sempre detto che mia sorella avesse le fattezze di un folletto, ma per me lei sarebbe rimasta sempre e comunque una sorta di gnomo malefico e dagli artigli velenosi. Una visione piuttosto estremista ma profondamente veritiera, almeno a mio avviso.

Imprecai, osservando il semaforo che diventava verde e attraversando in fretta e furia la strada. Alice non capiva niente, proprio niente! Per lei era troppo facile parlare e visto come stavano le cose non ne aveva proprio alcun diritto.

Pretendeva che io andassi al matrimonio di Rosalie come se niente fosse, sopportando la presenza di Edward? Come poteva anche solo lontanamente pensare che dopo quello che mi aveva fatto sarei rimasta nella stessa stanza con lui per anche solo un secondo?

Neanche morta. Senza scherzi, avrebbero dovuto legarmi con spesse catene per impedirmi la fuga. Dicono sempre che il passato è passato, ma per me non era affatto così. Sentivo ancora il suo peso sulle spalle, la sua nefasta presenza pronta continuamente a torturarmi e farmi soffrire. Probabilmente ero diventata più responsabile ma allo stesso tempo anche più realista e con ciò, molto più pessimista. L’amore? Una favola per i bambini, per quelle innocenti creature capaci di credere in qualsiasi cosa venisse raccontata loro. Io da tempo avevo perso questa purezza e lo scontro con la realtà ancora mi bruciava.

- Senti, mi dispiace. Davvero. Ma non ho alcuna intenzione di tornare, non me la sento. Ho sofferto troppo a causa sua e non posso tornare e fare finta che non sia successo niente. È impossibile e non posso farlo nemmeno per Rose. Dio, perché non provi ad essere dalla mia parte una volta tanto? Ti è davvero difficile preoccuparti anche solo per un secondo di che effetto potrebbe farmi se tornassi? Cosa potrebbe provocare in me tutto ciò?! Sei la solita dannata egoista, Alice. –

Il mio cuore sembrava essersi diviso in tanti frammenti, uno che gridava la sua fedeltà a mia sorella e uno che voleva metterla da parte per salvaguardare la mia sanità mentale. Ma dimenticare, quello mi era impossibile: nella mia mente era impressa a fuoco l’immagine di Edward, la notte di Natale a letto con Tanya, una troietta che si era da poco trasferita vicino a casa Cullen.

E io che, stupida e innamorata, ero andata da lui con la ferma intenzione di portare un regalo di pace, vista la stupida discussione avuta il giorno prima. È vero, in quel periodo non facevamo che discutere per ogni piccolezza ma questo non aveva mai autorizzato il mio uomo a tradirmi. Io, da regina delle stronze, non avrei mai fatto una cosa del genere, semplicemente perché ero profondamente, totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui.

La sorpresa, purtroppo per me, era stata lui a farmela. Vedere il mio uomo a letto con un'altra era stato un colpo troppo duro da sopportare e l’unico stupido e insensato pensiero che riuscivo a formulare non era altro che: Edward è stato con un'altra oltre me. Io, che continuavo a nutrire la mia mente con pensieri come “sono stata la prima e sarà l’unica” avevo avuto la smentita peggiore che potessi mai ricevere.

Avevo preso il primo aereo disponibile per Parigi e dopo un anno di relazione interrotta in quella maniera così subdola e disgustosa, ero scappata da lui e da Forks. I miei genitori avevano capito che avevo bisogno di andare via, staccare la spina, e mi avevano lasciata andare per la mia strada.

Avevo trovato lavoro in uno studio legale e la mia vita era continuata in maniera piana e monotona, ma per lo meno non avevo più sofferto per amore. Le scopate occasionali non portano poi così tanti drammi amorosi, no?

“ Bella, forse non hai capito! Nostra sorella aspetta un bambino e si deve sposare, non possiamo non andare! Sarebbe un colpo basso, una pugnalata, un modo per farla soffrire… “

La interruppi bruscamente. – Ti farò sapere. Ciao. – Prima di darle il tempo di replicare, la chiamata era già conclusa. Conoscevo mia sorella e sapevo bene quando cercava di fare leva suo miei sensi di colpa per convincermi a fare come diceva lei. Ma non stavolta.

 

***


- Sei venuta. –

Ero una persona incoerente, me lo ripetevo da secoli. Dicevo una cosa ma mi ritrovavo sempre a fare l’opposto, per quello che valeva potevo benissimo stare zitta.

Alla fine, Alice aveva raggiunto il suo scopo: ero tornata a Forks. Solamente per tre giorni, poi sarei ritornata a Parigi e avrei messo di nuovo chilometri su chilometri tra me e la mia vecchia città.

Non sarei rimasta un solo minuto più del necessario lì e la mia presenza lì per me era l’equivalente della condanna a morte peggiore che sia mai stata emessa.

- Ovviamente. – risposi con voce incolore, osservando Rosalie. Sembrava felice e io ero contenta per lei. Se lo meritava alla grande. Per quel che riguardava me, si vedeva lontano chilometri che non ero affatto emozionata dallo stare lì. Il disgusto e il pallore dovuto alla pressante nausea che mi serrava lo stomaco parlavano da soli.

Ma alla fine non era la mia felicità che importava, no? Io ero solo un pezzo di scena, un mobile che doveva presenziare e dispensare falsi sorrisi.

- Non sei felice di essere tornata, vero? – mormorò, afferrando una delle mie borse e aiutandomi a portarla. L’aeroporto era gremito di persone e Emmett ci aspettava poco lontano, un sorriso stupido dipinto sul viso.

- Non sei felice di essere tornata, vero? – mormorò, afferrando una delle mie borse e aiutandomi a portarla. L’aeroporto era gremito di persone e Emmett ci aspettava poco lontano, un sorriso stupido dipinto sul viso che si incrinò non appena vide il mio accompagnatore.

- L’ho fatto per te. Per te posso sopportare di vederlo. E poi ho Matt con me! – sussurrai con un groppo in gola. Stavo mentendo in maniera così spudorata e perfetta da risultare perfettamente credibile. Non a me stessa, ovviamente, purtroppo non ero ancora così brava da riuscire in una simile impresa ma contavo di diventarlo presto. Per lo meno, avrei avuto sicuramente un sacco di occasioni per fare pratica.

Mia sorella mi guardò di sfuggita e sorrise. – Sono felice di riaverti. Qui. Mi sei mancata tantissimo, le sorelle non dovrebbero rimanere così a lungo separate come è accaduto a noi. –

- Bella, mio Dio! Ma sei bellissima. Fatti abbracciare! – Emmett e il suo entusiasmo. In altri tempi mi sarei lanciata tra le sue braccia e avrei iniziato una discussione fatta di battutine e di puro cazzeggio, ma quei tempi non esistevano più da parecchio. Ricordandomi che lui condivideva lo stesso sangue di Edward lo strinsi in un freddo abbraccio e misi subito una distanza di sicurezza tra me e lui, quasi temessi che potesse contagiarmi un morbo incurabile e altamente dannoso.

- Emmett, ciao. – risposi senza la minima traccia di entusiasmo, intrecciando le dita della mano destra con quelle di Matt. Gli innamorati facevano così, no?! Non me lo ricordavo più. Era passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che quel sentimento aveva avuto modo di sbocciare nel mio cuore. – Lui è Matt, il mio uomo. – risposi con voce perfettamente credibile, sfoggiando il sorriso migliore che potessi metter su in quel momento.

Mio cognato storse la bocca ma si riprese velocemente, tendendo la mano verso il mio pseudo fidanzato e stringendogliela con un po’ troppa calorosità. Non me ne curai, mi limitai ad entrare in macchina e a tirarmelo dietro, senza riuscire a non sentire il saluto di Emmett. - Piacere di conoscerti, Matt. Benvenuto in famiglia. -

Quale famiglia?!

La mia o la sua?!

Sono un'unica cosa, realizzai con un attacco di bile. La mia famiglia e quella di Edward stavano per diventare un tutt’uno.

Cos’era la bruciante voglia di piangere che provai al solo pensarci?!

Volevo tornare di nuovo a Parigi, volevo scappare. Non sarei mai dovuta tornare, non ero affatto pronta per affrontare tutto ciò, mi resi conto disperata. Il mio cuore batteva veloce e il mio petto si alzava e abbassava rapido, troppo, al ritmo dei miei affrettati respiri. Stavo avendo una vera e propria crisi di panico. A quanto pare ero stata appena fatta prigioniera di qualcosa con cui presto avrei dovuto fare i conti: il mio passato.

Ci sarebbero state vittime? Probabilmente.

Sarei stata risparmiata e graziata? Ne dubitavo.


***


Il gran giorno era arrivato. Per me era qualcosa di simile al giorno del giudizio, il clima di festa che accomunava tutti quanti non scalfiva minimamente il mio animo grigio. Si vedeva lontano un miglio che non volevo essere lì, eppure eccomi a sorridere come se una paralisi facciale avesse appena colpito il mio viso.

- Bella, sorridi. Prova almeno a far finta di essere felice di esser qui, tua sorella è già depressa di suo. Non contribuire! – Accanto a me, Matt cercò di convincermi che un sorriso non avrebbe ucciso nessuno. Io non ne ero poi così convinta, soprattutto perché all’orizzonte era appena apparso il mio incubo.

Edward Cullen.

Come poteva essere così sfacciatamente bello, dannazione a lui!

I capelli erano la solita massa disordinata, eppure erano così perfetti che pareva che il loro disordine fosse studiato alla perfezione. Gli occhi verdi intelligenti e brillanti come sempre, le labbra piene piegate in un sorriso sghembo che sparì non appena mi vide.

Non ero l’unica a non aver chiuso i conti con il passato, era chiarissimo dal suo sguardo pieno di sensi di colpa. Edward avanzò verso di me e io non riuscii a fare di meglio che voltarmi verso il mio accompagnatore e trascinarlo in un bacio vietato ai minori di almeno venticinque anni.

Capì il messaggio: quando mi staccai da Matt, di Edward nessuna traccia. Andava bene così perché in fin dei conti era esattamente ciò che volevo. Dunque perché la mia espressione non trasmetteva alcuna soddisfazione ma, al contrario, la peggiore delle sofferenze?


***

- Dobbiamo parlare. È tutta la sera che mi eviti. Quanto ancora hai intenzione di continuare con questa pagliacciata? –

Catturata nella peggiore delle trappole. Ferma dinanzi lo specchio del bagno osservai il riflesso che si presentava davanti a me, quello che vedeva me e Edward sullo sfondo. Sostenere quella visione era davvero difficile ma grazie al mio sconfinato orgoglio ne uscii vincitrice. Probabilmente fu anche l’enorme irritazione e lo stress che ormai filtravano dentro di me e si diffondevano come un male, consumandomi come se avessi appena contratto una malattia mortale.

Stare vicino a lui mi faceva sentire infetta, sporca. Eppure, assurdamente, anche viva e ardente. Di rabbia, certo, ma comunque ardente, un’emozione che non provavo da tempo immemore.

Sollevai il viso con uno scatto orgoglioso del mento e socchiusi gli occhi in un’espressione carica di rancore e rabbia, sentimenti di cui mi ero nutrita negli ultimi mesi. Finalmente dinanzi a me il mio incubo peggiore e che Dio mi aiutasse, l’unica cosa che volevo era colpirlo con uno schiaffo in pieno viso. E perché no, magari colpirlo anche con un calcio abbastanza forte da castrarlo definitivamente. – Rammentami per quale motivo dovrei parlare con te. Illuminami su quale argomento dovrei condividere e con te e soprattutto, spiegami cosa cazzo ci fai qua dentro. È il bagno delle donne. – Sibilai verso lo specchio, incrociando il suo sguardo su quella superficie lucida e fredda.

Edward mi scoccò un’occhiataccia e provò ad allungare una mano verso il mio braccio, forse per sfiorare la mia pelle o forse per farmi voltare. Non lo so, il mio sibilo di ammonimento fu abbastanza chiaro da permettere ad entrambi di comprendere cosa sarebbe accaduto se avesse osato sfiorarmi. – Dobbiamo parlare di noi, di quello che è successo. Non hai mai risposto alle mie chiamate, ho passato due settimane a cercarti in giro per la Francia perché nessuno della tua famiglia ha mai voluto dirmi dov’eri. Ti ho cercato come un disperato, maledizione! Penso di essermi meritato un attimo del tuo tempo e un briciolo della tua attenzione, direi. –

- Non esiste alcun noi e per la cronaca: quell’attimo l’hai già avuto. Pensi davvero che starò qui con te ad ascoltare le tue patetiche scuse? Dirai che ti dispiace, che non volevi e che non ha significato niente. Aggiungerai che… -

- E’ stato così, maledizione! Io… -

- … è stata la rabbia del momento, che non volevi ferirmi e che era solo sesso. Dirai tante cose ma a me non importa niente. I rapporti si basano sulla fiducia e io non mi fido più di te, semplice. Non avrei mai pensato fossi capace di un gesto così subdolo, avresti potuto lasciarmi e tutto sarebbe finito. Entrambi liberi, senza impegni né vincoli. Ma non era abbastanza, vero? No, dentro di te hai sempre covato rancore per la scommessa che io e le altre abbiamo fatto al liceo. Dovevi vendicarti, farmi capire che anche tu sei in grado di giocare sporco. Beh, sai che ti dico? Hai vinto, Cullen. – La mia voce era fredda e nessuna esitazione accompagnò le mie parole. Per quel che mi riguardava il discorso era chiuso e per tale ragione mi voltai, pronta ad andarmene.

Edward però mi fermò prima che potessi abbandonare il bagno, premendomi con forza contro il lavandino e bloccandomi. I suoi occhi verdi scintillavano minacciosi, segno inequivocabile che a quanto pare non aveva gradito affatto il mio discorso. Beh, affari suoi. – Pensi di sapere tutto, pensi come sempre di avere ragione. Sai cosa significa rendersi conto di aver commesso l’errore più terribile che si possa mai commettere? Sai cosa significa odiarsi ogni ora della giornata, rimpiangendo ciò che hai perso? Io si cazzo, lo so sin troppo bene. Ho sbagliato e me ne rendo conto, entrambi eravamo stupidi e giovani. Ma le cose sono diverse, io sono diverso. Ho passato anni a domandarmi come stessi e se qualcuno avesse preso quel posto che era mio. Mi sono domandato… -

- Non mi interessa. Tieniti le tue dannate domande per te, Cullen. Hai detto bene, sono passati anni. Dimmi, sei mai tornato a cercarmi? Esistono vari modi per rintracciare le persone, se ci tenevi davvero avresti potuto trovarmi. Ma non l’hai fatto perché la verità è che solo un dannato codardo che marcirà all’Inferno. – Urlai spintonandolo con violenza e allontanandolo da me. Mi odiavo per la debolezza che iniziava a manifestarsi chiaramente dentro di me, per quella lieve spaccatura che iniziava a scalfire la mia corazza. – Non hai fatto un cazzo e il tempo è passato. Sei un illuso se davvero pensi che tutto possa davvero tornare com’era prima. I giorni passano e le persone cambiano. Fattene una ragione e vai avanti. – Sibilai spingendolo nuovamente e avviandomi velocemente verso la porta del bagno.

La voce di Edward però mi raggiunse trasmettendomi un brivido. Assurdamente il suo tono mi parve così simile a quello di una condanna che a fatica riuscii ad impedirmi di portare una mano al petto per massaggiarmi laddove il mio cuore palpitava furioso. – Sai che non è finita così, vero? Ora che ti ho ritrovato farò tutto ciò che posso per riaverti. Imparerai a fidarti nuovamente di me e il tuo cuore sarà di nuovo mio. –

Affondai i denti nel labbro inferiore, percependo subito il metallico sapore che si riversò nella mia lingua. – Sei un illuso, Cullen. E non azzardarti a dire che mi hai trovata. Io sono sempre stata in questo fottuto pianeta Terra, è la voglia di cercarmi che ti è mancata. – Commentai freddamente aprendo la porta e mettendo un piede in corridoio.

- Tu dici, Bells? Ma che dici… Scommettiamo che andrà come ho detto? –

Tutto era iniziato con una scommessa.

Tutto il mio futuro si basava, a quanto pare, nuovamente su un’altra.

- Vai al diavolo. – Riuscii solamente a dire andandomene. Assurdamente sentivo il disperato bisogno di andarmene, lontano da Edward, quel bagno e quella scommessa che con un nefasto peso sembrava essersi appena insinuata dentro il mio cuore.


----------------------- Note ---------------------------


 Se iniziassi chiedendo umilmente scusa per questo ritardo, probabilmente servirebbe a ben poco. La verità è che ho davvero pensato di mollare e l’ho quasi fatto. La verità è che la mia ispirazione è sparita, smarrita e persa chissà dove. La verità è che la Saga Twilight era da me sempre più distante, forse perché ormai troppo commerciale, aveva perso quel fascino che esercitava su di me e che mi forniva l’ispirazione utile per scrivere.
La verità è che mi sono detta che non sarei mai stata in grado di scrivere questo epilogo, non se le cose non fossero cambiate.
La verità è che non ho cancellato il mio account per il rispetto verso voi lettori, perché non sarebbe stato giusto ma solo un gesto di enorme scorrettezza verso di voi che tanto mi avete supportato. E ringrazio Shinalia, la mia migliore amica, che ho conosciuto grazie a questo sito e che mi sopporta ormai da quasi tre anni, tra vacanze insieme e improbabili telefonate. È anche grazie a lei se non ho cliccato sul malefico tasto “elimina”.
Il tempo è passato, io sono cambiata e probabilmente lo stile di questo capitolo ne è testimone. Rileggendo i primi capitoli, a me pare quasi che fosse un’altra persona a scrivere tutto ciò.
Fatto sta che stasera, dal nulla, ho avuto un barlume che da tempo mi mancava. L’epilogo che avevo scritto mesi e mesi fa è stato ripreso e cambiato totalmente. Sono finalmente riuscita ad estrapolare dalla mia mente ciò che da un anno avevo pensato ma che non riuscivo a scrivere.
E sono soddisfatta, enormemente.
Tutto è iniziato da una scommessa.
Tutto finisce con una scommessa ma come sappiamo, niente si conclude davvero.
Non c’è la parola fine perché questa storia avrà un seguito, incentrato interamente sulla situazione Bella/Edward. Loro per ora non vivranno il loro lieto fine perché voglio affrontare il percorso che bisogna affrontare per riconquistare quella fiducia che ora lei non prova. È vero, le storie devono aiutarci a sognare, ma in fin dei conti bisogna anche mantenersi sul realistico.
Quando si è giovani si commettono tanti errori, Bells e Edward ne hanno collezionato parecchi e in fin dei conti entrambi hanno molto da perdonarsi reciprocamente. Sviluppo che leggerete, appunto, in “Scommettiamo 2 – When The Play Become Hard”.
Precisamente non so quando la storia verrà pubblicata, potrebbe comparire tra due settimane, come domani o un mese. Chissà. Ma ci sarà, di questo potete esserne certi. E sarà hot, perché ritroveremo Edward e Bella adulti e con una consapevolezza maggiore che porterà dunque un’altrettanto carica erotica maggiore.
Potrebbe essere a rating rosso, ma so bene che molti di voi sono minorenni e dunque probabilmente il rating sarà arancione, con extra rossi. Ancora una volta: chissà.
Per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e scusandomi ancora una volta.
Vale_Cullen1992


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