Un Particolare In Più di Giulia K Monroe (/viewuser.php?uid=32214)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. UN MONDO FATTO DI BUGIE [✔] ***
Capitolo 2: *** ALEXANDRA BLACK [✔] ***
Capitolo 3: *** ESSERE UNA BLACK [✔] ***
Capitolo 4: *** LA GRINGOTT [✔] ***
Capitolo 5: *** PARENTELE [✔] ***
Capitolo 6: *** FALSO SMISTAMENTO [✔] ***
Capitolo 7: *** IL SOSPETTO DI UNO SGUARDO [✔] ***
Capitolo 8: *** INCONTRO INASPETTATO AL LAGO NERO [✔] ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no! ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Respiro di albicocca ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia ***
Capitolo 12: *** Maledetto Sogno ***
Capitolo 13: *** Going Under ***
Capitolo 14: *** Una serata insieme ***
Capitolo 15: *** Lettere segrete e minacce ***
Capitolo 16: *** Keep Holding On ***
Capitolo 17: *** Uno scontro bagnato dal tramonto ***
Capitolo 18: *** Un angelo di nome Blaise Zabini ***
Capitolo 19: *** La festa di Halloween ***
Capitolo 20: *** Scritta di sangue ***
Capitolo 21: *** Only Time ***
Capitolo 22: *** Attimi di felicità ***
Capitolo 23: *** Fidati di me ***
Capitolo 24: *** Tutte le volte che ci sfioriamo ***
Capitolo 25: *** Vanity Witch ***
Capitolo 26: *** Voli, punizioni e... ***
Capitolo 27: *** Serpeverde Vs Grifondoro ***
Capitolo 28: *** Tragedy {segreti segreti e ancora segreti} ***
Capitolo 29: *** Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus ***
Capitolo 30: *** Il Club dei Duellanti ***
Capitolo 31: *** Piccolo errore di calcolo alla Guferia ***
Capitolo 32: *** Our Solemn Hour ***
Capitolo 33: *** Schiava di Malfoy ***
Capitolo 34: *** Il confine da non oltrepassare ***
Capitolo 35: *** Everybody makes mistakes {Happy Christmas} ***
Capitolo 36: *** Un nuovo ragazzo ad Hogwarts ***
Capitolo 37: *** Il momento più bello di sempre ***
Capitolo 38: *** Indagini su Luis Cabrisk ***
Capitolo 39: *** Il pigiama party delle Untouchable Ravens ***
Capitolo 40: *** Una serata pericolosa {parte #1} ***
Capitolo 41: *** Una serata pericolosa {parte #2} ***
Capitolo 42: *** La fine...? ***
Capitolo 43: *** L'ultimo addio ***
Capitolo 44: *** Affrontare le conseguenze ***
Capitolo 45: *** Amore fraterno ***
Capitolo 46: *** [AVVISO DI RITORNO] ***
Capitolo 1 *** PROLOGO. UN MONDO FATTO DI BUGIE [✔] ***
Non avevo mai pensato alle conseguenze a cui tutto quello avrebbe portato.
Mi ero limitato a fuggire, scappare lontano, con lei. Sinceramente, non sapevo nemmeno perché lo avevo fatto. Paura? Risentimento? Senso del dovere? Non lo so.
Sapevo solo di doverla portare lontana da quel mondo fatto di orrori e tristi verità, lontana da tutto e da tutti. Lontana dal dolore. Non sapevo che le conseguenze di quella scelta non avrebbero fatto altro che aumentare lo strazio della verità. Allora era troppo piccola per comprendere, troppo piccola per sapere, troppo piccola anche per soffrire. L’avevo protetta, ma a che scopo? Le avevo mentito per quattordici lunghi anni. E ora?
Il momento della verità è stato più brutale di quanto non avessi preventivato.
“Tu non sei mia sorella” le ho detto.
Lei ha corrugato la fronte, incapace di comprendere quella dura realtà.
Le salde mura della sua vita sono solo un’illusione, destinata a cadere come un castello di carte malamente colpito dal vento.
Io sono quel vento.
Io, che ho cercato di salvarla dal dolore, che l’ho strappata alla sua vera vita, alla sua vera identità; io, che l’ho trascinata in questo mondo fatto di deboli bugie.
Io… Sirius Black.
Mi ha guardato come se fossi impazzito e ha riso a fior di labbra, scuotendo la testa. “Che stai dicendo Sirius?” mi ha domandato, con voce nervosa.
La ruga che le ha solcato lo spazio tra le sopracciglia è dura e ansiosa e non è scomparsa neanche quando ci ho passato sopra un dito.
“Perdonami” ho sussurrato, guardandola negli occhi.
Quegli occhi grandi, sinceri, di smeraldo… così simili a quelli di lei.
Così simili a quelli di Lily Evans.
Ancora una volta, mi ha guardato preoccupata, poi ha sorriso, ha abbassato lo sguardo e si è portata una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio. “Smettila di scherzare, non è divertente” mi ha detto.
Magari fosse stato uno scherzo.
Avrei pagato tutti i Galeoni del mondo, perché fosse così.
Ho deglutito a fatica, nella speranza di cercare le parole migliori per dirle la verità, ma non ci sono riuscito. Allora mi sono avvicinato a lei e l’ho stretta forte tra le mie braccia. È in quell’istante che lei ha compreso. Ha capito che non stavo scherzando e che ciò che l’aspettava sarebbe stato più duro di quanto sarebbe stata in grado di sopportare.
Le ho accarezzato la testa, quindi l’ho allontanata da me e gli ho poggiato le mani sulle spalle. “Tu non sei una Black” ho rivelato. “Il tuo vero nome è Alexis… Alexis Lily Potter.”
Avevo cercato di tenerla lontana dal mondo, in quegli anni, lontana dalle notizie e dalla guerra. Le avevo detto che ci spostavamo così spesso solo per una questione di lavoro e non perché orde di Auror mi erano alle calcagna per un crimine che non avevo commesso e che non avrei mai potuto commettere.
Uccidere i miei migliori amici.
È per questo che non è rimasta particolamente scioccata dalla notizia di essere una Potter. Si è limitata ad annuire, ancora incredula e incapace di comprendere. “Tu chi sei, allora? E perché mi hai portata via alla mia vera famiglia?” mi ha chiesto e la nota di dolore che le ha attraversato gli occhi mi ha stretto il cuore.
Le ho raccontato la verità e ho visto la sua espressione mutare sotto i miei occhi: dapprima si è limitata a corrugare la fronte, accentuando la ruga tra le sopracciglia, poi ha stretto gli occhi e ha cominciato a mordersi il labbro inferiore. Alla fine, lucide gocce d’argento sono scese a rigarle le guance. Non ha detto nulla, si è limitata a fissarmi e a piangere, in un silenzio che è stato più rumoroso di mille grida.
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Capitolo 2 *** ALEXANDRA BLACK [✔] ***
Era una giornata piovosa. Le violente gocce d’acqua s’infrangevano con forza sui vetri delle alte finestre di Grimmould Place numero dodici… casa Black. La grande abitazione, nascosta all’occhio Babbano, ospitava ormai da quindici anni due persone e un vecchio elfo domestico.
«Uff…! Amo le giornate di pioggia, ma non sopporto dover restare chiusa qui dentro» si lamentò una ragazza mentre, seduta sul bordo interno di una delle grandi finestre a ogiva della sala patronale, osservava annoiata la piazzetta sottostante.
«Ti prego, Alexandra, non ricominciare» la supplicò l’uomo, con un sospiro che sembrò svuotarlo delle ultime forze rimastegli.
Alexandra si voltò a osservare il volto malinconico, ma ancora affascinante, del giovane padrino.
«Lo sai quanto vorrei poterti portare fuori da qui e quanto vorrei mostrarti il mondo esterno, ma…» L’uomo si sedette, con aria stanca e torturata, su una delle sedie poste ai lati della lunga tavolata in legno. Si portò una mano alla fronte e si sorresse la testa. «…non posso.»
Alexandra si alzò e si diresse verso di lui. «Lo so che non puoi.» Gli prese la mano che aveva sulla fronte e lo costrinse a guardarla. Sorrise debolmente, poi gli si sistemò sulle gambe e gli circondò il collo con le braccia, poggiandogli il viso su una spalla. «Perdonami, Sirius… non dovrei lamentarmi per ogni cosa. So benissimo che, se potessi, mi porteresti a vedere i posti più belli di questo mondo e dell’altro!»
Sirius le circondò le spalle con un braccio e le posò il mento sulla testa.
«Vedrai, un giorno la verità salterà fuori e finalmente potremmo fare tutto quello che abbiamo sempre desiderato! Ci riuniremo anche con lui e vivremo come una vera famiglia.»
L’entusiasmo e la fiducia della ragazza contagiarono anche il padrino che, con un sorriso appena accennato, annuì, regalandole una carezza sulla testa. «Sì, spero proprio tu abbia ragione» asserì pensieroso. Spostò lo sguardo oltre il vetro della finestra, il buio della notte era segnato solo dalla pioggia fitta.
Alexandra restò a osservarlo per qualche istante: i capelli neri e lisci gli sfioravano le guance e il collo; il viso, dai lineamenti ancora fieri ed eleganti, era segnato da numerose rughe d’espressione; lo sguardo, scuro e magnetico, lasciava ancora intravedere la furbizia del ragazzino che era stato.
Sirius voltò ricambiò lo sguardo di Alexandra, per niente sorpreso dal fatto che lei lo stesse osservando con tanta ammirazione. Non era raro che lo guardasse in quel modo, in fondo lui l’aveva cresciuta e salvata da un destino che l’avrebbe portata alla morte certa. Sirius era il padrino di Alexandra, ma anche una volta scoperta la verità sul suo passato, lei non poteva che considerarlo come un fratello maggiore.
Un altro fratello maggiore, ricordò, con un affetto che le scaldò il cuore.
«Sirius?» lo chiamò, dopo qualche altro minuto di silenzio. Lui la guardò, in attesa che continuasse. «Ecco… perché continui a chiamarmi Alexandra?»
«Alexis…» disse Sirius, pronunciando questa volta il vero nome della ragazza. «Tra poco più di un mese dovrai andare ad Hogwarts e lì nessuno dovrà conoscerti con il tuo vero nome. Ne abbiamo già parlato, no?»
La ragazza annuì, abbassando lo sguardo. «Sì: per tutti dovrò essere Alexandra Black, sorella minore del pluriomicida Sirius Black» rispose innervosita ma, quando si rese conto della cattiveria che aveva detto, storse il naso in una smorfia mortificata. «Scusa… scusami, Sirius… non volevo... non intendevo…» mormorò.
Sirius le alzò il viso, fino ad incontrare di nuovo il suo sguardo che, di un verde smeraldo, luccicava appena di tristezza. «Tranquilla, è tutto apposto. So che sei un po’ sotto pressione per tutta questa faccenda, ma non devi preoccuparti: andrà tutto bene.» Per la prima volta, sulle labbra di Sirius si dipinse un sorriso sincero che, accompagnato dalle precedenti parole, riuscì a rassicurare la figlioccia.
«Non si tratta proprio di pressione» rispose lei. «In realtà, ho paura. Paura di non essere all’altezza di ciò che mi aspetta. Molta gente mi chiederà di te e io temo di rivelare qualcosa. E se perdessi il controllo delle mie emozioni? Se qualcuno mi costringesse a rivelare che tu sei qui?» Ancora una volta si strinse a lui. «Io non voglio perderti, Sirius!»
Un moto di tenerezza dipinse il volto dell’uomo, che la strinse a sé. «Ascoltami, Alexis, tu sei una ragazza forte, brillante, intelligente, esattamente come tua madre.» Era davvero raro che Sirius le parlasse dei suoi genitori, così alzò il viso di scatto e incrociò il suo sguardo: era leggermente velato. «Lily era una persona generosa, amata da tutti. Era dolce, gentile, premurosa. E James…» Si fermò un attimo, perso in ricordi lontani, lo sguardo fisso in quello verde della ragazza, così simile al colore degli occhi della madre. «James ti ha invece donato il suo coraggio e la sua furbizia. Sei figlia di due persone meravigliose, Alexis… ricorda: se credi costantemente in una cosa, niente potrà impedirti di portarla termine.»
La ragazza sorrise, commossa. «Grazie» sussurrò, non sicura di riuscire ad aggiungere altro senza che la voce le si incrinasse.
Il bel momento fu interrotto da un leggero, seppur insistente, picchiettare alla finestra. Un gufo bianco e marrone, dalle penne arruffate, osservava desideroso l’interno della grande sala.
Alexis scese dalle gambe di Sirius e aprì la vetrata, lasciando che il maestoso gufo entrasse nel tepore della stanza. Questo fece qualche giro, molto vicino al soffitto, per poi lasciar ricadere una lettera nelle mani della ragazza. Lei guardò la busta entusiasta, mentre il piccolo “postino” si adagiava accanto al camino, nel quale ardeva una calda fiamma.
Le mani di Alexis si strinsero, tremanti per l’emozione, ai lati della bianca pergamena di cui era fatta la busta da lettera. «È arrivata» sussurrò. «È la lettera per Hogwarts!»
Raggiunse Sirius con una corsa saltellata e si poggiò con la schiena al bordo del tavolo, quasi fosse incapace di sorreggersi sulle proprie gambe.
«Sei sicura sia per te? Magari hanno sbagliato indirizzo» la prese in giro Sirius, con un ghigno ironico.
Lei gli rivolse una smorfia divertita. «Antipatico» disse di rimando e gli fece una linguaccia, per poi ridacchiare dell’espressione offesa del padrino.
Tornò a concentrarsi sulla busta da lettere, sulla quale spiccavano, chiare ed eleganti, di un verde smeraldino, le parole:
Signorina A. Potter
Londra
Non diceva nient'altro. Era ovvio, dal momento che nessuno sapesse, dopo la morte dei suoi genitori, dove abitasse. Era stata iscritta alla scuola il giorno stesso in cui era nata, così come il fratello. Poi, dopo l’accaduto e l’accusa ingiusta contro Sirius Black, era scomparsa insieme a lui. Erano molte le voci che giravano: alcuni dicevano che Sirius aveva ucciso anche lei; altri che lei stessa, per vendicarsi, lo avesse ucciso, e dopo di che si era suicidata; altri ancora pensavano che fossero nascosti da qualche parte, insieme. E così era, ma nessuno, neanche il più grande di tutti i presidi che Hogwarts avesse mai visto, Albus Silente, sapeva dove si trovassero. Alexis, dopo essere venuta a conoscenza della verità sulla sua identità, gli aveva mandato una lettera, dicendogli che era tutto apposto e che non dovevano cercarla, lei stava bene e si sarebbe presentata a scuola quando sarebbe giunto il momento. Non aveva messo nessuna informazione sul luogo in cui si trovava né se fosse insieme a Sirius o meno. Aveva solo ammesso di trovarsi a Londra, dal momento che il preside le aveva detto che dargli almeno un indizio sarebbe servito a far orientare meglio il gufo, il giorno che le avrebbero dovuto consegnare la lettera per Hogwarts. Glielo aveva rivelato solo dopo grande promessa di silenzio. Silente aveva capito le sue ragioni – in fondo, non aveva mai creduto che Sirius Black fosse veramente il pluriomicida che aveva tradito James e Lily Potter - e lui stesso le aveva suggerito di presentarsi a scuola sotto falso nome. Se fosse stata riconosciuta come Alexis Potter, troppe persone le avrebbero fatto troppe domande e lei era pur sempre una ragazzina di quindici anni, non sarebbe riuscita a reggere troppo stress. Certo, suggerirle di prendere il cognome del padrino non era stata una scelta molto saggia a suo parere, ma si fidava del giudizio dell’anziano preside. Le aveva detto che, dopo quello che aveva vissuto, meritava un po’ di tranquillità e l’assumere il cognome Black gliela avrebbe garantita. Nessuno avrebbe dato troppo fastidio alla sorella minore di un pluriomicida.
Alexis guardava la busta da qualche minuto ormai, ancora incredula.
Andrò ad Hogwarts, uscirò da queste quattro mura e finalmente conoscerò Harry!
Certo, lasciare Sirius le dispiaceva, ma sapeva che sarebbe tornata a trovarlo ogni volta che ci sarebbero state le vacanze.
«Alexis, non sei curiosa di vedere cosa c’è all’interno? Oppure preferisci consumare il tuo nome, continuando a fissarlo?» domandò ironico Sirius, facendola tornare alla realtà.
Le mani tremanti voltarono la busta, trovando a sigillarla un marchio in ceralacca color porpora, con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa “H”. Era il simbolo distintivo di Hogwarts, con ogni animale che rappresentava le quattro casate in cui era divisa: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.
Sirius le aveva raccontato tante cose sulle case e che sia lui che i suoi genitori erano finiti alla casa dei Grifoni. Lei sapeva già in che casa sarebbe finita e, sebbene quasi certamente non meritasse quella, sarebbe servita a coprire la sua falsa identità.
Passò l’indice sotto l’apertura, fino a staccare il sigillo. Con mani sempre più mal ferme, prese il primo foglio di pergamena, e lo aprì, rivelando altre parole scritte elegantemente, questa volta in nero.
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)
Cara Signorina Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzatura necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
Rilesse quelle parole più di una volta, prima che la consapevolezza di quello che aveva letto la colpisse in pieno. Sulle labbra si dispiegò un sorriso ancora più largo dei precedenti, mentre spostava lo sguardo dalla pergamena a Sirius, che le sorrise di rimando. Senza dire una parola, tese le mani verso di lei, come chiaro invito di un abbraccio. Alexis non se lo fece ripetere due volte e, con ancora il foglio stretto in mano, si lasciò stringere al suo petto.
«Che bello, Sirius! Andrò veramente ad Hogwarts! Finalmente lo vedrò!»
Il padrino sciolse l’abbraccio e le accarezzò una guancia. «Sì, ma ricordati che lui non saprà che tu sei sua sorella…»
Alexis annuì. «Me lo ricorderò: mi basterà conoscerlo e potergli stare accanto, fin quando la situazione non si risolve.» Sorrise ancora, poi prese il secondo foglio nella busta e lo lesse con interesse. «E tutta questa roba, dove la trovo?» domandò, mostrandogli la pergamena con tutti i nomi di libri e oggetti che avrebbe dovuto comprare prima che iniziasse la scuola.
Sirius le afferrò un polso, per avvicinarsi la lista al viso, e la lesse più volte, facendosi pensieroso. «Io qui a casa ho qualcosa, come calderoni, provette, telescopi e bilance; ma per i libri di testo, gli abiti e la bacchetta, sarà un problema.» Alexis piegò la testa su di un lato, mentre il padrino rimuginava, pensando ad alta voce. «Si trova tutto a Diagon Alley, il problema è arrivarci. Non posso correre rischi. Però è l’unico modo… e poi-»
«Aspetta, aspetta, Sirius, frena! Non ti seguo!»
Sirius la guardò, storcendo il naso, mentre continuava a rimuginare mentalmente.
«Che cos’è Diagon Alley?»
Sgranò gli occhi, sorpreso: possibile che non gliene avesse mai parlato? Beh, sbadato com’era e con i problemi che avevano avuto, era molto probabile che si fosse dimenticato.
«Diagon Alley è come una grande cittadina, piena di negozi dove potrai trovare tutti gli oggetti che ti servono» spiegò spiccio, per poi tornare a rimuginare tra sé e sé.
In fondo, spiegarlo non era facile, come ogni cosa del mondo magico: era semplicemente troppo… troppo… semplicemente troppo!
«E come faccio ad arrivarci?» domandò ancora Alexis, ma Sirius non sembrava più ascoltarla. «Terra chiama Sirius!» sbottò lei, riportandolo alla realtà. «Saresti così gentile da spiegarmi che cosa ti passa per la testa? Non riesco a seguirti!»
Sirius lasciò cadere la testa all’indietro, sospirò e il suo sguardo incontro di nuovo quello della figlioccia. «Dobbiamo trovare un modo per farti arrivare a Diagon Alley, ma dobbiamo essere cauti e soprattutto non dobbiamo attirare l’attenzione di nessuno» cominciò a spiegare. «Non posso permetterti di andare da sola, in fondo non sai neanche la strada per arrivarci e anche se te la spiegassi non sono sicuro la troveresti. E poi di notte… è pericoloso. Io non posso…» Sembrava di nuovo stesse parlando con se stesso e non con lei. «Dovrei trasformarmi in cane e poi accompagnarla… Sì, credo sia la soluzione migliore. E poi, il Nottetempo potrebbe portarla al Paiolo Magico e da lì potrebbe prendere una stanza e poi la mattina…»
Cercando di seguire i ragionamenti contorti del padrino, Alexis assottigliò lo sguardo, sempre più perplessa, ma quando afferrò il senso delle sue parole, scattò in piedi come una molla, spaventando Sirius, che si riscosse dai suoi pensieri.
“Dovrei trasformarmi in un cane e poi accompagnarla” aveva detto.
«Scordatelo Sirius! Non correrai simili rischi!» disse categorica, lo sguardo arrabbiato per il modo leggero che il padrino aveva di prendere le cose.
Lì fuori era pieno di Auror pronti a catturarlo e a portarlo ad Azkaban! Non poteva uscire da lì! Era troppo rischioso!
«Ma Alexis…» cercò di replicare Sirius, ma lei lo interruppe di nuovo, scuotendo la testa con vigore.
«Niente ma, Sirius! Non correremo rischi inutili! Manderemo Kreacher a comprare l’occorrente.»
«Non possiamo, Ci sono cose come la bacchetta, che sono personali. Devi esserci tu per forza.» rispose lui con altrettanto vigore.
«Allora andrò con lui» esclamò Alexis con fermezza, il tono che non ammetteva repliche di sorta.
Non voleva. Era fuori discussione. Non l’avrebbe accompagnata!
«Ma è irragionevole, Alexis! Andare in giro con un elfo domestico non è una cosa normale. Attireresti l’attenzione di tutti e non ne hai bisogno, credimi. Anzi, devi rimanere nell’anonimato» sbottò Sirius, esasperato dalla cocciutaggine della ragazza. In questo era identica a James: se si metteva in testa qualcosa, era difficile farle cambiare idea.
«No, no e ancora no! Non se ne parla.» Alexis scosse ancora la testa, le mani strette in due piccoli pugni.
Osservando il suo cruccio, Sirius non poté fare a meno di sorridere intenerito. Capiva perfettamente che era solo preoccupata per lui. Dopo quello che le era successo con James e Lily e suo fratello era ovvio che non avrebbe sopportato l’idea di perdere un’altra persona. E se questa persona era lui… no, non voleva nemmeno pensarci.
Sirius si alzò e la guardò dall’alto con quel sorriso che riusciva sempre a tranquillizzarla. Ciò la costrinse a sollevare le sue iridi determinate su di lui, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo perché lui la strinse a sé, in un abbraccio affettuoso.
«Non devi preoccuparti per me. Andrà tutto bene, devi fidarti» le sussurrò all’orecchio e le accarezzò i capelli.
«Ma…» cercò di protestare ancora lei.
Sirius la scostò senza sciogliere l’abbraccio, ma quel tanto che bastava per poterla vedere in viso. Quel suo sorriso rassicurante era ancora disegnato sulle sue labbra. «Niente ma. Non succederà nulla di male. E poi, il luogo dove devo accompagnarti non è lontano da qui, non correrei rischi inutili, sta’ tranquilla. So quello che faccio… sono pur sempre Sirius Black, io!» Le fece un occhiolino.
Alexis sembrò pensarci su, poi sospirò e si arrese. Socchiuse gli occhi e annuì.
Si era sempre fidata di lui e avrebbe continuato a farlo. Se Sirius diceva che sarebbe andato tutto per il meglio, lei gli credeva.
L’uomo la guardò soddisfatto, quindi sciolse l’abbraccio e le regalò un’ultima carezza su una guancia. «Va’ a riposare ora, piccola mia. I prossimi saranno giorni intensi.»
Alexis annuì di nuovo. Sistemate le lettere nella busta e dato un veloce bacio sulla guancia a Sirius, abbandonò la sala patronale, dirigendosi in camera sua. |
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Capitolo 3 *** ESSERE UNA BLACK [✔] ***
Quella mattina a svegliare Sirius non fu una ragazzina sempre allegra e con il sorriso sulle labbra; furono invece i raggi di quel sole che, potente e brillante, aveva scacciato via le nuvole della sera precedente e si era loro sostituito. I fasci luminosi entrarono nella stanza, senza chiedere permesso al padrone di casa, che dormiva scomposto e con le lenzuola ormai rovesciate sul pavimento. Il viso disteso in un’espressione di totale rilassamento era coperto qua e là da qualche ciuffo ribelle di capelli, che calava a coprirgli gli occhi; eppure, questo non impedì ai raggi di raggiungerli e di colpirli, costringendolo a svegliarsi. Le palpebre si sollevarono lentamente e le iridi cercarono di abituarsi a quella luminosità improvvisa, non riuscendoci, vennero coperte da un braccio. Un grugnito innervosito si levò nel silenzio.
Sirius non aveva mai amato svegliarsi presto, neanche quando era ad Hogwarts. Ricordava ancora, con un sorriso amaro, le mattine in cui Remus Lupin, compagno di stanza e grande amico, cercava di tirarlo fuori dal letto e insieme a lui il suo migliore amico, James Potter, che dormiva anche di più.
Quei pensieri lontani e dolorosi lo costrinsero a riprendere conoscenza. Con poca voglia, spostò il braccio dagli occhi e li riaprì, trovandosi a fissare l’antico lampadario che pendeva dal soffitto.
Era ormai completamente sveglio, ma non aveva alcuna voglia di alzarsi. Il solo pensiero di poter incontrare il suo caro elfo domestico, che continuava a masticare tra i denti parole scortesi e poco rispettose ogni qual volta lo vedeva, gli faceva venir voglia di schiantarlo, e svegliarsi di cattivo umore quella mattina non era proprio il caso.
I suoi pensieri, quel giorno, non erano nostalgici o malinconici, come al solito, e non erano occupati dai volti dei suoi migliori amici e dal passato che avevano trascorso insieme. Quella mattina i pensieri di Sirius Black si incentravano su un futuro imminente.
Sebbene ci avesse pensato tutta la notte, davanti al camino della sala da pranzo, non era ancora riuscito a trovare una soluzione sicura per accompagnare Alexis a Diagon Alley. L’unica idea plausibile era trasformarsi in cane e sorvegliarla almeno fino all’arrivo del Nottetempo, che l’avrebbe portata dritta al Paiolo Magico, senza problemi. Una volta lì, arrivare a Diagon Alley sarebbe stato facile. Le avrebbe indicato i negozi più adatti per prendere l’occorrente e le avrebbe dato la chiave della sua camera alla Gringott, per prelevare il denaro – in fondo quella dei Potter l’aveva il figlio maggiore, al momento. Tutto sarebbe andato per il meglio.
Si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì il familiare cigolio della porta che si apriva. Lo sguardo scivolò dal soffitto alla figura appena entrata. Incapace di non farlo, Sirius sorrise, mentre la ragazza gli si avvicinava e si sedeva sulla sponda del materasso.
«Buongiorno» lo salutò, mentre lui si tirava su.
«Buongiorno a te, principessa» rispose Sirius, e le accarezzò una guancia. «Dormito bene?»
Alexis annuì e si accoccolò al suo fianco. Sirius la strinse subito in un abbraccio.
Si sentiva sempre così serena quando era con lui e il pensiero di lasciarlo per un lungo periodo di tempo la preoccupava un po’. Aveva sempre vissuto con lui accanto, era sempre stato il suo faro nella notte, l’appiglio a cui sorreggersi ogni volta che sentiva che stava affondando. E ora, come avrebbe fatto senza di lui? Non voleva nemmeno pensarci né fare in modo che lui si accorgesse dei suoi dubbi e delle sue paure. Sapeva che, se glielo avesse chiesto, Sirius l’avrebbe anche seguita in capo al mondo, mettendo a repentaglio la propria libertà e la propria vita.
Per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Lo doveva a James e Lily, era il minimo che potesse fare per loro.
Ma Alexis gli voleva altrettanto bene, tanto che non l’avrebbe mai messo in condizioni di scegliere tra lei e la propria sicurezza.
Sirius sembrò percepire le preoccupazioni di Alexis solo attraverso il contatto delle loro pelli. «Qualcosa non va?» le chiese.
Alexis scosse la testa. «No, tutto bene… Tu? Sei riuscito a riposare almeno un po’?» domandò a sua volta, sviando il discorso.
«Abbastanza» rispose lui, e la osservò con attenzione: Alexis fissava il vuoto davanti a sé, persa in quei pensieri che non sembrava avesse alcuna intenzione di esternare. «So che c’è qualcosa che non va» insistette.
«No, sto bene, sul serio» glissò subito lei, ma il suo corpo, ora intrappolato contro quello di Sirius, si era irrigidito e a lui quel piccolo particolare non era di certo sfuggito.
«Sei preoccupata perché dovrai andare a Diagon Alley da sola?» tentò di indovinare Sirius.
«Un po’…» si arrese Alexis alla fine, anche se quella non era proprio la verità. In realtà la preoccupava doversi separare da lui, ma non glielo avrebbe rivelato neanche sotto Cruciatus, per non metterlo nella posizione di fare qualche pazzia.
«Sta’ tranquilla… andrà tutto bene. Sarà come un’avventura, divertente e spassosa!» cercò di rassicurarla. «Ma se non ti senti sicura, potrei sempre accompagnarti… fino a Diagon Alley, intendo» aggiunse guardingo, stringendola affettuosamente a sé.
Alexis scosse di nuovo la testa, questa volta con più vigore. «Neanche per sogno. È già tanto che ti permetta di accompagnarmi a prendere… a prendere… a prendere cosa?» domandò confusa: in effetti, non sapeva nulla di quello che era il piano del padrino per quella sera.
Sirius ridacchiò, intenerito dalla sua espressione – e soprattutto dal fatto che lei credesse di potergli permettere di fare qualcosa, come se fosse una sua scelta.
Nessuno dà ordini a Sirius Black, ragazzina.
«Ti spiegherò tutto più tardi. Tu pensa solo a preparare la borsa per il viaggio, d’accordo?»
«D’accordo» rispose, ma subito dopo si sollevò sulle ginocchia e gli puntò il dito indice contro il naso. «Però, non mi accompagnerai fino a Diagon Alley! Sarebbe troppo pericoloso» aggiunse risoluta, con uno sguardo che non non ammetteva alcun tipo di replica.
Sirius sbuffò, ma si portò una mano sul cuore, nel tipico segno del giuramento. «Va bene, va bene.» Alzò gli occhi al cielo.
Alexis sorrise soddisfatta e dopo averlo baciato su una guancia, uscì dalla camera, per andarsi a cambiare e lasciare a lui il tempo di fare lo stesso.
*
Una mezz’oretta dopo si rincontrarono, vestiti e presentabili, in sala da pranzo, che era già stata apparecchiata da Kreacher, con due piatti, due tazze fumanti (una di caffè per lui e una di tè caldo per lei) e alcune brioches dall’aspetto invitante.
«Per stasera» iniziò Sirius, versando un po’ di latte freddo nel suo caffè nero, mentre Alexis afferrava un cornetto, «usciremo a notte fonda, quando ogni lampione della zona sarà spento. Ti accompagnerò fino al secondo incrocio, in forma canina, e lì attenderò con te l’arrivo del Nottetempo.»
Alexis annuì, senza interromperlo. Non aveva idea di che cosa fosse un Nottetempo, ma lo avrebbe scoperto quella sera.
«Il Nottetempo ti porterà al Paiolo Magico, un piccolo pub che si trova nella periferia di Londra. Per la notte alloggerai lì. Poi, la mattina, chiederai la via per Diagon Alley. È tutto chiaro fin qui?»
Alexis annuì di nuovo.
«Bene.» Sirius si frugò nelle tasche dei pantaloni. Ne tirò fuori un bigliettino di pergamena bianco, piegato su se stesso, che porse ad Alexis. Al suo interno, con la grafia di Sirius stesso, c’erano segnati alcuni nomi:
“Madama Mc Clan – Divise Scolastiche e simili.
Ollivander – Bacchetta magica.
Il Ghirigoro – Libri di testo.”
«Sono i negozi migliori dove poter comprare ciò che ti occorre» le spiegò Sirius.
Alexis annuì ancora una volta, quasi incapace di parlare: più informazioni lui le dava, più si sentiva agitata ed euforica allo stesso tempo.
Sirius le prese una mano e dentro di essa ci lasciò cadere una piccola chiavetta in oro. Lei se la portò davanti agli occhi, osservandola confusa. «Che cos’è?»
«È la chiave della mia camera blindata alla Gringott, la banca dei maghi. Preleva tutto il denaro che ti serve per compare l’occorrente.»
L’espressione sul viso di Alexis sfumò dalla confusione alla contrarietà. «Non posso accettare, Sirius, quelli sono i tuoi soldi!»
«No, sono anche tuoi. In qualità di tuo padrino, ho il compito di provvedere alle tue spese. Come ho sempre fatto, d’altro canto.»
«Ma…»
«Niente ma! Si fa come dico io e basta» troncò Sirius. «Il numero della camera blindata è il 711.»
«Camera blindata numero 711, me lo ricorderò.»
«Bene.» Sirius si alzò. «Ora, se non ti dispiace, ho alcune faccende da sbrigare prima della partenza.» Si chinò in avanti per lasciarle un bacio sulla testa, poi uscì dalla stanza.
Alexis sospirò e osservò ancora la piccola chiave. Il cuore protestò con un piccolo singhiozzo e lo stomaco le si attorcigliò in un nodo, facendole passare l’appetito.
*
La giornata passò velocemente e la sera giunse presto. Subito dopo cena, Sirius si era ritirato di nuovo, dicendo di dover rifinire alcuni dettagli, mentre Alexis era corsa in camera, per mettere in borsa le ultime cose.
Dopo una doccia veloce, aveva raggiunto Sirius, che l’aspettava nell’atrio posteriore: non potevano uscire dall’ingresso principale, era troppo pericoloso e rischiavano di essere avvistati.
«Sei pronta?»
Alexis annuì e Sirius le si avvicinò e la strinse a sé. Il suo profumo di rose gli invase le narici, scaldandogli il cuore. Le accarezzò i lunghi capelli per qualche silenzioso minuto. «Andrà tutto bene… andrà tutto bene…» le sussurrò con dolcezza.
Alexis gli sorrise e Sirius gli fece un occhiolino. Poi, chiuse gli occhi, curvò la schiena e si trasformò in un maestoso cane dalla folta pelliccia nera. Attraverso il suo sguardo di ghiaccio le trasmise tanto calore. Con un cenno del capo, la invitò a seguirlo fuori.
Appena fuori dalla villa, cominciarono a correre, sfruttando il favore delle tenebre per nascondersi nelle ombre. Superarono il primo bivio e raggiunsero il secondo, dove si fermarono.
Alexis si piegò sulle gambe, trafelata.
Rimasero in silenzio a fissarsi, come volessero imprimere nella loro memoria quello sguardo che non avrebbero potuto vedere per due giorni. Non si erano mai separati, da quindici anni, e la cosa risultava strana per entrambi. Ma era necessaria e li avrebbe preparati a quelli che sarebbero stati lunghi mesi di lontananza.
Quando il fine udito di Sirius avvertì lo stridere lontano di qualcosa che si stava avvicinando, rizzò le orecchie e guardò Alexis, indicandole la strada.
Il Nottetempo stava arrivando.
La ragazza si abbassò in fretta e cinse il corpo canino di Sirius, affondando il viso nel suo pelo. «Ti voglio bene, Sirius» gli sussurrò all’orecchio, mentre lui le strofinava il muso su di una guancia. Appena i fari del Nottetempo li illuminarono, fuggì lontano, svanendo tra le siepi.
Con uno stridere fastidioso, una grande autobus blu a tre piani frenò di botto davanti ad Alexis che, ancora a terra, si alzò in fretta e si tolse un po’ di terriccio dalle ginocchia. Nello stesso momento, lo sportello dell’autobus si aprì e un ragazzo fece la sua comparsa: aveva una corporatura esile, il viso rovinato dall’acne adolescenziale e i capelli castani nascosti sotto un berretto blu, abbinato alla divisa che indossava.
«Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio per questa notte» disse, con voce atona, evidentemente stanco di annunciare qualcosa che doveva aver già ripetuto miliardi di volte. Lo sguardo di Stan percorse la figura di Alexis con interesse e curiosità. «Cosa ci fa una ragazzina come te, in giro a quest’ora?»
«Devo andare al Paiolo Magico» si limitò a rispondere lei.
«D’accordo, ho capito: non sei una tipa di molte parole. Avanti, entra!» Stan le indicò l’interno del bus e, mentre lei saliva le scale, le strappò un biglietto e glielo diede.
Alexis non era mai stata una ragazza fredda, che stava sulle sue, ma, per evitare di essere riconosciuta o di rivelare qualche informazione incriminante, aveva deciso di assumere un atteggiamento indifferente e scostante, e soprattutto di parlare il meno possibile.
Lo stesso avrebbe dovuto fare una volta arrivata ad Hogwarts… doveva pur sempre fingere di essere una Black, in fondo.
All’interno, il bus era davvero strano: non c’erano file di sedili, ma letti disordinatamente collocati, sopra alcuni dei quali dormivano delle persone.
Seguendo le istruzioni di Stan Picchetto, Alexis si sedette su un letto, alla fine del bus. Poi, ad un ordine del bigliettaio, il Nottetempo partì a tutta velocità. Alexis dovette sorreggersi a un palo del letto per non rovinare in terra. Si affacciò dal finestrino e scorse, lontani, due occhi azzurri rassicuranti, che la guardarono con intensità, prima di sparire nel nulla.
Il viaggio sul Nottetempo non fu dei migliori, ma per lo meno arrivò a destinazione sana e salva.
«Il Paiolo Magico» annunciò Stan Picchetto, e indicò fuori dal finestrino.
Alexis seguì la traiettoria del suo dito, fino a trovare, sotto un’insegna con su disegnato un calderone e le scritte “Il Paiolo Magico”, una porta in legno. Si rimise la borsa tracolla e, con tre piccoli salti, scese gli scalini del bus e salutò il bigliettaio e l’autista con un cenno del capo e un breve “grazie”. Il Nottetempo richiuse le sue porte e partì a tutta velocità, sparendo nella notte.
La porta del Paiolo Magico si aprì con un cigolio. Tutti i presenti si voltarono a guardarla, di certo domandandosi che ci faceva una ragazzina, lì, a quell’ora della notte.
Nervosa, Alexis abbassò lo sguardo; poi, si ricordò di quello che le aveva detto Sirius.
“Una Black non abbassa mai lo sguardo. Una Black ha un comportamento fiero e altezzoso. Una Black non mostra imbarazzo o paura a nessuno.”
Così scosse la testa e rialzò lo sguardo.
Quando fu sicura che non sarebbe inciampata e che le sue gambe l’avrebbero sorretta, si incamminò verso il bancone in legno e ci si poggiò con le braccia, cominciando nervosamente a tamburellare le dita sul ripiano. In realtà era solo tesa, ma quel gesto sarebbe benissimo potuto passare per irritazione.
L’uomo anziano dietro al bancone si avvicinò e la osservò titubante attraverso un paio di occhiali dalle spesse lenti. «Posso fare qualcosa per lei, signorina?» le chiese, sforzandosi di essere gentile e di non apparire troppo turbato.
«Mi occorre una stanza per la notte.»
L’uomo la guardò spiazzato e sbatté le palpebre. «Ho capito bene, signorina? Vuole pernottare qui?» ripeté non sicuro di aver afferrato il senso delle sue parole. Sperava di aver capito male e che in realtà quella piccolina stesse cercando i suoi genitori, che albergavano lì.
«Esatto» rispose lei con semplicità. Poi, vedendolo ancora indeciso, tirò fuori dalla borsa cinque Falci d’argento, che le aveva dato Sirius per pagare la notte al Paiolo Magico, e li mise sul bancone.
L’uomo la guardò sorpreso, ma percependo la determinazione nel suo sguardo, decise di non fare troppe domande. «Bene…bene…» farfugliò tra sé. Prese i cinque Falci e li ripose nella cassa, per poi afferrare un foglio di pergamena e una piuma nera. «Stanza numero tredici, ti accompagnerà Tom» le disse, e indicò, con un cenno del capo, un uomo brutto e tarchiato che si stava avvicinando. «Posso sapere il suo nome e per quanto tempo ha intenzione di rimanere qui?» aggiunse, cominciando a segnare alcune cose sulla pergamena.
«Mi chiamo Alexandra Black. Resterò qui per una sola notte.»
All’udire quel cognome, tutto il pub si congelò nel silenzio più totale. Sirius l’aveva avvertita che una reazione del genere fosse probabile, ma l’aria pesante che si era creata attorno a lei le calò lo stesso sul corpo come un macigno.
Si sforzò di restare calma, per evitare al panico di impadronirsi di lei, eppure, dentro di sé, il cuore aveva preso a battere frenetico. Sentiva tutti gli occhi puntati addosso, che le trafiggevano la schiena come mille e acuminate lame di ghiaccio.
Dopo la prima sorpresa, l’uomo si riprese e si affrettò a segnare nome e durata del pernottamento sulla pergamena. «La prego di scusarmi se ci ho messo tanto tempo, signorina Black! Ecco la chiave della sua stanza, le auguro la migliore delle permanenze presso la mia umile osteria» disse in fretta e a disagio, e le porse una chiavetta. Aveva d’un tratto assunto un atteggiamento così ossequioso che Alexis quasi temette di vederlo prostrarsi in una riverenza.
Lo guardò sconcertata.
Possibile che i membri della famiglia Black facciano questo effetto? Che mai hanno fatto per instaurare nella gente tanto terrore?
L’uomo tarchiato, che il proprietario del locale aveva detto chiamarsi Tom, le fece cenno di seguirlo, senza mai incrociare il suo sguardo, e con fretta cominciò a salire la scala che li avrebbe condotti al piano superiore. Alexis lo seguì, osservando di sottecchi la sala che si era ammutolita: tutti erano apparentemente concentrati su ciò che avevano di fronte, gli occhi fissi su piatti, bottiglie e ripiani di tavoli vuoti.
Una volta arrivata in camera, si chiuse la porta alle spalle e vi si poggiò sopra, sospirando stanca. Si trascinò accanto al letto e lasciò cadere la borsa sul pavimento, quindi si distese e si raggomitolò in posizione fetale.
Tutti quegli sguardi timorosi, tutto quel gelo: era questo che si sarebbe dovuta aspettare, una volta arrivata a Hogwarts? Che cosa avrebbe pensato la gente di lei, sapendo che era una Black e, ancora peggio, la presunta sorella minore di colui che tutti credevano un pluriomicida? I suoi compagni di scuola l’avrebbero guardata con disprezzo, disgusto, paura? Avrebbe dovuto sopportare tutto ciò? Non era sicura che sarebbe riuscita a farcela. Specialmente quando, incontrando suo fratello, avrebbe incrociato il suo sguardo carico di odio, che spettava alla sorella di colui che credeva avesse ucciso i suoi genitori. Come avrebbe fatto a resistere? Lontana da Sirius, oltretutto, che era l’unico in grado di risollevarle il morale e di farla stare bene. Cosa ne sarebbe stato di lei?
Non seppe mai quale fosse la risposta a tutte quelle domande – e, soprattutto, se ce ne fosse una. Qualche secondo dopo, vinta dalla stanchezza, si era addormentata.
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Capitolo 4 *** LA GRINGOTT [✔] ***
A svegliarla, la mattina seguente, fu il rumoroso sferragliare di una locomotiva sui binari, che passava a tutta velocità sotto la finestra della sua stanza. Alexis aprì gli occhi contro voglia e si stese supina. Si stropicciò le palpebre e, passandosi poi le dita sulle guance, si stupì di trovarle bagnate.
Ho pianto nel sonno?
In effetti, ricordava di aver sognato qualcosa, ma ogni volta che si sforzava di afferrarne i brandelli, questi le sfuggivano come sabbia tra le dita.
Si costrinse ad alzarsi e si diresse alla finestra. Scostò le vecchie tende e guardò il panorama fuori: era una bella giornata e il sole splendeva nel cielo.
Guardandosi nel riflesso del vetro, notò che era ancora vestita. Ricordò che, la sera precedente, si era addormentata prima di potersi cambiare, così andò in bagno, si spogliò e si fece una doccia veloce. Una volta pronta, uscì dalla camera e scese al piano terra.
Appena mise piede nel pub, calò di nuovo il silenzio. Le persone che l’avevano vista la sera precedente si concentrarono sulla colazione, mentre i nuovi arrivati la osservavano incuriositi, non riuscendo a capire il motivo di tanta tensione.
Alexis cercò di non badarci e si incamminò verso il bancone; calamitò su di sé tutta l’attenzione del barista. Questi, infatti, intento a servire una giovane coppia, non appena l’aveva vista avvicinarsi, li aveva lasciati perdere per servire lei. Non era molto contenta di quella reazione, ma non replicò: prima fosse uscita da lì e meglio era.
«Ha dormito bene, signorina Black?» le chiese il proprietario, augurandosi una risposta positiva.
Non appena sentito quel cognome, la giovane coppia, che la stava guardando male, si voltò e concentrò tutta la sua attenzione sul menù.
«Più che bene, la ringrazio per l’interessamento» rispose Alexis.
«Dovere, signorina, dovere» glissò lui, con un sorriso tirato. «Allora, cosa posso fare per lei? Gradisce qualcosa per colazione?» si affrettò ad aggiungere, sfregandosi le mani con fare nervoso.
Lei scosse la testa e cercò di guardarlo negli occhi, ma lui continuava a fissare il bancone.
Non voleva fargli del male, per Grindelwald! Va bene che aveva detto di essere una Black, ma questo era davvero esagerare. Sembrava che la ritenessero capace di uccidere con un solo sguardo. Era solo una ragazzina di quindici anni, non una spietata Mangiamorte sostenitrice di Lord Voldemort.
Si costrinse a restare calma e scosse la testa. «No, la ringrazio, non ho fame. In compenso, vorrei che mi indicasse la strada per Diagon A…»
Il barista non la lasciò neanche finire: uscì in fretta dal bancone e le fece cenno di seguirla. Sembra proprio che voglia liberarsi di me il più presto possibile – considerò Alexis.
«Ma certo, certo! Mi segua, signorina Black! Da questa parte!»
L’uomo la condusse in quello che sembrava il retro del locale. Era un vicolo cieco: un piccolo terreno rettangolare, circondato da un muro di spesse pietre. Per un attimo, Alexis pensò che il barista volesse prenderla in giro, ma visti i riguardi che sembrava avere verso di lei (verso Alexandra Black), le risultava abbastanza difficile pensare fosse veramente così.
«Faccia qualche passo indietro, signorina, per favore» la avvertì, mentre si avvicinava al muro. Lei seguì il consiglio e arretrò fino a toccare la porta con le spalle.
L’uomo tirò fuori la bacchetta dalla giacca che indossava e la puntò contro il muro. Colpì cinque o sei mattoni (Alexis non ne tenne il conto) e poi si ritirò vicino a lei. Il muro tremò per qualche istante, quindi i mattoni cominciarono a ritirarsi pian piano verso l’esterno, mostrando una larga via piena di gente.
L’espressione di Alexis era la sorpresa concretizzata: osservava la gente camminare frenetica, entrare in una miriade di negozi e uscirne con buste piene, pronta a dirigersi verso la prossima meta.
Poteva sembrare tutto così semplice e banale, a vedersi, ma lei sapeva che era magico.
Si voltò verso il barista che, incontrando il suo sguardo, chinò subito la testa. Lei alzò gli occhi al cielo, stufa di quelle reazioni così reverenziali, e sorrise. «La ringrazio di tutto, arrivederla» lo salutò, quindi gli diede e spalle e si mescolò alla folla nella grande strada.
E così, era quello il mondo dei maghi? Era ancora più fantastico di come lo aveva immaginato quando Sirius glie ne aveva parlato.
Prima di decidere la sua prima meta, si guardò attorno, interessata a ogni piccola cosa. Si fermò di fronte alla vetrina di un negozio di calderoni, poi davanti a quella di un negozio di animali e ancora di fronte a un negozio di oggettistica. Quello che catturò di più la sua attenzione, fu un negozio che vendeva ogni sorta di accessorio per il Quidditch. La vetrina era piena di ragazzi che guardavano con aria sognante un manico di scopa lì esposto.
Facendosi spazio, Alexis riuscì ad arrivare in prima fila e a osservare l’oggetto di tanto interesse: la Nimbus 2001. Onestamente, non riusciva a capire la differenza tra quella e le scope che aveva in casa: le sembrava solo più nuova.
Sirius le aveva raccontato molte volte del Quidditch: sia lui che James erano stati dei campioni, ai tempi in cui frequentavano la scuola. Ogni volta che le illustrava qualche partita, era sempre entusiasta e sembrava tornare il malandrino che era stato da giovane. Eppure, Alexis sapeva che lei e quello sport non sarebbero mai andate d’accordo, lo sentiva a pelle. Sicuramente, l’amore del padre per il Quidditch doveva averlo ereditato suo fratello. Senza contare che lei soffriva terribilmente di vertigini.
Si allontanò dal negozio, per avviarsi alla sua prima meta: la Gringott. Ora c’era solo un problema: trovarla! Cominciò a guardarsi intorno, aspettandosi di scovare un negozietto con su scritto “Gringott”, ma, quando si trovò di fronte l’enorme struttura bianca, restò letteralmente di sasso. Era enorme! E il nome della banca spiccava, scritto in oro e a lettere cubitali, su quello sfondo di marmo: non ci si poteva proprio sbagliare.
Salì l’ampia scalinata e si introdusse all’interno: si ritrovò in una stanza maestosa, affollata di alte scrivanie in legno, dietro le quali si affaccendavano dei brutti folletti ben vestiti.
Si avvicinò a uno di quelli liberi e attese che le rivolgesse l’attenzione. Questi alzò lentamente lo sguardo e la osservò attraverso un paio di occhialetti da vista ad ellisse. «Camera?» chiese, senza tanti convenevoli, la voce gracchiante.
«711» rispose prontamente lei e frugò nella borsa, per prelevare la chiave. Gliela mostrò e il folletto uscì da dietro la scrivania, facendole cenno di seguirla.
Attraversarono la grande sala, fino ad arrivare a una fila di carrelli consumati posti sopra dei binari. Le aprì la portiera sgangherata e lei entrò, seguita da lui.
«Si tenga forte» l’avvisò con voce atona, appena prima che il carro partisse all’improvviso, a tutta velocità.
Correva per quei binari in tutte le direzioni: destra, sinistra, sopra, sotto, in obliquo. L’aria creata dall’attrito della velocità le feriva il viso e la costrinse a chiudere gli occhi lacrimanti. Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, il carro frenò violentemente, con uno stridere poco rassicurante.
Il folletto, tranquillo, scese dal mezzo e la invitò di nuovo a seguirlo, quindi si diresse verso una porta poco lontana.
Appena mise un piede a terra, Alexis sentì il terreno danzarle sotto i piedi e barcollò, rischiando di cadere all’indietro. Per fortuna, la sua schiena andò a sbattere contro qualcosa di solido alle sue spalle, che le impedì di rovinare sgraziatamente a terra. Quando un paio di mani l’afferrarono per le spalle, si rese conto che non era andata a sbattere contro qualcosa… ma contro qualcuno.
Si voltò imbarazzata a osservare chi l’aveva afferrata e si ritrovò di fronte un ragazzo alto e longilineo, con un viso affilato lasciato scoperto dai capelli chiarissimi, che erano tirati indietro da un’elegante mano di gel. I suoi occhi d’argento la fissavano impassibili e le sue mani, dalle lunghe dita affusolate, le stringevano con delicatezza le braccia.
Un tossicchiare insistente li costrinse infine ad allontanarsi.
Alexis si girò verso il folletto, che la guardava spazientito, tamburellando un piede a terra.
«Scusami, io…» Si voltò, per chiedere perdono per l’inconveniente, ma il ragazzo le dava ora le spalle e si stava allontanando verso il folletto che lo accompagnava.
Rimase imbambolata a fissare quell’ampia schiena, fin quando il folletto che accompagnava lei la strattonò per un braccio. «Vuole sbrigarsi?!» fece inacidito.
Alexis si lasciò trascinare fino alla porta della camera blindata.
«La lampada, prego» disse il folletto, porgendole la lanterna. Lei la prese e fece luce alla serratura. «La chiave, prego» ripeté il folletto con lo stesso tono, aprendo la mano dalle lunghe dita sottili e storte.
Alexis ci lasciò cadere la chiave dentro e il folletto si voltò, la infilò nella toppa e girò per quattro volte in senso orario e due in senso antiorario. La porta si spalancò, rivelando una montagna di monete luccicanti.
Wow, certo che Sirius è ricco…
Lasciò la lampada nelle mani del folletto ed entrò con cautela all’interno della camera. Si guardò intorno, osservando la miriade di monete, di varie dimensioni e colori. Sirius le aveva spiegato la differenza tra Galeoni, Falci e Zellini, e lei l’aveva imparata a memoria, per evitare brutte figure. Fece due conti e, considerando che un Falco valeva ventinove Zellini e che un Galeone valeva diciassette Falci, cominciò col prendere due manciate di Zellini, seguite da quattro manciate di Falci e cinque di Galeoni. Ripose tutto nella borsa tracolla –che cominciò a pesare - ed uscì dalla camera, lasciando al folletto il compito di sigillare di nuovo la porta.
Nello stesso istante, anche il ragazzo di prima uscì dalla propria camera blindata e Alexis non poté impedirsi di guardarlo di sottecchi. Era inevitabile, così come il pensare che fosse davvero un gran bel ragazzo.
Aveva vissuto tutta la sua vita reclusa all’interno di Grimmauld Place, da quando ne aveva memoria, era normale per lei entusiasmarsi per ogni piccolo dettaglio di quel mondo esterno, che le sembrava straordinario. In fondo, era la prima volta che un'altra persona, che non fosse Sirius, la toccava. Le sembrava ancora di poter sentire le sue dita stringerle piano le braccia e la sua schiena aderire contro il suo petto caldo.
Il ragazzo sembrò accorgersi del suo interesse, perché Alexis lo vide sogghignare divertito alla luce fioca delle torce che illuminavano la grotta sotterranea nella quale si trovavano. Le rivolse persino un’occhiata irriverente e lei, colta in flagrante, abbassò subito lo sguardo e fissò il terreno con innaturale interesse. Si sentì avvampare e le guance le si colorarono di un rosso evidente.
«Ecco a lei, signorina Black» disse il folletto, che l’aveva riavvicinata e le stava porgendo la sua chiave.
Com’era successo per tutte le volte precedenti nelle quali era stato pronunciato il nome “Black”, Alexis non si sorprese del fatto che il ragazzo le stesse ora rivolgendo la propria attenzione in modo ben più aperto di quanto non avesse fatto prima. Ciò che la stupì, invece, fu non leggere paura o timore reverenziale in fondo ai suoi occhi grigi, quanto piuttosto interesse e curiosità.
L’intensità nuova di quello sguardo la mise ancor di più in soggezione, così si affrettò a dargli le spalle e si rivolse al folletto. «Ehm… s-sì… grazie» farfugliò, quindi lo seguì all’interno della carrozza senza più guardarsi indietro.
Pur non essendo contenta di fare un altro viaggio su quel mezzo infernale, era sollevata di allontanarsi da quel ragazzo e dal suo sguardo insistente. Lui, dal canto suo, continuò a fissarla fino a che non la vide sparire oltre una ripida discesa.
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Capitolo 5 *** PARENTELE [✔] ***
Quando finalmente uscì dalla Gringott, Alexis aveva lo stomaco sotto sopra. Pensò che avrebbe dovuto prendere più monete, perché di tornare là sotto, per almeno un altro decennio, non ne aveva proprio intenzione. Si augurò con tutto il cuore che i soldi che aveva preso le bastassero a coprire tutte le spese previste.
Ripreso il controllo del proprio stomaco, e ringraziando mentalmente il fatto che quella mattina non avesse fatto colazione, si frugò nelle tasche della gonna, per prendere il fogliettino che le aveva dato Sirius la mattina precedente: la sua prossima meta era Ollivander, il miglior negozio di bacchette di tutto il regno magico.
Camminò per una decina buona di minuti prima di trovarlo, ma di certo il viaggio non fu noioso: ogni volta che si girava, notava qualcosa di nuovo che la sorprendeva, la faceva sorridere, la meravigliava. Ne scrutò l’interno curiosa, ma non vide nulla: era buio e la stanza sembrava abbandonata. Decise di entrare, per verificare se il negozio fosse davvero vuoto come appariva. Aprì la porta in vetro e questa urtò una serie di bastoncini metallici, appesi proprio sopra di essa, che produsse un tintinnio forte nel silenzio.
Era una stanzetta non molto grande, ammobiliata solo con un lungo bancone in legno, sopra il quale erano disordinatamente sparse alcune carte, e un’enorme scaffalatura ricolma di scatolette piatte.
Alexis si avvicinò al bancone, non appena si affacciò oltre di esso per vedere se ci fosse qualcuno, un rumore improvviso la fece sobbalzare.
Il proprietario del negozio, un uomo sull’ottantina, mingherlino e con paio di occhialetti dall’aspetto fragile, era arrivato trasportato da una scala che scorreva lungo tutta la libreria. «Non volevo spaventarla, signorina» si scusò e scese i pochi gradini. Si avvicinò al bancone e la scrutò con attenzione attraverso i fini occhiali che portava in modo precario sulla punta del naso adunco. «È qui per una bacchetta, immagino.»
Alexis annuì, ancora con lo stomaco sottosopra per il viaggio alla Gringott e con il cuore in gola per lo spavento.
«Bene, bene. Vediamo, posso sapere quel è il suo nome?»
«Alexandra Black» rispose lei per l’ennesima volta in quella mattinata. Sembrava che tutti lo facessero apposta, a sentirle dire quel falso nome, a farla mentire.
«Una nuova Black, dunque…» fece Olivander, pensieroso. La studiò per qualche altro istante, quindi si voltò e prese una delle tante scatoline che erano riposte sulla scaffalatura a parete. La aprì e la mostrò alla ragazza. «Acacia, piuma di fenice, nove pollici, flessibile. Simile a quella di Narcissa Black.» Gliela porse e Alexis la afferrò, stringendola incerta. «Su, su, la agiti!» la incitò il mago da dietro il bancone.
Lei la scrollò con un colpo di polso. Dalla punta venne fuori una scia luminosa, di un verde intenso, che andò a colpire una lampada poco distante. Questa si ruppe in mille pezzi.
Alexis la guardò sconcertata, quindi volse lo sguardo pietrificato verso l’uomo, che già scuoteva la testa.
«No, non è la sua» disse. Riprese la bacchetta e glie ne porse un’altra. «Provi questa: legno di noce, corde di cuore di drago, dieci pollici. Bellatrix Black.»
Ancora una volta, Alexis strinse la bacchetta tra le dita sottili e la agitò. La potenza del fascio di luce nera, che distrusse una bacheca appostata al muro, la fece volare all’indietro e finire in terra.
«Per tutti i troll, assolutamente no!» esclamò Ollivander. Raggiunse la ragazza e la aiutò a rimettersi in piedi: era terrorizzata!
Non avrebbe mai immaginato che scegliere una bacchetta fosse tanto traumatico… forse, anche di più della corsa sul carro della Gringott!
Osservandola ora più da vicino, Ollivander la scrutò curioso, soffermandosi sui suoi occhi. La fissò in quel verde intenso e si fece di nuovo pensieroso.
«Mi chiedo se…» mormorò tra sé e sé.
Tornò dietro al bancone, rovistò tra le varie scatoline e alla fine sembrò trovare ciò che cercava. Tornò da Alexis e le porse una nuova bacchetta.
«Chissà… salice, sibilante, dieci pollici e un quarto.»
Questa volta non aggiunse alcun nome.
Alexis la prese e questa volta non dovette neanche agitarla: una debole luce rossa uscì dalla punta della bacchetta, formando una cascata di stelle scintillanti.
È lei… - pensò, con un tuffo al cuore.
«Eccellente e straordinario» commentò Ollivander, «anche alquanto bizzarro, mi verrebbe da aggiungere.»
«Bizzarro?»
Alexis seguì l’uomo fino al bancone e ripose la bacchetta all’interno della scatola. Ollivander la prese e la chiuse con un nastrino, poi la mise in una busta.
«Già, davvero strano. Quella bacchetta è molto simile a quella di una persona che con lei ha ben poco a che fare. Anzi nulla, direi. Sono sette Galeoni.»
Alexis frugò nella borsa ed estrasse sette monete d’oro, che consegnò al negoziante. «Dice davvero? E chi sarebbe?»
«Un’eccellente strega, dai fluenti capelli rossi e dagli occhi splendidi come i suoi: il suo nome era Lily Evans» rispose Ollivander con un sorriso nostalgico e amareggiato.
Alexis sentì il suo cuore singhiozzare di nuovo. Gli occhi le si stavano velando di lacrime, così si incalzò a mostrare un sorriso di circostanza e a voltarsi. «Grazie e… arrivederla» si congedò, quindi uscì in tutta fretta dal negozio.
Mentre attraversava di corsa la strada affollata, sentì l’amara carezza di una lacrima rigarle una guancia, seguita da un'altra e un’altra ancora, che diventarono poi una moltitudine.
Mamma…
Le ci volle qualche giro dell’isolato, per calmarsi e riprendersi. Si controllò nel riflesso di una vetrina, fingendo di essere particolarmente interessata a un paio di pinze da cucina che si agitavano in una ciotola, e si asciugò le ultime lacrime sul bordo della manica.
Si voltò mentre tirava di nuovo fuori il bigliettino di Sirius: la sua prossima meta era “Madama Mc Clan”, per abiti e simili.
Alzando lo sguardo, si stupì di trovarsi già di fronte al negozio. Si avvicinò alla vetrina e scrutò le varie divise scolastiche addosso ai manichini. Entrò. Mentre apriva la porta, catturò una parte del discorso di chi era all’interno.
«Possibile che tu sia cresciuto così tanto e in un solo anno?» esclamò la voce di una donna.
«A quanto pare» rispose una voce maschile, dal tono tediato. «Sbrighiamoci, non voglio stare qua tutto il giorno. Mio padre ha promesso di comprarmi la nuova Nimbus 2001, quando uscirò da questo posto.» Non sapeva a chi appartenesse quella voce, ma Alexis lo trovò subito molto antipatico.
«Suo padre dovrebbe comprargli un po’ di educazione» borbottò la donna, mentre dal retrobottega tornava nel negozio. Si accorse della ragazza, ancora impalata di fronte alla porta. «Prego, si accomodi! Sono nella stanza accanto! Venga pure!» la invitò, mentre afferrava una manciata di stoffa scura da un armadio.
Alexis la seguì verso il retrobottega, che altro non era che la sartoria.
Su di uno sgabello, con aria annoiata, c’era il ragazzo che aveva visto alla Gringott.
Quando i loro sguardi si incontrarono, un ghigno sorpreso e divertito gli colorò le labbra. Alexis si sentì avvampare senza alcuna ragione particolare.
«Accomodati pure lì, cara» disse Madama McClan, indicandole uno sgabello vuoto. «Finisco col signorino Malfoy e sono subito da te.»
Alexis annuì e si sedette sullo sgabello, a occhi bassi.
La sarta riprese a lavorare con sollecitudine alla divisa del ragazzo, fin quando una delle sue assistenti non si affacciò oltre la porta con un sacco di indumenti tra le braccia, chiedendo il suo aiuto. Madama McClan si defilò con la promessa di tornare entro breve e li lasciò da soli.
Alexis fece di tutto per ignorarlo: si guardò con interesse una macchia di fango sulla punta delle scarpe; osservò i quadri appesi al muro, analizzando con interesse una corsa di cavalli che si spostava di scenario in scenario, seguendo i vari dipinti; aveva studiato le divise scolastiche indosso ai manichini… ma alla fine non ce l’aveva fatta. Il suo sguardo, come un ago attratto da una calamita, si spostò sul ragazzo. Lui la stava scrutando apertamente, senza farsi alcuno scrupolo, una guancia ora poggiata contro una mano chiusa a pugno.
«E così…sei una Black» soffiò d’ un tratto.
Alexis sobbalzò sorpresa, perché non si era proprio aspettata che lui le parlasse. «Sì» rispose, ma non aggiunse altro. Aveva deciso di interloquire il meno possibile, per non destare alcun tipo di sospetto in merito alla sua identità.
«Non ti ho mai vista, alle cene di famiglia» osservò il ragazzo, senza mai toglierle gli occhi di dosso.
Ad Alexis il cuore singhiozzò nel petto.
Ha davvero detto famiglia? Non sarà mica un membro della famiglia Black, vero?
Alexis non sapeva nulla della vera famiglia di Sirius, se non che erano dei razzisti purosangue che lo avevano cancellato dall’albero genealogico per motivi che lei non riusciva proprio a comprendere. L’unico altro membro della famiglia Black che avesse mai incontrato, era il dipinto nascosto dietro una tenda a Grimmauld Place: la madre di Sirius. L’esperienza era stata così traumatica, che non si era più avvicinata a quel corridoio neanche per sbaglio.
«Sei stata fortunata» mormorò il ragazzo. «Le cene familiari sono una tale noia.»
Si alzò dallo sgabello e la raggiunse. Alexis dovette sollevare il capo, per continuare a guardarlo in faccia: non sembrava essere tanto più grande di lei, ma di certo era alto. «Comunque, io sono Draco Malfoy» si presentò e le porse una mano pallida. «Posso sapere, esattamente, con quale membro della famiglia Black ho il piacere di parlare?»
Alexis si alzò e, ignorando del tutto la mano che lui le stava tendendo, si chinò in un salamelecco quasi irrisorio. In fondo, se doveva recitare la parte di una Black di fronte a un presunto parente, tanto valeva farlo bene. «Lei è Alexandra Black, sorella di Sirius Black.»
Draco Malfoy assottigliò lo sguardo, ancora più interessato. «Oh, ora si spiega perché non ti ho mai vista prima d’ora» soffiò e i suoi occhi brillarono di curiosità ed eccitazione. «Sei la sorellina del mio famigerato cugino assassino di secondo grado.»
«Così sembrerebbe» mormorò Alexis e fu contenta che la sua voce non la tradisse, perché il suo stomaco stava bruciando d’ansia.
Quella rivelazione non le piaceva per niente: incontrare colui che avrebbe dovuto essere il suo presunto cugino di secondo grado… proprio la sua fortuna ci voleva.
E se sa che Sirius, in realtà, non ha sorelle?
Inorridita da quel pensiero, lo scacciò subito dalla sua testa. I suoi occhi, nel tentativo di evitare ancora lo sguardo indagatore di Malfoy, trovarono la sciarpa verde-argento abbandonata sullo sgabello sul quale era prima seduto. «Sei un Serpeverde?» domandò allora, sperando così di lasciar cadere il discorso della loro presunta e alquanto impossibile parentela.
«Mi pare ovvio» rispose lui secco. «Ci si aspetta che anche tu onori il nome della nostra famiglia, così oscenamente insozzato da quel traditore di tuo fratello.» Draco storse il naso in una smorfia, neanche gli fosse stata messa della Puzzalinfa sotto le narici.
Alexis strinse la mano in un pugno, col desiderio del tutto nuovo ed estraneo di scaraventarlo sul lungo naso di Malfoy.
Come osa…
«Eccomi qui, scusate davvero per l’attesa!»
L’ingresso di Madama McClan le impedì di mostrare a quell’arrogante, presunto cugino cosa ne pensasse di lui.
Malfoy le lanciò un’ultima occhiata, forse incuriosito dal modo in cui le guance di lei si erano d’un tratto accese. Le sorrise e lei lo trovò oltremodo irritante, quindi si trascinò di nuovo sullo sgabello e Alexis fece lo stesso.
Madama McClan lasciò cadere il materiale che aveva tra le braccia sulla scrivania, quindi tornò verso Draco e, con un colpo di bacchetta, rifinì la sua divisa. «Bene, signorino Malfoy: ho fatto, può andare.»
Il ragazzo si alzò e fece un semplice cenno col capo. Prima di varcare la soglia, si girò un’ultima volta verso Alexis, che stava facendo un grande sforzo per non guardarlo… e per non tirargli in testa un rocchetto di legno vuoto.
«Ci vediamo a scuola, allora…» la salutò.
Lei non rispose.
*
Finito che ebbe da Madama McClan, diede uno sguardo al biglietto di Sirius, che le indicava la sua ultima meta. Trovare la libreria non le fu difficile, le bastò seguire una folla di gente che si dirigeva eccitata dentro un grande negozio a due piani, parlando animatamente di un certo “scrittore famoso che si trovava dentro Il Ghirigoro, pronto a fare autografi.”
Alexis riuscì a intrufolarsi nella calca, ma non si preoccupò di oltrepassare la folla che si spingeva per vedere il famoso autore. In fondo, non le interessava.
Fu costretta a cambiare idea quasi subito.
«Non è possibile… è Harry Potter!» esclamò qualcuno, con stupore.
Alexis si congelò sul posto.
Cosa ha detto?
«Harry Potter?!» ripeté una voce, altrettanto incredula ed eccitata.
Harry… Harry è qui? Mio fratello…
Prima ancora di rendersi conto delle sue stesse azioni, Alexis si stava facendo largo tra la folla. La sua corporatura sottile le fu molto d’aiuto in quell’ardua impresa e, quando finalmente riuscì ad arrivare in prima fila, accanto a una ragazzina dai lisci capelli rossi, lo vide… e il suo cuore mancò un colpo. Sembrava la versione più giovane delle immagini nelle foto di loro padre, James Potter, con la sola differenza che dietro le lenti degli occhiali spiccavano due iridi di un verde brillante, identiche alle sue.
Gli occhi le si riempirono di lacrime per l’emozione e si coprì la bocca con una mano, per impedirsi di singhiozzare.
Harry…
«Un bel sorriso, Harry: insieme siamo la prima pagina!» disse l’uomo accanto a lui, ammiccando in direzione della macchina fotografica che immortalò il momento. Poi, quello che Alexis presumeva essere il famoso autore, fece una specie di monologo, ma le sue orecchie non avevano più udito.
Tutto era sparito e non esisteva altro che suo fratello, in quel momento.
Tornò in sé solo quando quegli occhi identici ai suoi si posarono su di lei con espressione cordialmente perplessa, facendole rendere conto del fatto che doveva starlo fissando in adorazione. Rimasero a fissarsi per qualche istante, prima che lo scrittore, tale Gilderoy Allock, consegnasse a Harry una pila di libri e lo rispedisse tra la folla.
Quando comprese che suo fratello si stava dirigendo esattamente nella direzione in cui si trovava lei, Alexis si voltò e si rinfilò tra la folla, senza preoccuparsi di spintonare qualcuno nella sua frettolosa fuga.
Non potevano incontrarsi, non così presto, o lei non sapeva se sarebbe stata in grado di trattenersi dal saltargli letteralmente addosso, stringerlo in un abbraccio soffocante, piangere contro il suo petto caldo, rivelargli ogni cosa.
Dall’alto, un paio d’occhi grigi la osservarono attraversare la folla.
Arrivata all’ingresso, Alexis non uscì, ma preferì piuttosto nascondersi dietro una grande libreria. Per buona misura, afferrò anche un tomo voluminoso e lo aprì a celare il suo volto.
Si affacciò da sopra il libro, scoprendo solo gli occhi, nel momento in cui sentì una voce strascicata, già fin troppo familiare.
«Scommetto che ti è piaciuto, Potter! Il famoso Harry Potter! Anche se entri in una libreria finisci in prima pagina» sputò con disprezzo Draco Malfoy.
Lo sguardo di Alexis si spostò rapido dagli occhi del Serpeverde a quelli del fratello, quindi scivolarono sulla ragazzina dai capelli rossi che prese parola. «Lascialo in pace!» sibilò, in difesa di Harry,
«Guarda, Potter, ti sei fatto la ragazza!» lo schernì Malfoy.
Ad Alexis fu subito chiaro che tra quel ragazzo e suo fratello non corresse buon sangue.
«Via, via, Draco, più garbato» lo rimproverò un uomo, che sembrava la copia sputata dello stesso ragazzo, solo con una trentina d’anni in più e capelli più lunghi. Dal modo confidenziale con cui l’aveva chiamato e con il quale gli aveva sfiorato la spalla, Alexis comprese che doveva trattarsi del padre. «Ah! Signor Potter: Lucius Malfoy» si presentò infatti, confermando la sua deduzione. «Finalmente ci conosciamo.»
Tese una mano e Harry gliela strinse, seppur senza alcun trasporto.
«Perdonami!» Lucius lo attirò a sé, senza alcuna gentilezza, e lo scrutò come fosse un antico manufatto. Con la punta del bastone che portava con sé, e che aveva all’estremità ritratta la testa di un serpente con la bocca spalancata, gli scostò la frangia, fino a riuscire a vedere la famosa cicatrice a forma di saetta.
Istintivamente Alexis andò a sfiorarsi la fronte, senza trovarci nulla; fu costretta a reprimere un brivido al pensiero che, quel maledettissimo giorno, avrebbe potuto esserci lei sotto le mani di Tu-Sai-Chi. E non era sicura che sarebbe riuscita a cavarsela con una semplice ferita.
«La tua cicatrice è leggenda… come d’altronde il mago che te l’ha procurata» sentenziò Lucius Malfoy, con tono quasi fiero.
Alexis dovette fare un grande sforzo per non lanciargli il libro in testa.
«Voldemort ha ucciso i miei genitori… non era altro che un assassino» rispose freddamente suo fratello e, quando lo sentì parlare per la prima volta, Alexis sentì i peli rizzarlesi sulle braccia: la sua voce era scura e profonda, calda… così diversa da quella di Malfoy e suo padre.
«Mmmh… devi essere molto coraggioso, se pronunci il suo nome… o molto sciocco!» esclamò il signor Malfoy con un ghigno, lasciandolo finalmente andare.
«La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.»
Lo sguardo di Alexis scivolò, insieme a quello di Lucius, sulla figura della ragazza che aveva parlato: aveva folti riccioli bruni che le incorniciavano un viso piccolo e paffuto.
«E tu devi essere… la signorina Granger! Sì, Draco mi ha detto tutto riguardo a te e ai tuoi genitori: Babbani, vero?» rispose informato l’uomo, scrutandola con sufficienza.
Alexis vide Hermione Granger stringere gli occhi con rabbia, mentre Lucius Malfoy passava ad osservare il resto delle persone che componevano il numeroso gruppetto.
«Capelli rossi, espressioni vuote, malandato libro di seconda mano: voi dovete essere i Weasley!» sibilò, prendendo un volume, dalla copertina parecchio consumata, dal calderone che aveva in mano la ragazzina dai capelli rossi.
Nessuno dei fratelli rispose o almeno non fece in tempo. Infatti, colui che doveva essere il signor Weasley, a giudicare dalla somiglianza con i ragazzi, si era avvicinato e, ignorando intenzionalmente Malfoy, suggerì: «Ragazzi, qui è una bolgia. Andiamo fuori» e cominciò a spingerli verso l’esterno.
Lucius non sembrava avere intenzione di lasciarlo andar via. Non senza averlo prima salutato alla maniera dei Malfoy. «Bene, bene, bene! Weasley Senor!» esclamò, fingendosi sorpreso di vederlo.
«Lucius» rispose l’altro, senza preoccuparsi di celare il fastidio di incontrarlo anche lì.
«Super lavoro al Ministero, Arthur: tutte quelle ispezioni extra! Mi auguro che le paghino gli straordinari. Anche se, a giudicare dalle condizioni di questo» e indicò il libro che teneva ancora in mano, «direi di no. A che le serve disonorare il nome stesso di mago, se poi non la pagano neanche bene?»
«Abbiamo idee molto diverse riguardo ciò che disonora il nome di mago, Malfoy» rispose prontamente il signor Weasley.
Alexis fu subito d’accordo con lui: quel Lucius Malfoy non le piaceva affatto. E ancora meno le piaceva il figlio, che aveva avanzato critiche simili nei confronti di Sirius.
«È chiaro» soffiò il signor Malfoy, con aria di chi la sa lunga. «Frequentare Babbani… credevo che la sua famiglia non potesse cadere più in basso» aggiunse, e lasciò cadere il libro preso in precedenza nel calderone della più piccola dei Weasley. Allo sguardo attento di Alexis, non sfuggì che aveva messo due libri e non uno, ma non vi diede peso.
«Ci vediamo al lavoro» si congedò infine Malfoy e, voltandosi in un frusciare di mantello, uscì dal negozio.
Il figlio lo seguì, non prima di essersi però fermato davanti ad Harry e aver detto, con lo stesso tono del padre: «Ci vediamo a scuola.»
Quindi si voltò, ma prima di varcare la soglia, i suoi occhi intercettarono quelli della ragazza che ancora seguiva la scena semi-nascosto dal grosso libro. Un ghigno appena accennato e Malfoy uscì dalla libreria, senza aggiungere nulla.
Quando spostò lo sguardo dall’uscita del negozio al numeroso gruppetto che aveva spiato fino a quel momento, si ritrovò otto paia d’occhi a fissarla incuriositi. Soprattutto quelli di suo fratello, che già l’aveva notata in precedenza, in mezzo alla folla.
Alexis arrossì fino alla punta dei capelli e si nascose nuovamente dietro il libro, quindi si voltò e si inoltrò all’interno della libreria, per scappare da quelle occhiate.
E, soprattutto, per scappare da Harry.
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Capitolo 6 *** FALSO SMISTAMENTO [✔] ***
Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato, la partenza per Hogwarts era vicina. Mezz’ora e il treno sarebbe partito, pronto a lasciare il mondo Babbano e a immergersi nel mondo magico.
E Alexis non era ancora pronta… mentalmente si intende.
Non era ancora entrata nell’ordine delle idee che di lì a qualche ora si sarebbe ritrovata in quei luoghi che da bambina aveva sempre sognato di vedere, quando Sirius, per farla addormentare, le raccontava delle sue avventure con i Malandrini; e, soprattutto, non era ancora preparata al fatto che avrebbe visto suo fratello ogni giorno: questo le riempiva il cuore di gioia e, allo stesso tempo, glielo faceva frullare nel petto agitato. Avrebbe dovuto trovare un modo per stargli vicino senza rivelargli che era sua sorella e avrebbe dovuto fare in modo che non la odiasse per essere una Black e, soprattutto, per essere la sorella di colui che tutti ritenevano avesse ucciso i loro genitori. Non sapeva se sarebbe riuscita nel suo intento e questo le contorceva lo stomaco in un groviglio di ansia e paure.
Si trovava alla stazione di King Cross, con un paio di gambe molle più del burro sciolto e un cuore che rischiava di uscire violentemente dal petto. Chissà se poteva davvero succedere. Erano mai capitati casi di cuori che squarciavano petti e balzavano via?
Scosse la testa, cacciando via quei pensieri pessimistici, e si costrinse a calmarsi.
Era sola. Sirius aveva insistito tanto per accompagnarla, ma lei non aveva acconsentito: andava bene uscire di notte, ma di giorno, al centro di Londra, non se ne parlava proprio. A volte si stupiva della sconsideratezza del padrino!
Così, si era limitato a darle le informazioni necessarie per arrivare al binario 9 e ¾ -ripetendo più volte le cose, per essere sicuro che non si perdesse. Aveva tenuto un’espressione imbronciata per tutto il tempo, neanche fosse lui il ragazzino tra i due, ma quando era stato il momento di salutarsi, l’arrabbiatura era scomparsa e l’aveva tenuta stretta a sé per una buona mezz’ora.
Alexis si avviò verso la colonna in mezzo ai binari nove e dieci, come le aveva detto Sirius.
“È meglio se vai di corsa, se sei agitata” – le aveva suggerito.
E così fece. Un ultimo, profondissimo respiro, si assicurò che nessuno la stesse guardando e cominciò a correre, spingendo il carrello. Sicura che non avrebbe funzionato, chiuse gli occhi, pronta all’urto contro la colonna, ma questo non avvenne e lei sentì il terreno continuare a scorrere sotto i suoi piedi veloci. Frenò solo quando sentì il rumore tipico di una locomotiva. Aprì gli occhi, trovandosi in un posto del tutto differente rispetto alla stazione di King Cross. Sopra la sua testa, un cartello rosso indicava la scritta “Binario 9 e ¾”. Ce l’aveva fatta!
Si guardò attorno, notando la folla di gente che si spintonava eccitata per entrare nel treno: genitori che salutavano più volte i figli, ragazzi che si sporgevano dai finestrini, carrelli pieni di valigie e di gabbie, gufi, gatti e rospi!
Si avviò, facendo attenzione a non urtare qualcuno o qualcosa. Alla fine, seguì una famiglia che portava i bagagli verso la coda del treno. Lasciò il carrello, con tutti i suoi effetti personali, a un uomo incaricato di sistemarli all’interno di un vagone e finalmente salì.
Percorse i corridoi, pieni di ragazzi affacciati ai finestrini che ancora salutavano o rassicuravano i genitori. Scrutando all’interno degli scompartimenti, vedeva gruppi di ragazzi scherzare e ridere, eccitati all’idea di cominciare un nuovo anno ad Hogwarts.
Lei sarebbe mai riuscita a crearsi un gruppo tutto suo?
Alla ricerca di un posto, non si era accorta di essere ormai arrivata ai primi vagoni. Con sua grande felicità, trovò uno scompartimento vuoto e lo occupò, prima che qualche gruppo potesse rubarglielo sotto il naso. Poco dopo, il treno partì.
Alexis restò a osservare le strutture delle case di Londra trasformarsi pian piano in una landa verdeggiante, che correva veloce sotto i suoi occhi, unendosi in modo uniforme con l’azzurro del cielo di quella splendida giornata.
Si perse in mille pensieri e fantasticherie e si ridestò solo quando sentì la porta del suo scompartimento aprirsi lentamente. Guardò le due ragazze, ferme di fronte alla soglia: avevano un aspetto famigliare e, solo quando una di loro parlò, si ricordò dove le aveva viste; erano le ragazze che stavano insieme ad Harry al Ghirigoro.
«Possiamo?» chiese quella più grande, indicando l’interno dello scompartimento. «Tutti gli altri sono occupati.»
Alexis sorrise e fece loro cenno di entrare. «Certo, nessun problema.»
«Grazie.»
Si accomodarono sui sedili di fronte a lei, sistemando le borse sul portabagagli sopra le loro teste. Alexis allungò il collo per guardare il corridoio, col cuore in gola: se loro erano lì, forse anche Harry...
«Stai aspettando qualcuno?» le chiese la ragazza più grande.
Alexis scosse la testa. «No, nessuno. Sono nuova di qui» rispose, agitata suo malgrado.
A quanto pareva, suo fratello non era con loro stavolta. Si sentiva insieme sollevata e dispiaciuta.
«Anche Ginny lo è» rispose la ragazza dai capelli bruni, indicando l’amica che sorrideva imbarazzata. Era la stessa che aveva difeso Harry contro Malfoy, in libreria. «Io invece sono Hermione Granger, piacere di conoscerti» si presentò, porgendole una mano.
Alexis la strinse. «Piacere mio, Alexandra.» Omise appositamente il cognome: aveva imparato, con il suo viaggio a Diagon Alley, che dire “Black” non era un buon biglietto da visita per fare nuove amicizie.
Passarono due ore insieme, parlando del più e del meno. Alexis cominciava a sentirsi finalmente a suo agio. A un certo punto, Hermione si era alzata, dicendo che doveva andare a chiedere una cosa a un’amica di Grifondoro, ed era uscita, lasciando lei e Ginny da sole.
«Sono un po’ agitata» disse quest’ultima, torturandosi le mani in grembo.
«Anch’io» rispose Alexis, «ma credo sia normale… il primo giorno in una nuova scuola fa sempre sempre un po’ paura.»
Ginny annuì. «Spero che finiremo nella stessa casa, sarebbe bello conoscere già qualcuno.»
Alexis mostrò un sorriso di circostanza, ma non replicò e tornò a guardare fuori dal finestrino, oltre il quale il panorama si era ridotto a un’uniforme macchia nera.
Non era tanto sicura che la speranza di Ginny avrebbe potuto avverarsi. Forse, in altre circostanze… ma non in quella.
Quando il treno cominciò a rallentare, Alexis indossò il mantello della divisa e Ginny la imitò. Tutta l’agitazione che era riuscita a dimenticare nelle ore del viaggio la colpì con violenza, facendole tremare le gambe. Forse sarebbe crollata in ginocchio, se Ginny non le avesse stretto la mano, infondendole coraggio e prendendo lei stessa forza da quel contatto. Alexis le sorrise e insieme scesero dal treno.
Nella confusione generale, una voce possente sovrastò tutte le altre. «PRIMO ANNO! PRIMO ANNO! DA QUESTA PARTE!»
Le due ragazze seguirono la voce, fino ad arrivare davanti a un uomo gigantesco. Lo guardarono dal basso stupite, mentre lui sorrideva al loro indirizzo, riuscendo subito a metterle a proprio agio. Una volta che tutti i primini si furono radunati, si incamminarono.
Furono portati in riva all’enorme lago che circondava il castello e fatti salire su delle imbarcazioni in legno, che ospitavano quattro persone. Alexis e Ginny salirono sulla stessa, insieme a un ragazzino dai capelli biondo cenere e una ragazza con due graziose treccine castane. Cominciarono la traversata sul pelo dell’acqua nera, che brillava sotto le luci intense dell’imponente struttura che avevano davanti.
Il castello di Hogwarts era molto, molto più bello di come lo avesse mai immaginato.
«È stupendo!» esclamò meravigliata Ginny, togliendole le parole di bocca.
Dopo quella che sembrò un’eternità, approdarono a riva e scesero dalle barche. Seguirono il gigantesco uomo lungo un viale che conduceva all’entrata principale del castello. Attraversando un enorme portone in legno, si ritrovarono in un ampio e maestoso ingresso, dove faceva bella mostra di sé una scala elegante, ricoperta di un tappeto rosso. Li fecero salire, poi svoltare a destra, fino ad arrivare davanti ad un’altra grande porta.
Ad accogliere i primini arrivò una donna con un cappello a punta e un paio di occhialetti portati sulla punta del naso. «Siamo pronti per accogliervi» annunciò con un sorriso. Si voltò e aprì la porta. Oltre di essa, c’era un’enorme sala con quattro tavolate disposte verticalmente, dov’erano seduti gli studenti delle diverse casate, e una posta in orizzontale, rialzata su di un piano, con tutti i professori.
Ginny strinse di più la mano di Alexis e, insieme agli altri primini, si incamminarono per il corridoio creato dai due tavoli centrali.
Tutti gli occhi erano puntati su di loro.
Uno in particolare seguiva interessato la figura della più giovane della famiglia Black.
Si fermarono davanti alla grande tavolata dei professori e, alzando lo sguardo, Alexis notò uno sgabello in legno, sul quale era riposto un vecchio cappello logoro.
«Quando chiamerò il vostro nome, verrete avanti e indosserete il cappello, che vi smisterà nelle varie case» spiegò la donna che li aveva accolti all’ingresso. Dispiegò una pergamena e si sistemò meglio gli occhiali sul naso. «Canon Colin.»
Il ragazzo dai capelli biondo cenere, che era salito sulla barca insieme ad Alexis e Ginny, si mosse titubante verso lo sgabello (rischiando tra l’altro di inciampare lungo i gradini) e si sedette. La professoressa gli mise il cappello sulla testa e, dopo qualche secondo, questo gridò: «GRIFONDORO!»
Un boato esplose dal tavolo centrale, sulla sinistra, mentre il piccolo Colin scendeva dallo sgabello e si andava a sedere tra i suoi nuovi compagni.
«Cherin Diamond!»
Questa volta, a muoversi dal gruppo, fu una ragazzina dai capelli corti e biondissimi, elegantemente acconciati. Si sedette sullo sgabello e le fu messo il cappello. Qualche secondo e, di nuovo, questo gridò: «SERPEVERDE!»
Questa volta le urla di approvazione provenivano dall’ultimo tavolo sulla sinistra e Diamond si accomodò alla tavolata sovrastata dagli stendardi verde-argento.
Andarono avanti per un po’, fino a che la professoressa non chiamò: «Weasley Ginevra!»
La ragazza strinse ancora di più la mano di Alexis, presa da un improvviso attacco di panico. Questa si voltò e le sorrise. Andrà tutto bene, le comunicò con lo sguardo. L’altra annuì e le loro mani si lasciarono.
Ginny si sedette sullo sgabello, più tesa di una corda di violino, tanto che, quando la professoressa le mise il cappello sulla testa, sussultò spaventata. Qualche secondo, che ad Alexis e alla stessa Ginny sembrarono un’eternità, e infine il cappello gridò: «GRIFONDORO!»
Un boato, ancora più assordante dei precedenti, esplose al tavolo dei Grifoni, mentre i fratelli Weasley fischiavano e urlavano, fieri della loro sorellina. Sollevata, Ginny si diresse verso la sua tavolata, non senza ringraziare l’amica, con uno sguardo che Alexis ricambiò con un sorriso e un cenno del capo.
Con tutta quella tensione e il sollievo provato dopo lo smistamento di Ginny, si era quasi dimenticata che quella “tortura” toccava anche a lei.
L’agitazione tornò con tutta la sua prepotenza, quando, per ultimo, la professoressa pronunciò il suo nome. «Black Alexandra!»
Il silenzio, al quale ormai si stava quasi abituando quando qualcuno pronunciava il cognome che ora indossava, calò all’interno della Sala Grande.
Alexis chiuse gli occhi e respirò lentamente.
Lo spettacolo ha inizio.
Con passo sicuro, infinitamente di più di quanto non lo fosse in realtà, salì le scale. Schiena dritta, mento alzato, sguardo fermo. Con eleganza, si posizionò sullo sgabello e attese che la professoressa le deponesse il capello sulla testa. Le bastò un secondo per setacciare con lo sguardo la sala e notare come tutti la guardassero basiti, spaventati, incuriositi. Un paio d’occhi in particolare catturarono la sua attenzione: Malfoy la stava fissando dal tavolo di Serpeverde e Alexis fu sicura che lo sguardo, che si era sentita addosso da che era entrata nella Sala Grande, appartenesse a lui. Distolse subito l’attenzione da lui e andò alla ricerca di un altro paio d’occhi, che si aspettava la guardassero furiosi, ma questi mancavano all’appello.
Dov’è Harry?
Non ebbe il tempo di trovare una risposta che una vocina estranea le entrò nella testa, facendola sobbalzare. «Oooooh! Guarda tu chi abbiamo qui: la sorellina di Harry Potter! Quale onore entrare nella sua mente, signorina Alexis! Mmmh… vediamo… mi è stato già detto cosa devo fare con lei, ma è sicura della sua scelta? Non si torna indietro» le disse il Cappello, nella mente.
Già, era davvero sicura? Era pronta a ciò che l’aspettava?
Sì – pensò, con poca convinzione.
«Quanto coraggio vedo, in questo cuore… e quanta bontà d’animo! Pronta a sacrificarsi per il bene delle persone care. Stiamo commettendo un grande errore, l’ho detto a Silente!»
Il silenzio che seguì nella mente della giovane fece capire al Cappello che non sarebbe tornata sui suoi passi. La sua decisione era quella e niente glie la avrebbe fatta cambiare.
«Va bene, come vuole, signorina Potter… o dovrei dire, signorina Black! Prima che urli la casa da lei scelta, vuole sapere dove sarebbe finita, se le cose fossero andate diversamente?»
Sì! – pensò di nuovo Alexis, questa volta con più vigore.
«I tuoi genitori sarebbero stati fieri di te, piccola Grifondoro» le sussurrò con dolcezza nell’orecchio.
L’espressione composta, che era riuscita a mantenere fino a quell’istante, vacillò per un attimo, mentre il cappello gridava: «SERPEVERDE!»
Dal tavolo sulla parete di sinistra scoppiarono fischi, urla e applausi, ma Alexis non sentiva nulla. Si limitò a ringraziare mentalmente il Cappello e a reprimere una lacrima, insieme al suo vero io.
Si accomodò al tavolo delle Serpi e subito alcune mani si allungarono a stringere la sua, congratulandosi con lei e ripetendo più volte il suo cognome, come fosse qualcosa di cui andare estremamente fieri. Alexandra Black rispose con cenni rispettosi del capo, sorrisi appena accennati e qualche parola di circostanza.
Gli occhi sgranati di Hermione e Ginny la fissavano dal tavolo dei Grifondoro, incredule e incerte di quale fosse la reazione giusta da avere a quel sorprendente smistamento. Non ci voleva molto a capire che tra i Grifoni e le Serpi non corresse buon sangue: Sirius glie lo aveva accennato, ma non credeva ci fossero ancora tutti quei pregiudizi.
Voltando lo sguardo, si ritrovò ancora una volta a intercettare quello di Malfoy. Continuava a fissarla in quel suo modo aperto e sfacciato. Le sorrise in modo sinistro, ma lei non ricambiò e anzi lo ignorò per il resto della cena.
La serata passò abbastanza velocemente. Finito che ebbero, i Prefetti delle varie casate mostrarono ai primini come arrivare al loro dormitorio. Quello dei Serpeverde li condusse nei freddi e umidi sotterranei. Si fermarono davanti a un tratto di pietra squallido e vuoto.
«Per accedere alla Sala Comune, bisogna pronunciare la parola d’ordine in questo punto. Quest’anno è: Purosangue» spiegò il Prefetto, mentre dietro di lui il muro di pietre scorreva, come una porta, e lasciava libero l’accesso al ritrovo delle Serpi.
La Sala Comune era lunga e dal basso soffitto, interamente in pietra; da questo scendevano delle catene, sulle quali erano appese delle lanterne rotonde, in vetro verdognolo; gli stendardi verdi e argento erano appesi a delle eleganti colonne, che dividevano l’ingresso dalla vera e propria sala, fornita di due ampi camini in marmo, qualche divano elegante, rigorosamente verde, e qualche tavolino tondo.
Era un ambiente freddo, ma di indubbia eleganza.
«Il dormitorio dei maschi è sulla destra, quello delle ragazze a sinistra» spiegò ancora il Prefetto, con aria stanca e annoiata. «Vi conviene andare a riposare, domani vi aspetta una giornata impegnativa.» Con quell’ultimo, indifferente consiglio, si congedò, sparendo di nuovo al di là del muro di pietra dal quale erano entrati.
I primini cominciarono quindi a dividersi e a entrare nei propri dormitori.
«Black, vieni?» la invitò Diamond, la ragazza bionda che per prima era stata smistata a Serpeverde e con la quale aveva scambiato qualche chiacchiera durante la cena.
«Sì, arrivo tra un attimo! Devo fare una cosa veloce e ti raggiungo» rispose Alexis, facendole cenno con la mano di precederla. Diamond annuì e sparì insieme alle altre dietro la porta del dormitorio femminile.
Era rimasta sola, a farle compagnia solo lo scoppiettare allegro del fuoco nel camino. Si avvicinò a uno dei tavoli, contenta che fosse fornito di qualche pergamena, di un piuma e di una boccetta d’inchiostro. Si accomodò e alla luce fioca delle fiamme cominciò a scrivere la lettera per Sirius: gli aveva promesso di scrivergli non appena fosse arrivata.
Quando finì, lasciò che l’inchiostro si asciugasse, poi piegò il foglio e lo ripose nelle tasche del mantello: l’avrebbe inviata l’indomani mattina.
Stava rimettendo a posto il tavolino, quando qualcuno le si avvicinò, silenzioso come un’ombra tra le tenebre. Fredde dita affusolate si serrarono intorno al suo polso sottile, facendola sobbalzare. La boccetta d’inchiostro le cadde di mano e il liquido nero si sparse per tutto il tavolino. Si girò di scatto e si ritrovò a fissare il volto cesellato di Draco Malfoy.
Erano vicini. Troppo vicini.
Cercò di controllare il cuore che le era balzato in gola per lo spavento. «Ah, sei tu» mormorò.
Malfoy la scrutò dall’alto con un’occhiata curiosa. «Sembri delusa, aspettavi qualcun altro?»
«Non aspettavo di certo te» rispose lei. Si divincolò dalla presa delle sue dita gelide e lui la lasciò andare, senza forzare la sua presenza su di lei. «Volevi qualcosa in particolare?»
«No, solo salutarti.»
Alexis scrollò le spalle. «Sì, beh. Ciao, allora.» Senza aggiungere altro, lo superò, pronta a infilarsi nei dormitori femminili.
Malfoy non glielo permise. «Frena. Perché tanta fretta, Black?» La sua mano si era mossa di nuovo ad artigliarle questa volta una spalla, fermando il suo incedere rapido. «Non è questo il modo di trattare la famiglia, quello zotico di tuo fratello non ti ha insegnato le buone maniere?»
Più Malfoy parlava, più lei lo odiava.
Si rivoltò come una furia, sottraendosi alla sua stretta. I suoi occhi verdi lanciavano lampi e le sue guance arrossate fecero ghignare Draco con una sorta di malsano divertimento.
«Lascia Sirius fuori da qualsiasi nostro futuro discorso.»
«Ma guarda, ho toccato un tasto dolente, cuginetta?»
Alexis strinse la mano in un pugno e di nuovo, come da Madama McClan, provò il selvaggio desiderio di colpirlo. Si costrinse invece a calmarsi, non poteva farsi provocare così ogni volta che qualcuno parlava male di Sirius: doveva aspettarselo, dopotutto. Lui non era altro che un assassino, per gli altri.
Rilassò le dita e se le lisciò sul mantello, cercando di controllarne il lieve tremore. «No» rispose, facendo del suo meglio per mantenere un tono neutro, «ma su una cosa hai ragione: Sirius Black è uno zotico e un traditore e il fatto che condividiamo lo stesso sangue non significa che io debba essere accomunata a uno come lui.» Fece una pausa e lo squadrò. «O a uno come te» chiarì.
Il sorriso scivolò via dalle labbra di Malfoy e un guizzo nervoso gli fece ballare una guancia.
«Il fatto che i nostri genitori siano imparentati non significa che debba sentirmi legata a te in qualche modo, metà del mondo magico lo è, quindi non vedo perché tu debba prenderti tutte queste confidenze solo perché condividiamo una linea di sangue. Io non ti conosco e, da quel poco che ho visto» concluse, squadrandolo da capo a piedi ancora una volta, «non mi interessa nemmeno farlo.» Si girò e con tutta la dignità conferitale dal suo falso cognome, si ritirò nei dormitori femminili.
Solo quando si fu chiusa la porta alle spalle, si permise di crollare: le gambe non la reggevano più; era disgustata da sé stessa, per le cose orribili che aveva detto su Sirius, ma era anche orgogliosa per come aveva rimesso al suo posto quel viziato di un Malfoy. Sperava che, dopo aver messo in chiaro come la pensava su di lui, l’avrebbe finalmente lasciata in pace.
Beh… sbagliava.
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Capitolo 7 *** IL SOSPETTO DI UNO SGUARDO [✔] ***
Si era addormentata solo a notte inoltrata, quasi all’alba. Quando la sveglia suonò, quella mattina, Alexis Potter lanciò una maledizione mentale alla causa della sua insonnia: Draco Malfoy.
Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva un brutto presentimento nei confronti di quel ragazzo: già solo il fatto che potesse smascherarla con un nonnulla, chiedendo a questo o quel parente informazioni su di lei (solo per scoprire che non esisteva nessuna Alexandra Black nel loro albero genealogico) bastava a farla stare come sul filo di un rasoio molto affilato. Forse, ma solo forse, non avrebbe dovuto essere tanto sgarbata con lui.
Si rigirò nel letto e tastò il comodino con una mano alla ricerca del pulsante che avrebbe zittito quella dannata sveglia. Non lo trovò: era una sveglia magica, ovvio, e non avrebbe fermato il suo frenetico trillare finché la sua proprietaria non avesse aperto gli occhi – gentile regalo di Sirius. Alexis imprecò tra i denti e sollevò le palpebre, fissando con odio quell’oggetto infernale. La sveglia smise subito di suonare e di spaccarle i timpani. Sospirò sollevata e si mise supina, quindi chiuse di nuovo gli occhi; ma ecco che la sveglia, appena abbassate le palpebre, riprese a suonare frenetica, quasi arrabbiata di essere stata presa in giro. «Sono sveglia! Sono sveglia!» biascicò frustrata e riaprì gli occhi. La melodia stridente smise di riempire il silenzio.
«È già ora di alzarsi?» chiese la sua compagna di stanza, con un mormorio impastato dal sonno.
Alexis voltò lo sguardo verso il letto di Diamond Cherin, scorgendo solo i folti capelli biondi spuntare da sotto le coperte. «A quanto pare» sbadigliò e si tiro su a sedere.
Aveva dormito pochissimo e aveva un gran cerchio alla testa.
Comincia proprio bene il mio anno ad Hogwarts…
«Vai prima tu in bagno?» domandò Diamond, con la chiara intenzione di non uscire da sotto le coperte per almeno un’altra oretta.
«Sì, sì» rispose Alexis. Si massaggiò le tempie e cercò le pantofole con i piedi, quindi si trascinò verso il bagno e ci si chiuse dentro.
Guardando la sua immagine nello specchio, quasi si spaventò: dire che aveva un aspetto terribile era farle un complimento. Pallida, con i capelli annodati e un paio di occhiaie violacee, sembrava la comparsa di uno zombie in un film horror Babbano di serie C.
Si stropicciò gli occhi e optò per una doccia ristoratrice. Uscita dal bagno, tre quarti d’ora più tardi, si sentiva rinata.
«Puoi andare, io ho fatto» comunicò a Diamond che, di malavoglia, si alzò e si diresse in bagno, biascicando un “grazie”.
Alexis si stava mettendo le scarpe, quando la sentì parlare da dietro la porta. «Sono arrivati gli orari delle lezioni, li ho messi sulla scrivania.»
Alexis si alzò e diede un’occhiata alle pergamene, cercando di annotare mentalmente le materie; ma erano davvero troppe, anche per una memoria fotografica come la sua, così si limitò a guardare le lezioni per quel giorno. «Solo due ore di Pozioni, oggi?»
«Sì, e solo perché il professor Piton è il nostro Capocasa. Il resto della giornata è dedicato a socializzare, conoscere meglio il posto e altre cavolate del genere» rispose Diamond prima di entrare nella doccia.
Alexis prese la pergamena dell’orario scolastico e la ripose nella borsa insieme al libro di Pozioni, quindi estrasse dal mantello la lettera per Sirius e la strinse tra le mani. «Diamond, devo sbrigare una faccenda. Ti precedo, ci vediamo a colazione» le urlò, sperando che l’altra l’avesse sentita. Le sembrò di udire un debole “okay” da sotto lo scroscio d’acqui, per cui prese la borsa e uscì dalla camera.
Quando entrò in Sala Comune, la trovò parecchio affollata, ma il suo sguardo non faticò a trovare la figura di colui che era causa della sua insonnia e del suo malumore mattutino. I loro occhi non ci misero molto a intercettarsi, nonostante lui stesse parlando animatamente con un altro ragazzo dai capelli scuri.
Draco Malfoy le fece un cenno col capo e lei si voltò, senza degnarlo nemmeno di una risposta. Con velocità, uscì dalla Sala Comune.
Draco sorrise.
*
Camminava a testa bassa, spedita.
Incontrarlo di prima mattina non aveva fatto altro che peggiorare il suo umore.
Perché continuava a cercare un contatto con lei? Non era stata sufficientemente chiara, la sera precedente? Meno voleva avere a che fare con quel presunto cugino, più lui sembrava invece volerla avvicinare a tutti i costi.
Oddio, le balenò come un fulmine a ciel sereno, e se in realtà lui già sap…
Non riuscì neanche a finire di formulare quel terribile pensiero che, svoltando l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno. L’urto fu così violento e inaspettato che Alexis si ritrovò col sedere per terra prima ancora di capacitarsi di cosa fosse successo. «Ahia…» si lamentò dolorante, massaggiandosi il fondoschiena.
«Perdonami, va tutto bene?» domandò una scura voce maschile.
Alexis alzò il viso di scatto con occhi sgranati e incontrò un paio di iridi identiche alle sue che la guardavano ansiose attraverso un paio di lenti rotonde.
Harry!
Restarono a fissarsi per qualche istante in cui il tempo sembrò fermarsi.
Harry la scrutò con più attenzione e gli parve che qualcosa si palesasse di fronte a lui, ma con una consistenza fumosa che non riusciva ad afferrare.
Cos’è questa strana sensazione? – si domandò.
Con uno scatto, Alexis si rialzò in piedi. Aveva abbassato lo sguardo e del tutto ignorato la mano che Harry le stava offrendo. Non l’avrebbe guardato negli occhi un minuto di più o non sapeva quali sarebbero state le conseguenze. «Tutto apposto, sì!» rispose frettolosamente, quindi si piegò in avanti, quasi in un inchino. «Mi spiace esserti venuta addosso!»
«Tranquilla, non c’è problema.» Harry le sorrise e nell’attimo fugace che lei si permise di guardarlo, si rese conto di quanto somigliasse a James.
Papà…
Il cuore di Alexis singhiozzò. «Scusa, ora devo proprio andare» si congedò, la voce incrinata. Lo oltrepassò, senza più guardarlo, e corse via.
«Aspetta!» cercò di fermarla lui, ma Alexis finse di non sentirlo e girò l’angolo, sparendo alla sua vista.
Harry si piegò a prendere il libro che le era scivolato dalla borsa quando era caduta. Pozioni. Andava così di corsa che non si era neanche accorta di averlo perso.
Beh, glielo avrebbe restituito a colazione, così avrebbe avuto la possibilità di incrociare di nuovo quegli occhi che, in un solo istante, erano riusciti a farlo stare irragionevolmente bene.
Mentre correva, invece Alexis malediceva ogni cosa che le venisse in mente.
C’è qualcos’altro che può andar storto, stamattina?
Dopo aver chiesto indicazioni a una professoressa paffuta, dall’aria gentile, era riuscita a raggiungere la Torre Ovest, in cima alla quale era situata la Guferia. La stanza circolare era spoglia, ma nelle sue pareti erano ricavati centinaia di alloggi per altrettanti volatili, che sonnecchiavano nei loro nidi di paglia.
Alexis prese la lettera che aveva scritto per Sirius e la strinse forte a sé. Avrebbe voluto così tanto poter parlare con lui dal vivo, piuttosto che tramite lettera. Non era passato neanche un giorno e a lei già mancava. Sospirò e si fece forza, quindi si avvicinò a un gufo sveglio, che si stava ripulendo le piume, e gli legò la lettera a una zampetta. «Portala a Sirius» mormorò. Lo prese tra le braccia e, una volta vicino alla finestra, lo lanciò verso l’alto, aiutandolo a spiccare il volo.
Guardandolo andar via, Alexis pensò che le sarebbe piaciuto essere un uccello: libero di volare nell’aria e di andare dove più gli piaceva, senza complicazioni, preoccupazioni, bugie.
Si accorse che qualcosa non andava quando, scendendo le scale della Guferia, si accorse che la sua borsa era improvvisamente fin troppo leggera, come se fosse…
«Vuota» mormorò incredula, una volta che, in fondo alle scale, l’ebbe aperta.
Ma stiamo scherzando? Dove diavolo è finito il mio libro di Pozioni? Sono sicura di averlo preso!
Si guardò attorno e lo cercò con lo sguardo, per le scale, ma non lo vide. Doveva esserle scivolato, ma dove? Tornò in cima alla Gufiera, ma neanche lì ve ne era traccia.
Forse, aveva solo pensato di prenderlo, ma in realtà l’aveva lasciato tra gli altri libri... Eppure, era certa di averlo messo nella borsa.
Per sicurezza, corse nei sotterranei. Nel tragitto a ritroso controllò anche i corridoi, senza trovarlo. Arrivata davanti al muro di pietre, pronunciò con fretta la parola d’ordine e si infilò nella Sala Comune, senza nemmeno aspettare che la porta si fosse del tutto aperta. Di corsa, non notò la figura ormai conosciuta di un Serpeverde dagli occhi di ghiaccio, quando gli passò accanto e si inoltrò nel dormitorio.
Draco guardò la porta che si era chiusa alle spalle, perplesso.
Quando Alexis tornò nella Sala, come una furia, e gli passò di nuovo accanto senza degnarlo di uno sguardo, proprio non riuscì a trattenersi. Le sue dita si serrarono appena sopra il gomito di lei e bloccarono la sua corsa. Per la frenata improvvisa, Alexis venne sbalzata indietro e quasi si scontrò con il suo petto.
«Se stai cercando metodi alternativi per dimagrire, potrei suggerirtene un paio più divertenti, Black» mormorò.
Alexis, troppo preoccupata per badare davvero a lui, neanche colse il doppio senso insito nella sua frase. «Sto cercando il mio libro di Pozioni. Lo avevo messo in borsa, prima di uscire dalla Sala Comune, ma è come scomparso» rispose tutto d’un fiato, quindi sgranò gli occhi. «Oddio, non è che mi ha rifilato una borsa magica, vero? Magari le cose che inserisco qui dentro spariscono chissà dove! No, dai… non puoi avermi fatto una cosa del genere!» esclamò tra sé e sé. Si liberò delle dita di Malfoy, che non la stavano stringendo che con una presa debole, e riaprì la borsa, infilandoci tutta la testa dentro. «Il professor Piton mi ucciderà il primo giorno di scuola» disse, dal fondo della borsa.
Draco la fissò, sempre più perplesso.
Quella sua strana cugina dispersa era più stramba di quanto avesse pensato. Eppure, di persone particolari che facevano parte della famiglia Black ne aveva conosciute. Sua zia Bellatrix, per esempio: quella era davvero fuori di zucca.
Sbuffò, mentre un mezzo sorriso gli piegava le labbra quasi contro la sua volontà. «Il professor Piton non ha mai ucciso nessuno perché non ha portato un libro a lezione» si ritrovò a mormorare.
Alexis riemerse dalla borsa, che evidentemente non era incantata, perché la sua testa era ancora al suo posto e non in una strana dimensione parallela. «Ne sei proprio sicuro?» borbottò.
Era… buffa. Ed era riuscita a strappargli un sorriso. «Abbastanza» rispose comunque, scrollando le spalle.
«Abbastanza? Abbastanza?!» ripeté lei, di nuovo nel panico. «Abbastanza non è abbastanza! Sono finita!»
«Se avevo dei dubbi su di te, direi che li hai dissipati» commentò Malfoy.
Alexis lo guardò con un sopracciglio levato.
«Sei completamente fuori di testa e tendi a melodrammatizzare ogni cosa. Sei una Black, al cento per cento.»
Oh, non sai quanto ti sbagli, caro il mio Malfoy.
«Senti, ti presto il mio, basta che la smetti di frignare e che me lo restituisci entro questa sera.»
Alexis lo guardò con tanto d’occhi. «Dici sul serio?!»
Forse, dopotutto, questo tipo non è così male…
«No, ti stavo prendendo in giro» soffiò lui con un ghigno divertito.
Ecco, come non detto. Questo tipo non è male, è peggio.
«In fondo, perché dovrei aiutarti?» aggiunse meditabondo. «Il nostro legame di sangue non conta nulla, giusto? Mezzo mondo magico è imparentato, non è così che hai detto ieri sera?» Si chinò e in un attimo le sue labbra furono all’altezza dell’orecchio di lei. «Inoltre, non sei stata per niente carina con me.»
Alexis lo guardò di traverso, quindi sbuffò e si allontanò da lui, ristabilendo le dovute distanze. «Mi stai solo facendo perdere tempo. Togliti di mezzo.»
Si voltò e fece per andarsene, ma ancora una volta la mano di Malfoy si serrò attorno al suo polso. «Aspetta!» disse di nuovo, con un tono così allegro e insopportabile che Alexis sentì il nervoso crescere come un pasticcio dentro al forno. «Scherzavo. Ti darò il mio libro, quindi ora datti una calmata.»
Lei lo fissò, ancora scettica. «E perché dovresti volermi aiutare?»
Il sorriso da gatto di Draco si allargò. «La famiglia è pur sempre la famiglia. E tu sei parte della mia, anche se stai dimostrando l’odiosa inclinazione di tuo fratello a essere una maleducata e una menefreghista.»
L’espressione sul volto di Alexis divenne di pietra, ma questo non lo convinse a smettere di sorridere in quel modo impertinente.
«Ops» aggiunse infatti, «argomento sbagliato, mi dispiace.»
Adesso lo picchio. Ora gli mollo un pugno sul naso. Lo faccio.
«Stai continuando a farmi perdere tempo» ringhiò invece, con quel poco di autocontrollo che ancora possedeva.
«Lo so» rispose serafico, «ma credo solo che io e te, per qualche strano motivo, siamo partiti col piede sbagliato. Quindi, per dimostrarti la mia assoluta buona fede, ti presterò davvero il mio libro. Considerati fortunata: di solito sono uno che prende, non uno che dà.»
Alexis fece una smorfia, ma non rispose, tanto era una battaglia persa con lui.
Non lo sopporto. Non lo sopporto, ma se mi caverà d’impaccio il mio primo giorno di scuola…
«Allora? Ricominciamo da capo?» disse Draco con un sorriso candido e si chinò di nuovo verso di lei. I suoi fini capelli biondi le sfiorarono la fronte quando invase il suo spazio vitale.
Alexis dovette fare un grande sforzo per non indietreggiare. O per non colpirlo con il pugno che stava preparando per lui da giorni ormai. «Vediamo.»
Draco sollevò un sopracciglio. «Vediamo?»
«Da come ti comporti» rispose Alexis e, incrociate le braccia al petto, fece finalmente un passo indietro.
Lui sorrise e annuì, quindi sollevò le mani. «D’accordo, mi sembra giusto.» Le fece un cenno col capo, invitandola a seguirlo. «Dai, vieni.» Si diresse verso il dormitorio maschile e, senza aspettarla, varcò la soglia.
Alexis sbuffò ma, seppur di malavoglia, lo seguì. Il corridoio che dava l’accesso alle varie camere era lungo e spoglio, diverso da quello del dormitorio femminile, che aveva stendardi e specchi ovunque. Evidentemente, le ragazze si erano date da fare per abbellirlo, a differenza dei ragazzi che senso estetico per quelle cose ne avevano davvero poco.
Seguì Draco nella stanza in fondo al corridoio, ma rimase sulla soglia, in attesa.
«Entra, non ti mangio mica» commentò infatti lui.
«No, grazie. Non mi fido di te.»
«Ragazza intelligente.»
Mentre Draco cercava il libro, Alexis si concesse di dare un’occhiata alla camera. Era diversa da quella che lei condivideva con Diamond: sulla destra c’era un armadio in legno laccato di bianco con due grandi specchi nelle ante centrali; subito accanto una scrivania faceva sfoggio di libri ordinatamente impilati e di una pergamena segnata da una grafia inclinata; all’angolo una bella poltrona di pelle verde faceva la sua figura, dando l’aria di aver richiesto una manodopera piuttosto costosa per la sua realizzazione. Eppure, il dettaglio più particolare era l’unico letto che occupava il centro della stanza.
Perché c’è un solo letto matrimoniale?
«Tieni.»
Alexis distolse l’attenzione dall’arredo per rivolgerla a Malfoy, che ora di fronte a lei le porgeva un libro dal titolo “Infusi e pozioni magiche”. Lo afferrò. «Grazie» disse, ancora distratta.
«Che c’è?»
«Nulla, mi piace la tua stanza. È elegante.» Draco ghignò, così lei aggiunse: «A differenza del suo abitante.» Lui sollevò un sopracciglio. «Non condividi la camera con qualcuno?» gli domandò allora, prima di riuscire a trattenersi. La curiosità era sempre stata uno dei suoi peggiori difetti. «So che, bene o male, tutti gli studenti sono riuniti in gruppi nelle varie camerate. Anch’io, per esempio, dormo con un’altra ragazza. Tu, invece, sembri avere una camera tutta per te… perché?»
Draco si trascinò sulla poltrona e ci si sedette. «Privilegi di essere un Malfoy. Mio padre è… piuttosto influente, mettiamola così» rispose, con un ghigno tutto soddisfatto. «L’anno scorso ci hanno provato a mettermi insieme ad altri studenti, è stata un’esperienza terribile. Ho fatto in modo che quest’anno non si ripetesse l’errore grossolano.» Si rimirò le unghie curate con interesse. «Posso chiedere che ne venga assegnata una singola anche a te, se vuoi. Sono sicuro che a mia madre farà piacere sapere che…»
«No» lo interruppe subito Alexis, forse con un po’ troppa veemenza e una voce un po’ troppo stridula, perché lui non sollevasse gli occhi su di lei con espressione intrigata.
Ci mancava solo che la famiglia Black al completo la sbugiardasse.
«Forse tu sei abituato a vivere come un moccioso viziato dai genitori, ma io sono fatta di tutt’altra pasta.»
Malfoy scattò in piedi come una molla. «Moccioso viziato? Come osi rivolgerti a me così? Forse non ti è chiaro di chi io sia.» Le sue guance si erano tinte di rosa.
«Oh, credimi. Mi è più che chiaro» replicò Alexis gelida.
«Forse dovrei spiegartelo meglio, allora» sibilò lui e fece un passo in avanti.
«No, non serve, davvero.» Alexis sorrise candida.
«Sai una cosa? Credo che mi riprenderò il libro. In fondo, non credo proprio che tu voglia essere aiutata da un moccioso viziato.» Draco si avvicinò di un altro passo.
Alexis però portò il libro dietro la schiena e si allontanò a marcia indietro. «A mali estremi, estremi rimedi» disse, con una scrollata di spalle. «Te lo renderò dopo le lezioni, promesso!»
«Cosa? No, fermati!» Prima che potesse afferrare la bacchetta e impastoiarle le gambe, Alexis si era già defilata.
Certo che corre veloce, su quelle gambe da gazzella che si ritrova.
«Brutta ragazzina insolente.»
*
Per fortuna, era ancora in tempo per la colazione, anche perché il suo stomaco aveva cominciato a brontolare già da un po’, così Alexis entrò nella Sala Grande e si diresse verso il tavolo sovrastato da stendardi verde-argento. Al tavolo dei Grifondoro, Hermione Granger e Ginny Weasley le rivolsero uno sguardo strano, che lei però ignorò: non capiva il loro comportamento e non aveva nemmeno alcuna intenzione di giustificarlo. Il fatto che fosse una Serpeverde non significava che fosse un mostro.
Vide Diamond che le indicava il posto vuoto accanto a lei, così la raggiunse. «Certo che ce ne hai messo di tempo» disse a mo’ di saluto, e addentò la sua brioche.
«Ho avuto un contrattempo» rispose Alexis. Scavalcò la panchina e posò il libro di Malfoy sul tavolo, cominciando a servirsi: moriva di fame. «Ho perso il libro di Pozioni e sono andata a cercarlo per tutta la scuola» spiegò, mentre si riempiva il piatto con due fette di ciambellone bigusto.
«Fortuna che sei riuscita a trovarlo: sai che figura, il primo giorno senza libri?» ridacchiò Diamond.
«Macché, magari» sbuffò Alexis sconsolata. «Questo non è il mio, me lo ha prestato Malfoy.» Fece una smorfia e addentò il ciambellone.
Diamond si produsse in un gridolino eccitato che le fece quasi andare la colazione di traverso. «Cosa, cosa, cosa?» squittì, mentre si allungava a prendere il libro e lo sfogliava con gesti febbrili e attenti, neanche fosse una reliquia sacra. «Sei proprio sicura che questo sia di Malfoy? Di quel Malfoy? Alto, biondo, meraviglioso...!»
Alexis la guardò stranita. Ci mancava solo che la sua prima e unica amica a Hogwarts avesse una cotta per quell’arrogante figlio di papà. «Ehm, sì? Almeno credo… quanti Malfoy esistono all’interno della scuola?»
Spero solo uno, non ne sopporterei di più.
«Solo uno!» confermò Diamond con un sospiro trasognato. «È unico, inimitabile, bellissimo, così sexy!»
Alexis le riservò un’altra occhiata stordita e scosse il capo. Decise di ignorare l’amica, mentre abbracciava il libro neanche fosse Malfoy in persona, e si versò del tè. D’accordo, Malfoy non era un brutto ragazzo, lei stessa aveva pensato che fosse bello, quando lo aveva visto la prima volta alla Gringott, ma quella scenetta le sembrava decisamente esagerata. Entusiasmarsi così per uno stupido libro…
Che tra l’altro gli ho praticamente rubato, ma sono dettagli, considerò, mentre beveva dalla tazza fumante.
«Come mai tanto entusiasmo, Cherin?»
Le due ragazze alzarono lo sguardo, osservando la figura che si era seduta davanti a loro. Un caschetto di capelli neri, pelle diafana, occhi scuri e un viso che ricordava quello di un carlino, con quel naso schiacciato e le labbra imbronciate. Era carina, comunque.
«Oh, Pansy!» esclamò Diamond, ancora con quel tono fastidiosamente petulante. «Guarda cos’ ho qui: un libro di Malfoy!»
Pansy Parkinson guardò il volume e tese le mani. Diamond glielo porse, ancora eccitata. «Dove l’hai trovato?» domandò, con malcelato interesse.
«Non l’ho trovato! Malfoy lo ha prestato a lei!» e indicò Alexis, che nel frattempo era tutta impegnata a riempirsi il piatto di un biscotto di ogni gusto; Sirius non glie ne volesse, ma non era mai stato granché come cuoco.
Subito, lo sguardo scuro e tagliente della Parkinson si posò su di lei e la fissò con una tale intensità che Alexis fu costretta infine a prestarle attenzione. Con un biscotto ficcato in bocca per metà e briciole sul mento, non appariva di certo al meglio.
Pansy ridusse gli occhi a due fessure e restituì il libro a Diamond, che riprese a sfogliarlo con bramosia. «Strano…» commentò diffidente. «Draco non presta mai niente di suo. È così geloso delle sue cose.»
Alexis le rivolse uno sguardo perplesso.
Qui c’è qualcun altro che mi sembra geloso delle “sue cose”, rimuginò.
«Lo so, non è straordinario? Sei fortunata, Alexandra!» esclamò Diamond ancora su di giri e le restituì il libro a malincuore.
«Se lo dici tu» bofonchiò Alexis, e lo ripose nella borsa.
«E così sei tu, la nuova Black.»
Alexis considerò Pansy solo con un’occhiata veloce, quindi si strinse in una spalla. «Sono io» confermò, tornando a concentrarsi sui biscotti: ma quanto cavolo erano buoni?
Pansy si alzò di scatto, facendo sussultare le altre due. Ad Alexis sfuggì un biscotto di mano e finì sul pavimento. Quando si chinò per recuperarlo, quello era magicamente sparito.
Come sono precisi, qui ad Hogwarts, pensò, tornando su, a casa con Sirius è sempre valsa la regola dei cinque secondi.
Guardò il vassoio: non ce ne erano più alla crema di nocciole. Maledizione, lo aveva lasciato alla fine apposta.
«Che succede?» domandò preoccupata Diamond.
«Devo sbrigare una cosa» sibilò Pansy spiccia. Sembrava d’un tratto furiosa. Senza aggiungere altro, si allontanò a grandi passi.
«Ma che le è preso?»
Alexis fece spallucce, e si gettò a capofitto su un cupcake alla nutella.
Era evidente anche alle candele che fluttuavano in aria che Pansy fosse innamorata di Malfoy. Beh, poteva stare tranquilla, perché Alexis non aveva alcuna intenzione di portarglielo via.
Tienitelo bello stretto, cara. E chi te lo tocca?
Una mano calda e grande le strinse con delicatezza una spalla, distogliendola dai suoi pensieri. Alexis si voltò verso chi aveva chiesto la sua attenzione e, ancora una volta, rimase del tutto spiazzata. Di nuovo, due paia di occhi verdi, identici, si scrutarono curiosi.
«Ciao» la salutò Harry. Sembrava imbarazzato, mentre toglieva la mano dalla sua spalla e la passava a scombinarsi i capelli.
Anche papà lo faceva sempre, nelle foto che mi ha mostrato Sirius.
«Ciao…» rispose lei, forzandosi a rimanere seduta e a non scappare di nuovo a gambe levate. Il cuore aveva cominciato a batterle a qualcosa come due milioni di chilometri al secondo.
Diamond guardò Potter con sufficienza e si alzò. «Ti aspetto in classe, Alex: non fare tardi» si congedò.
Alexis nemmeno la sentì. Il suo sguardo era ancora legato a quello del fratello.
«Volevo restituirti questo» esordì Harry e le porse un libro.
Alexis ebbe finalmente la scusa per spostare gli occhi da quelli di lui. «Ma è il mio libro di Pozioni» esclamò esterrefatta. «Dove… dove l’hai trovato?!»
«Ti è scivolato quando ci siamo scontrati» rispose Harry.
«Oddio, grazie! Mi hai salvata, dico davvero!» affermò, per un attimo dimentica di tutte le paranoie che la colpivano ogni volta che si trovava di fronte a lui.
Il suo sguardo cadde poi sulla figura che aveva appena varcato la soglia della Sala Grande e che ora li osservava da lontano, con un’espressione indecifrabile.
Malfoy.
Per una volta, fu contenta di vederlo: almeno aveva una scusa per allontanarsi da Harry. Non era ancora pronta a stargli accanto senza rischiare di rivelare qualcosa.
«Scusami, Harry! Devo restituire una cosa! Ci vediamo!» disse frettolosa, quindi ripose il suo libro nella borsa, estrasse quello di Malfoy, superò il fratello e si allontanò.
Harry la seguì con sguardo assorto.
Come conosce il mio nome? – si domandò, ma poi scosse il capo. Tutti conoscevano il suo nome, era pur sempre il Bambino Sopravvissuto. Eppure, perché in bocca a lei aveva un retrogusto tutto nuovo?
Alexis raggiunse Malfoy con passo svelto e gli si fermò davanti, quindi gli porse il libro.
Lui la fissò, senza accennare a riprenderlo.
«Non mi serve più» esclamò candida. «Grazie, comunque.»
Lo sguardo di ghiaccio scese dal viso di Alexis al libro che teneva in mano, per poi scivolare sulla figura ancora imbambolata accanto al tavolo di Serpeverde. «Cos’è? Preferisci il libro dello Sfregiato?» domandò d’un tratto irritato.
«Come?» fece lei disorientata.
«Non fingere di non capire, Black!» Gli occhi di Malfoy dardeggiarono di nuovo su di lei. «Cosa c’è, il libro di Harry Potter è meglio del mio? Anche il suo volume è famoso come lui?»
«Ma sei scemo o cosa?» sbottò Alexis, incredula. «Il libro che mi ha dato Potter è il mio! L’ha trovato in uno dei corridoio ed è gentilmente venuto a restituirmelo!»
Malfoy affilò lo sguardo, senza proferir parola. Si ritrovò il libro sbattuto tra le braccia.
«Non riesco proprio a capirti! Si può sapere che diavolo vuoi da me e dalla mia vita? Lasciami in pace» borbottò allora lei irritata. Lo superò con passo svelto, senza più voltarsi indietro.
Draco la guardò andar via, lo sguardo ancora affilato come lame di un rasoio.
Quanto odiava San Potter!
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Capitolo 8 *** INCONTRO INASPETTATO AL LAGO NERO [✔] ***
Era appena uscita dall’aula di pozioni, il passo svelto, il libro tra le braccia, la morte in viso.
C’era qualcosa che poteva andare per il verso giusto, in quella maledettissima giornata?
Durante le due ore di lezione, Alexis non aveva fatto altre che pensare a quel dannato di un Malfoy, ai suoi occhi di ghiaccio infuriati senza motivo e al suo ghigno scomparso nel nulla.
Ma che diavolo gli è preso, tutto d’un tratto? Che vuole da me? Perché non mi lascia un po’ in pace?
Non riusciva proprio a spiegarselo e quel comportamento ambiguo l’aveva costretta a non seguire una singola parola del professor Piton che, sorpresala con la testa fra le nuvole, l’aveva rimproverata e aveva tolto dieci punti alla sua casa; come se non bastasse, le aveva rifilato una punizione: avrebbe dovuto consegnargli, entro il giorno dopo, un tema sulla “Pozione Drizzacapelli”.
Le cose vanno di bene in meglio, Alexis. Qualcuno lassù ti sta punendo.
Era ora di pranzo, ma stranamente non aveva voglia di mangiare: l’abbondante colazione di cui si era servita le si era rivoltata nello stomaco per l’ansia e la frustrazione, così, si era diretta in biblioteca.
La grande sala, contenente centinaia di stretti corridoi creati da librerie stracolme di volumi di magia, era silenziosa e solo qualche pigro sfogliare di pagine riempiva la quiete.
Alexis si avvicinò al bancone, dietro il quale una signora dall’aspetto arcigno stava scribacchiando su un vecchio taccuino. «Ehm… mi scusi?» bisbigliò educatamente. La donna alzò gli occhi dall’agenda e la fissò da dietro un paio di lenti spesse come fondi di bottiglia. «Saprebbe indicarmi dove posso trovare i libri di pozione?»
La donna indicò con la testa un reparto alla sua sinistra, senza proferir parola. Alexis ringraziò con un cenno del capo e si avviò dove le era stato indicato. Imbracciò tre volumi piuttosto pesanti e a fatica si diresse verso il bancone, per la registrazione.
«È sicura di farcela?» domandò la bibliotecaria, parlando per la prima volta: Alexis non le sembrava in grado di fare un altro passo senza crollare.
«Sì, non si preoccupi» rispose però la ragazza, «prometto di riportarli entro questa sera.» Le diede il suo nominativo, che Madama Pince appuntò (con una certa velata curiosità, al sentire il cognome Black) su una delle colonne libere di una griglia segnata su una pergamena, quindi uscì con quell’enorme peso dalla biblioteca.
Stava attraversando i corridoi del terzo piano, diretta verso le scale che l’avrebbero condotta al seminterrato e quindi alla Sala Comune di Serpeverde, doveva aveva intenzione di studiare, quando la sua attenzione venne catturata dall’esterno del castello. Si avvicinò a una delle molteplici finestre e scorse l’immenso parco che circondava Hogwarts e le rive di un lago cristallino, illuminate dai raggi del sole di fine estate. Decise che studiare all’aria aperta, piuttosto che in quel freddo sotterraneo, fosse un’idea decisamente migliore.
Quando arrivò sulle rive del Lago Nero, un’ondata di aria calda la avvolse, facendole danzare i capelli nel vento. Si sistemò all’ombra di una grande quercia, posò i libri accanto a sé e prese il primo. Stava leggendo, con ben poco entusiasmo, l’indice del volume, quando un’ombra si disegnò sulle pagine, precedendo un saluto poco deciso.
«Ehi.»
Alexis sollevò lo sguardo, il cuore che mancava un battito al suono di quella voce. «Harry!» esclamò, con quella naturalezza che a lui piaceva tanto.
Harry Potter si era domandato, per tutta la mattina, perché il suo nome, pronunciato da lei, avesse note sconosciute e familiari al tempo stesso, tanto da regalargli una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Non era riuscito tuttavia a trovare una risposta. Si era allora recato sulle rive del Lago Nero, un posto tranquillo dove avrebbe potuto dar spazio ai suoi pensieri senza essere disturbato e, quando l’aveva vista, lì, tutta sola, all’ombra di quella quercia, impegnata nella lettura di un tomo enorme, aveva subito pensato a un nuovo segno del destino e non aveva potuto fare a meno di raggiungerla, per parlarle e per sentire di nuovo la sua voce.
«Ti hanno già dato i compiti? Il primo giorno di scuola?» domandò Harry, nel tentativo di intavolare una conversazione che gli portasse via un po’ di quell’imbarazzo che sentiva nel petto.
Alexis osservò il libro e mostrò un’espressione buffa. «No, devo fare un tema per punizione» confessò, con una smorfia.
«Per punizione? Il primo giorno?! chiese Harry ancora più scandalizzato. «Chi è quel mostro che punisce una studentessa del primo anno il primo giorno di scuola?»
«Il professor Piton» rispose lei con un sospiro.
Harry si produsse in un verso seccato. «Non mi stupisce. È proprio una gran testa di Troll!»
Alexis ridacchiò, ma scosse il capo. «No, è stata colpa mia. Mi sono concessa il lusso di distrarmi durante la prima lezione dell’anno, ma almeno ho sfatato un mito.» Harry le rivolse uno sguardo confuso, così lei aggiunse: «Avevo sentito dire che Piton non era severo con gli alunni della sua casa… beh, ora possiamo dire che non è vero.» Scrollò le spalle e le sue dita scesero a giocherellare con la cravatta verde-argento che pendeva sul suo petto.
«Il professor Piton è sempre così, non ti abbattere. Dispensa punizioni solo perché non ha niente di meglio da fare. Credimi, io ne so qualcosa» ammise Harry con un mezzo sorriso ironico. «Anch’io alla mia prima lezione ho ricevuto una bella punizione da lui. Da allora in poi, non ha smesso di tormentarmi» confessò.
«Mmm, bella prospettiva» commentò Alexis. «Almeno adesso siamo in due, dividerà la sua frustrazione equamente tra di noi.»
Harry ridacchiò e si passò una mano tra i capelli.
Lo stesso modo di fare di papà… no, Harry ha la dolcezza della mamma, non c’è arroganza nel suo atteggiamento.
«Ne dubito» disse lui. «Credo di essere il suo anti-stress preferito.»
«Mi impegnerò per toglierti un po’ di quest’onere dalle spalle allora, non è giusto che sopporti tutto da solo» rispose Alexis con un sorriso e gli mostrò un pollice all’insù.
Harry scosse il capo. «Vuoi farti notare sin da subito, eh?»
«Non credo mi serva andare in antipatia a Piton, per quello» borbottò, ben consapevole che la sua fama fosse già bella che consolidata dal cognome che aveva preso in prestito.
Harry le rivolse un altro sguardo perplesso, così lei si limitò a scrollare una mano e si concentrò di nuovo sul libro che aveva in grembo.
È sorprendentemente facile parlare con lui – considerò, con un po’ di buon umore che tornava a ghermirle lo spirito.
Harry le si sedette accanto e sbirciò le pagine che lei aveva preso a sfogliare. «Fammi indovinare… Pozione Drizzacapelli, vero?»
Alexis annuì con aria sconsolata: aveva trovato la pagina giusta, ma già dalle prime righe stava facendo difficoltà a comprendere le spiegazioni articolate della sua preparazione: Pozioni non sarebbe mai stata la sua materia preferita, assicurato.
«Non è corretto» borbottò dopo un po’, col malumore che tornava ad arrampicarsi come muschio sulle pareti. «Questa è materia del secondo anno, io sono solo al primo giorno del primo anno. Non si può fare ricorso, per una punizione del genere? In fondo, mica ho fatto esplodere un calderone!» Chiuse il labbro di scatto e abbandonò il capo contro il tronco.
Harry la fissò intenerito. «Purtroppo nessun ricorso, ma se vuoi, posso darti una mano.»
Alexis sollevò di nuovo le palpebre con una luce speranzosa negli occhi. «Saresti in grado di farlo?»
Lui apparve d’un tratto molto imbarazzato. «Beh, io non proprio, magari» ammise, «Pozioni non è proprio la mia materia. Ma c’è una mia amica che è bravissima, possiamo chiedere a lei, sono sicura che non le dispiacerà aiutarti.»
«Dici sul serio?»
Harry annuì entusiasta. «Lei è un genio, credimi. Ha i massimi voti in tutte le materie! Si chiama Hermione. Dai, andiamo che te la presento, tanto sicuro la troviamo in biblioteca a portarsi avanti con lo studio.» Si alzò da terra e le porse una mano.
Alexis la fissò, senza accennare a prenderla. «Hermione… Granger?» ripeté, incerta.
Hermione… non era la ragazza che aveva conosciuto sul treno, insieme a Ginny Weasley? Sì, era lei, quella con l’aria da so-tutto-io. Onestamente, non sprizzava di gioia all’idea di farsi dare una mano da lei: il suo comportamento non le era piaciuto. Dopo la cerimonia dello smistamento, non ci aveva neanche provato a darle il beneficio del dubbio, né lei né l’altra: sembrava che l’aver scoperto che fosse una Black e una Serpeverde avesse tracciato un confine ben preciso tra di loro. Appartenevano a due realtà diverse, non potevano mescolarsi. Alexis ci era rimasta molto male.
«La conosci?» le domandò Harry.
Lei scosse la testa, un po’ per rispondere, un po’ per scacciare i pensieri. Si rimise in piedi, ma ignorò la mano di Harry, che la riportò al suo fianco con un gesto impacciato. «Scusami, ma preferisco fare da sola. Se già chiedo aiuto il primo giorno, non imparerò mai a cavarmela né a prendermi le mie responsabilità» disse e si chinò a raccogliere gli altri libri. «Inoltre, non voglio far perdere tempo alla tua amica… e nemmeno a te. Immagino avrete di meglio da fare che aiutare una primina, oltretutto di Serpeverde, con una stupida punizione» aggiunse, senza riuscire a impedirselo. «Ci vediamo in giro.» Si voltò e cominciò a incamminarsi di nuovo verso il castello, senza guardarsi indietro.
Harry la fissò andar via senza capire cosa avesse detto di male per farla scappare in quel modo.
Non le ho neanche chiesto come si chiama, rifletté con un sospiro.
*
Alle undici di sera, Alexis era ancora china sui libri. Per evitare di fare altri incontri spiacevoli, si era chiusa nella Sala Comune di Serpeverde subito dopo cena. Harry aveva provato ad approcciarla, ma lei aveva finto di non sentirlo. Non sapeva cosa le dava più fastidio: se il fatto che fosse amico di una ragazza fin troppo legata ai pregiudizi, oppure l’idea che anche lui potesse esserlo.
Eppure, non si è fatto problemi ad avvicinarti, anche se sei una Black e una Serpeverde.
Scacciò quel pensiero e riprese a concentrarsi sul tema: aveva ormai fatto un collage di informazioni trovate sui vari libri che aveva preso in prestito in biblioteca e, sebbene il risultato non fosse eccezionale, sperava che il professor Piton avrebbe almeno apprezzato il suo impegno. In fondo, ce l’aveva fatta con le proprie forze. E poi, nonostante quanto detto a Harry, non aveva alcuna voglia di cominciare l’anno scolastico nel mirino di un professore.
«Buonasera, Alexandra.»
Alexis sollevò il capo di malavoglia e lanciò un’occhiata per niente allegra al ragazzo che si era ora accomodato al tavolo al quale lei stava ultimando la sua punizione. Capelli biondi, occhi grigi, un sorriso beffardo.
«Ma tu non ti arrendi mai?» borbottò e tornò a concentrarsi sulla pergamena, come se lui non fosse ancora lì. «Non ti avevo detto di lasciarmi in pace?»
Malfoy sorrise, per nulla toccato dalle sue parole. «Imparerai col tempo che non mi piace prendere ordini.»
«Allora, ti prego, ti prego, stammi appiccicato per sempre e non lasciare mai il mio fianco» rispose Alexis con voce zuccherosa.
Malfoy sbuffò una mezza risata, ma non replicò al suo sarcasmo. «Ti ho vista oggi, con lo Sfregiato» se ne uscì invece. «Allora è vero che ti piace.»
Alexis sollevò di nuovo gli occhi dalla pergamena, la piuma sospesa su una parola lasciata a metà. «Che fai, ti metti anche a tampinarmi, adesso?» domandò scocciata.
«Non hai risposto alla domanda» fece lui, con sguardo serio.
Alexis avrebbe voluto fargli notare che in realtà non le aveva posto alcuna domanda, anzi la sua era sembrata una semplice affermazione, di cui era parso anche piuttosto sicuro. Quindi, perché disturbarsi a smentire? Se avesse creduto che aveva preso una cotta per suo fratello, magari avrebbe capito l’antifona e l’avrebbe finalmente lasciata in pace.
«E se anche fosse?» rispose, e scrollò le spalle. «Non vedo come questi possano essere affari tuoi.» Una goccia d’inchiostro scivolò in quel momento dalla piuma e una grossa chiazza scura andò a coprire la parola “porcosp” che era rimasta incompleta. «Oh, accidenti» imprecò, mentre si allungava a prendere un po’ di carta assorbente per pulirla prima che si asciugasse. Con lo sguardo concentrato sul tema, non vide Malfoy smettere di sorridere.
Lui si alzò e con calma la osservò dall’alto.
Alexis continuò a ignorarlo, mentre pregava di non dover riscrivere tutto da capo, perché le faceva male il polso, la testa e aveva solo un gran sonno. Fu costretta tuttavia a prestare nuovamente attenzione al ragazzo quando una sua mano pallida si posò accanto alla pergamena e il suo corpo si fece più vicino, curvandosi verso di lei.
Alexis sollevò lo sguardo per ritrovarsi il viso di Draco a un centimetro dal suo. Erano ora così vicini che le punte del loro naso si sfioravano.
La sorpresa la rese momentaneamente incapace di avere una reazione decente, perché se ne rimase lì, ferma come un’allocca, a fissare quegli occhi grigi screziarsi d’oro alla luce soffusa delle candele che brillavano sul tavolo.
«Accetta un consiglio spassionato: ti conviene dimenticarti di San Potter.»
«Come, scusa?»
Le labbra di Malfoy tornarono a stendersi in un sorriso storto. «Ho visto come lo guardi» mormorò. Sollevò una mano e le afferrò il mento, costringendola a tenere gli occhi incollati ai suoi. «Il tuo bel faccino si illumina tutto, che tenerezza.»
Alexis fece per sottrarsi alla sua presa, ma Malfoy le serrò le dita sulla mascella e le impedì di sfuggirgli.
«Forse, dopotutto, non stai mentendo» disse ancora, con sguardo assorto. Le sue dita da pianista ammorbidirono la loro presa, solo per risalire lentamente sulle sue guance. «E chi lo avrebbe mai detto che proprio tu, tra tutti, ti saresti presa una sbandata per Potter.» Draco ridacchiò, ma non c’era gioia in quel suono. «Ma dimmi» si chinò ancora, fino a portare le sue labbra all’altezza dell’orecchio di lei e poterle mormorare le successive parole direttamente lì, «lui lo sa chi sei tu? Lo sa che è stato tuo fratello a tradire i suoi genitori?»
Questa volta, Alexis scattò in piedi. Si sottrasse così bruscamente alla presa delle sue dita che si fece male al collo. La sedia si rovesciò dietro di lei, catturando l’attenzione di un paio di studenti dell’ultimo anno che giocavano a scacchi sul divano di fronte a uno dei camini accesi.
Malfoy la fissò senza fare una piega. Si limitò a stendere di nuovo la schiena e a torreggiare su di lei con quel suo sorriso sprezzante.
«Tu…» sibilò lei, con le guance livide di rabbia, «tu credi di sapere tutto, vero, Malfoy? La verità è che non sai proprio un cazzo. Né di me, né di…» tacque, perché per quanto voleva difendere l’onore di Sirius, non poteva sbilanciare in nessun modo.
Lui emise un fischio basso. «Attenta, Black. Qualcuno potrebbe pensare che ho toccato un nervo scoperto» insinuò.
Alexis strinse la mano e sentì l’intero braccio tremare.
Non devo cedere alle sue provocazioni.
Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. Malfoy la studiò con malcelato divertimento, ma lei decise che non gliela avrebbe data vinta di nuovo. Così non disse nient’altro; si girò, arrotolò la pergamena, fregandosene se ancora non era completamente asciutta, imbracciò i libri e senza degnarlo neanche di uno sguardo, lo superò.
Non so quale sia il tuo scopo, ma non starò ai tuoi giochetti.
Prima che potesse allontanarsi però, Draco fece scattare un braccio e di nuovo la afferrò, questa volta appena sopra il gomito. Lei cercò di sottrarsi a quel nuovo contatto, ma a lui bastò affondare le sue dita nella carne per trattenerla dove la voleva.
«Sai, Black. Più cerchi di sfuggirmi, più mi combatti… e più mi fai venir voglia di avvicinarmi» le mormorò di nuovo all’orecchio. «Di scoprire tutti i tuoi segreti.»
Alexis avvertì il suo fiato sfiorarle il collo e non riuscì a reprimere il brivido che le percorse le spalle. Lo guardò di traverso e sperò che questo bastasse a fargli capire quanto lo odiasse. Non funzionò, perché lui ghignò più ampiamente.
«Ti conviene ascoltare il mio consiglio, Black. Lascia perdere lo Sfregiato; anche se, in fondo, di cosa mi preoccupo? Tu potrai anche essere una Black atipica, non che la cosa sorprenda, considerando quel fallito di Sirius: in fondo, è stato l’unico della nostra famiglia a essere stato smistato a Grifondoro.» Draco storse il naso in una smorfia disgustata. «Ma Potter non accetterà mai una come te: per lui, tu sei feccia. Proprio come lo sono io.»
Alexis corrugò la fronte a quell’ultima affermazione, ma lui non diede spiegazioni. Finalmente le lasciò andare il braccio e si allontanò. Alexis seguì la sua schiena fin quando non la vide sparire dietro la porta del dormitorio maschile.
*
Draco Malfoy odiava Harry Potter.
E questo non era un segreto per nessuno.
La loro reciproca avversione era nata dalla prima volta che si erano incontrati, l'anno precedente. Draco gli aveva dato l'opportunità (o sarebbe meglio dire l'onore, secondo lui) di entrare a far parte della sua schiera di amici e il Bambino Sopravvissuto aveva osato rifiutare. Harry Potter aveva preferito l'amicizia di quello sfigato del suo migliore amico: Ronald Weasley, uno squallido ragazzino senza il becco di un quattrino.
E questo Draco non glielo aveva mai perdonato.
Tuttavia, il peggior torto che lo Sfregiato gli avesse potuto fare era stato quello di preferire addirittura quell'insopportabile so-tutto-io: Hermione Granger, una lurida Sanguesporco.
E da allora, per Draco era stata guerra.
Non perdeva mai occasione di stuzzicare il trio miracoli e di riversargli addosso tutto il suo odio e il suo disprezzo; se era incazzato e aveva voglia di sfogarsi, Harry Potter, il protettore degli sfigati, e i suoi squallidi amici erano le persone giuste con cui farlo. Per cui, tra lui e il gruppo di Grifondoro le liti erano all’ordine del giorno e tutti si erano abituati ai loro continui battibecchi, nei corridoi, durante le lezioni, nella Sala Grande.
Era inconcepibile quindi per lui che Alexandra Black, sangue del suo sangue, Serpeverde di stirpe purissima quanto la sua, sembrasse preferire la compagnia di quello sfigato di Potter piuttosto che la sua. Sarebbe stato nell’ordine naturale delle cose che lei fosse stata in sintonia con lui e non con un Grifondoro figlio di un’altra Sanguesporco da strapazzo. Eppure, da quando l’aveva conosciuta, quella sua presunta cugina di secondo grado non si era mai comportata come lui si sarebbe aspettato (e come lui avrebbe voluto) e questo lo intrigava e contemporaneamente gli mandava il sangue al cervello.
Come puoi preferire Potter anche tu?
No, per Draco non aveva alcun senso; ed era per questo che, quando entrò nella sua camera, pensò di non aver mai odiato Harry Potter come in quel momento.
«Draco, hai un'espressione terribile.»
Una scura voce maschile lo costrinse ad abbandonare i suoi pensieri.
Malfoy puntò lo sguardo sul suo letto e, invece di trovarlo vuoto, lo trovò occupato da quell’idiota del suo migliore amico. Blaise Zabini sceglieva sempre i momenti peggiori per importunarlo, doveva essere un suo potere innato.
«Lasciami in pace, non è aria» rispose scocciato, mentre si allentava la cravatta.
Blaise, che se ne stava elegantemente sdraiato supino, con la testa posata però ai piedi del letto piuttosto che sul cuscino, gli rivolse un incuriosito sguardo al contrario. «D'accordo, sei incazzato, di nuovo. Posso sapere il perché, questa volta?» gli domandò con un sospiro esasperato.
Draco fece spallucce. «Non so di cosa tu stia parlando» glissò, mentre si sbottonava i polsini della camicia.
«Sei sicuro? Non ti ho mai visto con un'espressione del genere.»
Draco Malfoy adorava Blaise Zabini, gli augurava tutto il bene del mondo, davvero, ma in momenti come quello lo odiava a morte. Odiava quella sua capacità di leggergli il viso come fosse un libro aperto, quando nessuno, neanche sua madre, era in grado di farlo. Blaise riusciva a carpire ogni tipo di informazioni anche dal più piccolo spostamento del suo sguardo o da un battere più lento delle ciglia o da un'impercettibile smorfia della bocca. La sua attenzione per i dettagli era maniacale e fastidiosa.
«Non mi va parlarne» si arrese, perché sapeva che continuare a negare non sarebbe servito a farlo desistere.
Blaise sollevò un sopracciglio e si mise a sedere. «D'accordo, non insisto.» Si stiracchiò e si alzò, quindi si diresse verso la porta, ma si fermò con la mano sul pomello. «Oggi qualcuno ha battuto il record di Potter dell’anno scorso» disse.
Potter, ancora lui.
Draco si sbottonò la camicia e la fece scivolare sulle spalle, senza guardare l’amico. «Che record?»
«Ti ricordi che l’anno scorso, alla sua prima lezione con Piton, si fece togliere dei punti?» Draco annuì. «Beh, quest’anno è toccato a noi. A quanto pare, la Black ha ben pensato di farci perdere dieci punti il primo giorno.»
«Sa farsi amare, non c’è che dire» borbottò Draco, ancor più di malumore che la conversazione fosse comunque andata a parare sull’argomento che lui aveva cercato di evitare.
«Non è tipo tua cugina?» chiese allora Blaise, abbandonando la porta e l’idea di andarsene
Draco sospirò e si passò una mano tra i capelli. «Cugina di mia madre, da quel che ho capito» borbottò, mentre il suo malumore sfociava in un bel mal di testa, che gli fece pulsare le tempie.
«Beh, vedi di rimetterla in riga» disse Blaise, «vorrei vincere la Coppa delle Case, almeno quest’anno.»
Draco scrollò ancora le spalle e, quando non aggiunse altro, Blaise finalmente si congedò.
Rimasto solo, si lasciò cadere sul letto, a braccia larghe.
Blaise aveva ragione: non glie ne fregava nulla della Coppa delle Case, in tutta onestà; con la sua ammissione nella squadra di Quidditch di Serpeverde, puntava più che altro a vincere la Coppa del Quidditch. Ma Alexandra Black aveva comunque bisogno di capire come funzionassero le cose ad Hogwarts e, soprattutto, come ci si dovesse comportare nei confronti di un Malfoy.
E chi, meglio di lui, avrebbe potuto farle un corso accelerato?
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no! ***
Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no!
Camminava per i corridoi di un Hogwarts ancora dolcemente cullata dalle braccia di Morfeo. Erano pochi gli studenti che, mattinieri, si aggiravano già tra i passaggi illuminati dal tiepido sole autunnale. Il passo svelto, la divisa sporca tra le braccia, Alexis raggiunse i sotterranei, provando la solita sensazione di disagio non appena mise piede in quei corridoi. Davanti alla porta della Sala Comune di Serpeverde, un ragazzo alto, dalla pelle bronzea e i capelli corvini, aveva appena pronunciato la parola d’ordine e si accingeva a varcarne la soglia. Alexis lo vide da lontano, così affrettò il passo e gridò: «Aspetta! Aspetta! Ferma la porta!»
Il giovane si voltò immediatamente e mise una mano davanti al muro di petra, arrestandone la chiusura. La piccola Potter si infilò nell’apertura e si introdusse nella Sala Comune. «Grazie!» gli sorrise, poi si girò e raggiunse in tutta fretta il dormitorio femminile, scomparendo dietro la porta.
«Non c’è di che…» sussurrò di risposta il Serpeverde, inutilmente, dato che ormai la ragazza era andata via.
Ma, durante tutto il percorso fatto da lei, Blaise Zabini non l’aveva persa di vista neanche per un secondo, la nuova piccola preda del suo migliore amico, e aveva compreso perché, Draco Malfoy, ci tenesse già così tanto.
Raggiunta la porta della sua camera, Alexis abbassò piano la maniglia ed entrò in punta di piedi. Era presto ancora e sapeva che Diamond era una grande dormigliona, le sarebbe dispiaciuto svegliarla. Così, fece quanto più piano possibile e, con passo felpato, raggiunse il suo letto e vi poggiò accanto gli indumenti sporchi. Si stava girando, per controllare la sua compagna di stanza, quando la sua voce, in un misto di irritazione, preoccupazione e sollievo, la fece trasalire. «DOVE DIAVOLO SEI STATA?!?»
Alexis si voltò, facendo una mezza piroetta, per trovarsi di fronte alla figura di una sconvolta Diamond. Si era evidentemente svegliata da poco, i corti capelli biondi, solitamente ordinati in un elegante acconciatura, le incorniciavano il viso, scompigliati e crespi e i grandi occhi color nocciola, ancora assonnati e delle profonde occhiaie nere, si infossavano nel viso pallido e magro. Aveva le labbra sporche di dentifricio e brandiva lo spazzolino da denti come fosse una bacchetta, riempiendo la stanza di goccie d’acqua. Si avvicinò con aria minacciosa ad Alexis, che si era fatta piccola piccola.
«Ehm… io… ecco…» farfugliò timidamente, mentre l’amica la sovrastava minacciosa e la guardava severa dall’alto. Poi, di sorpresa, la stritolò in un abbraccio.
«Mi hai fatta preoccupare così tanto, Alex!» esclamò sollevata, stringendola a sé come un peluche.
Alexis quasi non respirava, ma decise di non dire nulla.
Meglio non svegliar il can che dorme, si disse.
Dopo qualche minuto, Diamond sciolse l’abbraccio, rimanendole comunque vicina. «Si puo’ sapere che ti è successo? Dopo pranzo non ti ho più vista e nessuno aveva notizie di te! Sei così piccola e fragile che ho paura che anche una spinta possa farti crollare!»
Diamond la guardava con due occhi ansiosi, pieni di affetto, che ad Alexis ricordarono quelli di una mamma troppo premurosa, così sorrise e le accarezzò una guancia, per rassicurarla. «Tranquilla, sto bene! Sono solo svenuta perché non avevo mangiato niente ieri! Così mi hanno portato in infermeria e Madama Chips mi ha guarita! Ora mi sento più in forma che mai!» disse, facendo una piroetta su se stessa e mettendosi in una posa che doveva dimostrare forza.
Diamond ridacchiò. «Va bene, va’. Per questa volta ti perdono. Ma fammi un altro scherzo del genere, Alexandra Black, e non la passerai liscia!» la minacciò, brandendo di nuovo lo spazzolino.
«Sissignora!» esclamò Alexis, mettendosi sull’attenti.
Diamond annui’ soddisfatta e si voltò, per tornare in bagno e finire di lavarsi, mentre Alexis sistemava i libri nella cartella secondo l’orario di lezione previsto per quel giorno.
«Andiamo a colazione insieme? Sappi che non accetto un no, come risposta!»la apostrofò Diamond, affacciandosi dalla porta del bagno.
Alexis ci pensò su, poi sorrise e annuì.
Non aveva molta scelta e la lettera per Sirius poteva aspettare.
*
Quando Draco Lucius Malfoy e Blaise Eliàs Zabini fecero il loro ingresso nella Sala Grande, il solito e tormentato coro di sospiri femminili si levò dai quattro tavoli apparecchiati e già gremiti di gente. Le uniche ragazze che non si lasciavano andare a quella manifestazione di sciocchi sentimentalismi – a parte le giocatrici di Quidditch, che non pensavano minimamente all’amore, specialmente per quei due, e a qualche altra ragazza impegnata o stranamente disinteressata – erano Hermione Jane Granger e Ginevra Molly Weasley. La prima perché era occupata nella lettura di un grande libro – e perché, ovviamente, se provava qualcosa per quei due, era solo disgusto. La seconda perché ambiva a qualcosa di decisamente più vicino.
Ronald Bilius Weasley, seduto accanto al suo migliore amico, stava divorando tutto quello che gli capitava sotto tiro, con una voracità da far invidia ad un elfo domestico appena liberato e oltremodo affamato, ma le sue orecchie erano concentrate sul discorso dell’amico. Harry James Potter, infatti, stava raccontando ai compagni di una nuova conoscenza.
«Vedrete, vi piacerà! E’una vera forza! E’ così tenera e carina, che vi verrà subito voglia di abbracciarla!»
«Non sfedo l’ora di conscioscerla allora!» esclamò entusiasta Ron, sputacchiando qua e là pezzi di porridge.
Hermione alzò lo sguardo dal libro e osservò Ron, con un cipiglio disgustato. «Potresti finire di masticare, prima di parlare, Ronald?» lo rimproverò esasperata, chiudendo il volume e prendendo una brioche ripiena di marmellata alla zucca.
Per tutta risposta, Ron le fece una smorfia, per poi inghiottire un pasticcino e rivolgere di nuovo la sua attenzione su Harry. «Allora, come hai detto che si chiama, la tua nuova fiamma?» domandò ironico, dando una leggera gomitata all’amico.
Harry lo guardò in tralice, alzando gli occhi al cielo. Ginny, accanto ad Hermione, abbassò lo sguardo, rattristata, fissandolo nella tazza di tè fumante che aveva davanti.
«Lei non è la mia nuova fiamma!» protestò, eppure non poté impedirsi di arrossire appena. «E’ solo un’amica!»
Ron alzò un sopracciglio e, mentre ingoiava un bicchiere di succo di zucca, gli diede un’altra gomitata. «Si’, si’! Dicono tutti così!» e gli fece un’occhiolino.
Harry sospirò: contro quello zuccone del suo migliore amico non poteva averla vinta, specialmente quando si metteva in testa qualcosa.
«Allora, possiamo sapere chi è, la tua futura fidanzatina?» ghignò infatti Weasley. Gli piaceva prendere un po’ in giro Harry, non si arrabbiava mai e stuzzicarlo era divertente.
Purtroppo, non si divertiva allo stesso modo Ginny che, cotta del bambino sopravvissuto, non era troppo contenta di sentire che a lui potesse piacere un’altra. Così, stufa di quei discorsi, si alzò da tavola e corse via.
Fu in quell’occasione che Ginny trovò il diario segreto di Tom Riddle.
Hermione, capita la situazione, lanciò un’occhiataccia a Ron e gli affibiò un calcio negli stinchi, da sotto il tavolo. Poi, scosse la testa, esasperata, e sbuffando, seguì l’amica, con l’intenzione di calmarla.
Ron lanciò un gemito di dolore, tenendosi la gamba e guardando in cagnesco la figura della brunetta allontanarsi a passo svelto. «Ma che diamine gli è preso?» imprecò a denti stretti, massaggiandosi lo stinco.
Harry ridacchiò, stringendosi nelle spalle, ma non potè aggiungere altro, perché la sua attenzione fu catturata dalla coppia di ragazze che stavano entrando in quel momento nella Sala Grande e che andavano a sedersi al tavolo dei Serpeverde.
*
Quando Hermione Granger varcò, a passo svelto, la porta della Sala Grande, non notò la figura conosciuta - e poi disprezzata - di una ragazza di primo, Serpeverde. E, quando Alexis Lily Potter, meglio nota come Alexandra Walburga Black, vide la migliore amica di suo fratello passarle accanto senza degnarla nemmeno di uno sguardo, avvertì una fitta allo stomaco che salì fino a bruciarle il petto. Si voltò ad osservarla, mentre scappava via.
Se solo le cose fossero andate diversamente – o se solo Hermione Granger non avesse avuto quei pregiudizi sui Serpeverde – era sicura che loro sarebbero diventate ottime amiche.
Abbassò lo sguardo, rattristata, restando immobile per qualche minuto.
«Hey, Alex, tutto bene?» Diamond la prese per un braccio e la strattonò delicatamente, preoccupata dalla sua reazione.
Alexis rialzò lo sguardo e le sorrise, annuendo. «Si’, tutto a posto! Andiamo a sederci!»
Diamond la guardò sospettosa, poi scosse la testa e la trascinò al tavolo.
Con lo sguardo basso, persa di nuovo nei suoi pensieri, Alexis non avvertì i due sguardi che la osservavano da lontano: uno, smeraldino e incantato; l’altro, argenteo e minaccioso.
*
«Terra chiama Harry! Terra chiama Harry!» Ron, con nel piatto ancora più roba di quanta non ne avesse all’inizio, sventolò la mano davanti al viso dell’amico, improvvisamente fisso su di un punto lontano.
Harry scosse la testa, tornando a concentrarsi su Ron, l’espressione spaesata. «Eh? Che c’è? Che succede? Mi sono perso qualcosa?»
«Ti sei imbambolato, ecco che succede!» disse Ron, mettendosi in bocca un’enorme porzione di panettone farcito con canditi tutti i gusti più uno.
«Ah…» si limitò a rispondere Harry, tornando a concentrare la sua attenzione su Alexandra Black: la ragazza stava parlando animatamente con una biondina seduta al suo fianco, che agitava le mani in modo frenetico.
Ogni gesto di lei lo rendeva incapace di azioni e gli scaldava il cuore.
Il tenero modo di stringersi nelle spalle.
La dolcezza del viso quando si piegava di lato,
Il timido abbassarsi dello sguardo.
Il gesto di abituale imbarazzo, quando si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Ma il cuore di Harry andava letteralmente a fuoco, quando lei alzava lo sguardo sul suo e lo incontrava, come in quel preciso istante, sorridendo timidamente.
«…troppo cotto.» stava dicendo Ron al suo fianco, guardandolo di sottecchi per vedere se lo stesse ascoltando.
«Cosa?» chiese distratto l’amico, voltandosi finalmente verso di lui.
«Harry, si puo’ sapere dove hai la testa stamattina? Mi ascolti o no, quando parlo?»
«No, scusa…» confessò, con aria colpevole. «Che stavi dicendo?»
«Dicevo che questi pasticcini sono troppo cotti! Assaggiali, sanno di bruciato! Dovremmo andare a protestare giù in cucina!» ripetè, mettendogli un pasticcino di un marrone scuro sotto il naso.
Harry sospiròe lo assaggiò, ma, mentre masticava con lentezza quella morbida pastella, leggermente brucciacchiata, Harry Potter cominciò a pensare seriamente che forse Ron non aveva tutti i torti, quando diceva che era troppo cotto.
Ma non si riferiva di certo al pasticcino.
*
Se, quando gli occhi profondi di Alexandra Black incontravano quelli identici di Harry Potter, quest’ultimo avvertiva un caldo bruciore scaldargli il petto, a qualcun altro erano gli occhi ad ardere in modo pericolosamente minaccioso.
Draco Malfoy, seduto all’altro capo del tavolo di Serpeverde rispetto alla sua piccola preda, osservava i due piccioncini scambiarsi occhiate imbarazzate e teneri sorrisi.
Odio.
E i suoi occhi trafiggevano, irati, la schiena di quel maledettissimo maghetto da strapazzo che, troppo imbambolato (come un vero idiota) neanche lo notava.
Rabbia.
Poi, il suo sguardo scorreva sulla figura di lei, così dannatamente tenera, mentre abbassava lo sguardo e le sue guance prendevano quel delizioso colorito che gli faceva perdere il controllo.
Frustrazione.
Una mano andò a scegliere, con non curanza, un dolcetto viola e se lo portò alla bocca, mordendolo distrattamente.
Una smorfia.
Il bambino sopravvissuto si era girato di nuovo ad osservarla e, come fosse stata chiamata, Alexis aveva alzato il viso e l’aveva osservato di nuovo, stringendosi nelle spalle, imbarazzata.
Disgusto.
La mano che teneva ancora il piccolo pasticcino si serrò attorno ad esso, sbriciolandolo e lasciando sporco il palmo bianco.
Violenza.
«Se non ti piaceva, potevi darlo a me.» osservò Blaise Zabini al suo fianco, notando la fine poco decorosa che aveva fatto il pasticcino viola. Era l’ultimo… e a lui piacevano così tanto.
Un’occhiata furiosa da parte di Draco gli fece capire che non era in vena di battutine ancora. Lo vide prendere un tovagliolo e pulirsi la mano con rabbia.
Vederlo in quello stato era strano anche per Blaise, che lo conosceva meglio di tutti: Draco Malfoy, che era sempre così posato, elegante, controllato, freddo, che perdeva quelle caratteristiche per una ragazza qualsiasi, era una cosa assolutamente impensabile e, se qualcuno glielo avesse rivelato solo qualche giorno prima, gli avrebbe riso in faccia.
Invece, era successo.
Ma, non sapeva perché, Blaise non era poi così tanto sorpreso. Lui aveva sempre sostenuto che a Draco servisse una ragazza che lo addolcisse, diversa da tutte le sgualdrine che si portava dietro, ma Malfoy non gli aveva mai dato retta. Eppure, quella mattina, quando aveva visto Alexandra Black sorridergli per ringraziarlo, credeva di aver capito perché quella ragazzina stava diventando un’ossessione per il suo migliore amico.
Allungò una mano sul vassoio che aveva davanti e prese una fetta di panettone al miele, non potendo optare per i suoi dolcetti preferiti. Cominciò a spezzettarlo e a mangiarlo, mentre il suo sguardo correva da quello pericoloso di Draco alla figura dall’altra parte della tavolata, alla quale lui stava ostinatamente rivolgendo le sue attenzioni.
«Perché ancora così incazzato, Draco? Non ti sei sfogato abbastanza con la Parkinson, ieri notte?» domandò ghignando, sperando di tirare su di morale l’amico con qualche battutina sulla Serpeverde, ma l’occhiata agghiacciante che Draco gli lanciò, seguita da un grugnito, lo freddò sul posto, facendogli salire un brivido lungo la schiena che gli si fermò sulla nuca con un fastidioso pizzicore. Abbassò gli occhi blu sulla propria colazione e continuò a spezzettarla, senza avere davvero voglia di finirla. Provò a fare un ultimo tentativo. «Eppure, Pansy sembra distrutta questa mattina…» e la indicò con un cenno del capo, ma, di nuovo, l’amico non rispose e, quando Blaise si voltò per guardarlo, lo vide alzarsi e andarsene, con passo lento e strascicato, l’odio in viso.
*
Pansy Parkinson sedeva stranamente lontana da loro. Era circondata dalle solite amiche – altre ragazze che morivano dietro a Draco e che lui non aveva esitato a portarsi a letto – ma non partecipava all’animata conversazione che intercorreva tra queste. Aveva sul viso sciupato un’espressione stanca e abbattuta; i grandi occhi scuri, solitamente taglienti e maliziosi, non erano altro che uno specchio vuoto e opaco che osservava, senza interesse, la colazione; i corti capelli neri, solitamente lucidi e voluminosi, le ricadevano sul viso e sulle spalle, senza forma; i suoi gesti erano meccanici e privi di vita.
Pansy Parkinson era decisamente diversa dal solito.
E Blaise Zabini non era l’unico ad essersene accorto.
«Non ti sembra che Pansy abbia qualcosa di strano, oggi?» aveva domandato infatti Diamond, catturando l’attenzione di Alexis, concentrata fino a quel momento sul fratello. Portò gli occhi sull’amica e si strinse nelle spalle. «Non so, non ci ho fatto caso.» ammise, seguendo poi la traiettoria del suo sguardo fino ad incontrare la figura poco distante della Parkinson.
In effetti, ora che glielo faceva notare, Pansy Parkinson le sembrava molto diversa dal solito, sebbene l’avesse osservata poche volte, molte delle quali l’aveva solo intravista nei corridoi. Eppure, da quello che aveva potuto vedere, le era sembrata una ragazza fiera e orgogliosa, forte, sempre con un sorriso provocatorio sulle labbra fine, che nascondevano una fila di denti bianchi e regolari. Una ragazza elegante, di alta classe, sempre posata e di fredda educazione.
Eppure, quella mattina, sembrava decisamente un’altra persona.
Chissà che cosa l’aveva ridotta così… o chi.
Quando la maliconica Serpeverde si voltò a guardarla, sentendosi, con molte probabilità, osservata, le scoccò uno sguardo carico di odio e rabbia, che la fece rabbrividire e la costrinse a divergere gli occhi sulla brioche alle bacche di moratille che prese a sbriciolare con nervosismo.
Che fosse lei, la causa del suo evidente malumore?
«Secondo te, che le è successo?» domandò Diamond, tornando a guardarla.
Alexis si limitò a stringersi nelle spalle e a scuotere leggermente la testa. «Non ne ho idea».
La Cherin, che stava guardando di nuovo Pansy, sospirò. «Forse, dovrei andare a parlarle. Ti dispiace se…»
Senza neanche lasciarla concludere, Alexis scosse il capo e sorrise. «Non preoccuparti, vai tranquilla. Io finisco la colazione e vado a spedire una lettera».
«Sicura?»
«Si’, si’! Vai, su!» e le diede una leggera spinta, indicandole la ragazza.
Diamond sorrise e si alzò. «D’accordo, ci vediamo a lezione allora!»
Alexis annuì e la guardò andar via.
Concentrò di nuovo il suo sguardo sulla brioche, quando qualcuno le si avvicinò di nuovo.
Alzò lo sguardo e…
«E finisci tutta la colazione! Sappi che lo saprò, se avrai lasciato anche solo una briciola!»
Diamond, di nuovo accanto a lei, la guardava dall’alto con espressione severa e le stava puntando un dito sul naso.
«Mangerò tutto, promesso mammina!» le rispose e le due scoppiarono a ridere.
Poi, Diamond si allontanò di nuovo e prese posto vicino a Pansy.
Sembrava proprio una mamma in miniatura.
Era molto magra, ma la sua altezza andava a compensare quella apparente fragilità, perché tutto si poteva dire di Diamond Anne Cherin, tranne che non fosse una ragazza forte e di grande personalità. Nonostante fosse finita a Serpevere – e Alexis non riusciva a spiegarsi perché, visto il gran cuore e il buon carattere – era sempre gentile e cordiale con tutti e, soprattutto, era sempre pronta a dare una mano alle amiche. Poi, con quello sguardo scuro e profondo, sapeva infondere una serenità nelle persone che sembrava quasi ti facesse un incantesimo.
Ma presto, Alexis Lily Potter avrebbe capito perché Diamond Anne Cherin fosse stata assegnata proprio a Serpeverde, nonostante tutte le sue buone qualità.
Come promesso all’amica, Alexis finì tutta la sua brioche e bevve il suo tè alla fragola fino all’ultima goccia. Finalmente sazia e con la mente lucida, poteva scrivere la lettera a Sirius, senza preoccuparsi di far trapelare alcun sentimento negativo. Si alzò e il suo sguardo percorse la Sala Grande e, specialmente, il tavolo sovrastato dagli stendardi rosso-oro, alla ricerca del suo gemello smeraldino, e lo trovò subito, a ricambiare lo sguardo con un’intensità tale da farla arrossire.
A volte, quando la guardava così, una fitta allo stomaco la trafiggeva.
Loro erano fratelli, sì.
Ma lui non lo sapeva.
Lei voleva stargli accanto e trasmettergli tutto il suo affetto fraterno.
Ma sperava che lui non travisasse i suoi comportamenti.
Perché se Harry Potter si fosse innamorato di lei, le cose sarebbero state ancora più complicate di quanto già non fossero.
Lui avrebbe sofferto… e Alexis sarebbe morta, piuttosto che ferirlo.
Purtroppo per lei, non sapeva che quella terribile idea stava già prendendo forma anche nella mente del giovane Grifone.
Scacciò quel pensiero dalla testa, convinta che niente avrebbe turbato la loro amicizia e che Harry non potesse davvero innamorarsi di lei, e gli sorrise timidamente, alzando una mano in segno di saluto.
Proprio in quel momento, un forte e gelido profumo di pioggia la investì in pieno, entrandole con dolcezza nelle narici e diffondendolesi in tutto il corpo; le riempì i polmoni e le fece bruciare il petto, stringendole il cuore in una dolorosa morsa. Un brivido le percorse la schiena quando una fredda mano le si serrò attorno al polso, interrompendo quel gesto di saluto.
Per fortuna del suo assalitore, Ron, ingurgitato troppo in fretta una nuova fetta di panettone, cominciò a tossire, catturando completamente l’attenzione del bambino sopravvissuto. Bastò quell’istante e, colui che l’aveva fermata, la trascinò senza alcuna fatica in un angolo della Sala Grande, lontana dagli occhi di indiscreti testimoni.
Non lo aveva ancora visto in faccia, ma Alexis sapeva benissimo chi fosse il suo rapitore e non aveva bisogno di sentire la sua voce che le accarezzò il collo con un sussurro carico di astio, per capirlo.
«Chi stavi salutando, Black?»
Draco Malfoy.
Alexis si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia con quella Serpe.
Un peccaminoso angelo dagli occhi di ghiaccio e l’espressione arrogante.
Un angelo dannato.
Con il polso ancora serrato in quella morsa gelida, cercò di allontanarsi da lui e dal suo viso, troppo vicino.
Lui, ovviamente, non glielo permise. «Ti ho fatto una domanda, Black.» disse, il tono controllato e l’espressione impassibile. Gli occhi d’argento scesero su quelli smeraldo di lei e ne lessero la paura mista ad orgoglio insita in essi.
Rabbia e sofferenza.
«Non sono affari tuoi, Malfoy. E adesso, sei pregato di lasciarmi in pace.»replicò Alexis, il cui orgoglio era prevalso sul timore.
Degno di una vera Grifondoro.
Cercò di nuovo di allontanarsi, strattonando il braccio che lui teneva saldamente nella mano, ma il solo risultato che ottenne fu quello di farsi male.
«Stavi salutando Potter, non è vero?»
Rabbia.
La morsa sul suo polso si fece più salda e l’espressione sul viso di Malfoy divenne, se possibile, ancora più seria. Nel suo sguardo, una chiara nota di rabbia che lo faceva scintillare pericolosamente.
Sembrava impazzito.
«E se anche fosse? Te l’ho detto e te lo ripeto: non sono affari che ti riguardano.» e scandì bene l’ultima frase, come fosse davanti un bambino di tre anni e lo stesse rimproverando per qualcosa che non doveva fare.
Alexandra Black era brava a nascondere ciò che provava dietro parole sicure e cariche di orgoglio, ma quello che non sapeva era che Draco Malfoy l’aveva osservata bene e aveva capito che l’unica cosa che non poteva mentire di lei era il suo sguardo.
Due limpidi smeraldi, chiari e sinceri, incapaci di raccontar bugie.
Attraverso quel verde intenso, Draco Malfoy aveva compreso che la sua piccola Black esprimeva tutto ciò che provava: se era contenta, il suo sguardo si illuminava; se era triste, i suoi occhi si inumidivano; e se si muovavano irrequeiti, come in quel momento, era terribilmente spaventata.
Sofferenza e frustrazione.
Sul viso del bel Serpeverde, fino a quel momento gelido nella sua maschera di impassibilità, si dipinse un sorriso rassicurante, che non arrivò a scaldargli quello sguardo infuriato. E, sebbene la sua funzione fosse quella di calmare la ragazza, sortì esattamente l’effetto contrario.
Niente è più pericoloso di un serpente che si stringe sul tuo corpo, senza tirare fuori quei denti appuntiti intrisi di veleno mortale.
La stretta sul polso si fece meno pressante, ma la sua mano gelida era ben lungi dal lasciarla andare; anzi, con uno strano sguardo indecifrabile, Draco si portò la mano di lei su di una spalla e poi fece in modo che il braccio gli circondasse il collo. La mano libera le scorse lungo la schiena e poi, con poca pressione, la costrinse ad appiccicarsi a lui.
Con un braccio intorno al suo collo e l’altra mano poggiata sul petto, Alexis avvertiva chiaramente il battito calmo del suo cuore, in completa sintonia con quel respiro freddo che le si infilava nel colletto della camicia e le scendeva lungo la schiena. E, allo stesso modo, con una mano premuta sulla sua schiena, lui avvertiva chiaramente quel corpo esile e fragile tremare.
Questa volta, in un misto di paura ed emozione.
Un ghigno prese il posto di quel sorriso rassicurante, mentre il viso si piegava leggermente e la bocca andava a sfiorarle un orecchio, accarezzandone l’udito con quella voce maliziosa. «Oh, io invece credo che siano affari miei eccome, mia piccola e impertinente Black».
Il corpo di lei fremette ancora sotto le sue braccia e Draco soggnignò soddisfatto. Si distanziò leggermente, per permettersi di vederla in viso e di poter annegare in quelle pozze di smeraldo liquido; di potersi deliziare di quel caldo rossore delle sue guance;
di poter desidere quelle labbra piene e invitanti.
Che non avrebbe ancora osato assaggiare.
La mano libera – quella che non le stringeva la vita – andò a posarsi sul viso e prese a giocare con una ciocca ribelle, più lunga rispetto al resto della frangia, e gli occhi di Alexis, tremolanti e confusi, lo guardarono dal basso con timore, senza capire cosa volesse farle.
«Ricordi quello che ti ho detto ieri, Black?»
Lo sguardo di Maldoy tornò a scintillare di una luce pericolosa e si incastonò in quello di lei, che degluti’.
Alexis poteva sentire il cuore di lui battere calmo nel suo petto, mentre il proprio chiedeva freneticamente di uscire ed era sicura che anche lui potesse sentirlo.
Draco le lasciò cadere la cioccia su quegli occhi ingannevoli e, con una mossa lenta e studiata, le sfiorò il viso con una carezza. «O hai bisogno che ti rinfreschi la memoria?»
Restarono solo per una manciata di secondi a scrutarsi e a lasciare che i loro respiri si fondessero, ma a lei sembrò passare un’eternità prima che riuscisse a staccare gli occhi da quello sguardo penetrante e a voltare il viso di lato.
«No, grazie.» riusci’ finalmente a rispondere, manifestando una sicurezza incomprensibile, di cui si complimentò mentalmente.
Il sorriso pericoloso di Draco si allargò. «Bene.» mormorò, tornando ad avvicinare le sue labbra all’orecchio della ragazza. «Allora ricorderai anche che tu sei mia, Black.» soffiò, stringendola di più a sé.
Alexis balzò all’indietro e lo spinse via, riuscendo a sciogliersi dalla sua presa. «Io non sono di nessuno, Malfoy! E tanto meno sarò mai tua!» sbottò, rossa in viso e con il fiato corto; negli occhi le si era accesa una scintilla di orgoglio.
Draco sollevò un sopracciglio. «Vedremo.» C’era un tono di sfida nella sua voce e anche nel modo in cui tese una mano e le sfiorò il profilo della guancia, costringendola reprimere un nuovo brivido che, impertinente e traditore, le era salito lungo la schiena. «Ma ricorda una cosa: io ottengo sempre ciò che voglio.» La mano le sfiorò la mandibola, con lentezza, e infine scivolò di nuovo al suo posto. «Ed io voglio te, Alexandra Black».
La guardò intensamente per un’ultima frazione di secondo e poi la superò, abbandonandola lì, con il cuore che batteva a mille, il fiato corto e le gambe molli per l’emozione.
Poteva continuare a fare la sostenuta quanto le pareva, ma Alexandra Black, senza rendersene conto, stava già cadendo nella sua trappola.
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Capitolo 10 *** Capitolo IX - Respiro di albicocca ***
Capitolo IX - Respiro di albicocca
Era passato un mese dall’inizio della scuola.
Alexis si era finalmente ambientata e non aveva più avuto forti crisi per la mancanza di Sirius.
Questo perché lui aveva trovato un modo sicuro per risponderle alle lettere.
A notte fonda, quando tutto il castello dormiva beatamente, lui compariva nel camino della Sala Comune di Serpeverde e loro si facevano una bella chiacchierata. Lei si metteva ai piedi del divano, vicina al piccolo fuoco, per scaldarsi, e lui la guardava, da Grimmould Place, con quello sguardo profondo che riusciva a tranquillizzarla. Ogni giorno gli raccontava delle sue piccole avventure. Delle lezioni. Delle nuove amicizie. Ma soprattutto, gli parlava di Harry. Gli diceva che era uguale a James, fatta eccezione per quegli occhi di smeraldo, identici a quelli di Lily – e ai propri. Gli raccontava dei pomeriggi passati sulle rive del lago, a ridere, scherzare, rincorrersi. Gli confidava che, molte volte, doveva trattenersi dal rivelargli la verità e che, alcune volte, ci era andata molto vicina, ma si era sempre ripresa in tempo. Tutto sommato, non era male, il loro rapporto. Erano molto più che amici e passavano quasi tutti i pomeriggi insieme – lezioni, compiti e altri impegni permettendo.
Sirius era stato orgoglioso del suo figlioccio, quando Alexis gli aveva rivelato che era entrato a far parte della squadra di Quidditch, l’anno precedente, ed era diventato un ottimo cercatore, alla pari di suo padre, e che aveva fatto vincere la coppa del Quidditch alla sua squadra.
Si sentiva serena quando era con Harry e il fatto di poter vedere Sirius ogni sera le rendeva il suo soggiorno ad Hogwarts ancora più piacevole di quanto già non fosse.
Le cose, finalmente, cominciavano ad andare bene.
Anche il rapporto con Draco si era stabilizzato. Puntualmente, ogni giorno, il bel Malfoy la sottoponeva a qualche scherzetto impertinente o a qualche angheria e ormai lei ci aveva fatto l’abitudine. Aveva persino stretto amicizia con Blaise Zabini, il migliore amico del ragazzo, che sembrava divertirsi a prendere le difese della giovane Black, mandando Draco su tutte le furie.
Tra i corridoi di Hogwarts, ormai, quei tre camminavano sempre assieme – con grande invidia della popolazione femminile, che non vedeva di buon occhio la piccola erede dei Black. A Draco non piaceva lasciare Alexis – era incredibilmente geloso, nonostante loro non avessero alcun tipo di rapporto sentimentale – e Blaise si trovava bene con lei – era così minuta e fragile, che avvertiva un inusuale senso di protezione verso di lei. Per quanto riguardava la ragazza, se dapprima le era sembrato tutto solo una grande scocciatura, alla fine aveva dovuto ammettere che si trovava a suo agio, con quei ragazzi. Draco aveva imparato a diventare meno violento e dominatore e, a volte, riusciva persino ad esserle simpatico. Blaise, d’altro canto, riusciva a farla sorridere anche nelle giornate più buie.
Tutto sembrava andare per il meglio.
C’era solo un piccolo particolare che rovinava quella tanto agognata tranquillità.
L’amicizia di Alexis con il più coraggioso dei Grifondoro: Harry Potter.
Perché, ogni volta che Draco Malfoy scorgeva Alexandra Black e il Protettore degli Sfigati parlare, ridere e scherzare insieme, diventava di nuovo violento e aggressivo e torturava la povera ragazza, con quei metodi che la spaventavano e al tempo stesso le facevano battere inspiegabilmente il cuore nel petto.
Gli improvvisi sbalzi d’umore di Malfoy le facevano venire il sangue alla testa.
Un secondo prima la trattava quasi con normalità. Il minuto dopo si divertiva a vederla tremare tra le sue braccia e le sue carezze sensuali, accompagnate da quel ghigno disarmante e quegli occhi perfidi.
Quando era riuscita a collegare i cambi d’umore con i suoi incontri con Harry, l’aveva comunicato a quest’ultimo e – dopo essere riuscita a dissuaderlo dall’andare a picchiarlo a sangue – avevano trovato un modo per ingannarlo.
Ogni volta che si incontravano, e che scorgevano Draco nelle vicinanze, cominciavano a maltrattarsi e a litigare furiosamente e lo scontro finiva sempre con un Alexis indignata, che si allontanava a passo svelto, e un Harry che si voltava dalla parte opposta e prendeva a calci qualcosa.
Avevano ripetuto quel giochetto per due o tre volte e il principe di Serpeverde sembrava esserci cascato.
Non sapevano quanto si sbagliassero.
E Alexis, lo avrebbe scoperto quel pomeriggio.
*
Era una bella giornata. Il vento tiepido dell’autunno passava tra i rami della foresta proibita, silenzioso, come un serpente invisibile, e faceva volare a terra, come piume di uccelli a cui terribili cacciatori tolgono la vita, foglie arancioni e secche, che si ostinavano a rimanere attaccate a quei rami ormai fragili che presto sarebbero rimasti nudi, in balia del freddo inverno. Al contrario, le foglie forti e larghe della grande quercia, sulla riva del Lago Nero, oscillavano al vento, ma rimanevano saldamente incollate a quei rami robusti e mai si sarebbero staccate, mostrandosi in tutta la loro imponente meraviglia, anche nelle più gelide giornate invernali.
Il sole, alto nel cielo, illuminava, con i suoi raggi, due figure sedute ai piedi di quel maestoso albero, scaldando i loro visi sorridenti e sereni.
«Posso venire sul serio?» domandò Alexis, gli occhi verdissimi scintillanti di gioia.
«Ma certo che sì! Mi farebbe molto piacere e in più, sono sicuro che mi porteresti fortuna!»
Rispose Harry, ammiccando fiducioso.
«Non mancherò allora, promesso!» esclamò Alexis, con un sorriso sulle belle labbra rosee.
«Fantastico! Prenderò il boccino d’oro solo per te!»
Alexis scoppiò a ridere e la sua risata, cristallina, frizzante, gioiosa contagiò anche il maghetto.
Rimasero tutto il pomeriggio, come era loro solito fare, a chiacchierare e scherzare.
Poi, all’improvviso, Harry balzò in piedi come una molla e la guardò con odio. La ragazza capì immediatamente e lo seguì a ruota.
Draco Malfoy era dietro di loro.
«Insomma, vuoi lasciarmi in pace, Potter?» sbottò Alexis, con voce infastidita.
«Io? Ma se sei tu che mi ronzi sempre intorno, Black!» rispose lui a tono, fissandola negli occhi, minaccioso.
«Ma che dici? Tu ti inventi le cose, Sfregiato! Io non girerei mai, e dico MAI, intorno ad uno come te! Ma dico, siamo impazziti?» replicò la Serpeverde, indignata dalle sue insinuazioni.
«Eppure mi sei sempre in mezzo ai piedi, come me lo spieghi, ragazzina?» controbbattè il bambino sopravvissuto, con tono arrogante.
«Ragazzina a chi, razza di fallito? Caso mai è il contrario! Sei tu che non ti stacchi mai dalla mia gonna! Hai qualche complesso mentale o sei solo semplicemente ritardato?»
Le voci dei due erano sprezzanti, l’odio si poteva palpare con la mano.
«Sarei ritardato solo se volessi essere amico di una come te, Black!» sputò Harry, arricciando il naso quasi con disgusto.
Alexis lo guardò dal basso e scoppiò in una risata fredda, senza gioia. «Ahah! Ma non farmi ridere, Potter! Non ti accetterei tra i miei amici neanche se fossi l’ultimo essere sulla faccia della terra!»
«La stessa cosa vale per me!»
«Bene!» ringhiò Alexis, digrignando i denti.
«Bene!» ripetè lui, gli occhi due fiamme ardenti.
Alexis, di spalle a Malfoy, sorrise con dolcezza ad Harry e gli fece un occhiolino. Poi si voltò, assumendo un’espressione mista di indignazione, odio e rabbia, e si allontanò a passo svelto.
Potter la imitò, seguendo la direzione opposta, non prima di aver rifilato un potente calcio ad una pietruzza ai suoi piedi.
*
Una scena noiosa e patetica.
Era questo che pensava Draco Malfoy, lo sguardo – due monete d’argento gelato, ribollenti d’odio – fisso sulle rive di quel lago che aveva segretamente ospitato quei due clandestini d’amore.
Sentì il sangue ribbollirgli nelle vene e i tendini sotto la pelle diafana irrigidirsi con odio, mentre le mani si chiudevano in due pugni così stretti da farne sbiancare le nocche.
Osservò con furore la schiena ampia del giovane cercatore, augurandogli una morte lenta e molto dolorosa.
Poi, il suo sguardo si spostò sulla figura minuta che con passo svelto,gli stava venendo incontro, lo sguardo basso, il viso contratto.
Gli occhi sereni.
Quegli occhi, che non sapevano mentire.
E che lo fecero scattare.
Quando Alexis gli passò accanto, fingendo di non vederlo, lui balzò in avanti e le strinse con forza un polso. Come sempre, la ragazza venne sbalzata all’indietro e poi trascinata con forza contro un albero.
«Ah!» gemette, sorpresa.
Alexis iaprì gli occhi (li aveva chiusi per il dolore causato dal contraccolpo) e si trovò il viso di Draco Malfoy ad un centimetro dal proprio, gli occhi grigi come nuvole cariche di tempesta, rabbiosi.
«Malfoy?!? Sei impazzito…?»
«Mi ritieni davvero così stupido, Black?» ringhiò lui, un sussurro gelido che le sfiorò il viso.
«Non capisco di cosa tu stia parlando…» rispose, fingendosi confusa.
In realtà sapeva benissimo a cosa si riferiva.
Cercò di scappare uscendo di lato.
Si sentiva come un topolino in gabbia e la cosav non le piaceva.
Ma, ovviamente, Draco non glielo permise.
Le sue mani scattarono con velocità, ai lati del viso della giovane, poggiandosi sul tronco, e le braccia tese, sottili ma muscolose, le bloccarono ogni via d’uscita.
Ancora una volta, i loro visi erano così vicini che i loro respiri si mescolavano e danzavano, incuranti dei rispettivi padroni.
«Sai benissimo di cosa sto parlando!» sbottò, con un altro ringhio carico d’odio.
I due smeraldi verdi tremarono, annunciando al ragazzo il timore imminente.
Una mano si mosse, come al solito, in una lenta carezza sulla guancia.
Perché quel dannato sguardo riusciva a piegarlo così?
Doveva essere forte!
Non doveva essere stregato da quegli occhi ammaliatori!
Bugiardi.
Le dita da pianista, che avevano tracciato il profilo della sua guancia, lasciando una scia bollente su di essa, si chiusero sul mento e la costrinsero a voltarsi di lato. La bella bocca del Serpeverde si avvicinò all’orecchio e la sua voce vellutata, e minacciosa, le accarezzò l’udito con la dolcezza del profumo delle rose selvatiche. Lo stesso profumo che lui, così vicino, poteva sentire dai suoi capelli corvini e morbidi.
«Non costringermi a farti del male… Non è questa la mia intenzione.» soffiò con delicatezza, prima di costringerla ad osservarlo di nuovo.
Il suo sguardo di ghiaccio osservò quegli occhi spauriti con bramosia e poi scese sulla bocca, indugiando qualche secondo su quelle labbra morbide e invitanti.
Gli ricordavano tanto due piccoli spicchi di dolce albicocca.
Chissà se anche il sapore era lo stesso.
Socchiuse gli occhi, impotente di fronte a quel desiderio crescente, e piegò il viso su di un lato, avvicinandosi lentamente.
Poteva sentire il respiro caldo di lei diventare sempre più affannato, contro le sue labbra, che lente e inesorabili, stavano annullando la poca distanza.
Stava quasi per sfiorarle ormai.
Sentiva quell’aria calda entrare nella sua bocca schiusa.
E ne respirò il dolce profumo.
Ricordava davvero quello delle albicocche.
Avrebbe voluto assaggiarle.
Morderle.
Mangiarle.
Divorarle.
Draco Malfoy non era mai stato un tipo dal grande auto-controllo, in queste situazioni.
Solitamente, si avventava sulle sue prede e ne divorava ogni parte del corpo, con bramosia.
Eppure, con lei, non ci riusciva.
Forse era il suo aspetto fragile, delicato.
Forse erano quegli occhi puri e privi di malizia.
Forse era qualcos’altro che il giovane Malfoy non aveva mai preso in considerazione.
Amore.
Tsè! Lui innamorato? Ma quando? Gli veniva da ridere al solo pensiero.
Lui non avrebbe mai amato nessuna.
Si sarebbe sposato solo per convenienza e per mantenere alto il nome di famiglia.
Però, lei è pur sempre una Black – fermati Draco! Ma che diavolo stai pensando?!? Tu non sei in grado di amare! Vuoi solo portartela al letto, come ogni altra ragazza della tua vita!
Eppure, perché non riusciva ad annullare quella distanza ormai minima, tra le loro labbra?
Aveva una voglia matta di assaggiarle.
Di sentirsi in bocca quel sapore di albicocca.
Ma non era ancora giunto il momento.
Dopo quelli che sembrarono secoli, si allontanò lentamente, riaprendo gli occhi e riassumendo piena coscienza di sé.
Quanto più a lungo si brama una cosa, tanto più dolce sarà quando la si otterrà.
Gli occhi argentei si fissarono in quello smeraldo liquido, imbarazzato e confuso.
La tintura cremisi sulle guance lo costrinse a reprimere un ghigno sfrontato.
Una carezza.
Un sussurro.
«Ricordatelo sempre Black: tu sei mia. E non ti cederò mai a Potter, chiaro?»
Un bacio malizioso su di una rossa gota.
Labbra fredde che si incontrano, delicate, con la calda pelle arrossata.
Seta su velluto.
Un bruciore piacevole sulla guancia di lei.
Un sapore delizioso sulle labbra di lui.
Un’occhiata confusa contro una soddisfatta.
Un saluto accennato con la testa.
Un ultimo sguardo d’intesa.
E poi, Draco Malfoy si allontanò, un sorrisino compiaciuto sulle labbra, lasciando la piccola Alexandra Black in uno stato di trance e confusione totale, con un cuore che chiedeva frenetico di abbandonare quel petto troppo piccolo per contenerlo e i polmoni che chiedevano aria con urgenza.
*
Erano ancora le cinque e non si avrebbe cenato prima di un’ora.
Di tornare al castello e di fingersi interessata alle conversazioni di qualche sua compagna di Serpeverde non le andava proprio.
Tutte quelle emozioni,l’avevano stremata.
Sembrava che il cuore avesse consumato tutte le sue energie, con ogni battito accellerato con il quale aveva colpito il petto.
Guardando il viale, che la separava dal castello, pensò che mai le era sembrato così lungo.
Non aveva le forze per farsi quella scarpinata e una piccola passeggiata intorno al lago, all’insegna della riflessione, non le avrebbe fatto male.
Così si incamminò, con passo lento e svogliato, lo sguardo fisso sull’orizzonte lontano di quell’enorme distesa d’acqua, che non sembrava avere fine.
Fece avanti e indietro per due o tre volte poi, stufa di quell’inutile camminata, si adagiò sotto la grande quercia.
Appena aveva poggiato la schiena sull’ampio tronco dell’albero, si era subito sentita serena.
Forse, per il fatto che quello, era il loro posto segreto. Il luogo dove fuggire, per stare insieme.
Come se, l’affetto del fratello fosse rimasto incatenato in quel punto preciso.
E improvvisamente, la stanchezza la colpì in pieno. Sentì le palpebre farsi improvvisamente pesanti,e il corpo perdere ogni sensibilità.
Ma sì. chiudo gli occhi solo un attimo… Giusto cinque minuti e poi torno dentro. – si disse, mentre quelle ciglia nere e folte andavano a sfiorare con gentilezza le gote vellutate, celando dietro un sipario di morbida pelle due smeraldi luminosi.
E si addormentò.
Quando riaprì gli occhi, era notte fonda.
Una notte brutta, nera, senza stelle né luna ad illuminare il cammino che avrebbe dovuto intraprendere.
Come aveva fatto a dormire per così tanto?
Si alzò, lentamente, ancora più stanca di prima.
Si stropicciò gli occhi e si stirò, tendendo le braccia al cielo.
Era inizio inverno eppure, stranamente, vestita della sola divisa, non sentiva freddo.
Anzi, ora che ci faceva caso, non sembrava esserci proprio vento.
Un silenzio irreale circondava tutto il luogo. Gli albero erano immobili, come pietrificati. Le rive del mare sembravano una fina lastra di ghiaccio nero.
Si sentì improvvisamente strana.
Le mancava l’aria e le sembrava come se una forza invisibile la stesse trascinando verso il basso, facendo pressione sulle sue esili spalle e costringendola a piegare le gambe, contro la sua stessa volontà.
Voleva tornare al castello il prima possibile, tra le calde mura costernate da quadri animati e simpatici, che si voltavano ad osservarla e le parlavano, ogni volta che passava.
Voleva vedere qualcuno, chiunque.
Perché, all’improvviso, si era sentita estremamente sola.
Si voltò verso l’imponente struttura che, con le sue finestre illuminate, le avrebbe infuso coraggio e sicurezza, ma, quando si voltò, non vide altro che un’ombra lontana, maestosa, ma avvolta nell’oscurità.
Ogni luce del castello, era spenta: Hogwarts sembrava una fortezza abbandonata ormai da secoli.
Che diavolo stava succedendo?
Cominciò a fare qualche passo verso l’imponente scuola, ma più camminava, più quella sembrava allontarsi.
Le prese il panico e cominciò a correre, disperata.
Le gambe erano pesanti come blocchi di cemento armato.
Il respiro era affannato e, uscendo violentemente da quella labbra di rosa, quasi le faceva male.
Il cuore rimbombava nel petto, con un rumore sordo, che non riusciva a sentire.
Correva, correva, correva.
E alla fine…
BOOM!!!
Si ritrovò distesa per terra, con un gran dolore al fondoschiena, che aveva duramente picchiato il terreno umido del giardino, e un altro grande dolore alla fronte e al naso, che avevano colpito qualcosa di duro, freddo, spesso ma, soprattutto, inaspettato.
Si portò una mano sulla fronte, sfregandosi il punto in cui aveva preso quella botta violenta.
Sicuro si sarebbe arrossato e le avrebbe lasciato un bel bernoccolo nero.
Accidenti se faceva male!
Si rimise in piedi a fatica e, dopo aver barcollato un pochino, riaprì gli occhi, alla ricerca della cosa che l’aveva scaraventata a terra.
Ma quando le due iridi di smeraldo scrutarono la zona che la circondava, non videro nulla.
Il castello era davanti a lei, ancora lontano, ma il giardino che la separava da esso, ampio e immenso, non presentava alcun ostacolo.
Contro cosa aveva sbattuto, allora?
Sempre più impaurita da quella strana situazione, si avviò nuovamente su per la collina, con l’augurio di rientrare al castello quanto prima, ma, ancora una volta, andò a scontrarsi con qualcosa.
Camminava ora, per cui l’urto fu meno violento, ma quando, ancora una volta, riaprì gli occhi, non vide nulla. Tese una mano, incerta, sfiorando l’aria opprimente della notte e il suo palmo si scontrò con qualcosa di liscio e freddo, invisibile agli occhi, ma chiaramente percettibile al tatto. Anche l’altra mano raggiunse la prima, su quella lastra magica che le impediva di raggiungere il castello.
Ma che cosa stava succedendo?
Fu un attimo.
Un fruscio appena accennato dietro di lei, che la costrinse a voltarsi.
La paura aveva ormai preso il sopravvento e violenti brividi le scuotevano le spalle.
Poi, una voce.
«Vieni… vieni da me…»
La chiamò, come un’eco lontana.
Alexis si guardò attorno, con frenesia. «Chi sei?!?» domandò, con voce spaventata e acuta, più alta di qualche ottava rispetto al solito.
«Vieni da me…» si limitò a ripetere la voce.
Ora che lo notava, sembrava quasi un sibilo appena accenato.
Un alitata rauca e malvagia.
«CHI SEI?!? VIENI FUORI!» urlò, in preda al panico. Si frugò impacciata,nelle tasche della mantella della divisa che indossava e ne estrasse la bacchetta. La puntò davanti a sé.
La mano tremava.
«Vieni… vieni da me.» ripetè ancora una volta quella voce sconosciuta.
Le sembrava un sussurro lontano chilometri e, allo stesso tempo, una voce che le alitava alle spalle, sfiorandole il collo.
Senza controllo alcuno, le dita intorno alla bacchetta si rilassarono. Un secondo dopo, il piccolo legnetto magico giaceva in terra, riverso tra i mille fili d’erba.
«Vieni… vieni…» continuava a ripetere quella voce suadente e inqueitante.
Senza che lei potesse farci nulla, le sue gambe si mossero in avanti, lente, alla ricerca di quella voce che la chiamava con tanta insistenza e, mentre camminava, il paesaggio intorno a lei si confuse e divenne un'unica e indistinguibile macchia nera. Il vento si alzò improvviso, investendola in pieno, con tutta la sua forza. Si sentì come se qualcuno le avesse dato un forte pugno nello stomaco, eppure continuò ad avanzare.
Quella voce continuava a sussurrare, a chiamarla, e lei ne era inesorabilmente attratta.
Voleva sapere chi era che la cercava con tanta insistenza.
«Vieni…Vieni da me…»
Poi, un piccolo puntino luminoso fece la sua comparsa in mezzo a quel nero infinito. Più Alexis camminava, più il puntino bianco si ingrandiva, fino a divenire una grossa porta luminescente. La maniglia tonda riluceva, argentata e splendente. Intarsi perlati percorrevano tutta la facciata appena comparsa, creando strani giochi di luce. E poi, dall’altra parte di quell’uscio magico, di nuovo quella voce.
«Vieni… vieni da me… entra… diventa…»sussurrava.
Ancora una volta, senza controllo, la mano si mosse da sola e andò a sfiorare la maniglia, timorosa.
Era calda al tatto e morbida.
La girò lentamente e….
“AAAAAAAAAAAAH!!!!!”
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Capitolo 11 *** Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia ***
Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia
E poi, dall’altra parte di quell’uscio magico, di nuovo quella voce.
«Vieni… vieni da me… entra… diventa…»sussurrava.
Ancora una volta, senza controllo, la mano si mosse da sola e andò a sfiorare la maniglia, timorosa.
Era calda al tatto e morbida.
La girò lentamente e….
“AAAAAAAAAAAAH!!!!!”
Un’improvvisa luce bianca, così forte e abbagliante da far male agli occhi, la costrinse a ripararsi lo sguardo, mentre una raffica di potente vento la investiva prepotente, ferendola con lame acuminate. Sentiva le braccia, le gambe, l’addome, il torace, il viso, ogni parte del corpo, dolerle sotto quei colpi precisi e affilati, e poteva quasi sentire del sangue caldo scivolarle giù dagli innumerevoli graffi e macchiare la sua pelle.
Il suo sangue.
E poi, più nulla. Di nuovo.
L’oblio più totale l’avvolse, levandole ogni sensazione.
Non sentiva più dolore.
Non sentiva più rumore.
Non sentiva più niente.
Solo una voce, in lontananza, che riecheggiava in quell’oscurità e che ripeteva:
Troppo presto…Ma tornerò,
Poi, piano piano, tutti i sensi tornarono.
Prima il tatto, che le fece avvertire il pavimento duro sotto di sé.
Poi l’olfatto, che le fece sentire un fresco profumo di gelida aria invernale, che si divertiva a sferzarle il viso ancora inerme, che ciondolava di lato, su di una spalla.
Poi l’udito, grazie al quale riusciva ad ascoltare i battiti accellerati di un cuore – il suo cuore – che rimbombava nel petto ad una velocità fuori dall’ordinario.
Infine, quel battito venne sovrastato da un urlo spaventato, agghiacciato, che spezzò il silenzio di quella che era ancora una fredda serata.
Il suo grido di paura.
Il corpo scattò in avanti, come se una potente scossa elettrica lo avesse attraversato. Gli occhi si spalancarono, terrorizzati, senza riacquistare immediatamente la vista.
Il respiro affannato.
La fronte sudata.
Il corpo tremante.
Solo quando strinse gli occhi e poi li riaprì lentamente, guardandosi intorno, Alexis Lily Potter si rese conto che era stato tutto solo un sogno.
Un terribile incubo.
Respirava a fatica, come se qualcuno le avesse premuto un cuscino sul viso fino a quel momento. Sentiva il corpo tremarle con violenza e non riusciva a farlo smettere.
Si appollottolò su se stessa, stringendo le gambe al petto e circondandole con le braccia. Nascose poi il viso sulle ginocchia e chiuse gli occhi, ma non fu una mossa molto intelligente, perché non appena la vista le si oscurò, nella mente sentì chiaro il rimbombare di una voce.
Quella voce.
E rivisse tutta la scena.
La luce bianca.
Il vento.
Le lame acuminate che la ferivano e la facevano sanguinare.
Alzò di scatto il viso, di nuovo terrorizzata, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sul proprio corpo. Esaminò con fretta le gambe, coperte fin sopra al ginocchio dalla gonna della divisa, e poi passò alle braccia: sotto la luce della luna, risplendevano di un bagliore candido, quasi fossero trasparenti… ma non c’era alcuna traccia di ferite né di sangue.
Quindi, era stato veramente solo un sogno?
Ripresa coscienza di sé, alzò il viso e si guardò attorno, con più calma: si trovava ancora nel giardino della scuola.
Il sole ormai era tramontato da un bel pezzo e aveva lasciato spazio alla luna, che pallida ed elegante, illuminava la superficie cristallina del Lago Nero, creando favolosi giochi di luce, ma lei, in quel momento, non era dell’umore adatto per perdersi nelle meraviglie che la natura notturna le stava offrendo. Si voltò di scatto per incontrare la figura possente e calorosa del castello.
E questa volta, la trovò.
Magnifica, come la prima volta che l’aveva osservata, con le finestre illuminate da un caldo bagliore e la superfice baciata dai pallidi raggi di luna.
Era lì e l’aspettava, in attesa di avvolgerla tra le sue braccia e di rassicurarla.
Non se lo fece ripetere due volte, mentre sentiva le lacrime bussare alla soglia degli occhi, e cominciare a scendere lungo le guancie, imperterrite. Ancora tremante, balzò in piedi e cominciò a correre.
Correva. Correva. Correva.
Correva nel modo più veloce che le sue gambe le consentissero di fare.
E non le importava del bruciore che avvertiva ai polpacci.
Né della milza che le doleva in modo atroce.
Né del cuore che martellava frenetico contro in petto.
Né dell’aria fredda che entrava e usciva dalla sua bocca aperta e le raschiava la gola.
Non le importava di nulla.
Voleva solo raggiungere l’interno del castello e vedere qualcuno.
Chiunque.
Le sarebbe andato bene anche vedere lo sguardo malizioso di Draco Malfoy in quel momento.
Le bastava solo vedere qualcuno e assicurarsi di non essere veramente sola.
*
Quella sera, Blaise Zabini passeggiava da solo per i corridoi di Hogwarts, risalendo la scalinata che dal sotterraneo portava alla Sala Grande, dove lo aspettava un laudo banchetto… o almeno, così sperava.
Erano quasi le nove e non era sicuro di trovare ancora qualcosa sulla tavola.
Era tutta colpa di quell’idiota di Draco, se non era riuscito a salire in tempo per la cena!
Lui e i suoi strani balzi d’umore!
Prima, era entrato nella Sala Comune tutto ghignante e soddisfatto. Poi, appena aveva udito in lontananza il nome “Potter”, era diventato una furia. Aveva sgritato con fervore i primini che avevano osato pronunciare quel nome e poi era sparito alla velocità della luce.
Da buon amico qual era – e temendo il peggio – Blaise lo aveva seguito, cercando di calmarlo.
Quando l’aveva trovato, era in corso, ovviamente, una schermaglia tra lui e il famoso Grifondoro. Era riuscito a portarlo via, prima che la McGranitt, o qualsiasi altro professore, avesse potuto vederli e metterli in punizioni.
Quando poi gli aveva chiesto che diamine fosse successo, Draco si era limitato a fare spallucce e ad uscirsene con una frase del tipo: “E’ Potter. Non ho bisogno di un motivo per attaccar briga con lui!” E poi se ne era andato, lasciandolo nel bel mezzo del corridoio come un povero demente.
Ah, se lo beccava, non l’avrebbe passata liscia stavolta!
Doveva smetterla di comportarsi da idiota!
E lui, che perdeva ancora tempo a preoccuparsi!
Che razza di ingrato.
La prossima volta col cavolo che perdeva la cena per lui!
Così, con un diavolo per capello ed un passo piuttosto affrettato, la testa concentrata su pensieri di vendetta, non si accorse, mentre metteva piede sull’ultimo gradino, della figura che correva verso di lui e che lo travolse in pieno.
«AAAAAAAAAAAAH!»
L’urto fu così violento e inaspettato, che entrambi rotolarono giù per le scale, finendo sdraiati sul freddo e umido pavimento dei sotterranei.
«Ma che cazzo…!» borbottò il ragazzo, alzandosi a sedere e massaggiandosi la testa, dolorante. Si sentiva tutto acciaccato. «Vuoi guardare dove vai, quando cammini?!?» abbaiò infuriato, voltandosi a guardare la figura che avrebbe dovuto render conto di tutti i suoi dolori. Ma, quando lo sguardo blu si incastonò sulla figura accanto a lui, rimase pietrificato: era una ragazza, ancora sdraiata in terra, con il viso nascosto tra le braccia; lunghi capelli neri, sconvolti, le coprivano la schiena dalle spalle esili e tremolanti e, nel silenzio, un chiario singhiozzare riempì il corridoio. Era impossibile non riconoscerla. «Alexandra…?» domandò preoccupato, mentre quella alzava il viso di scatto, fino ad incrociare la figura del Serpeverde: gli occhioni verdi erano rossi di pianto, mentre le lacrime ancora scorrevano lungo quelle guance arrossate; il petto si alzava e abbassava frenetico, singhiozzando alla ricerca di aria.
«Bl-Blaise…»
«Porco Godric Grifondoro, che ti è successo?»
Blaise si rimise in piedi e le porse una mano, aiutandola a rialzarsi. Alexis scosse il capo e si pulì le guance con i dorsi delle mani, abbozzando un sorriso dimesso.
Solo vederlo era riuscita a calmarla e a non farla sentire più sola.
Era stato tutto davvero un incubo, e nessuno era sparito.
Erano ancora tutti lì, che continuavano la propria vita, come se nulla fosse accaduto.
Perché nulla era accaduto.
«Che ti è successo?» domandò ancora Blaise, scrutandola.
Non le piaceva vederla così, se qualcuno l’aveva fatta soffrire o le aveva fatto del male, ne avrebbe pagato care le conseguenze.
Blaise Zabini era un ragazzo posato e dai modi eleganti, ma se gli si toccavano delle persone che lui riteneva importanti, si trasformava in tutt’altra persona e allora dovevi solo sperare di non trovarti sulla sua strada; la piccola Alexandra Black, con la sua timidezza e la sua fragilità, lo aveva conquistato subito, per lui era come una specie di sorella minore, che si sentiva in dovere di proteggere. Ovviamente, non provava null’altro oltre l’affetto e poi non avrebbe mai voluto fare un torto del genere al suo caro Draco. Perché, anche se quest’ultimo non l’avrebbe mai ammesso, Blaise aveva già capito che la più piccola erede dei Black non gli era affatto indifferente, anzi.
Alexis scosse di nuovo la testa. «N-niente… niente… n-non preoccuparti…» cercò di rassicurarlo, respirando piano, per calmarsi. «T-tu stai b-bene? Ti sei… ti sei fatto male?» si affrettò a domandare, per cambiare discorso.
«No, non preoccuparti: ci vuole ben altro per mettere K.O. uno come me!» replicò, avvicinandolesi e prendendole le mani, che cercavano ancora di nascondere e di bloccare le lacrime. «Ma tu non stai bene, Alex. Dimmi la verità, che ti è successo?»
Lei scosse ancora la testa, chiudendo gli occhi. «Nulla, sul serio…» mentì di nuovo.
«Se non avessi nulla non continueresti a piangere così.» osservò Blaise.
Lei aprì la bocca per replicare, ma poi la richiuse e abbassò lo sguardo. Le lacrime continuavano a scenderle con velocità lungo il viso, tracciandone il profilo e andando a congiungersi sul mento, in una goccia unica che ricadeva con lentezza sul pavimento.
Zabini la guardò ansioso e poi sospirò. Le si avvicinò e la cinse in un abbraccio rassicurante. Alexis alzò il viso sorpresa, ma lui la strinse di più a sé, facendole poggiare il viso su di una spalla e prendendo ad accarezzarle morbidamente i capelli. «Su, basta piangere ora… Va tutto bene. Ci sono io qui con te».
Alexis annuì e si aggrappò alle sue spalle, come in cerca di sostegno. Il petto di Blaise era così caldo e accogliente, le ricordava tanto quello di Sirius, eanche quegli occhi scuri e magnetici gli facevano lo stesso effetto. Forse era proprio per quella somiglianza con il suo padrino che aveva stretto una così bella amicizia con lui.
Stringendola a sé, il giovane Serpeverde la sentì stranamente fredda. «Sei gelida, ma dove sei stata?»
«Ero fuori. Mi sono addormentata e poi…» rispose, ma si fermò a metà frase, chiudendo gli occhi e stringendosi ancora di più a lui, con il bisogno di sentirsi avvolta da quell’abbraccio protettivo.
«E poi?» la incitò lui con un sussurro delicato. Alexis scosse ancora una volta la testa, nascondendo il viso contro il suo petto. «Perché non vuoi parlarmene? Così non posso aiutarti.» domandò con tono quasi ferito, che le strinse in cuore in una morsa.
«Non è niente di importante, sul serio…»
«Se non lo fosse, non saresti così agitata, non trovi?» controbatté e lei tacque.
Blaise sospirò ancora. Perché mai non voleva dirgli che le era successo? Di solito, non si faceva problemi a confidarsi con lui. Che si trattasse di qualcosa che le aveva fatto Draco? Sì, se così fosse stato, si sarebbe spiegato perché non voleva parlargliene. Di certo, non li avrebbe mai voluti mettere uno contro l’altro. Però, Blaise conosceva bene i metodi di avanche dell’amico e, se questa volta aveva esagerato, non l’avrebbe passata liscia. Già aveva in mente di dirgliene quattro, ma se aveva fatto qualcosa ad Alexandra, una bella lezione non gliela avrebbe tolta nessuno.
«C’entra qualcosa Draco…?» azzardò.
Lei aprì gli occhi di scatto a sentire quel nome e un brivido le corse lungo tutta la schiena, al ricordo di ciò che era successo – o meglio, stava per succedere – solo qualche ora prima. Poi si affrettò a scuotere la testa, temendo che l’improvviso tremare del suo corpo fosse frainteso dall’amico. «No! No!» esclamò repentina, allontanandosi dal suo petto per poterlo guardare in viso. Finalmente le lacrime cominciavano a smettere di rigarle le guance.
«Sicura?» Alexis annuì energicamente, riuscendo finalmente a sorridere, e la cosa parve tranquillizzarlo. «Allora, non vuoi proprio dirmi che ti è successo?» tentò un’ultima volta, cercando di cavarle qualcosa dalla bocca.
Alexis, per tutta risposta, sospirò e abbassò lo sguardo. «E’ una cosa stupida…» ammise infine, un po’ in imbarazzo.
«Non deve essere così stupida, se ti ha fatto piangere.» constatò Blaise, asciugandole le guance con gesti lenti e carichi di affetto.
«Sì invece!» replicò lei testarda, mordendosi il labbro inferiore.
«Ascolta, qualsiasi cosa sia successa, per quanto stupida possa essere, sai che puoi parlarne con me. Ti farà sentire meglio». Alexis sospirò ancora una volta, guardandolo negli occhi, indecisa. «Ascolta, facciamo così: andiamo in Sala Grande, se troviamo ancora qualcosa da mangiare, e mi racconti tutto lì, okay? Se invece la troviamo vuota, come temo, ci facciamo spedire qualcosa da mangiare in Sala Comune e ne parliamo con calma davanti al camino, affare fatto?» propose Zabini, porgendole una mano.
Alexis sembrò pensarci su, ma alla fine annuì e strinse le dita attorno a quelle di Blaise
*
Come sospettava, la Sala Grande era ormai vuota e non c’era più alcuna traccia di piatti o deliziose pietanze. Così, si fecero recapitare qualcosa nella Sala Comune – Zabini aveva parecchie conoscenze – e, comodi su uno dei tanti divani verdi, cenarono in tranquillità.
La Sala Comune, quella sera, non era molto affollata. In effetti, erano già le undici passate e molti studenti erano andati a dormire, all’insegna di una nuova giornata scolastica. Gli unici ancora in piedi erano delle ragazze del quarto anno, che ridacchiavano eccitate da chissà quale argomento e che, di tanto in tanto, lanciavano occhiatine maliziose a Blaise, che fingeva di non vederle; un gruppetto di ragazzini del prima anno, che si sfidavano ad un gioco di carte magiche; e qualche studioso, che ancora non aveva concluso i compiti.
Quando i due amici ebbero finito di mangiare e i piatti sporchi furono magicamente spariti, Zabini riprese il discorso. «Allora, me lo dici che ti è successo o devo mettermi in ginocchio a pregarti?» le chiese e fece proprio per piegarsi di fronte a lei.
Alexis ridacchiò e scosse la testa, come a dire che non era necessario arrivare a tanto. Si fissò le mani per qualche minuto, poi si portò le gambe al petto, raggomitolandosi sul divano, e infine si decise a parlare, fissando lo sguardo di smeraldo in quello di zaffiro. «Piangevo… per colpa di un sogno…» confessò, abbassando di nuovo gli occhi e fissandosi i piedi con innaturale interesse.
«Un sogno?» ripetè lui sconcertato.
«Te l’aveva detto che era una cosa stupida.» Alexis sorrise debolmente, stringendosi in una spalla. «Però… sembrava tutto così reale.» continuò, facendosi improvvisamente seria, mentre un’ombra le oscurava quegli occhi, solitamente scintillanti e allegri. Fissò lo sguardo nel camino lì vicino, dove scoppiettava vivida una calda fiamma. Blaise la fissò, curioso e preoccupato al tempo stesso. «Ero nel giardino e… all’improvviso si alzava un forte vento… e Hogwarts… era come abbandonata… e cercavo di raggiungerla, solo che c’era questa specie di… barriera, non mi permetteva di farlo.» cominciò a raccontare, fermandosi di tanto in tanto, mentre una nuova angoscia le attanagliava il cuore al ricordo. «E poi… quella voce…»
«Quale voce?» la interruppe Blaise, avvicinandolesi e prendendole una mano, per rassicurarla.
Alexis quasi non sembrò sentirlo e rimase con lo sguardo fisso sul fuoco. «Sembrava così vera, così reale… e mi chiamava… continuava a chiamarmi con insistenza… e poi, c’era una porta… e… quella voce maledetta continuava a chiamarmi da lì dietro e quando finalmente l’ho aperta, una luce bianca mi ha avvolto e ho avvertito… un dolore atroce. Era come se… fossi stata attraversata… da un migliaio di cristalli appuntiti».
Blaise le strinse di più la mano tra le sue, quando la vide cominciare a tremare.
Questa volta, Alexis sembrò sentirlo, perché si voltò lentamente verso di lui, gli occhi di nuovo lucidi. Respirò lentamente, prima di abbassare lo sguardo e concludere il racconto. «Poi, quando mi sono svegliata, ho sentito quella voce rimbombarmi nella testa e… continuava a ripetermi “Troppo presto… ma tornerò…”». Prima che potesse aggiungere altro, o che quelle lacrime riprendessero a scorrerle su quel visino d’angelo, Blaise la strinse di nuovo a sé, in un abbraccio protettivo e rassicurante.
«E’ tutto a posto ora, Alex. E’ stato solo uno stupido incubo, non c’è niente di reale in quelle parole. Sta’ tranquilla.» le sussurrò, accarezzandole la testa e cullandola.
Alexis sembrò tranquillizzarsi di nuovo e si accoccollò contro il suo petto, chiudendo gli occhi. «Grazie…»
*
Erano passati circa una decina di minuti, quando il muro in pietra della Sala Comune si aprì, scivolando su di un lato per lasciar entrare la figura elegante di Draco Lucius Malfoy. I capelli scompigliati, la camicia aperta sul petto bianco, la cravatta verde-argento allentata fecero scoppiare dei gridolini eccitati da parte delle ragazze del quarto anno, sebbeno fossero più grandi di lui. Blaise le guardò in tralice, mentre Draco ammiccava nella loro direzione, esaltandole in modo vergognoso. Avvistato l’amico, si diresse poi vicino al camino, stravaccandosi stanco su di una poltrona lì vicino. Zabini lo fissò impassibile, mentre lo sguardo argenteo percorreva la sua figura e notava la ragazza accoccolata sulle sue gambe. Il suo viso si fece duro per un momento, mentre contraeva la mascella e stringeva leggermente gli occhi. Eppure, a Blaise, quel particolare che durò meno di un secondo, non sfuggì, facendolo sogghignare.
«Non sapevo che mi tradissi con quella ragazzina: amico, mi deludi!» lo schernì Draco, una volta che fu in grado di riprendere il controllo delle proprie reazioni.
Non era scoppiato solo perché sapeva che Blaise non gli avrebbe mai fatto un torto simile e perché sapeva che tra lui e la sua piccola preda c’era solo un profondo legame di amicizia, quasi fraterna.
Eppure, sebbene fosse il suo migliore amico, non poteva che provare una fitta di gelosia, nel vederla così tranquilla tra le sue braccia. Era sicuro che, se al posto di Zabini ci fosse stato lui, Alexandra si sarebbe agitata, preoccupata che lui avesse potuto farle qualche scherzo.
Ma, in fondo, era colpa sua e del suo modo di fare.
Non riusciva mai a dirle una parola carina, né a farla sentire al sicuro. Anzi, molte volte gli sembrava che il suo pericolo più grande fosse proprio lui stesso.
E questo gli stringeva il cuore con una morsa dolorosa che si spargeva per tutto il petto.
«E’ molto meglio di te!» ribatté Blaise, con tono sagace.
Draco si finse sorpreso e alzò un fine sopracciglio. «Allora sono vere le voci di corridoio…» quasi cantilenò.
«Che voci?»
«Quelle che parlano della tua relazione sessuale con la Black!» ghignò divertito Draco, che lo stava evidentemente prendendo in giro. Se fosse stato vero, al posto del sorriso compiaciuto, Blaise Zabini avrebbe visto un bel pugno.
«Ma cresci un po’, Draco.» sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Comunque, se era stanca, perché non è andata nella sua stanza, invece di usare te come letto?» non riuscì ad esimersi dal chiedere Malfoy, colto di nuovo da una fitta di gelosia.
«Smettila di fare il geloso, coglione. Lo sai che non c’è niente tra me e lei».
«Geloso io? Di quella là? Tu stai dando i numeri.» replicò Draco, scuotendo il capo.
«Sì, certo. Ad ogni modo, si è addormentata senza alcuna previsione. Prima, mentre salivo per andare a cena, mi ha travolto, ed era a dir poco sconvolta. Piangeva e non la smetteva di tremare.» cominciò a spiegare Blaise, ma si interruppe, quando notò che l’espressione dell’amico si era fatta evidentemente più dura e tesa.
«Che le è successo?» si informò guardingo, i suoi occhi argentei scesero a fissarsi sul volto dormirente di Alexandra.
Zabini ghignò di quella reazione e ne fu compiaciuto per due motivi: il primo, era che lui, fortunatamente, non c’entrava nulla; il secondo che, ancora una volta, Malfoy si stava dimostrando interessato alla Black.
«Mi ha detto che era sconvolta per un sogno e per una voce che ha sentito dentro di esso, ma la cosa non mi convince molto.» ammise e Draco asserì, concordando con lui.
«Hai idea di cosa possa essere successo?»
«No, non ha voluto parlarmene».
Rimasero qualche minuto in silenzio e fu Blaise a riaprire la conversazione.
«Comunque, non mi è piaciuto per niente il tuo comportamento di oggi.» lo accusò lapidario, fissandolo con aria severa.
Questa volta fu il turno di Malfoy di sbuffare. «Oh, avanti Blaise! Non rompere! Volevo solo sfogarmi un po’ e Potter si è trovato casualmente sulla mia strada».
«Sì, proprio casualmente. Ed io sono un nato Babbano.» ribatté Blaise, storcendo il naso in una smorfia insieme infastidita e disgustata.
Draco non rispose, si limitò a mostrargli un sorrisone che ricordava quello del gatto del Chashire. Non gli andava proprio di subirsi una paternale da Blaise e, fortuna delle fortune, fu salvato in estremis da una bella rossa del quarto anno che, spinta dalle sue amiche, si era decisa ad avvicinarsi. Tossicchiò, per richiamare la sua attenzione, e Draco voltò lo sguardo per studiarla: era una ragazza non molto alta, magra, con le forme al punto giusto, che il maglioncino aderente e la corta gonnellina mettevano in evidenza; la lunga fiamma di capelli boccolosi le ricadevano su di una spalla, incorniciandole quel viso dalla carnagione rosea e gli occhi di ghiaccio; un naso leggermente appuntito, sovrastato da qualche lentigine, e una bella bocca carnosa, coperta da un pesante rossetto rosso, aperta in un sorriso, completavano la sua figura.
«Ehm… scusa Malfoy, potrei parlarti?» chiese con tono concupiscente, dando voce allo sguardo accesso, mentre un lieve rossore le colorava le gote.
Il ragazzo ghignò, alzandosi dalla poltrona. Aveva proprio voglia di parlare, quella sera, e un’occhiata alla sua piccola preda, comodamente appollottolata sulla gambe del suo migliore amico, tutta tranquilla, gliene diede la conferma. «Cert-» cominciò, lanciandole un’occhiata che valeva più di mille parole, mentre le ragazze, amiche della rossa, lanciavano, ancora una volta, gridolini eccitati.
Ma non riuscì a concludere la frase, perché Blaise lo interruppe. «Mi dispiace, ma il signor Malfoy è occupato al momento».
Draco si voltò a lanciargli un’occhiataccia di monito: se intendeva privarlo di una notte di sana conversazione, solo per fargli una romanzina, aveva capito proprio male.
Ma, quando si voltò, lo vide avvicinarsi con Alexandra in braccio. Un gesto fulmineo, e la piccola Serpeverde era tra le sue di braccia, che si accoccolava al suo petto e gli stringeva le braccia dietro il collo.
«Ma che…?» sussurrò Draco disorientato.
«Fatti perdonare.» sibilò di risposta Blaise, trafiggendolo con un’occhiata penetrante. Poi, si voltò verso la rossa che, sconvolta, guardava la scena, accompagnata dal ringhiare basso delle sue amiche. «Hai visto?» sorrise improvvisamente bonario Zabini. «Per questa notte niente chiacchiere.» la congedò con una pacca sulla spalla, mentre, stiracchiandosi stanco, entrava nel dormitorio maschile, non prima di aver rifilato un’ulteriore occhiata a Malfoy.
La rossa tornò dalle sue amiche, sbalordita e con un diavolo per capello, e si mise a borbottare con quelle, che cominciarono a lanciare occhiate di fuoco al Principe di Serpeverde.
No, aspetta. Ora che lo notava, le occhiatacce omicide non erano per lui.
Erano per la piccola ragazza che teneva tra le braccia e che si stringeva contro di lui, affettuosa.
Il suo sguardo si fece cattivo e lanciò un’occhiata agghiacciante al gruppetto, che smise improvvisamente di parlare, spaventato.
Malfoy voltò loro le spalle, stringendo di più a sé la sua piccola preda, ed entrò nel dormitorio femminile.
Sbagliò più di una volta stanza, ritrovandosi sommerso da gridolini eccitati e urletti isterici come “Draco Malfoy è entrato nella nostra stanza!WOW!”, o da cuscinate in pieno viso.
Questa volta, Blaise non l’avrebbe passata liscia! Altro che farsi perdonare!
Percorrendo il corridoio, alla disperata ricerca della stanza giusta, si fermò più volte ad osservare Alexandra e a chiedersi come facesse a non svegliarsi, con tutto quel baccano. Certo però che, a guardarla ora, era ancora più carina del solito, ma si avvertiva la mancanza di quello sguardo di smeraldo che riusciva ad incantarlo. La strinse di più a sé, protettivo, come se dovesse difenderla da qualcosa che, per una volta, non era lui stesso e, per tutta risposta, lei gli strinse di più le braccia attorno al collo, come a comunicargli che si sentiva al sicuro, seppur inconsciamente.
A quel pensiero, un caldo bruciore piacevole gli accarezzò il petto, mentre sorpassava la porta ben conosciuta della stanza di Pansy Parkinson.
Augurandosi di beccare la camera giusta, abbassò la maniglia di un’altra porta, avvolta nel buio. Strinse gli occhi, cercando di abituarsi alla mancanza di luce, e, quando scorse due letti, di cui solo uno occupato, capì di aver finalmente azzeccato stanza. Si chiuse piano la porta alle spalle, per evitare di svegliare Diamond, che se la dormiva alla grande nel suo letto, solo la folta chioma bionda che spuntava dalle coperte. A confermagli che quella era la sua stanza, fu la cartella tracolla in jeans, che la Black portava sempre con sé.
Si avvicinò a passo felpato al letto e, stringendola a sé con un solo braccio, scostò le coperte.
Ma guarda tu cos’era costretto a fare!
La adagiò sul materasso, con gentilezza, per non svegliarla.
La sentì solo mugugnare e poi rilassare la testa su di un lato, mentre alcune ciocche di capelli corvini le ricadevano sullo sguardo. Le levò le scarpe e la coprì. Poi restò a guardarla, affascinato.
Una piccola luce lunare, magica, dal momento che nei sotterranei non arrivava alcuna illuminazione naturale, le baciava il viso, lasciandolo risplendere di dolcezza.
La vide corrugare la fronte e cominciare a mugolare, agitata.
Che stesse facendo quel sogno di cui parlava Blaise?
Senza controllo, la sua mano si mosse a sfiorarle il viso, con delicatezza, togliendole le ciocche dal viso, una carezza dopo l’altra e, quando si accorse che, non appena l’aveva toccata, il suo viso si era di nuovo rilassato, avvertì una nuova fitta scaldargli il cuore.
Era bastato un freddo tocco delle sue dita per farla tranquillizzare.
Ancora una volta, sentiva che stava per perdere il controllo delle sue azioni. La schiena si piegò lentamente, fino a che il suo viso si ritrovò ad un centimetro da quello della piccola Black. Le loro labbra, ancora una volta, lasciarono unire due respiri, uno caldo e dal sapore di albicocca, l’altro gelido e dal sapore di pioggia. Socchiuse gli occhi lentamente e si avvicinò, per eliminare la minima distanza tra le loro bocche.
All’improvviso, sentì un chiaro rimbombare di qualcosa che picchiava contro una dura superficie. Come una boccino d’oro impazzito, che continuava a colpire un muro, con velocità.
Si ritrasse di scatto, guardandosi intorno, guardingo e spaventato.
E, quando capì che il rumore proveniva dal proprio petto, Draco Malfoy fu ancora più terrorizzato.
Aveva il respiro corto, come se avesse corso per un miglio senza mai fermarmi, e delle goccie di sudore freddo gli procuravano brividi lungo tutta la schiena.
Cos’era quella improvvisa sensazione di benessere?
Quell’improvviso desiderio di stringerla a sé, senza volere nient’altro?
Che diavolo gli stava succedendo?
Arretrò, spaventato da se stesso, e poi si precipitò fuori dalla stanza.
Che Blaise avesse ragione?
Il cuore, che gli martellava nel petto, sembrava volerglielo confermare.
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Capitolo 12 *** Maledetto Sogno ***
Salve a
tutti!
Finalmente,
dopo un vergognosissimo e oltragiosissimo
ritardo,
rieccomi qui con il 12esimo capitolo.
Chiedo
perdono a tutti
quelli che mi stanno seguendo, ma in
questi due mesi (ebbene si, erano due mesi che non
aggiornavo *si frusta* ç___ç) non ho avuto per
niente ispirazione!
Inoltre ero occupata con l’apertura del
mio nuovo GDR play by forum, per cui non trovavo un attimo per
scrivere! ( se a
qualcuno interessasse la cosa, il link è reperibile nella
mia pagina^^ )Senza
contare i compiti a scuola e il camposcuola, durante il quale ho
provato a scrivere
qualcosa nel viaggio, ma mi è uscita solo una paginetta
scarsa.
Per cui
scusatemi tutti
quanti, sul serio T____T
Sperando
che abbiate accettato le mie
scuse e che quindi continuiate a seguirmi in questa mia folle
– e lenta xD –
impresa, passiamo al capitolo.
Bhe, ancora una volta mi vedo costretta
a rimandare il capitolo dal titolo “Uno
scontro bagnato dal tramonto”. Chiedo venia, ma
come al solito, quando si
tratta di me, niente va secondo i piani u.u Ogni volta che scrivo, mi
si
aggiungono pezzi ai quali non avevo pensato, e così mi
ritrovo a scriverli. Poi,
per non fare capitoli troppo lunghi – se no addio
aggiornamenti – sono costretta
a tagliare e a rimandare.
Comunque non temete, se non va “storto”
qualcos’altro – e credo di no – il
capitolo con quel titolo ci sarà tra due
capitoli!
Inoltre, anche se è tanto che non
aggiorno, purtroppo questo è solo un capitolo
di passaggio, ma spero comunque che vi piaccia! Mi serviva
per spiegare
qualcosa in più del misterioso
sogno
e della situazione attuale della piccola Alexis all’interno
della scuola.
Dal
prossimo capitolo,
tornerà l’amouuur <3
Inoltre,
con questa settimana di
vacanze, cercherò di portarmi un po’ avanti con i
capitoli, in modo da
ristabilire la frequenza di aggiornare almeno una volta alla settimana.
Prometto
che non vi
lascerò più per tanto tempo!
Infine,
come al solito, ci tengo a
ringraziare tutte le persone che mi stanno seguendo.
Grazie
mille a tutti, sul
serio!
3860
letture
49 preferiti
47 recensioni
So che
magari per voi non è molto, ma
per me è tantissimo!
Siete il
mio piccolo
orgoglio e sono fiera di scrivere per voi!
PS. Un
grazie speciale ad Ashley
Snape e
sguby89
per avermi inserita tra i loro autori preferiti!*___*
Bene,
dopo questo poema, vi lascio
finalmente alla lettura!
Spero vi
piaccia!
Ada
Wong
~Un
Particolare In Più~
Ancora una volta.
Stava sognando di nuovo.
Con la differenza, che
questa volta, sapeva di farlo.
Eppure, continuava a
sembrare tutto così reale, nonostante la testa continuasse a
ripeterle che,
ancora una volta, si trovava dentro quell’incubo maledetto,
che da qualche mese
a quella parte, continuava ad angosciarla.
Ogni
notte.
La cosa peggiore, ora,
era
che, a differenza delle prime volte, quando si risvegliava, ricordava
tutto.
L’ultima cosa che rimembrava
era il sorriso rassicurante di Blaise, e poi, più nulla.
Il
buio più totale.
L’oblio
più nero, si
dissolse quando aprì gli occhi. Ma questo non
cambiò molto le cose. Riusciva
solo a vedere la sua figura, abbracciata da
un’oscurità agghiacciante. Sentiva
il freddo penetrarle nelle ossa, e gelarle il viso. Si guardava
attorno, sperando
solo che, questa volta, fosse indolore.
E poi, di nuovo quella voce,
che la chiamava, roca e sibilante al tempo stesso.
-…Vieni…Vieni da me…-
Continuava a ripeterle,
malvagia e tentatrice. E le si infilava nel cervello, cattiva,
rimbombandole
con un eco infinito.
-NO!-
Urlò, scuotendo la testa.
Era diverso dalla prima volta. Non si trovava nel giardino, ma nel
nulla più
totale, e questo, la fece sentire ancora più sola. Ma
stranamente, viva. Il suo
grido terrorizzato si disperse nel vuoto, senza alcun rimbombo.
Come se non l’avesse
sentita, la voce le si infilò di nuovo nella testa,
insistente.
-…Vieni…Vieni da me…-
Continuava a ripetere,
ammaliatrice.
-No! Non voglio!-
Urlò ancora, ma quella
insisteva. La chiamava con violenza e rabbia.
Poi, ancora una volta, ecco
riapparire il puntino luminoso.
Lo guardò, e come se fosse
stata sotto Imperius, cominciò a muoversi lentamente.
Si ritrovò per la seconda
volta, di fronte all’ampia porta luminescente, finemente
decorata.
E la voce la chiamò di
nuovo. Con le stesse parole.
-…Vieni…Entra…Diventa…-
La piccola mano affusolata,
si mosse lenta e sfiorò la superficie della maniglia calda.
Stava per aprirla, quando,
come un flash improvviso, si ricordo della luce abbagliante, e delle
lame
acuminate che l’avrebbero investita e ferita, se avesse
girato quella maniglia
maledetta.
Ritirò la mano, quasi si
fosse bruciata, e indietreggiò lentamente, sul viso, il
terrore assoluto.
-Vieni!-
Le ordinò rabbiosa la voce,
da dietro la porta. Ma lei scosse la testa ancora una volta.
-NO!-
Urlò, e si raggomitolò su se
stessa, stringendo gli occhi e portando le mani a coprirsi le orecchie.
Ma la
voce, continuava a penetrarle nel cervello, dolorosa come un trapano.
-VIENI! APRI LA PORTA!!-
Urlava rabbiosa la voce
sibilante. Alexis scosse ancora la testa.
-NO! NO! LASCIAMI STARE!
BASTA! VATTENE VIA! LASCIAMI IN PACE!-
Urlò disperata, mentre
copiose lacrime cominciavano a rigarle il viso, contratto dalla paura.
Singhiozzava, cercando di
stringere, quanto più forte potesse, le mani sulle orecchie.
Ma la voce
continuava a martellarle nella testa, minacciosa.
Sentiva che le sarebbe
scoppiato il cervello da un momento all’altro. Sentiva le
tempie pulsare
furiose, e la fronte attraversata da fitte continue.
Poi, all’improvviso, un
tocco delicato le sfiorò una spalla. E una voce leggera,
fredda ed elegante,
sovrastò senza sforzo, gli urli minacciosi
dell’entità che cercava di spingerla
ad aprire la porta.
-Alexis…-
La chiamò. La ragazza
spalancò gli occhi e fece per voltarsi di scatto, ma la
persona dietro di lei,
glielo impedì.
-Non voltarti…-
Le sussurrò, facendola
alzare e restare di spalle.
-Chi sei…?-
Gli domandò, con voce rotta
dal pianto e dai singhiozzi, poco più alta di un morbido
sussurro.
-Non ha importanza chi sono
io…-
Le rispose. Quel tono di
voce, così freddo, sensuale, eppure carico di affetto, le
era terribilmente
familiare. Ma non riusciva a ricondurlo a nessuno. Eppure, lo
conosceva, ne era
sicura. Fece per voltarsi di nuovo, ma lui glielo impedì,
abbracciandola da
dietro, e circondandole la vita, con fare protettivo. La strinse a se,
lasciando che la sua schiena, si scontrasse con quel petto marmoreo,
provocandole un deja vu. Ma ancora una volta, come se avesse la mente
bloccata,
non riuscì a ricordare.
-Ogni cosa a suo tempo…-
Le sussurrò con dolcezza
all’orecchio.
-Che sta succedendo…?-
Domandò ancora lei. Sentiva
le lacrime ghiacciarlesi sulle guance, e diventare tante goccie di
cristallo,
che si infrangevano sul pavimento nero di quell’oblio.
-Non lo so…-
Ammise lo sconosciuto, con
voce morbida.
Quella
voce, che riusciva a farla tranquillizzare.
Alzò un
braccio e le sfiorò
il viso, asciugandole quelle lacrime d’argento che
continuavano a scivolarle
giù per le guance.
-Ma non voglio che tu
pianga…-
Le sussurrò, stringendola di
nuovo a se.
-Non farlo più…E io ti giuro
che ti starò sempre accanto…Nessuno
oserà farti del male, finchè ci sarò
io a
proteggerti…Ma tu, non piangere più…O
il mio cuore non reggerà…-
Aggiunse, e a quelle parole,
Alexis sentì il fiato fermarlesi in gola, e il cuore
cominciare a pompare più
sangue del necessario.
Restarono qualche minuto in
silenzio, e poi, cattiva, quella voce maledetta riprese a tamburarle
nella
mente.
-…Vieni…Vieni da me…Solo
varcando questa soglia…Non soffrirai
più…-
Disse, e questa volta, la
voce non era più sibilante e cattiva, ma morbida e vellutata.
Un’altra
voce conosciuta.
Con lo sguardo perso,
allungò una mano verso la porta, che riprese a brillare,
eccitata.
Ma, di nuovo, il ragazzo
dietro di lei, la fermò.
L’abbracciò, fermandole le
braccia lungo i fianchi, e la strinse a se.
-Non farlo…-
L’avvertì ansioso.
-Perché…? Quella voce è
così
gentile…Mi promette la
felicità…Perché non dovrei accettarla?-
Chiese ancora una volta
Alexis.
-Non importa perché!
Promettimi solo che non varcherai mai quella soglia! Promettimelo
Alexis!-
La supplicò quasi, con voce
tesa. Lei rimase qualche minuto in silenzio, poi annuì
debolmente.
-Grazie…-
Le sussurrò all’orecchio.
Poi sciolse l’abbraccio con lentezza.
Alexis approfittò della
situazione per voltarsi, e vedere finalmente il volto di colui che
l’aveva
salvata. Ma quando i suoi occhi fecero per incontrare il viso del
ragazzo, una
luce bianca l’avvolse. Si riparò lo sguardo,
temendo una nuova raffica di lame
acuminate. Ma questa volta, solo un calore immenso, che
l’avvolse, accompagnata
da un dolce profumo.
Profumo
di pioggia.
Quando aprì
gli occhi di
scatto, venne investita dalla luce artificiale di un sole, che
annunciava che
era ormai mattina.
E contemporaneamente, in
un’altra stanza, qualcun altro si svegliava, confuso e con il
cuore che
martellava nel petto.
~~~
Era
passata una settimana
dalla nottata in cui il sogno le era apparso per la seconda volta, con
quel
particolare in più. E, da quando aveva fatto quella promessa
al ragazzo sconosciuto,
non l’aveva più sognato. Anche se ogni sera, prima
di andare a dormire, la sua
mente vagava nella fantasia, alla ricerca disperata di ricongiungere
quella
voce, quel tocco gelido e quell’odore di pioggia, a qualcuno
che conosceva. Ma
niente, era del tutto inutile. Quando sembrava stesse per arrivare alla
soluzione, il volto del ragazzo le sfuggiva dalla testa, svanendo
lontano.
Erano le
dieci di un lunedì
mattina di un Ottobre ormai inoltrato, e mentre Piton illustrava su di
una
lavagna, gli ingredienti da usare per la pozione del giorno, Alexis,
ancora una
volta, non ascoltava una minima parola, persa nel ricordo di quel sogno
maledetto. Si risvegliò dai suoi pensieri, solo quando
Diamond, seduta accanto
a lei, le affibbiò una gomitata su di un braccio. Si
voltò a guardarla
stranita, ma non fece in tempo ad aggiungere nulla, perché
una nera ombra
minacciosa, le si parò davanti. Si voltò
lentamente, fino a ritrovarsi il volto
di un furente Piton, ad un palmo dal suo.
-…ma sono sicuro che la
signorina Black potrà sorprenderci, questa volta, non
è vero?-
Sibilò ad un centimetro dal
suo naso, gli occhi neri come dorsi di scarafaggi, ardenti
più del fuoco.
-Dato che si ritiene così
esperta nel preparare questa pozione, dal momento che trova inutili le
mie
spiegazioni, confido nel fatto che, almeno per una volta,
potrà prendere
“Eccezionale”, e riparare a tutti i disastri
passati, vero, signorina Black?-
Aggiunse, schioccandole
un’occhiata furente, prima di voltarsi e di far apparire, con
un colpo di
bacchetta, tutti gli ingredienti necessari per la “Pozione
del ghiaccio”, sulla
cattedra.
Alexis sospirò, distrutta.
Non aveva ascoltato una sola parola della lezione, e ora era nei guai
fino al
collo. Altro che Eccezionale! Sarebbe stato un miracolo se fosse
riuscita a
prendere un altro Scadente!
-Bene, potete cominciare…-
Strascicò il professore,
sedendosi dietro la scrivania e cominciando a scrutare i suoi alunni,
con un
perfido ghigno sulle labbra fine.
Tutti gli studenti, si
trascinarono fino alla scrivania e presero il necessario. Lo stesso
fecero
Alexis e Diamond – per fortuna si lavorava a coppia.
Fu quando la Black stava
misurando, con un contagocce, un liquido gelido e argenteo, che
l’amica aprì la
conversazione, commettendo un grosso sbaglio.
-Ehi Alex, stai bene? Mi
sembri un po’ stanca…-
Osservò preoccupata, mentre
inseriva, uno ad uno, gli ingredienti precedentemente tagliuzzati e
miscelati,
all’interno del liquido blu che ribolliva nel calderone. La
moretta alzò lo
sguardo, sorpresa, ma poi sorrise, scuotendo la testa leggermente.
-Sto bene, non
preoccuparti!-
Le rispose, sfogliando una
pagina del libro e seguendo le istruzioni che non aveva sentito da
Piton.
-Devi mescolarlo con
quest’erba, ora…- le
suggerì Diamond,
passandogliela – ma sei sicura che sia tutto a posto?
Ultimamente mi sembri assente…-
Insistè. Alexis scosse la
testa ancora una volta, mentre inseriva l’erbetta tritata
nella ciotolina e
mischiava il tutto.
-Sto bene, sul serio…. è
solo un po’ di sonno arretrato, nulla di più, sta
tranquilla!-
Ripetè, versando il liquido
ottenuto in un ampolla contenente una strana melma verdastra. Riprese
il
contagocce, e lo riempì. Lesse velocemente il libro, e poi
cominciò a versare
il liquido ottenuto nel calderone, una goccia alla volta.
-Sicura sicura?- domandò
ancora la bionda – Non è che hai litigato di nuovo
con Draco? –
Appena quel nome lasciò le
labbra dell’amica, per raggiungere il suo udito, le dita che
stringevano il
contagocce, fecero una pressione più forte del previsto, e
una decina di gocce,
scivolarono nel pentolone, tutte insieme.
-Oh no!-
Alexis
ritirò la mano, spostando lo strumento
sul tavolo, ma il danno, ormai, era fatto.
Guardò Diamond mortificata,
mentre la pozione, invece di diventare azzurra, assumeva uno strano
color
mattone. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo allarmato, quando la
pozione
cominciò a bollire e a salire rapidamente verso il bordo.
-Ehm…Professore…?-
Lo chiamò la bionda,
preoccupata.
Piton alzò lo sguardo dal
registro e la fissò scocciato.
-Che succede, signorina
Cherin?-
Strascicò, annoiato.
-Ehm…dovrebbe venire…un
secondino…qui…-
Mormorò, dando un’occhiata
alla pozione, che ora aveva preso a produrre una strana schiuma
giallastra. Il
professore sbuffò, e si avvicinò al tavolo.
-Che altro ha combinato,
signorina Black?-
Domandò stizzito,
osservandola con espressione di sufficienza.
Scrutò l’interno del pentolone,
appena in tempo per vederlo esplodere davanti ai suoi occhi, e
investirlo in
pieno, ricoprendo lui e le due ragazze, con una melma appiccicosa e
maleodorante.
Dopo l’esplosione, tutta la
classe scoppiò a ridere, non aiutando la reazione del
docente, oltremodo
furioso. Era così arrabbiato, che quasi si poteva vedere il
fumo uscirgli dalla
testa, sciogliendo la sostanza marroncina. Gli occhi neri lanciavano
fulmini e
saette, che si riversavano, irrimediabilmente, contro Alexandra Black,
un
disastro ambulante. La sua peggior disgrazia. Era addirittura peggio di
Neville
Paciock!
La ragazzina, d’altra parte,
lo guardava mortificata, solo i grandi occhioni verdi, che spuntavano
da sotto
quella maschera improvvisata. Diamond, accanto a lei, faceva scorrere
lo
sguardo da lei, al professore, temendo seriamente un omicidio immediato.
Per
fortuna che gli sguardi non potevano uccidere.
-
Sono…sono mortificata…-
Mormorò Alexis, abbassando
lo sguardo e arrossendo di vergogna, nonostante nessuno potesse notarlo.
- Pulirò il disastro da me
combinato, signore…-
Aggiunse, estraendo la
bacchetta dalla borsa. Stava per agitarla davanti al professore, che
sembrava
ormai fatto di pura pietra, quando la mano di questo scattò,
fino a serrarle un
polso.
-Ovviamente. Ma non con
l’utilizzo di questa: ha già combinato troppi
danni.-
Sibilò, furente. Le confiscò
la bacchetta, riponendola all’interno della sua mantella.
-Mai, e dico mai, in tutta
la mia carriera scolastica, ho visto un Serpeverde, un componente della
casata
dei Black, più incapace di lei. Ma infondo, non tutti
comprendono la nobile e
sottile arte di creare pozioni. E non mi aspetto che lei lo faccia,
visto le parentele con Sirius Orion
Black. Vero,
signorina?-
La fissò con odio, prima di
voltarsi verso la classe e di tuonare.
-E VOI CHE FATE, RAZZA DI
IMBECILLI? LO SPETTACOLO E’ CONCLUSO! FINITE LE VOSTRE
POZIONI!-
E con un incanto si ripulì,
lasciando le ragazze e il loro banco, cosparse del disastro che avevano
combinato.
Alexis sospirò, lasciandosi cadere
su di una sedia, lo sguardo lucido. Diamond si sedette accanto a lei,
mettendole una mano sulla spalla.
-Mi dispiace…Prenderai un
brutto voto per colpa mia…-
La biondina sorrise da sotto
la melma e scosse la testa.
-Tranquilla, non è niente…!-
Le rispose, rassicurante,
mentre si puliva la faccia con un fazzoletto, e ne offriva uno anche ad
Alexis.
La moretta cercò di sorridere, come ringraziamento, e
cominciò a passarsi il
fazzoletto sul viso, ripulendolo dalla melma che l’aveva
investita. Cercò di pulirsi
anche i capelli e la camicetta della divisa, alla bene e meglio, ma non
ci
riuscì granchè.
Quando, finalmente, la
campanella suonò la fine dell’ora, tutti i ragazzi
si affrettarono a lasciare
un’ampolla con la pozione creata, sulla cattedra, e ad uscire
velocemente. A
nessuno piaceva particolarmente restare in quell’aula,
neanche ai Serpeverde. E
alla prospettiva di passare un pomeriggio chiuse lì dentro,
Diamond e Alexis
non facevano certo i salti di gioia.
Si stavano per mettere a
sistemare il disastro che avevano combinato, quando Piton si
avvicinò a loro e
le scrutò con un ghigno, la piccola Black in particolare.
-Signorina Cherin…So che lei
non è responsabile di questo disastro…Infondo i
suoi voti parlano da se…Per cui
puo’ andare. Sono sicuro che alla signorina Black non
dispiacerà mettere a
posto il casino che lei stessa, ha
combinato. Non è vero?-
E schioccò un’occhiataccia
alla ragazza, che annuì, remissiva.
-Si signore.-
-Ma…-
Cercò di replicare Diamond,
ma uno sguardo furente di Piton, la fece tremare e accettare la
decisione. Si
abbassò a prendere la cartella e guardò
l’amica con rammarico.
-Mi dispiace…-
Le sussurrò, mentre si
metteva lo zaino in spalla e usciva dalla classe.
Piton le lanciò un’occhiata
ancora furente, e uscì dall’aula a sua volta,
lasciandola sola.
Alexis alzò lo sguardo verso
il soffitto, dal quale pendevano bianche ragnatele, che si
intrecciavano tra
loro in eleganti posizioni. Sbuffò. Si guardò
intorno e si mise al lavoro.
Prese uno straccio e una
bacinella da un armadietto e riempì l’ultima con
dell’acqua. Intinse il panno
nel recipiente, lo strizzò delicatamente e
cominciò a passarlo sulla scrivania.
Cercava di pulire quanto meglio potesse, ma, con la sola acqua, era
davvero
difficile lavare via quello schifo.
Sospirò.
Certo che lì sotto c’era
davvero un silenzio spaventoso.
Nessun rumore dall’alto
sembrava riuscire a penetrare quelle spesse e fredde mura di pietra.
Quella calma sembrava quasi
irreale. E terribilmente agghiacciante.
Le sembrava di essere
diventata sorda.
E tutto quel silenzio, le
riportava alla mente quell’incubo maledetto, facendole
battere il cuore nel
petto, impaurito.
Fece rumore due o tre volte,
spostando le sedie o il banco, solo per assicurarsi che avesse ancora
l’uso
dell’udito.
Certe volte era davvero
sciocca! Quello era solo un sogno, e ora sapeva di trovarsi nella
realtà, e con
un compito poco gradevole da svolgere, e anche in fretta, se non avesse
voluto
saltare il pranzo.
Si rimise al lavoro, ma di
nuovo, quel silenzio tetro, le mise addosso l’angoscia.
Sospirò ancora una volta.
Si guardò intorno con
circospezione.
Riprese a pulire.
Niente, non riusciva a
tranquillizzarsi. E le strane creature imbottigliate, che la guardavano
dagli
scaffali, non contribuivano certo a rassicurarla.
Distolse lo sguardo da quei
mostri “sotto vuoto”, e si concentrò di
nuovo sul tavolo, accorgendosi che
erano circa dieci minuti che continuava a pulire lo stesso punto.
Scosse la testa e si spostò,
cominciando a passare il panno sull’altra parte del tavolo.
Eppure, quel silenzio,
ancora una volta, l’avvolse, facendola quasi tremare.
Non ne poteva più!
Si schiarì la voce, con
decisione, e prese a canticchiare.
Almeno, il rumore della sua
voce che intonava una melodia qualsiasi, l’avrebbe aiutata a
rilassarsi e a
cancellare quel silenzio maledetto.
[ Watch all the flowers
Dance with the wind
Listen to snowflakes
Whisper your name
Feel all the wonder
Lifting your dreams
You can fly
Fly to who you are
Climb up on your star
You believe you'll find
Your wings
Fly
To your heart ]
Un ragazzo, dall’espressione
perennemente ghignante, stava scendendo le scale dei sotterranei, per
arrivare
all’aula di Pozioni. Il professore gli aveva comunicato che
aveva un compito
per lui, e che lo aspettava nella sua classe.
Stava per aprire la porta,
quando aveva sentito una dolce melodia catturargli l’udito e
bloccare ogni suo
movimento. Restò lì dietro, ad osservare
un’esile ed elegante figura, danzare
al ritmo di quella canzone che lei stessa stava intonando.
[ Touch every rainbow
Painting the sky
Look at the magic
Glide through your life
A sprinkle of pixie dust
Circles the night you can fly
Fly to who you are
Climb upon your star
You believe you'll find
Your wings
Fly
You can fly
To you heart.]
Era incantevole.
Era elegante.
Era luminosa – nonostante si trovasse in un luogo
così buio.
Era lei.
Semplicemente lei.
La sua piccola Alexandra Black.
E si muoveva sinuosa,
piroettando qua e là intorno al tavolo che stava,
probabilmente, ripulendo.
Era bella persino quando
faceva le pulizie.
Distolse lo sguardo dalla
sua figura, solo quando avvertì un’aura minacciosa
avvicinarglisi alle spalle e
affiancarlo.
Un battito di mani riempì il
silenzio del luogo, quando Alexis concluse la canzone, cosa che la fece
voltare
di scatto.
La figura nera e furente di
Severus Piton, si avvicinava lentamente a lei, a grandi passi, mentre
le mani
battevano una contro l’altra, in un applauso evidentemente
sarcastico.
Accanto a lui, solo più
dietro, camminava un dannato biondino di sua conoscenza, che la
osservava con
sguardo strano.
-Ma brava, signorina Black,
davvero Eccellente.-
Proferì con tono ironico il
professore, ghignando perfido.
La moretta abbassò lo
sguardo, imbarazzata e strinse il panno sporco tra le mani.
-Sono sicuro che sarebbe
stata meglio in una di quelle scuole private per babbane, quelle dove
ti
imparano l’ inutile spreco
del
cantare, non trova anche lei? Magari lì sarebbe riuscita a
prendere almeno un
voto decente, che ne pensa?-
La osservò dall’alto con uno
sguardo sprezzante ed un ghigno odioso, mentre lei, terribilmente
mortificata,
stringeva con forza il piccolo panno umido e si tratteneva per non
piangere.
Non
davanti a lui.
Con lo sguardo
abbassato,
vide Piton spostarsi verso il tavolo da lei pulito e osservarlo in
silenzio.
-Però, è brava anche con le
pulizie. Se dovesse essere bocciata ha ben due lavori assicurati nel
mondo
babbano, non è contenta?-
Sogghignò trionfante, mentre
lei sentiva gli occhi pizzicarle sotto il familiare
impulso di quelle lacrime
che premevano per uscire.
Da
quando era arrivata ad Hogwarts, era diventata
davvero una piagnucolona, non c’era che dire.
-In ogni caso, non sono
venuto qui per mortificarla…-
Proferì ironico, tanto che
lei alzò il viso, fino ad incontrare quello sguardo nero,
che la osservava
divertito. Fu costretta a mordersi forte la lingua, per non
rispondergli.
Sentiva lo sguardo argentato
di Draco osservarla con insistenza, ma non aveva il coraggio di
intercettarlo,
per vederne l’espressione.
Forse era divertita. Infondo
amava vederla in difficoltà.
O magari era schifata. Una
serpeverde purosangue che non era in grado di sostenere neanche il
primo anno
ad Hogwarts.
Oppure, era semplicemente
apatica. Infondo, cosa poteva davvero interessarle di una come lei?
Lui voleva solo farla
soffrire, finchè non fosse riuscito a portarsela a letto.
E
poi l’avrebbe abbandonata.
Quei pensieri non
facevano
altro che aumentarle la voglia di scappare via, lontana e di piangere
in pace,
da sola.
Avrebbe voluto fuggire,
prendere il primo espresso per Londra e tornare da Sirius.
Non le importava come.
In
quel momento, voleva solo rivederlo, perché lui
era l’unico veramente in grado di capirla.
Si, c’era
Blaise, ma già il
fatto che fosse amico di quell’idiota di Malfoy, non la
rassicurava molto.
Chissà quante grasse risate si facevano alle sue spalle.
Sparlando di lei,
della sua fragilità, della sua inutilità, del
fatto che ogni due per tre
piangeva.
E poi c’era Harry. Oh Harry.
Mai come in quel momento aveva desiderato raggiungerlo e dirgli la
verità. Ma
quel poco di lucidità che le era rimasta, le impediva di
farlo.
Non ce la faceva più.
Voleva scappare.
Andare via.
Si,
era una codarda. Scappava davanti alle più
piccole difficoltà.
Ma lei sul serio, non
poteva
continuare così.
Quel sogno maledetto le
faceva venire i nervi a fior di pelle già di prima mattina,
senza contare le
notti nelle quali dormiva malissimo.
Draco continuava a
tormentarla con i suoi tira e molla. Un minuto prima era gentile, il
secondo
dopo la trattava male, e subito poi cercava di baciarla. La stava
facendo
impazzire.
La scuola non andava granchè
bene, a causa dell’incubo, che non le permetteva di
concentrarsi durante le
lezioni. E la sera, era troppo stanca per pensare ai compiti.
E ora, ci si metteva anche
Piton, con quell’ironia del cavolo che non divertiva nessuno.
A
parte lui, ovviamente.
Non chiedeva molto.
Solo di essere lasciata in
pace.
Voleva andare via da quei
sotterranei freddi e inaccoglienti e rinchiudersi in camera, per non
uscire più
per tutto il giorno.
-Il motivo per cui sono qui
e sto sprecando il mio prezioso tempo per lei…-
Riprese il professore,
distogliendola dai suoi pensieri e costringendola a trattenere ancora
le
lacrime, mentre lo guardava dal basso, con uno sguardo quasi furioso,
che lo
divertiva sottilmente.
-E’ per darle la possibilità
di recuperare al suo disastro di oggi…e a tutti quelli
precedenti…-
Alexis corrugò la fronte,
non capendo e sbarrò leggermente gli occhi, sorpresa.
-Dato che in questi giorni
mi sento magnanimo…Ho deciso di affidarle un tutor che
l’aiuti in quest’impresa…impossibile…e
ho scelto il mio miglior
alunno…-
Allungò una mano verso
Malfoy e lei finalmente incontrò il suo sguardo.
Quell’argento stranamente
furioso, divenne totalmente apatico quando incontrò lo
sguardo brillante e
velato della ragazza. Un ghigno leggero gli colorò le
labbra, senza però
illuminare gli occhi.
-Il signorino Malfoy è il
mio miglior alunno e confido nel fatto che seguirà quanto le
dirà, non è vero,
signorina Black?-
Domandò Piton retoricamente,
mentre lei si affrettava a distogliere lo sguardo dal ragazzo per
portarlo su
quello del professore.
-Certamente signore.-
Rispose, abbassando lo
sguardo.
-Molto bene, entro domani
mattina voglio la sua pozione completa, signorina Black. E il signor
Malfoy la
aiuterà…-
Ordinò Piton, ma fu interrotto
dal biondino, che sbarrò gli occhi e balzò in
avanti.
-Entro domani mattina? Ma
c’è il quidditch oggi pomeriggio! Quando vuole che
la aiuti?-
Protestò contrariato,
osservandolo furioso. Piton si limitò a ghignare e a
scoccare un’occhiata
eloquente ad Alexis.
Lo
aveva fatto apposta! Quel dannato!
-I suoi impegni
extra-scolastici non mi interessano, signor Malfoy. Entro domani
mattina, o la
prima partita del campionato la vedrà dagli spalti!-
Draco strinse le mani in due
pugni, gli occhi fiammeggianti per l’ira. Cosa che non fece
che compiacere
ancora di più Piton, che con un nuovo ghigno si
voltò e raggiunse l’uscita.
-Spero sia tutto chiaro, a
domani!-
Fece per uscire, ma Alexis
fece qualche passò e lo chiamò, fermandolo.
-Aspetti signore, la mia bacchetta?-
Chiese. Lui si limitò a
guardarla con un sopracciglio alzato e poi si voltò
indignato.
-La riavrà solo se riuscirà
ad ottenere un voto decente nella pozione.-
E poi scomparve dietro la
porta.
Sia Draco che Alexis
rimasero in silenzio ad ascoltare i passi di Piton allontanarsi
lentamente.
Lei fissava la porta e si
concentrava per non piangere.
Lui scuoteva la testa,
incazzato. Non poteva privarlo del quidditch per aiutare una primina!
Anche se era la sua Alexandra, la
cosa non cambiava!
Quando non si sentirono più
rumori, il biondino si voltò furioso e diede un calcio ad un
sedia,
rovesciandola. Alexis si voltò spaventata e lo
guardò osservare il pavimento,
con occhi lampeggiante. Deglutì e socchiuse gli occhi. In
silenzio mise a posto
la bacinella con l’acqua e il panno. Poi, si
avvicinò di nuovo a Malfoy e lo
osservò in silenzio. Lo vide chiudere gli occhi, per
calmarsi e non saltarle
addosso. Se fosse stata un ragazzo –
o
semplicemente non fosse stata lei – era sicura che
non si sarebbe fatto
tanti scrupoli nel tirarle un paio di calci nel fondoschiena.
Quando li riaprì, erano
ancora più furiosi di prima e la inchiodarono sul posto,
lampeggiando come
saette.
-Non intendo saltare il
quidditch per te, chiaro?-
Sibilò arrabbiato.
E
non fu tanto il tono che usò a farle male, tanto il
suo contenuto.
Le era arrivato dritto
in
viso come uno schiaffo inaspettato, lasciandole un dolore immenso.
Ma certo, lei non era più
importante del quidditch per Malfoy.
Lei non era più importante
di nulla, nella vita del principe delle serpi.
Era solo un altro nome
femminile da aggiungere alla sua lunga lista.
Nulla
di più.
Lo sapeva benissimo
anche da
se, ma allora perché sentirgli dire una frase del genere,
sicuramente dettata
dalla rabbia, le aveva fatto così male?
Perché sentiva che il cuore
aveva smesso di batterle e avvertiva solo un atroce dolore che
dilaniava il
petto?
Perché le lacrime si facevano
sempre più insistenti e diventavano più forti di
lei?
Abbassò lo sguardo e strinse
le mani in due pugni.
Doveva resistere.
Non voleva mostrarsi debole
a lui, ancora una volta.
Non
voleva.
Rimasero in silenzio,
finchè
non fu lui a parlare di nuovo.
-Faremo tutto stanotte e non
mi importa se sarai stanca o cosa, non ti permetterò di
mandarmi a monte la
prima partita del campionato, solo perché non hai voglia di
impegnarti,
chiaro?-
Aggiunse, fuori di sé dalla
rabbia al solo pensiero.
Finalmente era stato preso
come cercatore della squadra di Serpeverde e poteva finalmente far
vedere a
tutti, e anche a lei – soprattutto
a lei
- di valere molto di più di San Potter. Non potevano
impedirgli di giocare per
una cazzata come quella!
Fu allora che Alexis non ci
vide più. Alzò di scatto il viso, lo sguardo
terribilmente lucido e furente.
-Scusa tanto se non siamo
tutti dei geni come te! Hai perfettamente ragione: il tuo prezioso
allenamento
di quidditch è più importante di una stupida come
me! Va e non preoccuparti per
me, non ho bisogno del tuo aiuto!-
Urlò, piegandosi a prendere
la tracolla e sorpassandolo velocemente, mentre le prime lacrime
cominciarono a
rigarle il viso.
-E lasciami in pace!-
Aggiunse con voce rotta dal
pianto, prima di uscire dall’aula come un razzo e dirigersi
verso i dormitori,
dai quali non sarebbe uscita più per tutto il giorno,
lasciandolo lì, da solo.
Ma che diavolo gli aveva
preso?
Perché l’aveva trattata
così?
Si voltò e diede un altro
calcio ad un banco, rovesciandolo in terra.
Strinse le mani in due pugni
e poi si lasciò cadere su di una sedia, prendendosi la testa
tra le mani.
Era
un’idiota.
E pensare, che quando
l’aveva vista ballare e cantare, solo poco prima, e aveva
scoperto che era lei
la ragazza alla quale doveva dare ripetizioni, si era sentito al
settimo cielo.
Avrebbe avuto l’occasione di
passare un po’ di tempo con lei, lontano da
quell’idiota di Potter.
E invece, aveva mandato
tutto a monte.
Erano state le sue ultime
parole a risvegliarlo da quella rabbia cieca.
“Lasciami in pace”
gli aveva detto.
E gli era sembrato, che
stesse piangendo.
Al solo pensiero, sentì il
cuore stringersi in una morsa e affibiò un potente pugno al
banco più vicino.
-Maledizione!-
Sussurrò ancora più furioso
di prima.
Non
voleva vederla piangere. Mai più.
Odiava quando piangeva.
Ogni volta che la vedeva con
gli occhi lucidi, sentiva un dolore pazzesco, mai provato prima,
dilaniargli il
petto.
Anche quando Piton la stava
schernendo poco prima, e aveva osservato quegli occhi meravigliosi
farsi
lucidi, aveva avvertito l’incontrollabile desiderio di
spaccargli la faccia e
di difenderla.
E allora, perché proprio lui
aveva reagito così?
Non si sarebbe mai perdonato
di essere stato la causa del suo pianto.
Lui, che avrebbe ucciso anche
suo padre, pur di non vederla più piangere.
Non sapeva il perché di
quell’improvviso senso di protezione.
Era stato da quella mattina.
Dopo quello strano sogno,
del quale ricordava poco e niente.
Si era svegliato subito con
una strana sensazione in corpo.
Poi, quando l’aveva vista in
quello stato, quella sensazione era aumentata, lasciandogli il
desiderio di
picchiare chiunque la facesse soffrire.
Si sarebbe dato una lezione
da solo, per averla fatta piangere.
Ma niente
sarebbe stato più doloroso, del ricordo di
amare lacrime che rigavano quel viso.
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x elita: Ciao! Mi scuso personalmente
per il vergognoso
ritardo, mi dispiace ç___ç Comunque, sono
contenta che il capitolo precedente
ti sia piaciuto! Il rapporto tra Alex e Blaise piace molto anche a me,
mi
diverto a scrivere di loro ^^ E anche delle crisi di Draco XD come
avrai letto,
in questo capitolo ne ha un’altra! (muahuaha come son sadica
xD). Comunque, per
quanto riguarda la scoperta che Alexis è una Potter, come ho
detto nell’introduzione
iniziale, con me nulla è certo! Quando ti avevo risposto
tempo fa, secondo i
miei calcoli doveva tipo avvenire in questo capitolo (ovvero il 12).
Poi, ho
cominciato ad aggiungere altre cose ed è slittato
terribilmente lontano xD
Guardando gli schemi, è il capitolo numero 45 (O__O), ma
ripeto, con me niente
è sicuro! Potrebbe avvenire prima, o anche dopo, ma non
credo aggiungerò altro,
sta già avendo troppi capitolo (80 secondo il mio calcolo
O___O”). Quindi, mi
dispiace, ma solo seguendomi potrai saperlo, e spero continuerai a
farlo!*___*
Per quanto riguarda Ginny, c’entrerà eccome, anche
se ora non sembra, vedrai
che le cose si avvicineranno di più alla trama originale man
mano che
proseguirò con il racconto! Bhe, spero che questo capitolo
ti sia piaciuto e mi
scuso ancora per la lunga attesa ç___ç continua a
farmi sapere cosa ne pensi!
Un
bacione,
Ada =*
x
HermioneForever92:
Tesoraaaaa ç____ç Perdono per il
ritardoooo! ç___ç Mi dispiace tantissimo! Ti
ringrazio per recensirmi sempre e
per sostenermi con i tuoi complimenti!*_* Per quanto riguarda la
rivelazione
del sogno, purtroppo andrà per le lunghe, per cui se vuoi
saperne di più ti
basta continuare a seguirmi! Spero che questo atteso capitolo ti sia
piaciuto e
che mi farai sapere cosa ne pensi!
Un
bacione,
Ada =*
x
BabyAle92: Grazie
mille per i complimenti e per
aver aggiunto la mia ficcy ai preferiti, mi hai resa felice^^ Continua
a
seguirmi e farmi sapere che ne pensi, mi raccomando ^.-
Un
bacione,
Ada =*
x
_bambolina_: Ciao
cara! Grazie per aver recensito
anche il capitolo scorso e per i complimenti *//////* Grazie mille
davvero! Rispondendo
alla tua domanda, si seguirò anche la trama originale, ma
questo si vedrà più
in là! Spero quindi che continuerai a seguirmi e farmi
sapere che ne pensi!
Un
bacione,
Ada =*
x alice
brendon cullen: Amoraaaaaa! *la abbraccia
piangendo* scusa per
il ritardo ç_______ç sempre colpa di quella
maledetta scuola! T______T (e della
mancanza di ispirazione lo ammetto ^^”). Comunque, grazie per
essere sempre qui
a recensire e a farmi sapere che ne pensi! Grazie per sostenermi, per
sopportarmi e per farmi sempre tanti complimenti!*_____* Per quanto
riguarda la
scena piccante tra Alexis e Draco, dovrai aspettare ancora
temo…come hai visto
in questo capitolo le cose non volgono al meglio per i due. Inoltre sto
cercando di costruire al meglio la trama di questa storia e
sconvolgerla subito
con loro due già così innamorati da
“fare qualcosa” non mi attira molto xD
Prometto però che nel prossimo capitolo ci saranno delle
cosucce dolci e
interessanti! Inoltre, non vorrei cimentarmi in qualcosa più
grande di me,
scrivendo scene che non saprei gestire e quindi deludere te e le altre.
Ma
prometto che quando mi sentirò pronta, lo farò,
promesso!^^
Bhe, che
altro
dirti se non ancora grazie di seguirmi! Mi raccomando, continua a farmi
sapere
che ne pensi!
Un
bacione,
Ada =*
x
piccola_puffola: Grazie mille per i
complimenti, ecco il
dodicesimo capitolo,spero tanto che ti sia piaciuto!*___* Continua a
farmi sapere
che ne pensi!
Un
bacione,
Ada =*
PS. La
canzone cantata da Alexis è “Fly
To You Heart” di Selena
Gomez, tratta dalla colonna sonora del film di Trilli *_*
Per
chiunque
volesse ascoltarla, ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=2ViGx1iHtkQ&NR=1
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Going Under ***
Salve a
tutti!
Rieccomi
qui con un nuovo capitolo!
Innanzitutto
Buona Pasqua
e Pasquetta a tutti!
In
questa settimana mi sono impegnata
per riuscire a sfruttare il tempo libero che avevo a disposizione, per
mandare
avanti questa storia, ma purtroppo questo capitolo si è
rivelato più lungo del
previsto e così ho dovuto tagliarlo a metà, spero
non me ne vogliate ç___ç
Tuttavia, quello seguente è già in fase
di scrittura, quindi credo che non dovrete aspettare molto per leggerlo!
Intanto vi lascio a questo, che è
piuttosto lungo (il più lungo di questa ff, ben 20 pagine
word!)
Anche qui, ancora una volta, mi sono
cimentata nel cambiare punto di vista e ho esaminato un po’
tutti i personaggi,
spero quindi vi piaccia, perché mi sono impegnata molto per
scriverlo e vorrei
dedicarlo a tutti voi che mi seguite!
Alle
fantastiche ragazze
che mi recensiscono e mi tirano su il morale con quelle loro parole
così belle!
A
coloro che inseriscono la mia storia
tra i preferiti.
E anche a quelli che leggono “di
nascosto”, senza sbilanciarsi.
Grazie a tutti, siete
fantastici!
Ora
vi lascio alla lettura!
Un bacione immenso
Ada
Wong
~Un
Particolare In Più~
[ Now I will
tell you what
I've done for you,
50 thousand tears I've cried.
Screaming, decieving, and bleeding for you,
And you still won't hear me.
Going under.
Evanescence –
Going
Under ]
Da
quando era scappata
dall’aula di Pozioni, per rinchiudersi nella sua stanza, non
aveva più smesso
di piangere. Era lì, ferma, appallottolata sul letto, mentre
luccicanti gocce
d’acqua le rigavano il viso e macchiavano il cuscino. Si
stringeva, con forza,
le gambe al petto, cercando di reprimere il dolore e di cacciare
indietro
quelle maledette lacrime.
Ma
era tutto inutile.
Le parole di Malfoy le
rimbombavano nella testa, continuando ad aprire una voragine dolorosa,
dove
avrebbe dovuto esserci un cuore, che batteva furioso, in cerca di
vendetta.
Non
meritava quel trattamento. Non lo meritava
affatto.
Pensava che Malfoy
avesse
capito il suo stato d’animo, dopo la strigliata di Piton e
l’ennesimo
fallimento scolastico. E invece niente. Se ne era fregato e
l’aveva persino
rimproverata, facendole intendere che per lui, contava meno del
Quidditch, uno
stupido sport che lei aveva sempre odiato.
Ma infondo, cosa si
aspettava? Che la tranquillizzasse? Che la prendesse tra le braccia e
la
consolasse, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio?
No, Malfoy non era quel tipo
di persona, e lei lo sapeva bene.
“Non
è nella mia natura cercare di tranquillizzare le
persone, Black…”
Le aveva detto una volta. E
aveva ragione. L’unica cosa che era capace a fare era
metterla in difficoltà e
farla sentire a disagio.
Stava solo giocando lei,
doveva metterselo in testa!
Eppure, anche se cercava di
convincersi di ciò, non riusciva a levarsi dalla testa il
suo viso, le sue
parole, i suoi occhi, la sua voce, il suo respiro freddo, che le
sfiorava il
viso ogni volta che, per parlare, si avvicinava troppo.
Voleva andare via.
Voleva tornare da Sirius e
lasciarsi coccolare dalle sue braccia.
Non chiedeva nient’altro.
Quella
scuola – e quelle bugie – la stavano
soffocando.
Erano
ormai le due passate e
il pranzo era finito da un pezzo. Eppure, Diamond non aveva visto
Alexandra
alla tavola dei Serpeverde. Preoccupata che l’amica avesse
saltato un pasto –
sempre la solita lei - si diresse nell’aula di Pozioni, a
vedere se fosse
ancora lì – e magari, a darle anche una mano.
Ma
non c’era.
Il tavolo dove avevano
lavorato insieme era perfettamente pulito, anche se un banco ed una
sedia erano
rovesciate in terra.
Chissà
cosa era successo.
Si affrettò a
rimetterli a
posto con un incantesimo e poi uscì dall’aula,
alla ricerca dell’amica.
Forse, era già andata alle
lezioni del pomeriggio. Controllò l’orario:
Trasfigurazione con i Grifondoro.
Ma si, doveva essere già in aula.
Alexandra
diventava stranamente di buon umore, quando
si facevano lezioni con la casa rosso-oro.
Così, senza
pensarci due
volte, si diresse al quarto piano e come una furia, entrò
nel bel mezzo della
lezione.
Era
in ritardo, come al solito.
Senza dare troppo peso
all’occhiataccia della McGranitt, che la scrutava da dietro
quegli occhialetti
fini, poggiati sulla punta del lungo naso, e al bisbigliare pettegolo
dei
compagni di classe, si guardò intorno, cercando una figura
dai capelli scuri e
gli occhi di smeraldo.
Non
era neanche lì.
Dove diavolo si era cacciata?
Restò in
piedi nel bel mezzo
dell’aula, come un’idiota, lo sguardo perso in
mille pensieri tragici sulla
fine dell’amica. Borbottava qualcosa su morti causate da
pozioni o da un banco
che, casualmente, le si era rovesciato contro.
- Ha intenzione di
disturbare ancora a lungo la mia lezione, signorina Cherin?-
Domandò indispettita la
McGranitt, incrociando le braccia al petto e osservandola con sguardo
severo,
che si trasformò in pura rabbia quando la ragazza la
zittì con un gesto della
mano, che ricordava tanto il movimento dello scacciare degli insetti
fastidiosi.
Se
solo gli sguardi avessero potuto uccidere, quel
giorno ci sarebbero già stati ben due omicidi.
La McGranitt sembrava
diventata una teiera bollente, rossa come un pomodoro, fumava dalla
testa e
dalle orecchie, le labbra arricciate e gli occhi che mandavano fulmini
e
saette. Se non avesse avuto abbastanza autocontrollo, la bacchetta che
stringeva nelle mani si sarebbe irrimediabilmente spezzata. O nella
peggiore
delle ipotesi, avrebbe semplicemente schiantato quella piccola
impertinente.
Quando Diamond si rese conto
di quello che stava succedendo – e soprattutto di quello che
aveva appena osato fare –
sbarrò gli occhi e osservò
una furiosa donna, dall’espressione che la invecchiava ancora
più di quanto non
lo fosse già, avvicinarlesi
con passo
lento e misurato, fin troppo calmo. Trattenne il fiato insieme a tutti
i suoi
compagni di classe, in attesa della sua morte. La McGranitt le si
posizionò
davanti, sovrastandola e facendola diventare piccola piccola. Le
sorrise
forzatamente e…
-FUORI DA QUI!!!!-
Le urlò con tutto il fiato
che aveva in corpo, tanto da spettinarla con la sola forza
dell’ugola, e farla
volare via fuori dall’aula.
La porta si chiuse con
violenza, facendo crollare a terra in quadri appesi sulla parete
interna
dell’aula – con conseguenti lamenti da parte dei
dipinti.
Diamond osservò la porta
chiusa sconvolta, mentre un brivido le percorreva tutta la colonna
vertebrale.
Da dentro l’aula, sentiva
ancora la McGranitt gridare infuoriata sull’indecenza, la
maleducazione e i
punti che avrebbe tolto a Serpeverde a causa di
quell’impertinente.
La biondina si allontanò
all’indietro, lentamente, quasi avesse paura di fare rumore,
e poi, appena
svoltato l’angolo, si allontanò come una
furia,lasciandosi una scia di fumo
alle spalle.
Harry
James Potter e i suoi
due migliori amici – Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane
Granger – stavano
passeggiando per il giardino di Hogwarts, dopo essere usciti
– miracolosamente
indenni – dalla lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure.
Quell’idiota del loro
nuovo professore –
Gilderoy Allock, un mito sui libri, un disastro nella realtà
– aveva ben
pensato di fare una lezione un po’ più
movimentata, per non annoiare troppo i
suoi studenti con lunghi monologhi sull’argomento del giorno.
E così, aveva
catturato – o meglio, aveva fatto catturare – un
numeroso gruppo di simpatici Folletti
Della Cornovaglia e
aveva avuto la splendida idea di
scatenarli in classe, lasciando loro il delizioso
compito di distruggergli l’aula e lo studio.
Non
c’era che dire, una genialata unica nel suo
genere.
Inoltre, combinato il
disastro, non si era neanche degnato di dare una mano a rimettere tutto
a posto,
ma aveva incaricato tre tipi a caso
di riordinare il casino che lui aveva prudentemente
scatenato.
Un
amore di professore, senza alcun dubbio.
E così, con i
capelli tutti
scompigliati e le divise strappate, avevano deciso di prendere una
boccata
d’aria, tanto per quel giorno, non avevano altre ore di
lezione,
fortunatamente.
Ma Hermione, come suo
solito, era contraria a quel bighellonare senza meta e senza scopo, e
li stava
rimproverando, spiegandogli che avrebbero fatto meglio ad andare in
Sala Comune
e cominciare i compiti.
-Vi ricordo che dobbiamo
stilare un tema di trentacinque centimetri sugli effetti positivi e
negativi
della Mandragola, per Erbologia; poi dobbiamo studiare la Storia della
nascita
degli Elfi per Storia Della Magia e in più, imparare
l’incantesimo di Difesa
Contro Le Arti Oscure che oggi, per quel piccolo
inconveniente, non siamo riusciti a praticare e…-
Stava enumerando la
brunetta, tenendo il conto dei compiti sulle dita della mano.
Harry e Ron si scambiarono
uno sguardo disperato.
Amavano Hermione come se
fosse una sorella – o meglio, Ron ne era segretamente cotto
da un anno ormai,
anche se non l’avrebbe mai ammesso – ma quando
cominciava a tormentarli con i
compiti, l’avrebbero volentieri spedita a fare un bel bagno
nel Lago Nero.
- Avanti Herm! Siamo appena
usciti da una fuoriosa guerra contro dei dannati Folletti, abbiamo il
diritto
di riposarci un po’!-
Esclamò esasperato Ron,
alzando le braccia con un gesto molto teatrale.
Ma Hermione sospirò e scosse
la testa.
- Se non vi mettete di
impegno fin dall’inizio dell’anno, vi ritroverete
alla fine, con troppe materie
da recuperare. E non vi aspettate che quest’anno sia io ad
aiutarvi! –
Proferì decisa, guardandolo
dal basso con occhi severi, le mani sui fianchi.
- Harry! Diglielo anche tu
che ci meritiamo una pausa! –
Ron interpellò l’amico,
nella speranza di ricevere man forte contro quegli scuri occhi severi
che non
ammettevano repliche.
Harry sorrise mesto
all’indirizzo dell’intransigente amica e stava per
rispondergli che Ron aveva
ragione, ma non fece in tempo. Infatti, appena aprì le
labbra per pronunciare
parola, una piccola furia dai corti capelli biondi, lo
investì in pieno,
facendolo ruzzolare in terra come un sacco di patate.
Rotolarono entrambi per
qualche metro, e quando si fermarono, Harry si trovò disteso
con la schiena in
terra, un corpo non esageratamente pesante sdraiato sul suo.
Diamond si puntellò sui
gomiti e si alzò a sedere, massaggiandosi il fondoschiena
dolorante.
-Ahia, accidenti! Ci mancava
anche questa!-
Imprecò a denti stretti, massaggiandosi
la nuca e scompigliandosi ancora di più i capelli.
-Ti dispiacerebbe levarti?
Non sei un peso piuma…-
Sentenziò il Bambino
Sopravvissuto, sotto di lei. La biondina sbarrò gli occhi e
abbassò lo sguardo
fino ad incontrare quello smeraldino del ragazzo.
Incredibilmente
simile a quello della persona che
stava cercando con tanta fretta.
Quando l’alba
della
comprensione sorse nella sua mente, e si rese conto di chi aveva appena
investito,
balzò su in piedi con la velocità di un felino e
si distanziò dal “Trio
Miracoli”, quasi essere a contatto con loro facesse venire
l’urticaria.
Hermione la guardava con un
sopracciglio alzato, indispettita da quella reazione.
Neanche
avessero avuto il vaiolo di drago!
Ron, decisamente
più lento
di comprendonio, la osservava senza capire.
Harry fece leva sulle
braccia per tirarsi almeno su a sedere, e si sistemò gli
occhiali sul naso, che
gli si erano storti nella caduta. Riacquistata la vista,
osservò la ragazza che
aveva davanti. Aveva una strana espressione: un misto tra angoscia,
fretta e
fastidio.
Ora che la guardava bene, le
sembrava di conoscerla.
Aveva corti capelli biondi,
tutti scompigliati, che le incorniciavano il viso pallido e trafelato
dalla
corsa. Gli occhi scuri, si muovevano irrequieti, passando da Hermione a
Ron,
poi a lui stesso, che la osservava dal basso. La cravatta verde-argento
era
storta e allentata e la gonna della divisa, troppo corta, ne lasciava
scoperte
le belle gambe.
Ma
certo! Non era la ragazza che stava sempre con
Alexandra?
Assottigliò
gli occhi, per
guardarla meglio e stava per proferire parole, quando questa riprese a
correre,
oltrepassandoli, senza degnarli di ulteriori attenzioni.
Aveva
perso fin troppo tempo.
Hermione la
seguì con lo
sguardo, allontanarsi, mentre Ron aiutava Harry a rimettersi in piedi.
- Poteva almeno scusarsi!
Tutte uguali queste serpi! –
Dichiarò arrabbiata la
brunetta, con tono di voce abbastanza alto, quasi avesse voluto che la
ragazzina la sentisse. Harry si limitò a guardarla e a
sospirare, scuotendo la
testa.
E quasi l’avesse veramente
sentita, Diamond arrestò la sua corsa e si fermò
di botto, con un pensiero
baluginante nella mente.
Alexandra
stava sempre con quell’imbranato del mito
dei Grifoni!
Si voltò
velocemente e tornò
sui suoi passi, fermandosi a qualche metro di distanza – non
fosse mai che si
avvicinasse troppo a dei Grifondoro.
-Potter!-
Lo chiamò, quasi urlando.
Harry si voltò, con le
sopracciglia inarcate in un’espressione confusa.
Hermione imitò l’amico, solo
che il suo cipiglio era scocciato.
Ron seguì gli altri, ma non
è che ci stesse capendo molto.
-Hai per caso visto la
Black?-
Gli domandò tutto d’un
fiato, così velocemente che persino quel genio della Granger
dovette pensarci
su prima di capire.
Ma appena Potter aveva
sentito il cognome “Black”, un campanello
d’allarme gli si era acceso nella
mente. Corrugò la fronte, preoccupato, mentre gli occhi di
smeraldo si facevano
improvvisamente seri.
-No, perché?-
Chiese a sua volta, ma
Diamond si limitò a lanciare qualche maledizione a bassa
voce e scappare di
nuovo via, in tutta fretta, seguita da uno sguardo sempre
più irritato della
Grifoncina e da uno sempre più confuso del rosso.
-Ma che le è preso a quella?
Non solo ti investe come una furia e se ne va senza nemmeno scusarsi,
ma
pretende anche che tu sappia dove sia quell’altra serpe della sua amica! –
Sbottò Hermione con uno
sbuffo, scuotendo la testa contrariata.
- Sembrava avere una certa
fretta…-
Cercò di giustificarla Ron,
che, finalmente, cominciava a capirci qualcosa.
Ma un’occhiataccia
dell’amica lo fece tacere.
- Chissà per quale strana
idea quella là credeva
che tu sapessi
dov’è la Black, eh Harry? –
Domandò la brunetta, ma il
ragazzo non sembrava averla sentita.
Continuava a fissare, con
sguardo vacuo, il punto in cui era sparita Diamond, e a rimuginare
mentalmente.
In effetti, non aveva visto
a pranzo Alexandra, quel giorno.
Di solito era sempre vicina
a quella biondina o a Zabini, ma quel giorno non c’era.
L’aveva cercata, come
sempre, per scambiarsi l’occhiata d’intesa che
concordava il loro incontro
giornaliero alla Quercia, sul Lago Nero, ma non l’aveva
trovata.
Lì per lì, non aveva dato
molto peso alla cosa. Magari era in ritardo o aveva avuto altro da fare.
Ma lo sguardo preoccupato di
quella ragazza, l’espressione agitata che aveva il suo viso e
la fretta con cui
era scappata, avevano innescato un sensore d’allarme
all’interno della sua
testa.
Che
le fosse capitato qualcosa?
Hermione e Ron si
scambiarono un’occhiata d’intesa e la ragazza lo
scosse leggermente, tirandolo
per un braccio.
- Ehi Harry, tutto bene? –
Gli chiese Ron, con voce
tesa.
Non gli piaceva per niente
l’espressione seria che aveva assunto così
all’improvviso.
Come se fosse stato
risvegliato nel bel mezzo di un sogno ad occhi aperti, Harry scosse la
testa e
si voltò verso gli amici.
- Devo controllare una cosa,
ci vediamo in Sala Comune! –
Disse sbrigativo, prima di
lasciare in terra la cartella con i libri e correre via, seguendo la
ragazzina
di poco prima.
- Harry! –
Cercò di chiamarlo Hermione,
ma non lui la sentì e sparì esattamente come
Diamond. La riccia si voltò ad
osservare Ron, con un cipiglio misto tra confusione e rabbia.
- Ma che gli è preso? –
Il rosso si limitò a
stringersi nelle spalle e a scuotere la testa.
- Non ne ho idea. –
Camminava
con passo lento e
strascicato, l’espressione impassibile, i muscoli del viso
così contratti, da
indurirne i lineamenti solitamente eleganti. Il pallore lunare del suo
viso
d’angelo, era scurito dall’ombra rabbiosa che gli
colorava quella maschera di
marmo che teneva sul volto. Solo gli occhi davano la sensazione di
qualcosa di
incredibilmente vivo.
E
furioso.
Due monete argentee, due
frammenti di diamante ghiacciato, due fredde pietre lunari.
Immobili, impassibili.
E
pericolosamente serie e luminescenti di ira.
Era probabilmente colpa
– o
merito – loro, se ogni persona che lo incontrava per i
corridoi, si zittiva
immediatamente e si ritraeva contro la parete, lasciandolo passare.
Perché se quel giorno ti
fossi trovato sul cammino di Draco Lucius Malfoy, nemmeno Merlino e
tutti i
maghi più potenti avrebbero potuto salvarti da una visita
all’Ospedale San
Mungo.
Se
ti andava bene.
Sembrava appena uscito da un
furioso duello contro Lord Voldemort in persona.
I capelli biondi e fini,
solitamente trattenuti da una mano di gel, gli ricadevano, disordinati
e
arruffati – tanto che avrebbero potuto far concorrenza a
quelli di Harry Potter
– sul viso, nascondendo in parte quegli occhi di ghiaccio,
che brillavano
pericolosi. Il mantello della divisa giaceva su di una spalla,
trattenuto da
due dita, tutto polveroso e lacerato, e andava a coprire lo strappo
sulla
manica della camicia, che penzolava inerme sul suo braccio. Anche sui
pantaloni, solitamente stirati e inamidati, c’erano tracce di
polvere e di
strappi.
Cos’era, i professori di
Hogwarts si erano messi d’accordo per farlo innervosire, quel
giorno?
Non bastava che avesse
problemi suoi per la testa?
Già gli ordini e le minaccie
di Piton gli avevano rovinato la giornata.
Ora ci si era messo anche
quell’imbecille del nuovo
professore
di Difesa Contro Le Arti Oscure.
Che
andassero a morire, lui e i suoi maledetti
folletti!
Non appena quel pazzo
scervellato li aveva lasciati liberi per l’aula, aveva
approfittato della
confusione per sgattaiolare via, aveva altro a cui pensare che a quei
cosi
minuscoli e bluastri. Aveva scaraventato in terra i libri per scacciare
qualche
folletto ed era corso all’uscita, così veloce che
neanche Blaise Zabini,
compagno di banco, l’aveva visto.
Alcuni folletti però non se
lo erano lasciato sfuggire e si erano divertiti a tirargli i capelli e
a
strappargli i vestiti.
Con
un furioso colpo di bacchetta, li aveva spediti
nel giusto posto.
Inoltre, come se non
bastasse tutto ciò, non riusciva a togliersi dalla mente
l’espressione
arrabbiata – e ferita – della Black. Il modo in cui
quegli occhi sinceri,
quelle pozze di smeraldo nelle quali stava imparando a perdersi,
l’avevano
guardato, gli avevano fatto più male di una Maledizione
Cruciatus. E se poi
ripensava alle calde lacrime che gli scorrevano sul viso e al tono
rotto della
sua voce quando gli aveva detto di lasciarla in pace, rischiava di
perdere il
controllo e di spaccare qualsiasi cosa gli fosse capitato sotto mano
– oggetto
o uomo che fosse.
Così, con un diavolo per
capello e un’espressione a dir poco spaventosa, si stava
dirigendo verso i
dormitori, per darsi un’aggiustata e prepararsi per il
Quidditch.
Aveva decisamente bisogno di
distrarsi un po’, e un allenamento sulla sua fedele Nibus
2001, lo avrebbe
aiutato a scaricare in nervi.
Arrivato finalmente in
camera, gettò il mantello polveroso e rovinato sul pavimento
e poco dopo, la
camicia andò a fargli compagnia. Si stava slacciando la
cintura, quando
qualcuno entrò nella sua camera, aprendo la porta di botto.
Lo sguardo infuriato che
lanciò alla soglia della porta, avrebbe pietrificato
chiunque.
Tranne
lui, ovviamente. Blaise Zabini.
- Eccoti finalmente,
sono
ore che ti cerco! –
Esagerò il ragazzo,
chiudendosi la porta alle spalle e osservando il biondino, che gli
restituiva
l’occhiata, con uno sguardo in tralice. Poi si
voltò e si tolse le scarpe.
- Sarebbe buona educazione
bussare, prima di entrare nella stanza di qualcuno –
mormorò Draco,
abbandonando le eleganti scarpe polverose, accanto agli altri
indumenti. Gli
elfi domestici avrebbero avuto un bel po’ di lavoro da fare - Specialmente nella mia.
–
- L’ho mai fatto? –
Rispose tranquillo Blaise,
stendendosi sul grande letto a due piazze e incrociando le mani dietro
la
testa.
- Dovresti imparare allora –
Rimbeccò il Principe delle
Serpi, mentre si spettinava i capelli ancora di più, per
togliere la polvere.
- Se non ti conoscessi bene,
oserei dire che i folletti hanno avuto la meglio su di te! –
Sogghignò il moro, per poi
sbadigliare e stiracchiarsi.
L’unica risposta di Draco fu
un’occhiataccia molto espressiva.
- E se non ti conoscessi
bene, direi anche che la mia presenza qui non è gradita.-
Aggiunse Zabini, alzando le
sopracciglia, con espressione pensierosa, quasi offesa.
- L’hai detto tu, non io. –
Si limitò a replicare il
biondo, prendendo la divisa di Quidditch dall’armadio.
Blaise smise di sorridere e
i suoi occhi di zaffiro si fecero improvvisamente seri.
Scattò su a sedere,
incrociando le gambe e ricambiò lo sguardo, con espressione
dura.
- Che è successo? –
Gli domandò. Nella sua voce,
così come sul suo viso, non c’era più
aria di ilarità.
Draco si limitò a ricambiare
l’occhiata per qualche secondo, con espressione fredda e
tagliente,
apparentemente indifferente.
Solo
nei suoi occhi di ghiaccio, bruciava la fiamma
della rabbia che lo stava consumando voracemente
dall’interno.
Si voltò,
senza rispondere,
e prese ad infilarsi la maglia della divisa.
- Draco… -
Lo chiamò, con seria
dolcezza, lo sguardo che non lasciava andare la schiena che il ragazzo
gli
dava.
- Lasciami in pace Blaise,
non mi va di parlarne. –
Rispose secco Malfoy, con
voce dura, rabbiosa, che disorientò l’amico.
Blaise Zabini era un tipo
che amava scherzare, ma sapeva quando era il momento di ridere e quando
quello
di stare seri. E soprattutto, sapeva quando era il momento di andare
via e di
lasciare il suo migliore amico, Draco Malfoy, da solo.
- Come vuoi, amico…-
Si limitò a dire, alzandosi
dal letto e imboccando l’uscita della stanza.
- Se hai voglia di parlare,
sai dove trovarmi. –
Aggiunse con tono sottile,
prima di chiudersi la porta alle spalle.
Draco rimase immobile per
qualche secondo, poi prese in mano il libro di incantesimi, aperto
sulla
scrivania, e lo lanciò forte contro il muro, scalfendo la
calce e lasciando un
buco sulla parete.
- Maledizione… -
Mormorò con rabbia, prima di
emettere un profondo ringhio liberatorio e appoggiarsi con la schiena
al muro,
prendendosi la testa tra le mani.
Ma
che diavolo gli stava succedendo?
Si allontanava, pensieroso,
dalla Sala Comune dei Serpeverde, le mani in tasca,
l’espressione corrucciata,
gli occhi di zaffiro seri e concentrati.
Chissà cos’era successo per
far imbestialire così tanto Draco.
Non lo aveva mai visto così
arrabbiato.
Così frustrato.
Così
triste.
Perché lui,
Blaise Zabini,
che lo conosceva fin da quando era alto un calderone o poco
più, aveva visto il
suo sguardo.
Ed era uno sguardo, sì
infuriato, pericoloso.
Ma infondo, all’interno di
quello specchio che nessuno riusciva mai ad oltrepassare,
c’era anche una nota
ferita.
Ed
era quella, a scatenare tutte le altre reazioni.
Si ritrovò a
sospirare, con
espressione stanca, mentre si passava una mano sugli occhi e se li
stropicciava.
Quei dannati folletti, uniti
agli strilli incontrollati delle Mandragole e aggiunti alle ragazzine
che gli
stavano sempre alle calcagne con sguardo adorante, lo avevano sfinito.
Forse avrebbe fatto meglio a
tornare nel dormitorio e a stendersi un po’ sul letto. Aveva
bisogno di riposo.
Fece dietro front, ma
qualcuno gli andò a sbattere contro, rischiando di farlo
cadere in terra.
Per fortuna, lui era più
robusto di Harry Potter, e questo evitò una nuova caduta
alla ragazza, che
venne intrappolata da un paio di robuste braccia e un petto caldo ed
ampio.
- Ehi, attenta a dove vai! –
Esclamò Blaise, sciogliendo
lentamente l’abbraccio e assicurandosi che, dopo la botta, la
ragazza riuscisse
a stare in piedi.
Diamond scosse la testa,
leggermente disorientata e si portò una mano sulla fronte.
Quando i suoi occhi scuri
incontrarono quelli gentili e profondi di Blaise, arrossì
fino alla punta dei
capelli e rischiò di cadere di nuovo in terra, se il ragazzo
non l’avesse
sorretta.
Scosse ancora una volta la
testa, lasciando che i corti capelli – ormai senza
più forma ne ordine – le
ricadessero davanti al viso.
- Scusami Zabini! –
Esclamò leggermente imbarazzata,
mentre si riportava indietro, con un gesto della mano, quella chioma
corta, ma
indomabile.
- Tranquilla, è tutto ok! –
Sorrise lui, con tono
gentile, che la fece arrossire di nuovo.
- Dove andavi così di corsa?
–
Diamond sbarrò gli occhi, come
se avesse visto un fantasma e sbiancò.
- Accidenti, non posso
perdere tempo, devo trovarla! –
Esclamò agitata, sfuggendo
alla stretta di Blaise, che la stava ancora sorreggendo. Fece per
scappare, ma
il ragazzo la fermò, prendola dolcemente per un braccio.
- Aspetta! Chi devi trovare?
–
Domandò, piegando il viso su
di un lato. Lei non si preoccupò neanche di arrossire,
questa volta, e si
limitò ad agitarsi.
- La Black! L’ho cercata
ovunque, ma non riesco a trovarla! –
Blaise assottigliò lo
sguardo, assumendo un chiaro cipiglio preoccupato, che si
manifestò con la
leggera ruga d’espressione che solcò lo spazio tra
le sue sopracciglia.
- Alexandra? –
Mormorò, così a bassa voce
che sembrava si stesse riferendo più a se stesso, che alla
ragazza.
Diamond annuì energicamente.
- L’hai vista per caso?-
Blaise scosse la testa e lei
sbuffò, angosciata.
- Hai controllato bene
dappertutto?-
Lei annuì di nuovo,
convinta.
- Sei passata anche in Sala
Comune? –
Dal colorito bianco che
assunse il suo viso, Blaise intuì che quello era
l’unico – ovvio – posto in cui
non era andata a cercarla.
Sghignazzò, mentre vide le
guance di Diamond passare da un bianco smorto ad un rosso vivo, in una
frazione
di secondo.
Le lasciò andare il braccio
divertito, mentre lei si lanciava letteralmente sulla strada che
portava ai
dormitori, lasciandosi dietro una scia di polvere e un
“grazie” urlato.
Blaise si limitò a guardarla
scomparire e con un sorrisetto incrociò le braccia al petto.
Alexandra
era sparita.
Draco era incazzato.
Le cose cominciavano ad avere un senso.
Doveva
essersi addormentata,
perché quando riaprì gli occhi, si
sentì decisamente disorientata. Li strinse
un paio di volte, per abituarli alla luce artificiale della stanza e vi
passò
una mano sopra, stropicciandoseli.
Erano
ancora umidi di lacrime.
Sbadigliò,
mentre tendeva un
braccio verso il comodino accanto al letto, e lo tastava, alla ricerca
del
cassetto. Lo aprì e prese un grazioso specchio, incornicato
da intarsi
argentati. Se lo portò davanti al viso, e quasi
sussultò.
Aveva un aspetto terribile.
I capelli, solitamente folti
e lucenti, erano un nodo unico, impastati ancora della sostanza
giallastra che
aveva fatto esplodere a Pozioni. Il viso era di un bianco smorto, che
la faceva
somigliare pericolosamente ad un cadavere. Cosa accentutata dalle
profonde
occhiaie che scurivano gli occhi, stanchi e ancora umidi di lacrime. Le
guance
arrossate e le labbra gonfie – aveva il vizio di mordersele,
quando piangeva –
completavano quell’orrenda figura.
Chiuse gli occhi, sospirando
e posò lo specchiò sul letto, tirandosi su a
sedere, con una fatica immane,
quasi il suo corpo fosse diventato improvvisamente di cemento.
Lo sguardo, arrossato dal
pianto, andò a posarsi sulla camicetta sporca e poi percorse
il poco spazio che
la separava dal bagno.
Avrebbe fatto meglio ad
andare a farsi una doccia, magari riusciva a risvegliarsi e a levarsi
quella
maschera cadaverica che aveva al posto del viso.
Fece per alzarsi, ma poi
sbuffò.
Era terribilmente stanca che
anche alzarsi le costava una fatica immane.
Abbandonò la testa sul muro
e socchiuse gli occhi, stringendosi le gambe al petto. Stava quasi per
riaddormentarsi, tanto era stanca, ma un rumore di passi frettolosi che
percorrevano il corridoio, la costrinse a destarsi. Si
affacciò oltre la
spalliera del letto, per vedere la porta della camera spalancarsi e
lasciare
entrare la figura trafelata e agitata di Diamond.
Sembrava aver appena finito
una maratona. Era rossa in viso, con il fiato corto, la fronte
imperlata di
sudore, i capelli scombinati e la divisa tutta storta.
- TU! –
Le urlò contro, indicandola
con un dito tremante.
Alexis sbarrò gli occhi e si
fece piccola piccola, nascondendosi dietro la spalliera del letto, solo
gli
occhi che spuntavano da quella protezione improvvisata..
La biondina si chiuse la
porta alle spalle e le si avvicinò, con passo lento e
controllato.
In
quel momento, le ricordava tanto la McGranitt.
Si affiancò
al letto e la
osservò dall’alto, minacciosa.
- Dannata…! –
Sibilò a denti stretti,
guardandola con sguardo incandescente.
Si chinò verso di lei, con
un gesto così brusco, che le sembrò volesse
picchiarla.
Alexis chiuse gli occhi, per
reazione, ma non avvertì alcun dolore.
Trannè quello pressante di
due braccia che la stringevano, decisamente troppo forte, e le
toglievano il
respiro.
- Mi hai fatta preoccupare
tantissimo! –
Esclamò Diamond, cominciando
a stritolarla in un abbraccio troppo impetuoso, che le spezzava le
costole.
- Coff! Coff! Dia…Diamond!
Non riesco a respirare…!-
Rantolò la Black, dandogli
dei deboli colpetti alla schiena. La ragazza sciolse immediatamente
l’abbraccio
e sorrise imbarazzata.
- Scusa… -
Proferì, scompigliandosi i
capelli. Poi il suo sguardo si riaccese in una nuova furia.
- Anzi no! Niente scuse! Non
te le meriti! –
Esclamò additandola con
espressione accusatoria.
Alexis sbattè più volte le
palpebre, senza capire.
- E’ tutto il giorno che ti
cerco! Non sei venuta a pranzo! –
La rimproverò, sventolandole
l’indice davanti al viso.
La mora abbassò lo sguardo,
con espressione colpevole.
- Non avevo fame… -
Si limitò a rispondere,
accompagnandosi con delle spallucce.
- E che mi dici della
lezione di Trasfigurazione? Non eri neanche lì! –
- Non ci sei andata neanche
tu, se è per questo…-
Fece notare, indicandola con
un gesto del capo. Lei le sventolò la mano davanti al viso,
con aria frettolosa
e incurante.
- La McGranitt mi ha
cacciata…-
Rispose, con tono
indifferente.
-Ti ha cacciata? –
Chiese l’altra, sgranando
gli occhi.
- Si, sono piombata nel bel
mezzo della lezione per cercare te… Devo aver fatto qualcosa che l’ha
infastidita…O forse è solo mancanza di sesso!-
Sbottò, sedendosi con modi
poco eleganti, sul suo letto.
- Diamond! –
Protestò Alexis, ma quella
la zittì di nuovo, con un gesto della mano.
- Ma si, si! Piuttosto, non
cambiare argomento: perché non sei andata a lezione?-
Puntualizzò, mentre cercava
di ravvivarsi i capelli e incrociava le gambe, sul letto.
Alexis si morse il labbro
inferiore, abbassando lo sguardo e osservando in maniera
particolarmente
interessata lo specchio sul letto, che rifletteva il bianco soffitto.
- Non avevo finito i
compiti… -
Mentì, con una scrollata di
spalle, ma Diamond la guardò con espressione dura.
- Non mentire: li avevamo
fatti insieme –
Alexis si voltò ad
osservarla e lei ricambiò il suo sguardo con seria
compostezza.
Ancora una volta si morse il
labbro inferiore e poi sbuffò.
Lo sguardo di Diamond si
addolcì e la ragazza si alzò dal suo letto, per
sedersi su quello dell’amica e
osservarla con espressione preoccupata.
Ora che la guardava bene, aveva
una pessima cera.
Sembrava
quasi che avesse…pianto.
- Qualcosa non va, Alex?
–
Le domandò ansiosa, tendendo
una mano e accarezzandole un braccio.
La mora la guardò, indecisa,
e poi si limitò a sorridere mesta e a scuotere la testa.
- No, sto bene, sul serio.
Sono solo un po’ stanca, tutto qui…-
- Sicura? –
Alexis annuì e l’altra si
limitò a sospirare, per poi sorriderle a sua volta.
- Ascolta, non ti fa bene
rimanere chiusa qui dentro. Fuori è una giornata bellissima,
perché non ti dai
un’aggiustatina e non vieni con me?–
Le domandò in tono gentile,
portandole una ciocca di capelli dietro le orecchie.
La moretta sospirò e la
guardò indecisa.
- Dove andiamo? –
Le domandò poi, e lo sguardo
di Diamond si accese, insieme ad un sorriso. Balzò in piedi
e le prese le mani,
entusiasta.
- Ti ricordi di Kain
Montague? –
Le chiese, gli occhi
nocciola che brillavano come stelle.
- Mmm…Credo di si…-
Rispose Alexis, aggrottando
le sopracciglia, nel tentativo di ricordare.
- Non è quello del quarto
anno? –
Diamond annuì energicamente.
Si, forse aveva capito chi
era. Un ragazzo alto e muscoloso, dalla carnagione bronzea, i capelli
scuri,
lunghi e disordinati e un paio di occhi neri come carbone, che
l’avevano sempre
messa a disagio, ogni volta che li incontrava.
Sembravano
così terribilmente vuoti.
Anche se, tutto sommato
era…
- Davvero uno schianto di
ragazzo, non trovi? –
Esclamò la bionda,
arrossendo leggermente e scuotendo la testa con fare emozionato.
- Vedi, ci ho parlato un po’
e mi ha detto che gioca nella squadra di Quidditch!
–
Aggiunse, entusiasta. Poi,
cominciò ad elencare una serie di aggettivi per definire lui
e tutti gli altri
ragazzi della squadra, ma Alexis non la sentiva più.
Era diventata
impercettibilmente rigida e il suo sguardo si era perso nel vuoto,
mentre un
peso le aveva schiacciato il cuore, riportandola alla realtà.
E
al suo dolore.
“ Non intendo saltare il Quidditch per te, chiaro?
“
Le aveva detto, con voce
tagliente e carica di rabbia.
Le mani si strinsero attorno
a quelle di Diamond, ma riuscì a controllarle e a non
stritolarle.
All’improvviso, la voglia di
uscire dalla stanza le era passata.
- Allora, andiamo? –
Le domandò la ragazza,
risvegliandola e cercando di tirarla su, per le braccia.
- Cosa? –
Proferì Alexis disorientata,
scuotendo la testa e tornando alla realtà.
- Ma mi ascolti quando
parlo? –
Sbuffò esasperata Diamond,
inarcando le fine sopracciglia.
- No, scusa…-
- Ti stavo dicendo che
Montague mi ha invitata a vedere il primo allenamento di Quidditch di
Serpeverde dell’anno! Accompagnami! Inoltre, ho saputo che Malfoy è stato scelto come
nuovo Cercatore, sarà contento di
vederti! –
Esclamò, aggiungendo un tono
e un sorrisetto malizioso, sull’ultima frase.
Ma lei non ci fece nemmeno
caso. Aveva di nuovo lo sguardo perso nel vuoto.
Lentamente, si ritrasse
contro il muro e lasciò andare le mani dell’amica,
scuotendo la testa.
- No, scusa…Non ho voglia di
venire…-
Mormorò, portandosi le gambe
al petto e fissando un punto imprecisato al di sopra della spalla di
Diamond.
- Ma coooome! –
Si lamentò la biondina,
spalancando gli occhi e la bocca, con un’espressione mista di
delusione e
stupore.
- Ho altro da fare, scusa…-
Ripetè la mora, senza tono.
Diamond sbuffò e si avvicinò
al suo letto, prendendo una spazzola dal comodino e cominciando a
pettinare i
capelli, per dargli un aspetto più presentabile.
Non
riusciva a capire cosa ci fosse di più importante
– e interessante – di guardare la squadra di
Serpeverde giocare a Quidditch.
Guardò in
tralice la Black,
con espressione imbronciata e con un colpo di bacchetta di
sistemò trucco e
capelli.
- Allora sei sicura di non
voler venire? –
Tentò ancora, sbattendo le
ciglia, allungate a regola d’arte dal magico mascara.
Alexis sorrise e scosse la
testa.
- No, preferisco riposarmi
ancora un po’ e farmi una bella doccia –
Diamond sporse il labbro
inferiore e poi si strinse nelle spalle.
- Come vuoi! Guarderò anche
per te! –
Esclamò, facendole un
occhiolino e poi uscì dalla stanza con la stessa
velocità con la quale era
arrivata.
L’aveva persa di vista
quasi
subito. E da allora, si era limitato a girare a vuoto per i corridoi
della
scuola, specialmente in zona Sotterranei, nella speranza di incontrarla
per
chiederle spiegazioni.
Sperava
solo che Alexandra stesse bene.
Stava ripercorrendo per
la
quinta volta il corridoio davanti alla Sala Comune di Serpeverde,
quando,
finalmente, l’aveva vista uscire, con un aspetto un
po’ meno caotico di prima.
- Cherin! –
La chiamò avvicinandolesi.
Lei si fermò di botto e si irrigidì, squadrandolo
da capo a piedi.
- Potter. –
Si limitò a rispondere,
alzando un sopracciglio. Harry le sorrise imbarazzato, leggermente a
disagio.
- Ehm…ecco…finalmente ti ho
trovata…-
Disse, grattandosi la nuca
con fare nervoso.
Non sapeva come
chiederglielo. Infondo, non era normale che un Grifondoro si
preoccupasse tanto
per una Serpeverde.
E
soprattutto, che un Potter si preoccupasse tanto
per una Black.
- Una mossa Potter,
avrei da
fare! –
Sibilò Diamond, evidenziando
la fretta con un continuo picchiettare del piede sul pavimento.
Sbuffò, vedendo
che non riceveva risposta – infondo era passata solo una
manciata di secondi –
e si rincamminò, superandolo.
- Ehi no! Aspetta! –
La richiamò, deciso. Era
davvero insopportabile quella ragazzina! Come faceva Alexandra a
considerarla
la sua migliore amica?
Diamond si limitò ad alzare
un braccio e a sventolare la mano con fare frettoloso.
- Sta bene. –
Si limitò a dire, prima di
salire le scale e scomparire alla vista del maghetto.
Non
capiva proprio perché si preoccupasse tanto per
Alexandra.
Harry
sospirò, sollevato e
sorrise.
Menomale.
Il
pomeriggio passò in
fretta – molto di più della mattina – e
l’ora di cena sembrò arrivare in un
baleno.
La Sala Grande era già
gremita di gente, che si affollava intorno alle quattro tavolate e si
rifocillava dopo la giornata, più o meno impegnativa che
fosse stata.
Quella sera, il cielo
incantato della Sala, mostrava una bella volta stellata, e una pallida
luna
piena, che brillava così potente e maestosa che sembrava
quasi che i suoi
soffusi raggi raggiungessero davvero i volti degli studenti impegnati a
mangiare.
Blaise Zabini – stranamente
non in compagnia di Draco Malfoy – se ne stava seduto in
mezzo ad un gruppo di
primine, che lo guardavano con sguardo adorante e pendevano
letteralmente dalle
sue labbra, ad ogni gesto o movimento che facesse.
Un coro di sospiri si levò
quando si versò del succo di zucca nel calice dorato.
Gridolini eccitati esplosero
quando se lo portò alla bocca per bere.
Fremiti corsero lungo le
piccole schiene, quando posò di nuovo il calice sul tavolo.
Ok,
si stava decisamente innorvosendo.
Lui amava essere adorato
e
tutto, e questo non era certo un segreto.
Ma quella sera, non era
dell’umore giusto.
Era impaziente, frustrato,
pensieroso.
Rischiò di perdere la calma
quando si passò una mano fra i capelli e udì un
coretto di approvazione
schiamazzante.
Chiuse gli occhi, cercando
di controllare l’impulso di Avada Kedavrizzare qualcuno, che
si manifestava
nella vena che, pericolosa, pulsava sulla sua tempia.
Blaise Zabini era un ragazzo
tranquillo e pacato, che difficilmente si lasciava andare a
manifestazioni di
rabbia o a scenate. Era sempre così posato ed elegante, con
quello sguardo
profondamente sereno e quelle labbra sempre dispiegate in un sorriso di
apprezzamento verso la popolazione femminile.
Ma quando era preoccupato
per qualcosa – o per qualcuno – diventava
incredibilmente irrequieto e gli
effetti dello stare troppo tempo con Malfoy junior, cominciavano a
farsi
vedere.
Per fortuna, arrivò in suo
aiuto una biondina che ormai aveva imparato a riconoscere e un sorriso
gli
distese le labbra, facendo sospirare di nuovo le sue ammiratrici.
Cercò di ignorarle e le fece
cenno di avvicinarsi. Lei sorrise e diede un bacio a fior di labbra al
ragazzo
che l’accompagnava – un certo Montague, se non
sbagliava – e lo raggiunse,
mentre quello si accomodava con gli altri ragazzi della squadra di
Quidditch.
- Ehilà Diamond! –
La salutò, mentre lei
cercava di farsi largo tra la folla di fan che circondavano Blaise. Lui
ridacchiò, vedendola in difficoltà e
guardò le sue ragazze
con uno sguardo che avrebbe sciolto anche l’acciaio.
- Scusate ragazze, potete
lasciarci un attimo soli? –
Domandò con gentilezza,
mandando un bacio in loro direzione. Queste sospirarono adoranti e si
allontanarono, continuando a guardarlo da lontano – ma non
prima di aver
imbruttito Diamond, che finalmente riuscì a sedersi di
fronte al ragazzo.
- Ma quante te ne porti
dietro? –
Sospirò la biondina,
lisciandosi la camicetta con un gesto teatrale.
- Non abbastanza…-
Ridacchiò Zabini, lanciando
una fugace occhiata alle primine, che esplosero in gridolini esagerati.
Diamond
alzò gli occhi al cielo, con uno sbuffo divertito.
- Tu invece ne hai scelto
uno a quanto pare –
Sghignazzò il ragazzo,
indicando Montague con il mento. Lei seguì il suo sguardo e
sorrise al
Cacciatore di Serpeverde.
- Non esattamente… -
Rispose vaga, con una
stretta di spalle.
- Che vuoi dire con “non
esattamente” ?-
Blaise alzò un sopracciglio,
con espressione divertita e Diamond lo guardò un
po’ disorientata. Da quando avevano
tutta questa confidenza? Non si parlavano spesso, di solito. Solo
qualche
saluto di circostanza quando stava con Alex… Ma
certo, si ritrovò a pensare con una fitta di
gelosia, voleva sapere di lei e stava
cercando di
metterla a suo agio.
- E’ un tipo carino. –
Si limitò a dire,
concentrando lo sguardo su una coscia di pollo che si era appena messa
nel
piatto.
Lui si guardò attorno,
leggermente a disagio e mangiò una mollica di pane
– altro coro di sospiri –
cercando di prendere tempo.
- Era in camera… -
Proferì all’improvviso
Diamond, lo sguardo fisso su di una patata al forno che aveva appena
infilzato
con la forchetta. Iniziò a mangiucchiarla, quando Blaise
alzò lo sguardo su di
lei e annuì con il capo.
- Stava bene? –
Le domandò, improvvisamente
serio.
- Non lo so…Lei ha detto di
star bene e che è solo un po’ stanca…Ma
aveva una faccia stravolta…Non era solo
stanca…No, c’era di più…-
Rispose, posando la
forchetta sul piatto e guardandolo con occhi preoccupati, che si
specchiavano
in gemelli zaffiro, della stessa espressione. Non disse nulla, e lei lo
prese
come un incitamento a continuare.
- Aveva gli occhi umidi e le
guance arrossate…Sembrava essere appena uscita da una crisi
di pianto…Le ho
proposto di uscire dalla stanza e di venire con me, per vedere gli
allenamenti
di Quidditch. Ma appena ha sentito quella parola, è
diventata improvvisamente
rigida e triste e ha detto di voler restare a riposare…Per
me c’è qualcosa
sotto…-
Concluse, con un sospirò
stanco, ravvivandosi i capelli.
- Ha saltato anche la cena…-
Aggiunse preoccupata,
guardandosi intorno.
- Anche Draco. –
Si limitò a riflettere
Blaise, stringendo lievemente gli occhi e studiando la cosa.
- E’ successo qualcosa! –
Esclamarono insieme e poi
balzarono in piedi, quasi fossero uno lo specchio dell’altra.
- Vado a cercarlo! –
- Vado a cercarla! –
Proferirono all’unisono e si
gettarono verso la porta della Sala Grande, sotto lo sguardo scioccato
delle
fan di Blaise e di Kain Montague.
Dopo che Diamond se ne era
andata, Alexis si era ristesa sul letto, di nuovo stanca e si era
riaddormentata.
Si era svegliata solo verso sera, quando la luce artificiale della
stanza si
era spenta e aveva lasciato posto ai pallidi raggi di luna, magici.
Le sfiorarono il viso,
con
una fredda carezza che la fece trasalire.
Così
dolce, così lenta, così piacevole.
Spalancò gli
occhi, che
brillarono nel buio della camera. Si sfiorò la guancia.
Non
era stato lui a toccarla.
Sospirò,
asciugandosi
un’altra lacrima che era sfuggita al suo controllo. Si mise a
sedere sul letto
e si stiracchiò, guardando l’ora sulla sveglia
magica posata sul comodino.
Erano le 6.00. Sbadigliò e si alzò, dirigendosi
in bagno con passo lento e
svogliato. Si spogliò e si infilò sotto la
doccia. Dovette stare un’oretta
buona sotto il getto dell’acqua, per togliersi la sostanza
appiccicosa che
aveva tra i capelli. Ma quando uscì, era come nuova. Prese
una divisa
scolastica pulita, limitandosi a indossare la camicetta e la gonna,
senza il
maglione. Infondo, doveva andare a combattere con una pozione, era
sicura che
avrebbe sudato sette camice – e non solo quella che indossava.
Si asciugò i
capelli, che
lisci e vaporosi, le incorniciarono quel viso ormai rinato. Solo il
rossore
degli occhi ne segnava ancora la stanchezza e il lungo pianto.
Prese il libro di
Pozioni e
lo mise nella tracolla in jeans. Fece per prendere la bacchetta, e con
orrore,
si ricordò che Piton gliela aveva sequestrata e gliela
avrebbe restituita solo
in caso fosse riuscita a raggiungere almeno la Sufficienza con la
pozione.
Sospirò,
affranta, ed uscì
dalla stanza, senza nemmeno prendere la mantella.
Quando Diamond sarebbe
entrata in camera, l’avrebbe trovata irrimediabilmente vuota.
Solo un biglietto sulla
scrivania
“ Sono fuori. Non
preoccuparti per me.
Ci vediamo domani. Notte.”
Gli allenamenti di Quidditch
erano finiti da un pezzo, ma lui aveva preferito continuare ad
allenarsi da
solo, nonostante fosse ormai buio. Aveva lasciato andare il resto della
squadra, poi aveva liberato di nuovo il boccino d’oro, era
salito calvacioni alla
sua scopa ed era partito all’inseguimento. Aveva dovuto
catturarlo circa una
decina di volte prima di essere completamente sicuro di aver scaricato
i nervi.
Quando toccò terra, si sentì
rinato.
Era di nuovo lui. Forte,
determinato, freddo, ma di certo non meno pericoloso.
Solo
più controllato.
Ora doveva andare dalla
sua
piccola Black e fargli capire chi comandava.
Draco Lucius Malfoy non
amava ricevere ordini, figuriamoci seguirli.
“Lasciami in pace”
Gli aveva urlato con
disprezzo. Ghignò a quel ricordo e si leccò le
labbra con la punta della
lingua, mentre si incamminava verso il castello.
Se avesse ancora osato
trattarlo come quella mattina, e farlo stare così male tutto
il giorno, ne
avrebbe pagate care le conseguenze.
Ci
avrebbe pensato lui a farla piangere e a farla
urlare, ma non nel modo che credeva lei.
Perché mai,
come quel
giorno, Draco Lucius Malfoy si era sentito così debole e
vulnerabile.
Arrivato al castello, erano
le 6 passate. Non aveva fame, per cui si diresse nel dormitorio e si
fece una
bella doccia ristoratrice, pensando a quale punizione avrebbe potuto
infliggere
alla sua bella Black.
Indossò la divisa scolastica
e si asciugò i capelli, lasciandoli liberi dalla solita mano
di gel. Fini e
lisci gli ricaddero sul viso, andando a coprirgli elegantemente lo
sguardo,
tornato freddo specchio di ghiaccio. Si mise la bacchetta nel cinturino
dei
pantaloni ed uscì dalla stanza. Mentre si dirigeva verso
l’aula di Pozioni, si
ricordò di aver lasciato i libri di Difesa Contro Le Arti
Oscure in aula, dopo
averli scaraventati in terra. Così, cambiò
metà e si diresse prima lì.
Almeno,
avrebbe avuto più tempo per pensare ad una
punizione da infliggere alla sua piccola preda.
Quando arrivò
nell’aula di
Pozioni, quasi sperò di vederlo.
Ma
lui non c’era.
Doveva aspettarselo,
infondo
lei stessa gli aveva detto di lasciarla in pace.
Eppure, covava ancora la
speranza di vederlo già lì, con
quell’espressione irrisoria – tipicamente sua -
dipinta sul viso, gli occhi freddi, che le bruciavano sulla pelle, le
labbra
perfette, dispiegate in un ghigno dannatamente sensuale. Era per quello
che,
anche se aveva avuto il pomeriggio libero, aveva preferito fare la
pozione di
sera.
“Faremo tutto stanotte e non mi
importa se sarai stanca o cosa”
Aveva detto. E lei, nella futile
speranza di vederlo, aveva seguito quel suo ordine.
Ma
Draco Malfoy non era lì, quella sera.
Strinse con forza la
bretella della borsa, tanto che le mani le tremarono violentemente.
Chiuse gli
occhi, per combattere contro la voglia di piangere ancora.
Uno sbuffo fioco lasciò le
sue labbra, mentre si imponeva di restare calma e mantenere la
concentrazione.
Non
poteva permettersi di sbagliare, quella sera.
Si sistemò
sul suo banco e
fece per prendere la bacchetta dal cinturino della gonna, per accendere
qualche
candela e il fuoco sotto il calderone.
Con
orrore, ricordò ancora una volta, che non l’aveva.
Sbuffò di
nuovo, cercando di
trattenere la crisi di nervi che l’avrebbe costretta ad
urlare.
Tremando leggermente, girò
lo sguardo in cerca di una torcia. L’unica fonte di luce
proveniva dal freddo
corridoio. Uscì dall’aula e staccò una
fiaccola dal muro per poi metterla sul
tavolo e fare un po’ di luce. Notò che gli
ingredienti per la pozione erano
tutti sulla cattedra, ma imprecò, quando vide che non
c’era l’etichetta sulle
ampolle.
Come
diavolo faceva a riconoscerle?
Già le
sarebbe stato
difficile di giorno, figurarsi con quel buio.
Si ficcò un pugno in bocca e
lo morse così forte da lasciare una rossa impronta di denti.
Sentiva che le
lacrime stavano tornando a pizzicarle gli occhi, fastidiose e
frettolose di
uscire. Si lasciò cadere su di una sedia e
abbandonò la testa all’indietro,
chiudendo gli occhi respirando piano, per calmarsi.
Lo aveva fatto apposta, quel
bastardo di Piton. Le aveva tolto le
etichette e la luce, perché sapeva che da sola non ce
l’avrebbe mai fatta e che
sarebbe stata costretta a chiedere aiuto al suo pupillo.
Ma
lui non era lì.
Sbuffò e
riaprì gli occhi
solo quando fu sicura di riuscire a controllare le sue azioni. Si
piegò e prese
il libro di pozioni dalla tracolla che giaceva in terra. Lo
aprì e si mise la
torcia quanto più vicino potesse per leggere.
- Pozione del Ghiaccio…-
Lesse con voce tremante.
Respirò lentamente, reprimendo un singhiozzo.
- Ingredienti…Dieci litri di
acqua fredda….Sette cubetti di ghiaccio…Alghe
Marine congelate…-
La luce della fiaccola era
così tenue, che leggere le richiedeva un grande sforzo e
già aveva mal di
testa.
Un vento maligno le si
infilava nella maglietta e la faceva rabbrividire, facendole maledire
il
momento in cui era uscita dalla stanza senza maglione e cappotto.
Ma la goccia che fece
traboccare il vaso, fu una folata d’aria più
forte, che si accanì contro la
torcia, spegnendola e lasciandola al buio.
Fu allora che il dolore
formicolante che provava alla bocca dello stomaco esplose con un
ringhio carico
di frustrazione e che le lacrime si affollarono, cadendo in tempesta
sulle
pagine del libro.
Senza avere la forza di
alzarsi, chinò il viso sul banco, nascondendolo tra le
braccia e pianse ancora.
Pianse così tanto, da
stancarsi.
E
addormentarsi.
Aveva
stretto il biglietto
tra le mani, stritolandolo ed era uscita fuori dalla stanza, correndo
via come
una furia. Era uscita dalla Sala Comune, veloce come un razzo
– era incredibile
quante energie avesse in corpo quella ragazza – e si era
messa alla sua
ricerca.
Quando lo vide svoltare un
angolo, accellerò e lo raggiunse con un grido.
- Zabiniiiii!!! –
Blaise si voltò e la guardò,
preoccupato, corrergli incontro.
- Cherin, che è successo? –
Le domandò, offrendole un
braccio come appoggio, che lei accettò.
- Questo! –
Proferì ansante,
mostrandogli il foglietto che aveva tra le mani. Il ragazzo lo prese e
lo lesse
velocemente.
- Devo trovare Draco… -
Disse lapidario, con un
sospiro. Diamond alzò il viso, con espressione ansiosa e lui
le sorrise,
scuotendo la testa.
- Sta tranquilla, vedrai che
non è nulla di grave… -
La rassicurò, prima di darle
un’affettuosa carezza sulla testa e sorpassarla, alla ricerca
dell’amico.
Era
maledettamente tardi!
Era questo che pensava
Draco
Malfoy mentre, con passo svelto, si dirigeva verso i sotterranei.
Di tutte le sere
disponibili, quella doveva decidere di rompere proprio quella
sera?
Che
andasse al diavolo!
Imprecando una
maledizione
dopo l’altra, scendeva rapidamente le scale, saltando
agilmente alcuni gradini.
Si sarebbe messo a scivolare sui corrimano, se questo non lo avesse
reso
troppo ambiguo. Spintonava, senza preoccuparsene, tutte le persone che
gli
impedivano il passaggio, ammucchiate sulle scale in attesa di arrivare
ai loro
dormitori.
Era
dannatamente in ritardo!
Sì, voleva punire la sua
piccola preda, lasciandola ad attendere, ma non intendeva fare
così tardi!
Era solo andato a
riappropiarsi dei suoi libri di Difesa Contro Le Arti Oscure, cosa ne
poteva
sapere che lì, in agguato, lo attendeva qualcuno?
Era entrato tranquillo
nell’aula, con passo lento, pregustando già le
piccole – e dolci –
torture che avrebbe inflitto alla Black, e aveva trovato lei.
Una lunga chioma
fiammeggiante, deliziose efelidi sulle guance, occhi di ghiaccio e
decisamente
un bel corpo. Che un tempo, gli avrebbe fatto piacere esaminare,
se non avesse avuto per la testa quel paio di occhi
smeraldini, feriti.
La ragazza gli aveva
confessato il suo amore e in poche parole si era offerta
a lui. Rifiutarla, non era stato così difficile
come
avrebbe pensato. E quegli occhi di ghiaccio, che lo avevano osservato
feriti,
non lo avevano scalfito minimamente.
Non
era stato neanche lontanamente paragonabile
all’effetto che gli aveva fatto un altro sguardo.
Si era girato, con i
libri
sotto braccio e aveva imboccato l’uscita dell’aula,
con ghigno tutto da
dedicare alla sua bella Black.
Ma il movimento sinistro che
aveva sentito provenire dalle sue spalle, non gli era piaciuto per
niente.
Si era voltato appena in
tempo, per vedere la ragazza puntargli la bacchetta contro e, con le
lacrime
agli occhi, gridare.
“ Diffindo! “
Colto di sorpresa, Malfoy
non aveva potuto fare altro che scartare di lato, ma
l’incantesimo era riuscito
a colpirlo in viso, lasciandogli un profondo graffio sulla guancia
sinistra.
Lo sguardo che le lanciò
successivamente, avrebbe gelato anche l’inferno.
E con lei, non aveva di
certo avuto effetto diverso.
Era rimasta immobile, solo
la mano che tremava convulsivamente, stretta attorno alla bacchetta. Le
lacrime
continuava a scendere copiose, mentre un lieve singhiozzare le
abbassava e
alzava il petto freneticamente.
E piangeva non solo più per
la rabbia o per il dispiacere.
Piangeva
per la paura.
Paura di quello che
Malfoy
avrebbe potuto farle, dopo un simile affronto.
Ma quello si limitò a
inchiodarla con uno sguardo molto eloquente e a ghignare, poi si era
voltato ed
era scappato via, così veloce che sembrava strano che un
secondo prima si
trovasse nella stanza.
Solo
una goccia di sangue sul terreno, confermava la
sua presenza.
La ragazza si era
accasciata
al suolo e aveva cominciato a piangere e ad urlare senza sosta.
Doveva ringraziare il cielo,
che Draco Lucius Malfoy avesse altro per la testa, quella sera, o non
se la
sarebbe cavata così a buon mercato.
Ma
gliela avrebbe pagata. Malfoy avrebbe pagato per
l’umiliazione che le aveva inferto!
E ora, lui correva,
diretto
nei sotterranei, con un unico pensiero fisso nella mente: Alexandra Black. Sperava con tutto se
stesso, che fosse ancora lì,
ad aspettarlo.
Che
diavolo le aveva fatto, quella piccola
impertinente, per ridurlo in quello stato?
Aveva appena svoltato
l’angolo che lo conduceva dritto ai Sotterranei, quando era
stato fermato da
una voce.
- Draco! –
Aveva urlato quel tono
familiare. Si era voltato, ansante e aveva visto la figura di Blaise
avvicinarglisi a grandi passi.
Sperava
proprio che non volesse fargli una paternale
sul suo comportamente, perché era leggermente di fretta.
- Che
c’è? –
Domandò impaziente e quello
gli scoccò uno sguardo stufo, che poi si
trasformò in seria e composta
preoccupazione.
- Alexandra è…-
Cominciò a spiegare, ma si
dovette fermare, quando lo vide sorridere. In modo strano. Non era un
ghigno.
No, era qualcosa di molto di più.
- Sto andando… -
Gli sussurrò con voce calma,
prima di dargli una leggera pacca sulla spalla e correre di nuovo via.
Blaise lo guardò confuso,
poi scosse la testa e cominciò a ridere da solo.
Non
aveva mai visto Draco con un espressione così
serena in volto.
Merlino solo sapeva,
quello
che aveva in mente, ma la cosa non lo preoccupava. Quel sorriso era
stata una
chiara comuncazione per lui.
E
soprattutto, ora aveva la certezza che Alexandra
stava bene.
Quando era entrato
nell’aula di Pozioni, aveva
sentito il mondo crollargli addosso.
Lo sguardo argenteo
brillò
nell’oscurità, furioso e ferito, mentre le labbra
– dalle quali uscivano veloci
fiotti d’aria – perdevano la piega del ghigno
sfrontato e sensuale, per
lasciare il posto ad un espressione seria, scalfita nel marmo che era
diventato
il suo viso, indurito dai muscoli della mascella, contratti.
Lei
non era lì.
Strinse la mano in un
pugno,
così forte che sentì le unghie perforargli il
palmo della mano, ma non se ne
preoccupò.
Chiuse gli occhi per
calmarsi ed evitare di distruggere l’aula di Pozioni.
Piton
non avrebbe gradito.
Respirò
lentamente e quando
riaprì gli occhi, questi scintillarono pericolosamente.
Prese in mano la bacchetta e
la strinse forte.
-Lumos.-
Recitò e la punta della
bacchetta brillò, rischiarando leggermente la stanza.
Avanzò lentamente e si
avvicinò alla cattedra, per controllare il contenuto della
fiala, con la
pozione che la Black aveva – probabilmente –
preparato il pomeriggio. Non si
fidava molto del risultato, visti i precedenti.
Non che – a quel punto – gli
interessasse qualcosa dell’andamento di quel piccolo
impiastro, ma non voleva
perdere la faccia con Piton.
Inoltre, se la pozione non
era ben fatta, poteva dire addio alla prima partita del Campionato di
Quidditch, cosa che non poteva assolutamente permettersi.
Illuminò la cattedra,
facendo luce sugli ingredienti ancora intatti sulla scrivania.
Non
si era neanche presa la briga di provarci,
allora!
Si ritrovò a
pensare, mentre
un ringhio profondo, proveniente dal petto, lasciava le sue labbra,
rabbioso.
Tutta quella situazione stava vanificando il suo lungo allenamento di
Quidditch.
Doveva averlo fatto come
sorta di vendetta per come l’aveva trattata.
Infondo, forse, a lei un
altro voto insufficiente a pozioni non le cambiava molto.
Mentre sapeva che per lui
era fondamentale che lei raggiungesse un voto decente.
- Maledetta… -
Mormorò, fuori di se dalla
rabbia. Un altro ringhio e poi si voltò di scatto verso il
pentolone.
A quanto pare, doveva fare
tutto da solo!
Ma
questa, non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Le avrebbe dato lui un valido motivo per piangere,
stavolta.
Si avvicinò a
grandi passi
all’unico calderone rimasto nell’aula e
illuminò il tavolo della proprietaria.
E
quando la punta della bacchetta illuminò una figura
poggiata al banco, sentì il suo cuore mancare un colpo.
Era una ragazza,
dall’aspetto
minuto e così fragile, che non provare il desiderio di
proteggerla era
impossibile.
Una lunga cascata di capelli
corvini si riversavano sulle braccia conserte e sul viso, abbandonato
su di
esse.
La carnagione così diafana,
era resa quasi trasparente dalla luce fioca della bacchetta.
Lunghe ciglia nere coprivano
quei due smeraldi che sapevano incantare, andando a sfiorare
leggermente la
pelle sotto l’occhio, umida e arrossata.
Senza controllo, sentì il
suo braccio muoversi e la sua mano andare a sfiorarle il viso con
gentilezza,
raccogliendo tra quelle dita sottili e affusolate, lacrime amare, che
gli
strinsero il cuore e gli provocarono una serie di fitte che si
diffusero per
tutto il petto.
Tracciò il profilo di quella
guancia liscia – e incredibilmente morbida al tatto
– fino ad incontrare le sue
labbra con lo sguardo.
Piccoli
spicchi di albicocca, socchiusi e invitanti.
Sentiva il suo corpo
muoversi senza controllo alcuno, mentre, ancora una volta, si ritrovava
ad
avvicinare il suo viso a quello di lei. Così vicino, da
sentire il dolce
respiro di albicocca entrargli in bocca e riempirgli il petto,
guarendolo da
dolorose fitte.
Dio
solo sa cosa quella sera fermò Draco Malfoy dal
rubare un bacio ad Alexandra Black.
Forse la sua espressione
dolcemente addormentata.
Forse le lacrime che ancora
le bagnavano le guance.
Forse,
perchè voleva baciarla solo quando anche lei
avrebbe potuto ricordare.
Fatto sta che, in quel
momento, Draco Malfoy riuscì ad avere così tanto
auto-controllo, da
allontanarsi lentamente e lasciarla dormire, autoinfliggendosi un
dolore
assurdo.
Si limitò ad accarezzarle
ancora la guancia e a scostarle i capelli da viso, per riporli, con
gentilezza,
dietro le orecchie.
Era
stranamente fredda.
Il suo sguardo scese a
controllarle il vestiario e notò che era coperta solo da una
camicetta troppo
leggera.
Sospirò, quasi intenerito da
quella sbadataggine, e si levò il maglione, posandoglielo
delicatamente sulle
spalle. Poi, riprese a sfiorarle il viso con morbide carezze.
Mentre un sorriso sincero
dipingeva quelle labbra che erano abitutate a piegarsi solamente in
ghigni
sprezzanti e altezzosi, abbandonò di malavoglia quei piccoli
gesti, per
accendere, con un gesto di bacchetta, alcune fiaccole e rischiarare la
stanza.
Rimase ad osservarla, ma non
avrebbe saputo dire per quanto tempo.
Guardava il suo profilo dai
lineamenti delicati – e ancora un po’ da bambina
– teneramente rischiarati
dalla luce tremolante della candela che aveva affianco.
Controllava, con serenità,
il petto e le spalle alzarsi e abbassarsi al ritmo di un respiro
regolare.
Il suo sguardo cadde sulla
mano destra, chiusa leggermente a pugno. Assottigliò gli
occhi per vedere
meglio, e notò che sul dorso c’era una rossa
impronta di denti, che ne
scalfivano la pelle delicata.
Tese una mano e accarezzò la
sua che, immediatamente, si dischiuse e andò ad
intrecciarsi, con naturalezza,
a quella del ragazzo.
Lo sguardo argenteo corse
sul viso della Black, e la vide ancora dolcemente addormentata, solo
che adesso
la sua espressione si era fatta più rilassata.
Respirò piano, avvertendo
uno strano dolore al petto, stranamente piacevole.
Restò a guardarla ancora,
prima di districare con gentilezza le loro dita e cominciare a
preparare la
pozione, lanciandole, di tanto in tanto, qualche occhiata, quasi avesse
paura
di vederla scomparire sotto i suoi occhi.
Era
sua, e non l’avrebbe lasciata a nessun altro.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x
HermioneForever92: Ciao!^^ E così,
eccoti qui un nuovo capitolo,
spero ti sia piaciuto^^ Mi fa piacere che tu abbia notato il
riferimento al
basilisco, in quella frase, perché era quello il mio
intento, anche se non
tutti potevano capirlo! Bhe, come al solito, grazie mille per i
complimenti e
continua a farmi sapere che ne pensi ^.-
Un bacione,
Ada =*
x elita:
Ehilà!^^ Giuro che mentre leggevo la
tua recensione, mi sbellicavo da sola dalle risate, tanto che i miei mi
avranno
presa per matta xD Hai visto, comunque, stavolta ho postato presto!^.-
Come al
solito, grazie per i complimenti, riescono sempre a sollevarmi il
morale! Comunque
si, dovrai aspettare così tanto prima che qualcuno lo
scopra, mi dispiace
*diventa piccola piccola davanti alla parcella dello psicologo* Non
è colpa
mia!ç___ç Sono i capitoli che se ne vanno per i
cavoletti loro *li rincorre* xD
In ogni caso,
spero che continuerai comunque a seguirmi, anche se dovrai frequentare
uno
psicologo xD Mi farebbe piacere anche scambiare due chiacchiere via
msn, così
magari ti faccio io da psicologa e non devi pagare nessuno xD
Bhe, spero
come al solito che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne
pensi,
un bacione, Ada =*
x
_bambolina_: Ciao!^^
Eccoti il nuovo capitolo, hai
visto che stavolta non ci ho messo tanto? ^.- Grazie mille per i
complimenti
che mi fai *///////* *si inchina, onorata*
Bhe, spero che
questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere che ne pensi!
Un bacione,
Ada =*
x alice
brendon cullen: Ehi!^^ Ecco qui il nuovo
capitolo, questa
volta sono riuscita a postarlo in un tempo decente! Spero ti sia
piaciuto,
fammi sapere che ne pensi!
Un bacione,
Ada =*
PS: Per
tutti coloro a cui andasse di parlare via msn con me,
per scambiare due chiacchiere da scrittore a scrittore ( o lettore xD)
il mio
contatto è: juja_heart@hotmail.com
Aggiungetemi,
se vi va ^.-
Al
prossimo capitolo!
Ada
|
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Capitolo 14 *** Una serata insieme ***
Salve a
tutti!
Ecco
finalmente il quattordicesimo
capitolo.
Come al solito mi scuso con tutti i
miei lettori per il ritardo.
Prometto sempre che cercherò di
aggiornare almeno una volta a settimana, ma poi per un motivo o per
l’altro non
riesco mai a mantenere fede a questo impegno.
Vi chiedo sinceramente scusa.
Vorrei davvero essere così rapida negli
aggiornamenti, ma purtroppo non ci riesco.
Sia perché l’ispirazione va e viene.
Sia perché cerco sempre di scrivere al
meglio per voi, e di non fare capitoli corti.
Sia perché con la fine della scuola, i
compiti in classe si accumulano e non ho un attimo di respiro.
Ma sto approfittando delle ore di
lezione in cui interrogano gli altri per continuare a scrivere, e
così sono
finalmente riuscita a finire il quattordicesimo capitolo.
Spero comunque mi perdoniate e mi
comprendiate per i miei ritardi.
Cercherò, questa estate, di stabilire
il ritmo di una volta a settimana.
Farò il possile.
Bhe, vi lascio alla lettura, altrimenti mi
dilungo troppo e finisco per
annoiarvi!
Vi auguro come al solito buona lettura!
E spero vivamente che questo capitolo
vi piaccia!
Finalmente
torna l’amour
<3
E
le cose tra Alexis e Draco cominciano
a farsi un po’ movimentate!
Ma non vi anticipo nulla!>___<
Fatemi
sapere che ne
pensate!
Un bacione.
Ada Wong.
PS. Siamo a
5152
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51 Preferiti
5 Seguiti
53 Recensioni
Grazie
mille a tutti.
~Un
Particolare In
Più~
Freddo e buio.
Insensibilità e leggerezza.
Senso di vuoto e
tranquillità.
Ma anche una strana
agitazione.
In una semplice parola: C o n f u s i o n e.
Dove si trovava?
Sapeva di avere gli occhi
chiusi e il corpo abbandonato in uno stato di rilassamento che non
permetteva
ad alcun muscolo di fare il minimo movimento.
Stava dormendo?
Probabilmente.
Stava sognando?
Non avrebbe saputo dirlo con
certezza.
Era come se stesse
fluttuando nel nulla. I piedi non toccavano alcuna superficie e
penzolavano
inermi, cullati dolcemente da quel gelido vento che le sferzava il
viso, con
lente carezze taglienti.
Che le stava succedendo?
Quando finalmente riuscì ad
aprire gli occhi, tutto le fu estremamente – e terribilmente
– chiaro.
Le palpebre si sollevarono
con lentezza e prima che gli occhi si abituassero al buio ci volle
qualche
secondo. Quando riuscì finalmente a guardarsi intorno e a
muovere la testa, si
sentì precipitare in un baratro senza fine, come se qualcuno
avesse tagliato
quei fragili fili che la tenevano sospesa. Aprì le labbra
per urlare, ma le sue
corde vocali non produssero neanche un piccolo gemito. Continuava a
precipitare, risucchiata da una forza incredibile, che non voleva
lasciarla
andare. Aveva gli occhi spalancati, ma era come se li avesse chiusi.
Non vedeva
nulla, non sentiva nulla. Stava forse morendo? Era quella la sensazione
che si
provava, quando l’anima abbandonava il corpo per finire
chissà dove?
Quando
era piccola, aveva paura di morire. Sognava
spesso qualcuno che arrivava da lei, durante la notte e la uccideva.
Era il suo
incubo ricorrente.
Poi, quando era cresciuta, aveva capito che c’era ben
altro di cui aver paura al mondo e che forse, a volte, la morte era
l’unica via
di fuga.
Si era quasi rassegnata
a
quel pensiero.
Prima
o poi, tutti moriamo, è inevitabile.
Era questo che si
ripeteva,
riuscendo a cacciar via la paura.
E quando sarebbe arrivato il
suo momento, lo avrebbe accettato.
Ma
allora, perché aveva così paura?
Non voleva morire, no.
Voleva vedere ancora Sirius,
per poterlo abbracciare e confortarsi nel suo calore.
Voleva dire ad Harry tutta
la verità e lasciarsi stringere da lui, ritrovando un
affetto fraterno al quale
era stata sottratta con troppa brutalità.
E poi, voleva stare con lui.
Voleva avere la possibilità
di farsi perdonare per la scenata di quel giorno.
Voleva abbracciarlo,
baciarlo.
Voleva
semplicemente amarlo.
Calde lacrime
cominciarono a
scendere lungo le sue guance, per poi volare via, portate in alto
dall’aria.
Chiuse gli occhi e si arrese all’evidenza, rilassando il
corpo e continuando a
cadere.
A cadere.
E a cadere.
D’improvviso avvertì uno
strano calore avvolgerla, mentre sentita il vento farsi sempre meno
violento e
la sua corsa rallentare delicatamente.
Aprì gli occhi e vide sotto
di se, un bellissimo campo verdeggiante, cosparso di rose blu, che
mandavano un
delizioso odore.
Rimase a contemplare quello
scenario splendido, rapita.
Era
il paradiso?
Poi, la presa di
coscienza
di quello che stava per succedere, le fece gelare il sangue nelle vene.
Si
sarebbe schiantata al suolo, o nella peggiore delle ipotesi, sarebbe
stata trafitta
da quelle spine maledette che decoravano le magnifiche rose.
Chiuse gli occhi, pronta
all’urto.
Continuava a scendere e a
scendere e a scendere e poi…
Nulla.
Non sentì
più nulla, se non
una morbida distesa sotto di se e delicati fili d’erba che le
sfioravano le
gambe e le braccia nude, solleticandole.
Aprì di nuovo gli occhi,
lentamente, quasi avesse paura di vedere ciò che la
circondava.
Ma lo splendido paesaggio
che aveva potuto ammirare dall’alto, era ancora
lì, di fronte a lei. Si tirò su
a sedere, lentamente, affondando le mani in quell’erba
soffice.
Non
era spinosa, non faceva male. Anzi, provocava una
strana sensazione di benessere.
Si guardò
attorno, confusa.
Che stava succedendo?
Dove si trovava?
Il suo sguardo scese sulla
sua figura, notando di indossare solo un abito leggero, estivo, bianco.
Estremamente
candido.
Chi l’aveva
vestita così?
Dove l’avevano portata?
Cosa volevano da lei?
Gli occhi si spostarono sul
prato, notando le belle rose e le spine che la circondavano. Curiosa,
avvicinò
la mano ad una di esse e la sfiorò con la punta
dell’indice.
Nessun dolore. Nessuna
ferita.
Era
come se quelle spine non esistessero.
- Finalmente sei
arrivata… -
Una voce alle sue spalle,
estremamente gentile e vellutata, la fece trasalire, mentre si voltava
ad
osservare la figura che si stava lentamente avvicinando, con passo
elegante e
cadenzato.
Era una donna.
Una
bellissima donna.
Delicata come le ali di una farfalla.
Una lunga massa di ricci
capelli fiammeggianti, divisi in boccoli ordinati, le ricadeva su di
una
spalla, appositamente acconciati da un fermaglio di rose blu, e le
incorniciava
quel viso, piccolo e dalla perfetta forma ovale.
La pelle rosea, era priva di
imperfezioni, più colorita solo sulle guance carezzevoli.
Gli occhi erano due smeraldi
caldi e brillanti, che trasmettevano gentilezza ed infinito calore, che
le
scaldava il petto.
Il naso era perfettamente
diritto e sovrastato da qualche leggera efelide, che ne accentuava
l’eterea
perfezione.
Le labbra, due petali di
rossa rosa, si aprivano in un sorriso affabile e raffinato,
dall’infinita
dolcezza.
Le spalle, piccole ed
eleganti, erano lasciate scoperte dal bel vestito che le fasciava il
corpo in
modo sublime. Di un nero lucido, aderiva divinamente alla pelle,
rimarcandone
le forme oltre modo perfette.
Il colore scuro del suo
abito avrebbe dovuto stonare con la delicatezza e la purezza di quel
luogo di
pace, e invece, si equilibravano dolcemente, sembrando una cosa sola.
Era
semplicemente bellissima.
Sembrava quasi una dea.
Ma forse, era una dea.
Infondo, Alexis credeva
veramente di trovarsi in paradiso.
La cosa che però, la
incuriosì più di tutte, era la rosa rossa che la
bella donna portava sul petto,
a sinistra.
Non
c’erano altre rose di quel colore in tutto il
campo.
Fu quando la misteriosa
dama
le si fermò davanti e le sorrise con gentilezza, che lei si
risvegliò, quasi
fosse stata incantata dalla sua bellezza.
- Chi sei? –
Riuscì a domandare, udendo
finalmente il suono della sua voce, che risultò bassa e
scordata, in confronto
a quella angelica della dea.
- Una persona che vuole
aiutarti a dimenticare il dolore…-
Sorrise, porgendole una mano
per farla rialzare.
Alexis mosse lentamente il
braccio, finchè la sua mano non andò a posarsi
sul palmo aperto che la bella
donna le stava offrendo.
Aveva
una pelle così morbida e vellutata.
La dea
la tirò leggermente, aiutandola a rialzarsi e poi le sorrise
ancora.
- Dove ci troviamo? –
Le chiese, guardandosi
intorno leggermente spaventata. La donna sembrò
accorgersene, perché rise a
fior di labbra e le posò una mano sulla guancia, con un
gesto gentile e
materno.
- Alexis, non aver paura…Qui
nessuno ti farà più del male…-
Le rispose con tono
rassicurante e la moretta la guardò, socchiudendo
leggermente le labbra.
- Come sai il mio nome? -
- Oh, piccolina mia…Io so
tantissime cose su di te…-
- Ah si?-
- Si…-
Le sfiorò il viso con una
carezza delicata, mentre lei rifletteva, scegliendo forse quale fosse
la
miglior domanda da fare per prima.
- Perché? –
Si limitò a dire poi. La dea
ridacchiò divertita e il suo tono
delicato le accarezzò l’udito, più
dolce del miele.
- Sei tu ad avermi chiamata,
è per questo che so tante cose su di te…So qual
è il tuo dolore e so cosa devi
sopportare ogni giorno della tua vita…Le bugie, la paura di
non farcela,
sentimenti troppo forti…-
Alexis sembrò pensarci su,
cercando di mettere ordine a tutte quelle informazioni che la stavano
solo
facendo confondere di più.
- Questo è un sogno? –
Domandò poi.
- Non esattamente. –
Si limitò a rispondere la dea,
sorridendo.
- E allora, che cos’ è?-
-Un posto che ho creato per
aiutare le persone a dimenticare i propri dolori…Te
l’ho detto, qui nessuno ti
farà più del male…-
Le regalò un’altra carezza,
sfiorandola appena con la punta delle dita.
- Come ti chiami? –
- Non ho un nome definito…Di
solito sono gli altri a darmelo, perché non provi tu?
–
Alexis sembrò pensarci un
po’ su, poi un sorriso dolcissimo le si allargò
sulle labbra.
- Posso chiamarti Lily? –
La dea piegò il viso su
di un lato, con un’espressione intenerita, ma
non sorpresa, quasi se lo fosse aspettato.
- E’ il nome della tua
mamma, vero? –
Le domandò con gentilezza,
pur conoscendo la risposta. La moretta si limitò ad annuire.
- Ti manca, non è così? –
Annuì ancora una volta, poi
sorrise mesta.
- So che anche se non c’è
fisicamente, mi è vicina lo stesso…-
La dea annuì a sua
volta e si avvicinò lentamente, stringendola in un
abbraccio delicato e confortante.
- Ora ci sono io qui con te,
piccolina mia…Non soffrira più, te lo
prometto…-
Alexis si rilassò in
quell’abbraccio materno che mai aveva avuto la
possibilità di ricevere, poi si
distanziò delicatamente, guardandola in viso.
C’erano così tante cose che
avrebbe voluto sapere.
Così tante, che non riusciva
a sceglierne una.
Alla fine, il suo sguardo si
posò sulla rossa rosa che decorava il vestito.
La fissò a lungo,
studiandola e scoprì, con orrore, che non era un semplice
ornamento.
Sembrava quasi che il gambo
della rosa penetrasse quella pelle così candida e perfetta e
la lacerasse
all’interno, raggiungendo il cuore.
La dea sembrò
accorgersi di quello sguardo e le accarezzò i capelli.
- Qualcosa non va?
–
Le domandò con delicatezza.
Alexis ci pensò un po’ su,
poi indicò la rosa.
- Non ti fa male? –
Le domandò con tono ansioso.
La dea sorrise e le
sfiorò dolcemente
una guancia, scuotendo la testa.
- No, è la cosa più bella
che ho…E’ grazie a lei se riesco ad aiutare le
persone a dimenticare il dolore.-
La moretta la guardò stupita
e la donna piegò il viso su di un lato.
- Vuoi toccarla? –
Le domandò, con espressione
strana, irrimediabilmente seria.
Ma
Alexis non ci fece caso.
- Posso? –
Le chiese educatamente e la dea sorrise
affabile, annuendo.
La ragazza sollevò il
braccio, incerta.
Con lo sguardo puntato sulla
rosa, non notò l’espressione della sua dea.
Non
c’era più niente di bello o gentile nel suo volto
trasfigurato dall’eccitazione.
La mano si muoveva lenta
e
le dita si tendevano timorose, annullando sempre di più la
distanza con i
petali della rosa.
Stava per sfiorarli, quando
una voce carica di ansia la risvegliò.
Era una voce elegante,
fredda e turbata al tempo stesso, che la chiamava.
Si voltò di scatto,
riconoscendola ma accorgendosi un secondo dopo di non sapere realmente
di chi
fosse.
Dandole le spalle, non vide
l’espressione rabbiosa della dea
e il
lampo di odio che attraverso quegli splendidi occhi smeraldini,
così simili a
quelli di Alexis.
- Alexis…-
La richiamò la dea, il
tono di nuovo melodioso e
gentile.
La ragazza si voltò a
guardarla e questa le sorrise, donandole una nuova carezza.
- Dobbiamo separarci, ma ci
rivedremo presto, te lo prometto…-
Le disse e Alexis corrugò la
fronte.
- Cosa? Perché? Dove stai
andando? –
Le chiese ansiosa, mentre
sentiva l’odore di rose e il calore del luogo abbandonarla di
nuovo e lasciarle
una sgradevole sensazione nel petto.
- Ci rivedremo, è una
promessa! –
Ripetè la dea,
cominciando ad indietreggiare.
- No, aspetta! –
Alexis la inseguì, ma il
pavimento sotto di lei andò in frantumi, e mille schegge di
vetro cominciarono
a colpirla, dandole quella dolorosa sensazione di essere ferita.
Chiuse gli occhi e portò le
mani davanti al viso, a mo’ di protezione.
Sentiva quelle schegge di
cristallo colpirla con violenza e tracciarle profondi graffi che,
secondo lei,
sarebbero rimasti a vita.
Dieci.
Cento. Mille cicatrici.
Ma quando la sfuriata
finì e
la calma tornò padrona del luogo, riaprendo gli occhi,
Alexis notò – ovviamente
- di non avere
neanche un graffio.
Si guardò attorno per
scoprire di essere finita di nuovo in quel luogo maledetto, senza luce,
senza
calore.
Solo il buio che la
circondava e il freddo che l’avvolgeva, facendola
rabbrividire, mentre il vento
le sfiorava la schiena, oltreppassando con facilità il
tessuto troppo leggero
del vestito bianco.
Poi, di fronte a lei,
brillante e imponente come sempre, c’era quella porta.
E dietro di essa, ancora
quella voce.
- Vieni…Vieni da me…-
Le ordinò con tono sibilante
e immediatamente, lei si piegò sulle ginocchia,
rannicchiandosi su se stessa e
chiudendosi le orecchie con le mani, mentre serrava violentemente gli
occhi.
- No…Non di nuovo…-
Mugugnò disperata, mentre
sentiva le lacrime spingere contro le palpebre e fuoriuscire senza
problemi,
rigandole le guance.
Rimase lì a piangere per un
tempo che le sembrò veramente infinito, ma in
realtà non era passata che una
manciata di minuti scarsa.
Si riprese, solo quando
sentì un tocco gentile e delicato sfiorarle la schiena con
gentilezza e poi
posarlesi su di una spalla, trasmettendole pace e
tranquillità.
Accompagnata
da un fresco profumo di pioggia.
Era lui, ne era sicura.
Il
ragazzo misterioso.
Si passò, con
fretta, i
dorsi delle mani sulle guance, per asciugarsi le lacrime. Ma lui le
prese
gentilmente i polsi, costringendola fermarsi. La tirò su con
facilità, accarezzandole
le braccia con gesti lenti e gentili.
Lei lasciò un sospiro
tremante, prima di socchiudere gli occhi.
- Se prometto di non aprire
gli occhi…Posso girarmi? –
Lui rimase in silenzio e
poi, lentamente, la voltò.
Con gli occhi chiusi, potè
sentire meglio il buon odore che emanava e che la inebriava, facendole
battere
forte il cuore.
Sentì la sua mano
avvicinarsi lentamente al suo viso e sfiorarle le guance con la punta
delle
dita, con gesti lenti e delicati, mentre raccoglieva quelle lacrime
amare che le
avevano bagnato il viso.
Sorrise, mentre, con gesti
lenti e timorosi, alzava le braccia e le posava contro quel petto
marmoreo e
liscio. Si avvicinò e poggiò il capo su di una
spalla, la fronte che aderiva
perfettamente nell’incavo della clavicola.
Lo sentì tendere le braccia, che andarono a
circondarle la vita, con una
stretta così salda – tuttavia estremamente dolce - che le tolse il respiro.
Lasciò scivolare una
mano lungo il petto, accarezzando l’addome e andando a
sfiorargli un braccio,
alla ricerca della sua mano. Quasi le avesse letto il pensiero, lui
abbassò il
braccio, tenendola stretta con l’altro. Le andò a
sfiorare il dorso, con
delicatezza, prima che lei intrecciasse le dita alle sue.
Anche
se non poteva vederlo, qualcosa le diceva che
stava sorridendo.
Le sollevò il
braccio, le
mani ancora intrecciate, e l’avvicinò a se, tanto
che i loro respiri si
mescolarono dolcemente. Sentì la sua fronte fredda e
vellutata posarsi
delicamente sulla propria. Restarono così, fermi, a
crogiolarsi l’uno nel
profumo dell’altra per non si sa quanto tempo.
Poi, lentamente, Alexis aprì
gli occhi, spezzando quell’incantesimo.
Ma
lui non scomparve, non subito almeno.
Ebbe solo il tempo di
incontrare le sue labbra, morbide e invitanti, piegate –come
aveva immaginato-
in uno splendido sorriso, prima che una luce bianca
l’accecasse e la
costringesse a tornare alla realtà.
Buio.
Freddo sulle gambe.
Uno strano calore sulle
spalle.
Odore di spezie.
Rumore di qualcosa che
bolle.
Una fiamma accesa.
Stava lentamente riacquistando
tutti i sensi.
L’ultimo a tornare, come
ovvio che fosse, fu la vista.
Aprì lentamente gli occhi,
sbattendoli più volte per riacquistare la percezione oculare.
Non ricordava nulla, neanche
chi fosse a momenti.
Alzò piano la testa,
guardandosi intorno disorientata. Poi richiuse gli occhi, troppo stanca
per
pensare, e riaffondò il viso nelle braccia.
Voleva solo dormire ancora…
Intanto, nella sua mente
cominciarono a fomularsi fiochi ricordi.
Chi
era?
Alexis Lily Potter,
conosciuta al momento come Alexandra Walburga Black.
Dove
si trovava?
Ad Hogwarts,
più
precisamente nell’aula di pozioni.
Perché?
Piton le aveva ordinato di
fare una pozione, altrimenti l’avrebbe bocciata…
Una
pozione.
Bocciatura.
L’aveva fatta?
Si risvegliò di scatto,
alzando velocemente la testa, con fare allarmato.
Accidenti!
Si era addormentata!
Trattenne il fiato, per
non
urlare disperata, e sbarrò gli occhi.
Poi si ributtò sul banco, prendendosi
la testa tra le mani e buttando fuori tutta l’aria.
Era
un caso disperato, non c’era rimedio alcuno a
ciò.
Si massaggiò
le tempie,
cercando di calmarsi o sarebbe scoppiata di nuovo in lacrime.
Qualcuno nella stanza
ridacchiò senza gioia.
- Bentornata tra noi, bella
addormentata…-
Sussurrò con tono
sarcastico, ma gentile.
Alexis sbarrò di nuovo gli
occhi, alzando il viso di scatto, fino ad incontrare la sua
figura.
Ci mise qualche secondo per
metterlo a fuoco, ma sapeva che si trattava di lui.
Era in piedi, a qualche
passo da lei e leggeva con attenzione il libro di pozioni, mescolando
il contenuto
all’interno del calderone.
Era
venuto!
Sentì uno
strano calore
scaldarle il petto, felice di quella constatazione, mentre il cuore
compiva
un’improbabile capriola.
Poi, si ricordò di come
l’aveva trattata male quella mattina e del fatto che, per
colpa sua, era stata
a piangere tutto il pomeriggio.
Tutto il suo disappunto e la
sua rabbia si manifestarono in un’unica parola sprezzante, a
metà tra
l’indignato e il sorpreso.
-Malfoy?!?-
Si alzò di scatto, puntando
le mani sul banco e ignorando il giramento di una testa che protestava
per il
movimento improvviso.
- Che diavolo ci fai qui?-
Draco si voltò a guardarla,
con un sopracciglio alzato, e poi prese a frammentare un cubetto di
ghiaccio.
- Mi sembra ovvio. Faccio
ciò che mi è stato chiesto di fare. –
La sua risposta fredda e
atona l’avrebbe fatta rabbrividire, se non fosse stata troppo
arrabbiata.
- Ovviamente, altrimenti
addio caro Quidditch, non è vero? –
Mormorò con tono controllato
e volutamente sprezzante.
Lui si limitò a sospirare e
continuò a leggere.
Non
voleva litigare ancora con lei.
Alexis sbuffò
e lo affiancò,
guandandolo dal basso con sguardo infastidito.
- Mi sembrava di averti
detto che non volevo il tuo aiuto! –
Ricordò, incrociando le
braccia al petto e lo vide ghignare leggermente.
- E da quando io seguirei un
tuo ordine? –
Domandò, voltandosi
lentamente a guardarla e lanciandole un’occhiata penetrante,
che la fece
vacillare.
Scosse la testa con
violenza: non l’avrebbe incantata.
Gli diede una spinta e
riuscì miracolosamente a spostarlo – ma era sicura
che fosse stato lui a
lasciarglielo fare.
- So cavarmela da sola! –
Precisò indignata,
cominciando a prendere le alghe che si trovavano nel barattolo e a
versarle
nella pozione. Ma lui le prese il polso, con una stretta gelida e
delicata,
fermandola appena in tempo.
- A me non sembra…Quelle non
vanno buttate dentro la pozione da sole, ma devi prima mescolarle col
ghiaccio.-
Spiegò il biondino con tono
affabile e saccente, tinto da una nota divertita.
Alexis scrollò bruscamente
il braccio, riuscendo a sfuggire alla sua presa, e mormorò
qualcosa di poco
carino, che lo fece sorridere ancora di più.
Gli diede le spalle, e prese
a tagliare, con violenza, le alghe.
Draco
ebbe quasi l’impressione che stesse pensando a
lui, invece che alle alghe.
- Lasciami in pace!
–
Gli ripetè poi, mentre
continuava a muovere ritmicamente il braccio, dall’alto verso
il basso,
colpendo durantemente quelle povere alghe.
Lui la osservò in silenzio,
poi fece scattare il braccio in avanti e la bloccò, prima
che potesse
distruggere il tavolo. Le prese di nuovo il polso, soltanto che questa
volta le
sue dita furono più decise e la stretta più
ferrea, quasi da farle male.
- Non posso. –
Si limitò a rispondere, con
voce fredda e priva di tono, che le accarezzò
l’udito come una lama tagliente.
Alexis rimase bloccata,
incapace di muoversi.
Incapace
di respirare.
La mano si strinse
convulsimante intorno al coltello, così forte da tremare
leggermente. Ma fu
costretta a riaprire le dita e a lasciarlo cadere sul tavolo, quando la
stretta
intorno al suo polso si fece più violenta, facendole male.
Si ricordò di prendere aria
solo quando sentì il petto bruciarle, e lasciò
uno sbuffo tremante.
Rimasero in silenzio per
qualche minuto, poi lei si morse il labbro inferiore e
abbassò lo sguardo.
Non
posso, le aveva detto.
Cos’era, prima
la trattava
male e adesso sperava di cavarsela così a buon mercato?
Sentì il sangue confluire di
nuovo al cervello e – con un coraggio inaspettato –
si voltò rabbiosa verso di
lui.
- Che diavolo intendi dire
con….-
Ringhiò, ma non riuscì a
terminare la frase perché lui rafforzò la stretta
sul suo polso e se la
trascinò addosso, con tanta violenza da strapparle un gemito
di protesta,
mentre si scontrava con il suo petto marmoreo.
I loro visi erano
incredibilmente vicini, tanto che lei poteva benissimo sentire il suo
freddo
respiro sfiorarle le guance e infilarsi nel colletto della camicia,
facendola
rabbrividire.
Draco aveva un’espressione
così seria, da farle quasi paura.
Poi, inaspettatamente,
ghignò.
Ma non era un ghigno
divertito ne sarcastico.
Era
un ghigno quasi sadico.
Le si
avvicinò ancora, tanto
che le loro labbra quasi si sfiorarono, ma lui si guardò
bene dal non toccarle
veramente.
- Tendi a dimenticare le
cose un po’ troppo facilmente, mia
piccola Black…-
Le sussurrò e lei, con le
labbra schiuse, potè sentire il suo respiro di pioggia
entrarle nella bocca e
scenderle giù per la gola, raggiungendo il petto e
costringendo il cuore a
tremare violentemente.
Il biondino alzò la mano e
le sue fredde dita bianche e sottili andarono a posarsi sulla guancia
della
ragazza, arrossata e terribilmente calda. Il suo sguardo argenteo si
soffermò
su di essa, osservandola mentre le sue dita ne tracciavano il contorno,
con una
lentezza e una delicatezza che la fecero tremare. Percorsero tutta la
linea
della mandibola e tracciarono il profilo del collo, prima di andarsi a
chiudere
su di esso, con una mossa così rapida che Alexis temette che
volesse
strozzarla. Invece, la presa rimase delicata ma la costrinse ad
avvicinarsi
ancora di più a lui e piantargli gli occhi nei suoi.
- Tu sei mia Black,
mettitelo in testa.-
Sibilò, prima di sorridere
con espressione strana e passarle la mano dietro il collo, afferrandola
con
dolcezza dietro la nuca e costringendola e posare il capo su di una
spalla.
In
quell’incavo formato dalla clavicola che sembrava
fatto apposta per lei.
Abbassò la
testa, per
trovarsi alla sua altezza, e si avvicinò al suo orecchio.
- E non osare mai più
rivolgerti a me come hai fatto oggi…Te la farei pagare molto
cara…E questo era
solo un assaggio.-
Sussurrò con tono
estremamente dolce, che a lei suonò tanto di minaccia.
Un brivido le corse lungo la
schiena, facendolo sogghignare.
Poi la lasciò andare
lentamente, regalandole un’ultima carezza sulla guancia, solo
con la punta
delle dita. Infine si voltò e tornò a tagliuzzare
il ghiaccio.
Alexis rimase immobile,
incapace di muovere un solo muscolo.
Tremava leggermente, le
gambe sembravano non volerla sostenere e il cuore le martellava forte
nel
petto, seguito da un capogiro che le faceva vorticare la stanza intorno.
Aveva lo sguardo puntato
sulla sua schiena e osservava la stoffa della camicia bianca aderirgli
perfettamente al corpo, delineandone quei muscoli tesi e scattanti, da
perfetto
giocatore di Quidditch.
Rimase in silenzio,
abbassando poi lo sguardo e cominciando a sfregarsi le mani sulle
braccia,
accorgendosi improvvisamente di avere freddo.
- Allora, hai intenzione di
restare lì per tutta la serata o vieni a darmi una mano a
finire la tua pozione? –
Domandò Draco con tono
seccato, voltandosi a guardarla.
E quando la vide tutta
tremante di freddo, sbuffò rumorosamente, tanto che lei
arrossì.
Il biondino spostò lo
sguardo sul banco dove era lei poco prima e si piegò a
raccogliere qualcosa che
poi le lanciò addosso, con un gesto poco carino.
- Mettitelo o prenderai un
raffreddore. –
Proferì secco, voltandosi e
continuando a mescolare la pozione.
Alexis abbassò lo sguardo
sul maglione che il ragazzo le aveva lanciato, poi tornò a
guardare lui e
finalmente fece caso al fatto che anche lui indossava solo la camicia.
- Ma… -
Protestò, facendo un passo.
Ma lui, intuendo già cosa gli avrebbe
detto, la fermò con un gesto brusco della mano.
- Mettilo senza fare tante
storie. Io sto bene così. -
Rispose secco, tritando
insieme ghiaccio e alghe.
Lei rimase ad osservarlo
incerta, poi una nuova folata di vento la convinse.
Abbassò lo sguardo sul
maglione e poi se lo infilò.
Le stava grande, ovviamente.
Le maniche erano più lunghe
di una mano intera e arrivava a coprirle fino alle ginocchia.
Però era estremamente caldo
e morbido.
E profumava di pioggia
fresca.
Profumava
di lui.
Arrossì a
quel pensiero e
scosse la testa, per cacciarlo via.
Si arrotolò goffamente le
maniche e lo raggiunse, senza più protestare e seguendo i
suoi consigli.
Erano le due passate, quando
finalmente finirono la pozione. La lasciarono freddare per il tempo
necessario,
prendendosi qualche minuto di meritato riposo.
Erano seduti in terra, uno
accanto all’altra, così vicini che le loro spalle
si sfioravano di tanto in
tanto, costringendo il cuore di lei a battere sempre più
velocemente e a
pompare tanto di quel sangue, che si riversava irrimediabilmente sulle
sue
guance.
Sprofondò di più nel
colletto del maglione, nascondendosi e lasciando scoperti solo gli
occhi, che
si scrutavano attorno con circospezione.
C’era un silenzio davvero
irreale, interrotto solo qualche volta dallo scoppiettare pigro del
fuoco
improvvisato che Draco aveva acceso per riscaldarsi.
Alexis puntò lo sguardo su
quelle fiamme che danzavano lente e con armonia.
Quell’aula era davvero
fredda e terribilmente silenziosa.
Eppure, questa volta, non
ebbe paura di quel silenzio.
Semplicemente
perché c’era lui.
Prese un grande respiro,
inebriandosi, ancora una volta, di quel profumo di pioggia.
Il
suo.
Arrossì di nuovo, prima di
voltare, con fare non curante, lo sguardo su di lui.
Era
semplicemente perfetto, nella sua fredda
eleganza.
Le ciocche di
morbidissimi capelli
– lasciate libere dalla mano di gel – si
riversavano dolcemente sullo sguardo,
lambendone le guance.
Gli occhi, due monete di
argento fuso, brillavano nell’oscurità, fissi su
quel piccolo falò.
Erano così seri e freddi, che sembravano
poter gelare quelle calde fiamme.
Aveva una gamba distesa e
l’altra piegata, e sul ginocchio aveva posato un braccio, la
cui mano penzolava
inerme, rilassata.
Sembrava
assorto in chissà quali pensieri.
Lo vide ghignare,
soddisfatto, all’improvviso.
Doveva essersi accorto che
lo stava fissando.
Alexis si affrettò ad
abbassare lo sguardo e sprofondò ancora di più
nel colletto del maglione, rossa
fino alla punta dei capelli.
Puntò gli occhi sul fuoco, e
sospirò, lanciandogli, di tanto in tanto, qualche occhiata
di sottecchi.
Aprì le labbra, come per
dire qualcosa, ma poi ci ripensò e abbassò lo
sguardo sulle mani, che teneva
strette in grembo. Poi lo guardò ancora, cercando di
risultare quanto più vaga
potesse, infine lasciò un altro sospiro e puntò
lo sguardo sul pavimento.
Passò qualche altro minuti
di silenzio, prima che riuscisse a prendere coraggio e a parlare.
- Grazie…-
Riuscì a mormorare poi, gli
occhi leggermente lucidi che cercavano di guardare l’angolo
più lontano da lui.
Draco si mosse e le loro
spalle si sfiorarono, costringendo il cuore di Alexis a fare
un’altra capriola
nel petto.
La osservò così intensamente
che, se anche lei non lo stava guardando, poteva avvertire i suoi occhi
scrutarle il viso.
Attimi
di caldo silenzio riempirono la stanza.
Alexis
deglutì a fatica,
lasciando che uno sbuffo, quasi tremante, uscisse dalle sue labbra.
Sentiva chiaramente il suo
sguardo, fissarla con un così grande vigore, che la pelle
delle guance le stava
andando a fuoco, mentre un brivido le sfiorava, maligno, la colonna
vertebrale.
- Dovere. –
Si limitò a rispondere
Draco, ma il tono con cui lo disse, era di una freddezza strana.
Diversa.
Non cattiva, ne apatica.
Era semplicemente diversa.
Diversa dal tono che era
sempre stata abituata a sentire.
Si voltò lentamente, fino ad
incrociare il suo sguardo, che la osservava ancora con la stessa
intensità di sempre.
Il cuore cominciò a martellarle nel petto, così
furioso da farle male e
assordarla completamente.
Non
esisteva più nulla, se non l’argento liquido dei
suoi occhi.
Aveva anche smesso di
respirare, e il dolore che le bruciava il petto, era la conferma che i
polmoni
chiedevano urgentemente aria.
Ma non le importava.
Era incapace di muoversi e
di pensare in quel momento.
Una
sua sola occhiata era in grado di immobilizzarla
completamente.
Rimasero a guardarsi per
un
tempo che – almeno a lei – parve infinito.
Aveva ripreso a respirare,
solo perché altrimenti sarebbe collassata.
Ma oltre al petto, non si
muoveva nient’altro.
Trovò persino il coraggio di
sorridere, timida, mentre si stringeva nelle spalle e nascondeva il
viso
arrossato nel maglione.
Fu
quella semplicità e quella docilità che lo fecero
vacillare.
Qualcosa –
seppur per una
piccola frazione di secondo – cambiò nello sguardo
di Draco.
Un qualcosa di ancora troppo
astratto per essere definito davvero, ma lei lo notò, e il
suo cuore mancò un
colpo, singhiozzando come un motore scarico di una macchina troppo
antica.
Fu lesto a nascondere quel
piccolo cambiamento, distogliendo lo sguardo e alzandosi in piedi
bruscamente.
Ma
non sapeva che ormai era troppo tardi.
Respirò
pesantemente, quasi
avesse il fiato corto, poi, senza aggiungere nulla, si
riavvicinò al calderone
e prese a mescolare la pozione.
- E’ pronta. –
Mormorò, questa volta col
solito tono biascicato che, però, aveva un qualcosa di
evidentemente forzato.
Alexis restò a fissare in
silenzio la sua schiena, ridacchiando divertita, mentre si alzava e lo
raggiungeva.
Insieme versarono il liquido
– di un bell’azzurro cristallino – in un
ampolla e mentre Draco, con un colpo
di bacchetta, rimetteva in ordine, Alexis applicava
un’etichetta col suo nome
sulla boccetta e la posava, delicatamente, sulla scrivania.
- Ce l’abbiamo fatta…-
Sussurrò, con una certa
soddisfazione.
Almeno ora Piton non avrebbe
potuto bocciarla e Draco avrebbe potuto giocare la sua partita di
Quidditch.
Il biondino le si avvicinò e
guardò l’ampolla, incrociando le braccia al petto.
- Vorrai dire che IO ce l’ho
fatta! –
Precisò, con aria di
superiorità.
Lei si voltò a guardarlo e
gli diede una leggera spinta sul braccio.
- Presuntuoso! –
Lo rimproverò, facendogli
una linguaccia. Poi scosse lentamente la testa e sorrise, in quel modo
che
sapeva disarmarlo.
Lui, per tutta risposta,
sbuffò pesantemente e alzò gli occhi al cielo.
Poi si voltò a guardarla e
la inchiodò di nuovo, togliendole il respiro.
Le sorrise in un modo
deliziosamente malizioso, mentre avvicinava lentamente il proprio viso
a quello
di lei, guardandole la bocca con bramosia.
Si avvicinò così tanto, che le loro
labbra quasi si sfiorarono, per la seconda volta in quella serata. Ma
lui,
ancora una volta, si guardò bene dal non toccarle davvero.
Le sorrise ad
un centimetro dalle labbra e si spostò su di un lato,
lasciando che le loro
guance si sfiorassero, in un modo dannatamente studiato.
- E’ anche per questo che hai perso la testa per me, mia piccola Black…-
Le sussurrò, portando una
mano a regalarle una leggera carezza sulla guancia.
Poi la sorpassò, cominciando
ad incamminarsi verso l’uscita.
Quando riprese la concezione
del tempo e dello spazio, ma soprattutto, quando riuscì di
nuovo a respirare a
riprendere in controllo del proprio corpo, sentì le guance
avvamparle.
Si voltò di scatto,
stringendo i pugni e gli urlò dietro.
- Non è vero! –
Draco ridacchiò soddisfatto,
e la sua risata leggera si diffuse per tutta la stanza, scaldandole il
cuore.
- Bugiarda! –
Replicò, con tono
ammonitore, mentre alzava una mano al cielo e le faceva segno di
seguirlo.
Alexis sbuffò pesantemente e
gli corse dietro.
Stavano
passeggiando per i
corridoi bui e terribilmente silenziosi.
Era logico, era quasi le
tre, ormai erano tutti tra le braccia di Morfeo.
Camminavano uno a fianco
dell’altra, la bacchetta di Draco che illuminava la strada,
sotto protesta dei
quadri che venivano malamente svegliati – e anche prontamente
ignorati.
Non si parlavano, e non era
di certo per rispetto al sonno dei dipinti.
Lui sembrava essere tornato
il Draco Malfoy di sempre, freddo e composto.
Alexis, dal canto suo, era
troppo tesa per poter spiccicare parola. Si limitava a mordersi il
labbro
inferiore e a torturarsi le mani in grembo.
E così, nel silenzio,
raggiunsero le porte del dormitorio.
Fu lui a pronunciare la
parola d’ordine – lei non ci sarebbe riuscita,
aveva la bocca completamente
asciutta.
Entrarono nella Sala Comune,
ormai deserta.
Alexis si guardò attorno,
sospirando, tesa.
Fu lui a rompere il silenzio
e farla sobbalzare leggermente.
- Sei in grado di
raggiungere la tua camera, o ti devo accompagnare anche lì?
–
Domandò sarcastico, con aria
superiore.
Lei fece una smorfia e gli
lanciò un’occhiataccia, completamente dimentica
dell’agitazione di un secondo
prima. Ma quando incontrò quegli occhi argentei osservarla
di sottecchi, di
nuovo con quel qualcosa di terribilmente astratto, fu costretta a
sorridere.
E
l’espressione del viso di Draco, a quella visione,
si ammorbidì.
Alzò
lentamente una mano e
le sfiorò una guancia con una lenta carezza.
- Vai a dormire. –
Le mormorò, con tono stanco.
Non
avrebbe resistito ancora a lungo. Non poteva
chiederglielo.
Soprattutto quando sorrideva in quel modo candido,
dolce, ingenuo, semplice.
Lei annuì,
arrossendo sulle
gote e gli diede un buffetto su un braccio.
- Anche tu. –
Rispose.
Ancora
una volta quel sorriso.
Basta.
Era una tortura.
Va via.
Va via Alexandra Black.
Va via prima che sia troppo tardi.
Draco ghignò
e la osservò
dall’alto, alzando entrambe le sopracciglia.
- Non credo che andrò a
dormire. Probabilmente c’è qualche ragazza in
attesa nella mia camera...-
Proferì pensieroso, per poi
lanciarle un’occhiata di sottecchi.
Non
sorrideva più.
Perché non sorrideva più?
Alexis
abbassò lo sguardo e
i lati delle sue belle labbra si piegarono leggermente, in
un’espressione
mesta.
- Allora va da lei, e
smettila di perdere tempo con me…-
Rispose con un fil di voce,
mordendosi il labbro inferiore.
Quell’espressione
triste era peggio del sorriso
radioso.
Basta.
Smettila.
Non stuzzicare il Serpente.
Draco
sogghignò.
-Cos’è, sei gelosa per caso?
–
Alexis alzò il viso di
scatto, con un’espressione mista tra l’indignato e
l’imbarazzato.
- Cosa? Non ci sperare
Malfoy! –
Rimbeccò, voltandosi e
incamminandosi verso la porta del dormitorio femminile
Quell’espressione
imbronciata.
Quella scintilla spenta nei suoi occhi.
Quelle labbra morbide, piegate all’ingiù.
Troppo tardi.
Il Serpente era stato svegliato.
Aveva appena poggiato la
mano sul pomello della porta, quando la raggiunse.
Due mani si poggiarono sugli
stipiti della porta, mentre le braccia, snelle e dai muscoli scattanti,
le
bloccavano ogni movimento, intrappolandola.
Alexis rimase pietrificata
qualche secondo, prima di voltarsi lentamente e ritrovarsi schiacciata
tra la
parete e il corpo di Draco.
Erano così vicini, che i
loro sguardi si perdevano, i loro nasi si sfioravano e i loro respiri
si
mescolarono.
Sentì il cuore cominciare a
batterle furioso nel petto, rimbombando così forte, che era
sicura che anche
lui lo avrebbe sentito.
Tum.
Tum.
Lo sentiva eccome.
Piccolo e fragile, come lei.
Ma così dolce era il suo suono.
Come il tono della sua voce.
La sua voce timida.
La sua voce triste.
La sua voce arrabbiata.
La sua voce felice.
Lo voleva.
Lo pretendeva.
Era suo e di nessun altro.
Lentamente, senza
controllo,
annullò la distanza tra i loro corpi, e tra le loro labbra.
Le sfiorò con un gesto
dolcissimo, quasi timoroso di farle male.
Era
così docile e delicata, che aveva l’impressione
che anche un tocco di un’ala di farfalla avrebbe potuto
ferirla.
Cominciò a
baciarla con una
tenerezza infinita, che le fece perdere ogni contatto con la
realtà.
Sentiva solo le sue labbra
muoversi delicatamente sulle proprie e sfiorarle solo, senza bramosia,
senza
fretta.
Era un bacio dolce, tenero.
Strano,
soprattutto se dato da un tipo come Malfoy.
Draco alzò una mano e
cominciò ad accarezzarle una guancia, con gesti lenti e
gentili, sentendola
bollire sotto le sue dita gelide.
Più passavano i secondi, e
più il bacio si faceva intenso e le labbra più
esperte.
Alexis sentì la punta della
lingua di Draco sfiorarle con incertezza il labbro inferiore, chiedendo
l’accesso. Tremò leggermente, prima di schiudere
le labbra e lasciarlo entrare.
Era
una sensazione bellissima.
Il respiro freddo le
entrò
in bocca, scendole dolcissimo giù per la gola, mentre la
lingua di lui prendeva
a giocare, timidamente, con la sua.
Aveva
paura di farle del male, ma non sapeva quanto
avrebbe resistito.
Più le
sfiorava le labbra,
la lingua, il palato, e le accarezzava la guancia, più
sentiva l’eccitazione
crescere.
La
voleva.
La pretendeva.
Era sua e di nessun altro.
Approfondì improvvisamente
il bacio, che da dolce e gentile, divenne violento e possessivo.
La spinse contro il muro,
schiacciandola tra la porta e il suo corpo.
La baciava con urgenza, con
desiderio, completamente fuori controllo.
Le morse persino il labbro
inferiore, strappandole un gemito di protesta.
Appena quel piccolo tono
raggiunse il suo orecchio, si staccò immediatamente, con
poca delicatezza.
Avevano entrambi il fiato corto.
Alexis si portò una mano al
petto, per controllare che il cuore le battesse ancora,
perché aveva dato un
colpo così forte, che non riusciva più a sentirlo.
Draco abbassò il capo,
nascondendo lo sguardo dietro i capelli.
Tremava leggermente,
cercando di racquistare il suo solito auotcontrollo.
Dannazione!
Si era eccitato solo baciandola! Non era
mica un ragazzino inesperto! Che diamine gli aveva fatto quella
streghetta?
Quando fu sicuro di
riuscire
a controllarsi, alzò di nuovo il viso, senza guardarla.
- Vattene: lo dico per il
tuo bene…-
Mormorò, ancora con il fiato
corto.
Un brivido le percorse la
schiena, mentre comprendeva che, se voleva “uscirne
viva” quella sera, era
meglio se seguiva il suo consiglio.
Deglutì e lo guardò di
sottecchi, prima di far scorrere la mano sulla porta e trovare la
maniglia.
Girò lentamente il pomello e si addentrò nel
corridoio dei dormitori,
richiudendosi la porta alle spalle.
Ancora scossa, si lasciò
cadere in terra, con il cuore che batteva furioso come le ali di
un’uccellino
chiuso in una gabbia troppo piccola.
Si portò una mano alle
labbra, e le sfiorò, socchiudendo gli occhi.
Poteva sentire ancora il suo
respiro lambirle le labbra, la bocca, la gola.
Il
cuore.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x
HermioneForever92: Grazie come sempre ^.- Spero
vivamente che
questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi! Un bacione,
Ada =*
x elita:
Ehilà!
Scusami per il ritardo, ma spero di
essermi fatta perdonare con questo capitolo!^.^ Hai visto che risvolti
tra Alex
e Draco ci sono stati?*____* Per quanto riguarda la DiamondxBlaise
ancora non
lo so, è tutto molto incerto
X”D…Vedremo come si sviluppano le cose tra loro
^^…
Mi dispiace per il tuo msn…*si mette un velo nero e va a
visitare la tomba*…Nooo,
anche gli alcolisti anonimi X”D…E’ tutta
colpa mia, devo essere terribile XD…Spero
che questo capitolo ti aiuti un po’ *da pacche affettuose
sulle spalle*
Bhe, come al
solito fammi sapere che ne pensi =*
Un bacione,
Ada=*
PS: Ho aggiunto il
prologo alla storia, fatemi sapere che ne pensate!
|
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Capitolo 15 *** Lettere segrete e minacce ***
Salve a
tutti!
Eccovi
il quindicesimo capitolo!
Spero che vi piaccia!^^
Finalmente le cose iniziano, a mio
avviso, a farsi più interessanti – o meglio,
più piccanti x”D- e mi auguro che
appreziate ^___^
Questo capitolo ho dovuto tagliarlo in
due, perché altrimenti veniva troppo lungo!
Quindi il sedicesimo capitolo è già in
fase di scrittura, per cui non tarderò molto a postarlo!
Vorrei sapere, come sempre, che ne
pensate di questo capitolo, perché è grazie a
voi, alle vostre recensioni e al
vostro sostegno che questa storia va avanti!
Per cui, forza e coraggio!
Infondo non ci vuole molto a scrivere
una recensioncina, no?
Dedicate
due minutini del
vostro tempo per fare contenta una piccola scrittrice alle prima armi
*___*
Buona
lettura.
Ada Wong
~Un
Particolare In Più~
[This
could
be the start
Of something new
It feels so
right
To be here with
you
And now looking in
your eyes
I feel in my heart
The
start of something new ]
Non era riuscita a dormire
quella notte.
Ogni volta che chiudeva gli
occhi, riviveva ogni scena di quella serata.
Il vederlo, nel preparare la
pozione, con la sua innata eleganza; la litigata; la sua espressione
fredda e
terribilmente seria; le sue mani che le bloccavano il polso con
fermezza,
costringendola ad avvicinarglisi e a piantare gli occhi nei suoi; le
sue parole
di minaccia, dolci più del miele; le sue mani che le
sfioravano il viso e le
sue labbra che la baciavano con gentilezza, prima di cedere il posto ad
una
violenza possessiva.
Se si sfiorava i contorni
della bocca, poteva ancora sentire il suo gelido respiro riempirle la
gola,
scendendo al cuore che, a quei pensieri, cominciava a dimenarsi,
emozionato.
Finchè, quel battito
frenetico non la costringeva a spalancare gli occhi e respirare piano,
per
riprendere il controllo.
Quando poi si calmava,
richiudeva gli occhi, cercando di riposare.
Ma
era tutto inutile.
Le immagini le
scorrevano
davanti, come un filmino di una pellicola vecchia, in bianco e nero, e
l’intero
processo si ripeteva.
Non c’era nulla che
riuscisse a farle distogliere quei pensieri dalla testa.
Aveva provato a tenere gli
occhi aperti, e a fissare la magica luce lunare che si intravedeva
dalla
finestrella del sotterraneo. Ma dopo poco, si rendeva conto di fissare
il
vuoto, mentre la mente le proiettava altre immagini.
Uno
sguardo profondo.
Aveva provato allora a
voltarsi e a stringere il cuscino, nascondendoci il viso dentro, mentre
si
liberava dal groviglio di coperte che le stavano soffocando le cosce.
Parole
cariche di malizia sussurrate al suo orecchio.
Aveva provato a chiudere
gli
occhi e ad immaginarsi un campo di Puffole
Pigmee che rotolavano, e aveva preso a contarle.
Arrivata però alla
centoventunesima, una visione le aveva straziato la mente.
Un
dolce bacio, in quel morbidissimo campo.
Era stata costretta a
spalancare gli occhi e a lanciarsi il cuscino sulla faccia, disperata.
Maledetto
Malfoy!
Il peggio, però, era stato
quando, finalmente vinta dalla stanchezza, era riuscita ad
addormentarsi.
E
aveva sognato.
E per la prima volta,
aveva
rimpianto il solito sogno nell’oscurità, con la
porta brillante e la voce
sibilante che la chiamava.
Si era ritrovata sdraiata in
un letto che, evidentemente, non era il suo.
Era grande, morbido, comodo,
fresco. L’odore di pioggia che profumava le lenzuola le aveva
invaso le narici,
facendole battere il cuore.
Aveva socchiuso gli occhi e
aveva scoperto, con orrore, di trovarsi nella stanza di Malfoy
– riconosceva
l’armadio bianco, con il grande specchio.
Diede un’occhiata alla sua
immagine riflessa e scoprì di indossare solo la biancheria
intima. Spalancò gli
occhi, imbarazzata, e cercò di coprirsi, tentando di
afferrare la coperta con
le mani, e di portarsela fin sopra la testa.
Ma quando cercò di abbassare
le braccia, non ci riuscì.
Delle cinghie la tenevano
legata per i polsi e le impedivano ogni movimento.
Cominciò ad agitarsi,
quando, nello specchio, intravide un’altra immagine riflessa,
oltre la sua.
Lo riconobbe, anche se il
buio della stanza non avrebbe dovuto permetterglielo.
Il
baluginare della luce di una piccola fiammella sui
suoi capelli platinati, fine e dorate corde di violino armonioso.
Lo scintillare sinistro di uno sguardo intenso e
accesso, freddo metallo fuso.
Il malizioso guizzo di un sorriso, ghigno
maledettamente sensuale.
Lo osservò
avvicinarsi
lentamente alla sponda del letto, e sedersi, lasciando piegare
morbidamente il
materasso.
Il suo sguardo argenteo
scese ad osservare il suo corpo semi nudo, che bruciava sotto
quell’occhiata
così penetrante. Poi si spostò ad esaminarla in
viso: si soffermò sulle labbra,
guardandole con bramosia, prima di arrivare ai suoi occhi e fissarla
intensamente.
Alexis arrossì fino alla
punta dei capelli.
Lui sorrise, beandosi di
quella visione, e le si avvicinò, sovrastandola e
sistemandosi sopra di lei.
Poggiò le mani sul cuscino, ai lati della sua testa, e le
gambe gli si stinsero
intorno a quella vita morbida, ma sottile.
Ora, non respirava proprio
più, e non le importava granchè dei polmoni che
chiedeva urgentemente aria.
Draco prese ad accarezzarle
una guancia, con gesti lenti e premurosi. Poi si piegò,
avvicinando il suo viso
a quello di lei, e lasciò che le loro guance si sfiorassero.
- Ti avevo avvertita di
andare via…Non mi hai voluto ascoltare, e ora ne pagherai le
conseguenze, mia piccola Black…-
Le soffiò in un orecchio,
con voce suadente e lasciva, che le fece rizzare i peli sulle braccia.
Lui sorrise ancora, mentre
scendeva ad accarezzarle un braccio e poi le mordicchiava gentilmente
una
spalla, lasciandola gemere appena, per protesta.
Protesta che, fu subito
soffocata da un bacio intenso e violento.
E
s t r e m a m e n t e P
o s s e s s i v o.
Quelle labbra fredde e
dal
sapore di pioggia, si impadronirono delle sue, e le costrinsero ad
aprirsi, per
lasciar entrare indisturbata la lingua, che prese ad accarezzare la sua
compagna, in un gioco di intrecci e rincorse, dal sapore di albicocche
bagnate
di rugiada.
Era un bacio così violento,
da non lasciarla neanche respirare.
Sentiva i polmoni bruciarle,
mentre emozioni indefinite le esplodevano nella bocca, ma soprattutto
nel
petto.
Però, le mancava l’aria.
Sentiva che sarebbe svenuta
se non l’avesse lasciata respirare.
Eppure,
non voleva che quel bacio finisse…
Si ritrovò,
suo malgrado, a
spalancare gli occhi e a tirarsi a sedere di scatto, mentre portava una
mano al
petto e respirava affannosamente, di nuovo nel suo letto, nella sua
stanza.
Di
nuovo nella realtà.
Una goccia di sudore
freddo
le accarezzò la schiena, passando leggera tra le scapole,
come un brivido.
Maledetto
Malfoy!
Si ributtò
nel letto,
prendendosi la testa tra le mani e cominciando a scuoterla con violenza.
Non
era possibile!
Che diavolo di sogni faceva ora?!?
Rimase sdraiata, con lo
sguardo fisso sul soffitto, il cuore a mille e il sonno che, ormai, era
andato
a farsi Avada Kedavrizzare.
Restò ad osservare il vuoto,
respirando lentamente, come se stesse cercando di scongiurare
un’imminente
crisi isterica.
Una cosa fu certa: non
chiuse più occhio, quella notte.
Si limitò ad incrociare le
mani sul ventre, mentre puntava lo sguardo sulla piccola finestrella,
dietro la
quale, pallidi fasci lunari, stavano lasciando il posto a caldi raggi
dorati,
che la colpirono lentamente, diffondendogli un piacevole riverbero per
il viso.
Lanciò un’occhiata al letto
di Diamond, e la vide appallottola sotto le coperte, solo un caotico
ciuffo di
biondi capelli che sfuggiva da sotto le lenzuola.
Poi, il suo sguardo si
spostò sul comodino accanto al letto, e lesse
l’ora sulla sveglia magica.
Le sei e mezza.
Sospirò, tirandosi su a
sedere e stiracchiandosi pigramente.
Non aveva dormito per
niente, ma stranamente, non era affatto stanca.
Decise di farsi una doccia e
di uscire a farsi un giro, tanto rimanendo a letto non concludeva
nulla, se non
continuare a rimuginare su quelle immagini e quei pensieri che le
tornavano a
tormentarle la mente, con dolce insistenza.
Inoltre,
se non voleva subirsi le ire della sua cara
compagna di stanza, era meglio se non la incrociava, quella mattina.
Quando uscì
dalla camera,
erano appena le otto.
Il castello era avvolto in
un silenzio così irreale, da far paura. Le fredde mura in
pietra, sembravano
cigolare sinistre, mentre spifferi di gelido vento sfilavano abili tra
fessure
antiche.
Morfeo aveva ancora il
controllo di tutti i dormitori, e vegliava protettivo su ogni corpo
appallottolato, sbracato o supino che riposava in morbidi e caldi
letti, che
non avrebbero abbandonato molto presto.
Era
sabato.
Le otto di un freddo
sabato
mattina invernale.
E lei, reduce da una notte
insonne, si accingeva a varcare le soglie del suo dormitorio, per
entrare nella
Sala Comune di Serpeverde.
Ovviamente vuota.
O
almeno, così avrebbe dovuto essere.
Quando si chiuse la
porta
del dormitorio alle spalle, una dolce folata di gelido vento le
sfiorò le
gambe, alzandole lievemente la gonna plissettata della divisa, che
danzò
intorno alle sue cosce, prima di tornare a posarlesi sulle ginocchia.
E portato da quella folata
di vento, un leggero fruscio le accarezzò l’udito,
costringendola ad alzare lo
sguardo.
C’era qualcuno, chino su un
tavolino, intento a scrivere una lettera.
Quelle dita pallide, da
pianista, stringevano delicatamente una bella piuma nera, tracciando
gesti
precisi su un’immacolata pergamena bianca.
Lettere affusolate ed
eleganti si accostavano una dopo l’altra.
Non una sbavatura, non un
errore.
Perfetta.
Il viso chino era
concentrato e serio, scalfito in una maschera di ghiaccio, e gli occhi,
meraviglioso argento liquido, scorrevano veloci sulla lettera,
delicatamente
nascosti da ciuffi platinati che, morbidi, gli scendevano sulla fronte,
sfuggendo alla mano di gel e riversandosi a lambire quei lineamenti
affilati ed
estremamente eleganti.
Rimase ad osservarlo, in
silenzio, col fiato sospeso e il cuore che prendeva a batterle furioso
nel
petto, convinta del fatto che non l’avesse sentita arrivare.
Dovette ricredersi, quando
lo vide ghignare soddisfatto, un secondo prima di alzare lo sguardo
verso di
lei e incatenarlo al suo.
Si sentì avvampare in viso,
mentre arrossiva evidentemente in zona guance.
Aprì le labbra, per dire
qualcosa, ma si limitò a trarre un sospiro tremante,
riprendendo aria.
Lui sogghignò, soddisfatto
di quella reazione e si leccò le labbra, con un gesto del
tutto casuale.
- Buongiorno. –
Le disse poi, lasciando
scivolare lo sguardo sulla sua bocca, ancora semi aperta nella
disperata
ricerca d’aria. Poi tornò a concentrarsi sulla
lettera, annotando un’ultima
cosa, prima di deporre la piuma nel calamaio e rileggerne il contenuto.
Alexis deglutì a fatica,
cercando di portare ordine nel caos che aveva al posto del cervello,
mentre
tentava di far uscire qualcosa di lontanamente sensato dalle sue
labbra,
incredibilmente aride.
- Buongiorno…-
Riuscì a rispondere poi,
abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.
Merlino,
quanti si sentiva stupida!
Riportò lo
sguardo su di lui
e lo vide farle cenno di avvicinarsi, schioccando le dita.
Un
ordine silenzioso, al quale non poteva che
obbedire.
Respirò
lentamente, cercando
di non avere una crisi di nervi e si avvicinò con studiata
cautela, mentre lui
piegava la lettera e la inseriva in una busta, sopra la quale
spiccavano, nere
ed eleganti, le parole “Narcissa
Black
Malfoy”.
- E’ arrivata una lettera
per te. –
Le comunicò con tono
distaccato, leccando i bordi della sua busta da lettere, con un gesto
lento e
non programmato, ma che a lei suscitò un brivido lungo la
colonna vertebrale.
Non
poteva guardarlo senza ricordarsi del sogno fatto
nell’unico momento in cui il sonno aveva preso il sopravvento.
Dolci carezze sulle braccia.
Un piccolo morso sulla spalla.
Parole di dolce minaccia.
Un bacio intenso e violento.
Abbassò lo
sguardo sulla
busta da lettere, che portava il suo nome e la fissò con
intensità, cercando di
scacciare quei pensieri peccaminosi che le erano baluginati in mente.
La prese tra le mani e la
aprì lentamente, mentre lui la ignorava, mettendo a posto,
con un gesto fluido
della bacchetta, il calamaio e la piuma.
La lesse con attenzione e
un’espressione ansiosa le si dipinse sul viso, mentre le mani
si stringevano in
due pugni, ai lati della lettera che veniva malamente stropicciata.
Draco alzò lo sguardo su di
lei e la scrutò in viso.
- Cattive notizie? –
Domandò con tono
indifferente, mentre si alzava dal tavolino e l’affiancava.
Lei scosse lentamente la
testa e ripiegò la lettera.
- E’ di Piton…Dice che vuole
vedermi. –
Spiegò con voce incolore,
con una calma che non le apparteneva mentre l’agitazione
infuriava in quegli
smeraldi sinceri.
Incapaci
di mentire.
- Vuoi che ti
accompagni? –
Le chiese, piegando il viso
su di un lato, per poterla osservare meglio.
Alexis era così ansiosa, da
non meravigliarsi neanche di quella gentilezza improvvisa. Si
limitò ad
asserire, abbassando lo sguardo e dirigendosi verso l’uscita
del dormitorio.
Lui la seguì, spingendola
gentilmente, una mano che le sfiorava la schiena con delicatezza.
Arrivarono all’aula di
pozioni neanche cinque minuti dopo, e Alexis maledisse ancora una volta
di
trovarsi nel sotterraneo, ad un centimetro da quella porta.
Guardò i battenti in legno
indecisa, mordendosi il labbro inferiore, fino a strapparsi quasi la
pelle
delicata.
Draco la osservò di
sottecchi, prima di lasciar scivolare la mano giù dalla sua
schiena e andarla a
poggiare sulla porta, aprendola lentamente. Si girò poi a
guardarla, facendole
cenno di entrare.
La vide socchiudere gli
occhi e trarre un respiro profondo, prima di avanzare incerta, a
piccoli passi.
Si richiuse la porta alle spalle e le fu subito accanto.
Non la prese per mano, per
rassicurarla, come avrebbe fatto chiunque.
Lui si limitò a sfiorarle il
dorso con la punta delle dita, e questo le infuse più
coraggio di una salda stretta.
Si voltò a guardarlo e gli sorrise. Per tutta risposta, lui
le fece un cenno
col capo e la spinse gentilmente in avanti, davanti alla scrivania.
Alexis incespicò goffamente,
rischiando di rovinare in terra, ma riuscì a tenersi in
equilibrio, evitandosi
un’ulteriore figuraccia. Non potè però
fermare il rossore familiare che le
dipinse le guance, quando lo sentì sbuffare, alla ricerca di
una maschera per
una risata che non avrebbe voluto rivelarle.
Si avvicinò alla cattedra e
cominciò a torturarsi le mani in grembo, mentre osservava la
sedia di Piton,
che le dava le spalle.
Si schiarì educatamente la
voce, per richiamare l’attenzione del professore, ma quello
non sembrò neanche
sentirla.
- Professor Piton…-
Provò ancora, con voce
flebile, timida.
Ma ancora una volta, fu
ignorata.
Piegò allora il viso su di
un lato, sbirciando al di là della sedia. Corrugò
la fronte e fece il giro
della scrivania, portandosi davanti alla sedia.
Vuota.
Si lasciò
andare ad un
profondo sospiro di sollievo, mentre socchiudeva gli occhi e si portava
una
mano al petto, cercando di controllare i battiti del cuore.
- Non c’è…-
Comunicò a Draco e quello
alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alla scrivania.
- Qui c’è qualcosa per te. –
Le disse, prendendo la
bacchetta poggiata sul ripiano del tavolo e cominciando a rigirarsela
tra le
dita. Alexis lo raggiunse e lo guardò torvo, prima di
impossessarsi di un nuovo
biglietto sul tavolo. Lo dispiegò e ne lesse il contenuto.
Di nuovo, sul suo viso si
dipinse un’espressione.
Draco la studiò, cercando di
decifrare quello stupore che, lentamente, stava lasciando spazio ad un
sorriso
luminoso.
- Ce l’ho fatta…-
Mormorò, tremando quasi per
l’emozione.
- Ce l’ho fatta! –
Ripetè di nuovo, questa
volta quasi urlando. Si voltò verso Draco, che la scrutava
con espressione
insondabile, e gli sventolò il biglietto davanti al viso.
- Ce l’ho fatta! Ce l’ho
fatta! –
Continuava a ripetere,
saltellando sul posto. Lui fece scattare un braccio in avanti e le
prese il
polso, bloccandola con gentilezza. E mentre lei continuava a
saltellare, lui
prese il biglietto con l’altra mano e ne lesse il contenuto.
Recitava solo tre
semplici parole:
“ Oltre Ogni Previsione.”
Doveva essere il voto che
aveva preso, ma Piton non si sarebbe mai abbassato a dirglielo di
persona.
Sogghignò, soddisfatto,
mentre lei prendeva a danzare allegramente. La sua mano le
lasciò il polso,
accarezzandone il palmo e stringendosi poi alla mano di lei. La
guidò in
un’elegante piroetta e poi, con uno strattone, se la
portò addosso.
Il colpo fu così deciso, che
Alexis si ritrovò schiacciata tra il suo petto, ampio e
marmoreo, e il braccio
che ora le premeva delicato sulla schiena, prima che potesse rendersene
conto.
I loro visi erano di nuovo così vicini, che i loro respiri
si confondevano, si
mischiavano, si rincorrevano.
Il sorriso le scivolò via lentamente
dalle labbra, lasciando spazio ad un’espressione stupita,
mentre il cuore
cominciava a batterle furioso nel petto, come succedeva ormai ogni
volta che si
trovavano troppo vicini e che lui la osservava con quegli occhi
intensi,
desiderosi.
Non seppe dire quanto tempo
rimasero così, semplicemente a fissarsi, uniti in
quell’abbraccio che valeva
più di mille parole.
La bellezza delle cose esiste
nella mente di chi le
osserva.
Occhi
intensi in occhi dolci.
Desiderio contro imbarazzo.
Decisione e timidezza.
Argento fuso insieme allo smeraldo.
Una carezza.
Un sospiro.
Un’altra carezza.
Piccole ali nere di farfalla che intrappolano il
brillante smeraldo.
Un sorriso di vittoria.
Le
lasciò un’altra carezza
sulla guancia, sfiorandola appena con la punta delle dita, prima di
chinare il
viso e di avvicinarlo a quello di lei.
Alexis poteva sentire il suo
freddo respiro dal sapore di pioggia, sfiorarle maligno le labbra
umide,
costringendola a rabbrividire.
Piccoli
tremiti di un’emozione troppo forte per un
corpo così piccino e fragile.
Si abbassò
ancora, tanto che
i loro nasi si sfiorarono gentilmente. Mosse il viso e
continuò ad accarezzarle
il naso con la punta del proprio, gli occhi socchiusi che non
accennavano a
lasciare quel viso rosso e tenero.
Avvicinò la sua bocca a
quella di lei, che attendeva, intrepida.
Sfiorò appena quelle labbra
di dolce albicocca, mentre con la mano risaliva lungo la schiena e
giungeva
alla nuca, che afferrò con dolcezza, costringendola a
piegarsi indietro.
Si chinò di più e poggiò le
labbra su quelle di lei, ma rimase fermo.
Aprì gli occhi, e osservò le
sue palpebre tremare e le sue ciglia gettare piccole ombre sugli zigomi
deliziosamente arrossati.
Le poggiò la mano libera
sulla guancia e prese ad accarezzarla con le nocche, sfiorandola appena
e
procurandole piccoli brividi lungo tutto il corpo. Alla fine si
posò sulla
mandibola e percorse tutta la linea del viso, fino a scendere lungo il
collo e
riappropiarsi della schiena. La spinse di più contro di se,
facendo aderire
meglio le loro labbra, ancora ferme, immobili, in quel bacio casto.
La sentì schiudere la bocca
e sospirare.
Ghignò e accarezzandole i
capelli le sussurrò.
- Congratulazioni…-
Poi si riavvicinò e le
stampò un bacetto a fiori di labbra, veloce e puro, prima di
allontanarsi
lentamente, senza sciogliere l’abbraccio.
Alexis rimase ad occhi
chiusi per qualche altro secondo, prima di riapirli e mostrare la
confusione
imbarazzata di quegli smeraldi sinceri.
Lo vide sorriderle
soddisfatto, prima di lasciarle un’altra carezza a fior di
dita sulla guancia e
di sciogliere l’abbraccio.
La
piccola Alexandra Black era finalmente sua. E di
nessun altro.
Poi, silenziosamente, le
porse la sua bacchetta.
Lei abbassò lo sguardo sul
piccolo bastoncino di legno e poi, con una mano ancora tremante per
l’emozione,
lo prese e lo mise nel cinturino della gonna.
Il silenzio che era sceso,
era ben diverso dal silenzio spaventoso a cui era abituata.
Era
un silenzio piacevole, caldo, pieno di emozioni.
Un silenzio che lei non avrebbe saputo interrompere.
Infatti, fu lui a farlo.
- Andiamo a mangiare. –
Si limitò a dire, con voce
incolore, dandole velocemente le spalle e precedendola.
Alexis si lasciò andare ad
un sospiro tremante e sorrise imbarazzata, guardando l’ampia
schiena del
ragazzo rilassarsi sotto il suo sguardo.
Infine, ripresi i contatti
con la realtà, lo seguì con una piccola corsa.
Prima di
andare in Sala
Grande, Draco le comunicò che doveva spedire una lettera.
Alexis decise di
accompagnarlo, tanto a quell’ora non ci sarebbe stato ancora
nessuno a fare
colazione.
Arrivarono alla Guferia
circa mezz’ora dopo – a volte avere per scuola un
castello enorme come Hogwarts
non era proprio un vantaggio. Senza contare che, oltretutto, le scale
decidevano un po’ da se dove portare.
Draco si avvicinò ad un
maestoso gufo, dalle piume stranamente nere. L’animale lo
guardò con due
occhioni profondi, e tubò infastidito di essere svegliato e
di essere mandato a
fare un lungo viaggio, specialmente nel freddo di
quell’inverno che era ormai
alle porte. Il ragazzo gli sorrise rassicurante e gli sfiorò
il capo con la
nocca dell’indice, in un gesto di affettuose scuse.
- E’ importante…-
Gli mormorò, mentre gli
legava la lettera alla zampetta. Il gufo sembrò capirlo,
perché alzò un’ala,
facilitandogli il lavoro. Poi gli beccò delicatamente
l’indice, in segno
d’affetto.
Alexis guardò la scena con un
moto intenerito.
Draco Malfoy era un ragazzo
freddo, calcolatore, burbero.
Un ragazzo che, a detta sua,
non amava la compagnia.
Un ragazzo che avrebbe fatto
qualsiasi cosa, pur di ottenere ciò che voleva.
Per
poi riuscirci brillantemente.
Si,
Draco Malfoy era decisamente un cattivo ragazzo.
Ma, guardando quella
scena –
il gufo che tubava allegro, mordicchiandogli un indice pallido; il
sorriso che
gli dipingeva quelle labbra così perfette da sembrare
disegnate; l’espressione
serena dei suoi occhi gelidi – Alexis non potè
fare a meno di pensare che Draco
Lucius Malfoy era veramente un cattivo ragazzo.
Ma
era una splendida persona.
Anche se, il
più delle
volte, tendeva a dimenticarlo anche lui.
Quando il biondino si mosse,
prendendo tra le braccia il fiero gufetto nero, Alexis si riscosse,
tornando
alla realtà. Si affrettò ad abbassare lo sguardo,
conscia del fatto che era
stato ad osservarlo con sguardo trasognato, e arrossì
violentemente.
Si diresse veloce ad una
delle grandi finestre senza vetro della guferia e finse di essere
assorta nello
splendido panorama che le si presentava davanti.
Era davvero bello, in
effetti.
Si affacciava sul Lago Nero,
che tanto meraviglioso quanto inquietante, brillava sotto i raggi del
freddo
sole invernale, la cui luce, così debole e pallida, neanche
riusciva a
scaldarle il viso, minacciato dal gelido vento che le sferzava le
guance.
All’orizzonte si disperdevano antiche catene di monti, dietro
le quali
avanzavano, nere e minacciose, grandi nubi cariche di pioggia.
- Verrà a piovere…-
Mormorò, assorta tra i suoi
pensieri.
Non le piaceva la pioggia.
La rattristava parecchio.
Le ricordava le giornate
passate a Grimmould Place, da sola, con Sirius che non si sa dove
spariva.
Draco l’affiancò per
guardare a sua volta le nere nuvole rabbiose, e lei sobbalzò
sentendolo
improvvisamente vicino.
Lui la ignorò e si limitò ad
asserire.
- Già… Andiamo a mangiare,
ho fame. E’ da ieri a pranzo che non tocco cibo. –
Sentenziò, stiracchiando
pigramente le braccia, prima di voltarsi ed incamminarsi verso le scale.
Alexis lo guardò
allontanarsi e sorrise tra se e se, seguendolo.
Ma prima che potesse varcare
la soglia dell’entrata, qualcuno che le tirava delicatamente
un lembo della
maglia, la costrinse a voltarsi.
Davanti a se, svolazzava un
piccolo gufo grigio, dalle penne tutte arruffate. Alexis
corrugò le fronte,
guardandolo confusa e questo le mostrò la zampetta, alla
quale era legata una
pergamena. Si gettò un’occhiata alle spalle, per
controllare che Draco fosse
già sceso, quindi sfilò delicatamente il laccetto
e prese la lettera tra le
mani. Le bastò un’occhiata veloce per capire chi
fosse il mittente: Sirius.
Un sorriso luminoso le si
dipinse sulle labbra, mentre stringeva la lettera al petto, in un
abbraccio silenzioso.
Il gufo però la destò, frullando le ali
impanziente.
- Oh, si scusa…-
Mormorò Alexis frugando
velocemente nella borsa e tirando fuori tre biscottini che Diamond le
aveva
lasciato sul comodino la sera prima. Glieli porse e quello li
beccò uno per
uno, prima di scuotere le ali e adagiarsi in uno scompartimento.
Alexis si ripulì la mano
dalle briciole, osservando curiosa la lettera.
Sentì un tuffo al cuore, quasi
uno strano presentimento.
Non sapeva perché, ma aveva
paura di aprire quella lettera.
La osservò deglutendo.
Stava per aprirla, quando…
- Black! Che stai
combinando?-
La voce di Draco alle sue
spalle la fece sobbalzare. Doveva essersi accorto che non
l’aveva seguito ed
era tornato su.
Alexis si voltò velocemente,
nascondendo la lettera dietro la schiena e cercò di
sorridere.
- Si arrivo, scusa! –
Il biondino alzò gli occhi
al cielo.
- Muoviti. –
Ordinò con tono seccato,
invitandola con un gesto del braccio a precederlo.
Lei armeggiò in tutta fretta
con le mani, dietro la schiena, e infilò la pergamena tra le
calze e le
mutandine, prima di sorridergli imbarazzata e precederlo.
Alexandra
Black e Draco
Malfoy, non erano le uniche persone che quella notte non avevano
dormito per
niente.
Harry James Potter aveva
avuto lo stesso spiacevole inconveniente, che il russare forte di Ron
non aveva
aiutato a lenire.
Così, alle sette e mezza si
era alzato per disperazione e dopo una doccia veloce, era sceso in Sala
Comune.
Quella era presso che vuota, fatta eccezione per una persona che,
rannicchiata
su una poltrona vicina al fuoco, leggeva attentamente un libro, che
reggeva con
una mano, mentre con l’altra prendeva appunti, stilando una
frase dopo l’altra
sulla pergamena bianca che teneva distesa sulle cosce.
- Buongiorno…-
Sbadigliò Harry,
stravaccandosi sul divanetto accanto alla poltrona.
- Harry! –
Esclamò sorpresa la ragazza,
alzando gli occhi dorati dalla pergamena, per gettarli sulla figura
trasandata
del migliore amico.
- Che ci fai già in piedi?
Sono solo le otto di Sabato mattina! –
Aggiunse, aggrottando le
fine sopracciglia.
Hermione Jane Granger
conosceva bene il suo migliore amico, e sapeva che c’era
qualcosa non andava se
Harry James Potter, il pigrone di turno – dopo, ovviamente
Ronal Bilius Weasley
– si svegliava così presto di sabato.
- Non ho dormito bene…-
Grugnì il ragazzo, con una
smorfia, mentre lasciava andare la testa all’indietro, sul
bracciolo del divano
e si toglieva gli occhiali, per stroppicciarsi gli occhi.
Hermione annotò un’ultima
cosa sulla pergamena, prima di arrotolarla e chiudere il libro di
scatto. Si
sistemò meglio sulla poltroncina, avvicinando il viso al
bracciolo dal quale
pendeva la testa di Harry.
- Qualche problema, Harry?
La cicatrice ti fa di nuovo male? –
Domandò preoccupata. Il
Bambino Sopravvissuto aprì gli occhi, per ritrovarsi il viso
della sua migliore
amica che lo fissava al contrario, una ruga ansiosa che le solcava lo
spazio
tra le sopracciglia fine. Scosse la testa, con un sorriso rassicurante.
- No, Herm…La cicatrice è a
posto. Sono solo un po’…preoccupato…-
Ammise con un certo
imbarazzato, tirandosi finalmente su a sedere. Incrociò le
gambe sul divano e
guardò la ragazza di sottecchi.
- Preoccupato? –
Ripetè Hermione senza
capire, piegando il viso su di un lato.
- Cos’è, non hai capito
ancora la pozione che ha spiegato Piton ieri? Perché se vuoi
posso spiegartela
ancora… -
Propose la Grifoncina, ma
Harry sorrise e scosse la testa.
- No, non è per scuola che
sono preoccupato…-
Rispose, abbassando lo
sguardo.
Harry James Potter era un
tipo veramente coraggioso, come suo padre. Ma quando si trattava di
problemi di
cuore, era più timido di sua madre.
Hermione gli lanciò
un’occhiata indagatoria, cercando di cogliere qualcosa da
quell’espressione
lievemente imbarazzata. Poi sospirò e scavalcò lo
spazio che c’era tra la
poltroncina e il divano, per sedersi accanto ad Harry ed accarezzargli
un
braccio, con fare rassicurante.
- Che c’è che ti preoccupa
Harry? Sai che a me puoi dirlo…-
Sorrise la brunetta e lui
ricambiò, stringendole affettuosamente una mano.
- Lo so, Herm…E’ solo che…-
Mormorò, abbassando di nuovo
gli occhi e lei gli strinse di più la mano.
- Che?-
Lo incitò la ragazza,
piegando il viso su di un lato per poterlo guardare meglio in viso.
- Che non gradiresti, ecco!
–
Borbottò alla fine Potter,
lanciando un’occhiata al fuoco che, pigro e lento, danzava
nel camino.
- Ah. –
Si limitò a rispondere
Hermione, che doveva aver capito per cosa – o meglio per chi – il suo migliore amico era
così preoccupato. Si irrigidì
impercettibilmente, mentre spostava lo sguardo sulla finestra e la
osservava,
senza vederla veramente.
- Ancora la Black, Harry?
–
Chiese con tono incolore e
il moro si voltò per guardarle, l’espressione del
viso evidentemente indurita.
- Si…-
Si limitò ad asserire il
ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.
Si,
era preoccupato proprio per la Black.
Tutto il giorno prima
non si
era vista ne a pranzo ne a cena, e le espressioni preoccupate di Blaise
Zabini
e Diamond Cherin non l’avevano di certo aiutato a
tranquillizzarsi.
Inoltre, anche Draco Malfoy
aveva saltato la cena.
Oh,
se scopriva che le aveva fatto qualcosa di male,
quella serpe…
Si ridestò
dai suoi
pensieri, quando Hermione riprese a parlare, la voce altisonante
più alta di
qualche ottava.
- Oh per l’amore del cielo
Harry! Stiamo parlando di Alexandra Black! Una Serpeverde! E’
amica di Malfoy e
Zabini, le persone che più si divertono a renderci la vita
impossibile, hai
presente? –
Sbottò Hermione, tornando
finalmente a fissarlo.
- Lo so…-
Bofonchiò Harry, ritirando
le mani ormai rimaste senza compagne, dal momento che Hermione le aveva
tolte e
le aveva posate sui fianchi, con quell’aria materna e severa.
Quella frase gli aveva
provocato una fitta al petto e il dolore gli si era propagato fino alla
gola,
che era diventata improvvisamente arida.
Lo
sapeva benissimo anche da se che Alexandra Black
era quanto di peggio potesse esistere per lui – escludendo
quelle oche di Pansy
Parkinson e delle sue amiche.
Ma nei pomeriggi trascorsi insieme, lei non era
affatto una Serpe.
Lei era semplicemente una ragazza.
Bella, gentile, simpatica, solare.
Capace di fargli tornare il sorriso sulle labbra.
Capace di scaldargli il petto con una sola occhiata
del suo sguardo.
Quello smeraldo che gli ricordava tanto qualcuno, ma
che non era ancora riuscito a ricordare chi.
Hermione
sembrò rendersi
conto di aver usato parole troppo dure, così
avvicinò di nuovo le mani a quelle
del ragazzo e le strinse con delicatezza, prendendo ad accarezzargli i
dorsi
con il pollici.
- Scusami Harry…-
Il Bambino Sopravvissuto
alzò lo sguardo sull’amica e sorrise, scuotendo la
testa.
- E’ okay Hermione, non
preoccuparti…Hai ragione, lei è una Serpe, e io
sono uno stupido..-
Mormorò, prima di alzarsi e
arruffarsi i capelli.
- Tu non sei uno stupido
Harry…-
Ribattè Hermione, ma lui non
sembrò sentirla
Cancellata l’espressione
truce dal viso, si voltò verso di lei e le sorrise, radioso
come sempre.
- Andiamo a svegliare Ron!
Comincio a sentire un certo languorino…!-
Hermione prese i libri sul
tavolo e se li mise sottobraccio.
- Vado a posare questi, vi
raggiungo subito.-
E sparì dietro la porta del
dormitorio femminile, con la sensazione di aver esagerato un
po’ troppo, quella
volta.
Camminavano
distanti l’uno
dall’altra. Sembrava quasi che nemmeno si conoscessero, ma
lei sapeva che non
era così. Che c’era molto di più di
quello che rivelavano le false apparenza.
E
questo le bastava.
Draco aveva una
camminata
lenta e strascicata, quasi anche quel piccolo e facile gesto
l’annoiasse
troppo. Osservava quell’ampia schiena irrigidirsi, per poi
rilassarsi di nuovo,
e i muscoli scattanti – da perfetto giocare di Quidditch
– guizzare appena
sotto la stoffa immacolata della camicia.
Stava varcando le soglie
della Sala Grande, quando qualcuno la afferrò con forza per
un braccio e la
portò via, così velocemente che non ebbe nemmeno
il tempo di urlare.
Quando si fu resa conto
della situazione, si trovava già con il sedere sul freddo
pavimento di un
corridoio deserto. Ma come ci era arrivata, non avrebbe saputo dirlo.
Aprì gli occhi, per trovarsi
davanti ad un muro minaccioso di cinque ragazze, che la guardavano
dall’alto
con aria di superiorità sprezzante, le mani sui fianchi, gli
occhi di fuoco
che, se avessero potuto l’avrebbero incenerita.
A capo di quel gruppetto,
c’era lei: Pansy Parkinson.
Bella
e letale come sempre.
Sogghignò,
prima di farsi da
parte e far avanzare una ragazza che si trovava dietro di lei.
Era più grande – sembrava
una studentessa del quarto anno. Una lunga fiammata di boccoli le
ricadeva su
di una spalla, mentre taglienti occhi di ghiaccio la fissavano con odio
dall’alto.
Che
volevano da lei quelle tipe?
- Tu sei Alexandra
Black,
giusto? –
Le domandò, con disprezzo.
Alexis corrugò lievemente la fronte, prima di annuire.
- Si, sono io. –
Rispose, tentando di
assumere un comportamento altezzoso, mentre cercava di rialzarsi. Ma
subito,
quella la spinse di nuovo in terra, premendogli un piede su di una
spalla.
- Ehi! –
Protestò Alexis, lanciandole
un’occhiataccia, ma quella la gelò sul posto.
- Noi non abbiamo paura di
te, Black! Non è il tuo cognome che fa di te una persona da
temere, e nemmeno
il fatto che tu sia la sorella minore di un pluriomicida! –
Soffiò la rossa, incrociando
le braccia al petto.
“Sirius
non è un assassino!” Avrebbe voluto urlare, ma ebbe
la prontezza di
mordersi la lingua e di tacere.
Loro
non potevano sapere.
- Devi smetterla di
ronzare
vicino al Principe, non meriti le
sue
attenzioni! –
Aggiunse, mentre Pansy,
accanto a lei, le scoccava un’occhiata penetrante e carica di
rabbia, che la
fece rabrividire.
- Inoltre, Draco
è già fidanzato con Pansy! –
La Parkinson ghignò mentre
annuiva lentamente e la squadrava da capo a piedi. Le si mise di nuovo
davanti,
per poterla guardare meglio negli occhi e riversarle tutta la potenza
del suo
odio.
Si,
se gli sguardi avessero potuto uccidere, Alexis
sarebbe morta ancora una volta.
- E’
così, mia cara. –
Le disse, con tono
falsamente dispiaciuto, mentre si inginocchiava per poter essere alla
sua
altezza.
- Draco è come un bambino
capriccioso: quando vede qualcosa che non puo’ avere, si
intestardisce e la
vuole ad ogni costo. Poi, quando l’ha ottenuta,
l’abbandona, per tornare tra le
mie braccia. E’ successo già così tante
volte, mia piccola e ingenua Alexandra,
tu non sei certo la prima…-
Le soffiò con cattiveria,
mentre il suo sguardo si accendeva in un’espressione quasi
spiritata.
Alexis la guardava
impassibile, cercando di non far trasparire nessuna delle molteplici
emozioni
che sentiva esploderle nel petto.
Rabbia.
Tristezza.
Solitudine.
Deglutì,
stringendo una mano
in un pugno, così forte, che le unghie le si conficcarono
nel palmo. Avrebbe
voluto piangere, avrebbe voluto andare via lontano da lì.
In
un posto dove nessuno poteva ferirla ancora.
Si morse il labbro
inferiore, mentre cercava di non lasciar uscire quelle lacrime che le
lucidavano
lo sguardo.
Pansy ghignò soddisfatta,
mentre allungava una mano e le prendeva una ciocca di capelli tra le
dita.
Avrebbe voluto
schiaffeggiarla, e allontanarla da se, ma era come se tutte le forze,
in quel
momento, l’avessero abbandonata.
Se la portò sotto il naso, e
poi mormorò.
- Sei solo un giocattolino,
Black. Presto finirai nel dimenticatoio anche tu: Draco è
troppo grande per
giocare ancora a lungo…-
Le ripose la ciocca dietro
l’orecchio, mentre le si avvicinava e le sussurrava.
-
Ma infondo, di cosa mi preoccupo? Voi siete solo
cugini, o sbaglio? –
E la guardò
con aria
eloquente, prima di rialzarsi, con innata eleganza, e soprassarla,
lasciandola
in terra.
Si morse così forte il
labbro inferiore che sentì la delicata pelle strapparsi e il
sangue riempirle
lentamente la bocca, con il suo amaro sapore di sale e ruggine.
Pansy aveva ragione e lei lo
aveva sempre saputo.
Lei, per Draco, era solo la
nuova avventura.
Lo sapeva benissimo fin
dall’inizio, ma allora perché si sentiva
così male?
Perché non riusciva più a
muoversi?
A pensare?
A respirare?
Sentì una lacrima sfuggire
al suo controllo e scivolarle lungo la guancia, ma la lasciò
scorrere.
Con lo sguardo vacuo, non
vedeva più nulla di fronte a se.
Si riscosse solo quando
sentì una voce altezzosa rompere il silenzio.
- Hai capito quindi,
ragazzina? Devi stare lontana dal Principe!
–
Alexis alzò lo sguardo
sfocato sulla figura della rossa dagli occhi di ghiaccio, che la
osservava
dall’alto con aria minacciosa. Si limitò a
fissarla, senza vederla veramente.
Indispettita dal suo
silenzio, quella si piegò e la prese per il colletto della
camicia,
strattonandola.
- Hai capito?!? –
Le ripete ad un soffio dal
viso.
Alexis sbattè più volte gli
occhi, prima di tornare alla realtà.
La guardò dritta in quegli
occhi di ghiaccio, che si assottigliarono pericolosamente.
Si squadrarono, prima che
lei la alzasse di botto, tenendola sempre per il colletto della camicia.
- Hai capito?!? –
Ripetè con rabbia e Alexis,
deglutendo, si limitò ad annuire.
- Lasciami! Mi fai male! –
Si lamentò poi, mentre
cercava di togliersi le mani dal colletto.
Con uno strattone, la rossa
la risbattè per terra, con rabbia.
E mentre picchiava il sedere
sul terreno freddo, una piccola pergamena ripiegata sfuggì
dalla sua gonna, e
si riversò sul pavimento, poco lontano da lei.
Lo sguardo di tutte le
ragazze andò a posarsi su di essa e mentre Alexis si girava,
per vedere cosa
avesse catturato la loro attenzione, sentì la rossa dire:
- E questa cos’è? –
Estrasse la bacchetta e la
puntò contro la lettera. Alexis spalancò gli
occhi, mentre il panico si
impadroniva di lei.
La
lettera di Sirius!
La rossa
pronunciò il “Wingardium
Leviosa” per poter prendere la pergamena, ma Alexis, con uno
scatto di cui non
si credeva capace, si fiondò sulla lettera e la strinse
forte in una mano,
impedendole di levitare.
La reazione esagerata sembrò
accendere ancora di più la curiosità della rossa,
che ghignando si avvicinò
lentamente ad Alexis e la scrutò con intensità.
- Cosa nascondi, piccola
Alexandra? –
Le domandò con tono
mellifluo, mentre le schiacciava la mano sotto una scarpa e la
stritolava con
rabbia.
Alexis gemette, ma non
lasciò la presa sulla lettera.
Non poteva farlo, o sarebbe
successo qualcosa di irreparabile
Non poteva arrendersi e
farsi scoprire, non dopo che era riuscita a nascondere la
verità anche davanti
allo sguardo intenso di suo fratello.
Aiuto…Qualcuno mi
aiuti!
-Draco?-
Il biondino si voltò a
guardare Blaise con aria assorta, mentre sceglieva un pasticcino dal
vassoio
che aveva davanti, senza troppo interesse.
- Sì, Blaise?-
Domandò distratto
cominciando a mangiucchiare un biscotto alla zucca.
- Dov’è Alexandra? –
Gli chiese, con tono
falsamente non curante. Malfoy gli lanciò
un’occhiata in tralice.
- Mi stai prendendo in giro,
Blaise? –
Rispose, levando in alto un
fine sopracciglio elegante.
- No, Draco. Sono serio. –
Il moro levò a sua volta un
sopracciglio. Draco assottigliò lo sguardo, con espressione
leggermente
irritata.
- Va bene che ti ho detto
che non devi guardarla, ma non dovevi prendermi così alla
lettera! –
Sogghignò, prendendosi un
altro biscotto alla zucca. Blaise lo fissò con insistenza.
- Draco: io Alexandra non la
vedo. –
Ribadì il moro, incrociando
le braccia sul tavolo e guardando l’amico con aria
interessata.
Draco sbuffò, lanciandogli
un’occhiata raggelante.
- Blaise, mi stai
innervosendo! Smettila di dire cazzate! Alexandra è
esattamente qui, accanto a
me! –
Sbottò, indicando un posto
accanto al suo.
Blaise levò in alto un
sopracciglio, con aria leggermente preoccupata.
- Draco, caro…Voltati, per
favore…-
Gli sussurrò con
delicatezza, meritandosi un’altra occhiataccia.
- Fottiti Blaise! –
Gli rispose, voltandosi con
aria infastidita.
Ma
il posto accanto al suo, era vuoto.
Sbarrò gli
occhi, voltandosi
lentamente verso Blaise.
- Dove diavolo è finita? –
Domandò, con voce
controllata. L’altro corrugò la fronte e subito lo
sguardo di Draco andò al
tavolo dei Grifondotro, per risplendere con odio sulla figura del
Bambino
Sopravvissuto.
Eppure, accanto a lui,
c’erano solo quei beoti dei suoi due migliori amici, che se
la ridevano e se la
scherzavano.
Percorse allora tutto il
tavolo di Serpeverde, ma anche lì, di lei, non vi era
traccia.
Blaise posò delicatamente
una mano sulla spalla dell’amico, davvero preoccupato.
- Draco, ti senti bene?
Guarda che sei entrato in Sala Grande da solo…Alexandra non
era con te…-
Gli comunicò, e quello lo
osservò come se fosse un alieno. Poi sbarrò gli
occhi e scattò in piedi,
correndo verso il corridoio principale, sotto lo sguardo di un basito
Blaise
Zabini.
Chi
capiva quel ragazzo, era bravo!
Corse per il grande
ingresso, guardandosi intorno con foga e investendo, senza
preocuparsene, i
piccoli primini ancora assonnati.
Si ritrovò, alla fine, in un
corridoio secondario, vuoto e sentì delle voci femminili
cariche di rabbia.
E
poi, la sua.
Spaventata.
Irritata.
Un grido di protesta.
Un gemito.
Corse più veloce che poteva
verso quelle voci, fino a ritrovarsi in un corridoio buio e stretto.
Un muro di tre ragazze si
stringevano intorno ad altre due: una era raggomitolata per terra e
l’altra, le
stava schiacciando una mano con insistenza.
Per qualche strana ragione,
rimase bloccato, in un primo momento, senza avere la
capacità di reagire o di
pensare.
Sentiva solo il sangue ribollirgli
nelle vene e andargli velocemente al cervello, con una forza
d’odio indescrivibile.
- Avanti Claire, lasciala
stare: non ne vale la pena! –
Squittì una delle ragazze,
biondina e piuttosto magra, che tentò di prendere per un
braccio la rossa che
stava torturando la povera Alexis.
- No, Ashley! Non finchè non
mi darà quella lettera! –
Rispose Claire, continuando
a girare il tacco della scarpa sulla mano chiusa in un pugno.
- Mai! –
Ringhiò Alexis, stringendo i
denti per non urlare da dolore.
- Piccola impertinente!
Vorrà dire che passerò alle maniere forti!
–
Ghignò la rossa, estraendo
la bacchetta e puntandola sulla Serpeverde.
Alexandra sbarrò gli occhi,
prima di chiuderli, pronta al dolore.
- Petrificus Tot…-
Cominciò a pronunciare, ma
una voce rabbiosa la interruppe appena in tempo.
- Expelliarmus! –
Ringhiò Draco con potenza,
colpendo la mano di Claire che slittò indietro, lasciando
cadere la bacchetta
molto più lontano.
Le altre tre ragazze
gridarono spaventate e ebbero la giudiziosa reazione di scappare via a
gambe
levate.
Le
avrebbe lasciate andare, per il momento.
Sapeva perfettamente chi erano.
Alexis aprì
gli occhi e, con
espressione spaventata, percore la figura del suo salvatore, prima di
incontrare quegli occhi di ghiaccio, seri e rabbiosi come non li aveva
mai
visti.
Erano quasi ciechi, per
quanto odio vi era dentro.
L’espressione del viso,
calma e apatica, metteva ancora più paura.
-Draco!-
Esclamò sorpresa, ma lui non
sembrò sentirla, mentre fissava intensamente la rossa
davanti a lei.
- Spostati! –
Ordinò con voce secca a Claire,
puntandola con la bacchetta. Ma quella, pietrificata, non si mosse di
un passo.
- Spostati, ti ho detto! –
Ripetè Draco, con voce
alterata, avanzando di un passo.
Ma Claire non si mosse.
- STUPEFICIUM!-
Ringhiò allora il biondino e
Claire venne colpita in pieno petto e scaraventata lontano, addosso ad
un muro.
Alexis osservò la scena
spaventata e gridò quando l’incantesimo
colpì la rossa e la lanciò contro un
muro. Deglutì, prima di tornare a guardare Draco, che ora
osservava lei, con
quello sguardo poco stabile.
Alla fine ripose la
bacchetta e gli tese una mano.
- Vieni qui…-
Le disse con voce morbida,
carica di dolcezza.
La moretta lo guardò per
qualche secondo, poi si alzò in fretta e lo raggiunse,
buttandoglisi tra le
braccia.
Lui la strinse forte a se,
passandole un braccio intorno alla vita e stringendole la testa contro
il suo
petto. L’abbracciò così forte da
strapparle un gemito di protesta, ma non gli
importava.
- E’ tutto ok, ora…Non ti
faranno più del male, te lo prometto. –
Le sussurrò all’orecchio e
lei annuì debolmente, mentre calde lacrime cominciavano a
rigarle il viso,
sfogando un misto di emozioni che aveva accumulato nel giro di neanche
cinque
minuti.
No,
Pansy aveva torto.
Lei non era solo un giocattolino…
Lei non era solo un passatempo…
Lei non sarebbe stata abbandonata…
Dopo qualche minuto,
Draco
sciolse l’abbraccio, senza però lasciarla
veramente. Si distanziò quel tanto
che bastava per poterla vedere in viso e asciugarle lentamente tutte
quelle
lacrime che le bagnavano le guance arrossate.
Alla fine avvicinò il suo
viso a quello di lei e le posò la fronte sulla sua.
- Ripetilo…-
Le sussurrò all’improvviso, con
voce roca.
Alexis sbattè le palpebre,
senza capire, mentre lui continuava ad accarezzarle le guance e a
raccogliere
le lacrime tra quelle dita pallide e affusolate.
- Ridillo, per favore…-
La supplicò quasi,
socchiudendo gli occhi.
- Ripeti il mio nome…-
Alexis lo guardò sorpresa,
mentre si mordeva il labbro inferiore e il cuore cominciava, ancora una
volta,
a scatenarsi.
Si strinse a lui e nascose
il viso sulla sua spalla.
- Draco…-
Mormorò, con voce tremante.
Lui le prese il viso tra le mani e la costrinse ad avvicinarglisi di
più.
- Ancora…-
La supplicò di nuovo, ad un
centimetro dalle sue labbra, tanto che quel fiato di fredda pioggia le
entrò in
bocca e la fece fremere.
- Draco…-
- Ripetilo all’infinito…-
Le ordinò con dolcezza,
chiudendo gli occhi e avvicinandosi ancora di più alle sue
labbra, tanto che
ora era costretta a mormorarglielo lì il suo nome.
- Draco…Draco…Draco…-
Riprese, con voce delicata,
ma fu interrotta da un violento bacio possessivo che le
stroncò le parole in
bocca.
Un bacio
dolce e intenso.
Un bacio violento e gentile.
Un bacio possessivo e urgente.
Un bacio dal sapore di pioggia e albiccocca.
Un bacio dal sapore di calde lacrime e amaro sangue.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x elita:
Ehilà! E’ sempre un piacere per gli
occhi e per il cuore vedere che continui a seguirmi e recensirmi! Se
non ci
fossi tu, forse avrei gettato la spugna…Ma sapere che ho
almeno una fan tanto
accanita mi fa tornare la voglia di scrivere, perché so, da
lettrice, cosa
significa aspettare con impazienza un nuovo capitolo ed essere
felicissima,
quando questo viene postato. Per cui, la mia è una storia
senza pretese, se non
quella di strappare un sorrisino alla giornata di chi legge, e sapere
che con
te questa cosa funziona, mi fa davvero piacere! Grazie per continuare a
seguirmi!*_____*
Passando alle
domande:
1. A quella
dell’età ti sei già risposta da sola XD
Infatti mi ero resa conto anch’io che erano
troppo piccoli, per cui ho preferito cambiare le età che
stravolgere il
racconto. Alexis quindi ne ha quindici – e questo spiega il
suo imbarazzo anche
per un bacio più spinto – mentre Draco
–giovane, ma già esperto *muahauhua* -
ne ha sedici, così come Harry e compagni.
2. Per quanto
riguarda ciò che sa Harry, ora ti spiego subito: Harry sa di
avere una sorella
minore, ma nessuno gli ha mai raccontato la verità. Ovvero,
sa che è scomparsa
insieme ad un certo Sirius Black, un pluriomicida, ma nessuno gli ha
mai detto
che lui è il suo padrino ne che è accusato di
aver ucciso i suoi genitori. Infatti,
lui lo scopre al terzo anno.
Spero di
essere stata chiara, se hai ancora qualche dubbio, chiedi pure!^___^
Mi raccomando,
continua a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi!
Un bacione,
Ada =*
x Djinn:
Ehilà! Benvenuta nella mia storia, è
sempre un piacere leggere di nuove persone che si appassionano alla
storia! Grazie
mille per i tuoi complimenti *////*
Eccoti il
nuovo capitolo, spero sinceramente che ti piaccia, fammi sapere, mi
raccomando!
Un bacione,
Ada =*
|
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Capitolo 16 *** Keep Holding On ***
Salve a
tutti!
Ecco un
nuovo capitolo della Storia che
procede più a rilento di tutte.
Vi chiederei di scusarmi per i miei
ritardi e per i miei aggiornamenti maledettamente discontinui, ma
l’ho fatto
talmente tante volte che credo che ormai anche voi siate stufi di
leggere le
mie scuse tra le presentazioni.
Per cui,
bando alle
ciance e apriamo le danze.
Spero
che questo capitolo vi
piaccia^____^
Il prossimo –e questa volta dovrei
riuscire a postare con un margine di tempo decente- sarà
molto più movimentato,
per cui se ne prospettano delle belle!
Intanto, accontentatevi di questo, come
al solito abbastanza lungo, così da farvi perdonare la mia
assenza prolungata
xD
Fatemi
sapere che ne
pensate, come sempre, mi raccomando!^.-
Un
Bacione =*
Vostra
affezionatissima Ada Wong.
PS: Prima di
lasciarvi alla storia,
vorrei ufficialmente ringraziare le 53
persone che hanno aggiunto la mia storia alle loro preferite e che
–mi auguro –
mi seguano, anche se non lasciano commenti!
Grazie
di tutto, sul
serio!
1 - 13ste
2 - 13_forever
3 - 19sunflower88
4 - AdelinaBlaBla
5 - alice
brendon cullen
6 - ArY_EnGeL
7 - Ashley
Snape
8 - BabyAle92
9 - bella95
10 - bluesky
11 - cartoon95
12 - cesarina89
13 - Cullen_is_a_hero
14 - dark angel of silence
15 - delfina
16 - DiNozzo323
17 - elita
18 - Elly 11
19 - gareggiare
20 - gargi89
21 - HelenaDB
22 - HermioneForever92
23 - hikari92
24 - kairi4ever
25 - kamura86
26 - kirapotter
27 - Lars Black
28 - la_regina
29 - lella23
30 - leo
miao
31 - Mae
32 - MaryLisa
33 - Melikes
34 - miao13
35 - mikelina
36 - nina92
37 - piccola_puffola
38 - pulcino
39 - ros46
40 - rosanna90
41 - sackiko_chan
42 - samuel87
43 - Sathia
44 - scheggia94
45 - sesshy93
46 - temmyKaos
47 - themina
48 - whitewolf88
49 - writerprincess
50 - Yaku
51 - zanna
52 - _bambolina_
53 - _kristy_
~Un
Particolare In Più~
[ You're not alone
together we stand
I'll be by your side
you know i'll take your hand
when it gets cold
and it feels like the end
there's no place to go you know i won't give in.
Keep holding on ]
Quando
le loro labbra si
lasciarono, lentamente, avevano entrambi il fiato corto.
Si scrutarono per qualche
istante.
Lo sguardo di lui deciso e
soddisfatto.
Quello di lei ancora
leggermente confuso e imbarazzato.
Alexis chinò il capo, prima
di avvicinarsi di nuovo a Draco e nascondere il viso in una spalla,
mentre le
mani, chiuse in due pugni tremanti, andavano a posarsi su quel petto
liscio e
marmoreo.
Lui la strinse a se, con un
gesto di protezione automatico, passandogli entrambe le braccia intorno
alla
vita, così forte da strapparle un piccolo gemito soffocato.
- Me la pagheranno cara, lo
giuro. Non permetterò a nessun altro di torcerti anche solo
un capello…o di
sfiorarti con una carezza. Tu sei mia!
–
Le sussurrò all’orecchio,
con un tono così freddo e carico d’odio, da farla
rabbrividire.
- La pagheranno. –
Ripetè, stringendosela
ancora di più al petto, mentre andava a sfiorarle, con la
punta delle dita, il
dorso arrossato di quella mano che era stata malamente torturata e che
ora si
stringeva timidamente in un pugno, stropicciandogli lievemente la
camicia.
Tornò a stringerle la vita,
mentre con l’altra mano le spingeva il viso contro il petto.
Alexis rimase immobile,
quasi incapace di respirare, mentre quell’inconfondibile e
freschissimo odore
di pioggia le invadeva le narici, scaldandole il petto. Lo
sentì lasciar
scivolare una mano lungo il suo fianco, soffermandosi sul cinturino
della
gonna. Afferrò la bacchetta e fece per estrarla, quando lei,
allarmata, fece
correre la mano su quella di lui, fermandolo. Si scostò dal
petto quel poco che
bastava per riuscire a vederlo in viso.
Quegli occhi d’argento – freddo
metallo della consistenza di specchio
– erano fissi su un orizzonte lontano e immaginario, quasi
fossero ciechi e non
riuscissero a vederla, nonostante la stesse stringendo possessivamente
tra le
sue braccia.
Si voltò lentamente, per seguire
la traiettoria di quello sguardo rabbioso, e incontrò la
figura ancora svenuta
di Claire, addossata alla parete.
Sentì la mano di Draco
irrigidirsi sotto la sua, e stringersi di più attorno alla
bacchetta con
rabbia, il fuoco negli occhi che, se avessero potuto, avrebbero
incenerito la
rossa.
Alexis si voltò di nuovo
verso di lui e lo guardò dal basso, con espressione
angosciata.
- Draco…-
Cercò di richiamare la sua
attenzione e sembrò riuscirci. Lo sguardo argenteo scese su
di lei e si
incatenò a quello smeraldo, provocandole un brivido.
Lui sembrò leggere la paura
nei suoi occhi, perché la presa intorno alla bacchetta si
fece meno intensa.
Tuttavia, non la lasciò.
- Sta tranquilla. –
Le disse, con voce carica di
dolcezza, tuttavia semplicemente atona. Dolcezza che, non andava a
scaldare
quello sguardo di ghiaccio, ancora cieco, ancora folle.
- No, Draco…Non farle del
male…-
Gli sussurrò, con una nota
di supplica nella voce. La mano di lui si strinse di nuovo attorno alla
bacchetta, convulsamente, e lei fu allontanata leggermente, mentre il
braccio
che la teneva stretta in vita, scivolava via, raggiungendo il fianco
del
ragazzo.
La guardò con un’espressione
indecifrabile, un sopracciglio lievemente alzato, le labbra tirate, lo
sguardo
ancora cieco. Alexis si morse il labbro, facendo uscire altro sangue
dalla
piccola spaccatura. Draco allungò una mano verso la sua
bocca e vi poggiò
l’indice sopra, con delicatezza, per impedirle di farsi
ancora del male. Ve lo
passò sopra, con lentezza, bagnando il polpastrello di
sangue. Poi se lo portò
alle labbra e succhiò il liquido rosso, ancora con la stessa
espressione atona.
Con
la stessa espressione così ferma, da mettere
paura.
Si leccò le
labbra con la
punta della lingua, e poi sorrise, senza riuscire tuttavia ad
illuminare lo
sguardo.
Eppure,
il suo sorriso, così bello, così dolce,
così
gentile, riuscì quasi a rassicurarla.
Draco
avvicinò di nuovo la
mano al suo viso e le accarezzò una guancia, sfiorandola con
la punta delle
dita.
L’indice
ancora umido, tracciò una scia rovente.
- Non avere
pietà di loro,
Alexandra…Quando loro non ne hanno avuta per te…-
Mormorò, scendendo ad
accarezzarle la mandibola e proseguendo poi per tutto il profilo del
collo.
Alla fine, lasciò cadere di nuovo il braccio al suo fianco,
inerme.
- Impara ad essere una vera
Serpe…-
Aggiunse, mentre finalmente,
lo sguardo si accendeva e bruciava in quello di Alexis, che perse
letteralmente
il controllo del suo cuore.
Sarebbe
esploso, lo sentiva.
La guardava con
un’intensità
tale, da farla sentire come se stesse per morire.
Lentamente, la Black lasciò
cadere la sua mano, lasciando quella del ragazzo libera di prendere la
bacchetta. Lui le sorrise ancora, prima di allargare l’altro
braccio.
- Vieni qui. –
Le ordinò poi, con un
sussurro carico di dolcezza.
Lei lo guardò per qualche
secondo, e poi si lasciò stringere di nuovo tra le sue
braccia.
In
quel luogo caldo e protettivo. Rassicurante.
Draco le pose di nuovo
la
mano sul capo, spingendola delicatamente contro il suo petto, mentre
l’altra
estraeva la bacchetta dal cinturino della gonna e la puntava in
direzione di
Claire, che si stava, piano piano, riprendendo.
Abbassò il viso, fino a
ritrovarsi con la bocca vicina al suo orecchio.
-
Impara a difendere ciò a cui tieni di
più…Anche a
costo di ferire chi ti circonda…-
Le sussurrò,
prima di
stringerla ancora di più a se, e fissare lo sguardo sulla
rossa, che aveva
ormai aperto gli occhi e lo guardava allarmata.
La
paura dipinta sul viso.
- Oblivion.
–
Mormorò Draco e un fascio di
luce trasparente andò a colpire direttamente la fronte di
Claire, che dopo un
urlo strazianze, cadde a terra, come un sacco vuoto.
Alexis chiuse gli occhi,
spaventata da quell’urlo che le aveva fatto accapponare la
pelle. Nascose di
nuovo il viso contro il petto del ragazzo e quello la strinse con una
presa
ferrea, bloccandole quasi il respiro nello sterno.
- Tranquilla. E’ tutto
finito. –
Le sussurrò all’orecchio,
prima di lasciarle un bacio a fior di labbra sulla tempia.
Lentamente, le ripose la
bacchetta nel cinturino e la lasciò andare, allontanandola
con delicatezza
dalle sue braccia.
Alexis lo guardò dal basso,
cercando di leggere oltre quello sguardo di ghiaccio, che seppur fosse
tornato
quello di sempre, non permetteva ad alcuno di fare altro che non fosse
specchiarsi. I suoi occhi vacillarono leggermente, mentre sceglieva le
parole
più adatte da dire.
- Che…Che le hai fatto?-
Gli domandò poi, con un
sussurro. Lui le sorrise, rassicurante, e le sistemò una
ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
- Nulla, non preoccuparti.
Non le ho fatto alcun male. –
Le rispose e la vide
corrugare la fronte. Passò un dito su quella piccola ruga,
cercando di
lisciarla, per poi regalarle un’altra carezza sulla guancia.
Alexis fece per voltarsi,
lentamente, per vedere cosa fosse realmente successo. Ma lui non glielo
permise. Le portò una mano sotto il mento e, prendendolo tra
due dita, la costrinse
a fissare lo sguardo su di lui.
- Sta tranquilla. Fidati di
me. Sarà come se non fosse
successo
nulla. –
- Ma…-
Tentò lei, la voce ridotta a
poco più che un timoroso sussurro.
- Niente ma. Non
preoccuparti. E ora andiamo a mangiare, ho fame. –
Sentenziò perentorio, mentre
la lasciava finalmente libera e si voltava, con una disinvoltura
spaventosa.
La ragazza rimase a fissarlo
allontanarsi, indecisa. Fece per girarsi, e controllare quello che era
successo
a Claire, ma fu bloccata di nuovo.
- Alexandra: andiamo! –
La riprese Draco, voltandosi
a lanciarle un’occhiataccia. Lei tornò a fissarlo
e annuì debolmente,
decidendosi a seguirlo.
Quando Harry, Ron ed
Hermione fecero la loro comparsa in Sala Grande, questa era
già abbastanza
piena, nonostante fossero solo le nove e mezza di un Sabato mattina
invernale.
Sembrava che nessuno fosse
riusciuto a dormire.
Draco Malfoy li aveva appena
superati a gran velocità, senza nemmeno degnarsi di fermarsi
a fare le solite
battutine di scherno.
Ron ed Hermione lo fissarono
allontanarsi, con un’espressione tra lo sconcertato e il
sollevato.
-Sta tramando qualcosa,
quello lì.-
Proferì Ron sospettoso,
tornando a concentrare l’attenzione sul tavolo dei Grifoni,
sopra il quale
c’erano, come sempre, tante leccornie per sfamare il suo
stomaco senza fondo.
-Mh…Sì lo penso anch’io.-
Rispose Hermione, un po’
pensierosa, mentre guardava Harry, cercando di decifrare la sua
espressione:
era misto tra sconforto e rabbia.
- Non c’è neanche stamattina…-
Mormorò il Bambino
Sopravvissuto, lasciando scorrere lo sguardo sul tavolo di Serpeverde e
riuscendo a scorgere solo il viso di Blaise Zabini, piuttosto
sconcertato.
-Chi?-
Domandò curioso Ron,
cercando di seguire la traiettoria del suo sguardo. Harry si riscosse
subito,
sorridendo un po’ imbarazzato, mentre si sistemava gli
occhiali sul naso.
-No, nessuno: riflettevo tra
me e me!-
Si affrettò a rispondere,
con una risatina nervosa.
-Su andiamo a mangiare!-
Esclamò poi, trascinando i
due amici alla tavola rosso oro, mentre Hermione gli lanciava
un’occhiata
penetrante carica di significato.
Lei aveva capito eccome a
chi si riferiva: sempre lei, Alexandra Walburga Black.
Il trio si sedette al tavolo
e, subito, Ron cominciò a riempirsi il piatto di qualsiasi
cosa, come se non
mangiasse da settimane. Più Hermione lo guardava,
più si chiedeva come fosse
possibile che uno stomaco umano riuscisse a digerire tanta roba.
Scosse la testa, rassegnata,
mentre prendeva la brocca con il the al lampone e ne versava un
po’ a se e un
po’ ad Harry.
-Tieni, ti farà bene.-
Gli disse, porgendogli la
tazza. Il ragazzo le sorrise e la prese, soffiandoci un po’
prima di bere.
-Hermpiogne…Ne pversi un pfò
anche a mep..?-
Ron stava parlando, come al
solito, con la bocca piena. La ragazza lo guardò con un
cipilgio disgustato.
-Ronald: quante volte devo
ripeterlo che non si parla con la bocca piena? Prima ingoia e poi
chiedi!-
Esclamò esasperata, alzando
gli occhi al cielo e riempiendogli la tazza di the. Gliela porse e si
prese un
biscottino da un vassoio. Incominciò a mangiarlo mentre
leggeva un libro che si
era portata con se, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiatina
verso
Harry, per scorgerlo, ovviamente, con espressione assente, mentre si
girava
ansioso, qualche volta, ad osservare la porta per vedere se Lei arrivava.
Niente
da fare, lo avevano perso ormai.
Hermione non approvava
per
niente quello strano sentimento - molto più simile
all’amore che all’amicizia,
ma ben lontano dal primo in effetti- che l’amico provava per
quella stupida
serpe. Non che fosse gelosa: lei ed Harry erano solo amici. Ottimi
amici, sia
chiaro. Ma niente di più. E se lui era felice, anche lei
ovviamente lo era.
Eppure, non riusciva a farsi piacere la Black. Forse perché
era una Serpeverde.
Forse perché era sempre in compagnia di
quell’odioso, viscido di Malfoy. Forse
perché aveva paura che lei, da brava Serpe qual era, avrebbe
potuto ferirlo.
Insomma, per un motivo o per l’altro, non riusciva affatto a
farsi piacere
quell’Alexandra, nonostante Harry continuasse a ripeterle che
lei era diversa,
che lei era sì, una Serpeverde, ma il cappello doveva aver
sbagliato, perché
lei aveva decisamente un cuore e un animo da Grifondoro. Impossibile!
Si diceva
Hermione: il cappello non sbagliava mai.
-Hermione?-
Qualcuno richiamò la
ragazza, distogliendola dai suoi pensieri.
La brunetta alzò lo sguardo
dorato, per notare Ron che la osservava: questa volta aveva ingoiato
prima di
parlare.
-Si?-
Le domandò accigliata, non
sicura che la frase del rosso fosse partita da lì.
-Ehm…Mi chiedevo se oggi
potevi aiutarmi con il tema di erbologia…-
Le chiese poi, abbassando lo
sguardo.
No, non si era persa neanche
una parte del discorso.
-Ron! Quel tema ci è stato
assegnato ben due settimane fa! Possibile che tu debba sempre ridurti
all’ultimo?!?-
Lo rimproverò contrariata,
lanciandogli un’occhiata mista tra l’esasperato e
l’infuriato. Andava sempre a
finire così: lui oziava tutto il tempo e rimandava i compiti
fino alla fine e
poi, lei era costretta ad aiutarlo. Non che la cosa le desse fastidio,
era
sempre un ottimo ripasso per la lezione, però
così non avrebbe mai imparato a
cavarsela da solo! Lei ai G.U.F.O e ai M.A.G.O non ci sarebbe stata per
aiutarlo, e nonostante mancassero ancora tre anni per il primo e cinque
per il
secondo, lei già se ne preoccupava e avrebbero fatto bene a
preoccuparsene
anche Ron ed Harry e ad imparare a diventare un po’
più responsabili, invece
che fare sempre affidamente su di lei!
Avrebbe voluto dirgli queste
cose, ma quando sollevò lo sguardo su quello scuro di Ron,
che la guardava con
occhi da cucciolo bastonato, evidentemente rosso in zona guance e zona
orecchie, si limitò a sospirare sconfitta.
-Mi aiuterai…?-
Domandò speranzoso. Hermione
alzò gli occhi al cielo.
-Ma si, certo Ron.-
Rispose infine e lo sguardo
del ragazzo si illuminò, insieme ad un sorriso sulle labbra.
-Oh grazie Hermione! Sei la
migliore!-
Esclamò il rosso,
riprendendo a mangiare.
-Si, si…-
Mormorò la brunetta, tra
l’esasperato e il divertito, mentre scrollava la mano.
Poi tornò a guardare Harry.
-Serve una mano anche a te,
Harry?-
Gli domandò, sicura che la
risposta fosse affermativa. Quando mai Harry si anticipava i compiti?
Certo,
non era pigro come Ron, ma di certo non poteva vantarsi un
così grande
studioso!
Ma Harry non le rispose,
troppo preso a contemplare qualcosa – o meglio qualcuno
– che stava varcando le
porte della Sala Grande.
Draco Malfoy fece il suo
ingresso attirando, come al solito, lo sguardo sognante di molte
ragazzine.
Senza degnarle di un’occhiata, si diresse, con quel passo
lento e strascicato,
al tavolo di Serpeverde.
Subito dopo di lui, ecco Lei seguirlo,
varcando con passo lento e
un po’ malmesso, la soglia della Sala Grande: Alexandra
Walburga Black.
Aveva un’aria un po’
sconvolta: i lunghi e setosi capelli neri, erano scompigliati, come se
si fosse
svegliata e non li avesse pettinati. Aveva un’espressione
atterrita e i suoi
occhi di smeraldo fissavano il pavimento. La divisa era tutta storta, a
partire
dalla cravatta, per finire con uno dei due calzini abbassato. Sembrava
che
fosse appena uscita da una guerra.
Avanzò incerta, seguendo
Draco, ed Harry la osservò metà sollevato
– nel vedere che comunque, tutto
sommato stava bene – e metà preoccupato: che le
era successo?
Il suo sguardo, carico di
rabbia, corse subito alla figura del biondino che si era appena fermato
e si
era girato a guardarla, attendendo che lo raggiungesse.
Dio,
quanto lo odiava! Sembrava trattarla come un
cagnolino e lei, stupida, che obbediva!
Strinse una mano in un
pugno, così forte che sentì le unghie
conficcarglisi nel palmo. Ebbe
l’irrefrenabile tentazione di estrarre la bacchetta e
schiantare Malfoy: chissà
cosa le aveva fatto, per ridurla così!
Ma fu fermato da un’occhiata
di Alexandra stessa, che alzò lo sguardo timido e affranto
su di lui e lo
osservò per un lungo istante, prima di sorridergli
rassicurante. Sembrava
avergli letto la rabbia nello sguardo gemello e avesse cercato di
tranquillizzarlo.
Ovviamente, a Draco Lucius
Malfoy e al suo occhio argenteo, attento e inquisitore, non
sfuggì la cosa,
così tornò indietro, agguantò
Alexandra – la sua
Alexandra –
per un polso e la trascinò al tavolo, non prima di aver
lanciato un’occhiata
raggelante a Potter che, ovviamente, restituì con interessi.
Prima
o poi, quei due sarebbero venuti alle mani.
Anzi, alle bacchette.
-Harry? Harry?-
Il Bambino Sopravvissuto si
riscosse, l’espressione buia a segnargli il bel viso.
Guardò Hermione
disorientato, senza vederla veramente.
-Ehi! Amico, sei ancora con
noi?-
Ron gli strattonò un
braccio, mentre inghiottiva un pasticcino alle Moratille.
Harry si voltò a guardarlo e
scosse la testa, riprendendosi.
-Ehm…sì, scusate. Stavo
solo… Che dicevate?-
Domandò, ancora un po’
pensieroso, mentre cercava di non guardare Hermione che, era sicuro, lo
stava
fissando con aria di rimprovero.
-Hermione ti stava dicendo
che ci aiuta col tema di erbologia oggi!-
Rispose Ron, sputacchiando
un po’ di torta. Poi inghiottì e si
ripulì la bocca, guardando Hermione con un
sorrisone. La ragazza alzò gli occhi al cielo per
l’ennesima volta.
-Oh grandioso. Bhe, grazie
Hermione!-
Disse Harry, senza troppo
entusiasmo mentre, ancora, cercava di evitare lo sguardo severo
dell’amica e si
nascondeva dietro la tazza di the, lanciando, di tanto in tanto,
qualche
occhiata al tavolo delle Serpi.
Alexis fu trascinata al
tavolo, dove Draco la lasciò sedere poco delicatamente e
senza convenevoli, tra
lui e Zabini, che li guardava ancora basito, come se il tempo trascorso
non
avesse mutato la sua espressione neanche minimamente.
Lo sguardo del Principe,
ancora irritato per ciò che era successo poco prima
– cosa accentuata anche
dall’occhiata insistente di quell’odioso, buono a
nulla di un Grifondoro – si
concentrò su di un orizzonte lontano e immaginario, cercando
di riprendere il
suo solito auto-controllo.
Blaise lo osservò
preoccupato, ma avrebbe chiesto spiegazioni solo più tardi,
sicuro che, una
domanda ora non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di
più e non avrebbe
prodotto alcuna risposta.
Si voltò invece verso
Alexandra, che sedeva in mezzo ai due, ancora un po’
scombussolata. Il suo
aspetto e la sua espressione atterrita gli suggerivano che
l’incazzatura
latente di Draco aveva a che fare con lei. Forse, tentando di chiedere
spiegazioni alla ragazza, avrebbe avuto più successo.
-Piccola, che diavolo ti è
successo? Sei un disastro!-
Le disse apprensivo,
accarezzandole un braccio e catturando, quindi, la sua attenzione.
Alexandra si voltò, fino ad
incontrare lo sguardo blu di Blaise, che la fissava preoccupato.
-Aspetta!-
Esclamò, prendendo la
bacchetta e puntandogliela contro. Con un incantesimo semplice
semplice, i suoi
capelli tornarono quelli lisci ed ordinati di sempre e anche la divisa
si mise
a posto, come se fosse stata appena lavata, stirata e inamidata.
-Molto meglio!-
Rimuginò il moro tra se e
se, tutto compiaciuto, mentre rinfoderava la bacchetta.
Alexis, finalmente, si
riscosse, e i suoi occhi si illuminarono in un sorriso.
-Grazie Blaise…-
Si portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, mentre guardava i dolci per la
colazione, senza
avere veramente intenzione di mangiare. Nonostante non toccasse cibo
dalla
mattina precedente, aveva lo stomaco completamente chiuso: tutta colpa
di Pansy
Panrkinson e di quelle oche starnazzanti delle sue amiche. Tuttavia,
trovò la
forza per versarsi un po’ di latte di mandorle caldo nella
tazza e fingere di
sorseggiarlo.
-Dovere.-
Si limitò a rispondere
Blaise, affrettandosi a prendere uno di quei pasticcini viola che a lui
piacevano tanto, prima che Draco, irrimediabilmente, li prendesse e li
distruggesse uno per uno, come era solito fare quando era
così inevitabilmente
incazzato.
Se lo portò a quelle belle
labbra piene e prese a mangiucchiarlo, mentre uno stuolo di ragazzine,
che come
sempre gli stava attorno, sospirava con tanto di cuoricini volanti.
Alexis lo guardò di
sottecchi, con un sorrisino divertito, mentre lui
rivolgeva alle civettuole un sorriso
seducente, così stupendo da poter concorrere con quello di
Gilderoy Allock, il
nuovo insegnate di difesa contro le arti oscure e cinque volte
vincitore del
premio per il sorriso più seducente dell’anno,
secondo la Gazzetta Del Profeta.
Sorseggiò ancora un po’ di
latte alle mandorle, mandandolo giù a fatica: sembrava che
il suo stomaco si
rifiutasse di ingerire qualsiasi cosa che non fosse semplice aria.
Ripensò alla risposta di
Blaise: dovere, le aveva detto. Perché, ultimamente, tutti
le dicevano quella
parola? Prima Draco, ora Blaise: cos’è che avevano
tutti in dovere con lei?
Bha, non riusciva a spiegarselo.
Zabini lanciò un bacio in
direzione delle ammiratrici, che si sbracciarono per prenderlo, facendo
la
lotta tra loro, nonostante, da acchiappare, non ci fosse proprio nulla
in
realtà. Poi, rivolse di nuovo la sua attenzione ad Alexandra
e la osservò con
quello sguardo apprensivo, che le ricordava un po’ quello di
un fratello
maggiore.
Un
po’, quello di Sirius.
Si voltò a
guardarlo, con un
sorrisino dipinto ancora sulle labbra.
-Allora, che ti è successo
piccola? Chi ti ha ridotto in quello stato pietoso?-
Le chiese, con la dovuta
delicatezza, sfiorandole il palmo della mano che, se ne era accorto,
era
stranamente rosso, come se qualcuno l’avesse pestata
violentemente.
La moretta aprì la bocca,
incerta se dire la verità o meno. Boccheggiò e
balbettò un po’, senza sapere
bene cosa dire.
-Ehm…Ecco…-
Farfugliò, mordendosi il
labbro inferiore, un po’ agitata.
Blaise corrugò la fronte e
le si avvicinò, facendole cenno di continuare, quando un
colpo improvviso fece
saltare entrambi, costringendoli a raddrizzare le schiene e a voltarsi
verso
Draco, che aveva prontamente sbattuto una mano sul tavolo, chiusa in un
pugno
così violento che le nocche erano impallidite e sul palmo si
intravedevano quei
piccoli tendini e quelle sottili venuzze azzurrine. Lo sguardo, argento
ghiacciato, era fisso su quello blu di Blaise, con
un’espressione dura e carica
di significato.
-Non qui, Blaise.-
Lo ammonì, con un sibilo
così freddo che Alexis sentì un brivido salirle
lungo la schiena, mentre si
voltava ad osservarlo e scorgeva quello sguardo infuriato e pericoloso.
Zabini annuì, come a dire
che aveva recepito il messaggio e poi passò a squadrare la
moretta, con sguardo
profondo e indagatorio, che la mise in soggezione. Quasi fosse riuscito
a leggere
ciò che era successo negli occhi del Principe di Serpeverde,
ora anche lui
aveva un’espressione seria e irritata, tanto che le sue
piccole ammiratrici lo
osservarono col fiato sospeso, prima di allontanarsi, col cuore
infranto,
quando lui lanciò loro un’occhiata truce.
Alexis abbassò lo sguardo,
confusa, e fissò il suo riflesso deformato nello specchio di
latte che,
ovviamente, non era riuscita a finire. Si sentiva un po’ a
disagio in mezzo ai
quei due, che avevano delle espressione spaventose in viso,
così fredde e
taglienti, eppure entrambe maledettamente belle.
Possibile
che quei due riuscissero a risultare
affascinanti anche quando erano arrabbiati?
Si, evidentemente era possibile.
La ragazza
deglutì, prima di
ricordarsi di avere la lettera di Sirius nella tasca della gonna:
doveva ancora
leggerla. Sarebbe stata una buona scusa per allontanarsi.
-Ehm…Scusate ragazzi, devo
fare una cosa…-
Buttò lì, neanche troppo
convinta, mentre si alzava.
Ma non fece in tempo neanche
a scavalcare la panca, che una mano di Draco le si serrò
attorno al polso e la
tirò giù, neanche troppo delicatamente,
costringendola a risedersi.
-Devi mangiare prima.-
Le ordinò, atono ma
imperioso, mentre le metteva un piatto pieno di dolcetti sotto il naso.
Alexis guardò prima il ragazzo
e poi il piatto e lo stomaco si contorse, rischiando di farla rimettere
proprio
davanti a loro.
-Non ho fame, grazie…-
Rispose, allontanando il
piatto con una mano e facendo per rialzarsi, ma Draco la tenne
saldamente giù,
facendo appena pressione sul suo polso.
- Mangia. –
Le ordinò di nuovo,
spingendole ancora il piatto sotto il naso.
Lei, testarda, scosse la
testa, allontanandolo di nuovo.
- No, non mi va…-
Insistettè, nauseata.
Malfoy le schioccò
un’occhiata infastidita, mentre le riportava il piatto
vicino, per l’ennesima
volta.
- Devi mangiare, o
rischierai di collassare prima della fine della giornata: è
da ieri mattina che
non tocchi cibo! –
La rimproverò, con uno
sguardo serio che non ammetteva repliche.
-Che ne sai?-
Gli domandò lei, corrugando
la fronte e studiandolo di sottecchi.
-Non ha importanza…-
Lasciò cadere così quella
frase, detta con tono un po’ spento, prima di spingerle di
nuovo il piatto
sotto il naso.
- Mangia!-
Le ripetè e lei scosse la
testa: il solo pensiero di mettere qualcosa in bocca le faceva
rivoltare lo
stomaco.
-Black, non costringermi ad
imboccarti, perché non sarebbe carino!-
Rimbeccò minaccioso e lei
sbarrò gli occhi, voltandosi ad osservare Blaise.
-Credimi lo farebbe…Ti
conviene mangiare.-
Le disse, con un ghignetto
divertito dipinto sulle labbra che, tuttavia, non illuminava lo sguardo
ancora
impensierito.
E
cattivo.
Alexis tornò
a guardare il
biondino, che le scoccò un’occhiataccia carica di
significato. Deglutì e
sospirò, abbassando lo sguardo sul piatto. Riluttante,
allungò una mano e prese
un biscottino al miele, osservandolo come se fosse qualcosa di alieno.
Su
Alexis, puoi farcela. Che sarà mai?
Si ripeteva, mentre, con
grande sforzo, si costringeva a mordicchiare quel biscottino e ad
ingoiarlo.
Mandare giù i primi due o tre bocconi, quando si ha lo
stomaco chiuso, è sempre
la cosa più difficile. Poi, quando superi questa fase,
diventa tutto più
semplice.
Infatti, dopo aver ingoiato
tutto il primo biscotto, sentì lo stomaco brontolare e
aprirsi in una voragine,
annunciandole che aveva bisogno di cibo e subito anche. Stupita di
quanto
affamata potesse essere, cominciò a mangiare tutto
ciò che Draco le aveva messo
nel piatto. Nell’ordine: tre biscotti al miele, un cornetto
alla marmellata di
zucca, due pasticcini alle moratille, un bignè alla crema di
fragoline di bosco
e addirittura due dei dolcetti viola che Blaise le aveva generosamente
donato.
Il tutto accompagnato da due abbondanti tazze di latte alle mandorle.
Draco la osservò mangiare
soddisfatto mentre, dopo aver rinunciato a mangiare una brioshe, che
aveva solo
disintegrato per la rabbia, si accendeva una sigaretta al cocco e alla
cannella
e ne passava una anche a Blaise.
Alexis lanciò loro
un’occhiata contrariata, non era sicura che si potesse fumare
in Sala Grande.
Ma non si azzardò a dire nulla, rimanendo occupata a finire
la sua tazza ancora
fumante di latte.
Non passò neanche mezzo
minuto, che ecco che la McGranitt, con tanto di cappello e aria severa,
si
avvicinava a passo svelto al tavolo di Serpeverde e, con un gesto secco
della
bacchetta, spegneva entrambe le sigarette.
-E’ vietato fumare all’interno
dell’istituto e voi, Malfoy, Zabini, dovreste saperlo bene
ormai. Meno dieci
punti al Serpeverde.-
Dichiarò, prima di dirigersi
verso la grande tavolata e di scambiare qualche parola con il professor
Piton,
che annuì apaticamente e guardò nella loro
direzione.
Draco sbuffò sonoramente e
lasciò ricadere la sigaretta ormai inutilizzabile tra le
macerie di crossaint.
-‘Fanculo!-
Esclamò, ancora più
irritato, mentre Blaise, più elegante, si limitava a far
sparire la sua
sigaretta con un incantesimo.
Alexis lo guardò di
sottecchi, e avrebbe voluto dire qualcosa, ma la sua attenzione fu
catturata
dall’ingresso della Sala Grande dove, una piccola furia in
capelli biondi,
stava varcando la porta.
Merda!
Pensò, poco
fine. La
vicinanza di Malfoy non faceva sempre bene.
Diamond Anne Cherin sondò
tutta la tavolata di Serpeverde con lo sguardo e, quando, finalmente,
trovò il
suo obbiettivo, vi si diresse a passo di marcia.
Alexis sbarrò gli occhi e si
affrettò a scavalcare la panchina, con un gesto
così fulmineo, che Malfoy non
fece neanche in tempo ad agguantarla per un polso e fermarla. Si
voltò, invece,
ad osservarla stranito, così come Blaise.
- Che diavolo ti prende Black?
–
Domandò, irritato e lei
scosse la testa, indietreggiando di qualche passo.
- Niente…Devo
solo…Scappare!-
Urlò quasi l’ultima parola,
prima di correre via, come una furia, facendo tutto il giro e passando
accanto
al tavolo dei Grifondoro, dall’altra parte della Sala, per
poi uscire in tutta
fretta, cercando di seminare Diamond-piccola-furia-mode-on.
Draco e Blaise rimasero ad
osservare il punto in cui era sparita, un po’ confusi.
-‘Fanculo anche a lei!-
Sbottò poi il biondino,
infastidito più di prima, mentre si alzava e, insieme a
Zabini, si dirigeva
fuori dal castello, in giardino, per andare a fumarsi una sigaretta
senza
‘rotture di coglioni’ come le definiva lui.
Era riuscita a seminare
quella furia inarrestabile di Diamond, solo dopo dieci minuti buoni di
corsa e
ora, si nascondeva in un corridoio deserto, vicino alla torre di
Grifondoro:
era sicura che alla biondina non sarebbe mai venuto in mente di
cercarla in un
posto così lontano – senza contare che si trovava
nell’altra ala del palazzo rispetto
alla Sala Comune di Serpeverde.
Non aveva voglia di
affrontare la sua compagna di stanza: non quella mattina per lo meno.
Ne aveva
già viste abbastanza per i suoi gusti.
E
pensare che la giornata era appena iniziata.
Però, di
subirsi anche una
paternale da Diamond sul perché non era tornata la notte
precedente, sul dove
era stata, sul perché non l’aveva avvertita
eccetera eccetera, non le andava
proprio. Non in quel momento. Avrebbe aspettato che si calmavano le
acque,
perché quando quella piccola furia era arrabbiata, solo
allora usciva davvero
il suo lato di Serpe e a volte, metteva quasi paura.
Alexis si addossò contro la
parete e, solo dopo aver controllato bene che non ci fosse nessuno in
arrivo,
prese la lettera di Sirius dalla tasca e se la dispiegò
davanti al viso: era
tutta stropicciata, ma era ancora completamente leggibile.
“Mia
Piccola
Alexandra, mi auguro che le cose lì ad Hogwarts procedano
bene. Per lo meno
meglio di come stanno andando a me. Ti prego, non allarmarti per quello
che
leggerai, perché ti assicuro che io sto bene e sono in
salvo: non ti mentirei
mai su di una cosa del genere. Non ne sarei in grado e tu lo sai.
Non
so come, né perché, ma gli Auror
hanno deciso di fare un’altra visitina a Grimmould Place,
dopo tutti questi
anni. Non penso sospettino davvero qualcosa, ma credo sia pura
precauzione.
Fatto sta che sono dovuto sparire e ora mi sto nascondendo come meglio
posso
anche se, purtroppo, non ho idea né di dove andrò
né di cosa farò.
In ogni caso, ti prego di restare
tranquilla, soprattutto se non sentirai miei notizie: per come stanno
le cose
ora, è molto meglio che non mandi lettere a destra e a
manca, potrebbero
rintracciarmi facilmente.
Ho dato ordini precisi a Kreacher: non
parlerà neanche sotto minaccia di morte e
giustificherà l’accoglienza della
casa con qualche scusa plausibile. Non preoccuparti, non verranno mai a
sapere
di noi.
Perciò stai tranquilla e goditi il tuo
anno ad Hogwarts, con tuo fratello e con i tuoi nuovi amici.
Ti prego solo di una cosa: non cercarmi
e non fare cose stupide per tentare di contattarmi o di sapere come sto.
Non mettere in pericolo la tua felicità
e la tua vita per me.
Ti ho già tolto troppo e non me lo
perdonerei mai se ti privassi di qualcos’altro.
Ti chiedo solo un’ultima cosa: credi in
me ancora una volta.
Andrà
tutto bene.
Ti contatto appena
riesco a liberarmi
degli Auror, te lo prometto.
Intanto: non cercarmi, Alexandra. E’
importante sia per me che per te, chiaro?
Felpato.”
Alexis
lesse quella lettera
più di una volta, prima che l’informazione le
penetrasse bene nel cervello.
Auror
a Grimmould Place.
Non era possibile.
Sirius
era di nuovo in pericolo.
Perché
proprio ora?
Non
avrebbe avuto sue notizie chissà per quanto
tempo.
Chi mai avrebbe potuto
sapere che Sirius era ancora lì?
Non
poteva contattarlo.
Una lacrima le scese
lungo
la guancia.
Non
poteva cercarlo.
Subito seguita da
un’altra.
Non
poteva sentirlo.
E un’altra
ancora.
Le
chiedeva di fidarsi di lui.
Fino a diventare una
miriade
che si riversavano sul foglio malamente stropicciato.
Ci
sarebbe riuscita?
Alzò il viso
verso il
soffitto, respirando lentamente e cercando di calmarsi, e di levare
tutti
quegli aghi che le si stavano conficcando nel cuore, uno dopo
l’altro, come i
mille dubbi e le mille incertezze che le si stavano affollando nella
mente,
crudeli e insistenti.
Doveva
farlo. Per lei. Ma soprattutto per Sirius.
Lasciò un
sospiro tremante,
portandosi la lettera al petto e stringendola forte a se.
-Sirius…-
Chiuse gli occhi,
asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Poi, un rumore concitato di
passi che si avvicinavano, la costrinse a riaprire gli occhi e a
puntarli
all’altra estremità del corridoio.
Con passo svelto e il
respiro affannato, c’era Lui.
I capelli più scompigliati
del solito, gli occhiali storti, il cravattino allentato.
Harry James Potter veniva
nella sua direzione, il sorriso che illuminava lo sguardo, non appena
l’aveva
scorta.
Alexis lo osservò
avvicinarlesi, ma quando si rese conto di avere tra le mani ancora la
lettera
di Sirius, si voltò velocemente.
Ad Harry morì il sorriso
sulle labbra per quella reazione, mentre rallentava il passo, desolato.
L’aveva rincorsa non appena
l’aveva vista scappare dalla Sala Grande, seguita a ruota da
quel piccolo
demonietto della Cherin. Purtroppo, l’aveva persa di vista
quasi subito.
Era rimasto a cercarla, ma
quando non l’aveva trovata, sconsolato, era tornato in Sala
Grande dove,
insieme a Ron ed Hermione si era diretto nella torre del Grifondoro,
per farsi
aiutare con il tema di erbologia.
Poi, quando l’aveva vista,
infondo al corridoio, non aveva resistito alla tentazione di andare a
salutarla: era davvero troppo tempo che non la vedeva e, oltretutto,
voleva
assicurarsi che andasse davvero tutto bene.
Ma, quando l’aveva vista
voltarsi di scatto, non appena lo aveva notato, aveva sentito il suo
cuore
mancare un colpo.
Perché quella reazione
improvvisa e rigida?
Non voleva forse
incontrarlo?
Lo stava evitando?
Harry strinse forte le mani,
in due pugni, arrabbiato e frustrato.
Poi fece dietro front: se
non voleva vederlo non l’avrebbe di certo costretta lui!
Alexis armeggiò velocemente
con la bacchetta, estraendola e puntandola sulla lettera di Sirius.
-Lettera Evanesca!-
Sibilò e un raggio dorato
partì dalla punta del piccolo bastoncino di legno, colpendo
la pergamena e
riducendola, lentamente, in cenere.
Poi, si affrettò a voltarsi
di nuovo verso il fratello, con un sorriso, ma lui le dava le spalle e
si
allontanava, con passo di marcia.
Rimase un po’ interdetta, ad
osservare quella schiena ampia e i muscoli testi delle spalle, visibili
sotto
la camicia bianca.
Poi scosse la testa e lo
rincorse.
-HARRY!-
Lo chiamò e lui, subito, si
voltò, per vederla correre verso di lui.
Subito,
una morsa gli scaldò il petto.
Era…Bellissima, ecco.
Alexandra Black era bellissima secondo Harry Potter.
Non avrebbe potuto avere un pensiero più sbagliato.
Se solo avesse saputo…
Se solo avesse saputo chi era davvero la ragazza che
gli stava venendo incontro…
Se solo avesse saputo…
-Alex!-
Esclamò il moro sorpreso,
l’espressione un po’ da ebete che era un misto tra
la confusione e l’imbarazzo
– e la miscela delle due non è mai un viso troppo
intelligente.
La ragazza gli sorrise,
sinceramente contenta di vederlo: la sua sola compagnia riusciva a
rasserenarla,
così come lo specchiarsi in quegli occhi di smeraldo che,
per lei, avevano
sempre una tonalità protettiva e amorevole.
Dio,
non vedeva l’ora di dirgli che era sua sorella!
Voleva urlarlo al mondo
e
lasciarsi stringere tra le sue braccia, per poi piangere insieme a lui.
Piangere
e ridere, fino allo stremo.
Purtroppo, quel momento
era
ancora lontano, specialmente con la brutta situazione che stava vivendo
Sirius:
no, doveva resistere.
Harry ricambiò il sorriso,
ancora un po’ imbarazzato.
- Allora Alex, che fine
avevi fatto? Sono due giorni che non ti vedevo in giro…-
Le chiese, portandosi una
mano dietro la nuca, con un movimento impacciato.
Alexis si morse il labbro e
fece una smorfia, arricciando il naso.
-Sono stata poco bene…-
Buttò lì, sventolando la
mano in un gesto che somigliava a quello dello scacciare degli insetti
fastidiosi.
- Inoltre Piton mi ha dato
l’ennesima punizione, ma…-
Aggiunse e poi prese a
frugare nella tasca della gonna, dalla quale estrasse un piccolo
fogliettino,
che dispiegò davanti al naso di Harry.
- Ta-Daaan!-
Annunciò, mentre il ragazzo
si sistemava meglio gli occhiali e leggeva un ‘Ogni Oltre
Previsione’. Sembrava
la calligrafia piccola ed elegante di Piton.
- E’ il mio voto per
l’ultima pozione fatta!-
Confermò Alexis, entusiasta.
Un sorriso malandrino – che
somigliava terribilmente a quello di James Potter – gli
dispiegò le labbra,
prima che si avventasse sulla ‘piccola Black’ e le
circondasse la vita con le
braccia, prendendola di slancio in braccio e facendole fare un giro a
mezz’aria.
La ragazza urlò, sorpresa,
ma poi prese a ridere come una scema: sembrava quasi che lui sapesse
già di
essere suo fratello e che si comportasse come tale.
Quel pensiero le scaldò il
cuore, mentre, tra una risata e l’altra, si
aggrappò forte alle sue spalle,
stringendolo quasi in un abbraccio.
-Grande!-
Urlò soddisfatto il Bambino
Sopravvissuto, stringendole la vita con impeto e facendole fare ancora
un giro,
ridendo come un matto a sua volta.
-Harry! Harry…!-
Cercò di richiamarlo, tra le
risate: ci voleva proprio un incontro con suo fratello, dopo quella
pessima
mattinata.
-Dai, mettimi giù!-
Ridacchiò ancora, scuotendo
la testa: quel ragazzo era proprio matto!
Harry le fece fare un altro
giro, prima di posarla delicatamente in terra. Tuttavia, la stretta
attorno ai
suoi fianchi non si allentò.
Non subito almeno.
Mentre lei lasciava
scivolare le mani lungo il suo petto, il ragazzo la scrutò
dall’alto, con
un’occhiata profonda e penetrante che, subito, la fece
sentire a disagio.
Sembravano gli occhi di
Draco Malfoy, quando la osservava prima di farle qualche dispetto o
di…baciarla.
Santo
Iddio!
Suo fratello stava per baciarla!
Alexis sbarrò
gli occhi,
prima di scattare indietro e liberarsi facilmente della stretta di
Harry,
sfruttando l’effetto sorpresa.
Il ragazzo la guardò stranito,
corrugando la fronte e lei si limitò a ridacchiare,
imbarazzata e…schifata!
Insomma, Harry era davvero
un bellissimo ragazzo, non c’erano dubbi su questo
ma…ma era suo fratello, per
le mutande di Merlino e di tutti i maghi!
Il moretto dovette guardarla
qualche secondo, prima di comprendere a pieno ciò che era
successo. Poi,
abbassò lo sguardo, con un’espressione mista di
malinconia, rabbia e
frustrazione.
-Scusa…-
Si limitò a mormorare e lei,
in quel momento, si sentì morire.
Dio,
che cosa aveva fatto?
Era stata solo una
grande
egoista e solo adesso se ne rendeva conto a pieno, mentre lo guardava
stringere
le mani in due pugni, così stretti da sbiancare le nocche.
Aveva voluto stargli accanto
e dargli tutto il suo amore fraterno
senza però rivelargli chi era. Era piuttosto ovvio che, la
cosa, potesse essere
fraintesa.
Dio,
che stupida che era stata!
E ora, Harry avrebbe
sofferto perché lei non poteva ricambiare in alcun modo quel
sentimento
nascente.
Semplicemente
perché lei era sua sorella.
Mai, come in quel
momento,
Alexis desiderò dire ad Harry la verità.
Ma – e si maledisse mille e
mille volte – non lo fece.
Non poteva.
Lei
non…Non poteva.
Deglutì a
fatica, mordendosi
il labbro inferiore e avvicinando, titubante, una mano al braccio del
ragazzo,
sfiorandolo appena con la punta delle dita.
- Harry…?-
Lo richiamò con un filo di
voce e lui, lentamente, alzò lo sguardo, fino ad incontrare
il suo gemello.
E
il suo cuore mancò un colpo.
Quello sguardo
smeraldino,
identico al suo, stava soffrendo.
Non c’era traccia del
sorriso che la illuminava ogni volta che lo vedeva.
Non c’era traccia del
rossore che le dipingeva le gote.
Ne delle fossette deliziose
che adorava sfiorare.
Tutto in quel visino stava
soffrendo: a partire dalle belle labbra piegate
all’ingiù, alla curva desolata
del nasino fino agli occhi, leggermente lucidi.
Si,
Alexandra Black stava soffrendo: ma perché?
Era stato lui quello
rifiutato e, invece, sembrava lei quella devastata, come se qualcuno di
molto
cattivo le stesse lacerando il petto e le stesse pugnalando il cuore
più di una
volta, senza pietà.
La stessa sensazione che
provava lui, nel vederla così.
Non
lo sopportava!
Voleva rivedere il suo sorriso: aveva bisogno
di quel dannato sorriso sereno, che riusciva a farlo star bene! Ne
aveva bisogno
come una droga, non se ne poteva separare!
La guardò per
un lungo
periodo, poi il suo sguardo si addolcì e alzò una
mano, per sfiorarle una
guancia pallida con la punta delle dita.
-Tranquilla, è tutto ok.-
Sospirò Harry, con tono
rassicurante, prima di sorridere appena.
Alexis lo guardò ansiosa,
poi si limitò ad annuire lentamente, mordendosi ancora una
volta il labbro
inferiore.
Il Bambino Sopravvissuto si
allontanò di un passo, ma subito lei gli prese un braccio,
trattenendolo per la
manica della camicia, con espressione atterrita e terrorizzata.
Terrorizzata
che suo fratello, dopo questo, la
odiasse e la lasciasse da sola, senza volerla vedere mai più.
Harry lasciò
scorrere di
nuovo lo sguardo su di lei, confuso e quando vide la sua espressione,
una
scossa gli trafisse il cuore: sembrava ancora più piccola e
indifesa del
solito, e la cosa gli faceva venire una voglia matta di stringersela al
petto,
ma prese la saggia decisione di non farlo.
Si limitò invece a prendersi
la testa con una mano e ad addossarsi ad una parete.
Poi cominciò a ridere, forse
per il nervoso, continuando a darsi dello stupido mentre, ancora,
Alexis lo
tratteneva per una manica.
- Ok! Ok! –
Si arrese alla fine,
parlando tra se e se.
Si voltò ad osservare la
ragazza e le lasciò un buffetto affettuoso su di una guancia.
Il sorriso era tornato a
splendere sulle sue labbra.
-Mi accontenterò di esserti
amico, per ora…-
Le comunciò, avvicinandolesi
pericolosamente al viso e sorridendo malandrino.
-Ma se un giorno deciderai
di darmi una chanche, io ci sarò, ricordatelo Black!-
Aggiunse, sfiorandole la
fronte con un bacio, prima di liberarsi facilmente della sua stretta e
di
voltarsi, per poi alzare la mano in segno di saluto.
-Ci vediamo oggi pomeriggio
alla Quercia sul Lago, se mi dai buca un’altra volta ti vengo
a cercare, ti ho
avvertita!-
Salutò, con una punta di
cattiveria minacciosa, ma poi si voltò a farle un occhiolino
e lei scoppiò a
ridere, annuendo.
Non gli importava se
Alexandra Black non ricambiava i suoi sentimenti: ma non poteva
privarlo del
suo sorriso così famigliare, l’unico in grado di
riuscire a farlo stare bene.
A farlo sentire…a casa.
Alexis lo guardò
allontanarsi, prima di sospirare stanca.
Sì,
era proprio il figlio di loro padre: mai, come in
quel momento, Harry le
era sembrato più
identico a James.
Ed era sicura che, se
Sirius
fosse stato lì con loro, avrebbe confermato.
Sirius…Le
cose si stavano complicando un po’ per
tutti.
Per quanto ancora avrebbero resistito?
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x
sackiko_chan: Hai visto che alla fine ho
aggiornato?xD Grazie
mille per i complimenti^_____^ Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto,
fammi sapere^.-
x elita: Dimmi
la verità: temevi che ti avessi
abbandonata, eh?xD E invece no, eccomi qua con il nuovo capitolo! Non
posso di
certo abbandonare una ragazzotta dolciosa come te che mi commenta
sempre e mi
rende tanto tanto felice eh eh! Allora, rispondendo punto per punto
alla tua
recensione *rotola*: la vendetta è iniziata in questo
capitolo, come hai visto
*muahuahau* Dracuccio non poteva restare impassibile e – da
come avrai capito –
poi Blaise darà una mano [Accidenti, Spoiler! Spoiler!
Sssssh…Tu però non dirlo
a nessuno XD] Bhe, se adori questo lato protettivo del Principe, allora
questo
capitolo dovrebbe piacerti *ghghgh* E inoltre, ecco svelato il
misterioso
contenuto della lettera! Spero di non aver deluso le tue aspettative
>____<. Per quanto riguarda lo scoprire Alexandra, ho una
buona notizia
per te: il capitolo in cui dovrebbe avvenire non è
più il 45 (XD) ma il 28, un
bel passo avanti no?^____^ Bhe, spero che questo capitolo sia stato di
tuo gradimento
e che tu voglia, come sempre, dirmi cosa ne pensi!
Ci sentiamo
presto!
Un bacione,
Ada =*
x Raffuz: Grazie
mille per i complimenti!*/////*
Eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto: fammi sapere che ne
pensi, mi
raccomando ^.-
x Save: Grazie
caraH <3 Spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo! Fammi sapere che ne pensi ^.-
x xLory: Grazie
milleeee <3 Eccoti il nuovo
capitolo: mi auguro che ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando!
^.-
x
Minnieinlove:
CuginaH cara <3 Ecco il nuovo
capitolotto! Non sono veloce come te ad aggiornare, ma alla fine ce la
faccio,
hai visto? xD Continua a seguirmii!!!! Bacione!
|
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Capitolo 17 *** Uno scontro bagnato dal tramonto ***
Salve a
tutti!
Eccovi
il diciassettesimo capitolo!
Avete visto, questa volta son stata
veloce, ma non preoccupatevi, il capitolo è lungo lo stesso!
Ben 18 pagine word, posso dire di
essere
soddisfatta di me questa volta ^____^
Bhe, finalmente, dopo tanta attesa,
ecco il capitolo che porta il nome ‘Uno
scontro bagnato dal tramonto’, godetevelo!
Vorrei annunciare che, salvo
cambiamenti che spero di non dover apportare, ho uno schema preciso di
tutti i capitoli futuri e in tutto
dovrebbero
essere 45, per cui non
preoccupatevi, avrete ancora molto da leggere xD
Inoltre, vorrei dedicare questo capitolo alla
mia gemellina Michela, che ha
cominciato a seguire questa storia e mi aiuta con gli errori e con i
capitoli
ed è, quindi, diventata la mia Beta Reader!
Gemy,
questo capitolo è
tutto per te, ti voglio un bene infinito! *_____*
Grazie per tutto!
Soprattutto per vederti
Harry Potter 800 volte insieme a me xD
Beh,
spero che il capitolo vi piaccia
e, come al solito, mi farebbe un’enorme piacere sapere che ne
pensate!
Rendetemi
felice*________*
Un
bacione e buona lettura!
Ada Wong
SPAZIO
PUBBLICITA’
Ancora
una volta, ci tengo a
pubblicizzare il mio forum personale, all’interno del quale
troverete tante
informazioni su questa fic e sulle altre che sto scrivendo!
Inoltre, ci sono disegni, lavori
grafici e altro ancora, proprio su questa fic!
Se siete curiosi, fateci un salto e
lasciatemi un salutino^^
Ancient Rose [Ada
Wong Portfolio]
Grazie
anticipatamente a tutti coloro che
verranno a trovarmi!^___^
~Un
Particolare In Più~
[See the devil on the doorstep now
Telling everybody
Oh just how to live their lives]
Un altro mese era passato
ormai, e anche Ottobre era arrivato alla sua fine, pronto a lasciare il
posto
al freddo inverno, che avrebbe abbracciato malevolo le mura di
Hogwarts, senza
però riuscire a penetrarle.
I giorni, nella scuola di
magia e stregoneria più famosa del mondo, erano passati in
modo sereno, ma
anche abbastanza strano, soprattutto per Alexandra Black.
Subito dopo il giorno dell’
‘incidente’ con le oche, era venuta a sapere che le
cinque ragazze – tranne
ovviamente Pansy Parkinson – erano state trovate accasciate
in varie parti del castello
e la loro memoria, era stata totalmente cancellata. Fortunatamente
l’incantesimo non era partito da mani adulte, quindi per
Silente e per gli
altri insegnanti, ristabilire l’ordine era stato facile e le
quattro oche
avevano riacquistato i loro ricordi. Tuttavia, non si erano azzardate
ad
avvicinarsi neanche più di un passo alla piccola Black.
L’unica che, ancora, le
lanciava occhiate di gelido odio, era Pansy, ma, per il momento, si era
limitata solo a quello.
I rapporti con suo fratello
andavano a gonfie vele e, almeno una volta alla settimana, si
incontravano
sotto la grande Quercia in riva al Lago Nero, dove staccavano la spina
e si
limitavano a rilassarsi, felici di poter stare insieme –
anche se, purtroppo,
le motivazioni erano ben diverse. Harry, da quel lontano giorno in
corridoio,
non aveva più cercato di baciarla o di avere altri strani
approcci con lei,
però, a volte, il modo in cui la guardava, la metteva un
po’ a disagio. Ma
andava avanti, cercando di ignorare quelle occhiate profonde e sviando
sempre
il discorso, prima ancora che avesse la possibilità di
nascere. E, fino ad
allora, tutto era sembrato procedere per il meglio.
Con Draco, invece, era tutta
un’altra storia. La loro ‘relazione’
–se poi, davvero così poteva essere
definita- non era ufficiale, nè agli altri, nè
tanto meno a loro. Continuavano
a comportarsi come sempre: un battibecco di qua, una tortura maliziosa
di là,
un bacetto a fior di labbra strappato nei corridoi, una carezza di
sfuggita ad
una guancia o ai capelli, e tanti complici scambi di sguardi.
Alexis non riusciva a capire
se stavano insieme o meno, perché Malfoy Junior non ne
faceva mai parola. E
lei, non aveva quasi il coraggio di chiederglielo, per non rischiare di
rovinare quel rapporto che, tutto sommato, le piaceva.
Come ormai, innegabilmente,
le piaceva lui.
E
tanto anche.
Le piacevano i suoi
capelli
fini e platinati, così morbidi al tatto.
Le piaceva la sua pelle
bianca e vellutata, sempre perennemente gelida.
Le piacevano i tratti del
suo viso, eleganti ed affilati.
Le piacevano i suoi occhi,
argento ghiacciato della consistenza di specchi.
Le piaceva la sua bocca,
così gentile quando incontrava le sue labbra, morbida ed
esperta.
Le piaceva la sua voce,
carica di gelida malizia, eppure così deliziosamente bella,
che le accarezzava
l’udito in modo sublime.
E le piaceva il suo profumo:
quel fresco odore di pioggia appena versata, a volte mischiato
all’odore della
cannella e del cocco delle sue sigarette, che la faceva andare in Paradiso.
Sì, era innegabile ormai che
a lei, di Draco Lucius Malfoy, quel piccolo Demonio senza scrupoli,
piaceva
ogni cosa. E non poteva evitarselo.
Era
esattamente il 31 Ottobre, quando accadde il
Disastro. Il primo di molti altri.
La scuola era tutta occupata
nei preparativi per la festa di Halloween che si sarebbe svolta quella
sera, in
Sala Grande.
Stranamente, quell’anno non
era successo ancora nulla di grave o pericoloso – da
ricordare invece, il Troll
dell’anno precedente – così, il corpo
insegnanti aveva deciso di organizzare una
festa per dare un po’ di svago agli studenti.
Per cui, tra sistemazione
della Sala Grande, ordini in cucina, scelta di costumi, inviti e
fabbricazione
di dolci, l’intero corpo studentesco era in visibilio.
E la stessa identica cosa,
era anche per le due compagne di stanza Diamond Anne Cherin e Alexandra
Walburga Black.
-Hai già deciso da cosa ti
travestirai stasera?-
Chiese la prima, mettendo a
posto i libri dell’ultima lezione fatta.
Alexis si voltò a guardarla,
lasciando perdere il proprio armadio, e storse naso e bocca, in
un’espressione
poco convinta.
-Veramente no…Tu invece?-
Domandò a sua volta,
tornando a riporre la divisa pulita in uno dei cassetti.
-Obviously,
my Dear!-
Esclamò
entusiasta,
mostrandole un abito rosso e bianco.
Alexis corrugò la fronte,
piegando il viso su di un lato, per poterlo vedere da
un’altra prospettiva.
Era un vestitino corto, a
quadretti bianchi e rossi, con un corpetto senza maniche, tutto
merlettato, e
una gonna pomposa, con tanto di velo a balze sotto, ma talmente corta
da poter
coprire a malapena il fondoschiena. Sulla gonnellina c’era un
grembiulino
bianco, con tanto di ciliegie come decorazione. Abbinato al tutto,
c’era una
lunga mantella rossa, con tanto di cappuccio.
-Che..che cos’è?-
-Il vestito di Cappuccetto
Rosso, Darling! Io mi
travestirò da
lei e Theodore sarà il mio bel lupone cattivo!-
Ghignò Diamond, con una nota
maliziosa nella voce e una scintilla sinistra che le accendeva lo
sguardo
scuro.
Degno
di una vera Serpeverde.
Theodore Nott era
l’ultima
conquista di Diamond: dopo Kain Montague c’erano stati Marcus
Flint, Adrian
Pucey, Terence Higgs, Chandler Warrington e altri due- di cui Alexandra
non
ricordava il nome-, ma nessuno era durato più di una
settimana.
Ora erano sette giorni pieni
che stava con Theo e, a quanto diceva lei, andava tutto benissimo, era
decisamente l’uomo della sua vita, lo avrebbe sposato!
Dopo le prime due volte,
Alexis aveva smesso di dar peso alle sue parole: diceva così
ogni volta che se
ne trovava uno nuovo.
-Non è eccitante?!?-
Esclamò la biondina,
saltellando sul posto e stringendosi l’abito addosso, quasi
abbracciandolo.
Alexis ridacchiò e scosse la
testa.
-Sì, suppongo di sì…-
Rispose, chiudendo le ante
dell’armadio e lasciandosi cadere, stanca, sul letto.
Diamond le si avvicinò di
soppiatto e poi, si accovacciò ai piedi del materasso, con
un sorrisino
malandrino per niente rassicurante. La punzecchiò su di un
braccio, con
l’indice.
-Tu invece, ci vai con
Dracuccio bello?-
Chiese, con tono pettegolo,
aggiungendoci una risatina maliziosa, come ogni volta che si
ritrovavano a
parlare del bel biondo.
Alexis si voltò a guardarla
e, di nuovo, fece una smorfia.
-Non è obbligatorio andarci
a coppie, no?-
Rispose, un po’ seccata.
Diamond alzò entrambe le
sopracciglia e poi si strinse nelle spalle, punzecchiandola di nuovo.
-Non ti ha invitata, vero?-
Chiese ancora, con voce
cantilenante, lasciando penzolare la testa prima da un lato e poi
dall’altro.
Alexis si voltò a lanciarle
un’occhiataccia e poi si tirò su a sedere,
fissando la finestra, oltre la
quale, la magia, lasciava intravedere una giornata nuvolosa.
No, in effetti Malfoy non
l’aveva invitata alla festa, e la cosa le bruciava un
po’.
Si scambiavano baci e
carezze, ma non stavano insieme.
Erano complici di occhiate
che solo loro potevano vedere e conservare, ma lui non la invitava
neanche ad
una stupida festa di Halloween.
Non credeva che si
vergognasse o desse peso alle insinuazioni di molti, sul lato
‘incestuoso’
della loro relazione, dal momento che lei avrebbe dovuto essere la
cugina della
madre di Draco.
Ma allora, non capiva cosa
c’era che non andava.
E la cosa, la rattristava e
la innervosiva allo stesso modo.
Aveva declinato l’invito di
molti ragazzi – primo fra tutti quello di Harry –
nella speranza che fosse Lui ad
invitarla, ma non lo aveva fatto.
Insomma,
lei non era una bambolina alla quale
dedicare attenzioni di tanto in tanto, e che diamine!
Basta, aveva deciso:
appena
lo vedeva, lo avrebbe affrontato e gliene avrebbe dette quattro!
Si alzò in piedi, e si
diresse verso la porta.
-Non bisogna presentarsi a
coppie, per forza.-
Ribadì, prendendo la borsa
da sopra il comodino.
-Non abbatterti, piccola
Black, vedrai che oggi ti invita!-
Sghignazzò Diamond,
alzandosi da terra e prendendo a sua volta la cartella.
Alexis alzò gli occhi al
cielo e si strinse nelle spalle, uscendo.
Alla fine, Diamond aveva
avuto ragione e Alexandra lo aveva scoperto quel pomeriggio stesso,
subito dopo
pranzo.
Si trovava nella Sala
Studio, con Diamond e, insieme, stavano finendo i compiti di Storia
Della
Magia. L’intera aula era avvolta nel silenzio e il motivo era
principalmente
uno: Severus Piton.
Dal momento che, con la
festa di Halloween, poco voleva avere a che fare, era stato incaricato
di
sorvegliare gli studenti che si sarebbero recati lì il
pomeriggio, per fare i
compiti assegnati.
C’era il pienone, a dire il
vero: tutte e quattro le tavolate delle Case erano stranamente occupate.
Al tavolo di Grifondoro
c’erano Harry, Ron ed Hermione e, quest’ultima,
bisbigliando, stava evidente
spiegando qualcosa agli amici. Accanto a loro, Ginny stava svolgendo
gli stessi
compiti della Black e della Cherin, china su un grosso tomo di Storia
Della
Magia.
Alexis stava sottolineando
una frase importante sulla ‘Rivoluzione dei folleti del
309’, quando le porte
della Sala si spalancarono, producendo un gran rumore nel silenzio.
Tutti alzarono la testa e la
voltarono verso lo studente che, incurante delle occhiate, avanzava con
passo
lento e cadenzato, quasi annoiato.
Il professor Piton lo guardò
per un lungo istante, prima di voltarsi e continuare a leggere il
compito che
uno studente di quinto anno gli aveva consegnato in precedenza.
Chi
poteva essere, se non Lui?
Draco Malfoy avanzava,
scivolando quasi sul pavimento, con il suo passo elegante. I suoi occhi
incontrarono
subito la figura che lo interessava, intenta a scribacchiare distratta
su di
una pergamena. Gli si avvicinò, silenzioso come un gatto,
prima di sbattere la
mano aperta sul tavolo, giusto accanto a lei, facendola sobbalzare e
costringendola a prestargli attenzione.
Alexis si voltò lentamente,
per ritrovarsi il viso mozzafiato dell’ultimo erede dei
Malfoy a pochi
centimetri dal suo, che la guardava con quella serietà
spaventosa, che la
faceva sentire quasi nuda. Se ci aggiungete anche il fatto che tutti
gli occhi
erano puntati spudoratamente su di loro, troverete comprensibile il
fatto che
la piccola Potter desiderasse sparire sotto terra, risucchiata da
sabbie mobili
improvvisate.
Il biondino la fissò per un
lungo momento, che non dovette durare più di qualche secondo
scarso, ma che a
lei sembrò una vera e propria eternità.
-Black: tu e io andiamo alla
festa insieme stasera.-
Proferì repentorio, con una
voce che non ammetteva repliche.
Non
era un invito, nè una gentile richiesta: era un
ordine.
Alexis lo
guardò dal basso,
e boccheggiò: Dio, sbagliava o oggi il suo profumo era
più buono del solito?
Draco la fermò prima che
potesse proferire anche solo ‘A’.
-Non è una domanda, Black.
Per cui non accetto un no come risposta.-
La informò, e ghignò malizioso,
prendendole una ciocca di capelli e portandosela sotto il naso. Prese
un lungo
respiro, imprimendosi nelle narici quel buonissimo odore di albicocca
che aveva
sempre indosso. Poi gliela ripose con delicatezza dietro
l’orecchio,
lasciandole una carezza sulla guancia, che fece rabbrividire lei e
sospirare
tante altre ragazze nella stanza.
Si avvicinò di più al suo
viso, tanto che le punte dei loro nasi si sfiorarono.
-Ah: se hai già un cavaliere
per il ballo, disdici. Se ha da ridire, mandalo da me, Tiger e Goyle
saranno
felici di…aiutarlo a comprendere.-
Sibilò le ultime parole con
cattiveria, mentre si bagnava, maliziosamente, le labbra con la punta
della
lingua. Rimase ad osservarle la bocca, con bramosia, ma non la
sfiorò neanche,
allontanandosi subito dopo.
Alexis lo guardava
imbambolata, troppo occupata a controllare i battiti del suo cuore per
spiccicare parola.
-A stasera allora.-
La salutò con semplicità,
voltandosi e ripercorrendo tutta la Sala, senza badare alla moltitudine
di
occhi che lo fissavano.
Poi, quando si trovava sulla
soglia della porta si voltò e la fissò di nuovo.
-Ah, quasi dimenticavo: il
tema di stasera sarà vampiri in maschera, per noi. Il tuo
vestito è già nella
tua camera.-
E con queste parole, uscì
dalla Sala, senza degnare più nessuno di ulteriori
attenzioni.
Alexis riprese a respirare
solo quando l’ultimo ciuffo di capelli platinati
abbandonò la sala,
accasciandosi poi sulla sedia, stanca e con il batticuore.
Maledetto
Demonio di un Malfoy!
I bisbigli presero tutti
intorno a lei, concitati, mentre qualcuno, di tanto in tanto, le
lanciava
qualche occhiatina indiscreta e lei si sentiva avvampare, desiderando
di
sparire in quel momento.
Si chinò sui libri e finì di
scrivere la frase che aveva sottolineato.
Diamond le si avvicinò maliziosa.
-Uuuuh…Che ti avevo detto?-
Ammiccò, facendole un
occhiolino.
Alexis le lanciò
un’occhiataccia e sprofondò con il viso nel libro.
Un rumore improvviso fece
zittire tutti: questa volta proveniva dalla tavola del Serpeverde.
Pansy Parkinson aveva l’odio
dipinto in viso, che le sformava quei lineamenti solitamente eleganti.
Si alzò,
rifilò un’occhiata carica di rabbia alla Black, e
poi uscì di corsa dalla Sala.
E di nuovo, tutti ripresero
a parlottare.
‘E’ gelosa, è evidente!’
‘Ma chi si crede di essere
quel Malfoy?’
‘Lo odio!’
‘Io lo trovo fantastico…’
‘Beata lei, pagherei tutti i
Galeoni del mondo per essere al suo posto…’
‘Ma non erano cugini?’
‘Bhe si sa che i purosangue
si sposano tra parenti infondo!’
‘La Parkinson era furiosa.’
‘Quell’Alexandra è proprio
strana, però…’
Un nuovo rumore interruppe
quei bisbigli fastidiosi: questa volta era stato Harry James Potter a
chiudere
un libro di scatto e ad uscire dalla Sala.
Un secondo e gli studenti
parlottavano di nuovo.
‘Che gli è preso a Harry?’
‘Sarà geloso della Black: ho
visto che le ronza sempre intorno!’
‘Sì, certo che è proprio
sculata ‘sta qui!’
‘Già, arriva il primo anno e
si prende i meglio! Dannata!’
‘Sta a vedere che tra poco
pure Zabini le striscerà ai piedi!’
‘Noooo! Il mio Blaisuccio
no!’
‘E’ tutto merito del cognome
che porta, perché poi non è tutto ‘sto
granchè!’
‘Solo il cognome? Perché, le
amicizie?’
‘Già, è compagna di stanza
della Cherin, chissà quante ne combinano insieme quelle
due!’
‘E’ vero! La Cherin ha un
ragazzo nuovo ogni settimana, ma come fa?’
Ancora una volta, una botta
secca lasciò tutti interdetti. E questa volta, era Alexandra
Black a lasciare
la Sala, innervosita e con un diavolo per capello.
Ma
che andassero tutte all’Inferno quelle oche da
strapazzo!
Con passo svelto, Alexis
percorreva i corridoi gremiti di gente eccitata per la festa di quella
sera.
Lei era solo un misto di emozioni contrastanti tra loro: era felice,
perché
finalmente Draco l’aveva invitata alla festa; ma era anche
arrabbiata, per il
modo poco gentile che aveva utilizzato e con il quale la trattava
sempre; era
nervosa, per la serata che le si prospettava davanti; ma aveva anche un
diavolo
per capello, per colpa di quelle pettegole starnazzanti che, appena
succedeva
qualcosa, cominciavano a elaborare piccoli scoop, quasi ne avessero
strettamente bisogno per vivere.
Lei, invece, aveva solo
bisogno di calmarsi e rilassarsi, e c’era solo un posto dove
poterlo fare: la
Quercia ai piedi del Lago Nero.
Il
loro posto.
Ed è proprio
lì che, con
passo affrettato, si diresse.
Quando
arrivò, però, ai
piedi della Quercia c’era già qualcuno: sdraiato
supino, con le mani
intrecciate sullo stomaco, i capelli scarmigliati e gli occhiali
storti,
sonnecchiava pigramente Harry Potter.
Alexis sorrise nel
vedere
quella scena, e poi gli si sedette accanto, piano, per non svegliarlo.
Rimase
ad osservarlo, stupita di scoprire, ogni volta, quante cose aveva in
comune con
Lily e James.
Ma
soprattutto, con lei.
Lo stesso taglio
d’ occhi,
grandi e un po’ allungati, la stessa curva del naso e il
medesimo sorriso, solo
che il suo, a volte, era maledettamente più malandrino.
Sperava con tutta se
stessa
che Harry non si soffermasse mai ad osservarla tanto a lungo come
invece era
solita fare lei, perché altrimenti, le somiglianze,
sarebbero state alquanto
evidenti – e anche un po’ ambigue, a dirla tutta.
Il moretto
aprì pigramente
un occhio, osservando di sottecchi la giovane Black, che si
limitò a sorridere,
timida.
-Da quanto sei qui?-
Le chiese sbadigliando,
e
stropicciandosi gli occhi prima di rimettersi dritti gli occhiali.
-Da un
po’…-
Ammise lei, mentre si
poggiava con la schiena al tronco, subito seguita da lui, che si
tirò su a
sedere.
-Potevi svegliarmi!-
Si lamentò il
giovane e lei
si strinse nelle spalle.
-Dormivi così
bene…!-
Si
giustificò, ridacchiando.
-Non pensavo di trovarti
qui, oggi.-
Ammise poi, guardandolo
di
sottecchi.
-Neanche io, veramente:
credevo che fossi occupata con i preparativi per stasera.-
Rispose Harry, con tono
duro, accompagnato da una smorfia infastidita.
L’aveva
irritato parecchio
la patetica scenetta di Malfoy, e si era avviato alla Quercia solo per
stare in
pace con se stesso, senza pensieri, o altro.
Alexis spostò
lo sguardo,
fissandolo sull’orizzonte lontano del Lago Nero, dove il sole
stava, già, lentamente,
calando. Eh sì, le giornate si erano proprio accorciate.
-Non ho molto da fare,
veramente. Pare che qualcuno abbia
già scelto tutto per me.-
Disse, un po’
scocciata,
accompagnando le parole con una smorfia contrariata.
-Dovrò solo
mettermi il vestito
e truccarmi. Niente che non si possa fare con una buona oretta!-
Si strinse nelle spalle,
sospirando.
Harry rimase ad
osservarla
un po’, poi sbuffò rumorosamente e si prese la
testa con una mano, poggiandola
sulla fronte, quasi avesse bisogno di sostegno.
-Perché ti
fai controllare
così a bacchetta da Malfoy, Black? Non ti da fastidio che
lui ti tratti come
una bambolina di pezza con la quale pulirsi le scarpe di tanto in
tanto?-
Sbottò,
infuriato,
voltandosi a guardarla con espressione rabbiosa, ma controllata.
Lei si limitò
a ricambiare
lo sguardo, un po’ interdetta.
Le facevano male quelle
parole, anche se sapeva che erano dette per gelosia, le facevano male.
Forse,
perché erano esattamente le stesse che lei, a volte, si
formulava nella mente,
senza avere davvero la forza – o il coraggio?- di rispondersi.
Boccheggiò
appena, senza
sapere bene cosa rispondere, ma non ebbe neanche il tempo di farlo.
-Cos’è,
ti ha fatto qualche
incantesimo o ti minaccia in qualche modo? Perché
altrimenti, non riesco proprio
a capire perché ti fai trattare in questo modo!-
Alexis si morse il
labbro
inferiore, mentre Harry le rivolgeva una lunga e profonda occhiata,
quasi
cercasse di studiarla.
-No…non
è assolutamente
così, anzi! Devi credermi…-
-E allora?-
-Allora…è
un po’ complicato
da spiegare, Harry…-
Rispose con tono
delicato,
abbassando lo sguardo e puntandolo, con innaturale interesse, sulle
proprie
mani, che si stava torturando in grembo.
-Il tempo non mi manca
di
certo.-
Rimbeccò
secco, incrociando
le braccia al petto e inchiodandola con un’occhiata dura.
Alexis
deglutì, senza avere
la forza per rispondere.
Che
pretendeva che gli dicesse?
Non lo sapeva nemmeno
lei
perché permetteva a Draco di trattarla così
– non che, a ben vedere, potesse
scegliere.
Forse era
perché…
-Ti piace Malfoy?-
Le domandò a
bruciapelo e
lei alzò il viso di scatto, per incontrare quegli occhi
smeraldini, ancora
arrabbiati ma evidentemente feriti.
Una morsa dolorosa le
strinse il cuore con violenza, lasciandola senza fiato e
costringendola, ancora,
a boccheggiare.
-N-no..!
Cioè, io…Non lo
so!-
Balbettò
insicura, prendendo
a torturarsi una ciocca di capelli che le scendeva morbidamente ad
incorniciare
il viso.
Harry la
guardò per qualche
altro secondo, poi spostò lo sguardo
sull’orizzonte lontano del Lago Nero e
sospirò, stanco. Abbandonò il capo contro il
tronco della Quercia e socchiuse
gli occhi.
-Lasciamo perdere.-
Disse infine e lei non
aggiunse altro, limitandosi ad abbassare lo sguardo e a torturarsi il
labbro
inferiore.
Stava
andando tutto a rotoli, ogni giorno di più.
Ogni volta che i due
fratelli sfioravano quell’argomento, finiva sempre peggio.
Per
quanto ancora avrebbe dovuto mentire?
Per
quanto ancora avrebbe dovuto soffrire e farlo
soffrire?
Non
ce la faceva più.
Fu Harry a riaprire la
conversazione, dopo qualche minuto buono di silenzio, e, questa volta,
sia i
suoi occhi che la sua voce erano più
calmi e gentili.
-Scusa…Non
dovrei fare
queste scenate di gelosia ogni volta: tu non mi appartieni.-
Proferì,
sorridendo mesto.
-Evidentemente essere
rifiutato una sola volta non mi è bastato…-
E ridacchiò
senza troppa
gioia, imbarazzato, mentre portava la mano a scompigliarsi i capelli.
Alexis lo
guardò indecisa,
poi, di slancio, gli circondò il collo con le braccia, e si
strinse a lui, in un
abbraccio carico di affetto. Nascose il viso in una spalla del ragazzo,
che,
colto di sorpresa, non ricambiò subito la stretta. Rimase un
po’ così ferma, e
solo quando lui le circondò la vita con le braccia,
afferrandola con una presa
salda e urgente, alzò il viso, quel tanto che le bastava per
far si che le loro
guance si sfiorassero, in una dolcissima carezza.
- Harry: capirai, te lo
prometto…Ma ora non posso parlare, non posso dirti nulla: ti
prego.-
Gli sussurrò,
prima di
metterglisi di fronte, per poterlo guardare in quegli occhi che la
osservavano
perplessi e preoccupati.
Fece per chiedere il
significato di quelle parole, ma lei lo fissò seria e scosse
lentamente la
testa. Poi, gli lasciò un bacio a fior di labbra sulla
fronte, prendendogli il
viso tra le mani, prima di sciogliere l’abbraccio.
Harry rimase a fissarla,
un
po’ imbambolato. Doveva essere arrossito, perché
lei ridacchiò allegra,
lasciandogli un buffetto su di un braccio per farlo riprendere.
Alla fine, le sorrise di
rimando, un po’ malandrino e le si avvicinò
pericolosamente al viso.
-Saprò
aspettare, Alexandra
Black: te lo prometto.-
E, imitandola, le prese
il
viso tra le mani e le lasciò un bacio leggero sulla fronte,
prima di allontarsi
e ammiccare in sua direzione.
Lei ridacchiò
e poi, si
accoccolò accanto a lui, con un sorriso dolcissimo sulle
labbra, che gli scaldò
il cuore.
-Sono davvero felice di
averti conosciuto, Harry…-
Disse, piegando il viso
su
di un lato e guardandolo dal basso, appoggiata ad una sua spalla. Il
moretto la
osservò con un sorriso, sempre malandrino, e le
sfiorò una guancia con la punta
dell’indice.
- Ah sì? E
perché mai?-
Domandò
sornione,
ridacchiando leggermente, pur conoscendo già la risposta.
-Bhe…Mi piace
stare con te,
mi rende serena. Mi fa stare bene. Mi rende semplicemente, felice…-
Rispose, quasi in un
sussurro, come se avesse paura che rivelarlo a voce appena
più alta, avrebbe
potuto rovinarne il significato che voleva imprimergli.
Sincerità.
Affetto.
Felicità.
-E’ la stessa
cosa anche per
me…-
Asserì lui,
osservandola con
un sorriso molto simile al suo.
Questa volta fu il turno
di
Alexis, di meravigliarsi e fare la sorniona.
-Dici sul serio?-
-Obviously,
My Dear!-
Rispose, scimmiottando
la
Cherin e strappandole una risatina bassa e divertita.
Ridacchiò
anche lui, prima
di tornare serio e di fissarla con intensità.
Questa volta,
però, era
un’intensità diversa dal solito.
Non era la stessa che
poteva
scorgere anche negli occhi di Draco Malfoy.
Sembrava
quasi…fraterna.
-No, seriamente. Quando
sto
insieme a te, riesco a dimenticare ogni problema…Ultimamente
mi capita spesso
di essere triste, ma tutto sembra sparire di fronte al tuo
sguardo…Aspetto
questi piccoli attimi rubati dei pomeriggi della settimana, per poterti
rivedere e stare semplicemente bene.-
Confessò,
senza avere paura
di guardarla negli occhi.
<<
Guardami negli occhi e non avere
paura di
oltrepassare il mio sguardo.
Guardami dentro e non spaventarti della
confusione che troverai.
Guardami con amore ed entra nel mio
cuore, ma non ti soffermare:
Vai più a fondo, arriva alla mia anima.
Solo così scoprirai che sono sincero,
quando dico di amarti. >>
- Certo, ho Ron ed
Hermione
e sono veramente dei grandi amici, ma loro non riescono a capire. Non
come sei
capace di capirmi tu! Sembra quasi che tu abbia vissuto il mio stesso
passato e
lo leggo nei tuoi occhi, così simili ai miei…E il
tuo sorriso…Il tuo sorriso è
quasi una droga per me Alexandra: e non lo dico perché provo
attrazione per te
o per farti piacere!-
Si interruppe, chiarendo
quel punto con un gesto perentorio della mano.
- Il tuo sorriso mi è quasi
necessario per andare avanti, dal primo giorno che ti ho vista, al
Ghirigoro. –
Alexis aprì appena le
labbra, sempre più sorpresa da quelle parole.
-Mi avevi notata?-
Domandò con un sussurro
smorzato, non riuscendo a trattenersi.
-Sì, ti ho notata. – annuì –
vicino a Ginny. Avrei voluto domandarti tante di quelle cose quel
giorno,
sebbene non ti avessi mai vista prima. Eppure, il tuo sguardo mi aveva
mosso
qualcosa dentro. Qualcosa che ancora adesso non so ben
definire…Quasi un senso
di familiarità.-
Ammise, fissandola e poi
sorrise mesto.
-Ma questo non è possibile,
tu sei una Black infondo.-
Alexis deglutì a vuoto, con
la gola improvvisamente arida.
-Già…-
Rispose, mordendosi quasi a
sangue la lingua, per non buttarglisi di nuovo tra le braccia e
rivelargli
tutta la verità.
“Harry,
io lo so quello che provi, perché sento la
stessa cosa anch’io! Io sono tua sorella!”
Avrebbe voluto dirgli,
ma
invece decise di tacere.
Masochista
del cavolo.
Sarebbe stato tutto
più
facile, se glielo avesse rivelato.
Ma non poteva.
Non poteva!
Doveva pensare a Sirius.
Doveva farlo per lui.
Harry la guardò per un lungo
istante, prima di continuare.
-Però il tuo sorriso…Il tuo
sorriso è l’unica cosa in grado di farmi
dimenticare tutti gli anni passati in
solitudine che sono stato costretto a vivere, non chiedermi
perché, è così e
basta…-
Rivelò, con un sussurro
pacato e dolcissimo, prima di lasciargli una carezza gentile, che le
percorse
tutta la linea della guancia, facendole singhiozzare il cuore.
-Per questo ti
ringrazio…Alexandra Black.-
E le sorrise, mentre lei
respirava piano, temendo che le sarebbe preso un infarto molto presto,
con il
cuore che andava a mille e il fiato che le entrava a tratti, quasi
tremante.
-Ti mancano, mamma e papà…?-
Domandò poi lei
all’improvviso con un sussurro smorzato, senza pensarci.
Quando si rese conto di ciò
che aveva detto, si morse violentemente la lingua, sperando che Harry
non
facesse troppo caso né alle sue parole, né al suo
tono, né tanto meno alla
malinconia evidente che aveva attraversato i suoi occhi, veloce e
dolorosa come
un lampo a ciel sereno.
Lui la guardò sorpreso,
strabuzzando prima gli occhi, per poi assottigliarli con studiato
accorgimento.
Aveva detto proprio “mamma e
papà”?
E perché lo aveva fatto con
quella familiarità, con
quell’affetto, con quella malinconia, con quel viso triste?
-Come…?-
Le chiese, con un fil di
voce, osservandola incerto.
Alexis abbassò lo sguardo e
strinse le mani, nervosa.
-…uhmmm…quello che volevo
dire…è se ti mancano i
tuoi…genitori…-
Mormorò, cercando di dare un
tono disinvolto a quelle parole.
Si sforzò
poi di sorridere e tornò a
guardarlo.
-Ma forse, sono stata un po’
troppo invadente…Infondo non sono affari miei: scusa la
domanda, non so che mi
sia pr-- -
-Tutti i giorni…-
Asserì Harry, stroncando sul
nascere quel fiume di scuse.
Lei lo guardò stupita, tanto
che, le labbra, si socchiusero.
-Cosa…?-
Chiese, con voce così bassa
che non era sicura che Harry l’avesse davvero sentita.
-Mi mancano tutti i giorni…-
Ripetè lui, con quel
sussurro carico di amarezza e sincerità.
Lei lo guardò e sentì gli
occhi pizzicarle sotto la fastidiosa forza di quelle lacrime che,
ormai,
scorrevano su sul viso un po’ troppo spesso.
Decisamente
troppo.
Il suo cuore singhiozzò
ancora, facendole alzare ed abbassare il petto di scatto, prima che
quest’ultimo prendesse dolorosamente fuoco, quasi fosse
attraversato da una
miriade incontabile di piccoli aghi incandescenti. Le interiora, le si
contorsero nello stomaco, rischiando di farla vomitare.
Abbassò lo sguardo,
socchiudendo gli occhi per evitare alle lacrime di bagnarle il viso,
mentre,
come al solito, si mordeva il labbro inferiore.
-Ma…chi mi manca di più…-
Continuò poi Harry, il cuo
sguardo, che scavava insondabile nei suoi occhi, sembrava essere
diventata
dolorosamente cieco.
-E’
mia sorella…-
Alexis alzò
il viso di
scatto, fino ad incontrare quello sguardo smeraldino, carico di dolore
e
frustrazione. Si sentì mancare, di fronte a quegli occhi
così sinceri, così
malinconici.
-Tua sorella…? Per…perché
proprio lei?-
Riuscì a domandare, con un
moto curioso e atroce, che la stava distruggendo velocemente.
Lo sguardo di Harry si
accese di nuovo, e un sorrisino mesto e triste gli dipinse le labbra.
-Perché so che lei è ancora
viva…Anche se non me la ricordo, io posso sentire che
è vicina…Alexis non è
morta e un giorno tornerà da me…Lo so,
è così e basta.-
Rispose, sicuro delle sue
parole.
Alexis si morse il labbro
inferiore con quanta più forza poteva, per non piangere
ancora.
Ma non ci fu niente da fare.
Le lacrime le gonfiarono
prepotenti gli occhi e poi, appena le ciglia si chiusero lentamente,
vennero
rilasciate, senza dare alcuna possibilità di essere
controllate od ostacolate,
mentre scivolavano giù lungo tutto il profilo della guancia,
fino ad
incontrarsi con le gemelle, sul mento, per poi ricadere, lente e
inesorabili,
sulle mani strette in grembo.
Piccole gocce di cristallo, prodotte da smeraldi
sinceri, che sfuggono a nere ali di farfalla, troppo delicate per
rinchiudere
un dolore così forte.
Harry guardò quella
scena,
sorpreso.
E
addolorato.
Vederla piangere, gli
metteva addosso angoscia e tristezza.
Non voleva più vederla così
triste.
Voleva raccogliere tutte le
sue lacrime e gettarle via, lontane, dove lei non avrebbe
più potuto trovarle.
Ma
era come paralizzato.
Perché in quel momento, Alexandra Black, gli sembrava
terribilmente familiare.
Con quello sguardo verde
pieno di tristezza.
Quelle labbra piccole, umide
di lacrime.
Quelle guance arrossate e
piene di lunghe scie lucenti sotto i raggi di sole.
Ma chi?
Chi
gli ricordava?
Fu un attimo.
Un flash nella sua mente.
Un album.
Una foto.
Quale
foto?
Non riusciva a ricordare.
Aveva quel volto così
familiare davanti agli occhi.
Ma chi era?
E perché, vederla così, gli
scaldava il cuore, oltre a fargli provare una fitta di dolorosa
malinconia?
E
nostalgia?
La mano, senza
controllo, si
mosse automaticamente e, con gentilezza, raccolse le lacrime, lasciando
dolci
carezze.
Dio,
quanto gli faceva male, vederla così!
Avrebbe preferito morire, che continuare a guardarla
soffrire in quel modo.
-Mi…mi
dispiace Harry…io…-
Singhiozzò, ma lui non la
lasciò finire perché, istintivamente, protese le
braccia verso di lei e la
strinse forte a se, lasciandole nascondere il viso sul suo petto,
mentre le
accarezzava, con gesti lenti e rassicuranti, i lunghi capelli.
-
Ssssh…tranquilla Alexis...-
La moretta, al sentire quel
nome, sbarrò gli occhi e alzò il viso di scatto,
guardandolo con un misto di
terrore e sorpresa.
-Mi hai chiamata…?-
Harry sorrise colpevole, e
scosse lentamente la testa.
-Scusa…E’ che a volte ho
come l’impressione che mia sorella ti somiglierebbe
molto…Non chiedermi perché,
sento che è così…I tuoi occhi, le tue
espressioni, il tuo carattere…Venderei la
mia anima a Grindelwald se questo farebbe di te la mia
sorellina…-
Le rivelò, con un sorriso
sincero, mentre le prendeva una ciocca di capelli e gliela deponeva
dietro
l’orecchio, asciugandole altre lacrime che avevano preso a
scorrere sul bel
visino.
Alexis lo guardò indecisa:
no, non poteva continuare così.
Lei
doveva dirglielo.
Suo fratello aveva il diritto di sapere!
Si morse il labbro
inferiore, poi gli prese la mano che le stava accarezzando una guancia,
e la
fermò su di essa, prendendola tra le sue e strusciandoci
contro, socchiudendo
gli occhi.
- Harry…-
Riaprì lentamente gli occhi,
per fissarli in quelli del fratello.
Lui corrugò la fronte, ma
non disse nulla.
Alexis lasciò un sospiro,
tremante, si umettò le labbra e…
-Ma che scenetta
commovente!-
Li interruppe una voce
sprezzante, fredda e strascicata, accompagnata da un leggero battito di
mani.
Lo sguardo di Harry si
spostò oltre le spalle della sorella, con espressione
cattiva.
La moretta si voltò
velocemente, per trovarsi davanti la figura elegante – e
terribilmente vuota –
di Draco Malfoy, che avanzava con passo lento e cadenzato.
Alexis si alzò, barcollando
un po’, mentre, con fretta, si asciugava le lacrime con i
dorsi delle mani. Il
Grifoncino la seguì, e le si mise accanto.
-Lasciaci in pace Malfoy!-
Ringhiò il moro,
fulminandolo con lo sguardo.
Il biondino gli si avvicinò,
e gli si mise di fronte, puntando quello sguardo bollente
d’odio in quello
rabbioso di Harry.
-Non credo proprio: tu hai
qualcosa che mi appartiene.-
Ghignò, lanciando
un’occhiata carica di significato ad Alexis, che osservava la
scena dal basso,
lasciando scorrere lo sguardo da Harry a Draco e poi di nuovo ad Harry,
preoccupata.
-Ma davvero? Alexandra non è
tua!-
Ribattè il Bambino
Sopravvissuto, con voce tesa, fronteggiandolo minaccioso.
Draco scoppiò
inaspettatamente in una fredda risata.
-Ti illudi invece che sarà
mai tua, Potter?-
Sputò con disprezzo,
fissandolo con un’occhiata decisa.
Harry deglutì,
assottigliando pericolosamente lo sguardo, attraversato, solo per un
secondo,
da una nota ferita.
E
consapevole.
Si sarebbero fatti male,
molto male.
Doveva intervenire, fare
qualcosa.
Qualunque cosa!
Si infilò in mezzo ai due,
costringendoli a distanziarsi, dando le spalle ad Harry.
-Io non sono, né sarò mai di
nessuno, chiaro? Smettetela di fare i bambini!-
Sbottò, un po’ infastidita,
lanciando un’occhiataccia ad entrambi.
Draco ghignò arrogante e,
con velocità, le serrò una mano intorno al polso.
-Tu sei mia, Black!-
Ribadì e poi, con uno
strattone violento, fece per portarsela addosso.
Ma Harry glielo impedì,
prendendolo per un polso e allontanandolo dalla ragazza, per poi
fronteggiarlo
di nuovo, ponendolesi davanti, quasi a modi protezione.
-Lasciala in pace!-
Sibilò, assottigliando
pericolosamente lo sguardo.
-Come hai osato?!?-
Sbraitò Draco, colto di
sorpresa, per poi estrarre la bacchetta e puntarla con rabbia contro il
petto
di Harry.
-Malfoy! No!-
Urlò spaventata Alexis, ma
non fece in tempo a fare nulla.
L’aveva
chiamato Malfoy.
Malfoy.
Non Draco.
Malfoy.
Lo sguardo del biondino
si
riempì di rabbia, mentre, con un gesto veloce, roteava la
bacchetta.
-Stupeficium!-
Urlò, riversando in
quell’unico incantesimo tutto il suo odio.
Il
suo odio verso Harry Potter.
Un potente fascio di
luce
rossa colpì Harry in pieno petto, che, colto di sorpresa,
non fece neanche in
tempo a difendersi. Venne invece sbalzato qualche metro più
indietro, cadendo
pesantemente in terra e rotolando sull’erba .
Alexis si voltò ad osservare
il fratello, inorridita.
-Harry!-
Esclamò, e fece per
corrergli vicino, ma una mano di Draco che, ancora, si serrò
intorno al suo
braccio, le impedì ogni movimento e la costrinse ad uno
strattone forzato, che
la fece scontrare con il suo petto.
Draco avvicinò il viso sul
suo, poggiandolo su di una spalla, e le sfiorò la guancia
con le labbra.
-Non ci provare Black. Non
costringermi a far del male anche a te.-
Sussurrò, con voce morbida e
pericolosamente minacciosa, mentre le sfiorava una tempia con la punta
della
bacchetta.
-Lasciami andare, Malfoy!-
Sbottò lei, troppo preoccupata
per il fratello, per essere impaurita dall’atteggiamente del
biondino che,
sempre più furioso, le strinse la presa attorno al braccio.
Alexis cercò di
divincolarsi, facendosi solo più male.
-Tu sei mia, Black! Solo
mia.-
Ribadì ancora, con un sussurro
roco, tracciando il profilo del suo viso con la bacchetta.
-Expelliarmus!-
Improvvisamente, la mano di
Draco venne sbalzata indietro, ma riuscì a trattenere la
bacchetta, lasciando
andare Alexis, che barcollò in avanti, richiando di cadere.
Alzò lo sguardo e vide che
Harry stava puntando il Principe delle Serpe con la bacchetta.
-Harry!-
Lo rimproverò, lanciandogli
un’occhiata allarmata.
-Tu, brutto…-
Ringhiò Draco dietro di lei
e gli puntò la bacchetta contro a sua volta.
Si fronteggiavano, con
sguardo minaccioso, le espressioni indurite dall’odio e dalla
rabbia, che ne
contraeva ogni muscolo, ogni guizzo di piccole vene, che pulsavano
pericolose.
Alexis, al centro, lasciava
scorrere lo sguardo da uno all’altro, sempre più
preoccupata.
-No, fermatevi! Non fate
sciocchezze! Vi espelleranno! Vi farete male!-
Urlò, nel panico più totale,
cercando di farli ragionare.
Ma quelli, non sembravano
neanche sentirla.
Gli sguardi quasi ciechi si
studiavano con cautela.
Con
determinazione.
Con rabbia.
Con odio.
-Everte Statum!-
Urlò Draco all’improvviso, e
un raggio di luce blu la sfiorò, senza toccarle
nè farle del male, e si diresse
veloce verso Harry, che scartò di lato, evitando di essere
colpito.
-Locomotor Mortis!-
Urlò subito dopo, e un altro
fascio di luce, questa volta dorata, la sfiorò quasi,
puntando verso Malfoy.
-Protego!-
Gridò quest’ultimo, e
l’incantesimo si infranse su di una barriera invisibile.
Guardò il Bambino
Sopravvissuto, con odio, e poi avanzò di qualche passo,
superando Alexis e
mettendosela dietro le spalle, per poi distanziarsi di qualche altro
metro.
-Sta indietro.-
Le ordinò repentorio,
tenendo sotto tiro Harry con la bacchetta, che faceva lo stesso.
-Non vorrei che questo
idiota ti ferisse accidentalmente.-
Potter gli scoccò
un’occhiataccia, ma non protestò: era
d’accordo, non voleva che Alexandra ci
andasse di mezzo.
Quella
era una faccenda tra loro due.
-Languelingua!-
Urlò poi Harry, ma Draco si
spostò di lato.
-Diffindo!-
Rispose all’attacco, e un
raggio nero partì dalla sua bacchetta. Harry
cercò di evitare il colpo,
lanciandosi di lato, ma l’incantesimo lo colpì di
striscio, lacerandogli la
parte sinistra della maglietta e aprendogli qualche graffio.
Si rialzò subito da terra e,
ansimante, guardò l’avversario con odio.
-Petrificus Totalus!-
Gridò, e un raggio azzurrino
partì verso Draco che, con un nuovo
‘Protego’ si difese facilmente.
Basta, non potevano
continuare così!
Doveva fermarli, e subito!
Draco stava per alzare la
bacchetta e lanciare il prossimo incantesimo, quando Alexis gli corse
dietro e
lo prese per il braccio, strattonandolo.
-No! Dai! Basta! Fermatevi!
Basta ho detto!-
Gridò angosciata, cercando
di allontanare il biondino.
-Lasciami andare Black!-
Ordinò lui, perentorio,
tentando di scrollarsela di dosso, prima che Potter gli lanciasse un
incantesimo a tradimento. Ma, involontariamente, nel scuotere il
braccio, mise
troppa violenza e il gomito colpì forte sul naso della
ragazza, che venne
sbalzata indietro, cadendo sul pavimento.
Sbattè il sedere in terra,
cacciando un gemito di dolore.
Quando riaprì gli occhi, la
scena che aveva davanti le fece raggellare il sangue nelle vene.
Draco ed Harry la
osservavano, arrabbiati, spaventati, pietrificati.
Quasi temessero che le fosse
successo qualcosa di irreparabile.
Così, si affrettò a
rialzarsi, barcollando un pochino, e alzò le braccia,
scuotendole
freneticamente.
-S..Sto bene! Sto bene! Non
è successo nulla!-
Gridò, agitata e preoccupata
per la reazione che tutto ciò avrebbe potuto avere sui due.
Specialmente
su Harry.
Ma loro continuavano a
fissarla, con espressioni vuote e apprensive.
Fu allora che avvertì
qualcosa colare dal suo naso.
Si portò una mano sopra la
bocca, fiorando le narici e fu costretta a chiudere gli occhi per il
dolore.
Quando li riaprì, le sue dita erano sporche di sangue.
Si
era rotta il naso.
O meglio, Draco le aveva rotto il naso.
Ma l’aveva fatto
involontariamente, ne era sicura!
Spalancò gli occhi, intuendo
il perché di quel gelo improvviso e si affrettò a
ripulirsi con entrambe le
mani.
-S…Sto bene! Non è niente!
Davvero!-
Ripetè, agitata.
Ma, invece di ripulirsi,
stava solo peggiorando la situazione, spargendosi il sangue su tutte le
labbra
e sul mento, tingendosi anche le mani.
Cercò allora di nascondere
il tutto, coprendosi bocca e naso con le mani.
Ma non servì a molto.
Harry fu il primo a
riprendersi, mentre il suo sguardo si accendeva di pura ira.
Puntò la bacchetta contro
Draco che, ancora più pallido del solito, la fissava con
espressione assente,
senza reagire.
-Petrificus Totalus!-
Urlò Harry, un raggio
azzurro colpì Malfoy di spalle, congelandolo sul posto.
-No!-
Gridò terrorizzata Alexis,
mentre Harry si avvicinava al corpo pietrificato, con passo di marcia,
e lo
guardava furioso dritto negli occhi.
-Brutto figlio di puttana!-
Sbraitò, e gli assestò un
potente pugno in bocca, che fece volare il biondino qualche metro
più dietro.
-HARRY!-
Urlò ancora la piccola
Black, guardandolo scandalizzata.
Potter fissava con odio il
corpo di Malfoy riverso sul pavimento, ansimando stanco.
Doveva aver messo in quel
pugno tutta la sua potenza.
Alexis lo fissò sgomenta,
poi si voltò e raggiunse Draco.
-Malfoy! Malfoy, svegliati!-
Lo scosse, ma quello era
rigido come un pezzo di legno.
Estrasse la bacchetta e
gliela puntò contro.
-Finite Incantatem!-
Mormorò con velocità, e un
raggio rosa si diffuse per tutto il corpo del biondino, che le
scoccò
immediatamente un’occhiata furente.
Si alzò a sedere e si pulì
la bocca, dalle cui labbra spaccate usciva del sangue.
Harry gli puntò ancora la
bacchetta contro, pronto a scagliargli un altro incantesimo al primo
passo
falso.
Alexis si voltò a guardarlo,
angosciata, poi tornò ad osservare Draco.
-Sei ferito…-
Affermò, allungando una mano
per sfiorargli il labbro spaccato.
Lui le schiaffeggiò la mano,
infastidito, senza nemmeno guardarla.
-Non mi toccare.-
Sibilò, furioso, continuando
a tenere lo sguardo fisso su Harry.
-E così questo è il famoso
coraggio dei Grifondoro: ti faccio i miei complimenti, Harry Potter!-
Proferì Draco con
cattiveria, lanciandogli un’occhiata carica di significato,
mentre si alzava da
terra – elegante anche in quelle condizioni – e si
sistemava la cravatta.
-Attaccare un nemico alle
spalle: il cappello deve aver sbagliato, tu saresti stato un Serpeverde
perfetto!-
Ghignò, cattivo, pulendosi
un rivolo di sangue che gli scendeva sul mento, con il dorso della mano.
Harry boccheggiò sorpreso e
la mano che stringeva la bacchetta tremò pericolosamente.
-No…Non è vero.-
Mormorò, deglutendo.
Lui era un Grifondoro.
Sì,
un Grifondoro.
Eppure,
l’aveva scelto lui:
il cappello avrebbe voluto mandarlo a Serpeverde.
A
Serpeverde.
Non a Grifondoro.
-Oh sì
invece, Potter!-
affermò il Principe, incrociando le braccia al petto.
–Tradire i tuoi ideali.
Per chi poi? Per una Serpeverde. Per una Black.-
Sibilò maligno, lasciando
scorrere lo sguardo su Alexis, che lo guardava, ancora inginocchiata in
terra.
-Dimmi, Potter: lo sai chi è
lei? Il cognome Black non ti dice nulla?-
Proferì serafico, tornando a
guardarlo.
Harry corrugò la fronte, ma
non fece in tempo a proferire parola.
-Malfoy: no!-
Lo interruppe Alexis,
guardandolo dal basso con espressione disperata, i capelli che le
coprivano
parte del viso e il sangue che ancora le sporcava naso, bocca e mento.
Lui non la degnò neanche di
un’occhiata, e rimase impassibile, concentrato sul Bambino
Sopravvissuto.
-Allora, Potter?-
Harry fissò la ragazza per
un lungo istante, e poi tornò a guardare Draco, abbassando
la bacchetta.
-Di cosa stai parlando?-
Chiese sospettoso,
assottigliando lo sguardo.
Draco si finse sopreso, e
aprì le belle labbra, piegando il viso su di un lato, mentre
alzava entrambe le
sopracciglia.
-Ma come? La tua cara Alexandra non
te ne ha mai
parlato? Eppure mi sembravate così…intimi!-
Sostenne, con una nota
cattiva nella voce calma e controllata.
Harry scoccò un’occhiata
alla moretta, ma quella continuava ad osservare Draco, disperata.
-Che vai dicendo Malfoy?-
Sibilò irritato,
scoccandogli un’occhiataccia.
Quello si esibì in un
sorriso angelico, mentre si stringeva nelle spalle.
-Non lo sai davvero! Bhe,
non mi stupisco: mentire deve essere una sua specialità.-
Rispose cattivo,
assottigliando lo sguardo che brillò con odio.
-Smettila di dire stronzate
e parla!-
Sbottò irrequeito il
Grifondoro.
-Alexandra è la sorellina
del mio caro cuginetto: Sirius Black, ti dice qualcosa questo nome,
Potter?-
Ghignò maligno, mentre
quello lo osservava, sconcertato, prima che l’informazione
penetrasse appieno
nella sua mente.
-Basta! Basta, ti prego! Per
favore Draco…-
Gridò Alexis, guardandolo
dal basso, mentre nuove lacrime le stavano scivolando giù
per il visino
dall’espressione di supplica.
Al sentire il suo nome, il
biondino finalmente si voltò a guardarle e – si
maledisse mille e mille altre
volte – il suo cuore si fermò di botto, nel
vederla così.
Ringhiò quasi, prima di prenderla
per un polso e tirarla su con violenza.
-Mi hai rotto.-
Le sibilò cattivo ad un
centimetro dalle labbra, prima di darle un forte strattone e
trascinarla via,
lasciando Harry a fissare il vuoto, troppo occupato ad elaborare quella
notizia
shokkante.
La trascinò al
limitare
della foresta oscura, senza degnarsi di sentire le sue proteste sul
fatto che
le stava facendo male al polso.
La spinse con violenza
contro un albero, lasciandola gemere per protesta, mentre le lasciava
finalmente il braccio e le dava le spalle.
Alexis lo osservò
spaventata, massaggiandosi il polso dolorante. Poi,
sobbalzò, quando lo vide
assestare un potente pugno ad un albero non troppo robuso, che si
abbozzò,
lasciando la sua mano perfetta cosparsa da una miriade di schegge di
legno, che
prese a sanguinare.
La moretta trattenne il
fiato, guardandolo preoccupata, mentre lui si voltava e la inchiodava
con
un’occhiata terribilmente vuota.
Le si avvicinò, lento e
pericoloso, e la osservò per qualche minuto. Poi, con uno
strattone, la
allontanò dal tronco e la prese per i capelli, dietro la
nuca, tirandola quel
tanto che gli bastava per poterla sovrastare con il viso.
-Hai finito di giocare,
Black.-
Proferì e la voce atona e
priva di sentimento, con cui pronunciò quella frase, la rese
ancora più
pericolosa che se l’avesse urlata, rabbioso.
Alexis lo guardò in viso,
con timore.
Le pietre di luna opache,
che aveva al posto degli occhi, sembravano prive di vista.
Alexis cercò di
indietreggiare, spaventata, e lui glielo permise, lasciando la presa
sui suoi
capelli.
-Draco…?-
Mormorò, con un fil di voce.
Ma lui non sembrava sentire.
Quando
un Serpente non morde, è solo allora che devi
avere veramente paura.
Un rumore secco, di
legna
spezzata, si diffuse in tutta la foresta, che nel silenzio,
risuonò forte e
chiaro, accompagnato da un’eco che non sembrava voler
smettere di diffondersi.
Il piede della ragazza aveva
calpestato, involontariamente, un rametto secco, riverso sul terreno e
quel
piccolo e insignificante rumore, era entrato nelle orecchie del biondo,
con il
suo continuo eco, rimbalzando nella sua mente, come una pallina da
ping-pong
impazzita, e lo aveva costretto a destarsi.
Lo sguardo riprese il colore
del ghiaccio più freddo, e divenne più affilato
della lama di una spada di
cristallo.
E si puntò, con velocità, su
quello verde e impaurito, che si stava allontanando.
La sua occhiata d’odio puro,
la immobilizzò sul posto.
Sentì le gambe farlesi
improvvisamente pesanti, come macigni che non potevano essere spostati.
Ma al
tempo stesso, le sentiva deboli e incapaci di sorreggere il suo peso.
Il suo corpo si era fatto
immobile, tanto da sembrare una bella statua di marmo. Eppure, lo
sentiva
tremare chiaramente. Ogni tendine, ogni lembo di diafana pelle, era
scosso,
come percorso da una continua scossa elettrica.
Scossa
lanciata da quegli occhi furiosi e penetranti.
Era sicura che, insieme al
suo corpo, anche il suo cuore si fosse fermato. E contemporaneamente,
lo
sentiva battere veloce contro il petto, così forte, da far
male. Il suono sordo,
ma potente, le tamburellava nelle orecchie, togliendole
l’udito.
Le mancava l’aria, ma
avvertiva il suo respiro veloce, immetterle ossigeno puro nei polmoni.
Mai, come in quel momento,
aveva provato tanta paura di Draco Malfoy.
Incredibile,
quello che puo’ generare uno sguardo
infuriato, rivolto ad un cuore che sa di aver sbagliato.
Imbrogliato.
Mentito.
Dopo quelli che
sembrarono
decenni, passati a guardarsi, finalmente Draco si mosse.
E
Alexis avrebbe preferito che non lo avesse mai
fatto.
Lento e inesorabile,
come la
morte, le passò accanto.
E la oltrepassò.
Non uno sguardo.
Non una parola.
Quel silenzio valeva più di
mille sguardi e di infiniti fiumi di parole.
E
poi, se ne andò.
Lasciandola sola.
Con un buco nero, nella
parte sinistra del petto.
Le gambe le tremarono
violentemente e traditrici, la lasciarono cadere a terra.
Le ginocchia picchiarono nel
terreno umido della foresta, ma lei non ne avvertì il dolore.
Le mani si strinsero sulle
ginocchia, con forza. Le unghie le si conficcarono nei palmi, ma non
sentiva
nemmeno questo.
Il respiro le si era fatto
improvvisamente corto, e sentiva il petto bruciarle, chiedendo ossigeno
con
urgenza.
Come se il cuore, si fosse
veramente fermato, e avesse smesso di pompare il sangue necessario per
la vita.
Non si era mai sentita così.
Avvertì le lacrime
pizzicarle sugli occhi, e non ne ostacolò la fuoriuscita.
Le lasciò scorrere, una dopo
l’altra, sul bel visino arrossato.
Lasciava che si unissero sul
mento, e poi scivolassero copiose sul terreno, macchiandolo come una
violenta
pioggia.
Perché non l’aveva sgridata?
Perché non l’aveva
schernita?
Perché non l’aveva
minacciata?
Perché non l’aveva
torturata?
Perché non si era comportato
come al solito?
Cosa c’era stato di diverso,
questa volta?
Perché,
l’aveva abbandonata?
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x
sackiko_chan:
Ehilà! Eccoti qui il nuovo capitolo,
dopo solo una settimana, contenta?^____^ Spero sinceramente che ti sia
piaciuto!! Innanzitutto, come al solito, grazie mille per i complimenti
*////*
Son davvero felice che il mio Draco ti piaccia ^-^ Anch’io lo
immagino
esattamente così: cattivo fuori, ma davvero buono infondo,
specialmente con le
persone che ama! Per quanto riguarda il momento della
verità, ci sarà
esattamente tra dieci capitoli, riuscirai a resistere? xD Ma
sì, infondo non
son poi così tanti, no?^-^ Bene, ora ti lascio con la
speranza che vorrai farmi
sapere che ne pensi! Inoltre, mi farebbe immensamente piacere se
facessi anche
un salto sul forum, se ti va^.-
Un bacione,
Ada =*
x
Minnieinlove:
CuginaaaaaH!<3 Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto anche se, purtroppo, Ron ed Hermione non si
son
visti…Dai, più in là faranno molte
più apparizioni, promesso!^.- Comunque no,
mi dispiace, il piccolo Blaise non prova interesse per la Alex, la vede
più
come una sorellina e la cosa è decisamente reciproca xD
Quindi dovrai
accontentarti di Malfoy che, probabilmente, in questo capitolo ha dato
il
peggio di se *muahuah* Speriamo che si riprenda in seguito
>____<
Bhe, ti
lascio! Un bacione <3
x elita: Eccola
la mia recensistrice più
accanita! *le corre incontro e la spupazza* Son contenta di vedere che
nonostante i miei tempi, continui a seguirmi!! Hai visto, stavolta ho
aggiornato presto e con un capitolo bello lungo! Spero ti sia
piaciuto!^________^
Fammi sapere
che ne pensi, come al solito, e magari fai anche un salto sul forum se
ti va,
mi farebbe piacere ^.-
Un bacione,
Ada =*
x Elly11:
Ehilà! Benvenuta nella mia storia, mi
fa sempre piacere di vedere nuove lettrici che recensiscono, grazie!
Bhe, hai
visto ho aggiornato abbastanza velocemente, no? Spero che questo
capitolo ti
sia piaciuto e che vorrai farmi sapere che ne pensi!^.-
E grazie mille
anche per aver consigliato la mia storia a Shin *O* Ne sono onorata!
Bhe, se ti va
fai un salto sul forum, mi farebbe piacere!
Un bacione,
Ada =*
|
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Capitolo 18 *** Un angelo di nome Blaise Zabini ***
Salve a
tutti!
Eccovi
il diciottesimo capitolo, dopo
una settimana esatta!!
Sono stata brava, vero?^____^
Bhe, questa volta non ho nulla dire, se
non: godetevi il capitolo!
Purtroppo questo è solo di passaggio,
ma ho deciso di fare capitoli un po’ più corti per
poter postare più
frequentemente! (Il mio ‘capitoli più
corti’ sottointende almeno 10 pagine
word, per cui non preoccupatevi XD Sono piuttosto logorroica, quindi i
miei
capitoli non saranno mai corti, comunque!^___^)
Bhe, non
mi resta che
augurarvi buona lettura!
Mi raccomando, fatemi
contenta e ditemi che ne pensate!
Un
bacione
Ada Wong
PS: Grazie
mille ufficialmente a tutti quelli che mi seguono e che mi
recensiscono!
Non vi ringrazio in ogni capitolo, ma è
ovvio che vi adoro tutti, dal primo
all’ultimo!
Infondo, cos’è uno scrittore senza i
suoi lettori?
Nulla.
Se
questa storia continua ad andare
avanti, è solo per voi!
Per cui, grazie!
Grazie mille!
Grazie di cuore! <3
E siamo a:
8355 Letture
59
Preferiti
21 Seguiti
73
Recensioni
Grazie
mille a tutti! Sul
serio!
Non
so più come dirvelo!
Ancora
una cosa, prima
di lasciarvi alla lettura:
Se
qualcuno è interessato all’apertura
di un forum (sul circuito
forumfree/community) nel quale poter postare
le proprie storie o fan fiction, partecipare a sfide interne a colpi di
fan
fiction o di grafica e conoscerci meglio e cose simili, mi
contatti, perché
vorrei una mano! –per recensione, via e-mail o via msn (Juja_heart@hotmail.com)
come
preferite!
Grazie
per l’attenzione.
~Un
Particolare In Più~
Draco Malfoy camminava, a
passo di marcia, lungo i corridoi di Hogwarts, diretto verso il
dormitorio di
Serpeverde.
Aveva lo sguardo assente, perso
nel vuoto.
Niente
di più pericoloso.
Dopo aver schiantato ben
cinque primini – tra cui anche una ragazzina – che
avevano avuto il coraggio di
sbarrargli la strada, si era infilato veloce nei sotterranei, ed era
entrato
nella Sala Comune.
Questa era piena ed eccitata
per la festa che sarebbe iniziata di lì a poco.
Tutte le ragazze mandavano
gridolini eccitati, confrontandosi i vestitini succinti e i ragazzi
ammiravano
trasognati le loro forme poco coperte.
Blaise Zabini era in piedi,
al centro esatto di un cerchio composto da uno stuolo di ragazzine che,
adoranti, lo stavano ammirando, occhieggiando civettuole, con gli
sguardi
ridotti a cuoricini volanti.
Il bel moro stava appunto
comunicando loro che, non avendo potuto sceglierne una
perché erano tutte così
carine e dolcissime, aveva deciso di portarle tutte insieme, scatenando
il
contento generale, quando scorse Draco entrare nella Sala, con uno
sguardo a
dir poco assassino. Alzò una mano, per salutarlo, ma quello
neanche lo degnò di
un’occhiata e, scontrandosi violentemente contro due ragazzi
che parlottavano
vicino all’ingresso, si infilò di corsa nei
dormitori.
Blaise lo guardò preoccupato
e si fece largo tra le sue spasimanti, promettendo di tornare quanto
prima.
Poi, si precipitò dietro l’amico, entrando nel
momento esatto in cui questo si
chiudeva la porta della sua camera alle spalle, con un gesto carico di
evidente
rabbia.
Il moretto si avvicinò alla
porta, un po’ titubante: non gli piaceva mai affrontare Draco
quando era così
incazzato.
E
fuori controllo.
“Guai in
vista…”
Pensò, mentre bussava con
eleganza innata.
-Dra…?-
Lo chiamò, ma un boato poco
rassicurante fu l’unica risposta che ricevette.
Al
diavolo l’educazione!
Spalancò la
porta, fino a
ritrovarsi davanti ad un Draco Malfoy a dir poco fuorioso, con il fiato
corto,
che aveva appena distrutto lo specchio dell’armadio con un
potente pugno, e ora
la mano -già coperta di scheggie di legno, notò
Zabini- sanguinava copiosa,
gocciolando sul pavimento.
- Mio Dio…-
Mormorò, gettando
un’occhiata anche alla stanza, completamente sottosopra.
Draco era in piedi, con lo
sguardo fisso sul vuoto, che incrociava, probabilmente, la sua immagine
distorta in quei pochi frammenti di specchio che erano riusciti a
rimanere
incollati all’armadio. I capelli, scompigliati, gli
ricadevano disordinati sul
viso. Dalle labbra, spaccate e gonfie, usciva più di un
rivolo di sangue, che
colava lentamente sul mento, fino a gocciolare in quella pozza
già alimentata
dalle ferite sulla mano.
Blaise rimase ad osservarlo,
poi si avvicinò lentamente – cercando di evitare i
frammenti di specchio
tagliente riversati sul pavimento – e lo preso per un
braccio, scuotendolo con
delicatezza.
-Draco…?-
Lo chiamò di nuovo, ma
quello non sembrò nemmeno sentirlo.
Continuava a fissare il
vuoto, le spalle che, per la rabbia, tremavano leggermente.
Blaise gli diede un altro
strattone.
Niente.
Lo scosse più forte.
Niente.
-Cazzo Dra! Che diavolo è
successo?!?-
Sbottò alla fine, voltandolo
con uno strattone violento e costringendolo a guardarlo in viso.
I suoi occhi sembravano un
cielo plumbeo, grigio e terribilmente vuoto.
Un
cielo calmo, prima di una tempesta distruttiva.
Blaise
vacillò di fronte a
quello sguardo: non l’aveva mai visto così furioso.
Questo perché, di solito,
Draco Lucius Malfoy riusciva sempre ad ottenere quello che voleva.
Bastava anche solo pensarlo,
e il giorno dopo lui aveva già conquistato ciò
che desiderava.
Che si trattasse di un nuovo
gioco, di un manico di scopa, di una cravatta nuova.
O
di una ragazza.
Quell’anno,
per la prima
volta in vita sua, il Principe delle Serpi si trovava ad affrontare una
cruda
verità: non poteva sempre ottenere
quello che voleva.
Sembrò riscuotersi
all’improvviso, e Blaise lo capì dal cambiamento
della sua espressione.
E
del suo sguardo.
Non c’era
più traccia di
vuoto o turbamento nel suo viso, solo una pura maschera di ghiaccio,
che ne
deformava quasi i lineamenti perfetti, rendendoli più duri e
più affilati del
solito.
Con uno spintone si
allontanò da Blaise.
-Lasciami in pace!-
Sibilò pericoloso,
lanciandogli un’occhiataccia.
Poi si voltò, e strinse la
mano ferita in un pugno, lasciando gocciolare altro sangue sul
pavimento.
Affibiò un potente calcio
alla testata in ferro battutto del letto e quasi la ruppe.
Se si era fatto male – cosa
che sicuramente era – non lo diede a vedere e la sua
espressione rimase
impenetrabile
Blaise lo osservò in
silenzio, mentre lo vedeva marciare con rabbia vicino alla scrivania,
dove, con
un gesto rapido, scaraventò tutti i libri e le pergamene a
terra.
Poi si bloccò, lo sguardo
fisso sull’unica cosa che era rimasta sul ripiano del
tavolino.
Una
maschera.
Era bella, elegante ed
argentata.
Il contorno degli occhi era
brillantato da una serie di piccole pietruzze, incastonate, mentre
dell’argento
fuso e colato era stato lavorato ad opera d’arte, e creava
dei piccoli e
sinuosi intarsi su tutta la maschera. Bordata interamente da una strana
decorazione – anch’essa argentata -, la cosa
più bella e più particolare era lo
smeraldo al centro della fronte, che brillava quasi di luce propria.
Draco la prese con la mano
ferita, sporcandola di sangue.
Deturpandola
quasi con odio.
La strinse con violenza,
ma
non riuscì a scalfirla, ovviamente.
Così la lanciò in terra con
rabbia, e poi la schiacciò sotto la suola della scarpa,
spaccandole prima il
naso, e poi deformando gli occhi.
Il piccolo smeraldo si
staccò e rotolò sul pavimento, fino a fermarsi,
una volta incontrata la punta
delle scarpe eleganti di Blaise, che fissava la scena interdetto.
Si piegò e raccolse la
piccola pietruzza, mentre il biondino continuava a sfogarsi sulla
maschera, che
continuava a calpestare con rabbia, finchè,
l’unica cosa rimasta di essa, non
erano che un mucchio di piccoli frammenti, che andarono a fare
compagnia allo
specchio.
Blaise si rialzò in piedi,
studiando il piccolo smeraldo, brillante nella sua mano.
Quello smeraldo così simile
ad un paio d’occhi che al biondino facevano andare il sangue
alla testa, anche
un po’ più del necessario.
E
allora comprese.
-Draco…Dov’è
Alexandra?-
Domandò, puntando lo sguardo
sul biondino, che ansimava stanco. Immediatamente, si voltò
a guardarlo, con
espressione carica di rabbia, odio.
E
frustrazione.
Con due grandi e veloci
passi, coprì la distanza che li separava e lo prese per il
colletto della
camicia – che sporcò di sangue. Gli si
avvicinò così tanto che i loro nasi si
sfiorarono e i loro occhi si specchiarono perfettamente.
Argento
gelido contro zaffiro liquido.
-Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome.-
Sibilò, sputando ogni parola
quasi con controllata difficoltà.
Poi gli diede un altro
spintone e lo lasciò andare, dandogli velocemente le spalle
e dirigendosi verso
la porta del bagno.
Zabini rimase a fissarlo
impassibile, mentre quello si poggiava stanco allo stipite e posava la
mano sul
legno bianco, lasciandola scivolare lentamente e macchiando la porta di
sangue
cremisi.
-Alexandra è una puttana…-
Aggiunse con rabbia, il
veleno in corpo.
Blaise lo guardò interdetto,
poi, inaspettatamente, scoppiò in una fredda risata, che
fece voltare l’amico.
-Ma certo! Per una volta qualcuno
non ti da ciò che vuoi, e tu fai il diavolo a quattro!-
Proferì il moro, quasi con
disprezzo.
-Dio, Draco: mi sembri un
bambino capriccioso al quale i genitori non vogliono comprare un
giocattolo
inutile!-
Lo sguardo argenteo perse
l’odio e la rabbia, che si sostituì ad
un’espressione sorpresa.
Poi si assottigliò di nuovo,
indignata e ferita nell’orgoglio, prima di abbassarsi.
Le mani si strinsero in due
pugni violenti.
Altro
sangue sul pavimento.
-Sta zitto…-
Mormorò, con rabbia, ma
Blaise non lo sentì neanche.
-Perché non vai a piangere
da tuo padre, come ogni volta! Magari scopri che anche Alexandra ha un
prezzo e
riesci a fartela comprare proprio come una bambolina di pezza!-
Continuò, con tono calmo e
serafico, eppure velenoso e tagliente come la zanna di un basilisco.
-Sta zitto…-
Ripetè Draco, le cui spalle
ora, tremavano ancora più violentemente di prima.
-Draco: le persone non si
comprano! L’amicizia non si compra! L’affetto non
si compra! L’amore: NON SI
COMPRA!-
Ringhiò le ultime parole, ma
Draco era scattato molto prima, consapevole di quanto quelle parole
fossero
sincere.
E
di quanto – cazzo!- facessero male.
-STA ZITTO!-
Senza rendersene conto, era
balzato in avanti e aveva assestato un bel pugno potente proprio sul
naso
perfetto di Blaise, che sorpreso, non era neanche riuscito a difendersi
e lo
aveva preso in pieno.
Barcollò un po’
all’indietro, tenendosi il naso sicuramente rotto, dal quale
cominciò ad uscire
un rivolo di sangue.
Draco lo guardò, ansimante,
con lo sguardo spalancato, shokkato da quello che aveva fatto.
Zabini gli restituiva la
stessa occhiata, sorpreso da tale reazione.
Poi, inaspettatamente,
scoppiò di nuovo a ridere e il biondino lo guardò
senza capire.
-Ma bravo: spero che tu ti
sia sfogato, amico!-
Ridacchiò, poi tornò serio
all’improvviso e coprì la distanza con un solo
lungo passo.
Questa volta fu il turno di
Malfoy di essere preso per il colletto della camicia.
-Ricordati Draco: io per te
ci sarò sempre, perché ti conosco e so come sei
fatto. Ma se continuì così, rimarrai
solo.-
Gli alitò ad un centimetro
dal viso, prima di allontanarlo con una spinta così forte,
che lo fece cadere
in terra.
-Ci vediamo alla festa,
Dra!-
Lo salutò, mentre con un
gesto elegante della bacchetta si puntava il naso.
-Epismendo!-
Poi si voltò e uscì dalla
stanza, lasciando Draco a fissare la porta chiusa.
Rimase lì, seduto per terra,
per un lasso di tempo che nemmeno lui avrebbe potuto definire.
Forse passarono più di venti
minuti.
O magari, neanche uno.
Ma a lui sembrò di stare
pensando da sempre.
Blaise
aveva ragione.
Fottutamente ragione.
Eppure, non poteva farci
nulla. Lui era quello: prendere o lasciare.
E comunque, per lui,
Alexandra Black rimaneva una puttana.
Un secondo prima arrossiva
di fronte a lui, e il suo cuore batteva forte quando le si avvicinava
più del
dovuto – sì, riusciva a sentirlo ogni volta, per
quanto andava veloce – e il
minuto dopo, eccola lì, a civettare come una scema con
quell’idiota di San
Potter.
Oh, ma gliela avrebbe fatta
pagare. Eccome se gliela avrebbe fatta pagare!
Nessuno si prendeva gioco di
Draco Malfoy e poi la passava liscia.
Nessuno. Neanche
lei.
Si alzò da terra, e con un
colpo veloce della bacchetta, rimise tutto in ordine: lo specchio
tornò
intatto, i libri e le pergamente si rimpilarono sulla scrivania, le
coperte
riavvolsero il letto e la moquette verde assorbì le numerose
gocce di sangue,
senza lasciare danni.
Gli unici cocci che rimasero
tali, furono quelli della maschera, che Draco ignorò
prontamente, infilandosi
nel bagno per farsi una doccia.
Uscì mezz’ora dopo, e
nessuno avrebbe mai detto che, solo un’ora prima, era stato
coinvolto in ben
due liti, che erano entrambe sfociate alle mani.
L’unico vago ricordo era il
labbro inferiore, leggermente gonfio, sul quale figurava un bel taglio
profondo
e arrossato. Per il resto, era impeccabile nel suo abito da vampiro
– non
mascherato, ovviamente – e quelle labbra maltrattate
riuscivano a dargli
un’aria maledettamente più affascinante.
Intercettò lo sguardo di
Blaise, che, nonostante stesse sorridendo alle sue ammiratrici, era
insolitamente serio. Ma passò oltre, dirigendosi verso la
sua vera preda. La
acchiappò per un polso, togliendola dalle gambe del ragazzo
che stava
abbracciando.
- Tu vieni alla festa con
me.-
Ordinò perentorio, e per
tutta risposta, la ragazza si limitò a guardarlo confusa.
-C-come…?-
Domandò, con un balbettio
interdetto, non sicura di aver capito bene.
-Poche storie, Pansy. Era
quello che volevi, no?-
Rispose brusco e, quando
l’informazione penetrò, la Parkinson si
esibì in un urletto eccitato, che
catturò tutta l’attenzione della Sala.
-Certo che ci vengo al ballo
con te!-
Gridò contenta, e gli si
attaccò al braccio sinistro, molto simile ad una piccola
piovra.
Draco sbuffò, infastidito,
ma subito le cinse la vita con un braccio e, insieme, varcarono la
porta della
Sala Comune, sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
Non passò neanche mezzo
minuto che tutti, pettegoli, presero a parlottare.
Blaise Zabini alzò lo
sguardo al cielo, e finse di ascoltare le sue molteplici
accompagnatrici, lo
sguardo fisso sul freddo muro in pietra, speranzoso di vedere entrare Lei.
Alexis era appena uscita
dall’infermeria, e si teneva un fazzoletto sporco di sangue
sotto il naso.
Madama Chips era riuscita ad aggiustarglielo in un attimo, ma aveva
detto che
il sangue avrebbe continuato ad uscire ancora per qualche minuto,
così stava
continuando a tamponarsi, mentre si dirigeva, con passo lento e stanco,
verso
la Sala Comune di Serpeverde.
I corridoi erano già gremiti
di gente mascherata, che si stava dirigendo in Sala Grande per la festa.
La
festa.
L’aveva quasi
dimenticata.
Bhe, una cosa era certa:
l’invito di Draco non era più valido.
Tanto, ora che ci pensava,
non aveva neanche voglia di andarci.
L’unica cosa che desiderava,
in quel momento, era potersi rannicchiare nel suo letto sotto le
coperte, e
lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.
Chissà, magari sarebbe
riuscita a sognare di nuovo quel luogo paradisiaco, dove la sua dea
personale
l’avrebbe aiutata a cancellare ogni dolore.
Quando entrò in Sala Comune,
stropicciandosi gli occhi arrossati con una mano, e continuando a
tenere il
fazzoletto sotto il naso con l’altra, tutti gli sguardi si
puntarono
automaticamente su di lei, facendola sentire a disagio.
Si guardò attorno, senza
capire, e avanzò lentamente, mentre intorno a lei,
prendevano concitati quei
bisbigli che ormai la accompagnavano un po’ ovunque.
‘Sta uno straccio,
poverina…’
‘Sì, guarda come sono rossi
gli occhi: dev’essere stata a piangere tutto il
tempo…’
‘Sapete che vi dico: se lo
merita! Così impara a tenere due piedi in una
scarpa!’
‘Sì, sono d’accordo con
lei!’
‘Ma siete delle vipere!’
Alexis cercò di ignorare
tutti quei sussurri e i suoi occhi si puntarono, automaticamente, in
quelli blu
di Blaise, che, appena l’aveva vista entrare, si era alzato e
l’aveva osservata
ansioso, quasi temesse che lei potesse crollargli davanti da un momento
all’altro.
-Alexandra…-
La sua voce scura superò
quella di tutti, che immediatamente si zittorono, pronti ad osservare
la scena,
per poi spettegolarne alle spalle.
La moretta cercò di
sorridere, ma tutto quello che le riuscì fu una smorfia
strana, triste e
malinconica. Fece per dire qualcosa, ma il ragazzo le si
avvicinò a grandi
passi e la prese per le spalle, quasi volesse aiutarla a reggersi in
piedi.
Perché
Alexandra Black non gli era mai sembrata così
fragile come in quel momento.
-Non qui…-
Le sussurrò ad un orecchio e
la scortò fin dentro il dormitorio, lanciando occhiate
infuocate a chiunque
osasse dire qualche ‘A’ di troppo.
La lasciò andare solo quando
entrarono nella sua stanza e lei appurava – con sollievo
– che Diamond era già
andata alla festa e probabilmente già si stava
‘infrattando’ da qualche parte
con quel Nott.
Fece qualche passo in
avanti, barcollando un po’, e si trascinò fino
allo specchio posto sopra la
scrivania di Diamond. Si osservò: era un vero disastro! I
capelli si erano
arricciati con l’umidità; il naso, la bocca e il
mento erano ancora incrostati
di sangue seccato e marrognolo, e altro continuava a colare; gli occhi
erano gonfi,
spenti e terribilmente arrossati; e la divisa, neanche a spiegarlo.
-Piccola…che cosa è
successo?-
Lo sguardo smeraldo corse
sullo specchio, fino a trovare la figura di Blaise che la osservava
apprensivo,
ancora in piedi, sulle soglia della porta.
Alexis sospirò e posò il
fazzoletto sulla scrivania, con un gesto stanco.
-Ho litigato con Draco…-
Rispose, accennando ad un
sorrisino mesto e ad un’alzata di spalle, mentre trafficava
nei cassetti della
scrivania e tirava fuori un fazzoletto pulito.
-Siediti pure.-
Gli disse poi, facendo un
cenno verso il suo letto e andando in bagno, dove sciacquò
il fazzoletto e
cominciò a ripulirsi del sangue seccato.
Blaise si guardò intorno,
poi si sedette come gli era stato detto.
-Immaginavo. Il suo pugno
sul naso quando ti ho nominata è stato molto eloquente.-
Proferì, con tono leggero, e
quando Alexis fece capolineo dalla porta del bagno, con
un’espressione stupita,
ridacchiò leggermente.
-Ti ha davvero picchiato?-
Domandò incredula e lui
annuì tranquillo, come se fosse la cosa più
normale del mondo.
-Merlino: ma è terribile!-
Esclamò sconcertata,
avvicinandoglisi e sedendosi sul letto a sua volta.
-E tutto per colpa mia…mi
dispiace…-
Avvicinò una mano al suo
viso, per controllare che fosse tutto a posto, ma lui gliela prese e la
fermò.
-Non preoccuparti: sto bene.
Tu piuttosto, perché tutto quel sangue?-
Domandò, indicandogli la
pelle appena sotto il naso, ancora incrostata di sangue.
Lei sospirò e abbassò lo
sguardo.
-Una gomitata…di Draco…-
Ammise e lo sguardo blu di Blaise
si accesse all’improvviso, traboccando di bollente ira.
-Draco ha fatto cosa…?-
La sua voce tremava
leggermente, quasi cercasse di controllare una grande rabbia.
Balzò in piedi, ma Alexis lo
fermò, prendendogli una mano.
-No, aspetta! Non l’ha fatto
apposta, sul serio! –
Blaise la guardò in tralice,
sospettoso, poi sospirò e si sedette di nuovo. Le pose una
mano sulla guancia e
gliela accarezzò, portandole indietro i capelli.
-Alex…Vuoi dirmi che cosa è
successo, esattamente?-
La ragazza sospirò e si alzò
dal letto, ponendosi di nuovo davanti allo specchio. Riprese a pulirsi
la bocca
e il mento con il fazzoletto.
-Alexandra?-
La richiamò, e lei ricambiò
lo sguardo dal riflesso nello specchio.
-Ero al lago…con Harry. E
stavamo parlando: solo parlando! Ma Draco deve aver travisato le cose
e…si è
esibito in una scenata di gelosia. Harry non si è fatto
sottomettere e come al
solito hanno finito per litigare. Hanno duellato un po’, e
quando ho cercato di
fermarli mi sono beccata una gomitata…Per tutta risposta,
Draco si è beccato un
pugno in bocca da Harry. Ecco tutto –
Rispose semplicemente, con
tono incolore, mentre finalmente riusciva a levarsi il sangue dal
mento, per
poi passare al naso.
Rimasero in silenzio per
qualche minuto, fino a che Alexis non intercettò di nuovo lo
sguardo di Blaise,
che la fissava serio, nel riflesso dello specchio.
Sbuffò e si voltò,
lanciandogli un’occhiataccia contrariata.
-Cosa? Che c’è?-
Domandò esasperata e lui
continuò ad osservarla per qualche altro secondo, prima di
tenderle un braccio
e farle cenno di avvicinarsi e sedersi accanto a lui.
Lei lo guardò indecisa, poi
sospirò e fece come le era stato silenziosamente detto.
Senza dire nulla, Blaise le
prese il fazzoletto bagnato dalle mani e, delicatamente,
cominciò a pulirle il
nasino e la bocca, facendola arrossire un po’.
Si
sentiva tanto una bambina alle prese con un papà
un po’ troppo apprensivo.
Un papà che, ormai, non aveva più.
O che, meglio, non aveva mai avuto veramente.
Deglutì, un
po’ imbarazzata,
ma non si sottrasse alle cure del moro, che continuò a
tamponarla con
delicatezza.
Dopo qualche altro minuto di
silenzio, finalmente Blaise riaprì la conversazione,
precedendola con un
sospiro.
-Alex…Sai che Draco è un
po’…apprensivo quando si parla di
te…Anzi, sarebbe meglio dire un po’ troppo
geloso. Ma non lo fa con cattiveria: lui ci tiene veramente a te, come
non ha
mai tenuto a nessun’altra ragazza in vita sua. Neanche a
Pansy.-
Cominciò, e lei abbassò lo
sguardo, stringendosi le mani in grembo.
-Sì, lo so.-
Mormorò consapevole, mentre
una fitta dolorosa le colpiva il cuore, come il fendente di una spada
di un
abile guerriero.
-Allora…Perché continui a
vederti con Potter, nonostante sai bene che a lui dia fastidio? Ti
diverte
vederlo arrabbiato?-
Alexis alzò lo sguardo
smeraldino di scatto, sorpresa da quelle parole e dalla durezza con cui
erano
state pronunciate. Scosse violentemente la testa, sfuggendo alla
medicazione
del ragazzo.
-No! Assolutamente no!-
-E allora, perché gli fai
questo? Quel Potter è più importante di Draco?-
Le domandò ancora,
sondandola con uno sguardo penetrante.
Lei fece per dire qualcosa,
ma poi sospiro e abbassò lo sguardo, con espressione
malinconica.
Blaise ne approfittò per
riprendere a pulirla delicatamente.
-Scusa le mie domande, non
sono fatti miei. E’ solo che…vorrei capire. Vorrei
capire se quello che dice
Draco è la verità o se è solo
così accecato dalla gelosia da non vedere la
realtà.-
Spiegò, girando il
fazzoletto dalla parte pulita e continuando a tamponarla.
-E’…è una cosa complicata
Blaise.-
Gli rispose, mordendosi il
labbro inferiore.
-Alex: guardami un attimo.-
La ragazza alzò lo sguardo
su quello di Blaise, che le sorrise appena.
-A te piace Draco?-
Le domandò, e lei arrossì
tutta insieme, sorpresa da tale domanda.
-Bhe…Io, n-non lo so!
Insomma…C-che domande sono?-
Balbettò imbarazza,
spostando di nuovo lo sguardo sul pavimento.
Il ragazzo ridacchiò
divertito e finì di pulirla.
- La cosa più difficile è
ammetterlo a se stessi. La strada, poi, è tutta in discesa.-
Le disse, facendo evanescere
il fazzoletto sporco.
-Ma io l’ho già ammesso a me
stessa.-
Rivelò, alzando di nuovo lo
sguardo e sorridendo mesta, con un bel colorito sulle guance.
-Sì, Draco mi piace. E tanto
anche…-
Aggiunse imbarazzata, ma poi
sospirò e la sua espressione si spense, malinconica.
-Ma ormai non ha più
importanza…Se c’era anche solo una
possibilità di stare insieme, ora non
c’è
più…-
Mormorò, improvvisamente
stanca, alzandosi dal letto e andando alla finestra, per vedere le
stelle del
cielo magico brillare luminose.
-Non dire così, Alex…Vedrai,
tutto si risolverà.-
-No! Non questa volta,
Blaise. Ho visto i suoi occhi…Mi ha guardata…Come
se fossi una cosa
disgustosa…Nel suo sguardo ho letto che avrebbe voluto
urlarmi in faccia…-
Poggiò una mano sul vetro,
lasciandola scivolare lentamente.
-PUTTANA!-
Gridò all’improvviso,
facendo sobbalzare il Serpeverde.
-Era questo che avrebbe
voluto dirmi…Ma la sua occhiata è valsa
più di mille parole…Il suo silenzio è
stato più doloroso di una pugnalata dritta al
cuore…-
Si lasciò cadere in terra,
accasciandosi lentamente, troppo stanca per restare ancora in piedi.
Blaise le
corse subito vicino, e le si inginocchiò accanto,
preoccupato.
Non stava piangendo. Non
quella volta.
Ma l’espressione vuota dei
suoi occhi era più triste e terrificante di mille lacrime.
-Che cosa devo fare,
Blaise?-
Domandò poi, con voce rotta,
voltandosi a guardarlo, con lo sguardo lucido.
Il ragazzo sentì una morsa
stringergli il cuore, e avvicinò una mano al suo viso,
accarezzandolo
dolcemente.
-Perché non provi dirglielo?
Perché non gli dici quello che senti per lui?-
Alexis alzò lo sguardo su di
lui, sorpresa e spaventata.
-Cosa…? No! Io…Non posso!-
Scosse la testa, con
violenza, e lui la prese per le spalle, per fermarla e poterla guardare
in
viso.
-Perché no, Alexandra? Lo
vedo quanto ci tieni a lui! Lo leggo nei tuoi occhi: ogni volta che lo
vedi, si
illuminano radiosi; ogni volta che lui non c’è,
sono pensierosi e un po’
tristi; quando litigate, come ora, diventavo vuoti e terribilmente
sofferenti!-
Le disse serio, scuotendola
un po’, quasi volesse farle capire l’importanza e
la verità di quelle parole.
Ma
lei lo sapeva che erano vere: e lo leggeva in
quegli zaffiri, caldi e preoccupati.
Blaise Zabini:
che
ragazzo splendido.
-Draco è uno
stupido! Un’idiota!
Un menefreghista! E un gran testardo! Non capisce che non è
solo lui a
soffrire, ogni volta che bisticciate. Non capisce che a soffrire siete
in due!
Alexandra tu devi dirglielo!-
La supplicò quasi, con tono
disperato, ansioso e preoccupato, con un’intensità
tale da farle provare i
brividi.
-Questo amore vi sta
distruggendo…-
Sospirò infine, lasciandole
andare le spalle e abbassando lo sguardo.
Alexis rimase ad osservalo,
una morsa dolorosa che le scaldava il petto, le bloccava il respiro in
gola e
le stringeva il cuore.
Non sapeva che dire, quindi
si limitò ad abbassare lo sguardo a sua volta, e a
stringersi le mani in
grembo, così forte che sentì le unghie perforarle
il palmo.
-Perché…? Se dici di tenere
così tanto a lui, perché non puoi rinunciare a
Potter?-
Le domandò poi.
Un’altra
pugnalata, dritta dritta nel cuore.
Respirò a
tratti,
boccheggiando, quasi avesse improvvisamente l’asma, e Blaise
la guardò
preoccupato.
Poi scosse la testa, così
violentemente che tutti i capelli le si riversarono sulle spalle,
coprendole il
viso.
-Mi dispiace…Mi dispiace, ma
non posso. Per quanto bene voglia a Draco – e credimi gliene
voglio davvero
tantissimo – io…io non posso rinunciare ad Harry.
Non posso!-
Rispose, prendendosi il viso
tra le mani, e cominciando a scuotere di nuovo la testa.
-Ti prego…Ti prego Blaise,
non chiedermi spiegazioni…Io non posso dartele! Ti
prego…Ti prego…-
Continuò a sussurrare,
mentre si piegava con il busto in avanti e si accasciava a terra,
stringendosi
lo stomaco con un braccio, quasi avesse bisogno di vomitare.
In
effetti, era così che si sentiva in quel momento.
Blaise la
osservò
addolorato, poi si piegò a sua volta, e la prese tra le
braccia, stringendola e
cullandola.
-Scusami…Perdonami: non ti
farò più domande…Te lo
prometto…-
Le sussurrò, accarezzandole
i capelli e lei si aggrappò forte alle sue spalle, annuendo.
-Non piangere…-
Alexis si staccò quel tanto
che bastava per poterlo vedere in viso, e lui notò che
sì, aveva gli occhi
lucidi, ma non una sola lacrima solcava il suo viso.
-Non sto piangendo…-
Sorrise mesta, sciogliendo
l’abbraccio.
-Non voglio più piangere: in
questi due mesi ho versato anche più lacrime del necessario.-
Si strinse nelle spalle e
Blaise le sorrise, lasciandole un buffetto sulla guancia.
-Brava! Così ti voglio,
sempre allegra è sorridente!-
Alexis sorrise più
ampiamente, e si lanciò di nuovo addosso a lui, stringendolo
forte.
-Grazie Blaise…-
Gli sussurrò e lui e lasciò
un bacio a fior di labbra sulla tempia.
-Figurati, piccola: per te
ci sono. Sempre.-
Rimasero a coccolarsi un
po’, poi Blaise diede un’occhiata
all’orologio che portava al polso e quasi
sobbalzò.
-Caspita! Sono già le nove e
mezza: la festa è iniziata da un po’!-
Esclamò, sciogliendo
l’abbraccio e alzandosi in piedi, aiutando anche lei a
rialzarsi.
-Tu vieni, vero?-
Le domandò poi, scrutandola
con occhio critico e di rimprovero.
Lei storse la bocca, per
tutta risposta.
- Non so…Sinceramente, non
me la sento…-
Ammise, stringendosi le
braccia al petto, quasi in un abbraccio solitario.
Blaise la guardò
contrariato, corrugando le sopracciglia fine e ben curate.
- E poi, non ho neanche più
un cavaliere…-
Aggiunse, stringendosi nelle
spalle e sorridendo mesta.
-Ah: ma a questo si rimedia
subito! Sono sicuro che in molti vorranno uscire con te, Alexandra
Black!-
Rispose Blaise sornione,
alzando le sopracciglia per due volte, in un’espressione
maliziosamente buffa,
che la fece ridacchiare.
-E poi, se per qualche
stranissimo caso nessuno volesse venire con te, io mi offro volontario:
sempre
se vuole, Mylady!-
E si esibì in un ichino, che
la fece ridacchiare ancora di più.
- Credetemi, venire al ballo
con lei sarebbe un onore, Mylord!-
Ribeccò ironica Alexis, e
lui fece un’altra riverenza, come ringraziamento.
-Ma non credo che il tuo fan
club sarebbe d’accordo e, sinceramente, avere già
tre nemici in un giorno mi
basta e mi avanza!-
Ridacchiò, portandosi una
mano a coprire educatamente le labbra, mentre lui storceva la bocca e
soppesava
le sue parole, ritenendo che, in effetti, le sue care ragazze non
avrebbero
gradito.
- E comunque, non ho un
abito…-
Concluse la moretta, con un
sospiro e un’alzata di spalle, allargando casualmente le
braccia.
Blaise la osservò con uno
sguardo furbo, e poi si voltò verso il suo letto,
indicandole un pacchetto
plastificato all’angolo.
-Io non direi.-
Rispose, alzando un
sopracciglio e sollevando un’angolo delle belle labbra.
Alexis corrugò la fronte e
si avvicinò al letto, scrutando il pacchetto.
Era un vestito elegante,
rosso e nero. Lo tirò fuori dalla busta e se lo
dispiegò davanti, guardandolo
ammirata.
Era un abito da sera, sullo
stile dark. Aveva un corpetto rigido, senza spalline, decorato con del
merletto
e delle roselline. La gonna era lunga, e scendeva morbida, tagliata
appena da
uno spacco laterale neanche troppo profondo. Abbinati ad esso
c’erano un
mantello nero e un paio di dècolletè con il
cinturino.
Poi, il suo sguardo cadde su
un oggetto poggiato sulla coperta.
Una
maschera.
Era color porpora,
decorata
da roselline rosse. Gli occhi erano bordati da piccoli diamantini,
brillanti e
sul lato destro c’era un fiore, contornato da tante piume
nere.
Alexis adagiò il vestito sul
letto e la prese tra le mani, esaminandola.
“Ah,
quasi dimenticavo: il tema di stasera sarà
vampiri in maschera, per noi. Il tuo vestito è
già nella tua camera.”
Le aveva detto Draco
solo
quella mattina, si ricordò.
E ora, era tutto cambiato.
Sospirò e lasciò cadere la
maschera sul letto.
-E’ il vestito che mi ha
regalato Draco…Non posso indossarlo.-
Disse, di nuovo triste.
Blaise la osservò un po’,
poi scosse la testa.
-Invece lo metterai eccome!-
Ribeccò, avvicinandosi
all’abito ed esaminandolo con occhio critico.
-Come?-
Alexis lo guardò confusa,
mentre lui estraeva la bacchetta e la puntava contro il vestito.
-Aspetta e vedrai…Una
modifica qua e una là…Oh sì, Draco si
pentirà amaramente di non averti portata
al ballo stasera: sarai la più bella di tutte,
vedrai…-
Rimuginò tra se e se,
agitando la bacchetta. Il vestito levitò e ad ogni colpo di
bacchetta, si
andava man mano modificando. Dal corpetto uscirono due eleganti
maniche, che si
arricciavano sulle spalle. La gonna si lacerò in un altro
spacco, dal lato
opposto di quello che già c’era, ed entrambi
divennero molto più audaci. Ed
infine, anche il colore cambiò: da un rosso sanguigno, ad un
argento pallido,
simile al colore delle stelle.
Finito, il vestito nuovo si
adagiò di nuovo sul letto, sotto lo sguardo incantato della
ragazza.
-Come hai fatto?-
Domandò in un sussurro
incredulo, e Blaise si voltò a guardarla, sorridendo
soddisfatto.
-Non sono mica stato
rinominato ‘ragazzo più elegante di tutta
Hogwarts’ per nulla, mia cara!-
Rispose fiero, poi si guardò
intorno, quasi gli mancasse qualcosa.
Alexis lo fissò, piegando il
viso su di un lato, fin quando il viso del ragazzo si
illuminò. Si frugò nelle
tasche e ne tirò fuori qualcosa di piccolo, che tenne sul
palmo. Gli puntò la
bacchetta contro e mormorò qualcosa, finchè
quello non brillo.
-Prendi la maschera.-
Le ordinò, con un sorrisetto
strano sulle labbra. Alexis fece come le era stato detto e gli porse la
maschera.
Blaise lasciò levitare il
piccolo oggettino – che adesso la ragazza poteva vedere e
riconoscere come un
delizioso smeraldo, così simile ai suoi occhi – e,
con un altro incantesimo, lo
incastonò sulla fronte della maschera, che cambiò
colore, diventando anch’essa
argentata, come il vestito.
Alexis la guardò, sempre più
meravigliata, e Blaise ripose la bacchetta, soddisfatto di se stesso.
-Indossala.-
Le disse, indicandola, e la
ragazza annuì, andò davanti allo specchio e se la
mise.
Appena l’ebbe indossata, una
strana luce argentata la accecò per un attimo. Poi, quando
riaprì gli occhi, la
sua immagine nello specchio rifletteva sì lei, ma
con due splendide ali.
Argentate ovviamente. Si voltò per guardarle meglio, e
scosse le spalle,
riuscendo persino a muoverle.
-Ma…Ma Blaise! Sono
fantastiche!-
Esclamò entusiasta,
levandosi la maschera e correndo ad abbracciarlo.
Lui la strinse a se e
sorrise.
-Sono contento che ti
piaccia, piccola! E’ il mio regalo per te: vedrai, le cose si
sistemeranno, è
una promessa.-
Alexis sciolse l’abbraccio e
lo guardò dal basso, annuendo con un sorriso.
-Sì! Grazie Blaise, non so
che farei senza di te!-
Si strinse la maschera al
petto, contenta e lui le lasciò un buffetto su di una
guancia.
-Su: adesso preparati! Non
hai più scuse per declinare il mio invito!-
Le disse e lei ridacchiò
annuendo di nuovo.
-D’accordo! D’accordo! Tu
va, però: ti raggiungo alla festa!-
Ordinò, spingendolo
lentamente fuori dalla camera.
Blaise si lasciò trascinare
e una volta sulla soglia, si voltò a guardarla con un
sorrisino malandrino.
-Alexandra Black: se non ti
vedo alla festa entro mezz’ora, sappì che
verrò a cercarti con la bacchetta
spronata!-
La minacciò e lei gli fece
una linguaccia.
-Ci sarò Blaise: promesso.-
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
x miyuko:
Geeeeeemi!!!ç____ç Ormai sei partita e
chissà quando leggerai questa risposta e questo nuovo
capitolottoç____ç Mi
manchi tanto! Torna prestooo!! <3
x Elly
11:
Ehilà! Sono felicissima di rivederti
cara! E grazie mille per i tuoi complimenti, sono io ad adorarti per le
recensioni che mi lasci *___* Hai visto, ho aggiornato presto di nuovo,
contenta?^^ Passando alle tue domande:
1- Vol I sul titolo
sta a significare “Volume
Primo”, perché –in teoria, ma molto in
teoria- dovrei scrivere ben 6 racconti,
in cui ripercorrerei tutti e 6 gli anni di scuola di Harry, modificati
però con
l’aggiunta della sorellina. Ma fin’ora è
solo un progetto lontano, per il
momento mi auguro di riuscire a finire questa XD
2- I capitoli,
secondo la mia ultima revisione, dovrebbero essere 45, ma il problema
è che
ogni tanto mi si aggiunge qualche capitolo, o ne divido a
metà uno, quindi
aumentano o diminuiscono a seconda di ciò che scrivo. Non lo
so per certo
ancora comunque. Diciamo che ruotano tra i 45 e i 50, capitolo in
più capitolo
in meno.
Spero di
essere stata chiara, se hai altri dubbi non esitare a chiedere^.-
Fammi sapere
che ne pensi di questo nuovo capitolo, mi raccomando!
Un bacione,
Ada =*
x
Minnieinlove: Cara
cuginettaH, il tuo odio per
Malfoy supera quasi il mio amore per questo personaggio XD Addirittura
preferiresti l’incesto con quel *coso* di Harry? XD In ogni
caso, mi dispiace, ma
per la festa dovrai aspettare il prossimo capitolo *maledice la storia
che se
ne va un po’ per i cavoletti sua*, ma per lo meno ci saranno
i tuoi Ron ed
Hermione!^____^ Continua a seguirmi cuginaH!!<3
x
sackiko_chan:
Ehilà! Son sempre contenta di leggere
le tue recensioni! Sapere che il capitolo scorso ti è
piaciuto tanto mi fa
davvero contenta! Spero che anche questo sia stato
all’altezza delle tue
aspettative! Purtroppo i due ancora non si sono chiariti, ma non
preoccuparti:
io amo gli happy ending ^-^ Questa volta son stata veloce a postare,
visto?
Bhe, fammi
sapere che ne pensi, come al solito!
Un bacione,
Ada =*
x elita: *rotola
leggendo la recensione* Cara
elita: io adoro le tue recensioni! Sono un boccasana per ogni momento
in cui
l’ispirazione scarseggia o l’umore è
nero! Sul serio, mi diverto tantissimo a
leggerle e, soprattutto, mi rende contentissima il fatto che la mia
storia ti
appassioni tanto! Non credevo potesse mai accadere!*la guarda commossa
e poi
l’abbraccia* Comunque hai visto, ho aggiornato presto no? E
il prossimo
capitolo sarà dedicato interamente al ballo, per cui non
perderlo perché ce ne
saranno delle belle!^.-
Bhe, spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu voglia, come sempre,
lasciarmi
una delle tue recensioni del buon umore^____^
Un bacione
grande grande, Ada =*
x
VoldiSplatter: Ciao CaraH e benvenuta nella mi
storia! Ti giuro, quando
ho letto la tua
recensione avevo gli occhi che brillavano! Mi hai resa contentissima
con tutte
quelle belle parole, sul serio! Son davvero contenta che la storia ti
abbia
appassionata e che tu abbia deciso di seguirmi e di farmi sapere che ne
pensi,
grazie mille!<3
Ho notato
dalla recensione che hai un debole per il caro Blaise, allora questo
capitolo
ti sarà sicuramente piaciuto parecchio!*____* Bhe, almeno lo
spero^___^
Comunque sì,
hai ragione, i maschi sono dei deficienti cronici, e il mio Draco ne
è
l’esempio più palese XD Per fortuna Blaise
è un piccolo angelo custode che puo’
sistemare tutto! (Lo adoro anch’io *ghghgh*) Per quanto
riguarda il feeling tra
lui e Diamond, non saprei ancora sinceramente. La storia si
evolverà da sola e
staremo a vedere! Anche se, in effetti, sono molto simili: entrambi con
stuole
di corteggiatori che non si fanno scrupoli ad utilizzare –
anche se Blaise ha
il suo piccolo fan club che lo sostiene ovunque vada XD
Per quanto
riguarda la tua domanda, in teoria dovrebbe essere così.
Dovrei ripercorrere
tutti gli anni, ma per il momento è solo un progetto
lontano! Intanto, mi
auguro di riuscire a finire questa prima parte! XD
Bhe, spero
quindi che continuerai a seguirmi e che mi farai sapere che ne pensi
anche di
questo capitolo, con un’altra meravigliosa recensione!
Grazie mille
ancora, cara!
Un bacione
enorme, Ada =*
|
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Capitolo 19 *** La festa di Halloween ***
Salve a tutti!
E ancora una volta,
incredibilmente,
riesco a postare dopo solo una settimana!
W-O-W, sto riuscendo a mantenere fede al
mio impegno, non vi sembra strano?XD
Ma un motivo a tutta questa velocità
c’è
–a parte che non ho molto da fare, evidentemente
–EHM: e siete voi!
L’altra volta mi avete lasciato ben 7
recensioni!
Bhe, UAO *-*
Mi diverte moltissimo leggerle e poi
rispondervi, e mi danno una carica incredibile per scrivere!
Quindi, se dovete
rigraziare
qualcuno per questi aggiornamenti veloci, bhe, ringraziate proprio voi
stessi!
E vi ringrazio anch’io!
Siete la mia inesauribile –speroXD- fonte di ispirazione!
Spero continuerete a
seguirmi e farmi sapere numerosi che ne pensate!
Ne ho davvero bisogno!*____*
Passando a
me – sto notando che questi
spazi autore iniziali stanno diventando sempre di più quasi
un diario personale
xD Spero non vi dispiaccia se condivido le mie cose con voi, mi farebbe
piacere
che conosceste anche l’autrice –pazza e abbastanza
scema XD- dietro la storia!
(Sempre se qualcuno legge mai le mie presentazioni, cosa che a volte
dubito un
po’ O.O). Comunque, dicevo: in questa settimana, a dispetto
di quel che sembra,
sono stata abbastanza impegnata, soprattutto perché una
delle mie migliori
amiche parte e va un anno in America (ç_______ç
mi mancherà tantissimo…Ho
bisogno di tanto affetto in questo
momento ragazze mie *sob e sigh*).
Però, son riuscita a finire il capitolo
per tempo e inoltre, come promesso, è lungo come al solito! Ben 14 pagine word *si applaude da sola
soddisfatta*
Vi giuro, ho scritto ovunque: in
autobus, in macchina, mentre camminavo per
strada! (c’è il mio fidato quadernino che chiede
pietà ormaiXD)
E proprio l’ultima parte di questo
capitolo, è stata scritta a casa della mia best,
alle 4.30 del mattino, mentre ero sdraiata sul letto e lei e
un’altra mia amica deliravano XD
Quindi, se vi sembra strano, è colpa
dell’insonnia, la poca luce, la stanchezza e il delirioxD
Comunque, ovviamente, l’ho rivisto la
mattina dopo e spero di essere riuscita a renderlo presentabile! Fatemi
sapere
XD
Oddio, questa presentazione sta diventando
lunga e io ancora non ho finito di scrivere ciò che
voglio…Qualcuno avrà mai la
forza di arrivare a leggere fin qui?
Spero di sì, perché ora si passa al
capitoloxD
E’ finalmente quello del tanto atteso ballo
di Halloween, per cui: godetevelo!
E’ stato molto impegnativo e soprattutto
pieno di emozioni che spero di essere riuscita a trasmettere nelle
parole, e
spero che leggendolo proverete esattamente ciò che voglio.
Fatemi
sapere, son curiosa
di vedere se son migliorata o meno!
Ancora
un’ultima cosa, prima di lasciarvi:
Dedico questo
capitolo a mia
CuginaH (Minnieinlove qui
su EFP).
Perché mi sostiene sempre.
Perché da quando legge la mia fic vuole
sempre il seguito e mi assilla su msn dandomi la carica per scrivere.
Perché scrive delle storie stupende su Ron
ed Hermione, che mi fanno amare questa coppia nonostante non mi piaccia
normalmente.
E soprattutto, le
dedico
proprio questi due personaggi, che muovo e plasmo solo per lei!
Quindi, il Ron e l’Hermione
della mia fic appartengono a mia cuginaH e a mia cuginaH soltanto!
Spero che
la prima parte, dedicata solo a
loro, ti piaccia!
Ti
voglio bene Morena
<3
E ora, finalmente, buona lettura!
Lasciatemi
tanti
commenti, mi raccomando!^-^
Un bacione enorme a
tutti!
Ada
Wong.
-SPAZIO
PUBBLICITA’-
Non uccidetemi, vi
prego XD
Volevo solo dirvi due cosucce ancora e poi
giuro che sparisco e vi lascio al capitolo!
La prima è che il forum di cui vi parlavo
il capitolo scorso è stato aperto, per cui vi lascio il link
attraverso il quale potrete raggiungerlo!
Venite a farci un salto, mi farebbe
davvero piacere!
Inoltre, ribadisco ancora, che ho bisogno
di Staff o semplicemente di una mano, quindi tutti coloro che vorranno
saranno
i benvenuti e avranno i miei personali ringraziamenti!
www.crazylittleflowers.forumfree.net
La
seconda cosa, invece, riguarda la mia
prima traduzione!
E’ una Lucius/Narcissa, della bravissima
Random Ravenclaw91!
Il link lo trovate nella mia pagina!
Se amate questa coppia, fateci un
salto!^-^
~Un
Particolare In Più~
Hogwarts era sempre stata
famosa per le sue splendide e magnifiche feste, sfarzose, eleganti.
Perfette.
Ma quella sera molti
studenti, entrando in Sala Grande, avevano pensato che
quell’anno Albus Silente
e tutto il corpo insegnanti avevano dato davvero il meglio di loro.
La Sala era stata sgomberata
dai quattro tavoli che erano stati sostituiti con dei banchetti
addossati alle
pareti, sui quali troneggiavano ogni sorta di leccornia, dolciumi,
caramelle,
pasticcini, bevande, biscotti…
Gli stendardi delle case
erano scomparsi, lasciando la visuale al soffitto stregato, che
mostrava una
notte buia e nuvolosa, con una spettrale luna piena avvolta da una
fitta nebbia
rossiccia, che rendeva l’atmosfera tetra e inquietante.
Degna
di Halloween.
Ogni tanto qualche
fulmine
improvviso squarciava il cielo incantato, illuminando a giorno la Sala
che, in
penombra, era appena rischiarata dalle deboli fiammelle tremanti che si
affacciavano da occhi minacciosi e bocche mostruose intagliate su
quelle zucche
enormi che fluttuavano allegre.
C’erano davvero tutti alla
festa: gli studenti delle quattro case si mescolavano tra loro,
scambiandosi
occhiate, battute e risate, e altri ancora continuavano ad entrare
affollando
la Sala Grande, che sembrava sempre e comunque enorme.
Erano tutti mascherati,
persino Albus Silente e Minerva McGranitt indossavano delle graziose
maschere
che coprivano i loro visi, mentre osservavano soddisfatti il risultato
del loro
duro lavoro.
Erano anche riusciti ad
ingaggiare una band: purtroppo le Sorelle Stravagarie e Celestina
Warbeck erano
già impegnate, ma avevano trovato un simpatico gruppo di
scheletri ballerini,
che ora erano sul palco e stavano accordando i loro strumenti, vestiti
di
smoking eleganti e cilindri.
Per quanto riguardava gli
studenti, bhe, avevano dato fondo a tutta la loro fantasia:
c’erano
travestimenti di ogni tipo! Principi e principesse, lupi mannari e
fantasmi,
fate ed elfi, personaggi di fiabe e racconti –i
più frequenti erano i
personaggi di Beda il Bardo-, vampiri e troll e qualcuno si era persino
vestito
da Dissennatore.
Era
tutto veramente fantastico.
Mancavano solo i
fantasmi
veri a girare tra gli studenti e ad infestare la Sala.
Ma Harry, Ron ed Hermione –
che stavano varcando le soglie della Sala Grande proprio in quel
momento –
sapevano bene dove si trovavano tutti: alla festa di complemorte di
Nick-Quasi-Senza-Testa. Dove, in effetti, avrebbero dovuto trovarsi
anche loro.
- Non saremmo dovuti venire
qui, Harry! Hai promesso a Nick che saremmo andati al suo cinquantesimo
complemorte! –
Stava appunto ricordando
Hermione, ma fu costretta a rimangiarsi le sue stesse parole, di fronte
alla
magnificienza e alla sfarzosità della festa, che la
lasciò letteralmente senza
fiato. Gli occhi dorati brillarono dietro la maschera rosa che
indossava,
mentre si fermava a contemplare il cielo stregato, le zucche fluttuanti
e la
miriade di colori che danzavano in pista.
Non aveva mai partecipato ad
una festa più bella.
Ron ed Harry si scambiarono
un’occhiata divertita.
-Dicevi Herm?-
La canzonò Ron, dandole una
leggera gomitata ad un braccio.
E, quando quegli occhi caldi
si voltarono ad osservarlo, ancora dolcemente meravigliati, il ragazzo
non potè
impedirsi di balbettare qualcosa di poco comprensibile, mentre
arrossiva evidentemente
in zona orecchie.
Hermione era bellissima,
quella sera. Era questo che pensava, mentre si perdeva in quelle pozze
dorate,
che ora lo stavano osservando un po’ confuse.
Era vestita da ballerina,
con un tutù rosa confetto che le fasciava perfettamente il
corpo, aprendosi in
una gonna pomposa e velata. I capelli erano stati raccolti in uno
chignon e
solo alcuni ricci le ricadevano davanti al viso, sfiorando la maschera
che
nascondeva parte del volto, ma non quegli occhi splendidi, in grado di
scaldargli
il petto.
E lui, travestito da grosso
e tonto Troll, sfigurava così tanto accanto a lei.
Non
sarebbe mai stato alla sua altezza.
- Ron? Ron, ti senti
bene?-
Gli domandò all’improvviso,
riscuotendolo dai suoi pensieri.
Lui la guardò vacuo, con
espressione persa.
- Non sarà mai mia…-
Bofonchiò trasognato,
mettendo il broncio e poi, ignorandola, si diresse verso il buffet, con
passo
strascicato e spalle basse.
Hermione lo guardò
sconcertata, il viso piegato su di un lato e lo sguardo che seguiva la
sua figura
che si allontanava.
- Ma che gli è preso così
all’improvviso?-
Corrugò le sopracciglia fine
dietro la maschera, e osservò Harry che, nel suo inquietante
travestimento da
zombie, stava facendo spallucce.
-Sarà stata solo la fame: su
raggiungiamolo!-
Esclamò, prendola sotto
braccio.
-Ok, ok! Ma stiamo giusto un
po’, eh! Dobbiamo andare alla festa di Nick! Hai promesso
Harry!-
Ricordò ancora, ripresasi
dallo stupore iniziale.
Harry la guardò e annuì con
un sorrisone, trascinandola al banchetto accanto a Ron che, ripresosi a
sua
volta, si stava già ingozzando di qualsiasi cosa trovasse
nei piatti davanti ai
suoi occhi.
Hermione lo guardò di
sottecchi e sospirò, senza toccare cibo.
Le si era chiuso lo stomaco.
“Non
mi vede neanche…”
E pensare che si era
fatta
bella solo per lui!
Stupido,
stupido Ron!
Neanche Harry toccava cibo:
in verità non aveva poi così molta fame. Il
trucco da zombie gli permetteva di
coprire le ferite dello scontro con Malfoy di quel pomeriggio, ma non
le
cancellava dalla sua mente.
Né lui, né le sue parole.
Né tanto meno cancellava
Alexandra Black.
Non era arrabbiato con lei.
O meglio, non lo era ancora.
Aveva solo bisogno di
capire.
Se lei era veramente chi
Draco Malfoy sosteneva che fosse, allora forse avrebbe potuto rivelarle
dove si
trovava sua sorella.
Aveva bisogno di quante più
informazioni possibili e avrebbe fatto qualsiasi cosa per
estorcergliele.
Qualsiasi cosa.
Prese un bicchiere di
succo
di zucca e setacciò la Sala con lo sguardo, alla ricerca di
una figura minuta e
dai capelli neri. Ma c’era davvero troppa gente, non sarebbe
mai riuscito a
trovarla così!
“Vampiri Mascherati”
aveva detto Malfoy quella mattina.
Ma certo! Alexandra sarebbe
stata sicuramente in sua compagnia. Se trovava quella serpe maledetta,
trovava
anche lei.
Lasciò il bicchiere sul
tavolo e, con una scusa veloce, si congedò da Ron ed
Hermione, immergendosi
nella folla e sparendo dalla loro vista.
-Ma dove va tanto di
fretta?-
Domandò esasperata la
ragazza, lasciandosi cadere su di una sedia. Ron alzò lo
sguardo dal piatto di
cibo che stava trangugitando e fece spallucce.
- Nompn lo sho…!-
Biascicò, come sempre con la
bocca piena. Lei gli lanciò un’occhiataccia da
sotto la maschera e lui ingoiò
il pasticcio di mele che stava mangiando, prima di sorriderle sornione.
Poi le
si avvicinò e si sedette sulla sedia accanto alla sua.
-Sarà andato a divertirsi,
non essere in pensiero per lui, Herm!-
La rassicurò Ron,
lasciandole un buffetto sulla spalla.
-Sì, lo so! Ma ti ricordo
che dobbiamo andare alla festa di Nick! Harry ha promesso!
P-r-o-m-e-s-s-o!-
Ribadì per la centesima
volta e il rosso alzò lo sguardo al cielo, esasperato,
allargando le braccia in
un gesto casuale.
-Eddai Hermione! Lascialo
divertire per una sera! Dovresti provarci anche tu! Sciogliti un
po’!-
Le disse, facendo qualche
goffo passo di ballo da seduto, che la fece ridacchiare.
Alzò lo sguardo al cielo e
scosse la testa, divertita.
-E ok…Ma solo un po’!-
Ribadì severa, voltandosi a
guardarlo e lui le fece un sorrisone.
Si guardarono per qualche
istante, fissi in quegli occhi che entrambi ritenevano bellissimi e
così
profondi che avrebbero potuto perdercisi per ore intere.
Il
problema è che ancora non lo sapevano.
Improvvisamente qualcuno
alle loro spalle tossicchiò divertito, costringendoli a
voltare lo sguardo.
- Hai visto Fred?-
-Certo George! Non sono
carini insieme?-
-Decisamente sì!-
I gemelli Weasley si
avvicinarono sornioni a Ron ed Hermione, con due sorrisetti maliziosi,
mentre
quei due arrossivano in modo evidente.
-Andate al diavolo…-
Borbottò Ron, che era
diventato di un delizioso cremisi in zona orecchie.
-Buonasera Fred, George!-
Li salutò più educata
Hermione, ma l’occhiataccia imbarazzata che lanciò
al loro indirizzo fu molto
più che eloquente.
I gemelli, vestiti da due
famosi personaggi delle fiabe di Beda Il Bardo, che Hermione non
conosceva,
ridacchiarono divertiti, poi si accostarono al fratello minore e gli
diedero
una pacca sulla spalla.
-E bravo Ronald!-
-Finalmente ti sei
dichiarato ad Hermione!-
-Lo sapevamo!-
-Lo abbiamo detto fin
dall’inizio!-
-A quando le nozze?-
Se avesse potuto, Ron li
avrebbe schiantati subito. Ma perché si divertivano sempre a
metterlo in
imbarazzo e a prenderlo in giro?
-Io non mi sono dichiarato
proprio a nessuno! A me Hermione non piace! Lei è solo
un’amica! Un’amica,
chiaro?-
Sbottò, rosso di rabbia e di
vergogna e lanciò un’occhiata di supplica ad
Hermione, il cui sguardo, dietro
la maschera, era diventato improvvisamente cupo, quasi triste.
-Sì, come no!-
Lo rimbeccò George.
-Staremo a vedere!-
Ridacchiò Fred, e poi si
allontanarono insieme, esclamando qualcosa su una scommessa da fare.
Ron si lasciò cadere di
nuovo sulla sedia, con uno sbuffo sonoro e infastidito.
Poi guardò Hermione, che ora
stringeva le mani in due pugni sulle ginocchia e aveva lo sguardo basso.
Probabilmente l’avevano
messa in imbarazzo, quei due idioti dei suoi fratelli!
Ma certo! Come si poteva
pretendere che a lei sarebbe mai potuto piacere un tipo come lui?
La guardò di sottecchi, un
po’ imbronciato.
-Scusali Herm: lo sai come sono
fatti, parlano a vanvera!-
Borbottò nervoso,
lanciandole qualche occhiata.
Lei sospirò e sorrise mesta,
scuotendo la testa.
-Non preoccuparti: è tutto
okay.-
Poi abbassò di nuovo il
capo, gli angoli delle labbra inspiegabilmente rivolti verso il basso.
Sentiva lo sguardo
gonfiarlesi di lacrime, ma si sforzava di tenerlo basso, per non
scoppiare a
piangere come una bambina. Eppure sentiva il cuore stringersi in una
morsa
dolorosa, scaldandole con violenza il petto.
Lei sapeva benissimo che per
Ron non era altro anche un’amica, eppure non riusciva ad
ingoiare quel brutto
nodo che le chiudeva la gola da quando lo aveva sentito dire quelle
parole.
Rimasero entrambi in
silenzio per qualche minuto, mentre il chiasso della festa li
avvolgeva. Ma
nessuno dei due lo sentiva veramente, troppo assorti nei propri
pensieri. Ron,
ancora a disagio, si guardava intorno con aria non curante, lanciandole
qualche
occhiata di sottecchi di tanto in tanto.
Era diventata
improvvisamente triste e silenziosa, come se qualcuno le avesse detto
di nuovo
qualcosa di spiacevole, come quando quell’idiota montato di
Malfoy aveva osato
chiamarla ‘Sporca Mezzosangue’.
Solo che questa volta non
riusciva a capire da dove venisse il suo improvviso malumore, e quindi
non
sapeva proprio che fare.
Tentò due approcci molto
goffi, ma incespicò nella sua stessa lingua, non riuscendo
neanche a catturare
la sua attenzione.
Alla fine, dopo l’ennesimo
sospiro da parte della ragazza, prese coraggio.
Non
ce la faceva a vederla così!
Respirò a
fondo, si gonfiò
il petto e…
-H-HERMIONETIVADIBALLARECONME?-
Le urlò quasi, con foga,
buttando insieme tutta l’aria e sputando anche un
po’. Ma, contemporaneamente
il rimbombo di un tuono incantato coprì la sua voce, ed
Hermione si voltò a
guardarlo, rimasta alla prima parte della frase.
Corrugò la fronte, piegando
il viso su di un lato.
-Cosa? Come dici, Ron? Non
ho sentito.-
Gli rispose, indicando con
un cenno del capo il soffitto. Un fulmino li illuminò a
giorno, e lui potè
notare che i suoi occhi dorati rilucevano, quasi di una strana speranza.
Si passò una mano tra i
capelli, scompigliandoli, e arrossì di nuovo in zona guance.
-Ehm…mi
chiedevo…se…vol…evi..b…lla…e…co…n…me…-
Farfugliò confusamente,
senza guardarla in viso.
Hermione si avvicinò di più
con l’orecchio, per poterlo sentire.
-Come dici, Ron? Non ti
sento!-
Ripetè e il ragazzo sbuffò,
in evidente difficoltà.
-OH MISERIACCIA! TI HO
CHIESTO SE VUOI BALLARE CON ME, E CHE CAVOLO!-
Urlò, ma in quel momento la
band aveva appena finito di suonare il suo primo pezzo, e il silenzio
regnava
sovrano.
Ovviamente, tutti avevano
sentito.
Si voltarono a guardare la
coppietta, Ron in piedi, che ansimava affaticato ed Hermione che lo
guardava
dal basso, sorpresa, con gli occhi spalancati e le guance
deliziosamente
arrossate.
Ron si girò e, quando vide
tutti gli occhi puntati su di loro, arrossì violentemente,
tanto che tra i
capelli e il viso non si notava più la differenza.
Qualcuno tra la folla
fischiò. Ron avrebbe giurato che si trattava di Fred e
George.
-Viva la delicatezza
Ronald!-
Urlarono infatti i gemelli,
ma poi cominciarono a far circolare gli studenti che, divertiti,
tornavano a
ballare sulle note della musica che la band aveva ripreso a suonare.
Ron si passò una mano sul
viso, rosso di vergogna, e si lasciò cadere pesantemente
sulla sedia.
-Oh miseriaccia…-
Borbottò, senza avere il
coraggio di guardare Hermione in viso. Era sicuro che era in imbarazzo
come non
mai: ma quanto poteva essere stupido???
Si maledisse mille e mille
altre volte ancora, finchè una risata non lo interruppe.
Era bella, candida e
divertita, un po’ imbarazzata, ma comunque dolcissima.
Era la risata di Hermione,
l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Alzò lo sguardo, impacciato,
e la vide sorridere, ancora rossa per via dell’imbarazzo.
Ma i suoi occhi erano
raggianti, e risplendevano di nuovo.
-Sei unico Ron…!-
Esclamò, scuotendo la testa
e poi si alzò, porgendogli un braccio.
Lui la guardò dal basso,
confuso e ancora imbarazzato.
-Che c’è? Non vuoi più
ballare?-
Lo sguardo dorato si spense
di nuovo, perdendo un po’ della brillantezza acquistata, e il
braccio si
abbassò, lento.
Ron la osservò e poi si alzò
velocemente, inciampando nelle sue stesse scarpe e rischiando di
finirle
addosso.
Poi senza aggiungere altro –
limitandosi a borbottare qualcosa di poco compresibile – la
prese per mano e la
trascinò sulla pista da ballo, dove, imbarazzatissimi e
goffissimi,
cominciarono a ballare.
Harry,
che aveva assistito a
tutta la scena, ridacchiava divertito, mentre li osservava ballare, Ron
che
ogni tanto pestava involontariamente i piedi di Hermione; ed Hermione
che
sorrideva rassicurante alle scuse sommesse del rosso.
Li lasciò alla loro privacy,
mentre si immergeva di nuovo nella folla, alla ricerca del biondo
bastardo e
della Black.
Ogni tanto qualcuno lo fermava
e gli parlava un po’. Dopo neanche un minuto, Harry inventava
una scusa e si
congedava.
Sua
sorella prima di tutto.
Si muoveva abile tra le
persone, aprendosi varchi impossibili e superando ostacoli
apparentemente
invalicabili e inseminabili come le gemelle Patil, che puntualmente
rispuntavano fuori cinque minuti dopo che le aveva congedate,
facendogli
saltare quasi i nervi.
Dopo una buona mezz’ora che
girava tra quei vortici di danza e vestiti – cavolo, non
ricordava che la Sala
Grande fosse tanto…Grande!-
riuscì
finalmente a scorgere una testa platinata accompagnata da una figura
più minuta
e mora.
Con ultimo sforzo e
un’ultima sudata, riuscì a raggiungere Malfoy e la
sua banda.
Erano appartati in un angolo
della Sala, come se mischiarsi con tutti gli altri fosse una cosa
troppo poco
nobile per dei purosangue come loro Serpeverde.
C’erano Theodore Nott che
stava appartato con una biondina e se la stava letteralmente mangiando
con un
bacio – Dio, che andassero a fare le loro sporche cosine da
qualche altra
parte! Si ritrovò a pensare Harry, disgustato. Ad
un’occhiata più attenta, potè
notare che la ragazza in compagnia di Nott era Diamond, la migliore
amica di
Alexandra.
Però, si dava da fare la
piccoletta.
Su un divano accanto al loro
c’era un’altra coppia: una ragazza con una lunga e
fiammeggiante massa di
boccoli era seduta sulle ginocchia di un altro compagno, che Harry
riconobbe
con Montague, cacciatore della squadra di Quidditch di Serpeverde.
Su di un divano molto più
ampio invece, c’era Blaise Zabini, circondato da una serie di
ragazzine che
sospiravano adoranti ad ogni suo piccolo movimento e che pendevano
letteralmente dalle sue labbra per ogni minima parola pronunciata.
Sembrava un
po’ ansioso però, e continuava a lanciare occhiate
insistente all’ingresso
della Sala Grande, quasi aspettasse qualcuno.
E poi, in piedi, con l’aria
un po’ scocciata – e le labbra gonfie,
notò soddisfatto il Grifondoro- c’era
Draco Malfoy, che probabilmente era stato costretto dalla piccola Black
a fare
un giro di danza.
No, aspettate: ma quella al
fianco di Malfoy non era Alexandra!
Era quella vipera di Pansy
Parkinson, che si avvinghiava al braccio del compagno con
avidità e fierezza,
quasi volesse mostrare che il ragazzo era suo e di
nessun’altra.
E
Alexandra dov’era?
Un fulmine squarciò
il cielo
stregato e illuminò a giorno la sala, dirigendosi
esattamente all’entrata ed
illuminando una figura che, dopo essersi affacciata timidamente da uno
stipite
della grande porta, stava per entrare, proprio nel momento in cui la
musica
cessava.
Era
incredibile il tempismo che avevano quegli
scheletri nel terminare una canzone!
Tutti si voltarono a
guardare la misteriosa figura appena entrata.
E tutti, dal primo
all’ultimo, non poterono fare a meno di ammirarla ed essere
colpiti da una tale
visione.
Era una figura minuta ed
elegantissima, fasciata da un vestito argenteo, intarsiato da roselline
dello
stesso colore, così luminoso che sembrava risplendere di
luce propria.
Il corsetto aderiva
perfettamente a quel busto dalle forme gentili, un po’
rotonde e ancora
infantili, e le maniche le ricadevano perfettamente sulle spalle,
appena
arricciate, quasi a voler creare un qualche richiamo a delle splendide
rose. La
gonna lunga scendeva morbida lungo le gambe, che snelle e graziose,
erano
lasciate in vista dai due profondi spacchi laterali, che le scoprivano
fino a
metà della coscia. Ai piedi indossava due eleganti
decoultè con il cinturino,
di un bianco candido e con qualche centimetro di tacco a spillo. E poi,
come
ultima cosa, ma di certo non meno importante né meno
incantevole, aveva due
splendide ali argentate, che le spuntavano fuori dalla schiena e
scendevano
morbide a sfiorarle le braccia e le gambe, con eleganza, seguendola in
ogni suo
movimento.
Un
piccolo e grazioso angelo sceso in terra.
Era questo che pensava
la
maggior parte delle persone, che continuavano a fissarla, increduli e
meravigliati, mentre lei, con passo lento e timido, avanzava con il
capo chino,
troppo imbarazzata per preoccuparsi di tenere un portamento elegante e
dignitoso.
Ma
non ne aveva bisogno: il suo splendido vestito
parlava per lei.
Nessuno riusciva
tuttavia a
riconoscerla, perché il viso – lasciato scoperto
dai capelli, acconciati
elegantemente, che si raccoglievano in un fermaglio argenteo sulla nuca
– era
coperto fin sopra il nasino da una splendida maschera, dietro la quale
facevano
capolineo due sorprendenti occhi smeraldini, più luccicanti
della pietruzza
vera che la maschera aveva incastonata sulla fronte.
Ed eccoli di nuovo: tutti i
bisbigli concitati intorno a lei; chi la guardava affascinato; chi la
guardava
invidiosa; chi le rivolgeva sorrisi seducenti; e chi la guardava con
disprezzo.
La band degli scheletri,
rimasta meravigliata anch’essa, riprese a suonare,
riattirando l’attenzione
degli studenti che, di malavoglia trascinati dalle proprie compagne,
ripresero
a ballare, lasciando perdere il piccolo
angelo che era appena entrato e che, ora, si guardava intorno
un po’
sperduta e infinitamente imbarazzata.
Solo due persone nella Sala
erano riusciti a riconoscerla subito: Harry Potter, che aveva notato
immediatamente quello sguardo così simile al suo, che aveva
cercato di
intercettare per tutta la serata; e Blaise Zabini, che si era appena
alzato,
lasciando le sue molteplici accompagnatrici da sole – e
meritandosi per questo
un coretto di delusione – e che ora si stava dirigendo con
passo sicuro verso
la nuova arrivata.
Una mano ferma e gelida gli
si posò però sulla spalla, fermandolo.
-Chi è?-
Mormorò Draco, lanciandole
un’occhiata penetrante.
Blaise si voltò a guardarlo,
con un sopracciglio alzato e un sorrisino compiaciuto sulle labbra.
Alzò
entrambe le sopracciglia, in un’espressione tetralmente
sorpresa.
-Ma come Draco, tu mi chiedi
chi…?-
Gli si fece vicino, fino a
che non potè sussurrargli nell’orecchio.
-Non riconosci neanche più
ciò che sostieni ti appartenga?-
Sibilò cattivo, con tono
così basso che solo lui avrebbe potuto sentirlo, e poi, dopo
avergli scoccato
una gelida occhiata più che eloquente, scivolò
via, diretto verso la ragazza angelo.
La presa attorno al calice
in vetro si fece così violenta, che si frantumò
in mille pezzi e piccole
schegge di vetro trafissero quella mano già duramente
maltrattata.
-Draco! Guarda cos’hai
combinato! Accidenti!-
Lo rimproverò Pansy,
prendendo un tovaglioso e cominciando a medicargli le nuove ferite.
Ma lui non la stava neanche
a sentire, lo sguardo argenteo, gelido e ribollente d’ira,
era fisso
sull’angelo, che ora sapeva essere la sua
piccola Alexandra Black.
Harry
aveva cercato di
raggiungerla, ma Blaise aveva fatto prima e, presala a braccetto,
l’aveva
trascinata via, lontano dallo sguardo del mago, che ora si ritrovava a
maledire
tutti i maghi e le streghe esistiti perché l’aveva
persa di nuovo.
Alexis si lasciò
docilmente
condurre fino al centro della pista da ballo, cercando di ignorare
tutte le
occhiate che ancora le lanciavano i presenti. Poi Blaise si
fermò e si voltò a
guardarla con un sorriso rassicurante. Le lasciò andare il
braccio e la prese
per mano, facendola esibire in una lenta piroetta. Poi si
chinò, e le sfiorò
appena il dorso della mano, con le labbra.
- Permettete questo ballo,
Milady?-
La ragazza sorrise, ancora
deliziosamente rossa in viso, e poi si esibì un elegante
inchino, prendendo un
lembo della sua gonna.
- Ma certo, Monsieur!-
Blaise si aprì in un sorriso
luminoso e la guidò in un’altra piroetta, per poi
avvicinarsela e farle mettere
le mani sulle proprie spalle, mentre lui le cingeva dolcemente la vita.
Alexis
si morse il labbro inferiore, un po’ imbarazzata, e poi
incrociò le mani dietro
il collo del bel moro.
E
cominciarono a danzare lentamente.
- Sei bellissima.-
Le sussurrò e lei gli regalò
un altro sorriso luminoso.
Sì, esatto, così: Blaise
Zabini voleva vederla sorridere e basta! Era stufo di vederla sempre
imbonciata
con le lacrime agli occhi per colpa di quell’idiota di Draco!
- Grazie…E’ tutto merito
tuo.-
Gli rispose, facendo un
cenno al vestito e scuotendo le ali dietro la schiena.
-Sì, hai ragione: è tutto
merito mio!-
Appurò, atteggiandosi a
superiore, e poi ridacchiò, facendole fare
un’altra piroetta, prima di
riprenderla per la vita.
-No, non è vero…Non è
l’abito che ti rende così speciale, Alex. Sei tu e
nient’altro!-
Le rivelò con affetto e lei
ridacchiò, poggiandosi sulla sua spalla, socchiudendo gli
occhi e lasciandosi
guidare in quel lento pieno di tenerezza, di dolcezza.
Di semplice
affetto.
Poi, però, fu
costretta a
riapirli, quando un varco nella folla gli fece notare Lui.
Draco Malfoy era in piedi,
vicino ad un gruppetto di ragazzi seduti su dei divani, intenti a
baciarsi e
fare chissà quale altra cosa. Alexis riconobbe anche
Diamond, sdraiata sul
divano che si lasciava spolpare da Nott. Bhe, per lo meno stavolta
sembrava
durare.
Tornò a concentrarsi sulla
figura del biondino, senza riuscire ad evitarlo in alcun modo, come se
lui
fosse la calamita che attraeva il suo sguardo, incontrollabile.
Era
bellissimo ed estremamente elegante.
Più del
solito, si intende.
I capelli erano tirati
indietro da una mano di gel, e solo alcuni ciuffi ribelli gli
sfuggivano,
lambendone il viso più pallido del solito, dai lineamenti
affilati e taglienti.
Gli occhi avevano una strana
sfumatura – un po’ annoiata forse, si
ritrovò a pensare la Potter, con un moto
di affetto – ma risplendevano comunque gelidi e argentei,
come stelle brillanti
in una notte scura, caratterizzati dalla loro consistenza di specchi.
Le labbra gonfie e
arrossate, sul quale figurava un bel taglio verticale e profondo
– un bel
ricordo lasciatogli dal fratello – non ne sfiguravano la
bellezza, ma riuscivano
a renderlo così maledettamente affascinante.
E
sexy.
E la camicia bianca che
aderiva perfettamente al suo corpo, mettendone in risalto i fasci di
muscoli
scattanti da giocare di Quidditch, e i pantaloni neri e lucidi, che ne
fasciavano le lunghe gambe, lo rendevano la visione più
bella che avesse mai
potuto ammirare.
Rimase a guardarlo, con il
batticuore, fino a che Lui non
alzò
lo sguardo sul suo, e la osservò per qualche secondo, prima
di incenerirla con
odio.
Il
cuore di Alexis mancò un colpo.
Gli occhi argentei
scesero
ad osservare qualcosa al suo fianco, e la moretta, scioccamente, lo
seguì.
E
quel che vide le fermò di nuovo il cuore.
Attaccata al suo
braccio,
come un piovra appiccicosa, c’era lei.
Pansy Parkinson.
Tutta sorrisi maliziosi
e
fossette sulle guance, ‘coperta’ da un vestitino
rosso, striminzito, che le
aderiva così tanto a quel corpo mozzafiato, da sembrare
quasi una seconda
pelle. Le copriva a malapena il fondoschiena e lasciava scoperto gran
parte del
florido decoultè, che premeva spudoratamente contro il
braccio del biondino. A
completare la sua figura, degli stivalazzi in pelle, con un tacco
vertiginoso,
rossi, che le coprivano fin sopra il ginocchio, e un paio di piccole
corna che
spuntavano dal caschetto corvino.
La vide ridacchiare frivola,
prima di passargli un dito sul petto, lasciato scoperto dai primi
bottoni della
camicia sbottonati, e poi scendendo languidamente fino agli addominali.
E ancora risolini idioti.
Alexis deglutì a fatica,
senza riuscire a staccare lo sguardo.
Poi Draco si piegò e le
sussurrò qualcosa nell’orecchio. Allora lei si
voltò e intercettò lo sguardo
verde di Alexandra, che li scrutava da dietro la maschera.
E le sorrise.
Non un sorriso normale.
Non era bello.
Non era dolce.
Non era fine.
Era quanto di più cattivo
avesse mai potuto vedere sul viso di una ragazza.
Cattivo, subdolo e meschino.
Le si allargava da
un’orecchio all’altro, mentre gli occhi le
scivolavano addosso, neri come dorsi
di piccoli scarafaggi, soddisfatti.
Si appiccicò su Draco, quasi
a volerle far capire che era come le aveva detto in quella fredda
mattinata di
inizio ottobre: Draco era suo, e di nessun’altra.
E anche se giocava un po’
con qualche nuova ragazzina, alla fine tornava da lei.
Sempre.
Alexis sentì
un nodo
attorcigliarle la gola, e il suo cuore diede uno spasmo decisamente
più forte
quando Lui le cinse la vita, e
l’attirò a se, con prepotenza e possessione, prima
di trascinarla sulla pista,
dove cominciarono a ballare, in modo spudoratamente osceno.
Specialmente lei,
che approfittava di ogni buona occasione per strusciarglisi addosso.
Le mani della piccola Black
si strinsero sulla camiciola di Blaise, stroppicciandola, mentre si
tratteneva
dal piangere ancora.
-…ndra…Alexandra…?-
Riuscì a distogliere lo
sguardo solo quando sentì la voce di Zabini chiamarla e
riuscire a catturare la
sua attenzione dopo svariati tentativi.
Lo sguardo smeraldino,
lucido e angosciato, si specchiò in quello di zaffiro, che
la osservava
preoccupato.
Rimasero ad guardarsi per
qualche minuto.
-Andrà tutto bene,
Alex…Vedrai…-
Le sussurrò rassicurante, e
lei annuì, per poi nascondere il suo viso sulla spalla di
Blaise e continuare a
lasciarsi condurre da quella danza.
Non avrebbe saputo definire
per quanto tempo rimasero così, semplicemente a ballare, ma
era sicura che fu
per più di una canzone. Poi, Blaise si fermò e
lei fu costretta a riaprire gli
occhi. Un ragazzo aveva appena poggiato una mano sulla spalla del moro
e gli
aveva sorriso amichevolmente.
-Mi concedi la tua dama per
un ballo?-
Gli domandò, ammicando in
direzione di Alexis, che arrossì.
Blaise lo squadrò da capo a
piedi, studiandolo con un sopracciglio alzato, poi si voltò
ad osservare la
moretta, in una muta domanda e in cerca di un’approvazione
nel suo sguardo. Lei
sorrise e annuì, e Blaise le posò
un’ultimo bacio a fior di labbra sul dorso
della mano, prima di lasciarla al giovane e scomparire nella folla,
soddisfatto.
Il ragazzo che aveva preso
la sua mano era carino, ma niente di eccezionale, e aveva un sorriso
accattivante e bianchissimo. Era vestito da pirata, con un trucco
pesante
intorno agli occhi, capelli lunghi che gli ricadevano sulle spalle, di
un
castano scuro, e un grosso cappello. Le fece un’inchino e
poi, dopo averla
guidata in un’elegante piroetta, se la portò
addosso, stringendola e
cominciando a danzare.
-Piacere di conoscerti, sono
Terry Steeval, Corvonero.-
Le sussurrò all’orecchio.
Lei sorrise imbarazzata, senza saper bene cosa dire. Stava per
rispondere,
quando qualcun altro interruppe la loro danza, chiedendo un ballo con
il
piccolo angelo argentato. Steeval l’abbandonò di
malavoglia, e lei si lasciò
condurre in un’altra piroetta, e giù a danzare di
nuovo.
Continuò così per ben cinque
canzoni, alternandosi da un ragazzo all’altro. Da un ballo
all’altro. Dopo
Terry Steeval c’erano stati Zacharias Smith, Ernie MacMillan,
Roger Davies,
Cormac McLaggen e persino i gemelli Weasley, che l’avevano
trattenuta in un
ballo a tre, in cui si era divertita davvero.
Poi, l’ultima ‘conquista’
era stato un certo Oliver Baston – portiere del Grifondoro,
non ricordava male
– quando fu interrotta per l’ennesima volta.
Ormai abituata a passare da
un paio di braccia ad altre, sospirò e si isibì
in un inchino, per congedare il
suo ultimo accompagnatore.
Era stanca, veramente, e
aveva una mezza idea di rifiutare il nuovo invito per andarsi a sedere
e a bere
qualcosa.
Ma quella voce, così calda,
così profonda, così famigliare, glielo
impedì.
-Scusami Baston, mi
concederesti un ballo con l’Angelo?-
Il ragazzo si voltò e
sorrise smagliante.
-Ma certo Harry! Ecco, è
tutta tua!-
Fece un’occhiolino ad Alexis
e le lasciò la mano in quella del Grifondoro, che gli fece
un cenno di
ringraziamento, prima di dedicarsi alla piccola Serpeverde.
Alexis lo guardò dal basso,
sorpresa, le labbra di albicocca leggermente schiuse.
-Harry…-
Il ragazzo la osservò in
silenzio, poi si chinò a sfiorarle la mano con un bacio
veloce, e senza dire
nulla, la guidò in una nuova pirotta, e poi se la
trascinò addosso,
stringendole la vita con delicatezza. La moretta gli posò le
mani sul petto e
cominciarono silenziosamente a danzare.
Dopo qualche minuto, la
ragazza prese coraggio e con un sospiro, alzò il viso per
poter vedere il
fratello in faccia.
-Harry…Sei arrabbiato con
me?-
Gli domandò, leggendo nella
sfumatura dura dei suoi occhi smeraldini.
Lui non rispose, si limitò
ad allontanarla di nuovo e a guidarla ancora in una piroetta. Poi se la
portò
di nuovo addosso, e si abbassò vicino al suo orecchio.
-No…Ho solo bisogno di
capire.-
Le sussurrò lentamente,
prendendola per una mano e allontanandola di nuovo, prima di farla
ricadere tra
le sue braccia.
-Capire?-
Mormorò lei, cercando ancora
di scrutarlo in viso. Ma lui non glielo permise e la guidò
in un casquè, prima
di tirarla su con eleganza e farle poggiare il viso su di una spalla,
premendole leggermente una mano sulla nuca.
Però,
non sapeva che Harry fosse così bravo a
ballare.
Il ragazzo si
abbassò, fino
a che le sue labbra non incontrarono di nuovo l’orecchio
della Black.
-Sì…Alexandra, se sei
davvero la sorella di Sirius Black, tu saprai sicuramente dove si
trova! Devi
dirmelo.-
Alexis rabbirividì per la
serietà e la durezza che aveva usate nel tono di quelle
parole.
Riuscì a distanziarsi e
finalmente potè vederlo in viso. Ma era sicura che era stato
lui a
lasciarglielo fare, perché ora si muovevano meccanicamente
in quel lento, senza
seguire il ritmo, troppo occupati a scrutarsi negli occhi, alla ricerca
di una
verità che era impossibile svelare.
-Co..cosa?-
Mormorò sconcertata la
moretta e l’occhiata di Harry si fece, se possibile, ancora
più penetrante.
-Devi dirmelo, Alexandra.
Devi dirmi dove si trova Sirius Black! Lui ha mia sorella, capisci?
Nessuno sa
dove si trovi, tu sei l’unica che potrebbe saperlo! Devi
dirmelo, sei la mia
unica speranza…-
Ora, la sua voce, si era incrinata,
diventando quasi supplichevole, così come il suo sguardo,
disperato.
Alexis balbettò qualcosa di
poco comprensibile, nel panico più totale.
Aveva preso a tremare, lo
sguardo aveva assunto una chiara nota angosciata e un groppo le si era
formato
nella gola, mentre nello stomaco sentiva le budella contorcersi.
E
ancora, una gran voglia di vomitare la colse
all’improvviso.
-Ha…Harry..I..Io…Io….Io…non…Io
non…-
Balbettò, in preda agli
spasmi.
Il petto si alzava e si
abbassava ad un ritmo insostenibile, quasi non riuscisse a respirare
bene.
Sembrava colta da un’attacco d’asma.
Ma Harry cercò di ignorarlo,
autoinfliggendosi un dolore assurdo, che gli squarciò il
cuore in due.
Sua
sorella prima di tutto.
Sua sorella prima di tutto.
Avrebbe fatto qualsiasi
cosa
per avere un’informazione.
Qualsiasi cosa.
La prese per le spalle e
la
scosse leggermente, poi le circondò la vita e le
portò addosso, stringendole il
capo sul suo petto, quasi cercasse di farla smettere di tremare
così tanto.
-Alexandra, so che lo sai…Devi
dirmelo! Ti prego…Ti prego…Sei l’unica
persona che potrebbe aiutarmi a
riabbracciare mia sorella…l’unica
persona…Ti prego…-
Le bisbigliò nell’orecchio,
con tono angosciato, distrutto.
Ma lei non riusciva neanche
quasi più a parlare.
Qualcosa, dentro di lei, si
stava squarciando.
Era una sensazione
terribile.
Come se qualcuno
dall’interno le stesse lacerando ogni organo con un coltello
rovente,
squarciandola senza pietà.
Sangue. Spargeva sangue
dappertutto, quella creatura malvagia dentro di lei.
Le aveva bucato i polmoni,
che ora si riempivano di sangue.
Il
sangue che piangeva il suo cuore, dilaniato.
“Basta! Fatalo
smettere!
Fate smettere questo mostro!”
Pensava Alexis, mentre
cercava di ingoiare quel groppo che le impediva di respirare.
Aria. Aveva bisogno di aria,
subito.
-Io…Io non lo so…Non lo…-
Mormorò in preda al panico,
e Harry la afferrò forte per le spalle, e se
l’allontanò quel tanto che bastava
per poterla guardare in viso.
-Alexandra, dimmi la verità,
ti prego! Dimmi che non lo sai guardandomi negli occhi!-
Le urlò quasi, disperato,
mentre lei respirava a tratti.
Basta!
Fatelo smettere!
Il mostro continuava a
colpire duramente il suo cuore, trafiggendolo con un cacciavite e poi
tirando
via violentemente, strappandola, dilaniandola, ferendola.
Fermate
quel mostro!
Si
rispecchiò negli occhi del fratello, che la guardavano
angosciati, stanchi,
distrutti.
Un
fulmine squarciò il cielo, illuminando la stanza a giorno e
lei, in quegli
occhi, vide il mostro che la stava distruggendo.
Che
li stava distruggendo.
Quel mostro era lei: Alexis Lily
Potter.
Distolse
lo sguardo di scatto, per non essere più costretta a
specchiarsi in quegli
occhi e a rivedere il mostro che continuava squartarla dalla testa ai
piedi.
E
quello che vide, illuminato a giorno da un altro fulmine, le diede il
colpo
definitivo.
Draco
Malfoy l’aveva osservata con odio
puro per un lungo
istante.
Poi
aveva trascinato a se Pansy Parkinson con violenza.
E
l’aveva baciata.
Il
mondo le era crollato addosso in quel preciso istante. E tutto aveva
preso a
vorticarle intorno.
Harry
che la scuoteva, continuando a chiedere una verità che non
poteva dargli.
Draco
che baciava con passione Pansy Parkinson.
La
musica scatenata del gruppo che aveva preso a suonare pezzi rock per
far
divertire tutti gli studenti.
I
fulmini che avevano cominciato a cadere a ritmo di musica, illuminando
tutto a
tratti.
Non
respirava, voleva uscire da lì. Voleva andare via.
Via.
Lontano.
Si
voltò a guardare Harry, con occhi vacui e poi, con una
spinta, si distanziò da
lui, urtando una coppia che stava ballando lì dietro.
-Ehi!-
Protestò
quella, ma lei non la sentì neanche e guardò
Harry, dispersa.
Distrutta.
-Io…io…non…io…io
non…-
Balbettò
ancora, mentre, senza che nemmeno se ne fosse resa conto, le lacrime
avevano
cominciato a bagnarle il viso, scendendo veloci e infinite.
Lo
osservò per un lungo istante, poi si voltò e,
velocemente, cominciò a farsi
largo tra la folla, correndo via.
-NO!
ALEXANDRA FERMA! DOVE VAI?-
Le
urlò dietro Harry, e si lanciò alla rincorsa,
scontrandosi con tutti gli
studenti affollati, senza neanche neanche fermarsi a chiedere scusa.
Mentre
correva via, Alexis aveva un solo pensiero in testa: voleva respirare!
Andare
via! Voleva correre lontana da tutto e da tutti!
Non
ce la faceva più!
Con
lo sguardo sfocato e lucido di lacrime, puntato unicamente sul
pavimento, il
piccolo angelo non notava quello che gli stava attorno, e quando
uscì frenetica
dalla Sala Grande non si fermò neanche a guardarsi indietro.
Così,
non notò Draco Malfoy staccarsi duramente dalla Parkinson e
allontanarla con un
gesto brusco, quasi disgustato.
Da
se stesso.
Fece
per avviarsi dietro Alexis, quando Blaise Zabini gli si parò
davanti, con aria
dura e minacciosa, battendogli una mano sul petto, per farlo
indietreggiare.
-Basta
così Draco! Per oggi direi che hai fatto anche abbastanza
danni.-
Sibilò
minaccioso, e poi si voltò, correndo via anche lui alla
ricerca della giovane
Serpeverde.
-ALEX…ALEXANDRA,
FERMATI!-
Urlava
Harry Potter nei corridoi, seguendo quella piccola figura argentata che
correva
via, lasciandosi dietro solo una scia di lacrime amare.
-FERMATI!
ALEXANDRA! TI PREGO, FERMATI!-
Ma
lei continuava a correre, con il fiato corto, il cuore – morto - che doleva in modo atroce, i
polmoni che chiedevano
urgentemente ossigeno, il petto che bruciava in maniera insostenibile,
le gambe
stanche e gli occhi appannati, lei continuava incessantemente a correre.
Ma
Harry era più veloce e, con uno scatto finale,
riuscì a raggiungerla e ad
agguantarla per un braccio, fermando la sua corsa.
Alexis
si dimenò, cercando di liberarsi, ma lui, con uno strattone,
riuscì a voltarla.
Il
fermaglio argenteo, che le teneva i capelli, cadde in terra, slegando i
boccoli
corvini, che ondeggiarono intorno al viso bagnato da calde lacrime,
sgorganti
da quelle pozze liquide di smeraldi disperati.
Per
un lungo minuto, l’unico rumore che riempì il
silenzio del corridoio fu quello
de tintinnare del fermaglio sul pavimento.
Harry
sentì una fitta perforargli il cuore, nel vederla
così: i capelli riversati sul
viso, gli occhi tristi, le lacrime che bagnavano le guance rosse e il
fiato
corto.
-Alexandra…che..?-
Ma
lo sguardo della ragazza si indurì all’improvviso
dietro la maschera. Con uno
strattone si liberò della presa di Harry e si tolse la
maschera, che lanciò con
rabbia per terra, riducendola in mille pezzi. Le ali andarono in
frantumi
insieme ad essa.
-LASCIAMI
IN PACE HARRY! IO NON SO NULLA DI TUA SORELLA!-
Gli
urlò, stringendo i pugni vicino ai fianchi.
Ora,
senza più maschera o ali, dell’angelo magnifico
entrato in sala non era rimasto
che un vago ricordo.
Il
vestito aveva smesso di scintillare, e ora sembrava un sacco vuoto e
lacerato
in più punti per via della corsa disperata.
I
capelli le ricadevano confusi davanti al viso.
E
lo sguardo era duro, gelido.
Quasi
cattivo.
Il
mostro era apparso di nuovo.
Eppure
Harry non riusciva ad odiarla, o a considerarla tale.
E
quelle lacrime amare che continuavano a sfiorarle il viso ne erano la
conferma.
Il
suo sguardo si addolcì, assumendo una nota frustrata, mentre
alzava lentamente
una mano e le sfiorava una guancia, cercando di asciugarle le lacrime.
-Scusami
Alex…io…-
Mormorò,
ma lei si ritrasse, quasi scottata.
Lo
guardò per un lungo istante, cercando di imprimere odio nel
suo sguardo, e poi
si voltò, per correre di nuovo via, lontana da lui.
Non
voleva continuare a ferirlo.
Non più.
Eppure,
Harry aveva chiaramente visto la sfumatura triste, distrutta, devastata
di
quello sguardo verde, un secondo prima che scappasse via.
No,
Alexandra non lo odiava.
C’era qualcosa di molto più…pronfondo e
nascosto sotto.
E lui avrebbe scoperto cosa, in un modo
o nell’altro.
Quando
finalmente riuscì a trovarla, era seduta sui freddi scalini
in pietra,
all’ingresso di Hogwarts. Non indossava più le
scarpe, che erano state lanciate
qualche scalino più giù e la lunga gonna aveva
uno strascico strappato, che
doveva aver rovinato durante la sua corsa folle. Le gambe erano
raccolte al
petto e circondate dalle braccia. Il viso, coperto in parte dai capelli
ormai
sciolti e totalmente caotici, era affondato nelle ginocchia. Le spalle
tremavano leggermente e la schiena e le braccia, lasciate scoperte dal
vestito,
erano ricoperte da un sottile strato di brividi.
Blaise
la osservò in silenzio per qualche minuto, con il cuore che
si stringeva e il
petto che doleva nel vederla ridotta così.
Si
tolse la giacca e, delicatamente, gliela pose sulle spalle nude,
coprendola e
facendola sussultare.
Alexis
si voltò ad osservarlo, il viso sfiorato dai pallidi raggi
di luna che
risplendeva a causa delle lacrime che continuavano a scendere copiose.
-Ah…Sei
tu.-
Mormorò,
stringendosi nella giacca alla ricerca di calore, accorgendosi solo in
quel
momento di quando avesse freddo.
Poi
si voltò ad osservare una stella lontana, con un interesse
che, ovviamente, non
aveva.
Blaise
le si sedette accanto e fissò a sua volta un punto, senza
vederlo veramente.
Dopo
un po’ si schiarì la voce, con velato nervosismo,
e si voltò finalmente a
guardarla.
-Come
stai?-
Le
domandò piano, con tutto il tatto di cui era capace. Lei si
voltò ad osservarlo
di nuovo, lo sguardo vuoto, l’espressione assente. Si
sforzò persino di
sorridere, ma il risultato fu una smorfia molto scadente e malinconica.
-Domanda
di riserva?-
Blaise
si strinse nelle spalle e poi le accarezzò il viso con la
punta delle dita,
tirandole indietro quelle ciocche di capelli che le ricadevano sullo
sguardo
triste. Poi cercò di sorriderle rassicurante, e le
circondò le spalle con un
braccio, stringendola forte a se. Alexis rimase a fissare un punto
indefinito,
mentre posava il capo sul suo petto e si abbandonava in quella
protezione così
dolce e gentile. Lui posò il mento sulla sua testa e prese
ad accarezzarle un
braccio con gesti lenti e carichi d’affetto.
-Vedrai
Alex…Tutto si
sistemerà…Passerà…Ci vuole
solo tempo…-
Alexis
sospirò e sorrise mesta.
-Sì…Solo
tempo.-
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Alcune note
post-capitolo (ora mi uccidono
XD)
1. So che Harry, Ron
ed Hermione sarebbero dovuti essere alla
festa di Nick dalle sette di sera, ma Harry mi serviva necessariamente
al
balloXD Diciamo che alla festa ci è andato dopo aver
lasciato Alexis nel
corridoio.
2.Lo so, lo
so: Harry non è un ballerino provetto nella
realtà XD Ma in un universo alternativo dove ha una sorella
potrebbe, no?XD
3. Lo so, cosa
starete pensando: io odio Alexis XD Ma non è
così, giuroç___ç Non la faccio
soffrire apposta…Però vi prometto che dal
prossimo capitolo avrà un po’ di
tranquillità! E di momenti dolciosi *___*
4. Per quanto
riguarda il prossimo capitolo, non assicuro di
riuscire a postare in tempo. Mi aspetta una settimana di latino e di
preparativi, perché poi il 22 parto e vado una settimana in
Germania con la mia
MogliaH *0* Ma vi prometto che scriverò anche sulle montagne
russe –Europa Park
sto arrivando*O*- se sarà necessario XD
Per cui, non abbandonatemi eh
è.é
Anzi, lasciatemi
tante recensioni per
farmi sentire che mi siete vicini e che mi sostenete!
Vi preeeeego*_____*
E ora,
finalmente, passiamo alle recensioni!
x Minnieinlove: CuginaaaH! Bhe,
che dire, il capitolo ti
ha fatto dannare un po’, ma finalmente eccolo! Ed eccoti
anche una scena
dolciotta tra Ron ed Herm! Spero ti sia piaciuta, sia quella che la
dedica!
Fammi sapere come al solito^.^
Un bacione
enorme!
x
VoldiSplatter: Mia Carissima
Voldi, io ti A-D-O-R-O!
Cioè, UAO! La tua recensione mi ha fatta emozionare, con
tutti quei
particolari, tutte quelle cose scritte! E’
davvero…davvero..UAO, non ho altre
paroleXD Per cui grazie! Grazie mille! E così eccoti il
nuovo capitolo! Non mi
uccidere ti prego, non la faccio soffrire apposta la piccola
Alexç___ç Ma vedrai,
dal prossimo capitolo ci sarà un po’ di
felicità e di serenità anche per lei,
promesso! Comunque spero ti sia piaciuto e che ti abbia fatto provare
le
emozioni che volevo! E anche qui c’è molto Blaise,
ed è davvero un caro caro
ragazzo XD Infatti è ormai il migliore amico della Alex!^0^
Inoltre c’è stata
la descrizione completa del vestito, spero ti sia piaciuto! E comunque
sì,
Blaise le ha modificato il vestito e quindi anche il travestimento. Non
poteva
più indossare l’abito da vampira,
perché non andava con Draco al ballo. E
quindi Blaise le ha regalato un vestito da Angelo, perché
Alexis gli ricorda
molto un piccolo e fragile angioletto! E, per quanto riguarda Draco, ha
fatto
decisamente lo stronzo. Ma alla fine, l’ha capito anche lui
di aver esagerato:
però la gelosia gli da alla testa XD Nel prossimo capitolo
si rifarà, vedrai
^.-
Cioè, quando ho
letto che avevi stampato l’immagine della mia fic, per
attaccarla sul diario e
scriverci tante cosine vicino, mi sono davvero emozionata!
Cioè: GRAZIE! Non mi
sarei mai aspettata una cosa del genere! Sono davvero onorata che la
mia fic ti
piaccia così tanto! *si inchina profondamente* Poi voglio
sapere che ci hai
scritto vicino eh è___é….me curiosaaaa
*_______*
Per quanto
riguarda l’attrice che fa Diamond, è Elisha
Cuthbert! Quando l’ho vista la
prima volta, l’ho trovata fantastica per la mia Diamond!
E’ decisamente lei!XD
L’unica differenza è che l’attrice ha
gli occhi azzurri, mentre Diamond li ha
scuri, ma vabbhè, photoshop aggiusta tutto XD
Bhe, non ho altro
da dire (e ci mancherebbe, ho scritto un poema XD) se non che spero
vivamente
che il mio capitolo ti sia piaciuto e aspetto un’altra super
recensione da te!
TI ADORO!
Un bacione
enorme, Ada <3
x
LaJoChAn: Innanzitutto,
benvenutissima tra le mie recensitrici
(termine inventato dalla sottoscrittaXD) sono davvero felice che la
storia ti
sia piaciuta e che tu abbia deciso di lasciarmi una recensione!
Addirittura
definirti mia fan, ne sono onorata davvero! Grazie! Sì,
Draco, Harry e company
sono tutti al secondo anno, però, come ho detto nella
presentazione all’inizio
della storia, l’età di frequentazione di Hogwarts
nella mia fic, non è
pertinente all’originale. Il primo anno, infatti, si
frequenta a 15 anni (che è
l’età di Alexis), quindi Draco e gli altri hanno
16 anni, non 12^^
Bhe, spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere mi raccomando ^.-
Un bacio, Ada =*
x
alexandra611: Ehilà
Alex (hai il nick come il nome
della mia protagonista XD), la tua recensione mi ha resa davvero
felicissima!
Sono contentissima del fatto che la mia fic ti sia piaciuta
così tanto da
fartela leggere tutta insieme! E così, eccoti il nuovo
capitolo! Spero ti sia
piaciuto almeno quanto gli altri! Sì, anch’io
adoro Draco e infatti ho scelto
proprio lui per la mia Alexis^.^ E’ decisamente stato uno
stronzo in questo
capitolo, ma dopo si rifarà, promesso!^.- Spero quindi che
continuerai a
seguirmi e che mi farai di nuovo sapere che ne pensi, per me
è importante!!
Un bacione, Ada
=*
x
elita: Ciao mia carissima
elita, come al solito la tua recensione
del buon umore è andata a segno! Mi ha fatta sorridere e
continuare a scrivere!
Ok, non mi odiare per questo capitolo…E non mi mandare
Freddy Krueger (ma si
scrive così ‘Freddi Crugher’XD?) a casa
di notte per farmi
squartare..ç___ç…non
lo faccio apposta a far soffrire la Alex…mi serve ai fini
della storia,
giuro…*si nasconde dalle ire di elita*…Vedrai: al
prossimo capitolo ci sarà un
po’ di felicità e serenità anche per
lei, lo prometto!
Eh sì, Draco è
stato un vero stronzo in questo capitolo (Draco:”Ehi! Sei tu
che crei i
copioni, io mi limito a recitare, quindi non dare sempre la colpa a
me!”
Ada:”Zitto, torna a cuccia!*da botta in testa e nasconde il
corpo*)…Ehm,
dicevamo?XD Ah sì, Draco è stato un vero stronzo,
ma vedrai che dal prossimo
capitolo si riprenderà di nuovo ^.^ Infondo, alla fine se ne
è reso conto anche
lui di aver esagerato! Comunque dice che accetta volentieri il tuo
invito agli
alcolisti anonimi, ultimamente si sta sbronzando troppo XD E anche
Harry
vorrebbe aggiungersi, poverini li sto trattando proprio male xD
Bhe, spero che
questo capitolo ti sia piaciuto e che, come al solito, tu abbia voglia
di
lasciarmi una delle tue stupende recensioni!
Un bacione, Ada
=*
x
yuukimy: Ehilà
Elena, intanto ti do il mio
benvenuto tra le mie recensitrici! *abbraccia affettuosamente* e
poi…bhe UAO
sono io a dirlo, per la recensione che mi hai
lasciato…Cioè, mi hai fatto
venire i brividi e mi hai fatta emozionare con tutte quelle belle
parole! Sono
felicissima e onoratissima di riuscire a farti sognare con la mia
piccola fan
fiction! E spero di riuscirci sempre e di non deluderti mai!
Allora, questo
capitolo ti è piaciuto? Fammi sapere, mi raccomando, per me
è importante
l’opinione di una lettrice così cara!*_____*
Un bacione e
spero vivamente di risentirti, Ada =*
x
miyuko:
Geeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeemi!! Eccotelo il
nuovo capitoloooo!! Spero ti sia piaciuto, fammi sapere che ne pensi
*abbraccia*…e buon viaggio! Mi mancherai *sob*
|
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Capitolo 20 *** Scritta di sangue ***
Salve
a tutti!
Ecco
finalmente il ventesimo capitolo!
E’
arrivato con molto più ritardo di
quanto mi aspettavo, ma alla fine è arrivato!
Purtroppo non è granchè e nonostante sia
un mese che non aggiorno, è solo un capitolo di passaggio.
Serve solo a
contestualizzare in che momento della storia originale siamo e a
stabilire
meglio il rapporto tra Blaise e Alexis –nonostante credo che
tutti lo abbiate
ormai capito XD Inoltre serve anche a farvi capire cosa ne pensa
Hermione della
piccola Potter ma….BASTA! Non vi anticipo nulla XD
Comunque il prossimo capitolo dovrebbe
arrivare in tempi abbastanza brevi perché per
metà è già scritto. E vi
farà
battere il cuore così tanto da farmi perdonare questo privo
di emozioni…Ma
basta la finisco di spoilerare!
Devo
dire che trovare dal ritorno delle mie vacanze ben 11 recensioni mi ha
resa
davvero felicissima*___________*
E’
il numero più alto di recensioni per un
capitolo che ho mai ricevuto.
Grazie
mille a tutti per il vostro caloroso sostegno!
Spero di
vedervi in tanti anche in questo,
nonostante non sia proprio all’altezza degli altri. Ma aspetto comunque di sapere cosa ne pensate voi!
Mi raccomando, non abbandonatemi
perché ora con l’inizio della scuola ho bisogno
di ancora più sostegno per continuare la storia!
Quindi
vi lascio alla lettura!^-^
Le risposte
alle vostre numerose recensioni
sono come al solito in fondo!
Un
bacione enorme
Vi
amo tutti! <3
Ada Wong.
~Un
Particolare In Più~
Avevano
passato una buona mezz’ora sui gradini fuori da Hogwarts.
Quasi
fuori dal mondo, in un universo fatto solo per loro.
In
un universo dove il soffrire era cosa ben lontana.
E
l’amicizia prevaleva su ogni frammento di dolore.
Poi,
il gelido freddo autunnale, annunciatore dell’arrivo
dell’Inverno, li aveva
costretti a risvegliarsi e a lasciare, di malavoglia, quel piccolo
spazio di
paradiso, in cui erano rimasti, in silenzio, a illudersi che tutto
andava bene.
Dove
Lei aveva dimenticato la
realtà e si
era sorretta all’unica ancora di salvezza, al suo unico faro
in quel buio
cammino fatto di fragili bugie, dolore ed illusioni.
E
ora, Alexandra Walburga Black e Blaise Elìas Zabini,
camminavano fianco a
fianco per i corridoi vuoti del castello, diretti verso la Sala Comune
di
Serpeverde.
-Sei
sicura di riuscire a camminare da sola? Mi sembri un po’
instabile…-
Osservò
il ragazzo apprensivo, scrutandola mentre barcollava un po’
sopra i tacchi a
spillo, neanche troppo alti.
Alexis
scosse la testa, con un sorrisino spento, mentre si appoggiava al muro.
-Sì,
tranquillo…E’ solo un po’ di stanchezza.
Non cadrò di certo solo per un po’ di
sp..--
Ma
non fece in tempo neanche a finire la frase, che ecco che il suo piede
scivolava, rischiando di farla finire con il sedere sul pavimento e le
gambe
all’aria.
Per
fortuna Blaise fu veloce e, sportosi in avanti, la afferrò
per un braccio,
tirandola indietro e impedendole di rovinare in terra e costringendola
quindi a
scontrarsi con il suo petto.
-Dicevi?-
La
schernì il ragazzo, con un ghignetto divertito, mentre lei
bofonchiava qualche
scusa, arrossendo imbarazzata.
Poi
guardò il pavimento e notò il perché
della sua quasi caduta: le mattonelle
erano in un mare di…acqua!
-Accidenti,
ma qui è tutto allagato!-
Si
lamentò Alexis, alzando le scarpe ormai zuppe. Anche Blaise
la imitò,
cominciando a maledire chissà quale antico mago
perché le sue scarpe italiani e
pregiatissime si erano rovinate.
Si
stava girando, già con un sorrisino di scherno, pronta a
fargli qualche
battutina, ma qualcosa, prima, catturò la sua attenzione.
Era
stato un movimento veloce, di un’ombra forse.
Qualche
fantasma?
Eppure,
le era sembrata così concreta.
Fissò
il fondo del corridoio, dal quale veniva l’acqua,
assottigliando lo sguardo con
fare sospettoso.
Che
diavolo stava succedendo?
Senza
dare alcuna spiegazione a Blaise, proseguì lungo il
corridoio, dapprima con
passi lenti e incerti, poi sempre più veloci,
finchè non si ritrovò a correre,
con il rischio di scivolare sull’acqua e di cadere in terra.
-EHI!
ALEXANDRA, MA DOVE STAI ANDANDO?!?-
Le
gridò dietro Zabini, restio a raggiungerla e a bagnarsi
anche l’orlo dei
pantaloni che era riuscito miracolosamente a salvare.
Ma
la ragazza non lo sentì, troppo presa dalla foga di quella
corsa.
Con
il cuore a mille e il respiro affannato, le sembrava di stare correndo
da ore,
quando invece, per raggiungere la fine del corridoio ci voleva solo un
minutino
scarso.
Aveva
una strana sensazione. Sgradevole, che le contorceva le budella nello
stomaco.
Svoltò
l’angolo e…
-AAAAAAAAAAAH!-
L’urlo
spaventato squarciò il silenzio, disturbato solo dal rumore
lontano della
festa.
Blaise
sobbalzò, preoccupato.
E,
mandate al diavolo le sue scarpe e i suoi pantaloni, si
lanciò alla rincorsa
della Black, raggiungendola neanche dieci secondi dopo.
La
trovò accasciata in terra, in una pozza d’acqua.
Poteva
dire addio anche alla sua preziosa giacca.
-Mio
Dio…Alexandra!-
Si
piegò velocemente, prendendola per le spalle e scuotendola
leggermente.
-Alex?
Alex mi senti? Apri gli occhi, avanti!-
Blaise
continuava a scuoterla, in preda al panico.
Che
fosse…morta?
-Dannazione
Black! Apri questi cazzo d’occhi!-
La
distese di nuovo a terra e cercò di sentirne il polso e il
respiro.
Entrambi
regolari. Forse solo un po’ accelerati rispetto alla norma,
ma tutto a posto.
Era
viva.
La
scosse ancora, riprendendola per le spalle.
Piano,
quella strinse finalmente gli occhi e li aprì lentamente,
guardandosi intorno
confusa.
-Grazie
al cielo stai bene!-
Esclamò
sollevato il moro.
-Bla…Blaise,
che è successo?-
Sussurrò,
tramortita, mentre il ragazzo l’aiutava a tirarsi su,
mettendola a sedere.
Aveva
un’improvviso mal di testa.
-Non
lo so: dovresti essere tu a dirmelo…Sei corsa via
all’improvviso e poi ti ho
sentita urlare. Quando sono arrivato eri svenuta.-
Le
spiegò e lei strinse gli occhi, scuotendo la testa.
-Sono
svenuta? Come? Io…Io non me ne sono resa
conto…Ricordo solo di aver visto
un’ombra infondo al corridoio e così sono venuta a
dare un’occhiata e poi…e
poi…-
E
qui la testa prese a farle male di nuovo, costringendola a prendersela
tra le
mani.
-
Poi? –
La
incitò Blaise, guardandola corrucciato.
-…Poi…Ho
visto qualcuno! C’era qualcuno qui! –
Ricordò
all’improvviso, non riuscendo però a focalizzare
il volto di colui o colei che
aveva visto. Il mal di testa si fece più forte, prendendola
con un dolore
lancinante che le lasciò sfuggire un gemito di protesta.
-Chi
era, Alex?-
Mormorò
preoccupato il ragazzo, ma lei scosse la testa.
-Mi
dispiace…Non me lo ricordo…So solo che
c’era qualcuno qui! Proprio di fronte a
questo muro…-
Sussurrò,
aprendo gli occhi.
Se
non si sforzava di ricordare, il
dolore svaniva.
Puntò
lo sguardo sulla parete nominata, ma la sua espressione divenne di
pietra,
atterrita e terrorizzata allo stesso modo.
Trattenne
il fiato all’improvviso, portandosi una mano davanti alla
bocca, inorridita,
sotto lo sguardo ansioso di Blaise.
-Alex?
Che succede? Cos’hai ricordato?-
Domandò
apprensivo e urgente, scuotendola leggermente.
Con
sguardo spento e spaventato, lei si voltò lentamente a
guardarlo, senza vederlo
davvero.
Poi,
senza proferire parola, indicò la parete di fronte.
Blaise
seguì la traiettoria indicatagli, fino ad incontrare
ciò che aveva tanto
shokkato la Black.
Sui
freddi massi in pietra, rischiarata solo dalle fiaccole ai lati del
corridoio,
brillava una scritta cremisi, che colava lentamente sul muro, fino a
gocciolare
sul pavimento.
Il
ragazzo la guardò atterrito a sua volta, alzandosi
lentamente da terra e
prendendo Alexis per un braccio, aiutandola a fare lo stesso.
Rimasero
entrambi a fissare il muro per un tempo infinito.
Alla
fine, fu Blaise a parlare.
-La
Camera dei Segreti è stata aperta. Temete, Nemici
dell’Erede…-
Lesse,
con un filo di voce.
Alexis
respirò piano, quasi incapace di controllare i battiti del
suo cuore.
-E’
scritto col sangue…-
Piagnucolò
spaventata, tirando Blaise per una manica.
Il
ragazzo si voltò a guardarla e ora, con i capelli scombinati
e nascosta quasi
completamente dalla sua giacca, che le sarebbe andata comodamente circa
due
volte, Alexandra gli sembrava ancora più piccola, tenera e
indifesa del solito.
Cercò
di farle un sorriso rassicurante, ma non dovette essere molto
coinvincente,
perché lei tornò a guardare la scritta,
inorridita.
Blaise
la osservò per un po’, poi, ripreso il suo solito
auto controllo la strattonò
gentilmente per un braccio.
-Dobbiamo
andarcene, Alex…Se ci trovano qui finiamo nei
guai…-
Le
sussurrò con cautela, cercando di riscuoterla dallo stato di
trance in cui era
caduta.
Lei
si voltò a guardarlo, l’espressione atterrita e
ancora vuota. Poi annuì
lentamente, incapace di fare altro.
Stavano
finalmente per andare via, quando delle voci lontane bloccarono la loro
corsa.
-Harry,
che diavolo è successo? Io non ho sentito niente…-
Non
fecero in tempo neanche a voltarsi, che passi concitati li raggiunsero,
subito
seguiti da ‘Il Trio Miracoli’.
Alexis
si girò fino ad incontrare la figura di suo fratello, che la
osservava
trafelato e un po’ malinconico, probabilmente al ricordo
della loro ultima
litigata, avvenuta neanche due orette prima.
-Harry…-
Tentò
lei con un sussurro, ma fu interrotta dalla voce di Hermione che,
indicando il
muro inorridita, gridò:
-Guardate!-
Harry
e Ron voltarono immediatamente lo sguardo, seguendo la traiettoria
indicata dal
dito della Grifoncina e incontrando la scritta sanguinolenta.
Trattennero
il fiato, mentre Blaise cercava di trascinare via Alexis, prima che
accadesse
il peggio.
Ma
non fece in tempo.
Infatti,
dopo lo stupore iniziale, Hermione si voltò di scatto verso
Alexis, puntandole
minacciosa un dito contro. Gli occhi dorati lanciavano fulmini e saette.
-TU!
Sei stata tu a scrivere queste cose, non è vero Black?!?-
La
piccola Serpeverde sgranò gli occhi sorpresa, colta alla
sprovvista.
-Co..cosa?!
Ma che vai…?-
Balbettò,
cercando di difendersi, ma era ancora troppo scossa dagli ultimi
avvenimenti
per poter rispondere a tono. Hermione le si avvicinò
aggressiva, i capelli
sparpagliati sulle spalle e le guance arrossate dalla rabbia.
-Non
mentire, brutta piccola figlia di una Mangiamorte!-
Ruggì
ed Harry fece per richiamarla, perché in effetti ora stava
davvero esagerando.
Ma la sua voce fu sovrastata da quella di Blaise che, messosi in mezzo
alle
due, puntò la Grifoncina con espressione seria, prendendo,
ovviamente, le
difese di Alexis.
-Ehi!
Piano con le offese, Granger! Non parlare di cose che non conosci,
potresti
fare andare in tilt quel piccolo cervello mezzosangue
che ti ritrovi!-
Frecciò
cattivo e la ragazza impallidì visibilmente, sorpresa e
indignata.
-Ma
come ti permetti?!?-
Ruggì
Ron, intervenendo in difesa di Hermione, paonazzo in viso. Estrasse la
bacchetta e la puntò contro il petto del moro.
-Fossi
in te non lo farei, Lenticchia. Sappiamo tutti come è andata
a finire l’ultima
volta.-
Sogghignò
divertito al ricordo dell’incantesimo ‘Mangia
Lumache’ che aveva tentato di
lanciare contro Draco e il rosso strinse convulsivamente la mano
attorno alla
bacchetta.
I
due si fissarono in cagnesco per un lungo periodo.
Alla
fine fu Harry a sbloccare la situazione, prendendo l’amico
per una spalla e
trascinandolo via.
-Su
ragazzi, smettetela. Non ne vale la pena.-
Li
rimproverò, lanciando un’occhiata in tralice a
Blaise, che ricambiò e si voltò
ad osservare Alexandra.
-Stai
bene, sì?-
Domandò
apprensivo, scrutandola con occhi penetranti. Lei annuì,
stringendosi nella
giacca bagnata. Blaise la osservò indeciso, poi le
scostò un ricciolo bagnato
dalla fronte, accarezzandole il viso con fare rassicurante.
-Ci
occuperemo di questo in seguito, ora faremo meglio a tornare al
dormitorio o
prenderai un brutto raffreddore.-
Sussurrò
e lei si ritrovò ad annuire di nuovo.
Senza
degnare il trio di ulteriori attenzioni, fecero per incamminarsi, ma
ancora una
volta furono costretti a fermarsi.
Questa
volta fu la voce di Ron a interrompere il silenzio e a catturare la
loro
attenzione.
-Cos’è
quell’affare che pende…là sotto?-
Domandò,
con voce improvvisamente inorridita, nella quale si avvertì
un chiaro tremolio
mal nascosto.
I
due Serpeverde si voltarono e tutti incrociarono la figura rigida di
qualcosa
che penzolava appesa ad un braccio dell’unica torcia che
illuminava il
corridoio buio e la scritta.
Harry
si avvicinò, ma inciampò in una pozzanghera
–si vedeva proprio che erano
fratelli- e rischiò di finire in terra. Per fortuna, Ron ed
Hermione accorsero
in suo aiuto, impedendogli di finire con il sedere sul pavimento.
Alexis
osservò la cosa appesa e mosse qualche passo, indecisa,
lasciandosi Blaise alle
spalle, che la osservava contrariato, senza sapere bene cosa fare.
Furono
i due fratelli, quindi, ad avvicinarsi per primi all’oggetto
ed entrambi
sobbalzarono, trattenendo il fiato.
-E’…è
la gatta di Gazza…E’…Mrs.
Purr…-
Riuscì
a constatare la moretta, con voce fioca e tremante, evidentemente
shokkata.
Anche
il resto di quel gruppetto male assortito si avvicinò e
tutti rimasero a fissare
la figura appesa, troppo scossi per dire qualcosa.
Fu
di nuovo Ron ad interrompere il silenzio, prendendo la voce da
chissà quale
parte remota di sé.
-Andiamocene
via.-
Proferì
perentorio, con voce traballante e insicura, cominciando ad
indietreggiare e
prendendo Hermione per un braccio, quasi volesse proteggerla.
Harry
si voltò a guardarli, con espressione insicura.
-Non
sarebbe il caso di aiutarla…?-
Domandò
non troppo convinto e Alexis staccò finalmente lo sguardo
dalla gatta,
posandolo sul fratello e annuendo leggermente.
-Sì…Forse
dovremmo vedere se è morta davvero o se…-
Propose,
ma Ron scosse la testa deciso.
-Date
retta a me! Non ci conviene farci trovare qui.-
Insistette
deciso, cominciando a trascinare via Hermione, che era rimasta ancora
allibita
dalla cosa e che ogni tanto lanciava qualche occhiataccia carica
d’odio alla
Black, ritenendola fautrice di quell’orribile avvenimento.
-Mi
costa molto ammetterlo, ma concordo con Lenticchia…Prima ce
ne andiamo di qui e
meglio è per tutti! Lasciamoci questa brutta storia alle
spalle: noi non vi
abbiamo visto qui stasera e voi non avete visto noi,
d’accordo?-
Asserì
Blaise, agguantando Alexandra per un polso e avvolgendola protettivo.
Ron
annuì, completamente d’accordo e Harry fece lo
stesso, prima di cominciare ad
allontanarsi.
Avevano
compiuto appena qualche passo, quando un tuono lontano
rimbombò per tutto il
corridoio, annunciando la fine della festa.
Alexis
sobbalzò spaventata, aggrappandosi a Blaise, mentre Hermione
lanciava un grido
sorpreso.
Il
moro prese la Black per le spalle e la guardò con fermezza.
-Andiamo
via: subito.-
Ordinò
perentorio, cominciando di nuovo a trascinarla via, accelerando
così tanto il
passo che a lei risultò difficile riuscire a stargli dietro.
Ma
non sapevano che ormai era troppo
tardi.
Un
gruppo di studenti spuntò da dietro l’angolo, con
un concitato brusio, ancora
eccittati per la festa, e quasi li investì, costringendoli a
tornare indietro.
Harry,
Ron ed Hermione si trovarono nella stessa situazione, costretti a
tornare
davanti alla scritta sanguinante.
Gli
studenti mascherati cominciarono ad affollarsi per tutto il corridoio,
mentre
gli occhi stanchi si precipitavano a leggere l’orribile
scritta sanguigna sul
muro per poi osservare, con occhio critico e spaventato, il gruppetto
male
assortito di cinque sventurati che si erano inevitabilmente ritrovati
circondati, senza avere alcuna possibilità di fuga.
Gli
sguardi di tutti, però, si concentrarono immediatamente su
Harry Potter e i
suoi due amici, che sicuramente suscitavano più scalpore
sotto una scritta
simile rispetto a due Serpeverde.
Così,
agendo nell’ombra, Blaise agguantò Alexis per un
braccio e la trascinò tra il
gruppo di studenti, nascondendo lei e se stesso da occhiate indiscrete
e
accusatorie.
La
ragazza si voltò a guardarlo stranita.
-Blaise
che stai…?-
Ma
lui non la lasciò finire e le premette una mano sulla bocca,
costringendola a
tacere.
Lei
mugugnò qualcosa di protesta, ma Blaise la
inchiodò con uno sguardo severo,
premendo di più la mano sulle labbra.
Poi
la avvolse con un braccio, quasi volesse nasconderla.
-Ssssh…Nessuno
ci ha notati, se restiamo nell’ombra non potranno accusarci.-
Le
sussurrò nell’orecchio con tono subdolo,
stringendola di più per la vita.
Alexis
lo guardò dal basso, ancora con la mano premuta sulla bocca.
Lo
sguardo esprimeva angoscia e contrarietà: non le andava di
lasciare suo
fratello nei guai. Certo, loro non c’entravano nulla, ma
neanche Harry, Ron ed
Hermione avevano alcuna colpa, infondo erano arrivati anche dopo di
loro.
Ma
l’occhiataccia di Blaise la convinse a desistere
dall’opporre qualsiasi
resistenza, mentre un brivido bastardo le scuoteva le spalle.
Blaise
era buono e caro. Un angelo, con le persone a cui voleva davvero bene
– e
Alexis era contenta di potersi considerare decisamente tra di esse.
Ma
con tutti coloro che lui non riteneva degni neanche di baciargli la
suola delle
scarpe, era davvero meschino.
Era
davvero….Serpeverde.
E
mentre la piccola Potter si trovava suo malgrado ad osservare la scena
dall’ombra, una voce si alzò nel silenzio,
riempiendo il corridoio.
-
Temete, Nemici dell’Erede! La prossima volta tocca a voi,
mezzosangue.-
Quel
tono di disprezzo, con quella sfumatura beffarda.
Quella
voce fredda e spietata.
L’avrebbe
riconosciuta tra mille.
Era
la sua.
Quella
di Draco Malfoy, che si era fatto largo tra la folla e ora, bello come
solo un
angelo dannato avrebbe potuto essere, torreggiava fiero e sprezzante
tra gli
altri studenti che al suo confronto non apparivano che semplicemente
anonimi.
Con
i capelli un po’ scombinati, baciati dal riflesso aranciato
delle tremule
candele, gli occhi
argentei ardenti di
cattiveria e quelle labbra gonfie e ferite, Draco Malfoy non le era mai
sembrato più bello.
E
mentre lo osservava rapita, senza avere la possibilità di
parlare o di
muoversi, notò anche che accanto a lui c’erano
Theo e Diamond abbracciati come
due neo sposini.
La
Parkinson non c’era.
Sapeva
che non era esattamente il momento né il luogo adatto per
essere felice, ma non
potè impedire al suo cuore di fare una capriola improbabile
quando aveva
constato che quella puttanella della Parkinson non era più
schifosamente
appiccicata al suo braccio.
Avrebbe
anche sorriso, se Blaise non avesse avuto ancora la mano sulla sua
bocca.
E
forse, era meglio così.
Non
era certo la situazione migliore per sorridere.
Di
una cosa però doveva essere sincera: Blaise li aveva
nascosti davvero bene.
Nessuno si era accorto di loro, neanche il bel biondino al cui occhio
attento
non sfuggiva mai nulla.
Era
un momento di stallo, in cui nessuno osava dire o fare qualcosa. Harry,
Ron ed
Hermione erano sotto gli occhi di tutti e lanciavano occhiatacce
cariche di
odio verso il Principe di Serpeverde, che sogghignava soddisfatto, con
disprezzo palpabile.
Odiava
Harry Potter e la sua cricca.
Li odiava con tutto se stesso.
La
situazione si riscaldò soltando quando una voce gracchiante
e rauca interruppe
il silenzio e forse sarebbe stato meglio che non lo avesse mai fatto.
-Che
cosa succede qua? Che cosa succede?-
Argus
Gazza, il vecchio tutto fare scorbutico del castello, arrivò
sul luogo
facendosi largo a spallate tra la massa di studenti che ancora guardava
inorridita la scritta e…
-La
mia gatta! La mia gatta! Cos’è successo a Mrs
Purr?-
Il
gridò terrificato di Gazza si diffuse nel corridoio, mentre
lui appurava quello
che già in precedenza i fratelli Potter avevano notato.
-Tu!
Tu! Sei stato ad uccidere la mia gatta. Sei stato tu ad ucciderla! Io
ti
ammazzo! Io…-
Urlò
in preda alla rabbia il vecchio Magonò, puntando i suoi
occhi viscidi su Harry
e afferrandolo violentemente per le spalle.
No!
Non era stato Harry! Lui era
innocente!
Alexis
lo sapeva benissimo perché quando era arrivata la scritta
già c’era!
Fece
un passo in avanti, quasi volesse urlarlo disperata, ma le braccia di
Blaise la
bloccarono ancora una volta, spietate.
-Gazza!-
Prima
che Alexis potesse anche solo provare a ribellarsi alla forza di quella
presa
–senza, ovviamente, ricavarne alcun risultato – la
voce di Silente sovrastò le
urla isteriche di Gazza, mentre l’anziano preside si faceva
largo tra la folla,
seguito da un corposo gruppo di insegnanti. Si avvicinò alla
gatta e la staccò
dal muro.
-Seguimi
Gazza…E anche voi signor Potter, signor Weasley, signorina
Granger.-
Ordinò
con tono calmo, cominciando a incamminarsi.
Ma
il Professor Allock si fece avanti, con aria fiera e baldanzosa.
-Il
mio ufficio è il più vicino, signor
Preside…qui al piano di sopra…la prego di
fare come se fosse a casa sua…-
-Grazie
Gilderoy.-
Rispose
Silente, cominciando a farsi largo tra la folla che, ammutolita e
inorridita
dallo spettacolo, non aveva idea né di cosa fare,
né di cosa dire. Tutti
speravano solo che si trattasse di un brutto scherzo di Halloween.
Uno
scherzo di pessimo gusto.
E
mentre gli studenti si appiattivano contro le mura per lasciar passare
insegnanti e trio miracoli, si sentì un bisbigliare
concitato.
Hermione,
rossa in viso dalla rabbia, stava inveendo contro Harry.
-Dobbiamo
dirglielo! Non puoi proteggerla così, non dopo quello che ti
ha fatto!-
-Zitta
Hermione. Non farne parola con nessuno o io…-
-Fare
parola con nessuno di cosa, signorina Granger?-
La
voce atona di Severus Piton interruppe il loro battibeccare sussurrato,
mentre
li sovrastava da dietro, le mani incrociate al petto, l’aria
di superiorità
sprezzante, un sopracciglio levato verso l’alto.
Harry
lanciò un’occhiataccia all’amica, ma
quella la ignorò e raccolto tutto il suo
coraggio da Grifondoro, alzò lo sguardo fiero.
-Non
eravamo soli davanti a questo muro. Quando siamo arrivati Alexandra
Black e
Blaise Zabini erano proprio qui davanti!-
Confessò
decisa, con rancora.
Oh
no, se lei finiva nei guai, quelle serpi maledette non
l’avrebbero passata
liscia.
E
non le interessava se adesso Harry la stava incenerendo con
un’occhiata di
fuoco.
Quel
che era giusto era giusto.
Piton
la osservò con un cipiglio sorpreso, mentre anche Silente si
era fermato ad
osservare la scena, prima di andare alla ricerca della coppia che ora,
lasciata
scoperta dalla folla che si era immediatamente diradata intorno a loro,
fissava
il gruppetto e gli insegnanti con aria colpevole.
-Merda!
Puttana di una mezzosangue questa me la paghi…-
Sussurrò
Blaise, lanciandole un’occhiataccia carica d’odio.
Da
un’altra parte, invece, Alexis fissava il pavimento e si
torturava le mani in
grembo, rossa di vergogna. Alzò lo sguardo solo un attimo,
per intercettare
l’occhiata sopresa di Draco, che li guardava con un cipiglio
confuso, non
capendo.
Silente
si avvicinò alla coppia.
-E’
vero ciò che dice la Signorina Granger?-
Domandò
con tono tranquillo, fissando Alexis dall’alto con quegli
occhi così chiari e
sinceri che mentirgli sarebbe stata una vera e propria calugna.
-Sì,
signor preside…Ma noi non c’entriamo nulla! Quando
siamo arrivati era già
così!-
Si
affrettò a rispondere, alzando quegli smeraldi angosciati
sul viso del mago.
-Sì,
come no…-
Il
sussurro sarcastico di Hermione si sentì chiaro nel silenzio
opprimente,
facendole meritare un’occhiataccia carica d’odio da
ben quattro persone –
Harry, Draco, Blaise e Diamond.
Il
preside guardò Alexis e poi si voltò.
-Seguitemi
anche voi Zabini, Black. Meglio parlarne in tranquillità.-
E
si dileguò nella folla seguito di malavoglia dal trio e dai
Serpeverde.
Draco
lanciò un’occhiata inquisitoria a Blaise e quello
si limitò a fargli un cenno
con la mano, come a dirgli che gli avrebbe spiegato tutto dopo.
Quando
arrivarono nello studio di Allock, quello continuava a ripetere frasi
sconnesse
e vanitose su contro incantesimi improbabili che secondo i cinque
studenti
neanche esistevano.
Il
preside lo ignorò prontamente, deponendo Mrs. Purr sulla
scrivania stracolma di
foto di Allock che guardarono l’animale disgustati. Poi prese
un gran respiro,
quasi ne avesse strettamente bisogno per decidere bene cosa fare, si
stropicciò
gli occhi da dietro gli occhiali a mezzaluna e infine si
voltò. Il suo sguardo
ricadde immediatamente su Alexandra e Blaise.
-Dunque,
la signorina Granger sostiene di avervi visto sulla scena prima del
loro
arrivo. Cosa ci facevate in quel corridoio e perché non
eravate alla festa?-
Alexis
e Blaise si guardarono e poi fu lei a sospirare e a prendere parola.
-Siamo
stati alla festa e Potter puo’ confermarlo…Io e
lui abbiamo persino ballato
insieme.-
Il
preside si voltò verso il bambino sopravvisuto, alla ricerca
di conferma.
Harry
annuì.
-Sì
è vero. Ho visto anche Zabini: era in compagnia di Malfoy,
Nott e altri
Serpeverde.- asserì. – e poi…-
Ma
si bloccò, guardando incerto Alexandra senza sapere bene
cosa dire.
Infondo,
mica poteva raccontare della
loro litigata, no?
-Sì,
signor Potter?-
Lo
incitò Piton, lanciandogli un’occhiataccia
inquisitoria.
Harry
guardò ancora Alexandra, indeciso e fece per rispondere. Ma
fu lei a parlare,
precedendolo.
-Poi
io e Potter abbiamo avuto una discussione. Lui voleva sapere di mio
fratello
Sirius e potete immaginare quanto abbia potuto darmi fastidio sentir
parlare di
quel buono a nulla. Così, irritata, ho abbandonato la festa.
Avevo assoluto
bisogno di aria.-
Raccontò,
e il suo tono fu così freddo e sicuro che anche lei non ci
si riconobbe
affatto.
Chi
era a parlare?
Di certo non Alexis Lily Potter.
No.
Era il mostro.
Sempre lui.
Infondo,
a stare tanto tempo con i Serpeverde, forse stava diventando davvero
una di
loro.
Il
pensiero le fece male in qualche modo, pensando a ciò che
avrebbero detto di
lei i suoi genitori se fossero stati vivi e se lei si fosse comportata
in quel
modo.
Già,
ma i suoi genitori erano morti e molte cose erano andate in un verso
completamente diverso.
Silente
la guardava in silenzio interessato e la Black poteva quasi leggergli
una nota
divertita nello sguardo azzurrino. Lui sapeva benissimo che gli stava
mentendo
ma non disse né fece nulla. Si limitò ad
osservarla.
A
disagio, lei distolse lo sguardo, tornando a dedicare la sua attenzione
su
Piton.
-Ero
seduta sui gradini dell’ingresso di Hogwarts quando Blaise mi
ha trovata.-
Il
professore di pozioni si girò a guardare Blaise che
annuì, come a confermare la
versione della compagna.
-Sì,
quando l’ho vista andar via mi sono affrettato a seguirla e
l’ho trovata seduta
sui gradini. Siamo rimasti lì fuori insieme per una
mezz’oretta. Diciamo che
Alexandra era un po’ alterata per tutta questa faccenda
così l’ho aiutata a
sfogarsi. Stavamo tornando al dormitorio quando…-
Ma
anche lui come Harry prima si fermò, guardando Alexis con
fare indeciso. Lei
ricambiò lo sguardo e poi tornò a fissare il
professore.
-Abbiamo
trovato il pavimento completamente bagnato e poi infondo al corridoio
ho visto
qualcuno. L’ho seguito, ma quando sono arrivata sul posto,
non c’era più
nessuno. Chi avevo visto era sparito, lasciando dietro di sé
solo quella
scritta orrenda…E Mrs. Purr…-
Spiegò
con una tranquillità che in realtà non sentiva,
ma si appurò di omettere alcuni
dettagli, come il fatto che lei aveva visto in faccia
l’autore, ma non lo
ricordava dopo essere svenuta.
Hermione
le lanciò un’occhiata ancora diffidente. Non
credeva affatto alla versione
raccontata dalla Black, ma non disse nulla. Infondo non spettava a lei
crederle
o meno.
-Avevamo
appena trovato la scritta, quando sono arrivati Potter e i suoi.-
Aggiunse
Zabini.
Piton
si voltò a guardare i tre odiosi grifoni.
-E
voi, invece, cosa ci facevate in quel corridoio? Perché non
eravate alla
festa?-
Domandò
con tono sospetto.
Harry,
Ron ed Hermione si lanciarono in una serie di spiegazioni confuse.
-Eravamo
alla festa di complemorte di Nick quasi senza testa! C’erano
un sacco di
fantasmi…Loro potranno dirvi che eravamo
là…!-
Piton
li scrutò non troppo convinto e poi si voltò a
guardare il preside, che fece
spallucce in un atteggiamento davvero buffo, specialmente se pensato su
di lui.
-Innocenti
fino a prova contraria, Severus.-
Annunciò
pigramente e il professore si limitò a fissarlo senza
aggiungere altro.
Per
un po’ calò un silenzio pensieroso che fu rotto
all’improvviso da un lamento di
Gazza.
-La
mia gatta è stata uccisa! Qui ci vuole una bella punizione!-
Gridò
inferocito, lanciando un’occhiata omicida ai cinque ragazzi.
Silente
si voltò a guardarlo con apprensione e sorrise rassicurante.
-Non
è morta Argus: è stata pietrificata…-
Spiegò
con tono pacato.
Gazza
lo guardò incerto e balbettò qualcosa di poco
comprensibile.
-Peccato
che non fossi presente: conosco il contro incantesimo che
l’avrebbe
risparimata!-
Si
vantò Allock, meritandosi un’occhiataccia da parte
di tutto il corpo insegnanti
e dei cinque studenti.
Silente
lo ignorò ancora, andando vicino a Gazza e battendogli una
mano sulla spalla.
-Riusciremo
a riportarla in vita, Argus. Da quel che so la professoressa Sprite ha
una
fiorente coltivazione di Mandragole. Non ci vorrà troppo a
fare l’antidoto per
la pietrificazione.-
Spiegò
bonario, facendo un cenno verso la professoressa di erbologia, che
sorrise
rassicurante a sua volta. Gazza si limitò a singhiozzare
sommesso.
Poi
il preside dedicò di nuovo l’attenzione sui cinque
studenti, facendo un cenno
verso l’uscita dello studio.
-Bene
ragazzi, potete andare ora. Solo un’ultima cosa…-
I
ragazzi si fermarono immediatamente, pronti ad ascoltare.
Ma
il preside si concentrò solo su Alexis, scrutandola con
un’occhiata seria e
penetrante, quasi avesse voluto leggerle nella testa le risposte a
quelle
domande che voleva porle.
-Signorina
Black…C’è per caso qualcosa
che vuole dirmi?-
Le
chiese con tono tranquillo.
Alexis
lo osservò per un lungo secondo, che a lei sembrò
davvero un’eternità in cui
valutare le possibilità di dirgli davvero qualcosa o tacere.
In
effetti,c’erano davvero tante cose che avrebbe voluto
rivelare e di cui
parlare.
Come
per esempio chiedergli quanto ancora avrebbe dovuto mentire a suo
fratello. O
se avesse qualche notizia di Sirius, che ormai non sentiva
più da un mese. O
parlargli delle difficoltà scolastiche, per non parlare dei
problemi con Harry
e Draco.
E
poi, voleva anche raccontargli di quei strani sogni che ormai la
tormentavano
ogni notte: la voce dietro la porta brillante; il ragazzo misterioso;
la dea
del campo di rose blu; e la sensazione che tutto fosse dannatamente
reale.
Ma
nel guardare quegli occhi azzurrissimi dietro le fine lenti a
mezzaluna,
inaspettatamente una sola parola lasciò le sue labbra.
Semplice.
Fredda.
Concisa.
Falsa.
-No.-
poi si sforzò di sorridere innocente –Niente
signore.-
Mentì
ancora e il preside la scrutò impassibile facendola
deglutire.
Che
sapesse che stava spudoratamente
mentendo?
Ma
infine Silente sorrise bonario e allargò semplicemente le
braccia.
-Bene,
allora. Potete andare e mi raccomando, dritti ai dormitori. E
dimenticate
questa brutta serata: sarà solo lo scherzo di Halloween
infantile di qualche
alunno annoiato…-
E
seguiti da queste parole, gli studenti lasciarono lo studio di Allock,
dirigendosi alle proprie Sale Comuni senza proferire parola alcuna.
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x miyuko: Finalmente ecco il
nuovo capitolo Gemy! So
che non è granchè, ma spero che non sia
completamente da buttare ç____ç
x
13_forever: Ciao e benvenuta
nella mia storia^-^ Sono
contenta che la mia lunghissima introduzione non ti abbia annoiata e
che anzi
ti sia piaciuta! Fa piacere sapere che a qualcuno interessa anche della
scrittrice dietro la storia XD E ovviamente sono strafelice del fatto
che anche
il capitolo ti sia piaciuto!
Passando a
rispondere alla tua domanda: Alexis non puo’ dire ad Harry di
essere sua
sorella perché per lui sarebbe uno shock. Se
all’inizio non l’aveva fatto solo
mossa dal consiglio di Silente che voleva darle quella
tranquillità che
presentarsi come Alexis Potter non le avrebbe dato, ora ha paura della
reazione
del fratello nel constatare che lei è proprio la sorellina
che lui cerca tanto.
Diciamo che credo che in queste situazioni ci voglia sempre tanto tatto
e
Alexis sta cercando il momento e il modo migliore per dirgli la
verità.
Il fatto che
Sirius sia però di nuovo sotto caccia da parte degli Auror
non le semplifica le
cose perché teme che venendo allo scoperto possano
costringerla ad aiutarli a
catturare Sirius.
Spero di essere
stata abbastanza chiara e se hai altri dubbi non esitare a chiedere, mi
raccomando!^^
Spero che anche
questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante non lo annoveri affatto tra
i miei
preferiti. Continua a farmi sapere che ne pensi, mi raccomando!=)
x
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Grazie mille per i
complimenti!^^ Anche
se in ritardo, eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto, fammi
sapere,
ci tengo!
x VoldiSplatter: Mia carissima e
adoratissima Voldi chiedo
immensamente scusa per il ritardo *si prosta* Come al solito, leggere
le tue
recensioni-papiri mi fa sempre piacerissimo! Le recensioni
così lunghe come le
tue e piene di dettagli sono quelle che mi danno la spinta maggiore e
sempre
più voglia di scrivere e continuare questa storia! Per cui
un GRAZIE
è davvero d’obbligo! Sono
stracontentissima di vedere che il capitolo scorso ti sia piaciuto
tanto e
spero che questo nuovo non abbia deluso le tue aspettative in maniera
eccessiva
ç___ç Mi farò perdonare con il
prossimo, promesso! E’ già in fase di scrittura
e arriverà molto presto! E lì
Draco…Sssssh! Non posso spoilerare XD Bhe, dato
che Blaisuccio ti piace tanto, spero che apprezzi questo capitolo
almeno per
lui e per la sue crescente apprensività *lol* e anche per il
suo improvviso
lato serpeverde *mooolto sexy secondo me XDXD* Okay, la smetto di fare
la scema…
E’ che le tue recensioni mi fomentano tantissimo!!! Amo
leggerle e poi
risponderti, sul serio! E’ una cosa che mi fa sentire fiera
di ciò che scrivo
per il fatto che a te piaccia tanto da spingerti a lasciarmi queste
meravigliose recensioni!
Per quanto
riguarda il pezzo del karaoke, se ne avrò occasione lo
inserirò sicuramente!
Poi, quando avrai
scritto qualcosa intorno all’immagine, voglio sapere cosa eh
u___u
Vabbhè e dopo
quest’altra rispostona, mi accingo a lasciarti sperando che
tu nel frattempo
non mi abbia abbandonata e che abbia voglia di lasciarmi
un’altra delle tue
recensioni-papiro che mi rendono strafelicissima*____*
x elita: Ciao cara! Chiedo
perdono per il ritardo del capitolo ç___ç
*si frusta*
Comunque sto bene
sì, un po’ stanca e stressata, ma bene! Tu?
Sono felice che
il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero che, nonostante questo
non sia
granchè, tu abbia come sempre voglia di farmi sapere che ne
pensi!
Ho riferito ad
Harry il tuo messaggio, sta cominciando a prepararsi per venire.
Draco, dopo la
brutta notizia, ha cominciato a sbronzarsi di brutto e non vuole
più recitare
nella mia storia.
Ma lo sto
riportando sulla retta via e vedrai che dal prossimo capitolo si
farà perdonare
eccome! >___<
Bhe, ti aspetto
allora, sperando che almeno un po’ questo capitolo ti sia
piaciuto!
x
le_montagnine: Bhe, devo dire che
leggere la tua
recensione mi ha lasciata piacevolmente sorpresa!*O* Grazie mille per
le belle
parole che mi hai detto, mi hanno aiutata tantissimo con la stesura di
questo e
del prossimo capitolo –che arriverà a breve.
Intanto spero che
questo ti sia piaciuto e che non abbia deluso le tue aspettative!
Mi auguro che tu
e tua sorella vogliate ancora seguirmi e farmi sapere che ne pensate,
mi
rendereste davvero felice! =)
x sackiko_chan: Eccoti il nuovo
capitolo! Spero ti sia
piaciuto, fammi sapere mi raccomando, ci tengo! =)
x xLory: Grazie mille per i
complimenti carissima!*___* Eccoti il
nuovo capitolo, dimmi che ne pensi, mi raccomando!!
x Minnieinlove: Cuginetta cara
finalmente ecco il nuovo
capitolo! Anche qui c’è una piccola spruzzata di
Ron/Hermione –quanto è
protettivo il tuo RonRon *lol* e che lingua lunga Herm XD-
Spero ti sia
piaciuto e sono stata davvero contenta che la dedica ti sia piaciuta!
Aspetto di sapere
che ne pensi!!
x alexandra611: Ecco il seguito
mia cara! Mi auguro che
ti sia piaciuto nonostante a me non dica molto…Spero
comunque di rifarmi con il
prossimo capitolo, che arriverà a breve! Intanto mi auguro
che tu continui a
seguirmi e a farmi sapere che ne pensi!
E grazie mille
per i tuoi complimenti!!!!^___^
X Elly11: Mia carissima
Elly, non sai che gioia
leggere la tua recensione! Sul serio, mi ha fatta emozionare
tantissimo!*OO*
Sul serio hai letto tante volte ogni mio capitolo??? La cosa non
puo’ che
rendermi fiera e orgogliosa! Ti adoro per questo>____<
E non ti
preoccupare non mi sono affatto addormentata: sono le recensioni lunghe
come le
tue che mi danno la spinta per continuare a scrivere questa storia!
Dunque, spero che
il capitolo ti sia piaciuto e che tu voglia ancora farmi sapere che ne
pensi!!
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Capitolo 21 *** Only Time ***
Salve
a tutti!
Finalmente eccomi tornata!
Vi sono mancata? Spero di sì, almeno un
po’.
Mi
scuso come al solito per il ritardo, ma con
l’inizio della scuola non ho più un momento
libero! E
conciliare compiti a casa, uscite con gli amici, impegni di tutti i
giorni e la
scrittura è davvero difficile! Ma finalmente, in questa
fredda Domenica, sono
riuscita a finire il nuovo capitolo!
Ed è anche bello lungo, mie carissime
lettrici!
Ben
22 pagine di pure emozioni che spero proverete!*____*
Quindi
spero di riuscire a farmi perdonare
per il ritardo e ovviamente aspetto come al solito tante belle
recenzioni – 7
la volta scorsa, siete carinissime, vi
adoro <3
Bhe, questa volta non mi dilungo troppo
con la mia vita privata, ma vi lascio subito al capitolo,
perché direi che è
decisamente il caso, no?
Per
cui buona lettura, spero di vedervi numerose in recensioni per il mio
ritorno!!
*____*
Baci
Ada
Wong!
Ps. Ok, era tutta una
finta, perché in realtà
ho alcune cose da dire prima di lasciarvi davvero al capitolo.
La prima è una cosa che mi ha molto
toccata e infastidita.
Vi
parlo di plagio.
Ebbene
sì, questa storia che ormai va
avanti da quasi un anno, è stata plagiata proprio da una
delle mie lettrici
*che aveva aggiunto la mia storia tra i preferiti*
Ora non farò il nome dell’autrice,
perché
ho già dichiarato tutto all’amministrazione e
provvederanno loro a prendere
provvedimenti se lo riterranno necessario.
Quello che voglio dire a questa mia
lettrice, che sicuramente leggendo capirà, è che
il plagio è una brutta bestia.
Rubare idee, lavori e parole altrui è davvero una cosa
schifosa, perché non
solo ti svilisce, ma rattrista molto anche chi come me si è
impegnato e
continua ad impegnarsi per creare una storia originale che faccia
provare tante
emozioni.
Solo questo, e basta.
Anzi, chiedo scusa a tutte le altre mie
lettrici per questo sfogo, ma sinceramente quando ho letto parti
completamente
identiche mi sono sentita davvero male.
Ho avuto una rabbia dentro che penso che,
in quanto scrittrici come me, possiate ben comprendere.
Le
altre cose che vorrei dirvi sono per il mio spazio
pubblicità!
Ho
cominciato a postare una Lucius/Narcissa
‘Pieces Of A Broken Life’
basata sulla Big Damn Table, la trovate sul mio profilo!
A breve arriverà il nuovo capitolo e mi
farebbe piacere trovarvi numerosi lì come qui, specialmente
se vi piace la
coppia!
Questo perché ho davvero bisogno di
sostegno per scrivere ben 100 capitoli!
*Sono pazza? Forse giusto un po’ xDxD*
Poi ho postato anche una shot originale,
fatta per un contest, che mi farebbe piacere leggeste e commentaste
*sempre se
volete farmi contenta eh xD*. Si chiama ‘The
Other Side’ e la trovate sul mio profilo!
Ah,
ovviamente commentate numerossissimi anche questa eh XDXD
~Un
Particolare In Più~
[Who
can say where the road goes,
Where the day flows, only time?
And who can say if your love grows,
As your hearth chose, only time?]
Era
passata una settimana dalla notte di Halloween.
La
scritta sanguinosa era stata sulla bocca di tutta la scuola e al centro
di ogni
lezione, dove gli studenti facevano quante più domande
possibili agli
insegnanti, per saperne qualcosa di più. Ma tutti si
limitavano a rimanere
molto vaghi.
Solo
la prima domenica mattina di Novembre, la curiosità per
l’argomento sembrò
scemare.
Però,
la situazione di qualcuno non andava affatto migliorando, anzi.
Per
Alexis Lily Potter quella settimana era stata un vero e proprio
inferno. Era
stata al centro di pettegolezzi più strani insieme ad Harry.
Erano in molti a
sostenere che l’erede di Serpeverde fosse lei. Infondo era
una Black e
apparteneva alla casata verde argento. E il fatto che si trovasse
proprio sotto
la scritta nel momento sbagliato, sembrava solo una grande bugia che
Blaise
Zabini continuava ad alimentare, smontando con rabbia e male parole
tutte le
supposizioni maligne che gli studenti osavano fare in sua presenza.
Ma,
nonostante questo grande aiuto da parte del bel moro, la situazione era
davvero
insostenibile. Non poteva camminare tranquilla per i corridoi che ecco
che
strani coretti maligni o bisbigli concitati la seguivano come
un’ombra.
Non
ce la faceva più!
E
poi, ogni sera, passavano ore prima che riuscisse ad addormentarsi. E
quando
finalmente cadeva vittima del sonno, ecco che quei sogni maledetti la
agitavano
e la facevano svegliare ancora meno riposata.
Alexandra
Black si stava spegnendo lentamente sotto gli occhi di Blaise Zabini e
Diamond
Cherin, che non sapevano proprio cosa fare per aiutarla.
Per
non parlare poi del fatto che ormai né Harry né
tanto meno Draco le rivolgevano
più parola.
Non
uno sguardo.
Non
una piccola attenzione per sbaglio.
Niente.
E la cosa la faceva stare ancora più
male.
Senza
contare che un’altra settimana era passata e lei non aveva
ancora ricevuto
alcuna notizia di Sirius. E più i giorni passavano,
più lei ne sentiva la
mancanza. E la sensazione che qualcuno lo avesse catturato…o
gli avesse fatto
del male…o lo avesse…ucciso…la faceva
stare tanto male da costringerla al
vomito.
Ormai
non mangiava più nulla – se non le poche cose che
riuscivano a portarle Blaise
e Diamond dopo cena, ovvero lo stretto necessario per vivere
– e non usciva più
dalla sua stanza, saltando lezioni su lezioni e rimanendo tutto il
giorno nel
letto, con lo sguardo fisso nel vuoto e senza la forza né la
minima voglia di
fare qualcosa.
Desiderava
solo essere lasciata in
pace, nient’altro.
Le
uniche persone che voleva vedere – e le uniche che andavano a
trovarla, in
effetti – erano proprio Blaise e Diamond che, ogni sera e in
ogni momento
libero della giornata, andavano a farle compagnia, cercando di tirarla
su di
morale.
Purtroppo,
con scarsi risultati.
Solitamente
si lasciava prendere in braccio dal moro, che se la metteva sulle gambe
e la
stringeva a sè come una bambina. E lei piangeva, piangeva,
piangeva…senza che
loro potessero riuscire a calmarla.
Poi,
vinta dalla stanchezza, crollava tra le sue braccia e si addormentava
profondamente.
La
mettevano dentro il letto e poi, tempo un’oretta scarsa, e
cominciava ad
agitarsi nel sonno. Mugugnava, si lamentava, cominciava a contorcersi e
a
sudare e poi piangeva e strillava. La prima volta Diamond si era
spaventata
così tanto che era corsa a chiamare immediatamente Blaise.
Arrivato in camera
questo l’aveva scossa e l’aveva svegliata
bruscamente. Ma lei, aperti gli
occhi, si era limitata a guardarlo con un sorrisino spento, quasi non
si
rendesse davvero conto della situazione, e poi si era voltata e si era
riaddormentata.
Poi,
ogni notte era la stessa storia e Diamond, nonostante avesse cercato di
chiederle cosa c’era che la preoccupava tanto, alla fine ci
aveva rinunciato e
si era limitata a svegliarla ogni volta che le succedeva.
Ma
non si poteva andare avanti così
ancora per molto.
Poi,
Alexis non lo ammetteva, ma c’era un’altra persona
che in effetti voleva
vedere.
E
quella persona era proprio Draco.
Da
quella sera non si erano più parlati e lui, ogni volta che
la vedeva, si
limitava ad ignorarla con una freddezza tale da farle tremare il cuore.
E poi,
stava ogni giorno con una ragazza diversa, stava diventando peggio di
Diamond!
Blaise
cercava di rassicurarla che lo faceva soltanto per ferirla e per farla
ingelosire.
E
Alexis si ritrovava irrimediabilmente
a pensare che ci riusciva benissimo.
Ormai
erano sette giorni che non lo vedeva e il pensiero che stesse con
qualcun’altra
l’angosciava e la riempiva di rabbia e tristezza.
Era
Domenica sera quando accadde il
peggio..
Erano
le nove quando Blaise e Diamond bussarono alla porta della camera di
Alexandra.
Quando
entrarono la trovarono seduta sul letto con le gambe raccolte contro il
petto e
lo sguardo fisso nel vuoto. Quando li sentì, si
voltò a guardarli e Blaise le
sorrise rassicurante, come sempre.
-Ehi
Alex…-
La
salutò, avvicinandosi lentamente al letto.
-Ehi…-
Si
limitò a rispondere lei, accennando ad un sorrisino triste.
La
voce era fievole e un po’ rauca, tipica di chi non
è abituata ad utilizzarla
per tanto tempo.
Il
ragazzo si sedette accanto a lei e le accarezzò una guancia
con la punta delle
dita.
-Allora,
come sta oggi la mia bella principessa?-
Le
domandò con tatto e lei si voltò a guardarlo con
espressione vuota. Gli occhi
erano puntati su un orizzonte lontano e immaginario e sembravano
spaventosamente ciechi.
Si
era sciupata tantissimo: il viso era di un bianco smorto, magro e
scavato da
due profonde occhiaie. E le labbra erano secche e violacee, segno di
chi era
stato e continuava a stare ancora male. Si limitò a
stringersi nelle spalle,
molto debolmente, quasi anche quella piccola azione le costasse uno
sforzo
immenso.
Anche
Diamond si avvicinò al letto e Alexis notò che
teneva un vassoio tra le mani,
con la sua cena, probabilmente.
-Guarda
un po’ che cosa ti ho portato!-
Esclamò
allegra, porgendole il vassoio.
C’erano
tre fette di pane cotto a legna, un bicchiere di latte freddo e una
ciotola con
della zuppa.
Zuppa
rossa, probabilmente di pomodori, dentro la quale galleggiava qualcosa
di
indefinito.
In
realtà l’aspetto era decisamente invitante, ma,
nelle condizioni in cui si
trovava, Alexis non avrebbe saputo darne un’altra descrizione.
Il
solo guardarla le dava la nausea.
Osservò
la zuppa, poi Diamond e Blaise e infine si alzò di scatto
dal letto, correndo
verso il bagno.
Si
chinò sulla tazza e vomitò anche
l’anima.
Diamond
abbassò lo sguardo, stringendo le mani ai lati del vassoio,
in un gesto di
rabbia impotente. Blaise si alzò elegantemente dal letto,
con un sospiro.
Lasciò una carezza rassicurante sulla testa della biondina e
poi entrò nel
bagno.
Si
sedette sul pavimento, accanto ad Alexandra, le mise una mano gelida
sulla
fronte e le scostò i capelli dal viso imperlato di sudore,
dandole un’immensa
sensazione di benessere.
-Alex…Per
quanto ancora hai intenzione di continuare così…?
Ti stai autodistruggendo…-
Mormorò
preoccupato, prendendo a massaggiarle la schiena con gesti lenti e
circolari.
Lei
tossì, prima di respirare irregolarmente, come se fosse
stata colta da un
improvviso attacco d’asma.
-Forse
dovremmo portarti in infermeria…-
Tentò
per l’ennesima volta il moro, continuando a massaggiarla. Ma
ogni volta che
glielo proponevano, lei scuoteva la testa e opponeva resistenza.
E
così fu anche questa volta.
Quando
si sentì in grado di muoversi, senza rigettare anche
l’intestino, scosse la
testa con fermezza.
-No…Non
voglio…Sto…Sto bene…E’
solo…-
Rantolò,
alla ricerca di un asciugamano con il quale ripulirsi la bocca.
Blaise
l’aiutò ad alzarsi, prendendola per la vita, e la
mise vicino al lavandino.
Sempre
tenendole i capelli lasciò che si sciacquasse la faccia e si
lavasse i denti,
osservandola nel riflesso del grande specchio di fronte a loro.
-E’
solo cosa, Alexandra?-
Sussurrò,
accarezzandole la schiena con gesti ampi e rassicuranti.
Lei
prese un’asciugamano e se lo passò sul viso, per
poi abbassare lo sguardo.
-Niente…Non
è niente…-
Mentì
con un mormorio bassissimo.
Blaise
la girò improvvisamente, prendola per le spalle e
scuotendola.
Sul
bel viso l’espressione era angosciata e arrabbiata.
-Smettila
di mentire Alex! Cosa c’è che non va? Cosa
c’è che ti preoccupa tanto? Perché
ti stai distruggendo in questo modo? Non puo’ essere solo per
Draco, perché se
è così giuro che lo vado a prendere a calci in
culo fino a farlo arrivare
qui…!-
Gli
urlò disperato, gli occhi di zaffiro ansiosi.
Lei
si limitò ad osservarlo dal basso, senza
espressività. Poi abbassò lentamente
lo sguardo e solo poche parole lasciarono le sue labbra.
-Draco…No…Ti
prego…Non lo disturbare…Non per me…Non
ne vale la pena…-
Mormorò
e le frasi erano così cariche di dolore che Blaise le poteva
sentire una ad una
attraversargli il petto e colpirgli duramente il cuore.
Stava
decisamente delirando.
Lasciò
la presa sulle sue spalle e la strinse forte a sè, in un
abbraccio che la
avvolse protettivo, lasciandole affondare il viso su quel petto ampio e
muscoloso.
Prese
ad accarezzarle i capelli con gesti lenti e premurosi.
-Smettila
di dire sciocchezze…-
Le
sussurrò in un orecchio, quasi a modi ninna nanna.
Senza
che se ne fosse resa nemmeno conto, lucide lacrime avevano cominciato a
rigarle
le guance e adesso stavano macchiando il petto del giovane Zabini che,
incurante di ciò, continuava a cullarla.
Poi
le lasciò un bacio a fior di labbra sulla tempia e la
strinse per la vita,
prendendola in braccio. Lei si lasciò andare tra le sue
braccia, abbandonando
il viso su di una spalle e circondandogli il collo con le braccia, come
una
bambina alla ricerca di affetto e protezione.
Blaise
la strinse a sé e la riportò in camera, dove
Diamond li attendeva impotente,
seduta sul letto, con una sigaretta in mano che aveva preso a fumare
per
scaricare il nervosismo.
Il
ragazzo si sedette sul letto della mora e se la tenne sulle gambe,
coccolandola
con gesti carichi di affetto.
-Peggiora
di giorno in giorno…Non possiamo lasciare che continui
così.-
Constatò
Zabini, accarezzandole le guance e asciugandole dalle lacrime.
Diamond
si morse il labbro inferiore, stringendo la sigaretta tra le dita
tremanti.
-Già,
ma cosa possiamo fare, Blaise? Cosa? Io…Io non so
più dove mettere le mani! Non
mangia nulla e rimette sempre nonostante non tocchi cibo. La notte
dorme
malissimo e si agita ogni volta di più. Diventa sempre
più difficile svegliarla…-
-Domani,
volente o nolente, la portiamo in infermeria…Non
sentirò ragioni. La trascinerò
per i capelli, se necessario.-
Diamond
asserì con il ragazzo, completamente d’accordo.
E
poi rimasero in silenzio, mentre Blaise continuava a coccolare la
piccola Black
che, lentamente, dopo aver pianto ancora e ancora, si
addormentò tra le sue
braccia.
Si
alzò con delicatezza, tenendola in braccio, e poi la mise
sotto le coperte,
coprendola per bene. Infine le lasciò un bacio sulla fronte
bollente.
Si
diresse verso l’uscita e sulla soglia della porta si
voltò a guarda Diamond con
sguardo apprensivo.
-Se
questa notte hai bisogno, non farti scrupoli a chiamarmi, ok?-
La
biondina asserì e poi gli fece un cenno con la mano, come
augurio di buona
notte. Lui fece lo stesso ed uscì dalla camera.
Diamond
finì la sigaretta, poi si alzò e depose un
fazzoletto bagnato sulla fronte e
sugli occhi dell’amica, sperando di alleviarle almeno un
po’ il dolore. Poi si
lavò, si cambiò e si mise nel letto, augurandosi
di riuscire a dormire e che
Alexandra non avesse un altro attacco di panico.
Futile
speranza.
Precisamente
alle due e mezza del mattino, Diamond fu costretta ad aprire gli occhi
di
malavoglia. Si guardò intorno, disorientata dalla tipica
sonnolenza di chi è
stato svegliato nel bel mezzo di un sonno profondo.
Prima
che riuscisse a connettere, dovette passare un minuto buono.
Poi,
finalmente, il mugugnare agitato di qualcuno la costrinse a destarsi
del tutto.
Si
alzò lentamente, preoccupata, e si avvicinò al
letto dell’amica.
Alexandra
era stesa sulla schiena e mugugnava parole incompresibili,
contorcendosi un
po’, stringendo gli occhi e corrugando la fronte.
La
biondina avvicinò una mano al suo braccio e la
sfiorò delicatamente, come
faceva sempre.
-Alex…Svegliati:
è solo un brutto sogno…-
Le
sussurrò delicatamente, ma quella non sembrò
sentirla.
Continuò
a mugugnare e poi, all’improvviso, spalancò gli
occhi con un sobbalzo, facendo
spaventare Diamond che si ritrovò costretta a soffocare un
grido.
La
moretta annaspò e agitò le braccia sulla testa,
quasi stesse affogando in una
profonda distesa d’acqua. E poi, con un lungo lamento,
lasciò cadere le braccia
sui fianchi, pesantemente, e il viso ricadde su di un lato.
La
Cherin la osservò preoccupata per qualche secondo, ancora
pietrificata e con il
cuore che batteva a mille. Poi, ripresasi, le mise le mani su di una
spalla e
la scosse.
-Alexandra,
devi svegliarti…-
Ribadì
con un po’ più di decisione. Ma quella riprese a
contorcersi e a lamentarsi
sempre con tonalità maggiore. Sembrava quasi che stesse
soffrendo davvero sotto
una Maledizione Cruciatus.
Presa
dal panico, Diamond la scosse più forte.
-Alexandra
svegliati! Svegliati!-
Urlò
quasi, cercando di sovrastare quei lamenti che stavano diventando quasi
grida.
E
poi, parlò.
-NO!
NO! LASCIAMI STARE! LASCIAMI STARE! NON VOGLIO! NON VOGLIO!-
Continuava
a gridare e Diamond la schiaffeggiò senza sapere
più cosa fare.
Ma
niente, non ne voleva sapere di svegliarsi.
In
preda quasi ad un attacco epilettico, Alexis cominciò a
piangere e poi a
ripetere un nome.
Il
suo nome.
-DRACO
NO! DRACO…DRACO…-
Diamond
indietreggiò, trattenendo il fiato.
Poi
corse fuori dalla stanza come un furia, muovendo le gambe
più veloce che
poteva.
Rischiò
anche di inciampare ma alla fine riuscì a fare irruzione
nella camera di Blaise
che, come Draco, dormiva da solo.
La
biondina si avvicinò al suo letto, guardandolo affannata
nella poca luce
proveniente dal corridoio.
Blaise,
svegliato dal botto prodotto dalla porta che si apriva, la guardava
stranito da
sotto le coperte.
-Diamond…?
Che diavolo stai…?-
Domandò
ancora con un piede nel mondo dei sogni.
Da
appena svegli, giustamente, non è che si riesca a connettere
molto.
-Blaise
devi venire! Alexandra…lei…non riesco
più a svegliarla…aiutala ti
prego…è…è…trema
tutta…ti prego…e continua ad urlare
disperata…e chiama
Malfoy…continua a chiamarlo…aiutala, ti prego!-
Gridò
senza più fiato, tanto agitata che non si era nemmeno resa
conto di aver
cominciato a piangere.
Blaise
balzò fuori dal letto, completamente dimentico del sonno e
si precipitò fuori
dalla stanza con un ruggito.
-Ora
basta con tutta questa storia! Adesso Draco mi sente! E se non mi
spiega cosa
cazzo sta succedendo, gli spacco la faccia!-
Quella
notte, Draco Lucius Malfoy non era riuscito a chiudere occhio, troppo
agitato
per un motivo sconosciuto persino a lui. Così, quando
Diamond Anne Cherin e
Blaise Elìas Zabini fecero irruzione in camera sua, non
sembrò neanche
eccessivamente sorpreso.
Era
seduto sul bordo del letto, con un’espressione
così vuota negli occhi d’argento
da mettere angoscia il solo guardarli. Li fissò impassibile,
mentre loro lo
osservavano agitati e preoccupati.
-Draco!
Devi venire! Alexandra è…-
Gridò
Blaise trafelato e confusionario, agitando velocemente le mani.
Come
se uno scorpione lo avesse punto alla parola
‘Alexandra’, balzò in piedi, gli
occhi di specchio improvvisamente vivi e ardenti. Senza neanche
lasciarli
spiegare, si precipitò fuori dalla stanza, improvvisamente
ansioso, come se
tutta l’agitazione sconosciuta, che non lo aveva fatto
dormire, avesse trovato
il suo apice.
Alexandra
Black.
Un
nome.
Una
preoccupazione.
Un
sentimento. Inutile negarlo ancora.
Poteva
ignorarla quanto voleva e andare a letto con tutte le ragazze di
Hogwarts, ma
ormai, nella sua testa – e perché negarlo ormai,
anche nel suo cuore – c’era
solo lei.
E
lo aveva sempre saputo. Non sapeva spiegarsi come o perché,
ma era sempre stato
così, fin dalla prima volta che aveva incontrato quegli
occhi smeraldini così
caldi.
Così
meravigliosamente suoi.
E
mentre attraversava la sala comune, si sentì una totale merda.
Per
come l’aveva trattata da quel giorno al Lago e dalla sera di
Halloween.
Non
meritava la sua indifferenza né di stare così
male.
Perché
nonostante Alexis glielo avesse proibito, Blaise gli aveva parlato di
lei.
Di
quanto stesse male, soprattutto per lui.
E
lui che in tutta la settimana non era andato a trovarla neanche una
volta.
Sì,
era una totale merda.
E
se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
Arrivato
al dormitorio femminile, spalancò la porta della camera
della Black, senza
preoccuparsi di non fare rumore nel cuore della notte.
Si
catapultò letteralmente vicino al suo letto e ciò
che vide gli bloccò il
respiro alla bocca dello stomaco.
Il
suo cuore mancò un colpo.
Alexandra
era sdraiata nel letto e sembrava essere stata colta da un improvviso
attacco
di panico. Il corpo era scosso da violenti spasmi e si contorceva,
quasi fosse
sotto Maledizione Cruciatus. Le coperte erano diventate un groviglio
caotico e
si attorcigliavano intorno alle coscie, soffocandole quasi. E il viso
era la
sofferenza concretizzata. Era contorto in un’espressione di
puro dolore,
coronato dai capelli neri che, lasciati sciolti, si aprivano a
ventaglio sul
cuscino. Lucide gocce rigavano le guance arrossate, sgorgando dagli
occhi
chiusi così stretti da creare piccole rughe sulla fronte e
sulle palpebre. Le
belle labbra di albicocca erano socchiuse e lasciavano uscire piccoli
sbocchi
d’aria discontinui e mugugnii decisamente incomprensibili.
Stava
soffrendo.
E
queso faceva soffrire anche lui, in un modo davvero devastante.
Blaise
spalancò la porta della camera, facendo irruzione e
osservando l’amico, subito
seguito da una Diamond trafelata.
Draco
era in piedi, accanto al letto, con un’espressione
così sofferente, quasi
quanto quella della piccola Black.
Sembrava
un cucciolo bastonato.
Allungò
un braccio e le sfiorò delicatamente una guancia,
raccogliendo una piccola
lacrima. Poi passò ad accarezzarle la fronte, lisciando la
piccola ruga tra le
sopracciglia fine. Proseguì per il profilo del naso e poi
scese sulle labbra,
sfiorandole morbidamente, La ragazza mugugnò qualcosa di
poco comprensibile,
prima che la sua espressione si rilassasse lentamente sotto le sue
carezze.
Fu
la voce di Blaise ad interrompere la magia del momento.
-Draco!
Dobbiamo portarla in infermeria!-
Gridò
agitato, risvegliandolo.
Il
biondino ritrasse immediatamente la mano, quasi si fosse scottato.
Osservò
ancora la ragazza corrucciare la fronte, quasi contrariata di quel
distacco
improvviso.
Senza
proferire parola, la prese in braccio di slancio, come fosse una
leggera e
fragile piuma, stringendola forte a sè, quasi avesse paura
che scomparisse da
un momento all’altro, lasciandolo a mani vuote.
In
quell’abbraccio protettivo, il corpo di Alexis si
rilassò, smettendo di
tremare. Si accoccolò contro quel petto ampio e marmoreo,
poggiando la testa
sulla cavità creata dalle ossa della clavicola.
In
quello spazio che sembrava essere
fatto apposta per lei.
E
poi, cadde in un sonno profondo e tranquillo.
Draco
si voltò verso Blaise e Diamond, con espressione disperata e
angosciata. Poi li
superò velocemente, precedendoli lungo la Sala Comune e
tutto il percorso verso
l’infermeria.
Quando
Madama Chips aprì la porta dell’infermeria, quella
sera, si ritrovò davanti uno
spettacolo più unico che raro. Sulla soglia c’era
un gruppetto di quattro
studenti, dalle espressioni ansiose e dal fiato corto.
Al
centro stava Draco Malfoy, con i capelli platino tutti scompigliati che
si
alzavano da una parte, quasi fossero sorretti dalla lacca, mentre il
resto
ricadevano disordinati, coprendogli parte del viso e soprattutto gli
occhi. Era
vestito solo di un paio di boxer neri, piuttosto aderenti, cosa che
mise
l’infermiera oltremodo in imbarazzo. Teneva in braccio una
ragazza – che la
donna riconobbe come Alexandra Black. Sembrava profondamente
addormentata, con
il viso nascosto in parte nel petto nudo del giovane Malfoy, in parte
dai
capelli che le coprivano anche le spalle. Vestiva di una camicia da
notte
piuttosto leggera, che lasciava scoperte le gambe. Era di un rosa
pallido e,
quasi trasparente, lasciava intravedere l’intimo di pizzo
bianco.
Alla
loro destra c’era Blaise Zabini, che aveva l’innata
capacità di essere elegante
e perfetto anche a quell’ora della notte. Era anche lui a
petto nudo, ma aveva
avuto la decenza di indossare dei pantaloni di un pigiama di pregiato
tessuto
blu, sicuramente firmati da qualche stilista italiano. Nonostante
l’ora tarda,
non sembrava essere reduce di una notte di sonno o che altro. Persino i
capelli
erano perfettamente in ordine, quasi se li fosse pettinati durante il
tragitto.
E
poi, a completare quello strano quartetto di Serpeverde,
c’era Diamond Cherin,
con il viso arrossato per lo sforzo della corsa, i capelli
più caotici del
solito e una maglietta grigia piuttosto larga, che ne nascondeva le
belle forme
e la copriva fin sopra il ginocchio.
Madama
Chips li guardò un po’ basita, sbattendo le
palpebre stanche più di una volta.
-Per
amor di Merlino! Che è successo?-
Esclamò
dopo essersi ripresa e riassumendo tono ed espressione professionali.
-E’
per Alexandra…Lei è…Bhe, non sappiamo
di preciso cosa abbia ma…-
Spiegò
in maniera un po’ confusionale Blaise, agitando le mani in
maniera frenetica.
L’infermiera
non lo aveva mai visto così agitato.
-La
aiuti! SUBITO!-
Ruggì
Malfoy, con un tono misto di autorevolezza, rabbia e frustrazione,
interrompendo i balbettii confusi dell’amico.
Madama
Chips si voltò a guardarlo, un po’ offesa
dall’ordine impertinente che quel
ragazzino le stava imponendo. Poi scese ad osservare la ragazza che
stringeva
possessivamente al petto e che ora aveva ripreso ad agitarsi e a
mugugnare
frasi cariche di angoscia e dolore.
-Portatela
dentro.-
Ordinò
secca, invitandoli ad entrare, e il gruppetto eseguì
inoltrandosi nella
penombra dell’infermeria illuminata appena da qualche candela.
La
donna indicò loro un lettino vuoto, sul quale Draco
adagiò dolcemente Alexis,
che continuava a tremare come una fragile foglia vittima d crudeli
venti
autunnali. Poi le posò una mano sulla fronte e scese ad
accarezzarle una
guancia scendendo lungo tutto il profilo della mandibola e del collo.
Infine
la coprì con il lenzuolo rannicchiato ai piedi del letto e
la guardò disperato
e angosciato mentre ancora si contorceva in preda agli spasmi.
Blaise
e Diamond rimasero ad osservare la scena in disparte mentre Madama
Chips si
avvicinava al letto e le posava un fazzoletto bagnato sulla fronte e
sugli
occhi. Questo sembrò darle sollievo perché smise
di sussultare e sul suo corpo
rimase solo un po’ di tremolio.
Così,
mentre l’infermiera tornava vicino all’armadietto e
cercava qualche medicinale,
Draco estrasse la bacchetta e fece comparire un piumone caldo, di un
verde
scuro intarsiato da eleganti ornamenti argentati
–probabilmente lo aveva
trasportato direttamente dalla sua camera.
Si
avvicinò di nuovo ad Alexandra e la avvolse delicamentamente
dentro, cercando
di scaldarla.
Quando
Madama Chips tornò accanto a loro, stringeva un bicchiere in
una mano e la
bacchetta nell’altra.
-Su
su! Andate a riposarvi, ragazzi. E’ tardi e domani avete
lezione! Non
preoccupatevi per la signorina Black: è in ottime mani!-
E
sorrise rassicurante al loro indirizzo.
Blaise
e Diamond annuirono rispettosi e si apprestarono ad uscire
dall’infermeria.
Draco
invece rimase fermo ad osservare la sua piccola Alexandra, ancora
tremante come
un fagottino avvolto dalle coperte.
Non
l’avrebbe abbandonata ancora.
Madama
Chips gli si avvicinò e lo prese delicamente per un gomito,
cominciando a
spingerlo verso l’uscita.
-Vada
a riposare, signorino Malfoy. Alexandra è al sicuro
ora…-
E
sorrise ancora.
Ma
lui la trafisse con un’occhiataccia di ghiaccio raggelante.
Si liberò
facilmente della presa, con uno strattone, completamente dimentico del
rispetto
e della buona educazione. Scosse violentemente la testa, scombinandosi
ancora
di più i capelli.
L’infermiera
sussultò indignata, fulminandolo con
un’occhiataccia severa.
-Signorino
Malfoy!-
Lo
rimproverò seccata, arricciando le labbra fine.
Lui
la osservò rabbioso, poi abbassò lo sguardo,
quasi rammaricato.
-Mi
lasci restare…La prego…-
Mormorò
con tono di sottomissione.
Vedere
un Malfoy – specialmente Draco – ridursi persino a
supplicare per una ragazza
era una cosa davvero rara, se non addirittura altamente impossibile.
Eppure,
Madama Chips era la seconda volta che vedeva un Malfoy tanto in ansia
per una
Black. Aveva potuto assistere ad una scena simile circa una ventina di
anni
prima, quando era ancora una tirocinante. E le persone che aveva visto
erano
proprio Lucius Malfoy e Narcissa Black.
Intenerita
da quell’improvvisa manifestazione d’affetto e dal
ricordo della giovane
coppia, l’infermiera sorrise comprensiva e sospirò.
-D’accordo,
ma dovrà aspettare fuori mentre faccio i controlli
necessari, ok?-
Dracò
alzò il viso di scatto, poi annuì con espressione
vacua, lanciando un’ultima
occhiata ad Alexandra prima di uscire al seguito di Blaise e Diamond.
Appena
la porta si chiuse alle loro spalle, Draco restò a fissarla
ansioso, prima di
prenderci a passeggiare avanti e indietro, con passi così
pesanti e violenti
che sembrava voler scavare una fossa.
Blaise
e Diamond lo osservarono preoccupati, poi si scambiarono
un’occhiata d’intesa.
-Draco…?-
Tentò
il moro, mettendogli una mano sulla spalla. Quello si voltò
a guardarlo con
un’espressione truce e carica d’angoscia.
Un’espressione
che Blaise non gli aveva
mai visto in viso prima d’ora.
Il
biondino sospirò stanco, prima di socchiudere gli occhi e
passarci una mano
sopra, a stropicciarli. Si poggiò con la schiena al muro e
si lasciò cadere in
terra, non preoccupandosi del pavimento gelido sotto di sé.
-Voi
andare pure…Voglio restare solo io a farle compagnia.-
Mormorò
improvvisamente debole, quasi fosse stato svuotato di tutte le sue
forze.
Eppure la sua voce risuonò chiara dell’ordine
impressovi.
Blaise
annuì comprensivo e Diamond lo imitò con un
sorrisino mesto.
-Ok.
Come preferisci allora…A domani.-
E
si allontanarono seguiti da un gesto di saluto da parte del Principe di
Serpeverde.
Non
seppe dire quanto tempo era passato da quando stava lì,
sdraiato in terra.
Forse
si era anche addormentato.
Fatto
sta che, quando Madama Chips aprì la porta
dell’infermeria, gli sembrò che
fosse passato un secolo.
-Ora
può entrare…Si è calmata.-
Gli
comunicò con un sorriso, invitandolo di nuovo ad entrare.
Draco
annuì e si alzò velocemente, immergendosi ancora
nella penombra della stanza.
Ora
anche accanto al letto dove riposava tranquilla Alexis c’era
una candela che
gettava ombre sinistre sul suo volto rilassato e abbandonato su di un
lato.
-Ha
solo un po’ di febbre, nulla di grave. Deve essere successo
qualcosa che l’ha
preoccupata ad un punto tale da farla ammalare. Era così in
ansia per qualcosa,
che il suo fisico non ha retto lo stress. Era agitata per qualche
incubo
provocato dalla temperatura troppo alta, ma domani starà
già meglio: non deve
preoccuparsi.-
Spiegò
Madama Chips con delicatezza, mentre Draco si avvicinava alla ragazza e
la
osservava, ancora ansioso, muovendo la mano in una carezza che le
sfiorò un
braccio.
-Ora,
non voglio sapere nulla delle vostre vite private, signorino Malfoy, ma
la
pregherei di proteggerla meglio da se stessa, se ci tiene davvero a lei
come
dimostra. Non so quali siano stati i problemi tra di voi o il rapporto
che
avete, fatto sta che da quando è uscito dalla stanza, lei
non ha fatto altro
che pronunciare il suo nome…-
Rivelò
con tatto,avvicinandoglisi.
Draco
si voltò ad osservare l’infermiera di scatto,
sorpreso dall’affermazione. Poi,
senza profer parola, annuì lentamente, stringendo le mani in
due pugni.
Che
stupido idiota che era stato.
Lui e la sua gelosia!
Chiamava il suo nome e non quello di
San Potter.
Madama
Chips lo guardò alzando entrambe le sopracciglia e poi gli
battè una mano sulla
spalla.
-Vi
lascio soli, confido nel fatto che saprà prendersi cura di
lei, signorino
Malfoy. Per qualsiasi cosa sono a due porte da qui, chiaro? E non
faccia troppo
tardi, mi raccomando…-
Lo
redarguì con una severità gentile, prima di
sorridere e lasciare la stanza.
Draco
prese posto accanto al letto, su di uno sgabello, e rimase
così, semplicemente
ad osservarla. Quasi volesse imprimersi nella mente tutti quei dettagli
che in
quella lunga settimana non aveva potuto stupidamente vedere.
Dio
quanto era stato scemo.
E tutto solo per una stupida gelosia!
Si odiava!
Allungò
una mano fino a poterle sfiorare il viso con la punta delle dita. Ne
tracciò
delicatamente il contorno, scendendo lungo il profilo del naso, per poi
passare
alle guance ancora umide di pianto. Continuò per tutto il
profilo del collo,
poi scese per la spalla destra e lungo tutto il braccio, fino ad
arrivare a
sfiorare il polso e il dorso della mano. Indugiò qualche
secondo sulle dita e
poi le intrecciò alle sue, avvicinando le loro mani
congiunte al proprio viso e
poi sfiorando quella di lei con le labbra.
Che
cosa le era successo?
Come si era ridotta?
Come la aveva ridotta?
Le
lasciò andare la mano, come se all’improvviso non
si ritenesse più degno di
tenerla e di starle accanto.
Non
dopo tutto quello che le aveva fatto.
Una
settimana di intera indifferenza, mai uno sguardo, neanche una parola
per
sbaglio.
L’aveva
tratta come una perfetta sconosciuta, anzi, anche peggio.
La
aveva fatta sentire inutile.
Inesistente.
Ogni
volta che la incontrava nei corridoi e la vedeva, con
quell’espressione triste
e vuota, ignorava spudoratamente il colpo che sentiva al cuore, si
girava e
baciava la prima ragazza che
trovava. E
poi, la osservava soffrire, ritenendosi soddisfatto.
Solo
ora che la vedeva sdraiata inerme in quel lettino
d’infermeria si rendeva conto
di quella che era sempre stata la realtà.
Non
si era sentito soddisfatto neanche una volta dopo aver baciato
qualcuna, né
tanto meno dopo essersela portata a letto.
Si
sentiva solo per quello che era: una totale e schifosa merda.
Perché
era inutile negarlo ormai: per quanto potevano essere belle e seducenti
le
ragazze che aveva sfruttato per farla stare male, nessuna di loro era
lei.
L’unica
che veramente voleva con sé.
E
se all’inizio credeva il suo solo un capriccio per avere
qualcosa che non
poteva ottendere facilmente, ora si rendeva conto di quanto Alexandra
significasse per lui.
Il
suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi, il profumo dei suoi capelli, il
suo
corpo, tutto di lei gli piaceva tanto da renderlo pazzo.
Non
si era mai sentito così.
E
se quei giorni avevano ridotto quasi all’insanità
mentale un tipo controllato
come lui, non osava immaginare come si potesse essere sentita lei,
così
piccola, così fragile, così estremamente emotiva
e sensibile.
No,
in realtà lo sapeva benissimo, perché Blaise gli
raccontava ogni giorno nei
minimi dettagli come peggiorava la situazione della piccola Black,
nella
speranza di smuoverlo. Ma lui niente, orgoglioso e testardo non aveva
mai
ceduto.
Fino
a quella sera, quando finalmente quella molla che aveva cercato di
trattenere
era scattata.
Ma
ora, accanto a lei, così indifesa, non si sentiva degno di
starle vicino e
badare a lei per proteggerla, quando il primo sintomo di malessere era
proprio
lui stesso e il suo stupido comportamento.
Sospirò
e poi le lasciò un’ultima carezza sul viso.
Un
addio?
Non
proprio, ma forse era meglio se non si faceva vedere più in
giro da lei, dopo
tutto il dolore che le aveva procurato, tanto da costringerla alla
febbre alta
e al delirio.
Sì,
sarebbe stato decisamente meglio.
Lei
lo avrebbe dimenticato e non avrebbe più sofferto.
E
lui?
Lui
avrebbe ignorato il dolore, indossando quella maschera di indifferenza
che si
era costruito per bene in quei sedici anni di vita.
Un
ultimo sguardo a quel viso angelico e poi, con un sorrisino triste
sulle
labbra, si alzò dallo sgabello, voltandogli le spalle.
Si
stava dirigendo verso la porta, ma fu costretto irrimediabilmente a
fermarsi.
Un
mugugnio indefinito catturò la sua attenzione,
costringendolo a voltarsi
immediatamente a ritornare sui suoi passi.
Alexandra
aveva di nuovo corrugato la fronte, stretto gli occhi e ripreso ad
agitarsi.
-Non
andare…non andare via, non lasciarmi!-
Lagnò
in preda al panico, agitando le braccia verso l’alto e
liberandosi delle
coperte, quasi queste la stessero soffocando in un mortifero abbraccio.
Ansioso
per quella ricaduta, Draco le prese le mani tra le sue e le strinse
forte,
posando le labbra a sfiorarle le nocche.
Erano
gelide nonostante i piumoni e la temperatura calda
dell’infermeria.
-Sono
qui, sono qui…Non me ne vado, tranquilla. Ma ora
calmati…-
Le
sussurrò, lasciando che il suo respiro le accarezzasse le
dita, contratte in
due pugni.
La
moretta mugugnò ancora qualcosa di imprecisato, si
lamentò e sussultò.
-Calmati…Calmati,
ti prego…-
Sussurrò
ancora il biondino e finalmente lei, quasi avesse davvero sentito
quelle
parole, si tranquillizzò, rilassando la fronte e gli occhi e
lasciando ricadere
il viso su di un lato, che si ricoprì di alcuni ciuffi di
neri capelli.
Draco
sospirò sollevato, mentre le rimetteva le mani al caldo,
sotto le coperte, e le
sfiorava il viso, scostandole i capelli dagli occhi.
Si
rimise seduto sullo sgabello, osservandola dormire tranquilla mentre le
accarezzava il viso con gesti carichi di affetto.
Passò
qualche altro silenzioso minuto, prima che la fronte della giovane si
corrugasse di nuovo sotto le sue carezze. Le labbra si storsero in una
smorfia
contrariata.
-No…No,
non ancora…E’ così buio
qui…E freddo…Ho paura…Fa male! FA
MALE!-
Urlò
angosciata, cominciando a muovere la testa di scatto, gli occhi di
nuovo tanto
contratti da formare piccole rughe ai suoi lati. Nuove lacrime
cominciarono a
rigarle le guance arrossate.
-…Draco…?Draco…?-
Mormorò
tra i singhiozzi, contorcendo il corpo sotto le coperte.
Di
nuovo allarmato, il biondino si alzò di scatto dallo
sgabello e si mise sul
letto, sopra di lei, chiudendole la vita tra le sue gambe, per farla
stare
ferma.
Poi
le prese il viso tra le mani e cominciò ad accarezzarle le
guance con le dita,
con gesti lenti e ansiosi.
-Ssssh…Calmati
Alexandra…Calmati…Sono qui. Sono qui con
te…-
Le
sussurrò, ma lei mugugnò ancora e le belle labbra
umide di pianto tremarono in
un sospiro.
-Dove…?
Draco dove sei…? Non lasciarmi…Non lasciarmi qui
da sola, non andartene…-
Sussurrò
ancora in preda al panico sotto lo sguardo angosciato del Principe,che
la
osservava dall’alto senza sapere bene cosa fare.
Le
accarezzò ancora le guance, poi, lentamente,
avvicinò il suo viso a quello di
lei, fino a che le punte dei loro nasi non si sfiorarono e i capelli
platino
non le solleticarono morbidamente la fronte. Puntò quelle
iridi argentee negli
occhi di lei, quasi oltre quelle palpebre chiuse riuscisse a vedere gli
splendidi smeraldi celati. La osservò senza fiato, studiando
ogni minima
smorfia e poi scese lentamente a sfiorarle ogni piccola ruga
d’ansia con le
labbra, lasciando una lunga e dolce scia di baci. Cominciò
dalla fronte, per
scendere poi sulle tempie, sulle guance, sulla punta del naso e infine
sulle
labbra, che baciò con dolcezza e passione, senza violenza
né possessione.
Quel
bacio erano parole non dette.
Scuse sommesse per il male procuratole.
Tenerezze soffuse non scambiate.
Che
si riassumevano in un’unica, importante frase.
-Io
sono qui per te, Alexandra.-
Gliela
sussurrò proprio lì, su quelle labbra di
albicocca che tanto aveva imparato a
desiderare.
E
ad amare.
Lei
contrasse ancora la fronte e riprese a piangere, mugugnando
qualcos’altro di
incomprensibile.
Allora
Draco le prese di nuovo il viso tra le mani e la baciò
ancora, quasi con
disperazione, sperando che la smettesse di agitarsi tanto.
Di
soffrire tanto.
E
le labbra gli si riempirono del sapore dolciastro di quelle lacrime
d’argento,
misto al delizioso profumo di albicocca di cui solo lei poteva essere
padrona.
E
poi…Ancora un altro sapore.
Era
salato e umido e si mischiava perfettamente a quello dolciastro che
aveva
assaporato fino a quel momento.
In
un perfetto misto agrodolce.
Come loro.
E
fu costretto a staccarsi di scatto da quei morbidi spicchi di
albicocca, quando
con un sussulto si rese conto che il nuovo sapore apparteneva a lui.
Lasciò
scivolare via una mano dal volto ancora sofferente della giovane
giovane Black,
per portaselo su una guancia e sfiorarla tremante e incredulo.
Il
nuovo sapore apparteneva decisamente a lui.
E
alle sue lacrime.
Draco
Malfoy stava piangendo.
Senza
che nemmeno se ne fosse reso conto, le lacrime avevano cominciato a
scorregli
sulle guance quando baciandola aveva avvertito una fitta al cuore e un
brutto
pensiero che gli avevano rivelato che lei non si sarebbe più
svegliata da
quello di stato di trance.
E
che la colpa sarebbe stata solamente la sua e di nessun altro.
E
se davvero le fosse successo qualcosa di irrimediabile, non se lo
sarebbe mai
perdonato.
Mai.
Con
le guance rigate di pianto scese di nuovo a baciarla, sentendo un
disperato
bisogno di farlo.
Un
disperato bisogno di lei.
E
sulle labbra le sussurrava parole di scuse e le chiedeva di
risvegliarsi, di
tornare da lui. Tutto in un mormorio incomprensibile tra un bacio e
l’altro.
Fino
a che, finalmente, Alexandra non smise di agitarsi e le lacrime
fermarono la
loro funesta rincorsa su quella pelle arrossata.
Draco
la sentì sospirare sulle sue labbra e allora aprì
gli occhi di scatto,
allontanandosi quel tanto che gli bastava per poterla vedere in viso.
La
sua espressione si era finalmente rilassata e sulle belle labbra, un
po’
arrossate dai baci urgenti ricevuti, era persino apparso un sorrisino.
Un
sorrisino decisamente sereno.
Che
si fosse finalmente svegliata?
Asciugandosi
in fretta le guance con i dorsi delle mani, Draco prese ad accarezzarle
la
fronte, scostandole i capelli.
-Mia
piccola Alexandra…Sei sveglia?-
Le
sussurrò con dolcezza, sfiorandole una guancia.
Ma
lei non rispose, continuando beata a dormire.
No,
non si era svegliata, si era solo tranquillizzata.
Sollevato
comunque, Draco le prese ancora il viso tra le mani e le
lasciò un bacio a fior
di labbra sulla fronte, prima di smontare dal letto e riprendere posto
sullo
sgabello.
Rimase
ancora ad osservarla, cominciando però ad avvertire i primi
brividi di freddo.
Bhe,
era anche normale: erano le quattro del mattino ed era autunno
inoltrato, era
ovvio che le temperature fossero molto basse. Senza contare che lui
–per tutti
i dannati mezzosangue! – era solo in boxer!
E
per quanto non gli sarebbe affatto dispiaciuto mettere in
difficoltà in quel
senso la piccola Black, non gli pareva il caso di farla morire
d’infarto appena
riaperti gli occhi.
Sì,
perché lui le sarebbe rimasto accanto giorno e notte,
finchè non si sarebbe
decisa a riaprire quei meravigliosi occhioni di smeraldo che sapevano
incantarlo.
Così
estrasse la bacchetta e fece comparire un paio di pantaloni lunghi di
un
pigiama in seta nero, che ovviamente gli calzavano come ad un Dio
dell’antica
Grecia. Non indossava mai le maglie per dormire, gli sembrava quasi di
soffocare dentro il tessuto, quindi non si premurò di far
comparire anche
quella.
E
poi, rimase lì, semplicemente ad osservarla.
Qualche
volta gli sfiorava un braccio con una carezza, oppure le scostava
qualche
ciocca di capelli dal viso, così, giusto per farle sentire
che era ancora lì.
Che,
dopo tutto, le era ancora accanto
e lo sarebbe stato per sempre.
Passò
così una buona mezz’oretta, prima che Alexis
parlasse di nuovo.
Ma
questa volta non lo fece con mugugnii o lamenti e il suo viso non si
deformò in
un’espressione di dolore.
Si
fece solo improvvisamente preoccupato.
-Draco…?-
Lo
chiamò, quasi cercandolo.
Il
ragazzo si sporse immediatamente sul letto, prendendole una mano tra le
sue e
avvicinandosela alle labbra.
-Sono
qui. Sono qui, Alexandra…-
Gli
occhi d’argento guizzarono preoccupati sul viso della giovane
e la videro
sorridere.
Serena
e felice.
-Sei
davvero qui.-
Constatò
con tono gioioso, sottovoce, e ridacchiò.
-Dove
siamo?-
Gli
domandò poi, rilassando il viso su di un lato.
Draco
strinse la presa attorno alla sua mano e sorrise mesto.
-In
infermeria…Ti sei sentita male, stanotte…Ma
perché non apri gli occhi?-
Alexis
corrugò la fronte.
-Cosa…?-
-Guardami,
Alex…Ti prego.-
Il
tono di voce che usò non era supplichevole, ma in qualche
strana maniera, ci si
avvicinava molto.
La
moretta rimase in silenzio per qualche attimo e poi scoppiò
inaspettatamente a
ridere.
-Smettila
di scherzare, Draco! Mi prendi sempre in giro e io che ti do
retta…-
E
rise ancora. Il ragazzo corrugò la fronte e la
guardò preoccupato, non
riuscendo a capire. O ci vedeva male, oppure la Black aveva gli occhi
chiusi e
il viso girato dall’altro lato rispetto a lui. Che andava
blaterando? Che fosse
ancora il delirio della febbre?
O
forse era lui che era solo stanco.
-Alex…?-
-No,
sul serio: che posto è mai questo?-
Domandò
seria e Draco la guardò veramente preoccupato.
Ora
che la osservava bene però, a parte le belle labbra che si
muovevano per
parlare, sembrava che Alexandra stesse ancora…dormendo! E
probabilmente
sognando…
-Dove
ti trovi?-
Provò
a domandarle allora, stringendole la mano con affetto.
Alexis
rise di nuovo, divertita.
-Come
dove sono? Qui accanto a te, no? Non vedi, mi stai anche tenendo per
mano! Non
ti piace questo posto, Draco? E’ così
tranquillo…C’è tanta pace qui. E ci
sono
molte rose blu, forse anche troppe, non trovi? Però mi
piacciono le rose blu…-
Raccontò,
ridacchiando di tanto in tanto. Se non fosse stata sdraiata in un
lettino di
infermeria, Draco era sicuro che sarebbe apparsa molto carina in quel
momento,
e che avrebbe zompettato felice di qua e di là, come una
bimba in un mondo
fatto di zucchero e giochini.
-Ti
piacciono le rose blu…-
Ripetè,
registrando l’informazione. La ragazza annuì e
sorrise.
-Sì,
è il fiore che preferisco…Ma tu che cosa ci fai
qui? Questo luogo dovrebbe
essere solamente mio…E’ il mio piccolo angolo di
Paradiso, tu non dovresti
affatto essere qui…-
Si
lamentò, storcendo la bocca. Poi si morse il labbro
inferiore, indecisa, e
Draco ridacchiò divertito: riusciva ad essere tenera anche
nel bel mezzo di un
sogno.
Senza
riuscire a trattenersi, le lasciò andare la mano e le
accarezzò il viso con la
punta delle dita.
-Forse
lo so perché sono qui con te, mia piccola
Alexandra…-
Le
sussurrò in un orecchio, con voce carica di dolce
sensualità.
Nonostante
stesse dormendo, il corpo della ragazza ebbe un sussulto e fu
attraversato da
un brivido. Draco le accarezzò una spalla e poi un braccio,
fino a riprenderle
la mano e portarsela alle labbra.
-S-sì?
E perché…?-
Tentennò
Alexis, scossa da un altro brivido.
Il
biondino ridacchiò ancora, sfiorandole le nocche.
-Forse
sono un angelo…Il tuo angelo custode.-
Le
sussurrò di nuovo, prima di lasciarle un lento bacio sul
dorso della mano.
La
ragazza rabbrividì di nuovo e poi sorrise, rossa in viso.
-Davvero?-
Soffiò,
senza più voce né fiato.
Draco
sorrise e le accarezzò di nuovo una guancia, con un gesto
lento e carico
d’affetto.
-Lo
sono…Se tu vuoi che io lo sia.-
Le
rivelò con dolcezza e lei sorrise ancora, prima di rilassare
di nuovo il viso
su di un lato.
-Mmm…-
Fu
l’unica risposta che uscì poi dalle sue labbra,
prima che si voltasse e si
appallottolasse, dandogli la schiena.
Draco
sbuffò divertito e rimase ad osservarla respirare,
finalmente tranquilla e
libera dalla schiavitù di quegli incubi che
l’avevano fatta tanto agitare e
ammalare.
Passò
qualche minuto di silenzio, in cui gli unici rumori erano quelli
regolari del
respiro di Alexis e quelli sordi di due cuori che battevano decisamente
all’unisono.
Poi,
all’improvviso, la moretta mugugnò qualcosa, prima
di parlare di nuovo.
-Draco…?Sei
ancora qui?-
Mormorò
con voce impastata dal sonno.
Il
ragazzo la osservò.
-Mmh.-
Asserì,
guardandola di sottecchi.
-Cogli
le rose blu per me?-
Gli
domandò, con un pizzico di divertimento nella voce.
Draco
ridacchiò e fece spallucce.
-Se
vuoi, per te lo farò.-
Rispose
con un sorriso.
-Sai
cos’altro mi piace, oltre le rose blu?-
Rise
Alexis.
-Cosa?-
-L’odore
di pioggia.-
-L’odore
di pioggia?-
-L’odore
di pioggia.-
Ripetè,
sospirando.
-Strano
odore…Sei la prima a cui lo sento dire. Bhe, non che ci sia
qualcosa di male,
insomma…E’ originale, davvero.-
Rimuginò
lui, piegando il viso su di un lato.
Più
la conosceva e più si rendeva conto di quanto la sua piccola
Black fosse
speciale.
Alexis
rise divertita.
-E
sai perché mi piace?-
-Perché?-
Domandò
interessato.
-Perché
è l’odore della pelle di una persona molto
importante per me.-
Draco
corrugò la fronte, non gli piaceva la piega che stava
prendendo quella
conversazione.
-Di
chi?-
Alexis
ridacchiò ancora, il tono che Draco aveva usato annunciava
imminente rabbia
causata da una gelosia divoratrice.
-Lo
vuoi sapere davvero?-
-Sì.-
Rispose
secco, quasi scocciato.
Lei
rise di nuovo, divertita.
-Il
tuo.-
Sussurrò
imbarazzata.
-E’
il tuo odore, quello grazie al quale potrei riconoscerti anche ad occhi
chiusi.-
Rivelò
e Draco la fissò incredulo.
I
battiti del suo cuore aumentarono all’improvviso e si
ritrovò a ringraziare che
Alexandra fosse girata di spalle, altrimenti avrebbe dovuto trovare una
scusa
plausibile per spiegare quel colorito che gli aveva imporporato
leggermente le
guance solitamente diafane.
Rimase
in silenzio, senza sapere bene cosa dire e soprattutto per paura di
avere la
voce incrinata da quella strana sensazione di calore e benessere che
gli aveva
scaldato il petto.
Maledetta
Black, che cosa diavolo gli
aveva mai fatto?!?
Passarono
altri minuti di silenzio, prima che…
-Draco?-
-Mmh.-
-E
a te cos’è che piace?-
Il
biondino la guardò sorpreso, rendendosi conto solo qualche
secondo dopo che non
poteva vederlo.
Così
sbuffò sonoramente, apparentemente annoiato dalla domanda.
Non
rispose, non subito.
Poi,
dopo averci pensato, finalmente trovò una risposta per
niente banale.
-Le
albicocche.-
Asserì
con convinzione.
-Le
albicocche?-
Ripetè
lei in una domanda, come aveva fatto lo stesso ragazzo poco prima.
-Le
albicocche.-
Confermò
lui, con tono atono.
Alexis
sembrò pensarci su un po’, senza aggiungere altro.
Draco rimase ad osservarla
incuriosito e con uno strano sorrisino sghembo dipinto sulle labbra
perfette.
-E
perché proprio le albicocche?-
Domandò
dopo un po’, la voce strascicata.
Draco
rimase in silenzio qualche minuto e nascose una risatina divertita in
uno
sbuffo quasi annoiato.
-Alexandra?
Non volevi che ti raccogliessi delle rose blu?-
Chiese
sornione, alzando un fine sopracciglio.
-Cosa?-
Alexis
sembrò tornare improvvisamente alla realtà e si
schiarì la voce con fare
teatrale.
-Ehm…Oh
sì…Giusto, le rose…Ehm…Bhe,
raccoglile allora, no? Guarda quante ce ne sono in
questo bellissimo campo…-
Esclamò
un po’ a disagio. Se fosse stata sveglia, Draco era sicuro
che si sarebbe
portata i capelli dietro le orecchie e avrebbe preso a lisciarli, come
faceva
sempre quando era incredibilmente nervosa.
-Alexandra?-
-Mmh…?-
-Guarda
che lo so che sei sveglia…-
Sbuffò
Draco divertito, sfiorandole una spalla con la punta delle dita.
La
ragazza rabbrividì e mugugnò.
-Non
è vero…-
Mormorò
con uno sbadiglio lamentoso.
-Smettila
di fingere…-
Cantilenò
il biondino, accarezzandole i capelli che si aprivano a ventaglio sul
cuscino.
Alexis
mugugnò ancora.
-Non
sto mentendo…-
Poi
sbuffò e ridacchiò senza riuscire a trattenersi.
-Ok…giusto
un pochino!-
Ammise,
decidendosi finalmente a girarsi. Lo sguardo smeraldino
trovò immediatamente
quello argenteo, che la ricambiò scintillando. Le belle
labbra di albicocca di
aprirono in un sorrisino timido, mentre le guance si imporporavano
deliziosamente di quella tonalità che a Draco piaceva tanto.
Rimasero
ad osservarsi per un po’, senza sapere bene che cosa dire.
Fu
lei, questa volta, ad interrompere il silenzio.
-Ehi…-
Sussurrò
imbarazzata.
-Ehi.-
Rispose
lui semplicemente, avvicinando una mano al suo viso e prendendo ad
accarezzarle
i capelli, attorcigliando una ciocca intorno all’indice,
quasi a farne un bel
boccolo.
-Come
ti senti?-
Domandò
apprensivo, scrutandola con un’occhiata ansiosa.
Alexis
si morse il labbro inferiore.
-Come
qualcuno a cui è appena stato inflitto un
Cruciatus…-
Sospirò,
socchiudendo gli occhi e scuotendo leggermente la testa.
Draco
continuò ad osservarla angosciato, mentre attorcigliava il
boccolo con
delicatezza, finche lei non tornò a guardarlo con un
sorrisino spento.
Fu
allora che allontanò la mano dai capelli, congiungendola con
l’altra e
portandosela alle labbra, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Chinò il capo e
lasciò che i biondi capelli disordinati calassero a
coprirgli gli occhi.
-Mi
dispiace…Alexandra, mi dispiace…-
Mormorò
sincero, stringendo le mani così forte da far sbiancare le
nocche. Lei lo
guardò costernata, senza sapere cosa dire. Si
limitò ad osservarlo, gli occhi
lucidi.
-E’
tutta colpa mia se sei ridotta in questo stato…Io non merito
di starti
accanto…Non dopo quello che ti ho fatto! Sono stato un
completo idiota…Non lo
meritavi…Non lo meritavi affatto…-
Sussurrò
più a se stesso che a lei, sbattendo la fronte sulle nocche.
Alexis
lo guardava incapace di reagire, come se quel peso che sentiva sul
cuore le
impedisse qualsiasi movimento. Provò ad allungare una mano
per sfiorargli le
sue, ma appena si mosse fu costretta a fermarsi, perché
Draco aveva sollevato
il capo e la aveva inchiodata con un’occhiata disperata.
Quell’argento
solitamente gelato era
ora una liquida e sincera pozza in cui perdersi.
-Ma
è tutta colpa tua!-
La
accusò, quasi con un ringhio profondo che la fece
sobbalzare. La trafisse con
un’occhiataccia carica d’odio, ma poi,
immediatamente, il suo sguardo si
addolcì di nuovo e la mano corse a cercare quella di lei,
stringendola con
affetto e portandosela vicina alle labbra.
-Non
ci capisco più nulla…Non so cosa tu mi abbia
fatto, so solo che ti desidero
come non ho mai desiderato nessun’altra…-
La
vide tremare leggermente e farsi tesa, mentre le guance diventavano di
un bel
cremisi. Allora ridacchiò divertito.
-Tranquilla,
non in quel senso…Non fraintendermi: non è che io
non ti desideri anche in quel
senso, ma non era ciò che intendevo. Io desidero che tu sia
solo mia e di
nessun altro. Quando ti vedo con un altro ragazzo mi monta dentro una
rabbia
così grande che vorrei spaccargli la faccia! Ogni volta che
qualcuno ti si
avvicina troppo, non so spiegarmi il perché, ma
c’è come una molla che mi
scatta dentro e mi fa desiderare che quella persona sparisca per
sempre…-
Alexis
lo ascoltava sorpresa, gli occhi spalancati e le labbra dischiuse.
-Io
non…-
Mormorò
confusa, ma lui la interruppe, stringendole la mano tra le sue.
-Se
quella persona poi è Potter, la gelosia mi consuma
velocemente come veleno nel
sangue. E non è propriamente perché è
lui, San Potter, coloro che tutti amano e
che tutti stimano.-
Sputò
con disprezzo, stringendo gli occhi fino a farli diventare due fessure
scintillanti d’odio.
-
No. All’inizio credevo fosse solo per questo,
perché tu preferivi lui a me,
come tutti gli altri. Perché ancora una volta
l’essere il famoso Harry Potter
gli aveva reso possibile rubarmi qualcosa con semplicità. Ma
poi ho realizzato
che non era questo…Ciò che mi dava fastidio di
vederti con lui eri tu. Le tue
espressioni. Alexandra, quando sei con lui, sei luminosa come mai. Ti
brillano
gli occhi e il tuo sorriso è così bello e sincero
da farmi venire il
batticuore. E la tua risata allegra mi riempie il cuore e nello stesso
tempo me
lo distrugge. Perché quando sei con me, non riesci ad essere
così
spontanea…Quando sei con me diventi rigida,
nervosa…Sembra quasi che tu abbia
paura di me e questa è sempre stata una cosa che mi ha fatto
male, perché mi
rendevo conto che la colpa di questo tuo comportamento era la mia e di
nessun
altro. Così ho provato ad allontanarti, ma tu mi comparivi
sempre davanti. Hai
cominciato ad essere un’ossessione e più non
potevo averti, più ti desideravo.
E poi, quando ti ho scoperta ad abbracciare San Potter non ci ho
più visto,
perché ho capito che stavo per perderti. Che lo Sfregiato
aveva vinto ancora
una volta. E questo ha scatenato le mie reazioni…E quando ti
ho vista
difenderlo, ho capito che io ti avevo già persa e
così ho voluto distruggerti.
Ho desiderato che soffriste entrambi e ci sono riuscito. Devo ammettere
che
vederlo lì, con quella faccia da ebete, mi ha dato una
grande soddisfazione.-
E
qui si esibì in un ghigno degno di Salazar Serpeverde in
persona. Dopo, quasi
immediatamente, il sorriso gli scivolò via dalle labbra,
mentre abbassava lo
sguardo, improvvisamente cupo.
-
Ma poi, aver incontrato i tuoi occhi disperati e tristi mi ha fatto
morire.
Ignorarti per tutta la settimana è stato devastante,
desideravo morire ogni
volta che ti avvicinavi. Ma non volevo mai più rivolgerti la
parola, perché ero
convinto che così sarei riuscito a
dimenticarti…Ma Blaise continuava a dirmi
quanto stessi male e la cosa non faceva che peggiorare di giorno in
giorno. E
più mi ostinavo a starti lontano, più desideravo
venire da te e dimenticare
tutto ciò che era successo. Ma non ci
riuscivo…Forse sono davvero cattivo come
tutti sostengono. Perché una piccola parte di me godeva nel
sapere che stavi
soffrendo come avevo sofferto io.-
Sputò
l’ultima frase con rabbia, prima di rialzare lo sguardo su
quello di Alexis,
che lo osservava angosciata e dispiaciuta.
Poi,
inaspettatamente, Draco le sorrise.
Ed
era il sorriso più bello e sincero
che gli avesse mai visto sulle labbra.
E anche il più malinconico.
-
Ma la verità era che non provavo alcuna soddisfazione e
quando stanotte Blaise
ti ha nominata, la molla che avevo frenato è scattata in
tutta la sua potenza e
mi ha fatto correre da te. Non c’era nient’altro
nella mia testa…Nient’altro
che te e il desiderio di vederti, stringerti, averti. E…ti
giuro, quando ti ho
vista in quelle condizioni, ho temuto che non ti svegliassi
più. Ho creduto che
il cuore mi si fermasse quando chiamandoti non reagivi…-
La
presa intorno alla mano si fece più salda, mentre con
bisogno urgente le
sfiorava le nocche con le labbra, per sentire quell’odore e
quella morbidezza
che erano solo sue.
Alexis
lo osservava tremando, mentre ad ogni parola il suo cuore perdeva un
colpo.
-Draco
io…-
Mormorò
e lui alzò il viso di scatto, osservandola ansioso.
Avvicinò una mano al suo
viso e le sfiorò una guancia, raccogliendo le lacrime che
non si era nemmeno
resa conto di stare versando.
-
Non mi sono mai sentito così...Non ho mai provato quello che
provo per te con
nessun’altra ragazza…Non so cosa significhi
ciò con precisione né cosa mi stia
accadendo…Ma c’è una cosa di cui sono
certo ed è che ti voglio. Alexandra io ti
voglio. Voglio che tu sia mia e di nessun altro.-
Dichiarò
serio, inchiodandola con uno sguardo impenetrabile, mentre continuava
ad
accarezzarle le guance per asciugarle dal pianto.
Lei
rimase in silenzio per qualche minuto, senza riuscire a spiccicar
parola. Si
mordeva il labbro inferiore e si torturava le mani in grembo,
sinceramente
scossa.
Socchiuse
gli occhi e un sospiro tremante lasciò le sue labbra.
-Draco
io…Io non immaginavo che provassi
ciò…O forse, non ho mai davvero pensato ad
altro che non fosse me, perché forse sono solo una grande
egoista. E’ vero, non
meritavo di essere trattata come hai fatto in questa settimana. Il
vederti
ignorarmi con facilità e passare con altrettanta
semplicità da una ragazza
all’altra mi ha annientata. Credevo di morire ogni volta che
ti incrociavo in
corridoio e non mi degnavi neanche di uno sguardo. I tuoi occhi non mi
lanciavano neanche occhiatacce cariche d’odio o di delusione.
Mi sarebbe
bastato anche questo, ma l’essere ignorata in quel modo mi ha
fatto ancora più
male. Mi ha fatto sentire invisibile e inutile. E mi ha fatto male
soprattutto il
pensiero che per te non contassi davvero nulla. Che fossi stata solo un
giochino, la novità, un passatempo per non annoiarti durante
il periodo
scolastico. Ma forse, ciò che mi faceva stare più
male di tutto, era la
consapevolezza che meritavo di essere trattata così.
Nonostante la mia testa mi
dicesse che non avevo fatto nulla di male, per meritarmi la tua
indifferenza,
il mio cuore era consapevole che me l’ero cercata e che ora
meritavo di
soffrire come stavo soffrendo. La verità è che
credo di aver capito la tua
rabbia e ciò ha alimentato la mia nei tuoi confronti. Quello
che davvero non
capivo era che non odiavo te per farmi soffrire, ma odiavo me stessa
per essere
la causa del tuo comportamento. Ogni volta che ti vedevo abbracciare
qualcuna o
scambiarti effussioni con un’altra mi sentivo uno schifo. Mi
faceva così male
vederti con loro da costringermi al vomito…Soprattutto
quando al ballo di
Halloween sei andato con la Parkinson…E quando vi ho visti
baciarvi sotto il
riflettore, in quel modo così appassionato e pieno di
desiderio, ho creduto
davvero di morire…-
Draco
la osservava silenzioso come aveva fatto lei prima, continuando ad
accarezzarle
le guance con gesti carichi d’affetto e di apprensione.
-Alexandra,
Pansy non conta niente per me…Quella sera l’ho
usata solo per farti soffrire e
la mia non è una banale scusa…Perché
l’unica con cui voglia davvero stare sei
tu.-
Ribasì
serio, sospirando un po’ in difficoltà.
Alexis
sorrise, annuendo.
-Sì
e ora lo so…Ma quello che cercavo di dirti è che
il tuo comportamento mi ha
fatto capire come ti senti tutte le volte che mi vedi con Harry. Il
perché
della tua rabbia, del tuo odio, della tua aggressività.
Sinceramente, avrei
spaccato volentieri la faccia a quelle oche che ti giravano intorno!-
Dichiarò
seria, riprendendo le stesse parole usate poco prima dal ragazzo, cosa
che lo
fece ghignare d’orgoglio: la sua piccola Black stava
crescendo.
La
ragazza sorrise, ma poi abbassò lo sguardo, improvvisamente
triste di nuovo.
-Draco…Io
vorrei poterti dire che Harry per me non conta nulla e rassicurarti
come hai
fatto tu…Ma non posso, perché ti
mentirei…-
Il
biondino la guardò con un’occhiata impenetrabile,
facendosi improvvisamente
impassibile. Lentamente le mani scivolarono via dal viso di lei, per
ricongiungersi in grembo, nuovamente strette in due pugni
così violenti da far
sbiancare le nocche.
Alexis
alzò lentamente il viso per vederlo con gli occhi vuoti
puntati su un orizzonte
lontano e immaginario, l’espressione di pietra. Allora si
sporse dal letto e
avvicinò le sue mani a quelle del ragazzo, che prese ad
accarezzare con
dolcezza, finchè non riuscì di nuovo a catturare
la sua attenzione. Allora gli
sorrise sincera.
-Draco,
ascolta…Ti ho chiesto se fossi il mio angelo custode e tu mi
hai risposto che
se volevo, lo saresti stato…Ebbene sì, io lo
voglio.-
Lo
guardò dritto negli occhi, seria a sua volta. Lui si
limitò a scrutarla, senza
capire dove volesse arrivare.
-Poi
mi hai chiesto di essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo
che io sono già
tua e di nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò
per sempre. Quello che provo
per te non lo provo per nessun’altra persona al mondo.
E’ qualcosa di
indescrivibile che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista
quando
siamo lontani e mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra.
Questo perché
l’unica persona con cui vorrei stare e di cui vorrei essere,
sei tu. Tu, non
Harry.-
Chiarì,
prendendogli una mano tra le sue e portandosela su di una guancia, per
poi
strusciarsela sopra. Lui la osservò con espressione
addolcita, e le accarezzò
il viso con il pollice.
-E
poi c’è Harry…-
Ed
eccolo irrigidirsi di nuovo. Alexis gli strinse di più la
mano contro la sua
guancia e ci si strusciò di nuovo contro, quasi a volerlo
rassicurare.
-Ma
per lui è una storia diversa…Il sentimento che
provo per Harry non è neanche
lontanamente paragonabile a ciò che provo per te! Il bene
che voglio ad Harry è
un bene…fraterno, ecco.
Mentre per te
non è assolutamente fraterno, decisamente no…!-
E
ridacchiò imbarazzata, arrossendo leggermente mentre si
strusciava ancora
contro quel palmo ora stranamente caldo e accogliente.
-Io
non posso dirti molto, Draco…Ma ti chiedo solo una cosa...-
Alzò
lo sguardo smeraldino su quello argenteo che la osservava serio, e lo
fissò con
espressione intensa e sincera.
-Fidati
di me…-
Gli
disse con voce intensa, carica di emozione.
-Perchè
sul serio, io non provo nulla per Harry e…-
Ma
prima che ricominciasse a parlare, Draco si alzò e le si
avvicinò così tanto
che i loro nasi quasi si sfiorarono. La mano che teneva sulla guancia
scivolò
sulle labbra, sulle quali premette delicatamente l’indice,
zittendola.
-E’
okay Alex…Non mi devi alcuna spiegazione: mi hai chiesto di
fidarmi di te e ho
deciso di farlo. Io mi fido di te, Alexandra Black.-
Le
sussurrò serio e il suo respiro gelido, quel respiro che lei
aveva imparato
tanto ad amare, le sfiorò deliziosamente le labbra, come non
faceva ormai da
troppo tempo. Poi le riprese il viso tra le mani e posò la
fronte su quella
della ragazza, osservandola intensamente e con sguardo liquido.
-C’è
solo un’ultima cosa che ti chiedo di fare,
Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi
che mi desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.-
Mormorò,
socchiudendo gli occhi con espressione persa.
Alexis
lo osservò imbarazzata, consapevole che Draco sentisse
benissimo i battiti
oltremodo accellerati del suo cuore. Sorrise e socchiuse gli occhi a
sua volta,
facendo aderire meglio le loro fronti.
-Draco
Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti desidero come non ho mai
desiderato nessun
altro. E voglio essere tua e tua soltanto…Per cui non
lasciarmi andare…Non
abbandonarmi più…-
Gli
sussurrò ad un centimetro dalle labbra e lui sorrise,
chiudendo completamente
gli occhi e annullando la distanza tra le loro bocche, che si unirono
lentamente, perfette come tasselli di un puzzle.
-Sei
mia Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti
cederò mai a nessuno…-
Le
mormorò, prima di cominciare a baciarla con urgenza,
schiudendole
immediatamente le labbra e prendendo a giocare con la sua lingua, in un
appassionato insieme di rincorse, intrecci e morsi dolci più
del miele fuso su
un morbido letto di cioccolata bollente.
E
questa volta non ci fu gentilezza, ma solo bisogno urgente da parte di
entrambi
di sentire l’altro.
Di
sentirsi desiderati.
Di sentirsi solo e unicamente loro.
E di nessun’altro.
E
mentre continuavano a baciarsi con quella passione piena di un
sentimento
indescrivibilmente meraviglioso, si accarezzavano i capelli, le guance,
le
spalle, le braccia, qualsiasi cosa, per sentirsi davvero loro e per
accertarsi
che non sarebbero spariti da un momento all’altro,
rivelandosi solo un mero ed
effimero sogno.
Non
seppero dire quanto tempo durò quel momento.
Forse
attimi infiniti.
O
forse deboli secondi.
Ma
sinceramente non gli importava poi molto.
Ora
c’erano loro – il loro amore? – e
nessun’altro.
La
dimensione temporale era decisamente la cosa che meno gli interessava
al mondo.
E
quando finalmente si lasciarono, schiudendo entrambi le labbra, avevano
il
fiato corto e i cuori che battevano all’unisono,
così velocemente da sembrare
che volessero sfondare le casse toraciche e ricongiungersi per coronare
il loro
sentimento.
Draco
la osservò, deliziandosi come sempre di quel rossore tipico
delle sue guance,
che prese ad accarezzare morbidamente con un sincero e bellissimo
sorriso
dipinto sulle labbra perfette.
Sorriso
che Alexis ricambiava in pieno, gli occhi lucidi per
l’emozione provata.
Era
come se con quel bacio fosse finalmente tornata a vivere.
E
lo stesso valeva per lui, decisamente.
Restarono
ad osservarsi per altri momenti infiniti, finchè lui non
distolse lo sguardo,
schiarendosi la voce.
-Direi
che è ora che vada e che ti lasci riposare…-
Affermò,
tornando a guardarla con quel sorriso sereno, alzandosi in piedi e
sfiorandole
la fronte con un bacio.
-Dormi
e riprenditi, mia piccola e bella Black…-
E
poi si voltò, avviandosi verso l’uscita
dell’infermeria.
Ma
fu costretto a fermarsi ancora prima di compiere mezzo passo,
perché una mano
piccola e affusolata lo aveva preso per le dita e ora lo tirava con
delicatezza.
Draco
si voltò per trovarsi davanti una visione deliziosa che gli
fece battere il
cuore e lo fece arrossire involontariamente.
Alexis
era seduta in ginocchio sul letto, le coperte abbandonate sul fondo del
materasso. Vestita solo di una leggera camicia da notte –che
lasciava
intravedere la biancheria di pizzo bianco e che lasciava scoperte le
gambe – e
con i capelli sparpagliati sulle spalle, le gote arrossate e gli occhi
lucidi,
sprizzava sensualità da tutti i pori.
E
la cosa peggiore era –e Draco Malfoy lo sapeva bene- che non
se ne rendeva
minimante conto, ingenua com’era.
Quella
sera l’autocontrollo del
Principe di Serpeverde fu messo decisamente a dura prova.
-Draco…Rimani
qui con me, stanotte…Non lasciarmi…-
Sussurrò,
con tono quasi supplichevole, che fece mancare un colpo al cuore del
ragazzo.
Il
biondino deglutì in difficoltà come non era mai
stato in vita sua e la guardò
un po’ indeciso. Alexis si morse il labbro inferiore e
piegò il visino su di un
lato, facendolo fremere.
-Per
favore…Io…-
-E
okay, d’accordo!-
Sbottò
brusco, lanciandole un’occhiataccia indefinibile.
Le
labbra della moretta si aprirono in un sorriso luminoso, mentre gli
faceva
spazio nel lettino. Draco sbuffò, cercando di calmarsi, e si
sdraiò accanto a
lei, tirando le coperte a coprire entrambi.
Alexis
lo osservò con un sorriso contento e gli si
avvicinò, fino a posare la fronte
bollente sul suo petto nudo e socchiudere gli occhi, la mano chiusa in
un pugno
abbandonata sulla spalla di lui. Decisamente teso –Dio, come
si sentiva stupido
in quel momento- le cinse la vita con un braccio e la strinse a se, per
farle
sentire che gli era accanto, e le prese la mano, accarezzandole con
l’altra il
viso, con gesti lenti e carichi di affetto.
-Grazie…Grazie
Draco. Ti adoro...-
Sussurrò
la ragazza, prima di cadere vittima del sonno, sentendosi serena e
protetta da
ogni pericolo del mondo.
Draco
la osservò dormire, troppo teso per chiudere occhio.
E
davvero, la cosa peggiore, era che lei non si era per niente resa conto
di
quanto la situazione potesse essere difficile per lui.
Draco
Malfoy che stava al letto con una ragazza senza farle nulla?
Era
impossibile da pensare, ma per lei, quella notte, non fece nulla.
Rimase
solo ad osservarla e ad accarezzarle il viso.
Perché
ora, l’unica cosa che contava, era che stavano insieme e che
non avrebbe più
permesso a nessuno di portargliela via.
Poi,
il resto, sarebbe venuto da sé.
Perché
per una volta, Draco Malfoy non aveva alcuna fretta di consumare quel
rapporto.
Voleva
viverlo in pieno, perché questa volta Draco Malfoy aveva
davvero perso la testa
per una ragazza.
E
quella ragazza ora era finalmente e
totalmente sua.
E di nessun altro.
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x elita: Ehilà
elita, eccoti finalmente il seguito! Spero
sinceramente che ti sia piaciuto e aspetto un’altra tua
stupenda recensione!
Comunque sì, ovviamente Alexis ha visto Ginny, come tutti
sappiamo, ma lei non
lo ricorda e scopriremo in seguito il perché xD Ed Hermione
sì, ha decisamente
esagerato, ma vabbhè, come si dice c’est la vie
*lol*…Allora, ti è piaciuta la
ribalta di Draco??? Spero vivamente di sì, fammi sapere, un
bacione enorme!=)
x Elly 11:
Ciao Elly, allora com’è andata la
verifica di matematica e geometria? Spero
sinceramente bene, perché vorrei ritrovarti qui a leggere la
mia fan fiction
che finalmente sono riuscita ad aggiornare! Quindi spero che potrai
lasciarmi
una recensione per dirmi cosa ne pensi di questo nuovo capitolo *hai
visto che
questa volta è bello lungo e pieno di emozioni?* Per quanto
riguarda Alexis e
Hermione amiche, vedremo in seguito, per il momento il loro rapporto
rimarrà un
po’…teso!
x Ashley Snape: Ehilà,
che bello rivederti! Grazie mille
per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto,
fammi
sapere >___<
x le_montagnine: Ele,
Isa io vi adoro! Sul serio, la vostra
recensione mi ha messo il buon umore e mi ha fatto fare tante sincere
risate,
siete simpaticissime! Vi invidio, anch’io vorrei avere una
sorella con cui
condividere le mie cose, e invece sono figlia
unicaç___ç Ma vabbhè, sorvolando
su ciò XD Finalmente sono riuscita a postare il nuovo
capitolo e spero che
vogliate farmi sapere che ne pensate, come al solito! Rispondendo alle
vostre
domande:
- Sì, Alexis e
Harry si somigliano, ma a nessuno verrebbe sinceramente in mente che
una Black
Serpeverde e un Potter Grifondoro possano avere un qualche legame di
parentela,
quindi nessuno si pone sinceramente il problema. Anche
perché alla fine a vederli
sempre insieme è solo Draco.
-Sirius al
momento è ancora disperso, come avete potuto leggere, ma
più in là tornerà,
promesso!
-Draco direi che
in questo capitolo si è riscattato, no? Vi è
piaciuto??*____* Spero vivamente
di sì!!
Dunque ora vi
lascio e spero di ritrovarvi entrambe a recensire e a farmi sapere che
ne
pensate *noooo Ele non mandare la Isa in ospedaleeee* xDxD
Un abbraccio
forte forte ad entrambe!
x Minnieinlove: Cara cuginaH,
Hermione non sarà villana
come dici tu, ma quando ci si mette sa essere un bel peperino xD
Comunque sì
forse ho un po’ esagerato, ma mi serviva per far capire come
Hermione consideri
Alexis *la odia proprioxD* Comunque come c’è
scritto in più di una mia
introduzione, l’età di frequentazione di Hogwarts
non è pertinente all’originale,
e pur essendo Harry, Draco e co al secondo anno, hanno 16 anni, mentre
Alexis,
al primo ne ha 15, tutto chiaro?xD
x miyuko: Geeeeeeeeeeeeemy,
finalmente dopo un
intero pomeriggio son riuscita a concludere il capitoloooo!! Ora
goditelo e
fammi sapere che ne pensi –TITTO (XD)
x BlackFra92: Ciao Carissima e benvenuta
tra le mie
lettrici/recensitrici <3<3 Son contenta che la storia ti
piaccia e spero
che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!*O* Fammi sapere
che ne
pensi, mi raccomando! Un bacione, Ada =*
|
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Capitolo 22 *** Attimi di felicità ***
Salve
a tutti!
Finalmente eccomi
di nuovo!
E’ passato un altro mese prima di postare
questo capitolo, ma vi giuro, in questi tempi duri non riesco ad andare
più
veloce di così.
Spero
che la mia lentezza non vi spinga ad abbandonarmi
ç_______ç
Anche
perché ormai questa fan fiction ha
raggiunto un anno di vita!!
*stappa lo
champagne e inonda tutte le sue
carissime lettrici*
Ed è proprio grazie a voi se continua,
dopo un lungo anno, ad andare avanti!
Dai
che finalmente siamo a metà dell’opera!
Continuate a sostenermi, mi
raccomando, perché ne ho davvero
bisogno!*______*
Passando
a parlare un po’ della mia
frenetica vita *ripeto, questa introduzione iniziale sta diventando
quasi un
diario per me, mi aiuta a sfogarmi, davvero XD*
La scuola è un inferno, siamo solo a
Dicembre ormai eppure già non vedo l’ora di andare
in vacanza!
Vi dico solo che questa settimana ho avuto
interrogazione di italiano, compito di latino e compito di filosofia!
Mentre per la prossima mi si prospetta
compito di italiano, compito di fisica, interrogazione di latino,
interrogazione di chimica, interrogazione di inglese, interrogazione di
filosofia e compito di matematica! Una cosa da tagliarsi le vene
insomma!ç____ç
Però resisterò, lo prometto!
E
se voi carissime mi lasciaste tanti commentini mi rendereste davvero
felici e
mi allietereste questa brutta settimana che mi si prospetta!
Ma intanto
ora cercherò di godermi questo
week-.end nella vegetazione più totale XD
Credo ne approfitterò per scrivere un po’,
dato che come vedete sono parecchio impegnata durante la settimana!
Ma devo ammettere che la mia lentezza nell’aggiornare
non è dovuto solo alla scuola *anche se maggiormente
è colpa sua…*
Infatti
sto seguendo contemporaneamente 6 storie differenti, di cui due
postate qui, una che arriverà
a breve. Quindi tra un capitolo in una e un uno in un’altra
sono davvero nei
casini XD
Però sto cercando, ovviamente, di dare la
priorità a questa e a ‘Pieces Of A Broken
Life’ che come sempre vi invito a
seguire, se vi piace la coppia Lucius/Narcissa –a breve
arriverà il 5 capitolo.
Mi farebbe davvero piacere^-^
Facendo qualche anticipazione sulla fan
fiction che posterò in seguito, è sul fandom di
Twilight.
Sono andata sabato a vedere New Moon e l’interpretazione
di Jacob da parte di Taylor Lautner mi ha fatto davvero emozionare e
battere il
cuore, cosa che mi ha spinto a cominciare una fic su di lui.
Sarà una Jake/Nuovo Personaggio, ma niente
di troppo impegnativo.
Una storia scritta senza alcuna pretesa,
solo per mettere su ‘carta’ le mie idee.
Sarà una long-fic ma di certo non lunga
come questa.
Al massimo saranno una ventina di
capitoli.
Comunque, quando la inserirò, non mancherò
di comunicarvelo!
E
spero che se vi piace il fandom e soprattutto il personaggio, vogliate
seguirmi
anche in questa ulteriore impresa!
Inoltre per il mio
solito spazio
pubblicità, vi comunico che ho postato la mia prima one-shot scritta a quattro mani con la mia cara
cuginaH *Minnieinlove*
E’ una Ron/Hermione, se vi piace la coppia
leggetela e commentatela così ci fareste davvero
piacere^____^
Dunque vi lascio il
link:
Beat
Of My Heart
Prima di lasciarvi
davvero, vi rinnovo
come sempre l’invito al mio forum personale, dove potrete
trovare tante novità,
disegni, lavori grafici, schede ecc… su questa e le altre
storie!
Spero vivamente di vedervi!
Ada
Wong Portfolio
Ora vi lascio
finalmente alla lettura per
il tanto atteso capitolo!
Un po’ corto rispetto al solito(son 12
pagine word) ma spero comunque che vi piaccia!
Fatemi
sapere che ne pensate!
Un
bacione enorme a tutti.
Ada Wong
PS. Davvero io non so
più cosa dire per
ringraziarvi!
Spero che i miei capitoli bastino!
Siamo arrivati a più di 100
recensioni!!
Vi
adoro tutti, davvero <3
~Un
Particolare In
Più~
La
notte era passata velocemente e il buio nero del cielo stava lasciando
posto ad
uno splendido e chiaro azzurro.
L’alba
stava sorgendo lentamente, pigra come quella foglia che placida si
staccava dal
Platano Picchiatore, per volare leggera sul pelo del Lago Nero e creare
sotto
di sé tanti piccoli cerchi concentrici.
L’inverno
era decisamente alle porte.
La
gelida aria mattutina sfiorava leggera i caldi raggi di sole, creando
una luce
lieve e soffusa che si riversava come calda pioggia sul dorso est
dell’imponente castello di Hogwarts, la scuola di magia e
stregoneria più
famosa e prestigiosa della Gran Bretagna.
La
soffusa fascia dorata si insinuò abile tra le finestre
chiuse e superò, senza
difficoltà alcuna, le sottili tende bianche
dell’infermeria.
Volò
sinuosa lungo tutto la stanza, fino ad arrivare a colpire delicata i
visi di
due giovani, abbracciati in uno dei tanti letti.
Il
ragazzo dormiva solo apparentemente, i fini capelli biondi che
ricadevano sul
viso dai lineamenti eleganti e perfetti. Le lunghe ciglia arrivavano a
sfiorargli gli zigomi, ma la mano che lenta si muoveva ad accarezzare
un
braccio della ragazza che teneva stretta a sé, rivelava che
in realtà era
sveglissimo.
Lei
era rannicchiata al suo fianco: i lunghi capelli d’ebano si
aprivano a
ventaglio in parte sulla spalla di lui, in parte sul cuscino. Il viso
piccolo e
dalla perfetta forma ovale, si poggiava su quel petto ampio e marmoreo
che,
caldo e accogliente, la ospitava protettivo.
Le
loro mani si stringeva intrecciate, vicine al viso di lei e al cuore di
lui,
sul quale la
ragazza
poggiava ignara l’orecchio.
Alexis
Potter e Draco Malfoy non erano
mai stati così vicini come in quella fredda mattinata di
Novembre.
Tum.
Tum Tum.
Tum.
Tum Tum.
Cos’era
quel rumore, proprio ora?
Stava
dormendo così bene, non le andava di svegliarsi.
Si
sistemò meglio sotto le coperte, stringendo con noncuranza
la mano di Draco,
delicatamente.
Tum.
Tum. Tum.
Tum.
Tum. Tum.
Di
nuovo quel rumore, sordo e regolare.
Chissà
cos’era.
Avrebbe
voluto aprire gli occhi per controllare, ma era troppo stanca.
Così
si accoccolò meglio contro il petto del ragazzo, stringendo
gli occhi.
Quel
piacevole tepore era così rassicurante che le sembrava di
essere protetta da
tutti i pericoli del mondo.
Eppure
c’era qualcosa che la turbava impercettibilmente, cosa che si
manifestò con
disappunto sulla ruga tra le fine sopracciglia.
Mugugnò
qualcosa di incomprensibile, mentre cercava di afferrare i brandelli di
quel
sogno che le sfuggivano come sabbia tra le dita.
E
se fosse stato davvero tutto un mero
ed effimero sogno?
Se
tutto ciò che credeva di aver vissuto la notte precedente in
realtà fosse stato
solo frutto della sua immaginazione?
Non
sarebbe stata di certo la prima volta che si risvegliava, trovandosi ad
abbracciare il cuscino, quando credeva di essere stretta tra le sue
braccia.
Tra
le braccia di Draco Malfoy.
Tum.
Tum Tum.
Tum.
Tum Tum.
Ancora
quel rumore, costante, basso.
Piacevole
però.
Sembrava
un cuore che batteva.
Si
accoccolò ancora di più contro quello che sperava
essere davvero il suo petto,
stringendo gli occhi.
Forse
quei continui battiti che udiva erano semplicemente colpa di qualcuno
che,
insistente, bussava alla porta della sua camera.
No,
non voleva crederci.
Non
poteva credere che tutto ciò che aveva provato e vissuto
solo qualche ora
prima, fosse solo frutto di un meraviglioso sogno.
Una
morsa dolorosa le strinse il cuore a quel pensiero, facendola
rabbividire.
Non
avrebbe sopportato un’altra
illusione ancora.
Non
avrebbe più aperto gli occhi, se ciò le avesse
dato la certezza che sarebbe
rimasta per sempre lì, accanto a lui.
Si
strinse di più contro Draco, rannicchiandosi su quel petto
caldo e accogliente.
Il
ragazzo la guardò dall’alto, sfiorandole la testa
con un bacio.
-…xandra…?
Alexandra?-
La
chiamò con un sussurro gentile, lambendole una guancia con
l’indice, in una
carezza lenta e affettuosa.
Alexis
mugugnò qualcosa, stringendo di più gli occhi.
-No…Non
voglio…-
Si
lamentò con un mormorio impastato dal sonno.
La
risatina divertita di Draco le accarezzò l’udito
come il più dolce suono che
avrebbe mai potuto sentire in quel momento. E vibrò chiara
nel petto, che si
alzava e abbassava al ritmo regolare di quel respiro freddo che, ora lo
sentiva
chiaramente, le solleticava la fronte.
-Mia
piccola Black, svegliati…-
Le
sussurrò in un orecchio, accarezzandole il profilo del viso
per poi scendere
lungo il collo sottile.
Un
sorriso spontaneo nacque su quelle labbra di albicocca, piene e
invitanti,
mentre due smeraldi sinceri si aprivano sul mondo, brillando sotto la
soffusa
luce dei raggi albeggianti.
Alexis
dovette sbattere le folte ciglia più volte prima che gli
occhi stanchi si
abituassero alla luce del sole.
Ma
quando sollevò il viso e il suo sguardo incontrò
quello argenteo di Draco
Malfoy, brillarono di felicità, completamente dimentichi del
sonno.
-Buongiorno…-
Mormorò,
arrossendo lievemente.
Draco
le regalò un sorriso e le sfiorò uno zigomo con
l’indice.
-Buongiorno.-
Le
rispose tranquillo, passando ad accarezzare il braccio che le aveva
sfiorato
per tutto il tempo.
Draco
non aveva dormito per niente quella notte, eppure non sembrava affatto
stanco.
Anzi,
ad Alexis sembrava più bello e
perfetto che mai.
-Come
ti senti?-
Le
domandò apprensivo, continuando a sfiorarle il braccio e
stringendole l’altra
mano con affetto.
La
ragazza non dovette neanche pensarci su.
Sorrise,
radiosa come non era più da tempo, e i suoi occhi brillarono
ancora una volta
di felicità.
-In
Paradiso.-
Rispose
con un sussurro sincero e dolcissimo.
-Grazie
per essere stato qui con me, stanotte.-
Draco
la guardò serio e poi le scostò i capelli dalla
fronte con una lenta carezza.
-Dovere.-
Si
limitò a rispondere.
Se
c’era una cosa che Alexis aveva imparato a conoscere di Draco
era che quando si
sentiva imbarazzato, tendeva a chiudersi in se stesso, quasi avesse
paura di
rivelare ciò che davvero provava.
Ma
a lei andava bene così: un giorno avrebbe imparato ad
accettare i suoi
sentimenti e allora avrebbero gioito insieme delle loro scelte.
Poi
accadde qualcosa che mai si sarebbe
aspettata.
Lo
guardò dal basso e scrutò ogni particolare di
quel viso d’angelo peccaminoso.
Si
soffermò su quelle labbra perfette e carnose, con il
desiderio di sentirle sue.
E
poi, senza sapere come, il suo corpo si mosse da solo e
annullò la poca
distanza tra i loro visi, sfiorandole con le proprie, delicatamente, in
un
bacio dolce e semplice, senza osare tuttavia spingersi oltre.
Aprì
gli occhi, rossa in viso, e lo guardò seria, il cuore che
frullava le sue ali
in petto, frenetico.
E
poi, finalmente, lo disse.
-
Draco…io…io credo…di amarti..-
Non
era che un semplice sussurro, eppure era così carico di
sentimento ed emozione,
che a lui arrivò in pieno come una freccia dritta nel cuore,
che gli fece
mancare un colpo.
La
guardò incredulo, in un primo momento, non sicuro di aver
sentito bene.
Ma
quegli smeraldi sinceri e sfolgoranti urlavano quelle parole
così semplici ma
cariche di un significato così denso da rendere chiunque
incapace di controllare
le proprie reazioni.
-Cosa
hai detto?-
Lo
sguardo serio di Draco bruciò nel suo, con
un’intensità tale da farla tremare.
Arrossì
di nuovo violentemente sotto la potenza di quell’occhiata
carica di
consapevolezza ardente.
-Hai
sentito benissimo…Non farmelo ripetere…-
Mormorò
a disagio, balbettando qua e là, per poi nascondere il viso,
imbarazzatissima,
sul petto del giovane.
Draco
continuò ad osservarla, rendendosi conto ogni secondo di
più quali fossero le
caratteristiche tanto speciali che gli avevano fatto perdere la testa
per lei.
Alexandra
Black era bella.
Ma
non di una bellezza effimera o volgare, tipica delle ragazze che aveva
sempre
conosciuto.
Era
una bellezza semplice e timida, senza alcuna presunzione.
Una
bellezza delicata come il petalo di una di quelle rose blu che a lei
piacevano
tanto.
Ed
era fragile, ma possedeva una dolcezza elegante come una farfalla che
ha appena
scoperto la gioia di volare.
Ma
soprattutto era vera e sincera.
E
quegli occhi verdi – quei frammenti di chiaro smeraldo
– lo rendevano incapace
di respingerla.
Incapace
di non volerla.
Incapace
di non amarla.
Le
sfiorò il viso con la mano, fino a raggiungere il mento e
prenderlo con
delicatezza tra le dita. Le sollevò lentamente il capo, fino
a che quegli
smeraldi sinceri non incontrarono quelle monete argentee, liquide di
desiderio.
Si
guardarono in silenzio, per attimi che sembrarono infiniti.
-Io
non credo di amarti, Alexandra Black…Ne sono sicuro.-
Soffiò
poi lui, prima di annullare di nuovo la distanza tra le loro labbra e
coinvolgerla in un nuovo
bacio.
Un
bacio desiderato, colmo di ardente passione.
Un
bacio colmo di amore.
Quando
si lasciarono, avevano entrambi il fiato corto e il cuore che batteva
furioso
nel petto.
Ad
Alexis vorticava anche un po’ la testa, per
l’intensità dell’emozione provata.
Si
guardarono ancora, mai davvero sazi l’uno
dall’altra.
Alla
fine Draco le sorrise, bello e sincero come non lo aveva mai visto.
Felice,
finalmente.
E
la consapevolezza di essere lei il motivo della sua
felicità, le riempiva il
cuore, che esplodeva in una continua rincorsa di battiti e le scaldava
piacevolmente il petto e le faceva frullare le farfalle nello stomaco.
Draco
le sfiorò una deliziosa guancia arrossata con la punta delle
dita.
-Ora
devo andare…-
Le
sussurrò, i loro visi ancora così vicini che il
suo respiro gelido le sfiorò le
labbra umide di baci.
Alexis
lo guardò per un secondo e poi scosse freneticamente la
testa, lasciando che i
neri capelli le si riversassero disordinatamente sul viso e sulle
spalle.
-No,
non andare…-
Si
lamentò mettendo il broncio e accoccolandosi contro il suo
petto.
Draco
sogghignò divertito e le accarezzò i lunghi
capelli.
-Non
fare i capricci mia bella Black…-
Le
mormorò in un orecchio, scendendo ad accarezzarle la
schiena, quasi in un punto
provocatorio, ma si fermò appena in tempo –con
grande autocontrollo- e risalì a
sfiorarle i capelli.
La
piccola Potter rabbrividì, ma non si arrese.
Si
era appena svegliata da un sogno meraviglioso per rendersi conto che
era tutto
reale.
Che
il suo paradiso era lì, accanto a lei.
E
che per una volta non aveva bisogno
di cercarlo nella sua mente.
-Hn…-
Fu
la sua unica risposta lamentosa, mentre saliva a circondargli il collo
con
braccia, il viso ostinatamente nascosto su di una spalla di lui che, al
contatto
così diretto, fremette leggermente.
-Dai,
non andare via…Rimani qui con me…-
Miagolò
lei maledettamente sensuale.
Cominciava
a capirci qualcosa quella piccola peste inesperta.
Draco
sogghignò ancora, divertito.
Voleva
la sfida?
E che sfida fosse.
Sarebbe
stato così sensuale che avrebbe ceduto in pochi istanti con
quella strategia.
Scese
di nuovo ad accarezzarle i capelli, per poi stringerla possessivamente
a sé con
un braccio, circondandole la vita.
-Ti
ho sempre detto che non ti conviene giocare con me, mia piccola
Black…-
Le
sussurrò malizioso nell’orecchio, con una punta di
studiata cattiveria che la
fece rabbrividire.
Le
prese i polsi, allacciati dietro il suo collo, e la
allontanò da sé senza
difficoltà alcuna, quasi fosse una fragile bambolina di
porcellana.
Alexis
lo guardò imbronciata, ma gli occhi, quei meravigliosi occhi
di polvere di
stelle, sorridevano contenti e furbi.
Quanto
era bella la sua piccola Black
in quel momento?
Con
i capelli neri sparpagliati sulle spalle.
Gli
occhi di smeraldo scintillanti di felicità.
Le
gote deliziosamente arrossate.
Il
labbro inferiore sporto in avanti.
E
quel corpo piccolo, ma che gli mozzava il fiato, fasciato solo dalla
leggera
camicia da notte.
Dio,
quanto la desiderava.
L’avrebbe fatta sua, in quel momento,
se avesse potuto.
Invece
si limitò a ghignare, prendendole i polsi con una sola mano
e portandole una
ciocca di capelli dietro l’orecchio con l’altra.
-Perché
perderesti ancora prima di cominciare…-
Concluse,
avvicinandosi di nuovo così tanto al suo viso, che i loro
nasi si sfiorarono e
il respiro gelido di quelle parole le scese delizioso lungo la gola.
E
poi la baciò di nuovo.
All’inizio
un bacio lento.
Semplice.
Delicato.
Quasi,
come sempre, avesse paura di farle del male anche solo sfiorandola in
modo più
deciso.
Fu
lei a prendere l’iniziativa questa volta, sfiorandogli il
labbro inferiore con
la lingua, mentre, liberati i polsi dalla stretta per nulla convinta,
gli
posava le mani sul petto, lambendogli le spalle forti, le braccia
sottili, il
petto marmoreo, i capelli fini…
Il
bacio si fece improvvisamente carico di desiderio, abbandonando ogni
dolcezza.
E
le lingue si trovarono immediatamente, in un gioco di rincorse,
intrecci, dolci
carezze e innumerevoli ed eleganti danze.
Draco
le prese il viso tra le mani, quasi per sentirla ancora più
vicina.
Ancora
più sua.
E
Alexis continuava a sfiorargli ogni parte del corpo alla quale
arrivava, con
carezze lente e cariche di una sensualità che, sinceramente,
non si
riconosceva.
Ma
infondo, cosa importava?
Nella
mente obliata da quel bacio possessivo, nulla aveva più
importanza.
Se
non loro e il loro amore.
Poi,
improvvisamente, Draco le lasciò andare il viso e le sue
mani corsero a fermare
quelle di lei, prendendola di nuovo per i polsi e bloccandola con una
presa
ferrea.
Se
avesse continuato così, sarebbe
impazzito.
Continuando
a baciarla con quell’ardore, con quella passione,
catapultò lentamente la
situazione, finchè non fu lei a trovarsi distesa con la
schiena sul letto.
Le
strinse delicatamente la vita tra le gambe, trattenendole i polsi sulla
testa,
mentre continuava a baciarla, quasi con violenza.
Ma
non era una violenza cattiva.
Non
era intenzionata a farle del male.
Solo
a farle perdere il controllo del proprio cuore –sarebbe
esploso presto, lo sentiva-
e delle proprie emozioni.
Ma
soprattutto, per marchiarla, ancora una volta, come propria e di
nessun’altro
al mondo.
Le
lasciò andare le labbra per scendere a baciarle morbidamente
il collo,
lasciando una scia di baci lungo tutto il profilo del viso.
Erano
baci sensuali e provocatori, che la fecero fremere di paura ed emozione.
Poi,
lentamente, Draco tornò ad impadronirsi di quelle labbra di
albicocca che tanto
amava, divorandole vorace, mai dissettato davvero da sapore che avevano.
Quando
si lasciarono, lentamente e con delicatezza, avevano entrambi il fiato
corto,
ma Alexis stava decisamente peggio.
Respirava
con una velocità assurda per tornare ad avere un battito
cardiaco regolare.
Ma
al tempo stesso, non si era mai sentita meglio di così.
Draco
le sorrise sornione, come un gatto, decisamente più veloce a
riprendersi.
-Stai
mettendo a dura prova il mio auto-controllo, bella
Black…E’ meglio che vada…O
non so quello che potrei farti ora…-
Dichiarò
minaccioso, eppure il sorriso che gli illuminava lo sguardo argenteo
parlava da
solo.
Alexis
avrebbe voluto fermarlo di nuovo, ma si limitò ad annuire,
ancora senza fiato.
-Ci
vediamo dopo.-
Proferì
poi secco, lasciandole andare i polsi e sfiorandole il viso in una
carezza, con
la punta delle dita.
Si
guardono ancora per qualche minuto, poi lui smontò dal letto
e senza guardarsi
indietro, uscì dall’infermeria, con il cuore
leggero e finalmente completo.
Alexandra
rimase a fissare la porta chiusa, con ancora il cuore fuori controllo.
Eppure,
ora, anche lei si sentiva finalmente completa.
E,
con il sorriso sulle labbra e il cuore che ancora frullava frenetico
contro le
costole, si riaddormentò.
E
il dolce sapore di fredda pioggia la
accompagnò nei suoi sogni.
Stava
sognando.
Lo
sapeva benissimo, questa volta ne aveva la certezza matematica.
Il
fattore principale che le confermava questo pensiero, era il luogo.
Si
trovava in un bellissimo campo, sul quale la luce lunare faceva sfoggio
dei
suoi soffusi e pallidi raggi, che le illuminavano il viso come una
fredda pioggia
di diamanti scintillanti.
Era
seduta accanto a qualcuno, poggiata con il viso su di una spalla.
Era
lui, il ragazzo che spesso l’aveva aiutata nei suoi incubi.
Il
profumo di pioggia fresca era inconfondibile.
Eppure,
sebbene sapesse di conoscerlo, nei suoi sogni non riusciva mai a
ricordare chi
davvero fosse.
Nonostante
lei sapesse chiaramente chi
era.
Come
al solito, non riusciva a vederlo in viso.
Con
il capo poggiato ad una sua spalla, stava osservando le lucciole e le
piccole
fatine luminose che si rincorrevano in una danza elegante, davanti ai
loro
occhi.
Dopo
quella che sembrò una silenziosa ma piacevole
eternità, Alexis socchiuse lo
sguardo con un sorriso gentile.
-Verrà
mai il giorno in cui mi dirai chi sei…?-
Gli
domandò, con un sussurro carico di delicatezza.
Lo
sentì sorridere divertito, mentre lanciava con eleganza i
petali di quella
margherita bianca che aveva preso tra le mani, lasciando che il vento
leggero
di quella splendida nottata li portasse a danzare con le lucciole e le
fate.
-Ma
certo, Alexis…Prima di quanto immagini.-
Soffiò
con voce sottile, mentre abbandonava nelle braccia leggere del vento
anche lo
stelo ormai privo di florida bellezza.
Poi
lo vide voltarsi lentamente e lambirle il viso con una carezza, prima
di
prenderglielo tra le mani e stringerlo delicato, quasi stesse sfiorando
un
oggetto fragilissimo.
Alexis
alzò lentamente lo sguardo, fino ad incontrare quelle labbra
perfette, che si
aprivano in un sorriso sincero.
E
poi scorse il naso, diritto, piccolo, elegante.
Stava
per arrivare allo sguardo e risolvere l’enigma,
quando…
Bom!
-Ehi…Fai
piano, non vorrai svegliarla!-
-Scusa,
non l’ho fatto apposta.-
Alexis
si voltò, abbandonando il ragazzo, per vedere chi ci fosse
lì con loro.
Ma
l’unica cosa che vide furono le fate e le lucciole luminose
continuare a
muoversi nella loro danza elegante.
Chi
è che aveva parlato?
Eppure,
quelle voci le erano davvero familiari.
-Alexis…?-
Il
misterioso ragazzo ricatturò la sua attenzione, tanto che
lei si voltò di nuovo
ad osservarlo, tornando a guardare quelle labbra perfette e carnose,
quel naso
elegante e poi…
-Sono
contenta di vederla finalmente serena…-
-Sì,
anch’io…Povera piccola, mi ha fatto davvero
preoccupare ieri sera…-
Ancora
quelle voci, che la costrinsero a voltarsi, di malavoglia.
Il
ragazzo misterioso sbuffò, non davvero infastidito.
Quasi
intenerito.
Le
prese di nuovo il viso tra le mani e la voltò,
avvicinandolesi così tanto che
lei non riuscì a metterlo a fuoco.
Le
loro labbra si sfiorarono in un bacio veloce.
-Torna
dai tuoi amici, Alexis…-
Le
soffiò.
E
in un attimo, la ragazza si ritrovò ad abbracciare
l’aria.
Il
sole era ormai alto nel cielo azzurro di quella splendida mattinata,
quando
Alexis Lily Potter riaprì i suoi occhi, ritornando
lentamente alla realtà.
I
raggi, più luminosi rispetto a prima, invadevano quasi
violenza l’infermeria,
risplendendo con forza sulle pareti e sull’intero arredamento
bianchissimo.
E
arrivarono, lenti e inesorabili, a colpirle il viso, costringendola a
destarsi
di malavoglia da quel sonno piacevole che stava finalmente consumando
dopo una
settimana di sofferte notti.
Aprì
lentamente quegli occhi simili a brillanti smeraldi incastonati, ma ci
volle un
po’ prima che riuscisse ad abituarsi alla luce intensa e a
mettere a fuoco le
immagini.
Non
era sola e questo lo aveva capito quando quelle voci, piccoli sussurri
che non
erano sfuggiti al suo sonno leggero, avevano interrotto il suo sogno
magico.
Qualcuno
le sfiorò delicatamente una guancia.
-Alex…Sei
sveglia?-
Le
chiese una voce maschile, carica d’ansia gentile.
Ancora
con un piede nel mondo dei sogni, la domanda le arrivò
all’orecchio bassa,
quasi fosse stata formulata a chilometri di distanza da lei.
Strinse
di nuovo gli occhi, prima di mugugnare qualcosa di poco preciso e
sollevare le
braccia al cielo, stiracchiandosi.
Quando,
finalmente, riuscì a tenere gli occhi aperti e a mettere a
fuoco ciò che le
stava intorno, li vide.
Seduti
su due sgabelli, accanto al letto, c’erano Blaise e Diamond.
Sorrise
al loro indirizzo, radiosa come uno di quei tanti fasci luminosi che le
sfioravano il viso.
-Ehi,
ragazzi…-
Sussurrò,
ancora tramortita dal sonno appena interrotto.
Le
espressioni ansiose che avevano segnato i loro visi stanchi, si erano
rilassate
subito dopo quel meraviglioso sorriso.
Blaise
si era lasciato cadere pesantemente sullo schienale dello sgabello,
sospirando
sollevato, mentre socchiudeva gli occhi e si portava una mano a
coprirli, con
un sorriso confortato.
La
reazione di Diamond era stata più drastica.
Senza
sapere nemmeno lei il perché, era scoppiata a piangere
rumorosamente, prima di
fiondarsi sul letto e stringere Alexis a sé, rasserenata dal
fatto che la sua
piccola amica si fosse finalmente ripresa.
Per
calmare quella furia dai capelli biondi ci vollero ben dieci minuti e
altri
dieci per convincerla a lasciar andare Alexandra, che stava soffocando
in
quell’abbraccio stritolatore.
Tornati
ognuno al proprio posto, i tre ragazzi si guardarono in silenzio, prima
di
scoppiare a ridere, senza riuscire a trattenersi.
Era
così bello stare lì, con loro.
Con
loro che si preoccupavano così tanto per lei.
Con
loro che avevano sempre tante attenzioni.
Con
loro che, nel modo più semplice e bello, le volevano bene.
E
poi tra le risate, scesero le lacrime.
Le
guance arrossate di Alexis Lily Potter si rigarono di argentee stille
brillanti, lasciate cadere da quei deliziosi smeraldi, ora liquide
pozze in cui
perdersi.
E
prese a singhiozzare forte, senza controllo, destando
l’immediata serietà dei
ragazzi che aveva dinanzi.
L’infermeria
si fece silenziosa di risate e colma solo di singhiozzi.
Blaise
e Diamond la guardarono preccupati, temendo per un’improvvisa
ricaduta.
Com’era
potuto succedere?
Eppure
fino a pochi secondi prima sembrava stare così bene.
Zabini
si alzò cauto dallo sgabello, avvicinandolesi e asciugandole
le lacrime.
-Alex…Principessa,
che ti prende? Ti senti male?-
Le
domandò appensivo.
La
ragazza lo guardò dal basso, le lucide lacrime che le
rigavano quel visino
piccolo erano un affronto per il cuore.
Stava
per dire a Diamond di andare a cercare Madama Chips, quando qualcosa in
lei lo
bloccò.
Era
il suo sguardo.
Quando
lo zaffiro incontrò lo smeraldo tutto fu improvvisamente
chiaro.
Quelli
non erano occhi sofferenti.
Non
erano occhi tristi.
Erano
occhi colmi di una felicità così grande da non
poter essere trattenuta in alcun
modo.
E
poi, Alexis gli sorrise.
Un
sorriso ampio tra le lacrime di gioia.
Quello
era il sorriso più bello e sincero che Blaise
Elìas Zabini avesse mai visto in
vita sua.
Così
meraviglioso da far battere il cuore non solo a lui, ma anche alla
biondina
dietro, che osservava la scena preoccupata.
Alexis
scosse la testa e chinò il capo, senza mai smettere di
sorridere.
-Sto…Sto
bene…è solo che…-
Balbettò
tra i singhiozzi sommessi, prima di rialzare il viso verso i due
ragazzi.
I
raggi di sole che le sfioravano le guance, facevano brillare i diamanti
di
lucido pianto e la rendevano bellissima, come una piccola e deliziosa
dea
dimenticata.
-…Che
sono felice…!-
Esclamò
alla fine, continuando a piangere rumorosamente contenta.
Diamond
e Blaise la osservarono sorpresi, mentre un piacevole calore scaldava
loro i
petti. Poi sorrisero all’indirizzo di quella piccola
Serpeverde e la
abbracciarono affettuosi.
Diamond
pianse ancora e Blaise le coccolò entrambe, come bambine.
<< I
veri
amici amano condividere i momenti
preziosi che la vita riserva loro,
come le piccole cose dell'esistenza
per cui vale la pena di vivere ogni giorno. >>
Quando
la porta dell’infermeria si aprì, producendo nel
silenzio riempito solo dai
singhiozzi il tipico rumore di una serratura che scatta, i tre
sciolsero
l’abbraccio.
Asciugandosi
le lacrime con i dorsi delle mani, Alexis, di fronte alla porta, fu la
prima a
vedere la figura eterea di Draco Lucius Malfoy, appoggiato con le
spalle ad
essa.
Un
sorriso le illuminò il visino, rendendola, se possibile,
ancora più graziosa.
-Ehi,
giù le mani, lei è solo mia!-
Proferì
con voce profonda e minacciosa.
Ma
negli occhi d’argento era evidente la nota divertita che li
colorava.
Blaise
e Diamond si voltarono a guardarlo, il primo con un sorrisetto
malizioso sulle
labbra piene, la seconda ancora con le lacrime ad inumidirle gli occhi.
-Cazzo
Blaise, che hai detto per ridurle in questo stato pietoso?-
Domandò
poi, sogghignando serafico all’indirizzo del moretto.
-Semplice:
ho comunicato loro che stavi arrivando.-
Rispose
con semplicità, scrollando le spalle.
Quando
Draco lo mandò gentilmente in quel posto con un gestaccio,
sghignazzò
divertito.
Anche
Diamond e Alexis scoppiarono a ridere, non riuscendo più a
trattenersi.
-Bene,
direi che è ora che noi togliamo il disturbo, giusto Cherin?-
Se
ne uscì Blaise molto vago, lanciando un occhiolino malizioso
ad Alexandra, che
abbassò il viso, arrossendo lievemente.
Diamond
si voltò a guardarlo confusa e poi scosse la testa,
lasciando che i biondi
capelli corti le frustassero il viso.
-Ma
coooome? Finalmente Alex sta bene, voglio restare un po’ con
lei!-
Si
lamentò, voltandosi a guardare l’amica che sorrise
divertita.
Blaise
le lanciò un’occhiata disperata, mentre si alzava
elegante dallo sgabello e la
prendeva delicatamente per un braccio.
-No,
Diamond. Noi dobbiamo andare…a fare
quella cosa.-
Proferì
deciso, piantandole lo sguardo sicuro nel suo.
-Quale
co…?-
Cominciò
a domandare, ma quando gli zaffiri blu si puntarono per un secondo
sulla figura
del biondino poggiato ancora alla porta, l’alba della
comprensione sorse
finalmente in lei.
-Aaaaah!
Sì! Quella cosa!-
Proferì
ad alta voce, recitando in modo davvero pessimo.
Si
voltò verso Alexis e la strinse a sé affettuosa,
prima di lasciarle un bacio
sulla guancia.
-Dopo
mi racconterai…-
Le
sussurrò maliziosa in un orecchio, facendole un occhiolino.
Alexis
abbassò lo sguardo imbarazzata, ridacchiando leggermente.
-Ci
vediamo più tardi Alex.-
La
salutò Blaise, accarezzandole il profilo del viso con la
punta delle dita.
La
ragazza annuì con un sorriso e i due Serpeverde lasciarono
la stanza, sotto lo
sguardo di un divertitamente spazientito Draco.
Quando
la porta dell’infermeria si chiuse, finalmente Draco
potè rilassarsi e
sorridere, bello come mai, in direzione della sua piccola Black, che
gli
sorrise di rimando.
Con
un’eleganza fluida, le si avvicinò, incantandola.
-Finalmente
soli…-
Proferì,
sedendosi sul letto.
-Già…-
Rispose
lei, improvvisamente nervosa.
Ora
che si era cambiato, che i capelli erano stati, come sempre, trattenuti
da una
mano di gel, alla quale solo pochi ciuffi sfuggivano, riversandosi sul
viso e
sullo sguardo argenteo, e che i raggi di sole gli baciavano quel
profilo
perfetto ed elegante, Draco le sembrava ancora più bello del
solito.
Che
strani giochetti poteva fare il cuore alla mente, quando questa si
convinceva
di essere finalmente innamorata.
Era
come essersi svegliata da un sogno meraviglioso e scoprire che la
realtà era
ancora meglio.
Le
sembrava di essere stata, fino a quel momento, solo un piccolo
fiorellino
chiuso alla luce del sole, ma che finalmente raggiunto dai raggi di
luna, aveva
aperto i suoi petali, mostrandosi in tutta la sua meravigliosa bellezza.
Lui.
Era Lui, Draco Malfoy, la sua luna.
Le
avvicinò una mano al viso e la sfiorò
delicatamente, come fosse la cosa più
fragile e preziosa che avesse mai avuto.
La
mano piccola e affusolata di lei corse sopra quella grande e gelida,
fermandola
sopra la guancia. Poi, con un sorriso, socchiuse gli occhi.
Draco
rimase ad osservarla, quasi incantato.
Non
poteva crederci che, finalmente, fosse sua.
Le
prese la mano e se la portò alla labbra, sfiorandola con
delicatezza.
Lei
lo osservò imbambolata, arrossendo esageratamente.
Quando
l’argento di quegli occhi dal taglio elegante si
scontrò con lo smeraldo, il
cuore cominciò a batterle frenetico in petto.
Fu
costretta a distogliere lo sguardo, temendo che un infarto fulmineo
l’avrebbe
lasciata morire sul colpo.
Con
un sospiro tremante, fissò interessata una bianca mattonella.
-Sei…Sei
stato un po’ scortese a mandarli via in quel modo…-
Proferì
poi, cercando di sbloccare quella situazione che la stava soffocando.
Dio,
quell’occhiata così penetrante le faceva perdere
il controllo delle proprie
emozioni.
Possibile
che bastasse così poco, con
lui, per farla sentire completamente nuda?
Con
la coda dell’occhio lo vide ghignare, mentre le lasciava la
mano e tornava a
sfiorarle il viso.
Si
mise in ginocchio sul letto, costringendola a voltarsi, e le si
avvicinò così
tanto che i loro nasi si sfiorarono inevitabilmente.
-Dici?-
Le
soffiò ad un centimetro dalle labbra, senza tuttavia
sfiorarle davvero.
Lasciò
che fu il suo respiro a baciarla per lui.
Alexis
lo guardò nervosa e si morse il labbro inferiore.
-Non
riesco a ragionare se mi sei tanto vicino…-
Riuscì
a mormorare, prima di arrossire di nuovo.
Draco
sogghignò soddisfatto, leccandosi le labbra con la punta
della lingua.
Le
portò una mano sul viso, prendendo ad accarezzarle una
guancia e tirandole
delicatamente indietro i capelli.
Era
così bella quando arrossiva in quel
modo.
-Davvero?-
La
provocò, incatenandola con lo sguardo. Si fece ancora
più vicino e lasciò che
le punte dei loro nasi si scontrassero, in un misto di tenerezza e
sensualità.
Senza
più voce, l’unica cosa che Alexis fu in grado di
fare, fu annuire lievemente.
Il
sorriso di Draco si allargò. Sembrava quasi che partisse da
un’orecchio e
finisse all’altro.
-Bhe,
allora un punto per me.-
Mormorò,
prima di socchiudere gli occhi e annullare completamente la distanza
tra le
loro labbra.
Le
sfiorò con delicatezza, continuando a lambirle la guancia
con gentili carezze.
Fu
un bacio breve, ma di certo non meno carico di amore di tutti gli altri.
-Ho
una sorpresa per te…-
Le
mormorò sulle labbra, prima di allontanarsi lentamente.
Alexis
lo guardò disorientata e curiosa, rossa in viso e con il
cuore che batteva
violento contro le costole.
Avrebbe
mai smesso di fargli quell’effetto?
Sinceramente,
sperava di no.
Draco
le sorrise ed estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei
pantaloni.
La
puntò sul letto e mormorò qualcosa.
Dalla
punta del bastoncino uscì una luce celestina che si
accumulò sulle coperte,
sotto lo sguardo curioso della ragazza.
Lentamente
il bozzolo di luce assunse forma e dopo aver brillato per qualche
secondo,
scomparve in mille scintille, lasciando posto ad un enorme e
meraviglioso
bouquet di rose blu, raccolte in una sottile carta bianca.
Alexis
guardò il mazzo meravigliata e un sorriso le si
allargò lentamente sulle
labbra, gli occhi che scintillavano felici.
-Draco…E’…E’…-
Si
voltò a guardarlo e, senza sapere come esprimersi meglio, si
lanciò verso di
lui, circondandogli il collo con le braccia.
E
lo ringraziò nel modo più dolce che conoscesse.
Lo
baciò ancora e ancora.
Lo
sentì sorridere sulle sue labbra, quando si lasciarono.
Alexis
si morse il labbro inferiore e prese il bouquet tra le braccia,
osservandolo
ancora stupita.
Draco
la guardò contento e le sfiorò la guancia con la
punta delle dita.
-Sono
felice che ti piaccia…Ma la sorpresa non finisce
qui…-
Alexis
corrugò la fronte, piegando il visino su di un lato.
Il
ragazzo le fece un occhiolino, prima di prendere a frugare tra le rose
blu.
Estrasse
un bigliettino bianco che le porse con un ghignetto soddisfatto.
Alexis
lo prese e lo scrutò curiosa.
Stava
per aprirlo quando Madama Chips entrò
nell’infermeria interrompendo i due
piccioncini e cacciando Draco per fare tutti i controlli necessari per
accertarsi che la Black stesse davvero bene.
Alexis
osservò la scena divertita e arrossì quando Draco
le lanciò un’occhiata
penetrante.
Poi
ripose lo splendido mazzo di rose blu sul comodino –sotto lo
sguardo
divertitamente mal celato dell’infermiera – e
nascose il bigliettino sotto il
cuscino.
Si
lasciò fare tutti i controlli medici e potè
finalmente leggere il contenuto del
biglietto solo un’ora dopo, finalmente sola.
Lo
prese e lo aprì lentamente, rivelando la bella calligrafia
nera ed elegante di
Draco.
“Stasera
ti porto in un posto
speciale. Non dire nulla a nessuno, sarà il nostro piccolo
segreto."
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x Minnieinlove: CuginaH carissima,
sono contenta che il
capitolo precedente ti sia piaciuto tanto! Spero vivamente che anche
questo ti
sia piaciuto altrettanto!!^___^ A breve aggiornerò di nuovo
anche la storia di
Lucius e Cissy! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando! E aggiorna
presto la
tua storia è_____é che la sto aspettando con
ansia^^
x
BlackFra92: Ehilà
carissima Fra! Eccoti finalmente il
nuovo capitolo!^____^ Grazie mille per i complimenti che mi hai fatto,
sul
serio */////* sei un tesoro!^w^ E se ti piace la Saga di Twilight e
magari
preferisci un certo lupacchioto, ti invito a leggere la fic che
posterò in
seguito!^___^
Passando a
rispondere alla tua domanda: Alexandra non dovrebbe essere la presunta
sorella
di Narcissa, ma la presunta cugina *perché dovrebbe essere
la sorella di Sirius
e Sirius e Cissy sono cugini*. Comunque sì, Narcissa sa, e
se tu ben ricordi
qualche capitolo indietro Draco mandò una lettera alla
madre. Ancora non ho
rivelato il contenuto della lettera e della risposta, ma non
preoccupati,
saprai tutto a tempo debito ^___^
Spero vivamente
che questo capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia voglia di farmi
sapere che
ne pensi, per me è importante!!^____^
Inoltre se vuoi
vieni a visitare il mio forum e magari iscriviti anche, mi farebbe
davvero
piacere!
Un bacione enorme
=*
x
elita: Carissima elita,
finalmente rieccomi!! Con un po’ di ritardo
alla fine sono riuscita a postare il nuovo capitolo! Se ti è
piaciuto lo scorso
allora spero che anche questo ti sia piaciuto altrettanto!^______^ Son
contenta
che tu abbia deciso di non uccidermi, anche perché se no
niente seguito di
questa storia ù___ù Tra breve
aggiornerò anche Pieces Of A Broken Life, la
Lucius/Narcissa, ti aspetto anche di là allora!!^-^
Fammi sapere che
ne pensi, mi raccomando!!^____^
Per quanto
riguarda la tua domanda, come ho detto più volte, questa
storia dovrebbe
teoricamente dividersi in ben 6 volumi differenti, di cui questo
è il primo, perché
dovrebbe ripercorrere tutti i libri! Però è solo
un progetto, per il momento mi
accontento di finire questo XD
Ora ti lascio e
spero di sentirti presto!
E vieni anche sul
mio forum se ti va!
Un bacione
enorme!=*
x
Melikes: Ciao carissima!
Innanzitutto benvenuta in
questa storia!^^ E grazie mille per la lunga recensione dettagliata *mi
piace
tantissimo leggerne di così* e per i complimenti!
Già, la
situazione era davvero critica, ma come hai visto ora le cose stanno
nettamente
migliorando e finalmente c’è un po’ di
felicità anche per i nostri piccoli
protagonisti!
Per il Draco OOC,
non saprei.
Infondo, nel
libro non abbiamo mai visto un Draco veramente innamorato. E io ritengo
che pur
essendo freddo, orgoglioso e sprezzante, quando entra in gioco
l’amore tutto
cambia!
Non credi?^^
Spero comunque
che questo capitolo ti sia piaciuto almeno quanto l’altro e
che tu abbia voglia
di farmi sapere che ne pensi anche questa volta, per me è
importante!^^
Inoltre, se ti
va, vieni sul mio forum, mi farebbe davvero piacere!!
Un bacione
enorme=*
x ArtemisLover: Ciao carissima e
benvenuta in questa
storia!! Grazie mille per i complimenti! Son davvero contenta che il
capitolo
scorso ti sia piaciuto tanto! E sono orgogliosa di essere riuscita a
descrivere
la situazione e di essere riuscita a trasmetterti le emozioni che
desideravo! Ecco
a te il nuovo capitolo, spero davvero che ti sia piaciuto!!^O^
Fammi sapere che
ne pensi, mi raccomando ^___^
E se ti va, vieni
sul mio forum, mi farebbe piacere!!
Un bacione enorme
=*
x
le_montagnine: Oddio ragazze, ve
l’ho già detto che vi
adoro?? Mi sa di sì, ma ripervelo non guasta: IO VI ADORO!
Le vostre recensioni
mi fanno ridere e mi rendono davvero contenta!! Riescono a dedicarmi
piccoli
attimi di puro divertimento in questa grigia vita scolastica che mi sta
uccidendo *avete visto quanti compiti e interrogazioni che
ho?ç__ç*
Comunque vi
invidio un po’: avere un fratello maggiore è una
cosa che ho sempre desiderato,
ma ahimè non è
possibileç___ç Quindi tenetevelo stretto il
vostro perché siete
fortunate ^O^ Comunque Ele se vuoi te la adotto davvero la Isa! E
adotto anche
te*w* Quanto mi piacerebbe avere due sorelle come voi!!*____*
Comunque sono
davvero contenta che il capitolo precedente vi sia piaciuto!! Isa
davvero lo hai
stampato e letto durante la pausa pranzo? Ne sono onoratissima*____*
Bhe spero
vivamente che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto altrettanto!!
E spero che,
ovviamente, vi vada di lasciarmi un’altra delle vostre
bellissime recensioni!!
Inoltre mi
farebbe piacere se veniste sul mio forum, così potremmo
anche conoscerci
meglio!^____^
Un bacione
enorme, spero di sentirvi presto!=*
x miyuko: Geeeeemy!!
Eccotelo il nuovo chappy
*anche se tu in qualità di mia beta reader l’avevi
già letto xD* Fammi sapere
dunque che ne pensi!! Bacioneeee =*
x
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Eccoti il nuovo
capitolo carissima!!^___^
Grazie mille per i complimenti >/////<. Spero ti sia
piaciuto anche
questo capitolo!^____^
Fammi sapere che
ne pensi!!
Un bacione =*
x _bambolina_ :
Carissima!! Eccoti finalmente il nuovo
capitolo! Mi scuso per il ritardo, ma come hai potuto leggere nella
presentazione, sono stata super impegnata!
Grazie mille per
tutti i complimenti che mi hai fatto, mi hanno resa davvero felice*___*
Spero che anche
questo nuovo capitolo intriso di smancerie romantiche ti sia piaciuto!
Fammi sapere che
ne pensi, mi raccomando, per me è importante!^-^
Inoltre, se ti
va, vieni sul mio forum, mi farebbe immensamente piacere!!
Un bacione enorme
=*
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Capitolo 23 *** Fidati di me ***
Dopo
quello
che si puo’ definire davvero un vergognosissimo ritardo,
eccovi il seguito di
questa fan fiction.
Non ho
parole per scusarmi con voi, ma ve lo avevo promesso: questa storia non
rimarrà
inconclusa, ma verrà portata a termine, anche se dovessi
metterci un altro
lungo anno –e spero di no.
In ogni
caso, se qualche lettrice/lettore è ancora rimasto fedele a
questa storia e
ancora sta aspettando il seguito, bhe eccovelo.
Chiedere
ancora scusa non servirebbe a nulla, quindi vi lascio a questo tanto
atteso
capitolo, ringraziandovi di cuore per il sostegno che avete mostrato
fin’ora e
che continuate a mostrare.
Grazie
con tutto il mio cuore per:
Oltre
15mila lettura
32 Seguiti
70 Preferiti
116 Recensioni
E’
soprattutto
per voi che ho deciso di non abbandonare questa fic!
E neanche
tutte le altre storie che ho qui su EFP e che vi invito a leggere,
lasciandovi
i link.
Pieces Of A Broken Life
[Harry Potter]
Trama:
Narcissa Black Malfoy non era quella
che si poteva definire, esattamente, una donna felice.
Nella sua vita ne aveva passate davvero tante, decisamente troppe.
Questa che vi racconterò – anzi che Narcissa Black
stessa, detta
affettuosamente Cissy da quelle persone che, di affetto e amore da
donare ne
avevano davvero poco, vi racconterà – non
sarà una storia veramente felice.
Ma neanche interamente triste.
Questa sarà LA Storia.
Sarete pronti, voi, per ascoltarla?
Sarete abbastanza coraggiosi da arrivare fino in fondo, per rivivere
quello che
mai nessuno dovrebbe provare sulla propria pelle?
***
-Ogni sospiro ci porta via un frammento di
felicità, non lo sapevi?-
-No, non lo sapevo...Come fai a prendere questa cosa del matrimonio
così
semplicemente?-
-Non credo che se mi mettessi a sbraiatare cambierebbe qualcosa.-
-No, in effetti. Ma ti renderebbe più umano...Questa sera
sto abbandonando
molti frammenti di felicità.-
-Li recupereremo insieme. Questa è una promessa.-
-E…E se qualcosa andasse storto? Se non riuscissi ad
innamorarmi di te, Lucius?
Io…Io non voglio finire in un matrimonio senza amore come
mia madre!-
-Non succederà. Fidati, Cissy: riuscirò a farti
innamorare di me.-
Queens
Park ~
Il Viale Dei Sogni Infranti
[Originale]
Trama: Cybil
Rose è la figlia di un illustre
duca d'Inghilterra, erede al trono in quanto la famiglia reale non ha
più
discendenti diretti e suo fratello Chris ha apertamente dichiarato di
non voler
diventare re - che poi, visto il suo caratteraccio, è meglio
così. Manca poco
meno di un anno all'incoronazione ufficiale e così la
ragazza è costretta a
restare chiusa in casa, per imparare tutto ciò che
è bene sapere per una futura
regina. Eppure, non è che la vita di una principessa sia
tutta rose e fiori! E
le lezioni sembrano più una sorta di prigionia forzata alla
quale il padre la
sottopone e dalla quale, spesso e volentieri, fugge via, coperta dal
fratello,
per far visita a Londra. Solo che, proprio durante una delle sue
'gite', si
imbatte in tre tipi poco raccomandabili, che cominciano ad
importunarla. Per lo
meno fino a quando non arriva in suo aiuto un giovane misterioso, molto
forte,
che la salva.
Ed è qui che inizia la nostra storia. Una storia lunga e
complicata. Una storia
fatta di amore, amicizia, affetto, bugie, illusioni e inganni che vi
accompegneranno
fino alla fine del viale dei sogni infranti.
***
Feci per voltarmi, quando una voce mi fece sobbalzare,
spaventandomi.
-Ti sei svegliata.-
Osservò qualcuno.
Non conoscevo la sua voce, però mi era familiare. Era calda,
bassa, ma al tempo
stesso calibrata e priva di vera espressività.
Colta di sorpresa scattai a sedere, guardandomi intorno allarmata. Ero
a casa
di uno sconosciuto, nel suo letto e c’era un buio
agghiacciante delle mie
ultime ore, di cui non ricordavo nulla, non potete biasimarmi se reagii
in quel
modo.
-Sta tranquilla, sei al sicuro ora. –
Mi rassicurò e, ignorando il capo giro e il dolore che
riprendeva a torturarmi
la testa, riuscii a trovare la sua figura. Appoggiato allo stipite
della porta
che avevo intravisto precedentemente, con le braccia incrociate al
petto, il
capo abbandonato su di un lato e la frangetta sfilacciata di capelli
neri e
rossi che gli accarezzava la guancia destra, nascondendo appena
l’occhio, c’era
Lui.
~Un
Particolare In
Più~
[Fidati di me
Ho sbagliato anch'io
Quando per paura non ho fatto a modo mio
Fidati di me
Non buttarti via
Anche se il regalo di un miracolo non c’e’
Almeno fidati di me.]
La
mattina era passata abbastanza velocemente, se si considerava il fatto
che era
rimasta a fissare il soffitto bianco dell’infermeria per
tutto il tempo.
Non
aveva più sonno e la sua mente vagava negli ambiti
più fantasiosi della sua
immaginazione, mescolando ricordi e sogni che le facevano battere il
cuore e la
facevano sorridere come un’ebete.
Si
sentiva decisamente bene e fosse dipeso da lei si sarebbe alzata
immediatamente
e sarebbe andata a lezione – aveva perso fin troppi giorni di
scuola in
quell’ultimo periodo. Ma Madama Chips era stata chiara: non
l’avrebbe lasciata
uscire da lì fino al giorno dopo.
‘Il corpo è molto
più vulnerabile dopo il
malessere che durante!’
Aveva
risposto, indignata dalle proteste che Alexis aveva avanzato. Poi se ne
era
andata, raccomandandole di riposare, perché ne aveva bisogno.
Ma
dopo aver letto il messaggio di Draco, non era neanche riuscita a
pensare di
chiudere occhio, troppo emozionata.
Sperava
solo che riuscisse a convincere Madama Chips a lasciarla andare per
quel
pomeriggio: le sarebbe dispiaciuto spostare la serata. Già
mezza giornata le sembrava
un’attesa troppo lunga!
Ora
stava aspettando Diamond, che era andata a trovarla dopo pranzo e che
adesso
era corsa a prenderle un vestito per la serata –appena aveva
saputo dell’invito
di Draco, era partita con uno sproloquio di spiegazioni eccitate, nelle
quali
aveva dato una serie di motivi del perché, del come e del
quando, affermando
che non importava quel che diceva quella ‘vecchia
zitella della Chips’; lei doveva andare, quella
sera, e aveva bisogno di
aggiustarsi, di farsi bella e di avere un vestito elegante che ‘togliesse il respiro a quel superbo di
un
Malfoy’. E senza lasciarla neanche ribattere, era
corsa via alla ricerca di
‘quel vestito fantastico comprato
qualche
settimana prima ancora mai messo e che sarebbe stato perfetto’
Diamond
era sparita ormai da un buon quarto d’ora, quando la porta
dell’infermeria si
aprì di nuovo. Aspettandosi di vedere l’amica con
chissà quale vestito
elaborato ed esageratamente elegante tra le mani, si costrinse ad
assumere
un’espressione a metà tra il disperato e il
divertito. Ma il sorriso le scivolò
via dalle labbra, perché la figura minuta e dai biondi
capelli che si era
immaginata, nella realtà era stata sostituita da quella di
un ragazzo alto, con
scompigliati capelli neri e inconfondibili occhi verdi.
Suo
fratello, il famoso Harry Potter, era lì, di fronte a lei, e
la osservava
contrito e teso.
-Ciao
Alex…-
Il
tono di Harry era sommesso, eppure conservava quella sfumatura
piacevolmente
calda che la faceva sentire bene. Sempre.
-Ciao…-
Si
limitò a rispondere al saluto. Anche il suo tono era
piuttosto timido ed
evidentemente a disagio.
Com’erano
potuti arrivare a quei
livelli?
-Posso…?-
Le
domandò, indicando lo sgabello vicino al suo letto che,
pochi minuti prima, era
stato occupato da Diamond.
Alexis
si sforzò di sorridere e annuì, invitandolo ad
avvicinarsi. Harry seguì
l’invito, con un cenno del capo, e prese posto, non prima di
aver rifilato
un’occhiata indiscreta al bouquet di rose blu, poggiate sul
comodino. Chissà
perché, ma credeva perfettamente di sapere chi gliele avesse
regalate. Storse
le labbra, al pensiero, e tornò a guardare la ragazza, che
aveva abbassato lo
sguardo sulle mani che si stava torturando in grembo.
Sospirò, cercando di
assumere un comportamento gentile, perché non voleva vederla
triste di nuovo,
come quella sera.
-Come
stai?-
Riuscì
a domandare dopo qualche minuto di teso silenzio.
Alexis
alzò il viso, lentamente, e ancora una volta tirò
un sorrisino sulle belle
labbra. Prese un respiro profondo, quasi cercasse le parole giuste per
rispondere a quella semplice domanda.
-Bene,
adesso.-
Proferì
poi, non trovando niente di meglio da dire. O di più
veritiero. E’ vero, era
stata decisamente male nell’ultima settimana; ma ora, si
sentiva in paradiso.
Si
portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
scrutando il fratello di
sottecchi.
-E
tu?-
Gli
chiese poi, con tono delicato.
Harry
non le sembrava ancora arrabbiato o deluso, come quella sera,
però aveva ancora
un’espressione strana…tesa, ecco.
Lui
si limitò a sorridere mesto e a stringersi nelle spalle.
-Bene,
suppongo.-
Nessuno
dei due aveva mai sostenuto una conversazione più forzata e
la cosa faceva male
ad entrambi.
Come
potevano quelle insignificanti incomprensioni, nate da piccole bugie
non dette,
rovinare quello splendido rapporto che erano riusciti a costruire in
quei mesi?
Forse,
si ritrovò a pensare Alexis con dolore, non era
così salda come riteneva, la
loro amicizia. Ma, infondo, come avrebbe potuto esserla? Era basata su
un amore
fraterno non compreso; bugie ed illusioni inesistenti; corti pomeriggi
di
chiacchiere futili. Come aveva potuto sperare di riuscire a ricreare un
rapporto famigliare, senza dirgli realmente chi lei fosse? E come
faceva,
ancora, a nascondergli la verità in modo tanto spudorato?
Per
Sirius. Lo faceva per Sirius.
Sì,
quanto avrebbe ancora potuto illudersi con quella scusa? Non lo faceva
per
Sirius. Non solo, per lo meno. Infondo, cosa avrebbe rischiato il suo
amato
padrino, se Harry e solo Harry avesse saputo la verità?
Sarebbero solo stati
più felici, nel loro affetto, e nessuno avrebbe
più sofferto.
Ma,
arrivata a quel punto, forse, non riusciva più a smettere di
fingere di essere
quella che non era. E affrontare la dura realtà che le si
prospettava davanti,
le sembrava davvero faticoso; specialmente se pensava che ogni cosa
costruita
fino ad allora, sotto la falsa identità di Alexandra
Walburga Black, sarebbe
andata inevitabilmente in frantumi, al cospetto della
verità. E allora, niente
più Serpeverde; niente più Blaise; niente
più Diamond; niente più dell’Harry
che aveva conosciuto; e, inoltre, niente più Draco.
Conoscendo
tutto l’odio che il Principe provava per suo fratello, non
poteva di certo
sperare che tutto restasse come ora, una volta che fosse saltata fuori
la
verità.
Una
volta che lui l’avrebbe vista come Alexis Lily Potter,
sorella minore del suo
più acerrimo nemico.
Quel
pensiero la colse, improvviso, come uno schiaffo in pieno viso.
Draco
l’avrebbe voluta ancora, dopo?
E
se lui si fosse solo innamorato di Alexandra Black e avesse poi odiato
Alexis
Potter?
No,
non era possibile.
Alexandra
e Alexis erano la stessa persona. Solo con nome diverso. Infondo, un
semplice
nome non poteva cambiare le cose.
O
sì?
Decise
di non pensarci, perché non era il momento adatto e ora,
voleva solo vivere la
felicità che l’aspettava. Al futuro e alle sue
conseguenza, avrebbe pensato
poi.
Non
ora. Poi.
Tornò
a guardare Harry, con un sorrisino teso sulle labbra. Prese coraggio
e…
-Alex
io…-
-Harry
io…-
Parlarono
contemporaneamente, comprendosi l’uno con l’altra.
Erano
proprio fratelli, non c’era niente che potesse negarlo.
Si
guardarono ancora imbarazzati, finchè Alexis non
cominciò a ridacchiare, subito
seguita dal moro. E quelle semplici risatine, si trasformarono presto
in vere e
proprie risate. Sane; rilassanti; di totale sfogo; e insieme a qualche
lacrima,
portarono via anche la tensione accumulata che, come per effetto di un
qualche
incantesimo, scomparve, lasciando dietro di sé solo un amaro
retrogusto presto
dimenticato.
-Prima
tu.-
Lo
invitò Alexis, con un cenno della mano, mentre si asciugava
una piccola
lacrimuccia annidata all’angolo dell’occhio destro.
Harry le sorrise e annuì,
poggiando le mani sulle ginocchia e piegandosi appena in avanti. Poi,
si fece
serio all’improvviso, mentre nei suoi occhi calava
un’ombra un po’ malinconica.
-Alex…Io
volevo scusarmi. Per come mi sono comportato la sera della festa di
halloween.
Non avevo alcun diritto di dirti quelle cose o di forzarti a parlare in
quel
modo.-
Aveva
abbassato lo sguardo, forse perché non aveva il coraggio di
guardarla negli
occhi, mentre una nota ferita gli storceva appena le labbra.
Alexis
trattenne il fiato; sentiva il cuore venir attraversato da
un’improvvisa fitta,
tanto dolorosa da farle mancare il respiro.
-Harry
io…-
Cercò
di interromperlo, ma quello rialzò lo sguardo sul suo,
inchiodandola con
un’occhiata seria, facendole intendere che preferiva non
essere interrotto,
altrimenti non sarebbe riuscito a dire ciò che voleva. La
ragazza si morse il
labbro inferiore e questa volta fu lei, remissiva, ad abbassare il
capo. Harry
sembrò prendersi del tempo per riflettere sulle parole
giuste da dire.
-Avrei
dovuto farlo prima, lo so. E’ passata una settimana, da
quella sera e non ho
giustificazioni. E’ solo che…-
Sbuffò,
prendendosi la testa con una mano. Alexis avrebbe voluto avvicinarsi a
lui e
dirgli che andava tutto bene, ma, per qualche strano motivo,
sconosciuto
persino a lei, non riuscì a muoversi e si limitò
ad osservarlo di sottecchi; il
dolore gli esplodeva nel petto: non ce la faceva a vederlo stare
così male.
Che
doveva fare?
-Ogni
volta che ti vedevo, nei corridoio…Volevo fermarti,
chiederti scusa e far
tornare tutto come prima. Mi piaceva il rapporto che avevamo,
davvero…E,
nonostante io sapessi che i miei…-
Si
morse le labbra, in evidente difficoltà. Alexis si sporse
appena, allora, e gli
prese una mano tra le sue, stringendola forte. Harry alzò il
viso e le regalò
un sorrisino spento.
-…i
miei…sentimenti…non
potranno mai
essere ricambiati…-
E
qui lanciò un’occhiata mista tra frustrazione e
rabbia al boquet di rose.
Alexis
si sentì morire.
-
Mi ero abituato. Lo ho accettato, sul serio. Ma dopo quella
sera…Dopo averti
trattata in quel modo…E dopo aver visto la tua espressione
io…Ho pensato che
non avresti più voluto saperne di me. Questo pensiero mi
bloccava e la paura di
averti…persa, anche solo
come amica,
mi ha impedito di vederti o parlarti o chiederti scusa.-
Aveva
detto quelle parole senza quasi prendere fiato, come se
all’improvviso qualcuno
gli avesse dato la forza necessaria a confidarsi; temeva che, se si
fosse
fermato anche solo per un attimo, l’avrebbe persa e allora
addio al discorso
che si portava dietro da giorni, provato e riprovato fino alla nausea
davanti
allo specchio del bagno di Mirtilla Malcontenta, con quella fantasmina
fastidiosa a ridere alle sue spalle.
Le
prese le mani tra le sue, portandosele vicino alle labbra, e finalmente
la
guardò dritta negli occhi – quegli occhi
così inspiegabilmente simili ai suoi.
-Per
favore, perdonami Alexandra.-
Proferì
quelle parole con così tanta forza emotiva, che lei le aveva
quasi sentite
attraversargli la pelle e procurarle quel brivido maligno che le era
risalito
lungo la schiena, facendola tremare appena. Un sospiro
abbandonò le sue labbra,
fioco. Gli lasciò le mani e si sporse appena dal letto,
scostando le coperte
che ancora la tenevano al caldo. Poi si avvicinò al fratello
e lo strinse a sé,
circondandogli il collo con le braccia.
-Oh
Harry…Non hai niente da farti perdonare, davvero. Io non ce
l’ho con te. Non ce
la potrei mai avere con te.-
Gli
sussurrò all’orecchio, sincera.
Come
avrebbe mai potuto avercela con il
suo adorato fratellone?
Dopo
un primo momento di sorpresa, Harry ricambiò
l’abbraccio, stringendola forte
per la vita e trascinandosela quasi in braccio. Le mise una mano tra i
capelli,
improvvisamente felice di risentirla così vicina. In quella
settimana passata
lontano da lei, si era sentito vuoto, come se una parte di
sé che l’aveva
completato quando la prima volta aveva incontrato quegli occhi
smeraldini, gli
fosse stata strappata via con violenza.
-Ma
io…-
Non
sapeva il perché, ma sentiva il bisogno di protestare a
quella gentilezza. Come
poteva non avercela con lui? Le aveva rovinato quella che si
prospettava una
serata speciale; l’aveva ferita; l’aveva fatta
piangere; e l’aveva ignorata per
tutta la settimana; come poteva quella ragazza così piccola,
che ora lo
stringeva forte, avere un cuore così grande?
-Niente
ma. Sul serio, non hai nulla da farti perdonare. La tua reazione era
più che
giustificata…Volevi solo sapere qualcosa di tua sorella.-
Si
fermò dopo quella frase, limitandosi a stringerlo con
più forza, quasi sentisse
il bisogno di sentirlo vicino, come mai prima.
-Anch’io
avrei reagito così, al tuo posto…-
Un
sospiro tremante lasciò le sue labbra, mentre Harry la
allontava delicatamente
da sé. La guardò negli occhi e le sorrise, con
quell’espressione che a lei
piaceva tanto e che la faceva sentire davvero felice.
Draco
era l’unica altra persona a
riuscire a renderla felice solo con la forza del sorriso.
Le
accarezzò una guancia, con un gesto carico
d’affetto.
-Sì,
forse hai ragione. In ogni caso, non avrei mai dovuto reagire in quel
modo.
Infondo, se tu avessi saputo qualcosa di mia sorella e tuo fratello, me
lo
avresti detto subito.-
Non
era una domanda, ma una semplice affermazione. Dietro quello sguardo
sereno e
intenso, si poteva leggere una chiara affermazione: mi fido di te.
Alexis
lo fissò per qualche istante, in silenzio. Mai, come in quel
momento, si era
sentita tanto a disagio di fronte a quegli occhi. Si morse il labbro
inferiore
e abbassò lo sguardo, prima di tirare un sorrisino
coraggioso.
-Già…-
Si
limitò a sospirare poi, voltando la testa verso la finestra
e osservando i pigri
raggi di quel sole invernale infrangersi deboli sulla superficie del
lago
cristallino, in lontanza.
Era
tutto così estremamente difficile.
Che
cosa doveva fare?
Emozioni
contrastanti la scombussolavano, rendendola incapace di prendere una
decisione.
Il
coraggio: ecco cosa le mancava veramente, in quel momento. Forse, stava
proprio
bene tra i Serpeverde, perché una Grifondoro non avrebbe
tentennato tanto di
fronte alla possibilità di dire la verità ed
essere forte.
Quello
era il momento giusto per dire la verità: c’erano
solo loro, i fratelli Potter,
e nessun altro a poterli disturbare. L’argomento verteva su
quel punto doloroso
che si sarebbe potuto risolvere con poche parole, rendendo tutto
più semplice
da gestire.
Sì,
doveva dirglielo, era la cosa giusta da fare. Doveva farlo per Harry e
anche
per se stessa. Più avrebbe aspettato e più le
conseguenze sarebbero state
disastrose, lo sapeva.
Prese
un respiro profondo e socchiuse gli occhi, prima di rialzare il viso su
quello
del fratello, che ancora la osservava sorridente. Deglutì.
-Signor
Potter, ancora qui? L’orario delle visite è finito
da un pezzo! La signorina
Black ha bisogno di riposare: ha passato una nottataccia.-
La
voce alterata e leggermente gracchiante di Madama Chips
riempì il silenzio
dell’infermeria, stroncando sul nascere quella
verità che, finalmente, le stava
per uscire facilmente dalle labbra. Sconsolata, si voltò a
guardare
l’infermiera, rendendosi conto che non avrebbe più
trovato il coraggio che
aveva raccimolato in quei brevi istanti di silenzio.
Oh,
sia dannato il pessimo tempismo di
quella donna!
Harry
si strinse nelle spalle, con espressione colpevole, mentre Madama Chips
lo
prendeva delicatamente per un gomito, invitandolo ad uscire.
-Sì,
vado, vado! Ciao Alex, rimettiti presto.-
Esordì
spazientito, scuotendo la testa e avviandosi verso la porta.
Alexis,
impotente, lo guardò allontanarsi.
Quando
era ormai in procinto di varcare la soglia, però, il ragazzo
si voltò.
-Vengo
a trovarti più tardi.-
Le
sorrise con dolcezza, ma lei scosse la testa.
Più
tardi, volente o nolente Madama
Chips, lei non ci sarebbe stata in quel lettino.
-No,
Harry, preferisco riposare. Madama Chips ha ragione, ho dormito
veramente poco
e sono stanca.-
Mentì,
assumendo un’espressione mesta, con la quale storse appena le
labbra, sperando
di risultare convincente. Il Grifondoro sembrò restarci
male, perché abbassò lo
sguardo con una nota ferita, pensando, con una fitta di gelosia, che
per Draco
Malfoy non sarebbe stata stanca. E, in effetti, era davvero
così.
-Sante
parole!-
Se
ne uscì l’infermiera, prendendo dei medicinali
dall’armadietto e avvicinandosi
ad Alexis.
-Però
Harry- aggiunse la moretta, prima che il ragazzo potesse uscire
–Ci vediamo
domani, solito posto e solita ora.-
E
sorrise, solare come ormai non la vedeva più da tempo. Il
ragazzo la osservò
con un’occhiata sorpresa, che si sciolse in
un’espressione decisamente
addolcita. Annuì, senza aggiungere altro che non fosse un
occhiolino d’intesta
e un’alzata di pollici. E poi uscì, lasciando la
ragazza e l’infermiera alle
prese con i medicinali.
Quando
fu di nuovo sola, alla fine, Alexis si addormentò sul serio,
tanto
l’appuntamento era per quella sera e lei voleva essere quanto
più in forze
possibile; inoltre, non l’avrebbe mai
detto, ma era davvero stanca.
[ Non credere
che non
ci sia
Un'altra strada in
fondo a questa bugia]
Fu
un tocco lieve, una carezza gentile sulla guancia, a risvegliarla.
Lentamente,
lasciò il mondo dei sogni controvoglia e aprì gli
occhi. Sbattè le palpebre un
paio di volte, costringendosi a sollevarle: si era sempre chiesta
perché a
volte le sembrassero tanto pesanti.
-Torna
da me, mia piccola Black.-
Le
sussurrò una voce gentile. Quel respiro freddo le
sfiorò l’orecchio, facendola
rabbrividire appena. Sorrise, riuscendo finalmente a rivelare quegli
smeraldi
sinceri, che vagarono per la stanza, fino ad incontrare la sua figura.
-Draco…-
Mormorò,
la voce ancora impastata dal sonno.
Incontrare
il suo viso d’angelo la fece svegliare completamente.
Il
ragazzo le prese una mano e se la portò al viso, sfiorando
il dorso con una
carezza delle belle labbra.
-E’
ora di andare.-
Le
rammentò, scoccandole un’occhiata intensa; lo
sguardo argenteo bruciò, carico
di aspettativa.
-Mmm.
Dove andiamo?-
Alexis
si tirò su a sedere, lentamente, coprendo un grosso
sbadiglio con la mano.
-E’
una sorpresa.-
La
ragazza si voltò a guardarlo, ancora assorta nella classica
confusione di chi si
è appena svegliato. Quando, finalmente, l’alba
della comprensione si decise a
sorgere, spalancò gli occhi e arrossì leggermente.
-Draco!-
Esclamò,
quasi si fosse resa conto solo allora di non trovarsi più in
un sogno. Il
biondino ridacchiò appena.
-Bentornata
tra noi.-
La
schernì poi, alzando le sopracciglia eleganti.
Alexis
si prese la fronte con una mano, scuotendo appena la testa; i morbidi
boccoli
scuri, ora incasinati in un groviglio senza fine, le si riversarono
sulle
spalle.
-Oddio
scusa! Dovevi portarmi in un posto speciale stasera e io mi sono messa
a
dormire! Perdonami! Sono un disastro…-
Squittì
dispiaciuta, dandosi mentalmente della stupida. Aveva deciso di
concedersi un
riposino, proprio per essere presentabile quella sera, ma aveva finito
per
farsi proprio una bella dormita: doveva essere stata più
stanca di quanto non
avesse immaginato.
Draco
la osservò, sottilmente divertito. Si avvicinò al
suo viso e la prese
gentilmente per i polsi, scostandole le mani. La guardò
serio.
-Sì,
sei un disastro.-
La
rimproverò con tono secco. Lei fece per abbassare lo
sguardo, mortificata, ma
lui si avvicinò ancora, annullando quasi completamente la
poco distanza che li
separava. Come ogni volta che si trovavano tanto vicini, il cuore di
Alexis
prese a battere frenetico.
Il
tempo passava, ma certe cose non
sarebbero mai cambiate.
-Ma
ti amo anche per questo.-
Aggiunse
con un morbido sussurro che si depositò su quelle labbra che
poi si premurò di
sfiorare appena con le sue.
Un
bacio sfuggente, ma non meno dolce.
Alexis
lo guardò, deliziosamente rossa in viso, gli occhi
scintillanti per l’emozione,
un sorriso bellissimo sulle labbra di albicocca. Draco le
regalò una carezza su
di una guancia, portandole indietro una ciocca di capelli decisamente
ribelli.
Poi si piegò e prese una busta ai piedi del letto, che le
mise in grembo.
-Siamo
ancora in tempo, comunque, per cui non metter su quel broncio. Diamond
ti manda
questa con tutti i suoi migliori auguri.-
-Auguri
per cosa?-
Il
biondino sghignazzò, senza rispondere, e fece spallucce.
-Ha
detto che voleva portartelo lei stessa, ma quando è venuta a
trovarti, questo
pomeriggio, dormivi come un drago durante il letargo.-
Alexis
gonfiò appena le guance, ancora rosse, e aprì la
busta, con un cipiglio
curioso. C’erano dei vestiti, un paio di scarpe, una trousse
e qualche boccetta
contente liquido non meglio identificato. Lanciò
un’occhiata confusa al
ragazzo, che scosse la testa, come a dire che non sapeva nulla. Poi si
alzò dal
letto, guardandola dall’alto.
-Direi
che è ora che tu vada a prepararti.-
Le
indicò la porta del bagno dell’infermeria con un
cenno del capo. Alexis annuì,
ma poi corrugò la fronte.
-Ma
se Madama Chips venisse a controllarmi e non mi trovasse?-
Domandò,
piegando il capo su di una spalla, l’espressione corrucciata.
Draco
le lanciò una lunga occhiata, un fine sopracciglio alzato ad
indicare il suo
pensiero su ciò.
-Ti
interessa davvero di quella vecchia
zitella?-
-No,
ma…-
-Comunque
se ne stanno occupando Blaise e Diamond: tu pensa solo a vestirti.-
La
interruppe, scrollando le spalle e voltandosi.
-Ti
aspetto fuori, non farmi attendere troppo.-
E
si incamminò verso l’uscita, lasciandola sola
nell’infermeria con tutte le
cianfrusaglie che Diamond le aveva messo in quella bustina,
evidentemente
stregata.
Rimase
a fissare la porta, come un’ebete, per almeno due minuti
buoni; un sorrisino
idiota le si allargava da un orecchio all’altro.
Alla
fine, riuscì a tornare alla realtà, e
convincendosi di essere meno emozionata e
impaziente di quanto non si sentisse, si chiuse in bagno.
Ne
uscì circa un’oretta dopo, completamente rinata.
Si era fatta una calda doccia
ristoratrice, utilizzando i vari prodotti che Diamond le aveva mandato:
quella
lozione alle more le aveva districato i nodi dei capelli in un secondo,
e aveva
reso la sua indomabile chioma, lucida e profumata, divisa in una
morbida
cascata di boccoli neri, che lei aveva ora raccolto sulla nuca, con un
grazioso
fermaglio argentato; solo alcuni riccioli sfuggivano in modo studiato
dall’acconciatura, sfiorandole il viso appena truccato.
Diamond, che non poteva
essere lì in carne ed ossa, le aveva mandato un piccolo
foglio illustrativo,
dal quale era uscita una lei in miniatura e le aveva spiegato come
truccarsi:
aveva utilizzato tonalità chiare e aveva dato risalto
soprattutto allo sguardo,
aggiungendo addirittura una linea di eyeliner. Doveva ammettere, che il
risultato, le piaceva davvero.
Quando
rientrò nell’infermeria, Diamond era accanto al
suo letto, dove qualcuno era
ora sdraiato al suo posto. La ragazza alzò lo sguardo sulla
piccola figura che
si stava avvicinando, con espressione incuriosita, e non
riuscì ad impedire al
suo cuore di mancare un colpo. Alexis era veramente e incredibilmente
bella, in
quel momento: con i capelli raccolti e il corpo fasciato da quel
vestito verde
–il suo, tra l’altro-, tanto attillato da riuscire
a mozzare il fiato persino
ad una come lei, che aveva decisamente altri gusti; senza spalline,
lasciava
scoperta la pelle bianca, e si stringeva lungo i fianchi, per poi
ammorbidirsi sulla
gonna, che le sfiorava le cosce ad ogni suo passo; un paio di scarpette
dello
stesso colore del vestito –sempre sue- e con qualche
centimetro di tacco,
completavano la sua figura.
Diamond
scosse la testa e le sorrise raggiante, schiarendosi la voce.
-Sei
uno splendore!-
Esclamò,
correndole incontro e abbracciandola.
Alexis
sorrise e ricambiò l’abbraccio.
-E’
tutto merito tuo. Grazie…per questo.-
E
allargò le braccia, indicandosi. La biondina le
lasciò un buffetto su di un
braccio e le fece un’occhiolino.
-Devi
darmi la tua biancheria e la camicia da notte, tesoro.-
La
informò poi, con sguardo insondabile. Alexis
sbarrò gli occhi, in un misto di
imbarazzo e confusione.
-Perchè?-
Aggrottò
le fine sopracciglia. Diamond sbuffò e si
avvicinò a lei, prendendole la busta
dalle mani e cominciando a rovistare dentro.
-Non
abbiamo molto tempo, non fare domande.-
La
liquidò, prima che potesse provare a replicare. Preso quello
che cercava, lo
lanciò alla figura nel letto, che ora Alexis si era
finalmente voltata ad
osservare.
Quasi
non le prese un colpo.
Sdraiata
in quel letto che prima aveva occupato, c’era proprio lei:
Alexis Lily Potter.
Le
rimandava un’occhiata divertita degli occhi smeraldini, con i
capelli scuri
scombinati ad opera d’arte.
-Ma
che…?-
Se
Diamond non l’avesse sorretta per un gomito, in quel momento,
sarebbe
sicuramente scivolata in terra. La Alexis nel letto rise sguaiatamente
e anche la
biondina si concesse una risatina.
-Dovresti
vedere la tua faccia, Alexandra!.-
La
schernì divertita, continuando a ridacchiare. La ragazza si
voltò a guardarla,
ancora spaventata.
-Che…Che
cos’è quella cosa nel letto?-
Balbettò
confusa, indicando l’altra sé che ancora rideva.
-Ehi,
piano con le offese piccola.-
La
riprese quella, con un cipiglio ora severo, ma ancora chiaramente
divertito. La
vera Alexis si voltò a guardarla, gli occhi di nuovo
sbarrati. Sbagliava o
quella era la voce di…
-Blaise?!?-
Gridò
quasi, scioccata. Okay, adesso le aveva veramente viste tutte.
-Ma
che diavolo sta succedendo?-
Sbottò
poi, voltandosi verso Diamond sempre più confusa.
-Lui
è il nostro diversivo per questa sera.-
Le
spiegò, facendo un cenno nel capo in direzione di
Alexis-Blaise.
La
ragazza si voltò di nuovo ad osservare l’altra
sé e vi si avvicinò, titubante,
non sicura di aver capito bene.
-Blaise?-
Lo
chiamò, avvicinandosi tanto al suo viso che sembrava volesse
baciarla. In
realtà, cercava solo di scrutare la verità nei
suoi occhi smeraldini.
-Sei
davvero uno schianto, piccola.-
Le
rispose con un’occhiolino, facendola arrossire di botto.
-Oddio!
Se tu sei me, allora hai visto…-
Deglutì,
sbarrando gli occhi.
Che
Blaise l’avesse vista …nuda?!?
Si
prese il viso tra le mani, nascondendolo e scuotendo la testa, per
scacciare
quel terribile pensiero che le era baluginato nella mente.
Blaise
le prese i polsi, delicatamente, e la costrinse a guardarlo. Un
sorrisino
rassicurante si allargava su quelle labbra di albicocca.
-Tranquilla,
Alexandra Black: non ho dato neanche una sbirciatina sotto i vestiti.
Anche se
la tentazione era forte…-
Sghignazzò,
facendo per abbassare lo sguardo verso il petto, lasciato appena
scoperto
dall’enorme camicia che doveva essere di Blaise. Diamond gli
diede uno
scappellotto sulla nuca, costringendolo a desistere da
quell’intento giocoso.
La
vera Alexis sospirò, sollevata, e poi ridacchiò.
-E
ora, aiutami a
spogliarlo…spogliarla…spogliarti…o
insomma, hai capito!-
Sbottò
la biondina, mentre, con un incantesimo, legava un panno intorno agli
occhi di
Blaise. Alexis annuì e insieme fecero indossare
all’altra sé la sua biancheria.
-Oddio,
fa impressione vedersi in carne ed ossa, davvero…-
Una
volta che ebbero finito di rivestire Blaise, questo si
riaccomodò nel letto.
-Ma
come avete fatto?-
Domandò
esterrefatta Alexis, voltandosi a guardare il ragazzo trasfigurato in
se
stessa.
-Pozione
Polisucco: ne avevo rubata un po’ a casa dei miei, prima di
venire qui.-
Spiegò
Diamond, facendo spallucce.
-E
perché trasformare Blaise e non te, che sei una ragazza? La
cosa mi avrebbe
messa decisamente meno a disagio.-
-Ehi,
tesoro: non sei l’unica ad avere appuntamenti galanti a
quest’ora della notte.-
Le
rispose la ragazza, alzando un fine sopracciglio e incrociando le
braccia al
petto.
-Anche
io avevo da fare, veramente…Ma quello stronzo
mi ha obbligato. Mi dovete un favore enorme, tu e lui.-
Intervenì
Blaise, scuotendo la testa con fare indignato. Alexis si
voltò a guardarlo,
sorridendo dispiaciuta.
-E
a proposito di appuntamenti: ti converebbe andare, se non vuoi
suscitare le ire
dello stronzo prima nominato.-
Le
rammentò Diamond, ridacchiando divertita.
La
moretta arrossì, come se si fosse ricordata solo allora
della serata che
l’aspettava.
Annuì
frettolosa e abbracciò Diamond e Blaise.
-Grazie
di tutto ragazzi, sul serio.-
Cherin
sorrise, facendole un’occhiolino.
-Buona
serata e tanti auguri.-
Sogghignò
maliziosa, meritandosi un’occhiataccia.
-Divertiti
piccola, te lo meriti.-
Aggiunse
Zabini, con un cenno del capo.
La
Potter sorrise raggiante ed uscì dall’infermeria
in tutta fretta.
Il
buio corridoio, sembrava essere vuoto: non c’era traccia del
ragazzo che
avrebbe dovuto aspettarla. Guardò a destra e a sinistra, ma
niente.
Dov’era
finito?
Fece
qualche passo, nel freddo della notte; prese la bacchetta –
che aveva inserito
nel cinturino legato in vita. La agitò davanti a
sé, facendo per pronunciare
l’incantesimo per la luce, quando una mano fredda le si
posò sulle labbra,
mentre l’altra la stringeva per un polso e la costringeva a
fare qualche passo
indietro, prima di scontrarsi contro un petto ampio e muscoloso. Non
riuscì ad
impedirsi di gemere, spaventata.
-Questa
non ti servirà, stasera.-
Le
sussurrò una voce gentile e maliziosa
nell’orecchio.
La
sua voce.
Le
sfilò la bacchetta dalla mano, prima di togliere la sua
dalla bocca e farla
voltare, con una mezza piroetta. Alexis si trovò stretta tra
il petto liscio di
Draco e il suo braccio che le circondava la vita. Il suo profumo
dolcissimo la
investì, stordendola.
Gli
sorrise, nervosa, mentre lui le sequestrava la bacchetta e la riponeva
vicino
alla sua, nel cinturino dei pantaloni.
-Finalmente soli, mia bella
Black. Ti sei fatta attendere.-
Le
soffiò sulle labbra, lanciandogli una lunga occhiata, tanto
penetrante da
metterla a disagio. Poi, prima che lei potesse cominciare con il suo
mare di
scuse, le occupò le labbra con un bacio molto più
che eloquente e che a lei
mandò il cuore e il cervello in tilt.
-Questo
era per me.-
Sghignazzò,
allontanandosi appena dal suo viso, per poterla ammirare meglio.
Quella
sera, la sua piccola Alexandra, era veramente bellissima. Riusciva a
far
battere il cuore anche ad un tipo freddo e controllato come lui.
Le
accarezzò il viso, intrecciando il pallido indice nel
boccolo che le sfiorava
la guancia. Poi, fece apparire una bella rosa blu, che le
posizionò sopra
l’orecchio.
-E
questo è per te.-
Le
sorrise, bello come mai. Era vestito con una camicia bianca, che gli
scendeva
sulle spalle in modo perfetto, e lasciava scoperto parte del petto
bianco e
liscio; i pantaloni neri gli fasciavano le lunghe gambe snelle,
attillati, e
delle scarpe lucide ed eleganti completavano l’abbigliamento.
-Grazie.-
Alexis
sorrise, piegando il viso su di un lato e stringendo appena gli occhi.
Due
fossette molto carine si formarono sulle sue guance rosse. Draco non
riuscì ad
impedirsi di strapparle un altro bacio. Poi si distanziò da
lei, facendo
qualche passo indietro.
-Dimmi,
Black: tu ti fidi di me?-
Le
domandò, con voce intensa e liquida, che le
scivolò addosso come un velo di
morbida seta. Alexis lo guardò sorpresa e si
riavvicinò a lui. Lo osservò dal
basso, con sguardo deciso, mentre lui la studiava con
un’occhiata impassibile.
Gli circondò il collo con le braccia e si alzò in
punta di piedi; questa volta
fu Alexis Potter a rubare un bacio a Draco Malfoy. Poi, sorrise
lì, sulle sue
labbra.
-Sì.-
Sussurrò
semplicemente, e il classico colorito imbarazzato le scaldò
le guancie.
Draco
sorrise a sua volta, stringendola a sé in maniera piuttosto
possessiva, prima
di divorarle le labbra con un altro bacio passionale.
Era
impossibile per lui resisterle,
quando arrossiva in quel modo così impacciato e tenero.
Poi
si allontanò di nuovo e le porse una mano.
-E
allora, mia piccola Black, vieni con me.-
[Non credere
che non
ci sia
Un’altra aurora in
fondo a questa follia.
Fidati
di me
Ho sofferto anch’io
Quando per coraggio ho
visto il mondo a modo mio.
Fidati di me
Non buttarti via
Anche se il regalo di
un miracolo non c’è
Almeno fidati di me.]
***
x
miyuko: E
così, gemina, ecco finalmente il
nuovo capitolo! Non l’hai betaradeggiato, ma ultimamente non
te li passo più i
capitoli, non me ne volere x3 Però attendo comunque la tua
opinione su questo,
completamente nuovo anche per te!
x
le_montagnine: Isa e
Ele, mie sorelle preferiti, mi
dispiace tantissimo per il ritardo ç___ç Sono
imperdonabile, ma spero che voi
riusciate a passare sopra a questa cosa e a tornare a recensirmi e
seguirmi come
prima, perché vi adoro *_* Dunque, spero davvero che questo
tanto atteso
capitolo vi sia piaciuto J Per
quanto riguarda Sirius, non preoccuparti Ele, perché presto
farà la sua comparsa in tutto il suo magico splendore *w* Vi
voglio bene
ragazze, davvero *le abbraccia forte*
x
Minnieinlove: Cuggia
mia adorata, come promesso ho
sia recensito la tua storia (*O*) che aggiornato la mia! Spero davvero
che ti
piaccia questo nuovo capitolo e aspetto con ansia il tuo!! <3
x
Melikes: Oh la
tua recensione è stata davvero
bellissima –anche se, visto tutto il tempo passato,
probabilmente neanche la
ricordi ç__ç Volevo comunque ringraziarti,
perché sono state anche le tue
parole e i tuoi complimenti ad aiutarmi nella stesura di questo nuovo
capitolo,
destinato altrimenti a rimanere incompleto. Quindi scusami immensamente
per
questo mio ritardo, ma spero mi perdonerai e deciderai di continuare a
seguirmi
*_* Inoltre, se ti piacciono le situazioni molto zuccherosecaramellose,
ti
consiglio entrambe le storie a cui ho fatto pubblicità di
sopra, perché ti
piacerebbero sicuramente!*O* Ti lascio con un bacione e con la speranza
che
riuscirai a perdonarmi questo ritardo e che deciderai di continuare a
seguirmi!
x
ly4ever: Scusarmi
anche con te per il mio
oltraggioso ritardo è d’obbligo, specialmente
quando mi avevi scritto che
questa era una tra le tue storie preferite in assoluto. Mi dispiace
davvero
tanto ç__ç In ogni caso, alla fine, lottando
anche con i denti, sono riuscita a
riprendere in mano questa storia ed ecco finalmente il nuovo capitolo!
Spero ti
piaccia, davvero, e che riuscirà a farmi perdonare almeno in
parte. Se
deciderai di continuare a farmi sapere che ne pensi, ne sarei davvero
onorata
<3
x
elita:
Eccola qui, una delle mie recensitrici
preferite *si mette in ginocchio chiedendo perdono* Mi dispiace davvero
taaaaanto per il vergognoso ritardo, riuscirai mai a
perdonarmi?ç___ç Spero di
sì, perché ho deciso di impegnarmi seriamente per
portare a termine questa
storia per te e per chi come te mi sostiene con tanto ardore! Quindi,
spero
tornerai a seguirmi, perché con le tue parole riesci sempre
a mettermi tanta
carica! Mi auguro dunque che questo attesissimo capitolo ti sia
piaciuto! Un
bacione enorme, ti voglio bene, davvero <3
x
SasuSaku4ever (PiKkOlA_mAnGiAmOrTe): Scusami
anche tu per questo oltraggioso
ritardo ç___ç Spero che questo capitolo che si
è fatto attendere davvero
troppo, ti sia piaciuto! Mi auguro che tornerai a seguirmi, decidendo
quindi di
perdonarmi *___*
|
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Capitolo 24 *** Tutte le volte che ci sfioriamo ***
Salve
mie care lettrici!
Eccomi
con il nuovo capitolo, dopo neanche una settimana!
In
teoria, avrei voluto postarlo lunedì, ma non sono riuscita a
farvi aspettare!
Insomma,
la volta scorsa mi avete lasciato ben 10 recensioni *.*
Ma
insomma: io vi A D O R O!
Anche
se era passato tanto tempo voi non mi avete abbandonata, vi ringrazio
davvero
di cuore!
E
poi, mi avete lasciato dei commenti davvero lunghissimi
ò___ò
*è
tutta emozionata*
Quindi
grazie, davvero <3
Bhe,
finalmente eccovi il capitolo del tanto agognato appuntamento: godetevelo!
Spero
sinceramente che non deluda nessuna aspettativa, ce l’ho
messa davvero tutta
per scriverlo!
Quindi,
vi lascio alla lettura *.*
Un
bacione enorme
Giulia
–sto
cominciando ad apprezzare il mio vero nome, ultimamente, quindi piacere
x3-
PS.
Vorrei dedicare questo capitolo a
cinque persone in particolare:
a
terryborry: che è
approdata da poco
in questa fanfics e alla quale do un caloroso benvenuto! Che si
è letta tutta
la lunga storia *ben quasi 300 pagine* in pochi giorni! Che mi ha fatto
intendere che si è letta anche tutte le mie lunghe
presentazioni e risposte! E
che mi ha scritto una recensione che mi ha lasciata davvero senza
fiato.
Grazie, davvero!
a
elita: che da quando ha cominciato
a
leggermi, mi segue un po’ ovunque, qualsiasi sfida io decida
di affrontare; che
mi lascia sempre le sue ‘recensioni del buon
umore’, che mi fanno sorridere
tanto; grazie, ti voglio bene <3
a Misery13: che mi segue qui e anche
nell’altra mia storia originale, lasciandomi commenti sempre
molto dettagliati,
che mi fanno sentire fiera di ciò che scrivo; che si
è definita addirittura
‘mia accanita lettrice’, cosa di cui sono oltremodo
onorata; grazie carissima,
spero di non deluderti mai *-*
a
le_montagnine: le sorelle
più frizzanti
di tutto il sito, che mi fanno sempre sorridere con i loro commenti
intrecciati! Che avevano mandato una squadra di recupero per trovarmi;
che si
sono addirittura stampate un mio capitolo, per leggerlo durante la
pausa
pranzo; che hanno scritto una storia su Sirius che mi sto impegnando a
leggere
e a recensire in ogni capitolo! Vi voglio davvero bene, ragazze, anche
se ci
conosciamo solo attraverso delle parole, per me questo è
più che sufficiente
<3
a
Melikes: che mi ha lasciato una
recensione lunghissima! Che mi ha rassicurata sul fatto di non dovermi
sempre
scusare per la mia lentezza; che commenta i miei capitoli parte per
parte; e
che mi ha detto che non smetterà mai di seguirmi! Grazie
davvero *.*
E
ovviamente, tutta la mia storia, è dedicata a voi che mi
seguite!
A
chi mi recensisce sempre;
A
chi mi aggiunge tra i suoi autori preferiti;
A
chi aggiunge questo storia tra preferiti, seguiti e ricordati;
A
chi legge, restando in un silenzio lo stesso apprezzato;
E
a te, che sei arrivato a leggere questa storia fin qui e che, spero, mi
accompagnerai fino alla fine e che vorrai farmi sapere anche cosa ne
pensi *non
esser timido e lasciami un commento, te ne sarei infinitamente grata ;D*
~Un
Particolare In
Più~
[
Perchè ogni volta che ci tocchiamo, ho questa sensazione
E ogni volta che ci baciamo, giuro di riuscire a volare
Non riesci a sentire il mio cuore che batte così veloce?
Voglio che questo finisca, ho bisogno che tu sia accanto a me
Perchè ogni volta che ci tocchiamo, sento la
staticità
E ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo
Non riesci a sentire il mio cuore che batte così?
Non posso lasciarti andare.
Ti voglio nella mia vita]
Nulla.
Non
vedeva più nulla.
Appena
aveva preso la mano di Draco, questo l’aveva fatta voltare e
le aveva legato
una benda sugli occhi, per nasconderle anche il percorso verso la sua
sopresa.
Lei
si era limitata a sorridere, capendo solo allora il perché
di quella domanda: ‘Ti fidi di
me?’
Sì,
si fidava di lui, con tutta se stessa.
-Tranquilla,
non ti faccio andare a sbattere. Vieni avanti.-
Le
diceva di tanto in tanto, mentre la guidava lungo i corridoi bui del
castello.
Alexis lo seguiva, stringendogli una mano con entrambe le sue. Faceva
passi
piccoli e instabili –sia per il fatto di essere praticamente
cieca, sia per il
fatto che indossava un paio di scarpe tutt’altro che comode.
Oh, mannaggia a
Diamond: non aveva decoultè verdi con il tacco meno alto?
Mentre
camminava, con il cuore in gola per l’emozione, si
ritrovò a pensare che non
aveva mai notato come, senza la vista, gli altri sensi fossero
nettamente più
forti: riusciva a sentire chiaramente il calore e la morbidezza della
mano di
Draco; o il suo profumo di pioggia fresca, che la stordiva appena.
Così,
non riuscì ad impedirsi di sobbalzare, quando un rumore
–come di una pietra che
scivolava sul pavimento, a pochi centimetri da lei – si
diffuse nel silenzio.
Avrebbe gridato spaventata, se Draco non le avesse premuto la mano
sulla bocca
e non l’avesse stretta a sé, cullandola appena.
-Ssssh…E’
tutto apposto, sono stato io.-
Le
sussurrò in un orecchio, sfiorandole una guancia con le
labbra. Lei sorrise,
nervosa.
-E’
difficile, con questa benda.-
Si
lamentò e Draco le riprese la mano, riiniziando a guidarla.
-Fidati
di me.-
Le
ripetè ancora, mentre un freddo vento li accoglieva,
sorprendendola.
-Dove
siamo?-
Corrugò
le fine sopracciglia, fermandosi titubante.
-Vieni.-
Si
limitò a risponderle, mentre la trascinava di nuovo,
gentilmente. Lei fece
qualche altro passo incerto.
-Attenta
ora, scendiamo dei gradini.-
La
avvertì, mentre le si metteva di fianco e le circondava la
vita con un braccio,
aiutandola.
Alla
fine della scalinata, Alexis era ormai sicura di trovarsi fuori da
Hogwarts, ma
da quale parte fossero usciti, non avrebbe saputo dirlo: forse, era
anche per
quello che aveva voluto bendarla. Mentre avanzavano nel freddo della
notte, col
vento che le sferzava il viso e i fili d’erba umida che le
sfioravano le
caviglie nude, un dubbio la assalì, costringendola a
fermarsi. Draco si voltò
verso di lei, preoccupato.
-Qualcosa
non va?-
Alexis
rimase in silenzio, a mordersi le labbra. Aveva lasciato andare la mano
del
ragazzo e ora si torturava le sue, in grembo.
-Tu
ti fidi di me?-
Fu
lei a domandarglielo, questa volta. Se non avesse avuto gli occhi
bendati,
probabilmente avrebbe abbassato lo sguardo, nervosa. Invece, si
limitò a
torturarsi un ricciolo sfuggito all’acconciatura. Draco
sospirò e le si
avvicinò, avvolgendola in un abbraccio che la fece
sussultare appena, per la
sorpresa. Le sfiorò una guancia con la sua, avvicinando le
labbra all’orecchio.
-Certo
che mi fido di te, mia bella Black.-
Il
tono intenso con cui aveva proferito quelle parole le fece scorrere un
brivido
lungo tutta la schiena.
Dio,
ora che era così vicino, il suo profumo fresco la ubriacava
quasi.
-E
allora perché mi hai bendata? Non volevi che vedessi quale
strada avremmo fatto
per uscire dal castello?-
Non
riuscì a trattenersi e le due domande uscirono veloci e
confuse.
Draco
si distanziò appena e la osservò per un
silenzioso istante. Poi,
inaspettatamente, scoppiò in una fredda risata, mentre
scioglieva l’abbraccio.
-Sciocca
di una Black: come ti vengono in mente certe cose?-
La
schernì, sfiorandole il viso con una carezza.
-Ma
allora perché…-
Ma
non riuscì a concludere la frase, perché le sue
labbra vennero occupate da
quelle del biondo, che le lambì con un piccolo, dolce bacio.
-E’
solo una sorpresa, Alexandra: rilassati e fidati di me.-
Le
sussurrò sulla bocca, prima di prenderla per mano e guidarla
attraverso il
giardino.
Alexis
non protestò più.
Non
avrebbe saputo dire quanto spazio avessero percorso, perché
con gli occhi
bendati e lui così vicino, aveva decisamente perso la
concezione del tempo. E poi,
riusciva ancora a sentire quelle labbra morbide sfiorare le sue, e
questo non
le permetteva molto di badare al resto.
Alla
fine, Draco si fermò e Alexis quasi sbattè contro
la sua schiena. Il ragazzo si
voltò e le posò le mani sulle spalle. Un rumore
strano, come un fruscio
irrequieto, riempiva il silenzio della notte.
-Ora,
aspettami qui: torno subito.-
Le
ordinò e lei si limitò ad annuire con un
sorrisino, mentre lo sentiva
allontanarsi.
Rimase
sola, con solo quel suono insistente a farle compagnia. Essere bendata
era una
cosa veramente fastidiosa: non poter vedere quanto accadeva intorno la
rendeva
oltremodo nervosa.
All’improvviso,
le sembrò di stare aspettando da
un’eternità.
-Draco…?-
Lo
chiamò, nervosa, voltando il capo da una parte
all’altra, piuttosto
inutilmente.
Lui
non rispose.
-Draco,
dove sei?-
Tentò
di nuovo, allungando le mani davanti a sé e compiendo
qualche incerto passo in
avanti. L’erba umida ancora le sfiorava le caviglie, mentre
il vento le
scompigliava i capelli.
Ma,
ancora una volta, il ragazzo non rispose.
Fece
qualche altro passo in avanti, alla cieca.
-Malfoy,
sappi che se stai scherzando, questo gioco non mi piace…-
Mormorò
stizzita, stringendo le mani, ora lasciate abbandonate sui fianchi.
Avanzò
ancora e una folata di vento più forte la
investì, spazzandole indietro i
capelli lasciati ricadere sul viso, subito seguita da un forte rumore
frusciante.
E
poi, dal suo grido.
-ALEXANDRA
NO! SPOSTATI DA LÌ!-
La
voce di Draco era lontana, alla sua destra.
Ma
che diavolo stava succedendo?
Corrugò
le fine sopracciglia e si decise ad abbassare la benda: voleva capire
che stava
accadendo. Ma, appena riaperti gli occhi, quello che vide non le
piacque
affatto: era a pochi metri dal Platano Picchiatore, che agitava funesto
i suoi
rami ormai spogli. E una manciata di questi si stava dirigendo verso di
lei, a
tutta velocità, con l’intenzione di scaraventarla
lontano. Non riuscendo più a
muoversi, strinse forte gli occhi e, istintivamente, portò
le mani davanti al
viso, in una sorta di protezione.
Poi,
venne colpita.
Ma
non come aveva immaginato: era come se qualcuno le si fosse lanciato
addosso,
placcandola, e l’avesse scaraventata in terra, costringendola
a finire con la
schiena sul terreno umido. Picchiò la testa, ma il dolore
era sicuramente meno
acuto di quello che avrebbe provato se quei rami l’avessero
colpita.
Disorientata,
riaprì piano gli occhi, per trovarsi Draco Malfoy cavalcioni
su di lei, con
un’espressione a metà tra il preoccupato e il
sofferente, che la guardava
dall’alto, i capelli biondi che scendevano scombinati,
sfuggendo ormai alla
mano di gel che li aveva precedentemente trattenuti. I rami del platano
picchiatore passarono a pochi centimetri dalle loro teste, investendoli
solo
con un una forte folata di vento.
Rimasero
ad osservarsi per qualche silenzioso minuto, entrambi incapaci di fare
altro
che non fosse respirare.
-Stai
bene?-
Le
domandò infine lui, sfiorandole i capelli con una carezza
apprensiva. Lei annuì
lentamente, ancora leggermente scossa.
-Io…sì,
credo di sì.-
Draco
sospirò e si puntellò sui gomiti, per poi
toglierlesi da sopra e mettersi
seduto accanto a lei.
Era
affannato e Alexis, mentre si tirava su a sedere a sua volta,
massaggiandosi la
nuca, capì che doveva aver corso fin da lei, per riuscire a
spingerla via prima
che i rami la ferissero.
-Grazie,
mi hai salvata.-
Mormorò,
osservandolo di sottecchi, con il cuore che le batteva fuorioso nel
petto. Lui
si limitò a scuotere la testa e a scrollare appena le
spalle, mentre estraeva
la bacchetta e la puntava su qualcosa alle spalle della ragazza.
-Ecco
dov’era, maledetta.-
Mormorò,
lanciando un incantesimo ad una radice vicina.
Immediatamente,
il Platano Picchiatore smise di agitare la sua funesta chioma spoglia.
Draco
si voltò, per osservare il risultato del suo incantesimo, e
fu allora che
Alexis lo notò: illuminato dai raggi di quella luna, che,
piena e pallida,
brillava nel cielo scuro della notte, si vedeva chiaramente che la
manica
sinistra della camicia di Draco era stata strappata; e sotto di essa,
sulla pelle
bianca del braccio, sfigurava un enorme sfregio, fresco e sanguinante.
-Oh
mio Dio!-
Esalò,
inorridita e preoccupata.
Draco
si voltò a guardarla, con un cipiglio confuso.
-Che
succede?-
Le
lo prese per il braccio, delicatamente, costringendolo a farsi
più vicino, per
poter esaminare meglio la ferita; il sangue scendeva in più
rivoli e aveva
ormai sporcato la camicia.
-Draco!
I rami del Platano Picchiatore ti hanno colpito! Dobbiamo andare in
infermeria,
subito!-
Esclamò
apprensiva, lanciandogli un’occhiata angosciata.
-Mi
dispiace…Se io fossi rimasta ferma, come mi avevi detto, a
quest’ora tu…e tutta
co…-
Mormorò,
abbassando il capo e mordendosi violentemente il labbro inferiore.
-Non
dirlo e non pensarci neanche. Non è colpa tua.-
La
interruppe, con tono seccato; con uno strattone infastidito, si
liberò della
presa della ragazza, senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore,
che gli
storse appena le labbra fine.
-E’
un graffietto da niente. Non preoccuparti.-
Aggiunse,
serio e deciso, alzandosi in piedi e porgendole la mano non
insanguinata, per
aiutarla ad alzarsi.
Lei
lo guardò dal basso, titubante.
Prese
la mano e il ragazzo la tirò su senza alcuno sforzo,
portandosela quasi
addosso. Alexis barcollò un pochino e poi si
distanziò, premendogli le mani sul
petto ampio.
Draco
la guardò dall’altro con un’occhiata
impenetrabile dei suoi occhi gelidi – era
chiaro come il sole che cercava di nasconderle il dolore che gli
correva lungo
il braccio insanguinato e la cosa le faceva davvero male.
Alzò un braccio e la
sfiorò in viso, riponendole le ciocche di capelli sfuggite
all’acconciatura,
ormai distrutta, dietro l’orecchio.
-Mi
dispiace. Ti sei sporcata tutta. Dovevo stare più attento.-
Mormorò
assorto, ma lei scosse la testa.
-Non
dire sciocchezze e non cambiare argomento: quella ferita non
è una cosa da
niente! Devi fartela medicare o rischi di prendere qualche infezione!-
Esclamò
decisa e questa volta fu lui a scuotere la testa. Sorrise appena, senza
riuscire tuttavia ad illuminare gli occhi, che rimasero privi di
espressione.
-Black:
sto bene, davvero. Non è niente.-
Fece
per sfiorarle il viso, con la punta delle dita, ma lei si
scostò brusca,
facendo un passo all’indietro. Draco la guardò
confuso, mentre lei abbassava il
capo e stringeva le mani in due pugni, accanto ai fianchi.
-Smettila
di atteggiarti a supereroe.-
Mormorò,
improvvisamente triste. Un sospiro tremante le lasciò le
labbra, mentre se le
inumidiva appena con la lingua, nervosa.
-Io
non voglio…- si morse il labbro, in difficoltà
-…che tu ti mostri a me sempre
così perfetto e indistruttibile.-
Draco
la fissò sorpreso, ma quando lei alzò il viso di
scatto, per incontrare il suo
sguardo, questo era tornato freddo e impassibile. Lo osservò
per un lungo
istante, prima di fare un passo in avanti e colmare la distanza prima
creata.
Gli depositò una mano sulla guancia, costringendolo a
prestarle attenzione.
-Io
voglio conoscere ogni cosa di te.-
Soffiò,
con voce morbida e improvvisamente dolce, appena velata
dall’imbarazzo.
-Non
solo i tuoi lati positivi.-
Mosse
la mano in una lenta carezza, finchè le dita non gli
sfiorarono le labbra.
-Voglio
che tu mi mostri anche i tuoi difetti.-
Scese
ad accarezzargli il collo bianco, fino a percorrere tutta la linea
della
clavicola e poi i muscoli del petto.
-Perché
voglio imparare ad amarli anche più dei pregi.-
Sorrise
timida, mentre si avvicinava a lui e gli posava il viso sul petto,
vicino al
cuore, per riuscire a sentire i suoi battiti.
-E
quando stai male, voglio che tu me lo dica. O quando sei preoccupato,
voglio
che tu ti sfoghi con me.-
Ormai
la sua voce non era più che un morbido sussurro, ma in
quella notte silenziosa,
cullata solo dal freddo vento, si propagava chiaramente, con tutto il
suo
infinito amore.
Si
aggrappò alle sue spalle, stringendolo forte.
-Draco,
io voglio sapere tutto, tutto di te. Tu fai così tanto,
preoccupandoti,
proteggendomi, amandomi e io, a volte, mi sento…inutile.-
A
quel punto, il ragazzo non riuscì a trattenersi oltre e,
come se si fosse
appena risvegliato da un coma, le circondò la vita con il
braccio non ferito,
stringendola forte contro di sé. Abbassò il viso,
fino ad essere con le labbra
vicino all’orecchio.
-Non
dire cazzate. Tu non sei inutile, affatto. Non lo saresti mai, per me.-
Mormorò,
con tono cupo. Poi si allontanò leggermente, per poterla
vedere in viso, e le
accarezzò una guancia.
-Vuoi
sapere tutto di me? Allora devi sapere che ti voglio. Adesso.-
Quelle
parole uscirono come un ordine intenso, che le scivolò sulla
pelle con quel
respiro di pioggia. Lo guardò per un lungo e silenzioso
istante, prima di
alzarsi appena in punta di piedi e, dopo avergli poggiato le mani sul
petto,
annullare completamente la distanza tra i loro visi e le loro labbra.
Si
fusero, come solo la nutella con la panna avrebbero saputo fare; o il
burro
d’arachidi con la marmellata; perfetti, nel loro intreccio di
lingue;
dolcissimi, nel loro sapore di albicocca fresca di rugiada. E le labbra
si
mordevano in modo delicato; e le carezze si assorbivano con morbida
gentilezza,
in infiniti attimi che avvolsero entrambi, portandoli al di
là dell’universo. Al di
là di tutto.
Alla
fine, dopo un incipit deliziosamente delicato e un seguito
possessivamente
violento, si tornò alla gentilezza iniziale. Draco le
depositava piccoli baci,
facendo scivolare le sue labbra su quelle torturate della ragazza,
mentre, con
una mano, le sfiorava la guancia e i capelli. Poi, si
allontanò appena, per
riaprire gli occhi e osservarla fare lo stesso.
-Cazzo.-
Mormorò
sulle sue labbra, con sguardo indecifrabile. Lei corrugo le fine
sopracciglia.
-Il
braccio fa un male Gramo!-
Si
lamentò finalmente, stringendo gli occhi e storcendo appena
la bocca. La
ragazza lo guardò preoccupata, scostandosi appena, e lui
riaprì un occhio,
scrutandola.
-Sono
abbastanza sincero, così?-
Alexis
scoppiò in una risata allegra, circondandogli il collo con
le braccia e
stampandogli un altro bacino a fior di labbra.
-Sei
perfetto. Grazie.-
Mormorò.
Poi si allontanò appena, per vederlo farle
un’occhiolino.
-E
ora è meglio se andiamo in infermeria, sul serio.
E’ davvero una brutta ferita,
quella.-
Lo
prese per mano, ma lui non si mosse e, anzi, la tirò appena,
costringendola a
voltarsi. Appena lo fece, con cipiglio confuso, lui le posò
una mano sulla
guancia, sorridendo appena.
-No,
per favore. C’è una cosa che ho fatto per te e
voglio che tu la veda.-
Sussurrò,
ma lo sguardo di lei corse sulla ferita sanguinante.
-Ma
il braccio…-
-Mi
fa un male da Maledizione Senza Perdono, sì. Ma farebbe
più male il rimpianto
di una serata non conclusa.-
La
interruppe, avvicinandosi al suo viso e poggiando la fronte su quella
di lei.
La guardò dritta negli occhi.
-Il
ricordo del dolore se ne andrà; quello di una serata passata
con te, rimarrà
indelebile.-
Le
soffiò, ad un centimetro dalle labbra, sincero – e
anche un po’ sornione:
sapeva che con la dolcezza si conquistava ogni donna, e a volte,
tendeva a
farne uso solo per ottenere ciò che voleva; un comportamento
non molto
onorevole, ma infondo, lui era Draco Malfoy.
Alexis
non riuscì a fermare il sorriso che, spontaneo, le
colorò le labbra, insieme al
rossore tipico che le scaldava le guancie. Il cuore prese a batterle
frenetico
nel petto, tanto che pensava sarebbe riuscito a sfondarle la cassa
toracica per
raggiungere quello di lui. Si chiese se riuscisse a sentirlo.
-Sì,
riesco a sentire ogni battito del tuo cuore. Il mio
cuore.-
Si
corresse, quasi le avesse letto nel pensiero. Le passò una
mano tra i capelli,
accarezzandola.
-Quindi,
non preoccuparti per il mio braccio: starà bene. Ora,
andiamo.-
Alexis
lo guardò indecisa, disorientata e stordita. Poi, alla fine
sorrise, scuotendo
la testa.
-Sei
un gran testardo.-
-No,
sono un Malfoy.-
Si
limitò a risponderle, con una scrollata di spalle.
-E
ora andiamo, prima che questo dannato albero riprenda a muoversi.-
Fu
lui, questa volta, a prenderla per mano. E fu lei, questa volta, a non
muoversi.
-Aspetta!-
Lo
fermò, mentre districava le loro dita e si chinava a
prendere qualcosa dal
terreno. Quando tornò da lui, stringeva la benda tra le mani.
-Voglio
che tutto sia come l’avevi programmato.-
Soffiò
con un sorriso. Draco la guardò piacevolmente sorpreso
– la sua piccola Black
non avrebbe mai smesso di stupirlo; e non sapeva quanto avesse ragione.
Prese
la benda e lei si voltò, mentre lui, ancora una volta,
gliela legava intorno agli
occhi, per poi prenderla per mano e condurla dove voleva.
Ad
Alexis non importava poi molto dove la stesse portando: se lui era al
suo
fianco, anche l’inferno sarebbe andato bene.
Nel
buio della benda, si lasciò docilmente condurre: si
abbassò, camminò, fece più
di una rampa di scale. Poi, finalmente, si fermarono di nuovo.
-Alohomora.-
Mormorò
Draco e lo scattare di una serratura si diffuse nel silenzio del luogo.
Il
vento freddo aveva smesso di colpirla, quindi immaginò di
trovarsi al chiuso
ora.
-Vieni,
siamo arrivati.-
Il
ragazzo le si mise alle spalle e le pose una mano sulla schiena,
spingendola
all’interno di un luogo piacevolmente caldo. La porta alle
loro spalle si
chiuse con un debole clic, ma questa volta non sobbalzò. Si
limitò a sorridere,
un po’ ansiosa.
Senza
più dire nulla, Draco armeggiò con la benda, fino
a riuscire a toglierla,
lasciandola scivolare lentamente.
-Ora
puoi aprire gli occhi, mia bella Black.-
Le
soffiò in un orecchio e lei sorrise più
apertamente, annuendo. Le palpebre si
sollevarono appena, sbattendosi un paio di volte su quegli smeraldi
sinceri,
prima che lei riuscisse a mettere a fuoco quel che aveva intorno. E,
appena lo
fece, rimase letteralmente senza fiato.
Si
trovavano in una stanza piccola e decisamente accogliente; dalla forma
rettangolare, era completamente ricoperta di legno, sia il pavimento
lucido che
le mura; sulla parete più lontana, c’era un enorme
camino di mattoni, nel quale
scoppiettava vivida una calda fiamma; lì vicino, gettati in
terra, c’erano parecchi
cuscini azzurri. L’ambiente era in penombra, rischiarato dal
fuoco del camino e
dalle molteplici candele che profumavano l’ambiente di rosa;
ma non erano solo
quelle a mandare quel profumo inebriante: sparsi per la stanza, in una
scia che
conduceva al letto matrimoniale, e anche sopra di esso,
c’erano una miriade di
piccoli petali di rosa blu.
Alexis
avanzò di un passo, la bocca spalancata, coperta da una mano
tremante. Gli
occhi di smeraldo scintillavano in un modo incredibile.
-Per
tutti i Troll di montagna…-
Fu
l’unica cosa intelligente che riuscì a dire. Ok,
non proprio intelligente, ma
non poteva chiedere di più al suo cervello, in quel momento.
Draco
la guardò, con un ghignetto divertito, e poi la prese per
mano, facendola
sobbalzare appena: era rimasta così meravigliata da quel
posto, che sentirlo
all’improvviso l’aveva spaventata.
La
condusse sul letto dove, tra i petali del suo fiore preferito, si
sedettero. Il
ragazzo non disse nulla, si limitò a fissarla. Lei ancora si
guardava intorno,
con gli occhi spalancati.
-Tu
sei pazzo.-
Riuscì
a sussurrare dopo una manciata buona di minuti, mentre si voltava,
finalmente,
ad osservarlo. Lui si strinse nelle spalle, con indifferenza, e poi le
sorrise
divertito.
-Sono
fiero di esserlo…-
Sbuffò,
avvicinandosi improvvisamente al suo viso. Sogghignò e le
sfiorò una guancia
con le dita fredde, beandosi del suo calore.
-…di
te.-
Aggiunse
dopo, sfiorandole le labbra con un bacio veloce. Poi si
allontanò di nuovo,
passandosi la punta della lingua sulla bocca. Fissò un punto
lontano, come se,
all’improvviso, fosse in difficoltà. Alexis lo
guardava ancora stupita, con il
cuore che le martellava furioso nel petto.
-Non
sono bravo con le parole, dovresti averlo capito ormai.-
Esordì,
mettendosi le mani sulle ginocchia e sbuffando.
-Blaise
dice che non si puo’ comprare tutto con il denaro: forse ha
ragione. Ma non
conosco altro modo per farlo.-
Sorrise
mesto, a disagio, mentre si passava una mano tra i capelli, che ormai
gli
ricadevano sullo sguardo.
-Questo
è l’unico modo che conosco…per dirti
grazie.-
Alexis
sorrise e si avvicinò a lui, posandogli la testa su di una
spalla e
sfiorandogli il braccio non ferito, con l’indice,
ripercorrendo tutti i muscoli
tesi.
-Tu
non hai bisogno di ringraziarmi. E tutto questo
è…pazzesco e meraviglioso.-
Lo
interruppe, sentendosi goffa all’improvviso. Lui si
voltò ad osservarla,
alzando la mano ed accarezzandole il viso, con la punta delle dita.
-Sì,
invece. Devo dirti grazie per aver portato un po’ di luce
nella mia vita.-
Riuscì
a dirlo in modo sincero e disinvolto, guardandola dritta negli occhi, e
questo
la rese ancora più felice: era quella la parte di Draco che
voleva imparare a
conoscere ed amare; la parte che teneva più nascosta, la
più semplice.
Sorrise,
senza avere parole da dire. Temeva che, con la sua goffagine, avrebbe
solo
rischiato di rovinare l’atmosfera. Così fece la
cosa più naturale che potesse:
si sollevò appena e lo baciò, trasmettendogli in
quel morbido modellarsi di
labbra, tutte le cose che non avrebbe saputo dire a voce.
Passarono
qualche minuto, semplicemente a coccolarsi. Poi, lo sguardo di lei
corse sulla
ferita, ancora sanguinante del braccio. Sbuffò e si
alzò.
-Non
hai voluto andare in infermeria, ma almeno permettimi di curarti come
meglio
posso.-
Insistette,
meritandosi un’occhiataccia. Poi, però, alla fine,
Draco le porse il braccio,
con un gesto brusco e infastidito e lei sorrise, soddisfatta.
Lo
esaminò, un po’ ansiosa, ma non poteva fare molto
con la camicia sopra. Abbassò
lo sguardo, arrossendo leggermente.
-Dovresti
toglierla…-
Mormorò
imbarazzata, portandosi un boccolo, sfuggito
all’acconciatura, dietro
l’orecchio.
Lui
sollevò un sopracciglio e poi ghignò, divertito.
-Toglimela
tu.-
Ordinò
quasi, con tono privo di vera espressività. Alexis
alzò lo sguardo di scatto,
gli occhi sbarrati.
-Come,
scusa?-
Domandò
sorpresa, assumendo un delizioso colorito sulle guance. Lui, per tutta
risposta, si strinse nelle spalle, con un gesto incurante.
-Sei
tu che vuoi curarmi: fai bene il tuo lavoro.-
La
schernì serio, senza guardarla. Alexis ebbe
l’impressione che si stesse
trattenendo dallo sghignazzare divertito.
Bastardo
di un Malfoy!
-E
d’accordo.-
Bofonchiò
nervosa, senza avere il coraggio di guardarlo in viso. Si
concentrò sui bottoni
della camicia che, dopo un profondo respiro incoraggiante,
cominciò a far
passare per le asole. Si sentì incredibilmente goffa: le
mani tremavano appena,
e faticava a far uscire i bottoni; le asole le sembravano troppo
piccole e lei
troppo maldestra. Si vergognava da morire. Alla fine, riuscì
a togliere anche
l’ultimo bottone e aprendo entrambi i lembi, si
ritrovò a fissare il petto
bianco, ampio e muscoloso del giovane Serpeverde: era evidente che si
impegnava
nel Quidditch; i fasci di muscoli e nervi lo confermavano chiaramente.
Passato
il primo nervoso iniziale, gliela sfilò lentamente,
scoprendo prima le spalle
forti e poi, facendo attenzione alla ferita, gliela tolse
definitivamente,
lasciandola ricadere alle sue spalle.
Ok,
era ufficiale: Draco Malfoy a petto nudo era decisamente mozzafiato.
Cercò
di non rimanere troppo a fissarlo, altrimenti sarebbe passata per una
stupida
quindicenne affamata di sesso: cosa che, in nessun modo o circostanza,
era o
sarebbe stata.
-Ecco
fatto.-
Mormorò,
per spezzare quel silenzio carico di tensione. Draco fissava le fiamme
pigre
del caminetto, senza mostrare un reale interesse. Sembrava lontano, in
quel
momento: chissà a che stava pensando.
In
realtà, si stava trattenendo per non saltarle addosso:
sentire quelle piccole
mani inesperte sfilargli la camicia, gli aveva provocato una reazione
intensa
che cercava di mantenere a bada. Non era il momento, decisamente.
Alexis
si frugò nel cinturino della gonna, per estrarre la
bacchetta e, non
trovandola, ricordò che lui gliela aveva sequestrata.
-Draco…-
Mormorò,
cercando di risvegliarlo dal suo stato di apparente assenza, ma lui non
diede
segno di averla sentita. Sospirò, nervosa, e si
avvicinò di più a lui, proprio
quando questo stava voltando la testa nella sua direzione. Si
ritrovarono in
una situazione piuttosto imbarazzante: lui a petto nudo e lei tanto
vicina da
poterlo sfiorare, in ginocchio sul letto, con il vestito corto che
lasciava
scoperta buona parte della coscia. La ragazza deglutì e
quando vide le guance
di lui –incredibile ma vero- tingersi appena, non
riuscì a trattenere una
risatina divertita.
-Ma
allora anche tu sei in grado di arrossire!-
Lo
prese in giro e lui sbarrò gli occhi, voltandosi
immediatamente dall’altra
parte.
-Cazzo
Black: non hai vestiti un tantino più lunghi?-
Si
difese, con tono brusco. Ma Alexis aveva capito di essere riuscita ad
imbarazzarlo e la cosa segnò un punto nel suo piccolo
orgoglio personale.
Ridacchiando
ancora, sottilmente divertita, si avvicinò di nuovo a lui e
il suo viso gli
sfiorò una spalla. Quando il ragazzo si voltò di
nuovo a guardarla, con un
cipiglio nervoso, lei sorrise dolcissima, conservando una nota
dannatamente
sensuale.
Maledetta
Black!
Si
piegò appena, con uno sguardo malandrino – degno
di James Potter – e,
lentamente, lasciò
scorrere le dita sul
ventre scolpito, i cui muscoli si irrigidirono al suo passaggio, prima
di
infilare la mano nel cinturino e prendere la bacchetta, che gli
sfilò con un
gesto fluido. Lui si limitò ad osservarla
dall’alto, sforzandosi di rimanere
fermo e impassibile: quella piccola serpe stava mettendo a dura prova
il suo
auto controllo – che, già di per sé,
non era decisamente forte.
-Che
cosa stai facendo?-
Le
chiese, con tono quasi meccanico, lanciandole
un’occhiataccia. Lei si limitò a
sorridere e a stringersi nelle spalle, per poi allontanarsi, in modo
studiatamente lento.
Quando
aveva imparato ad essere così…intraprendente, non
lo sapeva neanche lei.
Lo
guardò innocente, sventolando appena la bacchetta.
-Mi
serviva questa.-
Se
ne uscì, con tono innocente. In realtà, dentro al
petto, il cuore le stava
gridando dietro un insulto dietro l’altro, perché
non riusciva più a battere ad
un ritmo regolare.
Atteggiamento
da Grifone, cuore
decisamente fifone.
Draco
la osservò impassibile, le sembrava un po’
arrabbiato, così decise di smetterla
con i giochetti e abbassò lo sguardo sul suo grembo.
-E
ora pensiamo alla tua ferita.-
Tentò
di spezzare il silenzio. Puntò la bacchetta sul letto e la
agitò appena.
-Ferula.-
Pronunciò,
e una lunga benda uscì dalla punta del bastoncino.
Ne
strappò una parte e poi, ci puntò la bacchetta
sopra.
-Aguamenti.-
Dell’acqua
bagnò la stoffa.
La
strizzò appena, in terra, macchiando il parquet, ma non se
ne curò. Si avvicinò
al braccio che il Serpeverde le stava porgendo e, delicatamente,
cominciò a ripulire
la ferita, con gesti meticolosi. Lo squarcio era lungo e profondo
qualche
millimetro, ma non sembrava essere troppo grave, per fortuna. Alla
fine, dopo
averlo disinfettato alla meglio, passò a bendarlo con la
fascia.
-Ti
fa male?-
Si
informò, mentre fermava la benda con un nodino piccolo.
Draco si voltò,
finalmente, a guardarla.
-Un
po’, ma è sopportabile.-
Si
limitò a rispondere, scrollando le spalle. Lei lo
osservò dal basso, con
espressione tesa. Poi, gli depositò un bacino
all’altezza della ferita. Il
ragazzo la osservò sorpreso, ma non riuscì ad
impedire ad un piacevole calore,
di scaldargli il petto.
-Così
farà meno male.-
Sussurrò,
sorridendogli imbarazzata. Lui annuì, socchiudendo appena
gli occhi.
Alexis
osservò quel viso perfetto e, preso tutto il coraggio che
aveva in corpo, si
riavvicinò al braccio e gli depositò un altro
bacio. Poi, lentamente, sotto lo
sguardo sorpreso del biondino, cominciò a risalire,
sfiorandogli la spalla
nuda, l’incavo del collo, la mandibola, una guancia e infine
le labbra, che
rapì con un bacio dolce e intenso, che lui non
esitò a ricambiare, infilandogli
una mano nei capelli. Erano in una posizione un po’
imbarazzante, di nuovo: lui
ancora seduto, e lei inginocchiata, con le mani che premevano sulle
spalle
forte; i loro corpi, vicinissimi.
All’improvviso,
Draco scattò e, agile come un felino, ribaltò la
situazione.
Alexis
si ritrovò imprigionata tra il letto e il corpo del giovane
Malfoy, che le
bloccava i polsi sopra la testa e le stringeva le ginocchia attorno
alla vita,
continuando a divorarle le labbra. Si allontanò appena solo
per proferire una
frase.
-Pensavo
che, ormai, avessi imparato a non giocare con me…perdi prima
ancora di iniziare
la danza.-
E
riprese a morderle le labbra, per poi scendere con baci roventi lungo
la
guancia, nell’incavo del collo, sulle spalle lasciate
scoperte dal vestito.
Alexis non riuscì a trattenere un sospiro, mentre lui
ripercorreva la sua scia.
Dio,
se la voleva. Ma non
poteva…insomma: Alexandra aveva quindici anni e, nonostante
lui si fosse dato
da fare già a quell’età, lei le
sembrava troppo piccola e fragile. Non poteva
fare sesso –no, non sesso, amore, si ripetè nella
mente- con lei, purtroppo.
Non era una di quelle sgualdrine che si portava a letto e basta: lei
era
Alexandra Black. La sua Alexandra Black e per lei e la sua candida
purezza,
avrebbe resistito. Non l’avrebbe macchiata.
Risalì
a baciarle il viso ma, quando avrebbe dovuto sfiorarle le labbra, si
limitò a
depositarle un bacino sulla punta del naso.
Brama
0. Amore 1.
Sogghignò
divertito.
-Torna
da me, mia bella Black.-
Alexis
riaprì gli occhi, decisamente stordita, e sorrise oltremodo
imbarazzata. Il
cuore, ormai, l’aveva letteralmente mandata a Notturn Alley.
Draco le sfiorò il
viso con una carezza e poi si rialzò, ricomponendosi e
riinfilandosi la
camicia. Non la guardò ancora, perché
così, sdraiata sul letto, e con
quell’aria dolcemente disorientata, aveva un aspetto
terribilmente invitante.
-Vieni,
andiamo a mangiare: sarai affamata.-
Le
propose, quando fu sicuro di riuscire a controllare le sue reazioni.
Alexis si
era rimessa seduta e stava controllando che il cuore riuscisse ancora a
battere
in modo regolare.
Per
tutte le mutande di Merlino: in quel momento, stretta contro il suo
petto
muscoloso, aveva desiderato che Draco non si fermasse mai. Era
possibile avere
già pensieri del genere, alla sua età?
Scosse
la testa, decidendo di non pensarci e sorrise, annuendo appena. Ora che
ci
faceva caso, un po’ di fame l’aveva davvero.
Draco
si alzò dal letto e le porse una mano, invitandola a sedersi
al piccolo
tavolino tondo, che prima non aveva notato.
E
cenarono, tra una presa in giro, una chiacchierata, dolci scambi di
sguardi e
qualche risata.
Poi,
si buttarono sui cuscinetti accanto al caminetto, dove Draco
stappò una bottiglia
di champagne che aveva l’aria di essere molto costosa. Ne
versò un po’ in due
bicchieri e poi ne porse uno ad Alexis, che sorrise. Il ragazzo
alzò il calice
al cielo.
-A
te, Alexandra Black: per riuscire a portare luce nella mia vita.-
Brindò,
con un sorriso bellissimo. Anche Alexis alzò il calice e lo
fece tintinnare
contro quello del ragazzo.
-A
noi: e che questo sia il primo di tanti bei momenti passati insieme.-
*
x
le_montagnine: E’
un piacere per gli occhi e per il cuore rileggere le vostre recensioni,
ragazze! Bhe, che dire? Molto l’ho già detto nella
prima parte e spero abbiate
apprezzato la dedica!*.* Per quanto riguarda la squadra di recupero,
tenetela
comunque vicina, non si sa mai mi dovessi riperdere *speriamo di no, in
questi
giorni son riuscita a concludere ben due capitoli xD* Spero che anche
il tanto
atteso appuntamento abbia soddisfatto ogni vostra aspettativa e, come
al
solito, voglio sapere che ne pensate x3
Un sondaggio su più boni di HP? *.*
Mha, la mia classifica verte in questo stato al momento *mostra una
piccola
diapositiva proiettata su un muro, in cui Draco, Lucius, Sirius e James
fanno a
botte per ottenere il primo posto* XD Non so chi scegliere tra loro,
forse
Draco supera tutti –cosa che mi ha spinto a scrivere una ff
con lui
protagonista maschile, ma anche gli altri stuzzicano la mia enorme
fantasia
XQ___
Ron all’ultimo posto dite? Mmm, io non
lo trovo così brutto xD Avrei messo Peter Minus…o
Tiger e Goyle xD o Silente
*rotola*
Bhe, che altro dirvi? Come voi mi
rinnovate i complimenti, io vi rinnovo i miei più sinceri
ringraziamenti e vi
dico che, sul serio, vi adoro con tutta me stessa *.*
Se vi va, rinnovo anche l’invito al mio
personal forum (http://adawong.forumfree.it/)
se volete farci un salto, mi piacerebbe conoscervi anche
all’infuori delle
recensioni! Inoltre lì potete trovare di tutto sulla storia
e anche sulle altre
che sto scrivendo ;D
Ora vi lascio, se no viene più lunga la
risposta del capitolo x3
Un bacione enorme! <3
x
elita: Ben
ritrovata, carissima! I tuoi commenti sono sempre un toccasana! Spero
che la
mia dedica ti sia piaciuta, e lo stesso per il capitolo! *.* Ti ho
anche
mandato una mail per ringraziarti personalmente per aver recensito
anche la mia
shot su Kodocha, ma li rinnovo qui: grazie, grazie, grazie! Tu dici che
ci
saranno guai per la nostra Potter, ora che i due sono così
vicini? Chissà, chi
vivrà vedrà, si dice, infondo xD Intanto, goditi
questo appuntamento e i
momenti felici che passeranno insieme! Per il dopo…non ti
resta che continuare
a seguirmi xD
Ci sentiamo presto dunque, un abbraccio
forte forte!
x
mantovanina: Oh,
che piacere leggere un tuo commento anche a questa storia! Ben
ritrovata,
quindi x3 Sono davvero onorata che tu abbia letto anche la mia
presentazione,
pensavo a nessuno interessasse dell’autrice xD E grazie mille
per i complimenti
a questa storia e a Queens Park –che tra l’altro ho
aggiornato giusto qualche
giorno fa ^^. So come ci si sente ad arrivare all’ultimo
capitolo e a rimanere
a secco, per cui ecco qui quello nuovo, spero ti piaccia *___* Non
pensavo di
riuscire a catturare tanto una lettrice, quindi sono davvero
contentissima di
sentirtelo dire –o di vedertelo scrivere, sarebbe meglio xD
Per quanto riguarda il momento in cui
verrà fuori tutta la verità, ti
basterà continuare a seguirmi, per saperlo, e
spero vivamente che tu lo faccia, continuando a farmi sapere cosa ne
pensi
–sai, sono abbastanza recensioni dipendente, ne ho bisogno
per scrivere
*rotola*
Quindi grazie ancora, davvero, e a
presto! *___*
x
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: E
chi non vorrebbe essere al posto di Alexis?*.* Io per prima,
sinceramente x3
Comunque, grazie mille per i complimenti *Oddio, addirittura scrittrice
formidabile?o////o…vuoi farmi proprio morire di infarto xD*
Bhe, spero allora che anche questo
capitolo ti sia piaciuto!
Fammi sapere come sempre eh: un bacio!
x
Minnieinlove: Allora
cuggia, sono perdonata?*____* Spero di sì, perché
ci ho messo davvero tutta me
stessa per scrivere questo tanto atteso appuntamento!
Anch’io voglio il vestito verde di Alex
e soprattutto le sue scarpe *le sto cercando disperatamente x3* E
soprattutto
Blaise: mi va bene anche se non diventa me *rotola*
E tu, sbrigati ad aggiornare, che son
curiosa ù___ù
Un bacione =*
x
terryborry:
Per le mutande di tutti i Mangiamorte e di Lord Voldemort anche!
Nessuno mi
aveva mai scritto una recensione tanto lunga
ò___ò *va in iperventilazione*
Ok, cerco di stare calma e di
riprendermi *cielo, sono davvero emozionata x3*
Allora, andiamo con ordine, altrimenti
rischio di fare un casino dietro l’altro!XD
Innanzitutto, credo di aver già detto
molto con la dedica che ti ho fatto di questo capitolo –e
spero, con tutta me
stessa, che tu l’abbia apprezzata! Anche se sei nuova della
storia, mi hai
lasciato una delle recensioni più belle che io abbia mai
letto in tutto il
tempo che posto qui su EFP, quindi un mega G R A Z I E è
decisamente d’obbligo!
In ogni caso, ti rinnovo il mio
benvenuto all’interno della mia storia!
Sono davvero contenta che questo
‘ribaltamento’ della storia sia, secondo te, ben
fatto e sono anche
onoratissima che tu abbia letto ogni mia presentazione o risposta!
Tu disegni delle tue storie?*.* Anch’io
faccio qualche disegno, ma alla fine mi sono dedicata alla scrittura
perché la
sento più mia! Se ti va, potresti farmi qualche disegno dei
personaggi di
questo storia, ne sarei non onorata: di più! E, ovviamente,
li posterei qui,
per farli vedere a tutti *___* Se vuoi, davvero, mi renderesti
felicissima!
Per quanto riguarda Draco: mi hai reso
davvero davvero contenta, dicendomi che riesco a muoverlo bene!*_* Ho
sempre
paura di renderlo fuori dai canoni, dandogli un carattere
diverso…invece, se tu
dici che riesco a gestirlo bene, ne sono veramente felice!
Per Alexis: sì, è una piagnucolona x3
Ma in questo capitolo, niente lacrime, hai visto?xD Spero che,
già da qui, stia
uscendo un po’ fuori il suo caratterino, perché
ora basta esser solo sottomessa
da Draco: anche se, secondo me, è una cosa che le piace,
infondo XD
Blaise e Diamond: anch’io mi diverto
moltissimo a muoverli insieme e a far invertire tanto i loro caratteri
a
seconda dei personaggi con cui vengono a contatto;
c’è stato un periodo in cui
pensai di farli fidanzare, ma alla fine ho gettato via
l’idea: sono perfetti
così, impicciare tutto con l’amore, rovinerebbe
ogni cosa! E poi, sì Diamond
con Nott piace anche a me x3 E Blaise non puo’ certo
rinunciare al suo fedele
fan club, giusto? XD
Per quanto riguarda il momento della
verità, per sapere cosa succederà ti basta
continuare a seguirmi: e spero
vivamente che tu lo farai, continuando a lasciarmi tante recensioni
come questa
che, sul serio, mi hanno resa l’autrice più felice
del sito *_*
E poi, hai visto che non ti ho fatto
aspettare tanto? Finalmente hai letto del tanto atteso appuntamento e
spero di
non aver deluso le tue aspettative! Il campo di rose blu non
c’era, ma ci sei
andata vicino, perché i petali erano sparsi ovunque :3
Ora, finalmente, passo a rispondere
alle tue domande –e non preoccuparti, fa sempre piacere
riceverne, significa
che la storia interessa davvero *.*:
- Allora,
Harry e Alexis hanno un anno di differenza, circa: ad essere specifici,
hanno circa 10 mesi di differenza; Harry è nato il 31 Luglio
del 1980, mentre Alexis il 17 Maggio del 1981 –Lily sarebbe
rimasta incinta un mese dopo aver partorito Harry. Quando Lily e James
sono morti, dunque, Harry aveva un anno, ed Alexis aveva circa cinque
mesi –sono morti il 31 Ottobre 1981. Quando io dico
‘gemelli’, probabilmente mi riferisco ai loro
sguardi *non credo di averlo mai usato per altre occasioni*. I loro
occhi, infatti, sono gemelli, essendo entrambi verde smeraldo, come
quelli di Lily! Spero di essermi spiegata bene ^_^
- Voldemort
conosce Alexis, ovviamente: quando ha ucciso Lily e James,
c’era anche lei in casa, ma ovviamente ha cercato di uccidere
prima Harry, perché era quello il suo obiettivo. Ma, come
ben sappiamo, non è riuscito a farlo: quindi non ha avuto
neanche il tempo di toccarla Alexis. Per quanto riguarda il fatto che
cerchi di portarsela dalla sua parte, non è proprio proprio
così, se ti riferisci al sogno che fa Alexis, bhe non posso
rivelarti nulla, ma seguendo i capitoli si arriverà allo
scioglimento di questo enigma, ovviamente! Inoltre, Voldemort ha
cercato di uccidere Harry perché nato il 31 Luglio, seguendo
la profezia. Alexis, essendo nata il 17 Maggio, pur essendo la sorella
del ‘Prescelto’, non c’entra nulla^^
- Come
spiegato nella risposta precedente, Alexis non ha alcun compito, in
realtà. E’ semplicemente la sorellina del bambino
sopravvissuto: non ha poteri speciali, né una missione da
compiere. E’ una normale ragazza che ha avuto la
‘sfortuna’ che il fratello fosse il prescelto. Per
il resto, non deve fare nulla x3 Questa mia scelta è stata
dettata dal fatto che non volevo creare una cosìddetta
‘Mary Sue’, che avesse grandi capacità e
grandi missioni. E’ un personaggio normale, che ho cercato di
rendere quanto più reale possibile ai fini della trama: non
è perfetta ed è piena di difetti
–piange sempre, come hai fatto notare tu; non è
brava a scuola; non riesce a dire la verità neanche alle
persone che ama. E’ dunque una ragazza normale, come anche
Hermione o Ginny!
Spero
di aver risposto a
tutte le tue domande, in modo esaudiente! Se avessi ancora qualche
dubbio, non
esitare a chiedere, sono qui apposta, onorata di risponderti!
Dunque, finalmente ti
lascio con un bacione enorme e, ancora un grazie mega-galattico!*__*
x
sackiko_chan: Eccoti
il nuovo capitolo:
hai visto che non ti ho fatto attendere tanto questa volta?*_* Spero ti
sia
piaciuto almeno quanto quello precedente e grazie mille per tutti i
tuoi
complimenti! Sono felice che Draco e Alexis ti piacciano come coppia
*ho sempre
paura che la gente non la apprezzi, perché Alex è
un nuovo personaggio, e non
sempre vengono accettati!*
Dunque, goditi la serata
della coppietta!
Un bacione e fammi sapere
che ne pensi, mi raccomando=)
x
Misery13: E
come potrei mai scordarmi di te? Che
cara che sei, a dare un commento così completo, io ti adoro,
davvero *_* Per
questo, e anche per seguirmi sempre, ti sei meritata la dedica del
capitolo:
spero ti abbia fatto piacere, davvero *.*
Come sempre, non posso
che rinnovare i miei ringraziamenti! Sono contenta che il capitolo ti
sia
piaciuto –nonostante fosse più leggero, come dici
tu^^- e anche di essere
riuscita a farti ridere con l’idea di Blaise/Alex, era il mio
obiettivo x3
Comunque hai visto che
non ti ho fatto aspettare tanto per il nuovo capitolo? *leva Missy
dalle spine
e la mette su un comodo letto, vicino a Sirius che al momento
è fuori dalla
storia, così lo puo’ consolarex3*
Allora, spero che ti sia
davvero piaciuto questo tanto atteso appuntamento! Ci ho messo tutta me
stessa
*_*
Per quanto riguarda
Sirius: tornerà, te lo prometto; dovrai solo pazientare
ancora un po’, ma
*spoilerando >.<* farà la sua comparsa in
tutto il suo *giovane(?)*
splendore! Ma non ti anticipo niente, altrimenti rovino la sorpresa x3
Quindi, fammi sapere come
sempre che ne pensi e, se ti va, vieni a fare un salto sul mio forum,
mi
farebbe un immenso piacere! (http://adawong.forumfree.it/)
x
Melikes: Che
bello rivederti! Son contenta che
anche tu non mi abbia abbandonato e che asserisci di non farlo mai,
grazie
davvero *_* Spero che la dedica ti sia piaciuta, te la meritavi tutta!
Grazie
anche per tutta la tua compresione per i miei ritardi: ma questo volta
niente
scuse, ho postato molto presto, proprio per ringraziare chi, come te,
non mi ha
abbandonata nonostante tanti mesi di silenzio stampa x3
Finalmente il tanto
atteso appuntamento è stato fatto: spero di non aver deluso
le tue aspettative!
Io mi sono divertita davvero a scriverlo e ne sono piuttosto
soddisfatta *_*
Per quanto riguarda il
momento della verità: bhe, dopo tutto il casino che ho
combinato, non si poteva
mica risolvere così facilmente x3 Sono una a cui piace
mettersi in difficoltà
da solaXD
Comunque, arriverà prima
o poi, non disperare! E sì, dovrebbe essere un bel momento
riunione con Silente
davanti. *Forse…Chissà…Non lo so: non
anticipo nulla x3*
Dunque, per saperlo, ti
basta continuare a seguirmi, ovviamente, e farmi sapere che ne
pensi!*____*
Se ti va, passa sul mio
forum, mi renderesti felice (http://adawong.forumfree.it/)
Un bacione enorme <3
x
miyuko: Ecco
di già il nuovo capitolo! Spero
che anche con l’occhio pizzicorante riuscirai a leggere e a
recensire! Spero ti
sia piaciuto il tanto atteso primo appuntamento! Un bacio.
PS
(per tutte le lettrici): non sento più i polsi, dopo tutte
queste lunghe risposte, ma ne sono orgogliosa.
GRAZIE!
GRAZIE
DAVVERO!
|
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Capitolo 25 *** Vanity Witch ***
Ed
eccomi qui!
Sto mantenendo fede al
mio impegno queste settimane, avete visto?
Se mi impegno ce la posso
fare anch’io xD
Certo, sto trascurando un
po’ di cosine a cui dovrei prestare attenzione *tipo studiare
per l’esame della
patente* però devo dire di essere soddisfatta della mia
velocità e anche
–strano ma vero- dei miei nuovi capitoli!
Indi per cui, non mi
resta che lasciarvelo leggere senza, per una volta, finire in sproloqui
senza
senso sulla mia vita XD
Solo una cosa: il
prossimo capitolo farà ritardo, perché finalmente
anche Giulia va in vacanza
*_* Cercherò comunque di non far passare un mese, tranquille
u.u
Ho cinque ore e mezza di
treno, scriverò qualcosa dai x3
Dunque, leggete e fatemi
sapere, come sempre, che ne pensate!
I vostri
commenti e i vostri complimenti mi donano sempre un po’
di allegria!
Un
bacione enorme e buone
vacanze a tutte/i voi! <3
Giulia
PS.
Questo capitolo è un
omaggio alla grandissima Savannah,
che ha coronato il sogno di molte delle scrittrici di questo sito:
pubblicare
un racconto originale in pagine e inchiostro! Chi ha letto le sue ff
qui su EFP
capirà a cosa mi riferisco quando parlo di omaggio! Le
auguro tutta la fortuna
del mondo, sperando, nella mia piccola modestia, di riuscire un giorno
a
diventare come lei.
PPS.
Vi lascio i link ad
alcuni disegni fatti dalla mia gemy (miyuko, qui su EFP) che
rappresentano i
miei PG! Spero vi piacciano ;D
Alexis
Lily Potter:
http://img245.imageshack.us/img245/3664/img006wg.jpg
Chibi Alexis: http://www.youimages.org/public/images/181326Alexis.jpg
Diamond Anne Cherin: http://img33.imageshack.us/img33/9707/img008jy.jpg
~Un
Particolare In
Più~
Narcissa
Black Malfoy camminava a passo svelto lungo il corridoio
dell’enorme villa, in
cui viveva con il marito Lucius, il figlio Draco e l’elfo
domestico Dobby.
E
malediceva il buon nome di Lord Voldermort, perché in casa
sua, in quel momento
non c’era nessuno di loro! Possibile che quando servissero,
sparivano tutti?
Ok,
Draco era anche giustificato: era a scuola da mesi ormai e non lo
avrebbe visto
fino alla fine dell’anno, dal momento che Lucius aveva
preferito farlo
rimanere, anche per le vacanze natalizie, a Hogwarts, il luogo
sicuramente più
sicuro, di quei tempi. Lui era quasi sempre lontano da casa per affari
di
lavoro: dopo aver elargito un’ingente somma di denaro, molti
anni prima, per
convincere il Ministero della sua innocenza – per comprarla,
sarebbe meglio
dire – continuava a fare dei piccoli favori ai potenti del
settore, solo per
assicurarsi un posto nel mondo per il loro futuro e quello del figlio.
Per
tutti i dannati mezzosangue: non aveva nulla in contrario su questo, ma
se
qualche volta si fosse dato pace e avesse trascorso un po’ di
tempo con sua
moglie, non sarebbe di certo crollato il mondo!
E
poi, c’era quell’inutile essere di Dobby:
l’elfo domestico più inefficiente del
mondo magico! Aveva chiesto a Lucius di liberarlo e prenderne un altro:
sicuramente Kreacher, l’elfo della sua defunta zia e che ora
apparteneva a quel
buono a nulla di Sirius, nascosto chissà dove, come un
vecchio e lurido cane –
oh, avesse fatto le scelte
giuste, quando aveva potuto, ora non si sarebbe ritrovato a scappare
come un
impotente Babbano -, sarebbe stato molto più servizievole.
Quell’orrendo coso di
Dobby, le poche volte in cui era
presente, combinava più guai che cose giuste: aveva
più dita stirate, orecchie
bruciate e ferite da frusta – Lucius, quando era nervoso, ci
andava giù
pesante…Narcissa non approvava, ma non aveva il coraggio di
ribattere – che
altro. E poi, le uniche e rare volte in cui serviva, non lo si trovava
da
nessuna parte – cosa che, ultimamente, succedeva
più spesso del solito.
-DOBBY!-
Tuonò
ancora, mentre scendeva le imponenti scale che portavano
all’ingresso
principale. Il tempo di scendere l’ultimo gradino e
l’enorme porta di ingresso,
interamente intagliata nel legno, si aprì, lasciando entrare
una figura alta e
dal portamento fiero ed elegante.
-
Narcissa.-
La
voce fredda di Lucius Malfoy riempì il silenzio, colmato
appena dall’eco
dell’urlo della donna. In un turbinare di veli di gonna e di
boccoli biondi, la
Black si voltò verso suo marito, con l’espressione
sorpresa ancora leggermente
accigliata.
-Lucius!-
Esclamò
stupita, avvicinandoglisi mentre lui si sfilava il mantello nero, con
un gesto
fluido.
-Dobby!-
Al
richiamo del vero padrone, l’elfo domestico fece la sua
comparsa, con un
piccolo ‘pop’. Si chinò tanto, che il
naso lungo sfiorò il pavimento.
-Ai
suoi ordini, signore.-
Gracchiò
con voce titubante, mentre Lucius lasciava ricadere il mantello tra le
sue
mani.
Narcissa
sbuffò arrabbiata, lanciandogli un’occhiataccia.
-Si
puo’ sapere perché diavolo quando lo chiamo io non
compare?-
Si
lamentò stizzita, stringendo la lettera che teneva tra le
dita fine, con
espressione frustrata. Lucius si voltò a guardarla, con
entrambe le
sopracciglia fine sollevate.
-Dici
davvero?-
Si
informò, con voce apparentemente disinteressata. Il piccolo
elfo tremò, mentre
ripiegava il mantello.
Narcissa
sospirò e scosse la testa, dopo aver lanciato una lunga
occhiata all’elfo.
Aveva ancora un briciolo di pietà, per sua immensa fortuna.
-Lascia
stare.-
Mormorò,
stringendo le braccia al petto. Lucius la osservò per
qualche secondo
silenzioso.
-Dobby,
va. Ti voglio nel mio studio tra un’ora e se non ci sarai,
non sarò di nuovo
tanto clemente. E quando mia moglie ti chiama, ti ho ripetuto mille
volte che
devi obbedirle come se fossi io a chiamarti, sono stato chiaro?-
Il
tono con cui disse quelle parole era apparentemente calmo, ma
nascondeva una
sottile minaccia che l’elfo conosceva bene.
-Sì,
signore. Dobby è dispiaciuto di non aver obbedito alla
Signora. Dobby andrà a
bruciarsi le dita dei piedi, per questo.-
Si
mortificò, chinandosi ancora tanto da toccare terra anche
con le orecchie da
pipistrello.
Lucius
lo liquidò con un gesto infastidito della mano e
l’elfo scomparve, così come
era apparso.
Narcissa
fissò il marito, che si concentrò finalmente su
di lei. Le si avvicinò,
sfiorandole il viso con una carezza delle dita gelide. Poi le
stampò un rovente
bacio sulle labbra. Solo allora lei si concesse di sorridere e lo
sguardo di
ghiaccio si sciolse appena in un’espressione più
morbida.
-Dove
sei stato?-
Gli
domandò, mentre lui le accarezzava i lunghi capelli e la
stringeva a sé,
passandole un braccio intorno alla vita; le mise la guancia sulla
tempia.
-Affari
di lavoro, come sempre.-
Le
rispose, in modo semplice e sbrigativo. Non amava parlare con la moglie
di
quelle cose: non ne andava molto fiero, ma doveva farlo per lei e per
loro
figlio.
Narcissa
sospirò, un po’ delusa, e gli posò una
mano sul petto.
-Come
mai cercavi Dobby?-
Si
informò con un mormorio, sfiorandole i capelli con le labbra.
-Draco
mi ha mandato una lettera, un po’ di tempo fa. Ma con tutta
la confusione di
pergamene che arrivano in questa casa, l’ho trovata solo
oggi.-
Alzò
il viso per poterlo guardare negli occhi e scorgere la sua espressione
lontana,
come sempre. Chissà a che stava pensando, ora. Era da un
po’ che Lucius le
sembrava distante, come quando si era unito al Signore Oscuro.
Sospirò,
disegnando una linea immaginaria sulla camicia di tessuto pregiato del
marito.
-Dovremmo
dire a chi ci scrive, di darci un taglio. La ‘Gazzetta
del Profeta’ e ‘Il
Settimanale delle Streghe’ chiedono ancora
un’intervista per sapere cosa
significhi essere sotto Imperius
del
Signore Oscuro. Ti rendi conto?! Ci tempestano ancora, dopo sedici
anni!-
Sbottò,
premendogli entrambe le mani sul petto e facendo per allontanarlo, un
po’
alterata. Ma lui non glielo permise e le strinse entrambe le braccia
intorno
alla vita, costringendola a restare in quell’abbraccio, che
la fece gemere
appena. Con sguardo vuoto, le depositò un bacio sulla tempia
e poi le mise il
mento sulla testa, cullandola un pochino.
-Dimmi:
che ti ha detto Draco nella sua lettera?-
Si
informò, ignorando del tutto il discorso precedente.
Narcissa
sbuffò contrariata: non c’era alcun modo per
affrontare quell’argomento con
Lucius.
-Mi
ha chiesto una cosa davvero strana.-
Sospirò,
arrendendosi. La stretta di Lucius si fece meno ferrea, mentre la
distanziava
per guardarla negli occhi, con un cipiglio confuso. Non la interruppe,
incitandola
silenziosamente ad andare avanti, mentre le accarezzava appena una
guancia.
-Voleva
sapere se avessi una cugina di nome Alexandra. Dovrebbe essere la
sorella
minore di quel buono a nulla di Sirius e avere quindici anni.-
Spiegò,
rimuginando su un pensiero che le era venuto ora in mente.
Lucius
la fissò, alzando un sopracciglio.
-Come
mai vuole saperlo?-
Narcissa
scosse la testa.
-Non
lo so, non ha specificato. In ogni caso, non ricordo di avere una
cugina con
quel nome.-
-E
allora?-
Lucius
corrugò la fronte. Lei fece spallucce.
-Nulla,
gli ho scritto una lettera di rimando in cui gli comunico di non
ricordare
affatto questa Alexandra. Mi serviva Dobby per fargli recapitare la
lettera: è
passato più di un mese da quando mi ha inviato questo
messaggio e utilizzando
il gufo, arriverebbe ancora più tardi.-
Spiegò,
mentre Lucius scioglieva l’abbraccio.
-Capisco.-
Le
sfiorò di nuovo le labbra con un bacio veloce, prima di
sfiorarle i capelli e
superarla.
-Comunque,
non darla a Dobby: quell’elfo fa più danni che
cose giuste.-
Affermò,
con tono annoiato.
-Puoi
darla a me: domani vado a scuola per vedere la partita di Quidditch di
Draco.-
La
informò, mentre saliva l’enorme scalinata, per
andare al piano superiore.
Narcissa fissò stupita la sua ampia schiena, prima di
rincorrerlo per i
gradini. Con la gonna lunga e ingombrante, rischiò di
inciampare, ma,
fortunatamente, Lucius si voltò in tempo e
l’afferrò per un gomito, impedendole
di rovinare giù per le scale – i riflessi che lo
avevano reso capitano della
squadra di Quidditch di Serpeverde, a suo tempo, non
l’avevano di certo
abbandonato con l’avanzare dell’età. La
fissò e un lampo divertito gli
attraversò lo sguardo argenteo.
-Sta
attenta, Cissy.-
La
rimproverò, ma il tono che aveva usato era dolce e gentile.
Il
cuore di Narcissa mancò un colpo: quanto
tempo era che non la chiamava in quel modo? Che non usava quella voce?
Che non
le sorrideva?
Bofonchiò
qualche scusa, nervosa e felice. La risata di Lucius si diffuse in
quella casa
che era sempre troppo vuota e silenziosa.
-Il
tempo passa, ma tu rimani sempre la mia piccola e maldestra Narcissa.-
Se
ne uscì, sfiorandole il viso con una carezza, prima di
riprendere a salire gli
scalini.
La
donna rimase a fissarlo, meravigliata e con il cuore che le pulsava
forte nel petto,
facendola sentire finalmente…viva.
Scosse
la testa, dopo qualche secondo, tornando alla realtà, e
riprese a seguirlo
lungo il corridoio che conduceva al suo studio.
-Vai
a trovare Draco?-
Gli
chiese affannata, dopo averlo raggiunto. Lui si limitò ad
annuire, mentre
apriva la porta dello studio e ci entrava. Narcissa si
accodò, introducendosi
nella stanza.
-Portami
con te, per favore!-
Se
ne uscì e Lucius quasi cadde dalla sedia, sulla quale si
stava accomodando.
Alzò il viso su quello triste della moglie, che lo fissava
speranzosa, con la
lettera stretta tra le mani piccole e affusolate, portate al petto.
Sospirò
e si mise seduto, poggiando i gomiti sul ripiano della scrivania e
prendendosi
la fronte tra le mani.
-Narcissa…-
-Ti
prego!-
Lo
implorò quasi, mentre si avvicinava alla scrivania e si
abbassava verso di lui,
per poterlo guardare in viso, le mani poggiate sul tavolo cosparso di
documenti
e lettere.
Lucius
rimase in silenzio, poi si umettò le labbra e una mano si
mosse lenta ad
accarezzare il dorso di una di quelle della moglie.
-Cissy,
mi dispiace. Non posso portarti con me e lo sai. Hanno già
cercato di
ispezionarci casa per trovare qualcosa di sospetto e i nostri
sotterranei sono
pieni di prove che potrebbero incarcerarmi con un soffio. Tu devi
restare qui.-
Lo
disse nel modo più dolce che conoscesse, mentre le prendeva
la mano e la
stringeva forte.
-Non
lasciarmi qui da sola, di nuovo…-
Mormorò
lei, abbassando lo sguardo e mordendosi forte il labbro inferiore. Gli
sembrò
di vedere una lacrima scivolare lungo il viso scarno, ma non ne era
sicuro,
perché si era nascosta dietro i capelli.
La
cosa, comunque, gli fece un male
d’inferno.
Le
lasciò andare la mano, bruscamente, e si girò con
la poltrona, dandogli le
spalle.
-Narcissa,
non ti porterò con me. Fine del discorso.-
Il
suo tono si era fatto improvvisamente gelido, duro e con un pizzico di
disprezzo. Si era voltato, per non vederla ancora in viso: da
Mangiamorte aveva
imparato a mentire e a trattare male le persone, per ottenere
ciò che voleva.
-Lascia
la lettera sulla mia scrivania e vattere, ora. Devo occuparmi di alcuni
affari.-
La
liquidò scostante e giurò di aver sentito un
debole singhiozzo, che gli si
conficcò nel petto come un’acuminata spilla di
ghiaccio. La ignorò, perché
aveva imparato a convivere col dolore da tempo, ormai.
Narcissa
non disse nulla. Si limitò a fare quanto detto dal marito,
senza protestare:
sapeva che sarebbe stato inutile e non voleva vedere Lucius arrabbiato.
Poi,
mentre si allontanava per uscire, la sua voce la costrinse a fermarsi.
-Chiederò
a Judice di venire a farti compagnia per il tempo che starò
fuori, d’accordo?-
Si
voltò per osservare il marito, che ora si era di nuovo
girato e la fissava con
un’occhiata impenetrabile.
Narcissa
si limitò ad annuire, socchiudendo appena gli occhi.
Judice
era la madre di Blaise Zabini e la conosceva fin da quando i loro figli
erano
piccoli e si erano ritrovati a giocare insieme in una festa
dell’alta società.
Poteva considerla più o meno come un’amica: per lo
meno c’era, quando aveva
bisogno di lei. Non avevano gli stessi gusti: quella donna parlava
sempre di
fama, sesso, soldi e trucchi, argomenti che a lei non interessavano poi
molto.
La fama che aveva, sinceramente, la odiava; il sesso? Solo con Lucius,
ma
preferiva chiamarlo amore –per quanto ne fosse rimasto nel
loro rapporto; i
soldi non le interessavano così tanto, ma forse solo
perché ne era piena e non
sapeva più cosa farci; e il trucco? Lo usava, ma non ne
faceva una ragione di
vita.
Ma,
nonostante tutto, era meglio di niente.
Chi
aveva inventato il proverbio ‘meglio
soli
che da Mangiamorte accompagnati’ evidentemente non
aveva mai provato la
vera solitudine.
Alla
fine, dopo un lieve inchino rispettoso, Narcissa si voltò,
ma proprio sullo
stipite della porta, si fermò di nuovo. Un lampo le aveva
attraversato la
mente, all’improvviso.
Si
girò verso il marito, con espressione corrucciata.
-In
ogni caso, quello che mi chiedeva nella lettera
Draco…è impossibile.-
Riflettè,
la mente lontana che elaborava i ricordi.
Lucius
la guardò confuso.
-Perché?-
-Perché
a quanto dice lui, questa
Alexandra avrebbe quindici anni e dovrebbe essere nata un anno dopo
Draco,
dunque nel 1981. E questo non è possibile: mio zio Orion
è morto nel 1979,
subito dopo la scomparsa di mio cugino Regulus…-
~~~
Se
c’era qualcuno a cui non poteva sfuggire neanche il
più nascosto pettegolezzo,
ad Hogwarts, quella era Coolen Careye, con le sue più fedeli
amiche, Cameron
Touchfeel, Charlie Liplose, Cleo Keenhear e Chantelle Noseypark.
Rinominate
inizialmente le F.C. – abbreviazioni sciocca del soprannome
‘Five C’ -, ora
erano note in tutta la scuola come ‘Untouchable
Ravens’. Corvonero, del quinto anno, erano tutto
quello che i ragazzi
vogliono e tutto quello che le ragazze desiderano essere: purosangue,
belle,
ricche, intelligenti e amate. Avevano uno stuolo di corteggiatori
secondo solo
a quello di Blaise Zabini – ma lui, infondo, era il Re degli
affari di cuore.
Avevano il potere ad Hogwarts e nessuno osava mai contraddirle.
Perché?
Dirigevano
una rivista segreta che veniva pubblicata ogni Domenica mattina, e di
cui solo
gli studenti erano a conoscenza – veramente, qualcuno
sospettava che Silente ne
sapesse qualcosa, ma si divertivano a credere che anche a lui piacesse
leggere
i loro articoli.
A
nessuno conveniva andare contro quelle cinque brillanti studentesse,
perché
potevano distruggerti in un solo secondo, con poche righe. Vanessa ‘Senza Cervello’ Fleming,
era stata
costretta a rimanere chiusa in camera sua per più di un
mese, per la vergogna.
L’articolo ‘Un cervello? A
che vi serve!
Fate come Vanessa Fleming: vendetelo a un Troll!” era
stato sulle bocche di
tutti fino alla fine del loro terzo anno.
Vanity
Witch era
conosciuto da tutti gli studenti e veniva portato
avanti da tre anni ormai. Non c’era ragazzo di Hogwarts che
non lo comprasse
per leggere i risultati delle partite di Quidditch, clandestine,
organizzate
nei parchi nascosti dalle colline, appena fuori Hogsmeade;
né ragazza che non
facesse i salti mortali per avere tutte le copie e informarsi sui
pettegolezzi
più succulenti all’interno delle varie case: amori
scoppiati; coppiette nuove;
tradimenti e triangoli imbarazzanti. Senza contare che, chi acquistava
le prime
dieci copie della settimana, riceveva un regalo in omaggio, di
produzione diretta
delle Untouchble Ravens, che
avevano
ormai avviato una catena vera e propria di prodotti per il corpo e la
bellezza,
firmata UT – in
concordanza anche con
il suo significato latino ‘affinche’.
Di fatti, il loro slogan recitava ‘Affinchè
ogni ragazza possa diventare tutto ciò che desidera
essere’. Erano molti i
prodotti che vendevano – perché non si limitavano
a regalarli in omaggio con le
prime uscite; avevano una attività commerciale molto
proficua: shampoo e
lozioni agli estratti di ogni frutto, balsami
districa-nodi-impossibili, creme
anti-brufoli, spray auto-abbronzanti, smalti allunga-unghie, rimmel
infoltisci-ciglia e molto altro ancora. I prezzi del loro listino erano
piuttosto cari, per questo un sacco di ragazze facevano a botte, la
Domenica
mattina, per riuscire ad avere una delle prime dieci copie.
Diamond
Anne Cherin, primo anno,
Serpeverde, era una di quelle.
Ma
quella Domenica mattina di fine Novembre, non dovette affrontare
nessuna
squinternata avversaria, perché, in occasione del centesimo
numero di Vanity Witch, le Untouchble Ravens avevano deciso di dare
un regalo omaggio per ogni
numero venduto.
Così,
si prese tutta la calma necessaria, per avviarsi ai piedi della torre
posta al
lato ovest del castello. Superò la lustra porta nera, senza
maniglia, della
Sala Comune di Corvonero, e si infilò in un corridoio buio,
nascosto all’occhio
di chi non ne conosceva l’esistenza. Era un vicolo cieco,
alla fine del quale
c’era un’enorme specchio. Osservò la sua
figura riflessa con poco interesse,
passando una mano a scompigliare i biondi capelli. Poi, estrasse la
bacchetta
da sotto il mantello nero e la puntò contro il suo riflesso:
solo chi conosceva
il Vanity Witch avrebbe saputo che
dietro quello specchio apparentemente normale, si nascondeva
l’accesso alla
piccola edicola clandestina.
-Finite
Incantatem.-
Mormorò
e lo specchio si infranse, lasciando solo la cornicie dorata a fare da
riquadro
al freddo muro in pietra.
Le
Untouchable Ravens erano
studentesse
davvero brillanti – non a caso erano finite tutte a
Corvonero. Per entrare in
quel luogo clandestino, che se scoperto sarebbe potuto valere loro
persino
l’espulsione, dal momento che c’era di mezzo anche
traffico commerciale
illecito, non bastava spezzare quel semplice incantesimo di illusione.
Chiunque, poteva essere in grado di farlo e si sarebbe ritrovato di
fronte ad
un muro liscio e vuoto, senza nulla di particolare. Ma se si
conoscevano a
fondo tutte le procedure, allora bastavano solo altre due mosse e
l’accesso
sarebbe stato garantito.
Diamond,
ovviamente, le conosceva.
Si
guardò intorno, per accertarsi che nessuno le fosse dietro,
e si piegò sul
pavimento, scostando appena la cornice dal muro. Dietro di essa, al
centro,
nella parte più bassa, si poteva notare una mattonella
dall’intonacato appena
più lucido. Ci puntò la bacchetta contro.
-Pietra
evanesca.-
Mormorò
e la pietra scomparve, lasciando al posto di essa,
nell’incavo ormai vuoto, una
minuscola porticina, grande all’incirca quanto una noce.
Diamond ridacchiò: non
aveva mai saputo spiegarsi perché, ma quella via
d’accesso così piccolina
l’aveva sempre divertita. Si puntò la bacchetta
alla testa.
-Diminuendo.-
Un
calore un po’ fastidioso la avvolse, e quando
riaprì gli occhi, la porta era
addirittura più alta di lei.
-Alohomora.-
Lo
scatto della serratura le permise di girare la maniglia ed entrare
nell’enorme
stanza, dove persone giganti circolavano confusionarie. Si chiuse la
porta alle
spalle, sigillandola dall’interno con un ‘Colloportus’.
Dall’altra parte del muro, nel vicolo cieco, lo specchio si
stava già
ricomponendo. Si ripuntò la bacchetta contro e con un
‘Engorgio’
tornò alle sue dimensioni normali.
-Diamond!-
Una
ragazza dai cortissimi capelli a spazzola, di un acceso blu elettrico,
si
avvicinò a lei, sventolando una mano in segno di saluto.
-Charlie.-
La
salutò, prima di venir travolta da un abbraccio. La piccola
fialetta che teneva
nella mano si versò appena su una ciocca di capelli della
bionda che,
istantaneamente, si colorò di blu.
-Ops!
Scusa…-
Ridacchiò,
mordendosi le carnose labbra. Diamond si osservò la nuova
ciocca e scosse la
testa, sorridendo.
-Però,
carino.-
Commentò
divertita.
-E’
vero? E’ una nuova lozione, appena sfornata! E puo’
essere mescolata facilmente
allo ‘Shampoo
taglio-perfetto’!-
Esclamò
Charlie entusiasta, scuotendo la testa per mostrare la sua nuova,
appariscente,
acconciatura.
-Vedo.-
-Ne
vuoi comprare una bottiglietta? E’ una nuova uscita, ma, per
te, la mettiamo a
metà prezzo! Solo 10 Falci!-
Propose,
ma Diamond fece segno di diniego, gesticolando frettolosamente.
-No,
ti ringrazio: vorrei tenere il mio colore, per il momento! Ma se
decidessi in
un cambio, spero che l’offertà sarà
sempre valida!-
Charlie
scrollò le spalle e sorrise, come a dire che lo sconto, per
lei, era sempre
concesso.
Diamond
era una delle clienti favorite dalle Untouchable
Ravens: non mancava mai di comprare uno dei loro nuovi
prodotti e,
solitamente, era la prima a riuscire a comprare il numero settimanale
di Vanity Witch.
Charlie
si allontanò, andando da un’altra giovane che era
appena entrata e travolgendo
anche questa con un abbraccio che, accidentalmente, colorò
un’altra ciocca blu.
Guardandosi intorno, Diamond notò che tutti, in quella sala,
avevano almeno una
ciocca colorata e ridacchiò della cosa.
-Charlie
non cambierà mai: farebbe di tutto per far
pubblicità a un nuovo prodotto.-
Osservò
una voce calda e seducente. Diamond si voltò ad osservare la
ragazza bruna che
aveva parlato, e che si trovava dietro un enorme scrivania, intenta a
contare
monete. Le si avvicinò, poggiandosi sul ripiano in legno con
la schiena.
-Vedo
che gli affari vi vanno a gonfie vele, Coolen!-
La
Corvonero sorrise, scuotendo la massa di capelli castani, divisa in
morbidi
boccoli lucenti.
-Invece
io vedo che tu te la sei presa con comodo, oggi.-
Ribattè,
notando l’orario: solitamente Diamond era nel loro studio
dalle sei e mezza del
mattino. La biondina scrollò le spalle.
-Oggi
è la centesima uscita: sapendo che avreste dato un omaggio
per ogni giornalino
venduto, mi sono concessa di dormire un po’ di
più.-
Spiegò,
osservando come tutti gli altri studenti si affollassero nella piccola
sala,
intenti a comprare quella o questa cosa.
-Già.
A proposito, l’hai poi usata quella lozione alle more che ti
ho regalato la
scorsa volta? E’ uno dei nostri migliori prodotti!-
Si
informò Coolen, alzandosi dalla scrivania. Diamond la
seguì, scuotendo il capo,
mentre la ragazza si arrampicava su di una scaletta, per prendere il
nuovo
numero di Vanity Witch da darle.
-No,
l’ho dato ad una mia amica, forse la conosci: Alexandra
Black.-
Le
rispose, scuotendo le spalle con nonchalance.
-In
ogni caso, era veramente portentosa: i suoi capelli neri erano lucidi e
morbidi
come mai prima!-
Si
congratulò, ma la giornalista non la ascoltava
più. Al sentire quel nome era
quasi svenuta, rischiando di cadere dalla scala. Afferrò il
numero e saltò giù,
ponendosi davanti a Diamond.
-Quell’Alexandra
Black?-
Sibilò,
con uno strano scintillio negli occhi dorati.
La
notizia sembrava aver scatenato l’interesse generale,
perché ora tutte e cinque
le Untouchable Ravens la
circondavano, avide di sapere.
-Ehm…Credo
di sì: la conoscete? Non mi aveva detto che veniva anche lei
a rifornirsi da
voi.-
Coolen
scosse la testa, con un bel sorriso sulle labbra lucide.
-No,
è una delle poche studentesse a non interessarsi della
nostra rivista o dei
nostri prodotti!-
Fu
Cameron a rispondere: anche i suoi occhi azzurri brillavano, quasi
eccitati.
Diamond
corrugò le fine sopracciglia.
-Ho
provato a cercare di venderle un ombretto che facesse risplendere i
suoi occhi,
ma non ha ceduto neanche al mio miglior prezzo!-
Si
lamentò Charlie, imbronciando la bocca.
La
Serpeverde ci stava capendo sempre di meno, ma quando fece per
domandare il
perché di tutto quell’entusiasmo –non
credeva possibile, infondo, che fosse
solo perché lei era una Black, sorella di un pluriomicida
– Coolen si esibì in
un sorriso degno di Salazar in persona, mettendole la rivista davanti
agli
occhi, tutta soddisfatta.
A
Diamond Anne Cherin, quasi non venne
un infarto.
Sulla
copertina della sua rivista preferita, figurava la foto mobile di un
rovente
bacio tra Draco Lucius Malfoy e Alexandra Walburga Black. Il titolo
– verde
argento, in omaggio alla casata dei protagonisti – recitava: ‘Malfoy e Black: sboccia di nuovo
l’amore
per questi due nomi.’
Che
Draco e Alexandra stessero ormai insieme, era evidente a tutta la
scuola. Ma
leggerlo sulla rivista Vanity Witch era
stato come ritrovarsi la verità sbattuta violentemente in
faccia.
Quella
Domenica mattina di fine Novembre, molti studenti e molte studentesse,
leggendo
l’articolo, ebbero una crisi. Ce ne furono di diverse:
rabbia, gelosia, odio,
frustrazione, tristezza.
Harry
Potter aveva avuto una crisi di totale shock, che lo aveva costretto a
restare
immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca a muoversi come un
pesce
fuor d’acqua, per dieci minuti buoni, con Ron che cercava di
farlo riprendere
ed Hermione che sbraitava continui ‘io
l’avevo detto!’
Pansy
Parkinson venne colta da una crisi di pianto violenta, mentre lanciava
il
giornalino appena comprato dalla finestra e si rintanava nella sua
stanza,
subito seguita da Millicent Bulstrode, Claire Smeaton e Ashley
Cardwell, che
cercarono di calmarla e consolarla.
Nel
dormitorio maschile, invece, erano Draco Lucius Malfoy e Blaise
Elìas Zabini ad
avere delle pesanti crisi. Il primo era colto da una rabbia palpabile
con le
dita, che serviva a mascherare un imbarazzo che avrebbe preferito non
provare;
il secondo, aveva una crisi davvero violenta…di risate! Non
riusciva a smettere
di rotolarsi sul letto, ululando in modo osceno e abbandonando ogni
barlume di
eleganza. Teneva tra le mani la rivista aperta all’articolo
principale.
-“…e poi, finalmente,
dopo tanti tira e molla,
il giovane Malfoy e la bella Black hanno ceduto all’evidenza
e…” Oddio:
questa è bella! –
sghignazzò senza
pudore. –“…e si
sono lasciati andare ad
una dolce relazione: riuscirà Malfoy, questa volta, a
trattare bene la sua
nuova pr…”-
Non
riuscì a finire la frase, perché Draco gli
lanciò il libro di incantesimi
contro, senza però riuscire a prenderlo, perché
Blaise era rotolato di nuovo,
continuando a ridacchiare divertito.
-Io
le ammazzo…Le Untouchable Ravens sono
finite.-
Sibilò,
scrocchiando le dita e riprendendo a creare un solco sul pavimento
davanti al
letto, facendo avanti e indietro, lo sguardo argenteo brillante
d’ira, che
progettava una vendetta peggiore dell’altra.
Blaise
ululò più forte, mentre la porta della stanza si
apriva, lasciando entrare
Alexis e Diamond: la biondina aveva la sua copia tra le mani, segno che
avevano
già letto l’articolo. La Black era leggermente
arrossata sulle guancie, ma a
differenza di Draco, non aveva assolutamente l’aria
indispettita: sorrideva
persino. Diamond, invece, osservava il biondino con un cipiglio a
metà tra il
curioso e il divertito, mentre quello continua a ripetere ‘le ammazzo…le
ammazzo…le ammazzo.’
La
moretta si schiarì la voce, facendogli notare la sua
presenza. Blaise,
continuava a spanciarsi dalle risate.
Draco
si voltò finalmente a guardarla e gli occhi affilati si
spalancarono appena,
sopresi. Con due passi furiosi fu davanti a lei e l’aveva
presa per le spalle.
-Le
ammazzo.-
Ripetè
con un sibilo sicuro, a modi saluto forse, quasi non fosse in grado di
pronunciare altre parole, e fece per superarla. Ma lei
ridacchiò, per tutta
risposta, e lo prese delicatamente per un braccio, costringendolo a
fermarsi e
a prestarle di nuovo attenzione.
-Suvvia
Draco, non prendere sempre tutto così sul serio!-
Lo
schernì, sghignazzando. Lui le rivolse una lunga occhiata
accigliata, un po’
minacciosa.
-Che
cosa?-
Soffiò,
assottigliando lo sguardo argenteo, che brillò pericoloso.
Alexis scosse la
testa, esasperata.
-E’
solo un innocente articolo!-
Scrollò
le spalle, sorridendogli. Draco le lanciò un’altra
occhiataccia. Come
sottofondo, le risate di Blaise ancora riempivano la stanza.
Il
biondino la prese di nuovo per spalle e la inchiodò con uno
sguardo deciso e
furioso, che la fece fremere appena.
-Un
innocente articolo un corno! – sibilò, ad un
centimetro dalle sue labbra – Sono
cose nostre e quelle impiccione non dovevano permettersi! Ora siamo
sulla bocca
di tutta la scuola!-
Alexis
alzò un fine sopracciglio e, ancora una volta,
scrollò le spalle,
distanziandosi appena.
-Hanno
detto solo la verità. E poi, che importa se tutti lo sanno?-
Domandò
sorpresa, incrociando le braccia al petto con aria impunita, in
un’espressione
che a Draco sembrò molto tenera. Si riavvicinò a
lui e lo osservò dal basso, e
questa volta fu lei a far quasi sfiorare i loro visi. I suoi occhi
verdi
brillavano di una strana malizia.
-Cos’è,
ti vergogni del nostro rapporto? Oppure, hai paura di quello che la
gente
pensa, Malfoy?-
Lo
schernì, sorridendo come una vera malandrina. Draco
alzò un sopracciglio
biondo, con espressione sorpresa e orgogliosa. Le sue braccia corsero a
circondarle la vita, in una presa tanto forte da farle sembrare di
essere
stretta tra delle sbarre di ferro. Avvicinò il viso al suo,
fino quasi a
sfiorarle le labbra.
-Non
osare tanto con me, Black. Non ho paura di fartela pagare.-
Le
sibilò cattivo, sulle labbra. Eppure, lo sguardo
d’argento si era fatto
all’improvviso meno serio e minaccioso, mentre osservava
quello di lei. Alexis
lo fissò decisa, senza dare manifestazioni di cedimento.
Aveva ancora le
braccia incrociate al petto, cosa che li teneva distanti, nonostante
lui la
stesse abbracciando.
-E
io non ho paura di te.-
Ribattè
risoluta, posandogli le mani sul petto, per distanziarlo. Le sue dita
affusolate sfiorarono la pelle liscia e muscolosa del ragazzo, lasciata
scoperta dalla camicia aperta. Potè sentire ogni tendine
contrarsi, sotto il
suo tocco.
-Ma
davvero?-
La
sfidò, avvicinandoglisi così tanto al viso, che
ora lei era stata costretta a
piegare il collo all’indietro e lui la schiena in avanti. Era
una fortuna che
la tenesse stretta a sé, altrimenti, in quella posizione,
sarebbe certamente
caduta in terra.
-Uuuuh:
tira un’aria che sembra gridare ‘Fuori dai
piedi!’-
Li
interruppe Blaise, che si era alzato dal letto e aveva raggiunta una
divertita
Diamond, che si gustava la scena.
-Mi
sai che hai ragione, Zabini. Vi lasciamo soli, piccioncini
da copertina.-
Marcò
le ultime parole con una risata e scomparve insieme al ragazzo, prima
che i due
suddetti piccioncini decidessero di schiantarla con un doppio colpo ben
sincronizzato.
Alexis
aveva voltato la testa verso la porta e ora sorrideva divertita. Draco
però,
era ancora maledettamente serio. Sciolse la presa di un braccio,
tenendola
stretta a sé con l’altro e le prese il mento tra
le dita, costringendola a
guardarlo di nuovo.
-Non
ti ho dato il permesso di non prestarmi attenzione.-
Sibilò,
con tono laconico, lanciandole un’occhiataccia carica di
significato. Alexis
alzò un fine sopracciglio nero.
-Non
credo di aver bisogno del tuo permesso, Malfoy.-
Annunciò,
con alterigia. La presa intorno alla sua vita si fece più
ferrea, strappandole
un gemito sorpreso.
-Non
ti conviene sfidarmi, Black.-
La
avvertì, passandole le dita su di una guancia; lo sguardo
insondabile e
lontano.
-Non
ho paura di te.-
Ripetè
lei, sicura, scandendo bene ogni singola parola.
Draco
si avvicinò ancora di più al suo viso e la mano
tornò a stringerle il mento,
con forza. Fece aderire le loro fronti, inchiodandola con
un’occhiata intensa.
-No?-
-No.-
Il
guizzo di un ghigno gli colorò le labbra.
-Bugiarda…-
Mormorò,
abbassandosi ancora e costringendola a piegare le gambe. Le
accarezzò il naso
con la punta del proprio, senza mai chiudere gli occhi, tanto affilati
da
sembrare brillanti monete d’argento. Lei si
aggrappò ai lembi della sua
camicia, per non cadere.
-E’
la verità: io non ho paura di te.-
Ribadì,
con un’occhiata orgogliosa. Ma, nonostante tutte quelle belle
parole, in realtà
le era davvero difficile ragionare quando lui era così
vicino: specialmente ora
che aveva avvicinato le labbra alle sue e le stava sfiorando lentamente.
-Sicura?-
Mormorò,
chiudendo gli occhi e mordicchiandole il labbro inferiore.
-Sì.-
-Bhe,
dovresti averne, invece.-
Non
la lasciò neanche ribattere, perché appena lei
aprì la bocca per dire qualcosa,
lui ne approfittò per lasciar scivolare dentro la lingua,
che prese a giocare
con quella di lei con veemenza, violenza quasi. La mano le
lasciò andare il
mento e il braccio si serrò attorno alla vita,
schiacciandola di più contro il
suo corpo statuario. La sollevò senza alcuno sforzo, mentre
lei si aggrappava
forte alle sue spalle, i cui muscoli affioravano forti e decisi. La
trasportò
contro il muro, per poi depositarla a terra e prenderle il viso tra le
mani,
per approfondire quel bacio aggressivo. Con l’urgenza di
sentire il suo corpo
sotto il suo, le infilò un ginocchiò tra le
gambe, costringendola ad aprirle,
mentre le mordeva il labbro inferiore, facendole uscire un gemito di
protesta,
sorpresa, che lo costrinse a staccarsi bruscamente da lei: trattenersi
stava
diventando sempre più maledettamente difficile.
Rimasero
a fissarsi per qualche secondo, riprendendo fiato.
-Ti
sei sfogato?-
Gli
domandò, con voce rotta, le guance arrossate.
-No.-
Fu
la secca risposta, mentre la imprigionava di nuovo contro il muro e le
rapiva
le labbra.
-Sono
arrabbiato.-
Le
mormorò, tra un bacio e un altro.
-Lo
so.-
-Quelle
impiccione maledette me la
pagheranno
cara.-
-No,
non lo faranno.-
Draco
si staccò da lei, scrutandola con un’occhiata un
po’ annebbiata.
-Oh
sì, invece.-
Affermò,
sicuro di sé, riprendendo a baciarla. Fu lei a distanziarsi
adesso, premendogli
le mani sul petto.
-Oh
no, invece. Non te lo permetterei.-
E
riposò le labbra su quelle morbide del giovane, che
però si spostò di lato,
lasciando che le loro guance si sfiorassero.
-E
come intenderesti fermarmi, Black?-
Lei
lo guardò di sottecchi e fece scorrere le dita lungo tutto
il petto, infilando
la mano nella camicia e sentendo i muscoli irrigidirsi sotto il suo
tocco.
-Ho
i miei assi nella manica.-
Gli
sussurrò all’orecchio, cominciando a lasciargli
una scia di dolci baci sulla
guancia, fino ad arrivare a sfiorargli la mandibola.
Da
quando stavano insieme – due settimane, ormai –
Alexis era diventata molto più
sciolta ed esperta, lasciando quasi sempre da parte la timidezza e la
goffagine. Questo non le impediva però di perdere ogni
briciolo di lucidità,
quando il profumo di Draco la inebriava, né riusciva ad
impedirsi di tremare
appena o di far frullare il suo cuore nel petto, tanto forte da farle
male. Lui
non rispose, si limitò a stringerla forte a sé e
a sollevarla da terra, tanto
che lei fu costretta ad allacciargli le gambe intorno alla vita, per
non
cadere. La spinse contro il muro, mentre le riprendeva il mento tra le
dita e
la costringeva a voltarsi di nuovo verso di lui, per poterla baciare
con rabbiosa
dolcezza. Si allontanò di nuovo, con il fiato corto, e
posò la fronte su quella
di lei, socchiudendo gli occhi.
-No…Non
ci siamo proprio.-
Mormorò
pigramente, allontanandosi dal muro e costringendola a tornare per
terra.
-Quante
volte te lo devo ripetere di non giocare con me, piccola Black?-
Si
esibì in un sorrisino strano, mentre le serrava di nuovo la
vita con un
abbraccio impetuso, strappandole un verso di soffocata sorpresa.
-Che
cosa intendi fare?-
Sussurrò
la ragazza: doveva ammettere che, in quel momento, un po’ di
paura la provava
davvero; Draco aveva un’espressione strana, per niente
rassicurante. Non le
rispose e scosse la testa, strusciando le fronte contro quella di lei e
facendole un po’ male.
-Draco…?-
Cercò
di chiamarlo, ma lui si limitò a ghignare più
lentamente.
-Seconda
regola per vivere in armonia con un Malfoy… –
se ne uscì, con tono neutro
–…Mai sfidarlo.-
Alexis
lo osservò dal basso, con un’occhiata preoccupata.
Aveva smesso di accarezzarlo
e ora le sue mani erano ferme sul petto e si stringevano appena sui
lembi della
camicia aperta.
-
E quale sarebbe la prima?-
Ebbe
quasi paura di chiederglielo, mentre deglutiva. Il sorriso di Draco si
fece
ancora più ampio mentre, con uno slancio per niente
faticoso, la sollevava
ancora e se la metteva in spalla, trattenendola per le gambe.
-La
prima mi chiedi, impertinente Black?-
Alexis
cominciò ad agitarsi, tempestandogli la schiena di deboli
pugni e cercando di
muovere le gambe, imprigionate dalle braccia del ragazzo.
-No!
Lasciami giù, Draco!-
Urlò,
ma non riuscì ad impedirsi di ridacchiare appena. Oh,
avrebbe riso ora, ma
quando avrebbe visto ciò che l’aspettava non
sarebbe stata più così tanto
divertita.
-La
prima regola per vivere in armonia con un Malfoy…-
La
ignorò, aprendo la porta della sua camera con un calcio e
avviandosi per il
corridoio.
-Mai dirgli che non lo temi.-
*
x
Lione94: Ciao
Chiara e benvenutissima in questa storia! Sono stata davvero contenta
di
leggere la tua recensione, perché vedere nuove persone che
si appassionano alla
storia e passano un po’ delle loro giornate a leggere
qualcosa scritto da me, è
sempre una grande soddisfazione! Per cui grazie mille, davvero!*_*
Sono contenta che la mia idea ti sia
piaciuta: quando ero più piccola, ho sempre fantastico su
una possibile
sorellina di Harry –almeno non sarebbe stato il povero
ragazzino destino ad
essere per sempre senza famiglia- e quando mi sono resa conto che
potevo, in
effetti, scriverla, tutta la storia ha cominciato a formarsi nella mia
mente,
quindi non mi restava altro da fare che prendere il pc e cominciare a
metterla
giù! E così ho fatto: non avrei mai immaginato,
poi, che a qualcuno sarebbe
potuta piacere davvero! Quindi, vedere che non solo i vecchi
appassionati, ma
anche nuove persone si apprestano a leggerla, fa sempre un immenso
piacere!
Inoltre, Draco è un personaggio che adoro –come
molte qui, in effetti x3- e
quindi, come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di farlo
mettere con
Alexis?xD
All’inizio avevo paura che il
personaggio non piacesse, specialmente con Malfoy…un sacco
di gente ha
pregiudizi per i nuovi personaggi, ma alla fine a qualcuno è
piaciuta la mia
idea e ne sono davvero felice! Per il resto, le reazioni di Harry e
Draco alla
verità, non ti resta che aspettare qualche capitolo, e
finalmente la realtà
verrà rivelata – o almeno in parte, ma non
spoilero u.u
Spero dunque che tu continui a seguirmi
e a farmi sapere che ne pensi!
Grazie ancora per il tuo commento.
Un bacione, Giulia.
x
elita: Oh
carissima, sono contentissima che la dedica ti abbia fatto piacere
*___* Era il
modo più grande che conoscevo per dirti grazie di sostenermi
sempre! E grazie
anche per essere venuta sul mio forum, sei stata l’unica
*è commossa*
Dunque, che dire? Questo nuovo capitolo
è stato sicuramente meno romantico del precedente, ma io ne
sono soddisfatta,
tu che ne dici? Va bene?*_*
Infondo, si dovrà pur tornare alla vita
normale, no?XD
Povero Draco, non gli do un secondo di
pace :3 Però sto cercando di farlo rientrare nel
personaggio, perché con tutte
quelle smancerie avevo paura di averlo fatto uscire un po’
troppo! Meglio
riportarlo con i piedi per terra e la mente di un vero Malfoy, non
credi?u.u
Ordunque, non mi raccomando neanche di
farmi sapere che ne pensi, tanto so che lo farai di certo!^_^
Ti adoro!
x
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Grazie
mille come al solito per tutti i tuoi complimenti!*___* Sono davvero
onorata
del fatto che la mia storia ti piaccia davvero! Grazie! Con le tue
parole mi
rendi davvero felice!!! E Draco…bhe, penso che anche se in
questo capitolo non
sia molto dolce…sia molto….SBAAAAV XQ____ non
credi anche tu?XD
x
terryborry: Udio!
Un’altra mega recensione *___* Non puoi immaginare quanta
felicità possano
darmi le tue recensioni lunghissime! Sono davvero onorata che tu
dedichi tanto
tempo a lasciare un commento alla mia storia! Grazie, davvero grazie!
Come
potrei non rispondere con una mega-risposta, ad una recensione del
genere? Non
mi sembrerebbe giusto! Come tu ti impegni a lasciarmi i tuoi commenti,
il
minimo che io possa fare –oltre a postare nuovi capitoli in
tempi ragionevoli-
è risponderti in modo adeguato!^^
Dunque, un altro grazie è decisamente
d’obbligo per i tuoi complimenti! Sono contenta di riuscire a
muovere Draco
bene anche in situazioni romantiche come quelle del capitolo scorso!
Ma, in
questo, come hai potuto vedere, ho deciso di farlo tornare quanto
più Malfoy
possibile, infondo non mi sembra il tipo da essere sempre zuccheroso
con la sua
ragazza, giusto?!x3 Inoltre, ho cercato di far uscire un po’
di più anche
Alexis, che ne pensi? Infondo, mica può essere sempre
sottomessa da Draco, no?
Deve farsi valere XD
Per quanto riguarda i disegni, allora,
non vedo decisamente l’ora di vederli *____* Spero quindi che
troverai presto
lo spinotto, perché mi renderesti davvero onoratissima!*O*
Inoltre, sono felice di essere riuscita
a rispondere in modo esaudiente a tutte le tue domande e non esitare a
farne di
nuove, quando ti sorgono XD
Dunque, mi accingo anche io a
salutarti, ritenendomi ancora una volta onoratissima del fatto che
continuerai
a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi! E non preoccuparti, la tua
lunghissima recensione è apprezzatissima, quindi scrivi pure
tutto quello che
vuoi, senza preoccuparti della lunghezza: non puo’ far altro
che bene!
Ti lascio con un bacione enorme e tanto
affetto!
Giulia.
x
Melikes: Tranquilla,
siediti e preparati una tazza di camomilla: non è un
miraggio, né un miracolo,
né un colpo di sole: ho davvero aggiornato di nuovo dopo
solo una settimana xD
Sembra incredibile anche per me, ma è così
ò.ò
Dunque, ora che ci siamo entrambe
riprese dalle sorpresa (XD) passo a ringraziarti infinitamente per i
tuoi
commenti pieni di complimenti e dettagli! Sei una delle poche persone
che mi
recensisce con così tanta cura dei particolari, dunque direi
che la mia dedica
dello scorso capitolo sia più che meritata!^o^ E’
il minimo che possa fare per
ringraziarti del tuo sostegno –oltre che, ovviamente,
aggiornate il più
velocemente possibile!
Per quanto riguarda lo scorso capitolo:
sono davvero contenta che ti sia piaciuta l’idea della benda;
anche io l’ho
provata sulla mia pelle e per questo ho voluto inserirla! Inoltre,
è proprio
vero che è una grande prova di fiducia! Per quanto riguarda
l’intimità della
stanza, ad un certo punto ho pensato che i personaggi si sarebbero
mossi da
soli e avrebbero deciso di fare cose non consone alla sua
età, e molte persone
che mi seguono mi hanno fatto intendere che avevano sperato in
qualcosina in
più di un bacio violento e una scia fino al collo, ma non me
la sono sentita
perché Alexis ha solo quindici anni. Lo so che nella
realtà ci sono un sacco di
ragazzine che, al giorno d’oggi, consumano rapporti sessuali
anche prima di
quest’età, ma non volevo che la mia Alexis fosse
una di quelle. Inoltre, ho
voluto dimostrare che l’amore che Draco prova per lei, va ben
al di là del solo
desiderio fisico e questa, per me, è una grande prova che
lui ha affrontato e
superato! E sapere che tu sei d’accordo con me, mi rende
davvero felice!
Per quello che mi hai detto della scena
del platano picchiatore, come posso non arrossire, me lo
spieghi?>//////<
Le tue parole sono stupende, così tanto che quasi non credo
di meritarle
davvero! Quindi grazie mille! Davvero grazie grazie grazie! Non saprei
più come
dirtelo!*è commossa*
Ordunque, spero che anche questo nuovo
capitolo, dove si torna alla vita di tutti i giorni, ti sia piaciuto!
Ti lascio
con un bacione enorme <3
Giulia.
x
miyuko: Ma
geeeeemy!!!>___< Sì, sei una maniaca
ù___ù Forse aveva ragione Simone,
dovevamo regalarti QUELLO per il compleanno XP Comunque no! Non
possono, Alexis
ha solo quindici anni e non voglio che si trasformi in una puttanella
qualsiasi
u.u
Quindi per la scena ‘conclusiva’ dovrai
aspettare e tanto anche *fa pernacchia*
Intanto, anche se l’hai già letto in
anteprima, eccoti il nuovo chap!;D
x
le_montagnine:
ahauhauhauahuahauXD Come si puo’ non ridere con tutte le cose
che mi
scrivete?!? Siete una forza, davvero XD Riuscite a risollevarmi il
morale anche
nelle giornate più buie davvero x3 E comunque, Ele, devi
ammettere che Isa ha
ragione: come non sbavare con Draco a petto nudo?*ç* Io
sbavavo mentre scrivevo
*ç* *vabbhe, forse sono io che non sono normale xD*
Comunque, eccomi con il prossimo
capitolo! Allora, vi è piaciuto?*_* Secondo la mia modesta
opinione di piccola
scrittrice, anche in questo chap Draco è molto SBAAAAV XQ___
Voi che ne
dite?*____*
Inoltre, per Sirius, tra poco tornerà
alla ribalta, quindi non temere Ele! Inoltre mi sono fermata a leggere
perché
in questi giorni sono stata davvero impegnata, ma appena torno dalla
vacanza
riprendo a leggerla, promesso!*O*
Bhe, che altro dire?
Spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto!
Vi lascio un bacio enorme!
Giulia.
x
Jiuliett_Cullen: Ehilà!
Benvenutissima nella mia storia!*___* E grazie mille davvero per i
complimenti
e per la lunga recensione! Sono sempre decisamente gradite!*O*
Oddio: addirittura un
monumento?>/////< Così mi farai credere di
essere davver brava, quando
non mi ritengo affatto tale!x3 In ogni caso sono davvero onorata che la
mia
storia ti sia piaciuta tanto! Te la sei letta addirittura tutta in un
solo
giorno, rinunciando ad andare al mare?*_* Bhe, wow: ti faccio i miei
più
sinceri complimenti, perché la storia, fin’ora, ha
quasi 300 pagine XD Comunque
non potrei essere più contenta per le tue parole, significa
che la storia ti è
piaciuta davvero! Inoltre, vedo che sei una pro-Draco al 100%, mentre
il povero
Harry non ti è molto simpatico xD Bhe, in ogni caso, ne
vedremo ancora delle
belle, tra i nostri tre protagonisti…e quando
verrà il momento della verità…xD
Non dico nulla, non amo spoilerare! Per saperlo, infondo, non ti resta
che
seguirmi, e dalla recensione che mi hai lasciato, sono sicura che
continuerai a
farlo e a farmi sapere che ne pensi, vero?*_*
Spero che questo capitolo e il Draco in
esso ti sia piaciuto *ç* Fammi sapere!
Comunque tranquilla, non mi hai
annoiata affatto!*___*
Amo leggere recensioni così lunghe, per
cui: Grazie mille, davvero *-*
|
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Capitolo 26 *** Voli, punizioni e... ***
Ecco
il nuovo capitolo!
Già
vi annuncio che, probabilmente, il prossimo arriverà in
ritardo, perché ancora
non l’ho iniziato >___<
Ma,
per il momento, sono abbastanza presa dal mio racconto originale che,
fino a
cambio idea, non posterò più qui su EFP, per
evitare, in futuro, malintesi con
qualche casa editrice a cui vorrei proporlo!
Per
il resto, spero vivamente che questo capitolo vi piaccia *_*
Io
mi sono divertita molto a scriverlo!
E
ieri, mi ci sono messa davvero d’impegno per finirlo e
postarvelo!
Come
al solito, fatemi sapere che ne
pensate, che per me è sempre importantissimo! *O*
Vorrei
inoltre dare un grazie davvero speciale alla mia gemy, che mi ha fatto
qualche altro
disegnuccio dei personaggi della storia!
Vi
posto i link dove potrete vederli, spero vi piacciano anche questi *_*
Chibi
Pansy Parkinson -Capitolo della festa di Halloween:
http://adawong.forumfree.it/?t=41893648
Coolen
Careye –si legge Colèn, tra l’altro x3: http://adawong.forumfree.it/?t=49659761
~Un
Particolare In
Più~
Capitolo XVI:
Voli, punizioni e…
-No,
dai! Lasciami andare! Mettimi giù! Ci stanno guardando
tutti! -
I
corridoi gremiti di studenti si aprivano in due ali, al loro passaggio,
fatte
di sguardi attoniti, risolini frivoli e mani indicanti. Molti
stringevano Vanity Witch tra le
dita, segno che non
era rimasto quasi nessuno all’oscuro della loro
già evidente relazione.
Qualcuno fischiava, al loro passaggio, e altri battevano le mani. I
più arditi
si azzardavano addirittura a fare qualche commentino provocante, che
sembrava
imbarazzare tanto Alexis, quanto scivolare senza alcuna consequenza su
Draco.
Si limitava ad avanzare, stringendo le braccia in una presa ferrea
attorno alle
gambe della ragazza, che continuava ad agitarsi, furiosa.
-Cosa
c’è: ti vergogni del nostro rapporto, Black?-
La
scimmiottò, con tono serio, senza dare alcun segno di
cedimento o sforzo, nel
trasportarla sulla spalla, mentre si muoveva come un’ossessa.
-Ma
stiamo dando spettacolo! Non eri tu quello arrabbiato perché
siamo sulla bocca
di tutti?!?-
Uscirono
dai sotterranei, per ritrovarsi nell’ingresso principale,
dove i vari studenti
si fermarono ad osservare la scena, divertiti. C’erano
persino le Untouchable Ravens,
sedute sui gradini
della scalinata principale, tutte intente a godersi lo spettacolo da
loro
originato.
-Infatti
sono arrabbiato.-
Rispose
con tono incolore, voltandosi verso il gruppetto di Corvonero e
lanciando loro
un’occhiata penetrante. Coolen gli sorrise impertinente,
facendogli addirittura
un cenno con la mano.
-Siete
davvero perfetti insieme!-
Squittì
eccitata, battendo le mani.
-Lo
sapete che non ve la lascio passare questa, vero Coolen?-
Esordì
e l’intera hall si ammutolì, per seguire quello
che si prospettava uno scontro
epico: Draco Lucius Malfoy, erede di una delle più potenti e
antiche casate del
mondo magico, Principe di Serpeverde e decisamente cattivo ragazzo di
nomina,
contro le cinque ragazze con più potere
all’interno della scuola, capaci di
piegare chiunque con poche righe di un articolo.
-A
buon rendere, Malfoy.-
Si
limitò a rispondere Coolen, ammiccando lievemente, arrogante.
-Contaci.-
Draco
si esibì in un sorrisino e scosse appena la testa,
voltandosi verso l’uscita di
Hogwarts. Adesso che lui dava loro le spalle, Alexis –che si
era
momentaneamente calmata- poteva vedere le famose giornaliste, che
ricambiarono
l’occhiata divertite. Coolen le fece addirittura
un’occhiolino, come a dirle ‘Bella
scelta, tesoro’.
Quando
il ragazzo aprì le enormi ante dell’entrata,
riprese ad agitarsi,
tempestandogli la schiena di deboli pugni.
-Ehi!
Draco, fermo! Dove stiamo andando?-
La
presa attorno alle sue gambe si fece più ferrea, mentre il
Principe superava
l’uscio e scendeva i pochi gradini in marmo.
-Stai
cominciando ad annoiarmi, Black: sta zitta o ci penso io a farti
chiudere
quella bella boccuccia.-
La
avvertì, con aria minacciosa. Alexis balbettò
qualcosa e poi gonfiò le guance,
offesa, fermandosi e lasciandosi trasportare, mentre incrociava le
braccia
sulla spalla del biondo.
-Silenzio,
finalmente.-
Sospirò
quello, avanzando per il giardino.
L’aria
fredda del mattino invernale li accolse, colpendoli con carezze
tutt’altro che
piacevoli.
-Sai
che, quando ti ci metti, sai essere davvero petulante?-
La
riprese Draco. Lei non rispose, voltando il viso dall’altra
parte rispetto a
lui, che si lasciò andare ad una risata divertita.
Alla
fine, arrivarono nei pressi del campo di Quidditch, dove Draco si
introdusse.
Solo quando furono al centro dell’arena, la lasciò
andare.
-Eccoci
qui.-
Alexis
non rispose, incrociando le braccia al petto e assumendo
un’aria offesa,
accentuata dalle labbra corrucciate e dall’occhiata severa
che gli stava
lanciando da sotto le folte ciglia scure.
-Lo
sai che quando sei arrabbiata diventi ancora più carina,
Black?-
Sogghignò,
allungando una mano per sfiorarle il viso; ma lei sbuffò e
si scostò brusca,
facendo qualche passo all’indietro. L’occhiata che
Draco le lanciò, arrabbiata
e infastidita da quel gesto, la fece tremare appena.
-Si
puo’ sapere che diavolo ti è saltato in mente?!?
– sbottò poi lei, scuotendo la
testa per riprendersi – Mi hai fatto passare per una stupida
davanti a tutta la
scuola!-
Draco
alzò entrambe le sopracciglia, scrutandola impassibile.
-Per
quello non avevi bisogno del mio aiuto.-
Se
ne uscì, con tono ironico. Alexis sbuffò di
nuovo, rumorosamente.
-Oh,
ma vai al diavolo, Malfoy!-
Lo
salutò, con tono irritato, facendo per superarlo, arrabbiata.
Lui,
ovviamente, non glielo permise.
Il
suo braccio scattò di lato, bloccandola sul posto; a lei
sembrava di essere
andata contro una sbarra di ferro.
-Dove
credi di andare?-
Aveva
usato una voce strana per proferire quella domanda: era un misto di
rabbia e
insofferenza, condita con un pizzico di gelido ordine.
-Lontano
da te.-
Si
limitò a rispondere lei e fece per superarlo di nuovo. Ma la
presa del suo
braccio le si strinse attorno alla vita e la costrinse a finire
intrappolata
contro il suo petto muscoloso.
-Oh,
io non credo proprio, Black. Tu resti qui.-
Ordinò,
con dolcezza, mentre le metteva una guancia sulla tempia, stringendola
forte a
sé.
Alexis
cercò di fare la sostenuta, ma alla fine, seppur ancora
infastidita dal suo
comportamento, si arrese e si lasciò cullare da quelle
braccia forti e
accoglienti.
-Perché
siamo qui?-
Sospirò,
cercando di alzare un braccio per potergli posare la mano sul petto.
Lui
allentò appena la presa, permettendoglielo. Chinò
il capo per poterla osservare
bene in viso e le sfiorò una guancia con la punta gelida
delle dita. Lo sguardo
argenteo era strano, un misto di emozioni indecifrabili, che
combattevano tra
loro.
-Sono
arrabbiato.-
Le
rispose, abbassandosi quel tanto che gli bastava per poter far aderire
le loro
fronti.
Rabbia.
-Ho
notato.-
-No,
sono davvero arrabbiato.-
Contrasse
la mascella e il guizzo di un muscolo gli attraverò una
guancia tesa.
Fastidio.
-E
allora? Questo non spiega perché mi hai trascinata
fin qui con la forza.-
Gli
fece notare, seria.
Lui
sorrise appena, socchiudendo gli occhi, e ripercorse tutto il profilo
del suo
viso, con gesti lenti e premurosi, quasi avesse paura di farle del male
con una
carezza appena più decisa.
Gentilezza.
-Quante
cose che non sai di me, bella Black.-
Mormorò,
le labbra premute tra i capelli morbidi. Alexis strinse le mani sulla
camicia,
abbassando lo sguardo, e fece per rispondere: quante cose che lui non sapeva. Ma il ragazzo la
precedette.
-Quando
sono arrabbiato, ci sono solo due cose che riescono a farmi calmare.-
Le
spiegò, sussurrando ogni parola con tono lento e
strascicato. Avvicinò il viso
a quello di lei, che potè vedere chiara la nota di rabbia
che gli offuscava lo
sguardo. Le sfiorò il naso con le labbra, e poi scese a
depositarle su quelle
morbide della ragazza.
-Una
di queste due cose, sei tu.-
Le
mormorò sulla bocca, prima di rapirla con un bacio
all’inizio dolce e delicato,
poi violento e possessivo, che la sorprese, lasciandola letteralmente
senza
fiato. Era come se, con quell’intreccio di lingue e
modellarsi di labbra,
volesse farle comprendere l’intensità e la
verità delle parole che aveva appena
pronunciato. Le leccò, avido, come se ne avesse una
necessità incontrollabile,
per tenere a bada la rabbia che ancora verteva a livelli esorbitanti, a
causa
di quelle impiccione Corvonero.
Fu
lei a distanziarsi, alla fine, oltremodo affannata e con le labbra
appena
gonfie e livide.
-Ok,
credo di aver capito cosa intendi. – sussurrò,
senza più fiato –Sei decisamente
arrabbiato.-
Lui
sorrise appena, divertito, e fece aderire ancora le loro fronti,
sfiorandole il
profilo del collo con la punta delle dita, gli occhi ora chiusi, come
se stesse
assaporando ogni minima sensazione data dalla loro vicinanza.
Alexis
si prese del tempo per tornare a respirare normalmente, le mani che
ancora si
stringevano appena sul tessuto pregiato della camicia bianca di Draco.
-E
poi… – continuò lui, con un sussurro
appena – l’altra cosa che mi aiuta a
scaricare i nervi è volare.-
La
informò, riaprendo gli occhi, che ora scintillavano di una
nota eccitata, senza
tuttavia riuscire a scacciare l’ombra che ancora li oscurava.
Quando la
comprensione sorse finalmente, Alexis spalancò appena gli
occhi.
-Ecco
perché mi hai portata qui!-
Esclamò,
dandosi della sciocca per non esserci arrivata da sola. Lui
ghignò appena,
fissandola da vicino con un’occhiata impenetrabile.
-Quindi,
dal momento che sei molto arrabbiato, vuoi che io ti osservi volare!
–
aggiunse, illuminandosi in un sorriso allegro – Potevi
dirmelo: non c’era
bisogno che mi trascinassi con la forza!-
Il
ghigno di Draco si allargò appena, mentre le sfiorava i
capelli con le labbra.
-No,
quello era solo per punirti della tua lingua lunga.-
Le
rispose divertito. Lei mise il broncio e lui le lambì la
bocca per un nuovo
bacio.
-In
ogni caso, non ti ho portata qui per guardarmi
volare.-
Precisò,
distanziandosi appena, senza tuttavia sciogliere l’abbraccio.
Il suo sguardo si
sollevò verso il cielo plumbeo, indifferente. Alexis
aggrottò la fronte.
-Credo
di non capire, allora.-
Confessò
e Draco tornò a guardarla, con un sorriso.
-Rifletti,
mia bella Alexandra: hai capito che sono molto arrabbiato, giusto?-
Lei
annuì.
-E
io ti ho spiegato che ci sono solo due cose che riescono a calmarmi e,
forse, a
convincermi dal non fargliela pagare a quelle pennute
ficcanaso.-
-Sì:
io e…– sbarrò gli occhi, capendo
all’improvviso – No! Assolutamente no!-
Spinse
le mani sul petto e lo allontanò e lui glielo
lasciò fare, districando
l’abbraccio e guardandola dall’alto con un
sorrisino per niente rassicurante.
-Non
ti stavo mica chiedendo il permesso: te lo stavo comunicando.-
Rispose
lui, con tono asciutto, avanzando di un passo e tendendo una mano per
sfiorarla. Alexis scosse la testa e indietreggiò,
allontanandosi.
-No!
No! E ancora NO! Malfoy, sul serio io…-
Andò
a sbattere contro il muro degli spalti e lui, silenzioso e sinuoso come
una
vera serpe, la raggiunse e la imprigionò.
-Malfoy?
– sibilò, avvicinandosi al suo viso –
Oggi mi hai chiamato troppe volte in
questo modo e la cosa mi da oltremodo fastidio.-
La
avvertì con tono di sottile minaccia.
-Per
cui: non ti conviene farmi incazzare ancora di più. Tu, ora,
ti farai un bel
giretto con me.-
Alexis
strinse gli occhi e scosse la testa.
-No…per
favore, qualsiasi cosa ma il volo no! Io…odio volare! Non ne
sono capace!-
Dichiarò,
leggermente isterica per la tensione.
-Sì,
lo so. Ho visto la tua prima lezione di volo: sei peggio di quella
Mezzosangue
della Granger.-
Sputò
con una luce cattiva nello sguardo. Poi sorrise, dolce come il veleno
di
acromantula.
-Ma
non mi interessa.-
Asserì
asciutto, sfiorandole le labbra con un bacio al quale lei avrebbe
voluto
sottrarsi, infastidita.
-Ora,
tu mi aspetti qui. Vado a prendere la mia Nimbus 2001 e arrivo.-
Si
allontanò da lei, con un sorrisetto sulle labbra fine.
-E
non provare a scappare, saprei sempre
dove trovarti.-
La
minacciò, scendendo negli spogliatoi.
Lei
lo guardò scomparire dietro le scalette, con le mani strette
in due pugni,
abbandonate lungo i fianchi, e il viso rosso per la rabbia.
-Ma
neanche per sogno!-
Sputò
indignata e si voltò, dirigendosi a passo svelto verso
l’uscita del campo. Si
sarebbe messa a correre volentieri, ma non lo fece.
Non
avrebbe mai volato su di una dannata scopa, neanche con Draco: lei
aveva
davvero una paura terribile delle altezze! Lui poteva essere arrabbiato
quanto
gli pareva, ma non l’avrebbe portata in cielo!
Era
ormai in prossimità dell’uscita ma, ovviamente,
non l’avrebbe mai raggiunta.
La
sua voce, infatti, carica di
delusione e astio, la costrinse a fermarsi.
-Dovresti
imparare ad essere più obbediente, Alexandra Black.-
Si
voltò appena in tempo, per vederlo partire a tutta
velocità, calvalcioni della
sua scopa, la schiena piegata in avanti e lo sguardo sicuro e luminoso.
Sbarrò
gli occhi e fece per scappare, ma lui fu, ovviamente, più
veloce e,
raggiuntala, la afferrò per la vita con un braccio e la
costrinse a sedersi
davanti a lui, prima di partire a tutta velocità verso
l’alto.
Un
urlo disumano e spaventato squarciò il silenzio di quella
tranquilla domenica
di fine Novembre.
Quando
Draco fermò la scopa a mezz’aria, a parecchi metri
dal suolo, Alexis stava
ancora gridando, agitandosi impaurita. Le mise una mano sulla bocca e
lei
mugugnò terrorizzata, muovendosi ancora di più e
minacciando pericolosamente la
stabilità della scopa. Il ragazzo la strinse di
più a sé.
-Se
ti agiti così, non fai che peggiorare la situazione e
cadremmo entrambi.-
Le
sussurrò in un orecchio e lei sbarrò gli occhi.
-E
tu non vuoi che accada, vero?-
Aggiunse,
con tono cupo, e lei scosse lentamente la testa, deglutendo e
fermandosi.
-Bene,
così va molto meglio. Ora ti levo la mano dalla bocca, ma tu
prometti di non
sbraitarmi contro.-
Alexis
lo guardò, con un misto di preoccupazione e serio terrore
nello sguardo di
smeraldo. Ma, appena le dita eleganti del Serpeverde scivolarono via
dal suo
viso, lei prese ad urlargli in faccia.
-
SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI E’ PRESO, MALFOY?!?
FAMMI SCENDERE DA QUI,
SUBITO!-
Strillò,
in preda al panico, ricominciando ad agitarsi di nuovo e tempestandogli
le
spalle con deboli pugni.
-E
menomale che ti avevo detto di non sbraitare…-
Sospirò,
prendendogli i polsi con una sola mano, per fermarla, mentre
l’altro braccio
ancora la teneva stretta per la vita.
-Vuoi
stare ferma, per tutti i dannati mezzosangue?!?-
La
rimproverò infine, lanciandole un’occhiataccia.
Lei lo osservò in tralice, in
un misto di paura, rabbia e disperazione. Draco le si
avvicinò al viso,
sfiorandola con una carezza affettuosa della guancia.
-Potresti
cercare di smetterla di agitarti e fidarti di me?-
Le
sussurrò in un orecchio, con dolcezza, strofinandole il naso
su tutto il
profilo del viso.
Ma
lei si scostò brusca –rischiando, tra
l’altro, di sbilanciarsi troppo e di
cadere, se lui non l’avesse trattenuta con un braccio- e
scosse la testa.
Non
è che non si fidasse di lui: ma non riusciva a ragionare
molto con tutta la
paura che aveva, in quel momento. E il vento del primo inverno, che
sferzava
feroce nel cielo e che faceva tremare la scopa, non era di certo
rassicurante.
-Lasciami
andare, Malfoy…Non voglio stare qui.-
Lo
supplicò quasi, nascondendo il viso contro il suo petto.
E
quelle semplici parole, per Draco,
furono peggio di una pugnalata al cuore.
Non
si fidava di lui?
Alexis
chiuse gli occhi, tremando.
Non.
E
le sue mani si aggrapparono disperate alla sua camicia ormai
stropicciata.
Si.
Lo
sguardo argenteo si perse nel vuoto, lontano, disconnesso.
Fidava.
Si
allontanò da lei, la mascella tanto contratta da creare il
guizzo di un muscolo
sulla guancia.
Di.
La
stretta intorno alla vita della ragazza si fece
all’improvviso debole, come se
avesse deciso di non tenerla più, rischiando di farla cadere.
Lui.
Alexis
sbarrò gli occhi, quando sentì il suo braccio
abbandonarla.
-Draco!-
Strillò,
nel panico, stringendo le dita sottili sulla camicia e nascondendo il
viso
contro il suo petto. Lui sembrò risvegliarsi e il suo
sguardo scese, lento, ad
osservare la ragazza ora serrata a lui. Un sorriso amaro gli
colorò le belle
labbra.
-Ah:
ora è Draco, Black?-
Soffiò,
con un pizzico di cattiveria, senza accennare a riafferrarla. Anzi, si
chinò
appena in avanti, costringendola a fare lo stesso e sbilanciandosi
appena,
facendole cacciare un urlo terrorizzato.
-Che
fai…? Per favore, portami giù…-
Draco
sospirò amareggiato, scuotendo il capo.
-Tu
non ti fidi di me, Black.-
Mormorò
deluso, sfiorandole appena i capelli con le labbra. Non era una
domanda, ma una
vera e propria constatazione, che la colpì con la forza di
uno Stupeficium
sparato in mezzo al petto, a pochi centimetri di distanza, lasciandola
senza
fiato. Per un momento, di fronte all’insoddisfazione della
sua voce, dimenticò
persino di trovarsi a parecchi metri da terra, sospesa nella sua
peggiore
paura.
-Come
puoi stare insieme a me?-
Aggiunse
Draco, con tono strascicato e lontano.
Alexis
alzò il viso di scatto, come colpita da uno schiaffo, e lo
guardò con gli occhi
sbarrati. Lo sguardo d’argento non la ricambiava, fisso su un
orizzonte lontano
e immaginario, fermo e gelido come fiamme ghiacciate.
-Che
cosa?-
Sussurrò
lei, senza fiato. Poi scosse violentemente la testa, rischiando di
cadere, ma
non se ne preoccupò.
-Non
è come dici tu, Draco…Io mi fido di te.-
Il
ragazzo chinò il capo, per osservarla, e la
guardò con espressione
impenetrabile, priva di emozione.
-Dimostramelo.-
Le
ordinò, il tono duro e ferito.
-Aggrappati
a me con tutte le tue forze e permettimi di volare con te.-
Alexis
lo guardò indecisa, poi chiuse gli occhi e annuì.
Gli passò le braccia intorno
al collo, stringendolo forte a sé. Gli posò il
viso nell’incavo tra il collo e
la spalla, sfiorandone il profilo con il naso.
-Io
mi fido di te.-
Gli
ripetè con un sussurro sincero.
Lui
sorrise appena, mentre le circondava di nuovo la vita con un braccio e
la
stringeva a sé, con una presa ferrea.
Si
chinò quel tanto che gli bastava per raggiungere il suo
orecchio.
-Lo
so. Ma farti credere il contrario era il modo più facile per
farti stare
buona.-
Le
soffiò con voce derisoria.
Poi,
si chinò in avanti e partì a tutta
velocità, lasciando che una sequela di
insulti da parte della mora, si perdessero in un grido.
Appena
i suoi piedi toccarono di nuovo terra, si precipitò a
scendere dalla scopa.
Tremava tutta e le gambe minacciavano di abbandonarla da un momento
all’altro.
Draco, al suo fianco e ancora cavalcioni della sua Nimbus2001,
sorrideva
sereno.
Quando
fu sicura di riuscire a controllare le reazioni del suo corpo, Alexis
si voltò
verso di lui, gli occhi lampeggianti.
-Sei
uno stupido!-
Gli
gridò contro, infuriata, per poi voltarsi e allontanarsi.
Draco la osservò
divertito, seguendola con la scopa e volandole accanto.
-E
dai Alexandra: non dirmi che non ti sei divertita almeno un
po’.-
La
schernì e lei si girò a fronteggiarlo, gli occhi
sbarrati.
-Di-divertita?!?
Hai corso come un matto! Credevo che ci saremmo andati a schiantare!-
-La
fiducia che riponi in me è davvero commovente.-
La
osservò, alzando un fine sopracciglio. Lei
sbuffò, scuotendo la testa, ancora
spaventata.
-Qui
non c’entra niente la fiducia, Draco! –
sbottò, stringendo i pugni tanto forte
da farsi male – Volare è una cosa che mi
terrorizza e tu non mi hai voluto
ascoltare!-
Si
girò e si rincamminò per il campo, verso
l’uscita. Il biondino continuò a
seguirla sopra la scopa.
-Guarda
il lato positivo: io mi sono sfogato e ora sono di ottimo umore.-
-Sono
contenta per te, Malfoy, perché il mio umore è
pessimo invece, adesso, grazie a
te!-
Lui
sbuffò e la superò, mettendolesi davanti a
sbarrandole la strada. Allungò una
mano ad afferrare la sua, mentre scendeva finalmente dalla scopa.
-E’
stato davvero così terribile, volare con me?-
Le
domandò, avvicinandolesi e accarezzandole una guancia con le
nocche. Lei cercò
di opporre resistenza a quel contatto, ma alla fine, sotto quello
sguardo
incupito, cedette e sospirò.
-No,
non così terribile.-
Draco
sorrise appena, soddisfatto, e le circondò la vita con le
braccia, stringendola
delicatamente a sé.
-Ma
non mi piace volare…E tu corri troppo!-
Si
lamentò, cingendolo a sua volta e posando una guancia sul
petto. Draco
ridacchiò appena, divertito: però, doveva
ammettere che sentiva il cuore
davvero leggero a vederlo così sereno.
-Scusami.
– mormorò, poggiandole le labbra sulla fronte
– La prossima volta cercherò di
andare più piano, d’accordo?-
Alexis
alzò il viso di scatto, premendogli le mani sul petto e
distanziandolo.
-Quale
prossima volta?!-
Domandò
retoricamente, con un urletto isterico, gli occhi sbarrati. Draco non
riuscì a
trattenere una risata, che si diffuse leggera per il campo.
-Andiamo,
devo darti una cosa.-
La
prese per mano e, ancora ridacchiando, la riportò
all’interno del castello.
Quando
rientrarono nella Sala Comune di Serpeverde, nessuno fece alcun
commento.
Una
cosa abbastanza positiva di quella casa, era che non si amavano poi
molto i
pettegolezzi, specialmente quelli riguardanti i propri compagni.
Non c’era molta gente: un
gruppetto di ragazzine stava discutendo dell’oroscopo di Vanity Witch, sedute ad un tavolino, e furono le uniche a
lanciare loro occhiate sognanti, come se avessero voluto trovarsi nella
stessa
situazione; il resto era raccolto attorno ad un divano vicino al
camino: c’era
Diamond, accoccolata in braccio a Nott –avevano addirittura
raggiunto il felice
mese insieme!-; alcune ragazzine che circondavano Blaise Zabini; Marcus
Flint e
Chandler Warrington occupavano un’altra poltrona; e al
centro, in piedi,
c’erano Tiger e Goyle, intenti a raccontare una barzelletta.
-Il
capo-ufficio del ‘Dipartimento delle Catastrofi e degli
Incidenti Magici’ manda
tutti i giorni due suoi impiegati a comperare il quotidiano. I due
però,
privati delle loro scope, sono costretti a percorrere un lungo sentiero
in
salita tutte le mattine presto per procurargli il giornale… -
Draco
fece per trascinarla in camera, dopo essersi scambiato
un’occhiata d’intesa con
Flint e Warrington, ma Alexis lo fermò.
-Rimaniamo
un po’ qui con loro: quanto tempo è che non stai
un po’ tra amici? Io,
sinceramente, troppo.-
Propose,
con un sorriso. Draco la fissò alzando un fine sopracciglio,
ma quando lei lo
osservò dal basso con la migliore espressione convincente
che potesse assumere,
lui sbuffò e socchiuse gli occhi, annuendo e lasciandosi
trascinari vicino al
gruppo. Alexis prese posto vicino a Diamond, che si era staccata da
Nott e le aveva
indicato un posto accanto al suo, mentre Draco si era accomodato vicino
a
Zabini, tra il suo piccolo fan club.
-Uno
propone all’altro: “Ho un’idea! Senti,
lunedì andiamo in edicola, poi compriamo
sette giornali diversi, La Gazzetta del
Profeta, Trasfigurazione oggi, Il Cavillo, Il Settimanale delle
Streghe, Il
Cercatore, L’urlo della Banshee e Occhi d’Oracolo, e
poi gliene diamo uno
per ogni giorno della settimana.” “Ma dai, se poi
se ne accorge?” “Io dico di
no, e poi cosa ci costa? Proviamo!”-
Continuò
Goyle, gesticolando per dare enfasi al discorso.
-Allora,
come è stato essere al centro dell’attenzione
dell’intera scuola?-
Le
chiese Diamond con un sussurro, mentre Theo la salutava con un cenno
della
mano.
Alexis
si strinse nelle spalle.
-Un
po’ imbarazzante, ma spero che tutti se ne dimentichino
presto.-
-Lunedì
i due vanno in edicola, acquistano sette giornali diversi e iniziano a
dare al
capo-ufficio ogni giorno una rivista diversa, ma tutte datate
lunedì. Il lunedì
va tutto liscio. Il martedì va tutto liscio. Il
mercoledì va tutto liscio. “Che
cosa ti avevo detto?” dice il primo all’altro
“Lo vedi che non si accorge di
niente?” Il giovedì, ormai sicuri di
sé, gli ripropongono un altro giornale di
lunedì. Il venerdì va tutto liscio. Il sabato va
tutto liscio…-
Blaise
si voltò verso Draco, sogghignando appena.
-Allora,
Dra?-
-Che?-
Mormorò
il biondino di risposta, accendendosi una sigaretta e passandone una
anche
all’amico.
-Come
intendi fargliela pagare alle Untouchable
Ravens?-
Il
biondino scrollò le spalle.
-Non
lo so: puo’ darsi che decida di lasciarle perdere, per
stavolta. Alla fine,
l’articolo non dice nulla che tutti non sapessero
già e poi non mi importa: se
ad Alexandra sta bene, va bene anche per me.-
Asserì,
buttando una nuvola di fumo lontano dalle testoline del fan club di
Blaise, che
lo guardò ammirato. Gli posò una mano sulla
spalla, con un gesto di compiaciuta
ammirazione.
-Questo
sì che è amore, amico mio!-
Scosse
la testa con fare teatrale, portandosi una mano al cuore, meritandosi
una
gomitata nello stomaco.
-La
domenica…sentono un urlo. “Acc, hai visto che se
ne è accorto!” borbotta il più
fifone dei due. I due entrano a testa china, pronti alla terribile
lavata di
capo. Il capo-ufficio ha i giornali aperti alla pagina della cronaca,
appoggiati l’uno a fianco dell’altro.-
Alexis
spostò lo sguardo su Draco e Blaise, e ridacchiò
quando vide il primo affibiare
una gomitata al secondo. Poi, i loro sguardi si incontrarono, bruciando
l’uno
nell’altro per qualche secondo intenso; lei sorrise con
dolcezza, stringendosi
in una spalla, prima di tornare a fissare Goyle, che stava finendo la
sua
barzelletta. Draco la fissò per qualche altro secondo e poi,
anche lui, si
rinconcentrò sull’amico.
-Lui
indica i giornali sul suo tavolo e sbotta: “E poi dicono dei
Babbani! Guardate
qui: un tipo è andato a sbattere con la sua scopa contro lo
stesso lampione sia
lunedì, che martedì, che mercoledì,
che giovedì, che venerdì, che sabato: dico
io, sempre contro lo stesso lampione!”-
La
mattinata era passata abbastanza in fretta e il pomeriggio tanto atteso
era
presto giunto: la partita di Quidditch Serpeverde contro Grifondoro
avrebbe
avuto inizio dopo un’ora. Appena Goyle aveva finito di
raccontare la sua
barzelletta e il silenzio aveva avvolto la Sala Comune per qualche
freddo
minuto, Draco si era alzato e aveva afferrato Alexis, portandola in
camera sua.
Gli aveva detto di volerla alla partita –glielo aveva
ordinato, veramente, cosa
che le aveva fatto sorgere spontanea la domanda che chiedeva se Malfoy
fosse in
grado di chiederle una cosa con gentilezza, senza imporgliela. Poi, le
aveva
tolto, con delicatezza, la cravatta della divisa e l’aveva
sostituita con una
delle sue, che adesso la ragazza portava al collo, fiera e felice.
Così,
una parte di me ti starà sempre
accanto.
Le
aveva detto e lei, adesso, annusando il dolce profumo di pioggia di
quella
morbida stoffa liscia, non poteva che sorridere contenta, crogiolandosi
nel
batticuore che le prendeva, ogni volta che pensava a Draco.
Con
la testa fra le nuvole e il passo baldanzoso, diretta allo stadio di
Quidditch,
non si rese conto della figura che veniva dal senso opposto e,
irrimediabilmente, le finì addosso. Fu come andare a
sbattere contro
un’elegante colonna, che la sbalzò
all’indietro, prima di farla finire con il
fondoschiena sul pavimento gelido.
Massaggiandosi
la schiena, strinse gli occhi.
-Mi
scusi…-
Mormorò
a disagio, ma quando alzò lo sguardo verso l’alto,
si ritrovò di fronte
l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. Le porse
la mano, per
aiutarla a rialzarsi.
-Si
è fatta male?-
Le
domandò lui, gli occhi d’argento che scendevano ad
osservarla; il viso affilato
incorniciato dai lisci capelli biondi.
Lucius
Malfoy.
*
LaJoChAn:
Grazie
mille per i tuoi complimenti *_* Sapere che c’è
sempre qualcuno di nuovo a cui
piace la mia storia è un vero onore! Spero dunque che anche
questo capitolo ti
sia piaciuto e che tu abbia voglia di farmi sapere ancora che ne pensi J
Un bacione!
terryborri:
Ecco
cosa aveva in mente Draco! E’ tornato un po’
Malfoy, che dici? ù___ù Beh, come
al solito, sono davvero contentissima che il capitolo ti sia piaciuto e
spero
che anche questo non sia da meno! E, sono curiosa di vedere i tuoi
disegni, non
appena li avrai fatti *_*
Per quanto riguarda la tua domanda: è
esattamente come in ‘Harry Potter e La Camera dei
Segreti’! Per il momento è
poco più che spirito e tornerà solo attraverso il
Diario ^_^
Ti mando anche io tanti bacini e spero
che, come sempre, vorrai farmi sapere che ne pensi *_*
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe:
AhuahauhauahXD
A chi lo dici: anche qui da me solo water…Magari abitiamo
nella stessa zona XD
Anch’io vorrei conoscere qualcuno come Draco
ç___ç Invece mi tocca solo
immaginarmelo e scrivere di lui in questa ff per far sognare tante
sperate
lettrici x3
Spero che anche questo nuovo capitolo
ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando ;)
Un bacione :)
elita:
Mia
carissima elita, che mi hai persino raggiunta sul forum *fa una statua
per
questo*, certo che avrai una copia di Vanity Witch e con
l’omaggio, ovviamente
ù___ù Informerò Coleen di mandarti una
versione speciale solo per te *annuisce
convinta*
Spero che anche questo nuovo capitolo
ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando J
Ti mando un bacione enorme!
Lione94:
Carissima,
che bello rivederti tra le recensioni *_* Sono contenta che lo scorso
capitolo
ti sia piaciuto! Muovere Lucius e Narcissa mi è sempre
piaciuto, tanto che ho
provato la BDT per la loro coppia, ma seguendo troppe cose
contemporaneamente,
al momento è ferma >.< Per quanto riguarda
Dobby, hai indovinato! Stava
seguendo le mosse di Harry per cacciarlo da Hogwarts!
L’idea del tuffo nel lago nero non era
male, tanto che avevo pensato di inserirla, ad un certo punto!*_* Ma,
alla
fine, ho preferito fare così, spero di non averti delusa
>___< In ogni
caso, la conserverò per il futuro, sicuramente *_*
Beh, spero che anche questo nuovo
capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando :)
Per quanto riguarda la tua ff, appena
avrò tempo prometto di leggerla e di lasciarti una
mega-recensione *_*
Un bacione!
Misery13: Mia
carissima e dolcissima Missy, che mi hai raggiunta non solo sul mio
forum
personale, ma anche su quello del GDR, come posso io ringraziarti?*_*
Il
massimo è postare un nuovo capitolo di Un Particolare In
Più, dunque eccotelo! ^_^
Per quanto riguarda Queens Park, come hai visto, forse non lo
aggiornerò più
qui su EFP, nonostante sia arrivata al nono capitolo…ma ho
già spiegato tutto
nell’intro! Spero non me ne vorrai, tutt’al
più, per te, potrei fare un’eccezione
e mandartelo via posta, se vorrai leggere il seguito in anteprima!
Comunque è ovvio che, scrivendomi
queste recensioni fantastiche, tu mi faccia piacere e mi renda davvero
felice
*_*
Per il momento, Draco e Alexis sono
ancora salvi, vedremo nel prossimo capitolo…La nostra
sfortunata protagonista
ha appena incontrato Lucius e…uh uh uh, niente anticipazioni
ù___ù *in realtà
non lo sa neanche lei*
Spero, dunque, che anche questo nuovo
capitolo ti sia piaciuto!
Mi prendo gli auguri per la patente *ho
l’esame domani ç__ç* e ti lascio un
bacione enorme! :)
Juliett_Cullen:
Oh
cara, grazie mille per la tua recensione *_* Leggerla mi ha fatto
tornare il
buon umore! Addirittura due statue? Così mi vizi
però è___é…XD
Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto, proprio come i precedenti!
Fammi sapere che ne pensi, mi
raccomando :)
Un bacio!!
e_montagnine:
*fa
un profondo inchino ed erige una statua alla Ele per essersi iscritta
al suo
modesto forum* Grazie milleeee *_* E’ grazie a quella piccola
presentazione sul
mio forum, che adesso c’è questo aggiornamento!
Spero che basti, come
ringraziamento da parte mia *_*
Come al solito, le vostre recensioni
combinate sono fortissime e mi fanno sbellicare dalle risate XD
Per quanto riguarda la verità e Lucius,
non ci crederete, ma avevo pensato a qualcosa del genere inizialmente
°_° Un po’
banale, forse, ma il modo in cui Draco dovrebbe venire a scoprire la
verità l’ho
programmato un po’ diverso *sogghigna sadica*
In ogni caso, questo ff si scrive un po’
da sola, quindi vedremo che succede!
Spero che anche questo nuovo capitolo
vi sia piaciuto e aspetto, come sempre, i vostri bellissimi commenti!*_*
Mi prendi gli auguri per l’esame –lo do
domani ç___ç- e vi lascio un bacione enorme! :)
|
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Capitolo 27 *** Serpeverde Vs Grifondoro ***
Come
promesso nella mail che ho mandato a tutte/i voi lettrici/lettori,
eccomi
tornata!
Lo so,
come sempre è passato davvero troppo tempo, ma oramai la
smetto di scusarmi,
penso che anche voi siate stufe di leggere le mie giustificazioni x3
Penso,
però, che l’importante sia dare un degno finale a
questa storia e, anche se
oramai va avanti da ben due anni (wow, non ci credo che sono due anni
che mi
diverto in compagnia di Alexis, Draco, Blaise, Harry, Diamond e tutti
gli altri
ç___ç), la fine non è ancora vicina xD
Ma spero
che voi continuiate a seguire questa storia insieme a me, anche se
dovesse
durare un altro anno! *_*
Detto
questo, vi lascio immediatamente al tanto aspettato capitolo, facendo
solo dei ringraziamenti ufficiali a
tutte le
persone che hanno recensito (siamo arrivati a 151
recensioni, davvero: non me lo sarei mai aspettato *_*), a
tutti quelli che hanno aggiunto e che aggiungeranno la mia storia tra
preferiti/seguiti/ricordati, e a tutti coloro che, nel silenzio,
continuano a
seguirmi.
Grazie mille a
tutti! <3
Dunque,
spero che questo nuovo capitolo vi piaccia!
Fatemi sapere che
ne pensate, mi
raccomando! In questo periodo di totale stress scolastico, ho davvero
bisogno delle
vostre recensioni per andare avanti con la scrittura!
Un
bacione.
Giulia.
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XXVII
Serpeverde VS Grifondoro
Ancora con il fondoschiena sul
freddo pavimento e le
mani immobilizzate nell’atto di massaggiarsi la parte
dolorante, Alexis Lily
Potter osservava, con enormi occhi di smeraldo, aperti
nell’espressione più
stupita che possedesse, Lucius Malfoy.
E non era perché catturata dalla sua matura bellezza
affascinante; né per i lisci capelli che sembravano
catturare, con lieve
bagliore argenteo, tutti i raggi del sole che entravano a scaldare il
corridoio;
e neanche per quello sguardo affilato e tagliente, che era
così simile a quello
che aveva ormai, incondizionatamente e senza remore, imparato ad amare.
Solo che, ritrovarsi il padre del suo ormai ufficiale
ragazzo, nel corridoio, all’improvviso, avrebbe scioccato
chiunque.
Lucius la osservò dall’alto, un fine sopracciglio
sollevato; le labbra fine appena serrate. Con una gentilezza che non
gli
apparteneva più da anni, ormai, si chinò appena
in avanti e le porse una mano
affusolata, ricoperta da un guanto di pregiata pelle nera.
Più in imbarazzo di
quanto avesse desiderato sentirsi, Alexis posò le piccole
dita sul palmo
dell’uomo, che le strinse delicato e la sollevò,
senza sforzo, lanciandole
un’occhiata strana.
Che fosse il
padre di Draco, non c’era alcun dubbio.
La ragazza
ritirò la mano, a disagio, e mentre le
guance le si tingevano appena di un rosso timido, gli occhi le si
abbassarono
verso il pavimento, osservando, con un interesse evidentemente
innaturale, la
punta lucida delle scarpe nere di Lucius.
-Mi dispiace, signore.-
Si scusò, stringendo le mani in grembo.
Bel modo di
conoscere il padre del proprio ragazzo.
-Tranquilla. Solo, la
prossima volta, stai più
attenta a dove metti i piedi.-
Si limitò a risponderle lui. La sua voce era dura ed
elegante al tempo stesso, e suonava fredda come cristalli di ghiaccio
appena
infranti su un pavimento di marmo.
Alexis annuì, per poi rialzare lo sguardo su quello
del signor Malfoy, la cui attenzione, ora, era stata catturata da
qualcosa alle
sue spalle.
O peggio,
qualcuno.
La voce che la
raggiunse, un istante dopo aver
formulato quel pigro pensiero, le fece salire un brivido lungo tutta la
spina
dorsale e, contemporaneamente, le gelò il sangue nelle vene.
-Padre.-
Era carica di rispetto, in quella semplice parola,
appena strascicata. Alexis si voltò di scatto verso Draco e
i capelli, divisi
in morbidi boccoli ordinati, tanto scuri da sembrare dolci grappoli di
more, le
danzarono sulle spalle. Il ragazzo si avvicinò con passo
lento e sinuoso,
affiancandola; non si manifestò in alcun gesto di affetto,
solo una semplice
occhiata e un veloce sfiorare di gelide dita sul piccolo dorso.
-Draco.-
Lo salutò Lucius.
Il ragazzo si voltò verso Alexis e, privo di
qualsiasi espressività, si limitò a fissarla.
-Vedo che hai conosciuto mio padre.-
Asserì, senza apparente interesse. Lei lo
osservò,
scegliendo di non correggere la sua frase con il più giusto “Veramente
gli
sono appena finita addosso.”
Non fece in tempo a rispondere in un modo più
adeguato, che Lucius la precedette.
-Chi è la tua amica, Draco?-
Gli domandò e la sua voce, carica di esperta apatia,
risuonò come il più severo ordine, impossibile da
disobbedire.
Alexis lanciò un’occhiata al ragazzo; poi si
voltò
verso il padre e le sue labbra di albicocca si tesero in un sorriso
delicato.
-Alexandra Black, piacere di fare la sua conoscenza.-
Si presentò, garbata, accennando ad un inchino appena
e porgendogli la mano. Lucius la squadrò, con
un’occhiata a metà tra lo stupito
e l’infastidito e non accennò a ricambiare la
stretta; la gentilezza l’aveva
consumata tutta con il gesto di poco prima. La piccola mano pallida
rimase
sospesa nel vuoto per qualche secondo, prima che la sua proprietaria
distogliesse lo sguardo, nervosa, e la riportasse al suo fianco. Solo
sentire
le dita di Draco che la sfiorarono appena, per una frazione di secondo,
riuscì
a farla calmare.
-E’ così è lei, Alexandra Black.-
Il tono con cui lo aveva detto, non lasciava
presagire nulla di buono. Alexis alzò lo sguardo, fino ad
incrociare l’occhiata
diffidente di Lucius Malfoy.
Smeraldo
coraggioso contro argento sprezzante.
-Sì.-
Fredda e concisa, la sua voce era risuonata anche
troppo sicura, nel silenzio pomeridiano del corridoio. Gli occhi decisi
si
erano voltati a fronteggiare Lucius Malfoy, le iridi luminose colorate
di
sfida. L’uomo si era limitato a fissarla, impassibile; lo
sguardo di specchio
era sceso a studiarla con una lunga occhiata a metà tra lo
stupore e
l’irritazione.
Dopo essere riuscita a sostenere quegli occhi
autoritari per quasi un minuto, Alexis distolse lo sguardo e, lenta, si
voltò
verso Draco, che osservava il padre con espressione dura; gli occhi
rilucevano
di una strana scintilla, impotente; la mascella contratta lasciava
guizzare un
muscolo teso su di una guancia pallida. La ragazza ebbe la voglia
improvvisa di
alzare una mano e sfiorare quel tendine, per lisciarlo delicatamente;
riuscì a
controllarsi, non ritenendola una mossa saggia.
-Ehm…Vado sugli spalti, tu e tuo padre avrete cose
private di dirvi. Io…Buona fortuna per la partita.-
Si limitò a dire, catturando la sua attenzione per il
solo istante che serviva a lanciarle un’occhiata strana e ad
annuire appena.
Lei gli sorrise e poi si voltò verso Lucius, con un inchino
rispettoso, che
suonava tanto di ironia mal celata.
-E’ stato un piacere conoscerla, signor Malfoy.-
Lo salutò. L’uomo non ricambiò,
limitandosi a
fissarla, ora pensieroso.
Un’ultima sfiorata delicata di dita affusolate su di
un palmo contratto a pugno, e Alexis corse via, dirigendosi verso il
giardino
di Hogwarts.
Dopo qualche minuto di costretto silenzio, Draco si
voltò a fronteggiare il padre, le mani ancora strette in due
pugni, tanto
contratti da far risaltare i tendini e le vene azzurrine sotto la pelle
diafana.
-A cosa devo l’onore di questa visita, padre?-
Il tono era meno freddo di quanto avesse desiderato,
troppo remissivo e rispettoso per mostrarsi con la sua vera intenzione.
Lucius
abbassò lo sguardo su quello del figlio e gli sorrise
magnanimo.
-Sono venuto per vederti giocare a Quidditch.-
Mormorò, ancora con il pensiero lontano. Poi, gli
occhi – di un argento meno vivo, quasi sbiadito, rispetto a
quelli del figlio –
brillarono di una luce cattiva. Un ghigno sghembo gli colorò
le labbra mentre,
lentamente, si abbassava appena, per essere alla stessa altezza di
Draco.
-Devi permettermelo, dopo che ho speso fior di
Galeoni per comprarti l’ammissione.-
Soffiò, con voce vellutata, dolce come veleno di
acrumantola.
Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure; serrò
la mascella tanto forte da farsi male; le mani si strinsero con tanta
violenza,
che perse la sensibilità alle dita.
In quel momento, avrebbe voluto dirgli tante cose; ma
se c’era una cosa che Draco Malfoy aveva imparato di suo
padre, era che credeva
poco alle parole e pretendeva solo fatti. Così,
ingoiò un fiume di frasi e
insulti, accrescendo la rabbia che sentiva scatenarsi nel petto,
attraversato
da lunghe e calde fitte dolorose.
Avrebbe sfogato
tutto alla partita, dimostrando a suo
padre e a tutti coloro che ne dubitavano che lui,
l’ammissione, se l’era
meritata davvero, con o senza la sua generosa donazione.
Lucius lo
scrutò negli occhi per qualche altro
secondo, prima di sollevarsi e sorpassarlo, con disinteresse.
-E mi raccomando, non rendere questo mio viaggio fino
ad Hogwarts privo di senso.-
Aggiunse. Draco neanche si voltò a guardarlo; le
spalle avevano preso a tremargli appena, per la rabbia.
-E la mamma?-
Riuscì a domandare infine, quando fu sicuro di
riuscire a controllare il tremolio della sua voce. Lucius si
arrestò, ma
entrambi rimasero di spalle, senza degnarsi ulteriori attenzioni che
semplici
parole.
-Sarebbe voluta venire, ma non ha potuto.-
Non glielo hai
permesso.
Avrebbe voluto
rispondere il ragazzo, ma preferì,
saggiamente, tacere. Quelli erano discorsi privati, da non affrontare
certamente nel corridoio di una scuola dove, chiunque, poteva udirli.
-Ho capito.-
Si limitò quindi ad asserire, traendo un profondo
respiro, che lo aiutasse a dissipare la rabbia.
-Ti ha scritto una lettera e mi ha chiesto di
consegnartela.-
Aggiunse Lucius e, solo allora, Draco si voltò di
scatto, ritrovandosi a fissare la schiena ampia del padre, sulla quale
ricadeva, con eleganza, una mantella nera di pregiato tessuto.
-Una lettera?-
Si informò e Lucius si strinse nelle spalle, con
nonchalance, riprendendo a camminare.
-Te la darò finita la partita…non vorrei
creare
futili distrazioni.-
Asserì apatico, scomparendo dietro l’angolo e
lasciando Draco da solo, con una rabbia in corpo paragonabile quasi a
quella
che aveva provato, tempo addietro, nel venir rifiutato dal famoso Harry
Potter,
o nel vedere Alexandra Black difendere quel buono a nulla.
Un potente
pugno saziò il silenzio.
L’aria gelida della
stagione invernale fece maledire
mentalmente il buon nome di Merlino ad Alexis che, salendo la scalinata
degli
già affolati spalti del campo di Quidditch, si era ritrovata
investita da un
vento che, oltre a scombinarle i capelli in maniera improponibile, le
aveva
quasi assiderato le gambe, coperte solo da uno strato leggero di calze
chiare.
-Ehi, Alex! Siamo qui!-
Diamond si era alzata e ora sventolava le braccia
energica, indicandole un posto accanto al suo. La raggiunse, con una
certa
fatica nel passare tra gli studenti già seduti ed emozionati
per la partita.
Stendardi, striscioni e manifesti volteggiavano in aria per opera di
qualche
fedele tifoso e i colori delle due squadre si libravano nel cielo,
quasi a
competere anche loro.
Verde contro
Rosso.
Oro contro Argento.
Serpeverde contro Grifondoro.
Harry contro Draco.
Sarebbe stata una
partita interessante, anche se
Alexis avrebbe, in cuor suo, tifato per entrambe le squadre. Non poteva
scegliere, in fondo, tra l’amore per il fratello e quello per
il ragazzo.
Prese posto accanto a Diamond e subito sotto Blaise.
La bionda la abbracciò con entusiasmo e lui si
limitò a sorriderle e a
lasciarle una carezza sulla testa.
-Che giornata eh!-
Esclamò Diamond, che da brava tifosa brandiva una
bandiera enorme e aveva due strisce di colore verde e argento su
entrambe le
guance. Nott, ancora ufficialmente il suo ragazzo, era seduto accanto a
lei e
le lanciava qualche bruna occhiata, a metà tra il divertito
e l’esasperato. Sì,
bhe, Diamond Anne Cherin faceva quell’effetto a tutti.
-Già…Una giornata importante.-
Asserì Alexis, con aria pensierosa.
-E’ la prima volta che ti vedo ad una partita di
Quidditch, Black.-
Osservò Nott e lei si voltò a guardarlo,
sorridendo
pigramente; i suoi pensieri erano lontani, rivolti ancora ai due Malfoy.
-Sì, è la prima volta, in effetti. Ma Draco mi ha
praticamente obbligata a venire.-
Annuì, lasciandosi andare ad una risata un po’
forzata che riuscì a contaggiare tutto il gruppo.
-Non ha ancora imparato a chiederti le cose con la
dovuta gentilezza, vero?-
Sogghignò Blaise e lei piegò il capo
all’indietro per
poterlo vedere e poi scosse la testa, con un sorriso più
vero.
-Ci riuscirà, non demoralizzarti.-
La rassicurò, lasciandole un buffetto sulla guancia.
Lei si limitò ad annuire.
-In ogni caso…ti manca ancora una cosa: non puoi fare
il tifo per il tuo Malfoy così!-
Dichiarò Diamond, lanciandole una lunga occhiata.
Alexis si voltò a guardarla, la fronte corrugata. La
biondina non gli diede il
tempo di replicare che già stava frugando nella sua borsa.
Niente riuscì ad
impedirle di disegnare due strisce verde-argento sulle guance della
povera Potter.
-Ecco, ora sei perfetta!-
Trillò soddisfatta, battendo le mani. Alexis scosse
la testa e sospirò divertita.
-Grazie davvero, Diamond.-
Asserì con un’ironia che non venne colta. Quella
si
limitò a darle una pacca sulla spalla, tutta soddisfatta;
poi si voltò verso
Blaise, circondato come sempre dal suo “piccolo”
fan club, che occupava quasi
tutta la fila di spalti sopra. Il sorriso che gli rivolse era
tutt’altro che
rassicurante – e un ringhiare profondo scaturì da
qualche dolce boccuccia
femminile.
-Tocca a te ora, Zabini.-
Ghignò maligna, avvicinandosi con le mani sporche di
trucco. Blaise spalancò gli occhi, prima di lanciarle
un’occhiataccia
minacciosa.
-Prova a toccare il mio bellissimo viso con…quella
roba…e potresti trovarti senza dita, Cherin.-
La avvertì, tirandosi appena indietro per non venir
sfiorato neanche per sbaglio.
-Oh. Che. Paura.- lo schernì, ridacchiando e
avvicinandosi ancora –Dai, fatti bello per la tua squadra!-
Blaise tirò indietro un lembo di mantello che
rischiava di venir sporcato.
-Cherin: io sono sempre bello.-
Puntualizzò, passandosi una mano tra i capelli.
Quando la biondina si avvicinò ancora, lui balzò
in piedi, per tenere il viso
ad almeno trenta centimetri d’altezza rispetto alle mani di
Diamond.
-Nott, ferma la tua ragazza o potrei farle del male!-
Lanciò un’occhiata al ragazzo, che
sghignazzò
divertito.
-Paura del trucco, Blaise?-
-E se la tua ragazza rimanesse senza dita, che ne
dici, Theodore?-
Frecciò serio, facendo per estrarre la bacchetta.
-Non oseresti davvero, Zabini.-
Lo sfidò, lo scintillio d’ilarità
ancora acceso negli
occhi scuri.
-Mi conosci, Nott: ucciderei per un viso perfetto. La
fortuna è che io lo abbia già.-
Sogghignò, prendendosi il mento con una mano e
facendo sospirare il suo fan club. Diamond, ignorando le loro battute,
si stava
avvicinando ancora, quando Theodore prese la saggia decisione di
circondarle la
vita con le braccia e riportarla seduta. Non credeva che Blaise avesse
davvero
intenzione di farle del male…ma quando si trattava di lui,
niente era certo.
Diamond si dibattè tra le sue braccia e si calmò
solo
con un profondo bacio e il permesso di colorare almeno le guance di
Theo.
Alexis si era limitata a ridere di quella situazione,
senza intervenire; la sua attenzione, infatti, era appena stata
catturata da
una figura ammantata di nero, che si era seduta tra i professori:
Lucius
Malfoy. Le sembrò che guardasse in sua direzione, ma forse
era solo paranoica.
Si riscosse solo quando sentì due mani sfiorarle
appena le spalle e poggiarle sopra qualcosa di morbido, profumato ma
soprattutto…caldo. Si voltò, per lanciare
un’occhiata di gratitudine verso
Blaise, che le aveva prestato il suo mantello.
-Stavi tremando.- si giustificò con un sorriso
–Dovresti imparare a vestirti un pochino più
pesante, piccola Black: già sei
cagionevole di salute, così troverai la morte molto presto!-
Scherzò e lei rise, scuotendo la lunga chioma di
boccoli.
-Scemo!-
Gli diede un leggero colpo su di una gamba e lui le
fece una smorfia.
Poi, veloce come un fulmine a ciel sereno, un’idea le
balenò nella mente. Si accostò di più
contro le gambe di Blaise, poggiando le
braccia incrociate sulle coscie e voltandosi quasi completamente
– meritandosi
per questo occhiatacce e maledizioni sussurrate; gli fece cenno di
avvicinarsi con
il viso, per dirgli una cosa. Lui si accostò, le eleganti
sopracciglia
corrugate.
-Tu conosci il padre di Draco?-
Gli domandò, sottovoce. Lui la guardò sorpreso,
chiedendosi in cuor suo, da dove gli fosse spuntata quella
curiosità. Alla fine
alzò entrambe le sopracciglia e scrollò le spalle.
-Sì, certo.- si limitò a rispondere, con
semplicità;
poi sogghignò divertito –Tu e Draco già
pensate alle presentazioni ufficiali?-
La prese in giro, ma lei non ne rise. Abbassò lo
sguardo e un rosso vivo le colorò le guance pallide, andando
a contrastare in
modo osceno con quelle strisce verde-argento.
-L’ho conosciuto oggi.-
Sussurrò, mordicchiando il labbro inferiore, a
disagio.
Blaise strabuzzò gli occhi.
-Che?!-
Squittì incredulo. Lei gli fece cenno di abbassare la
voce e, guardandosi intorno, fu contenta di vedere che il chiasso
avesse
coperto quel gridolino.
-Ssssh…Abbassa la voce. – lo rimproverò
– Comunque,
non credo di avergli fatto una buona impressione.-
Aggiunse, prendendo a torturarsi le mani in grembo.
Lui la guardò accigliato.
-In che senso?-
Alexis storse le labbra.
-Gli sono finita praticamente addosso.-
Blaise dovette fare uno sforzo enorme per non
scoppiarle a ridere in faccia.
-Bel modo di presentarsi.-
Non riuscì però a trattenersi dal prenderla in
giro,
meritandosi per questo un’occhiataccia. Alexis
sospirò e poi mise il broncio,
avvilendosi sulle sue ginocchia.
-E’ stato un incidente.-
Biascicò, gonfiando le guance, prima di lasciarsi
andare ad un altro respiro profondo. Blaise ridacchiò,
intenerito, e le
accarezzò la testa.
-E mi ha guardata come se fossi la cosa più…intuile
del mondo.-
Aggiunse, socchiudendo gli occhi. Lui le prese il
mento con una mano e la costrinse a guardarlo.
-Alexandra, non avvilirti: Lucius Malfoy guarda così
chiunque.-
La informò con un sorriso e lei non potè fare a
meno
di ricordarsi di come, alla stessa maniera, avesse riservato il
medesimo
sguardo anche a Draco, che era suo figlio.
Non doveva
essere per niente facile essere il figlio
di Lucius Malfoy.
Quella constatazione,
comunque, non riuscì a farla
sentire meglio e un nuovo sospiro abbandonò le sue labbra di
albicocca.
-Per quanto mi odierà?-
Blaise ridacchiò, scombinandole i capelli, la cui
forma era già stata messa a dura prova dal vento invernale.
-Mah…Una decina d’anni e potrai sperare in un
saluto
cordiale.-
La prese in giro, sghignazzando. Riuscì a farla
ridere e si meritò anche un pizzicotto sulla coscia.
-Grazie, Blaise.-
-Figurati, piccola.-
Ebbero solo il tempo di sorridersi, prima che Madama
Bumb si levasse in alto, sulla sua scopa, per attirare
l’attenzione di tutti.
Alexis si voltò, per osservare le due squadre entrare
in campo, cavalcioni delle proprie scope. Il suo sguardo fu catturato
da due
figure in particolare: i cercatori.
Avevano lo stesso ruolo, ma non sarebbero potuti
apparire in modo più diverso.
Harry James Potter era sicuro, mentre con decisione
si teneva cavalcioni della sua scopa da corsa; il vento finiva il
compito di
scompigliarli i capelli e i muscoli della pelle bronzea si contraevano
esperti
per assecondare i suoi movimenti; la divisa dorata e scarlatta,
scendeva
perfetta sul suo corpo allenato, regalandogli una luminosità
degna del sole.
Draco Lucius Malfoy era leggiadro e sedeva sulla sua
fiammante Nimbus 2001 con un’eleganza innata; i capelli erano
trattenuti dalla
solita mano di gel, lasciando scoperto il viso pallido e dai lineamenti
affilati; la divisa verde e argento delineava ogni muscolo teso
dell’ampia
schiena, donandogli il fascino e la raffinatezza della luna.
C’era solo una cosa che li rendeva uguali: lo
scintillio carico di eccitazione e serietà negli sguardi
accesi.
Erano come due facce della stessa medaglia, così
vicini eppure così diversi.
Il giorno e la
notte.
Il sole e la luna.
Il dolce e il salato.
Il grifone e il
serpente.
Chi avrebbe vinto?
Madama Bumb, dopo le solite raccomandazioni, diede
finalmente inizio alla partita.
Seguendo i movimenti veloci dei giocatori e la
brutalità con cui alcuni di loro si colpivano o lanciavano
le varie palle,
Alexis si chiese come poteva la gente apprezzare quel gioco; a lei,
sinceramente, non piaceva. Ma, forse, era solo influenzata dal fatto
che odiava
la violenza e odiava volare, due caratteristiche necessarie, per
apprezzare a
fondo il Quidditch. Tutti, intorno a lei, urlavano e incitavano la
propria
squadra alla vittoria; Theodore grugniva, di tanto in tanto; Diamond
urlava e
saltava – abbracciandola stretta- ogni qual volta Serpeverde
segnava un punto
–e quella era già la nona volta; il fan club di
Blaise schiamazzava come uno stormo
di civette in calore, mentre lui osservava impassibile la partita,
limitandosi
ad applaudire con eleganza ogni volta che la Pluffa entrava
nell’anello dei
Grifondoro. Dal canto suo, Alexis teneva gli occhi incollati su Harry e
Draco,
pregando gli dei che non cadessero dalla scopa…o non si
facessero troppo male.
Però, doveva ammettere che osservarli era qualcosa di
ipnotico; possedevano un
carisma e una sicurezza che riusciva a trasportarti e incantarti,
mentre
volteggiavano qua e là per il campo, alla ricerca del
Boccino D’Oro. Ogni tanto
si fermavano e li vedeva scambiarsi qualche battuta –
sicuramente di scherno,
conoscendoli. Per lo meno, la cosa rassicurante era che non potevano
buttarsi
giù dalla scopa a vicenda…o almeno lo sperava!
Poi, all’improvviso, una delle palle marroni
cominciò
a seguire Harry per tutto il campo. Allarmata, Alexis si
voltò verso Blaise,
che osservava la scena interessato.
-Che cos’è quella cosa? E perché si
comporta così?-
Gli domandò, cercando di far passare la sua preoccupazione
come semplice curiosità. Blaise abbassò lo
sguardo per osservarla e le sorrise.
-Quello, mia cara Alexandra, è un bolide. Sono palle
molto violente e pare che il nostro Potter se ne sia beccata una
proprio
insistente…-
Le spiegò, cantilendando l’ultima parte della
frase e
tornando a guardare la partita, con una strana luce negli occhi di
zaffiro.
-Spero che gli faccia male, così per un po’ non
saremmo costretti a vedere la sua brutta faccia in giro.-
Grugnì Theodore; Tiger e Goyle, al suo fianco, risero
tonti, annuendo.
Alexis trattenne il fiato e si fece, di colpo,
interessatissima alla partita; Harry era abile e fuggiva al bolide con
maestria, ma quello sembrava non volersi arrendere e lo seguiva
violento,
scontrandosi con gli spalti e distruggendo parte del perimetro del
campo;
quando Harry sfrecciò vicino alle tribune di Serpeverde, il
bolide si schiantò
poco distante da Alexis e compagnia, facendo schiamazzare il fan-club
di
Blaise.
-Sfregiato, attento a dove vai! Fatti ammazzare, ma
non ci coinvolgere!-
Gridarono Tiger e Goyle agitando i grossi pugni
minacciosi.
Alexis li ignorò e, respirando lentamente, seguì
le
mosse del fratello; adesso sia lui che Draco sfrecciavano vicini:
dovevano aver
visto il Boccino e si erano lanciati all’inseguimento;
peccato che il Bolide
stesse loro alle calcagna.
Ansiosa, Alexis si alzò in piedi e si avvicinò al
bordo degli spalti, per poter seguire ogni mossa.
-Merlino…-
Sospirò tesa: non sarebbe più andata a vedere una
partita di Quidditch; c’era da starci male!
Malfoy e Potter scomparvero al di sotto degli spalti;
il bolide entrava ed usciva dai teloni sottostanti, con violenza.
Fu questione di qualche minuto, poi la scena le
bloccò il cuore per qualche secondo.
Draco era stato quasi lanciato fuori con violenza e
aveva sbattuto forte sul terreno di gioco, dove si era accasciato senza
più
muoversi. Tutti avevano trattenuto il fiato e Alexis aveva cacciato un
urlo
terrorizzato, portandosi entrambe le mani alla bocca.
-Oh Signore...!-
Esclamò e il suo sguardo preoccupato si mosse verso
la figura di Harry, che ancora sfrecciava in aria, seguito dal bolide
che, il
tempo di un battito di ciglia, gli si era fiondato sul braccio,
rompendoglielo;
poi Harry era caduto al suolo a sua volta ed era rimasto a terra.
Alexis non sentì della vittoria del Grifondoro,
perché Blaise la scosse gentilmente, prendendola per un
braccio.
-Vieni, andiamo.-
La esortò, tirandola lungo le scale e scendendo poi
in campo.
Alexis scese dagli spalti con il cuore che le
martellava nel petto, tanto violento e assordante, da cancellare ogni
altro
rumore circostante. Quasi non sentiva la mano di Blaise, che le premeva
decisa
appena sopra il gomito, guidandola fino al muretto che li separava dal
campo.
La aiutò a scavalcare e insieme percorsero la strada che li
separava da Draco,
ancora disteso in terra, privo di coscienza.
Quando Blaise la lasciò andare, per correre
dall’amico, lei, quasi smarrita e confusa, rimase ferma, per
qualche secondo,
in mezzo al campo. Si guardò attorno spaesata e il suo
sguardo preoccupato
scivolò dalla figura di Draco a quella di Harry, ancora
preso di mira da
Bolide.
Qualcuno doveva
fermare quel coso prima che finisse
per spaccargli anche la testa!
Indecisa sul
da farsi, si guardò attorno
agitata, per vedere se qualche insegnante si stesse accingendo ad
aiutare il
fratello. Si svolse tutto in pochissimi secondi, ma a lei
sembrò che il tempo
si fosse congelato e che la scena, privata di suoni e colori,
procedesse ad una
lentezza esasperante. Non vide nessuno correre in aiuto di Harry,
perché lei e
Blaise erano gli unici ad aver già invaso il campo, dal
momento che Draco era
caduto prima del Grifondoro. In preda al panico, fece per estrarre la
bacchetta
dal cinturino della gonna, ma qualcuno la precedette.
-Finite Incantatem!-
Urlò una decisa voce femminile. Un raggio di
scintille d’argento andò a colpire il Bolide, che
espolse in mille piccolissime
parti.
La scena riprese colore e il chiasso dello stadio la
colpì come una violenta ondata di fiamme. Hermione, che
aveva pronunciato l’incantesimo,
stava correndo da Harry, subito seguita da Ron, dall’enorme
Hagrid e da tutti i
membri della squadra, che si affrettatono a scendere dalle scope e a
circondarlo preoccupati.
Un sospiro di sollievo lasciò le labbra di Alexis,
che osservò la scena rincuorata. Il suo sguardo si
soffermò prima sulla figura
di Harry, dolorante, ma finalmente salvo; poi si andò a
posare sul viso di
Hermione Granger, che ricambiò l’occhiata con
espressione tra l’infastidito e
il confuso. La Potter si limitò a sorridere appena e a farle
un gesto di
assenso, che sperava fosse interpretato come il segno di ringraziamento
che
era.
Poi, si voltò e, di nuovo agitata, si precipitò
verso
Draco, ancora sdraiato in terra e privo di sensi. Si
inginocchiò accanto a lui
con tanta foga, da sbucciarsi le gambe, ma non se ne
preoccupò.
-Draco! Draco, svegliati!-
Lo chiamò allarmata, chinandosi appena e scuotendolo
per una spalla. Quello non accennò a riaprire gli occhi e
l’unico movimento che
fece, fu quello involontario della testa, che ciondolò su di
lato; i capelli
scompigliati gli si appiccicarono sulla fronte, appena lucida di
sudore, e le
chiare ciocche andarono a coprire parte del volto.
-Draco…-
Provò ancora, dandogli uno schiaffetto sul viso, ma
la situazione non cambiò. Ansiosa, alzò il viso
di scatto verso Blaise, chinato
accanto a lei.
-Blaise! Che cos’ha?!-
Il ragazzo si voltò a guardarla, l’espressione del
bel viso tesa.
-Sta tranquilla, Alex. E’ solo svenuto: sono sicuro
che non è nulla di grave.-
Cercò di rassicurarla, poggiandole una mano sulla
spalla.
Un sospiro tremante lasciò le sue labbra, mentre
prendeva il viso di Draco tra le mani e lo accarezzava gentile,
togliendogli le
ciocche di capelli dalla fronte. Poi si guardò intorno,
sperando di vedere
qualcuno che accorresse in loro aiuto: vana speranza. I compagni di
squadra,
che ancora volavano intorno a loro, non sembravano minimamente
interessati alla
salute del loro cercatore, e si limitavano a guardarlo
dall’alto con occhiate
di disprezzo, affibiandogli solo la colpa della loro perdita. Severus
Piton era
l’unico che si stava dirigendo in loro direzione, ma con
passo lento e
strascicato, come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo.
Ma lo sguardo di Alexis andò a cercare una persona in
particolare, con una certa urgenza. E quando la trovò, un
colpo secco le fece
singhiozzare il cuore: Lucius Malfoy, ancora seduto sugli spalti dei
professori, guardava la scena con un’indifferenza che
rasentava il disprezzo;
poi, senza neanche preoccuparsi della salute del figlio, si
alzò e, con un
elegante volteggiare di nero mantello, uscì dal campo, senza
guardarsi
indietro.
Sconvolta, rimase a fissare la postazione vuota,
chiedendosi che razza di genitore immondo potesse fregarsene a tal
punto del
proprio figlio. Senza che se ne fosse davvero resa conto, una mano le
si
strinse in un pugno tanto violento, da farlo tremare convulsivamente.
Un groppo
enorme le chiuse le vie respiratorie, facendole trattenere il fiato. Le
ciglia
le si inumidirono appena.
Fu in quel momento che un mugugnio di Draco la
risvegliò, costringendola a voltarsi verso il ragazzo.
-Draco!-
Si chinò verso di lui, accarezzandogli piano una
guancia. Quello strinse appena gli occhi e poi li aprì:
pozze d’argento tanto
profonde e vuote da crearle un sussulto doloroso nel petto.
-Alex…andra…?-
Mormorò appena. Il suo sguardo era puntato su di lei,
ma sembrava non vederla davvero.
-Sono qui.-
Alexis gli prese una mano e se la portò alle labbra,
sfiorandola con un bacio delicato.
Un sorriso amaro dipinse le labbra del biondino.
-Aveva ragione…Ho comprato anche questa…-
Aggiunse stanco, in un sussurro roco. La ragazza
corrugò la fronte, ma prima che potesse chiedere
spiegazioni, Draco svenne di
nuovo, accasciandosi su di un lato.
Sconvolta, Alexis si voltò a guardare Blaise, che
stava scuotendo la testa, contrariato: forse lui aveva capito cosa
significassero quelle parole, ma non le sembrava il momento giusto per
chiederglielo. Si limitò a fissarlo, senza sapere cosa fare,
cosa dire.
-Portatelo in infermieria.-
Severus Piton, finalmente ‘accorso’ in loro aiuto,
aveva pronunciato quelle semplici parole, con tono di duro rimprovero.
Aveva
guardato Blaise e poi, si era allontanato, incurante.
Ma che diavolo
avevano tutti quanti? Possibile che la
perdita di una partita avesse più valore della salute di uno
studente? Di un
compagno? Di un amico?
Blaise
sospirò e si chinò in avanti per prendere
Draco tra le braccia. Lo sollevò senza fatica e
lanciò un’occhiata ad Alexis,
ancora seduta in terra.
-Andiamo.-
Si limitò a dire, prima di voltarle le spalle e
cominciare ad incamminarsi.
La moretta lo guardò, poi si alzò in piedi, ma
non lo
seguì subito. Si girò invece verso la squadra di
Serpeverde, con gli occhi di
smeraldo che lanciavano saette.
-Si puo’ sapere che razza di persone meschine siete?!
Cosa avete da guardare con tanto disprezzo?! Invece di starvene a
volteggiare
su quelle maledette scope dovreste scendere e preoccuparvi per la
salute di un
vostro compagno! Come diavolo fate a…-
Cominciò a rimproverarli, gli occhi lucidi e le mani
strette in due pugni lungo i fianchi; ma la voce di Blaise la
interruppe quasi
subito.
-Alexandra, lascia perdere! Non sono affari che ti
riguardano: andiamo.-
La richiamò, voltandosi a lanciarle
un’occhiataccia.
Lei lo guardò confusa e ferita, aggrottando la fronte. Lo
sguardo di Blaise era
deciso e non ammetteva repliche di alcuna sorta. Alexis
sbuffò arrabbiata e,
dopo aver lanciato un’ultima occhiata disgustata alla
squadra, voltò loro le
spalle e raggiunse Blaise.
L’infermieria non era
mai stata così affolata come
quel tardo pomeriggio di metà Novembre. Oliver Baston,
portiere del Grifondoro,
era stato il primo ad essere dimesso: era stato colpito dallo stesso
Bolide che
aveva seguito Harry per quasi tutta la partita, ma, fortunatamente per
lui, pur
avendo fatto decisamente una bella caduta in picchiata contro il suolo,
non si
era fatto eccessivamente male e Madama Chips – santa donna!
– era riuscita a
rimetterlo in sesto in un attimo. Discorso diverso valeva per Harry
James
Potter e Draco Lucius Malfoy, entrambi distesi su due lettini
dell’infermieria:
il primo, per un brillante intervento del professor
Allock, si ritrovava
senza ossa del braccio destro; il secondo aveva un forte mal di testa
– l’aveva
sbattuta nella caduta – e un misterioso
squarcio sul braccio, che si era
riaperto durante la partita e che sanguinava abbastanza copiosamente.
Accanto
al letto di Potter si raccoglieva, in cerchio, tutta la squadra del
Grifondoro,
insieme ai suoi due, immancabili, migliori amici; erano così
tanti, che Madama
Chips faceva fatica a trovare una via d’entrata per curare il
suo paziente.
Al contrario, invece, accanto al letto di Malfoy
c’erano poche persone: Tiger e Goyle che, nonostante non
brillassero di
intelligenza, si mostravano sempre degli amici sinceri; Blaise Zabini,
elegantemente seduto su di uno sgabello; e, ovviamente, Lei, Alexandra
Black.
Era accomodata sulla sponda del letto e osservava Draco agitarsi appena
senza
emettere il minimo lamento. Di tanto in tanto, lei sollevava una mano a
sfiorargli appena il viso, ma dal momento che aveva
l’impressione di dargli
quasi fastidio, cercava di trattenersi, per quanto possibile, dal
farlo. Nel
frattempo, aveva intrecciato le sue dita a quelle del biondo, che, da
sotto le
lenzuola, le stringeva la mano tanto violentemente da farle male; ma
non le
importava: se le sarebbe fatte rompere tutte, le ossa delle dita, se
ciò fosse
servito ad aiutare Draco nel suo dolore e nella sua battaglia interna.
Ogni tanto, il ragazzo apriva gli occhi e la guardava
accigliato e lei, allora, si limitava a sorridere calma; Draco
sospirava
frustrato e poi tornava a chiudere gli occhi, stringendoli quasi, a
volte, come
colpito da nuove, dolorose fitte.
Madama Chips lo aveva già curato, fasciandogli la
testa e disinfettandogli il braccio, per poi bendare, meticolosamente,
anche
quello. Ora, dopo essersi occupata anche di Potter, si era riavvicinata
al
letto del Serpeverde e aveva porto un bicchiere ad Alexis.
-Glielo faccia bere, signorina Black: servirà ad
alleviare il dolore alla testa.-
Le spiegò. La ragazza annuì e prese
l’infuso caldo
tra le mani: aveva un aspetto invitante, sembrava thè, ma
aveva un odore un po’
aspro, che le fece arricciare il naso.
Si voltò verso il biondo.
-Draco?-
Il ragazzo aprì un occhio, osservandola impassibile.
-Mmm.-
Si limitò a rispondere. Tenendo la tazza con una sola
mano, allungò l’altra a sfiorargli il viso, con
una carezza gentile.
-Dovresti bere questa medicina: Madama Chips dice che
ti aiuterà a rimetterti.-
Gli spiegò, offrendogli la tazza bollente.
Draco la fissò per un lungo momento, prima di
cominciare a tirarsi su, con qualche difficoltà: il braccio
ferito gli faceva
ancora un male gramo.
Blaise alzò lo sguardo su di lui, pronto ad alzarsi
per aiutarlo, ma Tiger e Goyle lo precedettero, cercando di agevolarlo
goffamente, prendendolo per le spalle.
-Lasciatemi! Ce la faccio da solo.-
Li rimproverò brusco,scrollandoseli di dosso e
cercando poi di nascondere la nuova fitta che gli aveva tirato tutti i
tendini
del braccio. Sommessamente, i due tornarono a sedersi sulle sedie, con
il capo
chino, borbottando qualche scusa.
Alexis ebbe voglia di rimproverarlo, ma,
sinceramente, non se la sentì proprio. Per una volta,
avrebbe lasciato correre
i suoi modi scortesi: era più che giustificato.
Senza dire altro, Draco allungò una mano e le prese
la medicina dalle mani, cominciando a sorseggiarla. Il suo viso fu
attraversato
da un’espressione disgustata solo per un momento; poi,
silenzioso, bevve tutto
l’infuso, senza mai lamentarsi.
Alexis rimase a fissarlo e, scendendo ad esaminare il
braccio fasciato – lasciato scoperto dalla divisa malamente
strappata
dall’infermiera per curarlo -, si sentì
improvvisamente in colpa. Quello
squarcio se l’era procurato a causa sua, per difenderla. E
ora, per colpa sua,
non solo Draco aveva perso un’ importante partita –
la prima del campionato
contro Grifondoro –e contro Harry - e
l’unica che suo padre Lucius
sarebbe mai andato a vedere -, ma si ritrovava anche in un lettino
dell’infermieria, con una, per fortuna, mancata commozione
cerebrale, e con un
braccio completamente infermo.
La mano, ormai lasciata libera dalla morsa violenta,
andò a stringersi in un piccolo pugno tremante, che
andò a fare compagnia
all’altro, sulle ginocchia. Alexis abbassò lo
sguardo, e anche la piccola ombra
di quel sorriso incoraggiante che aveva rivolto a Draco,
sparì in
un’espressione malinconica. Le labbra, ormai piegate in un
morbido broncio
triste, si aprirono appena per lasciar uscire un fiotto
d’aria malinconica.
-No.-
Quella semplice e secca affermazione la distolse
dalla trama complicata dei suoi pensieri, costringendola ad alzare il
viso
verso Draco, che ora la guardava impassibile. Lo fissò di
sbieco per qualche
secondo, corrucciando appena la bocca.
-Cosa…?-
Mormorò, come se all’improvviso avesse perso anche
le
forze per parlare. E pensare che era lui quello che aveva sbattuto la
testa!
Draco le lanciò un’occhiataccia densa di
significato.
-Conosco quell’espressione.-
La rimproverò, il tono di voce tanto freddo e strascicato
da farle salire un brivido lungo la spina dorsale. Alexis lo
osservò per pochi
secondi, prima di riabbassare lo sguardo e puntarlo, con innaturale
interesse,
sulle mani che ancora stringeva quasi convulsivamente in grembo. Non
rispose.
-Smettila, o giuro che uso tutte le forze che mi sono
rimaste per sbatterti fuori da qui.-
La minacciò duro, allungandosi appena per afferrarle
un polso.
Lei rimase in silenzio, limitandosi a mordersi appena
il labbro inferiore; fu costretta a prestargli di nuovo attenzione,
quando la
morsa sul suo braccio si fece più ferrea, facendole quasi
male. Gli lanciò
un’occhiata di sottecchi e lui la tirò appena.
-Guardami.-
Ordinò conciso, e quando lei girò, finalmente, il
viso, le lasciò andare il polso e le posò la mano
su di una guancia.
Lo smeraldo
lucente si specchiò nell’argento
ghiacciato.
-Non è colpa
tua. Non pensarci neanche per un
istante.-
La guardò deciso e, stranamente, sereno.
Una carezza di
conforto.
Un dolce sorriso d’albicocca.
La mano piccola ed
affusolata andò a posarsi su
quella grande di Draco, per farla aderire meglio contro la guancia. Gli
depositò un piccolo bacio sul palmo.
Quando Madama Chips cominciò a mandare via gli
studenti del Grifondoro, anche Blaise, Tiger e Goyle si avviarono
all’uscita.
Alexis, però, andò a parlare con
l’infermiera, e dopo un piccolo dibattito,
riuscì ad ottenere ciò che voleva.
Tornò da Draco, che ancora seduto con la schiena
contro la testata del letto, osservava il vuoto con espressione
indecifrabilmente lontana. Quando Alexis si sedette sulla sponda del
letto e
gli prese una mano, allora lui si voltò a guardarla, con un
cipiglio ancora
duro, risultato delle sue riflessioni.
-Ho parlato con Madama Chips: questa sera potrai già
tornare in camera tua.-
Gli comunicò, con un sorriso raggiante.
Draco sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso.
-Dici sul serio?-
Alexis annuì.
-Come hai fatto a convincere quella vecchia
bisbetica?-
Sibilò, meritandosi un lieve colpetto alla mano, che
lo fece sorridere di sbieco.
-Ho promesso che ti saresti riposato e che ti avrei
impedito di andartene a zonzo per il castello.-
Draco le lanciò un’occhiata divertita.
-Pensi davvero di potermi fermare, se io decidessi di
non rispettare le regole?-
Lei ridacchiò allegra, scuotendo la massa di boccoli.
-Oh sì, mio caro. E poi, posso sempre contare
sull’aiuto di Blaise.- lo minacciò, assumendo
un’aria severa – Potrai anche
essere più forte di me, ma conciato come sei, non credo
riusciresti a superare
Blaise.-
Lo schernì soddisfatta, annuendo convinta. Lui si
limitò a fissarla neutro, senza aggiungere altro.
Quando Madama Chips si schiarì la voce, Alexis
capì
che era proprio ora di lasciare Draco al suo meritato riposo. Si
alzò in piedi,
lasciandogli un’ultima carezza sul dorso della mano.
-Riposati, Draco: ne hai bisogno.-
Lo salutò con un sorriso, piegandosi appena in avanti
per lasciargli un bacio sulla fronte fasciata.
-Vengo a trovarti stasera.-
Promise poi, sussurrando quelle parole che le labbra
ancora non avevano lasciato la sua fronte.
Si tirò su, ma lui scattò appena in avanti,
agguantandole un polso e costringendola a piegarsi di nuovo. Si
trovarono
faccia a faccia, ad un centimetro di distanza.
-Bada bene, Black: sono davvero incazzato oggi.-
Soffiò, lambendole la bocca con il respiro. Lei
sorrise, sapendo bene cosa significassero quelle parole.
-Lo so.- si avvicinò, colmando la poca distanza, e
gli stampò un veloce bacio a fior di labbra. -Ti amo.-
Draco la osservò, poi l’ombra di un sorriso gli
dipinse finalmente lo sguardo, rimasto vuoto fino a quel momento.
-*-
Lione94:
Ed
ecco, finalmente, il nuovo capitolo! Beh che dire, se non che spero
sinceramente ti piaccia almeno quanto gli altri! Inoltre, ti ringrazio
davvero
per tutti i tuoi complimenti di sempre e per continuare a seguirmi *_*
Spero,
ovviamente, che avrai voglia di commentare anche questo nuovo capitolo,
per
farmi sapere che ne pensi ;) Ti mando un grosso bacione, con la
speranza di
sentirti presto!
le_montagnine:
Ok, credo che sia la vostra la Squadra di Recupero che è
venuta a casa mia e mi
ha minacciata di continuare la storia a suon di Bazooka xD Comunque, a
parte
gli scherzi, eccomi finalmente tornata! Mi siete mancate davvero tanto L E
io, vi sono mancata? :3 Beh, che dirvi, se non GRAZIE, come sempre, per
essere
qui con me!
Ma com’è che la Isa si fa sempre male?! Mi
sa che devo adoperarmi per regalarti un amuleto anti-sfortuna,
altrimenti, di
questo passo, rischio di perderti °_° E tu, Ele, sii
più buona con al tua
sorellina ù___ù Comunque, sul serio, ve
l’ho mai detto che vi adoro? Ah.
Aspettate, dalla regia mi comunicano che l’ho fatto almeno
una decina di
volte…Ehm…Vabbeh xD In ogni caso, quanto vorrei
adottarvi *_* Mi piacerebbe
avere due sorelle esuberanti e simpatiche come voi! *le abbraccia*
Dunque, a parte questo, spero che il nuovo
capitolo vi sia piaciuto! Mi sono dovuta sforzare un po’ per
riprenderlo in
mano, ma alla fine ce l’ho fatta: ho detto che questa storia
avrà una fine e
quindi la fine ci sarà! E spero che voi continuiate ad
accompagnarmi con i
vostri commenti fino al giorno in cui, in fondo al capitolo, ci
sarà quella
magica parolina! Ora vi lascio con un bacione e con la speranza di
sentirvi
presto! <3
Misery13: Mia
carissima Missy: eccolo, finalmente, il nuovo capitolo! Mi perdoni per
lo
stra-mega-ritardo? *_* Spero di sì, perché mi
dispiacerebbe se mi abbandonassi
ç___ç Ma tu non lo farai, vero??? XD
Beh, che dirti comunque: grazie mille per
i tuoi commenti super dettagliati! Li adoro, davvero! E grazie anche
per il
consiglio sull’espressione ‘alzò il fine
sopracciglio’! Cercherò di moderarmi,
lo prometto ;)
Per il resto, sono contenta che lo scorso
capitolo ti sia piaciuto e spero vivamente che anche questo sia stato
altrettanto di tuo gradimento!*_*
E grazie mille anche per le tue parole su
Queens Park *_* Davvero, se mai uscisse in libreria, andresti a
comprarlo?ç____ç Sono commossa, sul serio
*abbraccia forte forte*
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe:
Oh
carissima *_* Grazie mille per i tuoi complimenti! *_*
Sono sempre davvero apprezzati! Sono contenta
che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo sia
stato di
tuo gradimento!
elita: Anch’io
ora mi sto facendo insegnare da Dobby qualche metodo di auto-punizione
per il
ritardo…ma tu mi perdonerai, vero? *_* Anche
perché so che ami la mia storia e
i miei Draco e Alexis, quindi sono sicura che mi perdonerai
perché ho
pubblicato, finalmente, un nuovo capitolo x3
Comunque, sono contenta che la barzelletta
di Goyle ti abbia fatto ridere XD Mi sono divertita anch’io a
scriverla!
Per quanto riguarda il finale struggente
dello scorso capitolo, ecco come si è risolto *_* Lucius non
è abbonato a
Vanity Witch, ma chissà perché ho
l’impressione che zio Voldy, forse…
ahauhauahuahaXD
Beh, spero che questo nuovo capitolo ti
sia piaciuto quanto gli altri!
Un bacione e alla prossima <3
Enris: *____*
Oh Mio Dio! Per tutte le mutande di Merlino e anche per quelle di
Voldemort! La
tua recensione è fantastica! Quando ho finito di leggerla,
avevo i brividi
lungo tutta la schiena! Quasi mi veniva da piangere! Ho apprezzo ogni
tuo
singolo commento e ho fatto tesoro dei consigli che mi hai dato!
Sinceramente,
ad oggi, annovero questa tra le migliori recensioni che io abbia mai
ricevuto.
Cosa posso dirti, se non GRAZIE? Grazie, davvero. Ogni singola cosa del
tuo
commento mi ha resa orgogliosa: il fatto che ti piaccia il mio Draco,
così
particolare, eppure, come dici tu, stranamente non OOC; il fatto che
non
ritieni la mia Alexis una Mary-Sue, ma che a volte – a
volte?XD- è un po’
frignona (sto cercando di darle una scossa, perché
è venuto il momento di
smetterla, in effetti, di farla essere troppo fragile!); del cambio di
carattere di Diamond e Blaise, così diversi nei confronti di
amici e nemici.
Insomma, TUTTO della tua recensione mi ha fatto davvero piacere. Sono
rimasta
talmente tanto senza parole che, sinceramente, a questo punto, non so
più cosa
dire. Spero solo che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto almeno
quanto
gli altri!*_*
Per la tua domanda: il momento tanto
atteso, ci sarà esattamente tra cinque capitoli! Non dovrai
aspettare ancora
molto, dunque *_* Anche perché, mi sono ripromessa di
cercare di aggiornare
massimo una volta ogni due settimane e spero di riuscirci!
Ora, ti lascio con un grosso bacione e con
la speranza di sentirti presto :3
miyuko: Gemina,
hai visto che alla fine ce l’ho fatta a finire questo nuovo
capitolo! Dai che
questa storia non rimarrà inconclusa! Anche lei
–prima o poi °_°- vedrà una
fine xD
Keira_Lestrange: Waaa!
Benvenuta nella mia storia! Fa sempre piacere leggere nomi nuovi *_*
Grazie
mille per i tuoi complimenti, spero che anche questo nuovo capitolo ti
sia
piaciuto! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando *_*
|
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Capitolo 28 *** Tragedy {segreti segreti e ancora segreti} ***
Un
anno fa, a quest’ora forse, non ricordo
precisamente, mi accingevo a postare il primo capitolo di questa
storia.
La avevo in mente da tanto
tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di metterla per iscritto,
né tanto
meno pubblicarla.
Conobbi EFP quasi per caso:
avevo quindici anni quando ancora cercavo delle fan fiction su Beyblade
e approdai
su questo sito, senza avere la minima idea che, tre anni dopo, mi sarei
ritrovata a scrivere queste parole.
Amavo leggere le fan
fiction, ma non avevo mai pensato di scriverne, anche perché
preferivo
concentrarmi su storie originali.
Poi, entrai nel vortice di
questo meraviglioso mondo e, da allora, non ne sono più
uscita.
Scrissi il primo capitolo di
‘Un Particolare In Più’ quasi tutto
d’un fiato, con uno stile un po’ immaturo
e, esattamente il 13 Novembre 2008, lo postai qui.
Ricordo che ricevetti tre
recensioni e otto preferiti e mi sembrava davvero tantissimo,
all’epoca, per un
capitolo di una scrittrice sconosciuta e di una storia che aveva un
personaggio
originale, e non la solita Draco/Hermione che tutti – me
compresa – amano visceralmente.
La cosa mi diede coraggio e continuai a scrivere, così
veloce che in una
settimana pubblicai una cosa come sei capitoli – cosa che, in
seguito, come
molte di voi che mi seguono da tempo sanno, non sarebbe più
successo xD
La storia cominciò a
prendere me per prima e continuai a scrivere e a scrivere e a scrivere.
Ma, nonostante tutto, non
avrei mai davvero immaginato che dopo due anni sarei stata di nuovo qui
a
scrivere l’ennesima presentazione di un capitolo.
E questo lo devo
specialmente a tutte voi che, anche se io sono lenta e incostante,
continuate a
seguirmi, imperterrite e tenaci, regalandomi sempre un sorriso e
scaldandomi il
cuore.
Per cui grazie,
davvero.
Grazie.
Grazie.
Grazie, semplicemente.
Grazie,
perché non avrei mai
immaginato di poter raggiungere:
163 recensioni
– di cui 11 solo per il capitolo scorso *_*
82 preferiti
7 ricordati
59 seguiti
Vorrei
ringraziarvi uno per
uno, ma purtroppo, per mancanza di tempo e di spazio, non mi
è propriamente
possibile.
E, dal momento che l’unico
modo che conosco per dirvi GRAZIE è continuare a scrivere e
a postare nuovi
capitoli, è con immenso piacere che mi impegno a scrivere
questa storia fino
all’ultimo capitolo.
Perché
scrivere per me è una cosa fantastica.
Ma scrivere anche per voi è davvero un grandissimo onore.
Un
bacio enorme
Vostra
affezionatissima Giulia.
PS:
Questo
capitolo, ovviamente, è dedicato a tutte voi che mi seguite,
ma specialmente
alla mia Petty che,
inaspettatamente, ha letto questa fan fiction ed è diventata
una mia piccola,
grande lettrice. Grazie Giulia, davvero :3
~Un
Particolare In
Più~
Capitolo XXVIII
Tragedy
{segreti, segreti e ancora segreti}
Prima
di uscire dall’infermieria, Alexis si era fermata in mezzo
alla sala,
rivolgendo un’occhiata ad Harry che, rimasto solo, la
guardava con un sorrisino
mesto. Gli fece un semplice cenno con il capo, come silenzioso augurio
di
rimettersi al più presto, e con un sorriso gentile
lasciò la stanza.
In
corridoio si riunì a Blaise, Tiger e Goyle, che ora
conversavano con Nott e
Diamond; quest’ultima, appena la vide, le corse incontro e la
strinse in un
abbraccio.
-Oh
tesoro! Come stai? E Draco?-
Domandò
ansiosa, prendendogli una mano tra le sue e portandosela vicina al
petto.
-Io
sto bene. Draco non ha nulla di grave, fortunatamente. E stasera
potrà già
tornare nel dormitorio.-
Comunicò
al gruppetto, lanciando un’occhiata a Blaise, che
annuì pensieroso. Alexis lo
fissò per qualche istante, non riuscendo ad evitarsi di
chiedersi cosa
nascondesse, perché, da quando si erano allontanati dal
campo di Quidditch, le
era sembrato che fosse diventato cupo e taciturno. Come se mille
preoccupazioni
gli affollassero la mente e lo tenessero occupato in complicate
congetture che
lei non avrebbe, forse, mai conosciuto davvero.
Non
ebbe il tempo per farsi altre domande, perché,
all’improvviso, la sua
attenzione fu catturata dallo scintillio argenteo di una chioma
fluente,
appartenente a quella figura poco distante, che, ammantata di nero, si
allontanava con passo lento ed elegante lungo il corridoio. Alexis si
divincolò
dalla presa di Diamond e lasciò il gruppetto, liquidando
tutti con un semplice
‘scusate ragazzi, devo andare: ci
vediamo
dopo.’ Tutti si guardarono perplessi; solo Blaise
Elìas Zabini la seguì con
lo sguardo, mentre una mano gli si stringeva in un pugno impotente.
-Signor
Malfoy! Signor
Malfoy, aspetti!-
Correndo,
riuscì a raggiungere l’uomo che, con una lentezza
quasi esasperante, si fermò e
si voltò a guardarla, l’espressione altezzosa e
irritata. La osservò dall’alto
per un lungo momento, nel quale lei si sentì attraversare da
una lamina di ghiaccio.
-Signorina…Black.-
Si
limitò a rispondere, esitando scettico sul cognome. Alexis,
ancora con il
respiro appena accelerato, deglutì.
-Se
ne sta andando?-
Chiese,
raccogliendo tutto il suo coraggio. Lucius levò un
sopracciglio.
-Sì.-
disse. –Posso fare qualcosa per lei? Sa, sarei piuttosto di
fretta.-
Aggiunse
con tono seccato, guardandola quasi con disprezzo.
Senza
che se ne rendesse nemmeno conto, le mani lungo i fianchi le si
strinsero in
due pugni e le unghie le si conficcarono nel palmo, facendole appena
male.
Questo le diede la forza necessaria per affrontare l’uomo.
-No.
Per me no. Ma per suo figlio, decisamente.-
Affermò
concisa, lo scintillio sicuro degli occhi a coronare
l’espressione seria e il
tono austero. Questa volta, Lucius sollevò entrambe le
sopracciglia. Sembrava
stupito e al tempo stesso quasi oltraggiato da tutta
quell’impertinenza. Le
lanciò un’occhiataccia carica di significato, ma
lei la ignorò bellamente e,
alzando il mento fiera, aggiunse. – Vuole andarsene senza
nemmeno essere
passato a vedere come sta?-
-Io
sono un uomo molto impegnato, signorina Black.- rispose con calma,
allargando
appena le narici, con superbia. – E mio figlio è
un ragazzo forte.-
Alexis
corrugò entrambe le sopracciglia e, di nuovo,
sentì le unghie perforarle la
carne, in modo doloroso. Si costrinse a rilassare le dita, per scoprire
che
facevano davvero male.
-Ma…!-
Cercò
di protestare, piccata.
-Non
immischiarti in affari che non ti riguardano.-
La
bloccò duro, dimentico delle buone maniere, e le
lanciò una nuova occhiata di
minaccia. Poi, senza aggiungere altro, le diede le spalle e si
avviò per il
corridoio, lasciandola sola, con un grosso formicolio alla bocca dello
stomaco.
Aveva
compiuto circa cinque o sei passi, quando si fermò
all’improvviso.
-Ah,
a proposito…-
Se
ne uscì, girandosi di nuovo. Il mantello gli
volteggiò intorno al corpo, mentre
tornava sui suoi passi. Alexis lo osservò dal basso,
l’espressione arrabbiata
velata dalla perplessità. Non disse nulla, ma si
limitò a fissarlo, le braccia
raccolte al petto, tanto strette che quasi poteva sentire il cuore
battere
contro di esse. Lucius aprì la giacca nera che indossava
sotto il mantello, e
frugò nel taschino interno, fino ad estrarre una lettera. La
osservò per un
lungo istante, poi la porse alla ragazza, che la fissò
confusa.
-Potresti
consegnare questa a Draco? Gliela manda sua madre, ma come ho
già detto, non ho
proprio il tempo per consegnargliela di persona.-
Aveva
usato un tono calmo e gentile, che le mise addosso uno strato di
brividi peggiore
che se le avesse urlato contro le peggiori minacce di morte. Inoltre,
il
sorrisino sghembo che gli aveva incurvato le labbra fine, non
prometteva nulla
di rassicurante.
In
ogni caso, Alexis allungò una mano e prese la busta. Sulla
pergamena bianca
spiccava, scritto in un nero lucidissimo, dalla bella calligrafia
ordinata, il
nome di Narcissa Malfoy. La fissò per un secondo, prima di
rialzare lo sguardo
su Lucius, limitandosi ad annuire appena.
-Bene.
Mi raccomando, leggila con lui. – le ordinò quasi,
lanciandole una lunga
occhiata indecifrabile. – Sono sicuro che il suo contenuto
potrebbe…sconvolgerlo, e tu mi sembri molto legata a mio
figlio. Sono certo che
saprai come…aiutarlo.-
Spiegò,
esibendosi di nuovo in quel sorriso tutt’altro che
rassicurante. Poi, con un
ultimo cenno della mano, si voltò nuovamente e
sparì dietro l’angolo.
Alexis
rimase ferma, a fissare il corridoio vuoto. Poi scese ad esaminare la
busta,
riflettendo sulle parole di Malfoy: che
diavolo conteneva quella lettera? E perché Draco avrebbe
dovuto leggerla con
lei? Quale verità tanto sconvolgente si nascondeva dietro
quel sottile strato
di pergamena?
Fuori
dal castello, imperversava una violenta pioggia invernale, che si
abbatteva
insistente contro i vetri delle finestre; nuvole scure avevano occupato
il
cielo e, ora, l’unica luce che illuminava i corridoi della
scuola, a parte
quella delle fiaccole che pendevano dalle mura, era quella di sporadici
lampi
in lontananza. Il freddo sembrava penetrare le spesse pietre di
Hogwarts e spirare
con gelida cattiveria, come un’invisibile serpente.
Alexis
Lily Potter, diretta di nuovo all’infermiera della scuola,
stringeva ancora la
lettera di Narcissa Malfoy tra le mani e la fissava con una strana
sensazione
di agitazione nel petto. Sembrava quasi che sperasse di riuscire a
leggere
attraverso la busta, per scoprirne il misterioso contenuto. Per due
volte, già,
si era fermata e l’aveva voltata, pronta a staccare il
sigillo di ceralacca
nero, con l’inconfondibile stemma dei Malfoy; ma si era
trattenuta, dicendosi
che, dopo tutto, non erano affari suoi. La avrebbe consegnata a Draco e
poi, se
lui avesse voluto, l’avrebbe letta in seguito.
I
corridoi del castello erano stranamente vuoti e questo conferiva loro
un
aspetto leggermente inquietante. Dovevano
essere tutti a cena, si disse Alexis, continuando a
camminare. Poi,
all’improvviso, nel silenzio accompagnato solo dalla melodia
della pioggia, un
singhiozzare indistinto la fece sobbalzare appena. Si fermò
e rimase in
ascolto: i singulti erano ora più chiari e sembravano
provenire dal corridoio
alla sua destra. Lenta e silenziosa, voltò
l’angolo, ma non vide nessuno.
Eppure, sentiva distintamente quel pianto, nonostante, era abbastanza
evidente,
si cercasse di nasconderlo. Il respiro sussultava, come se si tentasse
di
trattenere il fiato, per fare quanto meno rumore possibile, ma il
petto, che
evidentemente sussultava nello sfogo del pianto, non glielo permetteva.
-C’è
qualcuno?-
Domandò
cauta, facendo qualche piccolo passo verso il corridoio.
Nessuno
le rispose.
Avanzò
ancora, ma riuscì ad individuare quella figura solo quando
un lampo, caduto
piuttosto vicino, illuminò il corridoio a giorno. Era una
ragazza minuta, che
se ne stava rannicchiata dietro alla statua di Honoria Nutcombe
– Fondatrice
della Società per la Riforma delle Streghe. Non sembrava
averla sentita
arrivare: aveva il capo chino contro le ginocchia rannicchiate al
petto; le
braccia circondavano le gambe e le piccole spalle erano scosse da una
serie di
violenti singulti; riuscì a riconoscerla grazie ai capelli,
quella massa rossa,
che sembrava catturare appena ogni debole luce di fiammella.
-Weasley…?-
La
chiamò esitante, avvicinandolesi cauta.
Ginny
alzò la testa di scatto, come se fosse stata percossa da una
violenta scarica
elettrica, e i capelli le si riversarono, in parte, sul viso; gli occhi
erano
enormi, spalancati in un’espressione terrorizzata, e il
castano scuro era quasi
completamente inglobato dalla pupilla spaventosamente dilatata; lucide
lacrime
le velavano lo sguardo arrossato, e scendevano ad inumidirle le guance
pallide
del viso scarno, sul quale le lentiggini spiccavano livide; continuava
a
tremare.
Alexis
ebbe un sussulto, nel vederla così, e trattenne il fiato.
-Ginny…-
esalò, osservandola con aria preoccupata –Per amor
di Merlino, che ti è
successo?-
Si
piegò sulle ginocchia, per essere alla sua stessa altezza, e
fece per posarle
una mano sulla spalla, ma quella si ritrasse di più contro
il muro, quasi
scottata. La piccola mano pallida, rimasta sospesa nel vuoto,
andò a posarsi
sul pavimento freddo. Ginny continuò a fissarla sconvolta,
senza rispondere.
-Stai
tranquilla…Voglio solo aiutarti…-
Cercò
di rassicurarla, ma quella si appiattì di più
contro il muro. Poi,
l’espressione stravolta mutò,
all’improvviso, lasciando spazio ad una rabbia
incontrollabile.
-Nessuno
te l’ha chiesto, Black!-
Le
ruggì, assottigliando lo sguardo e affrettandosi a ripulirsi
le guance. Si alzò
di scatto, dandole velocemente le spalle. Spiazzata, Alexis la
osservò dal
basso, un fastidioso dolore che le pungeva il cuore.
-Ginny…-
Si
alzò a sua volta, lentamente, e osservò la
piccola schiena, ancora scossa da
qualche singhiozzo malamente trattenuto. Sospirò.
-Ascolta,
lo so che io e te non siamo…amiche. Ma se tu avessi bisogno
di qualcosa,
qualsiasi cosa, voglio che tu sappia che puoi contare su di me,
comunque.-
Le
disse, la voce gentile, ma determinata.
Ginny
non le rispose e un silenzio carico di tensione le avvolse.
Poi,
lo sguardo di Alexis cadde sul pavimento, dove c’era, aperto,
un piccolo diario
dalle pagine giallastre. Guardò Ginny e poi, silenziosa, si
piegò, per
osservarlo.
Che
cos’era? Il suo diario segreto?
Allungò
una mano per sfiorarlo e una sensazione spiacevole le avvolse il
braccio, fino
ad arrivare al cuore e stringerlo in una morsa dolorosa.
Un’esclamazione
sorpresa le uscì dalle labbra, senza che riuscisse a
controllarla. La Weasley
si voltò allora a guardarla e i suoi occhi cambiarono tre
diverse espressioni
nel giro di due secondi: confusione, paura e rabbia.
-No!-
Urlò
con violenza, piegandosi velocemente e dandole una spinta sulla spalla,
che la
fece cadere con il sedere sul pavimento. Si affrettò a
chiudere il diario e a
stringerselo contro il petto, improvvisamente affannata, come se avesse
percorso chilometri. Rimase ferma, a fissare il vuoto; Alexis,
sconvolta, notò
che deglutiva ripetutamente, come se si stesse sentendo male
all’improvviso.
-Non
puoi aiutarmi…-
Sibilò,
con tono tanto velenoso da poter fare concorrenza a quello di Draco
Malfoy,
quando era arrabbiato. Alexis venne scossa da un brivido, che le
attraversò la
schiena come un serpente di morte.
Ginny
si rialzò di scatto e le diede le spalle: tremava di nuovo.
-Nessuno
puo’ aiutarmi!-
Affermò
e le sembrò che stesse piangendo di nuovo. Poi, senza darle
la possibilità di
replicare, corse via, sparendo dietro l’angolo. Alexis si
alzò in tutta fretta
e cercò di raggiungerla, ma quando svoltò nel
corridoio, non la vide più.
Preoccupata,
rimase a fissare il vuoto; istintivamente, la mano le si strinse a
pugno,
stroppicciando appena la lettera di Narcissa.
-Accidenti!-
Esclamò,
dispiegandola di nuovo.
La
osservò con un sospiro, ricordando le uniche parole che
aveva letto nel diario.
“Liberati
di lei”
Quando
rientrò in infermiera, Draco non c’era
più. Evidentemente, insofferente come al
suo solito, aveva obbligato Blaise a portarlo fuori il più
presto possibile.
L’immagine di quella scena la fece ridacchiare, con un moto
di tenerezza.
-Un
galeone per il pensiero che ti fa tanto ridere-
Alexis
alzò lo sguardo, percorrendo tutta la stanza, fino ad
incontrare la figura di
suo fratello; Harry Potter sedeva con la schiena contro la testata del
letto,
lo sguardo verde acceso da un sorriso divertito, che si era illuminato
solo
vedendola.
-Harry!-
Si
avvicinò al letto, ridacchiando appena, e prese posto sullo
sgabello
abbandonato lì accanto.
-Come
ti senti?-
Harry
si strinse nelle spalle.
-Mah…Sicuramente
non benissimo. Il dolore al braccio mi sta uccidendo, ma
sopravviverò.-
Le
fece un’occhiolino e lei sorrise appena, piegando il viso su
di un lato.
Allungò una mano e, delicata, gli sfiorò la
fasciatura con la punta delle dita,
in una carezza lieve. Un calore piacevole si diffuse nel petto del
giovane
mago.
-Quel
Belido aveva decisamente qualcosa
che
non andava: ero alla partita e ho visto come ti rincorreva! Non
capirò molto di
Quidditch, ma non credo che quelle palle siano programmate per spezzare
le
braccia ai giocatori, o sbaglio?-
Sollevò
il viso per poter osservare Harry, ma quello era diventato
improvvisamente
rosso e tremava. Alexis lo guardò preoccupata, temendo che
si stesse sentendo
male, ma quando quello scoppiò in una fragorosa risata,
comprese che stava solo
cercando di trattenersi. Confusa, corrugò le sopracciglia.
-Cos’hai
da ridere, ora?-
Harry
cercò di risponderle, ma scosso dalle risate, non ci
riuscì e si limitò a
portare il braccio non ferito a tenersi la pancia.
Alexis
imbronciò la bocca, incrociando le braccia al petto.
-Cos’è,
qualcuno ti ha lanciato un Rictusempra
e non me ne sono accorta?-
Domandò
piccata e, dal momento che lui continuava a ridere, si
allungò a dargli un
pizzicotto su di una gamba.
-Ahi!-
Si
lamentò, riuscendo a tornare apparentemente serio, anche se
qualche singhiozzo
ancora gli scuoteva le spalle.
-Allora,
si puo’ sapere cosa ho detto di tanto divertente?-
Lui
sembrò sul procinto di ricominciare a ridere, ma
un’occhiataccia di Alexis lo
convinse a desistere. Si schiarì la voce, cercando di darsi
un contegno, e
portò una mano ad asciugarsi gli occhi dietro gli occhiali.
-Beh,
che non capisci nulla di Quidditch è più che
evidente.-
Dichiarò,
ridacchiando di nuovo. Alexis alzò il mento, fiera.
-E
con ciò?-
-Prima
di tutto, è Bolide
e non Belido.-
Precisò
con un’occhiata divertita, facendola arrossire.
Borbottò qualcosa di poco
chiaro, portandosi i capelli dietro le spalle.
-Comunque,
puo’ capitare che un Bolide –
e qui marcò la parola, meritandosi una
linguaccia – prenda di mira un giocatore; ma i miei compagni
di squadra e anche
Hagrid, sono convinti che qualcuno lo abbia manomesso per farmi del
male. Non
sono proprio poche le persone che sarebbero in grado di farlo: Ron
asserisce
che, secondo lui, è stato Lucius Malfoy…-
Spiegò,
ma su quell’ultima frase si fermò, guardandola
indeciso: in fondo, era del
padre di Draco che stavano parlando e, stando alle ultime notizie di Vanity Witch, lui ora stava con
Alexandra. Una fitta di gelosia lo costrinse a stringere la mano in un
pugno,
ma questo non fece altro che procurargli una fitta di dolore, che lo
fece
gemere appena.
Alexis
lo guardò con un sorriso e gli passò le dita sul
dorso della mano, scambiando
quel gesto per la rabbia nei confronti di Malfoy.
-Beh:
anche se fosse stato lui, alla fine sei stato tu a spuntarla.
Grifondoro ha
vinto la partita, no?-
Harry
alzò lo sguardo su di lei, sorpreso da quelle carezze e da
quelle parole, e
quando lei gli sorrise, sentì il petto andargli a fuoco.
-Già!-
anche lui sorrise, vittorioso –Chissà come brucia
questa sconfitta a Malfoy!-
Aggiunse,
con un pizzico di soddisfazione nella voce. Lei sospirò e si
strinse nelle
spalle.
-Gli
passerà: so che per voi il Quidditch è
fondamentale, e un giorno qualcuno di
voi dovrà spiegarmi il perché…- e qui
Harry rise – ma, in fondo, una sconfitta
non è così grave. Si rifarà alle
prossime partite e alla prossima sfida Serpeverde
contro Grifondoro, saremo noi a vincere, quindi preparati!-
Lo
minacciò, alzando il mento con un pizzico di orgoglio
Serpeverde: era pur
sempre la sua casata, anche se per sua scelta.
Harry
ridacchiò e scosse il capo.
-Staremo
a vedere, Black. Intanto comincia a leccare le ferite per questa
perdita.-
La
schernì, meritandosi per questo una smorfia.
-Allora…-
cominciò Harry – ho letto su Vanity
Witch
che tu e Draco…-
Alexis
ridacchiò, leggermente a disagio. Non era esattamente
l’argomento di cui avrebbe
scelto di parlare con suo fratello.
-Anche
tu leggi Vanity Witch?!?-
Esclamò
divertita, cercando di sviare immediatamente il discorso. Lui
arrossì
lievemente.
-No!
Non è come sembra! E’ Ginny che lo
compra…Sai, la sorella di Ron!-
Si
giustificò frettoloso, portando la mano a scompigliarsi
ancor di più i capelli.
Alexis ridacchiò; poi, improvvisamente, come colpita dallo
stesso fulmine che,
poco lontano, illuminava a giorno l’infermieria, si fece
seria.
-A
proposito di Ginny…-
Proferì
e lo sguardo teso andò ad incrociare quello del fratello.
-Sì?-
-Sai,
prima di venire qui…L’ho incontrata, in corridoio.
E…mi è sembrata davvero
sconvolta…Che tu sappia, è successo qualcosa di
grave?-
Mormorò,
torturandosi le mani in grembo. Il viso turbato della più
piccola dei Weasley,
inondato da quelle lacrime spaventate, l’aveva davvero
preoccupata.
Harry
si fece serio all’improvviso, riflettendo su quelle parole.
Lo sguardo di
smeraldo andò ad incrociare un orizzonte lontano e
immaginario.
-Non
saprei…Ultimamente Ginny è un po’
strana, lo hanno notato tutti nel dormitorio.
Se ne sta sempre da sola e parla molto poco. Ron dice che è
solo molto timida,
ma Hermione è convinta che ci sia dell’altro
sotto.-
Le
spiegò e lei asserì pensierosa.
-Capisco…Beh,
allora speriamo non sia nulla di grave.-
Concluse,
cercando di sorridere. Sapeva perfettamente che c’era
qualcosa di profondo
sotto e non riusciva assolutamente a togliersi dalla testa
l’espressione
sofferente del suo volto, né tanto meno le sue parole,
rabbiose e impaurite. Nessuno mi
puo’ aiutare, aveva detto.
Eppure, in quel momento, non se la sentiva di parlarne ancora con
Harry: non
voleva farlo preoccupare, quando doveva già rendere conto al
suo braccio del
dolore.
Il
ragazzò si limitò ad annuire.
L’improvviso
e violento picchiettare contro il vetro di una delle finestre
dell’infermieria,
li fece trasalire. Voltandosi, notarono che fuori, nella pioggia che
imperversava, mandando giù tutta l’ira di
Grindelwald, c’era un piccolo gufetto
dalle penne arruffate.
-E’
la tua civetta?-
Si
informò Alexis, ma Harry scosse il capo.
-No,
non è la mia. Ma sembra essere molto impaziente.-
La
ragazza si alzò dallo sgabello e corse ad aprirgli. Il
piccolo gufo volò nella
stanza, portando con sé una forte ventata di aria gelida e
pioggia simile a
piccole lamine di ghiaccio. Alexis richiuse le ante con non poca fatica.
-Accidenti
che bufera!-
Si
lamentò, passandosi un braccio sulla fronte, per asciugarsi
dalle gocce di
pioggia che l’avevano investita in pieno.
Sia
Harry che Alexis alzarono il viso verso il soffitto, dove il piccolo
gufo stava
volando, forse ancora infreddolito e agitato dal temporale. Alla fine,
sembrò
decidersi e, planando in direzione della ragazza, le lasciò
cadere una busta
umidiccia nelle mani.
Non
c’era il mittente.
-A
quanto pare è per te.-
Osservò
Harry con un sorrisino.
-Già…-
La
ragazza corrugò leggermente la fronte.
-Ammiratore
segreto?-
La
stuzzicò e lei rispose con una linguaccia.
-Non
c’è scritto chi la manda…-
Fissò
incuriosita la pergamena appena umida, lisciandola con le dita.
-Beh,
aprila, no?-
Propose
Harry e lei, assorta in chissà quali pensieri,
annuì appena.
Girò
la busta e sollevò la linguetta, semplicemente inserita
all’interno della parte
sottostante; non c’era alcun sigillo di ceralacca a
chiuderla. Estrasse il
foglio di pergamena e se lo dispiegò davanti.
E,
in quel momento, sentì il cuore
mancare un colpo e poi singhiozzare all’improvviso.
Come se, dopo anni di inattività,
avesse ripreso improvvisamente a battere e ci mettesse qualche secondo
di troppo
a trovare il giusto ritmo.
Mille farfalle le si gonfiarono nello
stomaco, producendo un piacevole solletico all’altezza dello
sterno.
Un brivido le corse lungo tutta la
schiena, come la gelida carezza della morbida mano della Morte.
I suoi occhi, improvvisamente grandi
smeraldi lucenti, correvano lungo quelle poche righe confuse, senza
riuscire a
leggerle davvero.
Le parole, terse di nero, con qualche
sbavatura frettolosa, avevano una grafia decisamente inconfondibile.
La sua grafia.
Rimase
in silenzio ad osservare quelle poche affermazioni, sentendo il cuore
gonfiarlesi contento.
<< Alexis,
sto bene.
Mi manchi.
Spero tu stia passando un felice
anno.
Ci vediamo presto, promesso.
Felpato. >>
Alexis
deglutì, sentendo gli occhi inumidirlesi sotto la forza
delle emozioni che
l’avevano travolta.
Sirius
era vivo e stava bene.
Avrebbe
decisamente saltato dalla gioia, ma la domanda che la
richiamò alla realtà la
fermò dal farlo appena in tempo.
-Alexandra?
E’ tutto ok?-
La
voce di Harry la colpì come un Bombarda
sparato
in pieno petto, facendola trasalire.
Veloce,
si voltò verso di lui: i lunghi capelli neri le ondeggiarono
sulle spalle,
incorniciando il viso ora deliziosamente arrossato sulle guance; gli
occhi
erano grandi e, meravigliosamente turbati, risplendevano appena alla
luce fioca
della candela posta sul comodino accanto al letto. Lo
osservò per interminabili
minuti, un po’ disorientata, tanto che Harry ebbe di nuovo
voglia di chiederle
se fosse tutto apposto; ma lei scosse la testa prima, costringendosi ad
assumere un atteggiamento che la facesse tornare normale agli occhi del
fratello. -Oh
sì, è tutto ok.-
Rispose,
sforzandosi di sorridere.
No,
non si dovette sforzare. Il sorriso
che le aprì le belle labbra era spontaneo ed esprimeva tutto
quello che, in
quel momento, provava nel cuore.
Harry
le lanciò un’occhiata diffidente, piegando il viso
su di un lato.
-Sei
sicura? Per un attimo mi sei sembrata davvero turbata.-
Alexis
annuì lentamente, spostando lo sguardo alla sua destra.
-No,
sto bene Harry, davvero. E’ solo che…la lettera mi
ha lasciata un
po’…spiazzata, ecco tutto.-
Si
giustificò, stringendosi nelle spalle. Harry la
studiò, ma alla fine si limitò
a sorriderle.
-Chi
te la manda?-
Domandò
curioso. Alexis, che stava tornando accanto ad Harry, si
fermò di botto. Ancora
una volta gli occhi le si spalancarono.
-Ah.-
si limitò a dire, sbattendo le palpebre
all’improvvisa ricerca di una scusa
plausibile –Ehm…E’…-
Si
portò una mano alla tempia e si passò le dita tra
i capelli, nervosa. Poi,
un’idea improvvisa le attraversò la mente come un
lampo di salvezza divina.
-E’
di mia cugina Narcissa…Sai, la madre di Draco.-
Improvvisò,
portandosi la lettera dietro le spalle e trafficando per sostituirla
con quella
che le aveva dato Lucius poco prima. Riavvicinandosi al letto e
sfruttando
l’oscurità parziale dell’infermieria
aprì la busta e la mostrò ad Harry, che la
fissò confuso.
Sul
lato della lettera spiccavano, scritte in nero, le lettere che
componevano
l’elegante nome di Narcissa Malfoy.
Ringraziò il cielo che sulla busta non comparisse anche il
nome di Draco, a cui
la lettera era inviata.
-Mi
sembrava di aver capito che non c’era mittente.-
Gli
fece notare, sollevando un sopracciglio scuro.
Alexis
arrossì, abbassando lo sguardo, e mise la sua testa
sottosopra.
-Ah…Ehm…Non
l’avevo notato con il buio, prima!-
Si
giustificò frettolosa, ridacchiando.
Lo
sguardo che Harry le rivolse era tutto fuorchè convinto.
-E
perché mai Narcissa Malfoy ti scriverebbe una lettera?-
Alexis
si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano che ricordava
quello per
scacciare degli insetti fastidiosi.
-E’
sua routine mandarmi insulti mensili contro quel buono a nulla di mio
fratello.-
Si
limitò a rispondere, scrollando le spalle. Si
complimentò con se stessa per il
tono tranquillo e veritiero che era riuscita a tirar fuori.
Harry
la squadrò con un’occhiata ancora diffidente.
-Se
ti ricopre di insulti, tu perché sorridevi?-
-Sai
come si dice, no? Ridi per non piangere!-
Replicò,
ridacchiando nervosa. Lui, non del tutto convinto, sembrò
voler fare altre
domande, ma lei non gli diede il tempo di replicare ancora.
-Merlino,
come si è fatto tardi!- esclamò sbrigativa,
balzando di nuovo in piedi dallo
sgabello sul quale si era appena riaccomodata –Perdonami
Harry, ma ora devo
proprio andare! Ho un sacco di compiti da finire!-
Si
giustificò, stroncando di netto quella discussione scomoda.
Gli
sorrise con dolcezza e si chinò a sfiorargli la fronte con
un veloce bacio.
-Mi
raccomando, rimettiti presto, Campione del Grifondoro.-
Lo
salutò, facendogli un’occhiolino. Lui si
limitò a sorridere e ad annuire.
E
mentre Alexandra Black lasciava l’infermieria, lo sguardo del
giovane Potter
non la lasciò neanche per un secondo, chiedendosi quali
segreti si
nascondessero dietro le sue parole poco convincenti.
Quella
faccenda gli piaceva davvero
poco.
L’aveva
davvero scampata per un pelo.
Come
diavolo le era venuto in mente di
dire ad Harry che la lettera era da parte di Narcissa Malfoy?
Mentre
passeggiava per i corridoi, diretta ai sotterranei del castello, si
diede della
stupida almeno una ventina di volta. Forse, anche una trentina.
Arrivata
al secondo piano, decise di fare una capatina veloce al bagno. Era
sempre
stranamente vuoto e molte ragazze dicevano che era a causa del fantasma
di una
ragazzina che girava sempre da quelle parti; Alexis non
l’aveva mai vista e,
sinceramente, sperava di non incontrarla proprio quella sera: aveva
accumulato
fin troppe emozioni in quella giornata, che potevano bastarle almeno
per la
prossima settimana.
Fu
in quel bagno desolato che decise di riprendere la lettera di Sirius
per
poterla leggere con più calma. Non che dicesse
chissà cosa, ma voleva solo
sincerarsi di aver interpretato bene le sue parole. Le rilesse
più e più volte,
e la successiva sentiva il cuore farsi pesante e poi leggero, e di
nuovo
pesante.
Come
una nuvola carica di pioggia che
si libera per poi tornare nuovamente piena.
Ed
ogni volta avvertiva le lacrime affollarle gli occhi, per poi scendere
lungo le
guance arrossate e macchiare la pergamena, non appena batteva le
palpebre.
Lucide
stille di cristallo, che
raccontavano la felicità e il sollievo.
Lentamente,
scivolò sul pavimento, raccogliendo le gambe al petto.
E
pianse, semplicemente.
Felicità fusa ad angoscia e tensione.
Sospiri di conforto e liberazione.
Finalmente, le cose cominciavano ad
andare per il verso giusto.
Dopo
una decina buona di minuti, si tirò su e si
asciugò le guance con i dorsi delle
mani. Dopo aver dato un’ultima occhiata alla lettera, la fece
evanescere.
Nel
rimettere la bacchetta nel cinturino, lasciò scivolare la
lettera di Narcissa
Malfoy, che cadde sul pavimento umido del bagno. Veloce, si
piegò a
raccoglierla, prima che l’acqua filtrasse
all’interno della busta, rovinando la
lettera. Rialzandosi, la guardò indecisa, rigirandosela tra
le mani.
Voltandola, notò il sigillo dei Malfoy diviso a
metà nel punto preciso in cui
l’aveva forzato per aprirlo.
La
linguetta superiore, leggermente
sollevata, la invitata a sbirciare l’interno, come una porta
socchiusa dalla
quale una striscia di luce disegna un pallido percorso sul pavimento.
Lenta,
la sua mano si mosse verso l’apertura e dita esitanti ne
sfiorarono il bordo,
con titubanza. Sospirò.
Ora
o mai più.
Serrò
gli occhi ed infilò la mano nella busta, estraendo la
lettera e dispiegandosela
davanti al viso. Restò ferma per qualche minuto,
ascoltandosi respirare. Poi,
piano, aprì prima un’occhio e poi
l’altro, come se procedere con calma le desse
meno colpa per farsi gli affari di Draco.
Ma,
in fondo, era il suo ragazzo: gli
affari di lui erano gli affari di lei.
Con
quella magra consolazione, si decise finalmente a leggere il suo
contenuto.
-
Draco, paga pegno.-
Stabilì
Blaise Zabini, con voce risoluta, picchiettando l’indice
sulla federa del
cuscino sul quale era poggiato. Draco Malfoy sbuffò
scocciato e mise un Galeone
al centro del letto.
-Piatto
ricco mi ci ficco!-
Esclamò
Diamond con un sorriso, voltando una carta da gioco dal mazzo che
teneva in
mano.
Sei
di inferi.
Scrutò
le carte degli avversari con meticolosa attenzione.
-Entro
questa sera, Cherin.-
La
incitò Blaise, tamburellando le dita sulla coperta.
-Non
mettermi fretta.-
Rimuginò
meditativa; poi si illuminò in un sorriso vincente.
-Scusami
tesoro.-
Disse
rivolta a Nott, prima di affibbiargli la sua carta e le tre successive
che
scartò.
Theodore
grugnì, arricciando il naso. Diamond gli fece gli occhi
dolci, innocente. Il
ragazzo girò una carta: Dieci di
Ippogrifo.
-
Che carta inutile!-
Borbottò
contrariato, prendendo una carta dal mazzo centrale e ad aumentando
dunque
quelle del proprio.
Blaise
sogghignò soddisfatto e girando la sua carta, sorrise
trionfante.
-Jolly, ragazzi miei!-
Esclamò
raggiante, mostrando la carta con tutti e quattro i semi: Ippogrifo,
Centauro,
Inferi e Lepricani. Draco alzò gli occhi al cielo,
abbandonandosi contro la
spalliera del letto; Diamond sbuffò rumorosamente e Nott
grugnì di nuovo.
Blaise
osservò la situazione.
-Entro
questa sera, Zabini.-
Lo
rimbeccò la bionda, alzando il mento fiera. Il ragazzo gli
lanciò un’occhiata
di sufficienza.
-Visto
che hai tanta fretta, Cherin…-
Acconsentì,
spostando tutto il suo mazzo su quello di Diamond, che lo
fulminò con lo
sguardo.
-Molto
simpatico, davvero.-
-Lo
so, mia cara.-
Sghignazzò,
soffiandosi sulle unghie e spazzolandosele poi su di una spalla. Per
tutta
risposta ricevette una linguaccia.
-Malfoy,
sta a te.-
Mormorò
Nott, ma Draco non sembrò sentirlo; lo sguardo assente era
puntato su di un
orizzonte lontano ed immaginario, perso in chissà quali
pensieri.
Blaise
Elìas Zabini aveva l’impressione
di immaginare a chi fossero rivolti.
Gli
diede un pizzicotto sul braccio ferito, facendolo trasalire per il
dolore.
-SEI
SCEMO O COSA?! HAI DEI VERMICOLI AL POSTO DEL CERVELLO?!? MI HAI FATTO
MALE,
CAZZO!-
Gli
urlò contro, spettinandolo con la sola forza
dell’ugola. Blaise si limitò a
fissarlo impassibile, sistemandosi i capelli con le dita.
-Tocca
a te.-
Si
limitò a ribadire, l’aria di
superiorità gli conferiva una bellissima
espressione, che Draco Malfoy avrebbe volentieri preso a pugni da quel
momento
fino alla fine dei secoli; e anche oltre.
-Non
mi interessa nulla di questo gioco, basta! Sono stufo!-
Sbottò,
lanciando le carte sul pavimento con aria infastidita, e
tornò a fissare la
porta.
Diamond
e Theodore dovettero fare un grande sforzo per non sbottare a ridere,
risparmiandosi così un sicuro Avada
Kedavra.
Blaise
alzò gli occhi al cielo e con un colpo di bacchetta
recuperò le carte
sparpagliate sul pavimento.
-Draco,
non è che se continui a fissare la porta farai arrivare
prima il momento in cui
la tua piccola Black ne
varcherà la
soglia.-
Lo
informò, con la pazienza di un genitore che spiega al
proprio figlio perché è
sbagliato rubare le Gelatine Tutti I Gusti +1 al compagno di giochi.
Draco
gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe gelato
l’inferno, ma non Blaise Zabini.
L’aveva
mai detto che, quando riusciva
a leggergli dentro in quel modo, lo odiava dal profondo del suo cuore?
Sbuffò,
alzando il braccio non ferito per mandare il suo caro
amico di infanzia in un posto non proprio piacevole.
-Mi
chiedo solo che fine ha fatto. Ormai sono le dieci passate: la cena
è finita da
un pezzo.-
Mormorò
assorto, con la voglia improvvisa di alzarsi e andarla a cercare, per
poi
fargliela pagare.
Nessuno
faceva stare in pensiero Draco
Lucius Malfoy.
La
mano provvidenziale di Blaise lo fermò ancor prima del
tempo, posandoglisi
sulla spalla.
-Vedrai
che sarà qui a momenti. Magari ha trovato traffico.-
Scherzò,
meritandosi un’altra occhiataccia. Poi Draco
sospirò e abbandonò il capo contro
la parete dietro di sé. Blaise gli depositò di
nuovo le carte in grembo.
-E
ora gioca, Malfoy.-
Ordinò
risoluto.
Draco
girò un’altra carta dal suo mazzo, diede una
veloce occhiata ai mazzi degli
avversari, e poi la riposò nel suo.
-Draco, paga pegno.-
Voleva
morire.
In quel preciso istante.
Che qualcuno entrasse in quel bagno in
quel momento e le lanciasse un Avada Kedavra contro.
Le
mani tremanti si stringevano ai lati della pergamena, stropicciandola
appena.
La
bocca era terribilmente spalancata, tanto che la mascella aveva
cominciato a
dolerle senza che se ne rendesse conto davvero.
Gli
occhi erano enormi e sconvolti, le pupille dilatate che inglobavano
quasi il
verde, lasciandone solo un vago ricordo a far da contorno
all’espressione
ansiosa.
Adesso
capiva perfettamente tutte le
parole che Lucius Malfoy le aveva rivolto.
"Mi
raccomando, leggila con lui…Il suo
contenuto potrebbe sconvolgerlo…”
Deglutì
a vuoto, dal momento che aveva la bocca completamente arida.
Un
bruciore fastidioso le graffiò la gola, appena acido.
E
comprendeva anche l’esitazione nel
pronunciare il suo cognome.
“Signorina…Black.”
Il
cuore cominciò a batterle forte nel petto, tanto da
assordarla.
Un
velo di pesante angoscia la avvolse crudele, simile ad un Pietrificus
Totalus,
dandole la sensazione di non potersi più muovere.
O la
diffidenza con cui la guardava; e
la forzatura nel pronunciare il suo nome.
“Così
è lei, Alexandra Black.”
Un
dolore acuto all’altezza del cuore.
Le
interiora che le si contorcevano nello stomaco.
Lucius
e Narcissa Malfoy sapevano.
Alexis
si piegò in avanti e vomitò sul pavimento.
-Oh!
Ma.Che.Schifo!-
Una
fastidiosa vocetta stridula si introdusse all’improvviso nel
bagno delle
ragazze del secondo piano. Alexis, seduta in terra con la schiena
contro il
muro, gli occhi socchiusi, la fronte madida di sudore e la lettera
ancora
stretta in una mano, neanche aprì gli occhi per vedere chi
fosse. Continuò a
respirare lentamente, cercando di riprendere il controllo delle proprie
emozioni, e soprattutto di calmare il terribile mal di testa che le
premeva
contro le tempie, come se il suo cervello cercasse di uscire dal cranio
con
violenza.
-Alexandra
Black! Sei tu ad aver rovinato il pavimento del mio bagno?-
Strillò
Mirtilla Malcontenta, indispettita dall’essere stata
apertamente ignorata.
Taci,
stupida ragazzina.
-Andrò
in giro a dire a tutti quello che hai fatto, Black!-
Fai
un po’ come ti pare, ho cose ben
peggiori di cui preoccuparmi ora.
Il
fantasma fluttuò nell’aria, fissandola con aria
imbronciata.
-Andrò
dal tuo bel Malfoy e gli dirò che te ne stai buttata in
mezzo all’acqua del
bagno!-
Cantilenò
maligna, con una risatina fastidiosa.
Basta
che te ne vai.
Sempre
più indignata, Mirtilla cominciò ad urlare.
-ALEXANDRA
BLACK E’ COME IL FRATELLO! UNA POVERA PAZZA PEZZENTE!-
Adesso
è veramente troppo!
Alexis
balzò in piedi, sfoderando la bacchetta e puntandola contro
il fantasma, che
ghignò soddisfatto. Gli occhi lucidi erano pieni di rabbia e
risentimento. La
mano le tremava pericolosamente.
-Ti
ho colta sul vivo, Black?-
Cantilenò
Mirtilla, svolazzando di qua e di là.
-Vattene.
Ora.-
La
minacciò Alexis, rivolgendole la bacchetta.
Quella
ridacchiò divertita.
-Non
puoi farmi del male: io sono già morta.-
Le
ricordò, assumendo un’espressione malinconica.
-Quel
pazzo di mio fratello conosceva
molti
incantesimi, tra cui quelli contro i fantasmi.-
-Non
è vero!-
-Vuoi
sfidare la sorte?-
Con
un movimento di polso, fece per lanciare una qualche sorta di
incantesimo
improbabile, ma Mirtilla si defilò prima, urlando a pieni
polmoni – o per lo
meno, allo spirito che di essi ne rimaneva – e si
tuffò dentro un gabinetto,
sparendo dalla sua vista.
Ancora
livida e tremante per la rabbia, Alexis abbassò la bacchetta
e si accasciò di
nuovo sul pavimento, rannicchiandosi contro le ginocchia, un braccio
premuto sullo
stomaco e i capelli che si aprivano a ventaglio sul pavimento.
Cercò
di calmarsi e di riprendere ragione di sé. Quando fu sicura
di riuscirci, si
rimise in piedi e si avvicinò al lavabo: dallo specchio
rotto, vedere il suo
riflesso la fece quasi sussultare. Bianca come neve sporca e
calpestata; scarna
come legno malamente intagliato; occhi gonfi di lacrime, marcati da
profonde
occhiaie violacee; la bocca secca e marroncina; i capelli scarmigliati,
appiccicati contro la fronte, imperlata di sudore freddo.
Si
poggiò con entrambe le mani ai lati del lavandino, chiudendo
gli occhi e
prendendo un respiro profondo. Si sciacquò il viso con un
po’ d’acqua fresca,
riuscendo a ritrovare un minimo di lucidità.
Quando
fu sicura di essersi ripresa, guardò di nuovo la lettera.
Draco
non doveva assolutamente
leggerla.
Non doveva sapere la verità.
Non in quel modo, per lo meno.
Doveva essere lei a confessarle ogni
cosa, quando fosse venuto il momento giusto.
-Lettera
Evanesca.-
*
x
Lione94: Come
sempre, non posso che ringraziarti infinitamente per le tue belle
parole!
Riescono sempre a portare un sorriso sulle mie labbra! Per quanto
riguarda
Draco, in realtà sono sincera, non ricordo se anche nel
libro si fa male, ma
nel film sicuramente: infatti sta in infermeria dopo la partita, se
ricordi,
che si lamenta e Madama Chips gli fa ‘Non si lamenti Signor
Malfoy!” o qualcosa
del genere XD L’unica differenza è che nella mia
ff Draco è ferito al braccio,
piccolo regalino del Platano Picchiatore di qualche capitolo dietro.
Questo
spiegherebbe anche perché non è riuscito a
vincere la partita e gli da
un’uscita di scena più dignitosa rispetto a quella
originale xD
Per quanto riguarda invece Queens Park: ho
deciso di non postarlo più su EFP, infatti credo che a breve
lo toglierò,
perché preferivo conservarlo inedito per una –si
spera- possibile futura
pubblicazione! In ogni caso sono arrivata effettivamente al decimo
capitolo e
sul mio forum personale c’è. Se ti va di leggerla,
basta che mi raggiungi lì ;)
Detto questo, spero vivamente che questo
nuovo capitolo ti sia piaciuto! Visto che sono riuscita ad aggiornare
con
regolarità dopo solo una settimana?*_*
A presto, un bacione :)
x elita: Oh
mia carissima elita, i tuoi commenti sono sempre una gioia per il cuore
*_*
Sapere che hai addirittura posticipato la tua uscita per leggere il
nuovo
capitolo non puo’ che rendermi davvero umilmente onorata. Sul
serio, non avrei
mai e poi mai pensato di riuscire a far piacere così tanto
questa fan fics e la
cosa mi rende davvero felicissima!
Come hai visto anche in questo nuovo
capitolo, Lucius è proprio un bello stronzo x3 E’
diverso da quello di ‘Pieces
Of A Broken Life’, semplicemente perché qui
è già un uomo adulto che si adopera
per i suoi interessi e quelli della sua famiglia: è sempre
lui,
sostanzialmente, ma non potevo farlo gentile come l’altro,
non sarebbe stato da
lui XD
Per quanto riguarda la lettera, mi
dispiace, ma Alexis ha preso il sopravvento e l’ha fatta
– giustamente –
evanescere xD Quindi la verità che speravi di vedere in
questo capitolo è
praticamente scomparsa xD Mi dispiace anche che non ci siano stati
momenti
dolciosi tra Alex e Draco, ma il prossimo capitolo sarà
incentrato solo ed
esclusivamente su di loro, quindi spero di colmare questa mancanza *_*
Per
quanto riguarda Sirius, in parte ha già fatto una sua
piccola comparsa in
questo capitolo, anche se solo via lettera. Il suo ritorno ufficiale e
da
sempre promesso ci sarà –salvo modifiche- tra
circa sette capitoli. Più vicina
è invece, per la tua gioia, la scoperta della
verità su Alexis da parte di
qualcuno…tra quattro capitoli ^_^
Beh, non mi resta che augurarmi che il
nuovo capitolo ti sia piaciuto e ringraziarti ancora per il tuo
appoggio di
sempre! Un bacio J
x Misery13: Questa
volta non ho ritardato molto, anzi sono stata parecchio puntuale
– una sola
settimana di distanza! Spero comunque che, nonostante ciò,
il capitolo sia
altrettanto bello lo stesso! Ti ringrazio, come sempre, per seguirmi
*_* Per
Queens Park, non preoccuparti, prenditi tutta il tempo che vuoi: la
scuola è
uno stress che uccide tutti .__. Ti capisco benissimo :3 Per quanto
riguarda
Blaise, ammetto di aver scoperto dopo l’inizio della ff che,
in realtà, era di
colore XD Ma, comunque, non l’ho mai definito bianco
°_° Credo di aver sempre
detto che è abbronzato! Poi, se mi sbaglio, correggimi XD
Un bacione :)
x Jojo_Chan: Grazie
mille per i tuoi complimenti, davvero :) Continua a
seguirmi e a
farmi sapere che ne pensi, mi raccomando!
x googletta: Uh
cielo, ma sei una lettrice giovanissima, complimenti *_* Comunque no,
fortunatamente non sono morta XD Mi ero solo presa un periodo di pausa,
perché
con la scuola trovare anche il tempo per scrivere, soprattutto qualcosa
di
soddisfacente, è davvero difficile! Ovviamente, ti ringrazio
davvero tanto per
continuare a seguirmi e per i complimenti che mi hai fatto *_* Per
quanto
riguarda la formalità della mail, è
così perché è una mail standard che
mando a
tutti i miei lettori ^^
Per quanto riguarda la tua domanda: sì, è
a volumi. In teoria, dovrebbero essere sette volumi, che
ripercorrerebbero
tutti e sette gli anni di scuola di Alexis. Ma è un progetto
molto ambizioso e,
per il momento, miro a finire il primo, che si sta rivelando
più lungo e
complesso del previsto xD
Dunque, ti lascio, ringraziandoti ancora e
sperando che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto :D Fammi sapere, mi
raccomando! Un bacio :)
x terryborry: Eccoti
qui il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto! *_* Purtroppo per noi
– e per
fortuna per Alexis – la lettera non è finita nelle
mani di Draco, altrimenti…XD
Grazie mille per continuare a seguirmi e a
farmi sapere che ne pensi, davvero *_*
Hai più fatto qualche disegno poi?*_*
Un bacio :)
x Books: Ecco
il nuovo capitolo, questa volta in perfetto orario XD Mi dispiace non
essere
riuscita ad inserire una scena tra Alexis e Draco, ma provandoci mi era
venuto
un capitolo di venti pagine, così ho preferito tagliare
prima! In ogni caso,
per farmi perdonare, il prossimo capitolo sarà incentrato
solo su di loro, contenta?*_*
Ti ringrazio tanto per continuare a
seguirmi, spero che questo capitolo ti sia piaciuto comunque J
Grazie anche per i tuoi complimenti! Un bacio :)
x Enris: Mia
carissima Enris, solo un matto potrebbe non apprezzare le tue
fantastiche
recensioni *_* Sul seio, ogni volta che le leggo, mi rendono umilmente
orgogliosa delle mie storie! Per cui ti ringrazio davvero <3
Comunque,
speriamo di non portarla avanti davvero per un altro anno XD Oggi
questa fan
fiction compie due anni e mi sembra davvero tantissimo
°_° Comunque, sono
davvero contenta che continueresti a seguirmi, per cui, ancora, grazie,
grazie
grazie! In ogni
modo, ecco il nuovo
capitolo, in perfetto orario, non trovi? Solo una settimana dopo, spero
di
averti fatto un regalino abastanza bello per ringraziarti delle tue
recensioni!
Spero davvero ti sia piaciuto, anche se Draco e Alexis non stanno
insieme, ma
il prossimo capitolo sarà, finalmente, dedicato solo a loro
due ^^
Un bacione :)
x Minnieinlove: Oh
CuggiaH mia, grazie come sempre :3 Per quanto riguarda la scena
smielosa da
Herm e Ron, vedrò di inserirla il prima possibile, per il
momento è abbastanza
difficile la situazione, come vedi xD
x le_montagnine: Uhuhuh!
La vostra squadra di soccorso mi è stata davvero utile *_*
Per quanto riguarda
il mistero della lettera, è stato svelato in questo
capitolo! Spero non me ne
vogliate, ma non si poteva farglielo scoprire così, in fondo
ç___ç Però, non
preoccupatevi, finalmente – per noi, per Alexis mica
tanto…forse x3- la verità
è vicina! La nostra piccola Potter non potrà
reggere ancora per molto, non
trovate? ù__ù
Comunque, adottatemi *__* Anche
virtualmente va bene, non voglio rubare la camera a nessuno
>___< Io sono
una brava bimbetta!*_* Ma voi di dove siete?^^
Anyway, avete visto che stavolta non vi ho
fatto aspettare tanto? Solo una settimana *_* Quindi, non mi resta che
augurarmi che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi aspetto, come
sempre,
con una delle vostre fantastiche recensioni! Grazie di tutto, davvero :3
Un bacione!
x LuciaTigre: Come
dico sempre alle nuove arrivate: Benvenutissima in questa storia!
Grazie per i
tuoi complimenti, spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto
:)
Fammi sapere, mi raccomando! Un bacione
<3
|
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Capitolo 29 *** Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus ***
Ed
eccomi di nuovo qui, ancora puntuale!
Siete
contente?*__*
Ho
visto che EFP ha fatto un sacco di cambiamenti, dunque devo un attimo
capire
come funziona il tutto: spero solo di non fare qualche casino XD
In
ogni caso, non preoccupatevi, perché i nuovi capitoli li
avrete sempre e
comunque, anche attraverso mille difficoltà!
>__<
Da questo
aggiornamento non utilizzerò più
la pagina del capitolo per rispondere alle singole – e
amatissime – recensioni che
mi lasciate, ma proverò ad utilizzare il nuovo metodo di
risposta, sperando di
riuscire ad inviare il commento di replica a tutte quante.
Beh,
vi ringrazio come sempre per tutti i commenti che mi lasciate, sia qui
su EFP,
che sul forum e anche via mail: vi adoro, davvero *__*
Come
promesso, ecco a voi un capitolo INTERAMENTE dedicato a Draco ed
Alexis: spero
sinceramente vi piaccia, ce l’ho messa tutta e a me soddisfa
molta :3
Ora
vi lascio alla lettura, che ho il mio gatto in braccio e scrivere con
lui è un
po’ un’impresa xD
Fatemi sapere che
ne pensate, come sempre
<3
Un
bacione
Giulia.
PS.
Ne approfitto per
rinnovare
l’invito a nuove e vecchie lettrice per venire sul mio forum
personale: ho
rinnovato la grafica ed ora è dedicata proprio a questa fan
fiction! Fateci un
salto se siete curiosi o volete semplicemente lasciarmi un salutino in
TAG ;)
http://adawong.forumfree.it/
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXIX
Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus
Draco
Malfoy lanciò le sue carte sul pavimento per
l’ennesima volta, subito seguito
da Diamond Cherin e Theodore Nott. Stavolta, Blaise Zabini non
protestò; un
sorriso trionfante gli allargava le belle labbra da un orecchio
all’altro,
mentre si piegava in avanti e raccoglieva tra le braccia il mucchietto
di
denaro lasciato al centro del copriletto.
-Giocare
con voi è stato un piacere, ragazzi miei!-
Esordì
allegro, intascando quindici zellini, venti falci e cinque galeoni.
-A
quando la prossima partita?-
Si
informò sornione, meritandosi due occhiatacce –
Draco Malfoy era di nuovo preso
a fissare la porta; ancora un po’ e sarebbe caduta al suolo,
incenerita.
-Ah,
Zabini: io con te non ci gioco più! Ho perso sette falci e
un galeone e questo
equivale ad almeno tre prodotti settimanali delle Untouchable
Ravens in meno!-
Si
lamentò Diamond, incrociando le braccia al petto e mettendo
il broncio. Blaise
si allungò per posarle una mano sulla spalla.
-Avanti
Cherin: non si puo’ sempre perdere nella vita; magari, in un
futuro, anche tu
vincerai.-
La
prese in giro, con tono solenne, meritandosi l’ennesima
occhiataccia della
serata.
-Quando
si gioca con te, difficilmente si vince.-
Bofonchiò
Nott, il tono di voce cavernoso e stanco.
Blaise
sogghignò, portandosi una mano sotto il mento e
raccogliendolo tra il pollice e
l’indice distesi.
-Beh,
Theo, sai come si dice no: fortunati nel
gioco, sfortunati in amore!-
Recitò
melodrammatico.
-Ma
tu sei fortunato in tutti e due!-
Sbottò
esasperata Diamond, agitando le braccia. Blaise la guardò,
fingendosi sorpreso
di tale scoperta.
-Oh,
hai ragione Cherin!- dichiarò
stupefatto, dandosi un lieve colpetto sulla fronte con il palmo –Io sono l’eccezione che
conferma la
regola!-
Dopo
quella indegna affermazione – a parere di Diamond e Nott -,
Blaise Zabini fu
costretto ad abbassarsi per evitare due cuscinate in pieno viso.
La
porta della camera si aprì lentamente, catturando
l’attenzione del gruppetto e,
specialmente, quella di Draco Malfoy, il cui sguardo si era fatto, se
possibile, ancora più duro.
Alexandra
Walburga Black entrò nella stanza, con un sorrisino
remissivo sulle labbra di
albicocca.
La
prima cosa che tutti notarono era che non indossava la divisa
scolastica. Era
stata sostituita da un paio di jeans attillati e un maglioncino nero,
che
scendeva morbido a coprirle ogni forma. La seconda, era la pettinatura:
i
morbidi boccoli erano umidi, come se si fosse appena fatta la doccia,
ma non
avesse finito di asciugarsi i capelli, e raccolti in una coda di
cavallo; i
ciuffi che, di solito, sfuggivano all’elastico e ricadevano
eleganti sulle
guance, erano tenuti fermi da un cerchietto nero. L’ultima
cosa, era la
perfezione eterea del suo viso: levigato e lucente, appena rosato in
modo
delizioso sulle guance.
Alexandra
Black non era mai stata così
bella come in quel momento.
E
Draco Malfoy se ne accorse immediatamente.
E
non per il primo batticuore che aveva avuto nel vederla.
E
né per il brivido che gli era salito lungo la schiena.
In
lei c’era qualcosa di
spaventosamente diverso.
Glielo
leggeva in quegli occhi, appena troppo aperti, e dalla pupilla
leggermente
dilatata; dall’espressione di incertezza che gli
trasmettevano; dal sorriso
delicato che rivolgeva al gruppo, quasi stanco e forzato.
Le
sembrava un’altra persona e la cosa non gli piaceva per
niente.
Serrò
la mascella con un movimento impercettibile e il guizzo di un nervo
teso
affiorò sulla sua guancia, mentre spostava lo sguardo
indifferente su di un
punto indefinito alla sua sinistra.
Alexis
se ne accorse, ma si limitò a sorridere di nuovo.
-State
facendo una festa e non mi avete invitata?-
Domandò
con tono leggero, incrociando le braccia al petto.
Teneva
la bacchetta in una mano, cosa
che costrinse Draco a prestarle di nuovo attenzione.
-Sai
che grande festa…- borbottò Diamond che, a
differenza di Malfoy, non aveva
notato nulla di strano in lei, a parte l’esagerata bellezza;
ma, in fondo, si
era detta che avesse deciso di rendersi più carina proprio
per accontentare il
suo Lui: quale ragazza non avrebbe fatto la stessa cosa? -Zabini ci ha
ripulito
le tasche con uno stupido gioco di carte! Sei fortunata ad essere
arrivata solo
ora!-
Blaise
lanciò un’occhiata divertita a Diamond,
stringendosi nelle spalle.
-Non
ti era sembrato tanto stupido all’inizio, quando stavi
vincendo. Avresti dovuto
saperlo che perdere è un rischio del gioco.-
La
rimbeccò con aria solenne, annuendo convinto.
Questa
volta il cuscino lo colpì in
pieno viso.
Alexis
ridacchiò divertita, scuotendo il capo.
Trovare
quell’aria di normalità era
stato come una piacevole brezza primaverile sulla pelle e
l’aveva fatta sentire
immediatamente più leggera.
-Che
gioco è? Mi piacerebbe vederlo!-
Esclamò
divertita e Blaise le lanciò uno sguardo accondiscendente.
-Ma
certo, mia cara, è semplice! Vieni a seder…-
-Perché
stringi la bacchetta?-
La
voce di Draco, che aveva interrotto il discorso di Blaise,
risuonò distante e
terribilmente vuota.
Come
i suoi occhi: terribili specchi
ciechi.
Tutti
si voltarono a fissare il ragazzo, che puntava la Black come se
cercasse di
trapassarle la testa e vedere cosa ci fosse dentro. O
forse, in quel momento, voleva trapassarla e basta. Poi
tornarono
a guardare Alexandra e la bacchetta che teneva in mano, come se ci
avessero fatto
caso solo in quel momento.
Lei
corrugò la fronte, piegando appena il viso su di un lato.
Perché
si stava comportando così, ora?
Quell’occhiata la gelò sul posto,
portandola in un’inferno di ghiaccio tagliente.
Rimase
in silenzio qualche secondo, poi si girò verso la porta
ancora aperta.
Silenziosa
e frettolosa, la mano di
Draco si mosse sotto il cuscino e afferrò la bacchetta.
Alexis
si voltò ad osservarlo e sorrise, questa volta con
più sincerità.
-Oh.
Ti ho solo portato la cena!-
Spiegò
e, con un elegante movimento di polso, introdusse due vassoi nella
camera che,
sotto l’effetto del Wingardium Leviosa, volteggiavano a
mezz’aria.
Draco
Malfoy spalancò gli occhi,
interdetto, e le sue narici si allargarono appena.
Alexis
lo notò e lo fissò confusa, stringendosi appena
in una spalla.
-Sai,
ho pensato che avessi fame.-
Aggiunse
con un sorriso, posando entrambi i vassoi sulla scrivania, prima di
riporre la
bacchetta nella tasca dei jeans.
Malfoy
la studiò per qualche secondo, assottigliando lo sguardo, e
si riprese solo
quando Blaise gli diede una leggera pacca sulla spalla.
-Hai
visto, amico? Ti preoccupavi tanto e lei, invece, ha ritardato solo per
te! Ah,
se non è amore questo!-
Sospirò,
portandosi una mano sul cuore.
Alexis
ridacchiò, leggermente imbarazzata, e Diamond
annuì, completamente d’accordo.
-Taci.-
Borbottò
invece Draco, lanciandogli un’occhiataccia contrariata, che
fece scoppiare in
risate tutto il gruppo.
Lo
sguardo argenteo andò a posarsi sul
viso etereo della sua Black, mentre una strana sensazione che gli
pesava sul
petto, gli faceva salire fastidiosi brividi alla base della nuca.
Rilassò le dita intorno alla bacchetta
e la posò, senza tuttavia allontanare la mano.
-Come
mai non indossi la tua divisa, Alex?-
Si
informò Diamond, con un sorriso malandrino che le andava da
un orecchio
all’altro. Lei le prestò attenzione e il suo
dispiegarsi di labbra aveva
qualcosa di esasperato.
Solo
Lui aveva notato la nota incrinata
che aveva colorato il suo sguardo di smeraldo.
-Oh.
Ho avuto un piacevole incontro con
quel simpaticone di Pix, che mi ha
semplicemente riempita di Puzzalinfa dalla
testa ai piedi.- mentì, gesticolando per indicarsi le parti
del corpo. –Così mi
sono andata a fare una doccia, ma gli elfi domestici rimettono le
divise pulite
al loro posto solo la mattina, così mi sono dovuta
arrangiare.-
Si
strinse nelle spalle, sospirando in un misto di amarezza e divertimento.
C’era
anche liberazione da qualcosa che
Lui non riusciva a carpire completamente.
Alexis
alzò lo sguardo verso il biondo e notò che non la
stava guardando.
Gli
occhi di diamante erano rigidi e
impassibili, puntati su un particolare sicuramente trascurabilissimo.
La linea dura delle labbra fine
continuava con il guizzo di nervo che affiorava sulla pelle bianca
della
guancia.
Una fitta al cuore. L’angoscia che
calava a premere sul petto e faceva tremare appena il sorriso
artificioso delle
sue labbra.
Diamond
alzò le braccia al cielo, nella perfetta simulazione di uno
sbadiglio.
-Vabbeh:
a questo punto direi che è ora di andare, tesoro.-
Lanciò
un’occhiata d’intesa a Theodore, che ancora
imbronciato per la perdita, annuì
cupo. Si alzarono dal letto.
-Buona
notte cari!-
Li
apostrofò Diamond, lasciando un bacio sulla guancia
dell’amica.
Doveva
averle sussurrato qualcosa di strano e concupiscente, perché
lei era arrossita
e le aveva tirato un pizzicotto sul braccio, prima di lasciarla uscire.
Blaise
Zabini stese le gambe sul letto, poggiando la testa sulle mani
intrecciate
dietro la nuca e osservò la mora con un sorrisino, del tutto
indifferente al
fatto che forse lei e Draco
volevano
avere un po’ di privacy. Alexis si limitò a
sorridergli di nuovo, ancora
leggermente rossa in viso per quell’affermazione di cui solo
lei e la Cherin
erano a conoscenza.
Draco
Malfoy continuava a tenere il
viso fermo, leggermente girato alla sua sinistra.
Blaise
Zabini si domandò mentalmente se non gli sarebbe venuto un
brutto torcicollo.
Decise che non gli importava abbastanza per prendersi qualche brutto
gestaccio
od occhiate molto eloquenti. Guardando invece Alexandra, le sembrava
leggermente a disagio. Si era portata una mano a spostare una ciocca di
capelli
dalle spalle, accorgendosi solo dopo che erano tutti raccolti dietro il
cerchietto. Si era morsa quindi il labbro e aveva preso un profondo
respiro,
quasi cercasse di trovare il coraggio che aveva improvvisamente perso.
Di
sottecchi, Draco la studiava,
chiedendosi che cosa c’era che non andasse in lei e
perché, ora, avvertiva uno
strano sentore d’allarme, che ogni suo piccolo gesto sembrava
lanciare.
Alexis
si voltò verso la scrivania e rimase qualche secondo ad
osservare il cibo sui
due vassoi. Poi si schiarì la voce, tesa.
Perché?
-Ho
portato un po’ di cose…Sai, mi sono resa conto di
non conoscere ancora bene i
tuoi gusti in ambito gastronomico!-
Sembrò
volersi giustificare di qualche colpa commessa, che al biondo
però sfuggiva.
Che
fosse ancora per la ferita?
Ridacchiò
nervosa, senza voltarsi e senza sapere cosa dire, perché il
silenzio che aveva
seguito le sue parole le aveva bloccato lo stomaco.
-Io
prenderei volentieri uno di quei dolcetti viola.-
Che
qualcuno faccia Santo Blaise
Zabini, subito.
La
ragazza si voltò ad osservarlo, con un sorriso grato sulle
labbra. Annuì e
prese il piattino, portandoglielo. Blaise ne scelse uno con meticolosa
attenzione.
-Dovresti
provarli, Black: sono un delizioso strato di zucchero, con un morbido
cuore di
miele amaro. Sai, è una confettura molto rara: la producono
solo i Bilywig!-
Le
spiegò, con un tono di voce molto pubblicitario. Alexis
sorrise e ne scelse
uno, mordendolo.
La
dolcezza dello zucchero e il
sottofondo amarognolo del miele le scesero lungo la gola, riuscendo a
farle
inghiottire quel groppo che le bloccava quasi il respiro.
E, con una strana luce negli occhi, si
ritrovò inevitabilmente a pensare che quel dolcetto era
proprio come Loro: il
dolce e l’amaro che, insieme, si sposavano terribilmente e
inaspettatamente
bene.
-Perché
non ne provi uno anche tu, Draco? Magari riesce ad addolcire quella
pillola
acida che hai stasera al posto delle corde vocali!-
Lo
schernì Blaise, con aria indifferente, mentre prendeva il
vassoio dalle mani di
Alexis e glielo metteva sotto il naso. Malfoy si voltò a
guardarlo,
lanciandogli quell’occhiataccia che avrebbe gelato anche
l’inferno, ma che sul
moro non aveva mai sortito alcun effetto. Poi, il suo sguardo
scivolò sulla
figura sorridente di Alexandra Black.
Gli
smeraldi, tinti di uno strano
disagio, vacillarono appena e Lui, ancora una volta, si chiese il
dannato
perché.
Si
voltò di nuovo verso Blaise, con aria improvvisamente
impassibile.
-Perché
tu e tuoi biscotti non andate a farvi un giro fuori
da qui?-
Il
sibillo delle ultime parole le procurò un brivido lungo
tutta la colonna
vertebrale.
Avrebbe
giurato di sentire una
gocciolina di sudore freddo solcarle lo spazio tra le scapole.
Una domanda che si fecero entrambi:
perché tutta quella tensione, all’improvviso?
Blaise
Zabini sorrise sornione, prendendo un altro dolcetto dal vassoio e
stringendosi
nelle spalle. Con un gesto estremamente elegante, si alzò
dal letto, fluido
come un nastrino di pregiato raso.
-D’accordo,
me ne vado, brutto antipatico!- lo
redarguì, alzando il mento fiero –Però
questi li porto via con me, così impari
ad essere tanto scorbutico!-
Prese
il vassoio alzandosi dal letto, entrambe le sopracciglia accuratamente
sollevate. Prese un dolcetto e lo depose nella mano della ragazza.
-Ti
servirà per addolcirti la serata: non credo potrai
aspettarti tanto zucchero,
visto l’andazzo.-
Comunicò,
indicando il biondo con la testa, che sbuffò rumorosamente,
infastidito.
-Comunque
– continuò, ignorandolo – è Fondotinta-nascondi-imperfezioni
delle Untouchable Ravens, quello che hai in viso?-
Si
informò curioso, passandole l’indice su di una
guancia.
Fondotinta
cosa..? Perché Alexandra
usava quella roba, ora?
Draco
le lanciò un’occhiataccia e lei annuì.
-Sì,
ne ho preso un po’ da Diamond: lo decantava tanto, volevo
provarlo!-
Asserì
con un sorriso.
Per
provarlo. Non di certo per
nascondere livide occhiaie e un pallore improponibile.
E, certamente, non aveva usato neanche
il Collirio-Occhi-Limpidi per far passare il rossore.
Assolutamente.
-Carino,
dovrei provarlo anch’io.- Affermò Zabini
accondiscendente –Non che il mio viso
abbia bisogno di questi trucchi per essere perfetto.-
Aggiunse,
con un sorriso smagliante che rivolse a se stesso dallo specchio
dell’armadio.
Draco
Malfoy grugnì disgustato, scuotendo il capo.
Come
faceva a considerarlo il suo
migliore amico era un mistero anche per lui a volte.
Vicino
alla porta, Blaise depose altri due dolcetti sulla scrivania.
-Temo
che te ne servirà più di uno, piccola Black.
Buona…-
L’ennesimo
cuscino che mirava al suo viso fu scartato abilmente e ricadde sul
pavimento.
-…Fortuna!-
Concluse,
defilandosi prima che Malfoy decidesse di lanciargli contro qualche
anatema,
anzi che un semplice guanciale.
La
sua risata, leggera e cristallina,
si librò delicata nell’aria, come tanti battiti
d’ala di farfalle colorate, che
gli solleticarono lo stomaco e gli indurirono lo sguardo.
Si alzò in piedi con l’eleganza di una
fata. O forse, era solo lui a vederla come tale.
Alexis
si chinò a prendere il cuscino.
-Che
tipo Blaise: o lo ami o lo odi; non puoi concepire sentimenti diversi
per quel
ragazzo!- Esclamò divertita, mentre stropicciava appena il
guanciale, prima di
porlo a Draco –Ecco qui.-
Di
nuovo, il ragazzo non la guardava.
Puntura
al cuore. No, una vera e
propria fitta.
Occhi di granito dall’emozione
insistentemente svuotata.
Alexis
lo osservò, poi sospirò.
Mille
parole non dette che sfuggivano
via con un semplice respiro.
Si
schiarì la voce, tesa, e si voltò verso la
scrivania, che raggiunse.
-Allora,
cosa vuoi per cena? – cercò di intavolare un
discorso – Ti ho portato delle
braciole di maiale, coscie di pollo, patate al forno, zuppa di piselli,
pasticcio di carne…forse ho esagerato davvero –
considerò, mentre enumerava i
piatti sulla punta delle dita. -…pane bruscato, torta di
melassa e i dolcetti
viola. Ma Blaise ce ne ha lasciati solo tre!-
Ridacchiò,
a disagio, voltandosi a guardare il ragazzo.
Fisso,
continuava a non rivolgerle neanche un’occhiata, come fosse
improvvisamente
distante anni luce.
Un
dolore improvviso alla bocca dello
stomaco.
La voglia di voltarsi e rigettare
ancora l’anima.
E se Lui…sapesse?
Se Lucius Malfoy lo avesse, a dispetto
di ogni previsione, messo al corrente del contenuto della lettera che
lei,
tanto saggiamente, aveva deciso di far evanescere?
Il mondo che andava in frantumi;
scheggie di vetro che, come in quel sogno ormai lontano, la colpivano
maligne
all’altezza del petto.
Sul cuore.
Raccolse
tutto il coraggio che possedeva in corpo – stupita ce ne
fosse ancora – e
avanzò di un passo. Gli occhi indecisi puntati sul suo viso
contratto in una
smorfia indifferente.
-Draco…?-
-Dove
sei stata?-
La
sua voce, improvvisa e inaspettata, frecciò
nell’aria come una scheggia di
ghiaccio e la ferì con la potenza di un pugno in pieno
stomaco.
Un
brivido le catturò le spalle,
maligno.
Smeraldi sinceri e sfumati incontrarono
finalmente monete d’argento gelato, cielo uggioso di stralci
di nuvole cariche
di pioggia.
Ancora,
Alexis imitò il gesto di portarsi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio,
ricordandosi solo dopo che li aveva costretti in una coda.
Arrossì, sentendosi
una stupida.
-Te
l’ho detto: Pix mi ha fatto uno scherzo e sono dovuta andare
a farmi una
doccia; poi son passata nelle cucine per portarti qualcosa da mangiare.-
Disse,
e si complimentò con se stessa per essere riuscita ad usare
un tono tranquillo
e colloquiale.
Draco
la fissò, impassibile.
-E
prima?-
Ancora,
il guizzo di un nervo teso affiorò sulla guancia bianca.
La
voglia irrefrenabile di allungare un
dito e sfiorarlo, esattamente lì, su quel lieve
rigonfiamento.
Alexis
Potter lo guardò, non capendo dove volesse andare a parare.
Quanto
sapeva?
Cosa sapeva?
O più semplicemente, sapeva?
Sperando
di sbagliarsi, incrociò le braccia al petto.
-Perché
questo terzo grado, Malfoy?-
Protestò,
piegando il viso su di un lato.
-Non
hai risposto alla mia domanda.-
Si
limitò a ripetere lui, irremovibile.
Cosa
doveva dirgli?
Inventarsi un’altra scusa? Dire la
verità? Raccontare della lettera di un parente? Di Harry?
Tra
tutte le verità, scelse il male minore.
E
che Merlino me la mandi buona.
Sospirò,
abbassando lo sguardo.
-Sono
tornata in infermeria, ma tu eri già stato dimesso.
Così, mi sono intrattenuta
per un po’ con…- esitò, studiando la
sua espressione; e sperò che le sue
parole, bastassero -…Harry.-
Confessò,
stringendosi nelle spalle.
Vide
la mascella serrarglisi e il nervo farsi più teso. La mano
che teneva sotto il
cuscino, ancora, si strinse in un pugno, che gli procurò
ondate di dolore per
tutto il braccio. Eppure, lo sguardo fermo non vacillò
neanche per un secondo.
-Potter.-
Disse
semplicemente, sputando quella parola con
l’acidità del vetriolo.
Alexis
sospirò.
Sollievo
ed esasperazione, in un
connubio doloroso.
Si
avvicinò al letto e si piegò sulle ginocchia,
guardandolo dal basso.
Smeraldo
ora sincero, colmo di
irridente diniego.
La
mano piccola andò a posarsi su quella grande e terribilmente
fredda, e la coprì
con un tocco gentile.
-Avanti
Draco, non essere arrabbiato con me. Non sono venuta qui per litigare,
ma per
stare con te.-
Mormorò
con dolcezza, sorridendogli sincera.
Era
di nuovo lei, nonostante la
perfezione troppo eterea del suo viso, che poco gli piaceva.
La preferiva quando era semplicemente
Lei, con le sue guance arrossate dal freddo, le sue labbra umide e gli
occhi
vispi.
Draco
la fissò, senza dire una parola.
La
durezza del suo sguardo ancora ne
congelava l’espressione, ma adesso il mare burrascoso era
stato quasi
sostituito da un grigio cielo terso.
-Mi
perdoni?-
Sussurrò,
piegando il viso su di un lato, muovendo le dita gentili in
un’altra carezza
sul dorso pallido.
Ancora,
Draco non rispose.
Piccoli
denti bianchi che mordevano le
labbra morbide.
Un pizzo di eleganti ciglia che si
chiudevano a raccogliere gli smeraldi malinconici.
Alexis
si rialzò in piedi e sospirò.
-D’accordo,
se non vuoi perdonarmi, allora me ne vado!-
La
buttò sullo scherzo, con un tono teatrale che ricordava
molto quello di Blaise
Zabini.
Incrociò
le braccia al petto e gli diede le spalle, sollevando il mento con aria
di
stizza.
Un
sospiro morbido e spazientito,
segnalatore di una piccola vittoria, aleggiò
nell’aria, e a Lei sembrò di
sentirlo accarezzarle la schiena.
Alexis
Lily Potter si voltò appena, per studiare
l’avversario di sottecchi. Draco la
guardò impassibile, prima di chiudere gli occhi e passarsi
una mano sulla
fronte.
-Tu
mi farai impazzire.-
Mormorò,
più a se stesso. Poi, lanciandole una nuova occhiata,
aprì un braccio a modi
invito.
-Vieni
qui.-
Disse
semplicemente.
E
quella mera affermazione venne
accolta da un sorriso luminoso, che accendeva i suoi occhi di un
bagliore
unico, quasi accecante.
Alexis
salì sul letto e si accoccolò al suo fianco,
poggiandogli il viso su di una
spalla. Il braccio del ragazzo corse a circondarle la vita e la strinse
a sé.
E
rimasero così, ad assorbire ognuno il calore
dell’altra.
Piccole
carezze e complici scambi di
sguardi. Sorrisi che racchiudevano parole non dette, soffici come come
una
pioggia di delicati petali di ciliegio.
Accorgersi di quella particolare piega
della labbra, che gli conferiva sempre un’aria di elegante
superiorità.
Notare la singolare forma appena
allungata dei suoi occhi, che le regalavano un’espressione
innocente e docile,
in ogni occasione.
Rendersi conto di quanto il suo
sguardo, di un grigio capace di sfumare dalla freddezza della neve
all’intensità dell’argento liquido,
somigliasse ad un terso cielo autunnale,
quando i raggi del sole scaldavano l’ambiente, ogni qual
volta la sua mente
fosse lontana.
-A
cosa pensi?-
La
voce tranquilla della ragazza si
perse nel silenzio piacevole, senza disturbarlo, ma riempiendolo con
infinita
dolcezza.
Draco,
che le aveva tolto l’elastico dai capelli, lasciando i
boccoli ora asciutti
liberi di ricaderle alle spalle mentre lui li accarezzava con delicata
meticolosità, chinò il viso per poterla guardare.
-A
tante cose.-
Rispose
semplicemente, riponendole un ricciolo ribelle dietro
l’orecchio,
approfittandone poi per lasciarle una carezza sulla guancia.
-Ti
va di dirmene una?-
Draco
sorrise appena e la morbida piega di quelle labbra sensuali le
procurò un lieve
batticuore.
La
mano che lei teneva poggiata sul
petto caldo e duro, venne coperta da quella grande di lui, che
intrecciò le
loro dita.
-Mi
sto chiedendo com’è possibile…- fece
una pausa, quasi cercasse le parole giuste
per esternare il suo pensiero -…che io abbia perso la testa
per te in questo
modo.-
Alexis
sorrise. Un sorriso tanto ampio che gli occhi le si strinsero appena,
andando a
creare due deliziose fossette sulle guance, che Draco lisciò
con la punta
dell’indice. Lo guardò e poi poggiò
meglio la testa sulla sua spalla, in quello
spazio tra le ossa della clavicola che sembrava essere stato creato
apposta per
lei. Socchiuse gli occhi.
-Me
lo chiedo anch’io…Ma poi mi dico che inutile
pensarci, per certe domande non
c’è riposta. E’ così e basta.-
Quando
riaprì gli occhi, Draco la stava di nuovo guardando con quel
sorriso disarmante
che sembrava essere in grado di rivolgere solo a lei.
Così
gentile e sincero, che persino
quelle monete d’argento, solitamente freddi dischi di
granito, si illuminavano
di una luce nuova e limpida.
Restarono
a guardarsi, ancora.
Il
silenzio che li avvolse era piacevole come una cascata di raggi di sole
sulla
pelle.
Sarebbero
rimasti così per sempre.
Semplicemente loro.
Draco
le si avvicinò e le posò un bacio sulla fronte,
delicato come fiumi di parole
non dette.
Carinerie
che lui non riusciva ad
esternare.
Gentilezze che dalle sue labbra
scaturivano solo sotto forma di bacio e raramente di affermazioni.
Una bocca che sapeva essere il veleno
più dolce di sempre.
Alexis
si strinse di più a lui, quasi annuendo a quel grazie che forse, non era mai stato
neanche pronunciato.
-Allora,
non hai fame?-
Gli
chiese lei dopo qualche silenzioso minuto. Draco abbassò lo
sguardo su quello
della ragazza e un sorriso malandrino gli dispiegò le belle
labbra.
-Solo
di te.-
Mormorò,
chinando appena il capo e lasciando che i fili dorati dei suoi capelli
scendessero, morbidi, a solleticarle la fronte.
Mille
battiti d’ali nel petto.
Draco
le sfiorò il naso con il proprio, scendendo verso le sua
labbra, che cominciò a
sfiorare dolcemente, in piccoli baci delicati. Alexis gli sorrise sulla
bocca,
prima di voltare il viso. Le labbra del biondo le lambirono la guancia,
lente e
sensuali. Lei ridacchiò e neanche il Fondotinta-nascondi-imperfezioni
riuscì a celare il rossore delle sue gote.
Piccole
chiazze bollenti sfiorate da
labbra morbide e gentili.
-Scemo.-
Mormorò
imbarazzata, dandogli un leggero colpetto su di una spalla. Il sorriso
di Draco
si trasformò in una smorfia divertita che assunse
un’aria contrariata quando
lei sciolse l’abbraccio e scese dal letto. Non disse nulla,
ma si limitò a
fissarla impassibile mentre si avvicinava alla scrivania e prendeva due
dei
dolcetti che le aveva lasciato Blaise, prima di tornare a rannicchiarsi
tra le
sue braccia che, pronte, la accolsero di nuovo.
-Assaggia
almeno uno di questi!-
Gli
propose con un sorriso, porgendoglielo.
Come
resistere alla dolcezza soffusa di
quella bocca morbidamente piegata?
Draco
prese il dolcetto viola tra le mani e lo studiò, prima di
morderlo. Doveva
riconoscere che Blaise, almeno in fatto di dolci, avesse degli ottimi
gusti.
Alexis
osservò il suo pasticcino e lo aprì a
metà, studiandolo.
-Non
trovi che ci somigli?-
Mormorò
poi, pensierosa, mentre prendeva un pezzo e lo mangiava. Draco la
guardò
confuso, un sopracciglio biondo alzato; doveva prenderla come
un’offesa o cosa?
-In
che senso, scusa?-
Alexis
ridacchiò di nuovo, raccogliendo un po’ di miele
sull’indice.
-Il
dolce e l’amaro in un connubio perfetto.-
Si
limitò a rispondere, ammirando la goccia ambrata che
colorava il suo
polpastrello; poi alzò lo sguardo su Draco e lui, ancora una
volta, le sorrise,
semplicemente.
L’espressione
serena faceva somigliare
i suoi occhi ad un grande cielo limpido, trasparente, bellissimo.
Le
circondò il polso con le dita e, silenzioso, senza mai
staccare il suo sguardo
da quello di lei, la costrinse, delicatamente, a portarsi il dito alla
bocca e
a spalmarsi il miele sulle labbra, come una sorta di rossetto
improvvisato.
Poi, lentamente, piegò il viso
e annullò
la poca distanza che li separava; le sfiorò le labbra nel
più dolce dei modi e
poi, avidò, le leccò il miele e andò
alla ricerca della sua lingua, per completare
quel connubio dolce-amaro che era semplicemente perfetto.
E
altri baci; e altre coccole.
Il silenzio che scese, di nuovo, ad
accogliere i loro respiri e i battiti irregolari dei loro cuori
innamorati.
Draco
la strinse di più contro di sé, mentre le
accarezzava il viso con la punta
delle dita e le poggiava una guancia sui capelli. Le azioni erano quasi
automatiche ormai, come se le sue mani, le sue braccia, tutto il suo
corpo
fossero nati per compiere quei piccoli gesti importanti. Lo sguardo
lontano
fissava un orizzonte imprecisato, che andava sicuramente al di
là del ricamo
del letto baldacchino, immerso in chissà quali intricati
pensieri.
Un
labirinto di memorie e congetture
dalle quali difficilmente anche lui stesso sarebbe riuscito ad uscire.
-Allora…-
se ne uscì dopo un po’, la voce fredda e incolore,
così diversa dal tocco
delicato delle sue mani – che dice lo Sfregiato? Si vanta del
suo enorme di
dietro per il fatto di aver vinto la partita?-
Si
informò con tono di acido disprezzo. Alexis
arricciò il naso in una smorfia
contrariata e fece per allontanarlo appena, ma lui non lo permise,
premendola
contro di sé.
-Veramente
è più concentrato a non pensare al dolore del suo
braccio…-
Rispose,
sollevando entrambe le sopracciglia e posandogli le mani aperte sul
petto. Fu
il turno di Draco di storcere il naso e un sorrisino sghembo, non
davvero
divertito, quanto più infastidito, gli colorò le
labbra.
-Oh,
povero Potty!- esclamò con tono di scherno –Come
se fosse l’unico ferito ad un
braccio!-
Le
scoccò un’occhiata eloquente e lei alzò
gli occhi al cielo, sospirando.
La
sua mano gentile si era spostata ad
accarezzarle i capelli.
-Sicuramente
è l’unico che è caduto nelle mani del
Professor Allock e che quindi, ora, si
ritrova senza un osso.-
Replicò,
cercando, per quanto le fosse possibile, di incrociare le braccia
contro il
petto. Draco sghignazzò, questa volta davvero divertito.
Gli
stava proprio bene a quell’idiota
di San Potter.
Alexis
gli diede un pizzicotto sulla guancia.
-Non
c’è nulla da ridere!-
Lo
rimproverò, imbronciando le labbra.
-Oh
sì, invece. Così impara ad
avere una
storia d’amore con un bolide!-
Sogghignò,
mentre ricambiava il pizzico con una carezza sulla guancia, sfiorandola
solo
con la punta delle dita.
-Ma
che cosa dici!-
-Osi
difenderlo, Black?-
La
voce improvvisamente minacciosa aveva cancellato completamente il tono
ilare e
le sue labbra avevano assunto una piega severa.
Gli
occhi d’argento ancora rilucevano
di quel sorriso incontrollabile che nasceva direttamente dal cuore.
Le
braccia scesero a circondarle entrambe la vita, con una presa ferrea,
ma che
non le fece male. Alexis non rispose, limitandosi ad aggrottare le
sopracciglia
e a gonfiare le guance. Lui le scoccò
un’occhiataccia eloquente, mentre
scendeva a posare la fronte su quella della ragazza, strofinandole
appena l’una
contro l’altra.
-Chi
tace acconsente.- mormorò, avvicinandosi alle sue labbra, ma
sfiorandole solo
con il respiro –Dunque, stanno così le cose?-
Socchiuse
gli occhi e le accarezzò il naso con la punta del suo.
Alexis si ritrasse
appena, per quanto le fosse possibile muoversi in quella stretta che la
premeva
contro il suo petto ampio e accogliente. Gli posò le mani
sulle spalle,
spingendolo appena e costringendolo a riaprire gli occhi,
l’espressione sempre
più contrariata.
-No,
Malfoy: chi tace, sta semplicemente in silenzio.-
Rimbeccò,
alzando un sopracciglio e sollevando il mento, con aria di
superiorità. Draco
la fissò impassibile per qualche secondo, il grigio torbido
dei suoi occhi
privo d’espressione.
Il
sogghigno improvviso delle sue
labbra che non prometteva nulla di buono.
-Questa
la paghi, ragazzina.- minacciò con un soffio, sfiorandole
appena le labbra – Te
la faccio passare io la voglia di essere tanto irriverente.-
La
scintilla che gli attraversò lo
sguardo, come un lampo generato da nuvole cariche di pioggia, le
colpì il
cuore, facendola fremere.
Fulmineo,
Draco scattò in avanti, sciogliendo la presa attorno alla
sua vita. Le sue dita
eleganti scesero a circondarle i polsi, mentre la spingeva contro il
materasso,
facendola sdraiare. Le si mise cavalcioni, imprigionandole i fianchi
tra le
gambe e bloccandole le braccia sopra la testa. I capelli biondissimi
scesero a
coprire appena lo sguardo che la osservava annebbiato.
La
tempesta che si placava dolcemente
in quel mare verde, ora decisamente agitato.
Le labbra, dolce velluto, che
scendevano a sfiorarle le guance calde, prima di rapirle la bocca in un
bacio.
Quel bacio delicato presto dimenticato
tra le spire violente di quella passione con la quale si era introdotto
tra le
sue labbra e le aveva cercato la lingua, in un intreccio impetuoso, che
le
aveva tolto il fiato.
Quando
aveva fatto leva sulle braccia – ignorando il dolore della
ferita – per non
pesarle addosso, senza tuttavia lasciar andare i suoi polsi, lei aveva
il
respiro corto, le guance accesse e gli occhi limpidi che cercavano,
insistentemente, i suoi.
Come
se non ne fosse mai sazia davvero.
Draco
si piegò di nuovo in avanti e Alexis, istintivamente,
socchiuse di nuovo gli
occhi e alzò il viso, per raggiungere nuovamente le sue
labbra; ma lui non la
baciò, rimase fermo a fissarla e quando lei aprì
di nuovo gli occhi, la nota
disorientata e delusa che li colorava, gli fece sorridere il cuore,
anche se le
sue labbra rimasero perfettamente immobili.
La
guardò per qualche altro secondo, in silenzio.
-Io
sono un Malfoy: devi portarmi rispetto.-
Esordì
con un caldo sussurro, che sembrava provenire direttamente dal suo
petto.
Alexis lo osservò, cercando di riprendere coscienza di
sé.
Lo
sguardo torbido di desiderio non
colmato ci mise qualche secondo di troppo a tornare ardente di
orgoglio.
Decisamente Grifondoro.
Prese
un grande respiro e alzò un sopracciglio, fiera.
-E
io sono una Black: come la mettiamo?-
Ribattè
con alterigia, ostentando un coraggio che era tutta apparenza.
E
Lui lo aveva capito benissimo, perché
la nota affettuosa del suo sguardo era eloquente più di
mille parole non dette.
La sua piccola Black…
Draco
sorrise e questa volta non c’era alcuna traccia minacciosa
sulle sue labbra. Si
chinò su di lei ma, ancora una volta, non la
baciò. Si limitò a guardarla
dritta negli occhi, sfiorandole il naso.
-L’ultima
volta che una Black ha sfidato un Malfoy, sono nato io.-
La
avvisò risoluto, facendole spalancare appena gli occhi,
sorpresa.
Approfittò
di quel momento per rapirle di nuovo le labbra, infilandole la lingua
in bocca,
che andò immediatamente a danzare con quella di lei.
Una
piccola battaglia amorosa anche tra
loro; un prevalere di una sull’altra, con chiaro monito del
vincitore.
E
mentre la sua mente veniva di nuovo intorbidita e ubriacata da lui, dal
suo
profumo, dal suo calore, dalla sua passione, una parte remota del suo
cervello
si trovava a formulare un pensiero scomodo, che venne immediatamente
dimenticato.
L’ultima
volta che un Potter ha sfidato
un Malfoy, i due si sono giurati odio eterno.
Quando
si allontanarono di nuovo, fu lei a parlare.
-Scemo.-
Lo
rimproverò con un sussurro, riprendendo fiato.
E
lui, inaspettatamente, scoppiò a
ridere.
Alexis
rimase ad osservarlo affascinata, trovandosi a riflettere sul fatto
che, forse,
non lo aveva mai visto così sereno come in quel momento.
La
morbida piega delle labbra sensuali,
che lasciavano scoprire la dentatura bianca e regolare; gli occhi
socchiusi che
scintillavano di un’espressione pura, che non ricordava di
avergli mai scorto
in viso; il petto che singhiozzava appena; la musicalità
soffice della sua
risata, che la cullava come brezza primaverile.
La voglia improvvisa di baciarlo e di
sentirlo Suo.
Lenta,
lasciò scivolare i polsi dalla sua presa ormai inesistente;
si alzò appena, per
colmare la distanza che li separava con un bacio che non poteva
più aspettare;
gli allacciò le braccia al collo in un impeto che non si
riconosceva, ma che
non riusciva più a domare.
Sorpreso,
Draco si lasciò guidare da quella passione che lo aveva
decisamente colto alla
sprovvista. Poi, corse a circondarle le spalle con un braccio, mentre
le
prendeva la nuca con una mano, infilandole le mani tra i capelli e
piegandola
appena verso il basso, per avere la possibilità di
approfondire ancora di più
il contatto sfrenato delle loro lingue.
La
spinse di nuovo contro il materasso e le sue labbra si spostarono ad
accarezzarle il viso, il mento e poi, ancora, le rapirono la bocca.
Alexis alzò
le mani per intrecciarne una ai suoi capelli; l’altra
andò ad artigliargli una
spalla, mentre lui scendeva a morderle appena il collo, scostandole il
collo
alto del maglione.
Labbra
fredde ed esperte che lambivano
una pelle giovane e morbidissima.
Un sospiro che colmava il silenzio.
Qualcosa che si spezzava nel petto di
Lui.
Qualcosa che cresceva nel petto di Lei.
Ansia.
Aspettativa.
Trepidazione.
Paura.
Mille baci ancora.
Le mani di Lei che scendevano a
sfiorare i musoli delineati sotto la maglia del pigiama.
Le dita di Lui che correvano a
sollevarle appena il maglione, per poter sfiorare la pancia calda.
Lei che tremava sotto il suo tocco.
Draco
si allontanò appena. Alexis aveva smesso di sfiorarlo e ora
lo tratteneva
semplicemente per le spalle, il corpo scosso da continui brividi
delicati. La
guardò in viso, dove le guance arrossate spiccavano,
rendendola bellissima; i
capelli neri si sparpagliavano sul letto, disordinati; ma i suoi occhi,
ciò che
a Draco piaceva di più, erano chiusi; terribilmente stretti,
tremavano appena.
Draco
sospirò appena, intenerito, e sorrise. Le sue dita corsero
ad accarezzarle una
guancia.
-Alexandra,
guardami.-
Ordinò
con dolcezza. Lei aprì lo sguardo, disorientata. Il ragazzo
si limitò a
sorriderle ancora, prima di scendere a baciarle di nuovo le labbra
gonfie,
piano questa volta.
-Ti
amo.-
Mormorò
sulla sua bocca e il respiro tremante d’emozione che le
uscì dalle labbra fu la
risposta più eloquente che potesse aspettarsi. Poi, di
nuovo, Alexis lo baciò.
E
rimasero semplicemente così, a
coccolarsi e a crogiolarsi del loro amore. E, ancora una volta, Draco
fu
soddisfatto di se stesso.
Amore 2 – Brama 0.
Erano
entrambi sdraiati sotto il piumone. Alexis si era accoccolata accanto a
lui,
poggiandogli il viso sul petto caldo, vicino alla mano che Draco teneva
lievemente stretta tra le sue dita. Il suo braccio le circondava la
vita, in
una posizione che conservava, sempre, qualcosa di estremamente
protettivo; era
come se, comunque, cercasse di difenderla da tutti i pericoli del
mondo. Ed era
così che si sentiva lei, tra le sue braccia.
La
calma e il silenzio li avvolgevano
piacevoli, cullandoli dolcemente tra le spire benevole della notte, che
avrebbero, inevitabilmente, passato insieme.
-Alexandra?-
La
ragazza, che con gli occhi chiusi si stava godendo il tepore del suo
petto e
che si accingeva ad entrare nel mondo dei sogni, si limitò a
mugolare come
risposta.
-Tu
non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le
domandò, il tono di voce lontano e incolore, che conservava
una nota remota di
incertezza.
Alexis
non era sicura fosse solo per il
fatto che lei era in procinto di addormentarsi.
L’ansia la colse comunque, stringendole
il cuore con una morsa che le scaldò il petto, dolorosa.
Non
aprì gli occhi, nonostante ora si sentisse completamente
sveglia.
-Io
ti amo, Draco.-
Si
limitò a mormorare, sperando che gli bastasse come risposta.
E
gli bastò.
Le
accarezzò il braccio con la punta delle dita, prima di
sfiorarle la fronte con
un bacio delicato, che la accompagnò nel sonno.
-Buonanotte,
amore mio.-
Le
sembrò che le avesse detto, ma forse era stata solo
l’illusione dei suoi sogni.
Solo a notte fonda
Draco Malfoy si
sarebbe svegliato, scosso da un incubo e, per un solo istante prima di
riaddormentarsi, gli sarebbe baluginato in mente che Lei non aveva
risposto
alla domanda.
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Capitolo 30 *** Il Club dei Duellanti ***
Ed
eccovi il nuovo capitolo!
Spero
sinceramente vi piaccia, io mi sono divertita molto a scriverlo :3
Mi
auguro anche che, queste scene di intreccio con la storia vera, non
risultino
noiose, ma che anzi, con un quel particolare in più qual
è Alexis, siano di
vostro gradimento!
Annuncio
già da ora che il prossimo capitolo arriverà con
qualche giorno di ritardo, perché
questa settimana parto, quindi non so quanto potrò scrivere
e, comunque, non
avrò internet per postare! Ma vi prometto che appena torno,
cercherò di postare
^_^
Purtroppo
sono molto di corsa, quindi vi lascio direttamente alla lettura!
Fatemi sapere che
ne pensate, mi
raccomando!
Prima
di lasciarvi, ringrazio tutti ufficialmente per seguirmi!
Grazie per le 198
recensioni
Grazie per gli 87 preferiti
Grazie per i 10 ricordati
Grazie per i 67 seguiti
E grazie a te, che sei arrivato a leggere
questa storia fino a qui e continui a seguirmi!
~Un
Particolare In
Più~
Capitolo XXX
Il club dei duellanti
La
notizia che Colin Canon, primo anno, Grifondoro, era stato pietrificato
durante
la notte, aveva fatto il giro di Hogwarts e il lunedì
mattina, a colazione,
tutta la Sala Grande già ne parlava.
Al
tavolo di Corvonero, Coolen Careye e il resto delle Untouchable
Ravens parlavano in modo piuttosto concitato, non tanto
preccupate per quanto successo o per la loro sorte – in
fondo, erano delle
purosangue, non correvano alcun rischio – quanto
più incentrate nello stilare
una bozza per il nuovo articolo di Vanity
Witch. Già vedevano il titolo sanguinare a lettere
cubitali sulla testata:
‘Camera dei Segreti:
verità o strascico
di un brutto scherzo?’
Avevano,
inoltre, già progettato lo spazio pubblicitario per i loro
nuovi prodotti:
amuleti, ciondoli, bracciali e quant’altro, incantati con
magie che avrebbero
protetto i loro proprietari. Dal momento che la loro creazione era
stata
ultimata da poco e che, quella, era una notizia segretissima, ovviamente tutti ne erano già a
conoscenza.
Seamus
Finnigan aveva già comprato un talismano enorme, che ora
teneva legato alla cintura
e che tintinnava fastidiosamente ogni volta che faceva il minimo
movimento.
Penelope
Light si era munita di un anello dalla pietra rossa, che le era costato
ben
cinque Galeoni.
Hannah
Abbott indossava una collana un po’ pacchiana, ma che la
faceva sentire al
sicuro, mentre passeggiava per i corridoi del castello.
Millicent
Bulstrode era andata a comprare un piccolissimo orecchino nero, che ora
portava
all’elice dell’orecchio sinistro, e che passava
inosservato agli occhi di tutti
i Serpeverde, purosangue, suoi compagni di casa.
Al
tavolo dei Grifondoro, Harry Potter fissava assonnato una scodella di
porridge,
ascoltando disinteressato il discorso di Ron ed Hermione. La ragazza,
china su
un grosso tomo già di prima mattina, stava adesso scuotendo
la testa, lasciando
che i riccioli caotici le si riversassero sulle spalle.
-Io
non ci credo a queste cose, Ron!- obiettò indignata, facendo
schioccare la
lingua sul palato; non aveva neanche alzato lo sguardo, che rimaneva
concentrato sul libro di Storia della Magia – Se qualcosa
dovesse cercare di
attaccarmi, non sarà di certo uno stupido amuleto a
proteggermi, ma solo
l’intelletto e la capacità di esercitare
incantesimi!-
Concluse
sicura, annuendo per dare enfasi alle sue parole.
-Ma
Hermione! Potrebbe essere una sicurezza in più!-
ribadì Ron, ingerendo
l’ennesima porzione di uova e pancetta –
E’ per il tuo bene! Se non funziona,
pazienza, ma se dovesse funzionare ti terrà fuori dai guai!-
Hermione
alzò lo sguardo dal libro per rivolgergli
un’occhiataccia scettica.
-Per
tenermi fuori dai guai, dovrei semplicemente stare lontana da voi!-
Decretò,
tornando poi a ripassare l’emancipazione delle streghe del
1940. Ron balbettò
qualcosa e le sue orecchie assunsero una particolare sfumatura, che
andava dal
rosso al violetto. Si voltò a guardare Harry in cerca di
aiuto, esasperato, e
quello sorrise appena, mesto, stringendosi nelle spalle.
-Beh,
non puoi darle tutti i torti.-
Concordò
e Ron sbuffò rumorosamente, tornando ad afferrare un pezzo
di pancetta e ad
infilarsela in bocca, contrariato.
Quando
Neville Paciock si avvicinò al trio, persino Ron smise di
mangiare. Una scia
maleodorante invadeva l’aria come una patina
irresistibilmente nauseabonda,
contaminando il buon profumo di dolci e zucchero che aleggiava invece
lungo il
tavolo. Il ragazzo, rosso in viso, portava un grosso talismano viola
appeso al
collo, un corno legato alla cintola dei pantaloni e teneva tra le mani
grassocce un’enorme cipolla verde.
Lavanda
Brown e Calì Patil esalarono un verso schifato e si
allontanaro dal tavolo dei
Grifoni a tutta velocità.
-Ciao
ragazzi!-
Li
salutò Neville, ignorando le due compagne di casa che erano
corse via alla
velocità della luce, come se avessero visto un Dissennatore nudo.
-Ehm…ciao
Neville.-
Hermione
sorrise, a disagio, buttandosi poi a capofitto nella lettura; il naso,
incollato alle pagine del libro, cercava di cancellare ogni traccia di
cattivo
odore inalando il profumo delle pergamene antiche che a lei tanto
piaceva.
Harry accennò ad un semplice cenno con la mano, mentre
prendeva un piccolo
cupcake al cioccolato e cominciava ad annusarlo con interesse. Ron, del
tutto
privo di tatto, si era invece tappato le narici.
-Per
le mutande di Merlino: ti sei immerso in un bagno agli aromi di
puzzalinfa,
questa mattina, Neville?-
Esclamò
disgustato, meritandosi un’occhiataccia di Harry. Hermione
sferrò un calcio
sotto il tavolo, diretto alla gamba di Ron.
-Ahia!-
Si
lamentò Harry e la ragazza lo guardò dispiaciuta,
mimando delle scuse con la
bocca.
Neville,
invece di sentirsi in imbarazzo, sorrise allegro.
-Oh
no, Ron: ho semplicemente comprato questa!- e mise la grossa cipolla
verde sul
tavolo.
Una
folata di odore decisamente raccapricciante investì
l’aria, facendo rizzare i
peli sulle braccia di metà Sala Grande.
-Ehm…precisamente,
che cos’è quella cosa, Neville?-
Domandò
Harry, i cui occhi, dietro le lenti rotonde, avevano cominciato a
lacrimare
pericolosamente. Neville ridacchiò tutto soddisfatto.
-E’
una cipolla magica! Il suo cattivo odore tiene lontano il malocchio ed
ogni
sorta di mostro! E’ una protezione contro quella cosa che ha
attaccato Colin.-
Annuì
convinto e lo sguardo scuro di Ron parve accendersi. Si
voltò verso Hermione,
che osservava l’ortaggio in un misto di nausea e
disapprovazione.
-Ehi
Herm: perché non ne prendi una anche tu? Poi puzzerai un
po’, ma almeno sarai
al sicuro!-
Ribadì.
Questa
volta il calcio lo colpì in
pieno stinco.
-E
poi, c’è chi osa contraddire
l’affermazione che Grifondoro è spazzatura.-
La
voce strascicata di Draco Malfoy costrinse il quartetto a voltare lo
sguardo
verso la sua figura. Passò di fianco a loro, algido ed
elegante, senza degnarli
di ulteriori attenzioni che non fosse quella piccola e acida
provocazione. Il
naso era arricciato in una smorfia disgustata e un ghigno pigro gli
incurvava
le belle labbra. Dietro di lui, Blaise Zabini aveva tirato fuori dalla
giacca
una fialetta e ora era tutto concentrato a passarsi
quell’essenza sotto le
narici.
-Oh,
ma vattene al Diavolo, Malfoy!-
Fu
la risposta di Ron, i cui occhi, ora, scintillavano di rabbia. Draco si
voltò a
considerarlo con un’occhiata veloce.
-Con
piacere: almeno non sarò più costretto a vedere
il vostro brutto muso e a
sentire la vostra puzza.- disse laconico, dirigendosi con passo lento
verso il
suo tavolo.
-Per
tutti gli elfi domestici: siete un affronto per l’olfatto e
per la vista!-
Aggiunse
Blaise Zabini, indignato, mentre continuava a sventolarsi gli odori
sotto al
naso.
-Detto
da uno come te, Zabini, è un gran complimento.-
Si
limitò a frecciare calma Hermione, lanciandogli solo una
breve occhiata.
-Almeno
io so riconoscere la differenza tra un paio di mutandine da ragazza e
un paio
di mutandoni da nonna, Mezzosangue.-
Ribattè
tranquillo e Ron avvampò indignato al posto della ragazza.
-Come
osi, razza di brutto…!-
Intervenne,
scattando in piedi e portando la bacchetta alla mano. Harry si
alzò a sua volta,
per trattenerlo: non gli pareva il caso di scatenare una rissa davanti
a tutta
la scuola.
-Weasley,
cambia repertorio.-
Lo
schernì Blaise, considerandolo solo un gesto della mano che
sembrava tanto
quello di scacciare degli insetti molesti.
Ma,
in fondo, per Blaise Zabini, loro erano
degli insetti molesti.
Hermione,
rimasta in silenzio per qualche minuto ad assorbire il colpo di
quell’ennesima
frecciata al suo essere nata-babbana, si voltò verso il
Serpeverde, con un
sorriso gentile e inaspettato.
-Io,
almeno, Zabini, sono in grado di contare senza l’ausilio
delle dita.-
Blaise
sogghignò.
-Se
dovessi usare tutti i punti neri che hai sul viso, Granger, credo che
imparerei
a contare fino ad un numero estremamente grande.-
Considerò
con voce annoiata. Hermione si limitò a sbuffare e ad alzare
gli occhi al
cielo.
-Se
hai finito di offendere, Zabini, avrei cose decisamente migliori da
fare che
stare a sentire te.-
Draco,
che si era fermato ad osservare il piccolo battibecco, sogghignava
divertito.
-Granger,
Blaise non ha bisogno di offenderti ancora: per quello ci ha
già pensato Madre
Natura, facendoti nascere Mezzosangue.-
Asserì
con tono strascicato, arricciando il naso con una smorfia disgustata,
che non
era propriamente solo a causa della cipolla di Neville.
Gli
occhi blu di Ron si accessero di rabbia, mentre scavalcava il tavolo e,
come
una furia, estraeva la bacchetta e la puntava al petto di Malfoy.
-Ripetilo,
se hai il coraggio, brutto figlio di un Mangiamorte!-
Sibilò
rabbioso. Draco lo osservò impassibile, limitandosi a
sollevare un
sopracciglio, con aria di sufficienza.
-Abbassa
la bacchetta, Weasley.-
Lo
avvertì Blaise, che aveva estratto l’arma a sua
volta e ora la puntava alla
tempia del rosso.
Alexis
Lily Potter, che era appena entrata in Sala Grande, aveva osservato la
scena
con un’occhiata raggelata: ma che diavolo stavano combinando,
ora?
Corse
incontro al gruppo, preoccupata.
-Che
sta succedendo qui?-
Si
informò, esaminando la situazione e facendo scorrere lo
sguardo da Draco ad
Harry; da Ron a Blaise; e infine su Hermione, che la
considerò con un’occhiata
veloce.
Nell’aria
aleggiava una tensione simile
a quella di una corda di violino che, se tirata giusto un millimetro di
più,
sarebbe saltata inevitabilmente, arricciandosi su se stessa.
Nessuno
le badò.
Harry,
che aveva scavalcato il tavolo a sua volta, si era posto accanto a Ron
e gli
aveva poggiato una mano sulla spalla.
Malfoy
si limitò a sogghignare, lo sguardo d’argento
acceso da una scintilla sinistra.
-Quale
parte non ti è chiara, Weasel? Quella in cui affermo che la
tua preziosa
mezzosangue è solo uno scherzo della natura?-
-Draco!-
Lo
riprese Alexis, scandalizzata.
Ron
avvampò di rabbia e, dimenticata la magia, si
gettò addosso a Malfoy, pronto a
colpirlo in pieno viso con un pugno furioso.
I
due fratelli Potter intervennero contemporaneamente, parandosi in mezzo
ai due
per separarli, prima che la situazione degenerasse più del
dovuto.
-Adesso
basta, Ron. Ignora questo idiota, lo sai che farebbe di tutto pur di
riempire
un po’ la sua misera vita.-
Disse
Harry serio, posando entrambe le mani sulle spalle di Ron. Hermione,
che aveva
osservato il ragazzo segretamente colpita da tanto ardore nel
difenderla, gli
sfiorò il braccio con una mano, in una carezza gentile e
riconoscente.
-Harry
ha ragione, Ron. Lascia perdere.-
Nel
frattempo, Alexis aveva preso Draco per entrambi i polsi e lo aveva
guardato
con aria determinata.
-Basta
così, Draco.-
Lo
rimproverò e quando lo sguardo argenteo scese ad incontrare
quello smeraldo
autoritario, quasi gli prese un colpo. Allargò appena le
narici, mentre le
agguantava una mano e la trascinava via, senza degnare il trio di
ulteriori
attenzioni.
-Black:
devi smetterla di frequentare Potter, dico sul serio.- la
minacciò, mentre si
sedeva al tavolo dei Serpeverde; poi le lanciò
un’occhiata capziosamente
inorridita – Stai assumendo le sue
stesse
espressioni.-
Stavano
lasciando la Sala Grande, quando Alexis si fermò ad
osservare il tavolo di
Corvonero, dove le Untouchable Ravens stavano ora esibendo la loro
collezione
di oggetti protettivi ad un gruppo di primine. Charlie Liplose
alzò i suoi
occhi di giada sulla ragazza e le sorrise, facendole cenno di
avvicinarsi; i
suoi capelli cortissimi sfoggiavano un rosa acceso, catturando ogni
luce
presente nella sala. Alexis si voltò ad osservare Draco che,
poco più in là,
stava discutendo con Flitt, probabilmente in merito alla prossima
partita di
Quidditch. Lo lasciò ai suoi affari per dirigersi verso il
tavolo delle ragazze
più in voga della scuola.
-Ehi,
Black! Che onore vederti al nostro tavolo.-
La
appellò Coleen, con un sorriso fugace, prima di tornare a
spiegare ad una
ragazzina di tassorosso come funzionasse il cerchietto di raso che le
stava
mostrando. Alexis rispose al saluto con un cenno del capo e si
accomodò accanto
a Charlie, che le stava insistentemente indicando un posto.
-Ciao,
Charlie.-
La
ragazza sorrise e le fece un occhiolino, prima di passare a sfiorarle i
boccoli, con una carezza gentile della mano.
-Stai
ancora usando il nostro shampoo alle more, vero?-
Domandò
entusiasta, avvicinandosi per annusarle i capelli. Alexis
annuì.
-Sì,
devo ammettere che è ottimo. Nessun prodotto era mai
riuscito a districare così
bene i miei capelli! Come avete fatto?-
-Eheh…Trucchi
del mestiere, Black!-
Ribattè,
facendole un altro occhiolino. Alexis sorrise, divertita.
-Allora,
in cosa posso esserti utile?-
Le
domandò, allargando un braccio per mostrarle vari amuleti e
accessori disposti su
di un panno nero aperto sul tavolo.
-Che
cosa hai?-
Si
limitò a rispondere, vagliando gli oggetti con
un’occhiata pensierosa.
-Oh,
molte cose: ma non credo che a te servano questi talismani, Black.-
Alexis
corrugò le sopracciglia, voltandosi a guardarla. Charlie
sorrise e si passò una
mano tra i corti capelli rosa.
-Sono
oggetti per aiutare i nati-babbani in caso di attacco da parte di
qualsiasi
cosa si stia muovendo nella scuola.- spiegò, prendendo un
ciondolo e
rigirandoselo tra le dita abili –Tu sei una purosangue,
forse una di quelle che hanno il sangue più pulito
in tutta la scuola, insieme a Malfoy. Le vostre famiglia si
sono
addirittura unite per preservarne l’illibatezza!- aggiunse,
lanciandole
un’occhiata eloquente e strana, che la costrinse a
distogliere lo sguardo.
–Dunque,
non ne hai assolutamente bisogno, giusto?- concluse, tornando a
sorridere accomodante.
Alexis
storse appena le labbra, fissando un braccialetto d’argento
davanti a lei.
Era
bello: un piccolo serpente fiero che si snodava tra un rovo di rose.
Si
ritrovò inevitabilmente a pensare
che lei non era propriamente così al sicuro,
perché non era propriamente così
pura. Lei non era una Black, ma una Potter. E, a differenza del suo
presunto
padre, Orion Black, il suo vero padre, James Potter, non aveva sposato
una
purosangue, ma una…nata-babbana; la più bella e
la più brillante nata-babbana
dei suoi tempi, Lily Evans, ma pur sempre, come dicevano in molti, una
Sanguesporco…Lei, dunque, Alexis Lily Potter, era
decisamente una Mezzosangue,
esattamente come suo fratello. E se…
La
mano di Charlie le sfiorò un braccio, delicata,
costringendola a tornare alla
realtà. Alexis alzò lo sguardo su di lei e quella
le accarezzò il dorso della
mano destra che lei non si era nemmeno resa conto di stare stringendo
con tanta
violenza da farne sbiancare le nocche.
-C’è
qualcosa che ti preoccupa, Alexandra Black?-
Le
domandò, con tono improvvisamente dolce e sensuale,
avvicinandosi appena e
osservandola con sguardo languido. Alexis corrugò entrambe
le sopracciglia,
chiedendosi mentalmente cos’era quella confidenza improvvisa.
Lei e Charlie
Liplose, come il resto delle Untouchable Ravens, non avevano poi questo
grande
rapporto; dopo l’uscita dell’articolo su lei e
Draco su Vanity Witch avevano
scambiato qualche chiacchiera nei corridoi del
castello e lei, ogni tanto, si intratteneva con loro per comprare
qualche
prodotto a Diamond, ma nulla di più. Perché ora
quella avvenente ragazza la
guardava con sguardo famelico e malizioso?
-Sai,
se hai qualche problema, posso aiutarti a risolverlo…-
Mormorò
con tono concupiscente, scendendo ad osservarle le labbra e sorridendo.
Alexis
spalancò gli occhi, a disagio, e cercò di
allontanare il viso da quello di
Charlie, che si era fatta decisamente troppo vicina.
Ma
che intenzioni aveva quella?
-Charlie:
smettila di provarci con Alexandra. Lei è etero ed è mia.-
La
voce annoiata e allo stesso tempo divertita di Draco Malfoy intervenne
a
salvare la piccola Potter, che sospirò sollevata quando la
ragazza le lasciò
andare la mano e si allontanò, imbrociando le labbra lucide.
-Peccato.-
La
sentì mormorare, mentre le scoccava un’occhiata
più che eloquente. Alexis
deglutì e si affrettò ad alzarsi dalla panca,
frastornata.
-Ehm…E’
stato un piacere parlare con te, Charlie.-
La
salutò, il tono di voce improvvisamente acuto; si
affiancò a Draco, leggermente
rossa per l’imbarazzo.
-Il
piacere è stato tutto mio, dolcezza.-
Rispose
quella, soffiandole un bacio con la mano. Draco alzò gli
occhi al cielo e cinse
la vita di Alexis con un braccio, prima di portarla via.
-Black,
prima o poi ti metterò un marchio di appartenenza.-
sentenziò con aria a metà
tra il minaccioso e l’ironico, mentre uscivano dalla Sala
Grande –Ora anche le
ragazze cercano di portarti via da me.-
Alexis
ridacchiò, ancora a disagio per quello che era appena
successo, e si voltò a
guardarlo.
-Non
sapevo che Charlie fosse, insomma…-
Si
portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in
difficoltà. Draco abbassò lo
sguardo su di lei, un’espressione malandrina a colorargli le
labbra.
-Gay?-
Le
suggerì, con un’occhiata divertita. Lei
annuì e lui ridacchiò appena.
-Sì,
beh…Diciamo che segue molto le tendenze.-
Si
limitò a rispondere, sfiorandole il viso con una carezza. La
mano di Alexis
corse a fermare quella del ragazzo, per tenerla premuta contro la sua
guancia.
-Nessuno
può portarmi via da te, comunque: io sono tua, ricordi?-
Disse
semplicemente, piegando il viso su di un lato.
La
memoria di entrambi corse veloce a
quella notte lontana, in infermeria.
“Non
mi sono
mai sentito così...Non ho mai provato quello che provo per
te con nessun’altra
ragazza…Non so cosa significhi ciò con precisione
né cosa mi stia accadendo…Ma
c’è una cosa di cui sono certo ed è che
ti voglio. Alexandra io ti voglio.
Voglio che tu sia mia e di nessun altro.”
“Draco,
ascolta… mi hai chiesto di
essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo che io sono
già tua e di
nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò per
sempre. Quello che provo per te
non lo provo per nessun’altra persona al mondo. E’
qualcosa di indescrivibile
che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista quando siamo
lontani e
mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra. Questo
perché l’unica persona con
cui vorrei stare e di cui vorrei essere, sei tu.”
“C’è
solo
un’ultima cosa che ti chiedo di fare,
Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi che mi
desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.”
“Draco
Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti
desidero come non ho mai desiderato nessun altro. E voglio essere tua e
tua
soltanto…Per cui non lasciarmi andare…Non
abbandonarmi più…”
“Sei
mia
Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti
cederò mai a nessuno…”
Draco
sorrise e il suo sguardo si rilassò nel momento in cui lei
gli sfiorò il palmo
con le labbra.
-Finalmente
lo hai capito, piccola Black.-
Mormorò
assorto.
Il
grigio dei suoi occhi sembrava un
torbido cielo annunciatore di dolce neve.
Alzò
l’altra mano per sfiorarle il viso con le nocche, prima di
scendere a sfiorarle
le labbra con un bacio delicato. Alexis sorrise e gli
circondò la vita con le braccia,
lasciando affondare una guancia sul petto caldo coperto dal maglione
morbido
della divisa invernale.
Il
profumo di pioggia, fresco e
inebriante, la avvolse, proprio come le braccia snelle che le
circondarono
tenere le spalle.
-Come
mai eri al tavolo dei Corvonero, comunque?-
Si
informò Draco. Lei si strinse appena nelle spalle.
-Ero
curiosa di vedere cosa stavano vendendo. Ti sembrerà una
sciocchezza, ma non mi
dispiacerebbe avere uno di quegli amuleti come protezione.-
Il
ragazzo chinò il capo per osservarla con un cipiglio
interdetto; i capelli
biondi scesero appena a coprirgli lo sguardo.
-Ma
a te non serve quella robaccia. Sei una purosangue, non hai nulla da
temere.-
Disse,
corrugando la fronte. Lei si limitò a sospirare, abbassando
appena lo sguardo.
Non
sarebbe stato tutto molto più
semplice se lei avesse detto la verità fin
dall’inizio?
Quella che era sembrata una buona idea
per tenersi lontana dai guai e dallo stress, si stava rivelando piena
di
consequenze decisamente più sfibranti.
-Non
credo che le Untouchable Ravens sarebbero molto contente del sentirti
definire
le loro invenzioni robaccia.-
Rispose
infine, buttandola sul ridere. Draco si strinse nelle spalle, incurante.
Lo
sguardo d’argento scese ad osservare
il viso piccolo e dall’espressione lontana e pensierosa,
rivoltò con innaturale
interesse verso il pavimento.
Draco
non aggiunse nulla, ma si limitò a stringerla di
più contro di sè, come per
farle capire silenziosamente che non doveva temere nulla,comunque.
Lui
le sarebbe stato accanto, sempre.
L’avrebbe protetta, sempre.
Quando
scesero nell’ingresso principale di Hogwarts, sembrava che
tutti gli studenti
delle quattro case si fossero dati appuntamento in quel luogo: molti
parlavano
tra loro, concitati, ed altri cercavano di sbirciare oltre il cospicuo
muro di
compagni che si affacendavano di fronte alla bacheca degli studenti.
-Cos’è
tutta questa confusione?-
Draco
si voltò a guardare Alexis e si strinse nelle spalle, con
eleganza.
-Non
ne ho idea.-
Si
limitò a rispondere, mentre la stringeva un po’
contro di sè per evitare che
qualche mal capitato la travolgesse per sbaglio.
Infondo,
lei, era così piccola…
Draco
si guardò intorno, con aria circospetta, fin quando non vide
l’algida e
prestante figura di Blaise Zabini fare capolineo tra la folla,
emergendo anche
tra gli studenti più grandi, grazie al suo considerevole
metro e ottantre. Si
avvicinò ai due ragazzi e dopo aver sorriso gentile ad
Alexis, scoccò
un’occhiata accesa al ragazzo.
-Draco…l’hanno
ufficializzato.-
Si
limitò a comunicare. Alexis corrugò le
sopracciglia, piegando il viso su di un
lato.
Adesso,
anche lo sguardo argenteo aveva
preso a brillare di pura aspettativa.
-Cosa?-
Domandò
lei confusa e Draco chinò il capo per osservarla,
l’ombra di un sorriso a
colorargli le labbra. La cinse appena di più per la vita,
con impeto.
-Il
club dei duellanti.-
Quella
sera stessa, la Sala Grande era gremita di studenti. I quattro tavoli
dove le
diverse case sedevano durante i pasti erano spariti, lasciando vuota
gran parte
dell’enorme stanza. L’alta volta, su cui compariva
un cielo incantato, si
disegnava in diversi nuvoloni neri, che minacciavano
un’improbabile pioggia.
Qualche scarica elettrica attraversava la coltre scura, illuminando a
tratti
l’enorme palco dorato che era stato allestito ad un lato
della Sala e attorno
alla quale si raccoglievano tutti gli studenti, già armati
di bacchetta e un
po’ infantilmente agitati per quella prima lezione di
combattimento.
Il
primo turno, quelle delle otto, spettava al primo e al secondo anno,
quindi,
per la prima volta, Alexis si ritrovava a seguire una lezione al fianco
di
Draco Malfoy e Blaise Zabini, che la guidarono esattamente ai piedi del
palco,
aprendosi un varco tra la folla a suon di spallate e maniere
decisamente poco
gentili. Avrebbe voluto protestare per quella loro continua prepotenza,
ma
decise che era meglio tacere, se non voleva ricevere due occhiatacce
gratuite.
Anche
Harry, Ron ed Hermione erano in prima fila, dal lato opposto rispetto
al loro.
I
due sguardi di smeraldo si incontrarono
con irridente naturalità e i due fratelli si sorrisero,
mentre lei alzava una
mano in segno di saluto.
Draco
Malfoy, accanto a lei, sembrava non aver notato quel complice scambio
di
sguardi; solo Blaise Zabini aveva notato l’espressione
frustrata e rabbiosa che
aveva fatto scintillare quegli occhi di ghiaccio che, un secondo dopo,
erano
tornati ad assumere la loro solita sfumatura di noia e indifferenza.
C’erano
bisbigli concitati tutti intorno al misterioso palco; chi si chiedeva
in cosa
consisteva quel ‘Club dei duellanti’; chi non
vedeva l’ora di imparare qualche
incantesimo da combattimento; chi si domandava quale professore avrebbe
loro
insegnato a difendersi.
-Secondo
voi chi ha organizzato questa cosa?-
Stava
appunto domandando Diamond che, grazie a Nott – ancora,
miracolosamente, il suo
ragazzo ufficiale- era riuscita a raggiungere Alexis e gli altri. La
ragazza si
strinse nelle spalle, scuotendo appena la testa.
-Ho
sentito dire che, a suo tempo, Vitious fu un campione di questo Club.-
Rispose
Blaise e Draco annuì, ancora pensieroso.
Un
guizzo di nervo teso sulla guancia
bianca denotava che, ancora, Harry Potter stava lanciando fugaci
occhiate in
loro direzione.
-Esisteva
già in passato, il Club dei Duellanti?-
Si
informò Alexis e Blaise mosse il capo in un cenno
d’assenso.
-Sì,
ma da quel che ho sentito dire, lo cancellarono qualche anno dopo la
sua
fondazione, perché era diventato motivo di bische
clandestine e duelli che spesso
sfociavano in piccole risse tra gli studenti.-
Alexis
lo osservò interessata, ma non fece in tempo ad aggiungere
altro perché, in
quel momento, una voce profonda e vanagloriosa interruppe ogni altro
sussurrare
nella Sala.
-Avvicinatevi!
Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti?-
Gilderoy
Allock, in un completo color prugna, che fece gemere il buon gusto di
Blaise
Zabini, camminava sul palco improvvisato con aria soddisfatta e
altezzosa, come
se stesse facendo una di quelle sfilate babbane per la nuova collezione
invernale di…ridicolezza. I capelli color miele scendevano
ad incorniciargli il
viso e il sorriso – vincitore di cinque edizioni per il
sorriso più seducente
del Settimanale delle Streghe – che rivolse agli studenti
fece levare un coro
di sospiri da parte della popolazione femminile.
Draco
Malfoy si ritrovò a pensare che, nonostante fosse
suscettibile al fascino di
quell’idiota di Potter, almeno Alexandra Black non adorava
quel pallone
gonfiato.
Altrettanto
fortunato non poteva ritenersi Theodore Nott, dal momento che Diamond
Cherin
aveva più volte dichiarato che sarebbe volentieri passata
dalla camera da letto
del tanto famoso professore.
Blaise
Zabini, dal suo canto, non riusciva assolutamente a spiegarsi come quel
tipo
potesse avere tanto successo con le donne: non era nemmeno la
metà affascinante
di quanto non fosse lui!
Harry
Potter aveva sul viso l’espressione più atterrita
che Alexis Potter gli avesse
mai visto, cosa che la fece ridacchiare appena, divertita. Draco Malfoy
le
lanciò un’occhiata di sottecchi, ma non
commentò; a farlo per lui fu la mano
che si strinse appena attorno alla bacchetta.
-Molto
bene.- disse il professore, fermandosi in mezzo al palco. –
Il professor
Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei
Duellanti
perché possiate allenarvi, nel caso doveste difendervi, come
è capitato a me
innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me
pubblicati.-
E
ammiccò in modo civettuolo, facendo levare un altro coro di
sospiri.
Per
la prima volta, in vita loro, Harry
Potter e Draco Malfoy avevano lo stesso pensiero per la testa:
avrebbero
vomitato molto presto.
-Permettete
che vi presenti il mio assisente: il Professor Piton!-
Allock
si voltò ad indicare l’estremità del
palco dal quale stava salendo un serissimo
Severus Piton. Il volto pallido era l’unica macchia bianca
nella sua figura
interamente ammantata di nero. I suoi occhi dardeggiavano, oscillando
tra la
noia e il fastidio.
-Mi
dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e
molto sportivamente ha
accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di
iniziare. Niente
paura, ragazzi…quando avrò finito avrete ancora
il vostro insegnante di pozioni
tutto intero, non temete.-
Ridacchiò
in modo frivolo, del tutto indifferente all’occhiata gelida
che Piton gli aveva
appena lanciato.
-Bisogna
vedere se avremo ancora il professore di Difesa Contro le Arti Oscure,
dopo.-
Bisbigliò
Malfoy e Tiger e Goyle, appena dietro di loro, risero tonti. Blaise si
limitò
ad asserire, completamente d’accordo.
Allock
si slacciò il mantello scuro, con eleganza, e lo
lanciò in mezzo alla folla,
con un gesto molto teatrale –neanche fosse stato Lorcan d’Eath, cantante
rubacuori, in parte vampiro.
Calì
Patil e Susan Bones fecero quasi a botte per riuscire a prenderlo; alla
fine,
sotto gli occhi divertiti di tutta la sala, decisero semplicemente di
dividerlo, specialmente per nascondercisi sotto per la vergogna.
Allock
fu l’unico a lanciare loro un sorriso bonario e seducente,
prima di voltarsi
verso il professore di Pozioni, che lo fissava decisamente alterato.
Si
posero l’uno di fronte a l’altro e Allock
cominciò a spiegare la posizione
adatta per tenere le bacchette in un duello regolamentare. I due si
guardarono
negli occhi e si fecero un inchino: quello di Allock sembrava un
profondo e
maestoso sbilanciarsi di pomposità; Piton si
limitò a fare una specie di cenno
con il capo. Si diedero le spalle e si allontanarono, contando dieci
passi,
prima di voltarsi per fronteggiarsi.
-Al
tre, ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due
mirerà a uccidere,
naturalmente.-
Disse
Allock con un sorriso tutto fossette. Malfoy sbuffò.
-Peccato:
Piton farebbe un favore al mondo dello stile; nessuno l’ha
avvertito che il
viola è passato di moda?-
Commentò
sottovoce Blaise Zabini e Alexis si voltò a lanciargli
un’occhiata a metà tra
il divertito e l’esasperato; poi tornò a fissare
il palco. I due professori si
stavano ora puntando con le rispettiva bacchette.
-Uno…Due…Tre…-
-Expelliarmus!-
Al
grido di Piton e ad un suo elegante movimento di polso, un raggio di
luce
scarlatta partì dalla sua bacchetta e si scagliò,
con tutta la sua potenza,
addosso a Gilderoy Allock che, incapace di reagire o difendersi, venne
colpito
in pieno; volò giù dal palco e sbattè
contro la parete, finendo in una poco
decorosa posizione, che prevedeva ai suoi piedi di essere
all’altezza dei volti
dei giovani studenti.
Ci
fu un trattenere di sospiri femminili generale. Draco Malfoy, Blaise
Zabini,
Theodore Nott, Vincent Tiger, Gregory Goyle e Diamond Cherin dovettero
fare
decisamente un grandissimo sforzo per non sbottare in una fragorosa
risata nel
silenzio.
Dall’altro
lato del palco, Hermione Granger saltellava appena, agitata, dicendo
qualcosa
che Alexis non comprese. Dai sorrisi di Harry e Ron, però,
capì che loro non
erano poi tanto dispiaciuti o preoccupati per l’avvenimento.
Per quanto
riguardava lei, non sapeva cosa pensare: se
quello era il professore che avrebbe dovuto insegnargli a proteggersi
da un
possibile attacco, allora erano messi davvero bene.
Allock,
nel frattempo, si era rimesso in piedi e, con gambe tremanti, era
tornato sul
palco; i capelli sparati in aria erano solo un altro piccolo dettaglio
aggiuntivo della sua ridicolezza.
Prese
a fare uno sproloquio sulla banalità
dell’incantesimo lanciato, vantandosi di
azioni che, secondo molti dei presenti, esistevano solo in quella testa
color
miele. Alla fine, stufo, Piton decise che era ora di finirla con le
dimostrazioni e che si poteva iniziare con la lezione vera e propria e
con
l’imparare come bloccare un incantesimo ostile.
Gli
studenti vennero divisi a due a due e ad Alexis sembrò che
il professore di
Pozioni si divertisse un sacco a formare le coppie più
strane e divergenti.
Harry
Potter finì contro Draco Malfoy – ed Alexis si
ritrovò solo a sperare che non
si facessero eccesivamente male.
Ron
Weasley fu messo con Seamus Finnigan ed Hermione Granger con Millicent
Bulstrode, che la guardò in cagnesco.
Blaise
Zabini venne accoppiato con la piccola Ginny Weasley e Diamond Cherin
finì
contro Lavanda Brown.
Infine,
Alexis Lily Potter si trovò a condivedere il suo primo
duello con Lei.
Pansy
Parkinson.
Gli
studenti si disposero in due file, uno di fronte all’altro,
come aveva ordinato
il professor Allock.
-…e
inchinatevi!-
Stava
aggiungendo. Alexis, senza staccare lo sguardo da quello
dell’avversaria, chinò
appena il capo, e lo stesso fece la Parkinson.
I
suoi occhi scuri erano un pozzo senza
fondo, nel quale perdersi era una cosa pericolosa e decisamente
spaventosa. Un
lungo precipitare senza fine, di quelli nei quali puoi solo augurarti
di non
trovare mai davvero il fondo, altrimenti l’impatto con le
lame ghiacciate e
taglienti che lì si collocano puo’ toglierti ben
più di quanto tu sia disposto
veramente a perdere.
Le
belle labbra velenose si mossero in un sussurro ostile, che le fece
correre un
brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
-Finalmente
regoliamo i conti, Black.-
Alexis
deglutì appena, ma si sforzò di alzare il mento,
fiera come solo una Black
avrebbe potuto essere; gli occhi di smeraldo, racchiusi tra le fessure
irriverenti e contornati da quel pizzo elegante, brillarono di pura
indifferenza. Senza risponderle, le voltò le spalle e
compiuti i dieci passi si
girò a fronteggiarla.
-Bacchette
in posizione!-
Gridò
il professore e tutti gli studenti sollevarono il braccio.
Alexis
e Pansy Parkinson si misurarono con l’espressione di due
gatte pronte ad
attaccarsi.
-Al
mio tre, lanciate l’incantesimo di disarmo al vostro
avversario…soltanto per
disarmarlo, naturalmente…non vogliamo incidenti.
Uno…due…tre…-
Alexis,
che era concentrata sull’avversaria, sobbalzò
all’improvviso quando la voce
carica d’astio di Draco Malfoy aveva sovrastato quella del
professore,
lanciando un’incantesimo che aveva colpito Harry con una
forza inaudita,
spedendolo per terra. Si voltò per osservare la scena, gli
occhi spalancati di
preoccupazione.
Si
sarebbero ammazzati!
Non
fece neanche in tempo a formulare un altro pensiero, che un raggio di
luce
violetta la colpì in pieno petto, con la potenza di una
testata d’Ippogrifo. Le
mancò il respiro e prima che si rendesse conto del dolore,
era già finita
contro la parete alle sue spalle e si era accasciata al suolo. Tossendo
appena,
rialzò il viso da sotto le braccia per trovarsi Pansy
Parkison con la bacchetta
di nuovo puntata contro, gli occhi scuri accesi di soddisfazione e le
labbra
dispiegate in un ghigno di pure cattiveria.
-Pensa
per te, Black, ti conviene!-
L’avvertì,
prima di muovere il braccio e gridare un altro incantesimo, che
partì con
violenza dalla sua bacchetta e caddè nel punto esatto dove
Alexandra Black si
era trovata solo il secondo precedente, prima di scartare abilmente di
lato.
Finì contro le gambe di Neville Paciock che, inciampando su
di lei, cadde in
terra evitando l’incantesimo di disarmo di Justin
Finch-Fletchley.
Dopo
essersi scusata, si rimise in piedi e si voltò verso la sua
avversaria.
-Expelliarmus!-
Gridò,
ma il suo incantesimo andò a vuoto, perché la
Parkinson scartò abilmente su di
un lato.
-Densaugeo!-
Un
raggio marrone partì dalla bacchetta di Pansy, diretto
contro la bocca della
piccola Potter, che alzò il braccio disegnando un arco
davanti a sé.
-Protego!-
Il
fascio si infranse con violenza sulla debole barriera, costringendola
ad
indietreggiare.
Sia
ringraziato Sirius Black per averle
insegnato quell’incantesimo di difesa.
Dopo
essersi ripresa, ripuntò velocemente la bacchetta su Pansy.
-Expelliarmus!-
Urlò
decisa ma, accovacciandosi, la Parkinson evitò di nuovo
l’incanto, che si
infranse contro il muro alle sue spalle.
-Smettila
di scappare Black e affrontami!- sbraitò, i corti capelli
arruffati che
scendevano ad incorniciarle le guance accesse e lo sguardo ostile
–Exculcero!-
Un
altro raggio, questa volta di un rosso scurissimo, si diresse contro
Alexis
che, di nuovo, disegno un arco nell’aria.
-Protego!-
L’incantesimo
si infranse ancora contro la barriera, ma la sua violenza fu
più potente della
protezione inesperta e si creò uno spazio per penetrarla e
colpirla di
strascico ad una gamba. La pelle candida si arrossò
immediatamente, come fosse
entrata in contatto con un ferro rovente, pungendole dolorosa.
-Maledizione…-
imprecò, stringendo i denti – Levicorpus!-
Questa
volta fu il colpo di Alexis ad andare a segno e Pansy venne sollevata
per un
piede e messa a testa in giù, ma non si arrese: anche da
quella posizione puntò
la bacchetta contro l’avversaria.
-Dominusterra!-
Il
raggio color mattone colpì il terreno sotto Alexis che, come
scossa da un
terremoto improvviso, cadde con il sedere a terra.
-Finite
Incantatem!-
L’urlo
di Piton mise fine alla pazzia in cui si era riversata
l’intera Sala Grande.
La
terra sotto Alexis si fermò e Pansy Parkinson cadde di
botto. Nel caos in cui
era caduta l’intera sala, la Parkinson alzò di
nuovo la bacchetta, pronta ad
inferire un colpo.
-Diffin…-
-Expelliarmus.-
Potente
e concisa, nella confusione del momento, la voce di Blaise Zabini si
alzò
poderosa e un fascio di luce scarlatta colpì violento la
mano di Pansy, la cui
bacchetta schizzò in alto per finire nelle mani del ragazzo.
Un
mare di alterigia e superiorità
contro un pozzo d’odio e umiliazione.
-Direi
che basta così.-
La
rimproverò duro, lanciandogli un’occhiataccia. Poi
si voltò verso Alexis e le
porse una mano per sollevarla in piedi come fosse una piuma.
-Tutto
bene?-
Le
chiese apprensivo, mentre lanciava distrattamente la bacchetta di Pansy
verso
la proprietaria, che avanzò quasi strisciando
sul pavimento per riprendersela.
Alexis,
un dolore bruciante all’altezza del ginocchio,
annuì appena, con un sorriso. I
capelli arruffati le cadevano disordinati sul viso pallido e le guance
accesse apparivano
come sprazzi di calda tempera.
Si
guardò intorno, tornando improvvisamente alla
realtà e notanto che lei e la
Parkinson non erano le uniche ad aver inscenato un combattimento che
andasse
ben oltre il semplice disarmo.
C’era
una strana nebbiolina verde che appestava la zona, facendola tossire.
Neville
Paciock e Justin Finch-Fletchley erano abbandonati sul pavimento,
ansanti; il
viso del Grifondoro sembrava un pomodoro bagnato di sudore. Ron Weasley
era
vicino all’avversario e lo stava aiutando a rialzarsi.
Hermione Granger e
Millicent Bulstrode avevano abbandonato le loro bacchette sul pavimento
e la
Serpeverde stava strattonando l’avversaria con una salda
presa sui capelli
arruffati. Solo il provvidenziale intervento di Harry Potter, che aveva
lasciato Draco Malfoy a riprendersi dalle risate che lo avevano colto
con
l’ultimo incantesimo, riuscì a separare le due
ragazze.
-Oh
santo cielo!-
Alexis
Lily Potter si ritrovò a pensare che, per la prima volta,
Gilderoy Allock
avesse detto una cosa sensata.
Il
professore cominciò a girare tra gli studenti, esaminando i
vari danni dei
duelli appena conclusi. Alla fine sospirò, scuotendo la
testa, e i capelli
biondi gli incorniciarono la fronte.
-Penso
che sia meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi
ostili…Proviamo con
una coppia di volontari…Potter, Weasley, venite voi?-
I
ragazzi si apprestarono a salire sul palco, intorno al quale si erano
di nuovo
riuniti tutti gli studenti. Alexis, sospinta da una mano gentile di
Blaise, era
ora tra lui e Draco, che guardava il bambino sopravvissuto con rabbia,
il
guizzo di un nervo teso a tirargli la guancia bianca.
-Pessima
idea, professor Allock.- intervenne Piton, avanzando sul palco
–La bacchetta di
Weasley provoca danni con gli incantesimi più semplici:
spediremmo Potter in
infermeria in una tabacchiera.-
Sentenziò,
con l’aria di uno a cui l’idea non dispiaccia poi
molto. Alexis storse le
labbra in una smorfia contrariata, seguendo le mosse del professore con
un’occhiata infastidita
-Potrei
suggerire qualcuno dei miei? Malfoy, magari?-
Esordì
retoricamente, voltandosi verso il biondino e facendogli cenno di
salire.
Un
sorriso strano si dipinse sulle labbra di Draco che, con una scintilla
sinistra
e per niente rassicurante nello sguardo, scavalcò il palco.
Piccole
dita pallide cercarono di
afferargli la mano, per non si sa bene cosa fare, poi. Trattenerlo
forse;
implicare una mutua supplica; ma afferrarono solo un ciuffo
d’aria e ricaddero
inermi, prima di piegarsi su se stesse, come morbidi fuscelli, e
conficcare le
unghie nel palmo.
Istintivamente,
Alexis si avvicinò a Blaise, che la accolse con un braccio
attorno alle spalle.
Harry
Potter e Draco Malfoy si trovarono l’uno di fronte
all’altro, gli occhi fissi
che lanciavano saette e avvertimenti.
Argento,
della resistente e impenetrabile
fattura degli specchi, contro Smeraldo, liquido monito di una forza
della
pietra temprata.
-Bacchette
in posizione!-
Ordinò
Allock e i due, senza smettere di fissarsi, alzarono le
bacchette e fecero un lieve inchino.
-Paura,
Potter?-
La
voce di Draco Malfoy era una pura cascata di dolce ghiaccio, che
frecciava
nell’aria come una violenta brezza invernale. Il ghigno sulle
labbra illuminava
gli occhi di un bagliore quasi accecante.
Harry,
impassibile, si limitò a stringere appena lo sguardo; anche
i suoi occhi erano
accesi di un’emozione indecifrabile.
-Ti
piacerebbe.-
Ribattè
tranquillo. Si diedero le spalle e si allontanarono di dieci passi.
Uno.
La
tensione che le cadeva sulle spalle
come un mantello troppo pesante da sostenere.
Due.
Gli
occhi ansiosi che seguivano ogni
impercettibile movimento.
Tre.
I
battiti del suo cuore che frullava
frenetico nel petto.
Quattro.
Il
suono tanto forte da martellarle
nelle tempie e toglierle l’udito.
Cinque.
Un
tremito che le scuoteva le spalle,
costringendo Blaise a stringerla appena.
Sei.
Deglutire
faticosamente, per ingerire
il timore.
Sette.
La
paura improvvisa.
Otto.
L’ansia.
La preoccupazione.
Nove.
Pessima
idea permettere ad un Malfoy e
ad un Potter di sfidarsi a piede libero.
Dieci.
Si
sarebbero uccisi.
Al
via del professor Allock, cominciò la battaglia. Ogni
incantesimo che scaturiva
da entrambe le bacchette, ovviamente, non mirava a disarmare
l’avversario, ma a
fargli quanto più male possibile.
Non
riusciva a guardare senza impedire
al suo cuore di fermarsi definitivamente.
Alexis
si voltò verso Blaise e nascose parte del viso contro il suo
petto.
-Si
uccideranno…-
Mormorò
sconsolata, strusciando appena la fronte contro il maglione morbido e
profumato.
Un
nuovo schianto annunciava che uno
dei due era finito a gambe all’aria. Non aveva il coraggio di
voltarsi per
vedere chi fosse.
Blaise
la strinse un po’ di più.
-Tranquilla,
al massimo Potter si ritrova di nuovo senza un braccio.-
Sentenziò
calmo e Tiger e Goyle risero, facendo il tifo per il loro capo.
Alexis
si irrigidì e, lenta, si voltò ad osservare la
scena con un’occhio solo.
Come
un dente che fa male e che la
lingua corre sempre a stuzzicare, così il suo sguardo andava
a sfiorare ciò che
al cuore doleva.
Harry Potter e Draco Malfoy per sempre
nemici.
Draco,
in quel momento, stava sollendo rapidamente la bacchetta.
-Serpensortia!-
Gridò
con rabbia e dall’esplosione violenta della sua bacchetta
nacque un lungo
serpentone, nero e minaccioso, che si alzò fluido, sibilando
famelico e
guardandosi intorno.
Alexis
trattenne il fiato e Blaise si tirò indietro, portandola con
sé per levarla
dalla traiettoria dell’animale.
Draco
Malfoy sorrise, tutto soddisfatto. Harry si limitò a fissare
l’animale,
indietreggiando appena, indeciso.
-Non
ti muovere, Potter…- intervenne Piton, avanzando verso il
serpente e superando
Draco, che osservava la scena con una sinistra allegria –Ci
penso io a mandarlo
via…-
Fece
per muovere la bacchetta, ma il professor Allock lo interruppe,
ponendosi
davanti ad Harry.
-Mi
consenta, professore.- puntò la propria bacchetta sul
serpente – Volate
Ascenderai!- Un raggio azzurrino colpì l’animale,
che venne sbalzato in aria,
prima di ricadere al suolo. Ovviamente arrabbiato, l’enorme
serpente si snodò
su se stesso, alzandosi e puntando il primo ragazzo alla sua destra:
Justin
Finch-Fletchley che, spaventato, rimase immobile.
La
mano di Alexis strinse forte il braccio di Blaise, aggrappandocisi
quasi,
mentre osservava la scena angosciata.
Poi,
all’improvviso, Harry Potter cominciò a sibilare.
Lo guardò stranita e
spaventata parlare quella lingua indecifrabile, fatta di sussurri
decisi e
strascicati.
Un
brivido le corse lungo la schiena,
mentre Blaise Zabini, lo sguardo a metà tra lo stupito e il
guardingo, la
stringeva appena a sé, quasi in un gesto inconsapevole.
Il
serpente spalancò le fauci e poi si voltò verso
Harry.
-Vipera
Evanesca!-
Un
raggio bianco partì dalla bacchetta di Piton, colpendo la
coda dell’animale,
che si dissolse come carta bruciata.
La
tensione in Sala Grande era ora
palpabile; sembrava di poterla tagliare con un coltello.
-A
che gioco stai giocando?!-
Sbottò
Justin, ancora sotto shock. Tutti gli altri non aggiunsero nulla, ma
nel
silenzio del momento, solo occhiate spaventate rivolgevano la loro
attenzione
al Bambino Sopravvissuto. Anche la stessa Alexis, con gli occhi appena
spalancati, osservava il fratello, preoccupata e agitata. Ma prima che
lei, o
chiunque altro, potesse aggiungere qualcosa, Ron Weasley ed Hermione
Granger lo
portarono via dalla lezione.
-Harry
Potter è un rettilofono.-
Blaise
Zabini, seduto su una delle poltrone in morbido tessuto verde della
Sala Comune
di Serpeverde, tirò una boccata di fumo dalla sigaretta alla
vaniglia e guardò
Draco Malfoy, che seduto sul divano accanto ad Alexandra Black, fissava
il
vuoto con sguardo talmente duro che sembrava volerlo solidificare e poi
distruggere con violenza; i gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate
sotto
il mento davano una dura compostezza anche al suo corpo teso.
-Cos’è
un rettilofono?-
Chiese
Alexis, che era accucciata con le gambe raccolte al petto e una guancia
posata
sulle ginocchia, il viso rivolto verso Blaise, entrambe le sopracciglia
corrugate.
-Un
rettilofono è colui che riesce a comunicare con i serpenti,
parlando la loro
lingua: il serpentese.-
Fu
Theodore Nott a parlare che, su un altro divanetto ancora, aveva
abbandonato la
schiena e poggiato una caviglia sul ginocchio e abbracciava Diamond
Cherin con
un solo braccio, cingendole appena le spalle.
-Se
non sbaglio, anche Salazar Serpeverde era un rettilofono.-
Constatò
la biondina, alzando lo sguardo verso Nott, come a ricevere conferma.
Quello
chinò il capo ad osservarla e fece un cenno
d’assenso.
-Ora
tutti penseranno che Potter è l’Erede di
Serpeverde.-
Constatò
Blaise, facendo una smorfia contrariata e buttando fuori
un’altra volutta di
fumo. Draco Malfoy serrò la mascella, con violenza, tanto
che il guizzo di un
nervo teso gli gonfiò la guancia bianca; non disse nulla.
-Ma
non puo’ esserlo!-
Sbottò
Alexis, spalancando gli occhi, preoccupata.
Harry
Potter, Grifondoro e difensore dei più deboli, salvatore del
mondo magico, suo fratello,
l’Erede di Serpeverde che
stava seminando il panico nella scuola?
Un
brivido le scosse le spalle al solo pensiero.
Impossibile.
Decisamente.
Quando
si accorse di tutte le occhiate perplesse che il gruppo le stava
lanciando,
Alexis abbassò lo sguardo imbarazzata e non si accorse di
Draco che quasi si
stritolava le dita sotto il mento, per il nervoso.
-Insomma…-
Cercò
di salvarsi, ma ad intervenire a suo favore fu una voce del tutto
inaspettata.
-Potrebbe
esserlo, per quel che ne sappiamo.-
Era
stata Pansy Parkinson a parlare. Era seduta sui tavolini poco dietro di
loro e,
insieme a Claire Harvey, Ashley Russel e Millicent Bulstrod, che
imprecava da
sola con un piccolo orecchino nero, che si era rotto, aveva creato una
nebbiosa
cappa di fumo, visto che tutte le ragazze tenevano una sigaretta in
mano.
Fortunatamente,
Severus Piton non era
un capocasa troppo severo, con i suoi pupilli.
Tutti
gli sguardi si spostarono sulla Parkinson e Draco Malfoy storse le
labbra in
una smorfia contrariata. Alexis le lanciò
un’occhiata stranita, stringendo
appena lo sguardo. Pansy non la degnò di ulteriori
attenzioni e ciccò nel
posacenere sul tavolo.
Visto
che non sembrava avere intenzione di completare
quell’affermazione, Alexis si
costrinse, riluttante, a riaprire la conversazione.
-Che
intendi dire?-
Senza
nemmeno calcolarla, lo sguardo di Pansy Parkinson si
concentrò sul viso duro di
Draco Malfoy, che ancora fissava il vuoto assorto; ma lei sapeva che la
stava
ascoltando, e anche bene. Tirò su un’espressione
altezzosa e prese un’altra
boccata di fumo dalla sigaretta che stringeva tra le dita sottili.
-I
legami di sangue delle famiglia Purosangue possono essere ricondotti
quasi tutti
ad antenati comuni. La famiglia Potter era una delle casate
più pure del mondo
magico, prima che quell’idiota del padre dello Sfregiato
cominciasse ad
assumere pesantemente polvere di Artigli di Drago e decidesse di
sposarsi una lurida sanguesporco,
si intende.-
Sputò
con indifferente cattiveria. Istintivamente Alexis strinse la mani in
due
pugni, tanto violentemente che sentì le unghie perforarle il
palmo e la pelle
sopra le nocche tirare dolorosamente. Si morse la lingua fin quasi a
far uscire
il sangue per non rispondere.
Il
dolore per controllare la rabbia.
Draco
Malfoy, per la prima volta da quando si erano seduti, si
voltò lentamente a
lanciarle un’occhiata e vide in quello sguardo di smeraldo
una rabbia che
scintillava pericolosa.
La
stessa rabbia della stessa sfumatura
che aveva avuto Harry Potter quando, quella volta al Lago Nero, avevano
litigato furiosamente e gli aveva mollato un pugno in pieno viso.
Una
strana consapevolezza lo colpì in pieno stomaco, senza
sapere davvero a cosa
fosse riferita. Sentì un brivido di rabbia e insensatezza
scuotergli appena le
spalle. Avrebbe voluto prenderla violentemente per le braccia, portarla
via,
sbatterla contro il muro e farla sua, per cancellarle
quell’espressione dal
viso che, senza che riuscisse a capirne il motivo, lo faceva sentire
così
strano. Ma, ovviamente, rimase fermo e non disse nulla, tornando a
fissare il
vuoto.
-In
ogni caso, non è così impossibile che
lui discenda da Salazar Serpeverde in persona.-
Concluse
Pansy, finendo la sua sigaretta e prendendone un’altra.
-Non
diciamo stronzate.-
La
voce di Draco Malfoy, fredda, indifferente e pericolosamente
controllata,
berciò nell’aria come una stilla di ghiaccio,
ferendo tutti i presenti con la
sua tagliente intensità. Alexis si voltò a
guardarlo, corrugando le
sopracciglia.
-Lo
Sfregiato, l’Eroe del Grifondoro, l’Erede di
Serpeverde? Ma stiamo
scherzando?!-
La
sua risata, sprezzante e velenosa, suonò come corde di
violino suonate da una
scheggia di vetro. La piccola Potter rabbrividì.
-Sono
stanco di sentire tutte queste cazzate.-
Sentenziò,
alzandosi di scatto e voltandosi verso la Parkinson, che raggiunse,
senza
degnare Alexis di alcuna considerazione. Si avvicinò a Pansy
e le prese la
sigaretta dalle labbra, con un gesto brusco. Se la mise in bocca e
uscì dalla
Sala Comune, sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Alexis rimase ad
osservare
la parete atterrita, con un peso sul cuore. Non si era nemmeno resa
conto di
stare tremando appena, fino a quando Blaise non prese il posto di Draco
sul divano
e la cinse con un braccio intorno alle spalle, sfregandole una mano
all’altezza
del gomito e sorridendole rassicurante.
Era
mezzanotte passata ormai. I corridoi erano bui e ombre sinistre
sembravano
allungarsi su ogni muro, rendendole quell’esplorazione ancora
più difficile.
Era come avere migliaia di piccoli occhi puntati contro, che spiravano
a ritmo
di quel vento che, maligno, la faceva rabbrividire. Con la bacchetta
spianata e
la punta illuminata, Alexis vagava ora per i sotterranei, con passo
felpato e
il cuore che le batteva timoroso nel petto.
Draco,
dove sei?
-Lo
sai che, con i tempi che corrono, girare da sola, specialmente di
notte, è
pericoloso?-
La
sua voce, del tutto inaspettata, la fece sobbalzare appena. Era dolce e
calma,
ma conservava sempre quella nota di profonda freddezza, che le
accarezzava la
pelle come un fiocco di neve. Si voltò nella direzione da
cui era venuta,
esaminando la parete che, fino ad un secondo prima, avrebbe giurato
essere
completamente vuota e inglobata da inquietanti ombre. Draco Malfoy era
poggiato
contro il muro, le caviglie incrociate e le braccia conserte; la punta
luminosa
della bacchetta gli lanciava morbidi riflessi argentei sui capelli e
tenere
macchie di luce sul viso bianco. I suoi occhi luminosi sembravano ora
sereni.
-Ti
stavo cercando.-
Rispose
Alexis, senza avvicinarsi, ma limitandosi a guardarlo.
-Lo
so.-
Draco
si staccò dal muro con fluida eleganza e fece un passo,
tendendole la mano in
un tacito invito. Lei sorrise sollevata e si avvicinò,
intrecciando le proprie
dita a quelle del ragazzo che, tirando lievemente, se la
portò addosso,
avvolgendola in un abbraccio. Le aprì una mano dietro la
nuca, spingendola
lievemente contro il suo petto. Alexis chiuse gli occhi, crogiolandosi
nel
calore quasi innaturale che il suo corpo sembrava emanare ogni volta
che la
stringeva a sé.
Sapeva
di sicurezza e protezione.
-Perché
sei andato via?-
-Avevo
bisogno di riflettere.-
Una
carezza sui capelli, delicata.
-Mi
hai fatta preoccupare.-
Draco
la prese per le spalle, piano, e la distanziò appena, per
poterla osservare
negli occhi.
L’argento
irriverente brillava appena
di un sorriso nascosto.
Soddisfazione
e tenerezza.
Le
sfiorò una guancia con le nocche e senza aggiungere nulla,
si chinò a sfiorarle
le labbra, in quel bacio che conteneva la stessa dolcezza di quelle
scuse non
pronunciate, ma che le aveva sentito sussurrate nel proprio cuore.
Quando
si allontanarono, Alexis sorrise e Draco le prese una mano, facendole
scivolare
tra le dita un piccolo pacchettino di velluto nero. Se lo
portò davanti al
viso, osservandolo curiosa.
-Cos’è?-
-Aprilo.-
Si
limitò a rispondere il ragazzo. Alexis lo guardò
divertita e lui la incoraggiò,
portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con mani
un po’ malferme,
sciolse il fiocchettino di raso bianco e aprì la scatolina.
All’interno,
posato su di un lettino di
morbida seta, c’era un braccialetto d’argento.
Un
serpente fiero che si snodava
attorno ad un rovo di rose.
-Draco,
ma questo è…-
Sussurrò
incredula, tremando appena.
-Ho
visto che lo guardavi oggi.-
Rispose
con una scrollata di spalle, indifferente. Alexis sorrise e gli
gettò le
braccia al collo, con un impeto tale e inaspettato, che Draco fu
costretto a
cingerla per la vita e sollevarla appena per non sbilanciarsi troppo
all’indietro
e far cadere entrambi. La ragazza si allontanò appena e lo
baciò con foga, in
un intrecciarsi di lingue e urgenza che lo sorprese, ma al quale
rispose senza
alcuna remore.
Quando
la posò di nuovo per terra, le prese il braccialetto dalle
mani e lei gli porse
il polso, al quale lui l’allacciò.
-Non
credo molto nel suo potere, ma se ti fa stare più
tranquilla…-
Alexis
sorrise, circondandogli la vita con le braccia e poggiando il viso sul
petto.
-Grazie.-
Draco
sorrise e la strinse a sé, poggiandole una guancia sui
capelli.
-Comunque,
non devi temere nulla. Io ti proteggerò, sempre, te
l’ho promesso.-
Mormorò,
con sguardo assorto. Lei sorrise e annuì.
E
nessuno dei due si rese davvero conto
che quella promessa, in realtà, non era che solo il ricordo
di un sogno
lontano.
Quando
una ragazza e un ragazzo,
sconosciuti a loro stessi, si erano ritrovati in un buio denso e
spaventoso. La
ragazza stava piangendo e
Lui,
cingendola da dietro e asciugandole le lacrime, le aveva fatto questa
promessa:
“Non voglio
che tu pianga…Non farlo più…E io ti
giuro che ti starò sempre accanto…Nessuno
oserà farti del male, finchè ci sarò
io a proteggerti”
|
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Capitolo 31 *** Piccolo errore di calcolo alla Guferia ***
Bene,
un po’ in fretta e in furia riesco a finire questo capitolo.
Non
rivelo nulla per non rovinarvi la sorpresa, ma spero davvero che vi
piaccia!
Ammetto,
che è stato davvero difficile scriverlo e ancora non mi
convince al 100%, ma
aspetto di sentire le vostre opinioni, per cui non siate
timide e commentate
numerose *___*
Ringrazio
come sempre tutti voi che mi seguite:
siamo arrivati ad
oltre 200 recensioni
Vi
A D O RO!
Godetevi
il capitolo!
Un
bacione :3
Giulia.
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXI
Piccolo errore di calcolo alla Guferia
Il
serpente si snodava fiero, avvolgendosi intorno ad un rovo di fitte
spine e
rose colorate di rugiada. Le spire violente non lo ferivano e la sua
serica
pelle d’argento brillava sotto il sole.
Ne
era incantata.
-…e
quindi, ha detto la professoressa Sprite che oggi primo e secondo anno
avranno
la lezione di erbologia in comune!-
Alexis
alzò lo sguardo dal braccialetto che si allacciava elegante
al suo polso e
fissò Diamond che, accanto a lei, stava scegliendo un
pasticcino dal vassoio.
-Tu
cosa ne pensi?-
Si
strinse nelle spalle, allungando una mano per prendere una fetta di
panettone
con canditi tutti i gusti + 1.
-Potrebbe
essere interessante. In fondo, fare lezione con gli studenti
più grandi è
divertente-
Blaise
Zabini le lanciò un’occhiata diffidente.
-Dovrei
interpretarlo come un complimento o come un’offesa?-
Alexis
ridacchiò, facendogli una linguaccia.
-Tu
che ne pensi, Draco?-
Draco
Malfoy, che fissava un pasticcino con aria assorta, si voltò
a guardare Diamond
e scrollò le spalle.
-Le
lezioni sono tutte una palla, ma almeno così avrò
qualcosa di interessante con
cui…distrarmi.-
Lanciò
un’occhiata densa ad Alexis, che arrossì appena.
-Scemo.-
Lo
rimproverò con un sorriso, dandogli un lieve colpetto su di
una spalla. La mano
di Draco corse a circondarle il polso, delicata, e la trattenne.
-Devi
smetterla di insultarmi, Black, o prima o poi deciderò di
vendicarmi e, allora,
Dio solo sa quello che potrei farti.-
Minacciò
con voce morbida, l’ombra di un sorriso
sull’espressione divertita.
Alexis
fece una smorfia contrariata, gonfiando poi le guance. Draco
portò la mano
libera a premerle, facendole corrucciare le labbra in
un’espressione
buffissima.
-E’
inutile che mi guardi così. Ricordati che tu sei mia e di te
ne faccio quel che
voglio.-
Dichiarò
con un sussurro, l’espressione serafica. Poi le
strappò un bacio a stampo.
Quando
fu libera dalla sua presa, Alexis incrociò le braccia al
petto e alzò il mento,
fiera.
-Non
ricordo di aver mai concordato con la seconda parte della tua
affermazione.-
Rispose,
e il ragazzo le lanciò un’occhiata indifferente,
come a sottolineare che, la
cosa, poco lo tangeva.
Qualcuno
si schiarì la voce, facendoli tornare alla confusione della
Sala Grande.
-Se
avete finito di fare i piccioncini…ci saremmo anche noi.-
Li
informò Blaise Zabini, non capacitandosi del fatto che
qualcuno non gli
prestasse attenzione. Diamond, accanto a lui, annuì
vivacemente. Era da sola,
perché la sera prima aveva litigato con Nott e lei
l’aveva messa un po’ sul
tragico, lamentandosi che il suo matrimonio – Alexis si
chiedeva quanto quella
ragazza fosse in grado di volare con la fantasia-
era rovinato e che non avrebbe mai più
trovato l’amore. Peccato che, quella mattina, avesse
già fatto gli occhi dolci
ad almeno due Corvonero e tre Serpeverde.
Quella
ragazza era davvero incorregibile, ma la Potter era convinta che, tempo
qualche
giorno, avrebbe perdonato Theo; o, almeno, lo sperava: lui sembrava
caduto in
una cupa depressione e, seduto accanto a Tiger e Goyle, fissava ora il
piatto
con sguardo assorto. Povero ragazzo, ad essersi intrecciato con una
tipa tutto
pepe come Diamond Anne Cherin. Era un po’ come innamorarsi di
Blaise Elìas
Zabini: uno struggersi di dolore eterno, dal momento che lui non poteva
amare
una sola ragazza, ma aveva il dovere di amarle tutte allo stesso modo.
Draco
Malfoy ignorò l’amico, rubando un piccolo cupcake
al cioccolato dal piatto di
Alexis.
-Ehi!-
Si
lamentò la ragazza, cercando di riappropiarsene, ma Draco fu
più veloce e se lo
mise in bocca.
-Così
impari a contraddirmi.-
L’avvertì,
ostentando un’occhiata orgogliosa.
Blaise
Zabini sospirò, decidendo di dedicarsi alle sue piccole fan,
che schiamazzarono
contente quando rivolse loro la parola. Diamond Cherin scosse il capo,
esasperata, e si andò a sedere vicino a Theodore Nott. Tempo qualche minuto e i due si
alzarono, lasciando la Sala Grande
mano nella mano. Alexis Potter immaginava
di sapere in che modo Diamond avesse dato a Nott la
possibilità di farsi
perdonare.
Ridacchiando
divertita, Alexis allungò una mano e rubò un
biscotto alle mandorle dal piatto
di Draco.
Il
cielo, quella mattina di inizio Dicembre, era un’immensa
distesa uniforme; il
grigio terso era tanto chiaro e luminoso da far male agli occhi senza
l’ausilio
del sole, che era sparito chissà dove, dietro quella coltre
densa.
Cielo
da neve.
-E’
mai possibile che non riusciate ad essere puntuali nemmeno una volta?-
La
voce alterata di Hermione Jane Granger si levò nel silenzio,
sovrastando
l’unico frullare d’ali di stormi di uccelli neri
che si libravano sopra le loro
teste. Camminava a passo spedito lungo il giardino, diretta alla serra
numero
tre per la lezione di erbologia. Lei e Ron ed Harry – che la
seguivano con
passo lento e assonnato -, erano terribilmente in ritardo, almeno
secondo lei.
Quella prima ora si prospettava già difficile di per
sé: una lezione
sperimentale da condividere non solo con Serpeverde, ma anche con i
primini
delle rispettive case! In quell’ultimo periodo, Hermione si
era spesso trovata
a pensare che i professori di Hogwarts ne sapevano una più
di Grindelwald in
persona: prima, Gilderoy Allock scatenava il panico nella sua prima
lezione,
lanciando contro gli studenti un gruppo cospicuo e dispettoso di
Folletti della
Cornovaglia; poi veniva organizzato il Club dei Duellanti, nel quale
aveva
rischiato di trovarsi senza numerose ciocche di capelli per colpa di
Millicent
Bulstrode, e ora quello! Era decisamente il momento che si dessero una
calmata,
o il suo stress, già a livelli abbastanza alti a causa dello
studio, l’avrebbe
davvero lasciata pelata.
-Eddai,
Hermione! E’ solo qualche minuto di ritardo!- si
lamentò Ron, trascinandosi
come uno zombie ambulante. – E poi, non solo ci hai fatto
saltare la colazione,
ma ora pretendi anche che ci mettiamo a correre di prima mattina?-
La
ragazza, senza fermarsi, si voltò a lanciargli
un’occhiataccia da sopra la
spalla destra.
-Non
sono io che vi ho fatto saltare la colazione, Ronald!-
precisò indignata –Se
solo voi imparaste a svegliarvi qualche minuto prima, tu avresti la tua
colazione nello stomaco e io sarei già seduta al banco,
pronta a seguire la
lezione!-
Ron
Weasley si voltò a guardare il suo migliore con aria
disperata e quello si
limitò a coprire un grosso sbadiglio con la mano.
-Da
quando è uscita dall’infermeria per
quell’incidente
con la Pozione Polisucco mi sembra più suscettibile del
solito, non trovi?-
Gli
bisbigliò all’orecchio e Harry si
limitò a stringersi nelle spalle non
trovando, nella confusione mentale del tentativo di risvegliarsi, un
qualcosa
di più intelligente da dire che non fosse un grugnito stanco.
Notte
da Grifoni, mattina…
Hermione
Jane Granger non era mai stata una ragazza rilassata, specialmente
quando si
trattava dell’ambito scolastico; molto spesso, sia Harry che
Ron, si erano
ritrovati a pensare che dovesse seriamente rivedere le sue
priorità: già al
primo anno, aveva dichiarato che essere esplusa da Hogwarts sarebbe
stato
peggio che morire. Ma, in quell’ultimo periodo, sembrava
più nervosa del
solito: si guardava sempre intorno con aria circospetta, occupava le
sue giornate
studiando come una matta, e saltava non appena qualcuno la sorprendeva
alle
spalle o le sfiorava un braccio per richiamarne l’attenzione.
Harry
Potter, lanciando un’occhiata assonnata all’amica,
si ritrovò a chiedersi se
tutta quella faccenda della Camera dei Segreti non la stesse facendo
diventare
paranoica: in fondo, come non mancavano mai di far notare quegli idioti
di
Malfoy e Zabini, lei era una nata-babbana e, come tutti loro, era in
pericolo.
Quel dannato Erede di Serpeverde stava seminando il panico nella
scuola: molti
studenti, in verità, apparivano agitati e cadevano
facilmente preda di qualche
crisi isterica, ma vedere Hermione Granger, la sua migliore amica,
stare in
quelle condizioni, lo faceva riflettere e star male allo stesso tempo.
In
molti avevano sospettato che l’Erede di Salazar fosse lui, il
Bambino
Sopravvissuto, ma Harry sapeva bene di c’entrarci ben poco
con quella storia:
sì, aveva scoperto di essere un rettilofono e il cappello
parlante avrebbe
voluto assegnarlo a Serpeverde, ma questo non provava nulla, giusto? E
poi, a
meno che non fosse diventato sonnambulo o psicopatico, non ricordava
affatto di
essersene andato in giro a pietrificare Mrs Purr e Colin Canon e a
scrivere
scritte sanguinolente sulle mura della scuola.
La
seconda candidata per il ruolo di Erede ufficiale era stata la piccola
Alexandra Black: figlia di una famiglia dal nome tanto nobile quanto
spaventoso, era arrivata solo quell’anno ad Hogwarts e faceva
proprio parte
della casata delle serpi. Eppure, chiunque la conoscesse appena un
po’, avrebbe
di certo capito che lei, così dolce e così
fragile, sarebbe stata incapace di
far del male persino ad un Bilywig che minacciasse di pungerla.
Alla
fine, secondo Harry Potter e i suoi due migliori amici, il colpevole di
tutto
ciò non poteva che essere una maledetta serpe che tanto
odiava i Mezzosangue:
Draco Malfoy. Discendente delle due famiglie più potenti e
antiche del Mondo
Magico, era figlio di Lucius Malfoy che, secondo i tre, aveva aperto la
Camera
dei Segreti cinquant’anni prima e poi aveva detto a Draco
come farlo. Così,
grazie alla Pozione Polisucco creata dalle abili mani di Hermione
Granger, lo
avevano interrogato, ma non avevano cavato un’acromantula dal
buco. Nonostante
lo odiasse con tutte le sue forze, Harry Potter doveva ammettere che
Malfoy gli
era sembrato sincero quando, pur insultando lui e tutti i suoi amici,
aveva
detto di non sapere nulla di quella faccenda; in fondo, conoscendolo,
non si
sarebbe di certo risparmiato di vantarsi davanti a quei tonti dei suoi
migliori
amici.
Quindi,
ora, erano punto e a capo. Nessuna informazione sull’Erede di
Serpeverde e la
tensione che tanto irrigidiva l’amica raggiungeva, come un
involucro di rami e
spine, anche lui.
Hermione
affrettò il passo e Ron imprecò sottovoce.
-Insomma
Hermione, potresti andare più piano? Mi fanno male le gambe!-
Si
lamentò Ron e la ragazza si voltò a considerarlo
con un’occhiata fulminante.
-Sai
Ron, un detto babbano recita: ‘Chi
è
causa del suo mal, pianga se stesso!’- disse, senza fermarsi
né rallentare l’andatura
– Per cui, meno lamentele e accelera il passo!-
Ronald
Weasley fissò la schiena della ragazza con
un’occhiata confusa, poi si voltò a
guardare Harry, per trovare un po’ di amichevole conforto; ma
quello si era
fermato qualche metro dietro di lui e, ora, osservava due ragazze che,
poco
distanti da loro, correvano verso la serra numero tre.
-Accidentaccio
a te, Diamond! Non potevi fare pace con Nott questo pomeriggio?-
Imprecò
Alexandra Black, stringendosi nella sciarpa verde-argento per cercare
riparo
dal vento gelido che le sferzava il viso mentre correva accanto
all’amica.
-Oh,
non ti lamentare, Alexandra! L’amore non può
aspettare e tu dovresti saperlo
bene!-
La
rimbeccò, con una recitazione melodrammatica degna di lei,
lanciandole un
sorriso malizioso, mentre si risistemava il nodo della cravatta. Alexis
arrossì
appena sulle guance e non solo per il freddo.
-Questo
non c’entra nulla…-
Borbottò
e Diamond Cherin scoppiò in una risata divertita.
-Chi
arriva per ultima alla serra è perdente come una Grifondoro!-
La
sfidò la bionda, accelerando il passo. Alexis storse il
naso, ma fece per
raggiungere l’amica, quando i suoi occhi incontrarono quelli
caldi di Harry
Potter, che la stava fissando a pochi metri. Non riuscì ad
impedirsi di
sorridere e rallentò, alzando una mano in segno di saluto.
-Per
questa volta te la lascio vincere, Cherin!-
Urlò
dietro alla ragazza, prima di fermarsi del tutto.
In
fondo, Lei era una
Grifondoro.
Diamond
si voltò a considerarla con un’occhiata di
superiorità e quando scorse il vero
motivo per cui l’amica si era fermata, si limitò a
brontolare qualcosa di poco
chiaro e, roteando gli occhi, superò Ron Weasley ed Hermione
Granger che,
ancora discutendo sui proverbi babbani, si apprestavano ad entrare
nella serra.
Alexis
Potter corse invece incontro al fratello che l’accolse con un
sorriso gentile.
-Ciao
Harry!-
Esclamò,
trafelata dalla corsa.
-Ciao
Alex, tutto bene?-
La
ragazza annuì.
-Sì,
tutto apposto! Tu, invece? Il braccio è guarito?-
Si
informò, allungando una mano per posargliela
sull’avambraccio.
Un
calore dolcissimo proveniente da
quelle dita delicate gli percorse il braccio e lo scaldò,
nonostante il freddo
duro dell’inverno penetrasse nella carne e gli gelasse la
pelle sotto i
vestiti.
Harry
sorrise e i suoi occhi, dietro le lenti rotonde, si illuminarono
appena.
Distese il braccio e strinse la mano.
-Come
nuovo!- dichiarò, alzandolo verso il cielo –Madama
Chips sarà anche petulante,
ma sa fare bene il suo lavoro.-
Alexis
annuì e si incamminò verso la serra con Harry che
gli passeggiava accanto.
Alzando il viso verso il cielo, non potè fare a meno di
notare quanto quella
volta tersa e grigia promettesse un candido manto bianco.
-Nevicherà.-
Sospirò,
intrecciando le mani dietro la schiena. Harry si voltò a
guardarla e rimase in
silenzio, semplicemente a fissare il profilo delicato che lei gli
offriva e che
quell’accecante cielo le illuminava di sprazzi argentati.
Irresistibile
sensazione di allungare
una mano e sfiorarle il naso con gentilezza.
Proibito desiderio peccaminoso che era
stato convinto di aver arginato già al suo primo rifiuto.
La carne debole.
Chiuse
le mani in due pugni tanto violenti che solo sentire le unghie
perforargli i
palmi riuscì a distoglierlo da quei pensieri e quando lei si
voltò a guardarlo,
con lo scintillio interrogativo negli occhi di smeraldo, lui si
limitò a
sorriderle con la fredda gentilezza che si riserva ad uno sconosciuto.
-Mi
piace la neve.-
Si
limitò a risponderle, mentre riprendevano di nuovo a
camminare e lui, con
sguardo assorto, fissava l’entrata della serra ormai vicina.
-Anche
a me.-
Concordò
Alexis. Poi si voltò e, improvvisamente, lo prese per mano,
facendolo
sobbalzare appena per la sorpresa.
Dita
piccole e fragili che si
intrecciarono ad una mano grande e calda, appena indurita dagli
allenamenti di
Quidditch, così diversa da quella elegante e affusolata che
aveva la
caratteristica di essere sempre e comunque gelida.
Harry
la fissò con un cipiglio confuso e lei si limitò
a sorridere tanto ampiamente
che gli occhi, ridotti a due fessure, brillarono divertiti.
-Ci
conviene sbrigarci se non vogliamo che la professoressa Sprite ci levi
qualche
punto! E’ molto indulgente, ma non così tanto.-
Disse
e, sempre tenendolo per mano, lo trascinò
all’interno della serra con una
piccola corsetta.
Quando
i due fratelli entrarono nella stanza di vetro, un silenzio sorpreso li
accolse. La professoressa Sprite, che era già entrata in
classe, li osservò con
un sorriso rabbonito, che comunicò loro che non avrebbero
fatto perdere punti
alle loro case.
-Signorina
Black, signor Potter: siete un po’ in ritardo, ma ancora in
tempo per ascoltare
la lezione! Se volete prendere posto a quel banco lì- li
accolse, indicando un
banco vuoto in prima fila –Sarete la prima coppia di questa
classe
sperimentale!-
Annunciò.
Un
bicchiere di vetro andò in frantumi
e l’acqua si sparse sulla scrivania di Draco Malfoy, insieme
al sangue che
usciva ora dalla sua mano destra.
Alexis
sobbalzò appena, spaventata, e il suo sguardo corse a
cercare quello di Draco
che, ora, era rigidamente fisso sulla propria mano ferita, che
sanguinava
appena.
-Signor
Malfoy, stia attento, per Amor di Merlino!-
Lo
riprese la professoressa, lanciandogli un’occhiata
preoccupata.
Malfoy
non si voltò neanche a guardarla e si limitò a
scrollare le spalle e la mano.
Alexis
lo osservò ansiosa, mentre Harry la guidava al loro banco,
posto alla sinistra
di quello del Serpeverde. Dietro di loro, Pansy Parkinson fece
comparire una
benda e, richiamando l’attenzione di Draco con un debole
tocco sulla spalla,
gli sorrise timida e lo aiutò a fasciarsi la ferita.
Un
dolore caldo e pungente le si
allargò sul petto e il cuore venne colto da una fitta secca.
Gelosia: il tuo
nome è Amore.
Alexis
voltò le spalle ai due ed estrasse il blocco degli appunti e
la piuma dalla
cartella, riponendoli sul banco.
-Allora,
ragazzi, in questa lezione sperimentale di erbologia impareremo ad
addestrare
piccoli bonsai di Platano Picchiatore.-
Esordì
la professoressa Sprite, indicando gli alberelli legati nei vasi posti
su ogni
banco.
-Qualcuno
sa dirmi quali sono le proprietà di questo particolare
albero?-
Hermione
Granger e la sua immancabile manina scattorono verso l’alto.
-Sì,
signorina Granger?-
-Il Platano
Picchiatore è
un albero magico capace di
muoversi se viene toccato. La sua furia, che aggredisce
chiunque gli si
avvicini, muovendo i grossi rami bitorzoluti nell’aria, viene
placata solo
premendo una sorta di bottone posto nelle radici. Ogni Platano ha un
suo
piccolo nodo particolare…-
Alexis, osservando la miniatura
dell’albero davanti
ai suoi occhi, si ritrovò inevitabilmente a ricordare quella
sera lontana in
cui Draco l’aveva condotta davanti al maestoso Platano del
giardino di
Hogwarts. Rimembrava perfettamente come i suoi rami si agitassero
nell’aria e,
specialmente, la ferita che avevano saputo infliggere al braccio del
ragazzo
quando l’aveva salvata.
Inevitabilmente, il suo sguardo scivolò sulla figura
del biondino, che ancora fissava la propria mano fasciata, come volesse
incenerirla.
Blaise Zabini, seduto accanto a lui, si chinò
lievemente verso il compagno.
-Cerca di controllarti, Draco.-
Gli sussurrò all’orecchio, evidentemente riferito
alla sua precedente reazione. Draco, senza nemmeno voltarsi,
scrollò
velocemente le spalle e i suoi occhi si puntarono sulla Black, che ora,
dritta
e orgogliosa, gli rivolgeva le spalle.
-Molto bene, signorina Granger: dieci punti al
Grifondoro.-
Hermione sorrise soddisfatta e Diamond Cherin,
all’ultimo banco della fila di destra, la
scimmiottò, facendo ridacchiare le
compagne di Serpeverde.
-D’accordo, ragazzi: ora formerò le coppie e poi
cominceremo a lavorare…-
Alla fine, a Draco Malfoy venne affidata una primina
di Grifondoro, piccola e biondina, che gli rivolse
un’occhiata da cerbiatto
ammaliato; fu costretta immediatamente a borbottare contrariata quando
lui la
incenerì con lo sguardo. Erano seduti esattamente dietro
Potter e la Black.
Blaise Zabini venne accoppiato con Demelza Robins,
Grifondoro, e Diamond Cherin finì al banco proprio con
Hermione Granger.
Quasi tutti insoddisfatti di quelle coppie insensati,
la lezione cominciò tra lo scontento generale e le lamentele
borbottate.
La
professoressa Sprite spiegò loro quello che dovevano fare e
tutti cominciarono
a slegare i piccoli Platani, che cominciarono a muoversi agitati.
-Ehi!
Questo Palatano mi ha appena frustato!-
Si
lamentò Ron, sventolando la mano verso l’alto. La
professoressa si limitò a
considerarlo con un’occhiata quasi disperata, poi si rivolse
alla classe.
-Bene,
ragazzi: il vostro compito di oggi è collaborare con il
compagno che vi è stato
affidato e trovare il nodo segreto della vostra pianta. Mi raccomando,
fate
attenzione, perché i Platani possono essere parecchio
cattivi.- e lanciò uno
sguardo verso Ronald Weasley, che arrossì in zona orecchie.
Sorridendo,
Harry Potter si voltò verso la Black.
-Io
provo a tenerlo fermo, tu cerca il nodo.-
Propose
e Alexis annuì. Il ragazzo prese la bacchetta e la
puntò contro il piccolo
Platano.
-Immobilus.-
Mormorò,
cercando di imitare l’incantesimo che aveva eseguito Hermione
nella prima
lezione di Difesa contro le Arti Oscure per fermare gli impazziti
Folletti
della Cornovaglia.
I
rami del piccolo Platano sembrarono fermarsi, ma continuarono a tremare
violentemente, come nello sforzo di liberarsi di quella magia.
Alexis
tese le mani e sbirciò le piccole radici che affondavano nel
terreno umido,
alla ricerca del nodo che l’avrebbe fermato.
All’improvviso,
qualcosa le colpì la schiena più volte,
distraendola.
Voltandosi,
notò che sul pavimento c’erano dei pezzetti di
rami di Platano.
Lasciò
scorrere lo sguardo sulla pianta di Draco Malfoy che, ora, senza quasi
più rami
fruscianti, se ne stava immobile, torturata e poi bloccata.
Quando,
finalmente, a parere di molti studenti, la lezione di erbologia si
concluse,
era ormai mezzogiorno passato. Harry Potter, salutando la Black con un
sorriso
luminoso, tutto soddisfatto di quella mattinata – e,
probabilmente, anche
l’unico – si incamminò verso il castello
con Hermione Granger – che sembrava
avere un diavolo per capello a causa della Cherin – e Ronald
Weasley – che
ancora si lamentava per le ferite riportate dalle frustate
dell’albero.
Alexis
Potter, che si era riunita a Diamond, stava facendo lo stesso percorso,
qualche
metro più dietro, quando qualcuno
l’afferrò per un polso, costringendola a
fermarsi.
Voltandosi,
si trovò davanti la figura slanciata e rigida di Draco
Malfoy, al quale lanciò
un’occhiata confusa, corrugando entrambe le sopracciglia.
-Dobbiamo
parlare.-
Si
limitò a dire e, alle orecchie di lei, risuonò
quasi come un ordine. Chinò la
testa su di un lato.
-Ehr..D’accordo.-
Asserì
confusa, scuotendo appena il capo. Si girò a considerare
Diamond che,
sorridendo, scrollò le spalle e corse da Pansy Parkinson, il
cui sguardo, se
avesse potuto, li avrebbe uccisi entrambi seduta stante.
Senza
aggiungere altro, Draco Malfoy la trascinò con
sé, brusco.
Le
dita pallide che le si stringevano sul polso sembravano una manetta di
ferro
troppo stretta.
-Draco…Mi
stai facendo male….-
Si
lamentò lei dopo un po’, cercando di stare dietro
al suo passo lungo e
affrettato.
Senza
nemmeno voltarsi a considerarla, il ragazzo continuò a
trascinarla.
Ma
la stretta della sua mano divenne
appena meno pressante, trasformandosi in una presa gentilmente violenta.
Si
fermò solo quando raggiunsero il limitare della Foresta
Proibita.
Alexis
osservò la sua schiena, preoccupata.
Era
rigida e tesa e rigonfi fasci di nervi gli tiravano appena la camicia
immacolata.
Non
si stupiva di certo che le sue mani fossero sempre così
fredde: le era sempre
sembrato che Draco vestisse in modo un po’ troppo leggero.
-Draco?
Che succede?-
Chiese,
quasi intimidita da quel silenzio che era calato tra di loro,
opprimente come
una notte scura senza luce.
La
stretta attorno al suo polso si fece nuovamente più dura,
mentre si voltava di
scatto e la trascinava contro il tronco di un albero, sul quale le fece
poggiare la schiena, violento, ma senza farle davvero male.
Alexis
trattenne il respiro, quasi spaventata.
-Draco,
ma che ti prende…?-
Mormorò,
cercando quello sguardo argenteo che sfuggiva come un vento implacabile.
Tempesta
agitata di mari impetuosi che
lasciano scaricare fulmini rabbiosi nelle sue onde furiose.
Draco
Malfoy chinò il viso e, senza incrociare mai lo sguardo di
lei, la baciò.
Un
baciò rude e violento, che le lasciò sfuggire un
gemito di protesta costretto a
morire tra il loro duro modellarsi di labbra. Le morse il labbro
inferiore per
costringerla ad aprire la bocca e lasciar scivolare dentro la lingua,
senza
alcuna gentilezza. Non la lasciò respirare neanche un
attimo, intrecciandosi a
lei come un serpente dolcissimo e velenoso. Le leccò il
palato, esplorò la
lingua, le morse le labbra con violenza e attirò la lingua
di lei nella sua
bocca, succhiandola con una dolcezza rabbiosa.
Si
allontanò da lei, brusco, solo quando la sentì
sussultare appena sotto le sue
dita. Solo allora, si concesse di guardarla finalmente in viso:
respirava a
tratti, aveva le guance accesse, le labbra gonfie e livide e gli occhi sfavillanti di
eccitazione e paura.
Allentò
la presa attorno al suo polso e, improvvisamente gentile, le
accarezzò
l’interno, dove le vene azzurrine correvano sulla pelle
diafana, pulsando
agitate.
Alexis
alzò lo sguardo, per trovare finalmente quello torbido e
offuscato di Draco,
che la osservava rabbioso, la piega dura della mascella che faceva
guizzare un
nervo sulla guancia bianca. Lo sentì sospirare e il suo
fiato di pioggia le
accarezzò le guance, caldo e delicato. Sembrò
riprendere il controllo delle sue
emozioni e si chinò di nuovo, per poggiare la fronte su
quella della ragazza,
gli occhi chiusi.
-Odio
il modo in cui ti guarda.-
Sibilò,
con cattiveria, e la presa intorno al polso si fece di nuovo ferrea.
Alexis
osservò i lineamenti del suo viso vicino, contratti.
Alzò la mano libera e
gliela posò sul petto, leggera.
Senza
aprire gli occhi, Draco sollevò la mano e la
poggiò su quella della ragazza,
stringendola lievemente.
-Draco,
guardami.-
Mormorò,
riacquistando fiato e sicurezza. Senza darle retta, lui le prese
entrambi i
polsi e glieli portò sopra la testa, bloccandola.
Alexis
rimase impassibile, a fissarlo.
-Tu sei mia, Black. E Potter non deve osare
sfiorarti neanche con lo sguardo.-
Mormorò
rabbioso, con tono cavernoso.
Una
fitta di dolore che partiva dalla
bocca dello stomaco e si riversava sul cuore, facendogli perdere un
colpo prezioso.
Un sospiro di albicocca che sfiorava
deliziose labbra umide di baci.
Alexis
cercò di divincolarsi da quella presa, ma Draco non glielo
permise, tenendola
bloccata.
-Draco,
guardami.-
Ordinò
ancora e lui, lentamente, quasi riluttante, riaprì gli occhi
per fissarli in
quelli della Black.
Pozze
d’argento fuso di odio profondo.
Scintillante specchio rabbioso. Cieca torbidità di tempesta
implacabile.
Alexis
lo osservò determinata, gli occhi di smeraldo seri, le
guance ancora arrossate.
-Ora,
lasciami andare.-
Lui
le lanciò un’occhiataccia carica di risentimento.
Piccole
tracce di indecisione nelle
striature argentate di quel liquido torbido.
-No.-
-Ma
mi stai facendo male.-
-Non
mi interessa.-
Alexis
sbuffò e scosse la testa. Poi, inaspettatamente, sorrise
appena.
-Perché
devi essere così geloso?-
Lo
schernì e gli occhi di Draco si aprirono appena.
Grigio
scuro e denso, quasi offuscato.
Le
sue labbra si distesero appena in un ghigno sfrontato e lui chiuse di
nuovo gli
occhi. Lentamente, le lasciò andare i polsi e lei fu libera
di abbassare le
braccia. Senza lasciarle il tempo di fare altro, le circondò
la vita con
impeto, stringedola con forza e strappandole un altro gemito sorpreso.
La
costrinse a finirgli addosso e le premette la testa contro la spalla,
senza
tuttavia farle alcun male.
Lui
non gliene avrebbe fatto, mai.
-Non
solo geloso, solo estremamente possessivo per le cose che mi
appartengono.-
Chiarì
serio e lei alzò gli occhi al cielo. Posandogli entrambe le
mani sul petto
caldo, forzò appena contro la sua presa per distanziarsi in
quell’abbraccio e
guardarlo in viso.
-Mi
stai implicitamente dando della cosa, Malfoy?-
Gli
fece notare, alzando un sopracciglio, con aria offesa. Draco si
chinò a
guardarla senza divertimento negli occhi, il guizzo di un nervo
infastidito che
ancora gli induriva la mascella.
-Hai
capito perfettamente quello che volevo dire, Black.-
La
riprese e lei scosse la testa, lasciandosi di nuovo stringere al petto.
-Sei
uno sciocco.-
Lo
rimproverò, circondandogli la vita con le braccia a sua
volta e poggiandogli
una guancia contro il petto. Draco chinò il viso per
sfiorarle una tempia con
le labbra.
-Qui,
l’unica sciocca, sei tu. Ti diverte così tanto
vedermi arrabbiato?-
Si
informò con voce rauca, che vibrò nel suo petto,
e lei non riuscì a trattenere
il brivido che le corse lungo tutta la colonna vertebrale. Draco la
strinse di
più a sé e si stupì di quanto potesse
sentirla rilassarsi sotto le sue dita.
-No,
ma diventa sempre più difficile non farti arrabbiare.-
Osservò
e lo sentì lasciare andare uno sbuffo, a metà tra
lo spazientito e il
divertito.
Draco
sorrise appena, socchiudendo gli occhi e poggiando il mento sulla testa
della
ragazza.
-E
non ti sei mai chiesta perché?-
Mormorò.
Una
frase semplice e carica di
complicati significati nascosti che neanche lui aveva scoperto davvero.
Una dichiarazione strana e forte, come
la fitta dolorosa che le squarciò il petto.
Alexis
deglutì e si distanziò da lui, che la
osservò dall’alto, lo sguardo
improvvisamente cieco e lontano. Gli posò entrambe le mani
sulle spalle, con un
tocco delicato, e lui la lasciò andare, sciogliendo
l’abbraccio. Le sue braccia
inermi si posarono lungo i propri fianchi.
Una
traccia d’odio che gli colorava lo
sguardo duro.
Alexis
fece un passo all’indietro, come per allontarsi, e Draco non
fece nulla per
impedirglielo, limitandosi a fissarla impassibile.
Lei
lasciò scivolare le mani dal suo petto, che ora vibrava
lievemente sotto il suo
tocco gentile. Poi, lentamente, percorse tutta la linea tesa dei
muscoli delle
braccia, fino a sfiorare l’interno del polso, esattamente
come aveva fatto lui
poco prima, e soffermarsi sulla mano destra, accuratamente fasciata.
Lampo
d’odio anche nella tempesta
marittima di quel verde quasi innaturale.
Sospirò.
-Anche
io odio il modo in cui ti
guarda.-
Affermò
poi e, inaspettatamente, alzò il viso di scatto e, con la
determinazione nello
sguardo, gli lasciò andare il polso per lanciargli le
braccia al collo, di
slancio, e cercare le sue labbra, che baciò con la stessa
foga che aveva
utilizzato lui poco prima.
Sorpreso,
Draco fu costretto a circondarle la vita con le braccia e a sollevarla
appena,
per non far cadere entrambi. E si lasciò baciare, docilmente
soddisfatto,
mentre rispondeva alla durezza di quelle labbra sdruggevoli, mordendole
di
nuovo la bocca e lasciando scivolare la lingua all’interno,
in movimenti veloci
ed espliciti, intrecciandola a quella di lei e attirandola nella
propria.
La
posò di nuovo contro il tronco dell’albero e
interruppe il bacio con un gesto
secco; questa volta anche lui aveva il fiato corto. Le prese il mento
tra le
dita, con una forza gentile, e la costrinse a voltare il viso su di un
lato.
-Devi
smetterla. Devi smetterla di giocare in questo modo con me, Black.-
La
avvertì con voce roca e lei rabbrividì di nuovo.
Le posò le labbra su di una
guancia e cominciò a lasciarle una lenta scia di baci
sensuali, fino ad
arrivare all’incavo del collo, che prese a succhiare con
rabbia delicata. Poi,
quando fu soddisfatto, le girò nuovamente il viso e le
rapì le labbra in un
nuovo bacio aggressivo.
-Te
l’ho detto…- Sussurrò, quando si
allontanò dalla sua bocca, rimanendo comunque
a pochi centimetri dal suo viso arrossato e, di nuovo, intimidito da
tanta
violenza. Draco sorrise lievemente, in quello che sembrava un ghignetto
divertito -…prima o poi deciderò di giocare
anch’io sul serio e finirai per
farti davvero male.-
La
dolcezza di quelle parole era paragonabile solo al modo tenero in cui
ora la
stava osservando, mentre le tracciava il profilo di una guancia con le
nocche.
-Sei
uno sciocco, Draco Malfoy-
Si
limitò a rispondere lei e lui scoppiò
inaspettatamente a ridere, circondandole
di nuovo la vita con le braccia e stringendola ancora a sé.
-E’
per questo che mi sono innamorato di te.-
Affermò
con un’altra risata e Alexis gli diede un colpettino sul
petto, prima di
lasciarsi andare anche lei e allacciargli le braccia intorno alla vita.
Era
così bello, stare con lui.
Rabbia. Dolcezza. Odio. Delicatezza.
Gelosia. Amore.
Tanti sentimenti contrastanti in quella
miscela agrodolce che tanto la faceva sentire desiderata.
La semplicità di ogni gesto, dettato
dall’istinto e guidato dal cuore.
Socchiuse
gli occhi e respirò il suo profumo inconfondibile che, ogni
notte, la cullava
nei ricordi e la guidava in quei sogni che, ormai, erano tutti per lui.
E
rimasero così, semplicemente.
Nessuna
parola, più di quelle effuse manifestazioni, avrebbe
più potuto dargli salde
certezze.
E,
all’improvviso, un fiocco di neve le
sfiorò il viso.
Dolce,
come il sorriso che lui le rivolse, quando sollevò lo
sguardo meravigliato.
E
un altro fiocco cadde dal cielo, impigliandosi tra i capelli biondi,
subito
seguito da un altro e un altro ancora, che divennero presto una
moltitudine
infinita.
L’aveva
detto che era tempo di neve.
Si
allontanò da Draco e lui la lasciò semplicemente
andare, perché sapeva che non
sarebbe fuggita via questa volta. Alzò le braccia verso il
cielo e accolse
quelle piccole gocce ghiacciate con una risata divertita, mentre
cominciava a
volteggiare nel manto di neve che, veloce, stava già
invadendo il parco di
Hogwarts.
Draco
si limitò ad osservarla, ritrovandosi a pensare che
Alexandra Black riusciva a
tramettergli un calore inspiegabile anche con tutto quel freddo.
Poi,
improvvisamente, una palla di neve lo colpì in piena
schiena, costringendolo a
voltarsi.
Tornare
alla realtà dopo quegli attimi, fu quasi disorientante, ma
la seconda palla che
gli arrivò in pieno viso lo costrinse a risvegliarsi
completamente.
-Blaise.-
Avvertì,
mentre il moro, che li aveva ormai raggiunti – anche da un
po’ di tempo,
sicuramente – insieme a Diamond, Tiger, Goyle e Nott, gli
tirava ancora della
neve.
-Sei
morto!-
E
la battaglia ebbe inizio.
Quando
tornarono al dormitorio, erano tutti completamente fradici.
Così, si separarono
per andare ognuno nella propria stanza a cambiarsi, altrimenti
avrebbero preso
un brutto raffreddore. Dopo essersi fatta una doccia calda e aver
lasciato il
bagno a Diamond, Alexis prese una pergamena nascosta nella sua borsa,
una
lettera, e se la mise nel mantello. Poi, indossò di nuovo la
sciarpa, celando
quel marchio rosso di appartenenza che Draco Malfoy le aveva fatto poco
prima.
-Diamond,
vado a spedire una lettera, ci vediamo dopo, d’accordo?-
Dopo
aver ricevuto un urlo d’assenso in risposta, uscì
dalla camera e si diresse
alla Guferia.
Gli
altri Serpeverde si incontrarono in Sala Comune poco dopo e quando
Draco Malfoy
chiese alla Cherin dove fosse Alexandra, decise di seguirla,
perché voleva
farle una proposta.
Natale
in casa Malfoy.
La
raggiunse e la trovò che stava ancora salendo gli ultimi
gradini che portavano
alla Gueferia. Aveva lo sguardo assorto e non si era evidentemente
accorta
della sua presenza. Teneva una lettera tra le mani e la stava leggendo.
Così,
quando Draco le si avvicinò, silenzioso come un gatto, lei
continuò ad ignorare
la sua presenza. E quando il ragazzo allungò una mano per
rubarle la lettera,
sobbalzò spaventata e cacciò un urlo
terrorizzato, voltandosi di scatto, con
gli occhi spalancati colmi d’orrore.
Draco
sghignazzò divertito: le piaceva sempre metterla in
difficoltà.
-Certe
volte sei così buffa, amore.
Sembra
che tu abbia appena visto Tu-Sai-Chi in persona.-
Peggio.
Si
ritrovò a pensare Alexis, mentre si sforzava di sorridere
appena e rilassare lo
sguardo.
Non
aveva neanche notato il modo in cui
l’aveva chiamata.
-Ero…Ero
sovrappensiero e mi hai spaventata.-
Si
giustificò, deglutendo.
Lo
smeraldo sincero dei suoi occhi, quasi
completamente inglobato dalle pupille enormi, tremava
impercettibilmente, come
la mano che gli porse.
-Ora,
saresti così gentile da ridarmi la lettera?-
Cercava
di apparire serena, senza troppi risultati
Lo
sguardo grigio di stralci di nuvole
nere cariche di pioggia, scese a studiarla, improvvisamente dimentico
di ogni
ilarità.
-Tu
stai tremando…-
Osservò
stranito e lei si limitò a stringersi nelle spalle.
-Ho
semplicemente freddo.- si giustificò, porgendogli di nuovo
la mano,
insistentemente – Se mi ridai la lettera, vado a consegnarla
e torniamo giù, al
caldo, d’accordo?-
Piegò
il viso su di un lato, sorridendo ancora.
Una
folata di vento gelido le spazzò la
frangetta all’indietro, scoprendo completamente lo sguardo
inquieto che
brillava di autentico terrore.
Draco
corrugò entrambe le sopracciglia.
-Che
cos’è che ti preoccupa tanto, Alexandra Black?-
Domandò
con un’occhiata assorta, mentre prendeva la lettera e se la
dispiegava davanti
al viso, per leggerla e cercare di capire quale fosse la fonte della
sua
improvvisa paura.
Che
qualcuno la minacciasse?
-NO!-
Urlò
Alexis, lanciandosi in avanti per riprendere la lettera.
Ma,
disgraziatamente, il piede le scivolò sul gradino ghiacciato
dalla neve e si
sbilanciò in avanti. Draco alzò il viso dalla
lettera, di scatto, e vide la
scena quasi al rallentatore. Allungò una mano per
afferrarla, ma riuscì a
prendere solo la stoffa della sua sciarpa, che le scivolò
tra le dita.
E
poi, Alexis cadde giù dalle scale.
Rotolò
fino al pianerottolo inferiore, sul quale sbattè
violentemente la testa.
E
poi, inerme, si afflosciò al suolo.
Draco
Malfoy strinse la lettera in una mano e corse giù dalle
scale, rischiando di
inciampare a sua volta.
-Alexandra!-
Esclamò
preoccupato, prendendola tra le braccia e controllando i danni.
Una
volta appurato che era solo svenuta, la prese in braccio di slancio,
stringendola a sè con fare protettivo.
Le sfiorò il viso con le labbra, chiudendo gli occhi e
respirandone il profumo, ansioso.
Poi,
incuriosito, mentre si avviava verso l'infermeria, riprese la lettera.
Che
diavolo conteneva quella lettera da
spaventarla tanto?
La
lesse e, fermandosi di botto con un colpo secco al cuore, non si rese
subito conto che,
quell’esclamazione preoccupata che aveva sospirato poco
prima, sarebbe stata l’ultima che avrebbe pronunciato
con quel nome.
“Sirius.
Sono davvero
contenta che tu stia finalmente bene.
In questi
mesi ho davvero temuto di non vederti mai più.
Immagino che
non passeremo il Natale insieme, vero?
Riesco a
capirlo, ma mi auguro che, almeno, tu possa passarlo in
tranquillità.
Harry è
esattamente come lo immaginavi.
Somiglia molto
a papà, almeno da come me lo hai sempre descritto.
Non potrei
desiderare un fratello migliore.
Mi sta
sempre accanto, nonostante ancora non sappia la verità su di
me.
Non vedo
l’ora di informarlo, ma lo farò solo quando tu mi
assicurerai di essere davvero
al sicuro.
Aspetto
presto tue notizie, allora.
Mi manchi
anche tu.
Alexis.”
Un moto
d’odio nello sguardo d’argento.
La stretta intorno all’esile corpo che
si faceva tanto forte da rischiare davvero di spezzarla in due.
Il volto che si chinava verso il viso
disteso della Black.
No, di Alexis Lily Potter.
Le labbra che, furiose, lasciavano un
bacio su quelle semi aperte di lei.
Come se questo fosse servito a cancellargli il sapore amaro
che gli aveva riempito la bocca, come veleno.
-Potter. Sei una schifosa bugiarda.-
|
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Capitolo 32 *** Our Solemn Hour ***
Bene,
ecco finalmente il tanto atteso nuovo capitolo!
Lo
so, mi sono fatta desiderare, ma spero che siate ancora tutte vive e
che
nessuna di voi abbia tentato suicidio a causa mia!
Anche
perché sarebbe un peccato perdersi questo capitolo
ù___ù
Per
questa volta, rimando le chiacchiere a fine capitolo, perché
ora è decisamente
il caso che vi concentriate sulla storia!
Quindi:
BUONA
LETTURA!
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XXXII
Our Solemn Hour
{ Santus
Espiritus redeem us from our solemn hour
Santus Espiritus insanity
is all around us
Santus Espiritus is this
what we deserve?
Can we break free
From chains of neverending
agony }
{
Spirito Santo redimici
dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }
La
testa le doleva in una maniera decisamente atroce.
Nel
buio della sua confusione mentale,
non ricordava nulla.
Era
lì, di nuovo.
Il
freddo.
Il
vuoto.
Quel
senso di sospensione e oppressione contemporanei che la facevano
sentire morta
e viva al tempo stesso.
L’irrealtà
e la consapevolezza di trovarsi in un sogno.
Quel
sogno.
E
poi, la preoccupazione improvvisa che le riempiva il petto come un
liquido
caldo e maligno, che si inoltrava tra i suoi polmoni, impedendole quasi
di
respirare.
E,
ancora, una fitta dolorosa all’altezza della nuca, in quella
linea immaginaria
di sutura del cranio.
Era
come se qualcuno cercasse di
aprirla in due per giocare un po’ con il suo cervello.
Ansiosa
e in attesa, alla fine venne inghiottita dal vuoto e scomparve.
Poi,
si svegliò.
Alexis
Potter strinse gli occhi, come disturbata da una luce troppo forte. Si
girò su
di un fianco e mugugnò qualcosa di poco chiaro. I capelli
sciolti le finirono
sul viso, fastidiosi, e alcune ciocche le si legarono attorno al collo
sottile,
dandole l’impressione di stare soffocando. Prese un respiro
profondo, per
immettere aria nei polmoni, come se avesse ancora la sensazione che
fossero
imbevuti di veleno. Si voltò di nuovo, gli occhi ancora
serrati, e un dolore
lancinante all’altezza delle tempie la bloccò.
Mugugnò ancora.
-Dra…Draco…?-
Lo
chiamò, improvvisamente ansiosa.
Si
sentiva così sola.
Non
ebbe il coraggio di aprire gli occhi, perché aveva paura di
esserlo davvero.
Sola.
Poi,
all’improvviso, delle dita fredde e delicate le sfiorarono
una guancia,
spostandole le ciocche sfuggenti dal viso.
-Sono
qui.-
La
sua voce era come una ventata di aria gelida che la investiva dopo
quelle che
le sembravano essere state ore chiusa nel caldo e nel dolore
dell’Inferno.
Esattamente come quelle carezze che le percorrevano tutta la linea del
viso,
tenere, fino a soffermarsi sul collo, indugiare un pochino, e poi
tornare a
ripetere l’intera operazione, con meticolosa attenzione a non
lasciarsi
sfuggire neanche un dettaglio.
Alexis
sorrise appena e, piano, quasi timorosa, aprì gli occhi.
-Sei
davvero qui…-
Sussurrò,
come se, per qualche strano motivo che non ricordava, lui non dovesse
affatto
stare lì.
-Dove
altro potrei essere?-
Si
limitò a risponderle e lei, ancora, sorrise. Si
voltò completamente, per
poterlo guardare meglio.
Draco
Malfoy era seduto sulla poltrona della sua camera, che di solito
occupava
l’angolo vicino alla porta del bagno, ma che ora era stata
spostata accanto al
letto. Lasciandole un’ultima carezza sul viso, aveva adesso
poggiato i gomiti
sulle cosce e la osservava semplicemente. I capelli biondi che, come
sempre,
sembravano catturare ogni piccolo riflesso di luce nella stanza,
brillavano
appena, come spruzzati da una cascata d’argento; gli occhi
erano fissi sul viso
di lei, con mal celata ostizionazione, e splendevano quasi di luce
propria, con
morbidi riflessi di specchi; le mani, intrecciate ora davanti alle
labbra,
erano tanto strette da far sbiancare le nocche già pallide e
coprivano la bocca
che, chissà per quale strana ragione, Alexis immaginava
essere marcate da quella
stessa linea che gli induriva anche le mascelle.
Guardandolo,
Alexis Potter non potè impedirsi di pensare che Draco Malfoy
non le era mai
sembrato più bello di così.
Ma
era una bellezza particolare, come quella di una statua di marmo di
qualche
antico Dio greco.
Una
bellezza vuota e quasi…inquietante.
Il
cuore cominciò a batterle nel petto, agitato.
Scosse
la testa, come a cacciare ogni strano pensiero dalla sua mente, e un
dolore
acuto le si scaricò su entrambe le tempie. Stringendo appena
gli occhi, si
portò una mano alla fronte e, sfiorandola, scoprì
che era stata fasciata.
-Ho…Ho
un gran mal di testa. Che è successo?-
Domandò,
cercando di fare dei respiri abbastanza profondi che le permettessero
di
controllare il dolore.
-Sei
scivolata dalle scale e hai battuto la testa contro la balaustra.-
Si
limitò a spiegare Draco, senza muoversi.
Solo
la sua voce, che si era appena
spenta nel silenzio, e il suo petto, che si alzava ed abbassava al
ritmo del
suo respiro calmo, davano la sicurezza che lui fosse di carne e sangue
e non di
marmo.
Alexis
spalancò gli occhi, preoccupata, e si tastò la
nuca con le dita. Le mani di
Draco corsero a fermare quelle di lei e le presero per i polsi con una
stretta
gentile, costringendole ad allontanarsi dalla ferita.
-Tranquilla,
non è niente di grave.-
Ancora
una volta, la sua voce risuonò vuota alle orecchie di lei,
come un baratro
profondo senza fine in cui temeva di precipitare molto presto.
Alexis
gli scoccò un’occhiata di sottecchi, piegando il
viso verso una spalla, ma non
riuscì a catturare quello sguardo d’argento
neanche per un istante.
-Menomale…Solo
io posso essere tanto sbadata.-
Si
sforzò di sorridere appena.
Draco
non le rispose e nemmeno la guardò: adesso, i suoi occhi
ciechi erano fissi sul
riflesso dello specchio nell’armadio.
All’improvviso,
fu come se uno strato
di ghiaccio fosse sceso a congelare un muro, che si era costruito tutto
intorno
al corpo statuario di Lui.
Un muro invisibile e robusto, come
quello che, tempo prima, l’aveva separata da Hogwarts, il
posto che aveva
sentito come sicuro.
Ora, di nuovo, qualcosa di impalpabile
e resistente le dava l’impressione di essere allontanata da
ciò che riteneva un
luogo sicuro, in cui essere protetta da tutti i pericoli del mondo:
Draco
Malfoy.
E, ancora, il senso di oppressione e
solitudine, minaccioso e freddo, esattamente come quel sogno maledetto.
Alexis
si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con le
mani, in un abbraccio
solitario. Lentamente, senza smettere di osservare il viso del ragazzo,
si tirò
su a sedere, sperando che in una posizione diversa, il suo petto le
sembrasse
meno pesante e che riuscisse a respirare meglio e a calmarsi.
Come
se si fosse riscosso da un pensiero troppo profondo anche solo per
essere
riafferrato con la punta delle dita, Draco si voltò ad
osservarla, di scatto,
facendola quasi sobbalzare. I loro occhi si studiarono per un solo
istante, poi
lui distolse lo sguardo e allungò le mani sulle spalle di
lei.
-No,
resta giù.-
Si
limitò ad ordinare e la punta di evidente minaccia che
sibilava nel suo tono
tranquillo le fece aggrottare le sopracciglia. Senza dire altro, lui le
premette le mani sulle spalle e la costrinse a sdraiarsi di nuovo.
Alexis gli
lanciò un’occhiata confusa e contrariata.
La
malinconia dei suoi pensieri che
fuggiva come sabbia bianca tra le dita e la preoccupazione che
risplendeva
chiara come marmo alla luna.
-Draco…E’
tutto a posto?-
Gli
domandò alla fine, voltandosi di nuovo su di un fianco per
poterlo osservare
meglio in viso.
Lento,
come un serpente che studia la sua vittima, Draco Malfoy
alzò il viso e,
finalmente, i suoi occhi – gelide stalattiti di argento
– le sfiorarono il
viso, prima di tuffarsi in quello smeraldo cupo, ora un po’
preoccupato. Un
sopracciglio biondo si levò verso l’alto.
-Sì,
amore. Perché me lo
chiedi?-
Il
tono innocente con cui lo disse lasciava trapelare una convinzione
piuttosto
illusoria, che le fece battere il cuore nel petto.
Quella
parola – quell’appellativo tanto dolce –
le lambì l’udito con tenerezza e lei
sentì le guance cominciare a scottare sotto la pressione dei
suoi sentimenti.
Con
una carezza gentile, Draco le sfiorò le gote rosse, dandole
un fresco senso di
sollievo; poi, percorse la linea sottile del collo e l’osso
della spalla,
causandole un lieve brivido; proseguì lungo tutto il
braccio, in silenzio, lo
sguardo fisso sulle sue dita pallide che, dopo aver lambito le vene
azzurrine
del polso e l’elegante serpente che attorno ad esso si
allacciava maestoso,
andavano a sfiorare il palmo di lei e poi, si chiudevano delicate,
catturandole
le dita. Rimase semplicemente così e lei lo
fissò, con una strana agitazione
nel petto: aveva il viso chinato e i capelli biondissimi, lasciati
liberi dalla
solita mano di gel, scendevano ad incorniciargli il viso affilato e
coprivano
quello sguardo che, nonostante tutto, brillava di una luce strana,
mentre ombre
minacciose sembravano volteggiare tra l’argento
dell’iride e il nero opaco
della pupilla appena dilatata.
All’improvviso,
la presa attorno alla sua mano si fece più ferrea, fino a
diventare una stretta
violenta e dolorosa; ci mise un po’ a realizzare la cosa, ma
quando
l’informazione raggiunse il cervello, un gemito soffocato le
lasciò le labbra,
costringendola a chiudere gli occhi.
Le
sembrava che avesse intenzione di
frantumarle, improvvisamente, tutte le ossa della mano.
-Draco…Mi
stai facendo male…-
Si
lamentò, il tono di voce timido e basso, subito seguito da
un altro gemito.
Di
botto, come se si fosse risvegliato da un incubo, Draco alzò
lo sguardo e,
senza passare per il suo viso, i suoi occhi si puntarono su di un
orizzonte
lontano e immaginario, mentre, brusco, le lasciava andare la mano, che
ora
pulsava dolorante.
Il
vuoto freddo che, però, avvertì
sulla pelle appena arrossata, fu quasi più doloroso della
stretta precedente.
Senza
prestarle attenzione, Draco si portò, di nuovo, entrambe le
mani incrociate
davanti alla bocca, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non
era mia intenzione.-
Si
scusò semplicemente, senza tuttavia dare segno di esserne
davvero dispiaciuto.
Il
suo era un tono freddo e apatico, di quelli che si rivolgono
solitamente agli
sconosciuti dopo averli casualmente urtati per strada.
Respirando
a fondo, Alexis si mise a sedere, poggiando la schiena sul muro alle
sue spalle
e, questa volta, Draco neanche la guardò per impedirle di
alzarsi. Lei si portò
la mano al petto e sentì il cuore battere velocemente,
impaurito, mentre si
massaggiava il palmo e le dita malamente torturate.
Che
cosa gli era successo?
Perché si comportava in quel modo, ora?
Deglutendo,
si sforzò di guardarlo di nuovo in viso e, preso coraggio,
si schiarì appena la
voce, forse per richiamare la sua attenzione o per darsi un
po’ di contegno;
inoltre, sentiva di avere la gola improvvisamente e dolorosamente arida.
-Draco,
che cosa ti prende?-
Seria
e preoccupata, la sua domanda venne lasciata ricadere in un vuoto
carico di
tensione, così forte che a lei sembrò di poter
sollevare le dita e toccarla.
Anche
se, l’unica cosa che avrebbe
voluto sfiorare, in quel momento, sarebbero stati quei capelli che gli
coprivano lo sguardo che lei avrebbe voluto rivelare con una carezza,
che
avrebbe mandato quei ciuffi fastidiosi dietro la sua fronte.
-Non
c’è niente che vuoi dirmi?-
Le
domandò invece, senza risponderle né voltarsi a
guardarla, ma rimandendo
immobile, come la statua di marmo che a lei dava
l’impressione di essere.
Alexis
corrugò la fronte e assottigliò lo sguardo,
studiandolo.
-No,
perché?-
Rispose
sicura, ma lui non le lasciò il tempo di dire altro.
-Tu
non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le
chiese ancora, senza guardarla.
I
suoi occhi, fissi sulla parete vuota
di fronte a sé, avevano la lucentezza inquietante di quei
raggi di un sole
invernale, che lento e insistente berciava tra le nuvole grigie e
intorpidiva
con la sua bianca luminescienza.
Ancora,
Alexis lo fissò, sbattendo più volte gli occhi,
ora improvisamente enormi di
apprensione. Nel solo secondo in cui le palpebre le celarono la vista,
un flash
improvviso le apparve davanti agli occhi, come se nel buio denso della
sua
memoria un fulmine avesse illuminato una stanza che, prima di allora,
avrebbe
detto stoltamente vuota.
C’erano
loro due, in quello stesso
letto, stretti l’uno contro l’altro.
Lui le aveva cinto i fianchi con un
braccio, trascinandola accanto a sé con fare protettivo e
Lei gli aveva
poggiato il viso sul petto caldo, accogliendo con un sorriso ogni sua
piccola
carezza.
E, allora, nel cuore della notte
riempito da un silenzio dolce e piacevole, Lui le aveva fatto quella
stessa
domanda.
“Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?”
E Lei, senza scomporsi troppo, non
aveva mai davvero risposto, ma Lui non aveva dato troppo peso alla
cosa, per lo
meno fino a quel momento.
Alexis
scosse appena la testa.
-No…-
Rispose,
incerta, assottigliando lo sguardo.
Le
sembrava che qualcosa di infinitesimalmente
importante stesse sfuggendo alla sua vista, come se ce
l’avesse davanti al naso
ma non riuscisse a vederla.
-Nei
sei convinta?-
Ripetè
Draco, con la pazienza di un genitore che cerca di convincere il figlio
ad
ammettere le sue colpe.
Alexis
piegò il viso su di un lato, improvvisamente stanca e un
tantino spazientita.
-Ma
certo!- sbottò, allargando le braccia spazientita
–Che ti prende, così
all’improvviso?-
Draco,
di nuovo, si voltò a guardarla, ma con una lentezza
esasperante, e i suoi occhi
distanti sembrarono non vederla davvero, come se fossero
improvvisamente
diventati ciechi. La fissò senza guardarla e alzò
una mano per sfiorarle il
viso con una carezza distratta. Poi, le premette, delicato, le dita su
quella
guancia bollente che a lui piaceva tanto e, senza chiudere gli occhi,
si alzò
dalla poltrona e si piegò per poterla baciare, lambendole
appena le labbra.
-Dovresti
dirmelo tu…-
Le
soffiò sulla bocca umida, facendola rabbrividire; poi
scivolò via da lei,
lasciandola sola sul letto, con sguardo smarrito. Lo osservò
darle la schiena e
piegò il viso su di un lato con aria interrogativa; lo vide
avvicinarsi alla
scrivania, pigro come un gatto, e allungare una mano per prendere una
semplice
pergamena.
Draco
fissò la lettera per qualche secondo.
-…Alexis.-
{
In my darkest hours
I could not foresee
That the tide could turn so
fast to this degree
Can't believe my eyes
How can you be so blind?
Is the heart of stone, no
empathy inside?}
{ Nelle mie ore
più buie
Non potevo prevedere
Che la marea avrebbe potuto trasformarsi
così velocemente
Non posso credere ai miei occhi
Come puoi essere così cieco?
E’ il cuore di pietra, senza alcuna
empatia?}
Una tempesta di
neve gelida infuriava
fuori da Hogwarts, picchiettando sulle numerose finestre
dell’imponente
castello e ricoprendo di un soffice manto bianco ogni centimetro di
quel
piccolo – ma neanche tanto – angolo di mondo.
Una tempesta diversa, ma ugualmente forte
e devastante, si agitava nello stesso momento nel cuore di Alexis Lily
Potter.
Seduta su di un letto baldacchino troppo
grande, avvolta appena dalle spesse coperte di un morbido verde scuro,
fissava
il suo carceriere come un’impotente babbano di fronte a Lord
Voldemort in
persona.
Adesso era lei a sembrare un’antica
statua di marmo, ma poco aveva dell’eterea bellezza di una
dea greca.
Il viso era diventato improvvisamente
bianco, ma non era il bianco candido della neve appena scesa sul
giardino di
Hogwarts; era un bianco sporco, come quello della neve consumata e
calpestata
da scarpe e carrozze sulla via che collegava il castello al vicino
villaggio di
Hogsmeade.
Gli occhi erano enormi sul viso piccolo e
il loro verde, tinto da chiare striature sorprese e angosciate,
spiccava in
modo spaventoso sulla pelle ora terrea delle guance.
Le labbra, improvvisamente sottili e
aride, tremavano appena, alla ricerca di aria o di parole che il
cervello non
sembrava volerle affatto fornire.
-Co…Cosa?-
Riuscì a mormorare dopo un po’.
La sua voce era fioca e appena udibile,
tanto che si chiese se fosse riuscito a sentirla.
Draco Malfoy, dopo interminabili minuti,
si voltò lentamente a guardarla di sbieco, gli occhi scuri e
spenti.
Alexis trasalì quasi per quella sola
occhiata e si inumidì le labbra, prima di deglutire e
raccogliere gli ultimi
barlumi di coraggio Grifondoro che le erano rimasti in corpo.
-Co…Come mi hai chiamata?-
La voce roca e incerta si
disperdeva nel silenzio quasi irreale che
si era creato tra di loro.
Inaspettatamente, Draco sorrise.
Ma
era un sorriso strano che, mai, sarebbe arrivato ad illuminargli lo
sguardo
cupo.
-Alexis.-
Rispose
semplicemente, con una dolcezza del tutto fuori luogo e che,
decisamente, non
gli apparteneva.
Un
altro brivido le percorse l’intera colonna vertebrale, come
se la mano inesorabilmente
fredda del destino la stesse sfiorando appena, maligna.
Lo
sguardo di Draco la puntò per un solo istante, prima di
scendere lento sulla
lettera che stringeva tra le mani e osservarla con innaturale calma e
interesse.
-Non
è forse questo il tuo vero nome?-
Rialzò
gli occhi dalla pergamena e, ancora, inchiodò la ragazza con
un’occhiata densa
e penetrante che però non le arrivò dal momento
che era impegnata ad osservare
la lettera che lui teneva dispiegata davanti a sé.
Quella
lettera.
Forte
e violenta, come una Maledizione Cruciatus sparata da pochi centimetri
di
distanza, sentì il cuore e le interiora cominciare a
contorcersi in una lotta
disperata senza fine, che le fece mancare il fiato.
E
la consapevolezza la investì in pieno
petto.
-Tu
sai.-
Semplice
e concisa, quell’affermazione si prese tutto il tempo che le
serviva per
depositarsi nel silenzio solido che avvolgeva l’atmosfera e,
soprattutto, per
prenetrare in Lei con la durezza di uno schiaffo in pieno viso,
rendendola,
solo dopo la sua pronuncia, davvero cosciente della verità.
Draco
la fissò e, ancora, le sue labbra si piegarono in quel
sorriso malsano.
Incrociò le braccia al petto e si posò con i reni
al bordo della scrivania.
-Eh
già, cara piccola Potter.-
Sputò
le ultime parole quasi con riluttanza, prima di stringersi nelle
spalle, con
aria falsamente colpevole.
-Io
so.- schioccò le labbra appena, con indifferenza, e
levò entrambe le
sopracciglia verso l’alto. –E grazie a questa.-
E
sventolò appena la pergamena, poi se la fermò
davanti al viso, leggendola
ancora.
Alexis
strinse entrambe le mani a pugno e quella che il ragazzo aveva prima
quasi
stritolato le mandò una scossa di dolore, costringendola a
gemere appena. Draco
non si voltò neanche a guardarla.
-Le
tue parole per quel cane di mio
cugino mi hanno quasi commosso.-
Commentò
invece, con cattiveria, e l’ombra di quel sorriso anomalo gli
distorse ancora
le labbra in una smorfia tutt’altro che divertita.
Alexis
spalancò gli occhi e pensare e parlare fu un
tutt’uno, come se dal cervello
alla bocca non ci fosse più il passaggio alla ragione.
-Non
ti permettere!-
Sibilò
con rancore e gli occhi di smeraldo scintillarono di quella coraggiosa
minaccia
che venne inevitabilmente lasciata ricadere nel vuoto. Draco
alzò lo sguardo dalla pergamena e le rivolse
un’occhiataccia carica di odio,
che la bloccò nella posizione appena sbilanciata in avanti
che aveva assunto
senza rendersene conto, per contrastarlo. Alexis deglutì e
respirò lentamente, prima
di rimettersi a sedere, inginocchiata, e abbassare lo sguardo sulle
proprie
mani strette in grembo.
Ancora,
il silenzio li avvolse, sdruggente e ignobile.
-Non
ne avevi il diritto.-
Quella
semplice frase non fu più di un semplice mormorio risentito,
che echeggiò
stanco tra di loro. Draco, ancora, la osservò scettico:
sedeva sul letto, con
le mani tanto strette da far sbiancare le nocche, i capelli neri
disordinatamente riversi sulle spalle e sul viso che teneva ora chinato
a
celare gli occhi; tremava impercettibilmente.
Stretta
al cuore.
Ignorarla fu più facile, questa volta,
grazie alla rabbia che andava a coprire ogni altra cosa.
La
sua risata cristallina e inaspettata la fece trasalire, costringendola
a
rialzare lo sguardo di scatto e a puntarlo sul viso irridente e
rabbioso di
Draco Malfoy.
-Di
fare cosa, di grazia?-
Si
informò, con voce gentile e distaccata.
Alexis
strinse le mani in modo talmente violento che sentì persino
i tendini del polso
venir tirati sotto la pelle sottile. Affilò lo sguardo,
stizzita, e arricciò le
labbra.
-Di
leggere quella lettera.-
Sentenziò
dura, lanciandogli un’altra occhiataccia.
Draco
si fece serio all’improvviso, costringendola a trattenersi
dal sobbalzare.
Non
aveva idea di come fosse stato possibile, ma un secondo prima, sul suo
viso,
c’era un’espressione di schernito giubilio, e il
secondo dopo, l’impassibilità
tediosa della austerità gli aveva indurito ogni lineamento e
i suoi occhi
d’argento erano diventati scuri e minacciosi.
-Non
ne avevo…-
Draco
lasciò ricadere le mani sui fianchi e strinse, violento, le
dita attorno alla
lettera, che venne malamente stroppicciata da quel pugno rabbioso.
L’occhiata
che le rivolse era tanto dura che lei temette che sarebbe esploso da un
momento
all’altro, scaraventandole quel pugno dritto dritto in viso.
E
non avrebbe potuto biasimarlo, per
quello.
In
effetti, il desiderio c’era davvero e lo avrebbe anche fatto,
se la persona che
si trovava ora davanti non fosse stata quella di cui era maledettamente
innamorato.
La
fissò con odio e contrasse i muscoli della mascella per
trattenersi dal fare
qualcosa di decisamente pericoloso. Inaspettatamente,
scoppiò di nuovo a ridere
e Alexis sobbalzò spaventata: Draco stava cambiando
espressioni e atteggiamenti
così repentinamente che a lei sembrò fosse
impazzito sul serio e lo sguardo un
po’ folle che le rivolse sembrava volerglielo confermare.
Istintivamente,
spostò la schiena all’indietro, intimorita.
Draco
avanzò di un passo, ma si fermò subito dopo e si
limitò a fissarla ancora.
-Ma
certo. In fondo, quali diritti posso mai avere su di una persona che
non è
quella che credevo fosse?-
Sibilò
con studiata cattiveria.
Un
pugno violento in pieno stomaco le
avrebbe decisamente fatto meno male.
Sbattè
gli occhi più di una volta, per costringersi a ricacciare
indietro le lacrime,
e boccheggiò come un pesce fuor d’acqua.
Lui
la osservò senza scomporsi minimamente.
-Questo…Questo
non c’entra nulla.-
Borbottò,
spostando lo sguardo sulla propria spalla, ferita.
Draco
sbuffò appena e avanzò di un altro passo.
-Ah
no?- la schernì, corrugando la fronte in uno sforzo che
sembrava troppo grande
–Per quanto tempo avresti continuato a mentirmi?-
Si
informò con tono disinteressato, come se la risposta non lo
tangesse
minimamente.
Alexis
fu costretta a rialzare lo sguardo sul viso di Draco, ma quello, ora,
non la
guardava più. Gli occhi, scuriti da ombre minacciose, erano
di nuovo fissi su
di un punto indefinito alla sua destra. Sospirò e si morse
le labbra, tanto
forte, che sentì il sangue entrarle in bocca con il suo
sapore ferroso. Tremò
impercettibilmente.
-Fino
a quando non sarei stata certa che Sirius fosse stato al sicuro.-
Rispose,
tutto d’un fiato, come se avesse paura di perdersi qualche
brandello tra un
respiro e l’altro.
Draco,
ancora una volta, si voltò di scatto e le lanciò
un’occhiataccia cattiva e
carica di risentimento. Per un momento, lei ebbe come la sensazione che
le
avrebbe urlato contro le peggiori bestemmie che avrebbero costretto
persino
Salazar Serpeverde e Grindelwald a redimersi dai loro peccati.
Invece,
si limitò a respirare piano e a chiudere gli occhi.
-Bene.-
Sputò
brusco, prima di lanciare la lettera a terra e prendere la bacchetta
che aveva
poggiato accanto a quella di Alexis sulla scrivania.
Per
un secondo soltando, ebbe paura che gliela avrebbe puntata contro e
l’avrebbe
schiantata o le avrebbe fatto qualcosa di molto peggio. Invece, la
rivolse
contro la pergamena.
-Incendio!-
Pronunciò
con un ringhio basso, di gola, e un potente fascio rosso
fuoriuscì dalla sua
bacchetta, andando a colpire la piccola lettera, che si
consumò tra le fiamme.
L’Inferno.
{
Time keeps on slipping away and we
haven't learned
So in the end now what have
we gained?}
{
Il tempo continua a scivolare via e noi
non abbiamo ancora imparato
Così, alla fine, che cosa abbiamo
guadagnato?}
Nei
molteplici caminetti di Hogwarts,
pigre fiamme consumavano enormi ciocchi di legno che Rubeus Hagrid,
guardiacaccia del castello, si era premunito di far ricevere agli elfi
domestici, che li avevano poi ordinatamente impilati accanto ai camini
delle
Sale Comuni delle quattro casate. Con il gelo che imperversava fuori
dalle
mura, in quella serata fredda e consumata dal vento, erano molti gli
studenti
che si riunivano davanti alle fiamme, alla ricerca di calore e conforto
accompagnato
da allegre chiacchiere e bevute malandrine e clandestine.
Il fuoco che ardeva sul pavimento della
camera di Malfoy, però, non serviva nemmeno minimamente a
scaldare il ghiaccio
che si era quasi solidificato tra di loro. E non era di certo
alimentato da
robusti ciocchi di legno, ma da un sottile strato di pergamena e da una
rabbia
incommensurabilmente pericolosa.
Le minacciosa lingue di fuoco si
agitavano nell’aria densa e gli illuminavano il viso pallido,
gettandogli
lunghe ombre sotto gli occhi e sinistre sfumature scure su tutto il
profilo
affilato.
Draco Malfoy fissava le fiamme assorto,
come se stesse contemplando una stupenda opera d’arte. Poi,
senza spostare lo
sguardo, parlò di nuovo.
-Tutto mi sarei aspettato da te, tranne
che fossi una bugiarda.-
Mormorò con voce strana, forse più
rivolto a se stesso che non a lei, che si limitò a fissarlo,
senza avere il
coraggio neanche di respirare ulteriormente.
-Eppure, pensavo davvero di conoscerti.-
Sbuffò e un sorrisino, questa volta
malinconico, gli incurvò le labbra. Lo sguardo
d’argento brillò alla luce delle
fiamme che, lentamente, si stavano spegnendo sotto i loro occhi.
-Chissà su quante altre cose hai
mentito.-
Rimuginò ancora e, questa volta, il tono
della sua voce si era fatto duro, esattamente come il nervo teso che
gli aveva
deturpato la guancia bianca, facendo muovere le ombre in modo ancora
più
spaventoso.
-La mia identità è l’unica cosa su cui
non ho detto la verità.-
Trovando il coraggio in chissà quale
remota parte di sé, Alexis lo fissò con
un’ostentata sicurezza che, ovviamente,
non le apparteneva neanche un po’.
Voltandosi a guardarla, Draco Malfoy la
trovò irrimediabilmente troppo simile ad Harry Potter: con
gli occhi verdi
accesi d’orgoglio e fermezza e i lineamenti del viso induriti
dalla serietà
delle sue convinzioni.
E
irrimediabilmente troppo diversa dalla ragazza che aveva imparato ad
amare.
Digrignò
i denti e strinse la mano con
così tanta forza che, se anche avesse avuto una sfera di
duro metallo tra le
dita, l’avrebbe ridotta in semplice polvere.
-E dovrei fidarmi delle tue parole, ora?-
Disse con disprezzo, sputando ogni parola
come fosse veleno ardente nella sua bocca.
Quella
bocca che, pochi giorni prima, in quello stesso letto, lei aveva
definito
essere il veleno più dolce di sempre.
Ma
che, adesso, le sembrava semplice veleno corrosivo e violento.
Chiuse gli
occhi, per assorbire il dolore
che quelle parole le avevano causato, e respirò lentamente.
Le palpebre strette
tremarono appena, poi, trovando ancora dell’altro coraggio
– la sua parte
Grifondoro non era mai scomparsa – balzò in piedi
di scatto.
Draco si limitò a lanciarle un’occhiata
inquisitoria, alzandosi a sua volta dopo aver spento gli ultimi barlumi
di
quelle fiamme ormai ridotte a semplice cenere.
Si fronteggiarono e si studiarono come
due creature pronte a scagliarsi l’una contro
l’altra.
La
leonessa che si muove cauta a difendere ciò che le
è più caro davanti al
serpente che striscia elegante, pronto a morderla con una
semplicità
disarmante. Il veleno che sarebbe entrato in circolo senza avere
più
assolutamente nulla di dolce e che l’avrebbe portata alla
morte.
L’ultima
volta che un Potter ha sfidato un Malfoy i due si sono giurati odio
eterno.
Voleva
davvero che tutto finisse così,
semplicemente?
Il cuore diede una violenta scarica nel
petto, annunciandole che no, non voleva.
{ Are they themselves to blame
The misery, the pain?
Didn't we let go?
Allowed it,let it grow
If we can't restrain
The beast which dwells
inside
It will find it`s way
somehow, somewhere in time }
{Sono
essi stessi la colpa
La miseria, il dolore?
Non dobbiamo andare?
Accettato, lascia che cresca
Se non riusciamo a trattenerla
La bestia che dimora all’interno
Troverà la sua strada in qualche modo, da
qualche parte nel tempo}
Alexis strinse le
mani in due pugni e
prese l’ennesimo profondo respiro della serata. Poi, lo
lasciò andare con uno
sbuffo violento e si voltò di scatto, allargando le mani in
un gesto
spazientito.
-Dio, Draco! E’ solo uno stupido nome!
D’accordo, sono Alexis Potter, sorella minore scomparsa di
Harry Potter, e
allora?-
Scoppiò con rabbia, girandosi di nuovo a
fronteggiarlo.
Draco la fissò impassibile, come se
neanche la vedesse.
Iridi
d’argento della consistenza più dura e veritiera
degli specchi bugiardi.
Alexis
riportò le braccia lungo i fianchi
e strinse di nuovo le mani. Poi, con piccoli passi carichi di
frustazione, si
avvicinò al ragazzo e alzò il viso per guardarlo
dal basso della sua statura.
Gli prese una mano gelida tra le sue e lui la lasciò fare,
senza opporre alcuna
resistenza. Se la portò al petto, appena sopra il seno
sinistro, e la strinse
piano.
-Questo non cambia ciò che sono, né tanto
meno quello che provo per te!-
L’affermazione, iniziata con ardore, si
era affievolita sulle ultime parole e le dita fragili si erano strette
appena
di più attorno a quelle gelide del ragazzo.
La
determinazione nello sguardo di smeraldo lo fece trasalire appena.
Potter.
-Quello
che provi per me…-
Il mormorio di Draco era assorto e
debole, lontano come se lui si fosse trovato a distanza di anni luce da
lei,
direttamente su di un altro pianeta…o in un altro mondo.
All’improvviso, lo sguardo opaco – grigio
metallo sporco – si accese spaventosamente; luminoso e carico
di rabbioso odio,
si riversò su quello della ragazza, che trasalì
spaventata. Fece per
indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano
da sotto
le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da
farla
gemere per il dolore; ignorando la cosa, l’aveva poi
trascinata contro l’armadio
e l’aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole
mancare il respiro.
-Se era solo uno stupido nome, perché non
me lo hai detto?!?-
Ringhiò, a metà tra il frustrato e il
furioso, inchiodandola con un’occhiata che, forse, avrebbe
convinto persino
Lord Voldemort a non compiere un solo movimento incauto.
Alexis lo fissò, spaventata, e trattenne
il fiato, come se avesse paura che anche il minimo accennare di un
movimento lo
avrebbe indotto ad esplodere definitivamente.
-Perché non ti sei fidata di me?!-
Aggiunse, rabbioso, e alzò il braccio con
una mossa così violenta che lei, per un attimo, ebbe
l’impressione che stesse
per colpirla; lui, invece, scaraventò un pugno al di sopra
della sua spalla e
il suo viso venne sfiorato solo dall’aria smossa; le nocche
pallide avevano
cozzato con lo specchio alle sue spalle, incrinandolo. Alexis
spalancò gli
occhi, sobbalzando, ora decisamente intimorita, e solo allora si
permise di
respirare, perché il petto le bruciava dolorosamente.
Senza muoversi di un solo millimetro,
Draco abbassò solo il capo e i capelli biondi scesero a
velargli lo sguardo,
che ora brillava furioso e incontrollabile.
-Perché…?-
Mormorò ancora, scuotendo il capo, come
per cacciare qualche fastidioso pensiero che gli era balenato in mente.
Alexis
lo osservò in silenzio, deglutendo a vuoto, dato che aveva
la gola
completamente arida.
-Non potevo farlo.-
Rispose debolmente e fece per alzare le
braccia e posargliele sul petto, con la voglia irresistibile di sentire
la
stoffa liscia della camicia sotto le sue dita; ma non lo fece e le
riportò ai
suoi fianchi.
Lento, Draco rialzò lo sguardo per
fissare i suoi occhi, nuovamente ciechi, in quelli di lei. La
studiò per
qualche breve istante, pensoso, senza ancora accennare a muoversi da
quella
posizione: una mano ancora le artigliava la spalla e l’altra
se ne stava chiusa
a pugno contro lo specchio incrinato, il sangue che già
colava d qualche taglio
sulla pelle perfetta.
-Non potevi farlo o non volevi farlo,
Alexis Potter?-
Sussurrò con tono controllato, sfidandola
a mentirgli con la sola potenza dello sguardo.
Ogni volta che pronunciava il suo nome,
in un misto di amarezza e disprezzo, le sembrava di ricevere uno
schiaffo in
viso, doloroso e bruciante come cinque dita di Troll stampate sulla
guancia.
Alexis si morse il labbro inferiore e lo
osservò indecisa, prima in un occhio e poi
nell’altro; infine, abbassò lo
sguardo, colpevole.
In
fondo, niente le aveva davvero impedito di rivelare la
verità, tranne la sua
stessa volontà.
Ed
ora, era pronta a pagarne le conseguenze.
-Come
immaginavo.-
Ancora una volta, il sussurro sprezzante
di Draco le sfiorò il viso, ma le sembrava solo
un’eco distante. Deglutì, senza
alzare lo sguardo, e rimase semplicemente immobile, senza sapere cosa
aggiungere. Respirò lentamente e chiuse gli occhi, mentre un
dolore sordo le si
allargava come una macchia sul petto nell’esatto istante in
cui lui le lasciava
andare la spalla, che le doleva ora in modo insopportabilmente sottile.
Lento,
Draco scivolò via da lei, come un serpente che ritrae le sue
spire.
Solo
momentaneamente.
La mano,
ancora chiusa a pugno, le sfiorò
delicata il viso e lei, voltandosi a guardarla, notò che
molteplici rivoli di
sangue percorrevano le dita ancora serrate e il dorso teso sul quale
spiccavano
in modo quasi esagerato le sottili vene.
Ebbe la voglia irrefrenabile di allungare
una mano e medicargli quell’ennesima ferita, ma, ancora,
rimase semplicemente
ferma ad osservarlo mentre le rivolgeva le spalle, senza degnarla
più di
ulteriori attenzioni. Le gambe le tremavano violentemente, ma
nonostante tutto,
riuscì a non crollare al suolo, stanca.
Draco fece qualche passo verso la
scrivania, fissandosi la mano con aria assorta, come se stesse
rimuginando su
qualcosa di decisamente importante.
-Ma almeno ora è tutto più chiaro.-
Sentenziò, dopo quella che doveva essere
stata una lunga riflessione complicata.
-Molte cose tornano al loro posto.-
-Di che stai parlando?-
Alexis aggrottò le sopracciglia e si
staccò dallo specchio, facendo un piccolo passettino in
avanti, ma rimanendo
comunque a debita distanza. Non voleva di certo che il pugno che aveva
frammentato lo specchio, frammettasse anche le sue ossa.
Sapeva, in una parte consistente di sé,
che Draco non le avrebbe mai fatto del male; ma, non sapeva come
avrebbe potuto
reagire se avesse dato libero sfogo alla sua rabbia.
C’era
una linea sottile tra l’amore che provava per lei e la rabbia
che lo consumava
di continuo, quando era geloso, quando le cose non andavano secondo i
suoi
piani, quando lei lo sorprendeva…e Alexis si
augurò di non sorpassarla mai o
non sapeva quello che Draco avrebbe effettivamente potuto farle.
Malfoy
rimase in silenzio, poi, dopo
quelli che sembrarono infiniti e dolorosi attimi, si voltò
nuovamente a
fronteggiarla e, di nuovo, quel sorriso malsano gli aveva piegato le
belle
labbra. Lo sguardo d’argento era più tagliente di
una lama appena affilata.
-Della tua ossessione per Potter, tanto
per cominciare.-
Decretò, con uno strano tono di tetro
divertimento. Lei sbarrò appena gli occhi e lui non le diede
il tempo di avere
nessun’altra reazione. Veloce, le fu subito davanti, tanto
che Alexis quasi non
si accorse del movimento che aveva compiuto nell’avvicinarsi.
Alzò nuovamente
una mano e, ancora, ebbe paura che stesse per schiaffeggiarla, ma lui
si limitò
a prenderle il mento tra le dita, con forza, costringendola ad alzare
il viso
per guardarla bene negli occhi. Un po’ di sangue le
sporcò una guancia e la
stretta dolorosa la fece gemere appena.
Era
così diversa da quella con la quale le aveva preso il viso
quella stessa
mattina, a colazione, prima di rubarle un bacio dispettoso.
Lo
osservò in soggezione in quegli occhi
carichi di rabbia e di un’ilarità un po’
folle, che la preoccupava seriamente.
-Gli prenderà un infarto quando scoprirà
di essersi infatuato della sua sorellina!-
Ghignò deliziato e le iridi si accessero
di un luminoso sollazzo. Poi scoppiò in una risata
sferzante, mentre lei lo
fissava, ora, decisamente terrorizzata.
-Non glielo dirai…-
La sua non era una vera e propria
affermazione, somigliava più ad una domanda mal celata da
una speranza
decisamente fioca.
Come
il respiro che lasciò le sue labbra socchiuse.
Draco
alzò un sopracciglio e la fissò
dall’alto con ancora quel ghigno inqueitante e
ammiccò appena.
-Potresti essere davvero una Black, sai?-
Disse, invece di risponderle. Le lasciò
andare il mento e sollevò le dita per accarezzarle,
lentamente, tutto il
profilo della guancia. Lei rabbrividì.
-Bella e perfida come una rosa nera
cosparsa di spine.- mormorò, sfiorandola di nuovo, con
delicatezza –Bisogna
stare attenti a come maneggiarti, altrimenti si rischia di restare
feriti.-
Sottile
doppiosenso in quella frase piena di alterigia che le fece mancare un
colpo
secco al cuore.
Draco la
osservò, lasciando un’ultima
scia umida di sangue sulla sua guancia, poi si ritrasse di colpo, come
scottato.
Peccato
che anche lui, Draco Malfoy, non avesse fatto attenzione e si fosse
lasciato
pungere.
Pensieroso,
portò l’indice alle labbra e
lo succhiò appena, come se avesse davvero ricevuto una
piccola puntura sul
polpastrello. Poi, lo abbassò per posarlo sulle labbra di
lei e premere su
quello inferiore con forza, costringendola ad aprirle. Le
accarezzò la piccola
ferita che lei si era procurata poco prima e il sapore aspro del sangue
di lui
le entrò nella bocca.
-Deliziosa.-
Commentò, dilatando appena gli occhi.
Alexis lo osservò dal basso, senza
muoversi.
Non
oltreppassare quella linea.
Draco le
lasciò andare le labbra e le sue
dita le sfiorarono la mandibola e poi il collo; percorsero la spalla e
si fermarono
sull’avambraccio, che strinsero con rabbia, facendola gemere
di nuovo. Senza
curarsene, la costrinse ad alzare il braccio, in modo che fosse vicino
al
proprio viso.
-Ecco perché ti serviva questo.-
Sentenziò.
Alexis spostò appena lo sguardo per osservare
l’elegante braccialetto che si allacciava al suo polso esile:
il serpente
sembrava ora contorcersi tra le spire violente delle rose che lo
circondavano,
come se stesse soffrendo a causa delle sue spine. Era come se,
all’improvviso,
non riuscisse più a snodarsi fiero nel rovo e avesse deciso
di morderlo e
stracciarlo con violenza.
Una
fitta al cuore e subito dopo alla bocca dello stomaco.
Alexis
strinse gli occhi, quando la presa
di Draco si fece ancora più violenta.
-Piccola sudicia Mezzosangue.-
Mormorò e, brusco, la lasciò andare,
quasi schifato.
L’ennesimo
colpo al cuore.
Si prese
l’avambraccio con l’altra mano e
lo massaggio, lenta, indietreggiando di un passo per allontanarsi da
lui.
Piccola
sudicia Mezzosangue, l’aveva chiamata.
Deglutì
e dovette fare davvero un’enorme
sforzo per combattere contro le lacrime che spingevano, con urgenza,
per
scivolarle lungo le guance.
Draco le diede le spalle e si poggiò con
entrambe le mani alla scrivania, artigliandone il bordo.
Inarcò la schiena
all’indietro e si prese il tempo necessario per riordinare le
idee.
-Lo voglio sapere.-
Esordì poi, con voce stanca. Lentamente,
Alexis alzò il viso per guardare la schiena rigida del
ragazzo e aggrottò le
sopracciglia.
-Che cosa?-
Mormorò incerta.
-Perché non me lo hai detto?-
Di nuovo, una nota rabbiosa si era
insinuata nella sua voce liquida e pastosa al tempo stesso,
scivolandole
addosso come un monito taciturno.
Deglutì e si portò le braccia al petto,
stringendosi i gomiti con forza.
-Io…avevo paura.-
Ammise, poi sospirò e si voltò a sua
volta, puntando il suo sguardo sul riflesso frammentario dello specchio
rotto
nell’armadio.
-Paura?-
Fece eco lui, con tono distratto e solo
in fondo sopreso.
-Di questo.-
Draco si voltò per lanciarle un’occhiata,
ma ad accoglierlo trovò solo la sua schiena rigida e quelle
piccole spalle che,
ora, tremavano appena.
Alexis chiuse gli occhi e una lacrima le
scivolò sul viso, ma la spazzò via decisa, con un
gesto repentino della mano.
Accolse il silenzio di Draco come un invito a continuare.
-Del fatto che, se te lo avessi detto, le
cose tra noi sarebbero cambiate.- sospirò e
riuscì a sento a trattenersi dal
far scivolare un’altra lacrima. – Che, una volta
scoperta la verità, tu avresti
deciso di allontanarti da me…-
-E dunque, avresti continuato a mentirmi
in eterno?-
La interruppe lui, con inaspettata
delicatezza. Alexis avrebbe voluto rispondegli che sì,
avrebbe continuato a
mentirgli in eterno, se questo le avesse assicurato che lui le sarebbe
rimasto
accanto per sempre. Ma non fece in tempo a formulare quel pensiero.
Draco sorrise amaro e scosse il capo e
lei riuscì a vederlo dal riflesso dello specchio.
-Dai davvero così poco valore a quello
che provavo per te?-
Aveva parlato al passato.
Un
altro, violento, colpo al cuore.
Alexis
deglutì e repirò piano, chiudendo
forte gli occhi e abbassando il capo, senza avere il coraggio di
parlare ancora
o sarebbere, irrimediabilmente, scoppiata in lacrime.
La mano di Draco si strinse in un pugno
violento.
Altro
sangue sul pavimento.
Lo
scintillio rabbioso nel suo sguardo d’argento.
L’inferno
e la tempesta di ghiaccio, insieme.
Veloce, si
avvicinò a lei e la prese per
le spalle, costringendola a voltarsi di scatto. Lei lo
guardò allarmata in
quegli occhi ora completamente ciechi, mentre la prendeva brusco per i
polsi e
la trascinava sopra il letto, dove la scaraventò con poca
gentilezza. Senza
darle il tempo neanche di reagire, le fu sopra in un attimo. Le
allacciò i
polsi sopra la testa, con una stretta tutt’altro che
delicata, e le prese il
mento con l’altra mano, prima di chinarsi a rapirle le labbra
con quel bacio
rabbioso e carico d’odio. Senza alcuna premura, la costrinse
ad aprirle le
labbra, con un morso che la fece gemere, e di certo non per il piacere.
La sua
lingua andò ad esplorare, prepotente, tutta la bocca di lei,
per poi
strofinarsi furiosa contro l’altra. La mano scese a sfiorarle
il collo e poi si
infilò sotto il maglione della divisa, strattonando i
bottoni della camicetta
con rabbia e strappandoli dalle proprie asole. Introdusse la mano
dentro e il
contatto delle sue dita gelide con la pelle calda del seno tondo lo
fecero
fremere, mentre scendeva a morderle appena il collo.
Il
serpente che, se non riesce a snodarsi fiero tra il rovo di rose e
spine, le
straccia con violenza, ferendosi a sua volta.
Un singhiozzo
ruppe il silenzio e
qualcosa nel petto di lui si dilaniò, mentre le alzava
brusco il maglione,
tenendola ferma grazie alle gambe che aveva intorno alle sue coscie.
Finì di
strappargli la camicetta e le sollevò il reggiseno, andando
a sfiorare, anche
con le labbra, i piccoli seni lattei.
Un altro singhiozzo, questa volta più
forte.
Il corpo di lei che tremava sotto il suo
tocco, violentemente.
Poi, il suo sospiro.
-Smettila...Draco, ti prego.-
La
supplica di un angelo al demonio che lo sta deturpando con rabbia.
Qualcosa
che si lacerava nel petto di Lui.
{
Will we remember all of the suffering
`Cause if we fail it will
be in vain}
{Ci
ricorderemo tutte le sofferenze
Perché se falliremo, sarà stato tutto
inutile}
Draco Malfoy si
alzò di scatto e si
sollevò appena per poterla osservare, gli occhi dilaniati
dallo stupore.
Alexis lo guardava, tremante sotto di
lui.
I capelli neri si riversavano, caotici,
sul piumone scomposto, e le bende intorno alla testa le davano
un’aria malata.
Le guance accesse brillavano di quelle
gocce di rugiada che le rigavano copiose e spaventate.
La bocca, livida e gonfia, tremava
appena, spaventata.
Il maglione arrotolato fin sul petto, la
camicetta malamente strappata e il corpicino scosso, come una bambina
ignara
che veniva presa da un maniaco e violentata.
Un
mostro, come lui.
Ecco
in cosa era in grado di trasformarlo, lei.
L’Angelo
puro che sottometteva il Demone peccaminoso, che arrivava a tutto pur
di
renderla Sporca come Lui.
Lui,
che se voleva qualcosa, la otteneva sempre, in un modo o
nell’altro, anche con
la violenza.
Alexis singhiozzò ancora e lui la guardò
in viso, un dolore sordo che gli esplodeva nel petto.
Gli
occhi di smeraldo sembravano un mare in tempesta, furioso e umiliato.
Come
si era sentito Lui.
Le si
avvicinò e lei, istintivamente,
chiuse gli occhi, scossa. Lui si limitò a sistemarle
nuovamente il reggiseno e
a tirarle giù il maglione. Poi scese dal letto, lasciandole
il tempo di
riprendersi e prendendosi lui stesso del tempo per calmarsi e per
ragionare. Le
diede le spalle e si poggiò con la fronte contro lo
specchio, chiudendo gli
occhi e insipirando profondamente.
Lo
aveva sempre detto: lo avrebbe fatto impazzire e ci era quasi riuscita.
Alexis
deglutì e si mise a sedere, stanca
e ancora, decisamente, scossa.
Draco
Malfoy, il ragazzo che amava e che avrebbe, incondizionatamente,
continuato ad
amare, l’aveva appena quasi violentata.
Ancora
tremando, si passò una mano tra i
capelli, forse non ancora del tutto cosciente di ciò che
era, veramente, appena
successo. Aveva solo un pensiero in mente e solo la forza per portarlo
a
termine. Con sguardo spento e vuoto, come se non si rendesse davvero
conto
delle proprie azioni, si alzò dal letto e
barcollò leggermente; poi, si
avvicinò alla scrivania e sfiorò la sua
bacchetta, che impugnò. La osservò per
qualche silenzioso secondo, poi si voltò verso Draco e
gliela puntò contro.
-Perdonami, amore…-
Mormorò e la agitò lentamente.
-Obli…-
-Expelliarmus!-
La voce di Draco era stata come un’eco
lontana e distruttiva. Quando si rese conto che l’aveva
osservata muoversi dal
riflesso dello specchio, la bacchetta le era già saltata via
di mano, finendo
tra le dita di Malfoy, che si era girato a fronteggiarla. Lo sguardo
che le
rivolse era tanto violento da distorcergli ogni lineamento nel viso in
una
smorfia di rabbia. Solo per un secondo, l’argento vivo si
spense in
un’espressione malinconica e ferita, mentre scendeva ad
osservare la bacchetta
di Alexis, che stringeva ora tra le dita.
-Non riesci a fidarti di me fino a questo
punto.-
Mormorò e la sua non era una domanda, ma
una vera e propria constatazione.
Alexis deglutì e indietreggiò di un
passo. Poi, senza pensare alle conseguenze, si gettò contro
la porta, pronta a
scappare. Fu allora che, di nuovo, Draco alzò il viso di
scatto e le lanciò
un’occhiata carica di autentico odio.
-Non così in fretta, amore.-
Le puntò la bacchetta contro, agitandola
con violenza.
-Incarceramus!-
Il grido esplose prima che lei potesse
raggiungere la maniglia della porta. Una serie di corde spesse le si
legarono
attorno alle gambe, facendola cadere rovinosamente in terra, e altre le
si
strinsero sui polsi, impedendole ogni movimento. Il tempo di un secondo
e Draco
le fu addosso.
-Volevi andare da qualche parte, amore?-
La schernì e lei lo guardò a metà tra
lo
spaventato e l’impavido.
La
giusta e degna sorella di San Potter.
Draco se
la caricò in spalla e la mise
sul letto, prima di rimettercisi di nuovo sopra, la bacchetta ancora
spianata a
tenere sotto tiro quel viso impertinente. Si chinò appena e
il suo naso sfiorò
quello di lei, solo che, questa volta, non c’era nulla di
romantico in quel
gesto.
-La mia pazienza ha un limite, Potter, e
con tutte le stronzate che hai fatto oggi, l’hai decisamente
esaurita.-
Sentenziò e le sue parole le tagliarono
le labbra come piccoli stiletti di cristallo.
-Visto che non fidi di me, faremo a modo
mio: da oggi sarai mia schiava.-
Decretò serio, prendendole il mento con
la mano e stringendo appena.
Alexis spalancò gli occhi, sconcertata,
ma lui non le diede il tempo di replicare.
-Qualsiasi cosa io ti chieda di fare,
dovrai eseguirla. Se trasgredisci alle mie regole o il tuo servizio non
mi
soddisfa, dirò a tutti la verità sul tuo conto,
sono stato chiaro?-
La minacciò e la presa attorno al suo
mento si spostò sul suo collo sottile, stringolo appena.
Alexis annuì appena.
Quante
stronzate che si possono fare quando si è guidati dalla
rabbia. O dalla paura.
E loro due lo sapevano benissimo.
-Bene. Non
ti dovrai mai allontanare da
me e, soprattutto, non dovrai più rivolgere la parola a
quell’idiota di Potter.
Anzi, a tuo fratello…-
Ordinò, lanciandole un’occhiata severa,
mentre un ghigno che rasentava il sadico gli si allargava sulle labbra
perfette.
-Ma questo è ingiusto!-
Sbottò lei, senza riuscire a trattenersi
e meritandosi, per questo, un’occhiataccia piuttosto
eloquente.
-Non mi sembri nella posizione adatta per
parlare di giustizia, né nelle condizioni di replicare ai
miei comandi.-
La schernì, alzando un sopracciglio e
prendendole di nuovo il mento tra le dita, con forza.
-A meno che tu non decida di dire tutta
la verità…- osservò pensoso, ma poi
sghignazzò senza allegria –Ma non credo
affatto lo farai…-
Le lanciò un’occhiata dolce e melliflua,
sfiorandole una guancia con le dita.
-Da oggi dormirai qui: ti voglio sempre
accanto, così potrò chiederti ciò che
voglio, in qualsiasi momento.-
Ordinò ancora e lei aggrottò le sopracciglia.
Senza curarsene, lui si piegò in avanti e le
strappò un bacio, facendo
schioccare rumorosamente le loro labbra.
Poi le sorrise, perverso, e si alzò dal
letto. Le puntò la bacchetta contro e lei chiuse gli occhi,
temendo che le
avrebbe fatto del male. Lui si limitò a liberarla dalle
catene.
-Hai paura di me ora, piccola?-
La schernì divertito, prima di prendere
il mantello della divisa e gettarselo alle spalle. Poi si
avviò verso la porta
e, prima di aprirla, le gettò un’occhiata da sopra
la spalla, del tutto
indifferente.
-Resta qui e non ti muovere. Non ti
conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte
le
suppliche del mondo a fermarmi.-
La minacciò con dolcezza, rivolgendole un
sorriso affabile. Poi si voltò e aprì la porta.
-E’ un piacere fare affari con te, amore.-
Concluse, chiudendosi la porta alle
spalle e lasciandola lì.
Sola.
Spaventata.
Arrabbiata.
Alexis
osservò la porta, mentre la
disperazione e la consapevolezza di tutto ciò che era appena
successo la
colpivano in pieno, con la forza distruttiva di un uragano.
Si accoccolò su di un fianco e si mise le
nocche tra i denti, stringendole forte per non urlare
d’isteria.
E
solo allora, si concesse di sfogarsi in un pianto silenzioso e doloroso.
Chi
è causa del suo mal, pianga se stesso, avrebbe detto
Hermione Granger,
attingendo ad uno dei tanti proverbi babbani.
{Sanctus
Espiritus, redeem us from our
solemn hour
Sanctus Espiritus, insanity
is all around us
Sanctus Espiritus, is this
what we deserve?
Can we break free
From
chains of never-ending agony?}
{
Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }
*
Ebbene
sì, eccoci
qui.
Finalmente posso
dare libero sfogo a ciò che ho da dire!
Innanzittutto,
credo sia stato uno dei capitoli più impegnativi che abbia
mai scritto, tanto è
vero che ho avuto un blocco incredibile di due settimane, fino a ieri,
che mi sono
messa al computer e non ho staccato il sederino dalla sedia fino a che
non ho
inserito l’ultima parola. E, stranamente, devo dire che sono
parecchio
soddisfatta del risultato ottenuto. Direi che, per me, è
decisamente
annoverabile tra i capitoli migliori che io abbia mai scritto.
E’ stato
difficile idearlo e scriverlo, perché raccontava uno dei
pochi episodi che sono
sempre esistiti della fan fiction, da quando ho deciso di scrivere
questa
storia. Sapevo che il primo a scoprire della vera identità
di Alexis sarebbe
stato Draco; sapevo che lo avrebbe scoperto tramite una lettera e che
la
lettera l’avrebbe presa dopo che lei sarebbe scivolata dalle
scale della
Guferia; sapevo che Draco l’avrebbe ricattata e
l’avrebbe resa sua schiava. Dunque,
l’idea c’era tutta, ora bisognava solo metterla per
iscritto, stando attenta a
non esagerare troppo le cose né a mettere qualche dialogo o
reazione sbagliata
al momento sbagliato, perché trovo che, arrivati a questo
punto della storia,
dato il rapporto che è cresciuto tra Alexis e Draco, questo
è un momento
davvero delicato. Quindi, ce l’ho messa davvero tutta per
renderlo quanto più
reale possibile e spero di esserci riuscita. Come spero di avervi
trasmesso
quelle stesse emozioni che io, quasi tremando, provavo mentre mettevo
per
iscritto tutte le frasi di questo capitolo.
Spero quindi che
vi sia piaciuto e di non aver deluso nessuna aspettativa: in fondo,
quando si
lascia una conclusione come quella del capitolo scorso,
c’è sempre l’attesa e
la paura di non riuscire a raggiungere le aspettative di tutti. Ma la
storia
deve andare così, io voglio che vada così, quindi
spero sinceramente di non
aver deluso nessuno!
Passando ad
alcune note del capitolo – sì, sarà una
cosa lunga oggi, ma credo di
meritarmelo il mio spazio dato il capitolo lassù
ù___ù:
1.La canzone che
da il titolo al capitolo e della quale ho preso le parole, è
Our Solemn Hour
dei Within Temptation. Se la volete ascoltare, la trovate qui à http://www.youtube.com/watch?v=p4h1wciz45o
2. Quando Draco
di riferisce a Sirius chiamandolo cane
non è assolutamente perché
lui sa che
è un animagus, ma è semplicemente
un insulto.
3.
Draco chiama
Alexis Piccola sudicia Mezzosangue
perché,
effettivamente, lei lo è, esattamente
come Harry. Infatti, nella traduzione italiana è stato
sbagliato il termine, perché
Hermione non è un Half-Blood, ma una Mud-Blood, ovvero una
Sanguesporco, perché
ha entrambi i genitori babbani. Harry – e quindi anche
Alexis- sono nati da un
Purosangue e una Sanguesporco, quindi ne consegue che loro sono
Mezzosangue.
4.
Quando Alexis
guarda il braccialetto, non è che esso sia veramente
cambiato, è solo che a
lei, in quel momento, non sembra più un elegante serpente
che si snoda tra il
rovo di rose, ma le sembra che esso stia combattendo con esse.
Dunque, con
questo credo sia tutto, gente!
Passo ai
ringraziamenti finali, perché credo sia d’obbligo!
Grazie mille alle
13
fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo scorso :3
E
in particolare a DreamWanderer,
che mi ha scritto un commento che mi ha lasciata, letteralmente senza
fiato! Grazie
tesoro <3
E
grazie a tutti gli altri, perché
è solo grazie a voi che questa storia è arrivata
ad avere:
Oltre 26.000 letture
221 recensioni
89 preferiti
14 ricordati
75 seguiti
Grazie mille a
tutti,
davvero <3
Ci
sentiamo prossimamente!
Buon 2011 a tutti, se non ci
sentiamo prima :3
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Capitolo 33 *** Schiava di Malfoy ***
Ok.
Sono
leggermente sbalordita.
No,
ma che dico!
Sono
esageratamente sbalordita!*___*
Cioè,
21 recensioni solo per lo scorso
capitolo!
Sono
ancora emozionata al pensiero: è il numero più
alto di commenti che ho ricevuto
per un solo capitolo!°___°
Davvero,
grazie mille a tutti per l’affetto e
l’entusiasmo
con cui continuate a seguirmi!
Quando,
due anni fa ormai, iniziai a scrivere il primo capitolo di questa
storia, giuro
che non mi sarei mai e poi mai immaginata di riuscire a ricevere
addirittura 21
recensioni per un solo capitolo!
Né,
di riuscire ad avere, in totale, a storia ancora da concludersi, ben
250
commenti!
Grazie, grazie,
grazie!
Sono
sempre un po’ in imbarazzo in questi casi, perché
ho sempre l’impressione che
un mio semplice GRAZIE non sia abbastanza per ripagarvi
dell’affetto che mi
trasmettete tramite i vostri commenti.
Sul serio, io vi
adoro, dal primo all’ultimo!
Adoro
chi commenta sempre e chi sporadicamente, i nuovi arrivati che riescono
a
leggersi 400 pagine di fan fiction in una sola botta
–complimenti, davvero!-,
chi mi aggiunge tra le sue autrici preferite, chi aggiunge questa
storia a
preferiti, ricordati e seguiti, e anche coloro che, in silenzio,
continuano a
leggere e ad apprezzare questa mia piccola storia!
Poi
un grazie davvero speciale alle 21
persone che si sono prese un po’ del loro tempo per lasciarmi
un commento allo
scorso capitolo ( Books; gufetta_95; Lione94;
Misery13; Zakurio; le_montagnine; Panta Rei; jececca; terryborry;
harmon8y9; Enris;
miyuko; BeggyStar; elita; edlla; Minnieinlove; brando; googletta;
_bambolina_; pulcino;
FrankyDamix )
G
R A Z I E davvero,
infinitamente grazie!
Per
ogni parola che mi avete lasciato, per avermi fatto capire di essere
riuscita a
scrivere il capitolo che volevo, per l’affetto delle vostre
frasi e per il
sostegno che mi regalate con ogni lettera pigiata sulle vostre tastiere
per
lasciarmi un commento!
Ora,
passiamo a questo nuovo capitolo: ammetto di essere un po’
preoccupata.
Il
capitolo in sé mi piace, ho dovuto tagliarlo
perché già così erano 19 pagine e
aggiungere le ultime due parti che mi ero prefissata sarebbe stato
allungarlo
ancora di più e forse rischiava di diventare troppo pesante!
Il
mio problema è che dopo un capitolo come ‘Our
Solemn Hour’, ricco di emozioni e
molto apprezzato da tutti voi, ho paura che questo qui non ne sia
all’altezza,
risultando un po’ deludente e non rispettando le vostre
aspettative.
Beh,
spero sinceramente che non sia così. Anche per questo
capitolo, come per quello
scorso e tutti gli altri prima, ci ho messo tutta me stessa, quindi
spero vi
piaccia *_*
E, ovviamente,
sarebbe un sogno vedervi
nuovamente tanto numerosi a commentare!
Mi
scuso se questa presentazione è un po’ disconnessa
con le parole, ma non mi
sento troppo bene…
Quindi,
dopo questa lunga prefazione, vi lascio a leggere il capitolo :3
Un
bacione enorme<3
Giulia.
PS.
Ho creato un profilo su facebook
per questo account di EFP,
dove poter interagire con chi mi segue e magari, di tanto in tanto,
aggiungere
qualche spoilerata sui nuovi capitoli di ‘Un Particolare In
Più’. Se vi va di
aggiungermi, ne sarei davvero onorata!
Questo
è il link al profilo à
http://www.facebook.com/profile.php?id=100000118708744
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXIII
Schiava di Malfoy
Anche
il campo di rose blu era completamente innevato e la cosa la sorprese.
Eppure,
stranamente, non sentiva affatto freddo, nonostante fosse vestita
solamente di
una camicia da notte estiva, di bianca seta, piacevole contro la sue
pelle.
Come
era finita lì, sinceramente, non se lo ricordava affatto.
Non
ricordava nulla, veramente. Come se fosse stata Obliviata
più di una volta,
ripetutamente. Una fitta alle tempie sembrava volerle confermare la
cosa.
Alexis
Potter si guardò intorno, smarrita: non aveva memoria di
nulla, se non di
quello splendido campo innevato, come se la sua vita l’avesse
vissuta
interamente lì.
Eppure,
era felice.
Con
un sorriso sulle belle labbra, si alzò in piedi, leggera
come non si era mai
sentita in tutta la sua vita. Volteggiò tra i fiocchi di
neve, sollevando le
braccia al cielo per raccoglierli nei palmi: erano soffici e delicati,
ma
assolutamente non freddi, come invece si sarebbe aspettata. La cosa la
fece
ridere divertita, come una bambina. Chiuse gli occhi e
lasciò che la neve le
accarezzasse il profilo delle guance.
Poi,
l’odore della legna bruciata le solleticò il naso,
costringendola a voltarsi
appena.
Odore
di casa.
Le
aveva sempre ricordato Sirius: le sere passate davanti al caminetto a
Grimmould
Place, accanto a lui che le raccontava le avventure dei Malandrini,
conservavano sempre un posto speciale nel suo cuore.
Un
posto a cui nessuno avrebbe mai
potuto avere accesso.
Aprì
gli occhi e si trovò davanti ad una casetta di campagna. Era
piccola e
interamente in legno e dava l’idea di essere terribilmente
accogliente. Dal
piccolo comignolo fuoriusciva una lunga nuvola nera, che si perdeva nel
cielo
buio di quella notte priva di stelle.
Per
un solo momento, ebbe quasi la certezza che aprendo la porta avrebbe
trovato
Sirius ad accoglierla: i capelli neri che scendevano in ciocche
eleganti a
coprire di sfuggita lo sguardo arrogante e le sopracciglia oblique.
Dimenticata
la neve, si precipitò all’ingresso della casetta e
sbirciò l’interno dalla
piccola finestrella illuminata: all’interno c’era
una donna intenta a cuocere
qualcosa in un calderone. La osservò per qualche minuto, poi
la donna alzò il
viso e intercettò il suo sguardo. Le sorrise, come solo lei
sapeva fare, e le
fece un cenno con la mano, invitandola ad entrare. Senza farselo
ripetere due
volte, Alexis aprì la porta e si introdusse nella casa, dove
un caldo
accogliente l’avvolse piacevole.
La
donna le si avvicinò: aveva una lunga massa di capelli
boccolosi, di un rosso
tanto intenso da far male e due occhi spaventosamente verdi e materni.
-Ben
tornata, piccola Alexis.-
La
salutò, porgendole una mano. Senza rispondere, la Potter si
limitò a sorridere
e le prese la mano, lasciandosi condurre al tavolo che occupava un lato
della
stanza. La bella dea, come l’aveva rinominata lei stessa
tempo prima, le porse
una scodella e la riempì con il contenuto del calderone.
-Ecco,
mangia: devi essere affamata.-
Alexis
sorrise ancora, quasi incapace di parlare. Si sedette composta e prese
il
cucchiaio che la donna le porgeva. Lo immerse nella ciotola, ma
scattò
immediatamente indietro, come scottata. Cacciò un urlo e
balzò in piedi,
rovesciando la sedia.
Era…sangue?
La
donna le rivolse un’occhiata strana, corrugando le eleganti
sopracciglia.
-Qualcosa
non va, tesoro?-
Alexis
si voltò a guardarla, gli occhi enormi sul visino pallido.
-È…È
sangue quello!-
Urlò,
con una punta d’isteria nella voce incrinata.
La
dea piegò il viso su di un lato e si avvicinò
alla ciotola, che prese tra le
mani. Poi, inaspettatamente, scoppiò in una risata delicata
che ebbe il potere
di farla tranquillizzare immediatamente.
-Ma
no, sciocchina! E’ solamente zuppa di pomodori.- la
schernì, scuotendo il capo
e porgendole di nuovo la scodella –Vedi?-
Alexis
chinò lo sguardo sul liquido rossastro e ora, in effetti,
aveva tutta
l’impressione di essere un’ottima e calda zuppa di
pomodori. Sbattè le palpebre
più di una volta e poi si prese la fronte con una mano,
accasciandosi sulla
sedia che la dea aveva di nuovo tirato su.
-Perdonami,
Lily…Devo essere proprio stanca.-
Si
scusò, mordendosi appena il labbro inferiore. Si
tastò delicata le tempie, come
sorpresa di non trovarci qualcosa che invece avrebbe dovuto esserci. Un
nuovo
dolore alla base della cute la convinse a desistere dal ricordare.
La
dea le sorrise e le si avvicinò, prendendole delicatamente i
polsi.
Un
flash, nella sua memoria, le fece
dolere il petto.
Mani bianche che le sfioravano i polsi
in una presa gentile, per toglierle le dita da quella ferita.
Sobbalzò,
spalancando gli occhi, come se solo in quel momento si fosse resa conto
di una
cosa importantissima che però, appena incrociò lo
sguardo di smeraldo, dolce e
materno, della sua dea, dimenticò completamente,
lasciandosela scivolare via
come sabbia bianca tra le dita.
-C’è
qualcosa che ti preoccupa, mia piccola Alexis?-
Le
chiese ansiosa, prendendole il viso con una mano e costringendola ad
alzare il
mento, per poterla guardare.
Occhi
d’argento davanti ai suoi,
carichi di odio e frustrazione, che sostituirono quelli della dea che
lei aveva
rinominato Lily, come sua madre, per un solo istante e basta, prima di
tornare
ad essere il nulla vuoto nella sua memoria inesistente.
La
guardò con occhi vacui e scosse appena il capo.
-No.
Non me lo ricordo.-
Mormorò,
corrugando le sopracciglia nello sforzo. La donna la strinse a
sé, premendole
il viso contro il petto, pericolosamente vicino al punto in cui la
strana rosa
rossa le penetrava la carne bianca e perfetta.
Sorrise
e di un sorriso un po’ folle.
-Esatto.-
Le
sibilò all’orecchio, prendendo a sfiorarle i
capelli con gesti lenti e misurati.
Poi,
all’improvviso, qualcuno bussò alla porta della
piccola casetta.
La
dea si voltò di scatto, dando le spalle ad Alexis che la
sentì
chiaramente…ringhiare?
Accadde
tutto troppo velocemente perché lei ci capisse qualcosa. Il
mondo prese a
vorticarle intorno, la porta esplose e la dea scomparve.
La
sua attenzione fu catturata da un dolore acuto al polso: era come se
qualcuno
di molto forte le stesse stritolando la pelle. Alzò il
braccio e vide il
braccialetto diventare sempre più piccolo, creando quasi un
solco sul suo
polso.
Il
serpente si snodò dal rovo di spine
e le sibilò contro, maligno, prima di emanare una
luminescenza accecante ed
esplodere in piccoli frammenti.
Poi,
scomparve anche lei, nell’oblio della dimenticanza.
Alexis
Potter si rigirò nell’enorme letto, muovendo le
mani alla disperata ricerca di
libertà dal pesante groviglio di coperte che quasi la
soffocavano. Mugugnò
qualcosa di indefinito e scosse la testa più volte, prima di
spalancare gli
occhi, che brillarono di puro terrore. Si alzò a sedere di
scatto, come fosse
stata improvvisamente punta da un inferocito Ricciocorno Schiattoso. I
capelli
le si riversono sul viso, in ciocche scomposte e disordinate; aveva il
fiato
corto, come se si fosse appena svegliata da una lunga corsa.
Una
corsa per scappare da quel sogno
maledetto.
Socchiuse
gli occhi e respirò lentamente, portandosi una mano al petto.
Inspirare.
Espirare.
Calmarsi.
Il
mondo le vorticò leggermente intorno, come lamentela della
testa ferita che
protestava per quello scatto così brusco. Si prese tutto il
tempo necessario
per stabilizzarsi e si portò le mani, dalle dita gelide, ad
accogliere le
guance bollenti, trovando sollievo.
Deglutì
e riaprì gli occhi, piano, solo quando fu sicura che le
immagini non le
traballasero più davanti. Si guardò intorno e il
ricordo della sera precedente
la colpì.
Come
uno Schiantesimo in pieno petto.
Si
liberò del groviglio di coperte che le stavano ancora
soffocando le cosce e
raccolse le gambe al petto, nascondendovici il viso sopra.
Che
cosa aveva fatto?
Battè
la fronte contro le ginocchia, ignorando il dolore alle tempie.
Stupida.
Stupida.
Stupida.
-Stupida!-
Esclamò
infine, dando l’ennesima capocciata. Si mise poi le dita tra
capelli e piegò la
testa all’indietro, sbattendo appena contro il muro.
Ancora
dolore.
Ignorarlo nuovamente.
Si
rimise le mani sulle guance e si diede qualche colpetto, sperando in
chissà
quale grazia divina che, lo sapeva, non sarebbe mai arrivata.
Poi,
all’improvviso, spalancò di nuovo gli occhi.
Draco!
Si
voltò di scatto ad osservare l’altro lato
dell’enorme letto in cui, la sera
prima, si era addormentata piangendo.
Lo
fissò per qualche istante, poi sospirò e
allungò una mano.
Una
fitta al cuore.
Le
dita tremanti sfiorarono il cuscino e ricaddero miseramente nel vuoto.
Lui
non c’era.
Sospirò
e socchiuse di nuovo gli occhi, stringendo le mani in due pugni che
artigliarono il bordo del piumone, stropicciandolo appena.
Era
arrabbiato.
Ragionevolmente ed esageratamente
incazzato.
E ora, sapeva tutto.
La verità: un’arma a doppiotaglio, che
poteva ferire la prigioniera e il carceriere in qualsiasi momento.
Bastava solo una mossa più azzardata
per superare il confine.
Lei, sua schiava.
Dove li avrebbe portati quella storia?
Alexis
riaprì gli occhi, sentendosi improvvisamente stanca e
svuotata di tutte le
forze, come un palloncino sgonfio, che non ha più la forza
di librarsi
nell’aria. Pigra, si alzò dal letto e si diresse
in bagno, dove si tolse la
benda ormai scomposta e si sciacquò il viso, prima di
osservare il suo
disastroso riflesso nello specchio: i capelli erano gonfi e privi di
forma, gli
occhi vuoti e scavati nel viso troppo pallido, le labbra gonfie della
violenza
subita. Un brivido le percorse la schiena, al ricordo della prepotenza
con cui
Draco l’aveva toccata.
Quasi
violentata.
Le
venne da piangere, di nuovo, ma si trattenne coraggiosamente e
alzò il mento,
lanciandosi un’occhiata fiera al di là dello
specchio. Contro ogni logica
razionale, le venne da sorridere: si ricordava Blaise Zabini, in quel
momento,
sempre pronto a lanciarsi affascinanti occhiate da ogni superficie
riflettente
del castello – che stesse impazzendo? Scosse la testa e
frugò nei cassetti del
mobiletto, alla ricerca di una spazzola: trovò solo un
piccolo pettine e si
accontentò, utilizzandolo come meglio poteva per sbrigliarsi
i capelli che ora,
leggermente elettrici, le si alzavano da una parte all’altra,
indomabili.
Capelli
di una Potter.
Si
diede qualche pizzicotto sulle guance, per ridarsi colorito, e poi
tornò in
camera. Si guardò intorno, mettendo le mani sui fianchi,
senza sapere che cosa
fare. Guardò la porta, indecisa: andare a prendere una
divisa pulita –
cambiarsi la camicia strappata, magari – non sarebbe stata
una cattiva idea.
“Resta
qui e non ti muovere. Non ti conviene disobbedirmi,
fidati, o la prossima volta non basteranno tutte le suppliche del mondo
a
fermarmi.”
Le parole di Draco
le attraversarono la
memoria e un brivido violento le scrollò le spalle.
Scosse la testa per l’ennesima volta, per
cacciare la sensazione terribile che le opprimeva il petto ad ogni
ricordo di
quella dannata serata.
Draco
dormiens numquam titillandus.
Recitava il motto di Hogwarts e forse era
meglio dargli retta.
Non
voleva di certo attirarsi ulteriormente le ire del drago.
Si
guardò intorno, ancora, senza sapere
cosa fare. Poi, il suo sguardo si concentrò sul letto
disfatto.
“Da
oggi sarai mia schiava”
Sbattè
le palpebre, un po’ perplessa per
il pensiero che le era baluginato in mente.
Una
schiava.
Rimuginò,
poi alzò lo sguardo al cielo e
prese il piumone, gettandolo ai piedi del letto.
Una
schiava era dedita alle faccende domestiche, no?
Stava
sprimacciando un cuscino, quando la
porta della camera si aprì, facendola sobbalzare appena. Si
voltò di scatto per
osservare Draco Malfoy entrare nella camera e richiudersi la porta alle
spalle,
come se lei neanche ci fosse.
Senza guardarla né rivolgerle un saluto,
si levò il mantello e lo lanciò sopra la sedia;
si allentò la cravatta e si
sbottonò la camicia, frizionandosi i capelli con una mano,
distrattamente.
Aveva il viso pallido e profonde occhiaie
scure gli scavano appena gli occhi spenti.
Doveva
essere stato sveglio tutta la notte, chissà dove.
Alexis
deglutì appena, mentre lui si
toglieva le scarpe e le lanciava sotto la scrivania, dove presto le
raggiunsero
anche la cravatta e la camicia. La ragazza gli voltò le
spalle, leggermente
rossa in viso: anche se l’aveva quasi violentata, non poteva
di certo impedirsi
di pensare che, comunque, Draco Malfoy fosse dannatamente bello, con i
muscoli
dell’addome che tiravano in modo sublime la pelle bianca,
dove i duri
allenamenti di Quidditch, iniziati molto prima, a casa sua, lo avevano
forgiato.
Scosse ancora la testa e si riconcentrò
sul cuscino, che depositò sul letto, prima di coprirlo con
il lenzuolo. Draco
la oltrepassò e si infilò nel bagno, come se lei
neanche ci fosse. Poi, tornò
indietro e le lanciò uno sguardo perplesso dalla porta del
bagno.
-Si puo’ sapere che diavolo stai
facendo?-
Alexis sobbalzò spaventata perché non si
era assolutamente aspettata di sentire la sua voce.
Quel
tono freddo e ancora decisamente arrabbiato, velato appena da una
confusione
comprensibile.
Si
tirò su, raddrizzando la schiena, e
alzò il mento, fiera, senza voltarsi a guardarlo. Rimase a
fissare il suo
riflesso nello specchio, perché, in effetti, non aveva il
coraggio di
affrontarlo a viso aperto.
Mai
lasciare al serpente la possibilità di incantarti con il suo
sguardo serafico o
potresti ritrovarti morsa e avvelenata prima che riesca a rendertene
conto.
Si
schiarì appena la voce, ostentando
quel coraggio che, oramai, le apparteneva solo per facciata.
-Ti sto sistemando il letto.-
Si limitò a rispondere, secca.
Draco le fissò la schiena con insistenza,
sollevando un sopracciglio.
-E perché?-
Questa volta fu il turno di Alexis di
aggrottare la fronte; incrociò le braccia al petto,
leggermente stizzita.
-Hai detto che dovevo essere tua schiava.
Non è forse questo quello che fanno le schiave?-
Fredda e tagliente, la sua voce berciò
nel silenzio con autentico orgoglio e gli occhi di Draco bruciarono
sorpresi.
Senza degnarlo di ulteriori attenzioni, Alexis si piegò di
nuovo e continuò a sistemare
il letto.
-Smettila.-
Il tono imperioso del ragazzo le fece
salire un brivido lungo tutta la schiena e la gelò sul
posto. Deglutì e strinse
le mani in due pugni.
-Sei una stupida.- la rimproverò, atono,
e lei si voltò, finalmente, a fronteggiarlo, con le
sopracciglia corrugate
nello sforzo inutile di comprenderlo –Ho detto che saresti
stata mia schiava,
non un elfo domestico.-
Le fece notare, poggiando la testa sullo
stipite della porta e osservandola con un’occhiata
infastidita. Alexis sbattè
le palpebre ripetutamente e le sue guance assunsero una deliziosa
tintarella.
No,
non deliziosa.
Bugiarda.
Odiosa.
Maledetta.
Dannata…
mente deliziosa.
Draco
Malfoy strinse gli occhi
pericolosamente a quel pensiero e un nervo teso affiorò
sulla guancia bianca.
Infido
angelo ammaliatore.
Lei
deglutì e indietreggiò di un passo,
spaventata dalla cattiveria improvvisa e gratuita di quello sguardo
che, fino
ad un giorno prima, l’aveva sempre guardata con protettiva
gentilezza e fermo
desiderio. Abbassò il viso e prese a contorcersi le mani,
nervosa, mentre
borbottava qualcosa di poco chiaro. Senza degnarla di ulteriori
attenzioni,
Draco si chiuse in bagno.
Alexis si prese la fronte tra le mani ed
ebbe voglia di strapparsi tutti i capelli. Poi, pensò che
sarebbe stato ancora
più rilassante strappare quelli di Malfoy. Magari a morsi.
Si lasciò ricadere a peso morto sul letto
e si massaggiò le tempie: era sinceramente preoccupata per
quello che
l’aspettava.
Un
inferno, sicuro, dal momento che il suo carceriere era un demonio
vestito da
angelo.
Quando il
Demonio uscì dal bagno, aveva un aspetto decisamente
migliore: i capelli erano stati trattenuti dalla solita mano di gel e
il viso
pallido non recava alcuna traccia della nottata bianca che aveva
affrontato.
Alexis lo studiò di sottecchi, sollevandosi lentamente dal
letto, e lui, senza
degnarla di attenzioni, aprì l’anta
dell’armadio, scansando i residui dello specchio
con un gesto non curante del piede, coperto di nuovo dalle scarpe
lucide.
Scelse una camicia e se la infilò, con la pigra lentezza di
chi non ha nulla da
fare. Poi, si annodò la cravatta al collo e
infilò il maglioncino grigio.
Quello stesso
maglioncino
che lei, ultimamente, adorava sfiorare con le dita, per sentirne la
morbidezza
incredibile e il calore che solo lui sapeva regalarle.
Strinse le
mani in due pugni, a quel pensiero, che le faceva solo
male.
Lanciandogli un’altra occhiata di sottecchi, le venne
spontaneo domandarsi
che cosa avesse intenzione di chiederle.
Che cosa ne sarebbe stato di loro.
A quale caro
prezzo si
protegge un segreto.
-Andiamo.-
Le ordinò all’improvviso e lei, di nuovo,
sobbalzò sorpresa, come
se non si aspettasse che lui le rivolgesse ancora la parola.
-Do…Dove?-
Domandò, incerta, scattando in piedi.
Draco Malfoy sorrise con fredda gentilezza.
-Ma a colazione, amore.
Dove se no?-
La schernì e il tono mellifluo delle sue parole le scese
sulla
pelle come una ventata gelida e tagliente. Rabbrividì e
abbassò lo sguardo,
deglutendo appena.
Quella situazione
non le
piaceva. Non le piaceva per niente!
Poi, come
ricordatasi di un elemento importante, alzò il viso di
scatto e Draco si limitò ad osservarla impassibile.
-Ma non posso andarci così…Insomma, mi serve
un’altra camicia.-
Mormorò, tirandosi giù il lembo del maglione con
le mani, come per
nascondere la pelle bianca della pancia che era inevitabilmente rimasta
scoperta.
Draco sogghignò appena, tanto che, per un momento, lei
temette
davvero per il peggio.
Poi, si girò e, sbuffando, prese una sua camicia
dall’armadio e
gliela lanciò.
-Ecco. Vestiti e andiamo, ho fame.-
Se
era vero che ogni specchio rotto portava sette anni di guai,
Malfoy ne aveva in abbondanza per tutta la vita.
Forse anche di
più.
Era questo
quello che pensava Blaise Zabini, mentre gli studiava
la mano malamente fasciata.
Scosse il capo, leggermente esasperato, e alcune ciocche di
capelli neri calarono a coprirgli lo sguardo.
Un coro di sospiri
si levò
alla sua destra.
Con un
gesto elegante della mano abbronzata ricacciò le ciocche al
lato del suo viso e poi si allungò a prendere uno dei suoi
dolcetti viola,
prima che Draco decidesse di ridurli tutti nuovamente in briciole.
Un altro coro di
sospiri si
sollevò alla sua sinistra.
Draco
Malfoy lanciò un’occhiataccia al piccolo fan club
personale
di Blaise Zabini, mentre l’idolo in questione rivolgeva loro
un sorriso
seducente.
Inutile dire che,
nuovamente, le piccole ochette schiamazzarono entusiaste.
-Dì
loro di smetterla o sarò io a rivolgergli qualche parola.-
Crucio…o
Avada Kedavra,
magari.
Blaise si
voltò a lanciargli un’occhiata offesa.
-Malfoy, se sei stressato, sei pregato di non sfogarti sulle mie gioie.-
Lo rimproverò e le piccole primine – ma anche
qualcuna più
grandicella, se vogliamo dirla tutta – fecero una linguaccia
al biondino, tutte
soddisfatte.
-Non mi sembra che io mi sfoghi su Alexandra, quando sono
nervoso.-
Aggiunse, alzando il mento con aria indispettita e allungando una
mano per capovolgere la tazzina che aveva di fronte; subito, una
piccoletta dai
capelli rossi gli versò del the e lui le regalò
un sorriso distratto che la
fece arrossire.
Draco gli lanciò un’altra occhiataccia, che
però cadde nel vuoto,
dato che Zabini, sotto richiesta, era tutto preoccupato ad insegnare
alle sue
fanciulle come bere del the in perfetto stile inglese. Lo
mandò mentalmente al
diavolo più di una volta, prima di pulirsi la mano dalle
briciole dell’ultimo
biscotto che aveva, involontariamente, stritolato.
Alexandra Bl…No, Alexis Potter, seduta accanto a lui, fissava il
proprio piatto con innaturale interesse, spezzettando una briosche
senza avere
davvero l’aria di una che volesse mangiarla. Poco distante,
Pansy Parkinson e
la sua banda di ochette starnazzavano divertite ad una barzelletta di
Goyle
che, sicuramente, non avrebbe fatto ridere nessun altro che delle teste
vuote
come loro. Diamond Cherin aveva preso posto al tavolo dei Corvonero e
parlava
in modo concitato con Charlie Liplose, facendogli venire in mente che
forse, la
biondina, dopo aver provato gran parte della fauna maschile di
Hogwarts, voleva
passare anche all’altra sponda. Chissà cosa ne
avrebbe pensato Nott che, quella
mattina, a colazione, non c’era.
Che fosse rimasto
traumatizzato dalla notizia che forse la sua ragazza volesse diventare
lesbica?
In
effetti, tempo addietro aveva avuto il mezzo sospetto che la
Cherin fosse attratta dalla piccola Alexandra Black ma, fortunatamente
per lui,
Alexandra…no, Alexis Potter, era convintamente etero.
Strinse la mano in
un
pugno, al ricordo di quel nome che forse era solo un nome; o forse,
segnava
qualcosa di più profondo al quale, sinceramente, non aveva
neanche voglia di
pensare.
Certo, se
la Cherin si fosse davvero rivelata lesbica, sarebbe
stato un colpo di scena: aveva dovuto farsi gran parte della
popolazione
maschile di Hogwarts per capirlo?
Beh, anche Blaise tendeva a farsi tutta la fauna femminile della
scuola, solitamente, e non era minimamente intenzionato ad avere una
relazione
fissa, ma questo non significava affatto che lui fosse gay.
No…?
Spalancando appena gli occhi, Draco si voltò verso Blaise
che continuava
a tenere la tazzina da the a mezz’aria, il mignolo
rigorosamente alzato come
una regina. Lo fissò e deglutì.
-Ehm…Blaise?-
Il ragazzo si voltò a guardarlo con un’occhiata di
sufficienza,
infastidito dall’essere stato interrotto proprio nella parte
migliore della sua
spiegazione.
-Sì, Malfoy?-
Draco lo osservò per qualche istante e Zabini
restituì l’occhiata
con un sopracciglio alzato.
-Tu non sei gay, vero?-
C’era quasi una nota di sottile panico nella voce di Draco, a
quel
pensiero: per Salazar, lo aveva visto più volte nudo Blaise
che Alexis! – e
nessuno pensi male.
Il moro lo fissò impassibile, come se quella domanda non
fosse
neanche degna di una risposta.
-Draco, gioia dei miei occhi.- cominciò, posando la tazzina
con
innaturale calma e girandosi di nuovo verso di lui per mettergli una
mano sulla
spalla. Malfoy deglutì ancora, seguendo le dita
dell’amico con lo sguardo. –Per
quanto tu possa essere incredibilmente affascinante, mi dispiace
deluderti: non
sei il mio tipo.-
Draco allargò gli occhi, preoccupato. Blaise gli sorrise in
modo
seducente, alzando una mano a sfiorargli una guancia, sotto lo sguardo
preoccupato del piccolo fan club: insomma, Blaise Zabini, il loro
idolo, non
poteva essere gay!
-Certo, se tu fossi un pochino più in carne, con due gambe
chilometriche, una lunga massa di capelli biondi e un florido paio di
tette,
allora forse potrei cambiare idea.-
Lo schernì, dandogli un pizzicotto sulla guancia. Draco fece
una
smorfia e gli schiaffeggiò la mano.
-Ah ah, divertente Blaise, davvero.-
Il moro si strinse nelle spalle.
-A domande stupide, risposte stupide. Dì, ti sei fatto una
dose di
Artigli di Drago stamattina? Perché se è
così e non mi hai invitato, potrei seriamente offendermi.-
Draco storse le labbra in un’altra smorfia e Zabini gli diede
una
pacca confortevole su di una spalla.
-Mi dispiace, mon ami,
ma sono etero ed intendo restarci. Non potrei fare un torto
così grande al
genere femminile, non ti pare? So che anche tu sei rimasto affascinato
dalla
mia bellezza smodata, ma dovrai cercare altrove.- lo
schernì, scuotendo i
capelli con fare vanitoso – Prova a chiedere ad Ernie
Macmillan, gira voce che
lui apprezzi molto…-
Ma non concluse la frase, perché Draco gli mollò
un ceffone sulla
nuca, come chiara risposta che a lui, degli altri maschi, non
interessava
proprio una zucca secca.
Blaise si strinse nelle spalle e tornò ad occuparsi delle
sue
‘gioie’, che sospirarono sollevate alla notizia che
il ragazzo che amavano e
veneravano era convintamente etero.
Alexis Potter, che aveva sorriso di quella scena di tenera
quotidianità, come se tutto quello che fosse successo la
sera prima fosse,
momentaneamente, solo un ricordo lontano, che poteva venir
tranquillamente
archiviato, non aveva comunque detto una parola. Ora, tra
l’altro, la sua
attenzione era stata catturata dall’entrata in Sala Grande
del “Trio Miracoli”:
Hermione Granger, come sempre in prima fila, con un grosso tomo tra le
braccia,
Ron Weasley, che si trascinava dietro di lei coprendo un grosso
sbadiglio e,
infine, Harry Potter, il cui sguardo, come attratto da una forza
incontrastabile,
era andato immediatamente a cercare quello della Black, che aveva
sorriso
appena, come semplice saluto.
-Versami del latte.-
La voce di Draco, al suo fianco, la fece trasalire. Si voltò
verso
di lui e gli lanciò un’occhiata confusa.
-Come, scusa?-
-Versami del latte.-
Ripetè lui, impassibile, mostrandole la tazza vuota. Alexis
lo
fissò stranita e poi il suo sguardo scivolò sulla
caraffa del latte, che si
trovava decisamente a pochi centimetri dalle mani di Draco. Non
potè impedirsi
di sollevare un sopracciglio.
-Non avevi detto che non mi volevi come tuo elfo domestico?-
Si informò accigliata.
Draco sorrise, sollevando appena un angolo delle belle labbra.
Alzò una mano, con un gesto lento e calibrato, e le
accarezzò il viso solo con
la punta delle dita, facendola rabbrividire.
-Amore, amore, amore…Quante
cose che devi imparare, ancora.-
Mormorò con sguardo assorto. La sue dita si mossero lente
lungo
tutto il profilo del collo e poi si intrecciarono ad una ciocca dei
capelli
corvini. Gli bastò tirare appena, perché lei
fosse costretta a farsi più
vicina.
-Non lamentarti.- le soffiò nell’orecchio,
ammonendola per il
fatto di aver appena emesso un gemito di dolore e protesta; poi le
lanciò
un’occhiata di sbieco. –Prova a disobbedirmi ancora
una volta e sarà l’ultima
cosa che farai sotto il nome dei Black, sono stato chiaro?-
Aggiunse sibillino e lei spalancò appena gli occhi,
guardandolo di
sottecchi, poi annuì appena. Draco le si avvicinò
ancora e le regalò un bacio
delicato sulla guancia.
-E ora sorridi, amore,
non vorrai che gli altri si insospettiscano, vero?-
Alexis scosse lentamente il capo e si voltò a guardarlo, le
labbra
tirate in un sorrisino spento. Draco mise il broncio.
-Puoi fare di meglio.-
Le suggerì e lei non riuscì a trattenersi dallo
sbuffare,
meritandosi un’occhiataccia e un’altra tirata di
capelli. Alexis chiuse gli
occhi e quando li riaprì mostrò al ragazzo un
sorriso luminoso.
Il cuore
mancò un battito.
Quel sorriso, così bello e
così sincero come tanti altri che gli aveva rivolto e del
quale si era
innamorato.
In realtà falso, bugiardo,
maledetto, come tanti altri…?
Draco
ghignò appena e si avvicinò a rubarle un rumoroso
bacio a
fior di labbra.
-Brava…-
Le mormorò sulla bocca, prima di lasciarla andare
bruscamente. Si
voltò e si versò il latte.
-Alla tua, amore.-
Alexis e Draco si
erano separati all’ingresso della Sala Grande,
diretti ognuno ad una diversa classe a seconda dell’orario di
lezioni. La
Potter era ora in compagnia di Diamond, che continuava a parlare di
qualcosa
che, sinceramente, non aveva la minima intenzione di stare a sentire.
Così, con
aria assorta in pensieri tutt’altro che rassicuranti, si
limitava ad annuire o
a negare, di tanto in tanto, a seconda delle occhiate che
l’amica le rivolgeva
durante il suo discorso, fatto con un’enfasi tale da
costringerla ad agitare le
mani per aria.
Magari li avesse
avuti lei
i suoi frivoli problemi.
Nonostante
non stesse ascoltando una sola parola, non le era poi
così difficile immaginare di cosa Diamond stesse parlando:
ragazzi o trucchi; o
alla possibilità di esplorare nuovi orizzonti sessuali,
avrebbe pensato Malfoy.
Alexis sospirò e scosse lievemente il capo, ritrovandosi a
pensare
che non aveva assolutamente la minima voglia di seguire una lezione, in
quel
momento; se poi ci aggiungeva che si trattava di due ore di Pozioni, il
desiderio diminuiva notevolmente.
Con l’umore che si ritrovava e tutti i pensieri che aveva in
testa, avrebbe sicuramente fatto un’altra pessima figura con
il professor
Piton, che le avrebbe assegnato chissà quale altra punizione
o avrebbe tolto
altri punti a Serpeverde, facendole meritare mille occhiatacce dai suoi
compagni di casa.
In certe
situazioni,
neanche il cognome Black poteva salvarla.
Erano
appena scese dalla scalinata principale e si stavano
dirigendo verso i sotterranei, quando una mano gelida le
afferrò il polso con
decisione, costringendola a fermarsi.
Alexis si voltò, a metà tra
l’infastidito e il curioso.
Davanti a lei
c’era,
ovviamente, Draco Malfoy – chi altri, se no?
Corrugò
le sopracciglia in una muta domanda, perplessa.
-Ciao, Draco!-
Lo salutò Diamond, con un’allegria che, per i due,
era decisamente
fuori luoghi. Il ragazzo si limitò a considerarla con un
breve cenno del capo,
prima di tornare a concentrare tutta la sua attenzione sulla Potter,
che ancora
lo osservava con la fronte aggrottata. La guardò per un
lungo istante, senza
dire nulla.
Solo Alexis si
accorse che,
in fondo a quell’occhiata impassibile, bruciava una luce
strana, spaventosa,
folle.
Ne ebbe paura.
Deglutì
e la presa attorno al suo braccio si fece appena più
insistente, a prova del fatto che Draco aveva letto la sua paura e le
stesse
silenziosamente comunicando che la sua reazione non era accettabile. Si
costrinse
allora a sorridere appena e chinò il capo verso una spalla.
-Tutto bene, Draco? Ti serve qualcosa…?-
Si era sforzata di mantenere il tono più normale che avesse,
ma
non era riuscita ad impedire alla sua voce di tremare appena sulle
ultime
parole, cosa che le fece meritare un’ulteriore stretta al
polso. Non osò
emettere neanche un sospiro e il sorriso le si congelò
semplicemente sul viso.
Senza risponderle, Draco socchiuse gli occhi e quando
sollevò il
viso si concentrò su Diamond.
-Scusami Cherin, potresti lasciarci…?-
La domanda era solo una forma di gentilezza, perché era
chiaro
l’ordine sottointeso. Lentamente, Alexis si voltò
ad osservare l’amica e in
quel momento desiderò con tutta se stessa che Diamond la
conoscesse così bene
da cogliere il suo sguardo allarmato e capire che c’era
qualcosa che non
andava.
Purtroppo, Diamond
Anne
Cherin non era propriamente la migliore amica modello.
Tendeva sempre di più a
preoccuparsi di se stessa che non degli altri e raramente faceva caso a
tutto
ciò che la circondava.
Era egocentrica ed egoista,
a volte.
E forse, semplicemente
troppo Serpeverde.
In ogni
caso, non notò l’occhiata di sottile supplica che
la mora
le aveva lanciato e si limitò a sorridere, un po’
maliziosa.
-Ma certo, Malfoy.-
Ammiccò, come se avesse capito tutto di quella situazione, e
diede
una leggera gomitata al fianco di Alexis, mostrandole poi il pollice
all’insù,
prima di sgattaiolare via, verso i sotterranei, ridacchiando come una
scema.
Per un momento,
Alexis
Potter desiderò non aver mai scelto Serpeverde come sua casa
di appartenenza;
sarebbe benissimo potuta andare a Grifondoro, proprio come Sirius. Era
sicura
che Hermione Granger o Ginny Weasley avrebbe colto al volo la sua
occhiata.
Quel
pensiero improvviso le fece male.
Era come
desiderare di
voler cancellare ciò che era successo in quei mesi, come se
tutte le scelte
fatte fossero state sbagliate; come se anche il suo rapporto con Draco,
fosse
stato solo un errore, al quale, tornando indietro nel tempo, avrebbe
voluto
riparare.
Se si fosse presentata ad
Hogwarts con il suo vero nome…Se avesse scelto
Grifondoro…Se avesse stretto
amicizia con Hermione Granger…Se si fosse lasciata stringere
da suo fratello,
invece che da Draco Malfoy…
Un’altra
fitta di dolore, ancora più forte, e questa volta non
solo al petto, ma anche al polso che Malfoy aveva stretto duramente per
costringerla a farsi appena più vicina al suo viso.
Tornare alla realtà fu disorientante e trovarsi il soggetto
dei
suoi pensieri tormentati ad un centimetro dal viso non fu di certo di
grande
aiuto.
-Dove credevi di andare?-
Il soffiò di quelle parole le sfiorò, malavolo,
le labbra.
Alexis scosse appena il capo, costringendosi a cancellare ogni
strana congettura dalla mente, e corrugò ancora le
sopracciglia, muovendo
freneticamente lo sguardo per non lasciarsi catturare da
quell’argento vivo.
-A lezione…?-
Rispose titubante e Draco sorrise appena, chinandosi per trovarsi
esattamente a qualche millimetro dal viso della ragazza; le
posò la mano libera
sotto il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi.
-Sbagliato.- mormorò, socchiudendo appena le palpebre e
inspirando
profondamente, come se stesse annusando un profumo inebriante
–Non ti avevo
forse detto che ti volevo sempre accanto a me?-
Aggiunse e il tono della sua voce era chiaramente velato da una
sottile minaccia.
-Sì, ma…-
Prima che potesse concludere la frase le dita di Draco le si
premettero sulle labbra, costringendola a tacere. Il ragazzo rimase
immobile
per qualche secondo, con ancora gli occhi socchiusi. Lei si
limitò a guardarlo,
preoccupata. Poi, lentamente, lui allontanò il viso e le
lanciò un’occhiata
strana – forse, di dolce minaccia -, intimandole di non
contraddirlo ancora. Le
lasciò andare le labbra e le accarezzò una
guancia, deponendole una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
-Niente lezioni per te oggi, amore.
Vieni con me.-
Sorrise di quel sorriso strano, che a lei faceva davvero paura, e
le lasciò andare il polso per intrecciare le dita a quelle
della ragazza, con
una presa gentile ma salda, come tacito monito a non provare a
sfuggirgli –
come se le fosse anche solo possibile pensare di farlo.
Alexis si lasciò condurre, guardandolo con
un’occhiata a metà tra
il nervoso e il dispiaciuto.
Odiava il modo in
cui lui
la chiamava: amore, quando quel sentimento, ora come ora, sembrava non
avere
quasi più senso tra di loro.
L’aveva
lasciata andare solo quando erano usciti in giardino, dopo
aver fatto una veloce visita ai dormitori, dove Draco l’aveva
costretta ad
indossare un suo maglione pesante – che ora arrivava a
coprirle appena sopra le
ginocchia, vista la differenza di statura – e una
morbidissima sciarpa grigia,
che profumava dolorosamente di lui.
Ora, camminavano in silenzio nella neve, affondando lievemente in
quella coltre bianca e gelida. Draco le era davanti e sembrava quasi
passeggiare da solo, non prestando alcuna attenzione a lei, che quasi
faticava
a stare dietro al suo passo lungo. Dovette raggiungerlo con una
corsetta, per
non allontanarsi troppo.
-Do…Dove stiamo andando?-
Gli domandò trafelata, mettendoglisi di fianco e alzando il
viso
per poterlo guardare. Il profilo che Draco le offriva era serio e
altezzoso e
non cambiò minimamente alle parole della ragazza. Neanche le
rispose,
limitandosi a rimanere con lo sguardo fisso davanti a sé, ad
osservare quella
che doveva essere la sua meta.
Alexis sospirò e abbassò lo sguardo: tutto
avrebbe accettato, in
quel momento, ma la sua indifferenza era decisamente la cosa peggiore.
C’era un
peso sul suo cuore
che l’avrebbe schiacciato molto presto.
Draco la
condusse fino al campo di Quidditch e la lasciò al centro
di esso, come quella ormai lontana mattinata, dopo l’uscita
del loro articolo
su Vanity Witch.
Non c’era bisogno di vederlo tornare dagli spogliatoi con la
scopa
da corsa in spalla, per capire che aveva intenzione di
volare…con lei.
Alexis deglutì e, istintivamente, mosse un passo indietro.
No.
Non di nuovo.
Perché di tante cose aveva scelto proprio quella?
Sapeva che odiava
volare e
sapeva che soffriva spaventosamente di vertigini.
Appunto,
si ritrovò a pensare poi, dandosi mentalmente della
sciocca.
Draco sapeva benissimo quali erano le sue paure e, adesso,
scoperta la verità, non sembrava volersi fare alcuno
scrupolo per utilizzarle a
suo vantaggio.
La vendetta del
serpente,
dolorosa e lenta come il suo veleno nel sangue.
Il ragazzo
la raggiunse e le scoccò un’occhiata molto
spasmodica
quando la vide indietreggiare ancora, con gli occhi spalancati. La
squadrò da
capo a piedi, con un’impassibilità terrificante;
poi, le diede le spalle e
prese la scopa, sulla quale si mise cavalcioni, dando una leggera
spinta con i
piedi per cominciare a fluttuare.
-Sali.-
Ordinò brusco, senza voltarsi a guardarla nuovamente.
Alexis rimase immobile ad osservargli la schiena tesa e le spalle
larghe, senza avere davvero intensione di seguire quelle parole.
Indietreggiò
di un altro passo, scuotendo lievemente la testa, e il fruscio
dell’erba del
campo calpestata si propagò nel silenzio, facendogli intuire
i suoi movimenti,
nonostante non potesse vederla.
-Sali, ho detto.-
Ripetè, con una nota dura nel tono di voce, basso e
gutturale,
come un ringhio rabbioso. Lei sobbalzò appena e strinse gli
occhi, prima di
avvicinarsi lentamente alla scopa. Allungò le dita per
sfiorare il manico di
legno e abituarsi all’idea di quello che stava per fare.
Per
Salazar…
Mentre si
metteva cavalcioni della scopa, si ritrovò a pensare che
avrebbe voluto avere la forza e il coraggio di ribellarsi, in quel
momento.
Perché continuare ad assecondarlo, in fondo?
Bastava andare da Harry e raccontare tutta la verità e
quella
tortura sarebbe finita.
Draco non avrebbe più avuto niente per tenerla legata a
sé e lei
avrebbe potuto finalmente allontanarsi da lui.
Ma che cosa stava
dicendo?
Ancora,
una fitta all’altezza del ventre.
Lei non voleva
assolutamente allontanarsi da Draco. Non dopo tutto quello che avevano
passato
insieme. Non dopo che, finalmente, si erano resi conto dei loro
sentimenti – dopo
tre sofferti mesi di agonie e dispiaceri.
E se si fosse ribellata
alle sue imposizioni, rendendosi libera dalla sua momentanea
schiavitù, non
aveva effettivamente idea di quello che sarebbe successo a loro.
Forse, si sarebbero
allontanati per sempre, irrimediabilmente.
E lei, non voleva.
Si strinse
alla schiena di Draco, correndo a circondargli la vita
con le braccia in una presa ferrea e lui, fortunatamente, non
protestò.
Premette la guancia contro di lui e chiuse forte gli occhi.
Poi, Draco partì a tutta velocità, senza darle
nemmeno il tempo di
essersi davvero abituata all’idea del volo. Presero quota in
pochi secondi, con
il vento che li feriva tagliente e fischiava nelle loro orecchie.
Alexis si
strinse di più contro di lui, perché stavano
continuando a salire
pericolosamente e lei si sentiva tirata giù dalla forza di
gravità e temeva
sinceramente di scivolare dal manico e precipitare verso la morte
sicura.
Continuavano a salire e a salire, fino a che, con una manovra
brusca, che le fece contorcere le budella nello stomaco, Draco
cambiò rotta.
Deglutì, stringendo gli occhi al tal punto da farsi male.
Ora le sembrava di
procedere in picchiata verso il basso e il vento quasi le si congelava
sul
viso, facendola tremare per il freddo e per la paura.
-Dra…Draco, ti prego…-
Mormorò spaventata, ma non era sicura che lui
l’avesse sentita o,
se l’aveva fatto, era certa che l’avrebbe ignorata.
Perché
avrebbe dovuto
preoccuparsi di lei, piccola bugiarda?
Draco
continuò nella sua folle corsa, con le braccia di lei che si
stringevano convulsive attorno alla sua vita e il piccolo corpo
ancorato alla
sua schiena che tremava con forza. Il suo sguardo d’argento
bruciò di
indecisione, rabbia e frustrazione, mentre compiva un’altra
manovra pericolosa
e la sentiva sussultare dietro di sé. Sbuffò,
scocciato, e lasciò il manico con
una mano, facendo compiere alla scopa un piccolo sobbalzo, senza
però accennare
a rallentare.
Alexis mugolò spaventata e quasi non si rese conto della
mano di
Draco che, per un secondo soltanto, si era sollevata a sfiorare il
dorso della
sua, stretta sul ventre del ragazzo, prima di tornare a sorreggere il
manico e
spronare la scopa al massimo della velocità, con rabbia,
verso la sua meta.
Quando cominciarono a rallentare, le sembrò di avere un
leggero
capogiro e si strinse ancora più forte contro la schiena di
Draco, senza
tuttavia accennare a riaprire gli occhi. Alla fine, dopo quello che le
era
sembrato il viaggio più lungo di tutta la sua vita, la scopa
planò dolcemente
fino a fermarsi, annunciandole che erano di nuovo sulla terra ferma.
Troppo
scossa, non riuscì a muoversi e se ne rimase semplicemente
lì, ancorata a quel
corpo che, nonostante tutto, riusciva a darle sicurezza.
-Guarda che puoi lasciarmi, ora. Siamo arrivati.-
Le comunicò ma lei scosse la testa contro la sua schiena,
stringendosi ancora di più.
-Potter, lasciami.-
Le intimò severo, facendola sobbalzare. Riluttante, sciolse
la
presa delle sue braccia, sentendole improvvisamente indolenzite. Si
allontanò
lentamente, contenta, per lo meno, di sentire il terreno sotto i propri
piedi.
Beh, non proprio
il
terreno.
Aprì
gli occhi che era ancora seduta sulla scopa e ciò che vide
le
fece sbalzare il cuore in gola e spalancare gli occhi, che brillarono
di puro
orrore.
C’era una distesa immensa, davanti ai suoi occhi,
completamente
imbiancata dalla neve che aveva infuriato su Hogwarts per tutta la
notte. Il
giardino si estendeva a perdita d’occhio e il Lago Nero
scintillava appena
sotto i raggi soffusi di quel sole che, faticosamente, si faceva largo
tra le
nuvole grigie del cielo. Da lì, poteva vedere tutto: le
numerose serre dove si
tenevano le lezioni di Erbologia; le fronde degli alberi scuri della
Foresta
Proibita, che si muovevano minacciose e frusciavano sinistre,
nascondendo,
forse, cose decisamente peggiori; la casetta di Hagrid, dal comignolo
della
quale usciva una densa nube di fumo nero, segno che il caminetto era
stato
acceso per riscaldare l’ambiente.
Con il cuore in gola e gli occhi ancora spalancati, Alexis si
portò una mano al petto, inorridita.
Draco Malfoy
l’aveva
portata sul tetto più alto di Hogwarts.
Senza
che fosse ancora riuscita a fermare la corsa folle che il suo cuore
aveva
intrapreso ormai da un po’, scese dalla scopa, con una
lentezza quasi
esasperante, cosa che spinse il giovane Malfoy a sbuffare infastidito.
Non le
aveva neanche porto una mano, per aiutarla a scendere, e la cosa stava
rendendo
tutto molto più faticoso.
In
fondo, non se lo meritava il suo
aiuto.
Una
volta che fu sicura che i suoi piedi non scivolassero sulle tegole
ripide del
tetto, Alexis lasciò andare il manico di scopa e Draco lo
ritrasse bruscamente,
poggiandolo poi in terra. Senza muoversi di un solo millimetro, la
ragazza si
voltò ad osservarlo mentre, con una tranquillità
decisamente spaventosa, si
metteva a sedere accanto alla sua Nimbus 2001 ed estraeva una sigaretta
dal
portasigarette in argento che aveva preso dalla sua tasca. Un colpo di
bacchetta e l’odore dolciastro di cocco e cannella bruciate
si mischiò al
profumo freddo dell’inverno e della neve. Senza dire una
parola, Alexis si
abbassò lentamente e si rannicchiò su se stessa,
portando le gambe al petto e
stringendole con le braccia.
Bastava
non guardare giù.
Bastava non guardare giù e tutto
sarebbe andato per il meglio.
Bastava non…
Come
la lingua che continua a tormentare un dente dolorante, così
lo sguardo di
smeraldo scese a controllare la vista ai suoi piedi: erano
terribilmente in
alto; se fosse caduta da lassù, neanche il medimago
più bravo del San Mungo
avrebbe potuto salvarle la vita.
Un
brivido le scosse violento le
spalle.
Mugugnò
disperata e affondò il viso sulle ginocchia, stringendo
forte gli occhi.
Mai
far arrabbiare un Malfoy.
Ignorandola,
Draco continuò a fumare e il suo sguardo grigio,
così simile al cielo plumbeo di
quella giornata, si perse all’orizzonte, senza concentrarsi
su alcun dettaglio
particolare.
Gli
aveva mentito.
La sua piccola Alexandra Black…No, la
sua piccola Alexis Potter, gli aveva mentito e ancora non riusciva a
capacitarsi della cosa.
E ogni volta che si ritrovava a
pensarci, un moto di rabbia tanto forte lo coglieva quasi di sorpresa,
togliendogli ogni barlume di lucidità.
Si era sentito annientato, quando aveva
letto quel nome.
Lei, la ragazza che lo aveva catturato
con il suo sorriso e la sua timidezza.
Lei, la ragazza che lo aveva fatto
disperare in quei mesi, perché diversa da tutte le altre.
Lei, che aveva dovuto conquistare tra
mille difficoltà.
Lei, così pura ed innocente che accanto
a lui desiderava solo un abbraccio.
Lei, che pur cedendo al suo fascino
aveva combattuto fino allo stremo, prima di cedere a quel
corteggiamente
spietato e possessivo.
Lei, che aveva imparato ad amarlo
esattamente come lui aveva, senza alcuna remore, imparato ad amare lei.
Lei, che non si era fidata di lui abbastanza
da raccontargli la verità.
Lei, che aveva dato così poco valore a
quello che lui provava nei suoi confronti.
Lei, che come una perfetta Potter, era
solo una piccola Mezzosangue bugiarda.
Lo aveva preso in giro.
Lo aveva incastrato.
Lei, rosa di tutti i peccati più
innocenti, lo aveva accarezzato con i suoi petali setosi e poi, a
tradimento,
lo aveva stretto tra le sue spine velenose.
Gliel’avrebbe pagata.
Nessuno si prendeva gioco di un Malfoy
e la passa liscia.
Nessuno.
Neppure lei.
Draco
Malfoy strinse la mano in un pugno tanto forte che la sigaretta si
spezzò
irrimediabilmente in due parti inutilizzabili. Lo sguardo
d’argento scese ad
osservare il danno fatto, con indifferenza, mentre riapriva le dita
indolenzite
– doveva averle strette tanto violentemente da un
po’ ormai, senza rendersene
conto – e lasciava scivolare via i residui della sigaretta.
Alexis
si era ora voltata a guardarlo, perché concentrarsi su di
lui l’avrebbe di
certo aiutata a non pensare all’altezza. Aveva disteso una
gamba e portato
l’altra al petto, sul ginocchio della quale aveva posato il
gomito. Teneva
l’altra la mano vicina al fianco, le dita aperte a sorreggere
il peso di quel
corpo che sembrava esile solo all’apparenza, ma che possedeva
muscoli tesi e
rigidi fasci di nervi che lo rendevano decisamente forte – e
lei aveva potuto
sperimentarlo la sera prima, quando era riuscito a bloccarla senza
alcuno
sforzo. Il viso era apparentemente tranquillo, ma al suo sguardo
attento non
sfuggiva la linea dura delle sue mascelle, accentuata dal nervo gonfio
sulla
guancia bianca; gli occhi bruciavano di qualche pensiero rabbioso e non
le fu
difficile immaginare a chi fosse rivolto. I capelli biondi, ormai
liberi dalla
mano di gel, dopo il bel volo, si agitavano inquieti nel vento
invernale,
danzandogli intorno al viso con un’eleganza quasi impossibile.
Ogni
volta che lo guardava, Alexis Potter non poteva non pensare a quanto
quel
ragazzo fosse bello.
Così
d o l o r o s a m e n t e
bello.
Ebbe
l’impulso di allungare una mano e intrecciarla a quella che
lui teneva distesa
sulle tegole. Le sarebbe piaciuto poter saggiare la pelle vellutata del
dorso e
sentire le dita gelide e affusolate tra le sue.
Ma,
fortunatamente, la distanza le impediva di raggiungerlo, cosa che le
diede la
forza di rimanere ferma, al suo posto. Chiuse gli occhi e prese un
profondo
respiro, poi si voltò di nuovo a guardarlo.
-Malfoy?-
Non
sapeva perché era di nuovo passata al cognome, ora, ma
sentiva quasi che era
giusto così perché, improvvisamente, il ragazzo
che aveva davanti le sembrava
solo uno sconosciuto.
Draco
non si voltò a guardarla, ma lei riuscì a notare
lo stesso il lampo ferito che
aveva attraversato i suoi occhi per un istante solamente. No, forse se
lo era
solo immaginato, perché ora il suo sguardo era completamente
svuotato di ogni
emozione.
-Che
cosa vuoi?-
Brusca,
la sua voce tagliò l’aria con gelida cattiveria,
regalandole l’ennesimo
schiaffo morale della giornata. Strinse di più le braccia
attorno alle gambe,
come se le volesse inglobare nel petto e sparire per sempre.
In
un luogo dove non avrebbe più dovuto
soffrire ancora.
Si
morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo sulle sue
ginocchia, sforzandosi
di non guardare il panorama sotto di sé che, in un luogo
più sicuro del tetto
della scuola, avrebbe forse trovato affascinante.
-Per
quello che vale…mi dispiace.-
Mormorò
e sentì gli occhi velarlesi appena di lacrime che,
miracolosamente, riuscì a
ricacciare indietro.
O
forse era stato solo il vento a
congelargliele prima che scivolassero sulle guance arrossate.
Attese
in silenzio una risposta che, forse, sapeva non sarebbe mai arrivata.
-Amore, guardami.-
Inaspettata,
la voce di Draco aleggiò nell’aria con una
dolcezza sorprendente, che la
convinse a rialzare lo sguardo immediatamente. Il ragazzo la stava ora
guardando e sulle sue labbra figurava un sorrisino appena.
Lento
e pigro come un felino, Draco gattonò vicino a lei e le si
mise di fronte, con
le ginocchia poggiate sulle tegole ma le coscie distese, in modo da
torreggiare
su di lei.
Continuava
a sorridergli con gentilezza, mentre avvicinava una mano al suo viso e
le
sfiorava una guancia, arrossata dal freddo. Si avvicinò
tanto che i loro nasi
si sfiorarono delicatamente.
Il
cuore di Alexis si gonfiò appena di
gioia…
-Non
penserai che delle semplici scuse possano basta, vero?-
…e
poi si ridusse alla dolorosa
dimensione di una nocciolina.
La
ragazza lo guardò atterrita, spalancando gli occhioni verdi
sul viso
improvvisamente pallido. Draco le sorrise ancora e i suoi occhi
bruciarono di
soddisfazione.
-L’ho
sempre pensato che fossi una piccola sciocca, amore.-
Un
altro schiaffo morale diretto al suo cuore, mentre quelle dita gelide,
da
elegante pianista, le accarezzavano la guancia con tenerezza, dove lei
sentiva
invece il dolore graffiante di un colpo ben assestato.
Sì,
era questo che voleva vedere nei
suoi occhi.
Tristezza.
Delusione.
Umiliazione.
Le stesse cose che aveva provato lui di
fronte a quella verità rivelata da una lettera traditrice.
Alexis
non disse una parola, forse perché era troppo scioccata
anche solo per pensare
di aprire bocca e parlare.
Draco
continuava a sorridere in quel modo arrogante e a sfiorarla con carezze
che
promettevano solo un dolore acuto e fastidioso. Poi, le sue dita fredde
scesero
a lambirle il collo e le presero la sciarpa che portava al collo,
snodandola
con lentezza. Lei si limitò a guardarlo, senza capire cosa
avesse intenzione di
fare.
Quando
le sfilò la sciarpa, lei sentì il freddo pungente
dell’inverno attaccarle la
pelle sensibile del collo e, istintivamente, si strinse nel colletto
del
maglione che, come la sciarpa, profumava maledettamente di lui.
Draco
la osservò con un sorrisino strano, prima di allontanarsi
lentamente e
sollevare la mano. Le dita attorno alla sciarpa si allentarono e il
pregiato
pezzo di cashmere finamente lavorato si librò
nell’aria, con la delicatezza di
una farfalla. Alexis la seguì con lo sguardo, fino a che
essa non si impigliò
in un pinnacolo del tetto e cominciò a volteggiare come una
bandiera.
Draco,
che si era rimesso seduto accanto alla scopa, si voltò a
lanciarle un’occhiata
tutt’altro che rassicurante.
-Valla
a riprendere.-
Le
ordinò cattivo, mentre le labbra si aprivano in un ghigno
malevolo.
Alexis
abbassò il viso di scatto, incrociando lo sguardo argenteo e
determinato che il
ragazzo le stava rivolgendo.
-Che
cosa?!-
Urlò
quasi, solo che, per la mancanza di fiato, la voce le uscì
tremula e stridula
come il suono di una corda di violino suonata da un drago.
Draco
non si scompose minimamente.
-Valla
a riprendere.- ripetè deciso, reclinando appena la testa.
–E’ un ordine.-
aggiunse infine, sottolineando la cosa per marcare tutti i sotto sensi
che essa
conteneva.
Alexis
sgranò gli occhi e il suo visino si fece ancora
più pallido.
-Ma
l’hai fatta volare via apposta!-
Protestò,
mentre metteva giù le gambe e artigliava i lembi del
maglioncino con le dita.
Draco le rivolse un’occhiata arrogante.
-E
allora?-
-E
allora te la vai a riprendere da solo!-
Sbottò
al limite della sopportazione, gli occhi che scintillavano e le guance
improvvisamente rosse per lo sdegno.
Era
così bella quando si arrabbiava.
-Bene.-
Si
limitò a rispondere Draco, apatico.
Come
bene? Era stato così semplice?
Alexis
aggrottò le sopracciglia, mentre una brutta sensazione si
faceva largo dentro
di lei, allargandolesi nel petto come una macchia di sangue.
Senza
rivolgerle più lo sguardo, Draco si alzò
lentamente, alzando le braccia verso
l’alto per stiracchiarsi pigro. Si mise alla sinistra della
sua scopa.
-Su!-
Ordinò
e la Nimbus2001 saltò nella sua mano che, pronta la accolse.
Poi, con eleganza,
si mise cavalcioni di essa.
-Che
cosa stai facendo?-
Si
informò Alexis preoccupata, guardandolo dal basso. Draco si
voltò a considerla
con un’occhiata di sufficienza.
-O
mi riprendi la sciarpa o io ti lascio qui.-
Dichiarò
e sorrise soddisfatto quando la vide sbiancare di nuovo.
Sofferenza
e paura.
-Non
oseresti davvero!-
Replicò
decisa, ma la nota in fondo al suo sguardo era tinta di una chiara
insicurezza.
Lui
era un Malfoy.
E quando voleva qualcosa lo otteneva,
sempre, in un modo o nell’altro.
-Non
sfidarmi.-
La
avvertì, improvvisamente serio. Si voltò in
avanti e si diede una spinta con i
piedi, cominciando a salire verso il cielo. Alexis sbarrò
gli occhi,
terrorizzata, e scattò in piedi.
-Va
bene! Va bene!-
Urlò
e Draco si voltò a guardarla, fluttuando ad un metro
d’altezza.
Aveva
di nuovo le guance rosse e gli occhi scintillavano di puro terrore.
Deliziosa.
-Vai.-
Le
ordinò duro, scoccandole un’occhiataccia. Lei lo
guardò dal basso, ma compreso
che non avrebbe ricevuto nessuna grazia divina – non dal
Principe delle Serpi,
per lo meno- deglutì e sospirò. Si
riabbassò lentamente e si mise gattoni,
cominciando ad avanzare verso il pinnacolo che, a lei, sembrava
decisamente
troppo lontano.
Draco
la seguì con lo sguardo, attento: la vide avanzare
lentamente lungo le tegole e
fermarsi di tanto in tanto, mentre una folata di vento più
decisa le faceva
volare i capelli davanti al viso; si accucciava su se stessa e se li
ritirava
indietro, prima di tornare a gattonare indecisa. Alla fine,
riuscì a
raggiungere il pinnacolo.
Alexis
alzò lo sguardo e allungò una mano per prendere
la sciarpa, inutilmente: il
pinnacolo era abbastanza alto e lei avrebbe dovuto almeno mettersi in
piedi per
riuscire a raggiungerlo. Si voltò a lanciare uno sguardo di
supplica a Malfoy
ma quello, impassibile, si limitò ad osservare le sue mosse.
Chiuse allora gli
occhi e si ancorò al pinnacolo, sollevandosi lentamente. Una
volta che fu
sicura di essere stabile, allungò di nuovo il braccio, ma
alla fine dovette
sollevarsi in punta di piedi per aggrapparsi alla sciarpa e tirarla
giù. Quando
la ebbe finalmente tra le mani, sospirò di sollievo. La
strinse tra le dita con
rabbia e, quasi dimentica dell’altezza, si voltò a
fronteggiare Draco, che la
osservava soddisfatto.
-Contento?-
Gli
urlò contro, arrabbiata, e lui ghignò prepotente,
alzando un sopracciglio.
-Sì,
molto.-
Rispose
divertito; ma non era propriamente per la sciarpa, quanto per il fatto
che,
mentre si arrampicava, una folata di vento più forte le
aveva sollevato la
gonna, mostrandogli le mutandine di pizzo nero che indossava.
-Bella
biancheria, amore. Stasera vorrei
avere il piacere di esaminarla più da vicino.-
La
schernì e lei arrossì di vergogna, alzando un
pugno verso l’alto con fare
minaccioso.
-Porco!-
Gridò
indignata e fece per raggiungerlo.
Magari
poteva attuare quel piano di
strappargli i capelli con i denti.
Infuriata
e con lo sguardo concentrato sul viso del giovane, non si rese conto
che il suo
piede si incastrava in una tegola mancante. Si fermò quando
non riuscì più a
muoversi e si voltò a guardare la sua scarpa incastrata tra
due tegole. Tirò
appena, ma non riuscì a disincastrarsi. Draco la
guardò e un’ombra preoccupata
gli attraversò lo sguardo.
-Che
succede?-
-Mi…Mi
sono incastrata. Aiuto!-
Mormorò
lei, nello sforzo di tirare via il piede da quella trappola. Draco
sbuffò e
alzò gli occhi al cielo: ma se la
poteva
scegliere una ragazza più imbranata?
Uno
strano calore gli pervase il petto,
doloroso, ma lo ignorò prontamente.
-Aspetta,
arrivo.-
Biascicò
con tono infastidito, volandole pigramente accanto.
Ma
prima che riuscisse a raggiungerla, Alexis aveva tirato più
forte ed era
riuscita a disincastrare il piede. Il problema era che, con lo sforzo
compiuto,
era stata sbalzata indietro e ora, sotto gli occhi spalancati di Draco
Malfoy,
era scivolata all’indietro e stava rotolando lungo tutte le
tegole…fino al
bordo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
L’urlo
terrorizzato di Alexis riecheggiò nel silenzio e uno stormo
di uccelli neri si
levò dalla Foresta Proibita, scomparendo immediatamente
dietro le nuvole
plumbee. Draco osservò la scena quasi al rallentatore, il
grido che lo
trapassava come una pugnalata dritta allo stomaco.
Senza
sapere come o perché, il suo corpo reagì,
piegandosi in avanti e facendo scattare
la scopa. Quando si rese conto, con orrore, che non l’avrebbe
raggiunta in
tempo, si lanciò dalla scopa, picchiando forte con la spalla
sulle tegole e
prese a scivolare a sua volta. Allungò le mani per
prenderla, ma le sfuggì più
volte, mentre si avvicinava sempre di più al bordo del tetto.
Quando
la vide scivolare oltre di esso,
si sentì morire.
Con
uno sforzo immenso, la raggiunse appena in tempo e, allungato il
braccio,
riuscì a prenderla per un polso prima che cadesse
inevitabilmente verso il
vuoto.
Rimasero
fermi per un solo istante, ad assorbire la gravità della
situazione: Draco era
piegato oltre il bordo del tetto, con una mano che lo artigliava, il
busto che
sporgeva quasi completamente e un braccio disteso a tenere il polso di
Alexis
che, inerme e spaventata, penzolava.
Compiendo
uno sforzo enorme – che gli costò un dolore acuto
di tutti i muscoli della
spalla – Draco riuscì a tirarsi su insieme alla
ragazza che, per contraccolpo,
gli cadde addosso.
Rimasero
entrambi fermi, distesi sulle tegole innevate del castello, con il
fiato corto
e i corpi tremanti. Senza neanche rendersene conto, Draco la strinse
forte a sé,
mentre un senso di gelo gli circondava il cuore. Alexis strinse forte
gli occhi
e le lacrime cominciarono a rigarle il viso, mentre, tutta tremante,
stringeva
le dita sul morbido maglione del ragazzo. Passarono qualche minuto
buono a
rendersi conto che erano ancora vivi per puro miracolo. Lui
deglutì e le sfiorò
i capelli, delicato, non capacitandosi del fatto che l’aveva
quasi persa.
E
questa volta per davvero.
Alexis
tirò su con il naso e, lentamente, alzò lo
sguardo per osservare Draco.
-Mi…Mi
hai appena salvato la vita.-
Mormorò
incredula e lui abbassò lo sguardo per incrociare quello
smeraldo liquido e
spaventato che gli diede uno scossone forte al cuore.
-Già…Hai
un altro debito nei miei confronti, ora.-
Nonostante
le parole gelide, Alexis sentì chiaramente la sua voce
tremare provata. Non
disse nulla e lui, senza alcuna cattiveria, le sfiorò il
viso con una carezza,
raccogliendole le lacrime tra le dita. Poi, le lambì la
fronte con un bacio
delicato mentre, con gesti lenti e misurati, si alzava in piedi e la
prendeva
per le mani per aiutarla a fare lo stesso. Richiamò la scopa
e, questa volta,
la aiutò a salire, mettendosela davanti.
-Andiamo.-
Disse
semplicemente e, mentre lei si aggrappava forte al suo collo,
nascondendo il
viso nella sua spalla, lui si sollevò in volo e la ragazza
potè chiaramente
sentire il suo cuore battere agitato nel petto.
-Draco…per
favore.-
Mormorò,
ma lui non la lasciò finire e la strinse di più a
sé con un braccio.
-Andrò
piano, non preoccuparti.-
Il
volo del ritorno fu molto più
tranquillo.
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Capitolo 34 *** Il confine da non oltrepassare ***
Ok.
Sono
quasi due mesi che non aggiorno.
Questo
nuovo capitolo non mi convince.
Ed
è lungo solo dieci pagine.
Mi
dispiace, sul serio, ma meglio di così non sono riuscita a
fare ç___ç
Diciamo
che in questo periodo non ho avuto un minimo di ispirazione, tra la
scuola e
tutti gli impegni giornalieri, quindi per quasi due mesi non sono stata
in
grado di scrivere neanche una frase. Credo che questo mi abbia
allontanata dai
progressi che avevo fatto negli ultimi tempi in ambito della scrittura,
quindi,
nonostante non ritenga che questo capitolo sia proprio a cestinare, mi
rendo
conto da sola che non è minimamente paragonabile ai suoi due
predecessori che,
almeno dal mio punto di vista, sono i capitoli migliori che io abbia
mai
scritto in questa fan fiction.
Ad ogni modo,
aspetto come sempre le
vostre opinioni, per vedere se riuscirete a smentirmi anche questa
volta (:
Bene,
ora la smetto di ammorbarvi e vi lascio al capitolo!
Spero che,
nonostante tutto, vi piaccia! *_*
Ci
terrei a ringraziare chi continua a seguirmi dopo tutto questo tempo.
Davvero
ragazze, siete diventate tantissime!
18
recensioni solo per lo scorso capitolo, riuscite davvero a farmi
emozionare,
ogni volta che leggo un vostro singolo commento!
Grazie, grazie,
grazie e ancora mille
volte grazie!
Se questo capitolo è qui, ancora una
volta, è solo per voi e per l’affetto che le
vostre parole mi trasmettono *_*
Questo capitolo
è per ognuna di voi che è
qui, a leggere.
Grazie <3
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXIV
Il confine da non oltrepassare
Era
passata una settimana da quel giorno. Il ricordo di quel volo
spericolato e di
quella caduta spaventosa era ancora impresso nella sua memoria e,
qualche
volta, era tornato a tormentarla nel sonno, accompagnato da una
visitina a quel
luogo ameno dove la sua dea personale la faceva sempre sentire bene.
Non aveva
mai capito il significato di quei sogni, ma, sinceramente, non
l’aveva neanche
più cercato: riuscivano a tranquillizzarla e questo era
tutto ciò che aveva
bisogno di sapere.
La
situazione con Draco non procedeva granchè bene:
l’aveva lasciata in pace solo
il giorno seguente all’incidente, poi aveva ricominciato a
darle il tormento
con le sue battutine e le sue richieste, obbligandola ad accompagnarlo
agli
allenamenti di Quidditch o a fargli compagnia in biblioteca quando
doveva
studiare.
Agli
occhi di tutti, i due sembravano semplicemente felici: era difficile
vederli
separati, oramai, e passavano gran parte del loro tempo –
lezioni permettendo –
insieme. Solo Blaise Zabini aveva avvertito qualcosa di strano e
innaturale nei
loro comportamenti, ma aveva deciso di farsi i boccini
suoi, perché di discutere con Draco proprio non gli andava.
Inoltre, aveva già tanto da pensare per decidere quale abito
indossare al
cenone di Natale.
Il
venticinque Dicembre era ormai prossimo e la McGranitt,
all’inizio delle
vacanze, era passata a prendere i nominativi di chi sarebbe rimasto ad
Hogwarts
quell’anno: nella lista c’erano anche Harry Potter,
Ron Weasley, Hermione
Granger, Draco Malfoy, Diamond Cherin, Blaise Zabini e Alexandra Black.
Alla
piccola Potter sarebbero piaciuto davvero andarsene per un
po’ da quella
scuola, allontanarsi da quell’ambiente che diventava ogni
giorno più
opprimente, trovare un po’ di tranquillità
mettendo distanza tra lei e Draco ed
Harry. Purtroppo, dopo l’ultima lettera, non aveva
più avuto notizie di Sirius
e, in ogni caso, non aveva un posto dove andare; senza contare che,
ovviamente,
Draco le aveva proibito di andarsene e l’aveva costretta a
restare lì con lui.
Sarebbe
mai arrivato il momento in cui sarebbe riuscita ad avere una vita
normale e
tranquilla?
Ormai,
cominciava a dubitarne seriamente.
La
biblioteca, quel sabato pomeriggio, era quasi deserta; solo alcuni
studenti
dell’ultimo anno studiavano, diligenti, occupando un tavolo
nell’angolo più
lontano dall’ingresso.
Era
la prima giornata soleggiata dopo una settimana di intense nevicate,
così la
maggior parte del corpo studentesco era uscito a godersi
l’illusione del
calore. I raggi di quel sole bugiardo filtravano attraverso la grande
finestra
e andavano ad illuminare due teste chine su libri e pergamene: Draco
Malfoy e
Alexis Potter – per tutti Alexandra Black- sedevano ad uno
dei tavoli,
apparentemente assorti dal loro studio. Di tanto in tanto, Madama
Pince, con
uno spirito incredibilmente impiccione quel giorno, lanciava loro delle
occhiate, studiando quei movimenti che sembravano di normale
quotidianità, ma
che al suo occhio di falco risultavano per quel che erano:
incredibilmente
forzati e meccanici.
Alexis
sospirò per l’ennesima volta, in quel pomeriggio,
socchiudendo gli occhi e
abbandonando la piuma nel calamaio: era inutile continuare e cercare di
capire
perché mescolando sangue di drago e occhi di serpente si
rischiasse
un’esplosione catastrofica.
Si
posò una mano sulla fronte e poi se la passò
lentamente sugli occhi,
stropicciandoli appena. Aprì un po’ le dita per
poter sbirciare Draco di
sottecchi: era concentrato sul testo di Trasfigurazioni, il profilo
basso
illuminato dai raggi di sole che filtravano dalla finestra appannata e
gli
occhi socchiusi, velati appena dalle ciglia.
Sapeva
che lo stava guardando, ma non accennò neanche il minimo
cambio di espressione;
il suo sguardo rimase concentrato sugli appunti che stava
diligentemente
trascrivendo su una pergamena nuova. Alexis sospirò ancora e
girò il viso,
rivolgendolo alla finestra; per quanto a lungo avrebbe dovuto
sopportare quella
situazione? Le sembrava di essere tornata all’inizio di
quell’anno scolastico,
quando la mancanza di Sirius le gravava sul cuore come una pietra
troppo
pesante, il rapporto con Harry era incerto e la voglia di dire tutta la
verità era
travolgente e dolorosa; quando Draco la trattava male e la comandava
con
intimidazioni e minacce, pur di averla al suo fianco e renderla sua;
quando a
scuola tutto andava male e i voti colavano a picco, come Folletti della
Cornovaglia tramortiti da uno Schiantesimo.
Non
ce la faceva più.
-Vai.-
La
voce di Draco, atona e incolore, la riportò alla
realtà. Alexis scosse il capo
e corrugò la fronte, confusa.
-Cosa?-
-Vattene.-
ripetè lui con lo stesso tono, senza alzare lo sguardo dal
libro e continuando
a trascrivere gli appunti. –Mi deconcentri.-
Uno
schiaffo avrebbe fatto sicuramente
meno male di quelle parole.
Era
lui a costringerla ad andare a studiare con lui in biblioteca! Era lui
a volerla
al suo fianco in ogni momento! E ora la trattava così? Lei
lo deconcentrava?
Indignata,
Alexis aprì le labbra e strinse gli occhi; fece per dire
qualcosa, ma poi ci
ripensò: non gliela avrebbe data vinta, era stufa dei suoi
giochetti.
Senza
dire una parola, raccolse le sue cose con calma, si mise la borsa
tracolla ed
uscì dalla biblioteca con passo deciso e sguardo
determinato. Solo quando fu
sulla soglia della porta, Draco si voltò a guardarla e
notò il tremore oramai
incontrollabile di quelle spalle esili. Una volta in corridoio, Alexis
cominciò
a correre e le lacrime che le scorrevano sulle guance non avrebbe
saputo
fermarle neanche se ne fosse andato della sua stessa vita.
Gli
studenti rimasti ad Hogwarts per le vacanze natalizie non erano molti,
come al
solito, quindi i quattro tavoli delle casate erano spariti per lasciar
posto ad
un unico lungo tavolo al centro della Sala Grande. Alcuni gruppetti di
ragazzi
già si erano riuniti attorno alle meravigliose pietanze e
mangiavano
chiecchierando allegramente tra di loro.
Coleen
Careye e Charlie Liplose erano le uniche delle Untouchable Ravens ad
essere
rimaste a scuola quell’anno, ma il loro piccolo commercio non
si era fermato,
anzi procedeva con piccole promozioni natalizie e grandi sconti per le
socie –
ma anche i soci – più fedeli. Ovviamente, Diamond
Cherin era una di queste e,
separatasi da Nott con un focoso bacio, si era diretta dalle due
Corvonero e
aveva preso posto accanto a loro, cominciando a confabulare fittamente
di
ragazzi e cosmetici.
-Secondo
TeenWitch, l’anno prossimo torneranno di moda i colori
metallici, come l’oro e
l’argento, brillanti e audaci! Abbinati a pajettes e modelli
asimetrici…Dovremmo organizzarci per creare cosmetici che si
abbinino alle
nuove tendenze, decisamente.-
Comunicò
Coleen con tono pensoso, mentre sfogliava la rivista di moda e
adocchiava un
vestitino striminzito, aderente e di un bel color oro, con una sola
spallina,
perfetta anteprima della moda dell’anno oramai imminente.
-Oro
e argento, uh?- registrò Charlie, prendendo uno specchietto
dalla borsetta che
aveva in grembo e osservandosi i capelli, ancora corti e sparati in
tutte le
direzioni, dal bel color rosa acceso. –Mi piace, stavo giusto
pensando di
cambiare tinta ai capelli e l’argento si sposerà
bene con il mio incarnato
niveo! Questa sera mi metterò al lavoro per creare una nuova
gamma di TintaIstantanea dai colori
metallici!
Sarà un successone!-
Diamond
ridacchiò e scosse il capo, avvicinandosi
all’amica e rimirandosi a sua volta
nello specchio.
-Credo
che una ciocca dorata potrei farmela anch’io, farebbe
risaltare i miei occhi,
no? Che cosa ne pensi?-
Che
tu sia una stupida oca, ecco cosa
ne penso.
Hermione
Granger, che passava dietro il gruppo di ragazze proprio in quel
momento, si
trattenne dall’esprimere ad alta voce la sua opinione o
avrebbe rischiato di
scatenare la Seconda Guerra Magica a colpi di rossetti volanti e
piegaciglia
assassini. Si voltò invece ad osservare Ron al suo fianco,
che con la solita
pigra eleganza trascinava i piedi
come uno zombie ambulante e sbadigliava distratto senza neanche
degnarsi di
coprirsi la bocca enorme. Hermione alzò gli occhi al cielo,
ma non gli disse
nulla: era Natale e a Natale si è tutti più
buoni. E poi, forse era
quell’atmosfera festiva o forse l’odore dei capelli
di Ron, appena lavati e
lasciati poi tutti scompigliati, ma sentiva uno strano calore nel
petto, che si
allargava ogni volta che lui le rivolgeva un’occhiata assente.
I
due si accomodarono affianco ai gemelli Weasley, quanto più
lontani dalle Untouchable
Ravens, e Ron cominciò subito ad abbuffarsi, improvvisamente
rianimato dalla
deliziosa visione di tutto quel cibo. Hermione dovette coprire un
sorriso
spontaneo dietro un bicchiere di succo di zucca, mentre Fred e George
cominciavano a fare le loro solite battute, per prendere in giro il
fratello e
scatenare i risolini di Lavanda Brown e Calì Patil, sedute
nell’esatto centro
tra il gruppo e le Untochable Ravens, in modo tale da tenere a portata
di
orecchio ogni battuta dei gemelli e ogni nuova tendenza del prossimo
anno.
Harry
Potter, che era entrato al seguito dei suoi due migliore amici, li
aveva
abbandonati poco dopo, quando aveva notato Alexandra Black fare il suo
ingresso
in Sala Grande e camminare lungo la tavolata alla ricerca di un posto.
Senza
pensarci troppo, l’aveva raggiunta, fermandola semplicemente
poggiandole una
mano su di una spalla. La ragazza era allora trasalita spaventata e si
era
voltata ad osservarlo di scatto. Solo quando lo sguardo verde aveva
incontrato
il suo gemello, allora si era rilassata appena.
Alexis
lo guardò dal basso, per qualche secondo solamente, poi
puntò lo sguardo in un
punto indefinito oltre le spalle larghe del fratello, priva di
qualsiasi
espressione.
Vuota.
-Ah,
sei tu.-
Atona
e appena strascicata, la voce solitamente allegra della ragazza
sembrava ora
quella stanca e perennemente annoiata di Draco Malfoy: forse la piccola
Black
stava passando decisamente troppo tempo con quella maledetta serpe.
Harry
la osservò dall’alto, senza scomporsi minimamente
alla freddezza con cui lo
stava trattando, simile a quella gentilezza senza calore che si riserva
solitamente ad uno sconosciuto.
-Alex,
penso che noi due dovremmo parlare.-
Esordì
semplicemente, con tono caldo e tranquillo.
Ancora,
uno schiaffo doloroso in pieno
viso. Le budella che si contorcevano nello stomaco. Il cuore che si
fermava di
botto, come il suo respiro.
Alexis
rialzò gli occhi di scatto e l’espressione che il
suo volto aveva ora assunto
colpì il petto del giovane Potter con una scarica di dolore:
era un misto di
disperazione e sofferenza. Gli venne voglia di alzare una mano e
accarezzarle
il profilo delle guance, ma lei fece un passo indietro, bloccando
quell’azione
ancora prima che fosse stata in grado di nascere.
-Harry
io…-
Iniziò,
ma una voce alle sue spalle la fece trasalire, stroncando di netto quel
discorso che, già da solo, avrebbe abbandonato le sue labbra
con una difficoltà
indescrivibile.
-E
di cosa, di grazia, sfregiato?-
Come
sempre, non aveva bisogno voltarsi a guardarlo, per capire chi avesse
avanzato
quella domanda sfrontata: il tono sarcastico e strascicato erano un
marchio di
riconoscimento già abbastanza evidente; lo sguardo duro di
Harry e il braccio
forte che le circondò il fianco, costringendola a scontrarsi
appena con un
petto marmoreo furono solo una futile conferma a ciò che
già sapeva dalla prima
sillaba che la aveva interrotta. Alzò appena la testa per
poterlo guardare in
viso: Draco non la degnò di un’occhiata e
continuò a guardare Harry con un
sorriso arrogante.
-Draco.-
Si
limitò a mormorare, con un soffio leggero, la mano appena
aggrappata alla
camicia immacolata. Solo allora il ragazzo chinò il capo per
guardarla, ma gli
occhi che le rivolse erano ciechi e privi di qualsiasi sentimento.
Un
dolore acuto che squarciava il petto
dall’interno.
-Ciao,
amore.-
La
salutò con un’inaspettata allegria, mentre le
rivolgeva un sorriso pigro, da
gatto. La strinse improvvisamente di più a sé e
chinò il capo per annullare la
distanza tra le loro labbra e colmare il vuoto con un gelido bacio
rovente, che
le tolse il respiro.
E
l’anima.
Harry
Potter sentì un colpo esplodergli nel petto e il posto che
prima era occupato
dal cuore era ora semplicemente cenere bruciata di fuochi artificiali e
dannatamente dolorosi. Una mano gli si strinse incontrollabilmente in
un pugno,
che avrebbe volentieri scaraventato sul volto di Draco Malfoy. Ma
quella fu
l’unica reazione che si permise di avere, mentre spostava lo
sguardo
impassibile oltre i due, con un auto-controllo decisamente fuori dal
comune:
anni sotto le cattiverie continue dei Dursley lo avevano decisamente
forgiato bene.
Quando
il biondo si staccò rudemente dalla giovane Black, la
ragazza aveva il fiato
corto, le gote accese, le labbra gonfie e lo sguardo appena umido.
Un
ulteriore fuoco artificiale esplose
nel suo petto, nero come la morte.
Senza
scomporsi minimamente, Harry riportò la sua attenzione su
Malfoy che, per nulla
provato, lo osservò alzando un sopracciglio verso
l’alto, mentre con il braccio
cingeva di più la vita di Alexandra, come se volesse
sottolineare a chi la
ragazza appartenesse.
Come
se Alexandra fosse un trofeo tra
di loro.
Come se il bacio di cui aveva dato
spettacolo non fosse già stato abbastanza evidente.
Come
faceva la Black a stare con un tipo come Malfoy, proprio non riusciva a
spiegarselo. Lei era così dolce, gentile e indifesa e lui
così rude, violento e
bastardo.
Alexandra
Black non avrebbe mai trovato
la felicità se avesse continuato a stare con Draco Malfoy.
Lui, Harry Potter, era decisamente il
tipo perfetto per lei, dal suo punto di vista.
Lo
sentiva che quando stava in sua compagnia lei si trovava bene, ma
allora perché
non aveva scelto lui?
-Allora?-
Lo
incalzò Draco, con espressione di superiorità.
-Non
sono affari che ti riguardano.-
Si
limitò a rispondere Harry, ora anche il suo tono era
completamente apatico.
-Ah
no?- le labbra di Draco si aprirono in un sorrisino inquietante
– Se non lo
avessi notato, Potter, io e Black
stiamo insieme. Dunque, tutto ciò che è affar suo
e anche affar mio.-
Alexis,
ancora stretta tra il braccio di Draco e il suo petto, alzò
il viso verso il
ragazzo e lo guardò contrariata, assottigliando appena lo
sguardo.
-Non
credi che dovrebbe essere lei a scegliere in quali affari puoi
immischiarti?-
Gli
occhi di Alexis scivolarono sulla figura del fratello, spaventosamente
tranquillo.
Nel
frattempo, attorno ai tre, si era creata una piccola folla di curiosi,
che
osservava l’ennesimo battibecco tra i due esponenti
più famosi di Grifondoro e
Serpeverde. Fred e George Weasley, insieme a Coleen Careye e Charlie
Liplose
già scommettevano sull’esito di quello scontro.
-No,
affatto.-
Rispose
Malfoy, altrettanto calmo, e Alexis alzò il viso di scatto
verso di lui,
spingendogli le mani sul petto e facendo pressione per allontanarlo,
senza
troppi risultati.
-Draco!-
Lo
riprese, le guance accese d’orgoglio. Il ragazzo si
voltò lentamente a
guardarla e, con finta ingenuità, la osservò
sorpreso.
-Sì,
amore? Hai qualcosa da obiettare?
–
le domandò, tremendamente dolce – O forse hai
qualcosa da nascondere? Qualche
segreto di cui ci vuoi rendere partecipi, per caso?-
L’occhiata
eloquente che le rivolse le attraversò il petto come una
scarica elettrica ad
altissima tensione, che le fece tremare appena le spalle.
Rinunciò a
districarsi dalla sua presa ferrea, perché si stava facendo
solo più male, e si
limitò ad artigliargli la camicia con le dita, le mani che
tremavano appena,
così come il suo sguardo.
-Perché
ti comporti così?-
Mormorò
ferita e lui le sorrise, ignorando del tutto la folla ed Harry. La
guardò per
qualche lungo istante, come se fossero stati da soli al centro del
nulla; alzò
una mano e le sfiorò una guancia, prima di prendergli un
polso con una stretta
salda.
-Così
come, amore?-
Si
informò con tono innocente, stringendo appena le dita
attorno al piccolo polso
e facendole sfuggire un gemito di dolore.
-Ahi…Mi
stai facendo male…-
Si
lamentò, stringendo appena gli occhi.
Prima
che potesse rendersene conto, venne liberata brutalmente dalla presa e
dal
braccio che le stringeva la vita. Aprendo gli occhi, capì
che Harry era
intervenuto e l’aveva liberata dalle spire maledette di quel
serpente furioso.
-Adesso
stai esagerando!-
Lo
aggredì, gli occhi ardenti come smeraldi gettati nel fuoco
dell’inferno. Ora,
Draco ed Harry erano uno di fronte all’altro, dal momento che
il giovane Potter
si era frapposto tra Malfoy e la piccola Black.
-Sei
patetico.- si limitò a rispondere il biondo, con tono
pacato, prima di
sghignazzare con disprezzo. – Tanto scioccamente infatuato di
una ragazza che
non potrà mai essere
tua!-
Sputò
con cattiveria, l’argento vivo dei suoi occhi che sprizzava
cattiveria da ogni
scaglia metallica.
Harry
spalancò gli occhi, sorpreso, e il gruppo di studenti
attorno a loro trattenne
il fiato. Il moro si sentì avvampare
all’improvviso e un delizioso rossore gli
tinse le guance altrimenti smorte. L’odio nel suo sguardo
sarebbe stato
paragonabile solo alla violenza con cui un suo pugno si sarebbe
scagliato
dritto sul naso lungo di Malfoy, se solo Alexis non si fosse messa in
mezzo tra
i due, con le braccia aperte.
-Harry,
no!-
Il
ragazzo si fermò appena in tempo e le lanciò
un’occhiataccia, ma non fece
nulla.
-Non
scatenate una rissa qui, non ne vale la pena! I professori vi stanno
guardando
e aspettano il minimo cenno per buttarvi fuori!-
Cercò
di farli ragionare, voltandosi anche a lanciare uno sguardo a Draco,
che la
osservò con un sorrisetto fastidioso. Tornò poi a
fissare Harry, che la osservò
per qualche istante, prima di scuotere la testa amareggiato e passarsi
una mano
tra i capelli. Senza dire un’altra parola, si
voltò e fece per incamminarsi tra
la folla e andare via.
-Ti
fai comandare così, Potter?- lo provocò Draco,
meritandosi per questo
l’ennesima occhiataccia da parte di Alexis
–Cos’è, hai paura?-
Harry
si fermò e si voltò appena, per considerarlo solo
con la coda dell’occhio.
-No,
è che non mi spreco per uno scarto umano come te.-
Si
limitò a rispondere. Il sorriso scivolò via dalle
labbra di Draco e
un’espressione indignata gli dipinse il viso, mentre dei
risolini dei
Grifondoro si facevano largo nel silenzio.
-Come
osi, brutto…-
-Che
sta succedendo qui?-
L’ala
destra della folla si aprì spintonata dal passaggio di
Blaise Zabini, che nel
suo metro e ottantatre spiccava su tutti, insieme ai gemelli Weasley.
Si pose
al centro di quel cerchio improvvisato e osservò la scena
con occhio critico,
prima di lisciarsi la giacca con le mani.
Draco,
ringalluzzito dall’arrivo dell’amico, sorrise di
nuovo, arrogante, e incrociò
le braccia al petto, lanciandogli un’occhiata divertita.
-Potter
non riesce ad accettare il fatto che Alexandra
sia MIA e che mai nella sua vita
potrà sperare di averla. Povero sfigato.-
Scosse
la testa con fare rassegnato, il sorriso sbruffone sulle labbra. Alexis
si
voltò a guardarlo di scatto, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Draco!-
Lo
riprese scandalizzata, ma il suo rimprovero venne sovrastato dalla voce
di
Harry, che era tornato alla carica, mai così arrabbiato.
-Adesso
basta!-
Ringhiò,
alzando un braccio, pronto a scaraventare il tanto atteso pugno sul
naso di
Malfoy.
Alexis
vide la scena quasi al rallentatore, gli occhi enormi sul viso pallido.
Doveva
fare qualcosa!
Ancora,
si mise in mezzo ai due e, con una forza di cui non si credeva capace,
posò le
mani sul petto del fratello e lo spintonò indietro con
violenza, disorientandolo
per qualche secondo. Harry la guardò confuso, aggrottando la
fronte e Alexis
gli rivolse un’occhiata decisa e orgogliosa.
-No,
Harry. Basta tu. Se volevi parlarmi, fallo adesso e poi vattene. Ho
perso già
troppo tempo e odio questi teatrini.-
Quella
frase venne lasciata ricadere nel silenzio freddo che si era appena
creato.
Tutti trattennero il respiro e Draco Malfoy fischiò,
sollevando entrambe le
sopracciglia, meritandosi un’occhiata strana da parte di
Blaise.
Hermione
Granger, che aveva raggiunto l’amico insieme a Ron e ai
gemelli, arrossì di
disappunto.
-Come
si permette, quella maledetta serpe?- sibilò con rabbia,
anche se tutti
poterono sentirla perfettamente nel silenzio. – Ora gliela
fa…-
Il
suo discorso fu interrotto da Ron, che le aveva poggiato delicamente
una mano
sulle labbra e, con espressione stranamente seria, l’aveva
osservata e aveva
scosso la testa, come a dirle che non era il momento.
Alexis
deglutì e il suo sguardo si puntò su di un punto
indefinito alle spalle del
fratello.
Non
ce la faceva a guardarlo, non con
quello che stava per dirgli.
Merlino, si sarebbe odiata a vita per
averlo fatto.
Ma era l’unico modo per…Neanche lei
sapeva più giustificarsi.
Bugie su bugie, un muro che prima o poi
sarebbe crollato, mettendo tutti nei guai.
Sirius…
Sbuffò
e strinse le mani in due pugni, fino a che non sentì le
unghie perforarle i
palmi.
-No,
guarda, non mi importa. Qualunque cosa fosse, non credo meriti la mia
attenzione. Non mi cercare più, non rivolgermi
più la parola, lasciami in pace
ed esci dalla mia vita, sono stata chiara?-
La
sua voce era atona e tagliente come una katana appena affilata ed Harry
accusò
il colpo quasi come un automa, senza sentirne davvero il dolore.
Ciò
che, in effetti, gli faceva più male, era osservare quegli
occhi di smeraldo
ora ciechi e impercettibilmente lucidi.
Gli
stava mentendo.
Alexis
si voltò, prima che lui potesse accertarsi che le lacrime
che le velavano lo
sguardo fossero reali e non che la sua mente le avesse create per
attutire il
dolore delle parole.
Alexis
guardò Draco dritto negli occhi, ostentando un orgoglio
spaventoso, gli occhi
ora evidentemente lucidi.
Stavolta
la katana affondò dritta nel
petto di Draco, facendogli spalancare appena gli occhi.
-Spero
che tu sia soddisfatto adesso.-
Sibilò
con rabbia, prima di passare in mezzo a lui e Blaise e farsi largo in
mezzo
alla folla, per uscire e allontanarsi da tutti.
Draco
rimase a fissare il vuoto, il sangue che sgorgava dalla ferita interna
del suo
cuore.
-Per
niente.-
Mormorò,
abbassando lo sguardo, mentre la folla si diradava e cominciava a
bisbigliare
concitata e a spettegolare su quanto appena successo.
Harry
fu il secondo a lasciare la sala, non prima di essersi scontrato accidentamente con Malfoy. Ron ed
Hermione lo seguirono a ruota, preoccupati.
Blaise,
ancora interdetto da quanto appena successo, si riscosse solo quando
tutti
ripresero il proprio posto e continuarono a mangiare tra i bisbigli.
Lanciò
un’occhiata a Draco e lo prese per una spalla, voltandolo con
violenza. I suoi
occhi erano fini e bruciavano d’ira.
-Non
so cosa cazzo tu abbia in mente, ma vedi di darti una calmata!
Alexandra non
merita questo trattamento.-
Lo
rimproverò duro, artigliandogli una spalla. Draco lo
osservò impassibile, poi
gli schiaffeggiò la mano e se lo scrollò di dosso
infastidito.
-Lasciami
in pace Blaise e non immischiarti in faccende che non ti riguardano.-
Si
limitò a rispondere, prima di voltarsi e abbandonare a sua
volta la Sala
Grande.
Liberarsi
di Diamond era stato meno difficile del previsto: aveva preso il suo
momentaneo
trasloco in camera di Draco come l’ennesima manifestazione
del profondo legame
d’amore che li univa e non aveva fatto troppe domande.
Inoltre, così, avrebbe
avuto la stanza libera per le sue nottate con Theodore.
Così,
Alexis aveva gettato nella cartella qualche camicia pulita, insieme a
due gonne
e un maglioncino, una spazzola per capelli e lo spazzolino da denti.
Accennando
solo ad un veloce saluto con la mano, aveva lasciato la camera e una
Diamond
intenta a passarsi uno smalto azzurro sulle dita dei piedi. Si era poi
diretta
in camera di Draco, senza neanche fermarsi a salutare Blaise, che si
limitò a
seguirla con lo sguardo, al di sopra delle testoline sospiranti delle
ragazze
che lo circondavano.
Tutta
quella faccenda puzzava
decisamente di bruciato.
Quando
si trovò davanti alla porta della stanza di Draco, la
fissò per qualche
momento, senza sapere bene che cosa fare. Chiuse gli occhi e prese un
grande
respiro, cercando di calmare il cuore che aveva preso a frullargli
violento nel
petto.
Odiava
quella situazione.
Si
passò una mano tra i capelli, scompigliandosi la frangetta,
e poi bussò.
Nessuno
rispose.
Girò
la maniglia ed entrò piano nella stanza, osservandola nella
penombra offerta
dalla tremula fiammella di due candele poggiate sulla scrivania.
-Draco…?-
Lo
chiamò, assottigliando lo sguardo per poter vedere meglio.
L’unica risposta che
ottenne fu lo scorrere dell’acqua proveniente dalla doccia
che Draco si stava,
probabilmente, facendo. Sospirò e abbandonò la
borsa sulla poltrona all’angolo,
cominciando a sistemare i vestiti che aveva lanciato alla rinfusa nel
bagaglio
per uscire quanto prima dalla propria stanza, prima che Diamond avesse
potuto
avere la brillante idea di farle qualche domanda scomoda. Aveva appena
finito
di ripiegare le camicie, quando la porta del bagno si aprì.
Alexis si girò e
quasi le prese un infarto: Draco Malfoy, appoggiato allo stipite della
porta,
la osservava con uno sguardo strano, i capelli bagnati che gocciolavano
sul
viso e il corpo statuario, coperto solo dall’asciugamano
legato in vita,
completamente cosparso di mille stille che riflettevano ogni minima
sfumatura
del fuoco delle candele.
Una
visione peccaminosa e dannata.
Sentì
il viso andarle letteralmente in fiamme e la stanza le
sembrò improvvisamente
troppo piccola; era come essere diventata claustrofobica in un secondo
ed
essere poi stata rinchiusa in uno stanzino minuscolo con altre tre
persone.
Non
respirava.
Draco
la squadrò con una lentezza esasperante, poi si mosse e,
senza degnarla di
ulteriori occhiate, le diede le spalle, dirigendosi verso il suo
armadio.
-Ah.
Sei qui.-
Disse
poi con una nota di disprezzo, come se la cosa non fosse abbastanza
evidente.
Alexis
si risvegliò e buttò fuori tutto il fiato che
aveva trattenuto, permettendo
all’aria di tornare a circolare liberamente nei suoi polmoni.
Deglutì, perché
all’improvviso sentiva la gola decisamente secca e dolorante.
Serrò la mascella
e alzò il viso, orgogliosa come una vera Grifondoro.
Come
una vera Potter.
-Sì.-
Si
limitò a rispondere, dura, ostentando
un’incredibile alterigia, che stupì lei
per prima: la voce non aveva tremato neanche un po’, ma era
stata decisa in
quell’unica parola.
Certo,
era corta, ma almeno era un inizio.
Draco
si girò lentamente ad osservarla, abbandonando
l’interno dell’armadio che stava
scrutando alla ricerca di qualcosa da mettersi. Il ghigno sensuale che
le
rivolse era decisamente poco rassicurante e la costrinse a deglutire.
Si
avvicinò di un passo, lento come un felino che studia la sua
preda.
La
guardava con un’intensità tale, che
lei si sentì morire dentro, incenerita dalle fiamme di un
inferno maledetto,
che la consumava lentamente e dolorosamente.
Draco
fece un altro passo.
E
la luce sinistra dei suoi occhi
cambiò, diversamente colpita dalle tremule candele,
diventando spaventosamente
divertita.
Un
altro passo ancora.
Le
goccie che scivolavano lungo i fasci
di nervi e i muscoli testi delineavano ogni sfaccettatura del suo
fisico
asciutto e perfetto, così potente da poterla ridurre in
frantumi in qualsiasi
momento.
L’ennesimo
passo.
Ora
la distanza di un altro ultimo
passo li separava.
Alexis
indietreggiò, spaventata da quel silenzio e da
quell’occhiata.
Draco
la studiò, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
-Spogliati.-
Alexis
spalancò gli occhi, ora decisamente terrorizzata.
Sentì un mancamento e fu solo
grazie alla poltrona dietro di lei che non rovinò in terra.
Appoggiò una mano
sul bracciolo e si sorresse, senza avere la forza di staccare lo
sguardo da
quello maledettamente serio di Draco.
-Che
cosa?!?-
La
voce le uscì in un misto di indignazione e paura, acuta e
altisonante, priva di
fiato.
Lui
si limitò ad alzare un sopracciglio, le labbra ancora
dispiegate in quel
sorriso sfrontato.
-Spogliati,
ho detto.-
Ripetè
con tranquillità. Gli occhi di Alexis, se possibile,
divennero ancora più
grandi sul visino improvvisamente pallido. Scosse la testa, prima
lentamente,
poi, stringendo gli occhi, la scosse con foga, lasciando che i capelli
le
scivolassero sul viso.
-Ma
non ci penso proprio! No!-
Si
rifiutò decisa, la voce ancora acuta.
Indietreggiò di un passo e si scontrò con
il muro.
Era
in trappola, di nuovo.
E ci si era messa da sola.
Di nuovo.
Draco
sollevò entrambe le sopracciglia, leggermente sorpreso, ma
il sorriso arrogante
non lasciò mai le sue labbra.
-Ho
capito.-
Il
ghigno gli si allargò, orribile e bellissimo.
Poteva
qualcosa di così bello essere
tanto spaventoso?
Si
avvicinò, colmando la distanza che li separava con un solo
lungo passo.
Alexis
tremò, gli occhi ancora spalancati.
-Vorrà
dire che ci penserò io.-
Mormorò,
poggiando le mani sul muro, ai lati del suo viso. Chinò
appena il capo per
poterla guardare bene negli occhi, lo sguardo deciso e annebbiato.
Alexis
si strinse di più contro il muro, come se avesse potuto
indietreggiare ancora o
diventare talmente piccola da poter sparire.
-Cosa?-
soffiò, il terrore che fuoriusciva con ogni suo respiro
–Non puoi!-
Draco
sogghignò, divertito, e lasciò scivolare una mano
dal muro fino al suo viso,
per prenderle il mento con una stretta violenta.
-Sì
che posso.-
Sussurrò
serio, con una punta di cattiveria. La sentì trattenere il
respiro e avvertì il
corpo tanto vicino, tremare.
Smeraldi
enormi, carichi di angoscia e
ricordi che ora, come vecchi filmini in bianco e nero, scorrevano
davanti ad
entrambi.
La violenza che l’aveva colto e con la
quale l’aveva trascinata sul letto.
Baciata.
Deturpata.
Quasi violentata.
La paura nel petto di lei.
Il dolore dilaniante nel petto di lui.
Adesso, come allora e come sempre.
Loro due, insieme, Malfoy e Potter, mai
più sbagliati.
Draco
le lasciò andare il mento e sollevò il braccio
con un gesto brusco, tanto che
lei temette volesse farle qualcosa di orribile, come strapparle di
nuovo la
camicetta o buttarla sul letto con uno spintone violento. Strinse gli
occhi,
impaurita, ma l’unica cosa che avvertì fu una
carezza gentile sulla guancia,
tenera come quelle che lui le regalava prima di tutto quel disastro.
Uno
strano calore, in fondo al cuore,
come non ne sentiva più da giorni.
Draco
le si avvicinò ulteriormente, passandole l’altro
braccio intorno alla vita e
stringendola appena, mantenendo comunque la distanza sufficiente per
poterla
osservare in viso.
Alexis
si ritrovò a contatto con quella pelle liscia e umida, che
profumava di buono,
di pulito.
Il
cuore accelerò i suoi battiti.
Draco
chinò il capo e le sfiorò la tempia cone le
labbra, in un bacio delicato.
-Adoro
anche il profumo della tua paura.-
Mormorò
pensieroso, costringendola ad aprire gli occhi per guardarlo. Lui le
sorrise
appena, senza alcuna punta di cattiveria.
L’argento
liquido sembrava ora una
pozza di antica malinconia che le fece stringere il cuore.
La
lasciò andare e le prese il viso tra le mani. La
guardò ancora e, lento, si
avvicinò. Lei sorrise appena a sua volta e socchiuse gli
occhi, pronta a
colmare la poca distanza che li separava con quel bacio tanto atteso,
che già
assaporava dolce sulle labbra, per cancellare la violenza delle ultime
settimane.
Rimasero
fermi per qualche minuto.
Poi,
alla fine, l’unica cosa che sfiorò le sue labbra
fu il respiro freddo della
risata sprezzante di Draco, che si allontanò velocemente,
lasciandole andare il
viso e abbandonandola in quella posizione sognante, da sola.
Alexis
aprì gli occhi, disorientata e con il cuore ridotto in pezzi.
Senza
degnarla di ulteriori attenzioni, Draco si vestì in fretta e
uscì dalla stanza,
lasciandola lì con solo il gelo a circondarle quel luogo
caldo che, una volta,
aveva occupato il suo cuore.
|
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Capitolo 35 *** Everybody makes mistakes {Happy Christmas} ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XXXV
Everybody makes mistakes {Happy
Christmas}
Alexis
Lily Potter si sentiva davvero uno schifo.
Il
che, ultimamente, non era una novità
per nessuno, figurarsi per lei stessa.
Il
tempo passava in fretta e, contemporaneamente, le giornate sembravano
non
trascorrere mai abbastanza velocemente.
L’agonia
che aumentava.
Il dolore che esplodeva.
L’indifferenza che indossava.
Natale
era arrivato senza che lei nemmeno se ne fosse resa davvero conto. Era
stata
Diamond a farglielo notare, quella stessa mattina, quando
l’aveva svegliata con
un sorrisone enorme e le aveva fatto gli auguri, prima di porgerle un
pacchetto
regalo.
Subito,
la cosa l’aveva fatta sentire terribilmente in imbarazzo,
perché lei non aveva
comprato regali per nessuno – non si era nemmeno accorta che
il 25 Dicembre era
già arrivato, come avrebbe potuto?
Diamond
non se l’era presa troppo e si era limitata a darle della
sbadata, ma non aveva
aggiunto altro, se non un’ insistente richiesta di aprire il
pacco che le aveva
regalato. Alexis aveva sorriso a disagio e poi aveva annuito appena,
scartando
la scatola verde brillante: all’interno c’erano un
paio di stupende scarpe
nere, con un tacco improponibilmente alto.
-
Se vuoi farmi un regalo…- le aveva detto Diamond, dopo
essersi lasciata
abbracciare – Indossale questa sera alla festa! –
Alexis
aveva corrugato la fronte, chinando il capo su di un lato.
-
Festa…?- si informò, sollevando un sopracciglio.
Diamond
sbuffò e scosse la testa, dandole una pacca sulla spalla.
-
Ma dove hai la testa, in questi giorni, Alexandra Black? – le
domandò
retoricamente e Alexis si ritrovò a pensare che avrebbe
voluto saperlo anche
lei – La festa di Natale! Silente l’ha annunciato
ieri sera a cena! Ricordi? –
Veramente
no, non se lo ricordava affatto, ma si limitò ad annuire
pensierosa, posando la
scatola delle scarpe sul letto.
Era
passata una settimana da quando aveva litigato con Harry e
dall’ultima volta in
cui aveva avuto una conversazione quasi civile con Draco. Aveva
lasciato la sua
camera da qualche giorno ormai, ma lui, stranamente, non le aveva detto
nulla.
Ormai,
quasi non si parlavano più.
“Adoro anche il profumo della
tua paura.”
Le aveva sussurrato, prima di quel
bacio mai saziato, che ancora aleggiava sulle sue labbra, bruciante
come
ghiaccio sulla pelle.
Poi, non si erano più rivolti parola,
semplicemente.
Probabilmente, si era ritrovata a
pensare Alexis, Draco si era stancato persino di giocare con lei e
aveva deciso
di rompere, definitivamente, ogni rapporto.
Il pensiero le faceva sempre mancare il
respiro e appesantire dolorosamente il petto.
Dopo tutto quello che aveva fatto, lo
aveva perso lo stesso…
-…non
ho forse ragione? –
La
voce contrariata di Diamond la fece tornare bruscamente alla
realtà.
Alexis
si voltò lentamente a scrutare l’amica, lo
sguardo, ancora vacuo, che cercava
di cancellare definitivamente brandelli di ricordi.
-
Che cosa? – le chiese, sforzandosi di focalizzare la sua
figura.
Diamond,
stretta ancora nella maglia enorme che portava al posto del pigiama, la
stava
guardando con le mani poggiate sui fianchi. Aveva
un’espressione decisamente
infastidita sul viso, ma dal momento che non aveva sentito una sola
parola di
quello che le aveva detto, non avrebbe saputo decifrare se fosse per
lei o per
altro.
-
Ma mi stai ascoltando? – sbuffò, prima di
avvicinarlesi e picchiettarle appena
le nocche sulla tempia sinistra – Toc. Toc.
C’è ancora qualcuno in casa? –
Alexis
socchiuse gli occhi e sospirò, mentre le scostava la mano e
le dava le spalle,
stringendosi le braccia al petto.
-
Piacerebbe saperlo anche a me…- mormorò,
più a se stessa che non a Diamond, che
si limitò a fissarla, accigliata.
-
Ehi…- le si avvicinò e le poggiò una
mano sulla spalla – Va tutto bene? –
Alexis
si sforzò di sorridere e si girò nuovamente ad
osservarla, annuendo piano.
-
Io…Sì, non preoccuparti. – disse
semplicemente, stringendosi nelle spalle –
Stavi dicendo? –
Diamond
la scrutò dubbiosa, poi scosse la testa e alzò
gli occhi al cielo.
Un
giorno o l’altro, Alexandra Black si
sarebbe fatta del male da sola, se lo sentiva.
Le
aveva sempre dato un po’ fastidio il fatto che non riuscisse
a confidarsi con
lei, come se non si fidasse abbastanza o non la ritenesse in grado di
custodire
un segreto o di consolarla, nonostante lei ci fosse sempre stata.
Ma
non l’avrebbe mai pregata di
raccontarle i suoi problemi: se Alexandra non voleva parlarne con lei,
non si
sarebbe di certo cruciata da sola.
Se non la riteneva abbastanza
importante da sfogarsi con lei, erano affari che, alla fine, non le
importavano
affatto.
Diamond
sollevò le sopracciglia con fare altezzoso e
spostò il peso del suo corpo tutto
sulla gamba destra.
-
Dicevo che trovo decisamente ingiusto che Silente ci abbia avvisati
della festa
con un solo giorno d’anticipo! – si
lamentò, dando l’impressione di non essersi
mai preoccupata per l’amica – Insomma, io devo pur
decidere che cosa mettermi,
no? –
Blaise
Zabini non era mai andato particolarmente d’accordo con
Diamond Cherin, ma
trovava che il suo disappunto sul poco preavviso dato per la festa che
si
sarebbe tenuta quella sera era decisamente giusto.
Avrebbe
passato tutta la mattinata a
scegliere il completo giusto da indossare.
Mentre
aveva trasformato la sua stanza in un esplosione di vestiti di ogni
sorta e li
scrutava tutti, indossandoli e osservandosi poi allo specchio, che
aveva
incantato perché gli desse pareri sinceri, qualcuno
bussò alla porta.
-
Chi è? – si informò con voce scocciata:
odiava essere interrotto nel bel mezzo
di una sfilata importante come quella che stava facendo in quel momento.
La
voce che rispose da dietro la porta era bassa e delicata e la riconobbe
immediatamente.
-
Sono Alexandra, posso entrare? –
Blaise
sorrise, ammirandosi allo specchio.
-
Vieni pure, ma stai attenta a dove metti i piedi una volta che sei
dentro. –
l’avvertì, mentre si sfilava la giacca azzurra e
ne infilava una nera,
sistemandosi il colletto.
Alexis
aprì piano e si infilò nella stanza, chiudendosi
poi la porta alle spalle.
-
Wow. – fu la prima cosa che disse, mentre guardava, stupita,
il trionfo d’abiti
sparsi ordinatamente per la stanza: c’erano interi completi
sul letto, camicie
sulla sedia e sulla scrivania, cravatte appese al baldacchino e scarpe
appaiate
sul pavimento. Il suo sguardo fu poi attirato dalla figura di Blaise,
che
adesso si stava rimirando in un completo verde bottiglia, tirandosi i
lembi
della giacca, che gli fasciava le spalle ampie in modo perfetto.
-
Ehilà, Alex! – la salutò, lanciandole
un’occhiata e un sorriso dal riflesso
nello specchio
-
Fammi un favore: portami la cravatta verde
trifoglio. –
Alexis
corrugò la fronte e annuì, avvicinandosi al letto
baldacchino, stando attenta a
non calpestare le numerose scarpe.
Le
cravatte erano divise per colori – ce ne saranno state almeno
una cinquantina
appese, tanto che Alexis si chiese cosa diavolo dovesse farcene -,
quindi si
avvicinò al cospicuo gruppo di quelle verdi, che differivano
solo per alcune
tonalità. Sinceramente, non avrebbe saputo decifrare quale
di quelle fosse verde trifoglio,
quindi, dopo averle
osservate per qualche secondo, ne prese una a caso.
-
No, no, non quella. – l’avvertì Blaise,
mentre si sistemava il colletto della
giacca – Hai preso la cravatta color verde
foresta. – le spiegò paziente.
Alexis
corrugò la fronte e scosse la testa, rimettendo a posto la
cravatta e
prendendone un’altra, ma ancora, Blaise la interruppe, prima
che potesse
tirarla giù.
-
No, quella è verde salvia.
– le si
avvicinò e, sollevando il braccio, prese la cravatta giusta
– Sei un disastro
con i colori, Black. – la schernì, meritandosi
un’occhiataccia a metà tra lo
scettico e il divertito.
-
Scusami tanto se non conosco la differenza tra verde
foresta e verde
trifoglio! – borbottò, imbronciando le
labbra. Avrebbe voluto sedersi e
incrociare le braccia al petto, ma fu costretta a fare solo la seconda
cosa,
perché il letto era cosparso di vestiti che, certamente, non
sarebbero dovuti
essere nemmeno sfiorati, figuriamoci stropicciati.
Blaise
ridacchiò e le diede un buffetto sulla guancia, rivolgendole
uno sguardo
intenerito.
-
Sai mettere una cravatta? – le domandò poi,
porgendole il sottile pezzo di
pregiata stoffa.
Alexis
annuì e gli passò la cravatta dietro al colletto
della camicia, poi prese a
fare il nodo.
-
Non ti sembra un po’ esagerato cominciare a prepararti?
– gli chiese divertita,
lanciandogli un’occhiata ammiccante dal basso –
Insomma, sono solo le nove del
mattino e la festa ci sarà almeno tra dodici ore!
–
Blaise
si strinse nelle spalle.
-
Ho avuto decisamente poco preavviso e ho bisogno di tempo per
raggiungere la
perfezione. – sogghignò, mentre Alexis finiva di
stringere la cravatta e gli
dava un colpetto scherzoso sulla spalla, scuotendo la testa.
Se
c’era una cosa che, ne era sicura,
non sarebbe mai cambiata, quello era Blaise Zabini.
-
Fatto. – annunciò semplicemente lei, arretrando di
un passo.
Blaise
si tirò appena i lembi della giacca e poi fece un giro
completo su se stesso,
fermandosi un secondo a rimirarsi nello specchio.
-
Allora, come sto? – domandò, scrutandosi con
un’occhiata critica.
-
Oltve ogni pvevisione,
Monsieuv Zabinì. –
Gracchiò
lo specchio, con voce femminile e altezzosa.
Alexis
dovette fare davvero uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere
all’accento
francese dello specchio incantato.
Blaise,
invece, sembrava tutt’altro che divertito, mentre scuoteva il
capo contrariato,
lasciando ad alcune ciocche la possibilità di ricopirgli lo
sguardo; si ravvivò
i capelli con una mano, passandosi poi le dita sul viso, amareggiato.
-
Lo sapevo che il verde bottiglia per un completo non andava
bene…- mormorò
assorto, scrutandosi scettico. – Solo Oltre
ogni previsione, che delusione.-
Alexis
ridacchiò, portando una mano a coprirsi educatamente le
labbra. Gli si
avvicinò, comparendo al lato dello specchio, e gli
poggiò una mano sul braccio,
con affetto, guardandolo dal riflesso.
-
Per me sei Eccezionale. –
affermò
sorridendo – Non dar retta a questo specchio. –
-
Ehi! – protestò l’oggetto, con tono
indignato – Non vovvai
mica pavlave,
con quei capelli ovvibili che
ti…-
-
Finite Incantatem. – mormorò pigramente Blaise,
puntando la bacchetta sullo
specchio, che si spense immediatamente.
Si
voltò ad osservare Alexis e le rivolse un’occhiata
grata.
-
Grazie, principessa, le tue parole mi sono sempre di grande conforto.
– asserì.
La
ragazza annuì, facendogli un’occhiolino.
-
Sono qui pev questo, Monsieuv
Zabinì. – lo schernì,
imitando
lo specchio con un pessimo accento francese e ridacchiando divertita.
Blaise
scosse la testa e cominciò a sciogliere il nodo della
cravatta, pronto a
provare un nuovo completo.
-
Come va con Draco? – le chiese all’improvviso.
Un
tuffo al cuore.
Annegare nel dolore sordo che le
provocava anche solo sentire il Suo nome.
Alexis
si strinse nelle spalle, con non curanza, e si voltò,
improvvisamente
interessatissima ad una delle camicie bianche e inamidate accuratamente
riposte
sulla sedia.
-
Come al solito. – si limitò a rispondere, piatta.
Blaise
fissò quelle spalle esili contrarsi improvvisamente e un
sentimento, misto di
rabbia e dispiacere, lo costrinse a sbuffare infastidito, mentre si
toglieva la
giacca.
-
Non mi direte mai che cosa è successo, vero? –
esordì serio, slacciandosi i
polsini della camicia – Che cosa ha combinato, questa volta?
–
Alexis
sorrise appena, amara.
Per
una volta, non era assolutamente
colpa di Draco e ne era ben consapevole.
-
Ci stiamo solo prendendo una pausa di riflessione. – rispose,
allungando una
mano per lisciare la stoffa morbida delle camicie, con aria
innaturalmente
assorta.
-
E questa pausa a cosa porterà? –
Alexis
scosse la testa e si strinse nuovamente nelle spalle.
-
Magari lo sapessi…- sospirò, socchiudendo gli
occhi e prendendo un respiro
profondo.
Aveva
bisogno di aria per calmare il
suo cuore, uscito improvvisamente fuori controllo.
Blaise
lasciò cadere il discorso e si limitò a storcere
le labbra in una smorfia
contrariata, mentre faceva scivolare via la camicia e ne indossava
un’altra,
azzurrina.
Il
silenzio li avvolse per qualche istante, pesante e carico di tensione.
Senza
voltarsi a guardarlo, Alexis lo vide trafficare, con la coda
dell’occhio. Alla
fine, quando si accorse che la stava fissando, mentre le porgeva
qualcosa, si
voltò a guardarlo.
-
Buon Natale, Alexandra. – soffiò con un sorriso.
Alexis
lo osservò stupita e sentì gli occhi inumiderlesi
incontrollabilmente. Deglutì
e trattenne il respiro, mentre Blaise piegava il viso su di un lato e
le
avvicinava l’enorme scatola, sfiorandole poi il viso con una
carezza così
tenera da aiutarla a ricacciare indietro le lacrime.
-
Grazie…- mormorò, sforzandosi poi di sorridere a
sua volta – E buon Natale
anche a te, Blaise. – nuovamente, come le era successo con
Diamond, si sentì
terribilmente in imbarazzo e abbassò lo sguardo –
Io…Mi dispiace, ma…-
Blaise
scosse il capo e le posò l’indice sulle labbra,
prima che potesse continuare.
Aveva
già capito.
-
Tranquilla, va bene così, davvero. Vederti sorridere di
nuovo è già un regalo
abbastanza grande. – la rassicurò, lasciandole un
altro buffetto sulla guancia,
pronto ad asciugare la lacrima che, incontrollabile, le aveva sfiorato
il viso.
-
Grazie, Blaise. Non ti merito, davvero…- sussurrò
con un sospiro, abbassando il
capo e osservando l’enorme pacco che adesso stringeva tra le
braccia.
Non
meritava nessuno di loro.
Blaise.
Diamond.
Draco.
Harry…
-
Ehi. Tu meriti questo e molto altro, principessa. – le disse,
sollevandole il
mento e costringendola a guardarlo.
Le
rivolse un sorriso sincero, al quale lei non potè fare altro
che rispondere con
un altro sorriso bagnato dalle lacrime.
-
Su, su, non fare così ora. Vieni qui. – le
sussurrò, stringendola in un
abbraccio e facendole nascondere il viso contro la sua camicia.
Alexis
cercò di fare resistenza, poggiandogli le mani sul petto e
spingendolo appena.
-
Così ti macchierò la camicia! –
protestò, trattenendo un singhiozzo.
-
Sono pronto a sacrificarla. – asserì Blaise con un
sorrisino divertito e riuscì
a farla ridacchiare.
Si
allontanò da lui, asciugandosi le guance con i dorsi delle
mani; poi, Blaise le
fece posto sul letto, spostando i numerosi completi su di un lato.
Alexis si
sedette, l’enorme pacco sulle gambe.
-
Aprilo, sono curioso di vedere la tua espressione. –
sogghignò, gli occhi di
zaffiro che brillavano di un’aspettativa sinistra.
Alexis
gli lanciò un’occhiata in tralice.
-
Mi devo preoccupare? –
Blaise
ridacchiò e scosse il capo, facendole un cenno con la mano e
invitandola ad
aprire il pacco.
Alexis
tornò ad osservare il regalo e, lentamente, sfilò
l’enorme fiocco blu e aprì la
scatola: all’interno, compostamente ripiegato,
c’era uno splendido abito da
sera rosso.
-
Per Salazar…- mormorò stupita, tirandolo fuori e
distendendoselo davanti agli
occhi.
-
Esatto. – concordò Blaise, annuendo con un sorriso
soddisfatto.
-
E’ semplicemente…Wow. –
sussurrò, alzandosi in piedi per poterlo rimirare
meglio – Non ho parole, Blaise. Io…-
-
Dì solo che lo indosserai questa sera alla festa.- la
interruppe,
avvicinandolesi e prendendole il vestito dalle mani, per farglielo
osservare
meglio.
-
Alla festa…?- mormorò lei, improvvisamente
titubante.
Non
aveva molta voglia di andarci.
Non aveva il coraggio di affrontare
Draco ed Harry; o, più specificatamente, la loro
indifferenza, che doleva come
punture maligne e velenose.
-
Alla festa. – ripetè Blaise, osservandola
dall’alto con un’occhiata seria, che
non ammetteva repliche.
-
Blaise, io…- cominciò, ma lui non la
lasciò finire.
-
Me lo devi, Alexandra Black. Come regalo di Natale. – la
incastrò, ghignando
improvvisamente maligno – L’espressione
di Draco quando ti vedrà con questo vestito sarà
davvero il regalo più bello
che tu possa farmi. –
Le
feste ad Hogwarts erano sempre spettacolari, anche quando erano pochi
gli
studenti rimasti nella scuola e ancora di meno le ragioni per essere
felici e
festeggiare – Colin Canon era ancora in infermeria,
pietrificato, e a lui si
era aggiunto anche Justin Finch-Fletchey.
Eppure,
Silente riusciva sempre a trasformare umori grigi e malinconici in
sorrisi e
divertimento, grazie alle sue feste che avevano sempre qualcosa di
magico – e
non solo, ovviamente, grazie agli incantesimi.
La
Sala Grande era bellissima: tutto era stato ricoperto da un morbido
manto
bianco, alto qualche centimetro, che brillava sotto la luce soffusa
delle
decorazioni natalizie, degli abeti colorati e delle lampadine
fluorescenti; la
cosa particolare di quella distesa innevata era il fatto che, in
realtà, fosse
solo una montagna di zucchero finissimo e profumato.
L’enorme tavolo che, in quei giorni, occupava
il centro della Sala Grande e che si era sostituito ai soliti quattro
tavoli
della diverse case, era scomparso a sua volta, lasciando lo spazio per
la
solita pista da ballo improvvisata, nella quale già parecchi
studenti stavano
sfogando le proprie inibizioni al ritmo della musica che proveniva da
chissà
dove. Completavano quell’atmosfera natalizia gli enormi
bastoncini di zucchero,
a strisce bianche e rosse, che si innalzavano dal pavimento qua e
là e i
numerosi fiocchi che pendevano dal soffitto incantato, che mostrava una
notte
scura e innevata, semplicemente magica.
Draco
Malfoy se ne stava seduto ad uno dei rotondi tavolini ghirlandati,
insieme ad
una ragazza di cui nemmeno conosceva il nome e che continuava a
chiacchierare
ininterrottamente, fastidiosa e civettuola.
L’aveva
invitata solo per colpire
Alexis Potter, ma adesso, quella che la mattina gli era sembrata
un’ottima e
perfida idea, si stava rivelando una pessima scelta.
Draco Malfoy avrebbe dovuto imparare
dai suoi errori e ricordarsi più spesso che, nessuna, per
quanto bella e
attraente, era come lei.
L’aveva
osservata per tutta la serata, l’odio negli occhi.
Tutt’altro
nel cuore.
Rabbia.
Gelosia.
Amore.
Come sempre.
Se
ne stava lì, in piedi, a volte da sola, a volte in compagnia
di Diamond e
Blaise, e a volte circondata da ragazzi che non conosceva, ma che
avrebbe
voluto schiantare senza alcun ripensamento.
Era
semplicemente bellissima ai suoi
occhi e questo gliela faceva odiare ancora di più.
Nonostante il suo cuore fosse pieno di
altri sentimenti, decisamente.
Indossava
un vestito rosso, senza spalline, che metteva in risalto la pelle
bianca e
levigata del petto e delle braccia; era corto – anche troppo,
per i suoi gusti,
considerando il modo in cui gran parte dei maschi allungavano il collo
per
osservarla – e la fasciava in modo davvero perfetto, tanto
che sembrava essere
stato cucito apposta per lei. Ricadeva in piccole balze volteggianti,
con una
cintura nera che evidenziava la vita stretta, abbinata alle vertiginose
decolletè, che la slanciavano e la rendevano più
longilinea, nonostante in
realtà lei fosse piuttosto bassina.
Era
semplicemente deliziosa ed era
doloroso vederla sorridere in quel modo.
Il
viso risplendeva luminoso sotto le luci natalizie, fresco del sorriso
che
aleggiava sulle labbra di albicocca e che, decisamente, non era rivolto
a lui.
L’ennesimo
colpo al cuore.
I
capelli nerissimi erano stati raccolti in una lunga treccia che ora
scendeva su
di una spalla, contrastando in modo sublime con la pelle nivea.
Doveva
smetterla di guardarla.
Aveva
un fiore rosso sull’orecchio, intrecciato alle ciocche che,
dispettose,
avrebbero voluto incorniciarle il viso e scendere a sfiorarne le guance
rosee.
Esattamente
come premevano di fare le
sue dita, ora violentemente serrate intorno al calice che,
miracolosamente,
ancora non era andato in frantumi.
C’era
una decisa linea di eyeliner che le allungava gli occhi.
Quegli
occhi di smeraldo, incredibili,
che ora brillavano di divertimento alla battuta di uno dei gemelli
Weasley.
Dannati
Weasley, non sarebbero nemmeno dovuti essere ammessi ad Hogwarts,
esattamente
come quegli stupidi Sanguesporco che loro tanto amavano.
Sanguesporco
e Mezzosangue.
Proprio
come lei, deliziosa ai suoi
occhi.
Il suo peccato più intimo.
Che
razza di bastardo, il destino: far innamorare lui, un Malfoy, di una
sporca
Mezzosangue.
Una
Potter.
Una bugiarda.
Lo avrebbe volentieri preso a calci in
culo se solo avesse potuto.
Draco
Malfoy scosse la testa e si fece una violenza esagerata per
costringersi a
distogliere lo sguardo da lei. Si concentrò invece sulla sua
accompagnatrice,
una bella Serpeverde bruna, dagli occhi scuri e i tratti orientali. Le
rivolse
un sorriso strano, poi tese una mano e la invitò
silenziosamente a ballare.
Aveva
cercato di ignorarlo per tutta la serata, ma i suoi sforzi erano stati
decisamente inutili.
I
suoi occhi, attratti come sempre da
quella calamita invisibile, andavano a ricercare la sua figura tra la
folla.
Draco
Malfoy volteggiava sulla pista da ballo, tenendosi ben stretta tra le
braccia
una ragazza molto graziosa.
Storcere
la bocca in una smorfia, le
labbra ridotte ad una linea sottile.
Era
bello, come sempre: indossava un completo interamente bianco ed
estremamente
elegante, macchiato solo dalla camicia nera, appena aperta sul petto a
rivelare
la pelle dura, contro la quale le piaceva sempre appoggiarsi.
E
dove, adesso, era un’altra testa
bruna ad appoggiarcisi.
Colpo al cuore, cattivo.
I
capelli biondi erano stati trattenuti dalla solito mano di gel, che
lasciava
scoperto il viso perfetto e metteva in risalto gli occhi grigi, seri e
impenetrabili.
Le
labbra peccaminose, che lei adorava sentire accarezzare le proprie, si
erano
ora avvicinate all’orecchio della Serpeverde sconosciuta e le
avevano
sussurrato qualcosa che l’aveva fatta ridere frivola.
Deglutire
e scuotere la testa.
Sospiro.
Alexis
Potter si strinse le braccia al petto, obbligandosi a voltarsi e a dare
le spalle
a quella scena che, lentamente, la stava consumando
dall’interno.
Un
fuoco pigro e dannato.
-
Idiota. – affermò qualcuno alle sue spalle, ma lei
non ebbe bisogno di girarsi
per vedere chi fosse. – Deficiente. Coglione. Imbecille.
Stronzo. Bastardo. – aggiunse,
con una serie di altri epiteti coloriti e imprecazioni sibilate.
Tutte
rivolte ad una sola persone, che
adesso aveva appena sfiorato le guance della bruna attraente, che
teneva tra le
braccia, con le labbra.
Occhi di ghiaccio fissati, però, su di una
schiena bianca, lasciata scoperta dal vestito rosso.
Rosso sangue.
Rabbia.
-
Lo ammazzo. Gli spacco la faccia. –
Alexis
si girò quel tanto che le bastava per poter osservare Blaise
Zabini, accanto a
lei, incenerire con lo sguardo quello che si presumeva essere il suo
migliore
amico.
Un
migliore amico decisamente ottuso.
Alla
fine, dopo un’intera giornata passata a scegliere
l’abito più adatto, aveva
indossato un completo blu scuro, che metteva in risalto lo sguardo
incredibile
e gli fasciava perfettamente le spalle larghe.
Blaise
Zabini era davvero bellissimo.
Probabilmente,
se non fosse stata perdutamente innamorata di Draco Malfoy, il moro
Serpeverde
le sarebbe piaciuto.
Ma
a chi non piaceva, in fondo?
Bello, spavaldo, spiritoso e gentile.
Il ragazzo perfetto.
Non proprio il ragazzo perfetto di cui
innamorarsi, visto che era un donnaiolo perso e un narcisista
irrecuperabile.
Ma, forse, decisamente migliore di
quello stronzo, bastardo, vendicativo e rabbioso di Malfoy.
No.
Decisamente no.
Alexis
sorrise amaramente tra sé e sé a quei pensieri,
ritrovandosi ad ammettere che,
nonostante tutto, lei avrebbe preferito sempre Draco Malfoy a Blaise
Zabini.
Sempre.
Alzò
una mano e la posò sul braccio del moro, catturando la sua
attenzione.
-
Non è necessario, davvero. – gli disse, riferita
alle affermazioni poco
precedenti.
Blaise,
stranamente non circondato dal gruppo di fan, decimate dalle vacanze
natalizie,
le rivolse un’occhiata strana dall’alto.
-
E’ uno stronzo. – sentenziò ancora,
duro, e lei si strinse nelle spalle e
sorrise appena, scuotendo la testa.
Blaise
sospirò e socchiuse gli occhi, accarezzandole il viso con la
punta delle dita.
-
Non capisce un cazzo, davvero. Sei bellissima. – le
sussurrò, avvicinandosi per
stamparle un bacio sulle fronte.
Alexis
sorrise, lasciandosi stringere da quell’abbraccio confortante.
-
Grazie, Blaise. Davvero. – mormorò, abbandonando
il capo sulla sua spalla.
Lui
la tenne stretta per un po’, poi sciolse
l’abbraccio e la prese per mano.
-
Andiamo a ballare: sono sicuro che verrà divorato dalla
gelosia vedendoti
stretta tra…-
Esordì,
ma Alexis scosse la testa e gli poggiò la mano libera sul
petto, spingendolo
delicatamente per allontanarsi.
-
No, Blaise…- lo interruppe, abbassando lo sguardo
– Non mi va. – sospirò,
sciogliendo anche la presa della sua mano –
Io…E’ meglio che vada, non me la
sento di restare ancora qui. – aggiunse, allontanandosi di un
passo.
Blaise
la guardò dall’alto con espressione contrariata.
-
Ma… - cercò di fermarla.
-
Starò bene, Blaise, davvero. Ho solo bisogno di stare un
po’ da sola. – gli
sorrise e gli posò entrambe le mani sulle spalle,
sollevandosi poi sulla punta
dei piedi per depositargli un bacio delicato sulla guancia –
Grazie. – mormorò,
prima di scoccargli un ultimo sguardo grato e di allontanarsi.
Blaise
sospirò e si passò una mano tra i capelli,
innervosito.
Draco
Malfoy era un vero coglione.
L’aveva
osservata per tutto il tempo, abbracciarsi e scambiarsi baci affettuosi
con
Blaise.
Odio.
Aveva
stretto di più la giovane che teneva tra le braccia e
l’aveva fatta volteggiare
nel più sensuale dei modi, ma Alexis non gli aveva
più rivolto nemmeno uno
sguardo.
E
ora, dopo aver salutato Zabini, si stava allontanando tra la folla,
fino a
scomparire dalla sua vista.
Draco
Malfoy lasciò andare la sua
accompagnatrice, lasciandola da sola al centro della pista.
Si faceva schifo.
Se
ne stava andando, facendosi largo tra la folla abbastanza facilmente.
Qualche
coppia ballava, altri si ammucchiavano intorno ai divanetti rossi,
alcuni favorivano
del laudo banchetto, ma, in generale, non era molta la gente rimasta ad
Hogwarts.
Anche
lei avrebbe desiderato non
esserci.
Per passare il Natale con Sirius,
magari.
Scosse
la testa, per scacciare quei pensieri, e si diresse verso
l’uscita, decisa a
rintanarsi in camera, dove sarebbe potuta stare definitivamente sola
con i suoi
pensieri. Aveva quasi raggiunto l’enorme porta, quando
qualcuno le sfiorò
delicatamente il braccio nudo, prima di agguantarlo con una presa salda
e
gentile, che la costrinse a fermarsi. Contrariata, Alexis si
voltò e spalancò
gli occhi quando riuscì a vedere il volto di colui che
l’aveva afferrata.
-
Harry…- sussurrò, improvvisamente atterrita.
Il
fratello le rivolse un’occhiata strana da dietro le lenti.
Un
misto di amarezza e dolcezza che le
fece male al cuore.
Rimasero
a fissarsi per qualche istante, le dita di lui che le si stringevano
appena
sopra il gomito.
-
Balla con me. – le disse secco.
Alexis
lo fissò indecisa, passando a guardare prima un occhio e poi
l’altro. Si morse
il labbro inferiore, pensierosa, poi socchiuse gli occhi e scosse la
testa,
cercando di districarsi dalla sua presa per allontanarsi e andare via.
Non
ce la faceva ad affrontarlo quella
sera.
-
No, Harry…Io non…-
-
Solo un ballo. – la interruppe, agguantandola di nuovo e
abbassando appena il
viso, in modo tale che lei fosse costretta ad osservare solo quelle
iridi
spaventosamente uguali alle sue.
Alexis
deglutì e storse le labbra, poi scosse nuovamente la testa,
cercando di
mostrarsi decisa, ma lui la precedette, impedendole di aggiungere
qualcosa.
-
Mi hai detto di non rivolgerti più parola: si puo’
ballare anche in silenzio. –
sentenziò, con espressione dura, che sembrava non ammettere
repliche.
L’ennesimo
colpo al cuore della serata.
Perché suo fratello voleva avere ancora
a che fare con lei, dopo le cose orribili che gli aveva detto?
Alexis
sospirò e lo fissò indecisa, poi socchiuse gli
occhi e annuì appena.
-
Solo un ballo, Harry. – concesse arrendevole.
Harry
annuì a sua volta, mostrandole il primo sorriso luminoso
della serata, e poi la
trascinò al centro della pista da ballo dove, dopo averla
stretta delicatamente
tra le braccia, cominciarano a danzare.
Il
primo bicchiere della serata era appena andato in frantumi, ferendo e
sporcando
di champagne la mano bianca di Draco Malfoy.
Blaise,
seduto su di una poltrona, accerchiato da qualche ragazza che lo
fissava
sognante, gli rivolse un’occhiata di sufficienza, prima di
voltarsi e tornare a
parlare con le sue piccole gioie su
quanto tempo ci avesse messo per scegliere quel vestito che, a parar
loro, gli
stava davvero divinamente.
Draco
distolse lo sguardo dai due fratelli Potter, che ora ballavano in mezzo
alla
Sala, per posarlo sulla mano, che ora, sanguinante e appiccicosa,
tremava
appena.
E
di certo non solo per il dolore.
Chiuse
gli occhi e prese un profondo respiro, mentre una bella Corvonero del
terzo
anno, che aveva cercato di rimorchiarlo, si allontanava inorridita.
Estrasse la
bacchetta, che teneva nel taschino interno della giacca bianca, e se la
puntò
sul palmo: un piccolo incantesimo e la pelle tornò candida e
priva di ferite.
Santa
donna sua madre, che quando era
piccolo gli aveva insegnato come curare i tagli lievi che era solito
farsi
sulle ginocchia un giorno sì e l’altro pure.
Draco
ripose la bacchetta e il suo sguardo si puntò nuovamente
sulla coppia felice,
che volteggiava elegante davanti ai suoi occhi.
Un
nervo bianco gli increspò la guancia
e una luce arrabbiata gli colorò le iridi grigie.
Odio.
Ma verso chi, davvero?
Lui, la risposta, la conosceva fin
troppo bene.
Meditò
sul da farsi, poi si alzò dal divanetto, deciso ad
interrompere quel momento
gioioso che tanto lo stava facendo corrodere all’interno.
Fuoco
lento e pigro, che brucia
nell’anima.
Le
sembrava così strano starsene lì, stretta tra le
braccia di suo fratello, che
l’abbracciava delicato all’altezza della vita,
senza osare fare altro. Nemmeno
la guardava, mentre se ne stava poggiato con il mento sopra la sua
testa, gli
occhi verdi, che lei non poteva vedere, ma che immaginava essere
assorti in
chissà quali pensieri, puntati su di un orizzonte lontano e
immaginario. Si
ritrovò a sospirare appena ed Harry la strinse un
po’ di più, facendole
poggiare il viso sulla sua spalla. Alexis sorrise e
abbandonò il capo contro il
fratello, chiudendo gli occhi e beneficiando del suo calore, davvero
piacere
contro la pelle fresca del suo viso.
C’era
una bella canzone, che accompagnava i loro movimenti, e Alexis si
ritrovò a
pensare che quella melodia delicata e quelle parole fossero
dannatamente adatte
a lei.
“I'm
so scared that the way I feel,
Is written all over my face
When you walk into the room,
I wanna find a hiding place.
We used to laugh, we used
to hug, the way that old
friends do.
But now a smile and a touch
of your hand,
Just makes me come unglued.
Such a contridiction, do I
lie or tell the truth.
So complicated, I'm so
frustrated.
I wanna hold you close, I
wanna push you away,
I wanna make you go, I
wanna make you stay.
Should I say it.
Oh, I want you to know.
But
then again I don't. It's so
complicated.”
“Sono così
spaventata che il modo in cui mi sento
Sia
scritto
sulla mia faccia
Quando tu
entri nella stanza
Vorrei solo
trovare un posto dove nascondermi.
Siamo soliti
ridere, abbracciarci, come fanno dei vecchi amici.
Ma ora tu
sorridi e mi sfiori la mano,
E questo mi
fa allontanare.
E’ una tale
contraddizione, dovrei mentirti o dirti la verità?
E’ così
complicato, sono così frustrata
Vorrei
tenerti vicino, vorrei mandarti lontano
Vorrei
lasciarti andare, vorrei che restassi.
Dovrei
dirtelo.
Vorrei che
tu lo sapessi.
Ma alla fine
non lo ce faccio. E’ così complicato.”
Parole
perfette, come se qualcuno le avesse letto nel pensiero e avesse deciso
di
aiutarla ad esprimersi. Avrebbe voluto alzare il viso di scatto,
guardare Harry
negli occhi, prendergli le guance tra le mani e dirgli di ascoltare
bene quelle
parole, perché raccontavano tutta quella verità
che lei non era in grado di
dirgli.
Paura.
Indecisione.
Vigliaccheria.
Malessere.
Alexis
sospirò ancora e alzò le mani per stringerle
intorno alla vita di Harry, come
se aggrapparsi a lui e a quel momento sarebbe servito a darle la forza
necessaria per confessare.
Coraggio.
Aprì
le labbra, indecisa, ma poi si limitò a sussurrare poche
semplici parole.
- Should I say it. Oh, I want you
to know. But
then again I don't. It's so
complicated.-
Blaise
Zabini si era alzato dalla poltrona rossa – considerando che
stonava
decisamente con il suo completo blu notte – e aveva preceduto
quell’idiota del suo
migliore amico, prima che
avesse la possibilità di fare qualche altra stronzata
e rovinare la serata di Alexandra Black, ora finalmente sorridente tra
le
braccia di quello scemo di Potter,
che gongolava quasi, sognante.
Contenti
loro.
Gli
si era messo davanti, sbarrandogli la strada, e Draco lo aveva guardato
con
espressione confusa, l’ira che deturpava ancora la guancia
destra.
-
Che cosa vuoi, Blaise? Non è proprio aria. –
Zabini
non si scompose minimamente, limitandosi ad incrociare le braccia al
petto.
-
Non ti permetterò di rovinarle anche questa serata.
– sentenziò serio,
scoccandogli un’occhiata densa di significato.
Malfoy
sollevò un sopracciglio e gli rivolse uno sguardo strano.
Era
un misto di interdizione e rabbia,
che gli bruciava quasi le iridi.
-
Non ho idea di cosa tu stia parlando. – rispose innocente e
si accinse a
superarlo.
Blaise
scosse la testa e si spostò, impedendogli di sfuggirgli.
-
Sai benissimo di cosa sto parlando. – affermò duro.
Draco
aprì le labbra, indignato, e storse il naso in una smorfia.
-
Togliti dalle palle, Blaise. – gli intimò,
avanzando di un passo e scoccandogli
un’occhiata minacciosa.
Il
moro lo osservò dall’alto, impassibile.
-
No. – rispose semplicemente.
Draco
era visibilmente spiazzato, come se qualcuno gli avesse appena rivelato
che
Salazar Serpeverde era l’amante segreto di Godric Grifondoro.
-
Blaise, è l’ultima volta che te lo dico: levati
dal cazzo. – ruggì quasi e fece
per superarlo di nuovo, ma Zabini allungò una mano e gliela
premette sulla
spalla, spingendolo indietro con decisione.
Malfoy
barcollò appena e l’espressione disorientata che
assunse il suo viso venne
immediatamente sostituita dalla rabbia più nera. Prese un
profondo respiro e
cercò di calmarsi, altrimenti avrebbe potuto benissimo
spaccare la bella faccia
di Blaise con un pugno dritto lungo il suo naso perfetto. Quando
riaprì gli
occhi, per puntarli su quelli del suo presunto migliore amico, il suo
viso e le
sue mani erano nuovamente rilassate, ma le iridi promettevano tutto
tranne che
calma.
-
E’ la mia ragazza. – sibilò,
avvicinandoglisi nuovamente, tanto che i loro nasi
quasi si sfioravano, mentre si lanciavano occhiate minacciose e scure.
Blaise
ghignò cattivo e sollevò un sopracciglio.
-
Ma davvero? – lo schernì, arricciando le labbra
– Te ne ricordi solo quando ti
fa comodo, Malfoy? –
Draco
barcollò all’indietro, come se Blaise lo avesse
colpito di nuovo, anche se in
realtà quello non si era mosso di un millimetro. Lo
fissò interdetto, poi
allargò le narici e i suoi occhi si accesero di una luce
pericolosa. Con un
solo lungo passo, gli si avvicinò di nuovo e lo
agguantò per il colletto della
giacca, costringendolo a farglisi più vicino.
-
Non parlare di cose che non capisci. – gli intimò
serio, sputando le parole con
tono controllato.
Blaise
lo fissò negli occhi, decisamente stufo.
Draco
era il suo migliore amico ma era
anche un ragazzino.
Aveva decisamente bisogno che qualcuno
gli desse una lezione.
E perché quella lezione non fosse
troppo umiliante, forse doveva subirla proprio da lui, Blaise Zabini.
Il
moro ghignò sprezzante, senza allontanarsi.
-
Ah sì? Altrimenti che fai, vai a piagnucolare da tuo padre?
– gli sibilò
cattivo – Mi sembrava di averti già detto che con
i soldi non si può compr…- ma
non fece in tempo a concludere la frase.
Draco
Malfoy, inaspettatamente, aveva tirato il capo all’indietro e
poi lo aveva
colpito con una testata.
La
canzone era appena finita e Alexis si era districata
dall’abbraccio di Harry,
guardandolo dal basso un sorrisino appena. Era pronta ad andare via,
perché non
ce la faceva davvero più.
Il
suo cuore le gridava di restare con
lui e di dirgli tutta la verità.
La mente invece la ammoniva di
allontanarsi, prima che avesse potuto fare qualcosa di cui si sarebbe
irrimediabilmente pentita.
Non
fece in tempo nemmeno a formulare un saluto dignitoso, che la sua
attenzione
venne attirata da un suono sordo e da respiri trattenuti; poi grida
soffocate e
urletti isterici.
Alexis
corrugò la fronte e, poggiando una mano sul braccio che
Harry ancora le
stringeva attorno alla vita, si sporse appena oltre di lui.
Quello
che vide, le gelò il sangue
nelle vene.
Un
gruppo di studenti erano radunati nell’angolo dei divani e
osservavano la scena
preoccupati e scioccati almeno quanto lei.
Draco
Malfoy appena tirato una capocciata a Blaise Zabini, che era
indietreggiato,
barcollando e tenendosi la fronte con una mano, gli occhi contratti per
il
dolore.
-
Oh mio Dio…- sussurrò Alexis, spalancando gli
occhi preoccupati sul viso adesso
atterrito.
Harry
si voltò a guardare la scena a sua volta: adesso Zabini era
partito alla
ribalta e aveva appena tirato un cazzotto dritto dritto sul naso lungo
di
Malfoy, che era stato costretto ad indietreggiare e a mulinare le
braccia per
non cadere con il sedere sul pavimento.
Sogghignò
divertito: se l’era meritato, quella maledetta serpe.
Alexis,
d’altra parte, non sembrava per niente divertita; era rimasta
immobile, lo
sguardo enorme fisso sui due che, adesso, aveva ripreso a spintonarsi.
Ma
che diavolo di fine facevano i
professori, ogni volta che servivano?
Alexis
si districò dall’abbraccio di Harry e fece per
correre da loro, ma il fratello
la trattenne, prendendola nuovamente per un braccio e costringendola a
voltarsi
di scatto.
-
Non andare. – gli disse, terribilmente serio –
Finirai solo per farti del male.
Lasciali sbrigare da soli le loro faccende. –
Alexis
lo fissò interdetta, poi corrugò le sopracciglia
e, con un gesto secco del
braccio, se lo scrollò di dosso.
-
No, Harry. Non cercare di fermarmi. – lo avvertì
decisa, poi gli diede le spalle
e, tacchi vertiginosi permettendo, corse dai due.
Chissà
perché era convinta di sapere il
motivo per il quale i due stavano litigando.
-
Fermi! Fermi! – urlò, quando fu abbastanza vicina
a loro perché potessero
sentirla.
Nessuno
dei due sembrò prestargli particolare attenzione, mentre si
davano un altro
violento spintone a vicenda, che li costringeva ad allontanarsi;
approfittando
della momentanea distanza, Alexis si mise in mezzo, allargando le
braccia fin
quasi a sfiorare i loro petti. Sia Blaise che Draco si fermarono, ma i
loro
sguardi non si posarono mai sulla figura della ragazza al centro,
rimasero
fissi gli uni negli altri, rabbiosi.
Alexis
lanciò un’occhiata prima al moro, poi al biondo,
smarrita e infastidita.
-
Si puo’ sapere che diavolo vi è preso? –
si informò alterata – Che state
facendo? –
Blaise
ghignò e una luce cattiva – come non gliene aveva
mai viste – gli attraversò lo
sguardo di zaffiro.
-
Mi accingo ad impartire una bella lezione al tuo cosiddetto
fidanzato. – disse semplicemente, con voce
incolore,
marcando le ultime parole.
Alexis
si voltò a lanciargli un’occhiata confusa,
entrambe le sopracciglia corrugate.
-
Se c’è qualcuno che sta per prendere un paio di
calci in culo, quello sei tu! –
rispose Draco, alterato, in un ringhio furibondo.
Alexis
voltò il capo di scatto per osservare il biondo: aveva gli
occhi ridotti a due
linee sottili, che brillavano di rabbia, e le guance appena rosate.
-
Ma davvero? – lo schernì Blaise – Sei
solo un chiacchierone o hai intenzione di
concretizzare le tue minacce? – lo provocò,
avanzando di un passo, tanto che la
mano ancora sollevata di Alexis gli si posò automaticamente
sul petto.
-
Blaise! – lo riprese, scioccata, lanciandogli
un’occhiata degli enormi occhi
spalancati dal basso.
-
Vieni qui e te lo dimostro. – rispose a tono Draco, facendo
un passo in avanti
a sua volta, minaccioso.
Adesso,
anche la mano destra di Alexis si posava su di un petto: quello di
Draco
Malfoy.
-
Adesso basta! - li
ammonì stanca,
facendo pressione su entrambe le braccia per costringerli ad
allontanarsi;
mettendoci tutta la forza che possedeva, riuscì a spostarli
appena,
costringendoli ad indietreggiare di un passo. Poi, si voltò
verso Blaise, dando
la schiena a Malfoy – Tutto questo non mi sembra necessario.
– aggiunse seria.
Blaise
abbassò il capo e i suoi occhi scuri si fissarono in quelli
angosciati e
arrabbiati della ragazza.
-
Io invece ritengo che sia necessario eccome. –
replicò duro – Il tuo ragazzo è
un coglione e tu lo sai bene, Black. – aggiunse, tornando a
guardare Draco
oltre le sue spalle.
Alexis
potè sentire Malfoy avvicinarsi minaccioso,
perché era quasi come se un’aura di
potere si fosse mossa con lui, calda e opprimente, e adesso le sfiorava
la
schiena, intimidatoria.
-
Adesso mi hai rotto il cazzo. – soffiò infatti
Draco, con un sibillo
controllato.
-
Smettetela, tutti e due! – esplose alla fine lei, esasperata,
poi si voltò di
nuovo a lanciare un’occhiataccia a Zabini –
Vattene, Blaise. – gli ordinò con
un gesto secco della mano, che gli indicava la Sala.
Blaise
la guardò per qualche istante, poi sbuffò e si
passò una mano tra i capelli, ma
questa volta nessuna delle ragazzine che gli giravano attorno
solitamente si
azzardò ad emettere anche solo un sospiro.
Era
calato il silenzio e tutti gli
occhi della Sala erano puntati su di loro.
-
D’accordo. – assentì Blaise, facendo una
smorfia sprezzante con le labbra e
lanciando un’occhiataccia in direzione di Draco –
Sei fortunato che sia
intervenuta lei a parare il tuo prezioso culo, altrimenti a
quest’ora sarebbe
stato ripetutamente sbattuto sul pavimento. –
-
Adesso ti ammazzo. – promise Malfoy e fece per superare
Alexis, che però si
voltò e gli poggiò entrambe le mani sul petto,
fermandolo.
-
Draco, no! – poi si girò nuovamente verso Blaise,
gli occhi ridotti a due
fessure – Vattene. Adesso. – gli ringhiò
contro.
Blaise
la considerò con un’occhiata strana, poi diede
loro le spalle e si allontanò.
Alexis
lo fissò, fino a quando non scomparve tra la folla di
studenti, che ricominciò
a muoversi lentamente, lasciando ai due la loro meritata privacy.
Sospirò e
chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, poi abbassò entrambe
le mani, levandole
dal petto di Draco, che non disse nulla e si limitò a
fissarla dall’alto,
l’espressione del viso improvvisamente vuota quando lei
sollevò il capo per
poterlo osservare.
-
Che diamine stavate facendo? – gli domandò, con un
sospiro stanco.
Lui
la osservò impassibile, poi, senza rispondere,
sollevò la mano e fece per
sfiorarle il profilo del viso con la punta delle dita, con una carezza
alla
quale lei, però, si sottrasse bruscamente.
Dolore
bruciante sulle dita bianche e
sulla guancia rossa.
Alexis
lo guardò dal basso, gli occhi verdi lucidi di rabbia e
qualcos’altro di
indefinito, poi scosse la testa.
-
No. Non questa volta. – gli disse, prima di voltarsi e
allontanarsi,
lasciandolo da solo.
Era
uscita da una delle enormi finestre della Sala Grande e si era
ritrovata in un
balcone ampio, dalla forma semicircolare, che affacciava sul giardino.
Non
sapeva nemmeno che il castello fosse provvisto di terrazzi in
quell’area, ma
non le importava,
Voleva
solo prendere un po’ d’aria.
Se
ne stava affacciata oltre la ringhiera in marmo bianco, le braccia
intrecciate
sul corrimano e i capelli, stretti ormai in una treccia disfatta, che
sventolavano
sulla spalla.
Sentiva
freddo e testimoni ne erano quei piccoli brividi che le si annidavano
sulla
pelle bianca delle braccia, la parte maggiormente esposta a quel gelido
vento
invernale, che le sferzava il viso con colpi decisi e ben assestati che
spazzavano via le brevi scie tracciate dalle uniche lacrime che non era
riuscita a trattenere.
Non
avrebbe saputo dire quanto tempo fosse che se ne stava lì,
da sola. Non sapeva
neanche a che cosa avesse pensato per tutti quei lunghissimi minuti
– ammesso
che la sua mente fosse stata davvero attraversata da qualche nozione
completa e
coerente.
Rumori
di passi leggeri, alle sue spalle, la costrinsero a tornare alla
realtà, ma
Alexis non si mosse né diede segno di aver avverito la
presenza che, ora, le si
era avvicinata alle spalle. Qualcosa di caldo e morbido le avvolse le
spalle,
piacevole, e la sua schiena, irrigidita dal freddo, si
rilassò appena in
quell’odore famigliare e confortevole.
Pioggia.
Alexis
abbassò lo sguardo e si strinse nella giacca bianca,
chiudendosi i lembi con
entrambe le mani. Tuttavia, non si girò per osservare Draco
che, ora poteva
vederlo con la coda dell’occhio, si era poggiato a sua volta
contro la
ringhiera e osservava assorto l’orizzonte scuro della notte.
-
Come stai? – le domandò all’improvviso,
con voce delicata.
Alexis
strinse le labbra in una smorfia.
-
Te lo dico quando lo capisco. – mormorò
semplicemente, per poi sospirare e
girarsi, poggiando la schiena contro la ringhiera, senza mai guardarlo
in viso.
Draco
si limitò ad assentire con un verso pensieroso e non
aggiunse nulla.
Se
ne rimasero in silenzio per minuti che sembravano ore e ore che
sembravano
secondi labili e sfuggevoli. Muti, in quelle domande non pronunciate
che
aleggiavano sulle loro labbra. Zitti, in quei sentimenti che premevano
sul
cuore.
-
Mi dispiace. –
Due
semplici parole che, pronunciate da quelle labbra, erano decisamente
sorprendenti ed estremamente piacevoli.
Alexis
spalancò gli occhi, che brillarono verdi nel buio della
notte. Lentamente, si
girò a guardare Draco che, però, se ne rimase con
lo sguardo fisso
sull’orizzonte, l’espressione rilassata del viso
dava l’impressione che fosse
assorto in pensieri più complicati di lui.
Avrebbe
voluto sussurrare qualcosa, ma quando aprì le labbra per
parlare solo un
sospiro lasciò la sua gola. Rimase a fissarlo stupita, fino
a quando, con un
sorriso amaro, Draco non si voltò a guardarla a sua volta,
l’espressione
serena.
Il
suo cuore perse un battito e
singhiozzò rumoroso.
Sollevò
una mano e, lentamente, le sfiorò il viso con la punta delle
dita, delicato e,
questa volta, lei non fece nulla per sottrarsi a quella carezza.
Fortunatamente,
non avrebbe potuto
sopportare un altro rifiuto.
Si
guardarono negli occhi, semplicemente.
Grigio
nel verde.
Smeraldo nell’argento.
Nuvole e mare.
Poi,
sempre lentamente, come se avesse avuto paura che un movimento
più brusco
avesse potuto rovinare l’atmosfera strana che li circondava,
Draco Malfoy si
piegò leggermente, senza mai chiudere gli occhi. Le si
avvicinò tanto che la
condensa fredda dei loro respiri si confuse, creando piccole spirali
bianche
tra le loro bocche.
All’improvviso,
un piccolo tintinnio gioioso li costrinse ad alzare il viso:
magicamente, dal
cielo stellato, scese un piccolo ramoscello dai fiori candidi, che si
depositò
esattamente sopra le loro teste. Draco sorrise appena e lo
sfiorò con l’indice,
facendolo tintinnare di nuovo. Poi, tornò a guardare Alexis,
che lo osservava
piacevolmente stupita, le guance arrossate dal freddo e gli occhi
brillanti
come non li vedeva più da tempo. Si abbassò
ancora, avvicinandosi di più al suo
viso, e le sfiorò una guancia con le nocche, delicato.
-
Vischio…- le sussurrò sulle labbra, prima di
socchiudere gli occhi e annullare
definitivamente la distanza tra le loro labbra.
Fu
un bacio dolce, lento e delicato, che le fece immediatamente perdere
ogni
contatto con la realtà e trasformò il suo cuore
in un’esplosione di battiti e
singhiozzi, dolorosi e piacevoli.
Si
presero del tempo per sfiorarsi, fino a quando, completi e senza
più fiato, si
allontanarono lentamente. Rimasero a fissarsi, le fronti che aderivano
e gli
sguardi che si scrutavano.
Piano,
Draco sollevò di nuovo una mano e le sfiorò il
viso con il dorso, studiando la
scia immaginaria appena lasciata; poi, tornò a guardarla in
quegli occhi
sorprendentemente verdi e sorprendentemente brillanti di una luce che
la
rendeva deliziosa. Le si avvicinò nuovamente e le diede un
altro bacio leggero.
-
Va da lui. – le sussurrò poi, semplicemente,
guardandola prima in un occhio e
poi nell’altro, apprezzando ogni piccola sfumatura di verde
intorno alle
pupille.
Alexis
sbattè le palpebre, tornando alla realtà, e lo
fissò interdetta, le fine
sopracciglia arcuate in una muta domanda. Draco le sorrise e le
sfiorò
nuovamente il viso con una carezza.
-
Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro, fidati di me, per
una volta. – mormorò
ancora, socchiudendo gli occhi e appoggiando di nuovo la sua fronte
contro
quella della ragazza.
L’ombra
inquieta e ferita che gli aveva
attraversato lo sguardo per un solo secondo l’aveva fatta
tremare e il cuore le
si era stretto talmente tanto che aveva temuto di sentirlo scomparire,
per
lasciare poi un vuoto freddo e spaventoso.
Sorrise
e sentì gli occhi inumiderlesi ancora, sotto la potenza di
quei sentimenti che
sembravano aumentare in ogni istante.
Era
possibile provare qualcosa di più
grande dell’amore?
Lentamente,
sollevò entrambe le mani e gli prese il viso tra le dita
fredde, costringendolo
a riaprire gli occhi per prestarle attenzione: l’espressione
frustrata del suo
volto scomparve non appena i loro sguardi si incontrarono. Alexis si
alzò in
punta di piedi, così da potergli sfiorare il naso con il
proprio, in una
carezza intima e delicata.
-
Mi fido…- gli mormorò sulle labbra, senza mai
staccare gli occhi da quelli
grigi di Malfoy – Mi sono sempre fidata. –
aggiunse, con un sorrisino mesto,
prima di annullare nuovamente la distanza tra le loro bocche in quel
bacio
carico di passione e urgenza, che sempre li consumava da dentro.
Poi,
gli rivolse un ultimo sorriso luminoso e, sfilatasi la giacca,
tornò dentro la
Sala Grande con una corsetta.
Draco
Malfoy la osservò allontanarsi, mentre si riponeva la giacca
sul braccio e
sollevava una mano a sfiorarsi le labbra, sulle quali aleggiava ancora,
inconfondibile, il suo sapore.
Ritrovare
Harry, fortunatamente, non era stato difficile: la Sala Grande si era
quasi
svuotata ormai e sulla pista da ballo non c’era praticamente
nessuno, cosa che
le rendeva più semplice vagliare l’intera stanza;
se ne stava seduto su uno dei
divanetti rossi, in compagnia di Hermione Granger e Ron Weasley. Senza
pensarci
due volte, si avvicinò a loro con una piccola corsa e
interruppe il loro
discorso, senza preoccuparsene minimamente.
- Scusate! Posso rubarvelo per un attimo? –
domandò ai due, poggiando una mano
sul braccio di Harry e stringendolo delicatamente, per poi voltarsi ad
osservarlo con un sorriso luminoso.
L’espressione
di quel viso così sereno
gli fece mancare un battito.
Hermione
Granger le lanciò un’occhiata sconcertata.
-
Come? – si informò confusa, ma non fece in tempo
ad aggiungere altro, perché
Ron la precedette.
-
Ma certo, fa pure! – esclamò entusiasta, guardando
Harry con espressione strana
e poco ci mancò che si sporgesse per dargli una gomitata.
Alexis
sorrise e annuì.
-
Grazie! –
Poi
tirò il fratello per il braccio, costringendolo ad alzarsi;
tuttavia, lui non
la seguì, ma si limitò a prenderla per mano e a
fermarla, obbligandola a
voltarsi e a lanciargli un’occhiata confusa.
-
Che stai facendo? – le domandò, improvvisamente
serio.
C’era
qualcosa che non andava in quella
ragazza: un minuto prima non gli voleva rivolgere nemmeno parola e
adesso
eccola lì, sorridente e gioviale, che lo tirava per la
manica con una
famigliarità che gli faceva dolore il petto.
Fiamma bruciante in fondo a ricordi
sepolti chissà dove.
Alexis
si limitò a sorridere mesta e a guardarlo dal basso, con
espressione
improvvisamente timida.
-
Solo un ballo. – gli disse, utilizzando le stesse parole che
Harry le aveva
rivolto in precedenza.
Poi,
senza aspettare la risposta, si voltò e riprese a camminare.
Le
loro mani, intrecciate, che lo
costringevano a seguirla, docile.
Alexis
si fermò al centro della pista da ballo e si girò
a guardare il fratello.
Il
sorriso che le si apriva sulle
labbra era dolce e delicato.
Esattamente come lei.
Lo
guardò dal basso, poi gli prese le braccia e gliele fece
poggiare all’altezza
della vita, mentre lei si aggrappava alle sue spalle con entrambe le
mani e
abbandonava il capo contro il suo petto.
Istintivamente,
Harry la strinse a sé e gli poggiò il mento sul
capo, socchiudendo gli occhi e
lasciandosi cullare da quella melodia, ora dolce e delicata, che li
accompagnava in quel ballo intimo e privato.
Come
se ci fossero solo loro
all’interno della Sala Grande.
Rimasero
in silenzio per un po’, semplicemente ad assorbire
l’uno il calore dell’altra.
Poi,
Alexis riaprì lentamente gli occhi e si distanziò
quel tanto che le bastava per
poterlo osservare in viso, senza tuttavia sciogliere
l’abbraccio.
-
Harry…- cominciò e il fratello abbassò
il capo per poterla osservare negli
occhi, i capelli neri che, scompigliati, ricadevano a sfiorargli la
fronte e la
cicatrice che rappresentava quel maledetto giorno; istintivamente,
Alexis alzò
una mano e la punta delle dita andò a sfiorare, delicata, i
ciuffi disordinati
e poi la pelle deturpata, prima di scendere in una carezza leggera
lungo la
guancia e tornare a posarsi sulla spalla – Io devo chiederti
scusa. – sospirò e
si costrinse a sorridere – Mi dispiace per il modo in cui mi
sono comportata
con te in quest’ultimo periodo. Non te lo meritavi. Ma tu sei
così buono con
me, nonostante mi conosci solo da qualche mese…e io mi sono
comportata
veramente male. Spero che, un giorno, riuscirai a perdonarmi tutto
quello che
ti ho fatto. –
Parole
forti e sincere, le sue, che si
riferivano a qualcosa di molto più grande e complesso.
Bugie.
Segreti.
Cose celate e verità non ancora dette.
Loro, fratello e sorella.
Non era così difficile da dire, no?
Alexis
chiuse gli occhi e si poggiò nuovamente contro il petto di
Harry, che la
strinse di più a sé.
-
Io non ce l’ho con te, Alex. – mormorò
dopo un po’, la bocca premuta
inaspettatamente contro la sua fronte – Non so
perché, ma non potrei mai
avercela con te. C’è qualcosa, qui dentro
– e si indicò il petto – che me lo
impedisce. – Harry sospirò e la strinse ancora di
più – E’ vero, ti conosco
solo da qualche mese, ma credimi Alexandra, a me sembra di conoscerti
da molto
più tempo…-
-
Forse perché è davvero
così…- si
lasciò sfuggire lei e questa volta non cercò in
nessun modo di cancellare o
ritirare le sue parole.
Strinse
gli occhi un’ultima volta, poi si allontanò appena
dal suo petto e sollevò il
viso per poterlo guardare negli occhi.
Occhi
verdi, così simili a quelli di
Lily Evans.
Occhi verdi, così simili ai suoi.
Alexis Lily Potter.
-
Harry…Io devo dirti una cosa…-
Era
pronta.
Era il momento.
Alexis
chiuse gli occhi e sorrise.
La
musica si interruppe all’improvviso e un nero cupo li avvolse.
Alexis
aveva ancora le labbra aperte in quella frase che non avrebbe
più lasciato la
sua bocca.
Harry,
io sono tua sorella.
I
due fratelli si separarono, guardandosi intorno circospetti, mentre
qualcuno
cominciava a tirar fuori le bacchete e a illuminare la sala con una
serie di Lumos.
Un
fulmine squarciò la volta incantata e illuminò a
giorno l’ingresso della Sala
Grande.
Fu
allora che li vide: due occhi blu,
profondi e magnetici, terribilmente famigliari.
Alexis
spalancò gli occhi, scioccata, e indietreggiò di
un passo.
-
Non è possibile…- mormorò.
Doveva
aver visto male, non poteva davvero…
La
luce tornò all’improvviso, cogliendo tutti i
presenti di sorpresa. Gli studenti
si guardavano intorno frastornati, quando una cascata di neve
zuccherata
cominciò a scendere su di loro e la musica intonava un Jingle Bell in chiave rock, rivelando
che tutto era stato
organizzato da quel pazzo di Silente, che ora orchestrava
stravagantemente la
piccola band di folleti rimasti nell’ombra fino a quel
momento.
Alexis,
però, non prestava attenzione a nulla di tutto
ciò: il suo sguardo spalancato
era ancora fisso sull’ingresso, dove era sicura di aver visto
qualcuno che era
decisamente impossibile fosse lì.
Harry,
ancora accanto a lei, la riprese per mano, facendola sobbalzare
spaventata.
-
Ehi, Alex: non avrai avuto mica paura, vero? – la
schernì divertito, mentre
faceva per riprendersela tra le braccia – Stavi dicendo?
–
Ma
Alexis si distriscò dalla sua presa e lo fissò,
ancora leggermente sconvolta.
Poi indietreggiò.
-
Scusami Harry io…Non mi sento troppo bene, devo andare!
– buttò lì.
Stupida
bugiarda.
Poi,
senza attendere sue risposte né dare altre spiegazioni, lo
superò e corse via,
sotto l’occhio stranito non solo del fratello, ma anche di
Draco Malfoy, che si
era appena riappacificato con Blaise Zabini.
Alexis
attraversò le enormi ante e si ritrovò nel
corridoio buio e freddo.
Si
guardò intorno e corse verso destra, la direzione che le
sembrava la figura
avesse preso. Si avvicinò all’angolo del
corridoio, con il cuore che le batteva
a mille nel petto.
-
Sirius…?- mormorò nell’ombra, ma quando
svoltò, rimase decisamente delusa.
Il
corridoio era, come ovvio che fosse,
completamente vuoto.
*
Salve a
tutte!
Dite la verità:
mi avevate dato per dispersa, non è forse così?
In effetti, mi
sono data per dispersa io stessa, quindi voi siete completamente
giustificabili!
Però, contro
ogni logica e contro ogni previsione, sono di nuovo qui a postare,
finalmente,
questo nuovo capitolo della fan fiction più lenta e lunga
della storia di EFP.
O magari no, ma non lo so, fatto sta che se arrivo a Novembre di
quest’anno che
non avrò ancora concluso questa storia – come
è probabile che sarà,
conoscendomi – la fan fiction - e tutti noi con lei
– festeggerà i tre anni!
Wow, sinceramente non mi sembrano affatto tre anni quelli che sono
passati da
quando aprii il mio piccolo quaderno e cominciai a scrivere il primo
capitolo.
Il tempo passa davvero in fretta.
Tanto in fretta
che io, tra quattro giorni, avrò la prima prova
d’esame di maturità e, invece
di ripassare, me ne sto qui a concludere questo capitolo della fan
fiction e a
postarvelo. Non devo stare troppo bene, ma l’importante
è che, finalmente, la
storia ha ripreso ad andare avanti!
Spero
che questo capitolo, come sempre,
vi sia piaciuto – ammesso che, dopo tanto tempo, ci sia
ancora qualcuno che mi
segue, ma spero di sì :3
Beh, beh, beh: che dirvi?
Finalmente
Draco e Alexis sembrano aver fatto pace! Per una volta è
stato lui a fare il
giusto passo – anche se ci sono volute le mani di Blaise per
farglielo capire
u.u
Alexis si stava
finalmente per rivelare, ma non poteva essere tutto così
semplice, non vi pare?
Se in questi due anni avete imparato a conoscermi, allora sapete quanto
mi
piace incasinare la vita dei miei personaggi!
Si
accettano scommesse: per voi a chi
appartenevano i misteriosi occhi blu che Alexis ha intravisto nel
corridoio? Se
li è solo immaginati o c’era davvero qualcuno
nascosto nel buio?
Fatemi sapere le vostre ipotesi tramite
un commentino, sono sempre curiosa di conoscere i vostri pensieri
riguardo
questa fan fiction!
Bene, vedo che
mi sto dilungando tantissimo, ma è sempre così:
è troppo tempo che non posto e
un sacco di cose da dirvi, quindi se non vi interessa nulla di me, ma
solo
della storia, potrete anche saltare queste note – anche se mi
farebbe piacere
che le leggeste u___u
1. Comincio
col fare un po’ di pubblicità: una mia carissima
lettrice, EleanorMair qui su EFP, mi ha reso
davvero onoratissima cominciando a scrivere un piccolo spin-off di
questa fanfiction! La cosa mi ha reso davvero felicissima e oltre a
rinnovarle i miei più sinceri ringraziamenti (*_*) le faccio
la dovuta pubblicità: la storia si concentrerà su
di un personaggio originale da lei inventato, Lilith Lestrange, che se
la dovrà vedere con problemi di cuore nei confronti del
nostro bel Zabini. E’ stato postato proprio oggi il prologo,
quindi vi invito a leggerla, perché merita! La potete
trovare a questo link:
…Odi et Amo… di EleanorMair
2. Nell’ultimo mese, mentre mi
concentravo
sulla fine di questo capitolo – che avrò riscritto
almeno tre volte, dato che
non mi soddisfaceva mai – ho pubblicato una storia originale,
divisa in cinque
brevi capitoli, per un totale di venti pagine. E’ una storia
alla quale tengo
davvero tantissimo, perché nonostante sia corta, almeno a
mio modesto parere è
intensa; inoltre sono orgogliosa perché, per una volta, ho
portato a termine
una storia con più capitoli – sembra strano
persino a me!
Quindi, se vorrete leggerla – vi prenderà massimo
un quarto d’ora –
e poi farmi sapere cosa ne pensate tramite una recensioncina, mi
rendereste
davvero felicissima!
Vi lascio il link, sperando dal profondo del cuore che vi piaccia:
L’ultimo bacio della Morte
3. Ancora pubblicità ad
un’altra mia
storia – sì, ne seguo troppe; su EFP due, in
realtà? In realtà cinque e anche
qualcuna in più, che ho bloccato personalmente, altrimenti
rischiavo di uscire
fuori di testa. Questa fan fiction che sto pubblicizzando ora era
già stata
postata precedentemente su EFP con il titolo ‘Pieces
Of A Broken Life’ ed era una Lucius/Narcissa
regolata dalla
BDT. Dopo averla rimossa e averla revisionata, ho ricominciato a
pubblicarla,
con un nuovo titolo ‘Walk Through The Fire’.
Quindi, se qualcuno la seguiva
allora oppure ama la coppia o semplicemente ha voglia di seguirmi anche
in
quest’altra fan fiction, sarà ben accolto! Vi
lascio, come di consuetudine il
link:
Walk Through The Fire
4. Ultimamente sono davvero fissata con il
Wrestling, quindi, tra le tante cose
che scrivo, ho cominciato a cimentarmi anche in una fan fiction sulla
WWE. Non
so se a qualcuna di voi piaccia, ma io pubblicizzo lo stesso, male che
vada mi
tirate tutte pomodori perché mi sono appassionata a qualcosa
che non concepite
xD Purtroppo, non mi è possibile pubblicarla qui,
perché EFP non ammette
fanfiction su atleti e/o sportivi. Ma, se a qualcuna dovesse
interessare,
potete trovarla sul mio forum personale o, semplicemente, chiedetemi il
link
tramite recensione o tramite mp, sarò felicissima di darvelo
(:
5. Parlando di cose inerenti ad Un Particolare In Più: non
ho idea
di quando posterò il prossimo capitolo, dal
momento che sono praticamente
sotto esami e non toccherò la storia almeno per le prossime
tre settimane. In
compenso, se siete delle curiosone e vi piace avere un po’ di
spoiler, potete sempre aggiungermi
su
facebook e curiosare tra le mie cose, nonché avere la
possibilità di leggere
qualche piccola citazione dei nuovi capitoli o altro che inserisco di
tanto in
tanto! Inoltre, sulle mie note autore qui su EFP
c’è la lista completa
dei capitoli della fanfiction, con tanto di titoli,
quindi potrete curiosare e fare le vostre congetture personali su cosa
essi
andranno a raccontare!
Vi lascio il link al
profilo di facebook, ditemi chi siete se mi
aggiungete, così posso riconoscervi (:
Ada Wong su
Facebook
6. Vi
lascio i link a due canzoni: la prima è quella di cui ho
riportato il
testo durante il primo ballo di Alexis e di Harry. La seconda la
ascoltavo mentre scrivevo il secondo ballo tra i fratelli e secondo me
leggere quella scena con questa melodia sotto è tutta
un'altra cosa! (:
Complicated
- Carolyn Johnson
Only Hope - Mandy Moore
Bene, credo di essere arrivata alla
fine – finalmente, direte voi,
sempre ammesso che qualcuno sia arrivato a leggere fino a qui. Se lo avete fatto davvero e mi lascerete un
commentino, scrivetemelo, magari decido di premiarvi con un regalino o
con uno
spoiler sul prossimo capitolo!
Ora vi mando un bacione enorme e ringrazio veramente con tutto il
cuore chi segue questa fan fiction:
GRAZIE!
Per:
293 recensioni (di cui 17 solo per lo
scorso capitolo *_*)
94 preferiti
17 ricordati
108 seguiti
GRAZIE!!
Alla prossima
– spero presto e con buone notizie sul risultato dei
miei esami!
Giulia.
|
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Capitolo 36 *** Un nuovo ragazzo ad Hogwarts ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXVI
Un nuovo ragazzo ad Hogwarts
-
Chi sei? –
Il
suo sussurro si perse nel buio, senza lasciare nessuna eco.
Era
di nuovo lì, in quel posto maledetto ma, questa volta, non
era da sola.
Nel
vuoto nero del nulla, rischiarato dall’unica fonte di luce
che proveniva dalla
porta brillante che si stagliava imponente, come al solito, alla sua
sinistra,
c’era un ragazzo. Non il solito ragazzo, di cui non riusciva
a scorgere il
viso; era qualcun altro, che ora la stava fissando con un sorriso
malandrino
sulle labbra piene.
Alexis
piegò il capo su di un lato, portando una mano a trattenere
i capelli sulla
nuca, perché il vento gelido di quel posto glieli stava
facendo svolazzare
fastidiosamente intorno al viso.
-
Chi sei? – ripetè, sconcertata, mentre avanzava di
un passo e si avvicinava al
ragazzo misterioso, che si limitò a sghignazzare, come se
avesse udito qualcosa
di estremamente divertente.
Senza
risponderle, lui alzò una mano e le sfiorò il
viso con una carezza gentile.
Un
calore famigliare le si allargò nel
petto, facendole mancare il respiro.
Era doloroso e…piacevole.
Sì, era piacevole, il suo tocco.
Pietrificata
dalle sue carezze, Alexis non riuscì a fare
nient’altro che non fosse
respirare, mentre il ragazzo si avvicinava tanto al suo viso che il suo
fiato
caldo andò a sfiorarle le guancie, ora decisamente rosse
sotto quei
polpastrelli gentili.
-
Sappi solo che io so chi sei, Alexis Potter. –
sussurrò quello, abbassandosi
fino a che i loro visi non si trovarono alla stessa altezza.
Alexis
spalancò gli occhi e fece per indietreggiare, scottata da
quella rivelazione
improvvisa, ma lui la prese per l’avambraccio, impedendole di
scappare.
-
Che…? – mormorò lei disorientata, ma il
ragazzo si limitò a ridacchiare di
nuovo, mostrandole poi un sorriso sghembo e dannatamente famigliare.
Poi,
tutto scomparve nell’oblio consueto.
E
solo quegli occhi profondamente blu
accompagnarono il resto dei suoi sogni.
Alexis
Potter aprì gli occhi, in quella fredda mattinata di Santo
Stefano, svegliata
da quel raggio di sole magico che filtrava attraverso la finestra della
sua camera.
Un braccio corse a coprire gli occhi, mentre un verso infastidito
lasciava la
sua gola, simile ad un borbottio incomprensibile persino a lei. Si
rigirò nel
letto, stringendo il cuscino tra le braccia e affondandoci il viso
dentro,
mentre si tirava le coperte fin sopra la testa, beneficiando del calore
di quel
sonno tanto bruscamente interrotto.
Erano
settimane che non dormiva così
bene.
Strinse
gli occhi, cercando di riaddormentarsi e di riafferrare i brandelli di
quel
sogno che non ricordava ma che, inspiegabilmente, le faceva sorgere un
sorriso
sulle labbra.
Sirius.
Alexis
corrugò la fronte e sbattè le palpebre contro il
cuscino, confusa.
Perché
mai gli era venuto in mente Sirius, adesso?
Non
stava sognando di lui, di questo ne era certa.
Però…c’erano
due occhi blu e profondi che giravano continuamente nella sua memoria
inconscia.
Identici
a quelli che aveva visto la
sera precedente nel buio del corridoio, fuori dalla Sala Grande.
Gli stessi che aveva sperato – in un
misto di orrore e gioia – appartenessero proprio al suo
padrino.
Alexis
scosse la testa, con un sorrisino amaro sulle labbra, e si mise supina,
lasciando ai raggi di sole la possibilità di investirla in
pieno e di
svegliarla completamente.
Che
sciocca: Sirius non poteva essere
ad Hogwarts.
Si
passò una mano a stropicciarsi gli occhi e si
tirò lentamente su a sedere,
mentre si guardava intorno, disorientata, ma stranamente sveglissima.
Diamond
non c’era: probabilmente aveva passato la notte con Theo a
festeggiare in un
modo tutto loro la notte di Natale.
Quel
pensiero le riportò alla mente lei e Draco: si erano baciati
sotto il vischio,
questo significava che lui le aveva perdonato tutto? Sperava
sinceramente di
sì, non avrebbe potuto sopportare il ritorno ad una
situazione di indifferenza e
rabbia.
Si
augurava che tutto quello che era
successo la sera precedente non fosse solo frutto di un sogno
bellissimo e
irrangiungibile, perché questo l’avrebbe
decisamente portata ad una crisi di
nervi.
Si
alzò dal letto e si concesse una doccia calda, che lavasse
via ogni pensiero
scomodo e l’aiutasse ad iniziare bene quella nuova giornata.
Aveva
lasciato Harry nel bel mezzo del
ballo per seguire quello sguardo misterioso, che credeva appartenere a
Sirius
ma che, ora più che mai, riteneva di aver solo immaginato.
Sperò che non se la
fosse presa troppo, ma conoscendolo, forse l’avrebbe ritenuta
solo ancora più
strana di quanto già non pensasse che fosse, niente di
più.
Alexis
uscì dalla doccia, sentendosi leggera e serena. Si
asciugò, si vestì ed uscì
dal dormitorio.
Felice.
Quando
Alexis Potter uscì dal dormitorio femminile si
ritrovò di fronte a Draco
Malfoy, che si era appena chiuso la porta delle camerate maschili alle
spalle.
Il
tempo sembrò fermarsi a quel momento, mentre entrambi si
scrutavano con
occhiate dubbiose, sospettose. Si avvicinarono con circospezione,
raggiungendosi al centro della Sala Comune, interamente vuota.
-
Buongiorno. – lo salutò lei, sollevando una mano
in segno di timido saluto,
mentre accennava ad un sorrisino appena.
Draco
le rivolse uno sguardo sereno, mentre le sfiorava delicatamente le vene
del
polso, prima di stringerlo morbidamente tra le dita e portarselo alle
labbra,
per sfiorarne il palmo.
-
Buongiorno. – le sussurrò di rimando, ammiccando.
Era
tutto un po’ strano, ma bellissimo:
ritrovarsi, semplicemente.
Draco
le lasciò andare il polso e le sfiorò il viso con
una carezza, portandole una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-
Dormito bene, Alexis Potter?
–
mormorò, avvicinandosi al suo orecchio.
Alexis
sbarrò gli occhi e fece un passo all’indietro, per
potergli lanciare
un’occhiataccia, mentre le sue mani correvano a premersi
sulla bocca di lui.
-
Ssssssh. Ma sei matto?! E se qualcuno ti sente? –
sibilò allarmata,
sollevandosi in punta di piedi per arrivargli a pochi centrimetri dal
viso.
Gli
occhi di Draco assunsero un’espressione divertita, mentre lei
poteva sentire le
sue labbra piegarsi in un sorriso sotto i suoi polpastrelli. Lui
sollevò le
mani e la prese per i polsi, costringendola a lasciar libera la sua
bocca. La
osservò dall’alto, con un ghignetto, trattenendola
ancora per i polsi, prima di
chinare il viso e far aderire la sua fronte a quella di lei.
-
Ho controllato che non ci fosse nessuno nei paragi. Fidati di me, per
una buona
volta. – la schernì, lasciandole andare un polso
per punzecchiarle una guancia
con l’indice.
Alexis
storse le labbra in una smorfia, poi sollevò il viso per
sfiorare il naso di
Draco con il proprio.
-
Mi fido. – borbottò remissiva, guardandolo negli
occhi.
Poi
sorrise e annullò la distanza tra le loro labbra con un
bacio, al quale lui
rispose immediatamente, mentre le circondava la vita con le braccia e
la
stringeva a sé.
-
Mi hai perdonata? – gli domandò, mentre lo
abbracciava a sua volta e gli
poggiava una guancia contro il petto.
Lo
sentì sorridere appena, mentre sollevava una mano e le
sfiorava i capelli.
-
E tu? – gli chiese a sua volta, costringendola a sollevare il
capo.
Alexis
lo guardò dal basso e sorrise, prima di alzarsi nuovamente
in punta di piedi e
riprendere a baciarlo, questa volta con più passione.
L’intreccio
delle loro lingue, tenero e
urgente, era una risposta più che eloquente.
-
Stanotte ti ho sognata. – le disse lui
all’improvviso, mentre si allontanava da
lei quel tanto che gli bastava per poterla guardare in viso.
Alexis
corrugò le sopracciglia e sorrise, divertita.
-
Ah sì? – si informò – E cosa
facevamo? –
Draco
ridacchiò tra sé e sé, mentre prendeva
a sfiorarle il viso con carezze lente e
assorte.
-
Mi eri vicina, come adesso. – raccontò, lo sguardo
improvvisamente lontano – E
io ti stavo stringendo. – aggiunse e le sue braccia corsero
ad abbracciarla
nuovamente, facendola aderire di più contro il suo corpo e
costringendola a
ridere appena – Poi…-
La
guardò dall’alto e, lento, chinò il
capo fino a che le loro fronti non
aderirono e poi cominciò a lambirle il naso con la punta del
proprio.
-
Ti sfioravo in questo modo e…- scese ancora di
più, finchè le sue labbra con si
sfregarono delicatamente contro quelle di lei – ti
baciavo.–
E
la baciò di nuovo, prima di allontanarsi e prendere a
lasciarle una piccola
traccia di baci sulla guancia, ora improvvisamente rossa e accaldata.
Riusciva
a sentire il cuore di lei contro
il proprio petto.
Batteva così forte che quasi poteva avvertire
i colpi sulla pelle.
Aveva quasi l’impressione che, se
avesse sollevato una mano, sarebbe stato in grado di accoglierlo tra le
dita e
accarezzarlo dolcemente, come adesso stava accarezzando lei che,
piccola e
fragile, come sempre, aveva già il respiro accelerato e
tremava impercettibilmente.
La amava e niente gli avrebbe fatto mai
cambiare idea.
Draco Malfoy amava Alexis Potter.
Sorrise
tra sé e sé a quella constatazione e
avvicinò le labbra all’orecchio di lei,
per sussurrare poche parole.
-
E poi…- concluse, con un mormorio roco – Facevamo
l’amore. –
Alexis
spalancò gli occhi e le guance diventarono, se possibile,
ancora più rosse.
Lentamente, si voltò a guardarlo e scorse, in quegli occhi
grigi, una luce
maliziosa.
Draco
le sorrise semplicemente, sfiorandole il viso.
Quando
assumeva quell’espressione
innocente e candida diventava ancora più bella, ai suoi
occhi.
Tanto irresistibile che, se solo non
avesse avuto tanto auto-controllo, avrebbe desiderato prenderla
immediatamente
e divorare quelle piccole labbra spalancate.
No.
Calma e auto-controllo.
Inaspettatamente,
Draco scoppiò in una risata divertita e la lasciò
andare.
-
Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, Alexis.
– la schernì, mentre le dava le spalle e
cominciava ad
incamminarsi verso l’uscita della Sala Comune.
Alexis
lo fissò con occhi ancora sbarrati, le gambe che le
tremavano per l’emozione.
Lo seguì con lo sguardo, osservando le sue spalle muoversi
appena per la risata
che, ancora, aleggiava nell’aria.
Ripresasi,
strinse le mani in due pugni e scosse la testa.
-
Draco! – lo riprese, fingendosi indignata, ma non riuscendo
ad impedirsi di
ridacchiare divertita a sua volta.
Poi
lo seguì con una corsetta, lo prese sottobraccio e insieme
varcarono la soglia.
Le
piaceva davvero il modo in cui il
nome Alexis lasciava le sue labbra.
Era…bello.
La
Sala Grande era tornata completamente normale: non c’era
più traccia di neve
zuccherosa, bastoncini enormi di zucchero o decorazioni natalizie
eccessive. I
soliti abeti erano ancora ai lati della sala e l’unica enorme
tavolata, che
raggruppava l’intero corpo studentesco rimasto a scuola per
le vacanze, era
tornata ad occuparne il centro. Non c’erano molte persone
sedute a gustare la
lauta colazione di sempre, ma Harry, Ron ed Hermione erano
già seduti ad un
lato del tavolo e discutevano fittamente di Godric sapeva solo cosa.
Comunque,
quando Alexis varcò la grande porta in compagnia di Draco
Malfoy, Harry
distolse la sua attenzione dal discorso dei suoi due migliori amici e
puntò le
sue iridi – sempre verdissime dietro le lenti rotonde
– sulla ragazza, che
salutò con un cenno gioioso della mano. Alexis gli rivolse
un ampio sorriso e
sventolò la mano a sua volta.
Uno
strano grugnito – non meglio
definibile – la costrinse a distogliere la sua attenzione dal
fratello.
Per posarla su Draco Malfoy.
Il
ragazzo, che le camminava vicino, aveva un’espressione
infastidita sul viso,
cosa resa evidente dalla nota stonata dei suoi occhi e
dall’arricciarsi
capriccioso di labbra.
Alexis
sospirò e scosse la testa, cosa che spinse Draco a lanciarle
un’occhiata
obliqua e curiosa.
-
Hai intenzione di mettermi il muso ogni volta che mi rivolgo ad Harry?
– gli
domandò, non veramente infastidita; sembrava più
mossa da un moto di strano
divertimento – Pensavo che avevamo superato quella soglia da
un pezzo, ormai. –
Malfoy
storse la bocca in una smorfia e socchiuse gli occhi, continuando a
scrutarla
di sottecchi. Si strinse elegantemente nelle spalle.
-
E’…difficile. – le confessò,
mentre si avvicinavano lentamente alla parte del
tavolo occupata dagli altri Serpeverde.
Alexis
piegò il viso su un lato, osservandolo con una luce confusa
negli occhi.
-
Cos’è che è difficile? – si
informò, corrugando le sopracciglia.
Draco
chinò il capo per osservarla e i suoi occhi pensierosi non
sembrarono vederla
davvero. Scosse la testa, mentre si accomodavano sulla panchina.
-
Non mi sembra una buona idea parlarne qui, mia
piccola Black. – le mormorò,
avvicinandosi al suo orecchio, per poi
lanciarle un’occhiata carica di significati.
Alexis
comprese, specialmente dal modo in cui marcò il suo cognome
falso, che non era
decisamente il momento di chiarire determinate cose.
Non
davanti all’intera Sala Grande.
Scrollò
le spalle e scosse la testa, mentre si appropriava di un toast, di due
fette di
bacon e di succo di zucca, che servì anche a Draco.
La
Sala Grande si riempì celermente degli studenti rimasti ad
Hogwarts e anche tutti
gli insegnanti avevano presto occupato il tavolo loro riservato.
Coleen
Careye e Charlie Liplose si erano avvicinate a Blaise – che
era arrivato poco
dopo Alexis e Draco e che aveva preso posto accanto a loro –
e ora gli stavano
mostrando il nuovo catalogo di prodotti post-natalizi, che il moro
scrutava con
interesse.
Tra
Abbronzature Istantanee Anti Inverno,
Creme Anti-Brufoli da cenoni festivi e Pasticche Dimagrandi Elimina
Grassi,
Alexis consumò la sua colazione.
Il
sorriso che le colorava le labbra le
dava un’aspetto finalmente sereno, che scaldava il cuore di
Draco Malfoy come
una calda fiamma piacevole, che cresceva nel suo petto ogni volta che
lei,
ingenua, si sporgeva appena per scambiare qualche parola con le due
Corvonero o
con Blaise e lo sfiorava casualmente con un braccio, con il petto e con
i
capelli, che profumavano sempre di more.
Mentre
beveva il succo di zucca che lei gli aveva premurosamente versato, il
suo
sguardo – per distrarsi dalla figura a lui vicino, che
rischiava di farlo
impazzire – si posò su Diamond Cherin. Con un
corrugare di sopracciglia, Draco
si domandò perché mai la primina Serpeverde non
fosse con loro a discutere
delle ultime mode, argomento che sembrava adorare almeno
quanto Zabini. La Cherin se ne stava invece in disparte e
parlava fittamente con Pansy Parkinson e la sua combriccola di Coccatrici (*).
Draco
storse il naso in una smorfia e si voltò, per chiedere
spiegazioni ad Alexis –
che avessero litigato?
Ma
non fece in tempo a dire nulla, perché il tintinnio di
posate su di un calice
catturò l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Silente
si era appena alzato in piedi ed aveva raggiunto l’elegante
leggio dal quale
era sempre solito fare i suoi annunci; non appena le sue mani ossute ne
sfiorarono la superficie elaborata, il gufo intagliato sul davanti
spalancò,
maestoso, le sue ali, e frullò il capo.
-
Buongiorno a tutti quanti! Vedo che l’appetito non vi manca,
nonostante il
lauto banchetto di ieri sera…- sorrise bonario, con una luce
divertita negli
occhi azzurrini, che spiccavano dietro le solite lenti a mezzaluna che
portava
sul naso lungo – Prima che tutti vi disperdiate a godere di
questi ultimi
giorni di vacanza, vorrei fare un annuncio importante e vorrei che
tutti quanti
mi ascoltaste. Non è vero, signorina Cherin? –
Diamond,
che stava ancora parlando fittamente con Pansy, si riscosse e
raddrizzò la
schiena, arrossendo piccata. Puntò gli occhioni nocciola sul
volto dell’anziano
mago, che le sorrise accondiscendente, mentre lei annuiva appena,
imbarazzata.
-
Stupido vecchio…- mormorò la Parkinson accanto a
lei, ma nessuno sembrò udirla.
Silente
riprese a rivolgere lo sguardo all’intera Sala.
-
Hogwarts è lieta di ospitare, per questa seconda
metà di anno scolastico, un
nuovo studente. – annunciò, lasciando a tutti il
tempo di elaborare la notizia;
ma prima che qualcuno potesse cominciare a mormorare ipotesi, riprese
il
discorso, catturando nuovamente l’attenzione degli studenti
– Si è trasferito
questo inverno e frequenterà l’ultimo anno con
noi, dopo essere stato studente,
negli anni precedenti, della Scuola di Magia e Stregoneria Americana.
Spero che
lo accogliate con il dovuto calore. – e lanciò
un’occhiata obbliqua ai
Serpeverde presenti. – Ed ora, date il benvenuto a Luis
Cabrisk! – annunciò,
allargando le braccia.
Da
un angolo della Sala, dietro il tavolo degli insegnanti, si mosse un
ragazzo
che nessuno aveva notato fino a quel momento. Era alto e slanciato,
elegante ed
ipnotico nella sua camminata lenta e nel mondo in cui il mantello della
divisa
di Hogwarts gli ondeggiava alle spalle; aveva capelli nerissimi che,
alla
morbida luce del sole incantato della volta, conservavano qualche
strano
riflesso blu, e che, lisci e lunghi, gli sfioravano le spalle larghe e
ne
incorniciavano il viso; l’espressione del suo volto era di
gentile arroganza,
mentre sorrideva in direzione del Preside, che lo accolse accanto a
sé.
Era
bello, decisamente.
Un
ventunenne affascinante e
misterioso. (**)
Quando
l’applauso che l’aveva accolto –
più caloroso del previsto, specialmente da
parte delle studentesse – si spense sotto il comando di
Silente, il ragazzo
sorrise e chinò appena il capo, in segno di ringraziamento.
Nel
frattempo, la McGranitt aveva portato il vecchio Cappello Parlante e
uno
sgabello era stato fatto levitare accanto al nuovo studente.
Sembrò trattenersi
dal ridere, mentre si accomodava e il cappello gli calava sulla testa,
nascondendo lo sguardo.
Che
trovasse ridicola quella pratica di
smistamento?
Magari, in America, avevano altre
usanze.
Il
silenzio avvolse la Sala Grande, mentre il cappello meditava tra
sé e sé. Alla
fine, aprì le sue pieghe simili a labbra.
-
GRIFONDORO! – annunciò con un grido e la parte di
tavolo occupata dai Grifoni
esplose in battiti di mani entusiastici, ai quali si unirono i
Tassorosso e i
Corvonero – un po’ meno entusiaste le Untouchable
Ravens perché quel bocconcino
non era stato assegnato alla
loro casa.
Alexis
si unì ai battiti, con un sorriso sulle labbra, ma
né Blaise né Draco si
mossero, come la maggior parte dei Serpeverde.
Beh,
certe cose non si potevano proprio
cambiare.
Quando
gli venne tolto il capello, il nuovo studente aveva uno strano ghigno
soddisfatto che colorava le labbra piene; dopo essersi scambiato uno
sguardo
con Silente, questo gli diede una pacca incoraggiante sulla spalla e
lui annuì,
scendendo dal ripiano rialzato per raggiungere gli altri studenti.
Si
fermò solo per un attimo, in mezzo alla Sala, ma tutti lo
notarono.
Il
suo sguardo si posò sulla figura di Alexandra Black, che lo
osservò con
espressione confusa.
Eppure,
quando i suoi occhi
incontrarono quelli del misterioso studente, il cuore le si
fermò
all’improvviso.
Erano blu.
Incredibilmente e profondamente blu.
Identici a quelli che, la sera
precedente, aveva scorto nel buio.
Il
ragazzo le sorrise e le fece un occhiolino, prima di prendere posto
accanto al
gruppo di Grifondoro, che lo accolse con pacche sulle spalle e strette
di mano.
-
No! Non di nuovo! – si sentì gridare da una voce
femminile, disperata all’idea
che anche il nuovo studente si
fosse
subito interessato alla più piccola della famiglia Black.
Tutti
si voltarono verso la Tassorosso del sesto anno che aveva pronunciato
quell’affermazione frustrata, per poi scoppiare a ridere
divertiti.
Il
nuovo studente, un po’ sconcertato, fissò
incuriosita la bruna Tassorosso, che
avvampò di vergogna e arrossì letteralmente
quando lui le strizzò un’occhio.
Alexis
aveva lanciato uno sguardo stranito alla ragazza, sbattendo
ripetutamente le
ciglia, confusa.
Che
aveva voluto dire?
-
Lo conosci? –
La
voce dura di Draco Malfoy la costrinse a voltarsi e ad abbandonare i
suoi
pensieri. Puntò lo sguardo sul suo viso, ora indurito da
un’espressione
evidentemente infastidita.
Non
gli era piaciuto per niente lo
spettacolino del nuovo arrivato nei confronti della sua ragazza.
Chi diavolo si credeva di essere?
Strinse
la mano che teneva attorno alla forchetta, tanto violentemente che le
nocche
sbiancarono.
Alexis
gli rivolse un’occhiata pensierosa, poi scosse il capo e
tornò ad osservare il
nuovo studente, che sembrava aver stretto amicizia con Harry Potter.
Scosse
lentamente la testa, rivolgendo di nuovo lo sguardo a Draco che,
però, non la
ricambiò.
-
No. Non l’ho mai visto prima d’ora. –
confessò sicura, corrugando le
sopracciglia.
Luis
Cabrisk: non era un nome
famigliare, per niente.
La
settimana di vacanza passò in fretta ed Hogwarts
tornò ad essere quella
popolosa e allegra di sempre. Natale e Capodanno sembravano aver
alleggerito i
pensieri di tutti gli studenti, che adesso sembravano quasi non pensare
più
alla misteriosa Camera dei Segreti e al pericolo delle pietrificazioni,
anche
perché dopo Justin Finch-Fletchey, nessun altro era ancora
stato aggredito e la
cosa faceva sperare per il meglio.
Alexis
aveva ripreso in mano la sua vita: le cose con Draco andavano per il
verso
giusto dalla sera di Natale – avevano raggiunto la felice
pace di due settimane
senza scontri di sorta! – e anche il rapporto con Harry
sembrava essere tornato
quello speciale di sempre. Aveva persino trovato il tempo per spedire
una
lettera a Sirius, nella quale gli raccontava tutte le ultime
novità, parlando
specialmente di quel nuovo ragazzo arrivato ad Hogwarts i cui occhi, la
sera della
festa, aveva scambiato per quelli di Sirius stesso. Glielo scrisse,
perché il
ricordo la faceva sorridere e, sicuramente, anche il padrino avrebbe
provato un
moto di tenerezza leggendolo e lei era sicura che, ovunque si trovasse,
Sirius
avesse bisogno di sentire che lei gli era vicina con il cuore, sempre.
Tra
la possessività esagerata di Draco – con la quale
aveva imparato a convivere,
cominciando persino ad apprezzarla -, i pomeriggi passati con Harry e
l’inizio
delle lezioni, Alexis non aveva avuto praticamente alcuna occasione per
poter
conoscere il nuovo studente, ma la cosa non compariva di certo nella
sua lista
delle priorità, al momento.
Ma
il destino, che se ne fregava delle
sue liste mentali, li fece incontrare quel pomeriggio stesso.
La
giovane Potter si stava dirigendo a passo svelto verso l’aula
di incantesimi,
con il libro stretto al petto. Era appena uscita, nemmeno troppo
indenne, da
una lezione di Pozioni nella quale – non potendo contare
sull’appoggio di
Diamond che si era seduta vicino ad un’altra compagna di
Serpeverde – aveva
combinato il solito casino, con il risultato che ora la sua borsa
penzolava
nella doccia, in attesa che la maleodorante miscela lasciasse almeno in
parte
il tessuto in jeans.
Avrebbe
dovuto considerare l’idea di
chiedere a Draco di darle qualche altra lezione privata di Pozioni,
perché lei
non era proprio capace a crearne.
Il pensiero le riportò alla mente
quella notte ormai lontana, nella quale Malfoy, con mano abili,
l’aveva aiutata
a recuperare un brutto voto.
E poi, di ritorno dall’aula di Pozioni,
l’aveva inchiodata contro la porta e poi l’aveva
baciata.
Per la prima volta.
Il loro primo bacio.
Era ancora bollente sulle sue labbra,
mai cancellato dai numerosi contatti che avevano avuto in seguito.
Il sapore di quel primo sugello sarebbe
rimasto sulla sua bocca e sulla sua lingua per sempre.
Sorrise
tra sé e sé di quelle considerazioni:
chissà cosa avrebbe pensato Draco di lei,
se gliele avesse rivelate; era sicura che l’avrebbe presa in
giro con quella
dolcezza disarmante, mista ad una sensualità arrogante, che
era solo sua.
Si
sfiorò le labbra con le dita, mentre voltava
l’angolo, la testa fra le nuvole.
Fu
per questo, probabilmente, che si
scontrò violentemente contro il petto di qualcuno che
– di fretta a sua volta,
questo era evidente dalla durezza dell’impatto –
veniva dalla direzione
opposta.
Senza
che riuscisse ad impedirselo, Alexis Potter si ritrovò con
il sedere sul
pavimento.
Aveva
stretto gli occhi per il contraccolpo, ma quando li riaprì,
si ritrovò a spalancarli
completamente.
Davanti
a lei, un po’ disorientato
dallo scontro imprevisto, con la camicia aperta a rivelare il petto
bianco e la
cravatta storta e allentata, c’era Luis Cabrisk.
Aveva
il capo piegato e si stava massaggiando il punto in cui lei si era
duramente
scontrata; i capelli neri, lunghi e lisci, gli coprivano
l’espressione del
viso, ma quando rialzò la testa, i suoi occhi blu si
spalancarono a loro volta,
brillando di sorpresa.
Si
scrutarono, forse per qualche secondo di troppo, perché
Alexis sentì le guance
arrossire di vergogna e si affrettò a distogliere lo
sguardo, a disagio.
-
Scusami, io…Non guardavo dove stavo andando e…-
si giustificò, passandosi una
mano tra i capelli.
In
quel gesto usuale che era sempre
solita fare quando era nervosa.
Il
ragazzo sorrise e la guardò dall’alto, scuotendo
appena il capo e lasciando che
le ciocche sfuggenti gli sfiorassero il viso.
-
Non preoccuparti: è colpa mia, avrei dovuto prestare
più attenzione. – la
interruppe.
Aveva
una voce calda e bassa, un po’
roca e sensuale, ma non sembrava che lo stesse facendo a posto.
Doveva essere il suo tono normale, che
le attraversò il petto come una strana scarica di dolore.
Alexis
si sforzò di sorridere, ancora imbarazzata, e si
voltò per poterlo osservare.
Ma
quando il suo viso fu tornato sulla
figura del giovane, sobbalzò quasi, spaventata: Luis si era
piegato sulle
ginocchia e la stava scrutando a pochi centrimetri di distanza, tanto
che i
loro nasi quasi si sfioravano.
Da
quella ridicola distanza, Alexis potè notare che i suoi
occhi erano veramente
blu, tanto profondi da sembrare non avere alcuna fine; aveva un viso
elegante,
con delle labbra che ora erano piegate in un sorriso strano, a
metà tra
l’incuriosito e il soddisfatto.
D’istinto
– anche se con un po’ troppo ritardo – si
ritirò indietro, allontanandosi da
quel viso perfetto, che la stava studiando con una strana arroganza.
-
Ho…Ho qualcosa che non va? – gli
domandò, titubante, mentre sentiva le guance
prendere velocemente calore.
Il
ragazzo sghignazzò tra sé e sé e
scosse la testa.
-
Assolutamente. – disse, prima di tirarsi nuovamente su e
porgerle una mano, per
aiutarla a rialzarsi.
Alexis
fissò il palmo bianco, titubante, poi posò le
dita sulla mano del giovane, che
le strinse con delicatezza.
Non
si era aspettata che sotto quell’aspetto elegante si
nascondesse una forza tale
da riuscire a sollevarla con un solo braccio, senza sforzo.
Ma,
soprattutto, quello che non si era
assolutamente aspettata era che il ragazzo se la trascinasse addosso,
stringendosela tra le braccia e facendole aderire una guancia contro il
petto
atletico.
Troppo
sorpresa da quell’abbraccio improvviso, Alexis non
riuscì a muoversi subito. Si
lasciò cullare quasi, dolcemente, dal ragazzo, che, con una
innaturale
familiarietà, aveva preso a sfiorarle appena le braccia,
lento e delicato.
Aveva
un profumo fresco, di fiori e di
primavera.
Quando
si rese effettivamente conto della situazione, spalancò gli
occhi e gli
premette entrambe le mani sulle spalle, costringendolo ad allontanarsi.
Lo
guardò dal basso con un misto di risentimento e imbarazzo,
al quale lui rispose
semplicemente con un sorriso arrogante.
Alexis
fu costretta ad abbassare lo sguardo e borbottò un
‘grazie’
biascicato, non troppo contenta del comportamente del nuovo
arrivato.
Ma
chi si credeva di essere?
Si
chinò per raccogliere il libro di incantesimi, che
nell’impatto era caduto per
terra, ma lui fu più lesto: si era piegato con un gesto
fluido e aveva preso il
tomo, per poi porgerglielo con un sorrisino.
Alexis
lo prese e se lo strinse al petto.
-
Scusami per la mia maleducazione. – esordì lui,
all’improvviso, con una
gentilezza che sembrava quasi d’altri tempi. Alexis
corrugò la fronte, ma lui
non le diede il tempo di replicare – Non mi sono ancora
presentato: sono Luis Cabrisk.-
e le porse una mano.
La
fissò per qualche istante poi, armeggiando per reggere il
grande libro con un
solo braccio, porse la sua e la strinse lievemente.
-
Alexandra Black. – si presentò a sua volta,
ostentando una certa sicurezza nel
pronunciare quel nome.
Fredda
e orgogliosa come solo una vera
Black avrebbe potuto essere.
Luis
le rivolse un sorriso abbagliante e si portò la mano alle
labbra, prima di
sfiorarla delicatamente, senza mai smettere di guardarla negli occhi,
neanche
mentre si chinava appena per raggiungere il dorso roseo.
-
Piacere. – mormorò, con tono strano, prima che il
sguardo assumesse una
sfumatura indagatoria – Sei la sorellina di Sirius Black, non
è vero? –
Era
una domanda diretta, ma non la colpì particolarmente: erano
mesi che si fingeva
la sorella minore del suo padrino, quindi non si scompose. Si
limitò ad annuire
appena, mentre lasciava scivolare via la mano dalla presa ormai
inesistente
delle dita affusolate di Cabrisk.
Luis
si limitò a rivolgerle un altro sorrisino sghembo, prima di
chinare appena il
capo, in un cenno di saluto.
-
Ci vediamo in giro allora, Alexandra. –
Aveva
un modo di pronunciare il suo nome che era oscuro e vibrante e che le
accarezzò
la pelle ancor prima delle dita del giovane che, leste e sfuggevole, le
rubarono una carezza sulla guancia; prima che Alexis avesse la
possibilità di
fare alcunchè, Luis si era già dileguato oltre
l’angolo.
Ancora
perplessa da quanto appena successo, sbattè le palpebre
decisamente
disorientata e si sfiorò la guancia sulla quale il
misterioso studente le aveva
lasciato una breve carezza.
“Ma
chi diavolo si crede di essere?”
Si
domandò ancora, sentendo la rabbia montarle dentro
all’improvviso. Scosse la
testa, per scacciare l’immagine del ragazzo dalle
mente e si avviò per il corridoio,
diretta versa l’aula di incantesimi per la quale era
già, oltremodo, in
ritardo.
Due
occhi scuri e ben truccati
seguirono i movimento della giovane dall’ombra.
Un sorriso malsano colorò labbra rosse
e velenose.
“Ci
vediamo in giro allora, Alexandra.”
Le
aveva detto Luis prima di congedarsi.
E
mai parole erano state più veritiere.
Alexis
lo aveva incontrato per tutto il giorno, in ogni angolo immaginabile
del
castello e ogni volta lui sembrava trovare una scusa per rivolgersi a
lei, anche
che si trattasse di un semplice saluto.
La
cosa la stava facendo ammattire!
Mentre
procedeva verso la Biblioteca, per prendere in prestito un libro di
Difesa
Contro Le Arti Oscure – il professor Allock aveva affidato
loro il compito di
scrivere un tema su come difendersi da una strana creatura che il loro
libro
neanche menzionava e che era decisamente di dubbia esistenza
– si scrutava
intorno ansiosa, quasi timorosa di vedersi sbucare Luis Cabrisk davanti
agli
occhi, all’improvviso, con il suo sorriso accattivante e il
suo sguardo
arrogantemente blu.
Le
stava dando il tormento.
Non
era sicura fosse tanto per il suo aspetto fisico – come
invece avrebbe pensato
Draco Malfoy se fosse venuto a conoscenza delle vicende giornaliere
– quanto
più per il fatto che fosse la presunta sorella di Sirius
Black: ad ogni
incontro, quello non continuava che rimarcare il suo nome completo, con
una
sottile e fastidiosa ironia, che le stava veramente facendo saltare i
nervi.
Era
mai possibile che non potesse avere
un lungo periodo di tranquillità?
Era
talmente tesa, che quando qualcuno le sfiorò il braccio, con
delicatezza,
sobbalzò.
Le
dita che, inizialmente, l’avevano solo lambita, si erano
adesso strette appena
sopra il gomito, con forza – sebbene sembrassero ben
conoscere il limite che si
dovevano imporre per non farle alcun male. Con uno strattone, la mano
misteriosa la costrinse a voltarsi e lei, nella furia del momento
– e nella
convinzione che si trattasse di nuovo
di Luis – si girò con il braccio teso e la mano
spalancata, pronta a colpire
quel viso strafottente con uno schiaffo. Le sue dita si scontrarono
chiaramente
con qualcosa, ma non fu assolutamente la guancia del profilo elegante
del
neo-Grifondoro.
Era
stata un’altra mano ad accogliere la sua, con una stretta
gentile e veloce, che
l’aveva bloccata a mezz’aria nel gesto tentato.
Alexis cercò di ribellarsi,
dimenandosi nella stretta che, adesso, dal gomito era passata alla
vita, dove
un braccio l’aveva circondata quasi con prepotenza.
-
Lasciami! Lasciami! – urlò, cercando di sottrarsi
alla sua presa.
-
Da quando sei diventata tanto manesca? –
Il
tono sorpreso di quella voce la costrinse a calmarsi immediatamente,
mentre
alzava il viso di scatto.
Gli
occhi spalancati brillarono nella
loro speciale tonalità di verde, mentre si posavano su
quelle iridi che,
dall’alto, la osservavano confuse.
Iridi grigie e perplesse.
Non blu ed arroganti.
-
Draco! – esclamò, quanto mai stupita di ritrovarsi
stretta al petto del
Serpeverde.
Il
suo ragazzo la stava fissando
dall’alto, scrutandola con un’occhiata
indecifrabile.
Alexis
scosse la testa, per costringersi a tornare alla realtà.
-
Oddio: scusami! Non avevo intenzione di colpire te…-
mormorò, dopo aver
poggiato la fronte contro la sua spalla.
-
Voglio ben sperarlo. – le rispose con tono neutro, ma lei
aveva imparato ad
avvertire quando, come in quel momento, un sorrisino divertito
aleggiava sulle
sue labbra.
La
mano di Draco aveva lasciato andare quella di lei - che automaticamente
si era
poggiata sul fianco snello del ragazzo - per insinuarsi nella folta
chioma nera
e impossessarsi del suo capo, che carezzò con lentezza.
-
E’ troppo sperare che fosse per San
Potter, vero? – le domandò, ma quando
lei fece per alzare il viso di scatto
e rispondergli a tono, lui non glielo permise, mettendo appena un
po’ più di
pressione sulla sua nuca, in modo da costringerla a rimanere con il
viso
premuto sul su petto. Si chinò appena,
finchè le sue labbra non raggiungersero
l’orecchio della ragazza – Frena i tuoi bollenti
spiriti, Potter…-
l’ultima parola l’aveva bisbigliata talmente a
bassa voce
che lei aveva quasi fatto fatica a sentirla – Stavo solo
scherzando. –
La
sentì rilassarsi tra le sue braccia, mentre le sfiorava una
guancia con le
labbra, prima di scendere ad impadronirsi della sua bocca, che
divorò con
vorace dolcezza.
-
Dobbiamo parlare. – le mormorò poi sulle labbra,
dal quale si era allontanato
appena giusto per il tempo di quelle due paroline, per poi riprendere a
baciarla.
Nel
farlo, si era piegato appena in avanti, tanto che lei era stata
costretta ad
allacciargli le braccia dietro al collo per sorreggersi a lui e non
cadere.
-
Dobbiamo proprio? – gli domandò e le sue parole
morirono in un altro bacio.
Alla
fine, Draco si costrinse a spostarsi, senza tuttavia allontanarla da
sé. Se la
strinse al petto con entrambe le braccia, mentre le poggiava il mento
sulla
testa e la cullava appena.
-
Sì, mia bella Black…-
le sussurrò,
lanciando un’occhiata obliqua al gruppo di studentelle che
passava lì accanto e
che ridacchiò frivolo non appena li ebbero superati
– Dobbiamo proprio.
–
Era
un sole pigro, quello che splendeva nel cielo terso di quel pomeriggio.
Se ne
stava lì, già prossimo all’orizzonte,
con quei raggi deboli e bugiardi che
illuminavano poco e scaldavano ancora meno.
La
neve si era quasi completamente sciolta, ma loro avevano dovuto
comunque
utilizzare la magia per spostare il mucchietto sporco che ancora
inumidiva la
panchina di marmo sulla quale, adesso, erano seduti.
O
meglio, Alexis era seduta; Draco Malfoy era praticamente sdraiato, una
gamba
che poggiava sul terreno, l’altra rialzata sul sedile e la
testa comodamente
posata sulle coscie di lei.
Si
erano recati in uno dei tanti giardini interni di Hogwarts,
piacevolmente
contenti di essere riusciti a trovarne uno abbastanza desolato: con il
freddo,
in fondo, era poca la gente che si concedeva scorrazzate fuori dal
castello,
quindi loro avevano potuto ottenere la loro tanto sperata
tranquillità.
Draco
Malfoy teneva gli occhi chiusi e Alexis aveva quindi la
possibilità di
osservarlo con tutta la calma possibile, senza che lui la notasse
troppo
imbambolata.
Comunque,
sapeva perfettamente che lui
era al corrente dell’essere studiato.
I
raggi di quel sole bugiardo si riflettevano sui suoi capelli, sottili
fili
d’oro con i quali lei, neanche troppo attentamente, stava
giocherellando,
avvolgendoseli intorno alle dita piccole e delicate, oppure
pettinandoli appena
all’indietro: le piaceva di più quando, come in
quel momento li lasciava
liberi dal gel.
Aveva
un’espressione distesa e rilassata, il bel Malfoy –
il tuo
Malfoy, le ricordò
una vocina nella testa, riempiendole il cuore con quella sensazione che
trovava
il suo confine preciso tra il piacere e il dolore. Le sue labbra erano
distese
in un sorrisino pigro, che si accentuò appena quando
l’indice di lei, curioso,
era sceso a sfiorargli il profilo elegante del naso e poi si era
poggiato sulla
bocca carnosa, che lui aveva corrucciato appena per poterle regalare un
bacio
sulla punta delle dita.
-
Non dovevamo parlare? – gli rammentò Alexis,
mentre lui sollevava una mano e si
bloccava quella di lei sulle labbra, prima di baciarne il palmo e il
polso.
Lentamente,
aprì gli occhi per scrutarla con un’occhiata
obliqua. Non le rispose, non
subito per lo meno: le sue labbra rimasero impegnate a sfiorarle la
pelle del
polso, per poi risalire lungo la stoffa morbida del maglione che
indossava,
arrivare al collo, baciare la mandibola e, infine, dopo essersi
poggiato con
una mano sulla panchina per rialzarsi, rapirle le labbra.
-
Sì, dobbiamo parlare. – concordò poi,
soffiandogli appena sulle labbra umide di
baci e facendola rabbrividire.
Strofinò
un’ultima volta la bocca contro quella di lei, con un gesto
carico di
sensualità e dolcezza, e poi si mise a sedere, chinando
appena il capo per
poterla osservare meglio.
-
E’ sempre colpa di quello stupido di Potter. –
sentenziò poi, improvvisamente
duro, ma neanche così tanto da spingerla a sentirsi
veramente risentita – Se
non fosse per lui, a quest’ora potrei baciarti, libero da
qualsiasi inutile
pensiero. –
Alexis
gli lanciò un’occhiata stranita di sottecchi.
-
Draco…- lo richiamò, spazientita, ma lui scosse
la testa, prima di poterla
lasciar finire.
-
So chi è per te, Alex
– sentenziò.
Da
quando aveva saputo della sua vera
identità, aveva preso a chiamarla Alex
molto più spesso di quanto non facesse
prima, perché, in un modo o nell’altro, era pur
sempre un diminutivo del suo
nome.
Poi
sbuffò, quasi gli fosse difficile parlare con lei di quelle
cose che gli
frullavano per la testa.
E’…difficile.
Le
aveva detto la mattina dopo Natale, ma lei non si era mai preoccupata
di
chiedere delucidazioni in merito. Ora, si sentiva un po’ in
colpa per come lo
aveva trascurato.
La
sua mano corse a posarsi sul braccio di Malfoy e lui la accolse,
coprendola con
la propria, ma non si voltò a guardarla.
I
suoi occhi rimasero ostinatamente puntati su di un’orizzonte
che, per quanto si
fosse sforzata, lei era sicura non sarebbe mai riuscita a vedere.
-
Ma questo non significa che il mio atteggiamento nei suoi confronti
cambierà. –
continuò e la mano libera si artigliò appena al
bordo della panchina –
Nonostante tutto, non puoi chiedermi di accettarlo,
né tanto meno di essergli…amico.
–
Aveva
un’espressione dura sul viso e, anche se non poteva
scorgerlo, era sicura che i
suoi occhi stavano rilucendo di frustrazione, rabbia e forse, in fondo,
anche
odio.
Alexis
sospirò e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa
aggiungere.
Non
si era mai aspettata che Malfoy
mettesse da parte le sue divergenze con Harry solo per lei. Non aveva
mai
pensato nemmeno di chiederglielo, perché sapeva quanto la
cosa sarebbe
risultata impossibile.
Eppure, saperlo così, da quelle stesse
labbra che tanto amava baciare, le fece male lo stesso.
Draco Malfoy ed Harry Potter: nemici
per sempre.
Senza
che lei se ne fosse nemmeno resa conto, Draco si era di nuovo voltato a
guardarla e ora le stava accarezzando, cauto, il profilo della guancia.
Aveva
paura della sua reazione.
Aveva paura di perderla di nuovo, ma
non aveva intenzione di porla davanti ad una scelta.
Quella era decisamente l’ultima delle
cose che avrebbe voluto.
Il suo unico desiderio era quello di
essere sincero nei suoi confronti e di mettere bene in chiaro le cose:
la
amava, come non aveva amato nessun’altra fino ad allora, ma
questo non avrebbe
mai potuto lenire l’odio che provava nei confronti di Harry
Potter.
Alexis
non disse nulla, ma neanche si sottrasse alle sue carezze, cosa che,
almeno in
parte, lo rincuorò.
-
Quando hai intenzione di rivelargli che tu sei sua sorella?
– le chiese all’improvviso, seppur con tono
delicato che
denotava un certo tatto.
Alexis
alzò nuovamente il viso, in modo da poter di nuovo guardare
Draco negli occhi.
Lo osservò per qualche secondo, titubante e sorpresa dalla
domanda. Poi scosse
la testa e si voltò, sottraendosi alle sue carezze.
-
Io…Non lo so.- ammise, mettendo i piedi sulla panchina e
raccogliendo le gambe
al petto, che circondò con le braccia; poggiò la
guancia sulle ginocchia e si
voltò a guardare Malfoy, che ora la osservava tranquillo.
– Ci ho provato,
tante volte, dico sul serio. – continuò, spostando
lo sguardo e prestando
attenzione ad una foglia dell’albero che li sovrastava e che,
coraggiosa, era
rimasta attaccata all’albero nonostante le insidie
dell’inverno.
-
E lui non ti ha mai ascoltata? – le chiese Draco, allungando
una mano per
sfiorare gentilmente il dorso di quelle di lei.
-
No: Harry è un bravo ascoltatore. – ammise lei,
stringendosi appena nelle
spalle – Solo che, ogni volta che trovo il coraggio di
confessare tutto, per un
motivo o per l’altro desisto e scappo. –
sospirò, ma Draco non smise di
sfiorarle le mani, premuroso – Sono una vigliacca: altro che coraggiosa Grifondoro.
– mormorò, più a se stessa che non
al ragazzo, che però non si lasciò sfuggire
quell’affermazione alquanto
particolare.
-
Che intendi dire? – si informò infatti,
intrecciando le sue dita a quelle di
lei.
Alexis
tornò a guardarlo, ma aveva lo sguardo vacuo e non sembrava
vederlo davvero.
Odiava
quando la scorgeva con
quell’espressione sul viso; c’era una fitta di
dolore che partiva dritta dal
suo cuore e arrivava a serrargli le mascelle e ad indurirgli lo sguardo.
Lei
sorrise appena, amara.
-
Forse, quello che ti dirò non ti piacerà
granchè…- confessò – Non
sono una
Serpeverde; in altre circostanze il Cappello Parlante mi avrebbe
affidata a
Grifondoro. –
Lo
sguardo di Draco assunse una sfumatura smarrita solo per un attimo,
prima di
tornare placido.
-
Come una degna Potter. – sibilò gelido; le sue
mani, tuttavia, non
abbandonarono quelle della ragazza. – Perché sei
tra i Serpeverde, allora? – si
informò poi, apparendo sinceramente curioso.
-
E’ stata una mia scelta: una Black tra i Serpeverde sarebbe
stata più credibile
e nessuno mi avrebbe dato troppo fastidio. –
rivelò con semplicità.
Draco
sembrò pensarci su un attimo, mentre districava le loro dita
per portarsi la
mano sotto il mento.
-
Comunque, non sei mai stata molto credibile come Serpeverde.
– rimuginò lui,
che pian piano stava rimettendo a posto gli ultimi tasselli del puzzle.
–
Troppo gentile, troppo disponibile, troppo ingenua…-
-
Troppo poco musona? – aggiunse lei, con un pizzico di
divertimento nella voce.
Draco
le rivolse un’occhiata obliqua, prima di sollevare di nuovo
la mano e
accarezzarle il profilo del viso con la punta dell’indice.
-
La sfacciataggine non ti manca di certo, però. –
le fece notare con un
sogghigno.
Alexis
gli fece una linguaccia, poi gli prese la mano e intrecciò
nuovamente le loro
dita.
-
Chissà: se fossi stata smistata a Grifondoro fin
dall’inzio, forse noi non
saremmo nemmeno stati insieme a quest’ora. –
mormorò, assorta nell’unione delle
loro mani.
Draco
se le portò sulle labbra e le baciò le nocche una
ad una, senza mai staccare lo
sguardo da quello di lei.
-
E ti penti della scelta che hai fatto? – le chiese,
improvvisamente serio.
Alexis
sorrise e la risposta lasciò le sue labbra spontaneamente.
-
No. – ammise, sincera – Potessi tornare indietro
nel tempo, lascerei ogni cosa
uguale ad ora, se avessi la certezza che condurebbe nuovamente qui, su
questa
panchina, accanto a te. – poi sembrò pensarci su e
distolse lo sguardo,
improvvisamente nervosa – Certo, forse sceglierei di dirti
personalmente la
verità, senza che tu lo venga a sapere da una lettera.
– aggiunse, portandosi
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lo
sentì ridacchiare appena, mentre le prendeva il mento tra le
dita e la
costringeva ad osservarlo di nuovo: adesso erano vicini e i loro
respiri si
accarezzavano, come le loro mani ancora legate.
-
Sarebbe una scelta saggia. – concordò, sfiorandole
il viso con una carezza – E
comunque, anche se tu fosse stata una Grifondoro, questo non significa
che non
ci saremmo incontrati lo stesso. – le soffiò, ad
un centimetro dalle labbra – Ho
accettato il fatto che tu sia una Potter,
come non avrei potuto accettare che il tuo cuore fosse Grifondoro?
–
Il
cuore Grifondoro le esplose
letteralmente nel petto, mentre spalancava gli occhi e le labbra,
sopresa da
quelle rivelazioni.
Draco,
delicatamente meschino,
approfittò
del fatto che aveva aperto le labbra per infilarle la lingua nella
bocca e
prendere immediatamente ad intrecciarla con quella di lei, in un bacio
allo
stesso tempo violento e dolcissimo, che li lasciò senza
fiato in breve tempo.
Si
allontanò appena da lei solo per posarle la fronte sulla
propria e guardarla
attentamente negli occhi, come se potesse immergevisi dentro.
I
suoi capelli biondi le solleticavano ora il viso, ed era una sensazione
davvero
piacevole.
-
Non preoccuparti. – le mormorò
all’improvviso, socchiudendo gli occhi e
stringendola a sé con un braccio, mentre l’altra
mano andava ad accarezzarle
una guancia – Tuo fratello ti
ha
adorato ancor prima di sapere chi sei. Quando ti sentirai pronta per
dirgli la
verità, sono certo che lui sarà lieto di
accoglierti a braccia aperte. –se ne
uscì, con una dolcezza tanto improvvisa e delicata da farle
singhiozzare
doloramente il cuore nel petto.
Alexis
sorrise e strusciò morbidamente la sua fronte contro quella
di lui.
Rimasero
così per qualche secondo, cullati dal vento freddo e dal
calore piacevole dei
loro corpi; poi, improvvisamente, Draco spalancò gli occhi,
che brillarono di
una strana luce maliziosa, accompagnando il ghigno delle sue labbra.
-
E, a proposito di Potter…- mormorò, con un tono
subdolo che non le piacque per
niente; era incredibile come quel ragazzo potesse cambiare umore tanto
repentinamente, quasi da spaventarla a volte. Draco ghignò
– Gli prenderà un
colpo quando verrà a sapere che la sua adorata
sorellina è innamorata di Draco Malfoy.
–
Alexis
spalancò gli occhi a sua volta e lo allontanò con
una spinta leggera, non
riuscendo a trattenere un sorriso. Lui ridacchiò e lei
tentò di lanciargli
un’occhiataccia risentita.
-
Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò,
spingendogli nuovamente le mani sulle
spalle.
Draco
rise di nuovo, di quella risata cristallina che era così
raro sentir lasciare
le sue labbra, ma che era davvero bellissima. Senza farsi toccare dalle
sue
parole, la strinse di nuovo a sé e lei, istantaneamente, gli
allacciò le
braccia dietro al collo e lo cinse a sua volta, poggiandogli il mento
sulla
spalla.
-
L’unico stupido di cui vorrei mai
innamorarmi. –
Grazie
a quell’amore del suo
ormai ufficiale
fidanzato, aveva passato tutto il pomeriggio a farsi distrarre dalle
sue parole
e dalle sue carezze ed aveva finito col dimenticarsi del compito di
Difesa
Contro le Arti Oscure – che avrebbe dovuto consegnare entro
l’indomani. Così,
dopo essersi lanciata in Biblioteca ed aver trovato il libro che le
serviva,
ora stava tornando verso i Sotterranei, pronta ad una nottataccia
passata tra
libri, inchiostro e pergamena.
Grazie
davvero, Draco.
Comunque,
per sentirsi meno in colpa, il ragazzo si era offerto di aiutarla con
il
compito, nonostante la prospettiva lo rendesse alquanto poco allegro.
“Preferirei
passare il mio tempo con te
in modi decisamente più…divertenti.”
Le aveva infatti sussurrato malizioso,
passandole una mano sulla schiena.
Era stato con un’enorme violenza – e
con grande disappunto di lui – che era letteralmente fuggita
dalla Sala Comune
per recarsi in Biblioteca.
I
corridoi erano stranamente silenziosi, come se tutto il castello fosse
già
andato a dormire: improbabile, vista l’ora – erano
solo le sette di sera.
Probabilmente erano tutti scesi in Sala Grande per la cena.
Aprì
l’enorme libro che aveva tra le braccia, cominciando a
leggere l’indice per
cominciare ad avvantaggiarsi, quando sentì un rumore
sinistro provenire dalle
sue spalle. Si girò di scatto, chiudendosi il libro contro
il petto con un solo
braccio, mentre una mano correva a serrarsi sulla bacchetta, nascosta
sotto al
mantello. Si guardò intorno, incerta, ma non vide nessuno.
Procedendo
all’indietro, continuò a scrutare le ombre, con
aria guardinga.
Qualcuno
la stava osservando, se lo
sentiva sulla pelle.
Fece
per girarsi, decisa ad accelerare il passo per allontanarsi il
più in fretta
possibile da quel corridoio, mai così spaventoso, ma non
fece in tempo.
Qualcuno
la afferrò prepotentemente per la vita, sollevandola di peso
senza difficoltà
alcuna. La sua schiena si scontrò violentemente contro un
petto ampio e muscoloso,
che l’accolse a sé, gentile, a differenza della
presa con la quale adesso la
strava trascinando via, dopo averla sollevata senza sforzo.
L’urlo che stava
per cacciare le morì in gola, soffocato dalla mano calda
che, adesso, le aveva
serrata decisa le labbra.
Alexis
cominciò a dimenarsi e a scalciare nel vuoto, mentre il
libro le sfuggiva di
mano e cadeva con un tonfo sordo sul pavimento.
Un
secondo più tardi, nel corridoio era rimasto solo il volume
di Difesa Contro le
Arti Oscure, aperto.
Non
aveva smesso un solo secondo di dimenarsi, tanto meno quando la figura
sconosciuta che la teneva legata a sé – come se
non si stesse nemmeno muovendo
– era entrata in un’aula vuota e aveva serrato la
porta con un Colloportus.
La
stanza era buia e indubbiamente vuota: la poca illuminazione proveniva
da
un’ampia finestra lasciata aperta, dalla quale filtravano i
raggi di una luna
mai così piena e vicina, che rendeva l’atmosfera
incredibilmente soffusa.
Alexis
si dimenò ancora, decisamente terrorizzata, e il braccio che
la stringeva per
la vita parve ammorbidirsi appena, mentre la posava delicatamente a
terra,
senza tuttavia lasciarla andare né smettendo di premere la
mano sulla bocca che
aveva tentato, più volte, di morderla, senza risultato.
Lo
sconosciuto la tenne stretta a sé, delicato come se fosse
fatta di cristallo;
sentì il suo viso avvicinarlesi da dietro, tanto che le loro
guance si
sfiorarono.
I
capelli del ragazzo misterioso erano morbidi e profumavano di fiori
freschi e
primavera.
Un
odore terribilmente famigliare.
-
Se prometti di stare buona, allora ti lascio andare…-
promise lui, con voce
morbida e roca, densa e sensuale.
Alexis
deglutì e un brivido le scosse le spalle, mentre annuiva
appena.
Le
sembrò di sentirlo sospirare sollevato, mentre, lentamente,
lasciava scivolare
via la mano dalla sua bocca e il braccio dalla sua vita; non perse
tempo a
sincerarsene comunque, perché appena ebbe il tempo di
voltarsi, sollevò la
bacchetta che ancora stringeva tra le dita tremanti.
-
Diff…- cercò di pronunciare, ma il ragazzo fu
decisamente più lesto.
Capite
le sue intenzioni, aveva fatto scattare il braccio e le aveva serrato
il polso
tra le dita, con forza, allontanando la bacchetta dal proprio petto; le
aveva
storto appena il braccio, senza tuttavia farle troppo male. Si
avvicinò tanto
al suo viso, che adesso, anche nella luce fioca della stanza, lei
potè vedere
chiaramente il volto di chi aveva davanti: Luis Cabrisk, con i suoi
occhi
incredibilmente blu e la sua faccia di arrogante presunzione.
Alexis
trattenne il respiro e un gemito involontario lasciò la sua
gola, mentre lui la
costringeva a lasciar andare la bacchetta.
-
Questa non ti servirà…- mormorò, senza
mai distogliere lo sguardo da quello
verde di lei, che era come pietrificato.
Alexis
sembrò trovare coraggio in una parte remota di
sé, perché cercò di
divincolarsi, senza troppo successo.
-
Si puo’ sapere che diavolo vuoi da…-
sbraitò, ma non fece in tempo a finire la
frase.
Veloce,
Luis le aveva artigliato una spalla e poi l’aveva spinta
contro il muro,
preoccupandosi però che l’impatto non fosse troppo
duro.
La
inchiodò lì, con uno sguardo serio e minaccioso,
mentre sulle sue labbra si
apriva un sorriso perfetto e freddo.
-
Io conosco il tuo segreto - le soffiò, con voce morbida
– Alexis
Lily Potter...-
*
(*) Le Coccatrici sono animali magici,
combinazione tra un gallo e un drago (o un serpente); somigliano a
delle
galline giganti, per questo ho deciso di inserire questo termine di
paragone
per descrivere Pansy e le sue amiche: fa più linguaggio da
mondo magico, no?
(**) Il nuovo
ragazzo ha ventuno anni,
dovendo frequentare il settimo anno, perché vi ricordo che,
in questa storia, l’età
di frequentazione di Hogwarts non è pertinente
all’originale e il primo anno si
comincia a quindici anni.
Salve a
tutte!
Ecco a voi il nuovo capitolo di
questa
storia: spero vi
sia piaciuto *_*
Come promesso, è arrivato non appena
ho concluso i miei esami! Finalmente sono liberaaaaaaaa *______* Non ho
idea di
come sia andato, ma penso piuttosto bene! Vi farò sapere il
risultato nel
prossimo capitolo, promesso ;)
Purtroppo sono abbastanza di corsa,
quindi mi limito a lasciarvi poche parole e una
miriade di
ringraziamenti, augurandomi che questo capitolo vi sia
piaciuto almeno
quanto i precedenti, perché io mi sono divertita molto a
scriverlo!
Passando a delle comunicazioni
importanti:
1. Adesso che è di nuovo
estate e che potrò dedicarmi alla
scrittura giornalmente, questa fan fiction verrà
aggiornata una volta alla
settimana, ogni sabato pomeriggio dopo pranzo. Ovviamente,
avendo postato
oggi questo capitolo, il prossimo non sarà questo sabato, ma
sabato 9 Luglio!
2. Rinnovo il mio invito a seguirmi su
facebook, dove potrete
trovare foto, anteprime e spoiler su questa storia e sulle altre che
sto
scrivendo!
Ada Wong su
Facebook
3. Faccio di nuovo pubblicità
alla fanfiction di EleanorMair,
spin-off di ‘Un
Particolare In Più’ che ha come protagonista il
nostro bel Zabini. Come fate a
perdervela?
…Odi
et Amo… di EleanorMair
4. Faccio un po’ di
pubblicità anche alle altre mie storie
online qui su EFP; se oltre la storia vi piace anche il mio modo di
scrivere o
il modo in cui muovo i personaggi, leggetele, mi rendereste veramente
felice (:
L’ultimo
bacio
della Morte
Walk Through
The Fire
Bene, dopo i soliti annunci, passo
velocemente a ringraziarvi, perchè ve lo meritate davvero!
Grazie
mille, infinitamente per:
Oltre 300
recensioni (non me lo sarei
mai immaginato *_*)
100 preferiti
20 ricordati
113 seguiti
GRAZIE CON
TUTTO IL CUORE PER SEGUIRE
CON ME LE AVVENTURE DI ALEXIS POTTER!!
E un grazie
speciale alle 15 persone che hanno recensito lo
scorso capitolo!
A voi tutto il mio affetto <3
Ora scappo, fatemi
sapere cosa ne pensate di questo capitolo, per me è davvero
importantissimo!! <3
Un bacione enorme a tutte :3
Giulia.
|
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Capitolo 37 *** Il momento più bello di sempre ***
Piccolo
avvertimento pre-capitolo: questo che segue potrebbe essere
definito un capitolo a raiting
rosso,
nonostante la fan fiction rimarrà di raiting
arancione.
Mi sembra giusto
avvertire in caso di lettrici/lettori estremamente sensibili o in un
età non
adatta per leggere determinate scene. Non è nulla di volgare
od eccessivo, ma è
giusto darvi la possibilità di saltare l’ultima
parte in caso non siate
abbastanza maturi da poterla leggere.
Non ho voluto cambiare il raiting all’intera storia
semplicemente perché
molte lettrici sono ancora minorenni e non avrebbero la
possibilità di
continuare a leggerla, il che mi sembra un’ingiustizia, visto
che ritengo la
mia fan fiction per tutti; inoltre, scene
“dettagliate” come quelle di questo
capitolo non credo di scriverne ancora!
Detto questo, vi auguro come sempre buona lettura!
Le altre note saranno, come al solito, a fine capitolo!
Fatemi
sapere che ne
pensate, mi raccomando!
~Un
Particolare In Più~
Dedico questo
capitolo a te, Eleanor.
Grande scrittrice.
Sorellina virtuale.
Persona veramente eccezionale.
Auguri per il tuo matrimonio!
Ti voglio bene.
Capitolo XXXVII
Il momento più bello di sempre
-Io
conosco il tuo segreto…Alexis Lily
Potter.-
Il
mondo le era crollato addosso in un solo istante.
Aveva
sentito gli occhi spalancarsi, fino a farle davvero male; le labbra si
erano
socchiuse, trattenendo quell’aria fredda che, adesso,
lentamente, stava
buttando fuori con fiato tremante. Aveva preso a respirare a fatica,
senza che
se ne fosse nemmeno resa conto: il cuore le batteva frenetico contro il
petto e
le chiedeva urgentemente ossigeno, come se fosse stata appena colpita
da un Cruciatus violentissimo.
Il
ragazzo non aggiunse nulla alle sue parole.
Che
cos’altro avrebbe mai potuto dire,
in fondo?
Si
limitò a fissarla dall’alto, il viso appena
piegato verso quello della ragazza,
che continuava a guardarlo con gli occhi sbarrati, ora leggermente
lucidi. La
teneva imprigionata contro il muro, una mano che ancora le artigliava
la spalla
e l’altra poggiata sulla fredda parete di pietra, accanto
alla sua testa.
Alexis
deglutì, fissandolo prima in un occhio e poi
nell’altro, come se cercasse di
trovare una risposta a tutte le domande che le si stavano affollando
velocemente nella testa. Aprì le labbra parecchie volte,
come se volesse dire
qualcosa, ma non un singolo suono riusciva ad uscire da esse, che si
richiudevano il secondo dopo, tremanti.
Luis
continuava a fissarla con espressione dura, lo sguardo concentrato e
attento
anche al più piccolo movimento del viso di lei.
Attento
al mondo smeraldino dei suoi
occhi ora così grandi.
Improvvisamente,
la piega rigida di quelle labbra perfette si rilassò e,
inaspettatamente, il
ragazzo scoppiò in una risata allegra, che la fece
sussultare.
Era
simile ad un latrato, che le
accarezzava la pelle del viso con delicatezza.
Alexis
corrugò la fronte, osservandolo dal basso, spaventata e
confusa.
Luis
si piegò appena in avanti, cercando di trattenere quelle
risatine che ora gli
scuotevano inspiegabilmente le spalle.
-
Dovresti vedere la tua faccia adesso, Alexis!-
la schernì divertito, tra le risata.
Le
lasciò andare la spalla, facendo scorrere le dita affusolate
sul suo collo
sottile e sulla guancia, ancora rossa di indignazione e spavento. Poi
si
allontanò, ridacchiando ancora e portandosi un braccio a
tenersi la pancia,
mentre si poggiava con l’altra mano ad uno dei banchi.
Alexis
lo fissò sempre più sconcertata: di certo non
c’era alcuna ombra di
divertimento sul suo viso pallido, chiazzato solo sulle gote, in
maniera quasi
violenta. Ora che Luis non la teneva più intrappolata contro
il muro, si
permise di fare un passo in avanti e di staccarsi dalla parete fredda,
senza
però avvicinarsi al ragazzo, ma mantenendo una distanza di
sicurezza.
La
sua bacchetta era abbandonata
accanto a quella del Grifondoro, sul tavolo al quale lui si era
ancorato per
non barcollare a causa di quelle risate del tutto ingiustificate.
Le stava veramente facendo venire i
nervi.
Deglutì
titubante, le sopracciglia tanto corrugate nello sforzo di comprendere
quello
che stava succedendo, che cominciava a farle male la testa. Si
avvicinò
circospetta, fino a riuscire a sfiorare la sua bacchetta con le dita;
Luis non
fece niente per fermarla e continuò a ridacchiare,
così lei ne approfittò per
riappropiarsene e puntargliela contro.
Cabrisk
non smise di ridere, ma i suoi latrati si fecero più lievi,
mentre sollevava lo
sguardo su quello di Alexis e le sorrideva di sbieco, inarcando un
sopracciglio
elegante.
La
Potter pronunciò un Lumos
e la punta
della sua bacchetta si accese, illuminando il viso perfetto di Luis,
che
continuava a fissarla tranquillo.
Sembrava
non temerla affatto, nemmeno
adesso che gli stava puntando la bacchetta contro.
Era come se sapesse che lei non avrebbe
mai potuto fargli del male.
Mai.
Alexis
lo studiò per qualche silenzioso minuto, una strana fitta in
fondo al cuore.
-
Chi diavolo sei? E, ammesso che io sia davvero chi tu credi che io sia,
come
diavolo fai a saperlo? – gli domandò, ora
più coraggiosa grazie alla bacchetta
che stringeva quasi convulsivamente tra le dita.
Era
bellissima, in quel momento,
secondo lui.
I capelli neri erano sparpagliati
intorno al viso pallido, le cui guance livide la rendevano veramente
deliziosa.
Gli occhi poi erano identici a quelli
di Lily Evans, ma avevano una determinazione che era tutta sua.
Di James Potter.
Luis
si limitò a sorriderle e piegò nuovamente la
schiena in posizione eretta, in
modo tale da sovrastarla completamente; la guardò
dall’alto, con un’occhiata
strana, di cui lei però non ebbe paura.
L’unica
cosa a farle veramente paura
era la strana familiarietà di quello sguardo blu, pieno di
dolcezza e
comprensione.
Con
una calma quasi esasperante, Luis incrociò le braccia al
petto, senza smettere
nemmeno per un secondo di fissarla.
Alla
fine, dopo quelli che sembrarono momenti infiniti, si decise a parlare.
-
Davvero non mi riconosci, Alexis?
–
le disse tranquillo, piegandosi nuovamente in avanti, fino ad arrivare
con il
suo viso all’altezza di quello di lei che, istintivamente,
fece un passo
indietro.
Luis
le sorrise e allungò un braccio per poterle sfiorare il viso
con una carezza
alla quale lei non si sottrasse.
-
Non avere paura, non voglio farti del male. – le
sussurrò delicato,
osservandola prima in un occhio e poi nell’altro –
Non potrei mai fartene. –
Alexis
abbassò appena la bacchetta, fissandolo dal basso intimorita
e frustrata. La mano
le tremeva visibilmente, tanto che la luce prodotta dalla punta della
sua
bacchetta vibrava tutta intorno a loro, crepitando debolmente
nell’oscurità.
-
Chi sei? – gli domandò ancora in un sussurro, il
cuore che aveva preso a
batterle tanto forte da farle veramente male.
Luis
le sorrise, poi si allontanò e fece scivolare la mano sul
ripiano del tavolo,
per riappropiarsi della sua bacchetta, che strinse tra le dita. Alexis
spalancò
gli occhi e fece un passo all’indietro, rinsaldando la presa
intorno alla
propria bacchetta.
Il
ragazzo scosse la testa, il sorriso che ancora gli piegava morbidamente
le
labbra.
-
Tranquilla, non voglio farti del male. – le
ripetè, mentre sollevava la
bacchetta e la agitava nell’aria.
Nell’oscurità
si formarono una serie di lettere, che crepitarono di una luce blu,
così accesa
da far quasi male agli occhi. Composero un nome:
L U I S
C A B R I S K
Alexis
le fissò interdetta, senza capire; poi, Luis diede un altro
piccolo colpo con
la bacchetta e le lettere si mescolarono di nuovo, andando a formare un
altro
nome:
S I R I U S
B L A C K
Rimase
almeno per qualche minuto buono ad osservare il nome che brillava con
violenza
davanti ai suoi occhi, ora enormi; la bocca le si era appena socchiusa
nella
sorpresa, mentre adesso aveva cominciato a scuotere la testa, incredula.
-
No…Non è possibile…-
mormorò con voce tremante, cominciando ad indietreggiare.
Le
lettere si spensero lentamente, lasciandoli completamente al buio,
rischiarati
solo dalla luce della luna che filtrava a fatica dalle finestre.
Alexis
deglutì e continuò a scuotere la testa, gli occhi
spalancati che cominciavano a
bruciarle. Luis non fece nulla, si limitò ad osservare i
suoi movimenti, come
se temesse che fare una mossa appena più azzardata avrebbe
potuto farla
collassare.
Alexis
indietreggiò fino a che le sue spalle non si scontrarono con
la fredda parete
di pietra; la presa attorno alla sua bacchetta si fece sempre
più debole,
finchè il rumore del bastoncino sul pavimento non interruppe
il silenzio,
subito seguito dal suo rotolare qualche centimetro più
lontano; senza smettere
di guardarlo con occhi spalancati, si lasciò scivolare al
suolo, raccogliendo
istintivamente le gambe al petto.
-
Non è possibile…- ripetè ancora,
scuotendo la testa.
Si
rifiutava di credere una cosa del
genere.
Non era possibile.
Sirius ad Hogwarts?
Doveva stare sognando o quello doveva
essere uno scherzo di cattivo gusto.
Luis
le sorrise dall’alto, rassicurante, e si mosse lentamente,
fino ad arrivarle
davanti; si piegò sulle ginocchia e si chinò in
avanti, per avere il viso alla
stessa altezza di quello di lei, che continuava ad osservarlo con
espressione aliena,
come se gli avesse visto spuntare una testa d’Ippogrifo sulla
spalla.
Forse,
la cosa l’avrebbe scioccata di
meno.
Sirius ad Hogwarts?
Con
circospezione, Luis sollevò una mano e le
accarezzò il profilo del viso con la
punta delle dita.
In
quel gesto usuale, che le fece
immediatamente andare in fiamme il petto.
-
Alexis, sono io. – le sorrise, continuando ad accarezzarla in
quel modo
decisamente famigliare – Va bene che sono di qualche anno
più giovane, ma sono
sempre io, possibile che tu non mi riconosca? – la
schernì divertito.
Con
quella voce che non le era mai
sembrata così calda e rassicurante.
La voce di…
-
Sirius…-
Il
suo sussurro ebbe tutto il tempo di aleggiare nel silenzio e
disperdersi
nell’aria.
Luis
– o meglio, Sirius – sorrise ancora e
annuì, spostandole una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
Alexis
cominciò a respirare a tratti, mentre un sorriso incredulo
le si allargava
sulle labbra. Sirius non ebbe il tempo per dire o fare
nient’altro, perché lei
scoppiò a ridere e poi cominciò a piangere,
mentre si lanciava in avanti e gli
circondava il collo con le braccia, stringendolo forte a sé.
Sirius
la accolse immediatamente, cingendole la vita con un braccio e portando
una
mano a sfiorarle i capelli.
Erano
diventati più lunghi dall’ultima
volta che li aveva accarezzati, quella sera ormai lontana di cinque
mesi prima.
Tremava,
tra le sue braccia.
Singhiozzava
e rideva.
Le
spalle erano scosse da tremiti di pianto e di risate,
contemporaneamente.
Le
sue labbra erano aperte in un sorriso luminoso, contro la sua spalla,
ma le sue
guance erano bagnate di lacrime.
-
Oddio…- mormorò incredula, la bocca premuta
contro la stoffa morbida del
maglioncino di Sirius.
Quell’odore,
era proprio quello del suo
padrino: aveva sempre saputo di fiori freschi e di primavera, un
profumo che
riusciva a farla sentire al sicuro da tutti i pericoli del mondo.
-
Sssssh. Va tutto bene, piccola mia. Va tutto bene. Sono qui.
– le sussurrò
all’orecchio, stringendola di più e cullandola
appena, mentre le poggiava il
mento sulla testa e continuava ad accarezzarle i capelli e la schiena.
-
Sei davvero…qui? – gli domandò con voce
soffocata, distanziandosi appena, quel
tanto che le bastava per poterlo finalmente vedere di nuovo in viso.
Colui
che credeva essere solo uno studentello sconosciuto e spavaldo, Luis
Cabrisk,
la stava guardando dall’alto, con espressione serena e
rassicurante.
Ora
che lo osservava bene, si chiese come avesse potuto essere
così cieca.
L’ovale
del suo viso; i lineamenti eleganti; i capelli neri, lunghi fin sotto
le
spalle, che in ciocche sfuggenti gli ricadevano sulle guance e
coprivano appena
gli occhi; occhi blu e decisamente suoi.
Tutto
richiamava a gran voce il suo
padrino.
Sirius Black.
Sirius
le sorrise e annuì appena, senza smettere né di
guardarla né di sfiorarla con
carezze lente, che adesso dai capelli si erano spostate al profilo del
viso.
-
Sono davvero qui. – confermò e non
riuscì a frenare la risatina sommessa che
lasciò le sue labbra.
La
sua figlioccia appariva davvero
disorientata ed era tenerissima, in quel momento.
Le voleva bene.
Se avesse mai avuto la possibilità di
innamorarsi in un futuro roseo e fosse riuscito ad avere una famiglia
– una
famiglia vera e sua – e una figlia, era sicuro che le avrebbe
voluto bene
esattamente come ne voleva ad Alexis Potter.
Sirius sapeva di voler bene ad Alexis
come se fosse davvero sua figlia.
La
piccola Potter lasciò scivolare una mano dalla spalla del
padrino per
portarsela a coprire la bocca; sentiva le sue dita tremare appena a
contatto
con le labbra, ma non erano solo quelle ad essere scosse da un
tremolio: poteva
avvertire i brividi su ogni centimetro della sua pelle ed era sicura
che anche
i suoi occhi stessero tremando.
Ed
era così, davvero.
Quegli
occhi, che a Sirius avevano sempre ricordato la giovane Lily Evans,
stavano
tremando appena, immersi in quelle lacrime che li facevano brillare di
una luce
che, a dispetto di quel che avrebbe creduto, era semplicemente felice.
Alexis
lo osservò in silenzio per qualche minuto, cercando di
calmarsi e lasciando a
Sirius la possibilità di asciugarle le guance con carezze
lente e delicate.
Poi, piano, come se temesse che facendo un movimento appena
più brusco lui
sarebbe potuto svanire nel nulla, sollevò entrambe le mani e
gli prese il viso
tra le dita, sfiorandolo delicatamente e studiandolo con
un’occhiata quasi
meravigliata. Le sue carezze si spostarono poi sul collo e infine sulle
spalle,
dove si adagiarono leggere.
E
alla fine, Alexis sorrise semplicemente.
Sirius
era di nuovo con lei.
C’era
un bel fuoco sul pavimento, adesso.
Sirius
l’aveva acceso per riscaldare e rischiare
quell’aula decisamente troppo fredda
e buia ed ora la sua luce aranciata illuminava entrambi, seduti vicini,
come se
in quel momento di ritrovo non fosse loro possibile allontanarsi di
nuovo, dopo
tanto tempo.
Lui
sedeva con la schiena poggiata contro un banco alle sue spalle, una
gamba
distesa e l’altra piegata contro il petto, a sorreggere un
gomito; la mano era
impegnata a sfiorare il viso della sua giovane figlioccia, che si era
rannicchiata al suo fianco e gli aveva poggiato una guancia contro la
spalla,
gli occhi socchiusi.
Non
avevano idea di quanto tempo fosse passato in quel silenzio carico di
affetto e
nostalgia, ma non aveva importanza per nessuno dei due.
-
E’ strano…- mormorò Alexis
all’improvviso, senza riaprire gli occhi.
Sirius
sorrise appena e chinò il capo per osservarla.
-
Cosa? – si informò curioso.
-
Averti qui. – rispose lei, aprendo gli occhi per lanciargli
un’occhiata di
sottecchi – Insomma, tu non dovresti essere ad Hogwarts.
E’ pericoloso. Gli
Auror ti cercano e io so che dovrei dirti di andare via, ma non ce la
faccio…-
-
E’ tutto ok, Alexis. – la interruppe lui,
lasciandole un buffetto sulla guancia
– Tu devi solo stare tranquilla e non preoccuparti per cose
più grandi di te.
Nessuno mi riconoscerà e gli Auror sono troppo impegnati
nella loro assurda
ricerca per capire che mi sto nascondendo proprio sotto i loro occhi. E
poi,
Silente mi ha assicurato che farà tutto ciò che
è in suo potere per deviare
ogni minimo sospetto. Ah, che grande uomo, Silente…-
-
Silente sa che sei qui? Sa che tu sei…tu? –
domandò Alexis incredula, alzando
il viso e strabuzzando gli occhi.
Sirius
ridacchiò appena e sorrise, annuendo.
-
Sì. Deve aver saputo che ero in difficoltà
e…beh, è stato lui a trovarmi e ad
avere questa idea. Silente sa sempre tutto, io e James ci chiedevamo
spesso
come Salazar facesse. –
Sospirò,
al ricordo del migliore amico, che trovava riflesso negli occhi
determinati
della sua figlioccia e del fratello, Harry Potter, che in quei giorni
aveva
avuto la possibilità di studiare da vicino; gli piaceva
stargli accanto, perché
gli sembrava di tornare indietro nel tempo e di…
Scacciò
quei pensieri dalla testa, mentre una luce strana gli adombrava lo
sguardo, che
tornò a fissare assorto le fiamme pigre davanti a
sé.
Alexis
dovette comprendere i pensieri del padrino, perché gli si
strinse
improvvisamente addosso, cingendogli il braccio sul quale era poggiata
e
strusciandoci una guancia contro.
-
Ti voglio bene, Sirius. – si limitò a dire, ma era
tutto quello che aveva
bisogno di esprimere e che lui aveva bisogno di sentire.
Sirius
sorrise appena e annuì, tornando a guardarla.
-
Te ne voglio anch’io, bambina mia. –
Si
chinò appena e le depositò un bacio sulla fronte.
Alexis
sorrise a sua volte e chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi a
quel calore
confortante che lui era sempre stato in grado di donarle.
Rimasero
in silenzio di nuovo, semplicemente ad assorbire l’uno la
presenza dell’altra.
Fu
lei a riaprire il discorso.
-
Sirius, come fai ad avere questo aspetto…? – gli
domandò curiosa, riaprendo gli
occhi per poterlo nuovamente guardare.
Alla
luce aranciata del fuoco che li stava riscaldando, il volto di Luis
Cabrisk le
appariva veramente magnifico.
Il
suo padrino era bellissimo, ai suoi occhi, o per lo meno doveva esserlo
stato
da adolescente, perché a causa della guerra e delle
persecuzioni degli Auror si
era trascurato parecchio.
Eppure,
la sua bellezza raffinata le
era apparsa chiaramente anche nelle giornate più dure,
perché sotto i capelli
scarmigliati, la barba incolta e il fisico sciupato, Alexis era sempre
riuscita
a scorgere la luce di quegli occhi incredibilmente blu e
l’arroganza di quel
sorriso malandrino, che si dispiegava su labbra morbide e perfette.
Non per niente, quando Sirius le
raccontava le sue avventure ad Hogwarts, con i suoi genitori, il saggio
Remus
Lupin e il codardo – verme – Codaliscia, affermava
che i Malandrini erano tra i
ragazzi più desiderati della scuola e, di certo, lui era il
più bello e
affascinante; e lei non poteva fare altro che credergli.
Sirius
le rivolse un sorriso enigmatico, poi le punzecchiò una
guancia con l’indice.
-
Pozione dell’Età. – le rispose
semplicemente – Silente me ne ha procurata in
grandi quantità: mi basta berne un bicchiere ogni
ventiquattro ore e il mio
aspetto rimane quello di un ventunenne. – spiegò,
annuendo soddisfatto.
Alexis
corrugò le sopracciglia e si allontanò appena,
per poterlo osservare meglio.
-
Mi stai dicendo che questo è il tuo aspetto
di…quindici anni fa?! – esclamò
all’improvviso, spalancando gli occhi, decisamente sorpresa.
Sirius
ridacchiò divertito e annuì, con espressione
arrogante.
-
Esatto, piccola mia. Hai l’onore di poter ammirare il tuo
bellissimo padrino
nel fior fiore dell’età! – rispose,
tutto impettito, pettinandosi i lunghi
capelli con le dita.
Alexis
spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi, poi
scattò all’indietro.
-
ODDIO! – urlò inorridita, tanto che Sirius le
lanciò un’occhiata preoccupata –
E’ terribile! – piagnucolò poi,
raccogliendo le gambe al petto e nascondendoci
il viso sopra.
Sirius
la osservò interdetto, poi gattonò fino da lei e
le poggiò una mano sulla
spalla.
-
Ehi, Alexis: cos’è ad essere terribile? Spero non
il mio aspetto, potrei non
perdonarti un affronto simile. – la prese in giro, sorridendo
appena.
Alexis
mugugnò qualcosa contro le sue ginocchia, ma Sirius non
riuscì a comprendere
che cosa avesse detto. La sua mano scivolò sotto il viso
della ragazza e la
costrinse a rialzarlo, per poterla guardare negli occhi.
-
Cosa ci sarebbe di così terribile? – le
domandò di nuovo e, inaspettatamente,
la vide avvampare.
-
Prima di sapere che Luis sei…tu…provavo
attrazione fisica per te! – ammise
sconvolta e non avrebbe assolutamente voluto urlarlo, ma purtroppo non
era
riuscita a controllarsi.
Insomma,
provare attrazione per un
ragazzo più grande – considerando quanto Luis
fosse affascinante – era una cosa
del tutto normale; ma provarla per il suo stesso padrino –
nonostante lui fosse
decisamente bello da giovane – era veramente inaccettabile!
Si
sottrasse di nuovo alla presa di Sirius e nascose nuovamente il viso
dietro le
ginocchia, le guance deliziosamente chiazzate dal rossore della
vergogna, che
adesso la stava consumando da dentro.
Sirius
rimase ad osservarla in silenzio, poi la sua risata esplose simile ad
un
latrato, aleggiando nel silenzio e costringendola a sollevare il viso
di scatto
per lanciargli un’occhiata indignata.
-
Ma no, prego: prendiamoci gioco del mio imbarazzo! – lo
aggredì lei e Sirius
cercò di trattenersi dal ridere, con pochi risultati.
Le
si avvicinò, scuotendo la testa, e le circondò le
spalle con braccio,
stringendola affettuoso a sé.
-
Ah, mia piccola Alexis, neanche tu riesci a resistere al fascino
esorbitante
del tuo bellissimo padrino! – sospirò divertito,
con un tono decisamente da
scemo.
Alexis
gli lanciò un’occhiataccia, ma lui le sorrise,
costringendola a sbuffare a
ridere a sua volta.
-
Siamo sicuri che quella Pozione dell’Età non abbia
effetti collaterali anche
sul cervello? – gli chiese stizzita, ma con una luce
divertita nello sguardo
verde.
Sirius
la guardò dall’alto, affilando gli occhi.
-
Che cosa vorresti insinuare, scusa? – le domandò
di rimando, offeso.
Alexis
si strinse nelle spalle e scosse la testa.
-
No, niente. Era così, tanto per dire. – lo
schernì, fingendosi indifferente.
Lui
la punzecchiò su di un fianco, facendola ridacchiare per il
solletico
procuratole.
-
Stare con le Serpi ti fa male. – sentenziò
divertito.
Alexis
si voltò e gli fece una linguaccia.
Era
ormai mezzanotte passata, quando Luis Cabrisk e Alexandra Black
uscirono
dall’aula vuota nella quale si erano rinchiusi quasi sei ore
prima. Il tempo
era veramente volato e i minuti si erano velocemente trasformati in ore
senza
che loro se ne fossero nemmeno resi conto. Avevano parlato di tutto: di
quello
che era successo durante quei mesi di lontananza; di come lei avesse
passato i
primi cinque mesi ad Hogwarts; di dove lui avesse trascorso quel tempo
e di
come fosse riuscito a sfuggire agli Auror sempre per un crine di
Abraxan(*);
del rapporto di Alexis con il fratello, complicato ed estremamente
fragile per
tutte le bugie sulle quali poggiava le sue solide basi; del dispiacere
di
Sirius per averla costretta a quella vita; del rimprovero delicato di
lei, che
gli aveva ribadito, per l’ennesima volta, che lui non doveva
prendersi nessuna
colpa.
Non
lo avrebbe incolpato per nulla di
tutto quello che le accadeva.
Mai.
Ora
si trovavano nei corridoi vuoti dei sotterranei, davanti al muro che
dava
l’accesso al dormitorio di Serpeverde; Sirius aveva insistito
per
accompagnarla, perché non si fidava di lasciarla girovagare
di notte per il
castello.
-
Allora, io vado. – gli disse Alexis, sorridendo e piegando il
capo verso una
spalla.
Sirius
sorrise a sua volta e annuì appena, mentre allungava un
braccio per lasciarle
una carezza sulla guancia. La mano di lei corse su quella del padrino e
la
bloccò contro il suo viso, assorbendo il calore della pelle
liscia.
-
Sono contenta di averti qui, davvero. – sussurrò,
lanciandogli un’occhiata
felice dal basso.
Sirius
districò la presa della sua mano, solo per poterle poggiare
le sue sopra le
spalle; si chinò appena, quel tanto che gli bastava per
poterla osservare bene
in viso, nonostante la fioca luce proveniente dalle candele tremule.
Alexis gli
sorrise e alzò una mano per mettergli una lunga ciocca nera
dietro l’orecchio e
approfittandone per saggiare ancora il calore del suo viso sulle dita.
– Mi sei
mancato, Sirius…- soffiò poi, mentre lui la
stringeva affettuosamente a sé e
poi le depositava un bacio delicato sulla fronte.
-
Anche tu, figlia mia. –
Il
muro di pietra si era appena chiuso alle sue spalle, separandola
definitivamente da Sirius.
Non
poteva ancora crederci.
Sirius, il suo adorato padrino, era lì
ad Hogwarts con lei.
Questa era davvero una sorpresa
magnifica.
L a
s o r p r e s a
p i ù
b e l l a
d i s
e m p r e.
Alexis
sorrise tra sé e sé, portando una mano a coprirsi
educatamente le labbra e poi
scosse la testa, in segno di scherno, rivolto a Godric sapeva solo chi.
Sirius
era completamente pazzo ad aver
fatto una cosa del genere.
Si
voltò, il sorriso che arrivava ad illuminarle anche lo
sguardo, e si diresse al
centro della Sala Comune, pronta ad andare a dormire.
Non
vedeva l’ora che fosse l’indomani
per poterlo vedere di nuovo.
Era così bello averlo di nuovo vicino.
Ridacchiò
sommessamente, volteggiando persino, mentre allargava le braccia e poi
se le
stringeva al petto.
Tutto
sotto gli occhi vigili di due
persone, che erano sedute sul divano verde, accanto al camino, e che
lei,
ovviamente troppo presa dal ricordo di Sirius, non aveva nemmeno notato.
-
Ecco la tua principessa. Vedo che sta piuttosto bene, è
stato inutile
preoccuparsi tanto. –
La
voce scura di Blaise Zabini la costrinse a riaprire gli occhi di
scatto, mentre
sobbalzava spaventata e puntava lo sguardo sui due ragazzi, che ancora
la
fissavano.
C’era
stato qualcosa di sprezzante nel
tono del moro; qualcosa che arrivò a colpirla dritta nel
petto, facendole
mancare un battito.
Un altro battito lo perse quando, con
orrore, prese coscienza della realtà delle cose: si rendeva
praticamente conto
solo in quel momento di essere completamente sparita per quasi sei ore,
quando
invece avrebbe dovuto semplicemente recarsi in biblioteca, prendere un
libro di
Difesa Contro le Arti Oscure e tornare da Draco, che la stava
aspettando per
aiutarla con lo studio.
Per Tosca Tassorosso!
Si era completamente dimenticata di
Draco Malfoy: come era potuto accadere?
Quando
la consapevolezza la colpì, simile ad un’ondata
violenta, sentì il petto
lanciare una scarica decisamente dolorosa, che quasi le tolse il
respiro.
Era
stato come essere colpiti da una
marea improvvisa ed inaspettata, che le era entrata con violenza nelle
narici e
nella bocca, riempiendole i polmoni.
Sbarrò
quasi inconsapevolmente gli occhi, mentre irrigidiva la mascella e
deglutiva,
sorpresa da se stessa. Abbassò il viso e si portò
una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
Non
voleva incrociare i suoi occhi.
I suoi occhi grigi e decisamente
tempestosi, che le bruciavano sulla pelle come fruste di fuoco punitore.
Rimasero
tutti in silenzio per qualche minuto, poi Blaise sbuffò e si
alzò in piedi,
scompigliandosi i capelli con una mano.
-
Beh, me ne vado a dormire: ho già perso le mie preziose otto
ore di sonno e
domani avrò due occhiaie spaventose, per colpa vostra.
– sentenziò duro,
lanciando prima un’occhiata a Draco – che se ne
stava seduto in una posizione
veramente rigida, con le mani strettamente intrecciate davanti alla
bocca e gli
occhi puntati sulla ragazza – e poi scivolando ad osservare
di sottecchi
Alexandra.
Sbuffò
ancora e scosse la testa, prima di dirigersi verso il dormitorio
maschile.
-
Stavolta non farò niente per salvarti dalla sua furia. Te la
sei meritata,
Black. – le disse piano, mentre le passava accanto e poi
spariva al di là della
porta, lasciandoli completamente soli.
Oh
lo sapeva benissimo di essersela
meritata.
Lo aveva fatto aspettare per ore,
conoscendolo aveva cominciato a preoccuparsi dopo soli dieci minuti,
figuriamoci quello che avrebbe potuto pensare dopo quasi sei ore di
assenza.
L’hai combinata grosso stavolta, Alexis
Lily Potter.
Se
ne rimasero in un silenzio così teso da gravarle sulle
spalle; teneva ancora il
capo chinato e lo sguardo basso, mentre adesso aveva preso a torturarsi
il
labbro inferiore e a storcere il naso in smorfie strane, che cercavano
di
arginare l’espressione triste che faceva violenza per
disegnarlesi in volto.
Era come se lei si stesse sforzando di mostrare un sorriso, ma le
labbra si
ostinavano a riassumere una piega colpevole. Sentiva lo sguardo di
Draco
scandagliarla lentamente, con un freddezza bollente che era solo sua e
che le
bruciava ogni singola parte del corpo.
Fiamme
vendicatrici erano quelle che
adesso le stavano, immaginariamente, accarezzando il viso con
prepotenza.
Alexis
deglutì e socchiuse gli occhi, prima di prendere un grande
respiro e
costringersi a rialzare il viso: doveva affrontarlo. Sollevò
lentamente il capo
e riaprì gli occhi, fino a che non riuscì ad
incontrare la figura di Malfoy,
ancora seduto in quella posizione rigida, che lo faceva somigliare ad
una
statua. Aveva un’espressione dura e impassibile dipinta sul
viso, e l’unico
cenno della rabbia che stava cercando di nascondere si manifestava
nella piega
severa delle sopracciglia e nella luce che brillava solo in fondo ai
suoi
occhi, fissi sul suo viso con un’ostinazione veramente
lodevole; le sembrava
che non battesse nemmeno le ciglia, come se avesse paura di perderla di
vista
anche per un infinitesimale secondo.
Si
osservarono per qualche minuto, in silenzio, poi fu lei a prendere
parola per
prima.
-
Draco…? – lo chiamò, chinandosi appena
su di un lato, per poterlo scrutare da
un’altra angolazione. Ma non fece in tempo ad aggiungere
nient’altro, perché
lui la interruppe immediatamente, come se la sua voce fosse riuscita a
sbloccarlo.
-
Dove sei stata? – gli chiese, brusco e diretto.
Alexis
lo fissò, aprendo appena gli occhi.
Non
poteva di certo dirle che aveva
passato le ultime ore in compagnia di Sirius Black!
Deglutì
e si umettò il labbro inferiore, mentre un lampo
d’indecisione gli illuminava
lo sguardo, improvviamente passato dall’avere
un’espressione dispiaciuta ad una
colpevole.
Draco
doveva aver notato quel
dettaglio, perché la piega dura delle sue sopracciglia si
accentuò e i suoi
occhi persero la consueta apatia per colorarsi di freddezza.
Ghiaccio sulla sua pelle.
-
Io, sono andata in…biblioteca e…-
farfugliò Alexis a disagio, mentre si portava
una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in quel gesto
così famigliare che ormai
denotava, ai suoi occhi, quanto la ragazza fosse nervosa.
Ma,
di nuovo, non fece in tempo ad aggiungere nulla.
Con
un verso frustrato, simile ad un ruggito che doveva provenire da una
parte
decisamente profonda del suo petto, Draco si alzò di scatto
e la raggiunse con
pochi passi furiosi, così velocemente che lei quasi non se
ne accorse, troppo
occupata ad osservare la ciocca di capelli che si stava torturando tra
le dita.
La agguantò per un polso, costringendola a prestargli
attenzione.
Quando
Alexis rialzò il viso, titubante, incontrò i suoi
occhi.
Una
tempesta appena cominciata, nella
quale cadeva pioggia di rabbia e balenavano fulmini di frustrazione.
-
Mi stai nascondendo qualcosa, Potter? –
sibilò minaccioso, ad un centimetro dal suo viso, tanto che
i loro nasi ora si
toccavano.
Alexis
deglutì e lo fissò negli occhi, prima di
abbassare lo sguardo e sospirare.
Non
poteva.
Non poteva mentirgli ancora.
Scosse
lentamente la testa e quando rialzò il capo, per poterlo
nuovamente guardare,
aveva un’espressione sicura sul viso.
Draco
vacillò per un solo istante
davanti a quella fermezza e la stretta delle sue dita intorno al polso
sottile
di lei si fece appena più debole.
-
No, Draco. – lo rassicurò, costringendosi a
sorridere appena – Ma dobbiamo
parlare. –
Il
tono sereno della sua voce lo disorientò appena, mentre la
presa della sua mano
diventava improvvisamente gentile. Le rivolse un’occhiata
strana, a metà tra
l’arrabbiato e il confuso, mentre lei storceva le labbra in
una smorfia strana
e lasciava scivolare il suo polso dalla presa ormai inesistente, per
poi
intrecciare le sue dita a quelle di lui.
Senza
aggiungere nulla, lo guidò fino al divano, sul quale poi si
sedette, facendolo
accomodare al suo fianco.
Alexis
rimase in silenzio, assorta nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sulle
loro
mani, ancora intrecciate.
-
Dove sei stata? – gli domandò lui di nuovo, con
tono brusco.
Eppure
la stretta delle sue dita era
gentile e delicata.
Alexis
prese un altro profondo respiro.
-
Sono stata con Luis. – cominciò e, dal momento che
adesso aveva rialzato lo
sguardo per poterlo vedere in viso, riuscì a scorgere
chiaramente le varie
espressioni che deformarono appena il volto di Draco: c’era
stata la sorpresa,
poi l’indignazione, infine la rabbia che si era manifestata
anche nella stretta
delle sue dita, che si era fatta improvvisamente violenta, facendole
male.
Cercando di rimanere calma e di ignorare il dolore al palmo stritolato,
Alexis
continuò a fissarlo negli occhi e alzò la mano
libera per fermare il fiume di
parole e minacce che, era sicura, stavano per lasciare le labbra di
Malfoy. –
Aspetta, aspetta! – esclamò, aprendo appena lo
sguardo.
-
Sono sei ore che ti aspetto, ma aspetterò ancora.
– abbaiò quasi lui,
assottigliando lo sguardo e assumendo un sorrisetto sarcastico, che non
le
piaceva per niente.
-
Prima di cominciare ad arrabbiarti inutilmente, lasciami parlare e
ascoltami
fino alla fine. Per favore. – gli disse, accennando ad un
sorrisino remissivo.
Draco
non aggiunse nulla, si limitò a fissarla scettico, un
sopracciglio sollevato.
La
presa della sua mano però si
allentò, facendo avvertire un formicolio a quella di lei.
-
Conosco Luis da quando ero solo una bambina. Mi ha tenuto compagnia
durante la
mia infanzia e siamo sempre stati grandi amici. –
cominciò a raccontare.
-
Credevo di aver capito che non lo conoscessi. – la interruppe
lui, rifilandole
un’occhiata scettica.
Se
stava di nuovo provando a mentirle,
questa volta non l’avrebbe proprio perdonata.
Alexis
annuì.
-
Sì, infatti. Era quello che credevo anch’io.
– concordò – E’ passato del
tempo
dall’ultima volta che l’ho visto e
beh…è cambiato parecchio. Non era affatto
come lo ricordavo. –
Il
che era vero: l’ultima volta che lo
aveva visto Sirius era un po’
più…grande e trasandato.
-
Di certo non era un belloccio di ventun’anni. –
borbottò Draco tra sé e sé,
spostando lo sguardo di lato e serrando la mascella.
Alexis
corrugò la fronte e lo osservò stranita, poi
ridacchiò tra sé e sé.
-
Non sarai mica geloso di Luis, vero? – lo
punzecchiò, sporgendosi appena per
potersi avvicinare al suo viso e osservarlo dritto negli occhi.
L’espressione
di Malfoy si fece strana, come non gliene aveva mai viste: sembrava
quasi…imbarazzato? Era mai possibile? Aveva corrugato le
sopracciglia e, per un
momento soltanto, Alexis avrebbe giurato di vederlo assumere un
colorito appena
più roseo sulle guance.
Comunque,
come al solito, fu lesto a nascondere le sue emozioni e
l’impassibilità tornò a
regnare sul suo viso nello stesso momento in cui si voltava nuovamente
per guardarla.
Aveva
uno sguardo duro adesso, che cancellò tutta
l’ilarità negli occhi di Alexis,
che fece per indietreggiare, delusa.
Era
ancora arrabbiato.
Stava
per allontanarsi, quando lui la bloccò, prendendole la
mascella tra le dita,
con una stretta prepotente e gentile al tempo stesso. Le si
avvicinò con una
mossa veloce del capo, tanto che, solo per un secondo, lei temette che
volesse
prenderla a testate; invece, alla fine, si limitò a rubarle
un bacio rumoroso,
facendo scioccare le sue labbra su quelle di lei. Poi, senza
allontanarsi
troppo, la scrutò negli occhi.
-
Dovrei esserlo? – si informò con tono indagatorio.
Alexis
sorrise, appena disorientata, poi si sottrasse alla sua presa e scosse
lentamente la testa.
-
Assolutamente no. –
Decisamente
no: come avrebbe potuto
essere geloso di Luis? Era il suo padrino!
Draco
parve rilassarsi appena, mentre poggiava una spalla contro lo schienale
del
divano e la osservava con un’occhiata obliqua.
-
Comunque, non cambiare discorso. Ti sto ascoltando. – le
disse poi, nuovamente
duro.
Alexis
annuì, assumendo un’espressione mesta.
-
E’ stato lui a riconoscermi. Evidentemente non devo essere
cambiata molto, nel
tempo. – si schernì, scuotendo appena la testa e
portandosi una mano sulla
nuca.
Draco
la studiò, assottigliando lo sguardo.
-
E, di grazia, come avrebbe fatto a riconoscerti? Nessuno, a scuola, sa
chi tu
sia. Non avresti potuto essere una ragazza che le somigliava molto?
–
puntualizzò, sempre più sospettoso.
Fortunatamente,
Alexis aveva abbassato lo sguardo, quindi lui non riuscì a
scorgere il lampo
preoccupato che le illuminò gli occhi; si riprese
immediatamente e sollevò
nuovamente il viso, portandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
-
Quando ero molto piccola…- spiegò, con tono
limpido e sicuro – Neanche io
sapevo di essere…una Potter.
–
sussurrò l’ultima parola, guardandosi intorno con
circospezione – Fino ai
miei…dodici anni, mi sembra, ho sempre creduto di essere una
Black. Lo sai che
io ho vissuto con Sirius, vero? – si informò,
piegando il viso su di un lato.
Draco
annuì, ma non aggiunse nulla e lei lo prese come un invito a
continuare.
-
Beh, Luis mi conosceva con il nome Black e solitamente Sirius mi
chiamava Alex,
davanti agli altri, che è un diminutivo anche di Alexandra,
il nome che porto
ora. –
Draco
la scrutò in silenzio, poi si portò due dita sul
mento e prese a pizzicarselo,
pensieroso.
-
Ed è solo una coincidenza il fatto che lui adesso sia venuto
qui ad Hogwarts? –
le domandò, ancora non convinto del racconto della ragazza.
Era
convinto che le stesse ancora
nascondendo qualcosa e ciò lo rendeva decisamente irrequieto.
Alexis
si strinse nelle spalle.
-
Luis ha sempre viaggiato molto. – si limitò a dire.
Draco
la scrutò ancora e lei sostenne orgogliosamente il suo
sguardo, accennando
persino ad un sorrisino. Alla fine, lui sospirò e socchiuse
gli occhi,
sventolando appena la mano.
-
D’accordo. Ti credo. – sentenziò infine
e il sorriso di lei si fece più
luminoso.
In
fondo, gli aveva raccontato la
verità, a ben vedere. Aveva solo omesso il fatto che Luis
fosse Sirius, il
resto era completamente veritiero: conosceva Sirius sin da quando era
una
bambina e lui l’aveva sempre chiamata Alex Black davanti agli
altri, perché
fino ai suoi dodici anni, per proteggerla dal mondo, l’aveva
nascosta con sé, facendole
credere di essere una Black.
Draco
le rivolse un’occhiata di sbieco, poi socchiuse gli occhi e
scosse la testa,
esasperato. Dal momento che aveva abbassato lo sguardo, non la vide
mentre, di
slancio, apriva le braccia e gli si gettava praticamente addosso,
allacciandogli le mani dietro al collo. Colto di sorpresa, Draco fu
costretto a
circondarle immediatamente la vita per non farla cadere, mentre lui fu
sbalzato
appena all’indietro ed obbligato a sdraiarsi parzialmente sul
divano. Senza
dargli il tempo nemmeno di capire quello che stava succedendo, lei si
chinò e
prese a baciarlo, facendolo sorridere. Non ci mise molto, comunque, a
prendere
in mano la situazione: le mise una mano sulla nuca e la trattenne
gentilmente,
facendole chinare appena di più la testa per poterla baciare
meglio, riuscendo
ad accarezzarle l’intera bocca con la lingua, più
in profondità. Poi, facendo
appena un po’ di pressione, riuscì a sollevare la
schiena, sempre senza
smettere mai di baciarla; si ritrovarono nuovamente seduti poi, mentre
prendeva
ad accarezzarle una guancia, cominciò a costringerla ad
abbassarsi lentamente,
fino a quando la situazione non fu completamente ribaltata: adesso era
lui a
starle sopra: le aveva bloccato la vita tra le ginocchia e aveva
poggiato le mani
ai lati del suo viso, per non pesarle addosso, mentre continuava a
baciarla,
alternando giochi violenti con la lingua a piccoli bacetti sui contorni
delle
labbra, per poi tornare a mordere gentilmente quello inferiore.
-
Ti amo. – mormorò lei, quando lui si
spostò a baciarle l’angolo della bocca.
Lo
sentì sorridere contro la sua pelle, mentre si spostava di
nuovo e le catturava
ancora le labbra. Poi, Draco si sollevò appena, quel tanto
che gli bastava per
posare la fronte su quella di lei, strusciandole appena l’una
contro l’altra,
delicatamente.
-
Non pensare che questo basti a farti perdonare. – le
sussurrò, ma sia nella sua
voce che nei suoi occhi non c’era più alcuna
traccia di rabbia.
Alexis
si limitò ad osservarlo dal basso, le guance arrossate, il
fiato corto e le
labbra umide di baci.
Una
fitta calorosa gli si allargò nel
petto, costringendolo a sorridere appena.
Si
chinò appena e le sfiorò nuovamente la bocca.
-
Come punizione per avermi fatto preoccupare tanto…- le
mormorò sulle labbra,
guardandola attentamente – Verrai a dormire da me, questa
notte. –
Alexis
spalancò gli occhi, poi ridacchiò divertita, non
appena lui la prese tra le
braccia, mettendosi in piedi e tenendola stretta contro il suo petto.
-
Ehi, Draco no! – cercò di protestare,
allacciandogli le braccia dietro al
collo, per non rischiare di cadere. – Dai, posso camminare da
sola! –
Draco
le lanciò un’occhiata obliqua, poi scosse la testa.
-
E rischiare di farti scappare? No, mia bella Potter, non ci penso
proprio. –
disse lui risoluto, rivolgendole un sorrisino di scherno e avviandosi
verso i
dormitori maschili.
Alexis
si dimenò appena.
-
Ma non ho il pigiama! – rise, scuotendo la testa.
Draco
si fermò e la guardò, i capelli scompigliati che
calavano appena a coprirgli lo
sguardo. I suoi occhi rilucevano di una luce strana, mentre un
sorrisino per
niente rassicurante gli piegava le labbra.
-
Ma che peccato. – disse, riprendendo a camminare –
Potresti sempre indossare
una delle mie camice…- propose, prima di chinarsi appena,
per arrivarle
all’altezza dell’orecchio, che sfiorò
con le labbra – Sai, in quel mio sogno,
la indossavi…Prima che te la togliessi, ovviamente.
– mormorò lascivo.
Alexis
spalancò gli occhi e arrossì, nascondendo il viso
contro la spalla di lui, che
la strinse di più a sé, mentre si lasciava andare
ad una risata divertita.
-
Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò
imbarazzata, dandogli un colpetto sul
braccio con il pugno.
Draco
rise di nuovo.
-
Forse. – concordò divertito – Ma sono
l’unico stupido di cui vorresti mai innamorarti. –
-
Ecco a te. –
-
Spero che tu sia scherzando. –
Draco
Malfoy era di fronte a lei, con un sorrisino divertito sulle labbra, e
le stava
porgendo una camicia di seta nera, che aveva tirato fuori dal suo
armadio. Lui
si limitò a sollevare un sopracciglio, senza aggiungere
nulla, ma limitandosi a
squadrarla da capo a piedi.
Alexis
scosse la testa e lui si esibì in una smorfia.
-
Se non vuoi metterla, vorrà dire che dovrai dormire in
biancheria intima…il che
non mi dispiace affatto: ma poi non chiedermi di fermarmi,
perché non lo farò.
– la avvertì, leccandosi il labbro inferiore e
lanciandole un’occhiata carica
di brama.
Alexis
spalancò gli occhi e agguantò la camicia,
borbottando qualcosa di poco carino,
che lo fece scoppiare in una risata divertita. Si allontanò
da lei, per
sdraiarsi sul letto e godersi lo spettacolo: si accomodò con
la schiena sul
cuscino, le gambe incrociate e le dita intrecciate dietro la testa, in
modo da
avere la migliore visibilità. Alexis gli lanciò
un’occhiataccia che era a metà
tra l’imbarazzato, il divertito e l’arrabbiato.
Alla fine sospirò e gli diede
le spalle, cominciando a sfilarsi il maglioncino.
Draco,
con occhi enormi e attenti, la osservò spogliarsi
lentamente: il maglione finì
presto sulla sedia, lasciandola coperta dalla camicetta, che le
fasciava i
fianchi morbidi e le ricadeva morbidamente sulla spalle; la vide
armeggiare con
i bottoni, che lentamente lasciarono le asole – nonostante
lei gli stesse dando
la schiena, riusciva a vederla benissimo nel riflesso e la cosa che lo
divertiva era che lei sembrava non essersene accorta. Pian piano
riuscì a
scorgere il petto bianco, i seni piccoli, ma tondi, nascosti quasi
completamente dal reggiseno azzurro – si chiese se avesse
anche le mutandine
dello stesso colore, mentre una vampata di calore, al pensiero, gli
saliva
direttamente dalle zone basse – e il ventre piatto, con un
filo di pancia che
lui trovava veramente adorabile.
Alexis
Potter non era certamente
perfetta, ma ai suoi occhi, era la più bella.
Lentamente,
la camicia scivolò giù per le sue spalle,
rivelando la schiena e le due piccole
scapole, che fuoriuscivano appena; i capelli neri e lunghi andarono
immediatamente a ricoprirla, ma lasciarono in vista una spalla bianca,
sulla
quale spiccava un piccolo neo, dalla forma davvero particolare.
Draco
chinò appena il capo e si alzò, per poterlo
guardare meglio.
-
Lo sai, hai un neo davvero strano. – le disse, facendola
sobbalzare.
Alexis,
coprendosi con la camicia nera, gli lanciò
un’occhiata da sopra la spalla, le
sopracciglia corrugate.
-
Ah sì? –
Draco
annuì e le si avvicinò, sfiorandole le spalle con
la punta delle dita.
Il
contatto con le sue mani fresche la
fece rabbrividire.
Lui
sorrise e le puntò l’indice sul piccolo neo scuro,
scrutandola dallo specchio.
-
Sì. Ha la forma di una rosa, è molto particolare.
– le spiegò.
Alexis
si girò appena, per poterlo osservare: spiccava sulla sua
pelle chiara e aveva
davvero la forma di una rosellina, ma non lo aveva ma notato
prima.
-
E’ tanto strano? – gli chiese con una smorfia,
tornando a fissarlo attraverso
lo specchio.
Aveva
le guance deliziosamente
arrossate, che la rendevano ancora più bella ai suoi occhi.
Draco
sorrise e si chinò appena; le scostò i capelli
dal collo, con carezze lente,
poi scese a sfiorarle la spalla con le labbra e infine scese a
depositarle un
piccolo bacio sul neo.
-
Io lo trovo bellissimo. – le sussurrò e il suo
respiro sulla pelle nuda e umida
di bacio la fece rabbrividire appena.
Alexis
lo scrutò nel riflesso, mentre lui sollevava appena lo
sguardo e la osservava
ammicante. Prese un grande respiro e gli sorrise, mentre, lentamente,
si
voltava e poi lo guardava dal basso, la camicia ancora stretta tra le
dita, che
la copriva appena.
Draco
la osservò a lungo, poi prese ad accarezzarle una guancia,
con sguardo assorto,
e a spostarle i capelli dietro l’orecchio. Lei gli sorrise
ancora, poi,
lentamente, come se qualsiasi movimento troppo accentuato avesse potuto
rovinare l’atmosfera, si sollevò in punta di piedi
e annullò completamente la
distanza tra le loro labbra.
Le
loro lingue si trovarono
immediatamente e si intrecciarono, dapprima lente e delicate, poi
prepotenti e
violente, ma in una tenerezza che toglieva il fiato.
Il petto le bruciava, ma era sicura che
la lontananza dalle sue labbra avrebbe arso molto di più.
Aveva sete di lui e non poteva – e non
voleva – allontanarsi.
Aveva bisogno di sentire il suo sapore
in bocca.
Quel dolce ed inebriante profumo di
pioggia, che il suo corpo, ora così vicino, emanava,
ubriacandola ed annebbiandole
la mente.
Il cuore le batteva furioso nel petto,
ma nulla aveva più importanza in quel momento.
Solo lui.
Le sue labbra e le sue mani, che le
avevano preso il viso tra le dita, per poterla tener ferma e avere la
possibilità di approfondire ancora quel bacio.
Piano,
senza smettere di sfiorarla nemmeno per un istante, Draco la strinse a
sé,
possessivo, e la fece girare, fino a quando non furono le spalle di lei
ad
essere rivolte al letto. Lentamente, la spinse piano
all’indietro, facendo
aderire di più i loro corpi.
La
camicia nera che Alexis stringeva
tra le dita era caduta poco dietro di loro, mentre lei gli aveva
poggiato una
mano sul petto e aveva infilato le dita dell’altra tra i
capelli biondi.
Continuando
a baciarla con quell’urgenza quasi impossibile, Draco la fece
sedere sul letto
e poi si poggiò in ginocchio ai lati delle sue gambe,
costringendola,
gentilmente, a sdraiarsi sotto di lui. Si sorresse sulle proprie
braccia, per
non pesarle addosso, mentre adesso era passato a baciarle
l’angolo della bocca
e poi il mento, la mascella, il collo e di nuovo la spalla, sul quale
lasciò un
piccolo morso, che la fece gemere appena. I suoi baci continuarono a
spostarsi,
fin quando le sue labbra non sfiorarono un braccio, l’incavo
del gomito, il
polso e la mano, che lei aveva sollevato appena e sulla quale
depositò una
serie di baci sui polpastrelli.
Era
da lì che partiva la fiamma che le
bruciava ogni terminazione nervosa del suo corpo.
Erano sensazioni che non aveva mai
provato prima, ma che non la spaventavano.
Erano…piacevoli.
Draco
ripercorse tutta la scia di baci all’indietro, per poi
tornare a sfiorarle le
labbra.
Aveva
il suo sapore che scendeva giù
nella gola.
Dolce, delicato e delizioso profumo di
albicocca.
Il profumo della sua pelle.
Del suo respiro.
Di lei.
Si
distanziò appena, solo per lasciarle la
possibilità di riprendere fiato e per
respirare a sua volta. La guardò in viso e fu piacevolmente
sorpreso di
scoprirla con gli occhi aperti ed un sorriso sereno sulle labbra, ora
rosse.
Aveva lo sguardo appena lucido, ma di una luce consapevole e felice.
La
luce che voleva vedere sempre in
quelle iridi smeraldine.
Sempre.
La luce che sembrava comunicare
silenziosamente che lei era sua e che non sarebbe stata di nessun altro.
Mai.
E non perché lo temesse o perché
l’avesse comprata.
Semplicemente perché lo amava.
Lo amava davvero.
E amava lui, Draco.
Non Malfoy.
Semplicemente Draco.
Le
rivolse un sorriso e le sfiorò una guancia con una carezza
lenta, lo sguardo
assorto.
Alla
fine la guardò dritta negli occhi, l’espressione
serena.
-
Se non vuoi farlo…- le sussurrò delicato
– Fermami adesso. –
Lento,
si chinò nuovamente per baciarla.
Alexis
lo fissò per qualche momento, mentre si avvicinava.
Aveva
i capelli scompigliati che
calavano a coprirgli lo sguardo.
Quelle iridi grige che adesso
risplendevano di una luce nuova.
Speranza e amore.
Per lei.
Alexis
sorrise, poi socchiuse gli occhi e, prima ancora che lui si fosse
completamente
avvicinato, sollevò il capo e annullò la distanza
tra le loro labbra, colmandola
con quel bacio che sembrava urlare, in un sussurro carico di passione, lo voglio.
Lo
sentì sorridere sulle sue labbra, mentre approfondiva il
bacio e la sua mano
correva a sfiorarle la spalla e il braccio, prima di intrecciarsi a
quella di
lei.
Nuovamente,
scese ad accarezzarle il collo con le labbra e la sentì
sospirare sotto di sé;
i suoi baci tracciarono una scia bollente che, lenta, arrivò
all’incavo dei
seni. Cauto, Draco sollevò una mano e la depositò
sopra uno di essi, ancora
coperti dalla stoffa liscia del reggipetto. Si riavvicinò al
suo viso e riprese
a baciarla delicatamente, prima di cominciare ad esplorare con dita
abili la
pelle del seno; piano, le sollevò entrambe le coppe e prese
a massaggiarla
lentamente.
Un
sospiro d’albicocca lasciò le sue
labbra, depositandosi sulla lingua di lui, che l’accolse
dentro di sé e la
riempì col proprio respiro di pioggia.
Si
allontanò appena solo per poterla osservare.
Era
bellissima, con i capelli
sparpagliati sul cuscino, le guance arrossate, gli occhi lucidi per
l’emozione
e i seni scoperti, che tremavano appena.
Draco
le sorrise, poi la prese delicatamente per le braccia e la fece
sollevare, in
modo che gli fosse seduta di fronte, e la strinse a sé,
prima di avvicinarlesi
con le labbra all’orecchio.
-
Ti amo…- le sussurrò all’orecchio, come
per farla tranquillizzare.
Alexis
sorrise e annuì impercettibilmente, mentre lui riprendeva a
baciarla sul collo
e poi, lentamente, scendeva ad impossessarsi dei suoi seni, che
sfiorò
dolcemente.
Lei
li avvertì farsi sempre più rigidi,
mentre la bocca di lui le lasciava tracce bollenti, che cominciarono a
divorarla dall’interno.
Un fuoco piacevole che adesso saliva
anche dal suo basso ventre, consumandola lentamente.
Un
sospiro tremante lasciò le sue labbra, ma Draco lo raccolse
immediatamente,
tornando a baciarla, mentre le sganciava il reggiseno e poi,
lentamente, glielo
faceva scivolare dalle spalle e poi glielo sfilava, lanciandolo con
grazia sul
pavimento. Continuando a baciarla e tenendole una mano sulla guancia,
la
costrinse nuovamente a sdraiarsi. Poi, si allontanò, per
guardarla dall’alto, e
le sorrise rassicurante, mentre si sfilava il maglione dalla testa e lo
lasciava andare accanto al reggiseno.
Alexis
lo osservò dal basso: adesso aveva i capelli completamente
scarmigliati, che
scendevano ad incornicargli il viso, rosato sulle guance. Lo
guardò mentre,
senza mai smettere di fissarla negli occhi, cominciava a far scivolare
via i
bottoni della camicia dalle asole. Istintivamente, lei
sollevò le mani e gli
accarezzò le sue, per poi sorridergli timida e prendere a
slacciargli la
camicia, con movimenti un po’ goffi, ma che a lui gonfiarono
il petto di una
sensazione davvero piacevole.
Era
la prima volta che la provava ed
era bellissima.
Piano,
Alexis gli aprì completamente la camicia, fino a rivelare
l’addome muscoloso e
il petto asciutto, frutto dei duri allentamenti di Quidditch. Con mani
un po’
malfermente per l’agitazione, gli sfiorò
lentamente ogni scalino del ventre,
risalendo piano sul petto liscio e poi sulle spalle, dalle quali fece
scivolare
la camicia, per poi lasciare a lui il compito di lanciarla lontano da
loro.
Draco
la osservò con un sorriso, mentre si chinava nuovamente a
baciarla.
I
suoi capelli fini le solleticavano
morbidamente la fronte.
Il suo petto duro si posava, leggero,
sui suoi seni.
Il contatto delle loro pelli bruciava
di un piacere proibito e sconosciuto, che le faceva formicolare ogni
parte
sensibile del corpo.
Alexis
sollevò le mani e gli accarezzò le spalle, per
poi scendere giù, lungo tutta la
colonna vertebrale, mentre lui, che aveva ripreso a baciarle i seni,
sospirava
appena.
E
non se ne vergognò.
Con lei non aveva bisogno di fingere di
essere lo spavaldo Draco Malfoy.
Con lei poteva essere semplicemente se
stesso, il Draco che nessuno aveva mai voluto vedere.
E che lei era riuscita a scorgere sotto
le sue mille maschere e i suoi cento volti.
Le
sorrise sul seno, poi scese a baciarle il ventre, mentre le mani di lei
prendevano a sfiorargli i muscoli delle braccia, ora tese nello sforzo
di non
pesarle addosso.
Draco
si puntellò sulle ginocchia, per prenderle a sfiorarle il
ventre con le mani e
poi, lentamente, le aprì la zip della gonna e la fece
scivolare giù dalle
gambe, lasciandola solo con le mutandine a coprirla.
Sorrise
tra sé e sé, constatando che
erano azzurre proprio come aveva immaginato.
Tornò
a guardarla e la vide osservarlo, l’imbarazzo negli occhi, ma
un sorriso
morbido e sicuro su quelle labbra che, immediatamente, tornò
a baciare, come se
averle lontane anche solo per pochi istanti fosse doloroso.
Si
intrattenne a giocare con la sua lingua, che attirò nella
propria bocca; poi le
succhiò le labbra, con urgenza, mentre le sue mani
scendevano di nuovo a
sfiorarle i seni e poi il ventre e, infine, arrivavano a sfiorarle
l’elastico
delle mutandine.
La
sentì sospirare ancora e allora riprese a baciarla
sensualmente all’angolo
della bocca e poi sul mento, sul collo, e di nuovo sulle labbra, in
circolo
vizioso e inebriante. Scese, infine, di nuovo tra l’incavo
dei seni e poi su
uno di essi, sull’ombelico e infine, dolcemente,
depositò un bacio sul bordo
delle sue mutandine e poi scese giù cominciando a sfiorarle
le gambe, che lei
teneva appena rannicchiate; le baciò l’interno
delle coscie, mentre la sentiva
sussultare appena ad ogni nuovo contatto. Alla fine sollevò
il viso e la guardò
negli occhi.
Alexis
lo osservò a sua volta, l’espressione a
metà tra concentrazione e piacere.
Draco
aveva gli occhi grigi illuminati
quasi di una luce propria, che li rendeva bellissimi e accecanti.
Gli
sorrise, in quel tacito assenso che era diventato sinonimo di tutti
quei sì che non
riuscivano a lasciare le sue
labbra in nessun altro modo. Draco annuì impercettibilmente
e, mentre con una
mano riprendeva a sfiorarle una coscia, con l’altra faceva
scivolare,
lentamente, le mutandine, fino a che anche quelle non si ritrovarono
sul
pavimento.
Draco
si sollevò, per poterla finalmente osservare, completamente
nuda e mai più
bella.
La
vide diventare ancora più rossa in viso e allora scese
nuovamente a baciarla,
perché voleva farla sentire desiderata e voleva farle capire
quanto bella lui
la vedesse in quel momento.
I
l
m o m e n t o
p i ù
b e l l o
d i s
e m p r e.
La
baciò a lungo e senza fretta, mentre con le mani esplorava
il suo corpo, con
carezze gentili e piacevoli. Poi, le sue dita presero a lambire la sua
femminilità, lentamente, e lei trattenne il respiro e chiuse
appena gli occhi.
Lui continuò a baciarla, prima sulle labbra, poi sulle
guance, sulle palpebre,
sulle sopracciglia, sulla fronte, sulle tempie, sul naso e di nuovo
sulla
bocca. Poi, si sollevò appena e la guardò
dall’alto, mentre prendeva a
slacciarsi i pantaloni: questa volta lei non gli diede una mano,
perché era
decisamente troppo emozionata e non sarebbe stata in grado nemmeno di
togliere
un bottone, dal momento che era sicura che le sue mani avrebbero
cominciato a
tremare in modo decisamente ridicolo. Draco non rimase deluso, anzi,
continuò a
sorriderle e mentre si sfilava i pantaloni, continuò ad
accarezzarla
rassicurante; alla fine, anche i suoi boxer neri fecero la stessa fine
dei
pantaloni ed andarono a fargli compagnia sul pavimento.
Alexis
lo fissò dal basso, decisamente rapita: Draco era perfetto,
ai suoi occhi, in
quel momento, più di quanto non lo fosse stato in precedenza.
Il
suo corpo atletico rifletteva la luce delle candele tremule, che
creavano sulla
sua pelle diafana dei giochi di luce ed ombra che lo rendevano davvero
bellissimo; sollevò una mano e percorse una linea
immaginaria, che congiunse le
cavicole, la linea decisa che divideva il petto magro e ogni singolo
scalino
dell’addome. Lui la lasciò fare, traendo piacere
dalle semplici carezze,
inesperte ma eccitanti.
E
il suo piccolo amico era
completamente d’accordo con lui.
Alla
fine, le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandole
il palmo e poi il
polso, mentre si chinava di nuovo su di lei e si posizionava in mezzo
alle sue
gambe. Percorse il braccio, la spalla, il collo, la mascella, la
guancia e
infine le rapì ancora una volta le labbra. La
sentì sorridere ancora prima che
avesse la possibilità di farle quella muta domanda.
Posso?
Sì.
Senza
smettere di baciarla, cominciò a scivolarle dentro,
lentamente e con calma e
quando la sentì gemere appena, si fermò, per
darle il tempo di abituarsi quella
intrusione.
Era
lì.
Su quella soglia dove si deve sempre
chiedere il permesso per entrare.
Su quella soglia che li separava per
diventare una corpo solo.
Alexis,
che aveva chiuso gli occhi, deglutì e repirò a
fondo.
Era
una sensazione veramente strana e
un po’ dolorosa, ma era qualcosa di sopportabile.
Draco
non si stava muovendo e le fu grato per questo, perché aveva
bisogno di più
tempo. Rimase con gli occhi chiusi, mentre lui si chinava appena e le
baciava
il collo e poi le rapiva dolcemente le labbra.
-
Alexis…Guardami.- le sussurrò sulla bocca.
Esitante,
lei riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò
subito quello di Draco, che la
osservava da vicino; i suoi capelli dorati scendevano a solleticarle la
fronte
e il suo respiro, affannato nello sforzo che stava compiendo, le
accarezzava le
guance accaldate. Incerta, sollevò una mano e gli
sfiorò il viso con la punta
delle dita.
Poi,
gli sorrise.
Draco
scese a baciarla di nuovo e, lentamente, oltrepassò quella
sottile barriera.
Alexis
trattenne il fiato ed ebbe un sussulto, ma lui non smise un secondo di
baciarla
e di accarezzarla e, di nuovo, non si mosse, rimase semplicemente
dentro di
lei, ad assaporarla.
Ad
assaporare loro due.
Alexis
prese dei profondi respiri, cercando di arginare il dolore che le era
esploso all’intrusione
di quel corpo nuovo.
Draco
era dentro di lei.
E
ora, mentre attendeva che lei si abituasse, aveva preso a baciarle il
collo e
poi i seni. Alla fine era risalito sulle sue labbra.
-
Ti sto facendo male? – gli domandò delicato,
mormorando quelle parole sulla sua
bocca.
Alexis
lo guardò dritto negli occhi.
Sì,
le stava facendo male e lo vedeva
dal lucido di quelle iridi verdi.
La
baciò delicatamente, prima sulle tempie, poi sui capelli,
all’angolo della
bocca, mentre le accarezzava una guancia con gesti lenti e premurosi.
-
Sto…bene.- disse infine lei e quando lui sollevò
il viso per osservarla, Alexis
si mosse verso di lui e, dopo avergli intrecciato le dita nei capelli,
lo
attirò a sé e prese a baciarlo con passione.
Solo
allora lui, piano, cominciò a
muoversi dentro di lei, delicato e premuroso.
-
Ti amo. – le sussurrò sulle labbra.
Alexis
sorrise.
-
Ti amo. – mormorò a sua volta, mentre pian piano,
si lasciava andare a quel
calore doloroso che, lentamente, si stava trasformando in un piacere
delicato.
Sorrisero
entrambi, l’uno sulle labbra
dell’altra.
*
(*) Abraxan:
è un cavallo alato della
mitologia; informazione reperita da Harry Potter Lexicon, enciclopedia
virtuale
sul mondo creato dalla Rowling.
Salve
a tutte!
Come promesso,
questo capitolo è
arrivato, puntuale, Sabato pomeriggio! Avete visto che quando mi ci
impegno
sono brava?
Ci sono un po’ di cose da dire alla fine
di un capitolo come questo, quindi ora riordino le idee e scrivo tutto
con
calma – ammesso che qualcuno legga queste note, cosa di cui
dubito,
specialmente dopo la fine di questo capitolo xD
1.
Per le amanti del
nostro bel Sirius Black, rieccolo fare la sua
gloriosa comparsa! Molte di voi avevano già indovinato che
lo spavaldo Luis
Cabrisk era in realtà Sirius, quindi complimenti davvero,
siete delle
investigatrici nate! Spero che la ricomparsa di questo personaggio vi
renda
felici: a me, personalmente, sì! Vedrete quante ne
combinerà, adesso che è
tornato ad Hogwarts!
2. Ebbene
sì, dopo trentasette capitoli è
arrivato il momento speciale di Alexis e Draco; sinceramente, non era
assolutamente previsto: nella mia mente razionale tutto ciò
doveva avvenire al
sesto anno, quando, ragionevolmente, lei avrebbe avuto diciannove anni
e Draco
venti – sempre secondo il mio cambio; ma, quando ho scritto
la scena del neo e
l’ho immaginata, mi sono detta che Draco è pur
sempre un ragazzo e non puo’
resistere a certi impulsi! Sarebbe letteralemente scoppiato! xD Ci ho
rimuginato tanto, perché Alexis è un
po’ piccola, però alla fine lo ama davvero
Draco, e penso che fosse pronta davvero. Spero di non aver urtato la
sensibilità di nessuno e spero, ovviamente, che questa
sorpresa inaspettata vi
sia piaciuta! E’ la prima volta che descrivo una scena del
genere, quindi vi
prego di essere clementi…Spero comunque di essere riuscita a
rendere tutto per
il meglio: aspetto vostri pareri, mi
raccomando, sono importantissimi!
3. Continuo a
pubblicizzare lo spin-off di
questa fan fiction – arrivata già al terzo
capitolo -, scritto dalla bravissima
EleanorMair e dedicata al nostro bel
Blaise Zabini, come potete perdervela?
…Odi
et Amo…
4.
Sempre
pubblicità al mio profilo
facebook, dove potrete leggere spoiler in anticipo sui capitoli futuri,
farmi
domande inerenti alla storia e vedere immagini grafiche e disegni ;)
Ada
Wong su Facebook
5.
Tempo
fa avevo fatto un video per questa
fan fiction: se volete vederlo e commentarlo, lo trovate qui:
Un
Particolare In Più – Video
E ringrazio, come
sempre, tutte le
magnifiche persone che leggono, recensiscono, aggiungono tra
preferiti/seguiti/ricordati
e mettono “mi piace” su facebook (ben 20 persone
per il capitolo scorso, fatevi
sentire con una recensioncina, mi rendereste veramente felice *_*)
Quindi, grazie
ufficialmente col cuore
per:
338
recensioni
104 preferiti
22 ricordati
121 seguiti
Più di 40mila letture!
E
grazie anche alle stupende 31 persone che mi hanno inserita
tra i loro autori preferiti!
Mando
un bacione enorme a tutti e
aspetto i vostri commenti, specialmente sul tanto atteso momento!
(:
Giulia.
PS.
Il risultato del mio esame di maturità
è stato cento/100 (:
|
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Capitolo 38 *** Indagini su Luis Cabrisk ***
~Un
Particolare In Più~
A _Mel_
e cosmita
Due angeli di ragazze che adoro
Per i loro commenti
Per la loro gentilezza
Per i minuti che dedicano a me e a questa storia
Grazie
Capitolo
XXXVIII
Indagini su Luis Cabrisk
Quando
Alexis Potter aprì gli occhi sul mondo, lo fece con un
sorriso spontaneo, che
le ammorbidì immediatamente la linea delle labbra carnose.
Lanciò un'occhiata
alla stanza di Draco, cercando di riprendere completamente i contatti
con la
realtà: era sdraiata nel letto a due piazze del suo
fidanzato e loro due, poche
ore prima, avevano fatto l'amore per la loro prima volta.
Arrossì
un po' al ricordo, ma ridacchiò felice tra sé e
sé, premendosi una mano sulla
bocca per impedirsi di fare rumore e svegliare Draco. Si erano
addormentati
abbracciati e non si erano mossi affatto durante il sonno: erano ancora
nudi e
vicini e Alexis aveva la testa poggiata contro il suo petto asciutto.
Lentamente,
sollevò il capo per poterlo osservare in viso: stava ancora
dormendo, con i
capelli biondi completamente sparpagliati sul cuscino e sulle guance,
le ciglia
scure che accarezzavano morbidamente gli zigomi eleganti e le labbra
appena
schiuse.
Ebbe
un'incredibile voglia di baciarle.
Piano,
alzò una mano e tracciò una leggera carezza sul
petto, seguendo una scia
immaginaria; Draco non si svegliò, così lei
continuò a sfiorarlo e ad
osservarlo, rapita dalla bellezza del suo corpo. Lentamente,
arrivò a
sfiorargli le labbra con la punta delle dita e, alla fine, si
sollevò appena
per poterlo baciare teneramente. Lui non sembrò nemmeno
accorgersene e si
limitò a mugugnare qualcosa nel sonno; Alexis, con il viso
ancora vicino a
quello di lui, sorrise appena e poi si alzò piano, sempre
attenta a non fare
qualche movimento troppo brusco che avrebbe potuto svegliarlo.
Stava
dormendo così bene.
Si
sedette sul bordo del letto e si stiracchiò pigra; poi, il
suo sguardo fu
catturato dal suo riflesso nello specchio dell’armadio: era
completamente nuda.
Arrossì un po’, pudica, e allungò una
mano per prendere la camicia di Draco,
abbandonata sulla poltrona poco distante. Ma non appena fece per
alzarsi, una
presa delicata le si serrò sul polso, costringendola a
fermarsi. Alexis si
voltò, il viso ancora deliziosamente rosso
d’imbarazzo.
Draco
Malfoy era ora sveglio, con un gomito poggiato sul cuscino e la mano a
sorreggersi il viso; i capelli biondi e scombinati gli ricadevano in
ciocche
disordinate sulla fronte e sullo sguardo, che brillava di un sentimento
facilmente riconoscibile come vera e propria felicità.
-
Dove stavi andando? - le domandò, sollevando un sopracciglio.
Alexis
si voltò appena e solo allora gli occhi di Draco si accesero
di un’espressione
decisamente più…languida.
Alexis
Lily Potter era completamente nuda di fronte a lui e alla luce del
giorno era,
se possibile, ancora più bella: la pelle morbida e candida
in contrasto sublime
con i capelli neri e lunghi, che le coprivano appena i seni piccoli, ma
tondi;
e poi quel filo di pancia adorabile e le gambe lisce, ora strette a
nascondere
quello che la sera prima era stato, per la prima volta, totalmente suo.
La
ragazza sorrise, un po’ in imbarazzo.
-
Stavo semplicemente cercando qualcosa con cui coprirmi…-
mormorò nervosa.
Averlo così, nudo, nel
letto, non l’aiutava di certo a sciogliere la tensione.
Draco
sghignazzò, ma il suo sguardo si ammorbidì,
mentre le lasciava andare il polso
e le sue dita le accarezzavano il braccio e poi le si infilavano tra i
capelli;
si impossessò della sua nuca e la costrinse a chinarsi
nuovamente, per poi
rubarle un bacio.
-
E perché mai? - le soffiò sulle labbra umide con
tono di scherno e con un
sorriso, fissandola negli occhi da quella ridicola distanza.
Alexis
si morse il labbro inferiore e poi si strinse in una spalla, timida.
Deliziosa.
Draco
le sfiorò il viso con una carezza, poi la guidò a
stendersi nuovamente sul suo
petto; lei ci si accoccolò contro, sfiorandogli una spalla
con le dita. La
strinse a sé con un braccio e poi sollevò la
coperta a coprirli entrambi.
-
Vorrei che ogni mattina fosse così…- le
mormorò, mentre le lasciava un bacio
tra i capelli.
Alexis
sorrise e sollevò il capo.
-
Sì, anch’io. -
-
Alex sta con Malfoy?! -
L’urlo
indignato di Luis Cabrisk risuonò nel silenzio invernale,
espandendosi con una
eco incredibile tra i profili delle montagne che circondavano il Lago
Nero.
Harry
Potter, Alexandra Black e il nuovo studente di Grifondoro erano seduti
sotto la
grande quercia sulle rive del Lago Nero, come era loro solito fare da
un mese a
quella parte.
Erano
diventati quasi inseparabili e passavano ogni momento libero insieme:
sembravano
comprendersi l’un l’altro proprio come una vera famiglia.
Era
un trio veramente male assortito, secondo l’opinione pubblica
del corpo
studentesco di Hogwarts: tre ragazzi troppo differenti per essere
davvero
diventati tanto amici in poco tempo.
Alexandra
Black era una Serpeverde, sempre in compagnia di quella sgualdrina
- a detta delle ragazze delle altre case - di Diamond
Cherin, anche se ultimamente non erano più state viste
passare molto tempo
insieme; inoltre, era la fidanzata di Draco Malfoy e questo la rendeva
degna
del titolo di Principessa delle Serpi,
nonostante quel ruolo non le si addicesse proprio.
Harry
Potter era il Bambino Sopravvissuto: Grifondoro fin dentro
l’ultima parte della
sua anima, era sempre pronto a dare una mano a chiunque ne avesse
bisogno.
Cercatore della squadra di Quidditch, era odiato da tutti i Serpeverde
con
tanto di sentimento assolutamente ricambiato, specialmente per il mondo
in cui
gli studenti verde-argento trattavano sempre lui e i suoi migliori
amici.
Luis
Cabrisk si era guadagnato, in poco tempo, la nomina di bello e
tenebroso: nuovo
studente del settimo anno, in un solo mese era diventato il sogno
proibito di
molte studentesse - scatenando l’indignazione di Blaise
Zabini, che non
accettava il fatto che nella scuola ci fosse qualcuno in grado di
rivaleggiare
con la sua bellezza ed eleganza - specialmente se quel qualcuno era uno
stupido
Grifondoro che non aveva nessuno senso dello stile, a partire dai suoi
capelli
decisamente lunghi e perennemente scombinati, assolutamente fuori moda.
Erano
veramente uno più differente dall’altro, eppure
sembravano aver trovato la loro
stabilità e nessuno, dopo le prime volte, si era perso in
troppi pettegolezzi
sul loro conto.
-
Harry, dimmi che stai scherzando! - lo implorò Luis,
lanciandogli un’occhiata
disperata.
Il
giovane Potter scosse la testa e si strinse nelle spalle.
Alexis
corrugò la fronte, contrariata.
-
Ehi, che cos’hai contro Draco?- gli domandò,
sollevando un sopracciglio.
Luis
si voltò a lanciarle un’occhiata strana, che non
avrebbe saputo ben decifrare.
-
E’ un idiota! Insomma, non puoi davvero stare con lui, bambina! - le disse.
Quando
erano insieme, Sirius aveva preso a chiamarla Alex - diminutivo di
Alexis,
ovviamente, non di Alexandra - o bambina, un nomignolo carino al quale
nessuno
faceva particolarmente caso, ma che significava decisamente molto di
più di
quello che chiunque avrebbe mai potuto pensare.
Harry
annuì convinto, trovandosi totalmente d’accordo
con Cabrisk.
In effetti, non si era
mai spiegato perché ippogrifo Alexandra si era fidanzata con
Malfoy. Insomma:
erano così diversi!
Alexis
incrociò le braccia al petto e storse le labbra in una
smorfia.
-
Tu neanche lo conosci, che ne sai di com’è? -
protestò indispettita.
Sirius sarà pure stato
il suo adorato padrino, ma non gli avrebbe permesso di insultare Draco,
né di
giudicarlo, specialmente quando non sapeva nulla di lui.
Odiava con tutta se
stessa i pregiudizi.
Luis
la fissò scettico, sollevando un sopracciglio e rivolgendole
un’occhiata seria.
-
Conosco la sua famiglia: fidati se ti dico che dovresti stare lontana
da lui.-
asserì, con espressione indecifrabile.
Alexis
assottigliò lo sguardo e poi corrugò la fronte,
ma non ebbe il tempo di
aggiungere altro, perché Harry si inserì nel
discorso.
-
Conosci i Malfoy? - domandò curioso, piegando il capo su di
un lato.
Luis
si voltò a lanciargli un’occhiata di traverso,
pensieroso, e Alexis lo fissò
con occhi appena aperti, all’erta.
-
Già, conosci i Malfoy? - ripetè, marcando ogni
parola e guardandolo con espressione
piuttosto eloquente.
Espressione che, però,
quello sconsiderato del suo padrino non colse affatto.
-
Ovviamente. Lucius Malfoy è una persona veramente terribile.
Un Mangiamorte
pusillanime; quando Voldemort se ne
è
andato, è tornato sui suoi passi, fingendosi pentito. Ma
sono sicuro che, se
mai dovesse tornare, andrebbe da lui strisciando come la serpe che
è.- asserì
con tono duro, lo sguardo perso su di un orizzonte lontano ed
immaginario.
Alexis
aveva spalancato gli occhi e sollevato entrambe le sopracciglia e
adesso lo
fissava con espressione decisamente sconvolta.
Harry,
invece, sembrava piuttosto incuriosito da quel discorso. Nessuno
parlava mai
troppo di Voldemort, colui che aveva causato la morte dei suoi genitori
e la
sua dolorosa cicatrice sulla fronte, quindi se c’era qualcuno
disposto a
parlargliene era ben felice di poter prendere informazioni.
-
Come fai a conoscere tutti questi dettagli su Lucius Malfoy, Luis?
Certe voci
arrivavano anche in America? - gli domandò curioso,
sistemandosi meglio gli
occhiali sul naso.
Alexis
si voltò per lanciargli un’occhiata strana, poi
tornò a fissare il nuovo
studente, un sopracciglio sollevato e il capo appena chinato verso la
spalla.
-
Già, Luis, come fai a
sapere tante
cose sui Malfoy quando vivevi a chilometri
di distanza da qui? - ripetè, sottolineando con cura ogni
parola e lanciandogli
più di un’occhiata d’avvertimento di
sottecchi.
Sirius
sembrò captare i messaggi subliminali che la sua figlioccia
stava tentando di
mandargli, perché i suoi occhi si allargarono appena,
brillando di
comprensione.
Alexis
lo vide deglutire, improvvisamente a disagio, mentre si portava una
ciocca di
capelli dietro l’orecchio - era un gesto abituale che lei
aveva ereditato
proprio dal padrino.
-
Oh beh…- farfugliò, senza guardare nessuno dei
due in faccia - Sapete, certe
notizie fanno proprio il giro del mondo! Il Wizard
Times ha parlato della sconfitta di Voldemort
e di tutti i seguaci catturati, così ho reperito le mie
informazioni. - poi
sembrò pensarci su, perché subito aggiunse -
Ovviamente ero piccolo quando quel
bastardo è scomparso,
grazie a te
Harry. - e sorrise in direzione del Bambino Sopravvissuto, che si
limitò a
stringersi in una spalla - Ma i miei genitori sono degli appassionati
di Storia
Moderna della Magia e così conservano le vecchie copie dei
giornali, è per
questo che sono tanto informato. - concluse, annuendo e
complimentandosi con se
stesso: era stato proprio bravo, la scaltrezza non gli era mai mancata
di
certo!
Alexis
lo guardò sorpresa, entrambe le sopracciglia sollevate.
Luis
le rivolse uno sguardo soddisfatto, tra le righe del quale
potè leggere un
chiaro “ti preoccupi per nulla,
bambina.”
Lei
scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
-
Parli di lui come nessuno. - notò Harry
all’improvviso, costringendo entrambi a
voltarsi per prestare lui la loro attenzione.
-
Come, scusa? - domandò Luis, corrugando la fronte, senza
capire a cosa si
stesse riferendo.
-
Sì, insomma: chiami Tu-Sai-Chi, Voldemort,
con il suo vero nome. Non sono molte le persone che osano farlo, al
giorno
d’oggi.- dichiarò pensieroso.
Alexis
lo fissò per qualche istante, ma non disse nulla e si
limitò a portare il
sguardo su Sirius, che adesso guardava il figlioccio con una strana
espressione
dipinta in viso.
C’era il mare in una tempesta
di frustrazione, nei suoi occhi blu.
-
Non ho paura di lui. - affermò conciso, con sguardo serio e
impenetrabile -
Figuriamoci del suo stupido nome. Se solo non lo avessi fatto secco tu,
ti
giuro che io…- ma non proseguì, limitandosi a
lasciare quella frase in un vuoto
carico di rabbia e memorie dolorose, che aleggiarono
nell’aria come promesse
infrante.
Il
silenzio che seguì quelle parole fu duro, accompagnato solo
dal freddo gelido
di quell’inverno che sembrava non voler avere mai fine.
Alexis
respirò a fondo, torcendosi una ciocca di capelli.
-
E comunque, tu non puoi stare con Malfoy! -
Il
tono indignato e improvviso di Luis la colse alla sprovvista, facendola
sobbalzare spaventata. Si voltò ad osservare il padrino con
un’occhiata
sconcertata.
-
E tu non puoi continuare ad impicciarti dei miei affari ancora a lungo!
-
rimbeccò lei, orgogliosa, incrociando le braccia al petto.
-
Io te l’ho sempre detto, Alex. Malfoy non è il
tipo per te, dacci ascolto. - si
intromise Harry, annuendo convinto.
Alexis
gli lanciò un’occhiataccia, assottigliando lo
sguardo e serrando le labbra.
Vide
Luis annuire con la coda dell’occhio.
-
Esattamente! - concordò infatti lui subito dopo - Insomma,
potevi scegliere
chiunque: ma proprio un Malfoy? Non sono persone raccomandabili,
dovresti stare
lontana da loro e non starci insieme, bambina!
-
Alexis
tornò ad osservare Sirius e lo guardò con
un’occhiata carica di significati.
-
Voi Draco non lo conoscete.- protestò, alzandosi e
sistemandosi meglio la
sciarpa verde-argento intorno al collo - E comunque io
lo amo, quindi qualsiasi cosa diciate, non riuscirete a farmi
allontanare da lui, per cui conservate il fiato per altro. -
dichiarò decisa.
Luis
ed Harry la fissarono dal basso, senza aggiungere nulla.
-
Bene, detto questo io vi saluto: si è fatto tardi ed io ho
un tema di Erbologia
da preparare per domani! Ci vediamo questa sera a cena. - li
salutò, sorridendo
loro e sventolando la mano.
Poi
si allontanò, avviandosi verso il castello.
Harry
e Luis rimasero in silenzio a fissarla allontanarsi, poi Cabrisk si
girò
lentamente a fissare l’amico.
-
Ho sentito bene?- domandò, con voce improvvisamente incerta.
Harry
lo guardò a sua volta: gli sembrava che adesso Luis avesse
perso colorito sulle
guance.
-
Insomma, l’ha proprio detto? - chiese ancora.
Harry
corrugò la fronte.
-Che
cosa?-
Luis
deglutì, e la sua espressione fu quella di qualcuno
costretto ad ingoiare un
uovo di Acromantula.
-
Alex ha detto di amare quello
spocchioso di Malfoy?!?!-
“…bisogna stare estremamente attenti agli
effetti velenosi delle spine della Rosa di Tenebra, perché
potrebbero
paralizzare una parte del corpo all’istante e, se non viene
curato in tempo,
potrebbe persino causare una morte lenta e dolorosa, dovuta al
passaggio del
veleno nel sangue e, conseguentemente, nel cuore, che smetterebbe di
battere…”
Alexandra
Black era chinata su di una pergamena e stringeva tra le dita una piuma
nera,
con la quale stava scrivendo il tema di Erbologia, da consegnare il
giorno
dopo.
La
Sala Comune di Serpeverde era abbastanza affollata, ma, fortunatamente
per lei
e per la sua concentrazione, la maggior parte dei ragazzi stava
studiando,
occupando gli altri tavolini, oppure seduti sui divani.
Stava
intingendo la penna nell’inchiostro, quando due figure le si
avvicinarono ai
lati del tavolo, adombrandole la vista. Alzando lo sguardo, si accorse
di
essere stata affiancata niente di meno che da Draco Malfoy e Blaise
Zabini; li
fissò con aria incuriosita: il primo sembrava semplicemente
annoiato, ma il
secondo aveva un’aria decisamente seria sul viso, cosa che la
spinse
immediatamente a posare la piuma nel calamaio e a prestargli tutta la
sua
attenzione.
-
Che succede? - domandò, piegando il viso su di un lato.
Draco
rispose con uno sbuffo ed entrambi si sedettero sul tavolino,
perché le sedie
erano già state precedentemente prese da altri studenti.
-
Questo idiota qua ha una cosa da chiederti. - se ne uscì
Malfoy, con
espressione davvero tediata, come se lui non volesse affatto essere
lì.
Alexis
corrugò le sopracciglia e lasciò scorrere lo
sguardo su uno Zabini mai così
serio.
Il
ragazzo ignorò deliberatamente il commento di Draco e si piegò appena
in avanti, per poterle essere
più vicino, e la guardò dritta negli occhi.
-
Sì, devo farti una domanda estremamente importante e tu devi
giurare di
rispondere con la massima sincerità. - le disse, protendendo
le mani per
prendere quella della ragazza tra le sue e stringerla delicatamente.
Sempre
più sconcertata, Alexis si limitò ad annuire.
-
D’accordo, vedrò cosa posso fare. Ma ti avverto
che mi stai spaventando. -
aggiunse, sbattendo le ciglia un po’ disorientata.
Sentì
Draco nascondere una risata in uno sbuffo e lo vide scuotere la testa
con la
coda dell’occhio.
Ma che c’era di così
divertente adesso?
-
Bene. Sappi che io mi fido di te, principessa.
- continuò Blaise serio e lei tornò a prestargli
nuovamente tutta la sua
attenzione, annuendo convinta. - Dimmi, allora, e non aver paura di
ferirmi. -
Alexis
lo fissò sempre più allarmata…si stava
davvero preoccupando adesso.
Blaise
la guardò negli occhi, poi prese un respiro profondo.
-
Il nuovo studente, Luis Cabrisk, è
per
caso più bello e attraente di me?! - chiese con
tono solenne e una punta di
dolore nella voce.
Alexis
strabuzzò appena gli occhi e poi sbattè
velocemente le palpebre, fissandolo
sconcertata.
Aveva capito bene?
-
Come…?- domandò stordita, corrugando entrambe le
sopracciglia.
-
Sì, insomma, trovi che quel Grifondoro del settimo anno sia
più bello di me?
Sai, temo che mi stia rubando un po’ di fan e questo non
posso assolutamente
tollerarlo! Tu sei una mia grande amica e so che sarai imparziale nel
giudicare! Devo sapere, secondo te, che cosa ha lui più di
me, perché questa
situazione non mi piace per niente! - esplose Blaise, con tono un
po’ isterico,
che lo faceva sembrare spaventosamente una prima donna.
Blaise Zabini era
davvero un ragazzo particolare: in certi momenti era l’uomo
perfetto, bello e
assolutamente maschio, sicuro di sé ed elegante; ma in
situazioni come quella
si chiedeva se non avesse mai avuto una tendenza omosessuale,
perché era troppo
attaccato a certe frivolezza; era peggio di una donna!
Alexis
si ritrovò a spalancare la bocca in maniera decisamente poco
elegante, poi
scosse la testa e sollevò le mani, sottraendo la mancina
dalla presa del ragazzo.
-
No, non ne voglio sapere niente di queste cose, ok? - disse, a
metà tra il
divertito e l’esasperato - Insomma, ma che razza di domande
sono queste?! -
trillò poi, guardandolo ancora sconcertata.
E lei che si era
aspettata chissà quale domanda sconvolgente!
Blaise
la osservò con tanto d’occhi, poi si
chinò ancora e la riprese per mano.
-
Come che razza di domande sono? Domande vitali! Sii sincera Black, la
tua
risposta potrebbe distruggermi nell’anima! -
recitò melodrammatico,
stringendole la mano tra le sue.
-
Ma che…? - cominciò Alexis, ma non fece in tempo
a finire la frase, perché
Draco, stanco, si era alzato e aveva presto Blaise per la collottola
della
camicia, costringendolo a staccarsi da lei e ad allontanarsi sotto il
suo
sguardo sconcertato.
-
Lascialo stare Alex, non sta bene; forse ha assunto qualche dose di
troppo di
Artigli di Drago, stamattina. Ci vediamo a cena. - la salutò
Draco, trascinando
via un Blaise Zabini che, in quel momento, appariva davvero disperato.
Alexis
fissò la scena ancora allibita.
Erano tutti impazziti.
-
E così eri battitore nella squadra di Quidditch della tua
scuola(*)? - domandò
Ron curioso, afferrando una coscia di pollo dal piatto dorato al centro
del
tavolo e cominciando a trangugiarla, senza mai distogliere lo sguardo
da Luis
Cabrisk.
Il
nuovo studente sedeva di fronte a lui, accanto ad Harry Potter che era
altrettanto interessato alla conversazione; stesso discorso valeva
anche per
Calì Patil e Lavanda Brown, che non avevano mai smesso di
mangiarsi il ragazzo
del settimo anno con gli occhi, fingendosi invece prese dal suo -
secondo loro
noiosissimo - discorso sulle vecchie partite disputate.
Ma entrambe pensavano
che aveva una voce così bella, che sarebbero state ad
ascoltarlo per tutta la
sera, anche se si fosse messo a parlare di Storia della Magia.
Luis
sorrise e annuì, mentre afferrava a sua volta una coscia di
pollo e cominciava
a mangiarla, con la stessa voracità di Ron, tanto che
Hermione, seduta accanto
al rosso, lanciò loro un’occhiata di sottecchi e
poi scosse la testa,
riprendendo a leggere un grosso tomo che teneva aperto accanto al
piatto, dal
quale mangiucchiava delle patate arrosto molto distrattamente.
-
Sì, detenevo il record per i giocatori della squadra
avversaria abbattuti dai
miei bolidi! - affermò orgoglioso.
-
Sai, i miei fratelli sono gli attuali battitori di Grifondoro! -
esclamò Ron,
indicando Fred e George che, poco distanti, stavano ascoltando a loro
volta i
racconti di Cabrisk.
-
Ma davvero? Mi piacerebbe venirvi a vedere giocare e se vi serve
qualche
consiglio, sono a vostra disposizione! - esclamò e i gemelli
annuirono.
-
Sarebbe fantastico, amico! -
-
Vienici a vedere quando vuoi! -
Luis
annuì e poi si voltò a guardare Harry.
-
So che tu sei il cercatore di Grifondoro. - asserì, con una
scintilla
orgogliosa negli occhi blu - Buon sangue non mente mai. - aggiunse poi,
facendogli un occhiolino.
Harry
corrugò la fronte, ma non ebbe il tempo di dire nulla,
perché Luis intuì la sua
muta domanda e lo precedette.
-
Tuo padre era il cercatore di Grifondoro quando veniva a scuola, no? -
Harry
annuì e si tirò su gli occhiali.
-
Sì, come fai a saperlo? -
Luis
sorrise appena e poi scrollò le spalle.
-
L’ho letto sui vari trofei esposti in bacheca. Sono sicuro
che doveva essere
proprio un campione! - asserì sicuro, regalandogli un altro
occhiolino.
Il
Bambino Sopravvissuto si limitò ad annuire e a sorridere, ma
ancora una volta
non potè aggiungere nient’altro, perché
venne interrotto da un’altra voce.
-
Se il suo talento era come quello del figlio, allora dubito che fosse
un
campione. - affermò Draco Malfoy dal suo tavolo, con tono
strascicato e
divertito, scatenando l’ilarità dei suoi compagni
di casa.
Luis,
senza scomporsi minimamente, si girò a lanciargli
un’occhiata indifferente.
-
E tu sai tutto di talento, non è vero? - gli
domandò con calma, sollevando
entrambe le sopracciglia con espressione di sufficienza.
Malfoy
sogghignò.
-
Ovviamente. - rispose pungente, assottigliando appena lo sguardo, ma
senza mai
smettere di ghignare.
-
Lascialo perdere, Luis. - intervenne George Weasley, lanciando
un’occhiata
infastidita al biondissimo Serpeverde.
-
Parla solo per invidia. - aggiunse Fred, annuendo.
Blaise
Zabini proruppe in una risata agghiacciante.
-
Invidia? - li schernì, mimando un colpo di tosse per
nascondere altre risate -
Insomma, ma vi siete visti? Non credo che Draco abbia qualcosa da
invidiare
a…voi. - disse, scoccando un’occhiata disgustata
prima ai gemelli e poi a Luis,
al quale regalò uno dei suoi migliori sguardi carichi di
odio.
-
A noi magari no. - se ne uscì Ron, poggiando
l’osso ormai spolpato sul piatto -
Ma ad Harry sicuramente sì: dobbiamo forse ricordarvi
com’è finita la scorsa
partita di Quidditch? -
Draco
assottigliò lo sguardo e i suoi occhi brillarono di rabbia.
-
Quella è stata solo fortuna. - digrignò,
stringendo i denti.
-
No, Malfoy: quello è talento. Dovresti cercare la parola sul
vocabolario, forse
solo così potresti saperne lontanamente qualcosa. -
intervenne Hermione, senza
nemmeno degnarsi di alzare gli occhi dal libro che stava leggendo.
I
gemelli Weasley fischiarono entusiasti e Ron ed Harry sogghignarono
divertiti.
Le
guance di Draco si imporporarono appena, mentre le sue mani si
stringevano in
due pugni, che cominciarono immediatamente a tremare per la rabbia.
-
Come osi, Mezzosan…- cominciò iroso, ma non fece
in tempo a finire la frase.
Luis,
che non aveva mai smesso di fissare il Serpeverde con aria seria, si
era alzato
in piedi di scatto e lo aveva afferrato per il bavero della camicia,
costringendolo a sollevarsi a sua volta.
-
Non ci provare nemmeno. - lo avvertì duro, guardandolo
dall’alto con aria
minacciosa.
Calì
e Lavanda trattennero il fiato, mentre gli altri osservarono la scena
con
occhiate tese; Hermione aveva finalmente alzato lo sguardo dal libro e
adesso
guardava il nuovo studente con aria preoccupata.
Draco
arricciò le labbra e il naso, guardandolo con disprezzo puro.
-
E tu non toccarmi. - ribatté deciso, spingendogli le mani
sulle spalle e
costringendolo a lasciarlo andare.
Luis
staccò le mani dalla camicia di Draco, ma non si
allontanò da lui, rimanendo lì
a fronteggiarlo.
I
due si fissarono negli occhi, orgogliosi.
Nessuno
dei due avrebbe mai abbassato lo sguardo.
Sirius si chiese
mentalmente come diavolo poteva Alexis essere convinta di essersi innamorata di un tipo come Malfoy.
Se solo James Potter e
Lily Evans fossero stati ancora vivi, era sicuro che non avrebbero
assolutamente approvato un’unione del genere.
E nemmeno lui.
Luis
contrasse duramente la mascella e i suoi occhi si tinsero di cattiveria.
Aveva un’improvvisa
voglia di spaccare la faccia a Malfoy.
-
Che sta succedendo qui? -
La voce severa della
professoressa McGranitt
li costrinse a distogliere lo sguardo contemporaneamente, per puntarlo
su
quello nero e serio dell’austera donna.
-
Niente, professoressa. - se ne uscì Luis, con tono candido -
Io e Malfoy
stavamo solo avendo un pacifico confronto d’idee. -
Aveva
un’espressione da angelo, tanto che Lavanda e Calì
si domandarono se gli
sarebbero spuntate anche le ali e l’aureola.
La
McGranitt lo fissò con un sopracciglio alzato, poi strinse
le mani in grembo e
scoccò un’occhiata anche al Serpeverde.
-
Mi auguro allora che i vostri scambi di opinione rimangano pacifici, o
mi vedrò
costretta a togliere punti ad entrambe le vostre case e a mettervi in
punizione, sono stata sufficientemente chiara?-
-
Cristallina. - rispose Luis con un sorrisone.
Malfoy
si limitò a borbottare qualcosa di poco chiaro, mentre
rifilava un’occhiataccia
a Luis e si metteva nuovamente seduto.
La
professoressa annuì e dopo aver guardato di nuovo gli
studenti con uno sguardo
inquisitorio, si limitò a sistemarsi il mantello sulle
spalle e a tornare al
tavolo degli insegnanti, sperando di poter consumare il resto della sua
cena in
santa pace.
Senza
smettere di sorridere, Luis si rimise seduto, lanciando solo
un’occhiata
vittoriosa nei confronti di Zabini - Draco gli voltava adesso le
spalle, senza
rivolgergli più alcuna attenzione. Blaise rispose con uno
sguardo carico di
odio, poi si voltò altezzoso, senza degnarlo di ulteriore
considerazioni.
Quando
entrò in Sala Grande - un po’ in ritardo
perché aveva dovuto concludere il tema
di Erbologia - Alexandra Black si chiese mentalmente se
sarebbe mai riuscita ad entrare lì dentro una
volta, senza assistere a battibecchi tra Serpeverde e Grifondoro. Ma
dovette
ammettere a se stessa che quella era più un’utopia
che una vana speranza.
Sospirando,
si diresse verso la propria tavolata, pronta a prendere posto accanto a
Draco,
che al momento era occupato ad accoltellare
con violenza una fetta di carne che aveva decisamente
vissuto momenti
migliori. Passando però accanto a Luis, fu costretta a
fermarsi, perché dopo
aver salutato con un sorriso sia lui che Harry, il primo
l’aveva afferrata
gentilmente per un polso.
Alexis
corrugò entrambe le sopracciglia e chinò il capo
per osservarlo incuriosita.
-
Sì? -
Draco,
nel frattempo, si era voltato ad osservare la scena con sguardo
terribilmente
impassibile, subito seguito da un Blaise mai così scocciato.
Luis
li ignorò e i suoi occhi si concentrarono solo sul viso
della ragazza, al quale
sorrise luminoso ed angelico, scatenando i sospiri di più di
una Grifondoro e
di qualche Serpeverde.
Pansy
Parkinson storse il naso, infastidita, e si chinò a
bisbigliare qualcosa
all’orecchio di Diamond Cherin, che guardò la
Black con un’occhiata strana e
poi si limitò ad annuire appena.
Le
Untouchable
Ravens, dal tavolo di
Corvonero, osservavano
la scena con tanto d’occhi, avide di collezionare notizie
fresche per l’uscita
del prossimo numero di Vanity Witch.
-
Perché non ti siedi qui con noi?- la invitò Luis,
spostandosi appena per farle
spazio tra lui ed Harry, che si limitò a sorridere
incoraggiante.
Hermione
Granger sollevò nuovamente lo sguardo dal libro, per
rivolgere un’occhiata
scettica a Cabrisk, sottolineata dal sopracciglio oltremodo sollevato;
poi
scoccò un’occhiataccia ad Alexandra Black, ma non
disse nulla.
Alexis
guardò Sirius sconcertata e si sottrasse delicatamente dalla
sua presa, per poi
portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-
Io…No, è meglio di no. Preferisco mangiare al mio
tavolo, non prendetela sul
personale, davvero. - rifiutò, lanciando
un’occhiata di sottecchi prima a Draco
e poi ad Harry - Grazie, comunque. -
Fece
per andarsi a sedere, ma Luis si alzò in piedi e le
sbarrò la strada,
rivolgendole un altro sorrisone accomodante e sfiorandole appena le
braccia.
-
Ma dai, Alex! Mangi sempre con le Serpi,
se per una volta ti siedi tra di noi, non crolla mica il mondo! -
puntualizzò,
scoccandole un’occhiata strana dall’alto.
Alexis
lo fissò, corrugando le sopracciglia, sempre più
stranita.
Perché Sirius si stava
comportando così, adesso?
-
No, davvero. Magari do…- cominciò, sentendosi un
po’ a disagio, ma non fece in
tempo a terminare la frase, perché qualcuno la prese
gentilmente per una spalla
e la costrinse ad indietreggiare appena.
-
Sai com’è: Alexandra è una di noi, per
questo mangia tra le Serpi. -
rimbeccò Blaise, che adesso si
era alzato e l’aveva affiancata. - E poi mi sembra che ti
abbia detto di no,
quindi perché non la lasci stare? -
Alexis
guardò Blaise preoccupata, poi rivolse un’occhiata
anche a Draco, ma lui era
ancora seduto e controllava la situazione dal basso. Appariva
incredibilmente
calmo e la cosa la metteva decisamente in allarme.
Deglutendo,
tornò a prestare la sua attenzione a Zabini.
-
No, dai, Blaise, non fa niente davvero. Lascia perdere…-
cercò di
tranquillizzarlo, sfiorandogli un braccio con la mano.
-
Cosa sei tu, l’avvocato del diavolo? - lo prese in giro Luis,
ghignando appena
- Non era Malfoy il ragazzo della Black? Tu allora perché ti
scaldi tanto? -
Blaise
serrò la mascella e le sue spalle cominciarono a tremare
appena per la rabbia.
Non lo sopportava quel
belloccio da strapazzo.
Voleva rifilargli un
potente pugno su quel naso perfetto, per poterlo deturpare per sempre.
Alexis
si inserì tra i due, scoccando un’occhiata severa
a Luis.
Ma che diavolo gli
prendeva ora?
-
Basta così. Luis, domani a pranzo mi siedo al vostro tavolo,
contento? Ma ora
smettila di fare il bambino. - lo rimproverò dura, mentre
prendeva Blaise per
una spalla e lo costringeva a risedersi.
Luis
sbuffò e alzò le mani al cielo, in segno di resa.
-
Va bene, va bene. - disse, scuotendo appena la testa; poi le sorrise e
le porse
una mano. -Però devi prometterlo!-
Alexis
gli lanciò un’occhiata esasperata, poi scosse la
testa e sbuffò.
-
D’accordo. - concordò, stringendogli appena la
mano.
Sirius era davvero
strano: forse gli effetti di quella pozione agivano davvero anche sul
cervello.
Comunque,
non riuscì a non sorridergli di rimando, perché
era sempre troppo contenta di
averlo lì.
Luis
strinse appena la presa sulla sua mano e poi, inaspettatamente, se la
tirò
addosso, sotto lo sguardo allibito della Sala Grande, che
osservò la scena con
le bocche spalancate.
Luis
la abbracciò delicato e Alexis se ne rimase ancorata al suo
petto, con gli
occhi enormi per la sorpresa.
Le
Untouchable
Ravens fischiarono, ma
furono le uniche ad
emettere qualche suono, perché tutti gli altri osservavano
la scena raggelati.
Draco Malfoy sarebbe
esploso molto presto.
Blaise
Zabini, accanto a lui, era il ritratto di un’elegantissima
indignazione.
-
Adesso gli spacco la faccia, a questo presunt…-
ruggì a mezza bocca, facendo
per alzarsi.
Ma,
inaspettatamente, Draco gli mise una mano sulla spalla e lo costrinse a
restare
seduto. Blaise gli lanciò un’occhiata stranita, e
il biondo si limitò a
scuotere la testa.
-
Lascialo stare. - fu l’unica cosa che disse, prima di
voltarsi nuovamente e
tornare a mangiare in tutta tranquillità.
Tutti
lo fissarono sconcertati e Blaise balbettò qualcosa di poco
comprensibile.
Luis
gli lanciò un’occhiata scettica, poi si
chinò appena a sfiorò una tempia di
Alexis con le labbra.
-
Però, credevo che il tuo ragazzo fosse più
geloso…- mormorò pensieroso.
Alexis
si allontanò da lui, meno brusca di quanto avrebbe voluto, e
gli rifilò
un’occhiataccia.
-
A che gioco stai giocando? - sibilò disorientata.
Era
arrossita parecchio, per l’imbarazzo.
Luis
si limitò a rivolgerle uno sguardo strano e poi le sorrise.
-
Non essere sempre così seria, Alexandra
Black. Stavo solo scherzando un po’. - le disse,
facendole un occhiolino e
riaccomodandosi al suo tavolo.
Alexis
lo fissò interdetta, poi scosse la testa e si sedette
accanto a Draco.
Qualcuno
bussò alla porta della sua camera, aprendola subito dopo,
senza aspettare una
risposta.
Draco
Malfoy sollevò lo sguardo e incontrò la figura di
Alexis Potter, che si stava
chiudendo la porta alle spalle e lo osservava con un sorrisino dimesso.
-
Ciao. - lo salutò, poggiandosi contro la porta.
-
Ciao.- si limitò a rispondere lui, mentre si slacciava le
scarpe e le riponeva
nell’armadio.
Alexis
lo osservò in silenzio, poi si avviò verso il
letto e si sedette, lasciando le
gambe ad oscillare nel vuoto.
-
Sei arrabbiato? - gli domandò a bruciapelo, guardandolo di
sottecchi.
Draco
si era adesso spostato di fronte allo specchio e si stava frizionando i
capelli
con una mano, scombinandoli un po’ per togliere ogni residua
traccia di gel. Le
rivolse un’occhiata calma dal riflesso dello specchio e la
vide dondolare i
piedi e torturarsi una ciocca di capelli tra l’indice e il
pollice. Un angolo
delle labbra gli si piegò spontaneamente
all’insù.
-
No. - rispose semplicemente, voltandosi a guardarla e poggiandosi con i
reni
contro il bordo della scrivania - Dovrei? - aggiunse, incrociando le
braccia al
petto.
-
No, assolutamente! - si affrettò a dire lei, scuotendo la
testa convinta - E’
solo che…La scenata di Luis di questa sera…Io
volevo…Non so che gli sia preso,
davvero! Di solito non è così e…-
-
Ehi, tranquilla. - la fermò lui, avvicinandolesi e
prendendole il viso tra le
mani, per costringerla a fissarlo - Non sono arrabbiato, dico sul
serio.- la
rassicurò, sorridendole appena.
Alexis
sorrise a sua volta, mordendosi poi il labbro inferiore. Draco
spostò il
pollice a sfiorarglielo, per costringerla a lasciarlo andare, poi si
chinò e le
sfiorò morbidamente la bocca con un bacio.
-
Vado a farmi una doccia. - le disse poi, allontanandosi appena ma
continuando a
tenerle il viso tra le mani - Dormi qui con me? -
-
Sì. - sorrise Alexis, accarezzandogli una mano.
Draco
annuì, poi si chinò a lasciarle un bacio sulla
fronte.
Alla
fine, dopo un’ultima carezza su di una guancia, si
ritirò in bagno.
-
Non mi piace. - sentenziò Blaise Zabini, accendendosi
l’ennesima sigaretta
della serata.
Un
profumo di viola e pino si disperse immediatamente nell’aria,
profumando quella
notte stellata, priva di luna.
-
Ha un non so che di affascinante. - proruppe Coleen Careye, prendendo
una
boccata di fumo dalla sigaretta aromatizzata alle rose che teneva tra
le dita.
Se
ne stava seduta sul bordo del terrazzo, le lunghe gambe accavallate,
incurante
del pericolo di cadere di sotto.
Blaise
Zabini, poggiato al muricciolo, si voltò per scoccarle
un’occhiataccia.
-
Per favore. Le mie orecchie non possono sopportare oltre certe
assurdità. -
disse, tornando a fissare il cielo.
-
Non vi sembra davvero un tipo strano?- se ne uscì Charlie,
che, seduta a terra,
stava arrotolando una pergamena intorno a del tabacco aromatizzato
all’arancia;
la porse a Cleo Keenhear, che la ringraziò con un bacio
soffiato sulla punta
delle dita e se la accese subito dopo.
-
Perché dici così? - si informò Cleo.
Charlie
si strinse nelle spalle e cominciò a fare un’altra
sigaretta, che questa volta
porse a Cameron Touchfeel.
-
Io sono d’accordo con lei. - annuì Cameron,
accendendosi a sua volta la
sigaretta. - Insomma, chi
è davvero questo studente
straniero? Non sappiamo nulla di lui e in queste settimane non siamo
riuscite a
reperire molte informazioni sul suo conto. -
-
Sembra essere uscito dal nulla. - rimuginò Cleo, soffiando
via una nuvoletta di
fumo.
-
Come un coniglio dal cappello di un mago babbano! - esclamò
Chantelle Noseypark
che, di certo, tra le cinque Corvonero, non era quella che brillava per
intelligenza; in molti si chiedevano come avesse fatto a finire in
quella casa,
ma tanti affermavano che era caduta dalle scale di Hogwarts il secondo
anno e
che da lì era diventata un po’ stupida.
-
Sì, Chantelle, sì. - sospirò Cameron,
alzando gli occhi al cielo.
-
E poi, è entrato subito in sintonia con Harry Potter.-
ricordò Cleo.
-
E sembra avere un forte legame anche con Alexandra Black, sono un
po’
invidiosa!- aggiunse Charlie, che, ovviamente, visto il suo noto
orientamento
sessuale, non era di certo gelosia di Luis.
Chantelle
le battè una mano sulla spalla.
-
Draco mi ha detto che si conoscono da quando sono bambini e che lui ha
sempre
viaggiato molto.- riferì Blaise, senza mai staccare gli
occhi dalla notte nera
che si apriva di fronte a lui.
-
Forse è per questo che è così
difficile reperire informazioni plausibili su di
lui. - rimuginò Cameron.
-
No, c’è qualcos’altro sotto, me lo
sento. - disse Coleen sicura - E il mio
intuito difficilmente sbaglia. - si voltò a guardare Blaise
- Ci sto, ti aiuterò
nelle tue indagini, Zabini. -
Blaise
solo allora si girò per guardarla e annuì
distrattamente, inserendo una mano
sotto il mantello ed estraendo un piccolo pacchettino di velluto nero,
che posò
sul balcone e poi allungò alla Corvonero.
Coleen
lo prese e lo aprì: c’erano un mucchietto di
Galeoni dentro.
-
Non pretendevo di essere pagata. - gli disse, richiudendo il
pacchettino.
Blaise
si strinse nelle spalle e spense la sigaretta contro il bordo del
balcone,
prima di voltarsi e incamminarsi verso la finestra.
-
Consideralo un finanziamento per i vostri prodotti. - si
limitò a rispondere -
Aspetto di venire a conoscenza dei vostri piani per le indagini,
allora. -
concluse, prima di sparire al di là del vetro.
Coleen
lo fissò poi tirò il pacchettino a Charlie, che
lo prese entusiasta, mentre lei
spegneva la sigaretta a sua volta.
-
Non ti deluderemo, vedrai.-
C’era
silenzio.
Una
calma quasi irreale, che la faceva sentire tranquilla e protetta da
tutti i
pericoli del mondo.
Protetta
da quell’abbraccio confortante, che la stringeva a
sé in un misto di tenerezza
e possessività assoluta.
Alexis,
poggiata contro il petto di Draco Malfoy, chiuse gli occhi per poter
assaporare
meglio il suo calore; sentiva il battito regolare del suo cuore
cantarle nell’orecchio.
-
Sei stato incredibilmente maturo oggi. - se ne uscì
all’improvviso, senza
riaprire gli occhi -Sì, insomma, con Luis intendo. Credevo
che gli saresti
saltato addosso, e invece…-
-
Io mi fido di te. - fu l’unica cosa che rispose, mentre si
chinava appena e le
sfiorava i capelli con un bacio.
Alexis
sorrise e si accoccolò meglio contro il suo petto.
-
Ti amo. -
Draco
non le rispose, ma non aveva bisogno di farlo, perché lei
sapeva che lui
provava lo stesso e in quei giorni glielo stava dimostrando come mai.
Poco
dopo, Alexis si addormentò, e solo allora Draco Malfoy si
concesse di tirare
fuori da sotto al cuscino la mano che aveva fino in quel momento
nascosto. Se
la portò cautamente di fronte al viso e la
osservò con una smorfia: era piena
di tagli e tremava appena, ancora dolorante.
Voleva mostrarsi maturo
e calmo di fronte a lei, perché si fidava davvero.
Ma non riusciva ad
arginare la rabbia che lo attaccava, come sempre, incontrollabile, ogni
volta
che qualcuno la sfiorava davanti ai suoi occhi.
Per sfogarsi, aveva
preso ripetutamente a pugni il muro della doccia, fino a che il dolore
che
provava alle nocche martoriate non era stato insopportabile e
decisamente
maggiore dell’odio che provava in fondo al cuore.
Lui si fidava con tutto
il suo cuore di Alexis Potter.
Ma non si fidava
assolutamente di Luis Cabrisk.
*
(*) Non so se, davvero,
Sirius Black fosse battitore di
Grifondoro quand’era ad Hogwarts, perché nessuno
ne parla. Probabilmente no, ma
ho deciso di inserire ugualmente questa cosa: i Malandrini erano famosi
e James
Potter era cercatore, quindi perché Sirius non avrebbe
potuto essere uno dei
battitori? Non so voi, ma io ce lo vedo ;)
Salve
a tutte!
Ecco a voi il
38esimo capitolo di questa storia!
Spero vi sia piaciuto!
Come già sapeva chi mi segue su facebook, non ho potuto
aggiornare Sabato scorso per problemi legati alla mia salute e a quella
del mio
piccì, che è stato in riparazione tutta la
settimana e mi è tornato,
effettivamente, solo oggi!
Comunque, appena me ne sono rimpossessata, ho ultimato le
ultime cose e mi sono affrettata a postarvi questo capitolo, come
promesso!
Il prossimo arriverà tra una settimana esatta, non temete
(: Intanto, continuerò a postare qualche spoiler sulla mia
pagina facebook,
quindi se qualcuna non mi avesse ancora aggiunta e desiderasse farlo,
posto
come sempre il link al mio profilo -->
Ada Wong
Quando mi aggiungete, fatemi sapere chi siete, così che io
possa riconoscervi!
Passando a questo
capitolo: che ve ne pare? Vi è piaciuto?
Vi ha fatto schifo? Fatemi sapete tutto,
come al solito, tramite recensioni: ormai dovreste aver imparato che ne
sono
dipendente!
Scherzi a parte, spero davvero che sia stato di vostro
gradimento!
Sirius comincia a manifestare la sua insofferenza nei
confronti di Malfoy e Blaise non è affatto soddisfatto di
questo nuovo studente
che gli sta rubando le ammiratrici! E Draco, che cerca di mostrarsi
tanto
maturo agli occhi di Alexis, quando in realtà vorrebbe solo
esplodere e
prendere a pugni Cabrisk? E che mi dite delle Untouchable Ravens?
Secondo voi
che piano architetteranno per scoprire qualcosa sul misterioso studente?
Fatemi
sapere, mi raccomando!
Ora vado, lasciando, come
sempre, delle piccole note
post-capitolo (leggetele! :D)
1.
Pubblicizzo come al solito lo spin-off
di questa fan fiction scritto da EleanorMair
e avente come protagonista un personaggio da lei inventato - Lilith
Lestrange -
che avrà a che fare con il nostro bel Zabini, tutto condito
dalle vicende di Un
Particolare In Più, con la situazione di Draco ed Alexis
sullo sfondo e
molteplici parti incastrate che formano dei veri e propri missing moments di questa fan fiction.
Che aspettate, dunque, a
leggerla?
…Odi
et Amo…
2.
La
mia fissa per il wrestling
continua, così come la fan fiction che, da matta,
ho deciso di scriverci
sopra, coinvolgendo personaggi come CM
Punk, Kane, Alberto del Rio ecc… ( se
seguite la WWE saprete di chi sto parlando, altrimenti ignoratemi xD);
per cui,
se a qualcuno interessa leggere anche questo mio strano progetto, me lo
dica,
sarò felicissima di condividere la mia storia con voi!
<3
3.
Ne
ho già parlato su facebook, ricevendo riscontri
positivi, e ora lo propongo anche qui, giusto per vedere se qualcuno
abbia
voglia di prender parte a questa timida idea: se
io indissi un concorso su Un Particolare In Più, con in
premio
spoiler sui capitoli futuri, qualcuno parteciperebbe? Si
tratterebbe di
scrivere una one-shot o qualcosa del genere, una cosa molto semplice,
comunque,
e assolutamente senza pretese! Se qualcuno avesse intenzione di
partecipare, me
lo faccia sapere con un mp o tramite recensioni, così, se
davvero andasse in
porto questa idea, stilerò bene tutti i particolari!
Mi raccomando, fatemi
sapere!
Bene, credo di aver
concluso, anche per oggi!
Come al solito, vi
ringrazio dal più profondo del mio cuore per le vostre
parole magnifiche e il
sostegno che, dopo quasi tre anni, continuate a darmi!
Vi
adoro, dal primo all’ultimo <3
Ci sentiamo al prossimo
capitolo e, per chi mi ha tra i
suoi amici, su facebook!
Un bacione <3
Giulia.
|
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Capitolo 39 *** Il pigiama party delle Untouchable Ravens ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XXXIX
Il pigiama party delle Untouchable
Ravens
La
primavera faticava ad arrivare, nonostante fosse ormai alle porte. La
brezza
profumata di fiori aleggiava in quella giornata soleggiata,
infiltrandosi nelle
finestre lasciate socchiuse del castello di magia e stregoneria di
Hogwarts.
Nei
sotterranei, però, era decisamente tutt’altra
l’aria che tirava.
-
Dovresti seriamente darci un taglio. -
Draco
Malfoy alzò lo sguardo su Blaise Zabini, al momento
comodamente sdraiato sul
suo letto. Poi scese ad osservarsi la mano che il moro stava adesso
fissando e
storse le labbra in una smorfia.
-
Se me la taglio, potrei avere qualche difficoltà a fare le
cose. - si limitò a
rispondere, chiudendo le dita e trattenendo il respiro per il dolore.
Blaise
alzò un sopracciglio e si mise seduto.
-
Hai capito quello che intendevo. - lo rimbeccò, scuotendo il
capo - Dovresti
smetterla di prendere a pugni tutti i muri della scuola od ogni
specchio che ti
capita davanti. Prima o poi gli incantesimi cicatrizzanti smetteranno
di fare
effetto. - lo ammonì, lanciando un’altra lunga
occhiata alla mano che Draco
aveva adesso poggiato sulla scrivania e contro la quale stava facendo
un
incantesimo. - Anzi, a giudicare da quello che vedo, già
cominciano a
scarseggiare i risultati. -
-
E’ tutto okay, davvero. Non devi preoccuparti. -
borbottò Draco, senza staccare
gli occhi dal dorso, ora avvolto da una leggera patina magica, color
carne.
-
Perché non provi a prendere a pugni qualcosa di
più morbido? - gli suggerì
Zabini, spostandosi una ciocca di capelli da sopra l’occhio
destro.
-
Come ad esempio la faccia di Cabrisk? - si informò Malfoy,
lanciandogli
un’occhiata di traverso e ridendo appena.
-
Ad esempio. - concordò Blaise - Anzi, è
un’ottima idea! Andiamo, ti accompagno!
- decise, e fece per alzarsi, ma Draco scosse la testa, costringendolo
a
fermarsi.
-
No, è meglio di no. Con tutta la rabbia che ho in corpo,
potrei ammazzarlo. -
decretò duro, stringendo di nuovo la mano in un pugno.
Gemette ancora per il
dolore.
Blaise
sbuffò e incrociò le braccia e le gambe,
poggiandosi con la schiena alla
testata in ferro battuto del letto.
-
Meglio. Nessuno lo piangerebbe, tranquillo. Se vuoi ti aiuto anche a
nascondere
il cadavere: ci sono tanti bei posti nella foresta proibita. -
asserì, annuendo
convinto.
Draco
alzò nuovamente il capo per rifilargli un’occhiata
scettica.
-
Sembra che tu ci abbia pensato molto. - notò, tornando a
concentrarsi
sull’incantesimo alla mano.
Zabini
si strinse nelle spalle.
-
Comunque, Alexandra lo piangerebbe. E io non sopporterei di vederla
stare male,
ancora. Soprattutto a causa mia. - disse, con tono serio.
Blaise
gli rivolse un’occhiata comprensiva, poi si gettò
nuovamente con la schiena sul
materasso, distendendo bene gambe e braccia e rimanendo a fissare il
soffitto.
-
Non mi piace, quel Cabrisk. - sentenziò, portando un braccio
a coprirsi gli
occhi.
-
Lo so. -
-
Ha qualcosa di strano. -
-
Lo so. -
-
E non mi fido affatto di lui. -
Draco
sospirò: era almeno la decima volta, da una settimana a
quella parte, che
affrontavano quel discorso; ormai, persino i serpenti che adornavano il
suo
letto baldacchino conoscevano a memoria il loro pensiero riguardo il
nuovo
studente.
-
Nemmeno io mi fido di lui, e lo sai. - rispose, dando un ultimo
colpetto con la
bacchetta per concludere l’incantesimo; si guardò
la mano, rigirandosela
davanti al viso: era come nuova. Strinse le dita soddisfatto, riponendo
la
bacchetta sulla scrivania.
Blaise
spostò il braccio dagli occhi per rifilargli
un’occhiata obliqua.
-
Non ti fidi di lui eppure non prendi alcuna sorta di provvedimento! -
lo accusò
Zabini, tirandosi di nuovo su e sorreggendosi sui gomiti.
Draco
alzò gli occhi al cielo.
-
Che cosa vuoi che faccia, Blaise? - gli domandò esasperato.
Il
moro sorrise angelico, piegando appena il capo su di un lato.
-
Non so, potresti, ad esempio, spaccargli la faccia. -
suggerì con tono
mellifluo, sbattendo le palpebre.
Draco
gli lanciò un’occhiata di traverso.
-
Sì, certo. Così poi Alexandra spacca la mia di
faccia. - chiosò intelligente,
alzandosi dalla sedia e girovagando per la stanza alla ricerca di una
cravatta
pulita.
-
Non lo farebbe mai. Non gli permetteresti di colpirti. -
annuì sicuro Blaise.
Draco
si limitò a guardarlo storto per un solo istante, senza
nemmeno degnarsi di
rispondergli.
-
E poi, non sei geloso? Ormai, Alex passa più tempo con
quegli idioti di Potter
e Cabrisk che con noi. - rigirò il dito nella piaga,
storcendo le labbra.
Blaise Zabini conosceva
troppo bene Draco Malfoy e sapeva che quell’indifferenza
matura che stava
dimostrando a lui e alla bella Alexandra Black era solo una facciata.
Testimonianza ne erano
le numerose ferite sulla mano che era costretto, continuamente, a
curarsi.
Inoltre, sapeva sempre
dove colpire, per smuoverlo.
Draco
sbuffò e lasciò perdere la ricerca della
cravatta, abbandonandosi a peso morto
sulla poltrona all’angolo. Si passò una mano tra i
capelli, scompigliandoli.
-
Io mi fido di Alexandra. - rispose, senza alzare lo sguardo.
Blaise
lo fissò al contrario, di nuovo sdraiato sul letto.
-
Ma è di Cabrisk che non ti fidi, giusto? -
appuntò.
Draco
scosse la testa.
-
Per niente. -
-
Ma non hai intenzione di fare nulla. - aggiunse Blaise, con tono
evidentemente
contrariato.
Malfoy
si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona e
sbuffò sonoramente,
stanco.
-
Senti, se hai così tanta voglia di mettere Cabrisk al suo
posto, perché non lo
prendi tu a pugni? - se ne uscì, esasperato.
Blaise
sollevò entrambe le sopracciglia e spalancò la
bocca, indignato.
-
Stai scherzando, spero! - esclamò, rotolando sul letto per
potersi stendere
sulla pancia - Non mi rovinerei mai le mani per uno come quello! -
affermò,
rimirandosi le lunghe dita da pianista, perfette e curate.
Draco
scosse la testa e si prese la fronte con una mano: Blaise Zabini lo
avrebbe
fatto impazzire, un giorno di quelli.
-
Parlando di cose serie. - proruppe Zabini all’improvviso,
riassumendo un tono
normale e controllato, che spinse Draco a sollevare nuovamente lo
sguardo su di
lui - Coleen Careye mi ha detto che stasera hanno organizzato un
pigiama party
nella Sala Comune di Corvonero. Ha chiesto di invitare te e la Black da
parte
sua. -
Malfoy
annuì pensieroso, portandosi una mano a sorreggere la testa.
-
E a cosa dobbiamo questa festa privata? - si informò,
assumendo improvvisamente
un’aria tediata.
Blaise
si strinse nelle spalle, alzandosi dal letto e stiracchiandosi pigro.
-
Farà parte del piano, suppongo. - rimuginò
distrattamente.
Draco
corrugò le sopracciglia.
-
Piano? - gli fece eco, curioso.
-
Sì. Ho chiesto alle Untouchable
Ravens
di reperire qualche
informazione su Luis Cabrisk. Sono convinto che quel ragazzo nasconda
qualcosa
e ho intenzione di scoprire cosa. - spiegò, con una strana
luce nello sguardo,
mentre sventolava appena la mano, come a dire di non dare comunque
troppo peso
alla cosa.
Draco
lo fissò mentre si dirigeva verso la porta, un sopracciglio
sollevato.
-
Tu non ti arrendi mai, vero Blaise? -
Zabini
sogghignò appena, aprendo la porta.
-
No, mai. - rispose, e uscì dalla stanza.
Quel
giorno, Alexandra Black aveva pranzato al tavolo di Grifondoro, tra le
battute
divertenti dei gemelli Weasley, i racconti interessanti di Luis
Cabrisk, le
figuracce di Ron Weasley e le risate di Harry; persino Hermione
Granger, dopo i
primi minuti di fredda indifferenza nei suoi confronti, le aveva
regalato
qualche sorriso e una parolina qua e là.
-…e
dovevate vedere Ron da piccolo alle prese con una scopa giocattolo! -
esclamò
Fred, che aveva già le lacrime agli occhi per il tanto
ridere.
-
Non riusciva nemmeno a sollevarsi da terra! - aggiunse George, ridendo
a sua
volta.
Ron
lanciò loro un’occhiataccia, paonazzo ed oltremodo
imbarazzato.
-
Smettetela, non è vero! Ci ho messo qualche giorno, ma alla
fine sono riuscito
a volare! - protestò, battendo un pugno sul tavolo.
Hermione
Granger, seduta accanto a lui, stava ridacchiando intenerita; gli mise
una mano
sul braccio e si sporse appena per poter osservare i gemelli.
-
Oh, avanti Ron! Non essere sempre così permaloso! A me
piacciono tanto i
racconti su quando eri piccolo! - esclamò.
Ron
divenne, se possibile, ancora più rosso di prima, tanto che
tra la pelle
solitamente chiara del viso e i suoi capelli non c’era adesso
più alcuna
differenza.
-
Sì, non essere sempre così permaloso! -
rimbrottarono in coro i gemelli,
meritandosi per questo un’altra occhiataccia da parte del
fratello più piccolo.
-
Parli bene tu, che non hai nessun parente qui che possa metterti in
imbarazzo
in questo modo…- borbottò Ron, ma sembrava che
solo il tocco della ragazza
fosse riuscito a calmarlo.
Alexis
sorrise e osservò Luis, che le fece un occhiolino e le
lasciò un buffetto su di
un braccio. Poi si voltò a guardare Harry e le sembrava che,
adesso, mentre
sorrideva divertito in direzione degli amici, un’ombra triste
gli avesse
oscurato lo sguardo.
Forse stava pensando a
sua sorella.
A lei.
E a quanto gli mancava.
Il
cuore le si strinse nelle petto, mentre abbassava lo sguardo e si
mordeva il
labbro inferiore.
Era in momenti come
quello che si sentiva veramente male.
Che si sentiva una
vera…stronza.
Sirius
doveva aver intuito i suoi pensieri, perché le
accarezzò un braccio, catturando
nuovamente la sua attenzione; quando Alexis si voltò a
guardarlo, Luis poté
leggere la sofferenza e il rimorso decorare ogni striatura di verde
delle sue
iridi. Le sorrise incoraggiante e lei si limitò ad annuire
appena e a sorridere
di nuovo.
Poi,
all’improvviso, lo sguardo blu di Cabrisk assunse
un’espressione veramente
cattiva, che la spaventò un po’.
Corrugò le sopracciglia e piegò il capo su di
un lato.
-
Che…?-
Non
fece in tempo a dire nient’altro, perché una mano
le sfiorò la nuca e il
secondo dopo i suoi capelli, tenuti legati da un fermaglio a forma di
rosa, si
riversarono sulle sue spalle, liberi da qualsiasi costrizione.
Alexis
si voltò di scatto, ma l’unica cosa che vide fu
Draco Malfoy allontanarsi verso
la porta della Sala Grande, con in mano il suo fermaglio, che si stava
rigirando tra le dita.
Non
riuscì a non sorridere e poi, quando si accorse che quasi
tutti gli sguardi di
coloro con i quali stava pranzando erano rivolti a lei,
arrossì appena,
imbarazzata.
Luis
sbuffò rumorosamente e accoltellò un pezzo di
focaccia, portandoselo poi
violentemente alla bocca e masticandolo furioso.
Alexis
gli lanciò un’occhiata strana, a metà
tra l’esasperato e il dispiaciuto; poi
scosse la testa.
-
Allora, qualche altro aneddoto su Ron? -
-
E no! Basta parlare di me, ora!- urlò esasperato il rosso.
-
Black! Black! -
Alexis
si girò: dall’altra parte del corridoio le stava
correndo incontro una
scompigliatissima Charlie Liplose, che sventolava un braccio in segno
di
saluto.
-
Ehi, Charlie! - la salutò, non appena l’ebbe
raggiunta.
-
Ciao! - rispose l’altra, poggiandosi contro una parete e
riprendendo fiato dopo
la corsa.
-
Dimmi tutto. -
-
Volevo dirti, per stasera…- cominciò la
Corvonero, ma Alexis corrugò la fronte.
-
Stasera? - la interruppe.
Charlie
annuì.
-
Sì, per il pigiama party in Sala Comune…-
riprese, ma ancora una volta
l’espressione confusa di Alexis la costrinse a tacere.
-
Pigiama party? - le fece infatti eco la Black, piegando il capo su di
un lato.
-
Esatto. - confermò Charlie - Draco non te ne ha parlato? -
Alexis
scosse la testa.
Draco non le aveva detto
proprio nulla, ma in fondo neanche si erano ancora veramente fermati a
parlare
quel giorno.
Charlie
scrollò le spalle e sventolò la mano
nell’aria.
-
Ad ogni modo: stasera io e le ragazze abbiamo organizzato un piccolo
pigiama
party nella nostra Sala Comune e tu sei invitata, così come
Malfoy e Zabini. Ci
sarete, non è vero? - le spiegò, sbattendo poi
gli occhioni nocciola.
-
Credo di sì. - ridacchiò Alexis e la Corvonero
esplose in un gridolino
entusiasta, che la fece ridere ancora di più.
Charlie Liplose era
proprio un personaggio.
-
Perfetto, allora ci vediamo stasera! Ora devo scappare, che devo
invitare altre
persone, tra le quali Cabrisk! E’ proprio carino, quel
ragazzo, non trovi?
Potrei anche decidere di cambiare nuovamente orientamento sessuale per
lui, è
davvero sexy! - esclamò con allegria, scuotendo appena la
corta chioma, tinta
adesso di un viola brillante.
Alexis
arrossì appena alle parole della ragazza, abbassando lo
sguardo nervosa: Luis
Cabrisk era pur sempre il suo padrino sotto falsa copertura! Il fatto
che le
altre studentesse facessero continuamente certi apprezzamenti su di lui
la
metteva decisamente a disagio.
Charlie
le lanciò un’occhiata indagatoria, assottigliando
lo sguardo, ma non disse
nulla, limitandosi a domandarsi mentalmente perché adesso la
Black sembrava
tanto nervosa: che Cabrisk, proprio come sospettava Blaise Zabini,
avesse
qualcosa da nascondere? Qualcosa che, in una qualche maniera,
coinvolgeva anche
Alexandra?
Non
lo sapeva, ma quella sera, al party, lei e le altre Untouchable
Ravens avrebbero fatto di tutto per scoprire la
verità.
Senza
aggiungere nient’altro, Charlie fece per andarsene,
oltrepassando la Serpeverde
e cominciando nuovamente a correre, quando la voce della ragazza la
costrinse a
frenare bruscamente.
-
Charlie?! -
Si
voltò, corrugando la fronte.
-
Sì, Black? -
-
Non mi hai più detto quello che volevi dirmi riguardo
stasera. - le fece
notare.
La
Liplose si diede una manata sulla fronte e tornò sui suoi
passi.
-
Hai ragione, è che è stato deciso tutto
all’ultimo minuto, quindi ho veramente
una marea di cose da fare! - si giustificò, frenetica -
Comunque, volevo
informarti che stasera si accede rigorosamente in pigiama, niente
vestiti,
d’accordo? - concluse, prima di sventolare la mano e sparire
nuovamente alla
velocità della luce.
Alexis
Potter stava camminando per i corridoi, diretta verso i sotterranei,
quando
vide Diamond svoltare l’angolo. Con un sorriso, si mise a
correre per
raggiungerla.
- Diamond! Ehi, Diamond! - la chiamò, svoltando
l’angolo a sua volta.
La
bionda si voltò a lanciarle un’occhiata
incuriosita, ma appena l’ebbe
raggiunta, ad Alexis scivolò il sorriso dalle labbra: era in
compagnia di Pansy
Parkinson e del suo gruppetto di Coccatrici,
che la squadrarono con aria di superiorità.
Alla
Parkinson non era mai andato giù il fatto che Draco
l’avesse scaricata per
quella nanetta insignificante; meditava ancora vendetta e il suo piano
prendeva
forma ogni volta che la vedeva e che l’odio la consumava da
dentro. Dopo averla
fulminata, tuttavia, si limitò ad ignorarla e le
voltò le spalle, sollevando il
mento con aria stizzita.
-
Andiamocene, ragazze. - proferì con tono sdegnoso,
incamminandosi per il
corridoio.
Le
altre ragazze la seguirono, ma Diamond rimase ferma a fissare Alexandra
Black.
-
Cherin? - la richiamò infatti Pansy, voltandosi a lanciarle
un’occhiataccia.
La
bionda si voltò a guardarla, poi sventolò appena
la mano.
-
Vi raggiungo subito, precedetemi pure. - le liquidò.
Pansy
Parkinson storse il naso in una smorfia, ma non aggiunse nulla; si
limitò a
rifilare un’ultima occhiataccia alla Black e poi si
voltò, invitando le altre a
seguirla con un gesto secco della mano.
Alexis
fissò il gruppetto allontanarsi con sguardo innervosito.
Non le aveva mai
sopportate e avrebbe continuato a farlo.
-
Allora, cosa c’è? - le domandò Diamond,
riportandola alla realtà.
Ferita
da quell’improvvisa freddezza, si voltò a
guardarla: aveva incrociato le
braccia al petto e sul viso aveva un’espressione veramente
tediata, come se le
scocciasse trovarsi lì.
Alexis
arricciò il naso, contrariata: stare tanto tempo con quelle
oche doveva averle
fatto male. Si sforzò, comunque, di sorridere accomodante.
-
Niente, volevo parlare un po’ con te: è tanto che
non passiamo del tempo
insieme. - le disse, stringendosi le mani in grembo.
La
Cherin le riservò un’occhiata strana, che era a
metà tra il risentito e il
dispiaciuto, con una sfumatura di rabbia che poteva essere colta solo
in fondo,
come un retrogusto amarognolo.
-
Te ne sei accorta presto. - le rispose acida, assottigliando lo sguardo.
Alexis
abbassò appena il capo, come se fosse stata colpita da uno
schiaffo in pieno
viso.
-
Lo so, ti ho trascurata un po’ in questi ultimi giorni, ma
sono stata davvero
occupata…con Draco e tutto il resto. - cercò di
giustificarsi, ma la risata
sottile di Diamond la costrinse a fermarsi e a sollevare il viso per
poterla
nuovamente guardare.
-
Ultimi giorni? Alexandra, sono settimane che non mi rivolgi parola! -
le fece
notare e, adesso, quella sfumatura di rabbia prese possesso delle sue
iridi
nocciola, che brillarono appena; poi sembrò riprendersi,
perché scosse la testa
e i suoi occhi si spensero lentamente, assumendo
un’espressione apatica. - No,
senti, non fa niente. - sospirò, arrendevole,
scompigliandosi i capelli - Sono
contenta per te e per Draco, mi fa piacere che siate riusciti a
chiarirvi. E
sono anche contenta che tu abbia tanto legato con quel Cabrisk,
davvero. -
disse, sorridendo mesta. - Solo che, mentre tu eri occupata a fare
tutte queste
cose, anch’io mi sono trovata delle nuove amiche
e…-
Sembrava
nervosa adesso, mentre si torceva un capello, senza guardarla.
-
La Parkinson e il suo gruppo di oche? - sbottò Alexis, senza
riuscire a
trattenersi.
Lo
sguardo di Diamond si accese di nuovo, mentre la fulminava.
-
Io non ho criticato i tuoi nuovi amici, come quel Grifondoro, quindi ti
pregherei di non farlo con i miei. - ribatté acida,
arricciando le labbra in
una smorfia.
Alexis
avrebbe voluto ribattere che bastava il tono con cui aveva pronunciato
il nome
Cabrisk per capire come la pensava su di lui, ma decise di non
incrinare ancora
di più quella conversazione. Si limitò ad alzare
la mani in segno di resa.
-
D’accordo. - disse semplicemente, ma non si scusò:
non era di certo un segreto
che tra lei e quella Coccatrice
della
Parkinson non corresse affatto buon sangue. - Comunque, volevo sapere
se eri a
conoscenza del pigiama party delle Untouchable
Ravens di questa sera. - si informò, storcendo
appena le labbra e
sforzandosi poi di sorridere un po’.
Diamond
annuì, incrociando nuovamente le braccia al petto.
-
Sì, ho incontrato Coleen poco fa, mi ha invitata. - rispose
pacifica, decidendo
di deporre la bacchetta di guerra a sua volta.
-
Pensavo che potremmo andarci insieme, così da recuperare un
po’ del tempo
perduto. - propose Alexis, con un sorriso conciliante.
Di
nuovo, Diamond sembrò a disagio e tornò a
tormentarsi una ciocca di capelli.
-
Alex, mi dispiace, ma ho già detto a Pansy e alle altre che
vado con loro…-
disse, stringendo le labbra con aria mesta.
-
Oh. - fu l’unica risposta che la Potter le diede.
-
Però, ci vediamo lì, ok? E passeremo la serata
insieme, comunque! - si affrettò
ad aggiungere la bionda, come se volesse riparare alla cosa.
Alexis
annuì distrattamente.
-
Ok, come vuoi. - si limitò a dire.
-
Bene, allora ci vediamo stasera! - esclamò Diamond, forse
con decisamente
troppo entusiasmo per non risultare totalmente forzato - Ora devo
andare, ciao
Alex! -
E
si defilò.
Alexis
rimase a fissare il vuoto per qualche secondo, poi sospirò e
sventolò la mano.
-
Ciao, Diamond…-
Aveva
deciso di andare a seguire gli allenamenti di Quidditch di Serpeverde,
perché
quel giorno, escludendo la breve comparsa a pranzo, non aveva
praticamente
visto Draco Malfoy.
E pensare che erano
fidanzati!
Si incontravano molto
più spesso quando erano litigati.
Un vero Signore, il
Destino, davvero.
Mentre
rimuginava su quelle cose e su Diamond, che aveva avvertito veramente
distante
in quella brevissima conversazione avuta solo cinque minuti prima, si
accinse a
scendere le scale, per poter raggiungere il pian terreno ed uscire in
giardino,
per poi dirigersi verso il campo da Quidditch.
Con
la testa fra le nuvole, arrovellata in pensieri sulla sua amicizia con
la
bionda Serpeverde e al suo nuovo rapporto con Pansy Parkinson, non si
accorse
che uno dei gradini - quello che stava per toccare - era letteralmente
scomparso nel nulla, lasciando solo il vuoto di qualche piano sotto di
sé.
Alexis si ritrovò a poggiare il piede nell’aria e
rischiò di cadere di sotto.
Ma,
fortunatamente, due braccia muscolose la presero al volo,
costringendola ad
indietreggiare e riportandola sul pianerottolo, al sicuro.
-
Oddio! - gridò, in preda al panico, guardando le scale con
occhi enormi - Ho
rischiato di morire! -
-
Quinto gradino della scala del secondo piano: sparisce ogni
lunedì, mercoledì e
oggi, sabato. - recitò una voce familiare alle sue spalle.
Le
labbra di Alexis si aprirono spontaneamente in un sorriso luminoso,
mentre si
girava tra le braccia del suo salvatore.
-
Luis! - esclamò, guardandolo dal basso, gli occhi che
brillavano di felicità
pura, come ogni volta che lo vedeva.
Sirius
sogghignò appena, sfiorandole il viso con una carezza.
-
Se non ci fossi stato io, bambina. -
la schernì divertito.
Alexis
gli fece una linguaccia, strizzando un occhio.
-
A cosa pensavi? - si informò poi, scrutandola con uno
sguardo ansioso.
Lei
scosse la testa e socchiuse gli occhi, prima di sorridere mesta.
-
A niente di particolare…Ero solo un po’
soprapensiero per alcune cose
riguardanti una mia amica di Serpeverde, nulla di cui preoccuparsi,
davvero. -
rispose, prendendogli una mano tra le sue - Ho saputo che stasera ci
sarai
anche tu al pigiama party delle Untouchable
Ravens! - aggiunse poi, cambiando completamente discorso.
Sirius
la scrutò per qualche secondo, con apprensione, poi si
aprì in un ghignetto
sfrontato.
-
Esatto, bambina! Ho incontrato da
poco quella ragazza di Corvonero…Quella con i capelli
strani, tutti viola…!-
esclamò pensieroso, portandosi una mano a pizzicarsi il
mento.
-
Charlie. - gli rammentò lei, annuendo.
Luis
fece un cenno d’assenso con il capo.
-
Sì, proprio lei. Il mio fascino ha colpito ancora! -
esordì, con un sorrisone
soddisfatto - Sono proprio magnifico, non c’è che
dire! - si elogiò, sollevando
entrambe le sopracciglia.
-
Scemo! - lo rimproverò Alexis, dandogli una debole manata
sulla spalla e
ridacchiando divertita.
-
Tutta invidia. - rispose lui, incrociando le braccia al petto e alzando
il naso
per aria, con aria di superiorità.
Alexis
sbuffò e guardò il soffitto: il suo padrino era
proprio un matto.
-
Comunque, dove stavi andando? - le chiese poi, tornando a guardarla con
un
sorriso.
-
Al campo da Quidditch: la squadra di Serpeverde si sta allenando. -
disse lei,
abbassando lo sguardo subito dopo.
Luis
storse il naso in una smorfia contrariata e il suo sguardo si fece
improvvisamente duro.
-
Stai andando da Malfoy, non è vero? -
Il
tono acido con cui l’aveva detto lasciava trasparire una
convinzione piuttosto
fastidiosa.
Alexis
arricciò le labbra e sospirò, prima di tornare a
guardare il suo padrino.
-
Sì, sto andando da Draco. - ammise, stringendosi lievemente
nelle spalle.
-
Alex, sul serio, ma perché…- cominciò,
ma lei sollevò una mano e lo fermò,
prima che potesse continuare.
-
Non ricominciamo con questa storia, per favore. - lo interruppe - Io
sto con
Draco e tu lo devi accettare, punto. Se mi vuoi bene davvero, imparerai
a
convivere con questa cosa. - gli disse, prima di lasciargli una pacca
sulla
spalla e sorpassarlo.
L’espressione
del bel viso arrogante di Luis si distorse in una smorfia di rabbia e
disgusto,
mentre si voltava di scatto e agguantava la Potter per un braccio,
delicatamente,
costringendola a fermarsi e a girarsi, per prestargli nuovamente la sua
attenzione.
La
scrutò dall’alto con un’occhiata
indecifrabile, poi le si avvicinò e si chinò,
per poterle sussurrare quelle parole nell’orecchio.
-
Io ti amo con tutto me stesso, bambina.
Ma non chiedermi di accettare che tu stia con quel viscido di Malfoy,
perché
proprio non posso.(*) - le mormorò, prima di lasciarla
andare ed allontanarsi.
Alexis
rimase a fissare il vuoto e poi sospirò, deglutendo a
fatica, mentre gli occhi
le si inumidivano appena.
Ma perché doveva essere
sempre tutto così complicato?
C’era
una brezza fredda che spirava nei giardini di Hogwarts, strisciando tra
l’erba
e gli alberi come un serpente invisibile e arrivando a scompigliarle
indietro i
nerissimi capelli, la cui frangetta svolazzava fastidiosa. Alexis
sollevò una
mano e se la appiattì contro la fronte, maledicendosi per
non essersi vestita
in modo più pesante: indossava la divisa, ma non aveva messo
su anche il
maglione, perché all’interno della scuola faceva
veramente caldo e, oltretutto,
con la primavera ormai alle porte, non immaginava proprio di trovare un
tale
gelo in giardino!
Dandosi
mentalmente della stupida, entrò nel campo da Quidditch: la
squadra di
Serpeverde si stava allenando duramente per il prossimo incontro del
campionato, contro Tassorosso; secondo il parere di Draco, non erano
una grande
minaccia, ma dopo aver perso contro Grifondoro, non potevano proprio
permettersi un’altra sconfitta.
Lo
vide volteggiare nel cielo con eleganza, mentre saliva sugli spalti e
si
sedeva, giusto poco distante da un gruppo di ragazze, che
schiamazzavano
incitamenti e gridavano in favore dei loro beniamini.
Cercò
di ignorarle, mentre si girava per tornare ad osservare il biondissimo
cercatore, che sfrecciava a tutta velocità, inseguendo il
boccino d’oro che,
probabilmente, aveva già adocchiato. Non sembrava essersi
accorto di lei, ma
non gliene faceva una colpa, in fondo si stava allenando e poi lei non
andava
quasi mai a vederlo.
Malfoy
era bellissimo, anche sul manico di scopa: la divisa verde-argento gli
calzava
a pennello, ondeggiando maestosamente intorno al suo corpo, ben teso in
avanti
per garantirsi più velocità; i capelli biondi
venivano spettinati dal vento e
gli frustavano elegantemente la fronte e le guance, senza
però andare mai a
coprire lo sguardo, che attento sul suo obiettivo, brillava di pura
concentrazione.
Alexis
lo osservò compiere manovre impossibili, trattenendo qualche
volta il respiro
per qualche azione più spericolata, nella quale temeva di
vederlo schiantarsi
miseramente contro il terreno o venir colpito violentemente da un
ferocissimo
bolide.
Erano
ormai dieci minuti che era lì e solo in quel momento
catturò una parte di
conversazione delle ragazze sedute poco distanti da lei.
-
Certo che Malfoy è proprio fantastico! - esclamò
una di quelle, meritandosi
tutta l’attenzione della giovane Potter.
-
Sì: bello e bravo nel Quidditch! -
-
Non dimentichiamoci che è anche ricchissimo e Purosangue! -
-
E’ il partito perfetto, non mi dispiacerebbe riuscire a farlo
innamorare di
me!-
Alexis
assottigliò lo sguardo e arricciò le labbra.
-
Oh, io me lo farei volentieri anche se non fosse così ricco.
Insomma, ma lo
avete visto? Ha il viso di un angelo, ma la violenza di un demonio.
E’ così tremendamente
sexy! -
Alexis
trattenne un ruggito, mentre incrociava le braccia al petto.
-
Peccato che stia con quella lì, la Black. Non se lo merita
davvero! -
-
Già, lui è così bello e lei
così…insipida! -
Alexis
aprì le labbra, indignata, ma ancora non disse nulla: era
evidente che quelle
arpie non si erano accorte della sua presenza.
-
Non è per niente alla sua altezza! Insomma, Malfoy poteva
pretendere di molto
meglio: la Black non è tutta questa bellezza! -
-
Hai ragione, scommetto che è solo per il cognome che porta:
lo sapete che lei e
Draco dovrebbero essere cugini di secondo grado? -
Se c’era una cosa certa,
era che Draco non la amava decisamente per il cognome che aveva.
Potter.
-
Dici sul serio?! - si indignò una delle ragazze.
L’altra
annuì, catturandosi l’attenzione delle amiche.
-
Sì: la madre di Draco, Narcissa Black, è la
cugina del pluriomicida Sirius
Black, fratello di Alexandra! -
-
Questa non la sapevo! -
-
Nemmeno io! Pensa che vergogna per la madre di Malfoy avere un cugino
del
genere! -
Pensa che vergogna per
le vostre di madri, ad avere figlie del genere!
Si
incendiò Alexis, stringendo le mani in due pugni.
-
Chissà, forse è per questo che quei due stanno
insieme: magari Narcissa ha
cercato di fare un matrimonio vantaggioso e riparatore! -
-
Sì, deve essere così, non ci sono altre
spiegazioni! In fondo, quella Black non
è proprio un granchè: è bassa e non ha
nemmeno un pizzico di generosità
femminile in nessun lineamento del suo corpo! Neanche il viso, che
è forse la
sua parte migliore, è poi questa gran be…-
Oh no, adesso ne aveva
proprio abbastanza!
Stampandosi
in faccia una delle sue migliori espressioni minacciose, Alexis si
schiarì
rumorosamente la voce, catturando l’attenzione delle ragazze
che, non appena si
voltarono per guardarla, assunsero un’espressione a
metà tra l’imbarazzato e
l’indignato.
Lei
e il gruppo si fissarono per qualche secondo poi, una di loro, una
biondina
dall’aria fragile, si voltò verso una delle amiche
e le disse, nemmeno a voce
troppo bassa.
-
Avrà sentito quello che abbiamo detto? -
-
Sì, lei ha sentito tutto. - rimbeccò
immediatamente, sollevando un sopracciglio
e arricciando le labbra, disgustata dal loro comportamento.
-
Beh, è quello che pensiamo e noi non…-
cominciò una di loro, con aria bellicosa
e sicura.
Ma
la sua espressione arrogante si tramutò in scoraggiamento e,
subito dopo, una
folata di vento gelido investì Alexis in pieno, facendole
svolazzare i capelli
davanti al viso.
Alexis
sollevò una mano per riportarseli dietro le spalle, mentre
si voltava
circospetta.
Quasi le venne un
infarto.
Draco
Malfoy era ad un centimetro da lei e la scrutava sorpreso, svolazzando
leggiadro sulla sua scopa.
-
Sogno o son desto? -
citò,
guardandola con un sorrisino traverso.
Alexis
corrugò la fronte.
-
Conosci Shakespeare? - gli domandò sorpresa, dimenticandosi
completamente del
gruppetto di ragazze, che adesso fissava la scena, affamato di gossip.
Draco
fece una smorfia.
-
Non ne vado fiero. Era solo uno stupido Babbano, ma ammetto, e che
Salazar non
me ne voglia, che aveva un gran dono per la scrittura. Ma, sicuramente,
se si
fanno ricerche approfondite, si scoprirebbe che era discendente di una
qualche
famiglia di maghi. - disse, lanciandole poi un’occhiata
rallegrata - Comunque,
sei venuta a vedermi. - constatò, con una luce orgogliosa
negli occhi grigi,
ora luminosi come falci nuovi.
Alexis
sorrise mesta e annuì, portandosi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
-
Sì. Oggi non ci siamo visti per niente e io volevo farti una
sorpresa. - disse
e lo sguardo di Draco si accese ancora di più, mentre le sue
labbra si
piegavano in un morbido sorriso arrogante - E poi, avevo voglia di
vederti. -
aggiunse, arrossendo lievemente.
Malfoy
la fissò dall’alto, pensando che Alexis Potter era
sempre più bella ogni volta
che la vedeva, specialmente in quel momento, con i capelli al vento e
le guance
rosse. Ebbe voglia di baciarla e non se lo fece certo ripetere due
volte.
Scattò in avanti con la scopa, tanto che lei fu costretta a
sollevare il viso
di scatto, spaventata; ma lui frenò appena in tempo e le
rubò un delicato bacio
a fior di labbra.
Quelle
labbra morbide erano sempre in grado di farle venire i brividi lungo
tutta la
colonna vertebrale e, nonostante ne fosse passata di acqua sotto i
ponti dal
loro primo bacio, per lei era sempre un’emozione unica
sentire la sua bocca
sulla propria.
Il
gruppo di ragazze trattenne il fiato, colmato da quella scena e
invidioso fino
all’ultimo centimetro dei loro capelli, ma Alexis nemmeno le
sentì, troppo
occupata, adesso, a fissare le iridi grigie di Draco, a pochi
millimetri dalle
sue.
-
L’allenamento è quasi finito. - le
mormorò sulle labbra - Vieni a volare con
me. -
Alexis
spalancò gli occhi e si distanziò da lui,
fissandolo dubbiosa.
Aveva già volato tante
volte con Draco, ma questo non era servito a lenire la sua paura delle
altezze,
anzi.
Fece
per scuotere la testa, ma le ragazze li guardavano adesso, avide di
sapere.
Erano così allenate a farsi gli affari degli altri, che era
sicura avessero
sentito quello che Malfoy le aveva sussurrato sulle labbra.
Non
voleva dare loro la soddisfazione di vederla rifiutare e poi di
sparlare di lei
e della sua paura; avrebbero sicuramente affermato che lei, che aveva
il
terrore di volare, non era di certo degna di essere la ragazza di Draco
Malfoy,
il campione di Serpeverde.
E lei era stufa di
sentirle schiamazzare quelle scemenze.
Lei era degna di Lui.
Alexis Potter era degna
di Draco Malfoy, più di tutte loro messe insieme.
Punta
nell’orgoglio, si alzò in piedi di scatto e
guardò Draco dritto negli occhi.
-
Va bene! - disse e lo urlò quasi, tanto da far scappare
dalle labbra del biondo
una risatina divertita.
-
Mi fa piacere vederti tanto entusiasta della cosa, mia piccola Black. -
la
schernì, facendola arrossire di più.
Le
porse la mano e lei, un po’ meno coraggiosa di quanto si era
sentita fino ad un
secondo prima, la prese; Draco le strinse delicatamente le dita e la
aiutò ad
adagiarsi davanti a lui.
Alexis
si sistemò come meglio poteva, ancorandosi alle spalle forti
del ragazzo, che
la strinse a sé con un braccio, mentre l’altro
tornava a sorreggere il manico.
-
Reggiti forte, mia coraggiosa Alex. - le mormorò
all’orecchio, sfiorandole una
tempia con le labbra.
Lei
annuì e si strinse forte contro il suo petto; poi
rifilò un’occhiata orgogliosa
al gruppetto di ragazze e fece loro una smorfia, mentre quelle
spalancavano le
bocche indignate.
-
Vi conviene chiuderle. - se ne uscì Malfoy
all’improvviso, riservando loro
un’occhiata distratta - Non vorrei dover prelevare il boccino
dalle vostre
gole! -
Alexis
ridacchiò.
Dolce vendetta.
Ma
la risata le morì in petto subito dopo, perché
Draco si levò velocemente verso
il cielo, lasciandosi dietro solo il ricordo lieve degli insulti poco
educati
delle ragazze.
Erano
volati molto più in alto degli altri giocatori, molto
più in alto del campo di
Quidditch. Alexis aveva tenuto gli occhi stretti per tutto il tempo, ma
quando
aveva sentito la scopa fermarsi dolcemente e oscillare appena
nell’aria, come
un cullare delicato, e le labbra di Draco sfiorarle la fronte con un
nuovo
bacio, allora aveva riaperto gli occhi.
Il sole stava
tramontando proprio in quel momento dietro i monti che circondavano il
Lago
Nero: i suoi raggi, ormai deboli contro l’incedere della
notte, coloravano il
cielo di un morbido arancione sfumato di rosa, soffuso e brillante al
tempo
stesso, che illuminava le nuvole bianche di ombre dolci e delicate.
-
Wow. - fu la prima cosa che lasciò le sue labbra, mentre si
aggrappava alle
spalle di Draco e si voltava appena per osservare meglio lo spettacolo
generoso
che la natura stava offrendo loro.
Lo
sentì sorridere, mentre poggiava il viso tra i suoi capelli
e ne ispirava il
profumo di more.
-
Vengo sempre quassù, quando finisco gli allenamenti. Mi
aiuta a rilassarmi. -
le rivelò, stringendola appena di più a
sé, con fare possessivo.
-
E’ bellissimo. - sorrise Alexis, staccando lo sguardo dal
tramonto solo per
andare a cercare quello di Malfoy.
Il
ragazzo la fissò dall’alto con
un’occhiata intensa, resa ancora più brillante
dai raggi di sole che gli baciavano delicati il profilo elegante.
Cauta, Alexis
staccò una mano dalla spalla di Draco e gli
sfiorò il viso con una carezza,
portandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Senza
mai smettere di
cingerla con un braccio, lui portò l’altro a
bloccarle delicatamente il polso e
poi, piano, le baciò il palmo.
-
Da quando sei diventata così coraggiosa, Potter? - le
mormorò, con un ghignetto
sghembo.
Alexis
gli fece una linguaccia, poi gli circondò nuovamente il
collo con entrambe le
braccia e poggiò il capo contro il suo ampio petto, che
immediatamente la
accolse a sé, protettivo.
-
Mi fido di te. - si limitò a rispondere lei, socchiudendo
gli occhi.
Draco
sorrise di nuovo, delicato, e l’abbracciò con
forza, senza farle male; poi si
chinò e la baciò nuovamente.
-
Faresti una cosa per me? - le domandò poi, guardandola
dritta in quelle iridi
smeraldine che, adesso, alla luce aranciata del tramonto brillavano di
una
bellezza quasi dolorosa.
Senza
pensarci minimamente, Alexis annuì, convinta del fatto che,
per lui, ormai,
avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Il
sorrisetto sghembo che gli si dipinse però sulle labbra, in
seguito, non la
rassicurò affatto e la fece pentire immediatamente di aver
accettato la sua
richiesta, senza prima informarsi in cosa consistesse.
-
Prendi il boccino d’oro per me. - disse e Alexis quasi si
strozzò con l’aria.
Strabuzzò
gli occhi, mettendo su un’espressione sconvolta che era la
fine del mondo.
-
Che cosa?! - domandò con voce stridula, lanciandogli
un’occhiata preoccupata
che esprimeva perfettamente il suo pensiero: Draco
Malfoy era forse impazzito?
Il
ragazzo scoppiò in una risata divertita.
Era una di quelle sue
risate fresche, che le scivolavano sulla pelle come carezze di seta.
Una di quelle risate che
lui mostrava solo ai suoi amici più fedeli.
Che mostrava solo a lei.
-
Non preoccuparti, ti guido io. - la rassicurò dolcemente,
sfiorandole
nuovamente le labbra con un bacio.
Alexis
lo fissò un po’ stranita, ma lui si
limitò a sorriderle, per poi aguzzare la
vista.
-
Dimmi, lo vedi? Solitamente gli piace nascondersi da queste parti. -
La
ragazza assottigliò lo sguardo e si guardò
intorno, senza mai staccare le
braccia dal collo di Malfoy, che continuava a tenerla stretta a
sé. Dopo una
breve ricognizione, Alexis scosse il capo, sconsolata: non vedeva
assolutamente
nemmeno l’ombra del boccino d’oro.
-
No, mi spiace. -
-
Fai un piccolo sforzo, Potter. - la schernì lui, ma lo fece
con tono delicato;
aveva già avvistato il boccino da qualche minuto, il bel
Malfoy. - In fondo,
dovresti avercela nel sangue, no? Tuo padre non è stato uno
dei migliori
cercatori al suo tempo? Ed Harry, per quanto incapace e non
assolutamente al
mio livello, ha dimostrato di avere molto…lato B in questo
ruolo. Sono sicuro
che, se ti ci impegni, riuscirai a vederlo.-
Alexis
storse le labbra in una smorfia poco convinta, poi si voltò
nuovamente e
assottigliò ancora lo sguardo, scrutandosi intorno.
Draco aveva ragione: suo
padre e suo fratello erano considerati due campioni di Quidditch, come
poteva
lei non aver ereditato nemmeno un briciolo di bravura?
Guardò
ogni singolo centimetro di aria attorno a sé.
Poi,
finalmente, scorse qualcosa.
Era
stato un debole sbrilluccicare, alla sua destra.
Un
qualcosa che era scomparso il secondo dopo, ma che aveva spruzzato
d’oro il
cielo aranciato alle sue spalle.
La
sua testa si mosse di scatto, come guidata da un istinto primordiale, e
seguì
quella che, adesso riusciva a scorgerla chiaramente, era una piccola
pallina
d’oro, dotata di piccole ali che si muovevano frenetiche,
facendolo quasi
rimbalzare di qua e di là nell’aria.
Alexis
sorrise e puntò l’indice sul Boccino.
-
Eccolo! - esclamò con un sorriso, soddisfatta del suo
operato.
Draco
sorrise a sua volta.
-
Molto brava. - le mormorò all’orecchio. - Ora,
reggiti forte, partiamo
all’inseguimento! - aggiunse, con una nota bramosa che aveva
colorato le sue
iridi.
Alexis
non fece neanche in tempo a domandare qualcosa, che Draco
l’aveva stretta a sé
e si era piegato in avanti, spronando la scopa a correre più
veloce dietro la
piccola pallina.
La
ragazza aveva dovuto fare davvero uno sforzo enorme per non gridare e
si era
ancorata come meglio poteva alle spalle e al petto di Malfoy, contro il
quale
aveva anche nascosto il viso.
-
Alexis: devi prenderlo tu, io ho
entrambe le mani occupate! - le disse all’improvviso,
costringendola ad aprire
gli occhi di scatto e a fissarlo scandalizzata.
-
Stai scherzando, vero?! -
Draco
si limitò a sorriderle sornione e a scuotere la testa, per
poi indicarle, con
un cenno del capo, il boccino d’oro, poco distante da loro.
Alexis
borbottò qualcosa di poco chiaro, che lo fece sorridere
ancora di più.
Poi,
lentamente, lasciò scivolare una mano dalla spalla di Draco
e la tese, piano,
davanti a sé, cercando di raggiungere quella pallina dorata,
che schizzava
davanti a loro come impazzita.
Le
sue dita sottili si allungarono nell’aria, ma si chiusero nel
vuoto parecchie
volte.
-
Ma è impossibile! - protestò frustrata.
Draco
scoppiò nuovamente in quella risata cristallina, che le
faceva battere il cuore
nel petto ad una velocità davvero esagerata.
-
Niente è impossibile, mia piccola Potter. Devi solo crederci
di più. - le
disse, baciandole la nuca.
Alexis
sospirò poi, con un ultimo sforzo, si sbilanciò
appena in avanti, tanto che
Draco dovette tenerla stretta a sé per impedirle di
scivolare.
La
sua mano si chiuse.
Il boccino d’oro era tra
le sue dita.
-
Ce l’ho fatta…- mormorò incredula,
aprendo appena la mano per poter osservare
la piccola pallina, che adesso aveva richiuso le ali su se stessa. - Ce
l’ho
fatta!- ripeté poi con entusiasmo, voltandosi
così in fretta da sbilanciare la
scopa.
Draco
ridacchiò divertito, mentre la stringeva di più a
sé e riportava la scopa in
equilibrio.
Alexis,
adesso, ancorata al suo petto, gli stava mostrando un sorriso
luminosissimo e
il boccino, che teneva delicatamente tra le dita.
-
Molto brava…- sussurrò, perdendosi nello smeraldo
liquido dei suoi occhi -…amore mio.-
aggiunse in un soffio,
mentre si avvicinava alle sue labbra e le rapiva in un nuovo bacio.
Alexis
si aggrappò forte alle sue spalle, rispondendo con vigore a
quel morbido
modellarsi di labbra e lingue.
Il boccino d’oro le
sfuggì dalle dita, ma nessuno dei due se ne
preoccupò minimamente.
Erano
stati gli ultimi due a lasciare il campo da Quidditch e adesso si
stavano
dirigendo al castello.
Erano felici e si vedeva
dall’espressione serena dei loro visi.
E dalle loro mani,
delicatamente intrecciate.
-
Tu hai qualcosa di mio. - rimuginò all’improvviso
Alexis, voltandosi a
lanciargli un’occhiata di sottecchi.
Si
riferiva, ovviamente, al fermaglio a forma di rosa che il ragazzo le
aveva
preso a pranzo.
Draco
sollevò un sopracciglio e poi sogghignò.
-
Lo so. - si limitò ad asserire.
-
Beh, lo rivorrei indietro. -
Draco
si strinse nelle spalle con nonchalance,
poi si voltò e la inchiodò con
un’occhiata strana.
-
Te lo ridarò stasera al pigiama party delle Untouchable
Ravens, ma
dovrai guadagnartelo. - la avvertì serio, prima di ghignare
e di
girarsi, per tornare a guidarla verso il castello.
-
Ehi! - protestò lei - Non ti pare che me lo sia
già guadagnato abbastanza? Ho
volato con te e ho preso il boccino! - gli ricordò,
portandosi una mano sul
fianco e osservandolo torva.
Draco
le lanciò un’occhiata obliqua e poi sorrise
divertito, prima di fermarsi.
-
Oh, ma per quello ti ho già ricompensata abbastanza, non
trovi? - le disse, e
il suo sguardo indugiò maliziosamente sulle labbra carnose
di lei.
Le
guance di Alexis si tinsero di un delizioso color porpora e i suoi
occhi
brillarono di imbarazzo e felicità.
-
Sei un cretino! - lo rimproverò, sorridendo, mentre gli dava
una spinta leggera
su di un braccio.
Draco
ridacchiò e riprese a camminare.
-
Stasera ti voglio con un pigiama…sexy.
- le disse all’improvviso e quando si voltò ancora
a guardarla, il suo sguardo
grigio brillava di un’aspettativa imbarazzante.
Alexis
deglutì e cercò di arginare il nervoso che la
coglieva sempre quando lui le
faceva qualche proposta indecente e le rivolgeva quelle occhiate
maliziose.
-
Se vuoi, vengo direttamente con una tua camicia. - lo
schernì, sollevando un
sopracciglio. - Così che tutti i ragazzi presenti alla festa
potranno ammirarmi
meglio. - aggiunse poi, con un sorrisino subdolo, mentre districava le
loro
mani e gli lasciava il tempo di assorbire la notizia.
Quando
vide i suoi occhi incendiarsi di consapevolezza, si era già
allontanata di
qualche passo, le mani intrecciate innocentemente dietro la schiena,
come una
bambina.
-
Allora, vado a prepararmi! - esclamò con un sorriso
divertito.
Draco
aprì le labbra indignato e il suo sguardo duro
brillò di minacce.
-
ALEXANDRA BLACK! - tuonò, cominciando a riaccorciare le
distanze con lunghi
passi, mentre le puntava un dito contro - Se solo ti azzardi ad
indossare
qualcosa di anche lontanamente indecente, sappi che non ti faccio
uscire dalla
camera, sono stato chiaro?! Niente pigiama sexy e niente camice,
capito? - le
sibilò minaccioso.
Alexis
sorrise angelica e fece altri passi all’indietro,
allontanandosi.
-
Ci vediamo stasera, amore. - si
limitò a salutarlo, prima di voltarsi e cominciare a correre
dentro al
castello.
-
ALEXANDRA BLACK, TORNA QUI! NON TI AZZARDARE O SARO’
COSTRETTO AD AMMAZZARE
TUTTI QUELLI CHE TI GUARDANO! ALEXANDRA!! -
*
(*)
Piccolo appunto: Sirius afferma di amare Alexis, ma è
ovvio che il suo è un amore paterno. Ci tenevo a precisarlo,
onde evitare
strane incomprensioni ;)
Salve
a tutti!
Spero che questo
nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Oggi vado piuttosto di corsa, per cui dirò poche cose e
lascerò la parola a voi.
Fatemi
sapere che ne pensate o poi credo che il capitolo vi abbia fatto
talmente
schifo da non spingervi a lasciarmi nemmeno una recensioncina e ci
rimango male
ç____ç
Comunque, scherzi a
parte, vi lascio i soliti annunci:
1
-
Profilo di facebook per chi abbia voglia di comunicare
con me e leggere spoiler sui capitoli futuri in anticipo; inoltre,
lavori grafici
e disegni! Mi trovate qui -->
Ada
Wong
2
– Pubblicità
allo spin-off di Un Particolare In Più scritto da
EleonorMair --> …Odi et
Amo… : leggetelo, mi
raccomando, merita davvero!
3 – La scorsa volta,
per chi lesse le note autore, avevo chiesto se qualcuno
avrebbe voluto
partecipare ad un concorso su Un Particolare In Più,
con in premio
spoiler vari: ebbene, visto le sorprendenti risposte
positive, ho deciso di
indirlo! Eccovi le regole da seguire e i vari premi!
1 – Ogni
partecipante dovrà scrivere una one-shot; argomento di
questa
dovrà essere un missing moment di Un Particolare In
Più da voi inventato e
potrà riguardare qualsiasi personaggio della fan fiction che
vorrete
analizzare!
2
– Una volta che l’avrete conclusa, dovrete postarla
qui su EFP e poi,
tramite fb o tramite mp dovrete mandarmi il link alla storia,
così che io possa
leggerla e, ovviamente, recensirla! *_*
3
– La vittoria sarà decretata da un mio giudizio
personale aggiunto a
quello di un’altra mia carissima amica, che segue questa fan
fiction con grande
passione! E, ovviamente, da chiunque abbia voglia di aiutarmi
– per farlo,
basta che me lo comunichiate tramite messaggio privato qui su efp (:
Inoltre,
altro fattore, sarà il numero di recensioni che riceverete e
le parole che vi
hanno lasciato ;)
4
– Il concorso avrà ufficialmente inizio ora e si
concluderà sabato 13
agosto! Quindi avrete due settimane di tempo ;) In caso, comunque, a
qualcuna
serva una proroga per qualche motivo, basta che me lo comunichi e
vedremo cosa
fare!
Ed ora passiamo ai premi!
1
classificato: nuovo capitolo in
anteprima + 5
domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.
2
classificato: nuovo capitolo in
anteprima + 3
domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.
3
classificato: nuovo capitolo in
anteprima + 2
domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.
Per
tutti i
partecipanti: un paragrafo del nuovo
capitolo in
anteprima + 1 domanda a piacere sulla trama futura della fan fiction.
Spero che sia tutto chiaro, in caso, chiedete pure (:
Ora scappo e grazie a tutti
coloro che
decideranno di partecipare a questo piccolo concorso *_*
Grazie
infinitamente anche a tutti coloro che
leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono questa fan
fiction *___*
Vi adoro!!
Alla
prossima!
Un bacione <3
Giulia.
|
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Capitolo 40 *** Una serata pericolosa {parte #1} ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XL
Una serata pericolosa
{parte #1}
Alexis
Lily Potter era di fronte al proprio armadio, con in viso
un’espressione
veramente corrucciata. Fece scorrere lo sguardo sui capi intimi riposti
sul
ripiano di mezzo, poi sospirò.
Non aveva la più pallida
idea di cosa indossare.
Possibile che dovesse
farsi degli sciocchi problemi anche per un semplice pigiama?
Ah, le donne.
Infilò
le mani nell’armadio e ne tirò fuori una camicia
da notte blu, con le
bretelline in seta azzurra e un ricamo delicato sulla gonna che,
tirando le
somme, sarebbe arrivata a coprirle al massimo metà cosce.
No, era da escludere,
decisamente.
La
ripose sullo scaffale e prese un pigiama: era bianco, ma aveva delle buffissime puffole pigmee rosa a
decorare i pantaloni, mentre una enorme occupava tutto il davanti della
maglietta. Arrossì immediatamente, al pensiero di quello che
Draco avrebbe
potuto dire vedendola indossare un capo del genere: l’avrebbe
presa in giro a
vita, se lo sentiva!
Scosse
la testa, decisa, e lo ripose nell’armadio, nascondendolo
sotto altri vestiti.
Oh, ma perché adesso
doveva essere difficile anche scegliere cosa mettere ad un pigiama
party?
L’amore ha sempre uno
strano effetto sulle persone e su di lei aveva un ascendente davvero
esagerato:
non voleva che Malfoy la vedesse vestita come una bambina di dieci
anni!
Desiderava, invece, con un certo imbarazzo che cercava di arginare, che
la
trovasse attraente anche di notte.
Sospirò
e si lasciò cadere a peso morto contro un’anta
dell’armadio, mentre lanciava
un’occhiata furtiva a quello di Diamond: peccato che la
ragazza, per dormire,
indossasse solo magliette extra-large.
Disperata,
cominciò a prendere a testate l’anta, gli occhi
chiusi.
Si sentiva davvero
stupida in quel momento, ma non poteva farci nulla!
Dov’era Blaise, quando
le serviva?
Frugò
nel suo armadio per almeno un’altra mezz’ora e alla
fine riuscì a trovare
qualcosa di decente: era un pigiama semplice, interamente verde acqua,
con
pantaloni larghi e una camicia che si abbottonava sul davanti.
Per lo meno, considerò
sconsolata, non c’erano puffole
pigmee da nessuna parte.
Lasciò
scivolare l’asciugamano che teneva intorno al corpo e si
infilò le mutandine e
il reggiseno, dal momento che era nuda, perché appena uscita
dalla doccia.
Stava per infilarsi la maglia, quando la porta della camera si
aprì.
Pensando
fosse Diamond che veniva a prepararsi, neanche si voltò.
-
‘Sera. - la salutò, ancora un po’
imbronciata per la loro conversazione di quel
pomeriggio.
Ma la voce che le
rispose, non era affatto quella della Cherin, e le fece immediatamente
saltare
il cuore in gola.
-
Però, che spettacolo. Devo dire che hai proprio un
bel…-
-
Draco! - lo riprese, prima che potesse concludere, mentre si voltava a
fronteggiarlo, rossa in viso per la vergogna.
Il
ragazzo, poggiato contro la porta che si era chiuso alle spalle, aveva
sul viso
proprio un’espressione di bronzo, con un ghigno spavaldo
sulle labbra e gli
occhi grigi carichi di brama.
Occhi che, come sempre,
la bruciavano da dentro.
-
Buonasera, amore. - la
salutò
sfacciato, squadrandola da capo a piedi.
Alexis
si strinse come meglio poteva nella camicia del pigiama, affrettandosi
a
chiudere i bottoni; fortunatamente, lei era piuttosto bassina, quindi
la maglia
arrivava a coprirle le parti intime, una volta aggiustata. Comunque, si
affrettò ad indossare i pantaloni.
-
Che…Che diavolo ci fai qui?! - sbottò poi, ancora
imbarazzata.
Draco
storse le labbra in una smorfia.
-
Ma che bella accoglienza…- rimbrottò risentito,
avvicinandolesi di un passo.
Indossava
un bel pigiama in seta nera, che contrastava in modo sublime con il suo
incarnato niveo e lo faceva somigliare ad un dio
dell’eleganza.
-
Comunque, ero solo venuto a controllare che cosa avevi intenzione di
indossare.
- aggiunse, facendo un altro passo verso di lei e squadrandola con
un’occhiata
critica, che la mise subito in imbarazzo.
-
Beh, qui ad Hogwarts dovrebbero proprio mettere delle misure di
sicurezza. -
borbottò lei, stringendosi le braccia al petto - Non
è normale che un ragazzo
possa entrare tanto facilmente nel dormitorio femminile. -
Draco
fermò la sua osservazione bramosa e le rivolse uno sguardo
sorpreso.
Poi,
inaspettatamente, scoppiò a ridere.
La sua risata, come
sempre, la accarezzò come una brezza invernale e piacevole,
che la fece
rabbrividire appena.
Di piacere.
Alexis
corrugò la fronte.
-
Che ho detto di così divertente? - lo rimbeccò
piccata - Scusa tanto se vorrei
un po’ di privacy femminile. -
-
Le misure di sicurezza ci sono. - la informò lui, divertito
- Solo che io so
come aggirarle. -
Quelle
ultime parole gliele aveva sussurrate sulle labbra, perché
si era avvicinato
con una mossa fulminea e l’aveva sovrastata, costringendola a
premere la
schiena contro l’anta dell’armadio.
Alexis
lo guardò dal basso, gli occhi di smeraldo che brillavano
emozionati, le gote
rosse e il respiro accelerato, come ogni volta che lui le era tanto
vicino.
Draco
poteva sentire il suo fiato delicato sfiorargli le labbra, che si
inumidì con
la punta della lingua, solo per poter assaporare meglio i brividi che
quel
respiro fresco sapeva procurargli.
La
osservò per qualche silenzioso minuto ed entrambi rimasero
semplicemente ad
ascoltarsi respirare; poi, lenti, gli occhi di lui si posarono sulla
scollatura
della camicia del suo pigiama, che lasciava rivelare la pelle bianca e
candida
del seno, coperto dal reggipetto nero che riusciva ad intravedere sotto
la
stoffa verde acqua.
Deglutì
e tornò a guardarla negli occhi, prima di chinarsi
lentamente e sfiorarle le
labbra con un bacio morbido; scese poi a lambirle l’angolo
della bocca, la
mascella e il collo, che torturò delicatamente.
-
Draco…?- sospirò lei, socchiudendo gli occhi,
mentre il ragazzo scendeva ora a
baciarle la pelle del seno lasciata scoperta - Draco…non
possiamo…noi…- mormorò
lei, con poca convinzione.
Malfoy
sbuffò contrariato e il suo respiro fresco andò a
posarsi esattamente nel punto
umido dove l’aveva baciata poco prima, sostituendo una
carezza gelida, dove
prima si stavano consumando delle fiamme divoratrici, che la fece
rabbrividire
di nuovo.
-
Il pigiama…- lo sentì mormorare, con ancora il
capo chinato.
Alexis
piegò il viso su di un lato, ancora schiacciata tra il corpo
di Draco e
l’armadio.
Sentiva
le guance pizzicare di rossore.
-
Toglitelo. - aggiunse lui, autoritario, facendola quasi sobbalzare.
Fu sicura di strozzarsi
definitivamente con il suo cuore, che le era finito in gola.
-
Che…?! - se ne uscì, con una vocina acuta, gli
occhi spalancati e le guance
ancora più rosse.
Draco
prese un profondo respiro, come se cercasse di calmarsi, poi
indietreggiò di un
passo, senza tuttavia allontanare le mani dall’armadio, in
modo tale che le sue
braccia, distese, la tenessero prigioniera.
-
Togliti questo pigiama. - le ordinò di nuovo, senza
guardarla - Non puoi venire
alla festa vestita così, ti si vede tutto! -
sentenziò e nella sua voce passò
chiara una nota di fitta gelosia controllata.
Alexis
corrugò la fronte, poi sbatté le palpebre,
confusa.
Quando
comprese, si diede mentalmente della sciocca.
Ma certo, intendeva
“toglitelo” in quel senso!
Non nel senso che aveva
creduto lei!
Si
sentì arrossire ancora di più, a quella scoperta,
mentre abbassava lo sguardo,
ora veramente imbarazzata.
-
Ma…veramente io…questo…credevo che
fosse adatto, insomma…- balbettò nervosa,
portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -
E’ così…insipido…e
credevo che tu…che non ti sarei piaciuta, perché
è troppo semplice…ma io volevo
che tu…mi trovassi…carina, anche
così…-
Draco
alzò il viso di scatto e i suoi luminosi occhi
d’argento la inchiodarono sul
posto: aveva un’espressione strana sul viso e sembrava
quasi…imbarazzato?
Possibile?
La
fissò per qualche istante, senza dire nulla: Alexis appariva
così fragile e
deliziosa, che gli era difficile mantenere il controllo delle sue
emozioni; con
i capelli sparpagliati sulle spalle, le guance rosse, lo sguardo
tremante
d’imbarazzo e…
-
MALEDIZIONE! - tuonò all’improvviso, facendola
trasalire di nuovo; sbatté il
palmo aperto sull’anta dell’armadio, vicino al viso
di lei, che trattenne il
fiato, spaventata. - Dio, io non ti trovo solo carina! Per me sei eccitante qualsiasi cosa indossi,
dannazione! - ammise, arrabbiato con se stesso, mentre chinava il capo
e lo
scuoteva freneticamente, cercando di respirare lentamente per calmarsi.
Alexis
lo fissò con la bocca spalancata.
Le sue parole l’avevano
investita in pieno e il cuore aveva cominciato immediatamente a
martellarle nel
petto, tanto violentemente da assordarla.
Non
lo aveva mai visto così…impacciato.
L’amore rende tutti un
po’ diversi e sa confondere come nessun’altra cosa
al mondo.
Sorrise,
intenerita, e sollevò una mano per accarezzargli una guancia
e costringerlo a
sollevare il viso: Draco aveva adesso le gote appena rosate
d’imbarazzo e la
cosa le procurò una dura scossa al cuore, che quasi le tolse
il respiro.
-
Se vuoi…ho un altro pigiama… - mormorò
piano, guardandolo con un sorriso.
Draco
non le rispose e si limitò ad indietreggiare, per lasciarle
di nuovo la
possibilità di muoversi e per tentare anche di calmarsi.
Quella ragazza era in
grado di farlo veramente uscire fuori di testa.
Alexis
si voltò e frugò nell’armadio, per poi
tirare fuori il pigiama con le puffole pigmee,
che si strinse al petto
imbarazzata.
-
Non ridere. - aggiunse poi, mentre glielo mostrava.
Lo
sguardo di Draco si fece serio, mentre osservava le piccole decorazioni
rosa su
quel pigiama che, in effetti, di sexy non aveva nulla.
L’espressione
tesa che gli aveva solcato il viso sparì immediatamente,
mentre un ghigno
sfrontato si faceva largo sulle sue labbra. Fece per ridacchiare, ma
lei lo
fulminò con lo sguardo, stringendosi nuovamente
l’indumento contro il petto.
-
Non ridere! - lo ammonì di nuovo, impacciata.
Draco
le sorrise e le si avvicinò, sfiorandole il viso con una
carezza.
-
D’accordo. Stavo solo pensando che è
davvero…adorabile. -
sussurrò poi, chinandosi per sfiorarle le labbra con
un nuovo bacio – E che solo io potrei fare pensieri
poco…casti su di te anche
con quello indosso. - aggiunse, mentre le
puntava l’indice sulla fronte e spingeva appena, facendola
arrossire ancora di
più.
Alexis
lo guardò dal basso con un sorrisino appena, ancora nervosa,
poi scosse la
testa e sospirò.
-
Poi dì che non ti amo abbastanza. – lo
accusò lei, facendogli una linguaccia.
-
Chi l’ha mai detto? - si difese lui con un sorrisino, alzando
le mani.
Alexis
scosse di nuovo la testa, a metà tra l’esasperato
e il divertito, poi cominciò
a sbottonarsi la camicia.
Gli
occhi di Draco si allargarono di nuovo, bramosi, mentre contraeva la
mascella,
tanto da farsi male.
-
No. - la bloccò, mettendo una mano in avanti –
Va’ in bagno, ti prego. Non puoi
chiedermi di guardarti mentre ti
spogli e poi pretendere che non ti faccia nulla! -
I
corridoi di Hogwarts, di notte, erano decisamente spaventosi.
C’era
un silenzio tetro, che metteva addosso veramente un’ansia
terribile.
Senza
contare le ombre, che sembravano guardarti da ogni angolo oscuro,
pronte a
balzarti addosso e ad inghiottirti nelle loro tenebre.
La
quiete che si respirava nel buio era qualcosa di veramente…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Un
urlo squarciò il silenzio, subito seguito da una serie di
strani rumori e voci
soffocate.
-
Sssssssh! Zitte, brutte cretine, volete forse che ci scoprano?! -
Blaise
Zabini si era appena voltato verso Pansy Parkinson e il suo gruppetto
di
amiche, che adesso, tutte rannicchiate in un angolo, tappavano la bocca
ad una
biondina, colei che aveva urlato. Scossero la testa tutte in
contemporanea, con
aria colpevole, mentre il moro rifilava loro un’occhiataccia
dietro l’altra e
masticava insulti tra i denti.
-
Ma c’era un ragno enorme…- pigolò la
biondina, meritandosi altre occhiatacce
infastidite.
Alexis
lanciò uno sguardo di sottecchi a Draco, che scosse la
testa, mentre le cingeva
il fianco e la guidava nell’oscurità.
Sembrava essere a suo
agio, mentre si muoveva nelle ombre.
-
Coccatrici del cavolo…-
sentirono
Blaise sibilare, mentre si rimetteva a capo di quel gruppetto male
assortito.
C’erano
Pansy Parkinson, con le sue amichette e Diamond; poi c’erano
loro tre, Theodore
Nott e qualche altro Serpeverde, di cui però Alexis non
avrebbe saputo dire il
nome.
Sentendo
quell’insulto, le venne da ridacchiare, ma Draco le premette
una mano sulla
bocca, costringendola a tacere; poi si portò
l’indice alle labbra e scosse
lentamente la testa, prima di chinare appena il capo.
-
Non vorrai mica attirarti le ire di Blaise, vero? - le
sussurrò nell’orecchio,
lanciando poi un’occhiata obliqua all’amico -
Ultimamente è piuttosto
nervosetto.-
-
Guarda che ti ho sentito! - sibilò Zabini, voltandosi per
fulminarlo.
Draco
si limitò a fare una smorfia, poi strinse di nuovo Alexis e
le rivolse
un’occhiata, come a dire “te
l’avevo
detto.”
Questa volta, Alexis dovette
premersi da sola la mano sulla bocca, per impedire al suo ridacchiare
di
riempire il silenzio.
E
fu in totale silenzio - per la gioia di Blaise - che percorsero il
resto della
strada che li separava dalla Sala Comune di Corvonero. Si ritrovarono
davanti
alla sua porta, di un nero lucido; il corvo argentato -
l’unica decorazione
presente - aprì il suo becco di metallo ed emise un
gracchio, dopo recitò il
suo indovinello.
- Quattro lettere: anche
se è piena non trabocca mai. -
Per
entrare nella Sala Comune di Corvonero dovevano rispondere a
quell’indovinello
ma, si sa, le serpi privilegiavano per astuzia, non proprio per
intelligenza.
-
Bocca! - se ne uscì una del gruppo di Pansy, con voce
stridula e decisamente
troppo alta per i gusti di Zabini.
-
Parola d’ordine sbagliata! - gracchiò
il corvo, senza aprire la porta. - Quattro
lettere: anche se è piena non trabocca mai. -
ripetè poi.
Blaise
si voltò a guardare la biondina - sempre lei, ma che aveva
fatto di male per
meritarsela!? - e la fulminò con lo sguardo.
-
Ha detto quattro lettere! - le sibilò furioso e lei si
rintanò dietro la
Parkinson, che sbuffò.
-
Che ne dite di…voce? - provò Diamond, piegando il
capo per poter osservare,
oltre la figura di Zabini, la reazione del corvo.
- Parola d’ordine sbagliata!
- disse
ancora il corvo e tutti si ritrovarono a sospirare.
Certo che le Untouchable Ravens potevano anche fornirgli la soluzione
giusta in qualche modo, per tutti i dannati Grifondoro!
-
Quattro lettere: anch…-
-
Sì, abbiamo capito! - abbaiò Zabini, con i nervi
a fiori di pelle.
Draco
sbuffò una risatina, che costrinse Blaise a voltarsi per
lanciargli
un’occhiataccia.
-
Lo trovi divertente? - soffiò, stanco - Invece di ridere,
spremiti le meningi!
-
Malfoy
alzò gli occhi al cielo e non smise nemmeno per un secondo
di sorridere
sornione.
Alexis
ci rimuginò sopra per qualche istante, fissando il corvo
concentrata.
Anche se è piena non
trabocca mai.
Che cos’era piena e non
poteva traboccare?
Piena…
Ma certo!
Si
illuminò in un sorriso e fece per rispondere, ma fu
un’altra la voce che la
precedette e che fornì la giusta risposta.
- La luna. –
Il
corvo gracchiò ancora, ma questa volta non aggiunse nulla e
un debole click di
una maniglia inesistente fece intendere loro che la porta era stata
aperta.
Tutti
si voltarono verso la voce proveniente dalla loro destra, ma solo
Alexis era
riuscita a riconoscere immediatamente a chi appartenesse.
Dalle
ombre fuoriuscì la figura elegante di Luis Cabrisk: i
capelli sciolti gli
ondulavano sulle spalle, ricadendo appena a coprire gli occhi attenti;
indossava un pigiama blu, che metteva in risalto lo sguardo.
-
Luis! – esclamò Alexis con un sorriso luminoso,
senza riuscire a contenersi.
Non c’è neanche bisogno
di dire che scatenò il putiferio.
Mentre
il Grifondoro le sorrideva con dolcezza, Draco fu costretto a
trattenere una
specie di ringhio, che uscì fuori sotto forma di sbuffo,
mentre la stringeva a
sé possessivo, e Blaise si voltò a lanciarle
un’occhiataccia, mentre si portava
l’indice alle labbra.
-
Ssssssssh! – la ammonì e Alexis chinò
il capo e strizzò un occhio, in segno di
scuse.
-
Buonasera. – se ne uscì invece, serafico, Luis,
sventolando appena la mano e
facendo l’occhiolino al gruppo di Pansy Parkinson, che si
sciolse in sospiri,
fortunatamente silenziosi.
Blaise
gli lanciò uno sguardo seccato, mentre incrociava le braccia
al petto,
stizzito.
-
Si può sapere come diavolo facevi a conoscere la risposta?
– sibilò velenoso.
Non riusciva proprio a
concepire che quel Grifondoro da strapazzo fosse arrivato alla
soluzione prima
di lui!
-
L’avrà rubata a qualche Corvonero. –
insinuò Pansy, sollevando un sopracciglio
e scuotendo le spalle con eleganza.
Alexis
le lanciò un’occhiataccia, che però
ricadde nel vuoto, dal momento che la
Parkinson sembrava avere occhi solo per Cabrisk, nonostante le sue
precedenti
parole.
Blaise
ghignò, soddisfatto della risposta della compagna di casa,
ma anche le labbra
di Luis si aprirono in un sorrisino di scherno.
-
O, semplicemente – se ne uscì con voce tranquilla,
rimirandosi le lunghe dita
affusolate – un Grifondoro è più
intelligente di una decina di Serpeverde messi
insieme. –
Fece
un occhiolino fugace alla Black, che però non
reagì assolutamente.
Anche se Draco, che la
conosceva bene, aveva notato la sfumatura divertita che le aveva
colorato le
iridi smeraldine.
La
strinse di più a sé, come a voler marcare il
terreno, ma lei non vi diede peso
e si limitò a poggiargli il capo sul petto e a lanciargli un
sorriso dal basso.
-
Come osi, brutto…- sibilò Blaise, che aveva ormai
perso la sua prodigale
pazienza – Adesso te la faccio passare io la voglia
di…- lo minacciò, tendendosi
in avanti, un pugno chiuso nell’aria, pronto a scagliarsi
contro il viso
perfetto e odioso di Cabrisk.
Alexis
fu lesta a sciogliersi dall’abbraccio di Draco e si
affiancò a Zabini,
poggiandogli una mano sulla spalla.
-
Blaise…!- lo richiamò, ma quello si
voltò a guardarla con il fuoco negli occhi
di zaffiro.
-
Altro che Blaise e Blaise! – inveì, alzando il
tono della voce, senza
preoccuparsi più del silenzio nel quale avrebbero dovuto
rimanere – Tieni a
bada il tuo amichetto, Black, o stasera non risponderò delle
mie azioni! –
Alexis
corrugò la fronte e deglutì, ma Luis la
precedette, prima che lei avesse la
possibilità di ribattere alcunché: si
avvicinò di un passo, accorciando la
distanza che lo separava dai Serpeverde.
-
Siamo nervosetti questa sera, Zabini? – lo
schernì, con un ghigno arrogante ed
entrambe le eleganti sopracciglia sollevate.
Blaise
si voltò di scatto verso l’avversario, gli occhi
infuocati come due tizzoni
ardenti.
-
Sto per sperimentare un nuovo ottimo modo per sfogarmi! –
ruggì arrabbiato,
sollevando nuovamente il pugno e facendo per scagliarsi contro Luis,
che non
smise di sorridere orgoglioso nemmeno per un secondo.
Fortunatamente,
Alexis si mise ancora in mezzo: di certo, se aspettava che Draco o un
altro
Serpeverde intervenisse in difesa di Luis Cabrisk, avrebbe fatto prima
ad
aspettare che Lord Voldemort cominciasse a dispensare Burrobirre ai
Babbani.
Fermò
di nuovo Blaise, il cui pugno rimase ben saldo nell’aria,
fremente di saziare
la sua fame di Grifondoro.
-
Black, spostati. – le intimò, senza guardarla, ma
continuando a fulminare Luis,
che se la sorrideva beato.
-
No. – rispose lei risoluta, scuotendo la testa.
La
situazione venne salvata da una voce femminile ed indignata,
proveniente
direttamente dalla porta della Sala Comune di Corvonero, ora aperta a
mostrare
il volto contrariato di Coleen Careye.
-
Volete fare piano?! – sibilò loro, squadrandoli da
capo a piedi – I Tassorosso
dall’altra parte del castello non hanno ancora sentito!
– li ammonì, fermando
quella faida imminente. – Su, svelti, entrate! – li
invitò poi, scostandosi
dalla porta e lasciando libero il passaggio.
Blaise
e Luis si squadrarono ancora, orgogliosi.
Poi,
decisero di deporre momentaneamente la bacchetta di guerra e tutto il
gruppo
varcò la soglia.
La
Sala Comune di Corvonero era completamente blu, spruzzata
d’argento nei particolari
più rilevanti.
Niente
a che vedere con la freddezza di quella dei Serpeverde o con la
calorosità di
Grifondoro.
Eleganza era la parola
d’ordine per descrivere quel ritrovo.
Era
grande e circolare, molto ariosa. Alzando lo sguardo al soffitto si
aveva la
possibilità di vedere una volta a botte, dipinta di un
bellissimo cielo
notturno, puntellato di stelle argentee. Dal centro di esso scendeva un
enorme
lampadario, ornato di una miriade di cristalli lucenti, che
riflettevano tutti
i colori dell’arcobaleno sulle pareti scure della stanza,
regalandole un
aspetto…fatato. Le enormi finestre ad ogiva erano coperte da
voluminosi
tendaggi blu, bordati d’argento, lo stesso colore delle
robuste corde che
servivano, di giorno, a sollevarli. Solo una delle finestre era aperta,
dando
l’accesso ad un piccolo balconcino, nel quale studenti
imbacuccati in felponi e
sciarpe fumavano e chiacchieravano allegramente. Le numerose librerie
in legno
massiccio, traboccanti di tomi enormi, erano state magicamente spostate
ai lati
della stanza – nonostante essa non avesse alcuna sorta di
parete rigida, ma
solo morbide curve. I lunghi tavoli in legno scuro erano ricolmi di
bevande e
vivande ed erano molti i ragazzi che si affollavano per prendere whiskey incendiari o cioccorane
riempite di ogni sorta di
liquore.
Di
certo, però, la cosa che catturò immediatamente
l’attenzione di Alexis Potter,
non appena ebbe messo piede nella Sala Comune, fu l’enorme
statua al centro
della stanza: era l’effige di una donna bellissima,
interamente scolpita in
marmo bianco e scintillante.
-
Bella, non è vero? –
Alexis
si voltò per osservare Coleen Careye, che adesso sorrideva
al suo fianco,
guardando la statua a sua volta.
-
Bellissima. – concordò, annuendo.
-
E’ Rowena Corvonero. – le spiegò, con
tono sognante; poi sembrò riprendersi,
perché il suo sguardo si accese e si puntò su due
ragazzi che si stavano lanciando
addosso qualche alcolico – NON OSATE SPRECARE LE BEVANDE IN
QUESTO MODO!! –
ruggì, perdendo tutta la sua eleganza – Scusa,
Black: il dovere mi chiama. – le
disse, lanciandole solo un’occhiata fugace, prima di partire
alla carica verso
i due studenti, tirandosi su le maniche del pigiama lilla che indossava
– VE LO
FACCIO LECCARE VIA DAL PAVIMENTO!!!-
Il
gruppetto arrivato insieme alla Sala Comune si era presto disperso e
ognuno si
era dedicato a diverse attività: Pansy e il suo gruppetto di
coccatrici si
erano subito fiondate sugli alcolici, per poi scaricare tutto con
sigarette in
balcone; Luis si era intrattenuto in un discorso particolarmente
interessante
con la Cherin, che non aveva mai smesso di riservargli occhiate
languide e
sorrisini; le Untouchable
Ravens
parlavano con Micheal
Corner e altri due studenti di Grifondoro e le loro risate
accompagnavano la
musica alta che si diffondeva magicamente per la sala, lasciando al
cantante,
in parte vampiro, Lorcan D’Eath la possibilità di
accompagnare la loro serata
con le sue melodie dallo stampo prettamente gotico.
Draco
aveva lasciato Alexis da sola, ma solo per andare a prendere qualcosa
da bere,
e lei era rimasta ai piedi della statua, rapita dalla sua bellezza: la
donna
aveva un’aria elegante e gentile, con i lunghi capelli
fluenti, le vesti
lussuose e il diadema sulla fronte.
-
Ecco, tieni. –
La
voce delicata di Draco la costrinse a voltarsi: il ragazzo era adesso
davanti a
lei e le stava porgendo un bicchiere di Burrobirra, mentre stringeva
nell’altra
mano un cicchetto di whiskey incendiario per lui.
-
Grazie. – sorrise, bevendone immediatamente un sorso e
tornando ad osservare la
statua con aria rapita.
-
Ti piace proprio, eh? – le chiese Draco, affiancandola e
sollevando il viso per
poter guardare il viso di Rowena Corvonero a sua volta.
-
La trovo bellissima. – rispose lei, annuendo.
Draco
le si fece più vicino e si chinò appena, per fare
in modo che le sue labbra si
trovassero all’altezza dell’orecchio di lei.
-
Per me, tu sei più bella.
– le mormorò
piano, senza guardarla.
Poi
la superò, facendo finta di nulla e dirigendosi verso
Theodore Nott, con il
quale intavolò immediatamente una discussione banale e priva
di importanza.
Alexis
rimase imbambolata, le guance deliziosamente rosse: quando
si comportava in quel modo riusciva a farla andare completamente
in confusione!
Dannato Malfoy e le sue
capacità da seduttore del cavolo.
Lei…
Lo amava proprio, non c’era
niente da fare.
Blaise
Zabini, silenzioso accanto a lei, si era guardato intorno con
circospezione
fino a quel momento; poi, quando aveva visto Coleen allontanarsi dal
gruppetto
e rivolgergli un’occhiata, aveva sfiorato la spalla della
Black con una mano,
costringendola a prestargli attenzione.
-
Ti devo lasciare, non mi ti fai rapire, vero? –
Alexis
ridacchiò e scosse la testa.
-
Vai tranquillo. – rispose allegra.
Blaise
le fece un occhiolino e poi si allontanò.
La
Potter se ne rimase ai piedi della statua, con aria pensierosa, mentre
finiva
di sorseggiare la sua Burrobirra; il suo sguardo vagò poi
per la sala, alla
ricerca di visi conosciuti: un giovane Sirius stava adesso parlando con
Charlie
Liplose e i due sembravano davvero divertirsi un mondo;
dall’altra parte della
stanza, Blaise Zabini aveva raggiunto Coleen Careye e i due adesso
stavano
avendo una fitta conversazione, che li stava tenendo parecchio
occupati; Draco
era ancora in compagnia di Nott e i due, adesso, si stavano servendo di
altri
alcolici.
Tornò
a fissare la statua, con aria assorta.
-
Nessuno ha mai mostrato tanta ammirazione per la statua di Rowena.
–
Era
stata una voce delicata a parlare, il cui tono era leggermente svagato.
Alexis
corrugò la fronte e si voltò: seduta su di una
poltroncina in seta blu c’era
una ragazza di Corvonero che stava leggendo una rivista – o
almeno così
sembrava, perché la stava tenendo al contrario. La
osservò e poi tornò a
rivolgere lo sguardo al viso sereno di Rowena.
-
La trovo…Non lo so, non saprei spiegartelo. – le
rispose.
-
Oh, non c’è bisogno che lo fai! – disse
quella con tono allegro – Capisco
perfettamente cosa provi! –
Alexis
si voltò a sorridere alla ragazza e si lasciò
cadere sulla poltrona vuota
accanto a lei, mentre quella abbassava la rivista, lasciandole la
possibilità
di guardarla in viso: aveva una foltissima massa di capelli biondi, che
arrivavano a sfiorarle la vita, e un viso dall’espressione
veramente
particolare, resa un po’ sognante dagli enormi occhioni grigi.
-
Sono…- cominciò Alexis, con tutta
l’intenzione di presentarsi.
-
Oh, so benissimo chi sei! – la interruppe quella,
stringendole distrattamente
la mano che le aveva porto – Sei Alexandra Black, anche se
non mi sembri
affatto una Black.- aggiunse, con aria particolarmente allegra.
Alexis
sollevò un sopracciglio e storse le labbra, cercando di
mostrarsi indignata, ma
la cosa non le uscì molto bene.
-
Io sono Luna Lovegood! – si presentò poi la
Corvonero, riservandole un’occhiata
obliqua e un sorrisino divertito.
-
Piacere di conoscerti, Luna. – rispose Alexis, abbozzando un
sorriso a sua
volta.
Quella ragazza era
strana, ma chissà perché, le era già
simpatica.
Luna
le rivolse un ultimo sguardo perso, poi tornò a concentrarsi
sulla rivista che
stava leggendo, nascondendosi dietro le enormi pagine, tenute al
contrario.
Alexis
la osservò incuriosita, piegando il viso su di un lato,
quasi cercasse di
leggere le informazioni scritte alla rovescia.
-
Come fai a leggere…così? – le
domandò all’improvviso, non riuscendo a
trattenersi.
In fondo, era sola e si
stava annoiando, e Luna sembrava promettere una compagnia piacevole.
La
biondissima Corvonero sbucò nuovamente da sopra le pagine.
-
E’ molto più comodo di quanto non sembri, in
realtà. – le rispose, sempre con
quel tono particolare, che la rendeva veramente deliziosa –
Serve per catturare
meglio ogni informazione che potrebbe sfuggire ad una lettura
superficiale:
dovendo concentrarti maggiormente a leggere, registri ogni tipo di
notizia. –
le spiegò, annuendo.
Alexis
rimase veramente colpita da quelle parole: sembrava convinta delle sue
teorie e
la cosa la meravigliava; Luna le dava l’idea di essere una
persona veramente
eccezionale.
-
Vuoi provare? – le chiese poi, rivolgendole
un’occhiata strana.
Alexis
sorrise e annuì, sporgendosi appena dalla poltrona per
avvicinarsi alla
Lovegood.
-
Certo, devo ammettere che mi hai incur…-
-
BLACK! –
Una
voce squillante la interruppe, costringendola a voltarsi per prestare
attenzione a Charlie Liplose, che si stava avvicinando a loro con un
sorriso
sulle labbra lucide di rossetto viola – intonato ai suoi
particolarissimi
capelli.
-
Ehi, Charlie. – la salutò la Potter, sventolando
la mano.
Charlie
la prese per mano, ignorando completamente la compagna di casa seduta
sulla
poltrona vicina e con la quale la Serpeverde stava intrattenendo una
conversazione.
-
Devi venire con me, Alex: devo farti provare una cosa! –
esclamò, cominciando a
tirarla per le braccia e costringendola ad alzarsi.
-
Eh? – domandò confusa la mora, corrugando entrambe
le sopracciglia – Ma io,
veramente stavo parlando…-
-
Oh, ignorala, è solo Lunatica Lovegood. Non si
offenderà di certo se la lasci da
sola, anzi è probabile che nemmeno se ne accorga, svampita
com’è! Ed ora vieni!
–
-
No, aspetta, io…- si voltò a lanciare uno sguardo
dispiaciuto a Luna, che si
limitò a sorriderle, per poi nascondersi di nuovo dietro
l’enorme giornale.
Non
fece in tempo a dire nient’altro, che Charlie
l’aveva già trascinata al tavolo
delle bevande e le stava porgendo un bicchierino con del liquido
rossiccio.
Alexis
lo osservò con una smorfia.
-
Che cos’è? –
-
Assaggialo: è buonissimo! – le disse semplicemente
la Liplose, mettendole il
bicchierino tra le dita.
La
Potter se lo avvicinò al naso: profumava di rose, fragole e
qualcos’altro che
non avrebbe saputo identificare.
-
Mi devo fidare? – domandò sospetta, osservando
Charlie di sottecchi.
-
Ma certo che sì, Alexandra Black! – rispose la
Corvonero allegra.
Sembrava essere
leggermente brilla e Alexis si domandò mentalmente quanto
avesse già bevuto.
Osservò
il liquido nel bicchierino, poi sospirò e fece per potarselo
alle labbra,
quando qualcuno le sfiorò la mano e glielo tolse dalle dite.
-
Questo, se non ti dispiace, lo prendo io. –
La
voce profonda di Luis Cabrisk seguì il gesto del suo
padrone, che lanciò
un’occhiata d’avvertimento ad Alexandra Black e
bevve il liquido rossiccio
tutto d’un sorso, per poi emettere uno strano verso, causato
probabilmente dal
bruciore alla gola dovuto all’alcolico pesante che la Liplose
aveva cercato di
rifilarle.
-
Sei un guastafeste, Cabrisk! Per una volta che avevo convinto questa santarellina a bere qualcosa ed uscire
dagli schemi! – si lamentò Charlie, assumendo
un’aria imbronciata.
-
S-santarella?!? –
protestò Alexis
indignata, spalancando gli occhi.
Ok: Charlie Liplose
doveva decisamente aver bevuto qualche alcolico di troppo.
Luis
scosse la testa con fare esasperato.
-
Mi dispiace, Liplose, ma non posso permettere a questa signorina di
bere. In
fondo, ha solo quindici anni. – la informò, mentre
circondava le spalle della
figlioccia con una braccio – Se non ti dispiace, mi prendo
anche lei. Tu,
invece, dovresti prendere proprio una boccata d’aria.
– le suggerì, prima di
portare via la Potter dalle grinfie di quella Corvonero ormai priva di
freni
inibitori.
Charlie
li osservò allontanarsi stizzita, poi strinse le mani in due
pugni e fece una
linguaccia al loro indirizzo,
voltandosi poi per prendere un altro bicchierino di whiskey.
Luis
trascinò la Black lontano dal tavolo degli alcolici, sempre
tenendole un
braccio intorno alle spalle e stringendosela al petto. Alexis
incespicò quasi
per stare dietro ai suoi passi lunghi, aggrappandosi appena sopra il
suo gomito
per non cadere.
Nel
camminare, passarono accanto a Draco e Theodore Nott, che erano ora
seduti ad
un tavolino e stavano chiacchierando distaccati di cose sicuramente non
particolarmente importanti.
Fu un attimo.
Gli occhi grigi di lui
si sollevarono dal bicchierino che stringeva tra le dita e si
incrociarono a
quelli verdi di lei.
Alexis lo fissò
remissiva, aprendo appena gli occhi.
Avrebbe voluto dirgli
qualcosa, ma Draco distolse lo sguardo e chinò il capo, per
poi bere tutto d’un
fiato il liquido nel cicchetto.
Luis
continuò a trascinarla, allontanandosi dal tavolo, e solo
allora lei si
riscosse. Si voltò a guardare il giovane padrino con aria
contrariata.
-
Luis? – cercò di richiamare la sua attenzione, ma
quello non sembrò nemmeno
sentirla. – Luis? – riprovò, non con
risultati diversi – LUIS FERMATI! – urlò
alla fine, puntando i piedi per terra per fare resistenza.
Sirius
sembrò finalmente sentirla, perché si
fermò di botto, facendola quasi cadere
con la faccia per terra; fortunatamente la teneva ancora per le spalle,
quindi
riuscì a trattenerla appena in tempo e a farla rimanere in
piedi.
Alexis
si districò subito dal suo abbraccio, con un gesto brusco, e
gli si mise
davanti, accigliata.
-
Si può sapere che diavolo ti sei messo in testa?!
– lo rimproverò irritata,
mettendosi le mani sui fianchi.
Luis
la guardò dall’alto, corrugando le fine
sopracciglia con fare confuso.
-
Di salvarti dalle grinfie di quell’ubriacona della Liplose?
– rispose in una
domanda retorica, piegando appena il capo.
Alexis
scosse la testa e strinse appena gli occhi.
-
Non intendevo adesso, ma in generale! –
Sirius
la fissò senza capire, un sopracciglio sollevato ad indicare
la cosa.
-
Non ti seguo, bambina. –
-
Perché ti comporti così? –
sbuffò lei esasperata, prendendosi la fronte con una
mano.
Luis
le afferrò delicatamente il polso e la costrinse a guardarlo
di nuovo.
-
Così come, Alex? Non capisco a cosa tu ti stia riferendo.
– le rispose,
sinceramente preoccupato.
Alexis
si sottrasse immediatamente alla sua presa e poi scosse di nuovo la
testa.
-
Sembra che tu ti diverta a dare spettacolo e a comportarti da ragazzo
geloso! –
gli fece notare con un sibilo, storcendo le labbra in una smorfia.
-
Ehi, ma io sono geloso. – puntualizzò lui, senza
afferrare il concetto.
Alexis
gli si avvicinò tanto che i loro visi furono a pochi
centimetri di distanza,
mentre gli poggiava le mani sul petto. Lo guardò negli
occhi, con sguardo
allargato dalla preoccupazione.
-
Ma non capisci? – gli sussurrò piano, quasi sulle
labbra, in modo tale da
essere sicura che solo lui potesse davvero sentirla – Non
puoi fare la parte
del padrino geloso qui ad Hogwarts
e
nelle tue condizioni. Qualcuno potrebbe cominciare ad avere dei forti
sospetti
su di te. Forti sospetti su di noi.
E
potrebbe travisare i tuoi comportamenti. –
Sirius
la fissò, ora il suo viso era terribilmente serio.
-
Qualcuno come Malfoy? – ribatté acido, storcendo
il naso.
Alexis
spalancò di nuovo gli occhi e, per un momento,
abbandonò lo sguardo di Luis per
intercettare la figura del biondo appena nominato che, però,
al momento,
fortunatamente, dava loro le spalle.
Furono gli occhi di
zaffiro di Blaise Zabini ad intercettare quelli verdissimi di lei, e
avevano
una nota accusatoria e rabbiosa nelle sfumature scure.
Alexis
si affrettò a distogliere lo sguardo e poi si
allontanò immediatamente da
Sirius, levando le mani dal suo petto velocemente, come se si fosse
appena
bruciata.
Luis
rimase completamente impassibile e si limitò a continuare a
fissarla dall’alto,
con aria dura. Lei abbassò appena il capo, improvvisamente
nervosa.
-
Non è per lui. – disse dopo, assottigliando lo
sguardo – Ma se qualcuno
sospettasse qualcosa e scoprisse
qualcosa, potresti ritrovarti in pericolo ed io non voglio
che…- mormorò a
mezza bocca, guardandosi intorno e stando attenta che nessuno fosse
abbastanza
vicino da poter catturare anche solo dei brandelli della loro
conversazione.
Fortunatamente, la
musica alta copriva completamente le loro parole.
Sirius
sbuffò e la prese per le spalle, inchiodandola con
un’occhiata decisa.
-
Alex, sta’ tranquilla: non mi succederà nulla.
– le disse semplicemente.
Poi
fece per andarsene e sorpassarla, ma lei lo fermò,
spingendolo appena per
costringerlo a tornare davanti a lei.
-
Solo un’ultima cosa: per favore, per
favore, almeno per stasera fai il bravo! – lo
implorò, congiungendo le mani
nel tipico segno della preghiera.
Luis
sospirò e annuì appena.
-
Cercherò di fare il bravo,
ma non ti
assicuro niente, bambina. E, in
ogni
caso, dovresti smetterla di essere sempre così tesa: ti
verranno le rughe ad
avere sempre la fronte corrugata in questo modo. – la
schernì con un sorrisino
delicato, mentre le dava una piccola schicchera sulla fronte.
Alexis
storse il naso in una smorfia.
-
Tu, invece, ti preoccupi troppo poco. – soffiò
risentita.
Sirius
si limitò a farle un occhiolino e poi la superò,
lasciandola sola.
-
Non ti da fastidio? –
Draco
Malfoy sollevò lo sguardo su Theodore Nott, entrambe le
sopracciglia sollevate.
-
Che cosa? –
Theo
storse le labbra in una smorfia e fece un cenno veloce con il capo,
indicando
qualcosa alle spalle del compagno. Draco si voltò lentamente
ad osservare la
scena: in un angolino della sala, quasi lontani da occhi – ed orecchie – indiscreti,
c’erano Luis Cabrisk e Alexandra Black,
che parlottavano abbastanza vicini.
Malfoy
arricciò appena il naso; poi, lentamente, si
voltò di nuovo ad osservare Nott
con un’occhiata impassibile.
-
Mi fido di Alexandra. – fu l’unica cosa che disse,
mentre scrollava
elegantemente le spalle.
Non faceva altro che
ripeterselo da settimane, ormai.
Lui si fidava di
Alexandra.
Ma stava cercando di
convincere quelli che lo circondavano o se stesso?
-
Contento tu. – rispose Theodore, lanciando uno sguardo
scettico alla coppia e
bevendo un sorso di liquore dal bicchierino che teneva tra le dita.
–
Comunque…- riprese poi, con tono pensieroso.
Draco
sollevò nuovamente il viso per prestargli attenzione.
-
Non ho mai capito che cosa ci trovi in lei. Nella Black, insomma.
– disse,
osservando la Serpeverde con aria corrucciata.
Malfoy
lo fissò senza cambiare la sua espressione, che rimase
distaccata ed
indifferente.
-
Non è particolarmente…bella.
È carina, questo te lo
concedo, ma con
tutte le ragazze che ci sono ad Hogwarts, avresti potuto pretendere
molto
meglio. – considerò, abbandonandosi contro lo
schienale della sedia e tornando
a fissarlo.
L’espressione di Draco
non era mutata minimamente: sembrava quasi scolpita in un marmo freddo
e
durissimo.
Solo i suoi occhi, in
fondo, scintillavano appena di un sentimento indefinibile.
-
Anche tu, eppure sei con la Cherin. – ribatté
tranquillo e Nott quasi sobbalzò,
perché, data la sua assoluta inerzia, non si era aspettato
una risposta.
Sogghignò
appena e scosse la testa.
-
Nah, noi non stiamo davvero insieme. E
poi, almeno lei me la da. – ammise serafico,
guardando Draco di sottecchi
con un’occhiata maliziosa.
Inaspettatamente,
anche Draco si esibì in un sorriso sghembo.
-
Ecco perché non potrai mai capirmi, Theo. –
Con
eleganza si alzò e si avvicinò a Nott, chinandosi
appena per potergli
sussurrare quelle parole all’orecchio.
- E poi, almeno
Alexandra la da solo a me.
– mormorò, scoccandogli un’occhiataccia
a metà tra l’orgoglioso e il velenoso.
Dopo
di che non aggiunse altro e si congedò.
Guardandolo
allontanarsi, Theodore Nott scosse la testa e un sorriso amaro gli
piegò le
labbra, che coprì immediatamente con un nuovo bicchiere di
alcool.
Draco Malfoy era proprio
cambiato: un tempo non avrebbe rincorso una ragazzina
così…insipida ed
impacciata; o magari sì, ma solo per piegarla al suo volere
e poi abbandonarla,
come aveva sempre fatto.
Ma adesso, a quanto
pareva, le cose stavano diversamente.
Lei lo aveva cambiato.
O forse, considerò malinconico, era
stato Lui a cambiarlo.
L’amore.
Theodore
Nott scoppiò a ridere da solo e scosse la testa, attirando
l’attenzione di
qualche studente, che lo guardò stranito.
Ah, quelle valutazioni
così poetiche non erano proprio da lui: dovevano essere i
fumi dell’alcool a
parlare al suo posto, decisamente.
Pansy
Parkinson si portò la sigaretta alle labbra e
aspirò profondamente.
Il
sapore del tabacco, misto all’essenza di rosa e verbena le
scese in gola e le
riempì successivamente le narici. Buttò il fumo
fuori, con eleganza, gli occhi
appena lucidi.
-
Merlino, questa roba è proprio forte. – disse,
arricciando appena il naso e
voltandosi a guardare Cameron Touchfeel, che se ne stava poggiata con
le
braccia incrociate al bordo del balcone e teneva anch’ella
una sigaretta tra le
labbra carnose.
-
Che ti avevo detto? È la roba migliore che puoi trovare, per
lo meno qui ad
Hogwarts. – le rispose con espressione soddisfatta,
ammiccando appena; poi si
voltò, fece un tiro dalla sigaretta e se la tolse dalle
labbra, per poi
poggiarsi con i reni contro il muricciolo del terrazzo . –
Ora tocca a te:
l’hai portata? –
Pansy
si girò a sua volta e le lanciò
un’occhiata di sottecchi. Poi annuì appena.
-
Certo. –
-
Bene. La useremo tra poco. – si limitò ad
accordare Cameron, ammiccando appena.
Le
sorrise e spense la sigaretta contro il bordo del balcone, rientrando
nella
Sala.
Pansy
la osservò allontanarsi, poi si abbandonò di
nuovo contro la balaustra di marmo
e socchiuse gli occhi, mentre un ghigno le distorceva le labbra cariche
di
rossetto, tra le quali teneva nuovamente la sigaretta.
-
Di che stava parlando la Touchfeel? –
Una
voce si levò all’improvviso nel silenzio
– i Corvonero dovevano aver fatto un
qualche incantesimo alla Sala Comune, perché tutto il rumore
e la musica alta
che vi erano all’interno non fuoriuscivano minimamente
all’esterno, lasciando
il balcone nel silenzio assoluto di quella notte tranquilla. Era una
voce
fredda e strascicata e lei non aveva assolutamente alcun bisogno di
aprire gli
occhi per sapere a chi appartenesse. Le sue labbra rosse si aprirono di
più, in
un sorriso a metà tra il compiaciuto e il malizioso.
-
Draco. – lo salutò tranquilla, togliendosi la
sigaretta dalla bocca e buttando
fuori una nuova nuvola di denso fumo stranamente rosato.
Malfoy
le si avvicinò, lento e pigro come un gatto; lei schiuse
appena gli occhi, solo
per lanciargli un’occhiata di sottecchi: indossava un pigiama
nero, in seta,
che metteva in risalto tutta la bellezza della sua pelle bianca e
perfetta e
del suo viso elegante.
Del quale lei era sempre
stata innamorata.
Con
una fitta al cuore, si ricordò che, di pigiami costosi come
quello, ne aveva
visti davvero tanti, l’anno precedente.
Quante volte glieli
aveva sfilati dalle spalle larghe,
per poi scendere ad accarezzare le sue
braccia muscolose e intrecciare le sue dita a quelle di lui?
Com’era possibile che
tutto fosse finito a causa di quella…maledetta ragazzina?
Che cos’aveva Alexandra
Black di così speciale, per Malfoy?
Glielo aveva portato via
con una semplicità assurda e lei la odiava per quello.
La odiava con tutto il
cuore.
E avrebbe fatto
qualsiasi cosa per riprendersi ciò che era suo.
Qualsiasi cosa.
Senza
lasciar trapelare nessuno di quei pensieri sull’espressione
serafica del suo
viso pesantemente truccato, Pansy aprì completamente gli
occhi e squadrò Draco.
-
Non hai freddo? – gli domandò con tono
indifferente.
Malfoy
scosse la testa e si poggiò contro la balaustra, accanto a
lei, prima di
voltarsi a guardarla.
-
Dovresti saperlo che il freddo mi piace. – replicò
tranquillo, sollevando
appena il capo e lasciando che il vento, di quella primavera che
faticava
davvero ad arrivare, gli scompigliasse i capelli, che ondeggiarono
morbidi
sulla sua fronte.
Pansy
sogghignò appena e intrappolò nuovamente la
sigaretta tra le labbra, per poi
voltarsi verso il ragazzo e allungare una mano, che gli
poggiò sulla spalla e
poi lasciò scorrere sul suo petto, lasciato scoperto dalla
camicia appena
sbottonata.
-
Non è la sola cosa che ti piace, mi ricordo anche questo.
– mormorò lasciva,
con un sorrisetto a mezza bocca.
Senza
girarsi a guardarla, Draco fece scattare la mano e le
circondò il polso con le
dita, in una presa ferrea, ma non violenta. Si limitò a
scostarle la mano e poi
la lasciò andare.
-
Ricorderai anche, allora – aggiunse, lanciandole
un’occhiata di sottecchi – che
odio questi giochetti puerili. –
Pansy
sbuffò e alzò gli occhi al cielo, scuotendo
appena la testa e sollevando le
mani in segno di resa. Prese nuovamente la sigaretta tra le dita e
buttò fuori
una nuova nuvola di fumo. Quando fece per riportarsela alle labbra,
Draco le
prese nuovamente il polso e la costrinse ad avvicinarla alla sua di
bocca, per
poter rubare una tirata. Poi glielo lasciò andare e
sbuffò anch’egli una voluta
di fumo rosa.
Pansy
lo fissò con un sopracciglio sollevato, ma si finse
indifferente, mentre si
riportava la sigaretta tra le labbra.
In realtà, il polso le
bruciava terribilmente, come ogni volta che lui le sfiorava una
qualsiasi parte
del corpo, e la sigaretta sapeva di lui e delle sue labbra, che non
aveva più
la possibilità di sentire modellarsi violentemente sulle
proprie.
-
Allora, di cosa parlava la Touchfeel? – ripeté
Draco, incrociando le lunghe
gambe.
La
Parkinson si limitò a stringersi nelle spalle e a staccarsi
dalla balaustra.
-
Di un giochino che faremo a breve. – si limitò a
rispondere enigmatica e fece
per andarsene.
Non poteva chiederle di
stargli vicino in quel modo e fingere di non provare nulla.
Ma
lui la fermò, prendendola delicatamente per un braccio, e la
costrinse a
voltarsi di nuovo per prestargli attenzione.
-
Spero non sia niente di pericoloso, Pansy. –
l’avvertì, con aria
improvvisamente dura.
Pansy
si limitò a sorridere ambigua e si liberò della
sua presa.
-
Quando mai ho fatto cose pericolose, io? – si difese con
finta innocenza, prima
di stringersi in una spalla e lasciarlo da solo.
Draco
la osservò allontanarsi, poi scosse la testa: aveva un
brutto presentimento, ma
sperava vivamente di sbagliarsi.
-
E allora? –
Blaise
Zabini era poggiato contro una delle librerie addossate al muro e
guardava
Coleen Careye con sguardo attento, le braccia incrociate al petto,
l’espressione tediata, ma vigile.
La
ragazza scosse la testa, scoraggiata.
-
Niente. Sia io che Diamond, così come Charlie, abbiamo
provato ad attaccare
bottone con Cabrisk ma non c’è stato nulla da
fare: sembra solo un ragazzo
qualsiasi, con la passione per le donne. – spiegò,
lanciando uno sguardo
furtivo al moro Grifondoro, che adesso stava chiacchierando
allegramente con
Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi di Tassorosso.
Blaise
storse il naso in una smorfia infastidita.
-
Ma tu sai che non è così, vero Careye?
–
-
Io lo so. – puntualizzò Coleen, tornando a fissare
Blaise – Ma questo non basta
a scoprire qualcosa su di lui. Sento che ha qualcosa da nascondere, ma
sa bene
come farlo.–
Zabini
si passò una mano sul visto, stanco e frustrato, poi si
scompigliò appena i capelli,
con un gesto nervoso.
-
Non vi siete impegnate abbastanza! – la aggredì
con un sibillo, inchiodandola
con un’occhiataccia che sorprese la Corvonero.
Risentita,
Coleen si strinse le braccia al petto e gli riservò uno
sguardo altezzoso,
spostando il peso del corpo tutto sulla gamba sinistra.
-
Stai attento a come parli, Zabini, non sono obbligata a perdere il mio
tempo
con le tue congetture. – rispose acida, arricciando le labbra.
Blaise
si esibì in una smorfia contrariata, poi chiuse gli occhi,
cercando di
calmarsi.
-
Fatelo bere di più. – suggerì, con una
nota esasperata nella voce.
Coleen
ridacchiò, inopportunamente divertita.
-
Oh, si è già scolato parecchie cosine pesanti,
eppure sembra più lucido che
mai. Credo che, purtroppo per noi, regga molto bene l’alcool!
–
Blaise
imprecò a denti stretti, scuotendo il capo, sempre
più nervoso.
-
Mettete del Veritaserum in un
bicchiere con del whiskey incendiario e
fateglielo bere.- sibilò poi, con una strana luce negli
occhi, un po’ folle.
Coleen
si girò a guardarlo di scatto e i lunghi capelli castani le
volteggiarono
intorno alle spalle.
-
Ma sei impazzito?! – sussurrò allarmata,
spalancando appena gli occhi azzurri.
-
Primo, non credo di averne; e secondo: è proibito!
– dichiarò, scuotendo il
capo incredula.
Blaise
si limitò a fissarla con un sopracciglio sollevato; poi si
chinò appena, per
avere il viso alla stessa altezza di quello della Corvonero.
-
Oh, e invece fare un festino in Sala Comune e dispensare alcool e fumo
è
permesso, non è vero, Careye? – la riprese con
tono cattivo, esibendosi poi in
una smorfia compiaciuta.
Coleen
assottigliò lo sguardo e si allontanò di un
passo, incrociando le braccia al
petto.
-
Questo non c’entra niente, è una cosa
completamente diversa…- ribatté, a
disagio.
-
E in cosa, di grazia? – si informò Zabini, con
espressione infastidita.
-
Oh, suvvia, relax ragazzi miei! – si introdusse Cameron, che
li aveva appena
raggiunti – Non c’è bisogno di arrivare
a tanto. – batté le mani sulle spalle
di entrambi, che la fissarono scettici.
Cameron
mostrò loro un sorrisone.
-
La Parkinson ha portato voi sapete cosa.
Siamo pronti per giocare. –
Alexis
si era diretta al tavolo delle vivande e, dopo aver preso una manciata
di
patatine, aveva deciso di tornare da Luna: le era dispiaciuto davvero
averla
lasciata così.
Ma, quando raggiunse le
due postazioni, queste erano entrambe vuote e della Lovegood non
c’era più
neanche l’ombra.
Sospirò
desolata, prendendo posta sulla poltrona e raccogliendo le gambe al
petto.
Lei non era proprio
adatta a quelle feste: non sapeva mai come inserirsi tra gli altri o
cosa fare
di preciso.
A volte, aveva come
l’impressione di non sapersi divertire, e la cosa la
amareggiava.
Guardandosi
intorno, notò che tutti, più o meno, erano in
compagnia e bevevano, ridevano,
scherzavano.
Sirius
era alle prese con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi, di
Tassorosso, e i due ragazzi sembravano starsi sfidando a braccio di
ferro;
forse, considerò, erano entrambi un po’ brilli.
Blaise
continuava a parlottare con Coleen da inizio serata e Alexis si
domandò
mentalmente se tra quei due fosse nato qualcosa e se il bel Serpeverde
avesse
deciso di mettere la testa a posto, anche se ne dubitava parecchio.
Diamond
si era avvicinata a Nott e i due, adesso, si stavano baciando con
passione, lui
seduto su di una sedia e lei a cavalcioni delle sue gambe.
Cameron
Touchfeel ridacchiava accanto alla Parkinson, mentre questa estraeva
qualcosa
da una borsetta e gliela porgeva, anche se Alexis non avrebbe saputo
dire di
cosa si trattasse, ma non le interessava particolarmente.
Le
dispiaceva che Harry non fosse stato invitato a quel piccolo pigiama
party: era
sicura che lui le sarebbe stato accanto, come sempre. Ma, a quanto
pareva, le Untouchable
Ravens
prediligevano i ragazzacci e, forse, non volevano scatenare una qualche
sorta
di rissa in Sala Comune, riunendo studenti che, ovviamente, si odiavano.
Come Draco Malfoy ed
Harry Potter.
Ma
allora, non riusciva a spiegarsi come mai avessero deciso di invitare
Luis
Cabrisk: anche lui era in aperto conflitto con Draco, ma soprattutto
con
Blaise, la cosa non avrebbe potuto ugualmente degenerare?
Forse, considerò con un
sospiro, ritenevano Zabini più
maturo di Draco, sotto
quel punto di vista.
E, in effetti, a parte
la faida in corridoio, lui e Luis non si erano neanche parlati.
Alexis
scosse la testa.
Era chiaro: lei non
sapeva proprio divertirsi; si trovava ad una festa e se ne stava
lì, da sola,
appallottolata su di una poltrona a rimuginare sul niente.
Chinò
il capo e poggiò la fronte contro le ginocchia,
abbracciandosi le gambe.
Era proprio un caso
irrecuperabile.
All’improvviso,
una mano delicata si infilò nella fessura tra il suo braccio
e il viso, prendendola
gentilmente per la mandibola e costringendola ad alzare il capo e a
voltare la
testa.
Draco
Malfoy era di fronte a lei e la osservava dall’alto, con
un’occhiata strana,
che non avrebbe saputo decifrare. Alexis fece solo in tempo a sorridere
timidamente, che lui chinò la schiena e si
avvicinò al suo viso, strappandole
un bacio al tempo stesso rude e morbido.
Le
sue labbra la sorpresero e a lui ci volle poco per infilarle la lingua
in bocca
e prendere a giocare con quella di lei.
Quando
entrambi furono senza fiato, si allontanarono e lui rimase chinato a
fissarla,
compiaciuto, come sempre, dal rossore delle guance di lei.
Poi,
Draco prese posto sul bracciolo della poltrona e le circondò
le spalle con un
braccio, costringendola a poggiare la testa contro il suo petto.
-
Che ci facevi qui da sola? – le domandò piano,
abbassando il capo per poterla
guardare in viso.
Alexis
si strinse in una spalla e le sue labbra si piegarono in un sorrisino
obliquo.
-
Aspettavo il mio principe.
– rispose
e il suo sorriso si allargò.
-
Ah sì? Sono geloso, sappi che sono pronta a sfidarlo a
duello, anche con le
spade. – ribatté Draco con aria dura, ma
l’occhiata che le rivolse era gentile
e divertita.
Alzò
una mano e le sfiorò delicatamente la guancia con la punta
dell’indice.
Alexis
ridacchiò e si accoccolò meglio contro il suo
petto, socchiudendo gli occhi.
-
Sei stanca? – le chiese apprensivo, continuando a sfiorarla
con quelle carezze
leggere.
Alexis
scosse la testa e poi sospirò.
-
No, ma ammetto di non sapermi divertire granché a feste come
questa. – disse,
con una risatina di scherno verso se stessa.
Draco
la strinse di più per le spalle.
-
Allora, andiamo via. – propose, guardandola
dall’alto con un’occhiata serena.
-
E dove? – domandò lei, alzando il viso per poterlo
osservare.
-
Dove vuoi tu. – si limitò a rispondere, alzandosi
e porgendole la mano.
Alexis
sorrise e poggiò le dita sul palmo che le era stato offerto;
Draco la strinse
delicatamente e poi la tirò su, senza alcuno sforzo.
Stavano
per incamminarsi verso l’uscita, quando una voce li costrinse
a fermarsi.
-
Ehi, piccioncini, non potete
lasciare
la festa proprio adesso! – li riprese Charlie, che si
avvicinò a loro con un
sorrisone a trentadue denti. – Stiamo per iniziare il gioco! –
Alexis
corrugò le sopracciglia, piegando il capo su di un lato.
-
Che gioco? – si informò Draco, poggiando un
braccio attorno alle spalle della
Potter.
Charlie
sorrise sorniona.
-
Il gioco della Bottiglia Magica. Non
potete mancare! – comunicò loro con espressione
enigmatica, prima di voltarsi e
raggiungere gli altri ragazzi, che si stavano pian piano sistemando al
centro
della Sala.
Alexis
si voltò ad osservare Draco, sbattendo ripetutamente le
palpebre, un po’
confusa.
-
Il gioco della Bottiglia Magica? – domandò
incuriosita – Di che si tratta? –
Draco
sbuffò e scosse appena la testa, quasi contrariato.
-
E’ un gioco abbastanza scemo. – disse con aria
annoiata – Ci si dispone tutti
in cerchio, attorno alla Bottiglia
Magica. Uno dei partecipanti comincia a girarla ed essa,
quando si ferma,
starà indicando un altro concorrente; poi,
all’interno della bottiglia c’è una
strana sostanza fumosa che, non appena vengono scelti i due
partecipanti, si
dirada e mostra un’immagine, indicando cosa i due ragazzi
saranno costretti a
fare. Infine, il ragazzo che è stato scelto per secondo gira
la bottiglia e il
gioco ricomincia. È stupido, ma per passare il tempo
è abbastanza okay. –
spiegò, lanciando un’occhiata alla bottiglia,
già posizionata al centro del
cerchio che i vari studenti stavano pian piano formando.
-
Somiglia al gioco della bottiglia dei Babbani…-
rimuginò Alexis, con tono
pensoso.
Draco
storse il naso in una smorfia e annuì.
-
Sì, la differenza sta nel fatto che, qui, non hai alcuna
possibilità di
ritirarti: sei costretto magicamente a fare ciò che la
bottiglia ha stabilito.
– chiarì, guardandola dall’alto con
un’occhiata più che eloquente, entrambe le
sopracciglia sollevate.
-
Oh.- fu il commento, un po’ basito, di Alexis. – E
che succede se provi a
sottrarti? –
-
Si dice che gli unici che ci abbiano provato si siano svegliati il
giorno
seguente con il viso irrimediabilmente sfigurato. – le
spiegò, arricciando il
naso in una nuova smorfia. Alexis storse le labbra e trattenne appena
il
respiro, sorpresa e un po’ spaventata. - Comunque, non
dobbiamo rimanere per
forza: in fondo, ce ne stavamo andando, no? – le disse Draco,
lasciandole un
buffetto delicato su di una guancia.
Alexis
lo guardò dal basso, poi si voltò ad osservare
gli studenti accerchiati, con
aria indecisa; infine tornò a rivolgere lo sguardo a
Draco si morse appena il
labbro inferiore, prima di sorridere accomodante.
-
No, restiamo: sembra divertente. – annunciò,
prendendo Draco per mano.
Lui
la fissò dall’alto, un po’ titubante.
-
Sei sicura? –
Alexis
fece un cenno d’assenso con il capo e sorrise ancora.
Poi
trascinò Draco in mezzo
al gruppetto di
studenti; si sedettero in terra, la schiena poggiata contro uno dei
divani.
Quando
tutti gli studenti si furono sistemati intorno alla Bottiglia
Magica – per convincere Luis Cabrisk ci erano
voluti
tutti gli occhi dolci delle Untouchable Ravens
– e dopo che Pansy Parkinson ebbe introdotto brevemente le
regole, il gioco
ebbe inizio.
La
prima a girare fu Diamond: la bottiglia vorticò su se
stessa, poi rallentò e si
fermò ad indicare Charlie Liplose, che emise uno squittio
deliziato. Le due
ragazze si avvicinarono alla bottiglia e guardarono
all’interno: il fumo si diradò
lentamente, mostrando l’immagine di un bacio. Arrossirono
entrambe, ma poi, un
po’ prese dai fumi dell’alcool, un po’
perché non potevano rifiutare, si
avvicinarono lentamente. Prima si scrutarono negli occhi, poi si
presero i visi
tra le mani e si diedero un lungo bacio passionale, che fece applaudire
la
maggior parte dei ragazzi presenti. Non appena ebbero finito, si
allontanarono
affannate e poi si presero per mano, alzando le braccia al cielo ed
esibendosi
in un inchino, accolto da battiti di mani entusiastici e fischia
d’approvazione.
Fu
il turno di Charlie di girare la bottiglia e quando questa si
fermò, andò ad
indicare Micheal Corner che, stando a quanto stabilito
dall’immagine
all’interno del vetro, fu costretto a lasciarsi leccare una
guancia dalla
Corvonero, che lo fece nel modo più sensuale che conosceva,
facendo arrossire
il povero Grifondoro che, quando si ritrovò a dover girare
la bottiglia, aveva
ancora un po’ la testa tra le nuvole.
Questa
volta, la prescelta fu Coleen Careye, alla quale Micheal dovette fare
una
domanda: le chiese se fosse innamorata di qualcuno, in quel momento, e
lei fu
costretta a rispondere, seppur senza mostrare alcuna vergogna, che non
era
innamorata di nessuno, ma che aveva sempre provato una grande
attrazione nei
confronti del Professor Piton, scatenando i commentini depravati dei
ragazzi e
gli schiamazzi sorpresi delle ragazze.
Coleen
li ignorò, dando prova di grande eleganza, e girò
la bottiglia: il prescelto,
questa volta, fu Theodore Nott, con il quale la Corvonero dovette fare
una gara
di sguardi – che il tenebroso Serpeverde vinse senza troppe
difficoltà,
lasciando a Coleen solo la possibilità di alzare le mani in
segno di resa e
riconoscere onerosamente la sconfitta.
A
Theodore Nott toccò fare una carezza lungo tutto il corpo ad
Alexandra Black,
che rimase rigida per tutta la durata della
“punizione”, mentre Draco rifilava
un’occhiataccia dietro l’altra al ragazzo,
ammonendolo a stare attento a dove
andava a sfiorarla.
Quando
Theo si allontanò, Alexis poté tirare un sospiro
di sollievo; si avvicinò al
centro del cerchio e girò la bottiglia.
L’oggetto
mulinò sul pavimento, poi rallentò e infine si
fermò ad indicare Blaise Zabini,
che si avvicinò alla ragazza con un sorrisone. Alexis gli
sorrise di rimando ed
entrambi si chinarono ad osservare l’immagine offerta loro:
la nebbia si diradò
e mostrò loro quello che dovevano fare.
Entrambi spalancarono
gli occhi e si voltarono ad osservare Draco Malfoy, con aria
preoccupata.
Il
biondo li osservò di rimando, inarcando un sopracciglio.
-
Beh? – li incalzò Diamond, curiosa di sapere.
Alexis
si allontanò appena, abbassando lo sguardo.
Era arrossita,
decisamente.
Blaise
strinse un occhio in una smorfia e si passò una mano sul
viso, con espressione
indecisa.
Anche lui sembrava un
po’ a disagio in effetti.
-
Ci…dobbiamo baciare. – mormorò,
lanciando un’occhiata obliqua verso Draco, che
lo osservò, dapprima impassibile.
Poi,
lentamente, la sua espressione si fece di ghiaccio e un nervo bianco
gli deturpò
la guancia.
-
Non osare. – sibilò, guardando l’amico
con aria minacciosa e facendo per
alzarsi ed interporsi tra lui e la sua
ragazza.
Non avrebbe permesso
nemmeno a Blaise Zabini di baciarla.
Lei era sua e di nessun
altro.
-
Ma non possono rifiutarsi di farlo! – pungolò
Pansy Parkinson, maligna –
Altrimenti domattina si ritroveranno con il viso sfigurato! –
-
Sono disposto a sacrificare la loro bellezza. –
ribatté Draco, con aria folle.
Solo
allora, contemporaneamente, Theodore Nott, Diamond Cherin, le Untouchable Ravens
e qualche altro studente, si lanciarono addosso a Malfoy,
costringendolo a
restare seduto e tenendolo bloccato.
-
Ehi, ma che…?!? – si dimenò il biondo,
cercando di scrollarseli di dosso, con
scarsi risultati. – Lasciatemi! Alexandra: NON OSARE!
– li minacciò, ansimando
per la fatica.
Alexis
lo fissò indecisa, poi tornò a guardare Blaise,
che la osservava con aria
scoraggiata.
-
Dovete farlo! Per la vostra incolumità! –
ricordò loro Charlie, faticando a
trattenere Malfoy per un braccio.
Blaise
annuì e si avvicinò lentamente alla Black, che lo
guardò dal basso, imbarazzata
ed impotente.
-
Mi dispiace, Draco: ma non posso permettere ad una forza magica di uno
stupido
gioco di sfigurare questo viso perfetto. – disse, con tono
orgoglioso.
Poi
guardò Alexandra e le mise una mano sulla guancia.
-
Non preoccuparti, faremo subito. – le mormorò
rassicurante – E poi, sempre
meglio che sia io che qualcun altro, no? – la
buttò sul ridere e la sua battuta
sorbì l’effetto desiderato, perché lei
sembrò sciogliersi appena e annuì.
-
Scusami, amore. Sappi che
penserò a
te, comunque. – se ne uscì Alexis, osservando
Draco.
Il
ragazzo, che si stava ancora dimenando, si fermò di botto
nel sentire le sue
parole e la guardò stupito.
Poi, incredibile ma
vero, arrossì appena.
-
Guardatelo, che carino: il freddo Malfoy è arrossito!
– esclamò Charlie, tutta
entusiasta.
-
Sì, è proprio vero! – si aggiunse
Cameron, punzecchiandogli una guancia.
-
Sembra un pomodoro! – commentò Diamond.
Con una mossa brusca e
violenta, Draco si liberò della presa di tutti e li
spedì sul pavimento.
-
Oh, ma state zitti. – borbottò, ancora
imbarazzato, mentre si sedeva con le
gambe e con le braccia incrociate e fissava Alexis e Blaise –
Che sia una cosa
veloce o vi giuro che non la passerete liscia. – li
minacciò, assottigliando lo
sguardo.
Alexis
rise e fu in quel momento di assoluta serenità che Blaise si
chinò in avanti,
le prese la nuca con una mano e se la avvicinò.
Poi la baciò.
Fu
un bacio casto e veloce, appena uno sfiorarsi di labbra; lei quasi non
ebbe il
tempo di accorgersene, completamente colta alla sprovvista.
-
Ecco fatto: visto che non è stato così terribile,
principessa? – le disse,
facendole un occhiolino.
Alexis
lo fissò, ancora imbarazzata, poi scoppiò di
nuovo a ridere, mentre tutto
intorno a loro si alzavano le proteste dei compagni.
-
Ehi, ma che bacio era? –
-
Bacio?! Non era nemmeno un bacio! –
-
Era uno sfiorarsi accidentale di labbra, una carezza sulla bocca!
–
-
Vogliamo la lingua! –
-
Un bacio vero! –
-
Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! –
-
SILENZIO!- esplose Malfoy, perdendo completamente la pazienza; si
alzò così
velocemente che nessuno poté impedirglielo, poi si
avvicinò alla Black, le
cinse le spalle con un braccio e la trascinò via dal centro,
rimettendosi
seduto nel cerchio e tenendosela ben stretta. – Lei è mia: se la toccate ancora, giuro
che vi ammazzo. –
Alexis
ridacchiò e si accoccolò contro il suo petto,
ancora rossa in viso.
Draco
la strinse per la vita, poi, dopo aver rifilato
un’occhiataccia a tutti i
presenti, chinò il capo ad osservare lei e le prese il viso
con una mano,
stringendo delicatamente sulle guance e facendole corrucciare le labbra.
-
Sappi che, per questa sera, niente più baci: non voglio
ritrovarmi a sfiorare
indirettamente le labbra di Zabini. –
Alexis
gli fece una linguaccia, poi si poggiò con il capo sul suo
petto e il gioco continuò.
Non si era voltata
nemmeno una volta a guardare Sirius e non aveva intenzione di farlo:
aveva
paura di vedere l’espressione – sicuramente
contrariata ed arrabbiata – del suo
viso.
Blaise
si avvicinò nuovamente alla bottiglia e la fece girare con
un elegante gesto di
polso; l’oggetto vorticò, poi rallentò
e si puntò niente di meno che su…
Luis Cabrisk.
Il
Grifondoro guardò la punta della bottiglia con un
sopracciglio sollevato, poi
si passò una mano tra i folti capelli nerissimi e si
avvicinò a Zabini con un
sorriso arrogante.
La cosa preoccupante,
però, era l’espressione sul viso del Serpeverde:
soddisfatta e compiaciuta.
Come se già sapesse cosa
la bottiglia avesse riservato loro.
Alexis
si sporse appena in avanti, sempre restando nell’abbraccio di
Draco, lo sguardo
verde, puntato sui due ragazzi, velato leggermente da una
preoccupazione più
che comprensibile.
Anche
le Untouchable Ravens osservavano
la
scena con sguardo attento; in particolare, Coleen Careye sembrava voler
avvertire Zabini con un’occhiata carica di raccomandazione.
I
due ragazzi si squadrarono, poi si chinarono entrambi per scoprire il
responso
della bottiglia: c’era un punto interrogativo nel mezzo.
Luis
si lasciò andare ad un sospiro forzatamente sollevato.
-
Bene, è solo una domanda: temevo di doverti baciare, Zabini.
– se ne uscì, con
tono disgustato.
Blaise
gli fece una smorfia infastidita, ma i suoi occhi non persero mai
quella
scintilla soddisfatta che donava loro una luminosità quasi
sinistra. Sogghignò.
“Parti piano: avrai la
possibilità di andare a fondo durante tutto il
gioco.” gli aveva suggerito Coleen.
Ed
era quello che avrebbe fatto: sarebbe partito con una domandina
semplice, di
pura curiosità genuina.
-
Allora, Cabrisk: come fai a conoscere Alexandra? –
Il
silenzio avvolse l’intera Sala Comune, mentre tutti, avidi di
sapere,
rimanevano concentrati sui due.
Alexis
si era sporta ancora di più in avanti, districandosi quasi
dall’abbraccio di
Malfoy, e aveva guardato Blaise con occhi spalancati.
Ma come diavolo gli
veniva in mente di fare una domanda del genere?!?
Trattenne
il fiato e il suo sguardo preoccupato si spostò sul viso di
Sirius che, però,
sembrava completamente rilassato.
Sorrideva addirittura
con arroganza, mentre chinava il capo verso una spalla e incrociava le
braccia
al petto, lanciando un’occhiata di sottecchi alla figlioccia.
-
Ma che domande sono, Blaise? – intervenne Alexis, senza
riuscire a trattenersi.
Tutti
si voltarono ad osservarla e, in quel momento, desiderò non
aver parlato.
Draco
la strinse di nuovo a sé, con un gesto protettivo, e
chinò il capo per dirle
qualcosa all’orecchio.
-
Fa parte del gioco: qualsiasi domanda è lecita. –
le spiegò, lanciandole un’occhiata
penetrante.
-
Sì, ma…- cercò di protestare.
Alexandra aveva
veramente uno sguardo tormentato e Draco Malfoy si chiese
perché mai fosse così
preoccupata della risposta di Cabrisk: che le avesse mentito ancora?
-
Tranquilla, Alex. – li interruppe Luis, con un sorriso
rassicurante – Non è un
problema per me rispondere a questa domanda, non preoccuparti.
–
Alexis
si girò a guardarlo, con aria dubbiosa, e lui le fece un
occhiolino.
-
Allora: si può dire che io conosca Alexandra da quando era
in fasce. Le ho
salvato la vita, una volta, e da allora ho vissuto sempre con lei:
siamo stati
insieme veramente a lungo, sin da quando lei era solo una bambina. Mi
sono
sempre preso cura di lei, quando i suoi non potevano farlo, e
l’ho sempre
considerata come una sorella minore da dover proteggere. –
raccontò, con un
sorriso delicato sulle labbra.
Rimasero
tutti senza fiato, ad osservarlo, ammirati e stupiti dalla dolcezza
delle sue
parole.
Le
Untouchable Ravens e Diamond
sospirarono intenerite; Pansy Parkinson fece una smorfia –
non sopportava
proprio l’idea che quella ragazzina avesse tanti bei ragazzi
pronti a
proteggerla, specialmente quello che
aveva sempre e solo considerato suo;
Draco lo fissò inespressivo,
poi scese ad osservare Alexis, che aveva sul viso
un’espressione meravigliata,
addolcita dalle labbra morbidamente piegate in un sorriso sincero e
dagli
occhi, che avevano ora assunto una tonalità sollevata.
Blaise
era l’unico ad avere ancora un’espressione dura sul
bel volto, che lo portò ad
assottigliare lo sguardo, insoddisfatto e dubbioso.
-
Che significa che le hai salvato la vita?
– gli domandò un po’ brusco, cogliendo
tutti di sorpresa.
Alexis
spalancò di nuovo gli occhi, ma, ancora, Sirius si
limitò a sorridere
tranquillo, mentre si avvicinava alla bottiglia.
-
Il tuo turno è finito, Zabini. Aspetta il prossimo, ora
tocca me. – rimbeccò altezzoso,
ammiccando arrogante.
Blaise
avrebbe voluto dire qualcosa – o,
in
mancanza di argomentazioni valide, spaccargli la faccia a suon di pugni
–
ma prese la saggia decisione di desistere; rifilò
un’occhiataccia carica di
astio a Cabrisk e poi tornò al suo posto, accanto a Coleen,
che, per calmarlo,
gli mise una mano sull’avambraccio e gli fece cenno che
c’era tempo, ancora.
La reazione calma del
Grifondoro l’aveva sorpresa, questo era vero; ma, invece,
quella di Alexandra
Black l’aveva incuriosita e le aveva messo in testa una marea
di folli dubbi,
tra i quali, quello più accreditato era che, nonostante
tutta l’arrogante
sicurezza di Luis Cabrisk, quei due nascondessero ben più di
quanto non fossero
disposti ad ammettere.
Luis
girò la bottiglia e, quando si fermò, questa
stava indicando niente di meno che
Pansy Parkinson, che sorrise, maliziosa ed impettita, e si
avvicinò, gattonando
sensualmente, al bel Grifondoro; entrambi si chinarono ad osservare la
scena e,
quando il fumo scomparve dal vetro, l’immagine mostrava loro
un…
-
Bacio! – trillò entusiasta la Serpeverde,
mordendosi il labbro inferiore.
Era vero, Cabrisk non le
era particolarmente simpatico, ma era veramente bello, e questo non
poteva
negarlo; inoltre, era deliziata dal fatto di poterlo baciare proprio
davanti a
quell’odiosa della Black: gelatina per Cioccorana.(*)
Luis
si esibì in un sorrisino di scherno e si strinse nelle
spalle, come a dire “se proprio
devo.” Ma, ad essere sinceri,
non sembrava poi così tanto dispiaciuto.
I
due si avvicinarono, lentamente; poi, la Parkinson lanciò
un’occhiata di
sottecchi ad Alexis e vi impresse tutta la cattiveria maliziosa di cui
era
capace.
La
Black spalancò lo sguardo e osservò la scena con
espressione attonita: Pansy
aveva infilato una mano nei folti capelli neri di Luis – di
Sirius! – e lo
aveva trascinato a sé, travolgendolo con un bacio carico di
passione e doppi
sensi più che espliciti, in un gioco di lingue vagamente
osceno. Anche Cabrisk
rispose con lo stesso trasporto – come biasimarlo? Dopo
tutto, quanto tempo era
che non baciava qualcuna? E poi, lui era pur sempre il Malandrini e Don
Giovanni Sirius Black, per tutte le cavallette! – e le cinse
la vita con
entrambe le braccia, avvicinandosela e divorandole le labbra. (**)
Alexis
fu costretta ad abbassare lo sguardo, le guance rosse per la vergogna.
Insomma: Luis Cabrisk
era pur sempre il suo padrino!
Non ce la faceva ad
osservare una scena simile.
Quando
i due ebbero finito di dare spettacolo, erano entrambi affannati e si
lanciarono
occhiatine divertite e un po’ maliziose, mentre intorno a
loro esplodevano
battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Alexis
si ritrovò a sospirare, sollevata che quella scena disgustosa fosse finalmente terminata, e
abbandonò il capo contro
il petto di Draco che la strinse un po’ di più a
sé.
Se, in effetti, aveva avuto
ancora qualche dubbio nei confronti degli interessi di Cabrisk per la
Black,
adesso si era quasi convinto che davvero fra loro non ci fosse niente
di più
che affetto fraterno: nessuno avrebbe mai baciato una ragazza, come lui
aveva
fatto con Pansy, se provava qualcosa per un’altra ragazza.
La
Parkinson si esibì in una smorfietta soddisfatta, mentre
Luis tornava al suo
posto e riceveva una poderosa pacca sulla spalla da due suoi compagni
di
Grifondoro.
In quel momento, un’ombra
scura gli attraversò lo sguardo, mentre un flash di memorie
antiche si faceva
largo nella sua mente.
C’era stato un tempo, in
cui aveva partecipato ad un altro festino, solo che era stato nella
Sala Comune
di Tassorosso; anche allora avevano deciso di passare il tempo con il
gioco
della Bottiglia Magica e a lui era capitata la stessa cosa: dover
baciare un’avvenente
Corvonero che, ovviamente, non aveva affatto disdegnato. Il loro bacio
focoso
era stato accolto da battiti di mani entusiastici ed urla e, quando era
tornato
al suo posto, c’erano stati i suoi amici a dargli delle
pacche affettuose sulle
spalle.
Remus Lupin.
E James Potter.
Una
strana fitta al cuore gli fece trattenere il respiro e lo costrinse a
tornare
bruscamente alla realtà.
Merlino, perché?
Fu
contento di notare che nessuno sembrava essersi reso conto della sua
momentanea
assenza mentale.
Il
suo sguardo, quasi inconsapevolmente, andò a cercare quello
verde di Alexis
Potter.
Sempre così
dolorosamente simile a quello di Lily Evans.
Se non ricordava male,
quella sera anche lei e James erano stati costretti dalla Bottiglia
Magica a
scambiarsi un bacio e Potter ne aveva approfittato largamente,
meritandosi poi
uno schiaffo poderoso sulla guancia, che aveva riportato le cinque dita
rosse
fino al giorno seguente. Ma Sirius aveva sempre pensato che quel bacio
aveva
svegliato la Evans, perché da quel momento in poi, i due
avevano appianato le
loro schermaglie e avevano cominciato ad avvicinarsi.
La
vide, ancora abbracciata a Draco Malfoy, ma notò
immediatamente che c’era
qualcosa che non andava.
Aveva sul visino tondo
un’espressione atterrita, messa in evidenza dagli occhi
spalancati e le labbra
socchiuse; c’era qualcosa di terribilmente spaventato in
fondo allo smeraldo
sincero del suo sguardo e la cosa lo spinse ad entrare immediatamente
sulla
difensiva.
Che stava succedendo?
Luis
guardò la bottiglia: indicava proprio Alexis e, tra le
nebbie diramate appariva
un punto interrogativo, segno che Pansy le aveva rivolto una domanda.
Ma che genere di
domanda?
Non aveva sentito, perso
nei suoi ricordi.
La
Parkinson aveva un’espressione trionfante sul viso truccato e
tutti fissavano
la scena, avidi di sapere.
- Allora, chi si
nasconde davvero dietro la dolce ed indifesa Alexandra Black?
– ripeté Pansy, illuminando Sirius che,
finalmente comprese il perché del terrore negli occhi della
sua figlioccia.
Era sicuro che Pansy
Parkinson non sospettasse nulla su di lei e sulla sua vera
identità, ma che le
avesse fatto quella domanda semplicemente perché credeva che
Alexandra non
fosse una ragazzina pura e delicata come sembrava, ma stesse solo
recitando una
parte – probabilmente per abbindolare Malfoy; il problema era
che, posta in
quel modo, la domanda aveva un’altra pericolosa risposta
dietro e Alexis non si
poteva assolutamente rifiutare di rispondere o il suo viso sarebbe
rimasto
sfigurato a vita.
Mentre
meditava su cosa fare, la voce di Draco Malfoy interruppe la situazione.
-
Ma che razza di domande sono queste, Pansy? Che intenzione hai di
scoprire, con
un interrogativo del genere? – sbottò, stringendo
Alexis a sé con fare
protettivo, la voce tesa.
Sembrava improvvisamente
preoccupato e sulla difensiva, notò
Sirius, come se…lui sapesse.
-
La domanda è la mia e chiedo ciò che voglio.
– rimbeccò la Parkinson,
soddisfatta di essere riuscita a creare quell’atmosfera tesa;
d’altro canto,
non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere e la cosa la
deliziava:
non avrebbe cambiato domanda neanche per tutti i Galeoni del mondo.
Il
resto della Sala osservava la scena in silenzio e tutti, specialmente
Blaise
Zabini e le Untouchable Ravens, si
stavano domandando se Alexandra Black avesse davvero qualcosa da
nascondere.
-
Fa parte del gioco, qualsiasi domanda è lecita. –
si inserì Coleen Careye,
ripetendo le stesse parole utilizzate dallo stesso Malfoy poco prima.
-
Esatto. E la tua bella dovrà rispondere, se domani non
vorrà ritrovarsi con il
viso deturpato dalle cicatrici. Chissà se riuscirai ad
amarla ancora, dopo. –
lo schernì maligna la Parkinson, lanciandogli
un’occhiata di sfida.
Draco
strinse Alexis a sé, come volesse proteggerla, e
rifilò a Pansy uno sguardo
veramente cattivo, che la fece deglutire, spaventata.
Alexis
stava ancora fissando la bottiglia, con sguardo vaco, in una situazione
di
stallo.
Che cosa doveva fare?
-
Io…- cominciò, con un mormorio appena accennato,
catturando l’attenzione di
tutti.
Aveva
improvvisamente lo sguardo lucido, come se la cosa le costasse una
fatica
immane.
No.
Non poteva
permetterglielo.
Lui doveva proteggerla a
qualsiasi costo.
Doveva proteggerla per
loro.
Per lui.
Per James Potter.
-
FINITE INCANTATEM! –
L’urlo
di Luis Cabrisk squarciò il silenzio della Sala Comune,
facendo sobbalzare
tutti i presenti. Un fascio di luce grigia si schiantò con
violenza sulla
bottiglia, che esplose immediatamente in mille pezzi.
Pansy
Parkinson gridò, mentre si lanciava all’indietro e
si difendeva dalle schegge
sollevando entrambe le braccia.
Quando
il silenzio tornò a regnare sovrano, tutti quanti si
voltarono ad osservare
Luis Cabrisk, che adesso era in piedi, bacchetta alla mano, espressione
violenta sul bel viso, respiro affannato.
-
Ma che…? – sussurrò Charlie Liplose,
spaventata.
Ma
prima che qualcuno potesse anche solo fare un’altra
considerazione, Luis
Cabrisk si era voltato ed era uscito a tutta velocità dalla
Sala Comune,
sbattendosi violentemente la porta alle spalle e facendo tremare le
mura.
*
(*) Gelatina per Cioccorana
sta per
il nostro “Pan per focaccia”, espresso ovviamente
in termini consoni al mondo
magico. E’ totalmente una mia invenzione, quindi se voleste
utilizzarla in
futuro nelle vostre fan fiction, inseriti i credits ;)
(**)
No, non uccidetemi: non avrei
mai voluto scrivere qualcosa riguardo questa coppia decisamente Crack
come è
Sirius/Pansy, ma la scena è venuta da sé e non ho
potuto fare niente per
impedirla! Non preoccupatevi, in futuro non ci saranno mai
più scene riguardanti
questi due personaggi insieme: lei è sempre innamorata di
Draco e lui…beh,
Sirius non può proprio abbassarsi a provare attrazione per
una come la
Parkinson!
Per quanto riguarda la passionalità
del bacio, credo di aver già spiegato tutto
all’interno della scena: Luis è un
bel figliolo – e poi Pansy voleva far rosicare Alex,
diciamocela! – e Sirius
era in completa astinenza da quindici anni, ci stava tutto xD
Salve
a tutti!
Ecco il capitolo 40
di questa storia!
Non mi sembra vero che mancano solo 10
capitoli e poi,
finalmente, questa storia vedrà scritta la parola fine!
Ormai cominciavo
sinceramente a disperare di vedere il traguardo avvicinarsi! Forse, per
il
terzo compleanno di questa fan fiction ce la farò davvero a
postare il tanto
agognato epilogo! Quindi, resistete
ancora un po’ insieme a me e tagliamo la linea di arrivo
insieme! :D
Sono piuttosto di corsa, perché a
breve dovrei uscire, ma non posso proprio non aggiornare, quindi vi
lascio
semplicemente qualche breve nota, sperando
ovviamente che il capitolo vi sia piaciuto e che vi spinga a farmi
sapere che
ne pensate!
1
– Il concorso,
come detto nello scorso capitolo, è ufficialmente
cominciato! Le dolcissime _M e l_ ed elita hanno scritto le loro
one-shot, che
vi pubblicizzo:
After
All di _M e
l_
Mai
più solo di elita
Leggetele,
perché meritano
davvero! *__*
Sono entrambe, come
richiesto dal concorso, dei missing
moment di questa fan fiction!
Se vi va, lasciate loro
anche un commentino: saranno un metodo di criterio del giudizio finale!
Inoltre, magari, vi spinge
a provare anche voi a partecipare al
concorso: ricordo che ci sono numerosi
premi anche per chi partecipa e non riesce a vincere, quindi
fatevi avanti!
Avete tempo un’altra settimana, perché il
concorso chiuderà sabato 13
Agosto!
2 – Ho faticato davvero a
concludere questo capitolo entro oggi – infatti è
fresco fresco di scrittura xD
– indi per cui, dal momento che la settimana prossima
sarà piuttosto impegnata,
vi avverto che il prossimo aggiornamento
salterà di una settimana: verrà fatto Sabato 20
Agosto! Nel frattempo: recensite,
recensite, recensite!
(Fatemi contenta *_*)
3 – E, ancora,
pubblicità allo
spin-off di “Un particolare in più”
scritto dalla bravissima EleanorMair
...Odi et
Amo...
Leggete
e commentate la sua
storia, è un ordine è____é
4 – Una carissima ragazza, che
io adoro dal profondo del mio cuore e che non smetterò mai
di ringraziare *__*,
ha fatto due disegni stupendi su questa fan fiction e, sebbene li debba
ancora
concludere, non posso che mostrarveli orgogliosa!
Grazie, Teresa <3
{E’ terryborry qui su EFP,
andatela a cercare, è bravissima *_*}
Disegno 1
Disegno 2
Ditemi,
sapete riconoscere
a quali capitoli appartengono le due scene?*___*
Bene, ora scappo sul serio,
o finisce che non riesco a postare prima di andare via!
Grazie
a tutti quelli che mi seguono *____*
Un bacione enorme e
a tra
due settimane <3
Giulia
|
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Capitolo 41 *** Una serata pericolosa {parte #2} ***
cap41
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XLI
Una serata pericolosa {parte #2}
L’intera
Sala Comune di Corvonero era rimasta pietrificata dalla reazione
improvvisa di
Luis Cabrisk. Dovevano essere passati almeno cinque minuti, da quando
il nuovo studente
era esploso ed aveva abbandonato la stanza, con fare veramente
arrabbiato, e
nessuno aveva avuto ancora il coraggio di parlare. Stavano tutti
fissando la
porta che il Grifondoro si era violentemente sbattuto alle spalle,
senza
prestare alcuna attenzione alle proteste dei quadri che, per colpa
dello
scossone, erano scivolati in terra.
Blaise
Zabini aveva sul viso un’espressione di puro sconcerto:
entrambe le eleganti
sopracciglia erano oltremodo corrugate, lo sguardo blu era ridotto ad
una
fessura scintillante di dubbio e le labbra erano appena schiuse.
Perché
mai Luis Cabrisk
era esploso così all’improvviso?
Pansy
Parkinson aveva sollevato un sopracciglio e si era stretta le braccia
al petto,
oltremodo indispettita da quel comportamento violento: non solo la sua
preziosa
bottiglia era stata ridotta in frantumi – rischiando anche di
ferirla con i
suoi frammenti, che si erano dispersi nell’aria dopo
l’incantesimo di Cabrisk
-, ma non era nemmeno riuscita a carpire alcuna informazione su quella
maledetta
Black.
Che cosa
importava a
quel neo-Grifondoro della risposta di Alexandra Black?
Le
Untouchable Ravens erano state le
prime a rompere quel silenzio e, immediatamente, si erano radunate,
cominciando
a parlottare a bassa voce della situazione attuale.
Cosa nascondeva
veramente Luis Cabrisk?
Era qualcosa collegato
alla Black?
Diamond
Cherin osservava ancora la porta con espressione confusa; dopo aver
battuto
diverse volte le palpebre, disorientata, si era voltata verso Theodore
Nott,
con una muta domanda stampata in viso, ma quello era stato solo in
grado di
fare spallucce e scuotere il capo.
Draco
Malfoy teneva stretta Alexandra Black contro il suo petto, forse con
una presa
un po’ troppo violenta, perché il pugno chiuso,
che si poggiava contro un
fianco di lei, lasciando al braccio la possibilità di
circondarle lo stomaco,
tremava impercettibilmente.
Eppure,
lei non sembrava nemmeno sentire la sua pressione, perché
non protestò in alcun
modo né cercò di divincolarsi: aveva lo sguardo
verde enorme di apprensione,
mentre fissava la porta con la bocca spalancata; era improvvisamente
cerea in
viso e dava l’impressione di qualcuno che era sul punto di
svenire.
Chi si nascondeva
veramente dietro Alexandra Black?
Quella
domanda risuonò contemporaneamente nella testa di tutti i
presenti,
illuminandoli come un fulmine nella notte oscura; si voltarono,
spaventosamente
in contemporanea, a guardare la fonte di tutto quel subbuglio:
Alexandra Black.
Ma,
nel momento esatto in cui una decina d’occhi incontrarono
quel visino
angosciato, lei si alzò in piedi di scatto, sfuggendo
facilmente alla presa di
Malfoy che, ancora seduto in terra, la fissò dal basso con
espressione
indecifrabile.
C’era
qualcosa di
strano, in fondo ai suoi occhi; qualcosa che nemmeno Blaise Zabini gli
aveva
mai visto.
Alexandra
non degnò nessuno di uno sguardo, se non Malfoy, al quale
rivolse
un’espressione a metà tra lo sconvolto e il triste.
Aveva gli occhi
lucidi e
questo gli fece quasi mancare il respiro nel petto.
Poi,
senza dire una parola, Alexandra Black corse via, inseguendo
probabilmente Luis
Cabrisk.
Tutti
la fissarono confusi e sempre più sospettosi.
Alexandra Black e
Luis
Cabrisk avevano qualcosa da nascondere, ormai era chiaro a tutti.
Ma cosa?
I
presenti si voltarono a guardare Draco Malfoy che,
dall’espressione atterrita
del viso, doveva sapere qualcosa; ma nessuno fece in tempo nemmeno a
fiatare,
perché anche lui si defilò presto, abbandonando
la Sala.
Aveva
corso per i corridoi bui di Hogwarts, non preoccupandosi di
nient’altro che di
trovarlo; fortunatamente, non ci mise molto: le bastò
seguire il rumore
insistente di qualcosa che si abbatteva con rabbia contro il muro.
Cosa che, non
appena
ebbe svoltato l’angolo, scoprì essere il pugno,
già martoriato, di Luis
Cabrisk.
Se
ne stava lì, da solo, nella penombra di una candela tremula,
che illuminava a
malapena il suo viso infuriato, nascosto da ciocche di lunghi capelli
neri, che
gli si appiccicavano sulla fronte madida di sudore. Era poggiato con
una mano
al muro e l’altra, chiusa in un pugno, tanto violento da far
risaltare i
tendini azzurrini sul dorso diafano, si stava scagliando ripetutamente
contro i
mattoni in pietra, con colpi precisi e rabbiosi: continuando di quel
passo,
avrebbe anche potuto scalfire il muro e creare un buco; peccato che,
prima di
distruggere i lucidi mattoni del castello, si sarebbe completamente
frantumato
le nocche che, già graffiata in più punti, erano
completamente rosse di sangue,
che sporcava il muro, colava lungo il suo palmo, macchiava il pigiama
blu e
cadeva in terra, con gocce che, nel silenzio della notte, risuonava con
tetri “plic”.
Alexis
rimase a fissarlo per quelli che, almeno a lei, sembrarono attimi
infiniti; non
sapeva cosa fare, cosa dire; quasi si era dimenticata anche come
muoversi e
come respirare.
Luis
– Sirius, le
tuonò sconvolta una
vocina nella sua testa – non sembrava neanche averla notata e
continuava a
sfogare la sua ira con colpi forti e ben assestati.
Forse
non sapeva cosa fare, ma di una sola cosa era completamente certa:
doveva
fermarlo, prima che la sua mano si fosse ridotta in frantumi.
Prese
un respiro lento e profondo, poi deglutì a fatica e, piano,
fece dei piccoli
passi in direzione del padrino.
-
Luis…? – lo chiamò, sottovoce, quasi
avesse paura ad emettere un suono di
qualche tono appena più alto.
Il
moro non sembrò neanche sentirla, perché,
imperterrito, continuò a scaraventare
i suoi pugni contro la parete.
Alexis
si avvicinò ancora di più, il cuore che, vuoi per
l’agitazione, vuoi per lo
spavento, vuoi per tutta quella situazione sempre più
incasinata, le martellava
violentemente nel petto.
Sembrava quasi
andare in
sincronia con i pugni di Sirius.
Tum.
Pugno.
Tum-Tum.
Cuore.
Tum. Tum. Tum.
Pugno. Cuore. Pugno.
Tum.
Cuore.
-
Luis? – lo richiamò, sempre in un sussurro, e
anche questa volta lui non la
degnò di nessuna considerazione.
Plick.
Gocce di sangue che
colavano dalla mano e cadevano sul pavimento.
Tum.
Pugno violento.
Tum-Tum.
Cuore.
Stomaco in subbuglio.
Vista sfocata.
Lacrime?
Reprimerle.
Respirare.
-Luis?-
fece l’ennesimo tentativo di richiamare la sua attenzione,
ma, ancora una
volta, il ragazzo sembrò non sentirla e la ignorò
prontamente, continuando a
sfogare la sua rabbia contro il muro.
Ormai
era così vicina che le sarebbe bastato allungare una mano
per riuscire a
sfiorarlo. Timidamente, prese coraggio e lo fece: sollevò il
braccio e gli
afferrò gentilmente il polso.
-Luis,
basta così…smettila.-
Sirius
sembrò riprendersi solo in quel momento: si voltò
di scatto ad osservarla,
quasi spaventato, come se davvero l’avesse notata solo in
quel momento. I suoi
occhi blu brillarono nel buio di un’espressione davvero
terrificante: erano un
misto di sorpresa, rabbia, frustrazione e confusione. La
fissò per qualche
istante, come se non riuscisse davvero a metterla a fuoco e a capire
chi fosse.
Alexis
sostenne la sua occhiata, con aria preoccupata, e strinse appena la
presa
attorno al polso del ragazzo, che tremava ancora violentemente sotto le
sue
dita.
Luis
fece per sottrarsi bruscamente dalla presa della figlioccia, per
tornare a
concentrare la sua attenzione contro il muro ma, inaspettatamente, lei
riuscì a
trattenerlo e l’unico risultato ottenuto fu quello di farla
appena barcollare.
-No,
non ci pensare neanche a ricominciare. Ti stai facendo del male: guarda
le tue
nocche…- lo
fermò, abbassando poi lo
sguardo sulla mano, ancora chiusa a pugno, sul cui dorso scivolavano
copiosi
rivoli di sangue.
Luis
non disse nulla e si limitò a continuare a fissarla, senza
prestare alcuna
attenzione alle nocche precedentemente menzionate. Alexis
rialzò lo sguardo per
incatenarlo a quello apparentemente cieco del padrino e
sospirò, muovendo
delicatamente le dita per accarezzargli l’avambraccio.
-Capisco
la tua rabbia, ma devi stare tranquillo…non è
successo nulla di irreparabile e
nessuno ha scoperto la verità: grazie al tuo incantesimo
siamo salvi. – cercò
di rassicurarlo, mentre gli mostrava un sorrisino evidentemente tirato
e ancora
nervoso –Certo, ora tutti avranno mille domande e sospetti su
questa tua strana
reazione, ma, in fondo, cosa importa? Lascia che parlino e facciano le
loro
congetture, questo non li porterà di certo a scoprire la
verità. Quindi, sta’
tranquillo e smettila di voler prendere a pugni il muro,
perché, comunque, non
aiuterà a risolvere le cose. – gli disse e, man
mano che parlava, il suo viso
sembrava prendere consapevolezza delle sue stesse parole e si rilassava
appena,
lasciando risplendere gli occhi verdissimi di tenerezza e il sorriso
scintillante di rassicurazione.
Luis
continuò a fissarla imperterrito, quasi perso in un vortice
di pensieri che gli
adombravano lo sguardo. Alexis, continuando a sorridergli e ad
accarezzargli il
braccio, piegò il viso su di un lato e gli si
avvicinò appena, come se cercasse
di catturare l’attenzione dei suoi occhi.
-Ehi,
mi stai ascoltando, almeno? – lo schernì, con tono
quasi divertito. –
Sirius…?- lo chiamò poi, con voce
flebile.
Ma,
non fece in tempo a dire altro.
Sembrava che,
solo quel
nome, appena sussurrato, fosse riuscito a risvegliarlo completamente.
La
cosa successe troppo in fretta perché Alexis avesse anche
solo il tempo di
capire come Merlino avesse fatto a ritrovarsi con le spalle contro il
muro, una
mano di Luis che le artigliava un braccio e l’altra che si
premeva duramente
contro la sua bocca.
Incredula
e scioccata, rimase a fissarlo impietrita, il cuore che le martellava
nel petto
per lo spavento.
Sirius,
adesso, la sovrastava con fare rabbioso; i suoi occhi blu che,
solitamente, le
rivolgevano sempre sguardi affettuosi e carichi di un amore
incommensurabile,
la fissavano ora con una nota cupa e minacciosa, che li rendeva quasi
ostili
e…terrificanti.
Alexis non aveva
mai
avuto paura di Sirius – e come avrebbe mai potuto, in fondo?
– ma, in quel
momento, la terrorizzò.
-
Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome. – le
sibilò freddo, ad un centimetro dal suo
naso.
Il
suo fiato le accarezzò le guance, improvvisamente accaldate,
e la fece
rabbrividire. Mugugnò qualcosa, agitata, e cercò
di dimenarsi, ma la presa di
Sirius si fece appena più decisa.
Anche se sembrava
decisamente conoscere il limite di pressione da dover esercitare per
non farle
davvero male.
Non
la lasciò andare e si avvicinò ancora a lei,
tanto che i suoi capelli lunghi le
sfiorarono la fronte.
-
Hai capito?- le domandò, con tono duro.
Alexis
lo fissò dal basso, adesso decisamente preoccupata, e si
limitò ad annuire
appena.
Solo
allora lui lasciò scivolare via la mano dalle sue labbra, ma
non si allontanò.
Rimase lì, davanti a lei, a sovrastarla con
quell’occhiata minacciosa, l’altra
mano che ancora si stringeva quasi compulsivamente intorno al suo
braccio.
-
L-Luis…Mi stai facendo male…- si
lamentò infatti poco dopo.
Sirius
sembrò risvegliarsi davvero e completamente solo in quel
momento.
Ma
ci mise un attimo di troppo perché qualcuno, dal fondo del
corridoio, aveva
osservato la scena con occhi argentati che, adesso, rilucevano nel buio
come
stelle morenti.
-STUPEFICIUM!-
L’urlo
rabbioso di Draco Malfoy si disperse nel corridoio, mentre il fascio di
luce
rossa che scaturiva dalla sua bacchetta si dirigeva velocemente verso
Luis
Cabrisk.
Fortunatamente,
i sensi sviluppati di Sirius – dovuti alla sua controparte
canina – lo avevano
avvertito già da qualche secondo del pericolo imminente:
così, era stato svelto
ad estrarre la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e a formare un arco
nell’aria, davanti a sé e ad Alexis, che aveva
velocemente scostato dal muro
per stringersela al petto con fare protettivo.
-PROTEGO!-
Il
raggio rosso si infranse violentemente contro la barriera invisibile,
riducendosi in mille scintille innocue, che volarono
nell’aria e bruciarono
velocemente, scomparendo nelle tenebre.
Alexis,
adesso stretta contro il petto muscoloso di Luis Cabrisk, guardava
Draco Malfoy
con occhi enormi sul visino improvvisamente pallido: il ragazzo stava
avanzando
lentamente, con passi studiati e circospetti, la bacchetta
minacciosamente
puntata contro il Grifondoro, le dita che si stringevano attorno ad
essa
compulsivamente. Era teso e all’erta, con le spalle rigide e
gli occhi grigi
fiammeggianti di un’ira che,
difficilmente, sarebbe ancora riuscito a trattenere. Stava
guardando
Luis dritto in viso, come se non vedesse altro a parte quello.
Adesso
che era entrato nel cono di luce proiettato dalla torcia più
vicina, era chiaro
che avesse corso per raggiungerli: i capelli erano tutti scompigliati e
gli
ricadevano sul viso in ciocche disordinate; le guance erano appena
rosate e la
bocca socchiusa, ancora alla ricerca di quell’aria che faceva
alzare e
abbassare velocemente il petto asciutto.
Alla luce
aranciata
delle fiamme, la sua espressione era ancora più spaventosa.
-
Draco! – riuscì finalmente ad esclamare Alexis,
dopo un primo momento di stallo
e sorpresa.
Esattamente
come Sirius prima, neanche lui sembrò sentirla,
perché non le presto
assolutamente attenzione.
Mentalmente, la
ragazza
si chiese se non fosse diventata invisibile.
Fece
per allontanarsi dalla presa del padrino, ma quello non gliene diede la
possibilità: strinse appena il braccio sulle sue spalle e la
tenne stretta a
sé.
Sottilmente ben
consapevole
di quanto ciò desse fastidio al più giovane dei
Malfoy.
-
Oh, ma bene! – se ne uscì poco dopo Luis, con tono
stranamente gioioso – Il
ragazzino sa lanciare anche incantesimi di livello superiore a quello
del suo
anno, ma complimenti! – lo prese in giro, accompagnando le
sue parole con un
lieve battito di mani.
Non lo teneva
sotto tiro
con la bacchetta, come invece stava facendo Draco, e questo
simboleggiava
chiaramente quanto poco temesse quella brutta copia di Lucius Malfoy.
Draco
ignorò le sue parole, ma la sua mascella si contrasse appena.
-
Lasciala andare. – fu l’unica cosa che disse, con
tono imperioso, gli occhi che
bruciavano ancora di ira.
Luis
Cabrisk lo osservò, sollevando appena un elegante
sopracciglio, con aria
stupita. Poi, lentamente, il suo sguardo andò a posarsi su
Alexis Potter,
ancora stretta tra le sue braccia, che lasciava scorrere gli occhi
dall’uno
all’altro, con espressione decisamente angosciata.
La
fissò per qualche secondo, fino a catturare completamente la
sua attenzione: la
sua figlioccia lo guardò dal basso, a metà tra il
confuso e l’ansioso; piano,
Luis alzò una mano e le portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, con una
carezza.
Carezza gentile e
rassicurante, per lei.
Carezza maledetta e
odiosa, per Draco.
Il
biondo fece un altro passo avanti, con fare minaccioso, senza mai
smettere di
puntare la bacchetta contro il Grifondoro.
Lo odiava, almeno
quanto
odiava Harry Potter.
No, forse, lo odiava
anche di più.
Cabrisk
sogghignò appena, sottilmente divertito da quella
situazione: aveva proprio
bisogno di sfogarsi e Malfoy faceva decisamente al caso suo; era sicuro
che
prendere a pugni la sua faccia sarebbe stato molto più
divertente che fare a
cazzotti con il muro.
Doveva solo
provocarlo.
Lentamente,
si voltò di nuovo a fronteggiarlo, stringendo un
po’ di più Alexis e facendole
aderire una guancia contro il petto.
-
Lasciarla andare? – ripeté, con aria innocente
– E perché mai? Perché sei tu ad
ordinarmelo? – lo schernì, sogghignando beffardo.
Poi, facendosi improvvisamente
serio, aggiunse – A proposito, grande
eroe che cerca di salvare una donzella
che NON è in pericolo, ti rendi conto che se io
non avessi avuto questi
riflessi, il tuo incantesimo avrebbe colpito anche lei? – lo
accusò, stringendo
gli occhi.
Inaspettatamente,
Draco sorrise.
-
Un motivo in più per allontanarti da lei, non trovi?
– rimbeccò sicuro.
Finalmente,
dopo alcuni attimi di debole lotta, Alexis riuscì a
sottrarsi dalla presa di
Sirius, che la lasciò andare, mentre lei si poneva al centro
esatto tra i due.
Era da un
po’ di tempo a
quella parte che si ritrovava sempre in quelle situazioni: era proprio
stanca
di avere a che fare con dei ragazzini che, alla minima incomprensione,
scattavano sull’attenti e si dichiaravano guerra!
Li
guardò decisa, le sopracciglia corrugate.
-
Adesso basta così! Vi pare il caso di mettervi a litigare in
mezzo al corridoio
in piena notte? – li riprese, portando le mani, chiuse in due
pugni, sui
fianchi.
Entrambi
la fissarono per qualche istante, quasi indecisi sul da farsi.
-
Sì, a me pare proprio il caso, dato che il tuo ragazzo, qui,
sembra avere delle
rimostranze da fare. – se ne uscì Luis, avanzando
di un passo, le belle labbra
piegate in un sorrisino storto.
Alexis
si voltò a lanciargli un’occhiataccia, ma non fece
in tempo a replicare.
-
Se tu imparassi a tenere le tue mani lontane dalle mie
cose, non avrei assolutamente nessun problema. –
rispose Draco,
facendo anche lui un passo in avanti, la bacchetta ancora spianata.
Questa
volta, fu il suo turno di meritarsi un’occhiataccia
ammonitrice da parte della
Potter, ma cadde completamente nel vuoto, perché lui stava
fissando il
Grifondoro, come se non vedesse altro.
-
Dalle tue cose? – lo
rimbeccò Luis,
con una smorfia a metà tra il disgustato e lo stupito
– Non sapevo che lei…- e
qui sollevò una mano per sfiorarle un braccio, lentamente,
cosa che costrinse
Alexis a prestargli nuovamente tutta la sua attenzione, anche se solo
per
rifilargli un’altra occhiata storta -…fosse una cosa.-
Draco
strinse gli occhi e la mano intorno alla bacchetta tremò
appena, mentre la
punta scintillava pericolosamente.
-
E dimmi…- continuò Cabrisk, con un sorrisetto
malsano – Te la sei comprata o
l’hai conquistata con le tue…abilità?
– si informò, inarcando entrambe le
sopracciglia – Magari hai ereditato da tuo padre il suo
più grande talento:
strisciare e chiedere pietà, e non intendo come una fiera
Serpe, ma come uno schifoso verme.-
-
LUIS!- lo riprese Alexis, scioccata.
Si
voltò immediatamente a fronteggiarlo e, mentre i capelli le
ondeggiavano
intorno al viso, per poi riposarsi sulle spalle, gli occhi brillavano
di puro
disappunto.
-Adesso
stiamo esa…- ma non fece in tempo a concludere una frase.
Inaspettatamente,
un raggio di luce marroncina l’aveva sfiorata, senza tuttavia
colpirla né farle
del male: le aveva solo smosso appena i capelli, centrando poi il suo
obiettivo, Luis Cabrisk. L’incantesimo, fatto mentalmente,
era decisamente poco
potente, ma era riuscito a tagliare la guancia del Grifondoro, sulla
quale
adesso compariva una linea rossa che, immediatamente,
cominciò a gocciolare.
Alexis
osservò la scena, spalancando occhi e bocca, sconcertata e
spaventata.
Poi,
velocemente, si girò per guardare Draco: aveva la bacchetta
ancora sollevata
nel gesto di compiere quell’incantesimo non verbale(*) che,
evidentemente, gli
era costato uno sforzo enorme; aveva il fiatone, le guance arrossate e
la
fronte madida di sudore. Eppure, i suoi occhi scintillavano ancora di
una
rabbia incontrollabile, che aveva trovato il modo di uscire quando
anche
l’ultima goccia aveva fatto definitivamente fatto traboccare
il vaso
decisamente piccolo della sua pazienza.
-Draco…-
sussurrò, ancora scioccata; il suo avrebbe dovuto essere un
rimprovero, ma la
sua voce era così flebile e priva di vera intenzione
ammonente, che risultò più
un debole sussurro stanco.
Lentamente,
lo sguardo di Draco scese su di lei e, in quel solo istante, a lei
sembrò che
divenisse appena più caldo, come se il solo vederla,
così vicina a lui,
riuscisse a placarlo appena.
Sirius
Black, nel suo corpo giovane e perfetto, era rimasto impietrito da
quell’attacco improvviso. Senza più riuscire a
vedere niente di fronte a sé,
come se fosse stato improvvisamente inglobato in
un’oscurità tutta sua, sollevò
una mano e si sfiorò la piccola ferita: i suoi polpastrelli
si bagnarono di
sangue e, quando sollevò le dita per poterle osservare, il
liquido luccicò al
bagliore fievole della torcia. Le sue mani cominciarono a tremare,
subito
seguite dalle braccia e dalle spalle, alla ricerca di un controllo
contro la
rabbia che sarebbe molto presto svanito nel nulla.
Infatti,
con un ruggito spaventoso, si riscosse da quel breve periodo di torpore
e
agguantò nuovamente la bacchetta, puntandola contro Malfoy.
-
QUESTA ME LA PAGHI!! – urlò iracondo, pronto a
scagliare un incantesimo.
Alexis,
ancora una volta, fu lesta a girarsi. Facendo un passo in avanti, si
parò di
fronte al padrino e gli mise entrambe le mani sul petto, cercando di
fermarlo.
-
No! Luis, ti prego! Calmati! Lascia stare! –
gridò, disperata, facendo scorrere
una mano per afferrargli il polso e cercare di fargli abbassare la
bacchetta,
la cui punta già scintillava pericolosamente.
Gli
occhi blu del Grifondoro si ridussero a due fessure lucenti
d’ira, mentre si
fissavano in quelle disperati della figlioccia.
-
LASCIAR STARE?!? – abbaiò, il petto che tremava
sotto la sua mano piccola – NON
CI PENSO PROPRIO: QUESTO BASTARDO HA PESTATO LA CODA AL CANE SBAGLIATO!
ORA
REGOLIAMO I CONTI UNA VOLTA PER TUTTE! – sbraitò,
cercando di sottrarsi alla presa resistente della ragazza.
Draco,
appena dietro di loro, lo guardava con aria seria, la bacchetta
spianata
davanti a sé, pronto a scagliare incantesimi e a difendersi.
Se credeva di
spaventarlo solo perché era più grande, allora si
sbagliava di grosso.
A vincere non è mai il
più grande, ma il più forte.
Suo padre gli aveva
insegnato tante cose, con rigida severità, e tra quelle,
c’era sì, anche lo
strisciare, ma quello elegante dei serpenti che, subdoli, circondano le
proprie
vittime prima di stringerle in una morsa letale.
-
Luis, no! Ti prego, ascoltami! E’ irragionevole! Qui, in
mezzo al corridoio: è
già un miracolo che non sia arrivato nessun insegnante e non
ci abbia sbattuti
fuori da Hogwarts a suon di incantesimi dove non batte il sole! Per
favore,
calmati!- lo implorò Alexis, artigliandogli la camicia del
pigiama.
Cabrisk
la fissò di nuovo, poi sorrise beffardo, mentre dirigeva il
suo sguardo cattivo
su Malfoy.
-
Cos’è, non sai neanche difenderti da solo? Fai
proteggere il tuo prezioso culo
dalla tua fidanzatina? – lo schernì, arricciando
le labbra.
-
LUIS!! – lo riprese ancora Alexis, affannata dallo sforzo di
tenerlo fermo.
-
Adesso mi hai proprio stancato! – esclamò Draco,
accorciando la distanza tra di
loro.
Alexis,
adesso quasi schiacciata tra di loro, si voltò, in modo tale
da poterli
fronteggiare entrambi: premette le mani sui loro petti e
cercò di spingerli
via, per allontanarli.
-Basta
così! Siete ridicoli! Due ragazzini, ecco cosa siete!
– protestò disperata,
facendo pressione sui loro petti.
Stranamente,
entrambi si lasciarono spingere all’indietro dalla sua debole
pressione e si
allontanarono di nuovo, senza mai smettere di squadrarsi e studiarsi.
Alexis
si piegò appena sulle ginocchia, poggiando le mani sulle
cosce e cercando di
riprendere fiato: il cuore le batteva così velocemente nel
petto che aveva
bisogno di più ossigeno. Stava sudando, nonostante
indossasse solo il pigiama e
fosse pieno inverno: si tirò indietro i capelli con una
mano, lanciando
un’occhiata di sottecchi ad entrambi.
-
Grazie. – se ne uscì, con tono evidentemente
sarcastico.
Forse era finita.
O forse, ci aveva
sperato troppo presto.
-
Alexandra ha ragione. – cominciò Draco, voltandosi
lentamente a fissarla, nonostante
stesse evidentemente parlando con Luis. – Ci stiamo
comportando da ragazzini:
facciamo le cose da uomini quali siamo. O almeno, quale io
sono. – frecciò, guardando di sottecchi
l’avversario.
Alexis
lo fissò preoccupata.
-
Che…?- esalò, allarmata.
Non le piaceva il
tono
calmo che aveva assunto Draco, né tanto meno il fatto che
Sirius si fosse
placato così facilmente.
-
D’accordo, uomo.
– concordò Luis, con
tono evidentemente ironico sull’ultima parola, mentre lo
squadrava con
diffidenza. – Tra un’ora, alle due, nel giardino
interno. Porta la tua scopa da
corsa e…il tuo secondo.
–
Alexis
corrugò la fronte, guardando Sirius con espressione confusa;
ci mise qualche
secondo di troppo ad afferrare il senso di quelle parole.
Il tuo secondo.
La sfida era stata
lanciata.
-
Bene. – rispose secco Draco.
E accolta.
Alexis
spalancò gli occhi per l’ennesima volta, proprio
mentre la consapevolezza di
quello che era appena successo la colpiva come un Cruciatus sparato a
pochi
centimetri dal petto.
Scosse
la testa violentemente.
-
Ma siete impazziti?! – li rimproverò ancora una
volta, la voce più alta di
alcune ottave, decisamente isterica. – Non potete farlo!
–
Luis
sollevò un sopracciglio e inarcò le labbra in un
sorrisetto sarcastico.
-
Scommettiamo? – la sfidò, prima di lanciare
un’occhiataccia a Malfoy. – Ti
conviene stare fuori da questa faccenda, bambina,
o qualche incantesimo di questo idiota potrebbe colpirti per sbaglio:
non
confido molto nella sua mira. –
-
Eppure, prima ti ho colpito in pieno. – rimbeccò
Draco orgoglioso, indicando,
con un cenno brusco del capo, il taglio ancora sanguinante sulla
guancia di
Luis, che, per tutta risposta, sorrise appena.
-
Un colpo di fortuna. –
-
No. – si intromise ancora Alexis, scuotendo il capo
freneticamente – No! No! E no!
Questa è una pazzia! Vi farete espellere! E vi farete del
male! –
-
Oh sì: lui si farà molto male. –
concluse Sirius, con tono strano e cupo,
fissando Draco con un’occhiata penetrante e seria.
– Ti aspetto tra un’ora:
vediamo se hai coraggio solo dietro la tua fidanzata. – lo
schernì, poi si girò
e, senza prestare più alcuna attenzione a nessuno dei due,
sparì nelle tenebre,
le spalle che, ancora, impercettibilmente, tremavano per la rabbia.
Alexis
fissò il corridoio allibita, il cuore che le martellava fin
dentro le orecchie,
assordandola e stordendola.
- E tu, da che
parte
stai? –
Il
mormorio di Draco la fece quasi sobbalzare ma, quando si
voltò a fronteggiarlo,
lui le dava le spalle e si allontanava a sua volta, lasciandola
completamente
da sola.
Aveva
preso la ragionevolissima decisione di non andare a quello stupido
duello tra
quei due stupidi ragazzini – altro che uomini! Tutto quello
che avevano
combinato e stabilito pochi minuti prima non aveva fatto altro che
rafforzare
la sua idea che quei due non fossero altro che due bambini capricciosi!
– ma,
alla fine, mentre passeggiava distrattamente per i corridoi bui di
Hogwarts, le
sue gambe, quasi inconsapevolmente, invece di portarla dritta ai
sotterranei,
nella rassicurante Sala Comune di Serpeverde, l’avevano
ingannevolmente
trascinata nel giardino interno della scuola, in quel posto dove Sirius
Black,
travestito dallo strafottente Luis Cabrisk, aveva invitato Draco Malfoy
a
raggiungerlo, con tanto di manico di scopa – si chiedeva poi
a che diavolo
servisse quest’ultimo – per un duello
all’ultimo colpo di bacchetta.
Alexis
Potter quasi si sorprese di ritrovarsi sotto la grande arcata che dava
l’accesso al giardino.
Erano
già tutti lì.
In
quello spiazzo circolare, delineato dalle mura del castello e dagli
alti alberi
ancora spogli per via del duro inverno appena trascorso,
c’erano Luis Cabrisk e
Draco Malfoy, che si stavano studiando con occhiate dure; accanto a
loro,
Blaise Zabini, amico fidato ed ovvio secondo del Principe di
Serpeverde, e poi
– e nel constatarlo, Alexis spalancò gli occhi,
scioccata – Lui, Harry Potter.
Harry Potter era
il
secondo di Sirius Black.
Alexis
osservò la scena interdetta e, probabilmente, nessuno di
loro l’avrebbe notata,
se una folata di gelido vento non li avesse costretti a voltarsi. La
videro che
se ne stava lì, in cima alla piccola scalinata, con i
capelli sciolti mossi al
vento, che le frustavano lievemente le guance arrossate. La guardarono
in
silenzio, mentre lei, con espressione di indecifrabile delusione, li
fissava
uno ad uno, senza fiatare a sua volta e senza muoversi minimamente.
Solo la mano
chiusa a
pugno, che tremava accanto al suo fianco, ne denotava il vero stato
d’animo:
agitato, arrabbiato, sconfortato.
-
Oh, bene, Black: sei venuta a
goderti
lo spettacolo? –
Inaspettata,
la voce beffarda di Luis Cabrisk ruppe il silenzio.
Alexis,
che fino ad un secondo prima aveva osservato Draco Malfoy, che aveva
fieramente
sostenuto il suo sguardo, si voltò di scatto a lanciare
un’occhiata al
neo-Grifondoro.
Il
viso perfetto del suo giovane padrino le stava sorridendo quasi con
sprezzo e
questo le scatenò un dolore acuto all’interno del
petto, mentre un groppo alla
gola le impediva quasi di respirare.
Che cosa diavolo
gli era
successo?
Sirius non era mai stato
così.
Era questo il vero volto
del suo padrino?
Era così che era stato
da giovane, con i Malandrini?
Così…beffardo,
battagliero e…
Meschino?
O era solo Malfoy che,
come sempre, sapeva tirare fuori il peggio dalle persone?
No, questo non lo
giustificava affatto.
Alexis
strinse entrambe le mani in due pugni tanto violenti che
sentì le unghie
perforarle dolorosamente i palmi; senza dire nulla, scese i pochi
gradini a
precipizio e poi, con passo calcato, si diresse dritta dal padrino.
-
SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI SEI MESSO IN TESTA?!?- gli
gridò, non appena fu
abbastanza vicina da poterlo anche spingere per il petto, con violenza;
colto
di sorpresa, Luis barcollò all’indietro
– SEI UNO STUPIDO! UN DEFICIENTE! NON
SARESTI MAI DOVUTO VENIRE IN QUESTA SC…- inveì e
cercò di colpirlo nuovamente
al petto, con i pugni chiusi, ma qualcuno la afferrò per la
vita, costringendola ad indietreggiare.
Alexis
si dimenò, arrabbiata, cercando di sottrarsi alla presa.
-
Alex: calmati, per amor di Grindelwald! –
La
voce di Draco Malfoy, dietro le sue spalle, la fece trasalire e una
nuova
ondata di rabbia la colse in pieno. Con una forza di cui non si credeva
capace,
si sottrasse alle braccia del Serpeverde e si voltò di
scatto a fronteggiare
anche lui, che spinse indietro per allontanarlo.
-
Lasciami stare! Tu: non pensare di essere meglio di lui! –
gli sibilò, le
labbra arricciate in una smorfia, la fronte corrugata e gli occhi verdi
accesi
dalla rabbia. – Se faceste un duello di
imbecillità, non so chi fra di voi
riuscirebbe a spuntarla! –
-
Adesso stai esagerando, Alex: dovresti…- intervenne Blaise,
mettendole una mano
sulla spalla, per cercare di calmarla, ma lei nemmeno lo
lasciò finire.
-
No: tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Zabini. –
gli si rivoltò
contro, scrollando la spalla e lanciandogli un’occhiataccia.
Poi
diede le spalle a tutti e fece qualche passo, allontanandosi da loro.
Si portò
le mani sulla fronte e poi nascose il viso tra le dita, cercando di
respirare e
di calmarsi.
Rimasero
tutti ad osservarla per qualche istante, un po’ interdetti.
Luis
Cabrisk aveva un’espressione strana sul viso, ma nessuno la
notò: sembrava
quasi addolorato, mentre si massaggiava il petto, nel punto in cui
Alexandra
Black lo aveva colpito.
Gli faceva male
vederla
così: lui non avrebbe mai fatto niente che potesse ferirla o
farla soffrire.
Ma non poteva fermarsi
proprio ora.
Ignorandola,
si rivolse nuovamente a Malfoy.
-
Allora, si va? O hai troppa paura e vuoi scappare dal tuo paparino?
– lo
provocò, agguantando la scopa da corsa – rubata
probabilmente dagli spogliatoi
di Grifondoro, dal momento che lui non ne possedeva.
Draco,
dopo aver lanciato un’ultima occhiata strana alle spalle di
Alexis, si girò ad
affrontare Luis, e con lui anche Blaise.
-
Conduci e smettila di chiacchierare, o mi verrà il dubbio
che sia tu ad avere
paura. – rimbeccò, con un sorrisino di scherno.
Luis
ridacchiò con sprezzo.
-
Non sia mai detto. – e si mise a cavalcioni della scopa.
Nel
frattempo, Harry Potter si era avvicinato all’unica ragazza
presente e,
delicatamente le aveva poggiato una mano sul braccio, catturando la sua
attenzione.
-
Ehi, Alex…?-
Alexis
lasciò scivolare via le mani dal suo viso e
lanciò un’occhiata di sottecchi al
fratello che, adesso accanto a lei, la osservava con sguardo carico
d’apprensione
dietro gli immancabili occhiali dalle lenti tonde. Prese un profondo
respiro e
chiuse di nuovo gli occhi; quando li riaprì e
tornò ad osservare il ragazzo,
aveva un’espressione un po’ più serena
sul viso.
-
Sto bene, Harry: tranquillo. – lo rassicurò con un
sussurro. – E’ solo
che…tutta questa faccenda è assurda! Insomma, un
duello? In piena notte? Ma
stiamo scherzando?! E’ pericoloso e…-
Harry
le mostrò un sorriso pacato, mentre le lasciava una carezza
sulla spalla.
-
Andrà tutto bene, nessuno di noi si farà male.
– cercò di rassicurarla.
-
Sì, come no. – rispose lei, lanciando
un’occhiata al gruppo poco distante da
loro; poi, il suo sguardo fu catturato dalla bacchetta che il fratello
stringeva tra le dita. – Sei il secondo di Cabrisk.
– non era una domanda, ma
un’affermazione.
Lo sapeva, eppure
aveva
bisogno di sentirselo dire da lui.
-
Sì. –
Alexis
annuì, con espressione mesta.
-
AVANTI, HARRY: NON ABBIAMO TUTTA LA NOTTE! – lo
chiamò Luis, già in sella alla
sua scopa.
Harry
si affacciò oltre Alexis e annuì, lanciando poi
un’ultima occhiata alla
ragazza.
-
E’ ora di andare. Tu vieni? –
Alexis
fece una smorfia, arricciando il naso.
-
Ho forse alternative? – si schernì, scuotendo la
testa amareggiata – Forse,
sono davvero l’unica garanzia che nessuno di voi si faccia
davvero male.-
Harry
sorrise appena e insieme si riavvicinarono agli altri tre, che erano
già pronti
a partire. Il Bambino-Sopravvissuto recuperò la sua
Nimbus2000 e ci si mise
cavalcioni. Alexis lo seguì a ruota, mettendoglisi dietro e
stringendolo forte
per la vita, non prima di aver però lanciato
un’occhiataccia al padrino e al
fidanzato.
Harry
era rimasto un po’ sorpreso dal fatto che la Black avesse
scelto di viaggiare
insieme a lui, ma la cosa gli fece un immenso piacere che, subito, gli
scaldò
il petto con una morsa insieme dolorosa e deliziosa.
Draco
Malfoy aveva osservato la scena e, il calore che aveva sentito lui nel
petto,
era stato solo di puro e acuto dolore.
-
Bene, si parte. – sentenziò Luis Cabrisk e
cominciò a librarsi in aria,
immediatamente seguito da Zabini.
Draco,
prima di raggiungerli e prendere quota, si avvicinò ai due
fratelli Potter e si
mise davanti alla loro scopa, impedendogli di partire.
Harry
strinse immediatamente la bacchetta tra le dita, temendo che Malfoy
avesse
deciso di giocargli qualche brutto tiro e metterlo fuori gioco. Anche
Alexis lo
fissò, comparendo da dietro le spalle di Potter, e i suoi
occhi verdi erano un
misto di rabbia e confusione.
-
Volevo solo dirti di andare piano: ha paura delle altezze. –
lo avvertì, con
tono neutro.
Poi,
senza aggiungere altro, si librò in volo a sua volta e prese
a seguire
velocemente gli altri due.
Harry
lo guardò un po’ interdetto, ma poi lo
seguì, stando attento ai movimenti che
faceva, per non creare fastidio alla ragazza che, adesso, si era
stretta come
meglio poteva contro la sua schiena ampia.
Per tutto il
viaggio,
Alexis se ne rimase con gli occhi chiusi e il cuore che le batteva
forte in
petto, mentre le parole e la voce di Draco Malfoy le risuonavano nelle
orecchie.
Il
posto dove Luis Cabrisk li aveva condotti era un luogo che solo un
Malandrino
come lui avrebbe potuto conoscere.
Atterrarono
in una specie di piazzale, nascosto tra i vari tetti alti di Hogwarts e
delimitato da un muricciolo basso. La luce della luna, soffusa ed
argentea,
illuminava debolmente il luogo, dandogli un’aria leggermente
mistica; c’erano
tante ombre in cui nascondersi, considerò Draco Malfoy
mentre, con algida
eleganza, scendeva dalla scopa e si scambiava un’occhiata di
intesa con Blaise
Zabini.
Harry
Potter, che aveva volato più lentamente rispetto agli altri,
per non agitare
Alexandra Black, atterrò in quel momento e, solo quando lei
fu in grado di
sentire il pavimento sotto i piedi, allora la presa intorno alla vita
del
fratello si allentò, e riaprì gli occhi. Mentre
entrambi smontavano dalla
Nimbus2000, Alexis si guardò intorno, considerando che,
almeno, nessuno li
avrebbe sentiti né visti, in quel luogo nascosto e
sconosciuto. Comunque, Luis
Cabrisk era adesso impegnato nel recitare una serie di incantesimi che
permettevano loro una buona copertura, cosa che le diede il segno che,
in
fondo, non era proprio completamente impazzito e il suo cervello,
almeno un
po’, funzionava ancora.
C’era
un vento freddo e tagliente, che le sferzava malamente le guance e le
lasciava
ondeggiare i capelli nell’aria, indifferente a tutti i suoi
innumerevoli
tentativi di rimetterli dietro le spalle.
Tutti
i ragazzi avevano abbandonato le loro scope da corsa contro il
muricciolo più
alto e adesso si erano messi in posizione, due da un lato, due
dall’altro,
sguardi seri, bacchette già alla mano e corpi tesi.
Erano
lì, pronti a quel
duello che, ogni minuto che passava, a lei sembrava sempre
più assurdo.
Li
osservò con attenzione, mentre faceva qualche passo indietro
e si stringeva le
braccia al petto, cercando riparo da quei brividi che le scuotevano le
spalle.
Brividi che, di
certo,
non erano proprio causati dal freddo.
Blaise
Zabini sembrava essere quello più rilassato di tutti: se ne
stava lì, al fianco
di Malfoy, con aria tediata, il capo abbandonato su di lato, alcune
ciocche di
capelli neri che scendevano a coprirgli lo sguardo, l’unica
cosa che denotava
davvero la sua attenzione.
Harry
Potter era evidentemente teso: aveva le spalle rigide e le dita della
mano
destra erano quasi convulsamente strette intorno alla bacchetta, tanto
che le
nocche pallide risaltavano sulla pelle bronzea; i suoi capelli ribelli
si
agitavano nel vento e i suoi occhi verdissimi scintillavano quasi di eccitazione dietro le lenti rotonde.
Draco
Malfoy era l’incarnazione di un’algida e
strafottente perfezione: il suo viso
pallido, illuminato appena dai raggi di luna, rifletteva ombre quasi
inquietanti, che circondavano lo sguardo serio e attento, scuro di
concentrazione e freddo come marmo; i capelli biondi, liberi dalla mano
di gel,
scendevano a sfiorargli le guance affilate, e c’era una
ciocca appena più lunga
che, sospinta dal vento, andava delicatamente a poggiarsi
sull’angolo delle sue
labbra, sollevato per formare un sogghigno tranquillo e sfrontato.
Luis
Cabrisk fu l’ultimo sul quale Alexis posò il suo
sguardo contrariato: se ne
stava lì, con le braccia incrociate al petto e la schiena
dritta, come fosse il
padrone del mondo; fiero, orgoglioso e combattivo, il suo sguardo blu
rifletteva la voglia di brandire la bacchetta e spedire i Serpeverde
direttamente nei viscidi sotterranei dai quali provenivano e nei quali,
secondo
la sua opinione, meritavano assolutamente di restare. I lunghi capelli
neri gli
ondeggiavano intorno alle spalle, sospinti da quel vento che, sempre
più
impetuoso ed incurante della Primavera ormai imminente, carezzava
malignamente
tutti loro, senza però riuscire a scalfire assolutamente la
lastra di ghiaccio
che sembrava circondarli, separarli e allo stesso tempo riunirli.
-
Direi di non indugiare oltre. –
Fu
proprio la voce sicura di Sirius Black ad interrompere il silenzio e,
contemporaneamente, tutti e quattro i maghi portarono le proprie
bacchette alle
mani, pronti al duello.
Alexis
prese un profondo respiro, mentre il suo sguardo fissava per
l’ultima volta il
viso del suo giovane padrino, chiedendosi mentalmente se, davvero,
quella
Pozione per l’Età che assumeva ogni giorno non
avesse effetti collaterali anche
sulla sua mente: poteva essere davvero
tanto sconsiderato, il suo padrino?
Forse,
considerò, avrebbe dovuto fare qualche ricerca in merito.
Ammesso che
fossero
riusciti ad uscire tutti vivi da quella situazione.
Uno
schiocco improvviso la fece sobbalzare, subito seguito da un lampo di
luce
grigia che aveva illuminato debolmente l’oscurità
della notte, dirigendosi, in
un fascio informe, verso Draco Malfoy.
-
INCARCERAMUS! –
Stranamente,
solo adesso la voce di Sirius Black le raggiungeva l’udito,
nonostante
l’incantesimo fosse stato lanciato, evidentemente, prima.
Il duello era
ufficialmente iniziato.
Alexis
si permise di chiudere gli occhi per un solo istante, mentre
congiungeva le
mani davanti alle labbra.
Mamma,
papà, se siete
lassù e state guardando, fate in modo che nessuno si faccia
male, ve ne prego!
Alexis
riaprì gli occhi di scatto, appena in tempo per vedere Draco
Malfoy compiere un
arco con la bacchetta davanti a sé.
-PROTEGO!-
urlò, e l’incantesimo di Luis si infranse contro
la sua barriera, riducendosi
in mille pezzi.
Senza
indugiare o dare segni di insicurezza, Draco mosse velocemente il polso.
-
FASTRUNOM! – urlò, ma dalla sua bacchetta,
apparentemente, non uscì nulla.
Luis
sghignazzò ed era pronto a fare una delle sue solite
battutine sulla poca
destrezza dei Malfoy, tanto purosangue quanto incapaci
nell’usare qualsiasi tipo di
bacchetta, quando
spalancò gli occhi, sorpreso, e poi li strinse forte,
portandosi entrambe le
mani a coprire le orecchie. L’insulto che avrebbe voluto
lasciare le sue labbra
fu trasformato in un incomprensibile urlo lamentoso.
Alexis
lo vide ripiegarsi su se stesso e scuotere freneticamente la testa.
Fece un
passo in avanti, preoccupata, e sarebbe voluta intervenire
immediatamente, ma
la voce di Blaise Zabini la fermò.
-
Non azzardarti ad intervenire: è una cosa che riguarda loro!
– urlò, puntandole
contro la bacchetta.
Alexis
spalancò gli occhi e si arrestò di botto,
guardandolo con chiara sorpresa;
Blaise aveva sul viso un’espressione che non gli aveva mai
visto: rabbia,
concentrazione e una qualche sorta di oscuro trionfo.
Quel volto di
Serpente
che mai aveva visto rivolgere a lei.
Nel
frattempo, Draco, senza perdere tempo, aveva continuato ad attaccare
Luis,
stordito dall’incantesimo precedente.
-EVERTE
STATIM!-
Un
raggio di luce verde scuro si era diretto verso il Grifondoro che,
però, grazie
all’esperienza maggiore, aveva mosso il braccio a formare un
arco.
-
PROTEGO! – urlò, con ancora gli occhi chiusi e una
mano che si tappava
l’orecchio. – LACARNUM INFLAMARE! –
aggiunse subito dopo, e, mentre ancora lo
scudo magico era alto, una fiammata accecante si diresse dritta contro
Malfoy
che, per evitare di rimanere colpito, fu costretto a scartare di lato:
il
ritorno di fiamma, però, riuscì a bruciargli i
pantaloni e a fargli una
scottatura lieve sulla gamba, alla quale il ragazzo ruggì di
dolore.
Intanto,
Harry si era avvicinato ad Alexis e poi le si era posto di fronte, a
modi
scudo, puntando la propria bacchetta contro Zabini.
-
Il tuo avversario sono io: lasciala fuori da questa storia e non
azzardarti a
minacciarla ancora. – lo avvertì, sicuro, gli
occhi verdi che scintillavano,
accesi dalla fiamma che, lentamente, bruciava nell’aria,
consumandosi
definitivamente.
-
VENTUS! – urlò Draco, e il fuoco lanciato da Luis
si ravvivò e poi si diresse
prontamente verso il suo creatore, che fu costretto a lanciarsi di lato
a sua
volta, per evitare di essere ferito, mentre, contemporaneamente urlava
– AQUA ERUCTO!
– e un potente getto d’acqua andava a spegnere
completamente la fiamma.
Quella
momentanea distrazione diede a Draco la possibilità di
attaccare ancora.
-
TARANTALLEGRA! –
-
PROTEGO! – rispose prontamente Sirius e il fascio di luce
marrone si infranse
contro la barriera magica. –Adesso mi ha stancato,
ragazzino…- mormorò poi tra
sé e sé, mentre si rimetteva in piedi e gli
puntava la bacchetta contro.
Draco
sogghignò, il peso del suo corpo trattenuto su una sola
gamba, dato che l’altra
gli doleva a causa della ferita provocata dal fuoco. La bacchetta era
puntata
contro Luis, pronto al prossimo incantesimo.
Ma
Luis fece qualcosa di inaspettato.
-
REDUCTO! – urlò all’improvviso, ma
sbagliò completamente mira: il raggio di
luce rossa non arrivò nemmeno a sfiorare Draco Malfoy, ma lo
sorpasso deliberatamente,
inserendosi semplicemente tra lui e Blaise e andando a colpire il muricciolo basso alle
loro spalle, che si disintegrò con un boato terribile,
facendo sobbalzare tutti i presenti.
Draco
guardò Luis con espressione beffarda, un sopracciglio
sollevato e un ghigno
sulle labbra.
-
Cosa c’è, Cabrisk: sei già
stan…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
-
DISMUNDO! – urlò rabbioso Luis e un
raggio di luce nera come la morte si diresse contro Malfoy che,
distratto, non
fece in tempo a difendersi e venne colpito in pieno.
Il
raggio nero si infilò direttamente nella sua fronte e lo
trapassò, ma,
apparentemente, non ebbe alcun effetto.
Draco
lo fissò solo disorientato e arrabbiato con se stesso per
essersi fatto
cogliere di sorpresa. Blaise Zabini – che ancora si teneva
sotto tiro con Harry
– ridacchiò con sbeffeggiamento.
-
Wow: ti ci sei anche impegnato, Cabrisk? – lo derise.
Ma aveva parlato
decisamente troppo presto.
Alexis,
che seguiva il duello da dietro le spalle del fratello, fu la prima a
notare
che, effettivamente, qualcosa non andava: Draco era diventato
improvvisamente
cereo in viso e aveva assunto un’espressione preoccupata che,
secondo dopo
secondo, era diventata letteralmente terrorizzata.
Era come se
avesse visto
Voldemort in persona.
Draco
si girò di scatto verso un lato, poi verso
l’altro, guardando cose che loro non
potevano vedere.
-
No…- lo sentirono mormorare, con tono spaventato.
Alexis non lo
aveva mai
visto così e un colpo secco le fece dolere il petto.
All’improvviso,
Draco chiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro un nemico
invisibile.
-
STUPEFICIUM! – urlò, con tono angosciato, mentre
il raggio di luce rossa
colpiva il nulla e si disperdeva nel cielo.
Luis
Cabrisk sogghignò divertito, godendosi lo spettacolo.
-
CHE DIAVOLO GLI HAI FATTO?! – urlò
all’improvviso Alexis, cercando di
raggiungere il padrino, gli occhi lucidi e sconvolti.
Harry
la afferrò per un polso, impedendole di allontanarsi e
mettersi nella mischia,
e Luis nemmeno la guardò.
-
FALLO SMETTERE! – gli ordinò, cercando di
liberarsi dalla presa di Harry, senza
alcun risultato.
-
FINITE INCANTATEM! – urlò invece Blaise e il
raggio di luce azzurrina si
diresse verso Draco che, in quel momento, si era appena appallottolato
su se
stesso e aveva cominciato a dondolarsi sulla punta dei piedi, il viso
nascosto
sulle ginocchia e le orecchie coperte dalle mani.
L’incantesimo lo colpì
nuovamente alla fronte, ma lui non sembrò accorgersene,
perché se ne rimase lì,
tutto rannicchiato.
Alexis,
con ancora il polso stretto lievemente dalle dita di Harry, si sporse
verso di
lui, preoccupata.
-
DRACO! – lo chiamò, il tono disperato.
Non
appena sentì la sua voce, Malfoy sollevò il capo
di scatto, quasi sorpreso.
La
guardò per qualche lungo istante: Alexis aveva i capelli
riversati sul viso e
gli occhi verdi scintillavano di preoccupazione ed ansia. Il solo
vederla, in
quello stato, gli fece desiderare di finirla là:
l’unica cosa che, in quel
momento, avrebbe voluto fare, era correre da lei e stringerla tra le
braccia,
sussurrandole che andava tutto bene.
Non voleva
vederla
piangere.
Ma,
purtroppo, Sirius Black, ancora troppo arrabbiato e carico di
adrenalina, non
era dello stesso avviso. Gli puntò la bacchetta contro ed
urlò:
-
IMMOBILUS! –
Il
raggio blu colpì Draco e lo immobilizzò
nell’atto di alzarsi in piedi; poi,
senza aspettare oltre, continuò.
-
STUPEFICIUM! – e il raggio di luce rossa lo colpì
in pieno petto, spedendolo
lontano, a scontrarsi duramente con il muricciolo.
-
NO! – urlò Alexis.
-
SECO! – pronunciò ancora Luis e una miriade di
piccole ferite si aprirono
velocemente su tutta la pelle perfetta di Draco Malfoy che, ancora
immobilizzato, non dava segni di vita.
Solo nei suoi
occhi
grigi, ancora puntati in quelli di Alexis, si leggeva la sofferenza
cupa.
-
STUPEFICIUM! –
L’urlo
inaspettato di Blaise Zabini sorprese tutti, Luis per primo che,
immediatamente, venne scaraventato dall’altra parte della
piazzetta.
Alexis
lo osservò stupida, mentre Cabrisk si massaggiava il petto,
dove adesso, dietro
la camicia completamente strappata, figurava una brutta bruciatura.
Il
resto, successe troppo in fretta, perché Alexis potesse
davvero capacitarsi di
tutte le azioni compiute dagli altri e da lei stessa in seguito.
Blaise,
approfittando del momento di stallo, lanciò un altro
“Finite Incantatem”
su Draco Malfoy, che poté riprendere a muoversi;
nessuna ferita si aprì più sulla sua pelle
perfetta, ma quelle già presenti
continuarono a sanguinare sotto i vestiti mal ridotti.
Poi, mentre l’amico cercava di riassumere il
controllo del proprio corpo, si girò deciso verso Cabrisk,
pronto a lanciargli
un altro incantesimo, ma fu fermato.
-
EXPELLIARMUS!- urlò inaspettatamente Harry Potter e il
raggio di luce rossiccia
andò a colpire direttamente la mano di Blaise Zabini, che fu
costretto a
lasciar andare la propria bacchetta, che rotolò qualche
metro più in là.
E, fu in quel
momento,
che Alexis comprese che doveva assolutamente porre
fine a tutto quello.
Luis
Cabrisk si era rialzato da terra, il respiro affannato e il petto
ustionato, ma
sembrava soddisfatto, mentre puntava nuovamente la bacchetta contro
Malfoy, che
faticava a sollevarsi in piedi.
Poi,
con un sorriso compiuto, lo disse:
- Gran bel colpo,
James! –
Alexis
quasi si strozzò con l’aria, mentre sollevava il
viso di scatto verso il
padrino e lo fissava allibita e terrorizzata allo stesso tempo.
Harry
corrugò la fronte, disorientato, e si girò a sua
volta ad osservare Luis
Cabrisk.
-
Cosa hai det…- fece per chiedere, ma Alexis non gliene diede
il tempo.
Ormai
da qualche minuto libera dalla presa di Harry, che l’aveva
lasciata per
lanciare l’incantesimo a Zabini, aveva afferrato la propria
bacchetta e l’aveva
puntata contro il padrino.
-
EXPELLIARMUS! – gridò improvvisamente e il raggio
di luce rossiccia centrò il
sorpreso obiettivo, costringendo Luis a lasciare andare la propria
bacchetta.
Il
viso del giovane Sirius era la concretizzazione dello stupore, mentre
si girava
a considerare, per la prima volta, la sua figlioccia: Alexis lo fissava
con
espressione che era a metà tra l’arrabbiato, il
frustrato e il deluso.
Un colpo al cuore
fu
l’unica cosa che, veramente, riuscì a riportarlo
alla realtà.
-
Adesso basta. – sibilò la ragazza, con tono
controllato, le spalle che le
tremavano visibilmente, gli occhi lucidi e le guance arrossate.
– Hai vinto, lo
scontro è finito: sei contento? – gli
sputò contro, prima di voltarsi di scatto
e raggiungere Draco, che era riuscito a sollevarsi e adesso se ne stava
poggiato al muro, tenendosi una ferita piuttosto profonda sul braccio
con la
mano.
Sirius Black
rimase a
fissarla, senza fiatare.
Che cosa aveva fatto?
Che cosa diavolo gli era
saltato in mente?
Perché si era comportato
in quel modo?
Solo adesso, mentre
osservava la sua figlioccia sostenere un Malfoy mal ridotto, si rendeva
conto
di quel che era appena successo.
Per colpa sua.
Come aveva potuto
perdere la testa in quel modo?
Lui, che aveva il dovere
di proteggerla dal dolore, ne era stato, per la seconda volta nella sua
vita,
la causa principale.
E poi: come diavolo gli
era saltato in mente di dire una cosa del genere?
Aveva appena chiamato
Harry…James.
Oh cielo.
Ancora
dolorante, fece un passo verso i due ragazzi, che adesso avevano preso
la scopa
e si apprestavano a scendere.
-
Alex…io…mi dis…- tentò di
dirle, mortificato, ma lei si limitò a rifilargli
un’occhiataccia carica di rabbia.
-
Non mi interessa. Non ora. – sibilò ferita, poi
aiutò Draco a montare sulla
scopa, gli si mise davanti e, senza degnare più nessuno di
uno sguardo, fece planare
dolcemente la scopa e poi volò via.
Quando
rientrarono nella Sala Comune di Serpeverde c’era ancora
qualche studente in
piedi, probabilmente tornato da poco dal pigiama party delle
Untouchable
Ravens.
Pansy
Parkinson, che se ne stava seduta sul divano accanto alle ragazze che
facevano
parte del suo gruppetto, si girò immediatamente ad
osservarli e quel che vide
le fece spalancare gli occhioni scuri, circondati da un alone di trucco
scuro e
sbavato: Draco Malfoy camminava lentamente – e zoppicava
anche -, poggiato ad
Alexandra Black e Blaise Zabini, che lo sostenevano ai lati; aveva
tutti i
vestiti strappati e numerose ferite sanguinavano ancora.
Pansy
balzò in piedi, preoccupata, e li raggiunse in un solo
istante, come se si
fosse smaterializzata.
-
Che diavolo è successo?! – sbraitò,
dirigendo subito il suo sguardo su quello
stravolto della Black – Che cosa gli hai fatto?! –
la accusò, puntandole
l’indice contro.
Alexis
strinse gli occhi in due fessure e fece per rispondere, ma Draco la
precedette.
-
Pansy, spostati. Ho già avuto parecchie rogne stasera,
togliti dai piedi. – le
ordinò, con voce strascicata e annoiata, evidentemente
stanca e ancora
conservante tracce di rabbia.
La
Parkinson avrebbe voluto protestare, ma una sola occhiata glaciale di
Malfoy la
costrinse a desistere e a farsi da parte, mentre un brivido le
attraversava la
schiena.
Li
guardò dirigersi, in silenzio, verso il dormitorio maschile
e, mentre si
portava il pollice alle labbra e lo mordeva nervosamente, cercando di
trattenere
le lacrime, desiderò con tutta se stessa che Alexandra Black
avesse un futuro
terribile.
E, se Grindelwald
voleva, qualcosa che potesse portarla alla morte molto presto.
Pansy Parkinson non
aveva mai odiato qualcuno così ardentemente in tutta la sua
vita e quella mocciosetta
gliela avrebbe pagata.
Oh, di questo era
sicura.
Gliela
avrebbe
pagata.
Alexis
e Blaise condussero Draco all’interno del corridoio del
dormitorio maschile e,
poi, una volta arrivati davanti alla porta della camera del moro, si
fermarono.
-
Ce la fai da sola? – le domandò Blaise, senza
nemmeno guardarla, mentre provava
a lasciare andare l’amico.
Alexis
annuì e sostenne prontamente Draco che, comunque,
cercò di sorreggersi come
meglio poteva sulla gamba rimasta illesa.
-
Bene. Me ne vado a letto: ho bisogno di una doccia. Qualsiasi
cosa…- lasciò la
frase a metà ed entrò in camera sua.
Non
l’aveva mai guardata
in viso, nemmeno per una volta.
Era arrabbiato ed anche
con lei.
E non poteva dargli
tutti i torti.
Alexis
sospirò.
-
‘Notte, Blaise…- mormorò e, senza
aggiungere altro, si diresse con Draco in
camera di quest’ultimo.
Si
chiusero la porta alle spalle e poi, piano, lei lo aiutò ad
adagiarsi sul
letto.
Draco
fece una smorfia di dolore, mentre lei, piano, gli sfilava dalle
braccia i
brandelli della camicia ed esaminava attentamente le numerose ferite.
-
Dovresti andare in infermeria…- bisbigliò
preoccupata mentre si girava e andava
a recuperare un asciugamano dal bagno, che inumidì con un
po’ d’acqua.
Tornò
da lui e, delicatamente, cominciò a passargli il panno sulle
ferite, per
ripulirlo dal sangue che, adesso, incrostava la pelle bianca.
-
Non ce ne è bisogno, sto bene. – rispose lui
secco, fissando un punto
indecifrabile al di sopra della testa della ragazza.
Alexis
sospirò e tamponò un profondo taglio sul braccio.
Appena sotto di esso, ce ne
era un altro, più piccolo e ormai cicatrizzato da tempo.
Quella ferita che
si era
procurato a causa del Platano Picchiatore per salvare lei.
Mentre
continuava a ripulire il taglio nuovo, sfiorò con le dita
quella minuscola
traccia rigonfia.
-
Draco, ti ricordi del discorso sul fatto di essere un Supereroe
e di quello che ne penso…?- gli domandò
tranquilla,
accennando persino ad un sorrisino remissivo.
Sorriso
che, però, lui non vide, troppo concentrato ad incenerire la
parete oltre le
sue spalle.
-
Dovremmo davvero fare un salto in infermeria: Madama Chips ti curerebbe
queste
ferite in un ba…- cominciò, passando a ripulirgli
il viso.
Ma,
all’improvviso, Draco fece scattare il braccio e la
afferrò per il polso,
costringendola a fermarsi e a prestargli attenzione.
Alexis
abbassò il viso per poterlo guardare negli occhi e
corrugò la fronte confusa da
quella reazione inaspettata.
Draco
la stava adesso fissando per la prima volta da quando erano entrati in
camera:
aveva un’espressione seria e i suoi occhi grigi riflettevano
solo ciò che
avevano davanti e non ciò che celavano dietro.
-
Perché ci hai fermati? – domandò a
bruciapelo, con voce dura.
Alexis
spalancò gli occhi, sorpresa, e sbatté
ripetutamente le palpebre.
-
Co-come? –
-
Perché ci hai fermati? – ripeté lui,
con più enfasi questa volta, mentre
stringeva appena le dita intorno al suo polso esile. – Avrei
potuto
sconfiggerlo! Avrei potuto vincerti! –
-
Cosa?! – sibilò lei, punta sul viso, mentre faceva
uno scatto all’indietro e si
sottraeva violentemente alla presa di Draco, facendosi anche piuttosto
male. –
Ma…Ma ti stai sentendo?! – esplose, rifilandogli
un’occhiataccia ferita, mentre
si portava le mani la petto e si massaggiava il polso - Vincermi?! Cosa
sono,
solo uno stupido trofeo?! –
Draco
la fissò in silenzio, l’espressione vuota.
Alexis
si morse il labbro inferiore e poi lo raggiunse di nuovo,
inginocchiandosi
davanti a lui per poterlo guardare bene in viso.
-
Io sono già tua, Draco…- gli mormorò
afflitta, portando una mano a posarsi
sulla guancia di lui.
Malfoy
la fissò per qualche altro istante, poi distolse lo sguardo
e si sottrasse alla
sua carezza con un gesto brusco del capo.
-
Avrei potuto sconfiggerlo lo stesso…- borbottò
contrariato, stringendo entrambe
le mani in due pugni violenti e artigliando la coperta.
Alexis
sbuffò, stanca, e si alzò in piedi,
allontanandosi nuovamente, esasperata.
-
No, non è vero! – protestò lei e quella
mancanza di fiducia improvvisa lo colpì
come uno schiaffo in pieno viso, che lo costrinse a voltarsi nuovamente
a
guardarla. – Lui è più grande e ha
più esperienza di te! –
Draco
strinse gli occhi e arricciò il naso, in
un’espressione offesa e rabbiosa.
- Solo perché
è del settimo anno?! – ringhiò lui,
sporgendosi appena in avanti.
Alexis scosse
violentemente la testa.
- NO! – gridò
esasperata – Draco, tu non capisci! Lui è molto
più grande di te! –
Draco la
fissò, decisamente interdetto, e sollevò un
sopracciglio, affilando lo sguardo.
- Di che diavolo
stai parlando? – mormorò, improvvisamente
più calmo e guardingo.
Alexis scosse
di nuovo la testa e gli diede le spalle, nascondendo il viso tra le
dita.
Le sue spalle
tremavano appena.
- Hai
rovinato tutto…- singhiozzò piano –
Avete rovinato tutto. – si corresse,
deglutendo a fatica – Io vi odio, vi odio! –
ringhiò contro i palmi delle sue
mani.
Draco, a quel
punto, scattò in piedi, incurante del dolore, e la raggiunse
con un lungo
passo: la artigliò per le spalle e la costrinse a voltarsi.
- Potter, di che cazzo
stai parlando? –
Le prese i
polsi e le levò le mani da davanti al viso: stava piangendo
e lucide lacrime le
rigavano le guance rosse.
Il cuore di Draco
perse un doloroso
battito a quella visione.
-
Alexis…- la
richiamò, ma lei gli rivolse un’occhiata che era a
metà tra il disperato e il
rabbioso.
- Draco, Luis non
esiste! E’ Sirius!-
(*)
Draco, essendo solo al secondo anno, non dovrebbe
essere in grado di fare incantesimi non-verbali; però, ho
ritenuto che, in un
momento di rabbia, in cui le emozioni sono forti e
l’adrenalina sale alle
stelle, lui, che ha ottimi rapporti con l’Occlumanzia e la
Legilimanzia,
avrebbe potuto scagliare un incantesimo non-verbale, seppure molto
debole. Per
questo, ovviamente, gli è costato parecchio sforzo.
Incantesimi
poco conosciuti usati ed effetti:
-Fastrunom:
crea un suono molto potente che stordisce il mago avversario.
-Ventus:
genera una folata di vento.
-Dismundo:
fa apparire strane visioni di mondi spaventosi,serve a far perdere i
sensi o
comunque la concentrazione di chi ne viene colpito;
Salve
a tutte!
Ecco
a voi, finalmente, dopo un mese di attesa, il quarantunesimo
capitolo di Un Particolare In
Più!
Dopo
questa pausa estiva – arrivata in ritardo, visto che
l’Estate è ormai praticamente giunta al termine,
sebbene da questo caldo
insopportabile non si direbbe – la storia è
tornata per tenervi compagnia
ancora, durante questo riinizio della scuola!
Io sto aspettando Ottobre per cominciare ufficialmente
l’Università,
quindi mi conviene approfittare del tempo libero che ho ancora in
queste ultime
due settimane per portarmi avanti con i capitoli, altrimenti ci
ritroveremo
punto e a capo e questa FanFiction non finirà mai xD
Mancano
– ebbene sì, Signore e Signori – solamente
8 capitoli!
La fine, dopo tre anni, si avvicina sempre di più: a voi
non fa strano? A me, sinceramente, tantissimo! Ma, dopo tutto questo
tempo, è
decisamente anche ora di mettere la parola fine a questa FanFiction e
dedicarsi
ad altri progetti che, oramai, stanno prendendo troppa polvere nelle
cartelle
del mio piccì e che meritano di venir portate avanti! Ma,
ovviamente, la
precedenza va a questa storia e, finchè non avrò
concluso anche l’Epilogo, non
toccherò nessun’altra storia! Poi, quando
posterò anche l’ultimo capitolo,
allora riprenderò in mano altri racconti e, ovviamente, li
posterò qui: quindi
spero di ritrovarvi tutti, in un modo o nell’altro,
all’interno delle altre
storie che pubblicherò :D
Bene,
questa piccola digressione a parte, spero
davvero che questo nuovo capitolo vi
sia piaciuto! Ammetto di aver faticato molto per scriverlo e
non è
decisamente uscito fuori al meglio delle sue possibilità, ma
spero di non aver deluso nessuno!
In
ogni caso,
anche per
lanciarmi pomodori virtuali, fatemi
sapere tutto con una recensioncina, mi rendereste davvero felice e mi
fareste
capire che voi ci siete ancora e che mi accompagnerete per mano fino
alla fine
di questo lungo cammino!
Vi
ringrazio davvero, come sempre, per tutte le vostre
meravigliose parole: ogni
commento che mi lasciate, ogni
messaggio privato che mi inviate, ogni “mi piace”
che mettete su fb, ogni cenno
della vostra presenta che mi lasciate sul mio profilo o sul mio forum
personale
mi rendono sempre felice e, soprattutto,
onorata di scrivere per un gruppo di lettori meravigliosi come voi:
siete tutto ciò che uno scrittore
possa mai
desiderare e, per questo, non smetterò mai di ringraziarvi e
non smetterò mai
di scrivere anche per voi, oltre che per me stessa. Grazie,
semplicemente. ♥
Ora,
come al solito, prima di lasciarvi, un po’ di
pubblicità:
1. Ultimamente mi
sono molto dedicata al disegno, quindi,
se qualcuno ne avesse voglia, vi lascio la mia pagina di DeviantArt
:D
DeviantArt
2.
Vi
rinnovo sempre il mio personale invito a seguirmi sulla
mia pagina Facebook e sul mio Forum, dove potrete trovare tante novità, spoiler, disegni, lavori grafici
e molto altro su questa storia e sulle altre che mi diverto a scrivere!
Ada Wong su
Facebook
Ada Wong Portfolio
3.
Pubblicità
doverosa alle FanFictions che hanno partecipato
al Concorso su Un Particolare In Più; leggetele
perché meritano tutte quante,
dalla prima all’ultima, allo stesso modo! E
un grazie ancora speciale a tutte le ragazze che hanno partecipato,
regalandomi
una serie di forti emozioni con le loro one-shot ♥
After All
di _M e l_
Mai Più Solo
di elita
Io e te così
simili, così uguali
di saramichy
L'importante è
che ti renda felice
di Jessy Lupin
Ricordi...
di Bibi_Potter
4.
Come sempre, pubblicità anche allo spin-off della
bravissima EleanorMair:
...Odi et
Amo...
Bene,
credo di aver detto tutto, quindi ora passo ai
ringraziamenti finali :3
Grazie
mille per:
424
recensioni (di cui 23 per lo
scorso capitolo, vi adoro *_*)
128 preferiti
38 ricordati
173 seguiti
Fatemi
sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, mi raccomando :D
Un
bacione immenso a tutti e alla prossima!
Giulia.
PS:
Un
grazie immenso e
particolare alle cinque ragazze che hanno lasciato un
commento anche nel
capitolo di AVVISO :D Quello l’ho cancellato, ma le vostre
dolcissime
recensioni le ho spostate nel capitolo precedente! Grazie, davvero ♥
|
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Capitolo 42 *** La fine...? ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo betato da Gwen__87
E dedicato a tutte le ragazze del gruppo di Facebook,
che non hanno mai smesso di credere in me e in questa storia.
Vi voglio bene.
Capitolo
XLII
La fine…?
{ A drop in the ocean,
A change in the weather,
I was praying that you and me might end up together.
It's like wishing for rain as I stand in the desert,
But I'm holding you closer than most,
'Cause you are my Heaven.
Ron Pope
– A drop in the Ocean.}
-
Draco, Luis non
esiste! E’ Sirius!-
Draco
la
fissò con l’aria di uno che non aveva affatto
afferrato il concetto.
E la gravità celata dietro di esso.
Sbatté più
volte le palpebre, come se non riuscisse bene a metterla a fuoco. Poi,
corrugò
le fini sopracciglia e assottigliò lo sguardo, mentre ancora
la teneva stretta
per le spalle, senza fare eccessiva pressione.
Alexis era
rimasta in silenzio, troppo sconvolta dalle sue stesse parole per
ricordarsi
anche solo di respirare.
Alla fine,
dopo quelli che sembrarono momenti veramente infiniti, gli occhi di
Draco
assunsero una sfumatura di pura consapevolezza e quasi brillarono nella
penombra della stanza, rischiarata solo da deboli luminelli di candele.
- Che cosa…? –
sussurrò con tono incerto, scrutandola in viso, perplesso.
– Che cosa hai
detto? –
Alexis
respirò forte con il naso e l’aria le invase
dolorosamente i polmoni, mentre
abbassava lo sguardo e si mordeva il labbro inferiore.
Delicatamente,
Draco la scosse appena per le spalle.
- Che cosa
hai detto? – ripeté, questa volta con
più convinzione.
Alexis storse
il naso in una smorfia strana e poi rialzò lentamente gli
occhi, fino ad
incontrare il viso, ora disegnato di preoccupazione, del ragazzo.
- Io… -
cominciò, ma un rumore improvviso la costrinse a voltarsi di
scatto verso la
porta.
Era stato un suono sordo e debole, ma
lei era sicura di averlo sentito.
- C’è
qualcuno – se ne uscì, con tono mortalmente serio,
fissando la porta chiusa.
Draco non le
diede retta e la scosse appena per le spalle.
- Non c’è
proprio nessuno, non cambiare discorso. Ripeti quello che hai detto.
– la
incalzò, con aria urgente.
Non poteva averlo detto davvero.
Doveva aver sentito male lui.
Per forza.
Cabrisk non poteva essere…
Alexis scosse
la testa con vigore, indicando la porta.
- No, c’è
qualcuno là dietro! L’ho sentito! –
sibilò preoccupata.
E se…E se avessero sentito quello
che
aveva appena detto?
Draco la
guardò stranito, poi sbuffò e le
lasciò andare le spalle, mentre sollevava le mani
in segno di resa.
- Va bene…ora
controllo. –
Si avvicinò
piano alla porta e la fissò per qualche secondo con
indecisione poi, fulmineo,
la spalancò rivelando…
Solo il corridoio del dormitorio
completamente vuoto ed inglobato da un’oscurità
ferita solamente dalla luce
tremula proveniente dalla sua stanza.
- Non c’è
nessuno. Te l’avevo detto. - asserì con tono
placido, chiudendo nuovamente la
porta e girandosi lentamente ad osservare la ragazza.
Alexis,
adesso bianca in viso, lo fissò per qualche istant,e poi si
afflosciò sul
letto, mettendosi seduta e prendendosi la testa tra le mani.
Draco la
studiò in silenzio poi, senza muoversi, parlò di
nuovo.
- Alexis, guardami.
-
La ragazza
scosse la testa e chiuse le dita davanti agli occhi.
Lo sentì sospirare.
- Potresti
ripetere quello che hai detto prima? Hai davvero
detto…Sirius? - si informò
guardingo sperando in una risposta negativa che, lo sapeva, non sarebbe
mai
arrivata.
Alexis
respirò lentamente, torturandosi il labbro inferiore e poi,
piano, come se non
fosse più in grado di fare movimenti troppo bruschi,
lasciò scivolare via le
mani dal viso e sollevò il capo, guardando Draco dritto
negli occhi.
Poi, sempre
lentamente, annuì.
Malfoy la
fissò ancora ma, diversamente da quello che si era
aspettata, non appariva
affatto arrabbiato. Sul suo volto poteva leggere solo una strana
emozione di
sofferenza mista ad un conflitto del quale, però, non
avrebbe saputo definire i
combattenti. Le si avvicinò con passi piccoli e calibrati, e lei si limitò a
guardarlo, senza mai abbassare gli occhi
neanche per un istante.
Non voleva più scappare.
Draco le
arrivò a pochi centimetri di distanza, torreggiando su di
lei che era seduta
sulla sponda del letto. Poi, lentamente, si chinò sulle
ginocchia e sollevò il
viso per poterla guardare dal basso.
- Spiegati. -
fu l’unica cosa che le disse.
Alexis
sospirò e si mordicchiò ancora il labbro
inferiore; alzò un braccio e tese le
dita avvicinandosi al viso del giovane. Era come se volesse sfiorargli
la
guancia con una carezza, nella quale però non si produsse:
la mano rimase sospesa
nel vuoto solo per qualche secondo, poi si abbassò, tornando
ad artigliare le
coperte pregiate.
- Luis e
Sirius sono la stessa persona. - cominciò, con tono
stranamente tranquillo -
Sirius è tornato ad Hogwarts sotto mentite spoglie per poter
essere al sicuro
dagli Auror che continuano a dargli la caccia e…- fece una
pausa e deglutì, senza
smettere di guardare Draco negli
occhi neanche per un secondo -…e per starmi accanto.-
Malfoy
continuò a guardarla e sul suo viso non passò mai
alcuna espressione arrabbiata
o delusa o schifata. Rimase semplicemente impassibile e calmo.
- Non so
perché si stia comportando in questo
modo…perché sia diventato così
attaccabrighe, specialmente nei tuoi confronti. - continuò,
storcendo le labbra
in una smorfia che poi, inaspettatamente, si trasformò in un
accenno di sorriso
mesto -Sai, credo che tu non gli piaccia molto. Anzi: non gli piaci per
niente.-
affermò scuotendo il capo.
- Però…Sirius
è il mio padrino, Draco, ed io non potrei mai, e dico mai,
tradirlo o fargli
del male o essere veramente arrabbiata con lui. - confessò
scrutandolo
attentamente negli occhi per cogliere una qualsiasi sfumatura di
possibile
reazione, ma, ancora un volta, non ve ne furono. - Mi ha cresciuta come
se
fossi sua figlia ed io…gli devo la mia vita. Riesci a
capirlo questo, vero? -
Senza
emettere un solo respiro, Draco annuì appena e fu lui ad
abbassare lo sguardo
per primo, forse perché non voleva farle leggere la nota
stonata che, adesso,
aveva sicuramente colorato le sue iridi fino a quel momento calme e
controllate.
Solo allora
Alexis sollevò nuovamente la mano e gli lasciò
quella carezza sul profilo del
viso, leggera e delicata. Senza guardarla, Draco le prese la mano con
la sua e
la fece aderire di più contro la sua guancia, schiacciandola
con delicatezza.
Ci si strusciò contro per qualche istante, poi la
lasciò andare e si sollevò da
terra, dandole le spalle.
Rimase ancora
in silenzio, come se stesse cercando cosa poter dire in una situazione
del
genere.
Alexis gli
lasciò del tempo per riflettere, ma quando i momenti
silenziosi tra di loro si
trasformarono in lunghi minuti, si alzò e lo raggiunse,
fissando la schiena
ampia che il ragazzo le stava ancora offrendo.
Non lo sfiorò nemmeno per sbaglio,
ma
lui sentiva la sua presenza avvolgerlo come una coperta calda e
piacevole,
nella quale avrebbe voluto stringersi per sempre.
- Sei
arrabbiato? - gli chiese piano - Perché non ti ho detto
prima di Sirius? -
Draco sospirò
ancora poi, lentamente, si girò.
C’era l’ombra di un
sorrisino dimesso
sulle sue labbra e la cosa le fece frullare il cuore nel petto.
Scosse la
testa, senza mai smettere di guardarla negli occhi, e poi
sollevò le mani per
poterle poggiare sopra le spalle di lei.
- No. -
sussurrò in risposta, chinando appena il capo - Immagino che
tu non potessi
dirmelo. Dobbiamo andare a comunicarlo a Silente. –
stabilì poi, con tono
sicuro.
Disorientata,
Alexis corrugò entrambe le sopracciglia e gli
lanciò un’occhiata sospettosa.
- Silente sa
già di Sirius. E’ lui che gli ha suggerito di
venire qui. – lo informò,
incrociando le braccia al petto.
Draco imprecò
tra i denti qualcosa che lei non riuscì a comprendere, ma
chissà perché non era
sicura di voler davvero sapere cosa avesse biascicato.
- Quel vecchio è un
incapace. Meno male che mio
padre si sta adoperando per mandarlo via.(*)
– mormorò,
scuotendo appena la testa.
Alexis lo
fissò infastidita, un fine sopracciglio sollevato ad
indicare la cosa.
- Tuo padre
sta cercando di mandare via Silente da Hogwarts?! –
ripeté incredula – Ma è una
pazzia! Hogwarts senza Silente non sarà più un
posto sicuro! – urlò quasi con
una nota isterica nella voce, mentre spalancava un braccio ad indicare
chissà
cosa alla sua destra.
Malfoy mise
su una di quelle espressioni di sufficienza che le avevano sempre dato
fastidio.
- Ah beh,
invece ora è un luogo sicurissimo: studenti pietrificati,
assassini sotto falsa
copertura in giro per il castello…-
- SIRIUS NON
E’ UN ASSISSINO!- lo interruppe immediatamente Alexis,
arrabbiata.
Malfoy aprì
nuovamente gli occhi e la scrutò in viso, con fare indeciso.
Alexis Potter
se ne stava lì, rigida di fronte a lui, con le spalle che
tremavano, le guance rosse
di indignazione e gli occhi brillanti di furia.
Vederla così gli aveva sempre fatto
male.
Sospirò e,
lentamente, le si avvicinò di nuovo, cercando di calibrare i
suoi movimenti.
- Alexis…siediti.
- le disse infine con voce morbida, mentre lentamente la guidava a
prendere
nuovamente posto sulla sponda del letto.
La ragazza lo
guardò con aria ancora interdetta, mentre lui si piegava
sulle ginocchia e le
prendeva entrambe le mani, stringendole delicatamente tra le sue.
- Tu lo sai
chi è Sirius Black, non è vero? - le chiese con
tatto, scrutandola con
un’occhiata indagatoria.
Alexis sbatté
le ciglia più volte, come se cercasse di mettere a fuoco
qualcosa che, tra la
nebbia della confusione mentale, le era difficile vedere.
- Che domanda
è questa? E’ ovvio che io sappia chi sia! Ci sono
cresciuta insieme! E’ il mio
padrino. - asserì sicura annuendo con enfasi, ancora
evidentemente arrabbiata
per l’insinuazione precedente.
Draco storse
il naso in una smorfia. All’improvviso, sembrava essere
davvero in difficoltà,
tanto che la cosa lo costrinse a distogliere lo sguardo e a posarlo
sulle loro
mani unite.
-
Alexis…Sirius non è la persona che tu credi
essere. - soffiò a bassa voce. -
Lui ha tradito i tuoi genitori… ed ha ucciso dodici
persone…-
La più
piccola di casa Potter non gli diede neanche in tempo di finire: con
una
velocità improvvisa e raggelante si era bruscamente
sottratta alla presa delle
mani di Draco ed era scattata in piedi. Le guance rosse di disappunto,
le dita
strette in due pugni tremanti, abbandonati sui fianchi, e gli occhi
rilucenti
d’ira.
- Questa è
una bugia! - lo
urlò quasi, con la voce
più alta di parecchie ottave.
Draco non si
scompose minimamente e, lento, si alzò in piedi pronto a
raggiungerla. Ma, non
appena fece per allungare le mani e sfiorarla con una carezza
rassicurante, lei
si discostò con un gesto secco e meccanico, rifilandogli
un’occhiataccia.
Eccolo lì, quel dolore acuto che,
come
sempre, gli si allargava a macchia nel petto ogni volta che lei lo
rifiutava.
Ogni volta che lo guardava in quel
modo.
Ogni volta che sentiva di poterla
perdere.
Draco la
fissò, l’espressione del viso ora dura, ma ancora
abbastanza calma da lasciare
negli occhi qualche traccia di sereno dispiacere.
- No, Alex:
questa è la verità. Lo sanno tutti che Sirius
è un assas…-
- Non dirlo!
- lo fermò con un sibilo, puntandogli l’indice
contro. - Sirius non ha fatto
nulla, né tanto meno ha tradito i miei genitori! La colpa
non è la sua, ma di…-
- Per quanto
tempo continuerai a tenere gli occhi chiusi davanti
all’evidenza, Alexis? - la
interruppe Draco con tono amaro - La verità è che
Sirius Black ha causato la
morte dei tuoi genitori! -
- NO! - urlò
lei, quasi sull’orlo delle lacrime - Tu non capisci! E parli
di cose che non
conosci! Ti stai basando su una verità raccontata da occhi e
bocche bugiarde!
L’intero mondo magico ha dato la colpa a Sirius solo
perché non sapeva come
giustificare la loro incapacità nel fermare Voldemort!
Siete voi che avete chiuso gli occhi di fronte a ciò che
è veramente successo!
-
Draco la
raggiunse con un solo lungo passo e la prese per le braccia,
scuotendola forte.
- E chi ti da
la certezza che ciò che ti ha detto il tuo caro
Sirius sia la verità? –
insinuò, con tono cattivo e con gli occhi che
adesso rilucevano di ira ed impazienza.
Perché si ostinava a non capire?
Alexis lo
fissò dal basso con aria ferita e deglutì,
trattenendo a stento le lacrime che
premevano per uscire. Abbassò il capo e scosse la testa.
- Io lo so.
Lui non mi mentirebbe mai. Non su qualcosa di così
importante come la morte dei
miei genitori. - mormorò, facendo un passo indietro.
Draco sciolse
la presa violenta delle sue dita e lasciò che si
allontanasse, fissandola con
aria concentrata.
- Alexis, è
il momento di crescere. Di affrontare la verità e di
smetterla di vivere dentro
una favola. Non puoi fidar…-
- Non farlo.
- lo interruppe, senza nemmeno alzare lo sguardo.
Se ne rimase
lì, ferma, con il capo chino e la frangetta sconvolta che le
copriva lo
sguardo; le spalle tremavano appena.
Draco rimase
in silenzio fino a quando lei non decise di rialzare il capo. Ora la
ragazza aveva
sul viso un’espressione così seria e determinata
da far brillare con potenza
quegli occhi incredibilmente verdi.
Gli si fermò il cuore nel petto,
vedendola così.
- Non farlo,
Draco…- sussurrò, nella voce una chiara nota
dolente - Non
costringermi a
scegliere, perché tra te e Sirius non sono sicura che
sceglierei te. -
Lo disse
così, senza inflessioni particolari nella voce. Poi, senza
aggiungere altro, lo
superò ed uscì dalla camera senza che lui potesse
solo anche provare a
fermarla.
Quella frase lo aveva completamente
spiazzato.
Il dolore sordo che gli si allargava
nel petto era qualcosa di insopportabile: avrebbe voluto strapparsi la
pelle
con le dita e poi stringere il cuore con una mano e gettarlo via,
lontano, dove
non avrebbe più avuto la possibilità di vederlo o
sentirlo.
Non si era mai sentito così in vita
sua.
Annientato.
Draco strinse
le mani in due pugni e i suoi occhi brillarono di pura rabbia
nell’oscurità
della sua camera. Poi, con un gesto veloce ed iracondo si
voltò verso la
scrivania e gettò tutto quello che vi era sopra sul
pavimento, rivoltando
persino il tavolo e la sedia.
-
MALEDIZIONE!! -
Era
tardi
ormai.
La Sala
Comune di Grifondoro era completamente desolata, fatta eccezione per
quell’unica persona che, seduta su di un divanetto di fronte
al camino, fissava
con aria assorta la pigra brace, unico ricordo delle calde fiamme che
erano
arse nel focolare.
Luis Cabrisk
se ne stava lì, immobile. Le mani intrecciate di fronte alle
labbra e gli occhi
blu fissi nel vuoto.
Come aveva potuto comportarsi in quel
modo?
Che cosa gli era passato per la testa?
Perché mai non era riuscito a
fermarsi, quando aveva potuto?
Con quale coraggio aveva
deliberatamente ignorato il viso angosciato di Alexis Potter, la sua
figlioccia,
per la felicità della quale avrebbe dato anche la sua stessa
vita?
Poteva quell’insignificante vermicolo
di Malfoy riuscire a trasformarlo tanto?
La gelosia paterna poteva arrivare
davvero a sfiorare quei confini proibitivi?
Ma, in fondo, cosa ne sapeva davvero
lui del concetto di famiglia?
Forse, come tutti i Black, era semplicemente
destinato a rovinare tutto ciò che sfiorava con le sue dita
insanguinate.
Insanguinate di sangue nero.
Come ogni Black.
Aveva sempre cercato di essere
diverso; di essere una persona migliore.
Lui non era un Black e non lo sarebbe
mai stato.
Lui era Sirius.
Punto.
Nient’altro che Sirius.
Un ragazzo - un uomo ormai - che
forse, era dovuto crescere troppo in fretta e che nella sua vita aveva
affrontato davvero tantissime difficoltà. E che ancora ne
stava affrontando. E
altre ne avrebbe affrontate.
Proprio come Alexis Lily Potter.
Lui lo sapeva bene, oh. Eccome se lo
sapeva.
Eppure…
- Cabrisk? -
Una voce
bassa lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo a risvegliarsi da
quello
stato di momentaneo torpore nel quale era irrimediabilmente caduto.
Tornare alla realtà fu terribile e
quasi doloroso.
Luis si girò
lentamente ad osservare il ragazzo che, in piedi accanto al divano, lo
osservava con aria inquieta: capelli neri disordinatamente scompigliati
ed
inconfondibili occhi verdi, uguali a quelli di lei.
Uguali a quelli di Alexis.
- Sì, Harry?
-
Tranquilla,
la sua voce era risultata distante e disinteressata persino alle sue
orecchie e
la cosa, effettivamente, lo disorientò non poco.
C’era qualcosa di strano che si
muoveva dentro di lui.
Poteva sentirla strisciargli nelle
vene, tanto bollente e dolorosa che avrebbe voluto strapparsi quei
tubicini
azzurri da sotto la pelle.
Sangue Black.
Harry
sembrava decisamente in difficoltà mentre, evitando lo
sguardo impassibile del
compagno più grande, dondolava da un piedi
all’altro con fare nervoso.
- Che cosa è
successo poco fa? - riuscì poi a chiedere dopo qualche
attimo di imbarazzato
silenzio.
Luis lo fissò
dal basso, un sopracciglio elegantemente sollevato a mostrare la sua
curiosità.
- A che ti
riferisci? - domandò di rimando, con gentilezza.
Harry si
umettò le labbra e, finalmente, il suo sguardo scese ad
incontrare quello blu
di Cabrisk.
- Con Malfoy,
intendo…e con Alexandra. - disse infine, sistemandosi gli
occhiali, come se
avesse bisogno di fare un movimento qualsiasi per distrarsi ed arginare
il
nervoso.
Non aveva mai saputo spiegarsi il
perché, ma Luis Cabrisk era in grado di metterlo in
agitazione con una semplice
occhiata.
L’espressione
del giovane Sirius rimase impassibile, ma i suoi occhi si spostarono ad
osservare la brace nel camino, cercando di prendere tempo per esprimere
al
meglio ciò che aveva nella testa.
- Malfoy ha
solo avuto ciò che meritava. - affermò con tono
risoluto.
Non c’era il minimo segno di rimorso
nella sua voce tagliente.
- E per quanto
riguarda Alex…- Luis fece una pausa, prendendo un profondo
respiro e passandosi
una mano sugli occhi, come se fosse improvvisamente stanco. - Mi
dispiace
averla ferita, ma non rimpiango ciò che ho fatto.
L’ho detto e non mi stancherò
mai di ripeterlo: quel vermicolo di
Malfoy meritava una lezione e, ad essere sinceri, meritava una
punizione anche
peggiore. -
- Mmm…- fu
l’unico commento che Potter si concesse di fare, rimuginando
sulle parole
dell’amico.
Mentre faceva quel discorso, Luis non
lo aveva mai guardato in viso; sembrava che i suoi occhi riuscissero a
scorgere, nella brace ormai inesistente, un qualcosa di estremamente
affascinante che Harry però non riusciva a vedere.
- Cosa c’è,
non sei d’accordo? - si informò Luis, voltandosi
finalmente ad osservarlo con
un cipiglio appena infastidito. - Pensi che abbia esagerato? -
Harry lo
fissò per qualche istante con fare indeciso, poi
abbassò lo sguardo e scosse la
testa.
- No. Hai
perfettamente ragione. - concluse e non c’era segno di
tentennamento nella sua
voce.
Lui stesso avrebbe voluto impartire da sempre
una bella lezione a Malfoy e, in fondo al suo cuore, godeva
quasi per
quello che era successo solo mezz’ora prima tra i tetti del
castello. Era
completamente d’accordo con Cabrisk: Draco Malfoy meritava
quel che Luis gli
aveva inflitto.
Eppure c’era un altro pensiero che lo
tormentava. Non riusciva proprio a toglierselo dalla testa.
Ci aveva provato e riprovato, ma
niente, quello se ne restava lì, pigro, aleggiando nella sua
mente e creando ipotesi
su ipotesi, una più assurda dell’altra.
Doveva chiedere delucidazioni in
merito o sentiva che sarebbe impazzito.
- C’è solo
una cosa che vorrei chiederti Luis, ma…- cominciò
e questa volta nel suo tono
passò chiara una nota di incertezza.
Cabrisk sorrise
accomodante.
- Avanti,
sputa il rospo, Harry. Puoi chiedermi qualsiasi cosa…- lo
incoraggiò,
accentuando la cosa con un cenno della mano.
Harry storse
le labbra in una smorfia ancora titubante, ma alla fine si decise ad
esprimere
il dubbio che lo stava lentamente consumando.
- Prima,
durante il duello, tu mi hai chiamato…-
- James. Sì, lo so. - lo
interruppe Luis,
un sorrisino mesto aleggiava ora sulle sue labbra.
Harry annuì,
portando una mano a scompigliare i capelli.
- Perché…?
Era il nome di mio…padre ed io…-
mormorò, con voce quasi incrinata.
Luis sorrise
ancora e alzò una mano per fermarlo, prima che continuasse.
- Vedi,
Harry…- cominciò, con tono improvvisamente
nostalgico - Tempo fa avevo un
amico, il migliore che potessi desiderare. Si chiamava James.
– rivelò sottovoce,
come se avesse paura di disperdere quel ricordo in parole vane che
avrebbero
potuto essere raccolte da sconosciuti indegni. - Preso dalla foga del
momento
ti ho chiamato in quel modo senza nemmeno rendermene conto. -
- Avevi un
amico che si chiamava James? - questa volta fu Harry ad interrompere il
compagno e nelle sue parole c’era uno strano doppio senso,
che Sirius non
avrebbe mai voluto cogliere. - Non è che era mio padre?
Anche se mi sembra
impossibile, vista la tua età…-
continuò, ma Luis non lo stava più ascoltando.
Ed eccola lì, la fatidica domanda
che
non avrebbe mai voluto sentire.
Il dolore gli esplose nel petto al
ricordo, costringendolo a mordersi la lingua per non emettere neanche
il più
piccolo guaito di sofferenza.
Sirius chiuse
gli occhi e scosse la testa, alzando entrambe le mani in segno di resa.
Adesso era un sorriso freddo, quello
che gli tirava le labbra quando rialzò il viso per osservare
il figlioccio.
-Ehi, ehi!
Frena l’entusiasmo ragazzo mio! Si è fatto tardi
e, non so tu, ma io sono
davvero stanco. - sviò il discorso, mettendo le mani sulle
ginocchia ed
alzandosi dal divano con un gesto fluido. - Avremmo tempo per discutere
del mio
passato. -
Gli sorrise
ancora, con quel sorriso falso e forzato, mentre sollevava una mano e
gli
scompigliava appena i capelli.
- Buonanotte,
Harry. - lo salutò e, senza dargli il tempo di replicare, si
avviò verso i
dormitori, chiudendosi presto la porta alle spalle.
- ‘Notte
Luis…-
Era
sempre
stato bravo a sfuggire da situazioni scomode.
Quante volte aveva cavato d’impaccio
sé
stesso e quello scapestrato del suo migliore amico?
Sirius Black
si chiuse la porta della propria stanza alle spalle e vi si
poggiò sopra, con un’espressione
stanca e torturata.
Già, il suo migliore amico.
James.
James Potter.
Sospirò e
quel respiro profondo sembrò svuotarlo da dentro: si
ripiegò su se stesso, come
un involucro vuoto, e si trascinò in bagno. Con un debole
colpo di bacchetta
accese le candele adagiate sul ripiano del lavandino e, lentamente, si
portò
davanti allo specchio. Artigliò il bordo del mobiletto e
sollevò lentamente lo
sguardo: quasi si spaventò.
Era un
riflesso quasi informe la figura che vedeva riflessa nel vetro: capelli
corti e
rovinati, occhi stanchi circondanti da occhiaie e rughe premature,
barba
incolta e un corpo coperto da cicatrici.
Sirius Black era lì, davanti a lui,
in
tutta la sua disgraziata realtà.
Si guardò per
qualche istante soltanto poi, non riuscendo a sostenere il suo stesso
sguardo
torturato, chiuse gli occhi e scosse freneticamente la testa.
Allungò un
braccio ed aprì il mobiletto appeso accanto allo specchio,
quasi alla cieca.
Tastò tra i vari ripiani, fino ad afferrare una bottiglietta
liscia. La tirò
fuori e la guardò in controluce: il liquido
all’interno era quasi finito.
-
Dannazione…- imprecò debolmente, stringendo le
dita attorno all’ampolla -
Domani mi toccherà tornare da Mocciosus.-
Aprì la
bottiglietta e, senza nemmeno più guardarsi allo specchio,
bevve l’ultimo sorso
della Pozione dell’età.
La
mattina seguente, Alexis Potter aveva lasciato la Sala Comune di
Serpeverde che
aveva appena cominciato ad albeggiare.
Aveva bisogno di stare
un po’ da sola con i suoi pensieri e sapeva che, solo a
quell’ora, la scuola
sarebbe stata pressoché deserta.
Quella notte, come era
ovvio che succedesse, non era riuscita a chiudere occhio: dopo
essersene andata
dalla camera di Draco, era tornata nella sua stanza e, come un automa,
si era
infilata dentro il letto, per rimanersene poi ore ed ore a fissare il
soffitto
buio.
I pensieri le si erano
affollati nella testa, rumorosi ed ingombranti, e non era riuscita a
fare
proprio nulla per scacciarli. Quelli se ne erano rimasti lì,
come ombre
minacciose che artigliavano la sua memoria e si allungavano fino a
stringere il
suo cuore in una morsa che, definire dolorosa, sarebbe stato un
semplice
eufemismo.
E
quei pensieri non l’avevano abbandonata neanche adesso che
vagava per i
sotterranei, diretta alle scale che l’avrebbero portata in
superficie. Sperava
che magari un po’ di luce avrebbe potuto rischiarare la sua
mente e farla stare
meglio.
Ma lei per prima sapeva
che quella era solo una vana speranza.
Stava
passando davanti all’aula chiusa di Pozioni, quando la porta
si aprì: la figura
che ne uscì la costrinse a fermarsi di botto.
Un giovanissimo Sirius
Black si chiuse l’anta di legno alle spalle, con delicatezza:
stringeva tra le
mani una piccola boccetta piena di liquido azzurrognolo.
Rimasero
a fissarsi per qualche istante, non sapendo cosa fare o cosa dire. Il
silenzio
li avvolse e, per la prima volta nella loro vita, non c’era
nulla di piacevole
in quella calma. Si respirava aria di tensione, di paura, di rimorso e
di
colpa.
Dopo
qualche istante, Alexis aprì le labbra e fece per dire
qualcosa, ma Luis Cabrisk
sollevò la mano libera e la fermò con un semplice
gesto.
-
Non qui. - le disse semplicemente.
La
ragazza lo fissò e richiuse la bocca, mordendosi poi il
labbro inferiore con
fare indeciso.
Sirius
si sforzò di sorriderle appena ma lei non
ricambiò e rimase seria, le braccia
ora incrociate al petto. Le porse una mano, come tacito invito a
seguirla.
Dopo qualche breve
istante di esitazione, Alexis prese la mano del padrino.
Si
ritrovarono a passeggiare per il giardino di Hogwarts, giusto sul
limitare del
Lago Nero. Da quando erano usciti dalla scuola non si erano ancora
rivolti
parola. Adesso nemmeno le loro mani erano più legate; si
limitavano a camminare
l’uno accanto all’altra avvolti entrambi in
pensieri che, in fondo, li univano
mentalmente.
Quando
arrivarono ai piedi della grande Quercia - la
Quercia che, dall’inizio di quell’anno scolastico,
era ormai ufficialmente
diventata il luogo segreto dei fratelli Potter - Luis Cabrisk
si fermò.
Poggiò una mano sull’antico tronco e
sospirò, negli occhi un’aria nostalgica.
-
Lo sai, questo era anche il nostro posto.
Io, James e Remus venivamo sempre qui quando volevamo rilassarci e
stare da
soli…- se ne uscì, ricordando i bei tempi passati
con i Malandrini. - E’
proprio qui sotto che abbiamo ideato la Mappa del Mal…-
-
Devi andartene. - lo interruppe Alexis.
Fredda, concisa, veloce,
improvvisa.
La sua voce non aveva
avuto neanche un minimo di esitazione.
Sirius
si voltò a guardarla lentamente con entrambe le sopracciglia
corrugate.
-
Come hai detto? - mormorò, non sicuro di aver capito bene
ciò che la figlioccia
aveva appena proferito.
-
Devi andare via. - ripeté lei, inflessibile, gli occhi verdi
che scintillavano
di sicurezza.
-
Ma che…?-
-
Restare qui è diventato pericoloso! - sbottò la
Potter, distogliendo lo sguardo
da quello improvvisamente ferito e sorpreso del padrino. - E tu non fai
altro
che comportarti come un bambino! - aggiunse stringendo le mani in due
pugni. -
Forse…forse non sei più fatto per stare qui.
Forse, Hogwarts non è più il posto
adatto a te. Forse, dovresti semplicemente andare via, trovare un posto
più
sicuro e nasconderti bene… io non sopporto…- ma
non fece in tempo a finire.
-
Basta così, ho sentito anche troppo. –
sibilò Luis, gli occhi ridotti a due
fessure scintillanti d’ira.
-
Ma io…- cercò di protestare Alexis.
-
Ho detto basta! Non voglio più ascoltare una singola parola
di quello che hai
da dirmi. Non mi sopporti più?
Bene.
Considerati libera dal mio peso. Da oggi in poi smetterò di
preoccuparmi per
te! - la aggredì con tono velenoso senza mai alzare la voce.
L’espressione distorta
del suo viso rabbioso bastava da sola ad esprimere i suoi pensieri.
Spiazzata,
Alexis fece un passo all’indietro e lo fissò con
occhi ora enormi sul visino
dispiaciuto.
-
Ma la vita è la mia signorina, e sono io che decido
ciò che ne voglio fare: tu
non sei nessuno per potermi dare degli ordini. – concluse,
prima di rifilarle
un’ultima occhiataccia.
Poi
si voltò e, senza aggiungere altro, si allontanò
verso il castello con passi
rabbiosi, lasciandola sola.
Alexis
lo fissò andare via da lei, lo sguardo lucido e un peso sul
cuore. Si morse il
labbro inferiore e abbassò gli occhi, mentre una singola
lacrima le accarezzava
il viso.
- Io non sopporto l’idea
di perderti…- concluse.
Ma, ormai, non c’era più
nessuno ad ascoltarla.
L’aveva
cercata per tutto il giorno, ma era riuscito a trovarla solo a
pomeriggio ormai
inoltrato.
La
osservò da lontano, nascosto dietro l’ombra di un
alto albero: Alexis Potter se
ne stava lì, vicina alle rive del Lago Nero rannicchiata a
terra, le gambe
raccolte al petto e lo sguardo lontano.
Non riusciva a vederla
bene in viso perché il vento le scompigliava i capelli che,
inevitabilmente,
andavano a nascondere la sua espressione, ma era sicuro che i suoi
occhi
stavano guardando qualcosa che andava persino oltre la sottile linea
dell’orizzonte, che divideva le acque inquiete del lago dal
cielo rosato dal
tramonto.
Era
sempre così bella, lei.
Così
bella da togliergli il fiato.
Se
era bella anche per il resto del mondo, Draco Malfoy non avrebbe saputo
dirlo:
magari non tutti sapevano apprezzarla per quel che era.
E
cos’era, veramente, Alexis Potter?
Una
bambina, ancora. Minuta, fragile, con la pelle lattea, i capelli neri
perennemente
scompigliati, il naso piccolo e le labbra morbide.
E
poi gli occhi.
Quello
sguardo verde smeraldo che l’aveva incantato sin dalla prima
volta che i loro
occhi si erano fortuitamente incontrati.
Quelle iridi avevano
brillato anche nell’oscurità dei cunicoli della
Gringott.
Draco
Malfoy chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso,
poggiando le spalle
contro il tronco dell’albero. Prese un profondo respiro e poi
la raggiunse.
Alexis
era persa nei suoi pensieri quindi non sentì i passi leggeri
di qualcuno farsi
sempre più vicini. Solo quando un’ombra scura le
si disegnò addosso,
circondandola, allora si riscosse e sollevò il viso. Lo fece
lentamente, come
se non ci fosse alcuna fretta.
Come se sapesse già di
chi era la figura che torreggiava su di lei.
Alzò
lo sguardo fino ad incontrare il viso impassibile di Draco Malfoy.
Si
fissarono per qualche silenzioso istante; solo il rumore flebile del
vento e il
fruscio delle foglie della Quercia interrompevano la quiete apparente
che si
era instaurata tra di loro.
Senza
dire nulla e senza mai distogliere lo sguardo, Alexis si
alzò piano da terra,
in modo da poterlo guardare meglio in viso.
Il silenzio che li
avvolgeva era qualcosa di pesante ed opprimente, che nessuno dei due
sarebbe
riuscito a sopportare ancora a lungo.
Dovevano parlare.
Dovevano comunicare.
Fare qualsiasi cosa.
Ma non ci riuscivano.
Se
ne rimasero semplicemente così, per lunghissimi minuti, uno
di fronte all’altra,
taciturni, immobili e mai così distanti.
Alla
fine, fu Draco a prendere in mano la situazione.
Non ce la faceva più.
Alzò
entrambe le mani in segno di resa e senza mai smettere di guardarla
dritta
negli occhi – quelle iridi che gli facevano sempre dolere il
petto in maniera
insopportabile - fece un passo all’indietro.
Alexis
rimase ferma e non fece niente per cercare di fermarlo.
-
Mi arrendo. – mormorò alla fine,
con
un sussurro stanco e doloroso. – Stare
con te è troppo difficile. Io ti amo, davvero. Ma tu hai
troppi segreti da
nascondere ed io non riesco a sopportarne il peso.
– dichiarò e nella sua
voce non c’era stato il minimo cenno di esitazione.
Draco Malfoy era sempre
stato così: spaventosamente bravo a nascondere ogni sua
emozione. Dannatamente
bravo ad indossare maschere e volti non suoi sopra il suo viso.
Maschere che Alexis era
riuscita lentamente a togliere ma delle quali lui si era adesso
riappropriato,
con una velocità che era decisamente dolorosa.
Dolorosa, come la
sensazione che le si era allargata nel petto: sentiva caldo dentro la
pelle,
come se un fiume di lava le si stesse muovendo all’interno
del corpo. E c’erano
tanti aghi che le si conficcavano nell’epidermide togliendole
la capacità di
respirare.
Si
fece coraggio e prese un profondo respiro, deglutendo e cercando di
inghiottire
quel groppo che adesso, enorme, le chiudeva la gola. Alla fine
annuì,
semplicemente.
-
Lo capisco. –
Ed era vero: lo capiva
davvero.
Avrebbe voluto trovare
la forza, dentro di sé, per ribellarsi alle parole di lui ma
c’era una parte di
lei che sapeva di essere nel torto. Che sapeva che lui aveva ragione e
che non
c’era più nulla a cui appigliarsi.
Prese
un altro respiro profondo e strinse le mani in due pugni, per farsi
forza.
-
Va bene così. – aggiunse, anche se in cuor suo
sapeva di star cercando di
convincere se stessa, più che lui. – Quanto tempo
mi dai per far scappare Luis?
–
Glielo
domandò così, a bruciapelo. Anche nella sua voce
non c’era alcuna inflessione.
A forza di stare con
Draco, aveva imparato ad essere un po’ Malfoy.
Draco
la fissò impassibile, le mani adesso inserite nelle tasche
dei pantaloni neri
che indossava.
-
Nessun tempo. – rispose, semplicemente.
Alexis
spalancò gli occhi, perdendo tutta la fredda compostezza che
era riuscita a
guadagnarsi.
-
Cosa?! Ma…! – cercò di protestare ma
lui non gliene diede il tempo.
Fulmineo,
accorciò nuovamente la distanza tra di loro, incombendo su
di lei. La afferrò
per le spalle e chinò il capo fino a ritrovarsi con il viso
alla stessa altezza
di quello di lei, poi inaspettatamente, annullò la distanza
tra le loro labbra e la baciò.
Fu
un bacio veloce ed urgente che riuscì a stordirla
immediatamente; non durò
molto e il modo in cui lui si allontanò fu brusco e le fece
male.
Draco
la fissò da quella ridicola distanza, con
un’occhiata seria e penetrante che la
mise subito a disagio. Poi, parlò di nuovo.
-
Io non dirò niente Alexis, te lo prometto. Ma è
l’ultima cosa che faccio per
te, non chiedermi nient’altro. Mai più.
– lo disse tutto d’un fiato, in un
sussurro velocissimo, quasi avesse paura di perdersi qualche pezzo per
strada tra
il coraggio che diventava sempre più debole e il timore che
opprimeva il suo
petto.
Alexis
deglutì e senza riuscire a dire nulla in risposta, si
limitò ad annuire.
Il groppo che adesso le
chiudeva la gola era enorme, come se qualcuno le stesse violentemente
premendo
le dita sul collo e stesse cercando di soffocarla.
Draco
la fissò per un altro istante solamente.
Voleva imprimerselo
nella mente.
Il suo viso.
La sua espressione.
I
suoi occhi.
Poi,
con un dolore che non aveva mai provato in vita sua e che gli stava
dilaniando
il petto dall’interno, sollevò una mano e fece per
accarezzarle una guancia con
la punta delle dita. Ma non la sfiorò nemmeno: il suo
braccio si abbassò
lentamente, insieme al suo sguardo.
Poi,
piano, Draco Malfoy si allontanò da Alexis Potter; le diede
le spalle e se ne
andò.
Passi dolorosi che lo
allontanavano sempre di più da lei.
Sempre di più
dall’amore.
Passi dolorosi che, con
ogni singolo incedere, calpestavano quel che ne restava della loro
storia.
E ne segnavano,
definitivi e dolorosi, la fine.
Alexis
rimase ferma a fissare il vuoto che il ragazzo aveva lasciato dietro di
sé.
Il vuoto che aveva
lasciato dentro di lei.
Era
stata forte e coraggiosa fino a quel momento ma adesso sarebbe
crollata, lo
sapeva.
E voleva farlo.
Voleva crollare.
Ne aveva quasi un
bisogno fisico.
Una
lacrima abbandonò i suoi occhi, ormai irrimediabilmente
umidi, e scivolò lungo
la guancia. Ne seguì un’altra, e
un’altra ancora. Le contò, per tenere la mente
occupata, fino a quando non divennero davvero troppe e decisamente
incontrollabili.
E
allora, finalmente, crollò.
Si
accasciò per terra e nascose il viso tra le braccia,
rimanendo semplicemente lì
a piangere tutte le lacrime e a singhiozzare tutto il respiro che
ancora aveva.
Non
voleva vedere nulla: solo il buio.
Quel nero.
-
Alexis…? Alexis, tesoro, smettila di piangere. Va tutto
bene.-
Era
stata una voce gentile a parlare, dolce, femminile ed estremamente
materna.
Sapeva perfettamente a
chi appartenesse.
Alexis
alzò il viso di scatto sottraendolo
dall’oscurità creata dalle braccia conserte
sull’erba, e i suoi occhi immediatamente trovarono quelli
caldi e rassicuranti
della sua dea: Lily. La
guardò
sorpresa, le labbra appena schiuse e gli occhi ora spalancati sul
visino ancora
arrossato dalle lacrime precedente versate.
C’era riuscita.
Era tornata nel suo
piccolo angolo di Paradiso.
Come avesse fatto,
sinceramente non lo sapeva, ma non aveva tutta questa fretta di
scoprirlo.
All’improvviso, si
sentiva calma e in pace con tutto il mondo.
Non ricordava più
nemmeno il motivo per il quale avesse pianto tanto.
-
L…Lily…- mormorò, ancora incredula.
La
sua dea personale le sorrise, rassicurante come sempre, e le
sfiorò il viso con
una di quelle carezze che riuscivano sempre a calmarla; era come se
lei, solo
attraverso quelle dita delicate, fosse in grado di infonderle un
grandissimo
senso di serenità.
Perché mai doveva stare
male?
Non ce ne era alcun
bisogno.
Nessuno meritava le sue
lacrime.
Già, nessuno… ma nessuno
chi?
Le sembrava di avere la
testa incredibilmente leggera, come se qualcuno avesse rimosso qualche
parte
importante della quale, adesso, non aveva più alcuna memoria.
E, stranamente, la cosa
non le importava.
Non voleva ricordare.
Ricordare era
doloroso.
Con
l’aiuto di Lily si rimise in piedi, asciugandosi le ultime
lacrime che ancora
tracciavano le sue guance. La bellissima donna, che era stata in
silenzio fino
a quel momento, si limitò a guardarla con
quell’affetto materno che era solo
suo e poi, delicata, la cinse in un abbraccio, stringendola forte a
sé.
Alexis
si lasciò andare contro quel petto morbido, che profumava di
buono…che
profumava di amore e di quella rosa rossa che, come sempre, se ne stava
lì
conficcata appena sopra il seno sinistro della sua dea personale.
Non aveva mai capito
come facesse a non darle fastidio.
Lily
le accarezzò i capelli per qualche altro minuto silenzioso,
poi si abbassò
appena per poterle poggiare il mento su di una spalla.
-
Hai ragione, piccola mia. – se ne uscì, con voce
morbida e vellutata, mentre
continuava a sfiorarle lentamente i capelli. – Ricordare
è doloroso. Perché farlo quindi?
–
Alexis
corrugò la fronte un po’ perplessa e poi si
strinse nelle spalle, socchiudendo
appena gli occhi e fissando ancora una volta la bella rosa rossa,
adesso vicina
al suo viso.
-
Già, perché farlo…?- ripeté
sotto voce, allontanandosi appena dall’abbraccio
della donna.
Adesso
aveva uno sguardo vacuo, concentrato solo su quel fiore inserito nel
petto
della dea.
Non sapeva perché, ma
aveva una gran voglia di toccarlo, di verificare che fosse vero.
Voleva sentire i petali
morbidi sotto i polpastrelli ed ubriacarsi di quel profumo dolciastro e
sottile
che, adesso, cullato dal vento leggero di quel suo personale Paradiso,
le
solleticava l’olfatto in maniera decisamente invitante.
Lily,
ancora una volta, sembrò leggerle nel pensiero
perché, dopo averle riposto una
ciocca di capelli dietro l’orecchio, le sorrise ancora e le
indicò il rosso
fiore sfiorandolo appena.
-
Sei sempre stata attratta dalla mia rosa. –
rimuginò e la sua voce delicata
aveva assunto una tonalità quasi soddisfatta, alla quale
Alexis, però, non fece
alcun caso.
La
piccola Potter si limitò ad annuire e a piegare il viso su
di un lato per poter
osservare il fiore da un’altra angolazione: più lo
guardava e più le sembrava
bello.
Ed invitante.
Lily
la guardò ancora, quasi la stesse attentamente studiando.
Poi, piano, si piegò
sulle ginocchia, lasciando che lo sfarzoso vestito nero che indossava
si
aprisse a cerchio intorno a lei.
-
Lo sai, Alexis: se vuoi, puoi prenderla. – le disse,
sorridendo gentile.
Solo
dopo quelle parole, Alexis sollevò il viso di scatto, fino
ad incontrare gli
occhi gentili della sua bellissima dea personale. Aprì un
po’ le labbra,
sorpresa, e la fissò per qualche secondo non del tutto
convinta.
-
Posso davvero…? – domandò dopo qualche
secondo di titubante silenzio.
Senza
aggiungere nient’altro, Lily si limitò a sorridere
e, con delicatezza, la prese
per mano e la guidò fino al suo petto, all’altezza
della rosa. Alexis scese di
nuovo ad osservare il rosso fiore poi, piano, allungò le
dita.
Stava
quasi per sfiorare uno dei morbidi petali, quando sentì un
urlo rabbioso e
disperato tuonarle nella testa.
-
ALEX! ALEX! TORNA DA ME! TORNA DA ME, TI PREGO! – urlava la
voce.
Spaventata,
Alexis ritirò la mano con un gesto brusco e si
guardò intorno allarmata.
Chi la stava chiamando
con tanta urgenza?
Spalancò
gli occhi e tornò a guardare la dea con aria angosciata: per
un solo istante le
sembrò che quel viso bellissimo e candido fosse distorto da
una smorfia di odio
e follia, che la rendeva brutta e…terrificante.
Alexis
non ebbe il tempo di fare nient’altro perché un
dolore lancinante le colpì la
spalla destra costringendola a chiudere gli occhi e a piegarsi su se
stessa.
Urlò ed urlò ancora, perché le
sembrava che qualcuno le stesse premendo un ferro
incandescente sulla pelle.
Sembrava
quasi che si stesse squagliando lentamente e dolorosamente. Non aveva
mai
sentito tanto male in tutta la sua giovane vita. Mai.
Gridò
e pianse disperata, fino a che l’oblio non la accolse di
nuovo tra le sue
braccia – e questa volta,
stranamente, erano
davvero rassicuranti.
{Una
goccia nell’oceano,
Un
cambiamento nel tempo,
Stavo
pregando affinchè potessimo finire con lo stare insieme.
Era
come desiderare la pioggia mentre stavo nel deserto,
Ma
ti sto tenendo più vicino che posso,
Perché
tu sei il mio Paradiso.}
(*)Vi
ricordo, come sempre, che questa storia è ambientata
durante “La Camera Dei Segreti”. Dopo le tante
pietrificazioni degli studenti
Lucius Malfoy e il Ministro della Magia, Cornelius Caramel, vanno ad
Hogwarts
per arrestare Hagrid – accusato di aver scatenato la bestia
misteriosa che
starebbe creando tanto scompiglio nella scuola. In quella stessa
occasione,
Lucius consegna a Silente un mandato, in cui viene dichiarato che il
preside
deve abbandonare Hogwarts.
*
Salve a tutte!
Finalmente, dopo uno dei
miei soliti e vergognosi ritardi, ecco per voi, come promesso nel
messaggio
privato, il capitolo 43 di “Un Particolare In
Più”!
Questa storia, come al
solito, procede a rilento, ma oramai mancano solo sette capitolo e poi,
potremmo finalmente scrivere tutte insieme la parola fine al fondo
dell’epilogo! Quindi, per le più dubbiose, non
avete nulla da temere: l’ho
detto tante volte e non mi stancherò mai di ripeterlo:
QUESTA
STORIA AVRA’ IL SUO
FINALE!
Beh, che dire?
Sono sicura che, in
questo momento, molte di voi – forse tutte! –
vorrebbero staccarmi la testa a
morsi: torno e in questo capitolo ne succedono davvero di tutti i
colori (e che
ci fosse una notizia positiva per la nostra Alexis! Litiga con Sirius,
si
lascia con Draco e poi…ebbene sì, non me ne sono
mica dimenticata: il sogno
misterioso è tornato e con lui, il Paradiso personale della
piccola Potter e la
sua Dea che, sempre più, assume volti di uno
strano…Demone? Mah, chissà; il
mistero del sogno sarà una delle ultime cose che
verrà svelata in questa fan
fiction, quindi dovrete pazientare ancora un po’, ma la
storia è quasi al suo
termine, quindi arriveranno presto – mi auguro! –
tutte le risposte ai vostri
dubbi!)
Per
chi segue la nuova
storia originale/romantica che ho cominciato a postare qui su EFP ormai
da
qualche settimana (Queens Park – Il viale dei sogni infranti;
la trovate
tranquillamente sul mio profilo), sa che ho cominciato ad adottare un nuovo metodo di risposta alle recensioni
che mi lasciate: lo faccio tramite dei
video che poi posto, regolarmente, sul mio canale YouTube!
Dal momento che questa
idea ha avuto parecchio successo e sembra divertire voi lettrici, ho
deciso che
utilizzerò questo metodo anche per rispondere a tutte le
gentilissime ragazze
che, da adesso in poi, mi lasceranno un commentino sui nuovi capitoli!
:3
Un
motivo in più per recensire, non vi pare?
Beh, detto questo, io
direi che è arrivato il momento di salutarvi!
Spero che il capitolo –
nonostante il clima di tensione che si respira – sia stato di
vostro
gradimento: si accettano pomodori in faccia, fischia di disprezzo e
quant’altro…solo, per favore: niente oggetti
contundenti! In fondo, è Natale,
no? **
Or
dunque, questo capitolo è il mio personalissimo
regalo di Natale per tutte voi!
Se
volete fare un
regalino anche alla sottoscritta, basterà qualche parola in
un commento,
saranno tutti apprezzatissimi!
Vi lascio alcuni links,
dove
potrete raggiungermi:
Gruppo
su Facebook (per richiedere
l’accesso, basta cliccare sul
pulsante “Richiedi di iscriverti”! Qui dentro
posterò tutte le news riguardanti
“Un Particolare In Più” e tutte le mie
altre storie; spoilers, immagini
grafiche e molto altro ancora! Inoltre, è un luogo dove
tutte quante potrete
scrivere ciò che volete, scambiare opinioni varie e fare
amicizia! Se vorrete
raggiungere me e le dolcissime Fanciulle che già si sono
iscritte, ne sarò più
che onorata!)
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Queens
Park –
Il viale dei sogni infranti
E con questo, è
davvero
tutto gente!
Alla prossima (:
Vostra affezionatissima Giulia.
|
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Capitolo 43 *** L'ultimo addio ***
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XLIII
L’ultimo addio
-
Avanti, Alex… svegliati, ti prego…-
Luis
Cabrisk se ne stava seduto su di uno sgabello, accanto ad uno dei
lettini
dell’infermeria dove, adesso, era stata adagiata colei che
era da tutti
conosciuta con il nome di Alexandra Black; le stava tenendo una mano
tra le
sue, congiunte quasi nel tipico gesto della preghiera, e le stava
mormorando
quelle parole sulle dita da almeno un’ora.
Dopo
averla lasciata in malo modo sulle rive del Lago Nero, quella mattina,
non
aveva fatto altro che pensare a lei e alla loro assurda litigata: che
cosa gli
era preso, per comportarsi in quel modo? Da quando era tornato ad
Hogwarts, non
era più lo stesso: gli sembrava di essere tornato il giovane
scapestrato di un
tempo, con la differenza che, adesso, riusciva a vedere chiaramente
cosa era
giusto e cosa era sbagliato.
E i suoi comportamenti
erano decisamente sbagliati.
Era come se conoscesse
la differenza tra giusto e sbagliato…solo che preferiva
sbagliare.
Lo
sentiva, ogni volta che parlava, ogni volta che agiva in un determinato
modo;
dentro di sé, lo sapeva, eppure c’era qualcosa di
incontrollabile, nella sua
mente, che lo spingeva ad procedere in quel modo sconsiderato.
Le cose avevano
cominciato a peggiorare sin dal suo arrivo ad Hogwarts.
Sin da quando aveva
cominciato a prendere la Pozione Dell’Età che
Piton gli rifilava almeno una
volta alla settimana…
Già, la Pozione
Dell’Età…
Era stato come un
campanello d’allarme nella sua testa, quella rivelazione
improvvisa…
Come aveva fatto a non
pensarci prima?
Sirius
aveva passato tutta la giornata in biblioteca, alla ricerca di
informazioni
sulla bevanda che Mocciosus gli
stava
propinando e, solo a pomeriggio inoltrato, aveva scoperto quella cruda
e
maledetta verità…
“La Pozione Dell’Età
ha
effetti solamente sull’aspetto fisico della persona che
l’assume e
ringiovanisce il corpo solo per una durata di ventiquattro ore. Basta
un solo
sorso per ritornare più giovane di almeno dieci anni. Se si
desidera
ringiovanire anche la mente, allora un solo ingrediente va aggiunto
alla
miscela: una spruzzata di polvere di ali di farfalla…Ha un
sapore estremamente
dolce, ma bisogna stare attenti alla
quantità…”
Era
questo che recitava il decimo libro di Pozioni al quale aveva fatto
riferimento
e, in quel momento, tutto gli era stato dannatamente più
chiaro.
Piton stava aggiungendo
quell’ingrediente segreto per vendicarsi di lui.
Maledetto, viscido,
schifoso di un Mocciosus!
Oh, lo avrebbe detto a
Silente, questo era chiaro.
Ma prima lo avrebbe
fatto a pezzi con le sue stesse mani, su questo poteva starne certo!
Prima
di tutto, però, aveva voluto trovare Alexis e spiegarle la
faccenda: non poteva
permettere che le cose tra di loro rimassero così! Lui le
doveva una
spiegazione ed ora che ne aveva una plausibile, era quasi contento di
potersi
andare a scusare con lei.
Non vedeva l’ora di
stringerla di nuovo tra le braccia ed essere il conforto che le serviva
sempre
e costantemente.
Il
suo istinto canino lo aveva guidato immediatamente sulle rive del Lago
Nero, dove
era certo che l’avrebbe trovata; ma quando era giunto accanto
alla grande
quercia, gli si era fermato il cuore nel petto.
Alexis
era sì lì, ma era sdraiata a pancia in
giù, con alcune foglie che le coprivano
la schiena – segno che era rimasta lì per molto
tempo – e il viso nascosto tra
le braccia. Era corso immediatamente da lei, allarmato, e
l’aveva girata,
facendole poggiare la testa sulle sue gambe. Lei non si era svegliata e
il suo
viso, contratto da una strana e dolorosa sofferenza, si era limitato a
ciondolare su di un lato, inerme; aveva provato a chiamarla, a
schiaffeggiarla,
ma non c’era stato nulla da fare: sua figlia
non aveva mai aperto gli occhi.
Era
così che, disperato, l’aveva presa in braccio e,
correndo nel modo più veloce
che le sue gambe gli avevano consentito, l’aveva portata in
infermeria.
Madama
Chips, dopo aver fatto tutti i controlli necessari, aveva dichiarato
che la
Black aveva avuto solo un crollo psicologico e che, fisicamente, le sue
condizioni erano stabili. Comunque, se non si fosse svegliata entro
l’indomani
mattina, l’avrebbero trasferita al San Mungo, per fare tutti
gli accertamenti
medici.
Era
per questo che, adesso, Luis Cabrisk se ne stava accanto a lei con aria
torturata, aspettando – o sarebbe meglio dire sperando
– che Alexis decidesse
di riaprire gli occhi e tornare da lui.
Dopo
quelli che, per Sirius Black, furono i minuti più lunghi ed
interminabili della
sua vita, Alexis Potter mugolò nel sonno e poi, lentamente,
riaprì gli occhi.
Senza
dire una parola, il padrino si limitò a guardarla con
apprensione, mentre le
stringeva appena di più la mano tra le sue. La ragazza
sbatté le ciglia più
volte, disorientata, poi, finalmente, voltò il capo ed
incontrò gli occhi
rassicuranti di Sirius Black.
-
Sirius…-
mormorò piano, guardandolo
con aria adesso confusa.
-
Sono qui, piccola mia, sono qui. – sussurrò lui,
baciandole delicatamente le
dita e andando poi a sfiorarle la guancia con una carezza. –
E’ bello sentire
di nuovo la tua voce…per un momento, ho temuto che non ti
saresti più
svegliata…-
-
Che…che cosa? –
Alexis
corrugò la fronte e si guardò intorno,
cominciando a comprendere qualcosa solo
in quel momento: scrutò l’infermeria –
ormai fin troppo conosciuta – con
sguardo assente, mentre prendeva lentamente consapevolezza del fatto
che, di
nuovo, era finita all’ospedale scolastico.
-
Che cosa mi è successo, Sir…Luis? – si
corresse all’ultimo, ritornando
completamente alla realtà.
Si sentiva debole e
spossata, come se avesse percorso migliaia di chilometri, in una corsa
folle e
sfrenata.
Sirius
le sorrise appena, mesto, continuando ad accarezzarle i capelli.
-
Io…non lo so, Alex. – ammise, con un sospiro.
– Ero venuto a cercarti, per
parlarti e per scusarmi del mio comportamento e, quando ti ho trovata,
eri
stesa a terra, sulle rive del Lago Nero, ed eri priva di conoscenza. Tu
non
ricordi niente? –
Alexis
scosse la testa, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro
inferiore,
nervosa.
-
No, mi dispiace…Non mi sono resa conto di nulla. Non so cosa
sia successo.
Madama Chips che dice? – si informò, tornando a
guardarlo.
Sirius
si strinse nelle spalle.
-
Dice che, almeno fisicamente, è tutto a posto. Ha ipotizzato
che potresti aver
avuto un crollo psicologico e, in effetti, capisco che questo potrebbe
essere
colpa mia e…- fece una pausa e, questa volta, fu lui ad
abbassare lo sguardo. –
E mi dispiace, Alex. Lo sai che io non vorrei mai farti del male.-
Piano,
Alexis si mise a sedere e gli prese una mano tra le sue, un sorrisino
gentile
adesso le piegava le labbra.
-
Sì, lo so. – annuì, con fare
rassicurante, accarezzandogli il dorso con gesti
lenti e premurosi.
Lo sapeva che Sirius non
le avrebbe mai fatto del male.
Come sapeva che lui non
era un assassino.
Ed era questo il motivo
per cui aveva litigato con Malfoy.
Già, Draco…Se avesse
dovuto incolpare qualcuno, per il suo crollo psicologico, avrebbe
potuto
incolpare il suo ormai ex-fidanzato, e non di certo il suo padrino.
Anche se, in cuor
suo, sapeva che la colpa di tutta quella situazione era solo di se
stessa e di
nessun altro.
Alexis
sospirò e chinò il capo.
-
Lo so che tu non mi faresti mai del male e…nemmeno io te ne
farei mai. Ma
stamattina ero seria. – proferì, rialzando lo
sguardo e fissando il padrino
dritto negli occhi. – Devi andartene da Hogwarts. Questo
posto non è più sicuro
per te. Ti prego, ti prego: dammi ascolto, per questa volta!
– lo implorò
quasi, sporgendosi dal letto per prendergli il viso tra le mani e
fissarlo da
pochi centimetri di distanza.
Quegli occhi verdi,
quelle splendidi iridi di smeraldo, avevano sempre avuto la splendida
capacità
di parlare; e gli stavano parlando anche in quel momento, pregandolo di
andare
via, per il suo bene.
Per il loro bene.
Sirius
la fissò per qualche altro secondo, in silenzio; poi,
lentamente, la prese per
i polsi e la costrinse ad allontanare le mani dalle sue guance.
Intrecciò le
loro dita e le fissò con sguardo assorto; infine,
inaspettatamente, annuì.
-
Lo so. Hai ragione, Alex. Tu hai sempre ragione. – ammise,
tornando a guardarla
con un sorrisino dimesso. – Hogwarts non è
più un posto sicuro, per me. Ci sono
troppe persone di cui non posso e non
voglio più fidarmi. –
Il
riferimento a Mocciosus era chiaro
ma, non sapeva spiegarsi perché, non ebbe voglia di
confessarglielo. Se lo
sarebbe tenuto dentro, fin quando, un giorno, non avrebbe potuto
assaporare la
sua dolce vendetta.
-
Partirò domani notte, questa è una promessa.
Almeno per oggi, permettimi di
restare accanto a te. – le mormorò, avvicinandosi
al suo viso e lasciandole un
bacio sulla fronte.
Alexis
sorrise, sollevata, e gli circondò le spalle con le braccia,
stringendolo forte
a sé.
-
Ma certo. Grazie mille. Ti voglio bene, Sirius…- gli
mormorò, la bocca premuta
su di una spalla.
Sirius
la strinse forte a sé, coccolandola appena, e le
depositò un bacio su di una
tempia.
-
Anch’io, piccola mia, anch’io. E ricorda, non
importa cosa accadrà in futuro…io
sarò sempre qui. –
Sollevò
piano una mano e le posò l’indice sul petto.
All’altezza del cuore.
-
Sei sicura di stare bene? Magari dovresti restare in infermeria per
tutta la
notte, sai, per sicurezza. –
-
Sto bene, Felpato, non
preoccuparti.
–
Alexis
sorrise in direzione del padrino mentre, seduta sulla sponda del letto,
si
rinfilava le scarpe.
Sirius
la guardò dall’alto, le braccia conserte e le
spalle poggiate contro la parete.
La
ragazza si alzò e si sistemò il maglione e la
gonna della divisa, per poi
voltarsi verso Luis Cabrisk e tendergli una mano, che lui corse a
stringere con
delicatezza.
-
Non preoccuparti, starò bene. – lo
rassicurò, portandosi la mano ad una guancia
e premendosela contro di essa. – E poi…-
-
Sì, lo so. Devo proprio andare. – concluse Sirius
per lei, passandosi una mano
tra i lunghi capelli.
Alexis
sorrise ancora ed annuì, lasciandogli andare la mano solo
per potergli
circondare la vita con le braccia e poggiargli una guancia contro il
petto
ampio ed accogliente. Anche lui la strinse a sé, con
dolcezza, posando il mento
sopra la sua testa e cullandola appena.
-
Sarai al sicuro, vero? – gli domandò,
artigliandogli il maglioncino della
divisa.
Sirius
si chinò appena per poterle sfiorare una tempia con un bacio.
-
Ma sì, certo. –
-
E mi scriverai una lettera, appena sarai fuori pericolo? –
-
Ovviamente, piccola mia. –
Alexis
annuì ancora e rimase abbracciata al padrino per qualche
altro minuto, in
silenzio, semplicemente ad assorbire il suo calore e l’amore
che solo lui
sapeva trasmetterle.
Nemmeno
Sirius osò interrompere la quiete che era calata ad
avvolgerli, piacevole e
rilassante.
-
Sai…- disse però dopo qualche minuto, senza
smettere di cullarla. – Io non sono
come mi hai visto in questi giorni; non sono prepotente, irresponsabile
ed
attaccabrighe. Io…-
-
Lo so, Felpato, lo so. Non
c’è
bisogno che ti giustifichi, dico davvero. A me sta bene
così. Ti voglio bene
per quello che sei, non importa quanti aspetti della tua
personalità ancora non
conosco: tu sei tu, ed io ti accetterò sempre. –
lo interruppe Alexis,
sollevando il capo per poterlo osservare in viso.
Questa
volta fu Sirius a sorridere e sollevò una mano per poterle
accarezzare il
profilo del viso.
-
Quanto tempo nessuno mi chiamava con questo nome. –
mormorò, gli occhi blu
fissi in quelli della figlioccia persi in ricordi lontani.
-
E’ ora. – rispose semplicemente la ragazza,
sciogliendo piano l’abbraccio e
tornando a stringergli la mano.
Il
giovane Luis Cabrisk annuì e sospirò piano.
-
Appena tutta questa faccenda sarà risolta…Appena
saprò che sei di nuovo al
sicuro…- proferì Alexis, alzando il viso per
poterlo guardare direttamente
negli occhi. – Dirò ad Harry la verità.
Ho aspettato troppo tempo e le cose
sono diventate sempre più difficile e
complicate…Ma è giunto il momento di
rivelarmi per ciò che sono; lui merita di avere una famiglia
vera, qualcuno che
si prenda cura di lui esattamente come tu ti prendi cura di me.-
Sirius
sorrise, orgoglioso.
-
Cercherò di mettermi al riparo quanto prima, allora.
– disse semplicemente.
-
Saggia decisione. – lo schernì appena,
ridacchiando. – Allora, si va? –
Sirius
le prese la mano e le sfiorò le nocche con una serie di
piccoli baci.
-
Si va. –
Quando
uscirono dall’infermeria, l’atmosfera nei corridoi
bui di Hogwarts era
decisamente calma.
Forse anche troppo
calma.
Gli
androni, illuminati solo dalle debole fiammelle delle torce, erano
completamente silenziosi, come se qualcuno avesse applicato un
incantesimo Muffliato sull’intero
castello.
Alexandra
Black e Luis Cabrisk si muovevano furtivi, cercando di nascondersi tra
le ombre
ed evitare improbabili incontri scomodi.
Ma,
per tutto il secondo piano, non incontrarono proprio nessuno e la cosa
era
alquanto sospetta.
-
Non c’è nessuno in giro…-
osservò infatti Alexis, dopo aver attraversato
l’ennesimo corridoio vuoto. – Che ore saranno?
–
Sirius,
poggiato contro una parete, scosse la testa e sollevò appena
le spalle.
-
Non so…Ad occhio e croce direi che saranno le dieci o
giù di lì. – rispose,
lanciando un’occhiata fugace ad una delle finestre, oltre la
quale si
intravedeva una notte grigia, che prometteva nera tempesta.
Avanzarono
ancora lungo i corridoi, circospetti, fin quando non arrivarono sul
pianerottolo delle scale che conducevano al piano inferiore.
-
Strano…che siano già tutti nei dormitori? Sai,
con il coprif…- cominciò Alexis,
ma la sua considerazione venne interrotta da un brusio di sottofondo,
che
proveniva dall’altro lato del corridoio.
Sirius
la prese per un braccio e la trascinò nell’ombra,
mentre le faceva segno di
tacere. Poi, si guardò intorno e, silenzioso, raggiunse
l’angolo, oltre il
quale si sporse: sembrava che la maggior parte degli studenti rimasti
ad
Hogwarts – e non erano molti, visto che quasi tutte le
famiglie, dopo le
vacanze di Natale, avevano deciso di non mandare i figli a scuola,
visto il
pericolo incombente delle pietrificazioni – fossero
lì riuniti.
Tutti, notò Sirius con
una certa curiosità, stringevano
tra le mani le copie di quello
che sembrava un giornalino di Gossip.
Alexis
si sporse oltre l’angolo, facendosi largo tra il muro e il
braccio del ragazzo.
Osservò la scena, corrugando le sopracciglia fini con fare
perplesso.
-
Ma che sta succ…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
-
ECCOLI! LI ABBIAMO TROVATI! – urlò qualcuno alle
loro spalle.
Luis
Cabrisk e Alexandra Black sobbalzarono spaventati, mentre si voltavano
di
scatto: c’era un gruppo di ragazzi di Serpeverde, dietro di
loro, che
sembravano voler impedire che fuggissero.
Alexis
e Sirius osservarono la scena sempre più interdetti mentre,
istintivamente, lui
le si metteva di fronte, a modi protezione, e la spingeva appena
indietro.
Peccato che, adesso,
fossero circondati.
-
Che diavolo sta succedendo? – si informò Cabrisk,
con tono aspro, squadrando
gli studenti con un’occhiata minacciosa.
-
Il tuo sguardo fa proprio paura…- se ne uscì una
vocina sprezzante.
Alexis
non ci mise molto ad individuarne la proprietaria: era Pansy Parkinson
che, in
mezzo alle Untouchable Ravens,
aveva
sulle labbra un sorriso di oscuro trionfo; gli occhi scuri avevano una
nota
quasi malsana, mentre rifilava un’occhiata soddisfatta in
direzione della
Potter.
-…è
proprio quello di un assassino. –
concluse, sghignazzando freddamente.
Luis
Cabrisk si voltò a guardarla con espressione sorpresa e, dal
momento che quella
frecciata era arrivata in modo del tutto inaspettato, non
riuscì a dire nulla.
Alexis
spalancò gli occhi e la bocca, indignata.
-
Ma di che stai parlando?!? – sbottò, sporgendosi
da dietro le spalle di Sirius,
agitando un pugno nell’aria.
Il
ragazzo allungò un braccio e la bloccò,
premendole una mano all’altezza dello
stomaco e costringendola ad indietreggiare di nuovo.
Il suo cuore aveva
cominciato a battere frenetico contro le costole, mentre la
consapevolezza di
quello che stava succedendo lo colpiva con la devastante potenza di
Avada
Kedavra.
Sirius
deglutì, mentre serrava le mascelle e fissava lo sguardo in
quello derisorio di
Pansy Parkinson. Nessuno aggiunse nient’altro, fino a che
Charlie Liplose,
accanto alla Serpeverde, non lanciò una delle copie del
giornalino ai piedi
della coppia.
Alexis
la fissò interdetta poi, dopo aver rifilato
un’occhiata di sottecchi a Luis, si
chinò lentamente a raccoglierla: era una copia di Vanity Witch.
Si
rialzò, quasi al rallentatore, mentre girava il giornalino e
fissava la
copertina.
L’istante
successivo, i suoi occhi divennero enormi sul visino improvvisamente
pallido;
le spalle presero a tremare quasi convulsivamente e dalle labbra
uscì un sibilo
fioco, qualcosa che sembrava molto un “Oddio”,
ma nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza.
Un
secondo dopo, come se la rivista fosse diventata improvvisamente
incandescente,
la lasciò andare di botto e quella cadde in terra, rimanendo
lì, ai suoi piedi,
a fissarla.
Come l’emblema di tutte
le bugie dette fino a quel momento.
Il
titolo della copertina recitava:
“ALEXANDRA BLACK
E LUIS CABRISK NON
ESISTONO.
LORO SONO ALEXIS POTTER E SIRIUS
BLACK.”
Il
mondo prese a vorticarle intorno, mentre l’alba della
comprensione sorgeva
all’interno del suo petto, lenta e dolorosa, come un pugnale
incantato che, con
precisione, era andato a conficcarsi al centro esatto del suo cuore e,
adesso,
la sua ferita profonda stava lasciando la possibilità ad una
macchia di caldo
sangue di allargarlesi su tutto il petto.
Confusione.
Dolore.
Perdita.
Distruzione.
Ansia.
Pericolo.
Si
trovavano in una situazione di stallo e, sinceramente, non avrebbe
proprio
saputo come poterne uscire; nessuno dei due lo sapeva, troppo occupati
ad
assorbire la gravità di quel momento.
Li avevano scoperti e,
ormai, cercare un fioco tentativo di negare era del tutto inutile.
Lo sapevano bene.
Lo vedeva dalle
espressioni schifate, arrabbiate e decise di tutti i compagni di scuola
che,
adesso, radunati in cerchio accanto a loro, li stavano fissando con
un’intensità tale da sembrare volerli squagliare.
Alexis
si guardò intorno, in preda al panico, girando su se stessa
quasi
freneticamente: le sembrava che tutti si stessero avvicinando, la
stessero
stringendo in una morsa soffocante.
Non respirava bene.
I
suoi occhi ansiosi incontrarono la figura di Diamond Anne Cherin, che
la
fissava con un’espressione che definire semplicemente stupita
era il più grande
degli eufemismi; lo sguardo scuro era spalancato, così come
le labbra macchiate
di rossetto; continuava a passarsi una mano tra i capelli, rendendoli
sempre
più caotici, mentre l’altra stringeva la manica
del maglione di Theodore Nott
che, accanto a lei, la stringeva a sé con un braccio e
scuoteva la testa,
disgustato.
Confusione.
Alexis
si girò alla sua destra e, immediatamente,
incontrò le figure delle cinque Untouchable
Ravens: avevano espressioni
soddisfatte sui bei visi truccati; Coleen Careye, che era sempre stata
una
sorta di capo squadra, la guardava con un sopracciglio sollevato,
mentre si
stringeva nelle spalle, con un gesto che sembrava voler dire “Mi dispiace, ma ve la siete
cercata.”
Distruzione.
La
Potter deglutì e strinse gli occhi, scuotendo appena il capo
e, quando li
riaprì, questi si posarono sulla figura elegante di Blaise
Zabini e, quello che
vide le fece singhiozzare dolorosamente il cuore. Dapprima, il moro
Serpeverde
aveva fissato il giovane Sirius, con disprezzo e una certa
soddisfazione:
finalmente, il suo segretuccio era venuto a galla e adesso tutti
sapevano chi
era veramente.
Dolce vendetta.
Poi,
i suoi occhi di zaffiro erano scesi ad osservare la figura spaventata
della
ragazza che era al suo fianco e che, adesso, lo guardava con una sorta
di
smarrita impotenza. La fissò per qualche istante soltanto,
impassibile;
sembrava quasi che lei avesse il bisogno di dirgli qualcosa, di
spiegarsi, ma
lui non glielo lasciò fare.
Non si sarebbe più
lasciato ingannare da quel visino.
Alexandra Black, la
ragazza alla quale aveva imparato a voler bene come ad una sorella, non
esisteva più.
Non era mai esistita.
Era sempre e solo stata
l’ombra nella quale una bugiarda si era nascosta e
lui…lui non l’avrebbe
perdonata.
Blaise
distolse lo sguardo e tornò a posarlo su colui che si era
spacciato per un
nuovo studente di Grifondoro; incrociò le braccia al petto e
mise su un
sorrisino storto.
-
Alla fine la feccia viene sempre a galla.
– si limitò a considerare.
Dolore.
Gli
occhi blu di Sirius scintillarono nel buio del corridoio, mentre si
girava
lentamente a considerare Zabini, con uno sguardo che definire omicida,
questa
volta, sarebbe stato decisamente appropriato. Ma era ancora troppo
scosso per
riuscire ad avere una reazione completa, quindi si limitò a
fissarlo, mentre
teneva ancora Alexis al sicuro, dietro di sé.
Lei,
dal canto suo, continuava ad osservare la scena con frenesia: sembrava
quasi
impazzita. I suoi occhi non ci misero troppo a trovare la figura di
Draco
Malfoy e, in quel preciso istante, tutto il resto sembrò
svanire: la folla
attorno a lui divenne solo uno sfondo oscuro, nel quale lui, bianco dai
capelli, alla pelle, alla camicia, spiccava inesorabilmente.
Il
tempo sembrò fermarsi a quel momento: lo fissò,
le lacrime che ormai riempivano
quei pozzi di smeraldo; Draco non si mosse e si limitò a
guardarla con una
certa impotenza negli occhi grigi, carichi di tempesta. Sembrava
sconvolto,
proprio come lei; aveva i capelli biondi scombinati, le guance
chiazzate di
rosso e il fiato corto: sembrava quasi
che avesse corso per raggiungerli ma…fosse
arrivato troppo tardi.
Alexis
storse il viso in un’espressione insieme disperata e
dispiaciuta: aveva stretto
appena gli occhi, arricciato il naso e formato una specie di arco
deformato con
le labbra; piegò la testa su di un lato, scuotendola appena,
mentre le prime
lacrime, ad un suo battere di ciglia, cadevano sulle guance smorte.
Draco
spalancò gli occhi e strinse una mano in un pugno,
stropicciando la copia di Vanity Witch
che teneva tra le dita.
Si sentiva male
all’improvviso.
Non l’aveva mai vista
così…arrendevole.
Alexis Potter, la sua
Alexis Potter, si era sempre dimostrata una ragazza forte.
Niente e nessuno
sembrava poterla spezzare, nemmeno il peso di tutti i segreti che era
costretta
a portare sulle spalle.
E allora, adesso,
all’improvviso, cos’era cambiato?
Cosa la stava facendo
crollare?
E perché lui, non era
lì, ad impedirle di cadere e di farsi del male?
Non voleva vederla
piangere…Mai.
Draco
Malfoy deglutì, spaventato dalle sue stesse emozioni, e fece
un passo in
avanti, come se volesse raggiungerla.
Voleva davvero
raggiungerla e stringerla forte tra le braccia.
Voleva…
Perdita.
-
Giustizia. – un semplice sibilo bastò a
distogliere l’attenzione di Alexis da
Draco e a far arrestare quest’ultimo.
La
ragazza si voltò verso l’origine odiosa di quella
voce: Pansy Parkinson.
Aveva finalmente
ottenuto ciò che voleva.
Se
ne stava lì, di fronte a loro, con espressione altezzosa e
il sorriso
soddisfatto sulle labbra macchiate di rossetto.
Finalmente, era riuscita
ad annientare Alexandra Black.
Ops: forse sarebbe stato
meglio chiamarla col suo vero nome, Alexis Potter.
Pansy
Parkinson non era mai stata più soddisfatta in tutta la sua
vita: quella
mocciosetta da quattro soldi aveva osato portarle via la cosa
più importante,
il centro del suo mondo.
E lei, adesso, le aveva
portato via tutto il suo mondo.
Era uno scambio equo, in
fondo, no?
E adesso che tutti
sapevano la vera identità della Potter, era sicura che Draco
non si sarebbe più
fatto vedere in giro con lei; e sarebbe tornato, presto o tardi, tra le
sue
braccia Purosangue.
Alexis
la fissò, l’odio nello sguardo inondato dalle
lacrime, e, all’improvviso, capì.
La sera precedente,
dietro la porta della camera di Draco, c’era davvero qualcuno
che li spiava;
qualcuno che aveva sentito la sua dichiarazione disperata.
E quel qualcuno era
proprio Pansy Parkinson.
Alexis
avrebbe voluto replicare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ne ebbe la
forza.
Nella
sua testa c’era una confusione tale da renderle impossibile
qualsiasi
ragionamento.
Solo
una nozione girava vorticosamente nella sua mente: Sirius
era in pericolo.
-
Allora, perché non piangi con il tuo padrino,
adesso…- la schernì la Parkinson,
attirandosi gli sguardi di entrambi gli scoperti. – Prima che
lo portino ad
Azkaban per gli omicidi commessi! – e poi rise, sprezzante,
accompagnata da
qualche ochetta del suo gruppo e da alcuni ragazzi tonti di Serpeverde.
Solo allora, qualcosa
scattò in Alexis.
Si
protese oltre Sirius, la bacchetta spianata puntata contro Pansy.
Nei suoi occhi smeraldo,
ancora inondati dalla tempesta di lacrime, infuriava adesso un fuoco
minaccioso
d’odio.
-
Oooooh…- la prese ancora in giro la Parkison, incrociando le
braccia al petto e
facendosi forte di tutte le presenze al suo fianco. – Anche
tu hai manie
omicide, Potter? –
- SIRIUS NON
E’ UN ASSASSINO! – sbottò, allo
stremo della sopportazione, e la punta della sua bacchetta
scintillò
pericolosamente, riuscendo a togliere dal viso della Serpeverde
quell’espressione di superiorità.
-
Basta così, Alex…- la voce tranquilla di Sirius,
alle sue spalle, la fece quasi
sobbalzare.
Si
voltò a fissarlo, interdetta da tanta calma.
-
Ricordi: dobbiamo andare. Ora. – disse semplicemente, come se
fossero soli in
quel corridoio.
-
Che…? – mormorò lei, disorientata.
Sirius
la prese per mano e, senza lasciarla concludere, se la
riavvicinò.
-
Fidati di me. – sussurrò piano e poi si
girò, lanciando un’occhiataccia
velenosa al gruppo alla sua destra che, spaventato, si aprì
lentamente,
lasciando libero il passaggio.
Alexis
lo fissò completamente disorientata ma, l’attimo
dopo, il suo sguardo fu
catturato da una figura che, fino a quel momento, non aveva notato.
Harry Potter era lì, in
mezzo alla folla, e la stava fissando con espressione sconvolta.
Era deluso, amareggiato,
quasi troppo frustrato da quella scoperta improvvisa per essere davvero
arrabbiato.
Alexis sentiva le sue
emozioni – le emozioni di suo fratello
– attraversarle il petto come
dolorose scariche elettriche e gliele leggeva così
perfettamente in quegli
occhi di smeraldo.
Occhi che, esattamente
come i suoi, sapevano sempre parlare.
La…odiava…?
Sì, c’era un punto
interrogativo alla fine della affermazione, seppur debole.
Era come se, anche lui,
dovesse ancora prendere piena coscienza di quello che era successo.
Alexis
lo guardò, gli occhi nuovamente gonfi di lacrime.
-
Harry…- soffiò dolorosamente, guadagnando un
passo verso di lui.
Adesso, sembrava
completamente persa.
Sirius
osservò la scena per un solo istante poi, più
lucido di quanto non si sarebbe
mai ritenuto, diede un piccolo strattone alla mano di Alexis e la
costrinse a
prestargli nuovamente attenzione.
-
Non ora, Alex. E’ tardi. Noi dobbiamo…- e senza
concludere la frase, la
trascinò via, sotto lo sguardo incredulo, schifato e
accusatorio degli studenti
rimasti ad Hogwarts.
-
SCAPPATE PURE, MA NON POTRETE NASCONDERVI A LUNGO: GLI AUROR STANNO
ARRIVANDO E
CON LORO I DISSENNATORI! E VENGONO PER TE, SIRIUS BLACK
L’ASSASSINO! –
L’urlo
di Pansy Parkinson si disperse nel silenzio del corridoio,
accompagnando quella
che, ora, era diventata la loro fuga.
Una fuga disperata.
Correvano
da parecchi minuti ormai e Alexis non aveva la più pallida
idea di dove fossero
diretti; la sua mano era ancora stretta tra le dita di Sirius, che la
guidava
in passaggi oscuri e segreti del castello che a lei non era mai
sembrato di
percorrere.
Ma, in quel momento, non
erano certo i meandri più nascosti di Hogwarts a
preoccuparla.
Aveva
tanti di quei pensieri nella mente, che le sembrava quasi di svenire; e
si
sarebbe volentieri lasciata cadere in un oblio ben più
piacevole di quella realtà, ma non poteva proprio farlo:
doveva continuare a correre e doveva farlo
per Sirius Black.
Dopo
quelli che sembrarono secoli passati a correre, Luis Cabrisk si
fermò di botto
alla fine di un corridoio e lei, colta di sorpresa, gli si
scontrò sulla
schiena, senza riuscire a frenarsi. Lui non sembrò
accorgersene, comunque,
mentre studiava la situazione con sguardo acuto.
-
Sir…Che succ…?- cominciò a domandare,
disorientata.
-
Ssssssh…Deve essere qui…- mormorò lui
tra sé e sé.
Alexis
lo fissò sempre più confusa ed allarmata, mentre
si lanciava occhiate
circospette tutto intorno, aspettandosi di veder comparire Auror ed
insegnanti
all’improvviso.
Come avrebbe fatto se avessero
davvero catturato Sirius e lo avessero portato via, ad Azkaban?
No, non voleva nemmeno
pensarci.
Senza
mai lasciarle andare la mano, Sirius cominciò ad
attraversare quell’ultimo
corridoio, ma questa volta lo fece con passo lento e per nulla
sbrigativo.
Silenziosa, Alexis lo seguì, docile come un Thestral, e non
fece domande
neanche quando lui, arrivato al limitare del passaggio, fece
dietro-front e
ripercorse l’intero corridoio. E ancora non disse nulla
neanche quando ripetè
l’intera operazione per ben tre volte.
Alla
fine, non ci fu più bisogno di domande: al terzo passaggio,
una maestosa porta
apparve dal nulla, intagliandosi all’interno delle pietre del
muro alla loro
destra.
Alexis
rimase a fissarla con occhi spalancati e Sirius si limitò a
tirare un piccolo
sospiro di sollievo.
-
Eccola…- sussurrò.
-
Sirius…Ma che…? –
-
Non fare domande…Entriamo, svelta. – fu
l’unica cosa che le disse, mentre la
sospingeva verso la porta.
L’uscio
si aprì automaticamente e loro si infilarono
all’interno di quella stanza
segreta. Non appena le ante della magica porta si chiusero alle loro
spalle,
l’ingresso scomparve totalmente, lasciando il corridoio del
settimo piano di
nuovo vuoto.
Nessuno sarebbe stato in
grado di trovarli.
C’era
solo una luce fioca che illuminava la grande sala nella quale si
trovavano. Milioni
di scaffali ripieni
di cianfrusaglie e polvere: questo era il contenuto della stanza.
Alexis
si guardò intorno, disorientata. Era troppo sconvolta dagli
ultimi avvenimenti
per poter formulare un qualsiasi tipo di pensiero concreto.
-
Qui saremo al sicuro per un po’…- disse Sirius,
avanzando lentamente e
scrutandosi intorno con occhio vigile.
Alexis
non lo sentì neanche. Da quando erano entrati, non si era
mossa di un solo
millimetro. Se ne stava là, in piedi, dando le spalle alla
parete dalla quale
si erano addentrati nella stanza, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Erano nei guai.
Oh, eccome se erano nei
guai.
Non aveva idea di dove
fossero finiti e di quanto quella stanza vecchia e polverosa avrebbe
potuto
proteggerli, ma prima o poi sarebbero dovuti uscire da lì e
allora…avrebbero
dovuto affrontarne le conseguenze.
Tremò
al solo pensiero, socchiudendo gli occhi e prendendo un respiro
talmente
profondo che fu costretta a buttare fuori l’aria
l’istante successivo.
Sirius,
che aveva cominciato a camminare avanti ed indietro, non esente lui
stesso da
quei pensieri che turbavano la mente della sua giovane figlioccia, si
girò a
guardarla: Alexis era scossa da minuscoli brividi e il suo sguardo,
arrossato
dal pianto e ancora inondando da qualche lacrima ostinata, era fissato
su di un
orizzonte lontano e doloroso. Non fece in tempo a dirle assolutamente
nulla,
perché all’improvviso, lei cadde in ginocchio,
come se un peso enorme le si
fosse poggiato sulle spalle e lei, che era sempre così
piccola e fragile ai
suoi occhi, non era riuscita a sostenerlo.
E, in effetti, era
davvero così.
Quale peso più grande
esiste al mondo di quello di bugie e verità celate?
-
Alexis?! – Sirius corse immediatamente da lei e le si
inginocchiò accanto,
circondandole le spalle con un braccio. – Che
cos’hai? Ti senti male? –
Alexis
socchiuse gli occhi e chinò il capo; entrambe le mani
corsero a coprire gli
occhi, dai quali ancora altre lacrime fuoriuscivano ora copiose. Scosse
la
testa, infilandosi le dita nei capelli ormai scompigliati e privi di
qualsiasi
forma.
-
Abbiamo sbagliato tutto…Ho sbagliato tutto…-
mormorò tra i singhiozzi. – Me lo
merito…Tutto quanto…Sono una persona
orribile…-
Sirius
la fissò a pochi centimetri di distanza, senza sapere cosa
fare o cosa dire.
Era paralizzato da una serie di emozioni contrastanti tra di loro, che
gli
facevano desiderare quasi di morire.
Se lui fosse morto,
forse Alexis avrebbe avuto una vita diversa.
Magari non migliore, ma
non sarebbe stato costretto a vederla soffrire in quel modo di continuo.
Si era sempre illuso di
averle reso la vita più semplice, sottraendola al suo
destino, separandola da
suo fratello, dal suo mondo e da quella dura realtà.
Ma forse, la campana di
cristallo dentro la quale l’aveva nascosta per tanto tempo,
illudendosi di
regalarle una vita più semplice, adesso era semplicemente
andata in frantumi e
lei, che era stata rinchiusa lì dentro senza alcuna
possibilità di scappare,
adesso era l’unica a venire davvero ferita dalla miriade di
piccoli frammenti
di vetro, che le si riversavano addosso in una pioggia di bugie,
falsità e
terribili pene.
La
abbracciò, stringendola forte a sé,
perché era l’unica cosa che, in quel
momento, Sirius sentiva di poter fare.
L’unica cosa giusta da
fare.
-
Sta’ tranquilla, Alexis…Vedrai che le cose si
sistemeranno…- le sussurrò
all’orecchio, cercando di tranquillizzarla.
Non
sembrò funzionare, perché Alexis gli
artigliò la camicia tra le dita sottili e
scosse energicamente la testa, strusciando la fronte contro il petto
che la
stava dolcemente accogliendo.
-
No, Sirius, non è vero! Niente andrà bene!
– sbottò, allo stremo delle forze;
alzò il viso per poter guardare il padrino dritto negli
occhi: quello che lui
vide fu la disperazione concreta di quelle convinzioni che, ora
più che mai,
coloravano quelle tempestose iridi di smeraldo. –
E’ finita. Abbiamo mentito
per tanto tempo e adesso non è rimasto più nulla
da salvare! Ammesso che tu
riesca miracolosamente a scappare, niente sarà
più come prima! Forse, non
potremo neanche più vederci, perché ora che
sanno…gli Auror verranno a cercarti
più numerosi ed ostinati che mai! Ed utilizzeranno ogni
mezzo per
scovarti…utilizzeranno me! –
Sirius
la fissò, sentendosi impotente contro quel fiume di parole
che, per quanto
assurdamente male facessero, purtroppo per loro raccontavano solo il
vero.
Avrebbe
voluto stringerla di nuovo a sé, cullarla dolcemente tra le
braccia e
sussurrarle all’infinito che tutto si sarebbe risolto, che
tutto sarebbe andato
per il meglio.
Ma non poteva: era ora
di smetterla con le bugie.
E quelle parole di
conforto che avrebbe voluto rivolgerle, altro non erano che patetici
tentativi
di nascondere quella che era, ormai palesemente, la cruda
realtà.
Probabilmente, niente
sarebbe andato per il meglio, da quel momento in poi.
Niente.
Anche se, a volte,
solo toccando veramente il fondo del baratro si può tentare
una quanto mai
miracolosa e coraggiosa risalita verso l’aria.
Alexis,
senza sapere più cosa aggiungere, si accasciò
semplicemente contro il petto di
Sirius e continuò silenziosamente a piangere. Sirius riprese
a coccolarla con
quell’affetto paterno che sempre le rivolgeva, in ogni tipo
di situazione.
Quell’affetto paterno
che a lei era mancato come l’aria da quando era arrivata ad
Hogwarts, mesi
prima.
Quell’affetto paterno
che aveva ritrovato da poco, ma del quale avrebbe mille e mille altre
volte
preferito sentire ancora la mancanza, perché questo avrebbe
significato che
Sirius sarebbe stato lontano da lì, al sicuro.
Ma questa, purtroppo,
non era la realtà.
Nella realtà, in quel
presente che Alexis stava tanto odiando, tutto era andato a rotoli.
Tutto.
Aveva distrutto ogni
cosa.
Con
Harry…Oh, non avrebbe mai dimenticato l’occhiata
di puro sgomento che le aveva
lanciato nel corridoio: aveva la chiara espressione di chi si sentiva
tradito e
umiliato dal suo migliore amico.
Da sua sorella.
E
non poteva di certo biasimarlo se adesso lui la odiava.
Alexis
stessa si odiava da sola per quel che aveva fatto e lo sapeva benissimo
di non
poter più sperare nel perdono di nessuno.
Non
in quello di Harry, fratello che aveva tenuto ostinatamente
all’oscuro della
sua vera identità, nonostante conoscesse perfettamente il
suo bisogno viscerale
di avere qualcuno da poter chiamare famiglia.
Non
in quello di Blaise Zabini, che con il suo sguardo vuoto e privo di
compassione
era stato in grado di trasmetterle tutto il disprezzo che adesso
provava nei
suoi confronti.
Non
in quello di Diamond Cherin, fidata amica che l’aveva sempre
protetta e che si
era sempre preoccupata per lei, ricevendo in cambio solo tante bugie e
poca
considerazione.
E
di certo non poteva sperare nel perdono di Draco Malfoy, lui che aveva
saputo
accettarla, nonostante tutte le sue bugie e i suoi segreti, quegli
stessi
segreti che, inevitabilmente, lo avevano allontanato e che mai
più lo avrebbero
ricondotto da lei.
Forse, a quel disastroso
punto, la soluzione migliore sarebbe stata…
-
Alexis, dovresti venire via con me…-
Improvvisa,
come un fulmine a ciel sereno, quella proposta che aveva solo vagamente
sfiorato la sua mente, era stata pronunciata proprio dal suo padrino.
Alexis
alzò il viso di scatto, gli occhi ancora velati dalle
lacrime erano ora
spalancati sul visino arrossato. Lo fissò, come se
all’improvviso avesse visto una seconda testa di Troll
spuntargli da una spalla.
-
Che cosa…? –
Il
sussurro fioco della sua domanda si disperse nel vuoto, aleggiando tra
di loro
come una nebbiolina densa e fastidiosa.
Sirius
la fissò e all’improvviso non c’era
più alcuna traccia di dubbio nei suoi occhi
scuri.
-
Vieni via con me. – ripetè, con una
tranquillità che Alexis, in quel preciso
istante, trovava del tutto fuori luogo.
Andare via…con Sirius?
-
Ma come…? – mormorò ancora lei, come se
non fosse più in grado di formulare una
frase completa e di senso compiuto.
La
testa le stava vorticando pericolosamente e tutti quegli assurdi
pensieri che
ora l’affollavano sembrava star cercando di spingere contro
le pareti del suo
cranio, come se volessero definitivamente sfondarlo.
Alexis
ringraziò di essere già in ginocchio, altrimenti
sarebbe rovinosamente
scivolata al tappeto, come una triste marionetta privata dei suoi
preziosi fili.
Sirius
la osservò in silenzio per qualche minuto, come se avesse
capito di doverle
lasciare il tempo di assorbire quella proposta che, lui per primo
doveva
ammetterlo, appariva decisamente assurda.
Eppure, completamente
plausibile.
Sollevò
una mano e le sfiorò i capelli, spostandole le ciocche
disordinate da davanti
agli occhi.
-
Pensaci, Alex…Non dovresti più pensare a nulla.
Non dico che sarebbe una vita
facile, non potrebbe mai esserlo. Saremo costretti a scappare e a
nasconderci e
non avremo mai certamente un attimo di pace. Dovremo vivere alla
giornata,
però…staremo insieme. Tutto tornerà ad
essere come prima che arrivassi ad
Hogwarts…solo tu ed io e nessun altro. Non posso prometterti
una vita felice,
né mi arrogo il diritto di assicurarti che starai meglio con
me che qui o con
tuo fratello, però ti prometto di darti il meglio delle mie
possibilità; non ti
farò mai
mancare nulla e sarò per te
tutto ciò di cui avrai più bisogno, in ogni
momento della tua vita. –
Alexis
continuò a fissarlo con sguardo allucinato, come se non
riuscisse a capire una
sola parola di quel che Sirius le stava dicendo.
Le stava davvero
chiedendo di lasciare tutto quanto…?
Poteva lasciare tutto e
tutti?
Doveva…?
-
Alexis, vieni via con me. –
La
notte era nera come l’oscurità più
densa e le nuvole minacciose si avvicinavano
velocemente, annunciandosi cariche di pioggia.
-
Allora, sei proprio sicura? Pensaci bene, Alex…da qui non si
torna più
indietro.-
Luis
Cabrisk, ormai decisamente invecchiato nel corpo di quello che, ora
tutti lo
sapevano, era Sirius Black, se ne stava cavalcioni di una vecchia scopa
da
corsa che sicuramente aveva visto periodi decisamente migliori.
Già fluttuava a
mezz’aria, lontano mezzo metro dal cornicione della torre di
astronomia.
Alexis
lo guardò dal basso e adesso c’era
l’ombra di un mezzo sorrisino sulle sue
labbra tristi.
-
Sì, sono sicura. – rispose, e dal tono della sua
voce non trapelò alcuna fonte
di incertezza: era ferma e convinta delle sue decisioni –
Io…devo rimanere. Ci
sono persone che ho deluso e alle quali devo delle spiegazioni.
Scappare
potrebbe essere più semplice ed una parte di me lo desidera
con tutto il
cuore…ma sento che non è la cosa giusta da fare.
Non per me, non per Harry.
Devo restare…-
Sirius
la fissò con ammirazione ed ora anche le sue labbra erano
piegate in un morbido
sorriso. Si spostò appena, giusto per poter allungare una
mano e sfiorarle il
viso con una carezza leggera.
-
Sei una ragazza coraggiosa, Alexis Lily Potter…i tuoi
genitori sarebbero
davvero fieri di te. E lo sono anch’io. –
Alexis
sorrise più ampiamente e coprì la mano di Sirius
con la propria, pigiandosela
contro la guancia.
-
Sirius…fa’ attenzione. –
mormorò, gli occhi nuovamente lucidi.
C’era un nodo in fondo
alla sua gola che quasi le impediva di respirare.
Il cuore batteva
frenetico nel petto, assordandola e chiedendo urgentemente ossigeno.
Lasciarlo andare via
ora…era un po’ come morire.
Non aveva la certezza
che lo avrebbe rivisto ancora, un giorno.
Le cose non sarebbero
mai più tornare come erano prima.
-
Anche tu…- le rispose, avvicinandosi ancora e prendendole il
viso con entrambe
le mani; le diede un bacio delicato sulla fronte, sinonimo di un tanto
dolce
quanto sofferto addio.
C’erano mille parole non
dette in quel gesto.
Mille parole che non
avevano bisogno di dirsi.
Loro sapevano già.
-
Ti amo, figlia mia…- (*)
A
quell’affermazione appena sussurrata sulla sua fronte, Alexis
sentì il nodo che
aveva in gola sciogliersi e scoppiò nuovamente in lacrime.
Gli lanciò le
braccia al collo, rischiando persino di farlo cadere dalla scopa, e lo
strinse
forte a sé.
-
Ti amo anch’io, Sirius…mi mancherai…-
Sirius
la strinse a sua volta, ma brevemente. La distanziò quasi
subito, tenendola
ferma per le spalle, e la guardò un’ultima volta.
Poi, senza aggiungere
nient’altro, si mise bene in sella alla scopa, si
girò e sparì nella notte
nera.
Alexis
rimase a fissare il vuoto davanti a sé per lunghissimi
minuti.
Il
panorama nero e desolato che aveva di fronte rappresentava decisamente
in modo
perfetto ciò che sentiva dentro al cuore.
Faceva male.
Faceva così male da non
riuscire più nemmeno a sentire il dolore.
Le
lacrime scorrevano sulle guance, infinite ed inarrestabili, e ormai non
riusciva più nemmeno a distinguere quali fossero gocce di
pianto e quali gocce
di quella pioggia che, già da qualche minuto, aveva preso a
scendere sul
castello in maniera torrenziale.
Alexis
si strinse le braccia al petto e si piegò appena su se
stessa, come se cercasse
di chiudersi a riccio; come se quello l’avrebbe aiutata a
sentire meno dolore.
Singhiozzava silenziosamente e le spalle tremavano in modo quasi
compulsivo,
coperte dalla massa di capelli neri ormai completamente zuppi.
Presa
dal suo dispiacere, non si accorse di un rumore leggero alle sua spalle.
Passi
incerti che calpestavano pozzanghere d’acqua, avvicinandosi
lentamente.
Solo
una voce, improvvisa e del tutto inaspettata, riuscì ad
attirare la sua
attenzione.
-
Alexis…? –
La
ragazza si girò di scatto, il cuore impazzito e gli occhi
spalancati. Occhi
che, immediatamente, andarono a posarsi sulla figura maschile davanti a
lei.
Schiuse la bocca e balbettò qualcosa. Alla fine, un solo,
fioco sussurro lasciò
le sue labbra.
-
Harry.-
(*) Il “Ti
amo” che Sirius e Alexis si dicono come ultimo
addio va interpretato per quel che è: amore di un padre nei
confronti di una
figlia; niente di meno, niente di più. Ho voluto chiarire
questo concetto per
evitare strane congetture su possibili storie d’amore tra
questi due: non
preoccupatevi, è impossibile e non accadrà mai.
*
E
rieccoci qui, finalmente.
Sono passati mesi lunghissimi dal mio ultimo
aggiornamento, ma la mia vita è stata davvero incasinata e
questa storia,
purtroppo, era l’ultimissimo dei miei pensieri…ora
le cose sembrano essere
tornate alla normalità e con l’estate piena ho
più tempo per me stessa e per i
miei hobby: così sono riuscita a concludere il nuovo
capitolo e spero che,
nonostante sia passato tantissimo tempo, voi siate ancora qui a leggere
e che
quel che avete letto vi sia piaciuto!
Siamo finalmente a -6 capitoli dalla fine di
questa storia apparentemente infinita e pian piano tutti i nodi vengono
al
pettine: siamo alla resa dei conti tra Alexis e Harry, ma ancora tante
cose
sono irrisolte e in questi ultimi capitoli vedremo sciolto ogni dubbio,
per cui
resistete ancora un po’ e vedrete la parola FINE alla
conclusione del
cinquantesimo capitolo! (:
AVVISO
IMPORTANTE: Chi
mi segue sul mio gruppo
di facebook (OneThousandStories)
probabilmente già lo sa, per le altre: ho
aggiornato con questo capitolo per
una decisione presa dopo aver fatto un sondaggio sul suddetto gruppo,
ma
riprenderò a postare questa storia regolarmente –
si spera- da Settembre!
Credo
che sia tutto!
Ci tengo come sempre a ringraziare tutte quante
per le parole che mi lasciate nelle recensioni, su facebook o per
messaggi
privati: non ho il tempo di fare un video per rispondere ai commenti
lasciati
sull’ultimo capitolo, perché è passato
tanto di quel tempo che sarebbe un po’
strano, ma da Settembre tornerò a rispondere ad ogni vostra
recensione tramite
video o, in alternativa, usando l’apposita funzione offerta
da EFP (:
Vi
voglio bene!
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Capitolo 44 *** Affrontare le conseguenze ***
~Un Particolare In Più~
A Stefy Salerno e a Rosa d'Aiello, che hanno continuato a seguirmi su facebook e a tempestare di "Mi Piace" e commenti ogni notizia relativa a questa storia.
A Bianca LH Curotto, che "e poi ci sono io che la so a memoria e me la rileggo ogni due mesi (...) ogni tot incomincio a sentire la mancanza di Alexis e degli altri personaggi, quindi mi butto di nuovo a leggere (: Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver incominciato a scriverla."
Ad Alexis Lily, che su facebook ha scelto questo nickname proprio in onore della mia Alexis.
E a te, che sei ancora qui con me, con Alexis, con Draco ed Harry e tutti i personaggi di questa storia.
Grazie.
Dal profondo del mio cuore: GRAZIE.
Capitolo XLIV
Affrontare le conseguenze
- Alexis…? –
La ragazza si girò di scatto, il cuore impazzito e gli occhi spalancati. Occhi che, immediatamente, andarono a posarsi sulla figura maschile davanti a lei. Schiuse la bocca e balbettò qualcosa. Alla fine, un solo, fioco sussurro lasciò le sue labbra.
- Harry.-
Furono minuti di silenzio interminabili quelli che aleggiarono tra i due fratelli Potter dopo quel debole sussurro. In una sola, singola parola, in quel nome bisbigliato appena, vi era impresso tutto quello che Alexis non avrebbe saputo dire, a quel punto. Il tono era stato sorpreso, ma carico di angoscia e di dispiacere, come se quelle due semplici sillabe volessero esprimere tutte le scuse e l’amarezza che provava in fondo al cuore.
Harry Potter rimase a fissare la sorella con espressione indecifrabile; gli occhi erano completamente nascosti, perché la pioggia aveva appannato le lenti dei suoi immancabili occhiali. Ma, comunque, nebbia sarebbe stato quello che avrebbe visto davanti a sé in quel momento in ogni caso.
La pioggia continuava a scorrere su di loro, violenta ed interminabile, e bagnava i loro vestiti, appiccicava i capelli ai loro visi e sembrava creare un solido muro che li teneva lontani, separati come mai prima.
Alexis aveva ancora le labbra socchiuse e respirava lentamente, cercando di controllare i battiti del suo cuore, ma era evidente che stesse perdendo quella battaglia. Alla fine, dopo quelli che sembrarono interminabili momenti di pura staticità, riuscì a muovere un solo, piccolo passo verso Harry.
- Harry, io… - cominciò, ma sembrò mancargli totalmente il coraggio, perché le altre parole, ammesso ce ne fossero, le morirono in gola, soffocate da un singhiozzo che le scosse violentemente il petto.
Non poteva farcela.
Inaspettattamente, anche Harry fece un passo verso di lei, ma, a differenza della sorella, non si fermò fino a quando non le fu di fronte, a pochi centimetri di distanza. La fissò, serio ed impassibile, ed Alexis fu costretta a sollevare il viso per poterlo guardare a sua volta.
Rimasero di nuovo in silenzio, a scrutarsi e studiarsi, non come se fossero due fratelli, ma quasi come se fossero due… nemici.
L’uno diffidente.
L’altra spaventata.
Alexis si umettò le labbra, anche se, effettivamente, non ce ne era alcun bisogno: erano già abbastanza bagnate a causa della pioggia che continuava ad abbattersi su di loro, come se cercasse di lavar via ogni peccato, ogni bugia… risultando però solo inutile e fallimentare.
- Mi… Mi… Mi… - sussurrò, ma ogni movimento della bocca sembrava doloroso e nessun’altra parola sembrava essere in grado di aggiungersi a quella piccola ed insignificante sillaba, ripetuta più e più volte.
Mi…
Che cosa voleva dire?
Mi dispiace, forse?
Mi puoi perdonare?
Mi ascolterai, mentre ti racconto la verità?
Mi vorrai ancora bene, dopo tutto questo?
Mi… odi?
Nessuna di quelle frasi, che tanto freneticamente le stavano vorticando nella testa, riuscì a lasciare le sue labbra. Ma non sarebbe successo nemmeno se ne avesse avuto davvero la forza, perché, all’improvviso, Harry si chinò su di lei e, semplicemente, la abbracciò.
Non disse nulla, nemmeno la guardò: si limitò a stringerle le braccia intorno alla vita e a premersela contro, come se avesse bisogno solo di ciò, in quel momento; non aveva voglia di sentire inutili parole o scuse banali: voleva solo abbracciare sua sorella, al resto avrebbe pensato poi.
Colta di sorpresa, Alexis se ne rimase immobile, in quella stretta confortante che, per la prima volta, la fece sentire davvero a casa; era calda e accogliente, come solo quella di Sirius aveva saputo essere prima di allora.
Forse, era la consapevolezza che Harry sapesse chi lei fosse davvero e quindi aveva un sentimento del tutto nuovo ad animare quel suo abbraccio.
O forse era solo lei che, libera dal peso delle sue menzogne, poteva davvero godersi l’affetto che quel petto ampio e caloroso sapeva adesso donarle.
E, in quel momento, non ci fu più alcuna pioggia, alcun vento, alcun freddo… c’erano solo loro due.
I fratelli Potter, finalmente riuniti.
Dopo qualche minuto, durante il quale Alexis aveva preso coraggio ed era riuscita a stringere il fratello a sua volta, fu proprio la ragazza ad interrompere il silenzio, non del tutto spiacevole a dire il vero, che si era creato tra di loro. Sollevò appena il capo, giusto per poterlo osservare in viso.
- Harry, io volevo dirtelo… davvero. E’ solo che… - cominciò, con un mormorio basso e dimesso.
Harry la fissò dall’alto, poi scosse la testa e le infilò una mano tra i capelli, spingendole il viso contro il suo petto e costringendola ad abbassare di nuovo il capo.
- Non ora, Alex. Non ora. – si limitò a risponderle, mentre le stringeva le dita sulla nuca, in un gesto di tenera familiarità. – Io… Non so se riuscirò mai a perdonarti per quello che mi hai fatto… E’ stato duro, per me, scoprire la verità in questo modo; insomma, mia sorella è stata sotto i miei occhi per tutto questo tempo ed io non me ne sono mai reso conto… mi sono persino invaghito di lei. Tutto ciò è umiliante… -
Alexis sentì un colpo al cuore per ogni singola parola detta. Le sue dita si artigliarono al maglioncino ormai zuppo del fratello e tremarono.
- Mi dispiace… Non avre… - cercò di scusarsi, ma ancora una volta, Harry la strinse forte a sé, impedendole di continuare.
- Non voglio le tue scuse. Ma devi capire che mi servirà del tempo… Lontano da te. Devo riflettere, ma non stasera. – si chinò ancora, avvolgendola completamente nel suo abbraccio e poggiandole il mento su di una spalla. – Per stasera, lascia solo che ti abbracci.-
Alexis avrebbe voluto dire mille cose, in quel momento, ma capì che, forse, era meglio tacere.
Così se ne rimase lì, a farsi stringere in quell’abbraccio fraterno.
Lasciando ad Harry la possibilità di ricevere, per la prima volta in vita sua, del calore famigliare.
Quando Alexis riaprì gli occhi si sentì riposata e leggera. Si stiracchiò pigra nel suo letto, godendosi il calore di quei raggi di sole magico che filtravano attraverso la finestra della camera da letto.
Posò la testa sul cuscino, sprofondando morbidamente, e socchiuse gli occhi.
Nello stesso istante, un pesante macigno le bloccò il respiro nel petto.
Dopo i primi attimi di smarrito benessere dato dal risveglio, il presente l’aveva investita con la forza di un uragano, costringendola nuovamente a spalancare le palpebre; con sguardo sbarrato, sentì il sangue defluire dalle sue guance e capì che doveva essere sbiancata all’improvviso; il cuore le batteva funesto in gola e contemporaneamente poteva sentirlo combattere contro le costole; le venne da vomitare e il mondo le vorticò attorno, rendendola consapevole di tutto ciò che era successo solo qualche ora prima: il suo più intimo segreto era stato rivelato ed ora tutti conoscevano la sua vera identità.
Nessuno l’avrebbe mai più chiamata Alexandra Black.
Nessuno avrebbe più temuto la sua presenza per via del suo cognome.
Tutti, ora, l’avrebbero vista come una sporca bugiarda che aveva ingannato il suo stesso fratello.
La perfida menzognera Alexis Potter, complice di aver lasciato fuggire l’assassino Sirius Black.
No! Sirius non era un assassino! E non avrebbe mai smesso di pensarlo né di difenderlo!
Mentre portava una mano ad artigliarsi la carne all’altezza del cuore, Alexis si chiese se non sarebbe stato meglio abbandonare tutto e andare via con Sirius… una parte di lei desiderava poter tornare indietro nel tempo e prendere quella decisione.
Ma, dentro di sé, sapeva quali erano i motivi che l’avevano spinta a restare.
Suo fratello, Harry Potter.
E Draco Malfoy.
Alexis si mise lentamente a sedere, passandosi una mano tra i folti capelli scombinati.
Lo aveva sempre saputo che un giorno avrebbe dovuto affrontare le conseguenze delle sue scelte… e quel momento era arrivato.
Avrebbe dovuto essere preparata, ma non lo era affatto.
Respirò a fondo e a lungo, cercando di arginare il dolore della consapevolezza e della preoccupazione che le attanagliavano la bocca dello stomaco e le si infilavano sotto pelle come mille aghi acuminati.
Quando la porta del bagno si aprì e Diamond si introdusse nella camera, Alexis alzò lentamente lo sguardo per osservarla. La compagna le riservò solo un’occhiata veloce, poi si voltò e cominciò a rovistare in modo brusco nel suo armadio.
Alexis avrebbe voluto salutarla e aprì persino le labbra per fare un tentativo, ma da esse non uscì altro che un fioco sospiro. Che cosa mai avrebbe potuto dirle?
Mi dispiace di averti mentito?
Mi dispiace di non essere la persona che credevi io fossi?
Possiamo ancora essere amiche?
Sapeva che le sue parole non sarebbero servite a molto e, in certe occasioni, forse la cosa migliore da fare è semplicemente tacere e lasciare che il tempo scorra e le ferite si rimarginino da sole.
Alexis si alzò dal letto e senza dire nulla si infilò nel bagno.
L’atmosfera in Sala Comune non era certo migliore di quella che aveva respirato in camera sua e ancor peggiore sarebbe stata quella dell’intero castello.
Alexis varcò la porta del dormitorio e non appena mise piede nella stanza di ritrovo dei Serpeverde tutti gli occhi corsero su di lei. Se ne rimase ferma solo per qualche istante, respirando piano e cercando di arginare il dolore che era tornato a gonfiarle il petto. Strinse le mani in due pugni e alzò coraggiosamente il viso, senza guardare nessuno in faccia.
Avanzò con passo sicuro in mezzo ai compagni della sua casata, mentre tutt’intorno a lei si accendeva un brusio fastidioso e concitato: stavano parlando di lei, l’additavano, l’accusavano.
Alexis cercò di ignorare ogni parola, ogni frecciatina, ma fu costretta a fermarsi quando i suoi occhi incontrarono la figura sempre elegante di Blaise Zabini.
La fierezza del suo sguardo di smeraldo si spense in un istante e le parve che il tempo si congelasse ed ogni altro suono o figura scomparisse: al centro di un nero senza confini, vedeva solo Blaise.
Il ragazzo ricambiò il suo sguardo e in un primo momento parve sorpreso di vederla, come se non si fosse aspettato di incontrarla ancora.
Era così doloroso, averla lì, davanti agli occhi, e vederla sempre uguale, con il visino pallido e l’espressione triste, che sempre avevano acceso in lui il desiderio di proteggerla.
Eppure, quella ragazza che aveva di fronte non era più la sua amica Alexandra Black… non lo era mai stata.
Alexis fece un passo verso di lui, come se volesse raggiungerlo, e forse fu in procinto di dire qualcosa, di scusarsi, di giustificarsi, ma l’occhiata di totale indifferenza che Blaise le rivolse la costrinse a fermarsi e a desistere da qualsiasi intento.
La disprezzava.
Blaise Zabini la disprezzava e non aveva alcuna remore di farglielo capire.
L’istante dopo, il ragazzo le diede le spalle con un gesto di altezzoso disdegno e non la vide precipitarsi fuori dalla Sala Comune con le mani a coprirsi il volto.
Pansy Parkison scoppiò in una risata allegra e sprezzante, ma lo sguardo che Blaise Zabini le lanciò la costrinse a tacere di nuovo.
Draco Malfoy non era lì e Blaise non aveva la più pallida idea di dove fosse finito.
Alexis era accasciata contro una delle pareti in pietra dei corridoi bui dei sotterranei, lontana da occhi ed orecchie indiscrete; il viso, rigato da una miriade di lacrime, era coperto da entrambe le mani; le spalle sussultavano sotto la potenza di quei singhiozzi che le stavano lacerando il petto.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Continuava a ripetersi nella mente.
Passerà, tutto questo passerà.
Prima o poi tutti dimenticheranno.
Tutti perdoneranno.
Il rumore di passi severi che si avvicinavano la costrinsero a sollevare il viso dalle mani: i suoi occhi rossi incontrarono la figura ammantata di nero del professor Piton, che la osservò dall’alto con espressione impassibile.
Alexis si affrettò ad asciugarsi le lacrime, con gesti frettolosi, e chinò lo sguardo, sentendosi nervosa ed umiliata.
Piton l’avrebbe sgridata, le avrebbe detto che era disgustato da lei e dalle sue bugie, l’avrebbe trattata male, proprio come tutti gli altri, o forse anche peggio e avrebbe…
- Alexis? – la chiamò.
C’era una dolcezza improvvisa e del tutto inaspettata nella sua voce, cosa che la costrinse a rialzare nuovamente il capo.
Severus Piton le stava mostrando, sul viso pallido e inflessibile, un’espressione che avrebbe quasi osato definire… addolorata.
Era mai possibile?
Alexis trattenne il fiato in un singhiozzo che la scosse violentemente e Piton fece un passo verso di lei.
- Sta’ tranquilla, andrà tutto bene. – le sussurrò mentre calava su di lei e l’avvolgeva in un abbraccio delicato.
La sorpresa fu tale che le lacrime smisero di sgorgare dai suoi occhi, che si spalancarono, mentre il professore di pozioni – quello stesso professore che l’aveva sempre punita, dandole compiti supplementari e ore di lezioni straordinarie – la teneva stretta a sé, cullandola e carezzandole i lunghi capelli.
- Andrà tutto bene. – mormorò, poggiandole il mento sulla testa.
Alexis se ne rimase in quell’abbraccio confortante, senza riuscire a capire che cosa stesse succedendo.
Perché, ora, Piton si comportava in quella maniera?
Di tutte le reazioni che aveva prospettato da parte di insegnanti e compagni, quella proprio non se l’aspettava.
- P-professor… Professor Piton…? – lo chiamò Alexis dopo qualche istante, cercando di divincolarsi da quell’abbraccio che, sebbene trovasse inspiegabilmente confortante, la stava rendendo piuttosto nervosa.
Severus la distanziò e la guardò dritta negli occhi.
Quei meravigliosi occhi di smeraldo, che tanto dolorosamente gli ricordavano Lei.
Le poggiò le mani sulle spalle.
- Ascoltami, devo portarti in Presidenza. – disse e il suo tono sembrò tornare ad essere quello duro e apatico di sempre.
Alexis spalancò gli occhi e il panico le si dipinse in viso.
- Ma… ma io… Silente lo sapeva, lo giuro! Non ho fatto nulla di male… Non volevo…! – cominciò, lanciandosi in una serie di spiegazioni confuse, che avevano poco senso persino per lei.
Piton alzò un mano e la fermò.
- Lo so, lo so. Tutti noi insegnanti sapevamo di te, Alexis. –
La ragazza spalancò le labbra e sbattè ripetutatamente le palpebre, stordita.
- Sapevate? Tutti sapevate? – sussurrò incredula.
Ma certo, come aveva mai potuto pensare che Silente non avesse informato il corpo docenti della sua situazione?
Piton annuì.
- Ma allora perché devo andare in Presidenza? E’ per Sirius? E’ per lui? Perché io non lo so dov’è, non lo so! – si sarebbe messa ad urlare, se non si fosse trovata di fronte a Piton, che al solo sentire quel nome serrò la mascella; i suoi occhi neri divennero due fessure scintillanti e pericolose, animate da una rabbia che la spaventò.
- Non è per lui. – rispose gelido, affilando lo sguardo – Per lo meno, non direttamente. Ci sono degli Auror, la notizia della tua svelata identità è arrivata alle orecchie del Ministero, così come la fuga di Black e il fatto che Silente lo abbia nascosto ad Hogwarts. E’ stato il fatto decisivo che ha spinto il Consiglio a sollevare Silente dal suo incarico.(*) –
Alexis portò entrambe le mani a coprirsi le labbra, inorridita.
- Silente è stato… cacciato? – mormorò.
Il cuore le sprofondò in un buco nero dal quale difficilmente sarebbe riuscito ad evadere.
Si sentiva terribilmente in colpa.
- Sì, ma di questo non devi preoccuparti. Cercherò di parlare con Malfoy e capire perché… -
- Draco? – domandò Alexis confusa.
Piton scosse il capo.
- No, non Draco, ma suo padre. E’ stato lui a… - disse, ma poi si bloccò e scosse di nuovo la testa – Non sono cose che ti riguardano. Ora, devo portarti dagli Auror: avranno tante domande per te. –
Alexis caddè nuovamente vittima del panico.
- E che cosa vogliono da me? Che domande? Di cosa sono accusata? Mi vogliono arrestare? Sarò espulsa? –
Severus si inginocchiò, continuando a tenerle le mani sulle spalle; la guardò dritta negli occhi e la serietà del suo sguardo costrinse Alexis a tacere.
Era così uguale a Lily, in ogni sua espressione ed in ogni lineamento del viso.
La delicatezza del naso, la morbidezza delle labbra, la linea sottile del mento.
Così bella e così fragile, con le guance ora rosse e scintillanti di lacrime.
Senza riuscire a fermarsi, Severus sollevò una mano e le asciugò il viso con il dorso, lasciandole una carezza delicata.
Era come se avesse paura di toccarla.
- Non verrai espulsa né portata via. Saranno solo delle domande. Non permetterò loro di farti del male. –
Lui l’avrebbe protetta.
Alexis, senza logica alcuna, sentì che poteva fidarsi di quell’uomo e delle sue parole, così annuì piano.
Piton si alzò e le porse una mano, invitandola a prenderla per accompagnarla in presidenza.
E lei la prese.
Blaise Zabini non aveva visto Draco Malfoy per tutto il giorno; proprio quando aveva più bisogno di lui, di parlargli di Alexandra… di Alexis Potter, di tutto quello che era successo, lui pensava bene di sparire.
Poi, proprio quando aveva rinunciato a cercarlo, eccolo entrare come una furia dal muro scorrevole nella Sala Comune di Serpeverde.
Blaise gli si fece incontro, intenzionato ad afferrarlo per la collottola della camicia e a trascinarlo in camera, dove avrebbero finalmente affrontato un lungo discorso riguardo quella traditrice della Potter, ma non potè farlo.
Draco gli sfrecciò davanti, senza dargli la possibilità di proferir parola, e si fiondò su Pansy Parkinson, che se ne stava sul divanetto, circondata come sempre dal suo gruppetto di leccapiedi.
- SEI STATA TU, NON E’ VERO?! – la attaccò, afferrandola rudemente per le braccia e tirandola in piedi.
Nella Sala Comune scese il silenzio.
Pansy fissò Draco con occhi enormi e spaventati.
- Di… di che cosa stai parlando, Draco? – si informò, cercando di non apparire troppo intimorita e patetica.
La verità era che, in due anni che lo conosceva, Pansy Parkinson non aveva mai visto Draco Malfoy più furioso di così.
I suoi occhi grigi erano nuvole minacciose e cariche di tempesta, che la spaventavano, e le sue dita si artigliavano attorno alle sue braccia, facendole male.
- NON MENTIRE, STUPIDA PUTTANA CHE NON SEI ALTRO! ME L’HANNO DETTO QUELLE SGUALDRINE DI CORVONERO CHE SEI STATA TU! – gridò, completamente fuori controllo.
Pansy strinse gli occhi, impaurita.
- Io… non capisco. – mentì, mentre il cuore cominciava a martellarle furioso nel petto.
- Ah, non capisci? – sibilò Malfoy, ad un centimetro dal suo viso – Quindi, non sei stata tu ad andare a dire alle Untouchable Ravens che avevi sentito Alexandra Black affermare di essere in realtà la sorella di Harry Potter, vero? –
La Parkinson sbattè le palpebre e deglutì.
Alexandra Black.
Era sempre lei la causa di tutto.
La causa della sua infelicità e delle sue sciagure.
Non smetteva di tormentarla neanche adesso che era quella miserabile perdente di Alexis Potter.
Le guance della ragazza si accesero improvvisamente di rabbia e con un gesto secco riuscì a scrollarsi dalla presa di Draco.
- Sì, sono stata io. – rispose gelida, assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia al petto – E sono stata così felice di farlo! Adesso tutti sanno chi è, compreso tu, Draco, e forse aprirai finalmente gli occhi e capirai che lei non va bene per te! Che lei è solo una sporca, bugiarda Mezzos… - ma non fece in tempo a concludere la frase.
Draco Malfoy aveva estratto velocemente la bacchetta e l’aveva puntata alla gola della Parkinson.
- Non osare. Non un’altra parola, Pansy, o giuro che saranno le ultime che pronuncerai. – la minacciò.
Pansy trattenne il fiato e le sue amiche squittirono.
Nessuno respirò o si mosse.
Beh, quasi nessuno.
Blaise Zabini agguantò Draco per una spalla e lo costrinse ad indietreggiare, togliendo Pansy dalle sue grinfie.
- Si può sapere che cazzo ti prende, eh Malfoy? – lo aggredì, seppur con tono controllato.
Draco gli rifilò un’occhiataccia rabbiosa, mentre le guance gli si chiazzavano di rosso.
- Non immischiarti in cose che non ti riguardano. – sibilò di rimando, stringendo la presa attorno alla bacchetta.
Blaise respirò piano.
- Ascolta, Draco… - cominciò cauto, come se temesse che qualsiasi gesto o parola avrebbero potuto farlo esplodere definitivamente – Lo so che sei arrabbiato, per tutta questa storia della Potter e ti capisco. Lei ci ha mentito ed hai tutto il diritto di volerti sfogare, ma cerca di darti una calmata: non è con Pansy che te la devi prendere, lei ha fatto solo ciò che è giusto e dovresti anzi ringraziarla per averti fatto scoprire che la ragazza che credevi di amare non esisteva. –
Malfoy lo fissò per un lungo istante, assorbendo le sue parole; poi serrò la mascella e, inaspettatamente, le sue labbra si aprirono in un ghigno.
I suoi occhi di ghiaccio sembravano poter essere in grado di lanciare fulmini e saette.
- Ringraziarla? – sputò velenoso – Non credo proprio. Le ha rovinato la vita ed io ora rovinerò la sua! – sbraitò, lanciandosi di nuovo alla carica, con la bacchetta spianata.
Pansy si rannicchiò dietro Blaise, che non si mosse da dov’era e spinse Draco ad indietreggiare, sfoderando la bacchetta a sua volta.
- Stai vaneggiando, Malfoy. Adesso abbassiamo le bacchette, ci calmiamo ed andiamo a parlarne in privato, va bene? –
- Tu non hai capito un cazzo, Zabini! – sbraitò, pieno di sdegno – Io sapevo chi era Alexis e le cose non dovevano andare così. Lei avrebbe parlato quando sarebbe stato il momento giusto. Avrebbe potuto spiegare il perché delle sue scelte… ma LEI! – tuonò ancora, puntando la bacchetta contro la Parkinson – Lei ha dovuto spettegolare e parlare di cose che non le competevano con quelle troiette di Corvonero ed ora…-
Draco dovette fare un respiro profondo per cercare di riacquistare il controllo.
Blaise lo fissò basito e bianco in volto.
- Tu… tu lo sapevi? – mormorò incredulo, abbassando la bacchetta.
Draco gli lanciò un’occhiata obliqua, mentre Pansy emergeva da dietro la schiena del moro e lo guardava con occhi lucidi e spalancati.
Come poteva lui aver già saputo e continuare a stare con lei?
Come poteva Malfoy stare con una mezzosangue come la Potter?
Non era possibile…
- TU MENTI! – gridò la Parkinson all’improvviso, facendo sobbalzare tutti i presenti. – TU NON POTEVI SAPERLO! NON POTEVI SAPERLO E VOLER STARE ANCORA CON LEI! PREFERIRLA A ME! –
Le lacrime avevano preso a scorrerle sul viso.
Draco e Blaise la guardarono, ma fu il primo a spezzare il silenzio: proruppe in una risata agghiacciante.
- Non sto mentendo, Pansy. Io lo sapevo ed ho comunque scelto lei, avrei scelto lei sempre. Sarai anche una Purosangue, ma non hai neanche un briciolo di quello che ha Alexis, cre… - disse sprezzante.
Pansy non lo lasciò concludere: si avventò contro di lui, dimenando le mani, come se volesse colpirlo.
- BUGIARDO! SEI UN BUGIARDO! IO NON TI CREDO! IL DRACO MALFOY CHE CONOSCO IO NON SI SAREBBE MAI LASCIATO INGANNARE DA UNA SCHIFOSA MEZZOSANGUE! – gridò, in preda alla disperazione.
Blaise Zabini l’afferrò da dietro, sollevandola da terra ed impedendole di colpire Draco, che la guardava con un’occhiata che sarebbe stata in grado di raggelare persino l’inferno.
- Fermati, Pansy, per amor di Salazar! – provavano timidamente a calmarla le sue amiche.
La Parkinson continuò a dimenarsi nella stretta di Zabini.
- Un’altra parola, Pansy, una soltanto… - la minacciò Draco e la punta della sua bacchetta scintillò pericolosamente. - Tienimela lontana, Blaise, o giuro che la amazzo. – sibilò Draco, che ora tremava per la rabbia.
Blaise lo fissò, ma non ebbe il tempo di aggiungere nulla: Malfoy si voltò ed uscì con passi lunghi ed infuriati dalla Sala Comune, sotto lo sguardo attonito di tutti i suoi compagni.
- DEVE AVERLO STREGATO! GLI HA RIFILATO UNA POZIONE D’AMORE! E’ COSI’, LO SO! – urlava ancora Pansy, ma Blaise la scaraventò sul divano senza darle retta e si infilò nel dormitorio, sbattendosi violentemente la porta alle spalle.
Se era vero quel che Draco aveva detto e se lui conosceva già la vera identità di colei che si era presentata come Alexandra Black, allora perché ancora la difendeva?
Blaise Zabini entrò nella sua camera, si strappò il mantello della divisa di dosso e lo lanciò per terra.
C’era una strana sensazione che gli premeva nel petto, qualcosa che riguardava Alexis Potter.
Le aveva voluto bene, come ad una sorella, e per tutto quel tempo lei aveva mentito.
Come poteva Draco ancora difenderla e scaldarsi addirittura così tanto per lei?
Forse, dopotutto, la Potter aveva mentito solo sul suo nome, mostrandosi comunque per quel che era realmente: una ragazza allegra e spensierata, con il sorriso sempre sulle labbra ed una fragilità che aveva sempre spinto lo stesso Blaise a provare l’inspiegabile desiderio di proteggerla sempre.
Ma lei aveva mentito.
Aveva mentito.
Era una Potter, una Mezzosangue, sorella di quell’idiota di un Grifondoro, il bambino miracolato, l’eroe del mondo magico… e complice di quell’assassino di Sirius Black.
Oh, lui l’aveva sempre saputo che c’era qualcosa di strano in Luis Cabrisk: non avrebbe mai dimenticato la notte in cui lo aveva smascherato e l’espressione atterrita del suo viso sempre arrogante.
Alexis Potter aveva mentito anche su quello.
No, non poteva perdonarla.
Non poteva proprio.
Alexis era stata trattenuta nell’ufficio del Preside per tutto il giorno ed era riuscita ad allontanarsi dalle grinfie degli Auror solo a pomeriggio inoltrato, quando Severus Piton aveva decretato che le domande potevano bastare e che la Potter aveva detto tutto ciò che sapeva.
Alexis non si era mai sentita più felice di avere lui come insegnante.
E pensare che aveva sempre ritenuto che lui la detestasse!
Si era avvolta nel mantello della divisa e, sfruttando le ombre dei corridoi, si era allontanata fino a trovare l’ingresso, dal quale era uscita nella notte scura; aveva raggiunto il Platano Picchiatore, sfiorato con un incantesimo la radice nodosa e si era infilata nell’apertura in basso, percorrendo i lunghi corridoi fino alle scale che la condussero in quella stanza dove Draco Malfoy l’aveva portata quella notte di ormai tanti mesi prima… altro che mesi, ad Alexis sembravano passati secoli.
Il letto era ancora lì, in mezzo alla stanza, ma le lenzuola erano sparite, lasciando scoperto il materasso bitorzoluto e polveroso; il camino era freddo e vuoto, con ragnatele su ogni parete e cenere nel focolare.
Alexis si trascinò verso il letto e si lasciò cadere pesantemente su di esso, poi rannicchiò le gambe contro il petto e se ne rimase lì, con la testa china sulle ginocchia e gli occhi chiusi.
Le domande degli Auror continuavano a ruotarle nella mente.
“Dove sei stata, per tutti questi anni?”
“Che cosa facevi con l’assassino Sirius Black?” (e non importava quante volte lei si impuntava di precisare che loro si sbagliavano sul suo conto, che Sirius non era un omicida… quelli non parevano neanche sentirla).
“Perché hai mentito sulla tua identità?”
“L’assassino Sirius Black ti ha mai fatto del male?”
“Dove vi nascondevate?”
“Dov’è ora l’assassino Sirius Black?”
Non lo sapeva dov’era! Non lo sapeva! Ma anche se lo avesse saputo, di certo non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto veritaserum! Si sarebbe tagliata la lingua, piuttosto che tradire Sirius!
Strinse le mani in due pugni e le braccia divennero come sbarre tremanti che avvolgevano con forza le sue gambe.
C’era così tanto dolore.
- Alexis…? –
Era stato poco più di un morbido sussurro quello che aveva interrotto il filo tormentato dei suoi pensieri, tanto che Alexis credette di esserselo solo sognato; ma, quando alzò lo sguardo, capì che non era stato affatto frutto della sua immaginazione.
I suoi occhi, stanchi ed arrossati, incontrarono la figura di Draco Malfoy.
Se ne stava lì, fermo, a guardarla dalla soglia della porta, come se non sapesse bene cosa fare.
Alexis sentì il nodo che aveva nello stomaco sciogliersi dolorosamente, mentre gli occhi le si velavano ancora di lacrime, sofferenti ed incontrollabili.
- Draco… - mormorò, con labbra umide dall’espressione piena di tristezza.
Malfoy la fissò: Alexis Potter appariva ancora più fragile di quanto non fosse mai stata prima di allora, con i capelli disordinati, il viso pallido e le guance brillanti di quelle lacrime che ora erano scese nuovamente a congiungersi sul mento.
Draco Malfoy sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto.
Deve essere il mio cuore, pensò sentendosi male, il mio cuore che si frantuma.
Non ce la faceva a vederla così.
Senza più pensare, Draco agì: la raggiunse con lunghi passi furiosi e poi crollò su di lei, stringendosela al petto come se ne andasse della sua stessa vita.
Come se cercasse di proteggerla e farle da scudo con il suo corpo contro artigliate di demoni ed altri mostri che volevano ferirla.
- Va tutto bene, Alexis, va tutto bene. – mormorò con la bocca premuta tra i suoi capelli – Ci sono io, adesso. Ci penso io a te. Ti proteggo io. –
Dopo la sorpresa iniziale, Alexis non riuscì a fare altro che scoppiare in un pianto disperato, che la scosse con violenza mentre sollevava le braccia e si aggrappava forte alle spalle di Draco; il ragazzo la strinse a sé con maggiore forza, come se volesse riuscire a fermare tutto quel tremore.
- Ho sbagliato tutto, Draco… ho sbagliato tutto! Non avrei dovuto mentire… adesso Diamond non mi rivolge più la parola, Sirius è scappato, Blaise non ne vuole più sapere di me ed Harry mi odia! – singhiozzò disperata.
Draco la cullò teneramente.
- Sssssssh. Sta’ tranquilla, Alexis, sta’ tranquilla. Risolveremo tutto, te lo prometto. Io risolverò tutto. Non devi preoccuparti. –
Alexis scosse la testa contro il suo petto, artigliandosi al tessuto pregiato della sua camicia, e continuò a piangere e a piangere.
Piangeva come non aveva mai pianto in tutta la sua vita e per Draco ogni lacrima equivaleva ad una coltellata che mandava in pezzi il suo cuore.
- Ehi… ehi: calmati adesso. – mormorò con dolcezza, sciogliendo l’abbraccio solo per poterle prendere il viso tra le mani; la sua pelle era così calda contro le sue dita gelide – Alexis, guardami.–
La ragazza sollevò lo sguardo offuscato, fino a che non incontrò quello grigio e torbido di Draco Malfoy.
- Fidati di me, andrà tutto bene. – promise.
Alexis respirò violentemente con il naso e un altro singhiozzo la scosse dal profondo, ma le sue parole sembrarono sorbire l’effetto desiderato, perché annuì e smise di piangere.
- Brava. – sussurrò Draco, accarezzandole il viso con i pollici per ripulirli dalle lacrime.
- Non… non sei più arrabbiato con me? – domandò lei, con voce flebile.
Draco sorrise e scese a sfiorarle la fronte con le labbra.
- No. Come potrei? –
In tutto quel dolore che sentiva dilaniarle il petto, quelle parole furono come un insperato raggio di sole nel bel mezzo di una tempesta, capace di ferire le nere nuvole ed illuminare un cammino tetro e dannato.
Alexis si strinse nuovamente contro il petto sempre accogliente di Draco, che la circondò nuovamente con le braccia, accarezzandole i lunghi capelli con gesti lenti e rassicuranti.
- Come hai fatto a trovarmi? –
Draco le sollevò il mento con due dita, costringendola nuovamente a guardarlo negli occhi.
- Io saprò sempre dove trovarti, Alexis Potter. Perché sei mia. –
Alexis spalancò gli occhi e schiuse le labbra, in un’espressione di genuino stupore che le fece brillare lo sguardo.
- Cosa…? – soffiò incredula, mentre il cuore le dava un colpo doloroso.
Ma non era lo stesso dolore che aveva provato fino a poco prima, nella solitudine e nel tormento.
Era quel dolore piacevole, in grado di farti stare bene e male nello stesso istante.
- Nonostante tutto…? –
Draco sorrise di uno di quei sorrisi rari, che sembrava saper rivolgere solo a lei. Si chinò verso le sue labbra.
- Ora e per sempre. –
Poi la baciò.
(*)Ricordo, come sempre, che questa FanFiction è ambientata durante il secondo anno di Harry, quindi in "La Camera dei Segreti". Come ricorderete, prima della fine dell'anno, Silente viene sollevato dal suo incarico di Preside ed è Lucius Malfoy a comunicarglielo, dopo essere riuscito a convincere gli altri consiglieri della scuola.
Sì, lo so: è pazzesco, non è vero?
Un aggiornamento di Un Particolare In Più dopo più di un anno di completo silenzio.
Ero molto indecisa se postare o meno... ma non ho resistito. Il capitolo era pronto da qualche giorno, ormai, e il seguente è quasi concluso quindi: SORPRESA!
Non è un miraggio e non state sognando: Alexis Potter è tornata e vi terrà compagnia con gli ultimi capitoli di questa FanFiction, fino alla fine!
Non voglio dire nulla, per non rovinare questo momento, quindi mi limito a ringraziare ancora tantissimo tutte le persone che stanno leggendo queste parole: spero sinceramente che questo capitolo non vi abbia deluse... dopo un anno di aspettativa, mi auguro di essere stata ancora una volta in grado di regalarvi qualche emozione con questa storia!
Se tutto va bene, aggiornerò ogni lunedì pomeriggio: mancano pochi capitoli ormai, solamente cinque, quindi restate con me fino alla fine!
Lasciatemi un commentino, mi raccomando: spero di avervi resi felice con questa sorpresa, voi fate contenta me con tante recensioni <3
Un bacio e a prestissimo!
Giulia.
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Capitolo 45 *** Amore fraterno ***
~Un Particolare In Più~
Capitolo XLV
Amore fraterno
- Sei pronta? –
Alexis respirò piano, poi alzò lo sguardo sul viso di Draco Malfoy, che le stava accanto e la teneva per mano; la ragazza sorrise timidamente e annuì.
Avanzò di un passo, sicura, ma Draco la trattenne e la costrinse a tornare indietro, tra le sue braccia: non disse nulla, si limitò a stingerla al petto e a sfiorarle la tempia con un bacio.
Ci penso io a te. Ti proteggo io.
Alexis si aggrappò a quelle spalle forti, inspirando quel meraviglioso profumo di pioggia che proveniva da lui e che era sempre in grado di farle battere il cuore e di inebriarla.
Sciolto l’abbraccio, Malfoy la guardò negli occhi, intensamente, e alla fine la riprese per mano, sfiorandole ogni nocca con le labbra; le ripose una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò il viso.
Poi, insieme, varcarono le soglie della Sala Grande.
Quando Draco Malfoy e Alexis Potter fecero il loro ingresso, tutti gli studenti, che già sedevano ai lunghi tavoli per la colazione, si voltarono ad osservarli.
Lo stupore generale fu seguito da una serie di bisbigli concitati, sussurri mal celati ed occhiate sgranate.
Dopo tutto quello che era successo… dopo tutto quello che si era scoperto, come poteva Draco Malfoy, principe di Serpeverde, erede di una delle famiglie più ricche e potenti dell’intero mondo magico e dal sangue puro dei Black e dei Malfoy, affiancarsi ancora a quella mezzosangue bugiarda di Alexis Potter?
- Ti rovinerai la reputazione, così… - mormorò Alexis, lanciando un’occhiata di disagio al suo fidanzato.
Malfoy ghignò e sollevò nuovamente le loro mani intrecciate per poterle baciare.
- Lascia pure che parlino: sai che mi importa? – rispose, con una scrollata di spalle, mentre l’accompagnava al tavolo dei Serpeverde e la faceva sedere accanto a lui.
Nessuno dei loro compagni osò rivolgere la parola alla ragazza, ma Draco si comportò con naturalezza: salutò Tiger e Goyle, parlò del Quidditch con Flitt e discusse di una notizia sulla Gazzetta del Profeta con Nott. Ogni qual volta qualcuno si girava a lanciare occhiate indiscrete o malevole ad Alexis, Draco si avvicinava a lei e le sfiorava una mano, le accarezzava i capelli, le baciava una guancia… come a volerla proteggere da quegli sguardi e far capire ai loro proprietari che una sola parola fuori posto e si sarebbero ritrovati senza occhi per guardare.
C’era eleganza e compostezza in un singolo movimento di Malfoy, ma questo denotava solo quanto controllato lui fosse, dando la terribile impressione che la più piccola cosa fuori posto avrebbe potuto farlo scatenare.
Quando Blaise Zabini varcò le soglie della Sala Grande, Draco alzò il viso per rivolgergli una lunga occhiata penetrante; poi, come se nulla fosse, lo salutò con una mossa del capo e gli indicò il posto vuoto accanto a sé. Blaise lo fissò, poi il suo sguardo si spostò sulla figura della Potter, seduta vicino a lui ed intenta a scegliere qualche pasticcino dal vassoio.
Quando anche lei alzò il suo viso per poter intercettare gli occhi del moro Serpeverde, quest’ultimo distolse immediatamente lo sguardo, fece un cenno di saluto con la mano a Malfoy e poi si andò a sedere lontano da loro.
C’era una fitta che gli aveva attraversato il cuore, non appena quei meravigliosi occhi di smeraldo lo avevano osservato… perché doveva aver mentito?
E come faceva Draco ad averle perdonato tutto così facilmente?
Alexis sospirò e abbassò il capo, mentre un’espressione triste si dipingeva sul suo viso, piegandole le morbide labbra all’ingiù.
- Blaise mi odia… - mormorò dispiaciuta.
Draco si girò nuovamente verso di lei e le circondò le spalle con un braccio, stringendosela al petto e accarezzandole i lunghi capelli.
- Nah, non ti odia. – cercò di consolarla – Ha solo bisogno di tempo per abituarsi all’idea: si sente ferito nell’orgoglio e sai che Blaise è un po’ particolare quando si tratta del proprio smisurato ego. Ma ti vuole bene, vedrai che saprà perdonarti. –
Alexis alzò il capo per guardare Draco e lo vide rivolgerle un sorriso.
- Tu dici? –
- Non dico: ne sono sicuro. Cambierà idea, dovessi lanciargli un miliardo di fatture sul viso per fargli capire che si sbaglia sul tuo conto. – asserì, scendendo nuovamente a sfiorarle la fronte con un bacio – Ed ora basta avere quel broncio! – aggiunse, lambendole la punta del naso con l’indice.
Alexis ridacchiò e strusciò una guancia contro il maglioncino morbido di Draco.
- Grazie. – sorrise infine, tornando a mangiare la sua colazione.
Draco la guardò rasserenato, poi si voltò e, senza che lei potesse accorgersene, lanciò un’occhiata rabbiosa nei confronti di Zabini, che si limitò a sollevare il naso per aria e tornare a parlare con il suo fastidioso fan club.
Tutto sommato, la mattinata sembrava procedere abbastanza bene: era difficile venir ignorata dalla maggior parte dei compagni – e soprattutto da Harry, che dal tavolo di Grifondoro si era limitato solamente a lanciarle un’occhiata e a salutarla con un cenno della mano, cosa che aveva aperto il via ad altri mormorii fastidiosi -, ma la presenza di Draco al suo fianco rendeva tutto più sopportabile, come se lui adesso condividesse il suo fardello e il peso da portare sulle spalle fosse notevolmente diminuito.
Andrà tutto bene.
Io risolverò tutto.
Le aveva detto Draco la notte precedente e lei ci credeva.
Sarebbe andato tutto per il meglio, perché con Malfoy al suo fianco e l’amore incondizionato che sentiva di provare, non sarebbe mai più stata da sola.
Sarebbe proceduto tutto liscio, se quando si stavano alzando dal tavolo per uscire dalla Sala Grande, la voce di Pansy Parkinson non li avesse raggiunti, costringendoli a fermarsi.
- Ma non ti vergogni neanche un po’ a far vedere ancora il tuo brutto muso qui ad Hogwarts, Potter? – il disprezzo nella sua voce era come una coltellata nell’aria, che sembrò catturare tutta l’attenzione del corpo studentesco, adesso silenzioso come un cimitero.
Draco si voltò furioso verso quell’arpia della Parkinson, con i pugni serrati.
Non gli aveva di certo perdonato di aver fatto la spia sulla vera identità di Alexis e aveva ancora in progetto di fargliela pagare amaramente.
- Non ricordi quello che ti ho detto ieri sera, Pansy? Un’altra parola e giuro su Salazar che…- sibilò, trattenendosi a stento dal puntarle nuovamente la bacchetta contro e schiantarla ripetute volte.
- No, Draco: lascia perdere. Non importa, davvero. – lo fermò Alexis, posandogli una mano sul petto e spingendolo indietro, senza degnare la Parkinson di una singola occhiata.
Si sentiva fin troppo al centro dell’attenzione senza bisogno di fare quel teatrino con la Parkinson… non le avrebbe dato corda.
Pansy sogghignò, incrociando le braccia al petto, mentre Draco si lasciava portare via dalla Potter.
- Sei diventato un rammollito, Malfoy. – sputò con indignazione – Sono sempre più convinta che quella pezzente della Potter ti abbia fatto qualche incantesimo o ti stia propinando un qualche filtro d’amore, altrimenti non mi spiego come qualcuno del tuo rango possa essersi abbassato a stare con un rifiuto del mondo magico come quello! –
Non darle corda.
Draco avrebbe voluto girarsi e farle ingoiare quelle parole a suon di cazzotti e poco importava che Pansy fosse una ragazza, ma Alexis lo trattenne ancora, stringendo le dita esili attorno al suo avambraccio; tuttavia, fu lei a voltarsi e a riservare alla Parkinson un’occhiata per la prima volta.
Non darle corda… o magari sì.
- Devi starmi confondendo con qualcun altro, Pansy. – rispose, con tono sostenuto – Non ho bisogno di incantesimi o filtri per farmi amare, io. – frecciò, scoccandole uno sguardo più che eloquente.
Magari ci si impicca da sola con la corda.
La Parkinson boccheggiò e il suo viso pallido divenne livido di rabbia.
- Non osare rivolgerti a me in questo modo, sporca Mezzosangue che non sei altro! – l’aggredì allora Pansy, con voce isterica, agitando i pugni nell’aria – Saresti dovuta andarti a nascondere insieme a quella feccia, quell’assassino di Sirius Black! –
Tasto sbagliato.
Prima ancora che Draco potesse reagire e chiuderle la bocca, Alexis si era voltata di scatto, aveva estratto la sua bacchetta ed ora la stava puntando contro il petto di Pansy, che sbarrò gli occhi per la sorpresa.
- Adesso basta! – sibilò e i suoi occhi sembravano in procinto di lanciare fulmini e saette – Osa ancora parlare di Sirius e giuro che ti rovino quella faccia da carlino che ti ritrovi! –
Pansy boccheggiò per l’indignazione e dai tavoli di Grifondoro e Corvonero si alzarono dei fischi di approvazione: la Parkinson non godeva di certo della simpatia di molti studenti.
Anche Draco ridacchiò, sentendosi orgoglioso che quella piccola ragazza battagliera che aveva di fronte fosse la sua fidanzata; le si avvicinò e le circondò la vita con un braccio, attirandola a sé, mentre le faceva abbassare la bacchetta e le sfiorava la guancia con un nuovo bacio che fece corrodere d’invidia Pansy.
- Calmati, amore: stiamo dando spettacolo, tutti gli occhi della Sala Grande sono puntati su di noi. – le sussurrò all’orecchio – Andiamo via, non vale la pena sprecare il nostro tempo con lei. –
Alexis, ancora tremante per la rabbia, lanciò un’ altra occhiataccia alla Parkinson, ma si lasciò docilmente condurre via da Draco.
- Sì, ecco, brava: vattene. Scappa come quel codardo di Black! – mormorò Pansy, ma non abbastanza a bassa voce perché Alexis non potesse sentirla.
La Potter non ci vide più dalla rabbia.
Mentre un calore d’ira le cresceva dallo stomaco, si espandeva nel petto e deformava il suo bel viso in una smorfia d’odio, si voltò, riuscendo a liberarsi dalla presa di Malfoy che, colto di sorpresa, non riuscì a trattenerla.Con occhi lucenti come tizzoni ardenti, Alexis eliminò la distanza che la separava dalla Parkinson.
Poi, inaspettatamente, riversò tutta la sua rabbia su di lei.
Con un gancio.
Le sue dita serrate si scontrarono violentemente contro la guancia di Pansy, che cadde con il sedere in terra, tenendosi il viso con entrambe le mani.
Alexis se ne rimase ferma a fissare il vuoto, il corpo ancora chinato in avanti, nel gesto che aveva appena compiuto, i capelli riversati davanti al viso, le guance rosse e il fiato corto.
Non poteva credere a quello che aveva appena fatto.
Lei, la dolce e timida Alexis Potter, aveva tirato un cazzotto a quella Coccatrice di Pansy Parkinson.
Beh, se l’era meritato, ecco!
Sgranò gli occhi, incredula, e respirò violentemente con la bocca, le dita ancora talmente serrate che adesso aveva cominciato a tremare.
Il mondo riprese a girare intorno a lei solo quando Draco l’affiancò e le poggiò un braccio sullo stomaco, costringendola ad indietreggiare.
Quando alzò il viso sconvolto su quello di Malfoy, vide che stava sghignazzando divertito.
- Bel destro, complimenti. – mormorò, leccandosi le labbra – Ricordami di non farti mai più arrabbiare, amore. –
Alexis lo guardò in un misto di risentimento e piacere, storcendo la bocca in una smorfia strana.
Le amiche di Pansy, tra le quali anche Diamond, erano le uniche che erano corse accanto alla Serpeverde, che ancora si teneva la guancia incredula, mentre lacrime di umiliazione le velavano gli occhi.
Alexis avrebbe provato rimorso per il suo gesto incontrollato, se solo la Parkinson non le stesse ancora rivolgendo uno sguardo di puro odio.
Ma quando l’aveva sentita parlare ancora di Sirius… non ci aveva visto più.
Lei non sapeva nulla sul suo padrino e non doveva mai più permettersi di nominarlo.
Nessuno avrebbe più infangato il suo nome.
Sirius.
Non.
Era.
Un.
Assassino.
Il resto della Sala Grande sembrava aver invece apprezzato il gesto della più giovane dei Potter, qualcuno aveva fischiato, altri applaudito.
No, Pansy Parkinson non doveva star simpatica a molta gente.
- Grandissima Potter! – gridarono i gemelli Weasley dal tavolo di Grifondoro.
Alexis si voltò ad osservarli e li vide rivolgerle i pollici all’insù; poi, la sua attenzione fu catturata da Harry, che se ne stava seduto accanto a loro: la fissava a sua volta ed era evidente che fosse stupito, eppure un sorrisino leggero dispiegava le sue labbra.
Il cuore di Alexis si riempì di gioia, anche se si sentì in colpa il secondo dopo… non avrebbe dovuto picchiare Pansy, per quanto odiosa o antipatica lei fosse. Non avrebbe proprio dovuto farlo.
Si girò nuovamente verso la ragazza, che adesso si era rimessa in piedi.
- Che sta succedendo qui? –
Alexis spalancò gli occhi, voltandosi verso la figura ammantata di nero del direttore della casa di Serpeverde, Severus Piton.
L’espressione di odio di Pansy Parkinson si trasformò in un ghigno trionfale, mentre si teneva ancora la guancia dolorante e si avvicinava al professore con occhi sofferenti.
- Professore… la Potter mi ha picchiata! – piagnucolò, simulando un singhiozzo – Io non so che cosa le sia preso… stavamo parlando e lei mi ha tirato un pugno! –
Alexis sbarrò gli occhi ed ebbe nuovamente voglia di spaccarle la faccia con un altro colpo. Draco Malfoy, accanto a lei, si irrigidì, così lo prese per mano e gli strinse morbidamente le dita, come a dirgli di non intervenire; lui la fissò dall’alto, poi le cinse le spalle con un braccio, come a volerla proteggere.
Severus guardò la Parkinson con un’occhiata di sufficienza, poi si voltò lentamente verso Alexis, che abbassò lo sguardo, remissiva.
- E’ vero, signorina Potter? – s’informò cauto.
Alexis annuì.
- Sì, ma ha cominciato lei! Mi ha insultata e…! – disse, rialzando il viso con espressione fiera e battagliera, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli severi di Piton, tacque: non c’erano giustificazioni per il suo comportamento.
Severus la fissò per lunghi istanti, poi si voltò verso Pansy.
- Signorina Parkinson, vada in infermeria e si faccia controllare da Madama Chips: sono sicuro che non è nulla di grave. – si limitò a dire.
Pansy sbarrò gli occhi, indignata.
- Ma… ma come?! – pigolò scioccata – Non la punisce? La Potter mi ha picchiata e lei non la punisce?! – inveì, puntando un dito tremante contro Alexis.
Draco la strinse di più a sé, incenerendo Pansy con un occhi di bragia.
– Bullstrode, Cherin: accompagnate la signorina Parkinson in infermeria. – rispose Piton piatto, senza voltarsi a guardarla e dirigendosi verso il tavolo dei professori.
Tutti rimasero interdetti dal comportamento del professore, ma nessuno osò dire niente, nemmeno la Parkinson, che sconfitta e umiliata, si lasciò portare via dalle sue compagne.
- Questa sì che è una novità… - mormorò Draco incredulo – Da quando sei entrata nelle grazie di Piton? Mi sembrava di ricordare che ogni occasione fosse per lui buona per metterti in punizione. –
Alexis si strinse nelle spalle, rivolgendo gli occhi verso il tavolo dei professori, dal quale Piton la stava ora guardando con serietà.
- Non lo so, è una novità anche per me. –
- Harry! Harry aspetta! –
Harry Potter si fermò e si voltò: Hermione Granger e Ron Weasley gli vennero incontro con una piccola corsa e avevano entrambi il fiato corto.
- Ehi, ma dove te ne vai così di fretta? – domandò Ron, piegandosi sulle ginocchia. – Un minuto prima eri accanto a noi, in Sala Grande, poi mi sono voltato e tu eri sparito! –
Harry si strinse nelle spalle con non curanza.
- Avevo finito di fare colazione. – rispose semplicemente.
Hermione lo osservò per un lungo istante, poi scosse la testa.
- E’ per quello che è successo, vero? – chiese, cercando di assumere un tono delicato.
Harry non la guardò, il viso rivolto verso un punto indefinibile oltre le loro spalle.
- Non capisco di cosa tu stia parlando. –
- Oh, avanti Harry! Non puoi continuare a mentirci: ti conosciamo bene e sappiamo che ci stai male per tutta questa storia di Alexis! – sbottò Hermione, dando voce a tutte le sue preoccupazioni.
Il bambino sopravvissuto abbassò lo sguardo con aria colpevole, ma non disse nulla.
- Ancora non le hai parlato, vero? – domandò Ron, con ammirevole tatto.
Harry sospirò e passò una mano a scompigliare i capelli.
- Non so che cosa dirle. Anzi, sinceramente non ho proprio nulla da dirle in questo momento. – disse e la durezza della sua voce si riflesse nei suoi occhi con uno scintillio frustrato.
Hermione si morse il labbro inferiore.
- Ma è tua sorella… - cercò di farlo ragionare – Non puoi continuare ad ignorarla così. Le stai facendo del male e ne stai facendo a te stesso… -
- Beh: io sono suo fratello eppure lei non ha pensato nemmeno per un momento ai miei sentimenti quando mi mentiva un giorno sì e l’altro pure! – esplose Harry, stringendo le mani in due pugni rabbiosi – Perché ora io dovrei preoccuparmi di non ferirla? –
Hermione avrebbe voluto dire qualcosa intelligente e saggio per convincerlo a desistere da quella presa di posizione assurda, ma per la prima volta da che era arrivata ad Hogwarts, la studentessa più brillante del suo corso (e non solo!) non trovava nulla di appropriato da dire.
Inaspettatamente, fu Ron a prendere le redini del discorso.
- Lo so che sei arrabbiato, amico. – disse, poggiandogli una mano sulla spalla – E’ normale che tu lo sia, ma questo denota che tieni a lei più di quanto tu non sia disposto ad ammettere con noi e in fondo al tuo cuore lo sai bene! Credimi, so quanto è difficile avere una sorella minore: Ginny mi fa impazzire, sempre alle prese con quel diario e le sue cotte adolescenziali per te! – continuò, riuscendo persino a far sorridere il compagno – Ma le voglio bene e mi preoccupo per lei proprio perché è la mia sorellina. E Alexis è la tua, di sorellina. Sai che ho ragione. –
Hermione fissava Ron con tanto d’occhi, ammirata per quel discorso che proveniva direttamente dal suo cuore: per la prima volta, in vita sua, le sembrava di vedere l’impacciato e buffone Ronald Weasley sotto una luce diversa… arrossì a quel pensiero.
Harry non potè far altro che sorridere alle parole dell’amico e fece un cenno d’assenso con il capo.
-Su, va’ da lei: sono sicuro che ti starà aspettando. – concluse il rosso, prendendolo per le spalle e spingendolo nel corridoio.
Harry sorrise, a disagio ma col cuore leggero, e sotto la spinta di Ron cominciò a correre, come se avesse sempre saputo quello che doveva fare… ma avesse avuto bisogno di qualcuno che glielo ricordasse.
Ron ed Hermione non erano solo i suoi migliori amici.
Erano anche la sua famiglia.
E diventeranno anche la famiglia di Alexis, pensò, mentre correva verso l’uscita del castello, come se sapesse esattamente dove dovesse andare, ne sono sicuro.
Alexis aveva riletto quella lettera più e più volte, poi l’aveva sventolata nell’aria per farla asciugare ed infine l’aveva arrotolata, stringendola morbidamente tra le dita.
Ora, doveva solo riuscire a trovare il suo destinatario.
Draco l’aveva lasciata in Sala Comune circa una mezz’oretta prima, perché era dovuto andare agli allenamenti di Quidditch per prepararsi per la prossima partita del campionato.
“Vieni con me.”
Le aveva detto, ma la Potter aveva declinato l’invito, asserendo che aveva alcune faccende da sbrigare.
“Starò bene, te lo prometto.”
Lo aveva rassicurato e allora Malfoy si era arreso, l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva salutata con un lungo bacio.
Uscì dalla Sala Comune e trovò colui che cercava dopo dieci minuti, vicino all’entrata.
- Blaise! Ehi, Blaise! – lo chiamò, attirando immediatamente la sua attenzione.
Zabini, che era intento a parlare con alcune ragazze, si voltò lentamente in sua direzione.
- E’ Zabini, per te, ora, Potter. – disse con voce inflessibile, squadrandola da capo a piedi con un’occhiata densa ed impenetrabile.
Alexis sentì una morsa stringerle dolorosamente il cuore, ma non si diede per vinta.
- Volevo solo darti questa. – rispose, senza lasciarsi intimidire dalla freddezza con la quale la stava trattando; gli porse la lettera arrotolata, che era stata accuratamente chiusa con un nastrino di raso blu.
Blaise fissò la pergamena con aria scettica, un sopracciglio sollevato.
- Che cosa sarebbe? –
- Sono le mie scuse. – disse, con una sicurezza che fece vacillare l’espressione composta di Zabini – E’ tutto quello che ho da dirti. Ogni spiegazione. Si trova tutto qui dentro. So che non vuoi parlarmi e lo capisco, ma sentivo il bisogno di dirti queste cose e l’ho fatto. Ora puoi farne quello che vuoi: leggila, buttala, a me andrà bene comunque. –
Sorrise genuina, poi gli prese la mano e gli mise la lettera tra le dita, prima di correre via.
Blaise la fissò scomparire oltre l’ingresso e la sua espressione altezzosa si sgretolò lentamente, lasciando posto ad occhi feriti e labbra frustrate.
- Stupida, piccola… - mormorò tra sé e sé, stringendo con violenza la lettera nella mano chiusa in un pugno.
Hermione sollevò lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava trascrivendo i suoi appunti di Incantesimi e posò la piuma d’oca, fissando gli occhi pensierosi verso la finestra della Sala Comune.
Ron, che aveva smesso di fingere di studiare ormai da qualche minuto e giocherellava con i bordi del libro di Trasfigurazione, si voltò a guardarla di sottecchi, ritrovandosi a pensare che Hermione fosse molto graziosa, con quella massa incontrollabile di capelli caotici, il profilo perfetto del naso, le guance spruzzate d’arancio là dove il sole la sfiorava e gli occhi assorti.
- Pensi che sia riuscito a trovarla? – domandò all’improvviso, riscuotendo Ron dai suoi pensieri e facendolo sobbalzare.
- Come? – rispose arrossendo, temendo di essersi perso qualche parte del discorso.
- Alexis dico… credi che Harry sia riuscito a trovarla? –
Ron si grattò la nuca e fece spallucce.
- Non lo so, ma non è ancora tornato… magari stanno parlando proprio in questo momento. –
Senza staccare lo sguardo dal panorama fuori dalla finestra, Hermione annuì pensierosa.
- Sì, spero proprio sia così. – disse, poi sorrise leggermente – Sai, le tue parole di prima mi hanno colpita molto! – confessò, voltandosi a guardarlo con un luccichio ammirato negli occhi – Si vede che tieni alla famiglia… e a Ginny. –
Ron arrossì di nuovo e distolse lo sguardo.
- Sì, beh… E’ mia sorella, è ovvio che io tenga a lei! – borbottò imbarazzato ed ora anche le sue orecchie avevano assunto una deliziosa sfumatura di rosso, che fece sorridere Hermione ancora più ampiamente – Spero… spero che, con Alexis, anche Harry possa trovare qualcuno che gli stia sempre accanto… lui se la merita, una famiglia. – aggiunse, con tono assorto.
Ad Hermione salirono le lacrime agli occhi: senza preavviso alcuno, si lanciò su Ron e lo abbracciò.
- Hai ragione: Harry merita di essere finalmente felice! – esclamò e alcune lacrime di commozione bagnarono il maglioncino morbido di Ron che, nonostante lo stupito imbarazzo iniziale, si ritrovò a stringerla a sé con una naturalezza tale che gli sembrava che le sue braccia fossero nare per stringere Hermione.
- Spero solo che Alexis potrà perdonare il mio comportamento nei suoi confronti. – disse la ragazza dopo un po’, sciogliendo l’abbraccio e alzando le mani per asciugarsi il viso – Ma non potevo sapere che lei fosse la sorella di Harry… l’ho tratta malissimo e sono senza giustificazioni! Oh, e se lei non volesse essere mia amica? –
Hermione abbassò lo sguardo, mentre mille dubbi le attanagliavano la mente; allora Ron le sfiorò il viso con una carezza goffa, ma carica di apprensione, che la costrinse a rialzare il viso.
- Sono certo che lei accetterà le tue scuse, Hermione. – sorrise – E poi, come potrebbe non imparare a voler bene alla so-tutto-io più adorabile di Hogwarts?–
Hermione si sciolse in un nuovo sorriso inondato da lacrime.
Sì, le avrebbe chiesto scusa.
E lei ed Alexis sarebbero diventate ottime amiche, proprio come lo erano Hermione stessa ed Harry e Ron.
Si sarebbero voluti bene… proprio come una famiglia.
La trovò nell’unico posto nel quale sapeva che lei sarebbe stata: ai piedi della quercia sulle rive del Lago Nero… il loro posto.
Alexis era seduta in terra, con le gambe raccolte e un libro tra le mani; quando le si avvicinò, lei alzò la testa di scatto e la sorpresa si dipinse sul suo viso.
- Harry! – esclamò, chiudendo il libro e alzandosi in piedi di scatto.
Harry Potter fissò la sorella con aria assorta, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
- Ciao Alexis. – la salutò, con tono neutro – Possiamo… possiamo parlare? –
Senza pensarci due volte, Alexis annuì energicamente.
- Sì! Sì, sì… assolutamente! – disse e fece un passo verso di lui, che però la fermò, sollevando una mano.
Alexis lo fissò confusa, sentendo uno strano dolore scaldarle il petto.
- Però… - aggiunse Harry, riservandole un’occhiata seria e penetrante – Mi dovrai dire tutta la verità. Basta bugie. –
Alexis annuì ancora, questa volta con meno energia, ed abbassò lo sguardo, arrossendo nervosamente.
- Promesso: basta bugie. –
Si misero a passeggiare intorno al Lago Nero e prima che qualcuno dei due osasse aprire quella conversazione dovettero passare lunghi minuti di silenzio teso ed imbarazzato.
Alexis sentiva il cuore scoppiarle nel petto e temeva seriamente che quello decidesse di uscirle dalla gola e scappare via, lontano.
Sarebbe voluta scappare anche lei, il più lontano possibile.
No, basta scappare, Alexis.
Basta bugie.
Alla fine, fu Harry a prendere coraggio e a spezzare il silenzio.
- Dove… dove sei stata tutti questi anni? – le domandò, senza guardarla e continuando a rivolgere lo sguardo pensieroso sulla strada che stavano percorrendo – Ho saputo della tua esistenza solo l’anno scorso, quando Hagrid è venuto a prendermi e mi ha raccontato ogni cosa di questo mondo e della mia famiglia. –
- I Dursley non ti hanno mai parlato di me? – chiese lei di rimando, piuttosto incredula.
Harry scosse la testa con espressione mesta.
- No, mai. – confessò, con rabbia velata – Non sapevo nulla di questo mondo… mi avevano persino detto che mamma e papà erano morti in un incidente d’auto. –
- Un incidente d’auto?! – trillò lei sconvolta, arrestandosi di botto e fissandolo come se avesse detto una bestemmia irripetibile; aveva avuto la stessa reazione spropositata di Hagrid, cosa che fece sorridere Harry – E’ inaudito! –
- Lo so. – rispose lui, con una scrollata di spalle – Ma non cambiare discorso: dove sei stata? –
Alexis sospirò e riprese a camminare, seguita dal fratello.
Non sapeva proprio da dove iniziare.
- Io ho vissuto con Sirius. – disse poi, come se questo fosse servito a spiegare tutto.
- Luis Cabrisk? – la interruppe Harry ed Alexis annuì.
- Lui… è il nostro padrino, Harry. – rivelò, ma la notizia non sembrò sconvolgere il fratello e lei prese il suo silenzio come un invito a continuare – Quando… quando Tu-Sai-Chi è venuto da te e da mamma e papà… io non ero con voi. Sirius non mi ha mai spiegato bene perché voi vi stesse nascondendo, ma è qualcosa che, evidentemente, aveva a che fare con te e non con me. Io non sono mai venuta a Godric’s Hollow, mamma e papà mi affidarono a Sirius e un altro loro amico, Remus Lupin. –
Nel raccontare si erano ormai fermati ed Harry la fissava con intensità ed interesse, ma lei rivolgeva gli occhi verso un orizzonte lontano ed offuscato.
- Quando Tu-Sai-Chi… uccise… -
Alexis si interruppe e prese un respiro profondo, cercando di arginare il dolore che come sempre le esplodeva nel petto al ricordo dei suoi genitori. Harry agiì d’istinto: sollevò una mano e intrecciò le sue dita a quelle di lei, come a volerle comunicare che le era vicino e la capiva.
- Conosco quella parte, puoi saltarla.-
Alexis sorrise debolmente e annuì come tacito ringraziamento, ricambiando la stretta del fratello.
- Beh, dopo quella sera, Sirius mi ha portata via, con sé. Lui… lui è accusato di aver ucciso dodici Babbani ed un mago, ma non è così! Sirius non è un assassino, è innocente: di questo non ho dubbi e, nonostante tutto quello che potrai sentire in giro, non averne mai neanche tu. –
Alexis avvolse la mano di Harry con entrambe le sue e la strinse con affetto e decisione, guardandolo dritto negli occhi con un’intensità tale che lui non potè fare altro che annuire e credere alle sue parole.
- Mi ha portata via perché sapeva che ci avrebbero messi dai Dursley e lui… beh, non voleva. Sapeva che papà li odiava ed ha cercato di fare il meglio per noi: avrebbe voluto prendere anche te e portarti via, ma quando è arrivato a Godric’s Hollow tu non c’eri più: Hagrid ti aveva già preso con sè. –
Erano tante informazioni, ma Harry le registrò nella sua mente come meglio potè. Alla fine annuì, come a dire che aveva compreso tutto, e sciolse la presa delle loro mani, riprendendo a camminare.
- Perché ti sei presentata qui come Alexandra Black? Perché mentire sulla tua identità? –
Seconda, inevitabile domanda. Alexis sospirò e riprese a camminare accanto a lui, torcendosi le dita dietro la schiena.
- E’ stata un’idea di Silente… e di Sirius. Speravano che se io fossi venuta ad Hogwarts sotto falso nome avrei passato un anno tranquillo. Gli Auror mi stavano cercando e stanno tutt’oggi cercando Sirius per portarlo ad Azkaban: se avessero saputo che io ero qui non mi avrebbero lasciata in pace… sarebbero tornati per farmi domande, avrebbero intercettato le mie lettere e non mi avrebbero permesso di trascorrere l’anno come una normale studentessa. Silente ha pensato che, dopo tutta una vita passata a scappare, forse mi sarebbe piaciuto avere un po’ di calma… ecco perché il cognome Black: nessuno avrebbe infastidito una Black, non quando fai parte di una famiglia così ricca e potente e purosangue. –
Harry si fermò di nuovo e rimase di spalle, come se non volesse guardarla in faccia. Alexis rimase dietro di lui, lo sguardo fisso sulle sue spalle ampie.
- E perché mentire anche a me? – disse dopo qualche secondo, con un mormorio ferito – Che bisogno c’era di nascondere anche a me, tuo fratello, la verità? Sai quanto ti ho cercato? Sai quanto ti ho aspettato? – erano domande retoriche: lei sapeva eccome, visto che Harry era solito confidarsi con lei su quanto la sua sorellina gli mancasse un giorno sì e l’altro pure.
Alexis abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Dovettero trascorrere alcuni minuti di silenzio prima che riuscisse a formulare una risposta concreta ed accettabile.
- Io… non ho giustificazioni, per questo. – ammise, costringendo Harry a voltarsi nuovamente a guardarla: lei se ne stava lì, con quell’aria contrita e colpevole che gli faceva dolere il petto in maniera incontrastabile – Ma devi capirmi, Harry: avevo paura! Se qualcuno lo avesse scoperto, sarebbe finito tutto quanto! E mi ero creata degli amici e… la vita ad Hogwarts stava procedendo bene: tu riuscivi ad accettarmi come se fossi tua sorella, anche se ancora non sapevi chi io fossi davvero! E poi… poi Sirius è venuto qui e tutto si è complicato. Ci sono state tante occasioni in cui avrei voluto e potuto dirtelo ma… perdonami Harry, non ho scuse né niente, posso solo chiederti di perdonarmi. –
Harry la guardò, ma dietro l’espressione impassibile del suo viso si poteva leggere l’amore per quella piccola ragazza che aveva davanti; l’avrebbe perdonata, di questo non aveva dubbi.
Come poteva non farlo?
Alexis era l’unica famiglia che aveva.
- Quello che non mi spiego è come abbiano fatto le Untouchable Ravens a scoprire la tua vera identità se tu non lo avevi mai detto a nessuno. – osservò Harry dopo un po’, scrutandola con un’occhiata indagatoria mentre lei arrossiva e abbassava nuovamente lo sguardo.
- Beh… - mormorò nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – C’è una persona alla quale l’avevo detto… - Harry corrugò la fronte, ma lei rispose alla sua muta domanda prima che lui potesse formularla - …Draco sapeva. –
Harry sgranò gli occhi e il suo viso divenne prima pallido e poi livido di rabbia.
- M-Malfoy sapeva?!? – strillò incredulo e risentito – Malfoy sapeva che tu eri mia sorella ed io no?! – adesso sembrava più una questione d’orgoglio.
Alexis storse il naso in una smorfia colpevole e socchiuse gli occhi, stringendo in una spalla e annuendo flebilmente.
- Malfoy sapeva. – ripetè Harry sconvoltò, togliendosi gli occhiali e passandosi una mano sugli occhi; poi, come se una scintilla si fosse accesa nel suo cervello, rinforcò gli occhiali e afferrò Alexis per le spalle, scuotendola – Quindi è stato lui? E’ lui che ha fatto la spia?! –
Alexis si affrettò a scuotere la testa con vigore.
- No, no! Non è stato lui, di questo ne sono certa! – esclamò con sicurezza.
- E come fai ad esserne tanto sicura? Malfoy è un vile, meschino… - ribattè il fratello, ma lei lo fermò prima che potesse continuare; si tolse dalla presa del fratello e lo afferrò per le braccia a sua volta, fissandolo dal basso con sguardo deciso.
- Non è stato lui, Harry. So che non mi tradirebbe mai perché lui… - arrossì violentemente, ma non abbassò mai lo sguardo, che fiero e deciso brillò di determinazione - … Draco mi ama. Non mi farebbe mai una cosa del genere. –
Harry quasi si strozzò con l’aria, mentre apprendeva la verità dietro quelle parole che quasi gli facevano più male di tutte le bugie e di tutte le informazioni che Alexis gli aveva fornito fino a quel momento.
- Che?! – fu l’unica cosa che riuscì a dire, troppo sconvolto per proferire qualcosa di più intelligente.
Alexis ridacchiò, senza riuscire a trattenersi.
- Tu… tu e Malfoy! – aggiunse Harry, con tono a metà tra il turbato e il disgusto. – Malfoy! –
- Ti sei svegliato presto, Harry. – lo schernì lei con un sorrisino.
- Ma è Malfoy! – si lamentò il ragazzo – E tu sei mia sorella! Malfoy con mia sorella! Mia sorella con Malfoy! Questo… questo è inaudito! –
Alexis nascose una nuova risata dietro una mano, poi si accostò di più ad Harry e lo fissò dal basso con un ghigno malandrino.
- E io amo Draco. – soggiunse, come se stesse riprendendo il discorso di prima.
Harry la guardò con occhi spalancati, poi scosse la testa e le prese il viso tra le mani.
- Se avessi saputo prima che eri mia sorella, non ti avrei mai permesso di avvicinarti a lui. – decretò con sguardo severo.
Alexis sorrise colpevole e si strinse in una spalla, sfiorandogli le mani con le proprie.
- Allora qualcosa di positivo nel non avertelo detto subito c’è. – lo provocò ed Harry le lanciò un’occhiataccia, ma adesso in fondo alle sue iridi di smeraldo non c’era più alcuna sfumatura arrabbiata: il ragazzo appariva sereno e… felice.
Strinse di più le dita sulle guance della sorella, costringendola a corrucciare le labbra in un’espressione buffa e deliziosa.
- Sappi che non lo accetterò mai, non sarò mai amico di quel viscido di Malfoy, nemmeno per te. –
Alexis arricciò il naso.
- Nemmeno Draco ha intenzione di diventare tuo amico, tranquillo. – rispose con un sorrisino ancora.
Harry la fissò intensamente, poi sbuffò e allontanò le mani.
- Ooooh… Sta’ zitta e abbracciami, sorellina! – disse infine, esasperato, calando su di lei per avvolgerla in un abbraccio tenero assolutamente confortevole.
Alexis si lasciò stringere contro quel petto ampio, il cui inconfondibile calore era sempre in grado di farla sentire a casa; una stretta morbida le serrò il cuore, ma con un dolore sordo e piacevole, che le fece formicolare lo stomaco fino a che le farfalle che in esso erano nate non uscirono dalle sue labbra sotto forma di una risata genuina, che costrinse Harry a stringerla di più a sé, come se non fosse abbastanza vicina.
Alexis gli cinse la vita a sua volta, strusciando una guancia contro il maglione morbido della divisa del fratello.
- Temevo che non te lo avrei mai sentito dire… - mormorò, mentre Harry prendeva a cullarla piano.
- Mmm? Che cosa? – le chiese, scostandosi appena per poterla vedere in viso.
Alexis sorrise ancora.
- Sorellina. Pensavo che non saresti mai riuscito a considerarmi tale. –
Harry la fissò con sguardo sorpreso, poi le sue labbra si sciolsero in un’espressione infinitamente dolce, che fece battere il cuore della giovane sempre più velocemente.
E di nuovo quel dolore piacevole.
Harry la abbracciò di nuovo, di slancio, premendole una mano sulla nuca, con un gesto di tenera familiarità.
- Ma che sciocchezze. – sussurrò dopo un po’ – Tu sei e sarai sempre la mia sorellina. Sei tutta la mia famiglia, Alexis. –
Alexis si aggrappò di nuovo alle sue spalle, mentre alcune lacrime scendeva a rigarle il viso, che lei nascose contro il petto del fratello.
- Anche tu sei tutta la mia famiglia, Harry. – mormorò, con la bocca premuta contro il maglione – Tu e Sirius. Un giorno ci costruiremo una vita insieme e saremo di nuovo felici. Io te lo prometto. –
Harry non aggiunse nulla, si limitò a stringerla più forte e a calare il capo contro la spalla di lei, socchiudendo i suoi occhi che, a loro volta, erano diventati lucidi.
Ed eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Sono piuttosto di corsa, quindi mi limito a ringraziare con tutto il cuore le 10 persone che, dopo tanto tempo, sono ancora qui e mi hanno dimostrato il loro affetto lasciando una recensione allo scorso capitolo! Se oltre a loro anche qualcun altro è ancora qui con noi, lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo: ormai ne mancano solo 4 alla fine, sostenetemi in questo finale che ancora ha da regalarvi molte emozioni, questa è una promessa!
Per il resto, vi invito a seguirmi sul mio gruppo di facebook (OneThousandStories) e se siete fan di questa FanFiction e specialmente di Lucius&Narcissa, leggete l'altra mia storia (Walk Through The Fire)
Bene, ora scappo: GRAZIE ancora a chi è qui a leggere e soprattutto a chi perderà due minutini del suo tempo per recensire, sapete quanto per me sia sempre importantissimo!
Un bacione e a prestissimo (:
Giulia.
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Capitolo 46 *** [AVVISO DI RITORNO] ***
Era il lontano 2008, quando ho cominciato a scrivere questa FanFiction.
All'epoca esisteva solamente EFP, oggi, nel 2021, Wattpad lo ha decisamente scalzato, eppure una parte di me, del mio cuore, è rimasta qui, dove tutto ha avuto origine.
Sono passati tantissimi anni da quando ho cominciato a scrivere e postare questa storia qui, eppure anche se l'ho conclusa ormai da tempo, non sono mai tornata qui a postarvela, ad aggiornarla con una versione un pelino migliore (per lo meno dal punto di vista stilistico, perché la trama, per quanto barbina, in alcune parti terribilmente insopportabile, in altre tediosa e fuori da ogni logico buon senso, come si confaceva a una FanFiction su Draco Malfoy scritta più di dieci anni fa, è rimasta sempre inviariata).
Ormai non so nemmeno se ci sia ancora qualcuno qui a leggerla, se troverò vecchi amici o se riuscirò a farmene di nuovi, ma postare gli ultimi capitoli di questa storia e concluderla anche qui su EFP mi sembra il minimo, è doveroso. Or dunque, eccomi qui.
Aggiornerò quanto prima i precedenti capitoli con una versione corretta e poi, finalmente, inserirò l'ultimissima parte.
Grazie davvero se sei ancora qui a leggere. Il fatto che io stia per pubblicare due romanzi cartacei è anche merito tuo, che mi hai sostenuta sin dai primissimi giorni.
A prestissimo,
Giulia. |
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