Waiting for ~ Thirty Shattered Pieces di My Pride (/viewuser.php?uid=39068)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fighting against ten men and losing against a cook ***
Capitolo 2: *** Don't stop the mind (or you'll be defeated) ***
Capitolo 3: *** [ Special Chapter ] Happy birthday, Roronoa ***
Capitolo 4: *** You're both male, why are you mating? ***
Capitolo 5: *** Show it (your eye) to me ***
Capitolo 6: *** [ Flash Fiction Istantanee Contest ] I might be crazy ***
Capitolo 7: *** Father's heart ***
Capitolo 8: *** [ Special Chapter ] Merry Christmas! ***
Capitolo 9: *** Gimme your ass, damn cracked marimo ***
Capitolo 10: *** How say stupid things ***
Capitolo 11: *** Change of look (no way) ***
Capitolo 12: *** [ Special Chapter ] Cakes, cooks and rabbits ***
Capitolo 13: *** Can I see your panties? ***
Capitolo 14: *** Light bondage ***
Capitolo 15: *** Read the mood ***
Capitolo 16: *** Heavy scars ***
Capitolo 17: *** [ Special Chapter ] Happy birthday, shitty cook ***
Capitolo 18: *** Cheerful Captain ***
Capitolo 19: *** A wound on the heart ***
Capitolo 20: *** The Kamabakka Picture Show (The Return) ***
Capitolo 21: *** Some affairs in daylight ***
Capitolo 22: *** [ Kiss Contest ] Now here, man (After that and then) ***
Capitolo 23: *** [ Say it with Disney ] Woods, spiders and a stupid hilarious cook ***
Capitolo 24: *** [ Due cuori e ] Two hearts and a blue blue sky ***
Capitolo 25: *** Good idea, marimo ***
Capitolo 26: *** [ Il mondo dei Peanuts ] One day with you and all is a mess ***
Capitolo 27: *** In the desert of the moon ***
Capitolo 28: *** What amazing crew, what amazing feeling ***
Capitolo 29: *** [ All I want for Christmas is you ] Phantoms in falling snow ***
Capitolo 30: *** After the rain ***
Capitolo 31: *** If you wanna sleep with me ***
Capitolo 32: *** [ Scrivimi una raccolta ] The Rainmaker ***
Capitolo 33: *** [ Scrivimi una raccolta ] Harmful weather condition ***
Capitolo 34: *** [ Scrivimi una raccolta ] Walkin' on sunshine ***
Capitolo 35: *** Daddy day ***
Capitolo 36: *** [ Special Chapter ] Like a little Christmas tree ***
Capitolo 37: *** Sea cook's treasure ***
Capitolo 38: *** [ ZoSan Week ] B-day (what it means) ***
Capitolo 39: *** [ ZoSan Week ] Thirty-eight seconds. 3 A.M. ***
Capitolo 40: *** Firefly (under the moonlight) ***
Capitolo 41: *** [ Sette colori per un fandom ] Bloody snow ***
Capitolo 42: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Don't joke with me ***
Capitolo 43: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Here comes the sun ***
Capitolo 44: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Green Hope ***
Capitolo 45: *** [ Sette colori / 500 prompt ] In the middle of the night ***
Capitolo 46: *** [ Sette colori / 500 prompt ] My sexy cooking lessons ***
Capitolo 47: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Like a piece of ice ***
Capitolo 48: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Aphrodisiacs ***
Capitolo 49: *** [ Sette colori / 500 prompt ] The moon and six pense ***
Capitolo 50: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Negative nein ***
Capitolo 51: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Boogie Man ***
Capitolo 52: *** [ Sette colori / 500 prompt ] Winter is a world itself ***
Capitolo 53: *** [ 100% prompt / 500 prompt ] Snowman ***
Capitolo 54: *** [ 100% prompt / 500 prompt ] When the snow comes ***
Capitolo 55: *** [ 100% prompt / 500 prompt ] Sky Island and clouds ***
Capitolo 56: *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] The last one ***
Capitolo 57: *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] Like a Sunflower ***
Capitolo 58: *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] Tequila Sunrise ***
Capitolo 1 *** Fighting against ten men and losing against a cook ***
Fighting against ten men and losing against a cook
[ Prima classificata e vincitrice del Premio
Christmas Spirit al contest
«All I want for Christmas is you »
indetto da Frandra { 29 } ]
[ Seconda classificata
al contest «Il mondo dei Peanuts»
indetto da Dark Aeris { 26 } ]
[ Seconda
classificata al contest «Due
cuori e...» indetto da Frandra e Silyia_Shio { 24 }
]
[ Seconda
classificata al contest «Scrivimi
una raccolta» indetto da visbs88 { 29/32/33/34 } ]
[ Terza classificata al
contest «Say it with Disney!»
indetto da
Lady Nazzumi e valutato da Dark Aeris { 23 } ]
[ Quarta classificata
al contest «Rapido e indolore: quando i posti
sono pochi e i vincoli (quasi) assenti» indetto da
Ro-chan { 23 } ]
[ Quinta classificata
al contest «Flash Fiction Istantanee»
indetto da Dark Aeris { 6 } ]
Titolo: Fighting against ten men
and losing against a cook
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 867 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ]
Genere: Generale,
Vagamente Sentimentale,
Vagamente Introspettivo
Rating: Giallo
/ Arancione
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, What if?
Winter Challenge: 23°
Luogo ›
Vicolo cieco
Vitii et Virtutis: Giustizia
›
Vittoria
Binks
Challenge: 5°
Città
› 9°
Calma/Pazienza
Prompt: 19°
Argomento: Ringraziamento e perdono
› Giustificazioni
La sfida dei duecento prompt: 29.
Vittoria
ONE
PIECE ©1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Bisognava
ammettere che Roronoa Zoro preferiva scontrarsi dieci volte contro
dieci uomini a spada tratta piuttosto che affrontare un discorso
di coppia con
Sanji.
Non che detestasse quella fase - aye,
beh, probabilmente
anche
per quello -, però... il fatto era che non era mai stato
avvezzo
a tali cose. Poteva capire solo parzialmente parole come “amore”
o, per l'appunto, “rapporto
di coppia”, e per quanto gli piacesse riuscire a ritagliare
un
po' di tempo da passare con il cuoco tra un allenamento e l'altro,
l'obiettivo che si era prefissato restava comunque il suo traguardo
più importante. Probabilmente sentiva che se si fosse
lasciato
andare sarebbe stato completamente assorbito da quella relazione, e,
beh, doveva ammettere che la cosa lo spaventava e lo inquietava. Non
era mai stato particolarmente interessato a relazioni di
quel tipo né tanto meno alle donne, ed era per l'appunto
bizzarro essersi infatuato di un damerino che aveva un sogno ancor
più astruso del suo. Trovare l'All Blue, il cuore di tutti i
mari... beh, non sapeva se quel mare esistesse davvero, ma era l'ultima
persona al mondo a poter criticare il cuoco per quella sua convinzione.
A quei suoi stessi pensieri, Zoro si
scompigliò
nervosamente i capelli, gettando una rapida occhiata alla bancarella
vicino alla quale si era fermato Sanji. Stava discutendo animatamente
con il commerciante riguardo chissà cosa, ma dal tono che
stava
usando - e anche dal volume piuttosto alto della voce -, era
più
che certo si trattasse proprio del cibo che vendeva. Che razza di
idiota, quel cuoco. Incurante del gelo che stava pian piano scendendo a
valle dalla montagna, con la neve che gli attorniava le caviglie e il
naso ormai ridotto ad un pomodoro a causa del freddo, non la smetteva
di blaterare nemmeno per un attimo, neanche fosse stato una casalinga
che cianciava dei fatti suoi; Zoro fu quasi tentato di mollarlo
lì e di andarsene, ma, per quanto detestasse ammetterlo
persino
a se stesso, sapeva che se l'avesse fatto si sarebbe soltanto perso.
Erano sbarcati su quell'isola
esattamente poche ore
addietro, e
la prima cosa che aveva preteso di fare Sanji era stata proprio quella
di scendere a terra e di andare a visitare la città per
riempire
la cambusa. E, beh, le scarse scorte di cibo erano parse un ottimo
pretesto per cacciare soldi anche per una tirchia come Nami. Peccato
che quel cretino di un cuoco avesse trascinato via anche lui -
svegliandolo dal suo pisolino, tra l'altro - con la scusa di un aiuto
per portare buste e acquisti; cercando di mantenere la calma, dunque,
lo spadaccino l'aveva seguito, ma la sua pazienza, ormai, stava per
andare a farsi benedire del tutto.
«Ohi,
cuoco!»
lo richiamò in un borbottio sconnesso, aggrottando la fronte
con fare nervoso. «Ti
vuoi muovere?»
Gli venne lanciato appena uno sguardo e,
alzando rapidamente
una
mano, Sanji gli fece cenno di attendere; passarono un altro paio di
minuti prima che si decidesse a tornare da lui con qualche busta in
spalla, ma il sorriso che gli stava rivolgendo non prometteva niente di
buono. «Prendi
queste, marimo»,
gli disse difatti, porgendogli la maggior parte degli acquisti.
Zoro sollevò un sopracciglio
con fare scettico.
Chi
gliela dava la pazienza di sopportare quel cuoco, maledizione? Forse
era questo ciò che avrebbe dovuto cominciare a chiedersi. «Sei
peggio di quella strega di Nami,
cuoco», bofonchiò, afferrando le buste prima di
caricarsele in spalla sotto lo sguardo dell'altro, che non si
risparmiò di tirargli un breve calcio.
«Non osare chiamare strega Nami-san, stupido spadaccino»,
sbottò, inspirando a pieni polmoni una boccata di fumo dalla
sigaretta che aveva fra le labbra prima di dargli del tutto le spalle e
cominciare ad avanzare fra la neve. «E adesso
vedi di darti una mossa».
«Non
sono il tuo mulo da soma, sopracciglio a ricciolo», ci tenne
a
precisare Zoro, sebbene si fosse sistemato meglio gli acquisti per
incamminarsi.
Sanji sorrise. «Se
fai il bravo a te preparerò degli onigiri speciali e ti
darò il miglior sakè che possiedo,
marimo», ironizzò nello sbuffare fuori qualche
anello di
fumo, riuscendo comunque a catturare l'attenzione di quel sempliciotto.
Difatti, nonostante avesse cominciato a borbottare tra i denti
chissà cosa, lo seguì senza ribattere oltre, cosa
alquanto strana, per un tipo come lui. Il fatto era che era
come ritrovarsi a svoltare in un vicolo cieco, con quel cuoco. Poteva
girare l'angolo e continuare a camminare, certo, ma alla fine avrebbe
trovato sempre un muro che gli avrebbe sbarrato il cammino,
costringendolo a tornare indietro senza permettergli di avanzare come
avrebbe voluto. E nemmeno tentare di fare a fette l'ostacolo sarebbe
servito, a ben pensarci... con quel damerino c'era ben poco da fare.
Lo
spadaccino sbuffò, imprecando a mezza voce per quelle stesse
costatazioni.
La verità era semplicemente che le sue erano soltanto
stupide giustificazioni infondate. Avrebbe
difatti potuto combattere con estrema facilità contro dieci
uomini, Roronoa Zoro, e avrebbe anche potuto schivare i loro attacchi
solo concentrandosi e pazientando, vincendo in meno di qualche
secondo... ma quando si trattava di quel singolo uomo, di quel cuoco da
strapazzo dal bizzarro sopracciglio a ricciolo, si rendeva conto che la
tanto anelata vittoria era un qualcosa di praticamente irrealizzabile,
accidenti.
_Note inconcludenti dell'autrice
Questa
flash fiction in principio faceva parte di una
raccolta di sette capitoli che avevo intitolato Sette
passi per sette lezioni: Ai (Armonia) Ki (Spirito) Do (Cammino)
Ho
deciso di unire tutto in un'unica raccolta, però, altrimenti
mi sarei
incasinata da sola x)
In fin dei conti questa raccolta conta già di suo ben trenta
storie, dunque cominciarne una di sette insieme a questa, beh, avrebbe
solo implicato lo scrivere ben trentasette storie che ruotavano intorno
alla stessa coppia
Tanto valeva farla diventare unica, no? :3
Come sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Don't stop the mind (or you'll be defeated) ***
Don't stop the mind (or you'll be defeated)
Titolo: Don't stop the mind (or
you'll be defeated)
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 476 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ], Zoro/Kuina,
friendship
Genere: Generale,
Sentimentale,
Malinconico, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, What if?
Winter Challenge: 24°
Luogo ›
Ghiacciaio
Vitii et Virtutis: Superbia
›
Ambizione
Binks
Challenge: 23° Ghiacciaio/Tundra
› 17°
Determinazione
Prompt: 19°
Argomento: Ringraziamento e perdono
› Scelte
La sfida dei duecento prompt: 25.
Sconfitta
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Avere
a che fare con quel cuoco da strapazzo era tutt'altro che semplice, il
più delle volte.
Nel lungo percorso che aveva seguito sin
da bambino,
Zoro
aveva imparato a padroneggiare la spada e a pazientare, ad allenare la
mente e a non permettere che essa si trattenesse ad osservare quella
stessa spada in procinto di colpire, divenendo sempre più
abile giorno dopo giorno in tale arte. E l'aveva fatto
soprattutto per tener fede alla promessa che aveva fatto a Kuina.
Avrebbe rincorso quella sua ambizione e sarebbe diventato il miglior
spadaccino del mondo anche per lei, in
modo che il suo nome potesse raggiungerla anche in cielo. La
determinazione con cui aveva cominciato ad allenarsi durante quegli
anni era stata inverosimile, la concentrazione con cui aveva intrapreso
quel suo addestramento sfiancante aveva fatto sì che persino
il
suo Sensei si meravigliasse, e non aveva avuto tutti i torti quando
aveva paragonato la sua costante pazienza a quella di una montagna.
Aveva appreso come essere freddo e
irremovibile, temprando
corpo
e mente; crescendo aveva imparato a gestire le proprie emozioni e ad
essere risoluto, avanzando di un gradino alla volta e accumulando
esperienze su esperienze sulla propria pelle come se si fosse trattato
di neve su un ghiacciaio. Esattamente come quell'ammasso di ghiaccio,
lui aveva atteso anni ed anni per potersi ergere in tutta la sua
grandezza e mostrare al mondo intero di che pasta fosse fatto Roronoa
Zoro. E poco importava se la strada da percorrere fosse ancora lunga ed
irta d'insidie; lui l'avrebbe affrontata a testa alta e avrebbe reso
onore alla sua defunta amica.
Sanji, però, per lui era come
un'arma a doppio
taglio. Era difficile capire quando e, soprattutto, come avrebbe
attaccato, e altrettanto complicato era riuscire a fermarsi quando
l'occasione lo richiedeva. Negli anni aveva imparato ad osservare il
ritmo della spada e ad entrare in sincronia con la stessa, senza
pensare al momento in cui avrebbe atterrato il proprio avversario e
lasciando così che la visione di essa non ostacolasse i suoi
movimenti. Non aveva mai lasciato che la sua mente si distraesse
nemmeno per un attimo, che essa gli causasse azioni irresolute e
sconclusionate; eppure, quando si ritrovava a stringere fra le proprie
braccia quello stupido cuoco biondo in quelle lunghe e gelide serate
d'inverno, tutto ciò che aveva
imparato con anni di determinazione e sofferenza sembrava evaporare
come neve al sole.
Il suo Sensei l'avrebbe
chiamata “Mancanza di disciplina”. E lui
gli dava tremendamente ragione. Doveva
però ammettere che, se affrontare il cuoco e perdere contro
di lui significava poter sentire il battito furente del suo cuore, il
pulsare fremente del sangue nelle orecchie nel momento in cui entrambi
raggiungevano il culmine del piacere, e quell'odore di sigaretta che lo
caratterizzava quando si poggiava inerme e soddisfatto sul suo petto,
beh... allora
era più che felice di soccombere.
_Note inconcludenti dell'autrice
Anche questa, come la precedente, faceva parte della raccolta Sette
passi per sette lezioni: Ai (Armonia) Ki (Spirito) Do (Cammino).
Racchiude
difatti anch'essa un principio dell'Aikido - non l'Aikido
stesso -, e per chi ne conosce le basi è facilmente
intuibile. Si tratta della prima lezione, ovvero il “Non
fermare la mente”, e, per
chi fosse interessato, ne riporto un piccolo pezzo tratto da “Lo Zen e
l'Arte della Spada”:
“Nell’ambito
dell’arte marziale stessa fermarsi significa,
ad esempio, osservare la spada in movimento mentre sta per colpire.
La mente, fissa, si preoccupa della spada in sè, e non
permette ai movimenti dello spadaccino di essere liberi e compiuti. In
quel medesimo istante l’avversario ha la meglio. Occorre fare
in modo che la mente non venga trattenuta dalla visione della spada che
si muove per colpire. Occorre, altresì, entrare in sintonia
con il ritmo della spada che avanza.
Se non si pensa che si è in procinto di colpire, se non si
permette che nascano pregiudizi o riflessioni, se,
nell’istante preciso in cui si vede la spada che oscilla,
questa visione non invaderà totalmente la mente, si
potrà intervenire nell’azione
dell’avversario strappandogli la spada.
Ci si potrà impossessare dell’arma che stava per
ferirci,
rendendola, all’opposto, strumento del ferimento
dell’avversario.”
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** [ Special Chapter ] Happy birthday, Roronoa ***
Happy birthday, Roronoa
Titolo: [ Special ] Happy
birthday, Roronoa
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1026 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan || SanZo ], Un po' tutti
Genere: Generale,
Sentimentale,
Romantico (Ma dove?)
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, What if?
Vitii et Virtutis: Carità
›
Cibo
Binks
Challenge: 29°
Festa
› 46°
Entusiasmo
Prompt: 13°
Argomento: Fasi della vita
› Nascita
La sfida dei duecento prompt:
82. Regalo
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sarebbe
stata una giornata come tante altre se Nami non avesse avuto la
brillante
idea di festeggiare - all'insaputa del diretto interessato, tra l'altro
-, il diciannovesimo compleanno di Zoro.
Ovviamente quello strambo Capitano che
si ritrovavano era
stato
pienamente d'accordo, specialmente quando alle sue orecchie era giunta
la parola “cibo”. Per lui
una festa significava solo strafogarsi fino
allo stremo e fare baldoria, mentre per Sanji voleva innanzitutto dire
cucinare il doppio di quanto non fosse abituato a fare in giorni
normali. Non che gli pesasse preparare pasti abbondanti per la ciurma,
sia chiaro; quello in fin dei conti era il suo lavoro - e farlo gli
piaceva maledettamente, non lo negava per niente -, però per
una volta avrebbe voluto
prendersela comoda e dimezzare almeno in parte le portate di cui si
caricava di solito. Ma nel vedere l'entusiasmo di Rufy al solo pensiero
di una cena ancor più grandiosa delle precedenti volte, non
aveva proprio potuto dire di no.
Ed era stato con uno strano sorriso
dipinto sulle labbra che
se
n'era stato chiuso in cucina per tutto il giorno, ricevendo
l'appoggio dei restanti membri dell'equipaggio per tenere quello
stupido marimo lontano da lì e, nello specifico, dalle sue
bottiglie di sakè. In altri momenti l'avrebbe semplicemente
lasciato fare - o forse no, giacché nell'ultimo mese lo
spadaccino aveva praticamente svuotato un'intera scorta e al cuoco era
toccato ricomprare tutto beccandosi occhiate in tralice dalla sua
Nami-san -, però quel giorno l'aveva voluto
altrove per poter preparare una torta in santa pace. E farlo era stato
comunque arduo, visto che aveva dovuto fare lo stesso i conti con
quell'ingordo di Rufy.
Adesso, però, con il sole
ormai calato oltre
l'orizzonte
e gli scricchiolii dei legacci di trinchetto surclassati dalle risate
allegre della ciurma, si godeva le espressioni felici di tutti e il
loro bizzarro modo di divertirsi. Stava osservando proprio Chopper ed
Usop - che imitando Rufy si erano infilati delle stecche nel naso e ne
sorreggevano il lato inferiore con la bocca - quando con la coda
dell'occhio catturò la figura dello spadaccino, il cui
sguardo
stranamente cupo era concentrato sul boccale che
reggeva in una mano. Era rimasto a dir poco sorpreso quando gli avevano
augurato buon compleanno - quel grandissimo idiota se n'era
completamente dimenticato -, e ancor più quando aveva visto
addirittura la torta. Sanji non si spiegava dunque perché
avesse
assunto quell'espressione, in quel momento. Sembrava distratto, per
niente presente, e persino il caos che vigeva intorno a loro pareva non
scalfirlo nemmeno.
Con
un sospiro decise dunque di avvicinarsi, lasciandosi cadere seduto al
suo fianco dopo aver scansato qualche festone. «Perché
quella brutta faccia, spadaccino?» gli domandò
poi,
inalando fino in fondo i rimasugli della cicca che aveva mordicchiato
nei precedenti cinque minuti. Però con la coda dell'occhio
lo
vide semplicemente fare spallucce, senza nemmeno prendersi la briga di
guardarlo o di lanciargli una piccola occhiata.
«Che
te ne importa, cuoco da strapazzo?» rimbeccò,
portandosi
il boccale alle labbra per ingollare un gran bel sorso di liquore, gli
occhi ostinatamente fissi sullo spettacolino che gli altri tre membri
della ciurma stavano offrendo loro e alla povera, e quantomeno arresa,
Nami. Dall'espressione che la giovane navigatrice aveva in viso,
difatti, sembrava ormai rassegnata alle follie di quell'accozzaglia
d'equipaggio.
Il cuoco si sporse verso di lui, fissandolo con attenzione dall'alto in
basso. «Non si
parla così a chi ha sgobbato tutto
il giorno per preparare quella montagna di cibo con cui ti sei
ingozzato, sai?» sibilò, e ci mancò
poco che
soffiasse fumo persino dalle narici, dato il modo in cui aveva
cominciato a squadrarlo.
A
quel dire Zoro sbuffò, alzandosi in piedi dopo aver svuotato
il boccale e averlo lasciato sulle assi del ponte,
abbassando solo di poco lo sguardo verso l'altro per squadrarlo da capo
a piedi. E fu bizzarro il modo in cui distese le labbra, quasi in
una pallida imitazione di un sorriso. «Grazie per
la torta, cuoco. Sul serio», disse poi di punto in bianco, e
nel sentirlo Sanji
strabuzzò gli occhi. Stava forse male, quella stupida testa
verde? Ringraziarlo per qualcosa era una cosa più unica che
rara, giacché non era mai stato avvezzo a tali cose,
specialmente con lui. E poco importava che si fossero chiariti su un determinato
argomento... non era da lui e basta.
«Si
può sapere che diavolo ti è preso, idiota d'un
marimo?»
domandò, forse persino seriamente preoccupato. «Sei
più lunatico del solito, oggi».
«Non mi è preso proprio niente, damerino»,
replicò semplicemente, cominciando ad allontanarsi sotto lo
sguardo a dir poco scombussolato di Sanji. Bah, ancora si domandava
come facesse quello scemo di Rufy a capire quasi sempre che cosa
passasse per la testa di quello stupido spadaccino, anche se, a ben
pensarci, non sapeva proprio dire chi dei due fosse più
idiota
dell'altro.
Forse fu proprio a quelle costatazioni
che, spegnendo la
sigaretta sotto la suola della scarpa e bofonchiando chissà
cosa
fra sé e sé, si ritrovò ad alzarsi a
sua volta in
piedi e a stornare lo sguardo in direzione di quella stupida testa
verde. «Oi,
Zoro!»
lo richiamò in fretta, vedendolo fermarsi a metà
strada
per voltarsi con un sopracciglio sollevato. Fu dunque raccogliendo
tutto il proprio coraggio che Sanji gli andò in contro,
fronteggiandolo con un'espressione così determinata che la
diceva lunga. Non perse nemmeno tempo a riflettere su ciò
che
fece subito dopo; si sporse verso lo spadaccino e, ignorando
l'aria palesemente scombussolata che gli si era dipinta in viso, gli
sfiorò le labbra con le proprie per stampare su di esse un
bacio, uno di
quelli che avrebbero potuto scambiarsi per gioco due bambini. Un
contatto breve, per nulla intenso, dal quale il cuoco si sottrasse alla
svelta prima di dargli nuovamente le spalle.
Prese poi il pacchetto di sigarette dal
taschino della
camicia
e, tirando fuori una stecca, se la mise fra le labbra senza degnare di
uno sguardo Zoro, che stava frattanto osservando la sua schiena con
tanto d'occhi. «Non
ti ci abituare», borbottò Sanji, traendo una lunga
boccata
dalla sigaretta appena accesa, forse nel vano tentativo di rilassarti. «Consideralo
il tuo regalo di compleanno, stupido marimo».
_Note inconcludenti dell'autrice
Inutile
dire perché ho postato oggi, aye? ;p
E' una storiella semplice, nulla di che, ma spero vi sia
piaciuta in qualche modo.
Diciamo più che altro che quel piccolo bacio innocente, in
questa flash, è stato il loro primo vero contatto di... coppia,
ecco - in poche parole questi due non hanno concluso assolutamente
niente, già, mi è piaciuto vederli puri e
innocenti,
senza che abbiano mai consumato come dei carissimi sposini v.v -, e per
quanto io non veda Sanji come uno che prende l'iniziativa -
da qui il suo «Non
ti ci abituare», proprio ad indicare che quello
è stato un piccolo strappo alla regola -,
essendo il compleanno del marimo si poteva fare un'eccezione, suvvia ;p
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** You're both male, why are you mating? ***
You're both male, why are you mating?
Titolo: You're both male, why
are you mating?
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 528 parole ]
Personaggi: Tony Tony
Chopper, Nico Robin
Genere: Generale,
Sentimentale,
Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, Vagamente nonsense, What if?
Winter Challenge: 9°
Luogo ›
Lande polari
Vitii et Virtutis: Carità
›
Dignità
Binks
Challenge: 34°
Isola
› 39°
Intelligenza
Prompt: 8°
Argomento: Stagioni
› Nessuna
stagione
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non
era affatto uno stupido sprovveduto, Chopper.
Per quanto fosse intelligente, ammetteva
di non conoscere
ancora
con esattezza certe pratiche degli esseri umani e gli strani rituali di
corteggiamento che avevano, però quello che lo lasciava
più perplesso - e il più delle volte anche
allibito - era
il modo in cui Zoro corteggiava Sanji. Oltre al semplice fatto che
fossero due maschi - e non comprendeva dunque la loro
necessità
di accoppiamento -, sembrava che lo spadaccino, anziché
corteggiare il cuoco come avrebbe fatto un qualunque maschio durante la
stagione degli amori, lottasse con lui per la supremazia, esattamente
come avrebbero fatto due renne nelle sperdute lande polari di Drum,
giusto per fare un esempio. Il risultato, però, alla fine
era
praticamente identico e lui sentiva sempre addosso ai due l'odore
dell'altro.
Ciò che lo faceva sorridere -
e considerarli al
tempo
stesso due completi idioti - era il fatto che cercassero poi di
mantenere le apparenze e la propria dignità, facendo
praticamente finta di nulla con il resto della ciurma. Lo sapevano,
vero, che
lui era un animale e aveva un certo fiuto per quel che riguardava gli
accoppiamenti? A quanto sembrava no, visto che per l'ennesima volta,
nonostante si portasse dietro come una nuvola di profumo l'odore di
sigarette e frutti di mare che caratterizzava il cuoco, lo spadaccino
aveva cominciato a brontolare chissà cosa all'indirizzo di
quest'ultimo, che a sua volta aveva iniziato puntualmente a prenderlo a
calci mentre abbandonava con lui la Sunny per scendere sull'isola
invernale appena raggiunta. Ma erano davvero pronti per
l'accoppiamento, quei due? Sembravano più due cuccioli che
litigavano per ogni cosa, e lo dimostrava anche il fatto che avessero
addirittura cominciato a lanciarsi contro palle di neve tra un epiteto
e l'altro.
«È proprio carino il loro modo di far finta di
niente.
Non trovi, dottore?» La voce di Robin lo risvegliò
dai
suoi pensieri, e fu sbattendo le palpebre che alzò la testa
verso di lei, vedendole un bel sorriso dipinto sulle labbra. Reggeva
come al solito un libro con una mano, benché il suo sguardo
fosse diretto verso la terra ferma e, nello specifico, sui restanti
membri dell'equipaggio appena sbarcati. «Credi
che prima o poi si renderanno conto che sappiamo già tutto?»
Il piccolo Chopper scosse il capo, in un
gesto
così lento
e rassegnato che gli conferì un'aria più matura
di quanto
in realtà dimostrasse, e si sistemò la sciarpa
intorno al
collo per proteggersi dal venticello gelido che si era appena
innalzato. «Per
la stupidità purtroppo non c'è cura, Robin».
E nel dir questo gli venne spontaneo gettare uno sguardo verso i due
stupidi in questione, portandolo ben presto su un terzo poco distante
che era stato appena picchiato per essere stato colto in flagrante a
rubare della frutta. Chissà se era più
strano il
modo in cui Zoro cercava di attirare l'attenzione di Sanji, o quello
con cui Rufy, sfidando la sorte, tentava di richiamare quella di Nami,
provocando le sue funeste ire e riempiendosi al contempo lo stomaco con
i suoi preziosi mandarini.
Non era uno sprovveduto, Chopper... ma
non sapeva dire se il
corteggiamento degli umani fosse davvero così assurdo come
appariva.
_Note inconcludenti dell'autrice
E' questo
ciò che succede nel leggere le SBS dei volumi di
One Piece.
E avverto sin da subito che il nasino di Chopper e il suo saper fiutare
senza tanti problemi gli odori diventerà un elemento
ricorrente
in parecchie storie, anche se ho avuto l'accortezza di accennarlo
precedentemente perché mi diverto come una scema a scrivere
di
un Chopper che, aye, è consapevole della coppia ZoSan.
Perché, accidenti, chi meglio di lui può sapere
se quei
due lo fanno o meno, dato che sente benissimo gli odori?
*Le lanciano pomodori marci addosso senza pietà*
Sclero
a parte, come sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Show it (your eye) to me ***
Show it (your eye) to me
Titolo: Show it
(your eye) to me
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 956 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji, Un altro
Mugiwara a vostra scelta ♥
Genere: Generale,
Sentimentale,
Erotico
Rating:
Rosso spentissimo, praticamente arancione
Avvertimenti: Yaoi,
Slice of Life, Spoiler!, What if?
ZoSan Project: 1°
Zoro/Sanji: Per
te ogni scusa è buona per toccarmi il culo, marimo.
- Immagine
selezionata
Vitii et Virtutis: Avarizia
›
Tesoro
Binks
Challenge: 46° Acquario
› 6° Vergogna
Prompt: 9°
Argomento: Clima
› Piacevole
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non aveva
mai pensato a come sarebbe stato vedere entrambi gli occhi di
Sanji nello stesso momento, Zoro. E poco importava se in quel momento
gli stesse inesorabilmente venendo da ridere nel fissare le
sopracciglia del cuoco, dato che già una da sola era
divertente a
priori; lui, semplicemente, si era limitato ad osservarle con estrema
attenzione senza distogliere lo sguardo, comprendendo quanto fosse
stato difficile per quel damerino scostarsi i capelli dal viso per
permettergli di farlo. Durante tutto il tempo che avevano passato
insieme, Sanji non aveva permesso nemmeno ad una folata di vento di
rovinare in quel modo la propria immagine, tenendo sempre nascosto un
lato del volto; dopo i due anni di separazione, poi, aveva
semplicemente spostato il ciuffo sulla destra, celando l'occhio che
tutti loro erano sempre stati abituati a vedere. Ritrovarsi
dunque ad
osservare quelle due iridi azzurre che ricambiavano il suo sguardo era
stato sorprendentemente... bizzarro.
Però, a ben pensarci, quella era la prima volta che il cuoco
aveva davvero
il coraggio di mostrare se stesso nella propria interezza, senza
nascondere nulla all'occhio attento dello spadaccino.
Seduto sul divanetto che si trovava
nell'acquario della
Sunny,
Sanji non aveva fatto altro che attendere una qualsiasi reazione di
Zoro, ma, per quanto lo spasso gli si leggesse palesemente in viso - e
l'avrebbe pure preso a calci per togliergli quell'espressione dalla
faccia, se non fosse stato troppo impegnato ad imprecare contro se
stesso per quella stupida pensata e a vergognarsi -, rimase di sasso
nel sentire lo spadaccino sfiorare con due dita
l'estremità
di una delle sue sopracciglia. Lo vide poi chinarsi verso di lui con il
viso, avvertendo il suo caldo respiro a pochi centimetri da
sé;
restò immobile, trattenendo il fiato anche quando fece
scivolare
le mani lungo il suo corpo per poggiarle stabilmente sui suoi fianchi. «Che...
diavolo stai facendo, stupido marimo?» chiese in un soffio
non
appena sentì il tocco umido della lingua dello spadaccino
seguire il contorno delle sue sopracciglia, ricevendo in risposta solo
quello che parve essere uno sbuffo divertito.
«Shh, zitto»,
gli intimò a mezza voce, scendendo piano con le labbra.
Sanji
trattenne un gemito quando lo sentì succhiargli una
clavicola,
gettandogli le braccia al collo e reclinando il capo all'indietro per
fissare almeno in parte l'acquario. Come se concentrarsi ad osservare i
pesci che nuotavano al suo interno servisse a distrarlo, poi... quello
stupido marimo aveva tutte le intenzioni di non fargli dimenticare la
sua presenza, visto il modo in cui aveva cominciato a toccare
praticamente ovunque.
«Tieni ferme quelle dannate mani, razza di polpo»,
sbottò innervosito, riacquistando controllo di sé
per
provare lui stesso ad allontanare i tentacoli di quella piovra allupata
dai propri pantaloni. Possibile che volesse sempre andare
subito al sodo, senza nemmeno perdere tempo con qualche stronzata
preliminare? Va bene che il tempo era quello che era e il
più
delle volte, se ce n'era, scarseggiava, però... era lui che
se
lo prendeva letteralmente in quel posto, non di certo
quell'idiota.
Zoro
alzò di poco lo sguardo e, sollevando un sopracciglio,
risalì nuovamente verso il suo viso. «E
tu tieni
chiusa la bocca, sopracciglia a ricciolo»,
gli mormorò contro le labbra, e Sanji gli avrebbe volentieri
inveito contro se lo spadaccino non avesse giocato sporco tappandogli
la bocca con la propria. Sapeva essere un vero e proprio bastardo,
quando ci si metteva, e lo dimostrò maggiormente quando,
senza
il benché minimo preavviso, fece scivolare una mano
all'interno
dei suoi pantaloni, palpandolo in mezzo alle cosce; il cuoco
dilatò gli occhi nel sentire le dita di quello stupido
marimo
sfiorare la punta della sua virilità e carezzarne in seguito
la
lunghezza, e si lasciò sfuggire un altro ansito voglioso non
appena Zoro gli permise di respirare.
«Ngh... Zoro»,
soffiò con un fil di voce, e fu a quel punto che lo
spadaccino
gli cinse i fianchi con un braccio, affondando il viso fra i suoi
capelli. Quei
momenti erano più importanti di quanto non volesse ammettere
a se stesso, poiché
era durante quegli attimi che capiva realmente cosa significasse per un
pirata difendere il proprio tesoro. Un
tesoro che apparteneva a lui e a nessun altro, un tesoro che aveva il
potere di far sì che il suo
cuore facesse una capriola nel petto ogni qual volta il suo sguardo si
posava su quell'espressione vagamente innocente, su quelle labbra
schiuse dalle quali sfuggivano tremuli sospiri, su quegli occhi azzurri
resi liquidi dalla passione.
Oh,
e quant'era bello, in quel momento, vedere il viso arrossato
di Sanji e avvertire il fremere
sconquassato del suo corpo, in attesa che lui lo prendesse e lo facesse
suo. I suoi
respiri bollenti si infrangevano contro la pelle del suo
collo, vogliosi e impazienti come non li aveva mai sentiti; le mani
scivolarono dietro le sue spalle possenti e avvertì il
contatto
delle dita affusolate sulle scapole prima che il cuoco, invocando a
mezza voce il suo nome, lo attirasse maggiormente verso di
sé e sollevasse un po' il bacino contro di lui, spronandolo
tacitamente a darsi una mossa.
Lo spadaccino non se lo fece ripetere
due volte e,
umettandosi le labbra, afferrò
saldamente
i pantaloni dell'altro con la ferma intenzione di sfilarglieli via del
tutto insieme alle mutande; si stava apprestando a calarsi anche i
propri quando, senza preavviso, avvertì un rumore alle
proprie
spalle, e fu più che certo che il brivido che gli corse
dietro
la schiena non aveva nulla a che fare con l'eccitazione sempre
più incipiente. «Che cosa state facendo?»
domandò una voce, e Zoro, imprecando a denti stretti, si
affrettò ad armeggiare con i propri pantaloni per salvare
almeno
in parte le apparenze, imitato in un lampo dal cuoco.
Merda. E tanti cari saluti a
quell'attimo di
intimità, accidenti.
_Note inconcludenti dell'autrice
Prima
di tutto: come si può vedere, la raccolta The
Ecstasy
~
ZoSan ha cambiato nome
e grafica. Aye, in questo periodo sono in vena di cambiamenti...
Eh, nay, vi prego, non lanciatemi pomodori solo perché mi
fermo sempre sul più bello durante la lemon x)
La raccolta è a rating arancione e tale resterà,
le rosse le posterò a parte.
Comunque sia, se qualche fan ZoSanjista volesse partecipare
all'iniziativa ZoSan
Project,
può tranquillamente cliccare sul link che ho
precedentemente ed iscriversi... le ZoSan sono troppo poche,
sul sito!
Dobbiamo superare le ZoNami! ♪~
Sclero a parte, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** [ Flash Fiction Istantanee Contest ] I might be crazy ***
I might be crazy
Titolo: I might be
crazy
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 665 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Con la breve partecipazione
di Monkey D. Rufy ♥
Genere: Generale,
Introspettivo,
Vagamente assurdo
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, Gender Bender, What if?
ZoSan Project: 6° Fem!Zoro/Sanji: Devo essere definitivamente impazzito. Non c'è
altra spiegazione.
Vitii et Virtutis: Invidia
›
Cinismo
Binks
Challenge: 54° Fiume
› 26° Pazzia
Prompt: 11°
Argomento: Ordine e Caos
› Caos
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non si
poteva di certo affermare che Roronoa Zoro fosse un uomo normale
- perché, dannazione, chi avrebbe mai avuto il coraggio di
definire
normale uno stupido spadaccino la cui idea di liberarsi consisteva nel
tagliarsi via mani e piedi? -, ma la situazione che Sanji stava vivendo
in quel momento nell'osservarlo, beh, superava di gran lunga persino le
sue più rosee aspettative. Definire rosea una situazione
come quella,
però, era un vero e proprio eufemismo. E anche di quelli
grossi. Perché
quello che stava osservando non poteva assolutamente
essere la testa
verde che era sempre stato abituato a vedere, nossignore. Zoro era un
tipo rozzo, scontroso, un armadio a quattro ante pieno di cicatrici e
con un brutto muso che faceva sorgere l'insana voglia di stampare la
bella impronta di una suola dritta in mezzo alla sua fronte. Non era un
uomo che di primo impatto sarebbe stato classificato da qualcuno come fragile.
Eppure era proprio così che appariva in quel momento. E
più si soffermava su quell'esile figura - oh, accidenti,
quello era un aggettivo che stonava non poco, se comparato a quello
stupido marimo -, più Sanji non riusciva a far sì
che dal suo viso
sparisse quell'espressione inebetita e anche un po' cinica. Era
diventato pazzo. A furia di
elogiare le donne, fare l'idiota con esse e tentare in quel modo di
ingelosire Zoro, era diventato pazzo. Perché non c'era nessun'altra spiegazione
se non quella.
«Quando ti deciderai a
chiudere quella dannata
bocca, cuoco da strapazzo?»
Poche
parole che dissiparono ogni dubbio, così come il tono con
cui erano state pronunciate. Nonostante le labbra
piegate in un
broncio che sarebbe parso adorabile a qualsiasi uomo - dunque come
poteva lui, inguaribile dongiovanni, non restarne affascinato? - e il
vago rossore ad imporporare le guance diafane, la fronte aggrottata e
lo sguardo glaciale gli davano sempre più la certezza che
quella
ragazza che stava osservando era sicuramente Roronoa Zoro.
Però...
accidenti, era tutto così sbagliato! Era una ragazza,
maledizione! Ma quale ragazza sarebbe
mai andata in giro con una canotta sgualcita che quasi rischiava di
mostrare al mondo intero le morbide rotondità dei seni, un
haramaki poco elegante
che le fasciava lo stomaco, e un paio di pantaloni neri che in quel
momento le andavano tremendamente
larghi? Nessuna, secondo il suo modesto parere, però
l'abbigliamento era un fattore secondario se comparato con l'aspetto
delicato, minuto, e anche da schianto nonostante il ridicolo colore dei
capelli verdi, che aveva in quel momento quello stupido spadaccino.
Allora perché, se lo trovava davvero attraente come
credeva, non riusciva a comportarsi come avrebbe fatto con una
qualsiasi donna?
«Marimo», esalò infine, deglutendo.
Perché aveva quel groppo in gola? Non gli era mai successo.
«Sei una...»
«Sanji, ho fame!»
La
voce di Rufy fu una manna dal cielo, poiché fu capace di
riportarlo
alla realtà in un lampo. Ci mise un po' a capire il luogo in
cui si
trovava, certo, però un moto di sollievo salì dal
suo petto quando si
rese conto di trovarsi sulla riva di un fiume, nei pressi del quale si
erano accampati per fare una sosta. Si stropicciò gli occhi,
capendo
solo in quel momento di essersi addormentato a causa della piacevole
tranquillità che avvolgeva quel luogo; gli venne subito
spontaneo stornare bruscamente lo sguardo
alla ricerca di Zoro, trovandolo addormentato sotto un albero a poca
distanza da lui. Russava beatamente con le braccia incrociate dietro la
testa e, cosa più importante, non aveva il seno prosperoso
che gli aveva visto esattamente pochi istanti prima.
Fu
in quel momento che Zoro aprì un occhio e lo
guardò,
aggrottando la fronte. «Che hai da guardare,
cuoco?»
sbottò burbero, e Sanji fu quasi tentato di saltargli
addosso
anche solo per l'aver costatato che la sua era senza alcun dubbio una
voce maschile.
Amava
le donne, venerava le donne, avrebbe fatto qualsiasi cosa per una
donna... ma non si vergognò ad affermare che quello stupido
marimo lo
preferiva di gran lunga quand'era un uomo.
_Note inconcludenti dell'autrice
E'
una flash fiction così bizzarra che stento io stessa a
credere di averla scritta.
Però, accidenti, non ho potuto fare a meno di buttarla
giù anche solo per il semplice fatto di immaginarmi Zoro
versione donna... date la colpa alla Sprite, ecco.
Comunque sia, questa storia è stata velocemente scritta - e
quando dico velocemente lo intendo davvero, dato che ci ho messo cinque
minuti o poco più, si vede che ero decisamente ispirata,
cosa
che per i contest non mi capita molto spesso e non capisco mai il
perché - per il contest “Flash
Fiction Istantanee” indetto da
Dark Aeris, nel quale si è classificata quinta con un punteggio di
26.3/28, il che non è un brutto risultato, no?
E il banner è una favola. Lo adoro, accidenti.
*Rotola via tra le risate*
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Father's heart ***
Father's heart
Titolo: Father's heart
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1718 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Nico Robin, Un po' tutti
Genere: Generale,
Vagamente Sentimentale,
Vagamente Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Slice
of Life, Spoiler!, What if?
Winter Challenge: 27°
Luogo ›
Piscine coperte
Binks
Challenge: 24°
Terrazza
› 44°
Calore
Prompt: 13°
Argomento: Fasi della vita
› Crescita
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Era
da una buona trentina di minuti che Sanji non vedeva in giro da nessuna
parte quella stupida testa verde d'uno spadaccino.
Lo sbarco su quell'isola era riuscito a
rimettere in sesto
le
membra stanche di tutti loro, e il fatto che ovunque si guardasse fosse
la neve bianca e soffice a farla da padrone, beh, era stato bellamente
messo da parte non appena si era parato dinanzi ai loro occhi l'enorme
edificio dalle facciate di mattoni in cui stanziavano adesso.
Ciò che subito aveva catturato l'attenzione di Rufy,
più
bambino del suo stesso figlio, era stata l'enorme piscina al coperto
che, grazie ad una vetrata gigantesca, permetteva di avere una vista
mozzafiato del gelido esterno; oltre a quello, poi, l'essere venuto a
conoscenza di potersi abbuffare gratis di ogni prelibatezza della zona
gli aveva letteralmente fatto brillare gli occhi, e lui e il sangue del
suo sangue si erano fiondati sul cibo come due avvoltoi. Ah, povera la
sua Nami-san...
A quei suoi stessi pensieri, il cuoco
scosse meccanicamente
la
testa prima di alzarsi dalla poltrona sulla quale era rimasto
accomodato per tutto il tempo. Gettò giusto una rapida
occhiata
in direzione della piscina, ridacchiando nel vedere come tutti, nessuno
escluso, si stessero godendo quel breve periodo di
tranquillità
che si erano permessi; persino Chopper si era gettato in acqua, per
quanto si fosse portato dietro una ciambella per non rischiare di fare
la fine di quello scemo d'un Capitano, prontamente ripescato da Franky.
Gli ci voleva una sigaretta. Ecco di
cosa aveva bisogno. E
mentre frugava nella tasca dei pantaloni alla ricerca del pacchetto, si
diresse verso la terrazza dell'hotel, senza nemmeno indossare un
cappotto. Sapeva per certo che la spessa porta a doppio vetro e il
riscaldamento avrebbero tenuto calda quella zona, dunque
perché
preoccuparsi?
Aveva appena spalancato la porta che
dava sulla terrazza e
si
stava apprestando ad accendere la sigaretta quando alle orecchie gli
giunse un russare inconfondibile, e fu dunque con un sopracciglio
sollevato che si voltò in quella direzione, vedendo quello
stupido spadaccino con le braccia incrociate dietro la testa e la
schiena poggiata alla parete. Ciò che lo fece accigliare,
però, fu costatare che non era solo. Con il capo reclinato
contro di lui, i capelli neri a nascondergli parzialmente gli occhi
chiusi e la bocca semiaperta, Clark se ne
stava bellamente addormentato al suo fianco, con in viso la stessa
espressione un po' corrucciata del Vice Capitano.
A quella vista, Sanji non
poté fare a
meno di
lasciarsi sfuggire uno sbuffo divertito. Era bizzarro vedere quanto
fossero tremendamente
simili
in quel frangente, anche se per fortuna il bambino somigliava in tutto
e per tutto alla sua bellissima madre. Sarebbe stato un gran bel colpo
avere in giro un altro ragazzino con i capelli di un colore
improponibile, sia per il bene dei suoi occhi - uno solo bastava e
avanzava, secondo il suo modestissimo parere -, sia per quel
povero bambino. Non che ci fosse poi qualcosa di veramente
strano, però... beh, conoscendo il carattere del padre,
forse la
cosa più saggia da fare era di sicuro quella di non fare
commenti e di tenere la bocca chiusa.
Fu proprio in quel mentre che la
palpebra di Zoro
tremò,
alzandosi debolmente qualche istante dopo per fissare con attenzione il
cuoco; non parve però dargli peso più di tanto e,
con un
sonoro sbadiglio, lo spadaccino fece per rimettersi in piedi,
rendendosi finalmente conto del piccolo peso che aveva addosso.
Sollevò un sopracciglio e scoccò un'occhiata
all'altro,
che si limitò semplicemente a scrollare le spalle prima di
accendersi quella sua benedetta sigaretta.
«Non
fare quella faccia, marimo», ridacchiò Sanji,
traendo una bella boccata a debita distanza. «E'
normale che ti stia appiccicato».
«No
che non è normale», borbottò in
risposta il Vice Capitano. «Dovrebbe
andare da sua madre», soggiunse poi pensoso, abbassando lo
sguardo. Di certo
cose come calore
famigliare non
erano mai state all'ordine del giorno, per uno come lui,
però
quel
bambino l'aveva visto crescere davanti ai suoi occhi, accidenti. Era
stato svegliato nel cuore della notte dai suoi pianti isterici,
imprecando contro il mondo intero quando nessuna delle sue compagne
riusciva a calmarlo; aveva provato, un po' come tutti, a dare a sua
volta una mano quando si trattava di farlo mangiare o cambiargli il
pannolino, seguendolo persino nei suoi primi passi sul tappeto d'erba
che ricopriva il ponte della Sunny. La ciurma era diventata la sua
famiglia, e
gli venne dunque spontaneo alzare con lentezza una mano per
scompigliargli i capelli con bizzarro fare paterno, rimediandoci un
grugnito di dissenso da parte del ragazzino, cosa che fece ridere di
gusto il cuoco.
«In questo è proprio identico a te,
spadaccino», lo prese in giro, inalando la sigaretta.
«Anche se mi pare di ricordare che gli avresti insegnato
l'arte
della spada, non quella del dormire come un sasso».
Zoro aggrottò la fronte, rifilandogli uno sguardo obliquo.
«Hai voglia di litigare, dannato sopracciglio?»
sbottò, già pronto a metter mano alle katane
appese alla
cintola per fargliela pagare cara; il gesto brusco, però,
unito
al suo vocione per nulla gradevole, fecero mugugnare ancora una
volta Clark, che
aprì gli occhi e si grattò dietro al capo dopo
essersi sollevato.
«Ma
la piantate di fare tutto questo casino?» borbottò
con
voce impastata dal sonno, sbadigliando e passandosi una mano sotto un
occhio.
Lo
spadaccino se ne approfittò subito per alzarsi in piedi a
sua
volta, sgranchendosi gli arti. «Finalmente il principino si
è svegliato», rimbeccò poi in tono
sarcastico,
guadagnandoci un'occhiata in tralice.
«Senti un po' chi parla»,
grugnì Clark, e per
l'ennesima volta Sanji non poté evitarsi di ridere.
«Siete praticamente uguali, accidenti»,
soffiò divertito, creando qualche piccolo anello di fumo.
«Non è assolutamente vero!» esclamarono
in coro, confermando quanto appena detto dal cuoco.
Ad interrompere una nuova disputa, per
fortuna, fu il suono
della porta che ruotava sui cardini, e nel voltarsi in quella direzione
poterono vedere la testa mora di Robin fare capolino oltre la soglia,
prima che la donna catturasse con lo sguardo la figura dei tre.
«Oh, ecco dov'eri», esordì tranquilla
nel vedere
anche Clark, che
aveva storto di poco il viso alla vista della madre. «Ti
stavo cercando dappertutto», soggiunse, volgendo la propria
attenzione ai suoi compagni. «Grazie
per averlo tenuto d'occhio, ragazzi».
«Ma di nulla, Robin-chwan ~♥
!»
cinguettò euforico il cuoco, e sia lo spadaccino sia il
bambino
gli lanciarono uno sguardo che la diceva lunga, con la stessa
espressione scettica dipinta in viso. L'idiozia di quel damerino era
decisamente peggiorata, con il passar del tempo. Non c'era nessun'altra
spiegazione.
«Non ho bisogno della balia», borbottò
in risposta Clark,
strascicando i piedi nel dirigersi verso la porta e, salutando con un
rapido cenno della mano i due uomini, superò senza
tanti complimenti la madre e sparì oltre la soglia; Robin
sorrise benevola e scosse un po' il capo, accennando a sua volta ad un
saluto prima di lasciarli finalmente soli.
Per un lunghissimo istante, entrambi
continuarono a fissare
la
porta, prima che, spegnendo la sigaretta ormai consumata sotto la suola
della scarpa, il cuoco si ritrovasse a ridacchiare per l'ennesima
volta. Trovava quella situazione esilarante, e allora? «Non
ti ci vedo proprio a fare il padre di famiglia, marimo. E' una vera
fortuna che Clark non sia
tuo
figlio», ironizzò, rimediandoci
un'occhiataccia dal Vice Capitano.
«Che
diavolo intendi dire, cuoco da strapazzo?»
bofonchiò, e Sanji non poté
fare a meno di abbozzare una sorta di ghigno divertito prima di
avvicinarsi a lui e alzare il viso per incrociare il suo sguardo,
sorridendo, se possibile, ancora di più.
Sfiorò poi con due dita la
superficie ruvida
della
lunga cicatrice che gli segnava la palpebra sinistra, seguendola piano
verso la guancia e giù per il mento, carezzando
così il lieve accenno
di barba che gli solleticò i polpastrelli. Da quando erano
sbarcati aveva iniziato a trascurare un po' l'attività di
tagliarsela, quella testa d'alga, preferendo concentrarsi
più
sui suoi soliti allenamenti anziché sulla giusta vacanza che
si
erano presi. Ma in fondo cosa c'era da meravigliarsi? «Che
non correrà il rischio
di diventare scontroso, rozzo, e tremendamente
stupido»,
rimbeccò infine,
tappando la bocca dello spadaccino con la propria prima che potesse
anche solo pensare di ribattere come suo solito.
Lì per lì, il Vice
Capitano ne rimase
alquanto
sorpreso, giacché era raro che quel damerino dal
sopracciglio
ridicolo prendesse certe iniziative; ma lo smarrimento iniziale
passò in un lampo, tanto che si ritrovò ad
attirarlo a
sé per approfondire quel bacio. Si allontanò solo
quando
il fiato venne meno ad entrambi, borbottando però
chissà
cosa fra sé e sé prima di stornare lo sguardo
verso la
porta finestra, fissando un punto imprecisato in quella vasta coltre di
neve bianca. «Anche
tu saresti una pessima madre, ricciolo», volle avere l'ultima
parola, rimediandoci un calcio allo stinco e una vigorosa tirata
d'orecchie.
«Con un padre
come me», cominciò in un sibilo, calcando
specialmente la figura genitoriale con voce vagamente rabbiosa, «un
mio possibile figlio diventerebbe un vero gentiluomo».
Dopo essersi liberato dalla sua presa, Zoro gli scoccò
un'altra
occhiata, sorridendo serafico. «Un altro damerino con un
sopracciglio ridicolo? Nay, grazie», ironizzò, e
Sanji fu
sul punto di rifilargli un altro calcio quando lo spadaccino
continuò. «Ma
se ci tieni poi così tanto, cuoco...» Non disse
altro, ma
l'espressione che si dipinse sul suo viso fu abbastanza eloquente da
far correre un brivido dietro alla schiena del biondo. E se si
aggiungeva anche il modo in cui si stava chinando verso di lui, beh...
«A-Aspetta un attimo!» farfugliò
Sanji, indietreggiando e fissandolo con tanto d'occhi. «Che
diavolo hai intenzione di
fare in un posto del genere, pervertito d'un marimo?!»
«Farti diventare genitore,
ricciolo... mi sembra
ovvio».
«Che?! Stai scherzando,
spero!»
esclamò
incredulo. «Io sono un maschio! Un
maschio!»
Zoro scrollò brevemente le
spalle. «Dettaglio trascurabile».
Il cuoco sgranò gli occhi,
allibito. Ma quell'idiota
stava
facendo sul serio o cosa? Erano anni che facevano sesso e, accidenti,
di sicuro non sarebbe uscito incinto solo perché l'aveva
deciso
lui! «No
che non puoi trascurarlo, dannato bastardo! Partorisci tu, se ci tieni
tanto!»
E tra calci e pugni, imprecazioni
soffocate nella bocca
dell'altro e la neve che cominciava a cadere dal cielo, infreddolendo
anche quella zona dell'hotel, Sanji scoprì che non bisognava
mai essere
troppo sinceri, con quello stupido spadaccino.
_Note inconcludenti dell'autrice
Quante
persone hanno creduto che fosse una ZoRobin? v.v
Ditemi che qualcuno l'ha pensato sul serio e fatemi contenta, coraggio
x)
Sclero a parte, per una volta ho deciso di ambientare una storia in un
ipotetico futuro di One Piece; i protagonisti sono tutti molto
più maturi di quanto non siano in realtà -
cioè,
aye, maturi per modo di dire visti i comportamenti x) -, e basti solo
pensare che il figlio di Robin e Franky - aye, Franky, ho un certo
debole per le FRobin e
gli indizi nella storia erano anche chiari, su ♥ - ha quasi
dodici anni per capire
quanto
tempo ho fatto passare.
Un grazie va alla nipotola,
che ha scelto il nome Clark perché è super! Nel senso
che è il vero nome di Superman v.v Più super di
così v.v
Oddio, scusate ma sto ancora ridendo come una scema per lo sclero avuto
qualche minuto fa per questo nome. E, oh, a me Zoro con un lieve cenno
di barba piace. Piace
un casino.
ò_ò Che poi sarà verde anche quella? ♥ Okay,
perdonate l'idiozia; vorrei inoltre ringraziare rapidamente chi ha
letto Fuck,
you're so gorgeous (and I wanna touch you)
In ultimo, come sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** [ Special Chapter ] Merry Christmas! ***
Merry Christmas!
Titolo: [ Special ] Merry
Christmas!
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1927 parole ]
Personaggi: Mugiwara
Genere: Generale,
Commedia,
Sentimentale, Vagamente ironico o assurdo (?)
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Heterosexua, Slice of Life, What if?, Linguaggio a tratti un
po' colorito
ZoSan Project: 5°
Zoro/Sanji: A
Natale si è tutti più buoni... o almeno dovrebbe
essere così.
Vitii et Virtutis: Gola
›
Appetito / Fame
Binks
Challenge: 10°
Giardino
› 54°
Sardonia
Prompt: 12°
Argomento: Tempo
› Presente
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Il
fracasso proveniente dal ponte lo svegliò, e fu con uno
sbadiglio ben poco signorile che Zoro aprì gli occhi e si
guardò intorno, scompigliandosi i capelli mentre tentava di
fare
mente locale. Come diavolo c'era arrivato in cabina e, nello specifico,
nel suo letto? Di sicuro non vi si era diretto da solo - altrimenti
l'avrebbe ricordato, accidenti -, ed era certo che quello stupido cuoco
non si
sarebbe mai
nemmeno sognato di portarlo fin lì. E visto che lui
non c'era ed era ancora perfettamente
vestito, beh... voleva significare anche che non avevano fatto sesso.
Lasciò perdere e si
alzò con un nuovo
sbadiglio, gettando giusto un'occhiata fuori dall'oblò solo
per
vedere la neve scendere dal cielo, mulinando al lieve
vento che si innalzava. La Grand Line era un susseguirsi di sorprese,
ma lo spettacolo che gli si parò dinanzi agli occhi
una volta giunto nel giardino che dava sul ponte fu ben più
bizzarro: ogni
balaustra, albero, e persino la coffa erano tappezzati da quelli che
sembravano essere festoni dalle svariate tonalità e
dimensioni;
come se non bastasse, poi, nessuno si era preso la briga di spalare la
neve sul ponte né tantomeno dal castello di prua, che
apparivano
adesso come manti immacolati. Si trovava in una sottospecie di circo o
cosa?
«Perché la Sunny è addobbata in questo
modo assurdo?»
borbottò, e tutti, nessuno escluso, si voltarono nella sua
direzione con fare costernato. Solo Robin sorrideva benevola, come una
madre il cui figlio aveva appena chiesto se Babbo Natale esisteva
davvero. L'ingenuità di quello spadaccino era alquanto
invidiabile, secondo lei.
«Dov'è
finito il tuo spirito natalizio, fratello?»
replicò
Franky, impegnato a piazzare quei ridicoli festoni anche nei pressi
della poppa.
A quel dire, però, Zoro sollevò un sopracciglio.
«Il mio spirito che?»
«Franky, Zoro non ha uno spirito natalizio»,
si intromise la navigatrice con fare serafico, senza prendersi nemmeno
la briga di gettare uno sguardo nella loro direzione per concentrarsi
unicamente sul tener d'occhio la rotta attraverso il cannochiale che
reggeva. «E
se ce l'ha, chissà dove si è perso».
«Ehi, che intendi dire, strega?»
«Non osare chiamare in quel modo Nami-san, spadaccino di
merda!»
Un Sanji piuttosto furioso era sbucato all'improvviso e l'aveva colpito
dritto alla bocca dello stomaco, calciandolo con tutte le sue forze e
spedendolo dall'altro lato del ponte, precisamente contro il parapetto
est; lo spadaccino in questione si massaggiò la parte lesa e
gli
scoccò un'occhiataccia, balzando in piedi fra la neve che
ricopriva interamente la Sunny prima di riavvicinarsi a passo di marcia.
«Ma che
diavolo ti prende, cuoco da strapazzo?!»
«Sta'
zitto e chiedile subito scusa, stupido marimo!»
«Non ci penso nemmeno, sopracciglia a ricciolo!»
«Litigate
altrove, qui c'è gente che lavora»,
disse Nami con voce atona e piatta, ben conscia che nessuno dei due la
stesse ascoltando e che le sue erano dunque state parole al vento. E ne
ebbe la più assoluta conferma non appena quei due idioti,
spronati da Franky e dal resto dell'equipaggio, iniziarono come loro
solito a menar le mani. Persino Robin ridacchiava garbatamente,
divertita, e lei si ritrovò a sospirare sconfortata.
Possibile
che
non se ne salvasse uno, su quella nave?
«Yo-hohoho
♪~ Nami-san, come regalo di Natale... posso chiederti di mostrarmi le
tue mutandine ~♥
?»
Cacciò Brook lontano da
sé con un
pugno svogliato
e,
infilato il cannocchiale alla cintola, si arrampicò su per
la
corda che portava alla coffa per poter così osservare la
situazione
dall'alto, lasciando la ciurma al suo
bizzarro divertimento. A quanto sembrava no. Nemmeno a Natale le
facevano la grazia di comportarsi come persone normali, quel branco di
scalmanati. E il primo era proprio il loro strambo Capitano, che si era
adesso unito alla lotta tra Zoro e Sanji con una grossa risata. Forse
avrebbe dovuto rassegnarsi e basta, senza farsi
troppe domande né tanto meno tentare di dare una spiegazione
razionale a tutto ciò che i suoi compagni d'equipaggio si
ritrovavano a fare o anche solo a pensare. E lei che voleva soltanto
fare una semplice sorpresa al piccolo Chopper... però, beh,
almeno sembrava che si stesse divertendo anche lui, per quanto lei
trovasse
ben poco ortodosso quel modo di comportarsi.
Sospirò affranta, scuotendo
brevemente il capo;
avrebbe
solo dovuto sperare che si calmassero una volta raggiunta la prossima
isola. Qualcuno parve però esserle contro, poiché
passò praticamente tutta la giornata sull'osservatorio senza
vedere nemmeno uno sputo di terra all'orizzonte. A quanto sembrava
persino il mondo era contro di lei... come se non le bastasse quel
branco di idioti, poi!
Fortunatamente la sera arrivò
in fretta, e con
essa il
cenone diligentemente preparato da Sanji, che aveva passato, dopo aver
finalmente messo da parte la sua disputa con Zoro e aver finito di
agghindare la nave insieme a Franky e ad Usop, la maggior parte della
sacrosanta giornata chiuso nel suo piccolo santuario. Le pietanze che
aveva servito a tavola avevano risvegliato l'appetito di tutti, persino
di quello stupido spadaccino musone; ed era proprio fuori in giardino -
dov'era stata preparata una grande tavolata che aveva permesso di
ospitare tutti i membri della ciurma e la gran quantità di
cibo
cucinata dal cuoco - che si trovavano tutti loro, ridendo e scherzando
più di quanto non fossero soliti fare.
La cosa che metteva più
allegria, forse, era
proprio
vedere il sorriso divertito di Chopper e sentire le risate che si
lasciava sfuggire ogni qual volta Usop, stonato come una campana, si
cimentava in una nuova canzone, ricevendo però fischi e
parole
d'approvazione; di tanto in tanto, in mezzo a tutto quel fracasso
provocato dal cecchino e dai vari schiamazzi, si riusciva persino ad
udire qualche nota distratta da parte di Brook, che si intrometteva
canticchiando «Binkusu no sake wo, todoke ni
yuku yo ♪~»,
riuscendo così solo a provocare ancor più caos; c'era
almeno da dire che le luci e i colori che la facevano da padrone sulla
Sunny, beh, rendevano l'atmosfera ancor più festosa,
così
come i brindisi a cui tutti, nessuno escluso, si lasciavano andare.
Fu proprio in quel mentre che, tra uno
scoppio di ilarità e
l'altro - e del cibo rubato dai piatti altrui per saziare la sua
infinita fame
-, il Capitano
si ritrovò ad alzare lo sguardo, osservando il vischio che
pendeva sulle loro teste. «Ohi, Nami! E questo a cosa serve?»
domandò alla navigatrice in tono bambinesco ed ingenuo,
facendo
sì che lei si ritrovasse a sospirare. Possibile che quello
scemo
d'un Capitano ignorasse cose semplici come quella? Un momento... era di
Rufy che si parlava, in effetti, dunque non avrebbe dovuto
meravigliarsi più di tanto.
«Quando
due persone si trovano sotto di esso si baciano, Rufy»,
rispose
senza mezzi termini, intenta a consumare la propria razione di cibo. Un
«Oh»
mormorato dal ragazzo, però, richiamò
immediatamente la
sua attenzione, e fece appena in tempo a voltarsi parzialmente verso di
lui che sentì Rufy sfiorarle le labbra con le proprie; non
riuscì
nemmeno a rendersi pienamente conto di quel gesto che la voce rabbiosa
del cuoco le riempì le orecchie - suonò
vagamente come un «Che cosa
credi di fare con Nami-san?!» -, e fu con
un'aria piuttosto
stralunata che vide volare via dall'altra parte del ponte quello
sciagurato d'un Capitano.
Pur
ritrovandosi poi ad assistere ad una battaglia a suon
di calci portata avanti solo da Sanji a discapito del povero Rufy,
che senza fare una piega gli domandava perché si fosse
arrabbiato tanto, non poté evitarsi di portare due dita alle
labbra, carezzandole
delicatamente con i polpastrelli. Che diavolo era saltato in mente a
quello stupido gomu, accidenti? Non era stato un vero e proprio bacio,
quello, e non era nemmeno durato moltissimo, eppure le sembrava ancora
di sentire la calda consistenza della bocca di Rufy sulla propria, quel
contatto lieve ed infantile che forse solo quell'idiota avrebbe potuto
scambiare per una cosa da nulla. Le venne comunque da sorridere, per
quanto una lieve sfumatura di rossore avesse colorato in quel mentre le
sue guance.
Altrove, frattanto, qualcuno si era
finalmente calmato - per
quanto non si sentisse ancora soddisfatto di aver riempito di calci lo
stomaco di gomma del proprio Capitano -, e se n'era tornato sbuffando
verso la cucina, sulla cui soglia aveva trovato quello stupido
spadaccino.
Non fece caso alla sua aria inebedita - in fin dei conti non era una
novità, per lui, dunque perché preoccuparsene? -,
limitandosi a tirar fuori dalla tasca un pacchetto di
sigarette. «Guai
a lui se si azzarda a fare di nuovo una cosa del genere alla mia
Nami-san», borbottò, prendendo nervosamente
l'accendino
per accendere l'estremità della paglia.
«Ah-ah»,
rispose Zoro in tono di scherno, per quanto non avesse realmente capito
un accidente.
Aveva ben altre cose per la testa, in quel frangente, ma Sanji non
parve
rendersene minimamente conto, tanto che continuò a parlare
come
se nulla fosse.
«Ma dico,
l'hai visto? Hai visto cosa si è permesso di fare?»
«Ah-ah».
«Baciare
Nami-san come se nulla fosse! La prossima volta lo friggo in padella,
quell'idiota!»
«Ah-ah».
«Anzi, gli
sfondo il culo a suon di calci, parola mia!»
«Ah-ah».
«Marimo, ma
mi stai ascoltando?»
«Ah
~
ah».
Nay, non lo stava ascoltando per niente,
quella zucca vuota.
Gli
scoccò un'occhiataccia e fu persino pronto ad inveirgli
contro
quando si rese conto che quella stupida testa d'alga sembrava impegnato
in ben altro, visto il modo in cui aveva incrociato le braccia ed
alzato il capo per fissare qualcosa sopra di lui. Inarcò
dunque quel suo bizzarro sopracciglio e, sollevando a sua volta
il viso per capire cosa avesse fatto imbambolare quello stupido
spadaccino - che già di suo non aveva un'aria
così
intelligente, se proprio doveva essere sincero con se stesso -, si
ritrovò a
sbarrare l'occhio visibile non appena si rese conto su cos'era puntato
il suo
sguardo. «Non.
Ci pensare. Nemmeno»,
scandì le parole ad una ad una, lanciandogli un'occhiata con
una
lentezza così esasperante che, per una lunga frazione di
secondo, parve non muoversi affatto. «Stanotte.
Faremo tutto quello che vuoi, ma stanotte»,
provò a convincerlo, vagamente agitato. Accidenti a
quell'idiota.
Il ghigno di Zoro, però, lo fece sudar freddo.
«Hai sentito cos'ha detto la tua Nami,
cuoco», rimbeccò sarcastico, chinando
pericolosamente il
volto verso il suo per distogliere finalmente gli occhi dal vischio
appeso sotto l'arco della porta. «Quando due
persone si trovano sotto di esso si baciano».
Sanji si scostò con un piccolo salto all'indietro, quasi
fosse stato appena morso da un fottuto serpente. «Davanti
a tutti te lo puoi anche scordare, marimo»,
sibilò, avvertendo un vago senso di calore alle guance. Non era
ancora
pronto per dimostrazioni del genere agli occhi di tutta la ciurma,
nossignore, e quello stupido spadaccino avrebbe dovuto capirlo. Con le
buone o con le cattive, se necessario.
Che poi Zoro avesse avuto la
sfrontatezza di attirarlo
comunque
a sé, passandogli un braccio robusto intorno ai fianchi per
dargli un bacio a fior di labbra - sempre se lo si sarebbe potuto
ancora definire in quel modo, visto il metro di lingua che gli venne praticamente
ficcato
in gola - era un fattore altamente
secondario, specialmente se si teneva in considerazione il poderoso
calcio che aveva colpito lo spadaccino subito dopo sotto gli occhi
esterrefatti di tutta la ciurma.
Per Roronoa Zoro non fu uno di quei
Natali che avrebbe avuto
piacere nel ricordare - per quanto avesse passato il resto della notte
con un grosso sorriso sornione stampato sulle labbra nonostante il
mezzo ricovero in infermeria -, ma per il piccolo Chopper si
rivelò il
compleanno più divertente che avesse mai immaginato.
ジ
ングルベル ジングルベル メリークリスマス ! これが今夜の贈り物さ Sing!
♪~
ジングルベル ジングルベル ハッピーニューイヤー ! 終わらない歌 聴こえるはず! ♪~
Merry Christmas!
~♥
_Note inconcludenti dell'autrice
Natale
è domani ma posto oggi perché, come da
tradizione, essendo il compleanno della mia nipotola
- e anche di Chopper, yeah! - dovevo farle questo regalo e le ho dunque
scritto una ZoSan contornata con tanto di RuNami. E sono persino
riuscita finalmente ad inserire quel mio personale mito
che porta il nome di Brook con annessa Bink's Sake ♥
Comunque, nay, sul serio, questa one-shot è una vera e
propria follia, spero mi perdoniate in anticipo x)
E con quest'immagine finale - dedicata sempre a Red Robin - con
tanto di canzoncina vi auguro un Buon Natale :D
E'
un disegnino da niente, ma farlo mi ha divertita un casino: Crazy
Christmas - è anche in tema con la shot di Red Robin (Work
in progress for a Christmas party and a fool Marimo),
nemmeno
a farlo apposta, visto che l'avevo fatto prima ancora di leggerla x)
Tra
poco correrò ad
inchiodarmi a
tavola come ogni anno e non mi si vedrà
più
per un bel po', e ancor più adesso che abbiamo preparato gli
onigiri *-*
Merry Christmas and Happy New Year! ♥
Utae!
Jingle Bell! Straw Hat Pirates version
Traslitterazione: Jinguruberu,
Jinguruberu, Meriikurisumasu! Kore ga konya no okurimono sa, Sing! ♪~
Jinguruberu, Jinguruberu, Happiinyuuiyaa! Owaranai uta kikoeruhazu! ♪~
Merry Christmas! ~♥
( Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon Natale! Questo è un
regalo per questa sera, cantare! ♪~
(
Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon anno nuovo! Una canzone può
essere ascoltata senza fine! ♪~
Buon Natale! ~♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Gimme your ass, damn cracked marimo ***
Gimme your ass, damn cracked marimo
Titolo: Gimme your
ass, damn cracked marimo
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1314 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Accenni velati FRobin
Genere: Generale,
Vagamente
Erotico, Vagamente Ironico?
Rating: Rosso
spentissimo, praticamente arancione
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, What if?
Piscina
dei prompt: Sanji/Zoro: "Che diavolo credi di fare!?"
Binks
Challenge: 26° Bagno
› 52° Sonnolenza/Stanchezza
Prompt: 16°
Argomento: Difetti
› Pigrizia
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
abbandonò senza delicatezza alcuna il peso con il quale si
era
allenato fino a quel momento, asciugandosi la fronte sudata con il
dorso della mano. Ciò a cui il suo corpo anelava
disperatamente,
oltre ad una buona dormita che l'avrebbe di sicuro rinvigorito, era una
bella doccia che avrebbe cancellato la stanchezza che si portava
dietro. Una doccia gelata, possibilmente. Faceva un caldo bestiale,
quel
giorno, e forse non era stata proprio una delle sue idee più
brillanti quella di sfidare il clima e di dedicarsi in modo estenuante
ai
propri allenamenti.
Fu dunque bofonchiando chissà
cosa contro se
stesso che
si diresse verso il bagno, pregustando già una bella
rinfrescata; aveva visto solo di sfuggita i restanti membri
dell'equipaggio, anch'essi sfiacchiti dall'afa che sembrava aver
avvolto la Sunny come una bolla da una buona manciata d'ore. E in quel
momento non se l'era proprio sentita di biasimarli, giacché
aveva ammesso a sua volta che il caldo era decisamente insostenibile;
persino Rufy, di solito il più attivo della ciurma, se n'era
rimasto mollemente afflosciato sulla polena, con la lingua praticamente
penzoloni al di fuori della bocca.
Il Vice Capitano si chiuse ben presto
alle spalle la porta
del
bagno, lasciando in un punto
imprecisato di esso il cambio che si era portato dietro. Quando poi,
completamente nudo, si ritrovò al di sotto del getto gelido
che
gli inumidiva il capo e si insinuava fra i suoi capelli, lavandogli via
la stanchezza e il sudore che aveva accumulato nelle ultime ore, non
poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un lunghissimo
sospiro
di sollievo; poggiò le mani sul muro che aveva dinanzi e, a
testa china, osservò i rivoletti d'acqua che correvano lungo
il
suo petto e ancor più giù, verso il basso ventre
e le
cosce prima di venire inghiottiti dallo scarico.
Stava così bene,
là sotto, che quasi
quasi
pensò di rimanerci più del necessario,
così da
rilassarsi come non aveva mai fatto realmente. Mancavano solo del
sakè e degli onigiri e sarebbe stato davvero tutto perfetto,
a
ben pensarci. Alzò il capo per far sì che l'acqua
gli
bagnasse il viso e glielo rinfrescasse, socchiudendo gli occhi e
concentrandosi unicamente sul suono assordante che gli riempiva le
orecchie; e forse fu proprio per quel motivo che non si accorse dei
passi leggeri alle sue spalle, sussultando quando si rese conto che
quelle che gli avevano cinto la vita erano due braccia sottili che
conosceva fin troppo bene.
«Che diamine ci fai qui dentro, cuoco?»
domandò a quell'inatteso intruso, con il tono
più
calmo e pacato che riuscì a trovare. Ma non aveva niente di
meglio da fare che rompergli le scatole anche nei suoi momenti di
relax, quello stupido damerino dal ridicolo sopracciglio? Di solito se
ne stava in cucina a preparare chissà cosa per le sue
due muse - rimediandoci sguardi di avvertimento da Franky quando faceva
troppo lo scemo con Robin, ma per lui sembravano essere futili dettagli
-, cinguettando allegramente intorno a loro con l'aria di un
perfetto cretino.
La risata che sopraggiunse in risposta, però,
risuonò troppo vicina al suo orecchio. Maledettamente
vicina e anche altamente maliziosa, secondo il parere dello spadaccino.
«Esattamente quello che ci fai tu, marimo»,
soffiò il cuoco, rinserrando di poco la presa. Con quel modo
di
fare riuscì solo ad irritare maggiormente Zoro, che
imprecò a denti stretti.
«Avresti potuto aspettare che uscissi, idiota»,
sbottò, con le mani ancora poggiate contro il muro. Avrebbe
dovuto chiudere la porta a chiave, accidenti. Ma come avrebbe potuto
immaginare che quello stupido cuoco, pur sentendo distintamente lo
scrosciare dell'acqua della doccia, avrebbe bellamente deciso di
ignorarla e di entrare lo stesso? Spogliandosi a sua volta senza tanti
complimenti, per giunta?
Sentì Sanji premere il proprio petto contro la sua schiena,
e si
riscoprì a trattenere il respiro quando avvertì
la sua
virilità strusciare pericolosamente su di sé.
«E
dove sarebbe stato il divertimento, spadaccino?»
rimbeccò
poi al suo orecchio, afferrando fra i denti uno dei suoi orecchini; lo
succhiò avidamente insieme al lobo a cui era ancorato,
scendendo
poi con le labbra per catturare i rivoli d'acqua che gli scorrevano
lungo il collo, e Zoro, pur mordendosi il labbro inferiore, non
poté comunque fare a meno di lasciarsi sfuggire un gemito
che si
perse fra il suono scrosciante della doccia. Che cosa aveva
intenzione di fare, quel cuoco? La risposta gli giunse immediata
quando, senza il benché minimo
preavviso, sentì una mano scivolare in avanti,
sfiorando così la punta del
suo
membro.
E fu a quel punto che il Vice Capitano
sgranò gli
occhi, allibito.
«C-Che diavolo credi di fare, cuoco?!»
sbraitò, scostandolo immediatamente da sé senza
dar peso
alla nota lamentosa che sentì nella voce del compagno quando
gli
borbottò contro chissà cosa. Era troppo impegnato
a
frenare il proprio cuore che batteva all'impazzata per prestargli
realmente ascolto.
Però Sanji tornò
immediatamente
all'attacco,
approfittando del fatto che lo spadaccino, per scansarlo, si fosse
girato per dare le spalle alla parete; fu dunque il suo turno di
poggiare le mani su di essa, inchiodando l'altro al muro senza
concedergli via di scampo. «Come
siamo ritrosi, oggi», alitò serafico, sporgendosi
verso di
lui per ritrovarsi ad un centimetro dalla sua bocca. «Il
piccolo marimo ha paura, forse?»
Pur
cercando di non farlo, Zoro deglutì nell'avvertire le calde
labbra del cuoco carezzargli una guancia bagnata. «Esci
immediatamente da qui se non vuoi che ti cacci io, stupido torciglio»,
sibilò a denti stretti, afferrandolo saldamente per le
spalle
per scacciarlo. Dal canto suo, però, Sanji
interpretò
quel modo di fare come un consenso - aveva forse fatto finta di non
sentire le sue minacce o non se n'era minimamente preoccupato come suo
solito? -, facendo passare una mano sulle cosce muscolose del compagno
per farla scivolare poi nell'incavo del suo ginocchio e sollevargli
così la gamba; l'altra mano si insinuò vogliosa
tra la
parete umida e il corpo fumante dello spadaccino, scendendo piano verso
la fessura fra le sue natiche.
Al tocco di quelle dita che lo
violavano, Zoro si
inarcò
così tanto contro il corpo del cuoco che la schiena parve
sul
punto di spezzarsi, e nell'aprire la bocca per riprendere fiato
riuscì solo a far entrare all'interno una buona
quantità
d'acqua che scivolò lungo il mento e il collo; i rivoletti
vennero immediatamente catturati dalle labbra di Sanji che, spingendo
maggiormente indice e medio dentro di lui, si premurò di
fare in
modo che le loro erezioni si sfiorassero. A
quel fare lo spadaccino non riuscì ad impedire che
dalle sue labbra sfuggisse un sospiro soddisfatto, e nel momento stesso
in cui
quella bocca bollente scese a carezzare la cicatrice che aveva sul
petto e percorse in seguito i suoi addominali, disseminando una scia di
baci che
arrivava in prossimità del suo membro,
aprì di
scatto gli occhi con un grido soffocato,
risvegliandosi sudato ed eccitato fra le lenzuola. Che... diavolo?!
Si drizzò a sedere sulla
branda e si deterse il
sudore con un braccio, lo sguardo ostinatamente puntato
sull'evidente erezione che aveva fra le cosce; come diamine aveva fatto
a fare un sogno del genere? Ma, soprattutto, perché l'aveva
fatto? Lui
non era per niente adatto ad essere la parte passiva del loro rapporto,
nossignore. Eppure il suo fratellino,
laggiù, aveva trovato quel sogno - e anche quello stupido
damerino e il modo in cui l'aveva stuzzicato per tutto il tempo -
particolarmente eccitante.
Nella penombra che avvolgeva la camerata
cercò
con gli
occhi la figura del cuoco in questione, vedendolo placidamente
addormentato nel proprio letto; e gli venne voglia di alzarsi e di
rifilargli un bel pugno in pieno viso non appena si accorse del sorriso
che gli incurvava le labbra, come se fosse stranamente soddisfatto.
Forse era meglio non sapere che cosa stava sognando.
Una cosa, però, la sapeva di sicuro: quello stupido cuoco
non sarebbe mai
stato sopra. Parola di Roronoa Zoro.
_Note inconcludenti dell'autrice
Credevate
che ci fosse sul serio uno Zoro passivo, eh? v.v
Sono per il reverse, ma Sanji seme con Zoro non ce lo vedo. Nossignore.
Allora viene da chiedersi perché abbia scritto una SanZo
invece
di una ZoSan come mio solito, e a questo posso solo rispondere con...
boh v.v
Sarà che Yamato sa rendere bello anche ai miei occhi Sanji
seme, per quanto io preferisca che sia Zoro la parte attiva del
rapporto. Ecco, dopo questa spiegazione campata per aria potete anche
accopparmi o lanciarmi pomodori v.v *Si mette in posa, cercando
però di proteggere i capelli appena gellati*
Nay, okay, sono pazza e la nipotola voleva uccidermi quando ha creduto
che avessi davvero scritto una Sanji/Zoro, ma questo non c'entra nulla ♪~
Come
sempre, però, commenti e critiche son ben accetti :3
Alla
prossima. ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** How say stupid things ***
How say stupid things
Titolo: How say
stupid things
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1238 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Accenni FRobin, Usopp
Genere: Generale,
Vagamente
Erotico, Sentimentale
Rating:
Giallo / Arancione
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, “New World
Arc”, What
if?, Linguaggio a tratti un po'
colorito
Piscina
dei prompt: Zoro/Sanji, Mai inimicarsi il cuoco
Winter Challenge: 13°
Luogo ›
Automobile
Misc Mosaic 10&Lode: #07.
Notte
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Era
da una buona manciata di minuti che, sfidando il gelo e le intemperie
che sembravano sfondare il rivestimento della Sunny e penetrare al suo
interno, Zoro e Sanji se ne stavano a fissare, imbambolati come due
emeriti idioti, quella che Franky aveva avuto il coraggio di definire invenzione.
Non che non lo fosse davvero - perché, accidenti, avrebbe di
sicuro fatto luccicare gli occhi di Rufy e Chopper non appena ci
avrebbero posato sopra lo sguardo -, però era un veicolo
così bizzarro che sarebbe stato difficile da imputare
persino
come
mezzo di trasporto. Non era una moto né tanto meno un
sommergibile, poiché i sommergibili non avevano di certo
quattro
ruote. In fondo a cosa sarebbero servite, in mare? La forma,
però, ricordava proprio qualcosa che avrebbe potuto
benissimo
solcare gli abissi, per quanto tendesse ad essere leggermente ovale e
avesse un muso accessoriato con quello che sembrava essere il
più grosso motore mai esistito. E quei fronzoli che aveva di
lato? A cosa diavolo servivano? Forse avrebbero fatto meglio a non
domandarselo. Franky aveva un'idea tutta sua del fantastico e
dell'elegante, e lo dimostravano tutti gli armamentari in
più
che si era costruito addosso durante quei due lunghi anni di
lontananza. Come accidenti facevano lui e Robin a... nay, forse non
volevano sapere nemmeno questo.
«Come
l'ha chiamato quest'affare, Franky?»
si ritrovò a chiedere di punto in bianco lo spadaccino,
accigliato a dir poco. Perché avevano accettato di vedere in
anteprima quell'invenzione e si erano persino offerti di provarla e
lucidarla?
Och, giusto... quella strozzina di Nami aveva minacciato di triplicare
i debiti che aveva con lei - che da quel che ricordava aveva estinto da
un bel po' di tempo, maledetta strega - e aveva fatto gli occhi dolci
al cuoco. E quell'idiota, dopo aver praticamente sparso sangue ovunque
alla vista delle sue bocce - che, doveva ammetterlo, erano cresciute in
maniera esorbitante, in quei due anni, ma lui non ci aveva buttato un
occhio, nossignore,
l'aveva semplicemente notato e basta, perché in quanto
spadaccino aveva un senso dell'osservazione fin troppo sviluppato e ci
aveva dunque fatto caso -, non se l'era fatto ripetere
due volte,
dannazione!
Quest'ultimo si stava ancora tamponando il naso quando sentì
la
domanda, riemergendo dal suo catatonico mondo dei sogni solo per
fissare con sguardo vagamente annebbiato un punto imprecisato della
vettura. Sembrava persino che non la stesse osservando per davvero, e
probabilmente quella costatazione non era poi così lontana
dalla
realtà. «Franky Mobile...»
Lasciando praticamente perdere il tono canzonatorio, Zoro
sollevò un sopracciglio. «Franky
che?»
«Non
chiedere a me cosa passa per la
testa di quel cyborg, marimo»,
rimbeccò immediatamente il cuoco con una breve scrollata di
spalle, cercando con una mano il
pacchetto di sigarette solo dopo aver messo via il fazzoletto ormai
inutilizzabile. Aveva decisamente bisogno di una sigaretta, se voleva
distrarsi. E poco ci mancò che ricominciasse a perdere
sangue al
pensiero delle sue belle sirene, affrettandosi a scuotere il capo e a
strofinarsi un braccio sotto il naso. Scoccò poi un'occhiata
al
Vice Capitano, tentando di darsi un contegno. «Diamoci
piuttosto una mossa, quaggiù sto morendo di freddo»,
bofonchiò, e, stringendosi nel maglione che indossava, si
avvicinò maggiormente alla vettura, ignorando lo sbuffo
scocciato che si era lasciato sfuggire Zoro.
Lo spadaccino si ritrovò poi
ad accostarsi a sua
volta,
squadrando quel trabiccolo da tutte le angolazioni. Per quel che ne
sapeva, quell'aggeggio era a posto, dunque perché avrebbero
dovuto in qualche modo preoccuparsi di quella diavoleria? Certe volte
quello stupido cyborg e quella strega d'una navigatrice non riusciva
proprio a capirli.
Sollevò lo sguardo al
soffitto e si
chinò per
osservare uno degli specchietti laterali, gettando una rapida occhiata
all'interno. Sembrava piuttosto spaziosa, doveva ammetterlo.
Aprì dunque uno sportello e, sotto lo sguardo scettico del
cuoco, si accomodò sui sedili, confermando immediatamente la
sua
ipoteso: quell'ammasso di ferraglia non solo era spazioso - riusciva a
distendere tranquillamente le gambe senza nessuna fatica e c'era anche
posto per le sue katane -, ma era persino comoda. E fu in quel
mentre che un pensiero lo folgorò all'istante, facendo
sì
che voltasse lo sguardo verso il compagno. «Sali»,
lo esortò, e Sanji arcuò elegantemente un
sopracciglio
nello scorgere il vago sorrisetto che sembrava aver solcato le sue
labbra.
«Non ci penso nemmeno, stupido marimo»,
rimbeccò, vedendolo aggrottare la fronte.
«Non abbiamo tutta la notte, damerino»,
berciò il Vice Capitano. «Dobbiamo
pur provare questa carretta, no? Quindi datti una mossa senza fare
storie».
Sanji ridusse le labbra ad una linea
sottile. In effetti
quel
cretino non aveva tutti i torti, però qualcosa, dentro di
lui,
continuava a gridargli insistentemente “allarme”.
Continuò dunque a tenerlo d'occhio con fare guardingo, e,
aprendo a sua volta la portiera, prese posto sui sedili, restando
lì per lì piacevolmente scombussolato. Franky
aveva fatto
davvero un ottimo lavoro, stavolta. «Certo
che questo affare è proprio co-»,
non ebbe il tempo di terminare la frase che lo spadaccino gli
saltò letteralmente addosso, facendogli scappare
un'esclamazione
sorpresa e soffocata. Il suo sesto senso non sbagliava mai, dannazione.
«Che
cazzo fai, marimo pervertito?!»
esclamò adirato, appioppandogli un calcio al fianco mentre
tentava al tempo stesso di allontanarlo da sé.
Dal canto suo, frattanto, Zoro non
sembrava per niente
infastidito quanto lui. Pur scacciandogli di continuo il piede con cui
il cuoco continuava, imperterrito e sempre più violento, a
colpirlo, le mani avevano cominciato a vagare un po' ovunque, avendo
persino l'ardire di infilarsi al di sotto del maglione come se
possedessero vita propria; Sanji rabbrividì al contatto con
le
dita gelate dello spadaccino, imprecando furiosamente contro di lui
fino a che, senza alcun preavviso, quest'ultimo non si chinò
verso il suo viso per tappargli la bocca con la propria, soffocando nel
fondo della sua gola un piccolo mugolio d'apprezzamento. Oh, accidenti.
Perché diavolo si finiva sempre così, con quella
stupida
testa d'alga?
Sgranò gli occhi nel sentire
l'erezione del
compagno
premere contro di sé, e lo scansò immediatamente
per
riprendere fiato e tentare in qualche modo di riprendere il controllo
della situazione. Non potevano farlo lì dentro. Era categoricamente
escluso. «Non
ne ho voglia, marimo di merda,
quindi vedi di piantarla», bofonchiò,
benché fosse
diventato fin troppo palese che, a discapito dei suoi pensieri, il suo
corpo stesse reagendo più che bene alle carezze che il Vice
Capitano gli stava riservando.
Difatti, allargando esageratamente il
sorriso e
succhiandogli la
pelle della gola, lo spadaccino si lasciò sfuggire un
piccolo
sbuffo ilare. «A me pare
che a lui
non dispiaccia», disse poi, facendo scivolare una mano verso
il
basso per poggiarla senza tanti complimenti fra le cosce del cuoco, che
sussultò nel sentirgli sfiorare con la punta delle dita
l'erezione ormai alta ancora imprigionata nei calzoni.
Arrossì vistosamente
fino
alla punta dei capelli. «Sei un fottuto stronzo!»
«E tu una checca isterica, ma
non mi sembra di
lamentarmi».
Bastarono quelle poche e semplicissime parole
dette in tono ironico a
scatenare le ire del cuoco, e forse non solo a causa del paragone: un
suo ginocchio andò ad incastrarsi
perfettamente
fra le cosce di
Zoro, scontrandosi inesorabilmente con i suoi attributi con una potenza
così disarmante che non lasciò allo spadaccino
nemmeno il
fiato per gridare, per quanto avesse sbarrato l'occhio e spalancato la
bocca per il dolore prima di accasciarsi su se stesso con le mani
premute sull'inguine. Ma Usopp, di vedetta durante quella lunga e
gelida notte,
poté
affermare di aver comunque sentito un ululato sofferente - appartenente
forse ad un fantasma, aveva
pensato tremante - aleggiare su tutta la Sunny.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ruolare
mi fa male. Dico sul
serio. Diciamo che l'idea base è nata proprio a
causa di una role
con la mia nipotola sul forum Soleil City
GDR - che tra l'altro, ha indetto il suo primo contest,
Summons Rewind, e potete trovarlo qui
o qui
-, e la frase «Sei
un fottuto stronzo!» era originariamente un «Sei
un fottuto rozzo!», ma per esigenze di copione ho dovuto
rivederla. Nipotola, perdonami ♥
E mi sento piuttosto solidale con il povero Zoro, però io
sono
di parte dunque non faccio testo. Viene quasi da chiedersi
perché abbia scritto una storia simile a discapito del suo soldatino, in
verità...
Nay, lo ribadisco. Ruolare mi fa decisamente male.
Alla
prossima. ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Change of look (no way) ***
Change of look (no way)
Titolo: Change of look (no way)
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1415 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Nami
Genere: Generale,
Commedia, Vagamente Sentimentale,
Vagamente assurdo?
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
Ai, Slice of Life, What if?
Winter Challenge: 21°
Luogo ›
Negozio di vestiti
Binks
Challenge: 57° Negozio a scelta
› 53° Ironia
Misc Mosaic 10&Lode: #04.
Maglietta
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Con
il tempaccio che imperversava fuori, starsene in quel
negozio al
calduccio e al riparo
dalle intemperie era stata l'idea migliore che gli
sarebbe mai potuta venire. E Sanji ne era stato certo al cento per
cento quando, una volta entrati, si era reso conto della moltitudine di
donne - oh, quant'era stato bello vedere i loro visi sereni e divertiti
- presenti in quell'edificio. Il suo cuore aveva fatto una
capriola nel petto alla vista di tutte quelle bellezze che camminavano
in ogni dove, chiacchierando allegre e scambiandosi opinioni sulle
vesti scontate poste in vetrina. Tutto sommato, aye, era stata proprio
un'idea grandiosa.
A dispetto della neve che si vedeva
mulinare rabbiosamente
attraverso la vetrata sulla destra, c'erano abiti di foggia preziosa ed
elegante che lasciavano scoperte le spalle - quelle belle spalle dalla
pelle rosea e liscia -, ondeggiando sinuosamente intorno
alle cosce setose; quelli che apparivano come i più
gettonati
erano i vestiti al ginocchio senza spalline, e il cuoco aveva perso una
buona manciata di minuti a sbavare dietro ad una bionda dal seno
prosperoso in attesa di Nami, che ne aveva approfittato per comprare -
per modo di dire, giacché si sarebbe di sicuro fatta fare
uno
sconto a dir poco esorbitante dal povero dipendente - qualcosa a sua
volta. E che i continui sbuffi dello spadaccino lo disturbassero, beh,
era un dettaglio trascurabile.
«La vuoi piantare, imbecille?»
lo richiamò quest'ultimo in tono scontroso, e fu con una
certa
irritazione che Sanji, atteggiando il viso in una smorfia e aggrottando
al contempo la fronte, si voltò verso di lui.
«Che diavolo vuoi, spadaccino dei miei stivali?»
sbottò. «Sei
geloso perché non riservo a te le mie attenzioni?»
Zoro sollevò un sopracciglio, ma il nervosismo, per quanto
cercasse di mascherarlo, gli si leggeva perfettamente sui lineamenti
del volto. «Geloso io? Continua a sognare, idiota».
Sanji gli si avvicinò e lo
afferrò per
il colletto della maglia, aggrottando la fronte. «Prova
un po' a ripeterlo, se ne hai il coraggio».
«Idiota d'un sopracciglio».
«Spadaccino
di merda».
«Cuoco dal bel culo sexy»,
lo spiazzò, e Sanji, forse persino arrossendo,
allentò un po' la presa.
«Pervertito
d'un marimo», borbottò a mezza voce, distogliendo
lo sguardo quando lo vide farsi
pericolosamente vicino.
«Ehi,
ragazzi!» La voce di Nami richiamò l'attenzione di
entrambi e spazzò via, almeno in parte, il sottile velo
d'imbarazzo che si era venuto a creare tra i due. Vestita con un abito
dal taglio orientale con preziose rifiniture argentate, la navigatrice
avanzò ondeggiando sinuosamente i fianchi e mostrando le sue
grazie, sorridendo compiaciuta nel vedere l'espressione di Sanji. «Come
mi sta?»
domandò, alzandosi i capelli in un gesto fluido e un po'
provocatorio, più per irritare lo spadaccino che per
attirare
realmente il cuoco, probabilmente.
Praticamente ammaliato, con il cuore a
mille e il ritratto
dell'idiozia dipinta in viso, Sanji cinguettò, «Sei
bellissima, Nami-swan ~♥!»
e poco ci mancò che si mettesse a roteare come un cretino
per
tutto il negozio. E non sarebbe stato il massimo, se avesse
così
richiamato l'attenzione anche della restante clientela.
«Grazie, Sanji-kun»,
replicò la navigatrice con un nuovo sorriso, scoccando
un'occhiata allo spadaccino. «Secondo
te come mi sta, Zoro?»
«E io che diavolo ne so?»
rimbeccò però lui in tono scorbutico,
rimediandoci un
poderoso calcio su una spalla da un certo cuoco di sua conoscenza, al
quale lanciò uno sguardo carico di collera.
«Che ho chiesto a fare, mi domando»,
sembrò mormorare Nami fra sé e sé,
decidendo di dare le spalle ad entrambi per incamminarsi verso la merce
in vendita. «Vado
a vedere se trovo qualcos'altro di carino, voi due cercate di non
scannarvi come al solito!»
«Ma certo, Nami-swan
~♥!»
esalò Sanji in tono adorante, al che il Vice Capitano si
ritrovò a sbuffare ancora.
«Patetico...»
Sanji
afferrò il pacchetto di sigarette e guardò Zoro,
prendendo una stecca con due dita. «Hai detto
qualcosa, stupido marimo?»
«Che
sei patetico, cuoco da strapazzo», replicò
tranquillamente, incrociando persino le braccia al petto prima di
squadrarlo attento e con una certa vena ironica e disinteressata. «Mi
sono stufato di stare qui dentro, e tu dai pure corda a quella strozzina».
Portandosi la sigaretta alle labbra senza accenderla, il suddetto cuoco
annullò
del tutto la distanza che lo separava dallo spadaccino. «Non
insultare Nami-san, testa d'alga», sbottò. «E
se non te ne fossi accorto, anche volendo uscire, fuori nevica».
«E
allora?»
«Come sarebbe a dire allora, idiota d'un marimo?!»
E rieccoli che riattaccavano ad
insultarsi, quei due. Per
quanto
lo spettacolo di due uomini che si inveivano contro e che per poco non
venivano alle mani fosse un episodio alquanto bizzarro, in quel
negozio, per loro era praticamente all'ordine del giorno; non lo
avrebbero mai ammesso - né a se stessi né tanto
meno a
terzi -, ma quello era il loro personale modo di
dirsi “Ti amo”. Nessuno dei due si sarebbe
mai sognato
di dirlo a parole, e non perché non provassero niente nei
confronti dell'altro. Semplicemente, farlo sarebbe stato troppo
imbarazzante e non sarebbe stato per niente da loro.
A porre fine a quella lite a suon di
pugni fu Nami stessa,
tornata da loro per purissima coincidenza; li spinse senza tanti
riguardi nel reparto maschile, in modo da limitare almeno in parte i
danni, e se ne tornò sbuffando sui suoi passi, ignorando i
lamenti di Sanji e il suo continuo chiedere scusa. Possibile che con
quei due attaccabrighe non si potessero nemmeno fare un po' di compere
in pace? Non che si aspettasse che per una volta si comportassero
civilmente, però... la ragazza sospirò
sconsolata, dando
un taglio ai propri pensieri. Era lì per fare shopping, non
per
pensare a quei due cretini dei suoi nakama.
I cretini in questione, frattanto,
avevano ricominciato a
guardarsi in cagnesco, per quanto l'iniziale ostilità fosse
momentaneamente sfumata. Certo, sarebbe bastata una qualsiasi scintilla
per riaccendere la baruffa, però sembravano aver stabilito
una
piccola tregua, almeno fino a quando non sarebbero usciti da quello
stupido negozio.
«Dovresti provare ad indossare qualcos'altro che
non sia verde, marimo», se ne uscì d'un tratto il
cuoco, richiamando in quel modo l'attenzione dello spadaccino.
Quest'ultimo arcuò un
sopracciglio, fissandolo in
viso
come se stesse cercando di leggere chissà cosa nei suoi
lineamenti. L'espressione di blanda indifferenza, però, non
lo
aiutava di certo a capire cosa stesse pensando. Però scosse
il
capo, scocciato. Tanto valeva dargli corda, arrivati a quel punto. In
fondo
doveva pur perdere tempo lì dentro, no? Altrimenti sarebbe
arrivato al punto di fare harakiri, davvero.
«E
sentiamo,
sopracciglio a ricciolo, che colore dovrei indossare?»
rimbeccò sarcastico, sollevando persino lo sguardo al
soffitto
con uno sbuffo palesemente innervosito.
Sanji ci pensò su un attimo,
illuminandosi subito
dopo
come se avesse appena scoperto qualcosa di straordinario o, meglio
ancora, come Rufy quando vedeva della carne. «Il rosa! Il
rosa ti
starebbe
benissimo!» esclamò. «Saresti identico
ad un hishi
mochi!» soggiunse, allargando esageratamente il sorriso che
era spuntato sulle sue labbra.
Al Vice Capitano, invece, a
quella risposta quasi
cascarono le braccia. Lui? Il
rosa?
Un colore che di virile non aveva un bel niente e che quello stupido
idiota non si vergognava minimamente a sfoggiare tra camicie e
grembiuli ridicoli? Nemmeno
per sogno. Si
massaggiò una tempia con due dita, traendo un lungo respiro
come
per calmarsi, per quanto gli sembrasse assolutamente impossibile.
«La tua sanità mentale comincia a
preoccuparmi, cuoco. Sul
serio», esordì
pacatamente, e gli
ci volle davvero tutto il suo stoico auto-controllo per non sfoderare
seduta stante una delle sue katane e fare a fette quello stupido cuoco.
Perché un conto era stare ad
ascoltare con finta
pazienza
i
suoi
deliri - conoscendo quel damerino, però, forse Zoro non
avrebbe
dovuto nemmeno meravigliarsi più di tanto -, un altro
vederlo
gironzolare nel reparto maschile alla ricerca di qualche indumento di
dubbia decenza, scartandone la maggior parte con aria contrariata. E la
voglia di tagliarlo in due tornò prepotente nel momento
esatto
in cui il cuoco, con il miglior sorriso fasullo del suo repertorio,
ebbe persino il coraggio di presentarsi dinanzi a lui con un'orribile
maglietta dalle più svariate sfumature rosate.
Zoro
gli scoccò dunque un'occhiataccia. «Non
indosserò
mai una schifezza simile, cuoco», sbottò, facendo
assottigliare lo sguardo al cuoco in questione.
«Stai
cercando di insegnare a me
come ci si veste, marimo?»
«Sarebbe una buona idea, sopracciglio a ricciolo».
Per quei due bastò davvero
poco per riaccendere
la lite e
riprendere da dove si erano interrotti, ignorando volutamente il luogo
in cui si trovavano; purtroppo per loro, però, ad andarci di
mezzo furono gli abiti che Nami aveva appena comperato e che vennero
letteralmente ridotti a brandelli sotto lo sguardo palesemente
sconvolto della navigatrice.
Nei dieci minuti successivi si
scatenò l'inferno.
_Note inconcludenti dell'autrice
L'hishi
mochi - che se volete potete vedere
cliccando qui
- è un dolce
giapponese in tre colori: verde, bianco e rosa; è un omaggio
ad
una doujinshi del circolo ROM-13, e se non l'avete letta, beh...
fatelo, così capirete immediatamente anche il gioco di
parole, sebbene credo possa essere intuibile anche così x)
Comunque, aye, a me piace un casino appuntare di continuo il fatto che
Sanji indossi indumenti di colore rosa... eh, perdonatemi, non posso
proprio farne a meno x)
Sarà che il cuoco ispira un po' di femminilità,
chissà... nay, okay, saranno anche i suoi modi di fare, il
modo
in cui si veste e anche la sua aria da uke *viene picchiata
selvaggiamente*
Sclero
a parte, come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** [ Special Chapter ] Cakes, cooks and rabbits ***
Cakes, cooks and rabbits
Titolo: [ Special ] Cakes,
cooks and rabbits
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1575 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji
Genere: Generale,
Commedia, Vagamente Sentimentale,
Vagamente assurdo?
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito,
Slice of Life, What if?
Notte Bianca del
Carnevale: Pretendo
che tu esca dalla torta vestito da coniglietta @ vogue91 [ maridichallenge
]
Misc Mosaic 10&Lode: #02.
Compleanno
Prompt: 13°
Argomento: Fasi della vita
› Vita
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non
gli erano mai piaciuti i romanzi d’amore, men che mai aveva
trovato una qualche
utilità in essi. Lui era un tipo diretto e di poche parole,
un uomo tutto d’un
pezzo che non aveva bisogno di leggere stronzate del genere per
riuscire a
carpire una qualche trovata geniale per stupire il proprio partner.
Ecco, era
esattamente ciò che Roronoa Zoro pensava mentre sfogliava -
solo e unicamente
per curiosità,
si era ripetuto più e
più volte, ignorando volontariamente il fatto che in quel
modo stesse passando
per un vero cretino che faceva l’esatto contrario di quel che
diceva - proprio
uno di quegli stupidi romanzi.
In verità c’era da
dire che non
aveva mai letto un libro in vita sua, da quel che ricordava, e non
capiva
dunque che cosa diavolo l’avesse spinto ad attraversare la
Sunny fino ad
entrare in quella maledetta biblioteca - zona che spesso e volentieri
era
frequentata unicamente da Chopper, Robin e Nami - per arraffare quel
tomo
vecchio e soporifero. Soporifero, già, perché si
era annoiato appena letta
l’introduzione, sbadigliando sonoramente prima ancora di
arrivare al sodo. Se
l’era comunque portato su all’osservatorio per
starsene tranquillo e in santa
pace - ed evitare anche qualsiasi quesito scomodo da parte di qualche
componente della ciurma, dato che quello di vederlo con
un
libro in mano anziché un peso o una spada era un evento
più unico che raro - a
sfogliare quel mattone di ben settecento-ottantasette pagine.
Dopo aver passato ore chino su
quei caratteri minuscoli e aver letto quasi metà del tomo -
con uno sforzo
immane, c’era da aggiungere -, però, non riusciva
proprio a capire perché
diamine piacessero tutte quelle stronzate e frasi stucchevoli a quello
stupido
d’un cuoco. Non aveva imparato nulla che in qualche modo
avrebbe potuto
aiutarlo, visto che tutte le idiozie scritte su quel coso erano
così assurde da
essere praticamente inverosimili, se associate ad entrambi. Och,
andiamo...
lui, il futuro miglior spadaccino del mondo, che comprava dei fiori a
quel
sopracciglio arricciato? Corredati con tanto di frase stucchevole e
cioccolatini, per giunta? Si sarebbe squarciato il ventre con una delle
sue
katane, piuttosto.
Oh, al diavolo. Dalla posizione in
cui era, lanciò lontano da sé quel maledetto
libro, incrociando le braccia
dietro alla testa prima di sistemarsi meglio sul divano che aveva
occupato fino
a quel momento, fissando insistentemente il soffitto della palestra.
Diamine se
era difficile stare insieme a qualcuno e tentare di farlo restare di
stucco.
Aveva pensato che il rapporto con Sanji sarebbe potuto stare benissimo
in piedi
grazie al sesso e alle loro solite litigate, però data la
ritrosia che il cuoco
aveva avuto nei suoi confronti negli ultimi tempi, beh, aveva capito
immediatamente che qualcosa non andava e che quel cretino, pur essendo
un uomo,
avrebbe preferito da parte sua sdolcinatezze degne di quello schifo di
romanzo
che aveva letto fino a pochi secondi prima. Nay, beh, forse non proprio
degne
di quello - non si sarebbe mai messo in giacca e cravatta per lui
né tanto meno
gli avrebbe galantemente chiesto un appuntamento, poteva anche
levarselo dalla
testa se mai ci aveva anche solo pensato -, però
probabilmente un minimo di
tatto in più l’avrebbe desiderato di sicuro. E se
era riuscito a capirlo da
solo, voleva dire tutto.
Avrebbe dovuto lasciar perdere,
mettere da parte l’orgoglio e andare a chiedere un consiglio?
Bah, nemmeno
morto. E a chi avrebbe potuto domandare senza sembrare un vero e
proprio
idiota, poi? Robin era da escludere a priori, così come
quella strega di Nami; gli
avrebbe di sicuro fatto pagare un prezzo esorbitante e lui era
già in debito
con lei senza neanche saperne esattamente il perché, dato
che era strasicuro
di averle ridato tutti i
berry che gli aveva prestato, interessi inclusi. Non era nemmeno sicuro
di
volerlo chiedere ad Usopp, poiché il suo sparare cazzate era
conosciuto in
tutti e quattro i mari - e forse persino nel fantomatico All Blue, se
davvero
esisteva -, e domandare a Rufy, beh, nemmeno a parlarne. Avrebbe anche
potuto
consigliargli di provare con della carne o qualsiasi altro cibo gli
sarebbe
passato per la testa, conoscendolo. Chopper... lui era poco
più di un bambino,
e comunque era una renna. Sarebbe stato imbarazzante per entrambi.
Restava solo
Franky, accidenti. O alla peggio quello scheletro di Brook, il
più anziano del
gruppo e anche il più pervertito. Bastava pensare al suo
continuo chiedere alle
ragazze di mostrargli le mutandine.
Zoro arricciò le labbra e si
scompigliò i capelli con foga, girandosi con il viso contro
il muro mentre la sua
testa continuava a macinare pensieri su pensieri. Quel cuoco di merda
si
sarebbe accontentato come ogni anno, accidenti. Aveva di meglio da fare
che
mettersi a pensare a come stupirlo il giorno del suo maledettissimo
compleanno.
L’avevano messo in chiaro fin dal primo momento in cui era
cominciata quella
relazione fra loro: nulla, nemmeno quel ridicolo damerino, avrebbe
dovuto anche
solo osare frapporsi tra lui e il suo sogno, allontanandolo in quel
modo
dalla strada che aveva scelto di percorrere anni addietro. Poteva
sembrare un
pensiero egoistico e anche poco giusto nei confronti del cuoco - che,
per
quanto non avesse smesso neanche per un attimo di tenere i suoi soliti
atteggiamenti nei confronti delle due donne a bordo, dimostrava davvero di tenerci
a lui, sebbene lo
facesse in modo piuttosto bizzarro -, ma, perdendo di vista il suo
percorso per
diventare il miglior spadaccino del mondo, avrebbe spezzato una
promessa e infranto
anche il sogno di Kuina. Era dunque per quel motivo che non poteva
permettersi distrazioni,
e quello stupido cuoco avrebbe dovuto capirlo.
Fu proprio in quel mentre che
sentì distintamente il
rumore della botola che si sollevava, e l'odore inconfondibile di
sigarette e acqua di colonia che caratterizzava il cuoco gli giunse
alle narici come uno schiaffo, facendogli arricciare il naso.
Dannazione. Era troppo, per
una volta,
chiedere di essere lasciato in pace con i propri pensieri? Non aveva di
meglio da fare che infastidirlo con la propria presenza, quel damerino
dal naso sanguinante? «Da
quand'è che leggi romanzi d'amore, tu?»
si sentì chiedere con voce sarcastica, e Zoro, imprecando
mentalmente contro se stesso per non aver fatto sparire quel maledetto
libro,
si drizzò a sedere d'un lampo, lanciando un'occhiata al
compagno
solo per vederlo con quel tomo in mano e un sorriso dipinto sulle
labbra.
«L'avrà
portato Robin al suo turno di guardia», rimbrottò,
volendo
a tutti i costi negare l'evidenza. L'archeologa, infatti, non avrebbe
mai e poi mai lasciato un libro sul pavimento - l'avrebbe riposto
ordinatamente sul divano o l'avrebbe addirittura portato di sotto,
trattandolo come un vero e proprio tesoro -, e quel cuoco idiota lo
sapeva fin troppo bene. Sembrò, però,
soprassedere
momentaneamente, lasciandosi sfuggire uno sbuffo ilare prima di alzare
l'altra mano per mostrargli una bottiglia di saké.
«Un
goccio?» cambiò discorso, accomodandosi al suo
fianco
senza nemmeno attendere una risposta. Sanji sentì su di se
lo
sguardo guardingo dello spadaccino, ma non ci fece assolutamente caso;
si limitò semplicemente a stappare la bottiglia e a bere un
po'
del suo contenuto, passandola poi al compagno con
tranquillità
inaudita.
Dal canto suo, Zoro la
afferrò rapidamente, quasi si
aspettasse che essa scomparisse da sotto i suoi occhi o che il cuoco,
lunatico com'era, ci ripensasse e gliela levasse da sotto al naso senza
dargli nemmeno la possibilità di bere un goccio. In
verità tutta quella calma da parte sua lo stava stranamente
innervosendo, forse perché non era per niente da lui.
«Ohi,
marimo», lo richiamò d'un tratto Sanji, e Zoro,
dopo averlo fissato con la coda dell'occhio,
ingollò un
lungo sorso di saké prima di sbottare, «Che
diavolo vuoi,
adesso?»
«Ricordi il
discorso che facemmo un po' di tempo fa, quello in cui sarei stato io a sfondarti il
culo al mio
compleanno?» ironizzò con fare tranquillo,
scoccando
un'occhiata al Vice Capitano e godendo interiormente del vago rossore
che sembrava essergli salito alle orecchie. Lo sentì
bofonchiare
chissà cosa fra sé e sé prima di
annuire - pure
controvoglia, c'era da aggiungere -, avendo l'accortezza di mostrarsi
distratto e disinteressato per non far crollare la maschera composta
che si era costruito con tanta fatica. Sanji, però, sorrise
benevolo, come se stesse avendo a che fare con un bambino. «Potrei dimenticarmene», e nel
dirlo enfatizzò esageratamente le parole, «ma pretendo che tu
esca dalla torta vestito da coniglietta».
Per poco lo spadaccino non si
strozzò con la propria
saliva, a quel dire, rischiando di far cadere persino la bottiglia sul
pavimento quando si alzò con foga, quasi volesse sovrastarlo
con
la propria stazza. «Che
cazzo stai farneticando, cuoco di merda?!»
berciò inviperito, sentendo le guance andargli letteralmente
in
fiamme. L'aveva detto che c'era qualcosa di strano nel suo modo di
fare, diamine. Il suo sesto senso non sbagliava mai. E, beh, era molto
peggio di quanto aveva letto su quel libro o delle cose che aveva
pensato che il cuoco volesse da lui. Quello era decisamente troppo.
«Puoi
anche scordartelo, sopracciglio. Non farò mai una stronzata
del genere»,
sbottò, dirigendosi alla botola per lasciare la palestra tra
un'imprecazione e l'altra, mollandolo lì da solo.
Sanji ridacchiò e scosse il capo, poggiandosi con la schiena
contro il muro prima di socchiudere le palpebre. Quella dannata isola
di travestiti gli aveva decisamente rimescolato il cervello, non c'era
altra spiegazione.
Perché, accidenti,
non avrebbe dovuto trovarci niente di erotico nell'immaginarsi
quell'armadio a quattro ante di Zoro con un ridicolo vestito da
coniglietta e delle maledette calze a rete.
_Note inconcludenti dell'autrice
Sono schifosamente in
anticipo per il compleanno di Sanji, lo so,
ma avevo tempo fino alle sedici di questo pomeriggio per scrivere e
postare la shot per la Notte Bianca, e ammetto anche che l'idea era
talmente carina che non ho per niente resistito a scrivere una cosa del
genere.
Il prompt c'entra tutto, in effetti, e sebbene all'inizio avessi
pensato che sarebbe dovuto essere Zoro a pronunciare una frase del
genere - sarebbe stato anche fin troppo ovvio, no? -, ho pensato che
sarebbe stato ancor più incredibile e spiazzante se fosse
stato
Sanji a farlo. Sono pazza? Probabile, aye, ma in fin dei conti sappiamo
tutti che tra i due il vero pervertito è Sanji, no? E in
questo
modo può anche rifarsi di tutte le volte in cui è
stato
lo spadaccino a sfotterlo, ecco u_u
Ah, la frase «Ricordi il discorso che facemmo
un po' di tempo fa, quello in cui sarei stato io a sfondarti il culo al
mio compleanno?» che pronuncia Sanji si
rifà alla flash fiction a rating rosso scritta per la p0rn
fest, ovvero Happy
(P0rn) Birthday, dove Zoro, parlando con Sanji, afferma che
il suo
compleanno non è una scusa per portarlo a letto,
perché
secondo il suo punto di vista l'uomo sta sopra e la donna sotto...
inutile dire chi è la donna, ve? u_u
Le
mie note finali sono sempre così esaurienti e senza capo
né coda, davvero bellissimo x)
Come
sempre, comunque sia, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Can I see your panties? ***
Can I see your panties
Titolo: Can I see
your panties?
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
385 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji
Genere: Generale,
Commedia, Vagamente Sentimentale,
Vagamente assurdo?
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito,
Slice of Life, What if?
Notte Bianca del Carnevale: Hai delle mutande ridicole
@
manubibi [ maridichallenge
]
Prompt scelto: 20°
Argomento: Tema libero › Mutande
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Forse
scoppiare a ridere in un momento del genere era tutt'altro che
intelligente, ma Zoro non aveva davvero potuto evitare che dal fondo
della sua gola prorompesse una grossa risata quando il suo sguardo si
era posato sugli indumenti intimi di quello stupido cuoco che si
trovava a cavalcioni sopra di lui.
Aveva faticato tanto per convincerlo e
aveva persino dovuto
rassicurarlo che sarebbe stato il più delicato possibile, e
adesso che era riuscito a portarselo a letto cosa faceva? Gli scoppiava
a ridere praticamente in faccia senza un motivo apparente, cosa che, ne era sicuro, in
altri momenti non avrebbe mai fatto. Forse.
Non doveva dunque meravigliarsi se in quel momento Sanji lo squadrava
dall'alto in basso con gli occhi ridotti a due fessure, apparendo
minaccioso nonostante il rossore che gli colorava esageratamente le
guance.
«Che
cazzo hai da ridere, marimo di merda?» sbottò
imbarazzato,
mordendosi la carne morbida del labbro inferiore. Gli aveva poggiato le
mani sulle spalle come se cercasse su di esse un sostegno,
poiché altrimenti sarebbe scappato a gambe levate e non
avrebbe
più avuto il coraggio di guardare in faccia quello stupido
spadaccino per quel suo essersi tirato indietro ed essere fuggito da
quella sfida.
Zoro,
frattanto, ignaro delle elucubrazioni mentali del compagno, cercava
inutilmente di riprendere un contegno. Oh, accidenti. Erano ad un passo
dal farlo e lui continuava a sghignazzare come un cretino. Doveva
essere decisamente
idiota se,
invece di afferrare quel maledetto cuoco e dargli una ripassata come si
deve, si concentrava su quella stupida biancheria che
indossava. «Non
è solo il tuo sopracciglio ad essere ridicolo, cuoco»,
biascicò poi tra una risata isterica e l'altra,
soffermandosi
ancora una volta sui ghirigori a ricciolo che abbellivano l'intimo rosa -
rosa, maledizione a lui -
di quel damerino da strapazzo. «Hai
anche le mutande ridicole».
Il tempo che trascorse dalla pronuncia
di quelle parole al
poderoso calcio che scaraventò il Vice Capitano dall'altro
lato
della stanza, facendogli attraversare senza tanti problemi il muro di
legno con un rumore sordo, durò soltanto un attimo. Poi
Sanji,
con una calma tale che avrebbe fatto invidia persino ad un monaco, si
stese sul materasso e affondò la testa nel cuscino,
appuntandosi
mentalmente che mai e poi mai si sarebbe lasciato abbindolare
nuovamente da quello spadaccino di merda. Avrebbe messo il lucchetto al
culo, piuttosto.
_Note inconcludenti dell'autrice
La Notte
Bianca del Carnevale di maridichallenge
mi sta dando un sacco di spunti interessanti. Spunti idioti, certo,
però sono comunque interessanti, dal mio punto di vista x)
Ammetto
che la
prima volta di Zoro e Sanji non avrei voluto fosse così -
non
l'ho mai scritta, mi pare, eppure su FullMetal Alchemist era la prima
cosa che avevo fatto, quando scrivevo su quei due zucconi di Roy e Ed
u_u -, ma il prompt era troppo bello per evitare che uscisse fuori
un'idiozia del genere.
E poi, beh, ammettiamolo... non dev'essere per forza idilliaco, meglio
essere sinceri e se stessi sin dal principio, ecco u_u
Che poi Zoro si sia messo a ridere quando non avrebbe dovuto, problemi
suoi... Sanji, salva il sederino finché puoi!
Okay, sclero a parte - direi che ho pure sclerato abbastanza x) - come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Light bondage ***
Light bondage
Titolo: Light
bondage
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1052 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji
Genere: Generale,
Vagamente Erotico, Vagamente Sentimentale,
Vagamente assurdo?
Rating:
Giallo / Arancione
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito,
Slice of Life, What if?
Notte Bianca del Carnevale: «Sei sicuro di quello che stai
facendo?»
«Certamente. Al limite rimani
legato a letto fino a che qualcuno non viene a salvarti» @
simph8 [ kinkmemeita
]
Misc Mosaic 10&Lode: #08.
Labbra
Prompt: 5°
Argomento: Colori caldi
› Giallo
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Starsene
seduto sul materasso a gambe vergognosamente spalancate, con i
pantaloni e l'intimo calati a metà coscia che lasciavano in
bella vista la svettante erezione che aveva, e braccia e gambe legate
al letto per impedirgli i movimenti, non era esattamente la sua idea di
sesso normale.
Al
principio non era stato per niente sicuro di voler assecondare
quello zuccone del proprio compagno - quando mai l'aveva fatto, in fin
dei conti? -, ancor più quando aveva capito che
quella brillante idea che si era fatto venire quella notte
comprendeva l'uso di cibo. Aveva sempre odiato gli sprechi e non aveva
avuto la benché minima intenzione di far sì che
quell'idiota patentato lo utilizzasse in qualche modo per le sue
perversioni - anche se, e
lo ammetteva spudoratamente,
più di una volta aveva fantasticato sulla sua splendida
Nami-san, sul suo bel corpo formoso e sull'uso non propriamente
innocente di fragole, cioccolato e panna montata precedentemente
proprio da lui -, sebbene avesse ceduto fin troppo in fretta nel
momento stesso in cui aveva cominciato a far pressione contro di lui
con il proprio corpo possente e bollente, sbottonandogli la camicia con
lentezza esasperante e carezzandogli poi in un secondo momento le
labbra con le dita sporche di miele.
Aveva tentato di resistergli quanto
umanamente possibile -
continuando frattanto a ripetersi mentalmente che, pur sapendo che
fosse letteralmente un'utopia, quelle cose avrebbe voluto farle con le
sue due muse, non con quello spadaccino dal brutto muso -, ma,
accidenti, in quanto uomo aveva anche lui le proprie debolezze, e quel
cretino d'un marimo, in fondo in fondo, non gli spiaceva poi
più
di tanto. E si era ritrovato persino a sussultare di piacere quando
quelle dita appiccicose erano scivolate lungo il suo corpo,
impiastricciandogli gli addominali e l'ombelico prima di scendere fino
ai calzoni, sui quali si era soffermato per un lungo istante,
indeciso. Era stato a quel punto che i suoi soliti modi di
fare
rozzi e frettolosi erano tornati, e, dopo aver liberato la cintura dai
passanti per calargli i pantaloni senza tanti complimenti, si era
chinato all'altezza dei boxer per afferrarne i lembi con i denti,
tirandoli giù con un gesto secco. Sanji si era lasciato
scappare
un'esclamazione sorpresa al contatto con l'aria fredda che aveva
letteralmente schiaffeggiato la sua erezione, ma aveva avuto ben poco
tempo per riprendersi dallo smarrimento iniziale, date le labbra che
avevano catturato le sue qualche istante dopo.
E adesso, per quanto sentisse
l'irrefrenabile desiderio di
gettare in mare quel maledetto spadaccino dopo avergli spappolato la
faccia a suon di calci, si sentiva stranamente
a proprio agio in una situazione del genere. Certo, era legato come un
salame e sentiva l'appiccicume del miele persino nella sua barba e nei
suoi capelli, ma Zoro se ne stava occupando egregiamente, a quanto
sembrava. Non si lasciava sfuggire neanche un lembo di pelle, nemmeno
la più piccola goccia di quel nettare dorato, e Sanji
avrebbe
potuto tranquillamente affermare che quella era la prima volta in cui
quella stupida testa verde gli riservava tutte quelle attenzioni. Non
che le scopate con lui non gli piacessero, per quanto avrebbe preferito
che ci andasse leggero - non era lui quello che doveva in seguito
sfacchinare avanti e indietro con il culo dolorante e preparare da
mangiare a nove persone - e che gli desse almeno un attimo per
respirare. Beh, le sue preghiere erano state esaudite, a quanto
sembrava.
Sanji trasse un lungo sospiro, trattenendo un fremito quando la lingua
dell'altro carezzò con un movimento circolare il suo
capezzolo
destro, ripulendolo dal miele di cui era ricoperto. Le mani dello
spadaccino erano frattanto giunte a carezzare appena con la punta del
polpastrelli la sua erezione dolente, facendogli alzare i fianchi e
reclinare il capo all'indietro. Non approfondiva niente né
tanto
meno sembrava voler arrivare immediatamente al sodo, e la cosa stava
cominciando a snervarlo non poco. Non si sarebbe nemmeno vergognato, in
quel momento, di urlargli senza mezzi termini di scoparlo seduta stante
e di piantarla con le sue stronzate. Nay, beh, forse in seguito, quando
quel bastardo glielo avrebbe fatto notare con la sua solita maestria,
avrebbe solo desiderato sotterrarsi, ma adesso aveva intenzione di
concentrarsi su quei tocchi che lo stavano mandando in estasi e che gli
rendevano la testa estremamente leggera.
Dalle sue labbra sfuggì un
ansito voglioso nel sentire le
dita calde e appiccicose solleticargli la carne morbida all'interno
della coscia, accrescendo la sua voglia e facendogli al tempo stesso
sorgere qualche dubbio su tutta quell'assurdità che avevano
messo su. «Sei sicuro
di quello che stai
facendo, marimo?»
si ritrovò dunque a domandare infine, e, nay, non si stava
riferendo per niente al fatto che fosse dannatamente eccitato,
frustrato fino a limiti dell'impossibile e il suo intero corpo fosse
cosparso di stramaledetto miele appiccicoso, ma a quelle stupide
cinture che gli bloccavano braccia e gambe e che non gli permettevano
di muoversi come avrebbe dovuto. Non ci avrebbe pensato due volte,
altrimenti, a rifilare un bel calcio in culo a quello spadaccino di
merda. Cosa ancor peggiore, era poter vedere con estrema chiarezza
tutto ciò che faceva, dovendosi persino subire il sorriso
sagace
che sembrava essersi dipinto sulle sue labbra. Avrebbe potuto chiudere
gli occhi e far finta di essere stato anche bendato, ma era certo che
non avrebbe resistito alla tentazione di sbirciare e di vedere cosa si
fosse inventato il compagno, finendo intrappolato nella sua tela senza
poter far niente per fuggire. Oh, maledizione.
«Certamente,
cuoco»,
ribatté il Vice Capitano con una scrollata di spalle che
avrebbe
potuto significare tutto o niente, interrompendo il flusso dei pensieri
di Sanji come se gli fosse stato appena gettato un secchio d'acqua
gelata addosso. «Al limite
rimani
legato a letto fino a che qualcuno non viene a salvarti».
Solo in quel momento si rese conto che,
nay, quel cretino d'una
testa verde non aveva la benché minima idea di cosa stesse
facendo, e che probabilmente lui sarebbe rimasto davvero legato a quel
maledetto letto fino a che qualcuno non l'avesse trovato e l'avesse
liberato una volta per tutte. Sperava soltanto che quel qualcuno non si
sarebbero rivelate essere Nami-san o Robin-chan, perché a
quel
punto non sarebbe stato per niente facile spiegare perché si
trovasse lì, impossibilitato a muoversi, nudo e coperto
interamente di miele, con il solo haramaki di Zoro a coprirgli appena
le parti intime.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ma quanti
vagamente ho messo negli avvertimenti?
Comunque sia, giacché la raccolta è a rating
arancione e,
come già detto, lo resterà ancora a lungo, mi
sono
limitata ad una cosetta leggera leggera - per chi volesse leggere la
versione integrale di questa flash, può benissimo fare un
salto
nei paraggi della one-shot Ten
Minutes. Can you show me your technique in ten minutes?,
a rating praticamente rosso acceso - in cui la cosa viene semplicemente
accennata, anche se forse mi sono spinta un pochino più in
là. Forse
Niente Zoro e Sanji che fanno cosacce, comunque, per quello
c'è già la raccolta per la p0rn fest, ecco u_u
Anche questa flash, comunque, è stata scritta per
la Notte
Bianca del Carnevale di maridichallenge,
ma ormai credo che questo si sia capito e che possa fare a meno di
ripeterlo in continuazione x)
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Read the mood ***
Read the mood
Titolo: Read the
mood
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
453 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji
Genere: Generale,
Commedia, Vagamente Sentimentale,
Vagamente assurdo?
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito,
Slice of Life, What if?
Notte Bianca del Carnevale: Ascoltami quando ti parlo! @ mapi_littleowl
[ maridichallenge
]
Prompt: 6°
Argomento: Colori freddi
› Grigio
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Il nervoso
che gli provocava quella testa di muschio era un qualcosa che
non sarebbe potuto essere spiegato a parole.
Non solo doveva sgobbare ogni sacrosanto
giorno per far mangiare mattina e sera otto - otto, non due -
bambini, uno dei quali era quell'idiota d'un Capitano che non perdeva mai
occasione di trafugare qualcosa dalla cucina quand'era distratto, ma in
più quel cretino del suo compagno, con la stessa
disinvoltura
con cui sollevava un peso da trecento chili, pretendeva
che la notte fosse in perfetta forma per fare i suoi porci comodi. Non
alzava nemmeno un dito per aiutarlo e dormiva la maggior parte del
tempo, dunque non aveva il benché minimo diritto di
trattarlo
alla stregua di un giochino sessuale quando più lo
aggradava.
Ed era proprio per quel motivo che in
quel momento, dopo aver
rifilato un calcio ben assestato a quel marimo di merda - aveva osato
toccare più del dovuto e con troppa fretta, secondo il suo
modesto parere -, se ne stava scompostamente seduto sulla branda che
avevano gettato giù in cambusa tempo addietro, con i
pantaloni
calati a metà coscia e la camicia che lasciava
vergognosamente
intravedere ben più di una piccola porzione di
petto.
«Si può sapere che diavolo ti prende, cuoco di
merda?»
sbottò Zoro, scroccando il collo. C'era mancato poco che
quel
damerino da strapazzo glielo rompesse, stavolta. E, a dirla tutta, non
capiva nemmeno il perché di quella reazione esagerata.
Perché diamine l'aveva seguito laggiù, se poi
faceva il
prezioso e, per di più, si comportava come una dannata
donnetta
mestruata? Fece persino per aggiungere altro quando si rese conto che
quell'idiota non lo stava minimamente calcolando, blaterando invece
chissà cosa riguardo la gentilezza, il prestare attenzione
al
partner e altre stronzate del genere. Non che gliene importasse poi
molto, in verità. Non era di certo la prima volta che il
cuoco
si comportava in quel modo e le loro scopate si riducevano
drasticamente ad un'accozzaglia di parole gettate al vento proprio da
parte di quest'ultimo, dato che alla fin fine ripeteva sempre le stesse
cose: era un cretino che non capiva niente d'amore, che a differenza
sua quel cuoco effemminato a quel sentimento ci credeva seriamente,
mentre lui pensava solo al sesso e bla bla bla. La solita manfrina,
insomma. Perché mai avrebbe dovuto prestargli attenzione,
dunque?
Un altro calcio alla spalla lo
risvegliò dai suoi
pensieri, e si spinse verso di lui nel momento stesso in cui Sanji
sbottò, «E
ascoltami quando ti parlo, accidenti!», tappandogli la bocca
con
la propria per soffocare le sue parole nel fondo della sua gola,
ignorando i lamenti a cui l'altro stava cercando di dar voce. Non
conosceva modo migliore per zittire quel cuoco, a quanto sembrava.
_Note inconcludenti dell'autrice
La Notte
Bianca del Carnevale di maridichallenge
continua, e anche io continuo ad uscirmene con idiozie del genere. Fino
al martedì grasso sfornerò un sacco di cosette su
questo genere - aumentando vertiginosamente il mio wordcount per la
community fiumidiparole -,
e poi, chissà, magari ne uscirà anche un piccolo
special
proprio per Carnevale, non si sa mai... dipende soltanto se le idee
sono concentrate in quel punto oppure no x)
Nulla da dire su questa flash, comunque, visto che è
semplicissima e anche idiota
Più che altro mi diverte ribadire il fatto che Sanji, quando
ci
si mette, sembra proprio una donnetta isterica, ma questo credo che si
sia capito e posso dunque piantarla qui x)
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Heavy scars ***
Heavy scars
Titolo: Heavy scars
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
630 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji
Genere: Generale,
Vagamente Sentimentale,
Introspettivo, Malinconico
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Angst ad
interpretazione, What
if?
Notte Bianca del Carnevale: 02. Wordcount 630
› maridichallenge
03. Cicatrici
› kinkmemeita
07. «E'
solo che non mi sembra giusto»
«La
vita non lo è mai»
›
momenti_perduti
07. Su una carrozza con
cavalli
› auverse
Prompt: 4°
Argomento: Eventi atmosferici › Nuvole
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
C'erano
momenti in cui il silenzio valeva più di mille parole, e
quello era uno di questi.
Da quando si erano accomodati sul retro
di quella carovana di
fortuna che non sarebbe nemmeno potuta definire carrozza, in modo da
poter raggiungere più in fretta il porto nel quale era
ancorata
la Merry, i due nakama non avevano minimamente aperto bocca, ognuno
perso nei propri pensieri. L'unico suono che rompeva la monotonia che
si era creata fra loro era lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli al
traino e i loro nitriti, il picchiettare insistente delle gocce di
pioggia contro il tetto di legno della carrozza o, di tanto in tanto,
il cuoco che tirava qualche boccata dalla sua sigaretta.
Era una delle poche volte in cui lui e
quell'idiota non
litigavano, eppure quella bizzarra quiete che li avvolgeva come un velo
sembrava essere in qualche modo opprimente. Se fosse per il fatto che
non ne fossero abituati o meno, era difficile da capire. Tutto
ciò che Sanji sapeva, era che se avessero continuato a stare
zitti sarebbe impazzito. Non era abituato a rimanere solo per troppo in
compagnia di Zoro, e ad aggravare la situazione era lo stato di silente
contemplazione in cui sembrava essersi chiuso.
Con un lungo sospiro lo fissò
di sottecchi, vedendolo con
il viso rivolto verso il finestrino e il mento poggiato sul palmo della
mano. Appariva pensoso come non lo aveva mai visto, e la cosa lo mise
quasi a disagio. Non era abituato a vederlo così, estraneo
da
tutti e persino dalle sue provocazioni. Lo sguardo gli cadde senza
volerlo sulla cicatrice che si vedeva perfettamente grazie alla camicia
aperta, e fu solo in quel momento che si rese conto di non sapere
assolutamente nulla di Zoro. Conosceva le circostanze in cui si era
procurato quella brutta ferita, certo, ma questo solo perché
era
presente e aveva assistito alla scena in prima fila; sapeva inoltre che
il suo sogno era diventare il miglior spadaccino del mondo,
però, oltre a questo, di lui non sapeva proprio nient'altro.
Sanji si passò una mano fra i
capelli, seguendo con gli
occhi la lunghezza della cicatrice. Non riusciva nemmeno a comprendere
perché quell'idiota compisse azioni tanto sconsiderate, ad
esser
sincero. Se aveva intenzione di diventare il migliore come affermava,
perché mai aveva lasciato che Mihawk lo facesse
letteralmente a
fettine, accettando la morte senza reagire e rimediandoci in seguito
quella cicatrice che gli deturpava il petto?
«Hai
finito di fissarmi, cuoco?» proruppe d'un tratto Zoro,
facendolo
sussultare per la sorpresa. Oh, certo. Che idiota. Era uno spadaccino
ed era guardingo di natura, era normale che si fosse reso conto del suo
sguardo pur continuando a rimirare distrattamente il paesaggio che
scorreva dinanzi ai suoi occhi.
«Stavo
solo pensando», si giustificò in seguito, avendo
l'accortezza di osservare il tettuccio della carrozza con disinteresse,
come se non si fosse concentrato su di lui fino a quel momento. «A
noi, al destino che ci ha legato a Rufy, a tutto quello che abbiamo
affrontato da quando abbiamo attraversato la Red Line... ci
aspettano sfide sempre più grandi e complicate».
«Non
vedo dove sia il problema», replicò
lo spadaccino. «Basterà
diventare più forti».
«Non
sarà una passeggiata, marimo»,
ironizzò. «Prendi
i compagni di Loovon, ad esempio. Saranno di sicuro tutti morti, eppure
li attende ancora, certo che manterranno quella promessa».
«Cosa c'entra questo, adesso?»
«Niente».
Scrollò le spalle. «È
solo che non mi sembra giusto».
«La vita non lo è
mai», concluse seccamente
Zoro, troncando lì quella loro breve conversazione.
Sanji non insistette oltre, poggiandosi
contro lo schienale ad
occhi chiusi. Odiava dar ragione a quell'idiota, ma stavolta doveva
convenire con lui. Per quanto tentassero di raddrizzare le cose con le
proprie forze e di lottare per i propri cari, la vita, amante infida e
capricciosa, non era mai giusta come
avrebbero voluto che fosse.
_Note inconcludenti dell'autrice
Questa
è l'ultima flash nel fandom di One Piece - le altre sono
disegni, storie presenti in altri fandom o spin off di storie ancora
inedite - scritta per la Notte Bianca
del Carnevale di maridichallenge,
kinkmemeita, momenti_perduti
e
auverse
Avrei
voluto
scriverne un altro paio, ma ho preferito interrompere la Notte Bianca
con questa flash perché, come spero si sia notato,
è
finalmente una di quelle un po' malinconiche che avevo così
tanta voglia di scrivere
Diciamo che i prompt che mi sono capitati per la sfida sono stati
perfetti - basta vedere le frasi che mi sono capitate «E'
solo che non mi sembra giusto» «La vita non lo
è mai» o il
prompt cicatrici,
ad esempio, che calza a pennello per un tipo come Zoro -, ed ecco
dunque che è uscita fuori una storia del genere, dallo
stampo un
po' malinconico e introspettivo ambientato durante il recente arrivo di
Sanji nella ciurma
Vorrei inoltre dedicare questa flash a Connie,
che ama moltissimo
le storie angst. Questa è per lo più malinconica,
ma diciamo che c'è modo e modo di vedere l'angst, su
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** [ Special Chapter ] Happy birthday, shitty cook ***
Happy birthday, shitty cook
Titolo: [ Special ] Happy
birthday, shitty cook
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
593 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji, Mugiwara
Tabella/Prompt: Bevande
› 04. Spumante
Genere: Generale,
Vagamente Sentimentale,
Vagamente introspettivo
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai,
Slice of Life, What if?, Assurdità sparse
Prompt: 19°
Argomento: Ringraziamento e perdono
› Grazie
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
si strofinò un occhio con il dorso di una mano e
sbadigliò sonoramente, legandosi il grembiule dietro la
schiena
prima di gettare una veloce occhiata all'orologio appeso al muro.
Era quasi mezzanotte. Era quasi
mezzanotte e nessuno, nemmeno
quel cretino di un marimo - ma in fin dei conti cosa si aspettava, da
uno che aveva le alghe al posto del cervello? - si era degnato di
ricordarsi che quel giorno era - era
stato?
- il suo compleanno. Aveva sperato che almeno nella sua Nami-san,
eppure anche lei, chiacchierando disinvolta con Usopp, aveva
praticamente fatto finta di niente.
Il cuoco sospirò,
avvicinandosi al lavandino per
cominciare a lavare i piatti che avevano usato per la cena. Gli veniva
quasi da chiedersi se era su quella nave solo per cucinare - e per
sfamare il loro insaziabile Capitano - o se era diventato realmente un
loro compagno, a dirla tutta. Frenò immediatamente
i suoi
pensieri e scosse il capo, dandosi dell'idiota. Accidenti, come poteva
dubitare della sua ciurma, dei
suoi amici,
solo per una piccola dimenticanza come quella? Anche se non negava che
gli sarebbe piaciuto sentire da parte di almeno uno di loro un
abbozzato «Auguri»,
non poteva prendersela per una stronzata del genere. Eppure
continuò a pensarci per tutto il tempo in cui si
dedicò
al suo lavoro, guardando di tanto in tanto di sottecchi l'orologio.
Meno dieci minuti al tre marzo, e di qualcuno dei suoi compagni di
viaggio nemmeno l'ombra.
Imprecò a denti stretti e
finì di lavare i piatti,
rischiando persino di farne cadere un paio e di tagliarsi un dito. E se
fosse successo, beh, avrebbe di sicuro dato in escandescenza, dato che
le sue mani, dita incluse, erano più che preziose. Non aveva
la
benché minima intenzione di ferirsi solo perché
era
nervoso per il suo stupidissimo compleanno dimenticato, accidenti.
Si sciolse il grembiule con uno sbuffo
e, dopo essersi
rapidamente asciugato le mani su di esso, lo gettò su una
delle
sedie che ingombravano la piccola cucina, scompigliandosi i capelli con
un nuovo sbadiglio. Se ne sarebbe andato a dormire e tanti cari saluti,
e guai se quell'idiota d'un marimo, in un momento di
lucidità
mentale, si fosse ricordato del suo compleanno nel cuore della notte e
avrebbe preteso così, senza tanti complimenti, di fare
sesso.
Sarebbe stata la volta buona che avrebbe usato i suoi preziosi coltelli
su di lui, privandolo di una parte non poco importante per portare a
termine quell'attività.
Non fece nemmeno in tempo a dirigersi
alla porta, però,
che essa venne spalancata di botto, e un getto di spumante lo
colpì da capo a piedi, lasciandolo letteralmente interdetto.
«Buon
compleanno, Sanji-kun!»
esclamò in coro tutta la ciurma di Cappello di paglia,
facendogli spalancare la bocca come un cretino. In quel momento poco
gli importava se, bagnato come un pulcino e con i vestiti zuppi, agli
occhi dei suoi amici apparisse come un pesce fuor d'acqua, troppo
sorpreso da quell'attacco
inaspettato.
A
risvegliarlo da quel suo stato di trance fu un pizzico sulla guancia da
parte di Zoro, che si chinò con il viso verso di lui per
sfiorargli appena le labbra con un bacio, avendo almeno l'accortezza di
non rendere troppo vistoso quel semplice gesto. «Pensavi ce
ne fossimo dimenticati, eh, cuoco di merda?»
Sanji sbatté le palpebre e lo allontanò da
sé per
porre abbastanza distanza fra loro, aggrottando la fronte. «Sta'
zitto, marimo», rimbrottò, sebbene un piccolo
sorriso si fosse fatto largo sulle sue labbra. Che... idioti. O forse
l'idiota era stato lui, che aveva dubitato dei suoi compagni in quel
modo così assurdo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Potevo io
esonerarmi dallo scrivere questa piccola flash per il compleanno di
Sanji-kun? u_u
E' vero che ne avevo già scritta una precedentemente, ma
quella
non valeva perché non era oggi, ecco *Spiegazioni
inconcludenti
che lasciano tutti con un sopracciglio inarcato*
Di nuovo colpa della community think_fluff,
ecco, ormai tutto ciò che scrivo è colpa sua non è vero
Sclero
mio a
parte, vorrei dedicare questa piccola storiella scritta di getto - eh,
perdono, ma ero in un momento di sclero mentale e non avevo la
benché minima idea di che cosa facevo, e credo che dalle
pippe
mentali di San-chan si possa benissimo capire - a SanjiReachan,
che oggi compie gli anni insieme a Sanji :3
Spero ti piaccia e chiedo di nuovo perdono se fa schifo x)
Come
sempre, comunque sia, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Cheerful Captain ***
Cheerful Captain
Titolo: Cheerful
Captain
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
512 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Nami,
Monkey D. Rufy, Roronoa
Zoro, Sanji
Tabella/Prompt: Bevande
› 08. Limonata
Genere: Generale,
Sentimentale,
Fluff
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Het, What if?
Prompt: 20°
Argomento: Tema libero › Imbarazzo
30 modi di amare,
più qualche delizia: Pacchetto kiss
› Bacio inaspettato
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Dopo
aver beccato Zoro e Sanji a fare sesso - e il secondo dei due era
praticamente stato colto da un attacco di panico al solo vederla -,
Nami era certa che una limonata sola non sarebbe servita a farle
cancellare dalla mente l'immagine di quei due avvinghiati l'uno
all'altro.
Il dubbio che avessero una storia era
sorto un po' a tutti sin
dall'inizio - il primo ad aprir bocca e a mettere in mezzo l'argomento
era stato Franky, che li aveva trovati a sua volta in atteggiamenti
piuttosto intimi nella camerata dei ragazzi -, e, sebbene lo trovassero
un tantino bizzarro, dato il loro continuo litigare e fare a botte, non
ne avevano fatto parola con i diretti interessati, facendo finta di
niente per non creare inutili imbarazzi. Dal tacere al vederli letteralmente a
letto insieme, però, ne correva di acqua sotto i ponti.
Adesso se ne stava seduta sulla
piattaforma di legno dell'albero
maestro con quella bibita fresca fra le mani, tentando al tempo stesso
di calmarsi e mandar via il calore che le era salito alle guance. Era
più facile a dirsi che a farsi, però,
specialmente nel
vedere Sanji affaccendarsi in giro con un certo nervosismo e Zoro
fregarsene altamente, seduto a ridosso del muro di legno che
si
trovava proprio dinanzi a lei. Aveva cominciato a sonnecchiare da una
buona decina di minuti, come se per lui non fosse successo praticamente
niente o come se quella fosse una cosa di ordinaria amministrazione.
Ammirava quella sua indifferenza, in un certo senso...
«Ohi,
Nami». La voce di Rufy, vicinissima al suo orecchio, la fece
sussultare, e ci mancò poco che riversasse sul prato tutta
la
limonata contenuta nel bicchiere, con il rischio che esso si
frantumasse. Si voltò in direzione del Capitano,
appeso
all'albero come una scimmia, e aggrottò la fronte,
incurvando
all'ingiù il labbro inferiore. «Zoro
dice che devi smetterla di preoccuparti e che non fa niente»,
soggiunse quando ottenne la sua attenzione, e la navigatrice stavolta
si accigliò.
«Non fa niente cosa?»
le venne spontaneo chiedere, e Rufy sorrise.
«Che li hai visti»,
rispose con semplicità inaudita, facendo arrossire la
ragazza.
«Poteva
venire a dirmelo lui», rimbrottò, bevendo un altro
sorso
di limonata, come se quello potesse in qualche modo aiutarla anche a
dimenticare il viso del Capitano a pochi centimetri dal suo. Quella
giornata era iniziata proprio nel migliore dei modi, non c'era che
dire. E la sua era pura ironia.
«Shishishi,
lo sai com'è Zoro»,
rimbeccò il ragazzo, sporgendosi ancor più verso
di lei.
Prima ancora che Nami potesse rendersene conto, le labbra del Capitano
si poggiarono sulle sue, e la sua lingua, dopo averle carezzato
dolcemente un angolo della bocca, spinse delicata per farsi spazio in
essa, toccandole i denti ed esplorandole il palato. Fu un bacio rapido
che consumò in breve tutto il fiato che avevano, ma fu con
un nuovo sorriso che Rufy la guardò negli occhi.
«Sai di mandarino»,
ridacchiò, e Nami gli avrebbe anche fatto notare che quella che
stava bevendo era
limonata, se non fosse stata troppo impegnata ad unirsi a lui in un
nuovo bacio.
_Note inconcludenti dell'autrice
Boh, non
lo so. Posso dire semplicemente questo di questa piccola flash ZoSan e
RuNami,
per quanto sia proprio quest'ultimo a farla da padrone, si
può
dire... lo ZoSan però c'è, dunque mi sembrava
giusto
lasciare almeno un piccolo spazietto alla consapevolezza della ciurma
riguardo alla relazione tra i due compagni di viaggio
Perché inserire anche il RuNami, allora? Perché
in fondo
in fondo quei due insieme io li adoro e ormai non la
smetterò
mai di dirlo, dovesse anche crollare il mondo u_u
Insomma, ricordiamoci che Rufy, per quanto lei si sia dimostrata
all'apparenza una traditrice per aver rubato nave e tesori, le consegna
il suo cappello! Il suo prezioso
cappello!
Okay, la smetto di sclerare, altrimenti potrei scrivere un poema di
note u_u
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** A wound on the heart ***
A wound on the heart
Titolo: A wound on
the heart
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1362 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Nami,
Monkey D. Rufy [ RuNami ], Roronoa
Zoro, Sanji [ ZoSan ] ZoLu ad interpretazione
Genere: Generale,
Vagamente Sentimentale,
Introspettivo, Malinconico, Fluff
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Heterosexual,
Shounen
ai, Angst ad
interpretazione, What if?,
Post Arlong Park Arc
Tabella/Prompt: Bevande
› 07. Liquore
Misc Mosaic 10&Lode: #10.
Metallo
Prompt: 19°
Argomento: Ringraziamento e perdono
› Perdono
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Forse
riprendere i propri allenamenti con quella ferita non era esattamente
un'idea grandiosa, e, dopo aver sollevato con sforzo immane uno dei
suoi manubri da trecento chili, cosa che in altri momenti non sarebbe mai accaduta, se
n'era reso conto persino Zoro stesso.
Ignorando bellamente le raccomandazioni
che gli erano state
fatte dal medico che l'aveva ricucito a Kokoyashi, qualche giorno dopo
essere salpati aveva ricominciato ad allenarsi estenuamente e senza
fermarsi, cosa da
imputare probabilmente alla bruciante sconfitta ricevuta nel
combattimento contro
Mihawk e al suo ardente desiderio di diventare ancora più
forte.
In fin dei conti l'aveva promesso. L'aveva promesso a Kuina molti anni
prima, l'aveva
promesso a se stesso e, con le poche forze che gli erano rimaste in
corpo,
l'aveva promesso in lacrime anche al proprio Capitano.
Al principio aveva intrapreso
quel viaggio per mare solo
con la ferma intenzione di diventare lo spadaccino più forte
del
mondo, ma aveva ben presto capito che la strada da percorrere era
ancora lunga ed irtia di pericolose insidie e che, con le sole
conoscenze che aveva, non sarebbe mai riuscito a realizzare quella sua
ambizione. Lo scontro con Occhi di Falco l'aveva apertamente
dimostrato. Non poteva sperare di battere quel famoso spadaccino, agli
occhi del quale era apparso come un principiante che non sapeva nemmeno
maneggiare una spada. Avrebbe potuto benissimo ammazzarlo con quel
colpo che gli aveva inferto al petto, eppure, stranamente, l'aveva
lasciato in vita per far sì che affinasse le proprie
capacità. E adesso aveva un motivo in più per
diventare
ancora più forte. Gli sembrava ancora di sentirla risuonare
nelle orecchie, quella promessa fatta a Rufy in cui affermava che non
avrebbe mai più perso.
Credeva in quel ridicolo ragazzo di
gomma, ed era più che
certo che un giorno, esattamente come lui sarebbe diventato il miglior
spadaccino del mondo, Rufy avrebbe coronato il suo sogno di diventare
Re dei Pirati. Quella sua determinazione era stata una delle cose che
l'avevano colpito positivamente, lo ammetteva, e aveva ben lasciato
intendere che, quando si metteva in testa una cosa, la otteneva e
basta. Il recupero di Nami era stata tra queste. Perché
avesse
rischiato tutto per quella mocciosa d'una navigatrice e l'avesse
perdonata per aver rubato loro tutto non l'aveva per niente capito,
all'inizio, ma aveva imparato sin da subito - sin dal momento che,
probabilmente per capriccio, l'aveva liberato e gli aveva riportato le
sue preziose katane - che le decisioni di Rufy erano difficilmente
contestabili. Però a lui, dopotutto, andava bene anche
così. Piuttosto che morire legato ad un palo aveva deciso di
seguirlo in quell'assurdo viaggio e di diventare un suo compagno, e
fino a quel momento non se n'era mai pentito e mai l'avrebbe fatto, per
quanto rischiassero praticamente ogni giorno la vita.
Ciò che non uccideva
fortificava, però, ed era
anche per quel motivo che si trovava sul ponte della Going Merry e
sollevava quel maledetto peso, ansimando a causa delle fitte di dolore
che gli percuotevano corpo e schiena ogni qual volta in cui i muscoli
del petto si flettevano. Sentiva i punti di sutura tirare sulla pelle
quando sollevava le braccia verso l'alto insieme al manubrio, il
bruciante sforzo con cui si tendevano gli avambracci, il sapore salato
del proprio sudore quando piccole goccioline di esso rotolavano
lentamente lungo il suo viso fin sulle labbra, ma non aveva la
benché minima intenzione di fermarsi. L'avrebbe fatto solo
nel
momento esatto in cui non sarebbe più riuscito a reggere
quel
peso.
«Ohi,
spadaccino». Zoro sbatté le palpebre
più volte nel
rendersi conto della voce che si era fatta largo a fatica fra i suoi
intricati pensieri, bloccandosi con il manubrio a mezz'aria prima di
voltarsi nella direzione da cui proveniva. A pochi passi da lui,
impeccabile in quel suo ridicolo completo da damerino e con un vassoio
stracolmo di bottiglie e bibite sorretto agilmente con una mano, c'era
quel cuoco da strapazzo che Rufy aveva deciso di portarsi dietro dal
Baratie, il ristorante sul mare che avevano visitato e che era stato
spettatore silenzioso della sua sconfitta contro Mihawk.
Il Vice Capitano fu costretto ad
abbandonare il peso sul ponte e
a detergersi il sudore con il dorso della sinistra, facendo al contempo
scorrere lo sguardo sul cuoco. Anche quel suo sopracciglio a ricciolo
era ridicolo, accidenti. Per non parlare di quel ciuffo di capelli che
gli conferiva un'aria da vero e proprio idiota. Però, e non
avrebbe mai
e poi mai detto
una cosa del genere ad alta voce, men che mai al diretto interessato
che gli era davanti, doveva ammettere che nei combattimenti se la
cavava alla grande. Aveva dimostrato di avere forza e coraggio da
vendere e sferrava calci micidiali, dunque riusciva benissimo a capire
perché, tra tutti i cuochi presenti in quel ristorante, Rufy
avesse scelto proprio lui.
Zoro gli scoccò infine
un'occhiataccia, ignorandolo poi bellamente qualche istante dopo.
«Che
diavolo vuoi, cuoco?» sbottò solo con una
semplicità inaudita, facendo aggrottare la fronte a
quest'ultimo
che, sbuffando sonoramente, recuperò dalla tasca dei
pantaloni
il suo pacchetto di sigarette e se ne ficcò una in bocca,
senza
accenderla.
«Che
scortesia», ironizzò in un secondo momento. «E
io che ti avevo portato qualcosa da bere, stupido marimo».
«Non rompere e lasciami allenare»,
rimbrottò di rimando il Vice Capitano, ma prima ancora che
potesse recuperare il peso con entrambe le mani, quella bottiglia che
aveva visto solo di sfuggita gli venne praticamente lasciata in una di
esse, facendolo restare momentaneamente perplesso. Se la
rigirò
più volte come se non sapesse cosa farsene, incontrando lo
sguardo divertito di quello stupido cuoco qualche istante dopo,
perdendosi in quell'occhio azzurro che lo scrutava con aria malandrina.
«Bevi e sta' zitto, marimo»,
rimbeccò. «Un
sorso è quello che ti ci vuole»,
soggiunse, salutandolo con un breve cenno del capo prima di dirigersi,
allegro come un fringuello, verso il castello di prua, in linea
più ristretta verso Nami, che stava in quel momento
chiacchierando con Rufy e Usopp.
Zoro lo vide sparire vorticando su per
le scale - e, accidenti,
sembrava quasi che spargesse cuoricini ovunque come il perfetto cretino
che era -, cinguettando «Nami-swan ~♥!»
con voce da idiota. Lo spadaccino scosse il capo e abbassò
poi
lo sguardo su quella bottiglia che sorreggeva, domandandosi se quello
lì fosse davvero sciroccato come appariva o se,
semplicemente,
nascondesse sotto quella maschera l'uomo che era davvero. Probabilmente
era proprio così. Dietro a quel damerino idiota si celava
molto
più di quanto non volesse rendere di dominio pubblico, ma,
in
fondo, non era così un po' per tutti loro? Si erano uniti
sotto
quella stessa bandiera solo grazie a Rufy, che aveva creduto nelle
capacità di ognuno di loro e che, pian piano, stava formando
la
ciurma che aveva sempre desiderato.
Il pensiero lo fece sorridere
stranamente come un idiota e,
abbandonando almeno per un po' i propri allenamenti per godersi quel
goccio di liquore, si sedette a ridosso del parapetto, distante dal
resto dell'equipaggio. Da dove si trovava, per quanto non li sentisse,
poteva benissimo vederli, e l'entusiasmo del Capitano si sarebbe potuto
leggere anche a distanza di chilometri. Forse era un'idea stupida ma,
in quel momento, Rufy sembrava avere occhi solo per la navigatrice. Era
come se, in quell'istante, il mondo circostante fosse sparito e lui
stesse ascoltando unicamente lei, come un innamorato che pendeva
letteralmente dalle labbra della sua amata. Assurdo, davvero assurdo.
Non avrebbe saputo come definire in altro modo quella strana situazione.
Fu proprio nell'inseguire quelle nuove
costatazioni che lo
sguardo gli cadde ancora una volta su quel tipo, Sanji. Nonostante
fosse entrato a far parte della ciurma da poco più di una o
due
settimane, sembrava essere perfettamente a suo agio, come se fino a
quel momento non avesse fatto altro che viaggiare in loro compagnia.
C'era qualcosa, però, che rendeva stranamente ansioso lo
spadaccino ogni qual volta i suoi occhi si posavano sulla sua figura.
Era una sensazione così bizzarra che faticava persino a
rendersi
realmente conto di cosa fosse, quasi la sua ragione non volesse fare i
conti con quella consapevolezza.
E ad ogni occhiata di quel cuoco gli sembrava ancora di sentirlo,
proprio lì, all'altezza del cuore, quel metallo rovente che gli
dilaniava le carni e gli
straziava dolorosamente il petto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Okay...
what is this? Posso
rispondere
solo con un: non ne ho la più pallida idea. E' una cosa nata
di
getto nello sfogliare distrattamente il manga, e non so esattamente
perché mi sia soffermata sulla saga di Arlong Park o, per
essere
precisi, un pochino dopo di essa, quando Zoro è stato
sconfitto
e ferito da Mihawk e Nami si è unita alla ciurma come
navigatrice.
Diciamo semplicemente che volevo richiamare in modo assolutamente
introspettivo e personale quei particolari momenti, dove, a parer mio,
hanno cominciato a prendere davvero
forma i sentimenti - che siano essi amicizia, amore o semplice
cameratismo - che hanno legato Nami a Rufy e Zoro a Sanji, anche se
forse per molti potrà non essere così.
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** The Kamabakka Picture Show (The Return) ***
The Kamabakka Return
Titolo: The
Kamabakka Picture Show (The return)
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
533 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ]
Genere: Generale,
Introspettivo, Vagamente Ironico?
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Assurdità
sparse, New World
Arc, What if?, Rivisitazione capitolo #599
Tabella/Prompt: Bevande
› 13. Sake
Prompt: 6°
Argomento: Colori freddi › Viola
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Quando
era risalito in superficie insieme alla nave che lui stesso aveva
tagliato a metà, e il suo sguardo si era posato sulla calca
di
spettatori presenti sulla terra ferma, Zoro aveva faticato non poco a
capire chi fosse la - ragazza?
- bionda che l'aveva squadrato per tutto il tempo con un cipiglio
arrogante e un'espressione arcigna. Però, accidenti,
quel sopracciglio a ricciolo e quella sigaretta fra le labbra gli
avevano inculcato il tarlo del dubbio, poiché erano
inconfondibili.
L'unica cosa che non quadrava assolutamente,
era l'aspetto femmineo che quella persona mostrava. Era
certo di non avere le traveggole e che non fosse a causa del sake che
aveva bevuto prima che gli venisse la grandiosa idea di andare a
pescare, dunque quella cosadoveva
di sicuro essere chi pensava che fosse. Esulando dal trucco
pesante - di che razza di colore era, quell'ombretto? Magenta? Viola? E
quello sulle labbra era rossetto brillante e acceso? -
che gli imbrattava il viso, quell'idiota con la parrucca e il vistoso
vestito rosa con i pizzi non poteva assolutamente essere una ragazza -
quale ragazza sana di mente si sarebbe vestita in quel modo assurdo, in
fondo? -, bensì di sicuro quello stupido cuoco. Ma,
per l'amor del cielo,
come diavolo si era conciato? Che avesse un'omosessualità
latente lo sapeva - lo dimostrava il fatto che, prima che si
separassero per ben due anni, aveva sempre negato tutto ciò
che
capitava fra loro -, ma che fosse anche un travestito, beh, non
gliel'aveva mai detto. Quella lontananza doveva averlo fatto
decisamente impazzire.
E continuò a pensarlo anche
quando si ritrovarono l'uno
dinanzi a l'altro, a squadrarsi nello stesso modo in cui avevano sempre
fatto. Oh, beh, più o meno, se non contava il fatto che il
cuoco
lo superasse di parecchi centimetri a causa dei vertiginosi e orripilanti
tacchi a spillo che indossava. Zoro aveva difatti cominciato a far
scorrere lo sguardo sulla sua figura - quelle che ballavano
letteralmente sulla sua fronte e sulle sue braccia incrociate erano
delle vene, oppure si sbagliava? -, e forse la cosa più
assurda
e ancor più divertente, era il fatto che quello scemo d'un
cuoco, con quella barba e quei baffetti, in quel vestito rosa appariva
ancor più ridicolo. Ma, ehi, forse in fondo in fondo non gli
stava poi così male, quello stupido abito. Nay, accidenti,
gli
stava malissimo ed era faticosissimo cercare di rimanere serio.
«Marimo».
La voce di Sanji era sempre la stessa, sebbene fosse resa un po'
più matura a causa dell'età. «Perché
diavolo continui a fissarmi in quel modo così maledettamente
irritante?»
Lo spadaccino, troppo intento a continuare ad osservare le mille
sfumature di quell'abito - quel damerino idiota con una gonna a balze?
Non sarebbe riuscito a cancellare quell'immagine nemmeno volendo -, ci
mise un po' a rendersi conto che il cuoco aveva parlato, e fu dunque
sbattendo la palpebra che sollevò lo sguardo per puntarlo
sul
suo viso. E
prima ancora che Zoro potesse anche solo dire qualcosa, per quanto si
vedesse lontano un miglio che si stava trattenendo dallo scoppiare a
ridere sguaiatamente, un calcio da tacco dodici di Sanji lo
colpì direttamente
alla bocca dello stomaco, scaraventandolo nuovamente in acqua senza
pietà.
_Note inconcludenti dell'autrice
Su
richiesta di Connie,
ecco una piccola storiella introspettiva in cui Sanji, dopo i due anni,
torna a Sabaody agghindato ancora come un okama. Il titolo richiama
ovviamente il film The
Rocky Horror Picture Show,
e anche la one-shot The
Kamabakka Picture Show scritta un po' di tempo
fa per l'edizione di quest'anno della p0rn fest, dove Iva-sama, le
assurdità di San(ji)ko e la perversità del marimo
sono
davvero all'ordine del giorno u_u
Ecco dunque spiegato il perché di quel The Return tra
parantesi nel titolo u_u
E anche questa volta metto l'immaginetta di lato, però
stavolta con la flash ci azzecca e pure troppo, direi x)
Perché al fascino di Sanji Okama - ma dove?! -
non si sfugge, perdincibacco u_u ah, se qualcuno volesse vedere
l'immagine intera, può trovarla a questo indirizzo: Momoiro
Island. I momenti di pazzia che sforno diventano
anche disegni, già u_u
Bene, dopo aver dimostrato di essere decisamente pazza e che scrivere
di notte mi fa più male che bene, anche perché le
ruolate
si sono intensificate e lì ci sto proprio sclerando come una
matta, direi di eclissarmi senza fare
troppo casino e sparire finché sono in tempo
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Some affairs in daylight ***
Some affairs in daylight
Titolo: Some
affairs in daylight
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
1764 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ]
Genere: Generale,
Sentimentale,
Vagamente Introspettivo, Vagamente Erotico
Rating:
Arancione
Avvertimenti: Shounen
ai/Heterosexual, Slice of
life, Genderswap,
What if?
Tabella/Prompt: Bevande
› 05. Birra
Misc Mosaic 10&Lode: #03.
Estate
Prompt: 7°
Argomento: Astronomia ›
Sole
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Una tiepida
giornata estiva non era esattamente l'ideale per riprendere i propri
allenamenti, e probabilmente era stato proprio per quel motivo che Zoro
aveva deciso di abbandonarli momentaneamente e, dopo aver recuperato il
proprio kit per la cura delle sue katane ed essersi liberato della
parte superiore dei suoi abiti per il troppo caldo, si era
poggiato tranquillamente contro il parapetto est della Sunny con la
ferma intenzione di occuparsi unicamente delle sue fedeli compagne. Le
aveva trascurate non
poco, negli ultimi tempi, e lasciare che esse si rovinassero era
l'ultima cosa che voleva, poiché per uno spadaccino
rappresentavano l'anima.
A ben pensarci, si ritrovò a
riflettere qualche
minuto dopo, intento a tamponare uno dei due lati della lama per
eliminare eventuali ditate e macchie, la pulizia delle katane non erano
l'unica cosa che aveva messo da parte, durante quel periodo. Da quando
Franky aveva costruito loro quella nave maestosa - lasciando tutti i
membri dell'equipaggio di stucco, c'era da aggiungere - erano partiti
per riprendere il viaggio e non avevano avuto un attimo di respiro,
incappando in un problema dietro l'altro. Thriller Bark era stato uno
di questi e, per quanto sapesse di aver rischiato grosso contro Kuma,
Zoro era tuttora certo che quella che aveva fatto in quel determinato
frangente fosse la scelta giusta. L'aveva fatto per il proprio
Capitano e per non lasciare che qualcun altro della ciurma rischiasse
inutilmente la vita, mettendo in gioco se stesso e la propria
ambizione. Si era assunto la piena responsabilità delle sue
azioni e, leale a Rufy e al suo sogno di diventare il Re dei Pirati,
aveva accettato il suo dolore come se fosse il proprio, tenendo fede ai
propri principi e al proprio codice di condotta.
A quelle sue stesse costatazioni, Zoro
sospirò,
gettando una rapida occhiata verso Robin e Nami, sedute a chiacchierare
sulle scale che portavano al castello di prua, prima di sporgersi per
afferrare un pezzo di carta di riso e mantenerlo con due dita,
così da poterlo passare delicatamente sulla lama partendo
dal basso. Per lui parlare e agire erano sempre state la stessa cosa,
non aveva mai avuto bisogno di chiedere il permesso di qualcuno per
fare ciò che più riteneva giusto e aveva
affrontato con coraggio ogni sfida che la vita gli presentava davanti,
senza aver mai paura di nulla, eppure, questa volta, con quel gesto
d'immolazione a Thriller Bark era conscio di aver fatto soffrire i
propri amici e, forse più di tutti, una persona in
particolare. Aveva anche rischiato di non tener fede alla promessa che
aveva fatto a Kuina, e fu proprio a quel nuovo pensiero che il Vice
Capitano imprecò a denti stretti, deconcentrandosi e
rischiando persino di tagliarsi il polpastrello dell'indice sul filo
della lama.
Aveva bisogno di
bere qualcosa, decisamente. Magari del sake, o qualsiasi altra cosa
alcolica. E fu proprio con quel pensiero per la testa
che finì di occuparsi delle proprie spade, imbevendo un po'
di cotone
con qualche goccia di olio di garofano per passarlo delicatamente
sull'acciaio, recuperando il kit e le armi una volta terminato. Ripose
il tutto ordinatamente dove l'aveva preso quando raggiunse la camerata
maschile, sistemandosi le katane al fianco prima di dirigendosi a passi
veloci in cucina, certo di poter trovare lì tutto
ciò di cui necessitava.
Zoro gettò dapprima
un'occhiata al suo interno,
come per accertarsi che fosse vuota, ed entrò poi quasi di
soppiatto, sbuffando sonoramente nel rendersi conto che le bottiglie di
sake erano sparite, e il responsabile di ciò era fin troppo
ovvio. Trovò solo qualche bottiglia di cola - ma guai a lui
se le avesse toccate, conosceva fin troppo bene Franky e non aveva la
benché minima intenzione di cominciare una discussione con
lui, dato il caldo pazzesco che imperversava - e qualche lattina di
birra, e quella la ritenne meglio di niente; scrollò le
spalle e ne afferrò una, aprendola prima di buttare
giù un lungo sorso. Non era buona quanto il suo adorato
sake, però doveva ammettere che era un ottimo rimedio in sua
assenza.
Con un lungo sbadiglio, lo spadaccino
andò ad
appropriarsi del divano e vi si lasciò cadere sopra a peso
morto, ingollando un altro po' di birra prima di detergersi il sudore
dalla fronte con la maglia che teneva gettata sopra le spalle. E fu
proprio in quel mentre che gli giunse alle orecchie una piccola
esclamazione di disgusto, costringendolo a voltare distrattamente lo
sguardo nella direzione da cui proveniva. Vestita di tutto punto con il
suo elegante completo e la cravatta ben sistemata al di sopra dei seni
piccoli e sodi, quella scema di una cuoca, nonché sua
compagna, aveva storto il viso nel vedere il suo gesto, mordicchiando
appena il filtro della sigaretta - stranamente spenta, notò
il Vice Capitano, liquidando il tutto come una cosa da nulla - che
sorreggeva fra le labbra morbide e sottili. «Dovresti
proprio farti una doccia, stupido marimo»,
rimbrottò poi lei, e Zoro poté benissimo vedere
le macchie di rossetto alla fine della stecca che aveva in bocca, ma di
una qualsiasi goccia di sudore nemmeno l'ombra. Possibile che non
patisse quel caldo infernale, quell'idiota?
Lo spadaccino, a quei suoi stessi
pensieri, si
ritrovò a sbuffare e a riportare lo sguardo dritto dinanzi a
sé, come se volesse ignorare l'arrivo di quell'ospite
indesiderato. «La
farò quando ne avrò voglia»,
rimbeccò, bevendo un altro lungo sorso di birra sotto lo
sguardo della ragazza. Proprio quest'ultima gli si avvicinò
con passo felpato, levandogli la lattina dalle mani con suo disappunto
prima di poggiarla sul tavolinetto poco distante e accomodarsi a
cavalcioni sulle sue cosce, facendo sì che Zoro sollevasse
un sopracciglio con scetticismo. «E
adesso che diavolo vuoi, ricciolo?»
La cuoca fece scivolare distrattamente
due dita lungo
l'avambraccio muscoloso del compagno, arrivando a carezzargli l'incavo
del gomito prima di risalire maggiormente, sempre più su,
fino al deltoide e poi sulla spalla robusta, sfiorando con il
polpastrello la lunghezza della clavicola e la base del collo sotto lo
sguardo sempre più confuso del Vice Capitano. «E
se la facessimo insieme, questa doccia?»
la sentì dire qualche istante dopo, rischiando che Zoro si
strozzasse con la propria saliva. L'aveva sempre saputo che quella
lì era una cuoca pervertita che correva dietro ad ogni
ragazzo non appena ne vedeva uno, però... accidenti, per
quanto avessero fatto più volte sesso, l'idea di fare una
doccia con quella donna lo faceva arrossire come un moccioso di fronte
alla sua prima volta, forse perché lo riteneva un qualcosa
di molto più intimo. Probabilmente era stupido pensarlo in
quel modo, ma non aveva mai preteso di essere coerente.
Ripresosi almeno parzialmente
dall'intontimento momentaneo,
dunque, lo spadaccino le scansò la mano, aggrottando la
fronte. «Niente da
fare, cuoca da strapazzo», sbottò, vedendola
aggrottare la fronte e stritolare la sigaretta con i denti prima che si
sporgesse con il busto verso di lui, mettendo in mostra più
di quanto Zoro avesse voluto a causa della scollatura della camicietta.
«Vediamo se
riesco a farti cambiare idea, marimo», replicò
tranquillamente la ragazza, scendendo con la mano fino al limitare dei
suoi pantaloni, unico indumento, oltre le mutande, che in quel momento
indossava. E la cuoca parve accorgersi di qualcosa che lui non
comprese, in un primo momento, poiché sorrise. «Dov'è
finita la tua cintura di castità?» lo prese in
giro, e fu a quel punto che Zoro capì dove la ragazza
volesse andare a parare. Per il troppo caldo si era liberato anche
dell'haramaki, e per lei fu fin troppo facile insinuarsi con quella
stessa mano nei suoi calzoni, facendogli spalancare gli occhi.
«C-Che
accidenti fai?» balbettò Zoro, afferrandole il
polso esile con la ferma intenzione di allontanarla dal proprio intimo.
Si ritrovò ben presto ad allentare la presa quando
sentì le dita lunghe e sottili solleticare la punta della
sua virilità, lasciando che dalle sue labbra fuggisse un
sospiro di piacere non contenuto. Reclinò il capo
all'indietro e abbassò le palpebre, godendosi quei tocchi
sapienti che lo stavano mandando letteralmente in estasi. Quella di
occuparsi un po' di se stesso e dei propri bisogni era una delle tante
cose che aveva trascurato, in quel periodo, ma sembrava che la sua
compagna stesse rimediando alla grande a quella sua piccola noncuranza;
sentiva i polpastrelli percorrere tutta la sua lunghezza, il frusciare
della sua mano contro la stoffa delle sue mutande, il calore del suo
corpo contro il proprio quando si spingeva maggiormente verso di lui,
quasi volesse simulare un rapporto completo anziché una
semplice
masturbazione. E, dannazione, a quel pensiero ci mancò poco
che
venisse immediatamente come un tredicenne.
Il sudore aveva cominciato ad
imperlargli nuovamente la
fronte e
il collo, ed era sicuro che non si trattasse unicamete del calore
provocato dalla stagione estiva; aveva le guance paonazze e il respiro
corto, mentre quella mano aumentava il proprio ritmo, lasciandogli ben
poca lucidità mentale. «Cuoco!»
gridò nel bel mezzo del tutto, senza nemmeno riflettere, e
non
appena raggiunto l'apice dell'orgasmo si ritrovò a rotolare
giù dal letto, spinto con forza da un piede che conosceva
fin
troppo bene. Zoro sbatté le palpebre e si guardò
intorno,
confuso, rendendosi conto di trovarsi nella camerata dei ragazzi.
Grazie alla luce accesa, poté
vedere che Sanji si
trovava
in piedi accanto al suo materasso, le braccia incrociate al petto e
un'espressione a dir poco furiosa dipinta in viso. Dietro di lui,
svegli e altrettanto incazzati, si trovavano i restanti componenti
maschili della ciurma - escluso Chopper, che quella sera aveva il turno
di guardia -, e il Vice Capitano fu quasi certo che Franky fosse pronto
a sparargli addosso, dato il viso contratto. «Che
diavolo hai da urlare nel bel mezzo della notte, marimo di merda?!»
berciò il cuoco con voce tenorile, richiamando in quel modo
l'attenzione di Zoro su di sé.
Ancora troppo scombussolato,
quest'ultimo ci mise un po' a
capire che il suo era stato tutto solo un maledettissimo sogno, forse
ancor peggiore di quando aveva sognato che quello scemo d'un cuoco
stesse per scopar... nay, si corresse prontamente, forse sognare quel
damerino in vesti femminili era decisamente meglio, anche se lo
preferiva così com'era e con le protuberanze giuste, senza
inutili seni fastidiosi. Proprio a quella costatazione silenziosa
scosse il capo, borbottando uno «Scusate»
generale prima di rialzarsi in fretta e furia, come se volesse
nascondere qualcosa e anche alla svelta.
E, mentre si rintanava sotto le lenzuola
con il viso rosso
come
un pomodoro e il pensiero che una volta riaddormentati tutti si sarebbe
cambiato le mutande, fu certo che il cuoco, dato il sorriso che era
comparso sulle sue labbra, avesse notato la vistosa e ben poco
fraintendibile macchia che lo sporcava proprio a cavallo dei pantaloni.
_Note inconcludenti dell'autrice
Qualcuno
mi picchi. Non avevo la benché minima intenzione di scrivere
un'idiozia
del
genere, che tra l'altro si può ritenere una specie di
seguito della one-shot Gimme your
ass, damn cracked marimo, ma a
quanto pare le corse in bicicletta fanno lo stesso effetto
dei postumi della febbre, su di me. Sono
uscita di buon'ora, mi son messa a pedalare e sotto il sole
cocente mi è venuta l'ispirazione per questa... cosa, che ho poi
trascritto al pc prima di andare a pranzo e a dirla tutta
dovrei scendere di nuovo, adesso, non stare qui a perder tempo, lol
Si vede che adoro martoriare Zoro con sogni bizzarri che mettono a dura
prova il suo auto-controllo di spadaccino e che lo fanno sempre
svegliare di soprassalto, rovinando i suoi bei sonnellini? x)
Non posso farci niente, prenderlo per il culo è il
passatempo preferito mio e di Sanji che
vorrebbe farlo veramente ma, per quanto io sia per il reverse, non
sarà mai seme nelle mie storie se non nei suoi sogni, ah ah
ah, ormai, anche se mi piace fargli prendere in qualche
modo l'iniziativa u_u e per giuoia
mia e di Connie,
questa volta c'è anche il genderswap, evvai! *Si mette a
lanciare festoni*
Okay,
basta con lo sclero, passiamo alla parte seria della storia,
perché la parte seria, sebbene questa fanfiction
sia stata scritta per far principalmente sorridere, c'è. Il
codice di condotta a cui si fa riferimento è ovviamente
il Bushido, poiché se ben ricordo è
proprio ciò che segue Zoro, e lo dimostrano le sue azioni e
i suoi comportamenti, appuntati nella storia stessa. Se qualcuno
volesse saperne di più, non ha che da chiedere
Come
sempre, comunque sia, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** [ Kiss Contest ] Now here, man (After that and then) ***
Now here, man
Titolo: Now here,
man (After that and then)
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
2368 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji [ ZoSan ]
Genere: Generale,
Malinconico,
Angst, Sentimentale, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Post One Piece, What if?
Immagine scelta: Numero
sette
Tabella/Prompt:
Bevande › 11. Caffè
Misc
Mosaic 10&Lode: #01.
Neve
Prompt: 13°
Argomento: Fasi della vita
› Origine
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
I
suoi stivali affondavano nella neve con un sinistro
scricchiolio, lasciando su di essa invisibili impronte insanguinate.
Aveva combattuto estenuamente, in
quegli ultimi tempi, e gli sembrava ancora di portarsi dietro il
terribile
fetore di morte e sangue, come se si fosse trattato di una nuvola di
profumo
nocivo. Non aveva mai dato pienamente peso a stronzate del genere,
certo, né
tanto meno aveva mai fatto caso ai rischi che correva e alla morte in
agguato
in ogni angolo, eppure, quando si era ritrovato dinanzi a Mihawk,
incrociando
le proprie katane con la spada nera di Occhi di Falco, qualcosa dentro
di lui
si era mosso, facendogli temere per la propria vita. Non per paura di
perderla,
bensì per il dolore che la sua morte avrebbe provocato ai
suoi compagni
lontani.
A quei pensieri, Zoro si strinse meglio nel
pastrano
che indossava, quasi a volersi proteggere dal freddo e dai ricordi che
erano
riaffiorati nella sua mente, prima di carezzarsi distrattamente con la
punta
dei polpastrelli le cicatrici degli orecchini che tempo prima aveva
portato. Erano
passati ben sette anni da
quando era partito alla ricerca di Mihawk per potergli strappare dalle
mani il
titolo di miglior spadaccino del mondo, e, per quanto fosse stata una
decisione
sofferta, quella di separarsi dalla ciurma con cui aveva condiviso
tutto fino a
quel momento, Rufy stesso aveva capito che era molto meglio
così. Zoro l’aveva
seguito nel sogno di diventare Re dei Pirati, e gli era parso
più che giusto
che anche lui realizzasse il suo. Non era stato un addio,
però. Solo... un
arrivederci. Ecco come l’aveva definito il suo strambo
Capitano, strappandogli
la promessa che sarebbe diventato il migliore e sarebbe poi tornato da
loro. E Rufy
sapeva fin troppo bene quanto Zoro tenesse alla parola data.
Adesso, sebbene il suo corpo fosse
pieno di cicatrici e ferite inferte da nemmeno un mese, era fermamente
deciso a
mantenere quella promessa. Mihawk aveva riconosciuto le sue
abilità, aveva
superato quello che per un lungo periodo era stato il suo Maestro e
avversario,
e, in ultimo ma non meno importante, aveva tenuto fede al patto che da
bambino
aveva fatto con Kuina. Era il momento di tornare a casa.
Il suo sguardo cominciò a
vagare
distrattamente nei dintorni di quella cittadina, soffermandosi sui
cumuli di
neve ammassati ai lati delle strade e sui vetri appannati dei negozi.
La gente
passeggiava tranquilla sui vialetti ghiaiati e coperti di ghiaccio,
senza
curarsi di ciò che capitava loro intorno; i mercanti
declamavano a gran voce i
propri prodotti, cercando di attirare quanti più clienti
possibili per far
fronte a quel periodo di magra che aveva colpito gran parte del paese;
nonostante il freddo, poi, c’erano vecchietti che se ne
stavano seduti fuori
dai bar con i giornali in mano, lamentandosi di tanto in tanto
dell’aumento dei
prezzi o discutendo animatamente delle notizie appena lette. E nel
guardare da
lontano quella fotografia sfocata e il titolo scritto nero su bianco a
lettere
cubitali, Zoro non poté fare a meno di sbuffare ilare,
sorridendo amaramente. Non
aveva ancora tirato le cuoia e già era finito su quel
maledetto giornale, dato
che la notizia del suo scontro con Mihawk aveva fatto il giro del mondo
nel
momento stesso in cui c’era stato un testimone oculare. Forse
avevano fatto due
più due e avevano creduto che fosse morto contro lo
Shichibukai, pur non
seguendo per niente l’esito di quella battaglia. Beh, da un
lato la cosa poteva
rivelarsi alquanto utile ed essere sfruttata tutta a suo vantaggio,
giacché i
marines, in quel modo, avrebbero evitato di dargli la caccia e non
avrebbero
intralciato il suo cammino. Non si dava la caccia ad un morto, in fin
dei
conti.
Un peso, però, gli si
poggiò ben
presto sul cuore non appena concluse quel determinato pensiero. Che
cosa
avrebbero pensato i suoi compagni, soprattutto Rufy, nel leggere
d’un tratto quella
notizia sul giornale? L’aver saputo dalla stampa della morte
di Ace aveva
sconvolto persino lui, e non aveva la benché minima
intenzione di recare al suo
Capitano lo stesso dolore che aveva provato per la morte del suo amato
fratello. Era stato proprio quel pensiero a farlo resistere con le
unghie e con
i denti contro Mihawk, e, se da un lato la falsa notizia della sua
morte gli
avrebbe permesso di girare indisturbato per ricongiungersi ai suoi
amici, dall’altra
quella stessa notizia avrebbe potuto causare ad essi più
sofferenza di quanto
avrebbe mai potuto pensare. In fin dei conti gliel’aveva
promesso. Gli aveva
promesso che sarebbe diventato il migliore e che sarebbe tornato, a
dispetto di
tutti gli anni che sarebbero potuti passare. Doveva dunque affrettarsi
a
trovarli e a far sapere a tutti loro che stava bene e che aveva
mantenuto la
parola data, poco importava che ci sarebbero voluti altri sette anni
per farlo.
La
sua
attenzione fu ben presto
catturata da un piccolo Café all’angolo della
strada, uno di quei posticini in
cui si sarebbero rifugiate le persone bisognose di un po’ di
calma o le
coppiette che preferivano starsene in santa pace, seduti al calduccio
davanti ad
un tavolino e ad una bella tazza fumante di caffè. Si mosse
verso di esso senza
nemmeno rendersene pienamente conto lui stesso, desideroso a sua volta
di
scaldare le membra anchilosate dal freddo; piccole nuvolette di vapore
si
condensavano nell’aria ad ogni suo respiro, e dovette
strofinarsi più volte la
punta del naso con il dorso di una mano nel tentativo di scaldarlo.
Aveva viaggiato
a lungo e aveva dormito nei posti più disparati, rischiando
persino che le sue
ferite, ormai in via di guarigione, andassero in suppurazione. Poter
finalmente
godere di un piccolo momento per riprendersi, riscaldare i propri
muscoli e bere
magari un goccio prima di rimettersi in marcia, gli sembrava quanto
meno
doveroso. Farsi vedere dai propri compagni in quelle condizioni, con la
carnagione più cadaverica dello stesso Brook, non gli
sembrava una così
grandiosa idea, anzi; gli pareva persino di riuscire a sentire le
lamentele e i
rimproveri di Chopper per il suo non essersi curato come avrebbe
dovuto, e la
cosa lo fece sorridere come un idiota.
Non appena aprì la porta del
Café,
però, accolto dall’allegro tintinnio di un
campanello appeso sullo stipite di
essa, i suoi occhi si posarono immediatamente su una figura che mai
avrebbe
pensato di poter rivedere così preso. Per Zoro fu come
essere trafitto da mille
lame acuminate, a quella vista. Per quanto si fosse fatto crescere i
capelli,
avesse smesso di indossare quegli stupidi completi da damerino per
sfoggiare un
look più casual, e avesse più baffi di quanto
ricordasse, in quell’uomo c’era
un particolare che non sarebbe riuscito a trovare in nessun altro. E
non si
trattava unicamente della sua postura composta e vagamente regale, nay,
men che
mai di quella dannatissima sigaretta che sorreggeva elegantemente ad un
angolo
della bocca... ma di quello stupido e inconfondibile sopracciglio a
spirale.
Avrebbe potuto riconoscerlo fra mille, e fu quasi tentato di andarsene
non
appena si rese conto di dove fosse puntato lo sguardo di
quell’uomo. Sull’articolo
sulla sua morte. Sul
maledettissimo
articolo sulla sua morte. Non voleva vedere più
da vicino l’espressione
affranta che si era fatta largo sul suo viso, il vago luccichio che si
era impossessato
di quella sua iride azzurra, i denti che avevano cominciato a serrare
in una
morsa letale il filtro della sigaretta, quasi volessero spezzarla a
metà. E lo
sentì persino imprecare ad alta voce e richiamare
così l’attenzione di un paio
di clienti, sebbene lui li avesse bellamente ignorati con la sua solita
nonchalance.
Forse fu per un semplice scherzo del
destino, forse il suo cervello aveva deciso di far muovere le gambe
ancor prima
che lui potesse scendere a patti con se stesso, eppure eccolo
lì, ad avanzare
nel bel mezzo di quel Café tra i tavoli mezzi vuoti, con in
corpo la stessa
adrenalina che l’aveva sempre investito nei momenti di
battaglia. «Posso
sedermi?» domandò nel tono più
distratto che riuscì a trovare quando si
avvicinò, senza privarsi del cappello che indossava,
divenuto ormai suo fedele
compagno per nascondere il colore inconfondibile dei suoi capelli.
Aveva
cominciato a squadrare quell’uomo, quei suoi capelli biondi
legati in un basso
codino e quel sopracciglio che, a distanza di anni, non aveva mai
compreso
quanto gli sarebbe mancato davvero. E proprio quell’uomo,
senza nemmeno
degnarsi di alzare lo sguardo dal giornale che sorreggeva con entrambe
le mani,
si limitò soltanto a dar vita ad un breve segno di diniego
con il capo, lo sguardo
ancora fisso su quel titolo, quasi volesse cercare in qualche modo di
trovare
in esso un senso.
«Nay, tengo il posto per una
persona»,
ribatté poi, come se fosse doveroso fare quella semplice
precisazione. «Conoscendolo,
si sarà sicuramente perso». Quelle ultime parole
le fece risuonare con voce
incrinata, quasi non vi credesse nemmeno lui stesso, e Zoro
poté benissimo
notare il modo in cui aveva cominciato a stringere le dita della destra
intorno
alla carta del giornale, come se si stesse trattenendo
dall’accartocciarlo per
gettarlo da qualche parte. Non aveva mai visto le mani del cuoco
tremare in
quel modo, e quel peso ingombrante che aveva sentito nel proprio cuore
la prima
volta in cui aveva visto il giornale tornò prepotentemente a
fargli visita,
mozzandogli il fiato nel petto. Uno dei suoi compagni era proprio
lì, davanti a
lui, e aveva scoperto nel modo peggiore di tutti della sua apparente
morte.
Senza nemmeno rifletterci, dunque, Zoro
posò una mano sul tubo di ferro e scostò la sedia
dal tavolino per prender
posto, poggiandosi contro lo schienale intrecciato in paglia sotto lo
sguardo a
dir poco confuso di quell’uomo. «Di’ un
po’, idiota, sei sordo?» sbottò
quest’ultimo, abbassando il giornale sulle proprie cosce per
fulminarlo con
quel suo occhio ceruleo e profondo. E fu solo a quel punto che Zoro si
voltò
verso di lui, sollevando la tesa del cappello quel tanto che bastava
per poter
ricambiare quella sua occhiata di sfida.
«Non sei cambiato per niente, stupido
sopracciglio», ribatté, atteggiando un angolo
della bocca ad un sorriso
strafottente e godendo al contempo dell’espressione confusa
che si era dipinta
sul volto dell’uomo che aveva dinanzi, che aveva persino
fatto cadere nel
posacenere la sigaretta. Una vasta gamma di emozioni corsero serpentine
nei
suoi occhi e sui suoi lineamenti, passando rapido dallo sconvolgimento
alla
consapevolezza, dalla tristezza alla gioia, dalla rabbia ad un senso
smisurato
di sollievo.
Gli attimi in cui il silenzio aleggiò
fra loro, per quanto tutto intorno si sentisse il chiacchiericcio
sconnesso e
allegro della restante clientela, parvero i più lunghi e
strazianti che i due
avessero mai provato. Solo dopo un flebile respiro rotto, uno di quei
singulti
che scappavano quando si stava per piangere, si sentì un
mormorio spezzato,
prima che una mano dell’uomo si sollevasse per carezzare la
lunga cicatrice che
segnava l’occhio sinistro di Zoro. «Dicevano che
eri morto», pigolò con un fil
di voce. «I giornali... dicevano che eri morto, accidenti a
te».
Lo schiaffo che colpì Sanji
alla nuca
subito dopo, gli fece venire una voglia matta di alzarsi e di stampare
la suola
di una scarpa nel bel mezzo della faccia di quello stupido spadaccino.
«Ti pare
che possa morire così facilmente, cuoco da
strapazzo?»
La sua mano corse rapida ad afferrargli
il colletto del pastrano, resistendo all’impulso di levargli
il cappello per
riuscire a guardarlo meglio in viso. «Brutto stronzo, dopo
tutto questo tempo hai
anche il coraggio di scherzare?» sibilò
inviperito, sentendo un fastidioso
formicolio agli angoli degli occhi. Ma non aveva la benché
minima intenzione di
essere vittima delle proprie emozioni. Non in quel momento. Non in quel
posto
gremito di gente. Non
davanti a quell’idiota.
«Ti rendi conto della fottuta paura che ci hai fatto
prendere?»
Di riflesso, anche la mano di Zoro
afferrò svelta la sua cravatta, unico particolare del suo
vecchio vestiario di
cui quel damerino non si era liberato. «Di’ un
po’, cuoco da strapazzo, hai
voglia di litigare, per caso?» berciò, ma rimase
interdetto non appena il
suddetto cuoco gli appioppò una capocciata proprio in mezzo
al petto e chinò la
testa contro di lui, quasi volesse accertarsi lui stesso del battito
del suo
cuore, stringendo forte la presa delle dita intorno al colletto.
«Sta’
zitto»,
sussurrò poi a bassa voce,
tremante dall’emozione dalla testa ai piedi. Gli sembrava
persino di trovarsi
in una bolla, estraneo dal resto del mondo. «Non dire
un’altra parola, spadaccino
di merda, se non vuoi che riempia di calci il tuo stupido
culo».
Zoro non riuscì ad evitarsi
di ridere, a
quel dire, sentendosi finalmente in pace con se stesso. Era bello
vedere come certe
cose non cambiassero mai, nemmeno a distanza di anni, e quello scemo di
un
cuoco gliel’aveva appena dimostrato. Erano trascorsi sette
anni e forse, in fin
dei conti, nessuno di loro era cresciuto davvero. Sarebbero rimasti
sempre i
soliti idioti, e il battibecco che seguì con il compagno
qualche istante dopo
ne fu la più completa dimostrazione. Probabilmente era una
delle cose che erano
mancate allo spadaccino, quelle.
«Rufy sarà
contentissimo di vederti,
marimo»,
decretò infine Sanji, scansandosi distrattamente qualche
ciuffo di capelli dal
viso. Aveva ritrovato un’aria serena, quel sorriso
strafottente che aveva l’abitudine
di rivolgergli tempo addietro. E la cosa fece sorridere maggiormente
Zoro, che
si sistemò meglio sulla sedia che occupava.
«Gliel’avevo promesso che sarei
tornato», ribatté, vedendo il cuoco dare un
colpetto ad una pagina del giornale
con uno sbuffo.
«Direi che questo non ci serve
più»,
rimbeccò, rilassandosi a sua volta contro lo schienale senza
far caso al breve
annuire dello spadaccino che, con la coda dell’occhio,
osservò distrattamente
un vecchio cameriere vestito di bianco che sorreggeva un vassoio con
una tazza
e un bicchiere di vino, abbozzando un mezzo sorriso prima di allungare
una mano
per recuperare il giornale che il cuoco aveva abbandonato sulle cosce.
«Ohi, ricciolo», lo
chiamò,
ricevendo
appena uno suo sguardo confuso. Non vi prestò attenzione
più di tanto,
abbozzando l’ombra d’un pallido sorriso.
«Sai... credo che questo ci servirà
ancora per un po’, dopotutto», bisbigliò
poi direttamente al suo orecchio,
sporgendosi maggiormente verso di lui nel momento stesso in cui
sollevò il
giornale per coprire entrambi, nascondendo dietro di esso un bacio dal
retrogusto amaro quanto il caffè che si freddava sul tavolino.
_Note inconcludenti dell'autrice
Allora,
vediamo un po' da dove potrei cominciare a spiegare questa one-shot.
Innanzitutto, mi par doveroso dire che sta partecipando
al contest
“Kiss”
indetto dal forum Disegni&Parole,
dove bisognava scegliere una determinata immagine e sviluppare la
storia intorno ad essa, cercando al contempo di restare il
più
fedeli possibili al bacio lì rappresentato.
Per il resto, ammetto che avevo una voglia matta di uscire un po' dai
miei soliti schemi e ambientare la storia in un ipotetico futuro Post
One Piece, un futuro in cui l'equipaggio si è un po' sciolto
e
coloro che non sono riusciti a portare a termine i propri sogni al
seguito del loro carissimo Capitano sono stati costretti a lasciare la
ciurma per poterlo fare. Zoro era proprio tra questi.
Per diventare lo spadaccino più forte del mondo avrebbe
dovuto
battere Mihawk, dunque, in un modo o nell'altro, avrebbe dovuto
abbandonare i suoi compagni almeno per un periodo, nella mia distorta
visione delle cose. Ecco quindi com'è nata questa one-shot
che
avete appena finito di leggere.
Sono passati esattamente sette anni da allora, ma, sebbene abbia con
sé nuove ferite, Zoro ha finalmente realizzato il suo sogno.
E
dopo l'angst e la malinconia iniziale, come potevo evitarmi di finire
la storia con un piccolo accenno di sentimentalismo e fluff? L'incontro
tra uno Zoro e un Sanji più maturi era dovuto, avevo bisogno
di
scrivere questa storia perché, boh, in questo periodo mi
sento
nostalgica e ho colto letteralmente la palla al balzo per farlo non
appena ho visto il contest. Ecco spiegato perché la storia
è così, spero solo che non vi abbia annoiato e
che vi sia
in qualche modo piaciuta.
Come
sempre, comunque, commenti e critiche sono ben accetti e, se qualcuno
fosse interessato, ho postato il diciannovesimo capitolo della
raccolta Come
granelli di sabbia in una clessidra :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** [ Say it with Disney ] Woods, spiders and a stupid hilarious cook ***
Woods, spiders and a stupid hilarious cook
[ Edit dell'14/06/2012 ]
Titolo: Woods,
spiders and a stupid hilarious cook
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
3488 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro ; Sanji Black-Leg [ ZoSan ]
Genere: Generale
; Vagamente Sentimentale;
Vagamente Ironico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai ; Linguaggio a tratti
un po’ colorito ; Slice of Life ; Assurdità sparse
; What if?
Celestial
Sunshine 10&Lode: #10.
Sud
Prompt: 8°
Argomento: Stagioni
›
Autunno
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Andare
a prendere
la legna per il fuoco era la cosa più normale che si sarebbe
potuta fare, in
una foresta. Altrettanto normale era imbattersi in qualche animaletto
che si
attardava prima di rientrare alla propria tana o, se proprio si voleva
essere
pignoli, in qualche piccola cavalletta che sbucava di tanto in tanto
dagli
angoli più disparati e friniva prima di scomparire
nuovamente nella boscaglia,
lasciando dietro di sé solo qualche pianta smossa. Non
propriamente normale,
invece, era ritrovarsi con un braccio letteralmente confiscato da uno
stupido
cuoco, che, da quando si erano allontanati entrambi
dall’accampamento, non
aveva smesso per un solo attimo di controllare i dintorni per timore
che
qualche “bestia feroce”, altresì detta
insetto, potesse saltargli addosso
all’improvviso e addirittura divorarlo. Quando ci si metteva,
quel damerino
idiota era ben più che esagerato, e di ciò Zoro
ne era sempre stato
assolutamente sicuro.
Sotto diretto ordine di Nami, che aveva
minacciato di quadruplicare i suoi debiti se non si fosse dato una
mossa, lo
spadaccino era stato costretto ad accompagnare quell’idiota
d’un cuoco nella
foresta, così da raccattare abbastanza legna per accendere
il fuoco. Ovviamente
la sua proposta di restare sulla nave era stata bellamente ignorata
dalla
navigatrice, ed era specialmente a causa della ragazza se adesso si
trovava in
un punto imprecisato del bosco, lontano chissà quanti
chilometri dal punto di
ritrovo e come unica compagnia un cuoco che soffriva di attacchi di
panico ogni
qual volta vedeva un dannatissimo insetto. Peggio di così
non poteva andare,
no?
«Zoro»,
sentì squittire
d’un tratto
Sanji, e poco ci mancò che gli strappasse il braccio dalla
spalla, dato il modo
in cui aveva avvinghiato le mani intorno ad esso e l’aveva
tirato,
conficcandogli le unghie nella carne.
«C’è qualcosa che si muove,
laggiù!» e
con un rapido cenno del capo indicò alla sua destra, facendo
sbuffare
sonoramente il povero Vice Capitano. Andava ancora tutto alla grande,
secondo i
suoi canoni, ma quella fobia del cuoco stava cominciando a dargli sui
nervi.
«Siamo in un bosco,
ricciolo»,
sbottò
infine, cercando di far presa sul suo stoico auto-controllo nel
tentativo di
non alterarsi come avrebbe voluto. Avrebbero altrimenti perso ancora
più tempo
e, nella foga della disputa che sarebbe di sicuro sorta, avrebbe
abbandonato
tutta la legna raccolta solo per tagliare a fettine
quell’idiota. «È normale
che ci sia roba che si muove. Sarà qualche
animale».
«E se invece è un
altro di quegli
orribili mostri ad otto zampe?»
«Basterà
schiacciarlo, accidenti a te.
Grande e grosso e hai paura di qualche ragnetto?»
rimbrottò, guadagnandoci un
calcio allo stinco e contornando poi l’esclamazione di dolore
che gli sfuggì con
una colorita imprecazione.
«Mi fanno schifo, marimo di
merda, la
cosa ti crea qualche problema?!» sibilò di rimando
Sanji, stritolandogli
l’avambraccio con entrambe le mani. Non aveva fatto altro che
far schizzare lo
sguardo a destra e a manca, persino in basso ai suoi piedi, come se
volesse
controllare che sotto le foglie secche che stavano calpestando non vi
fosse
nascosto qualche insetto o chissà quale altra povera
bestiola.
Ad ogni fruscio, che fosse esso
proveniente dall’erba umida o dalla cappa di fogliame sopra
di loro, osservava
freneticamente i dintorni, drizzando le orecchie come avrebbe fatto una
volpe
braccata dai cani. E lo spadaccino, purtroppo, non riusciva proprio a
comprendere come un uomo come lui potesse avere il terrore degli
insetti.
L’aveva visto combattere senza timore sin da quando si era
unito alla ciurma,
sbaragliando un avversario dopo l’altro, però,
quando si trattava di ragni, bruchi,
millepiedi o quant’altro, diventava peggio di una donnicciola
o, in senso ancor
più ristretto, proprio come Nami, anche lei facilmente
impressionabile se
l’argomento erano degli insetti. Bah, non li avrebbe mai
capiti.
«Stammi bene a sentire, cuoco
di merda»,
decise di prendere in mano le redini della situazione e di scrollarselo
una
volta per tutte di dosso, liberando il proprio braccio dalla sua presa
ferrea
con suo certo disappunto. Si allontanò poi da lui quel tanto
che bastava per
riuscire ad osservarlo senza il timore che potesse riacciuffarlo,
atteggiando
il viso ad un’espressione seria e contrariata.
«Siamo in questa foresta solo
per prendere della legna, il massimo che potrai trovare sarà
qualche stupido
insettino che non ci penserà due volte a filarsela non
appena ci vedrà. Sono
stato chiaro?»
Per quanto avesse fatto un rapido cenno
d’assenso con il capo, Sanji non parve per niente convinto di
quelle parole.
Difatti si ritrovò a borbottare «E se invece non
è come dici?», guadagnandoci
dallo spadaccino l’ennesimo sbuffo della giornata.
«Beh, tanto non può
andare peggio di
così, no?» rimbeccò, convincendo
persino se stesso ad alta voce con il pensiero
che aveva espresso pocanzi. Però, prima ancora che potesse
far cenno al cuoco
di darsi una mossa e di riprendere il cammino - i tronchi che aveva, in
fondo,
non si sarebbero di certo consegnati da soli e, dato che li portava
soltanto
lui perché il caro mister perfezione non aveva intenzione di
rovinare le sue
preziose mani, avrebbe volentieri preferito darsi una mossa -, vide lo
sguardo
di Sanji ingigantirsi dalla paura e le labbra tremare leggermente,
balbettando
qualcosa che sul momento non capì mentre continuava ad
indicare freneticamente
qualcosa dietro di lui.
Zoro non poté evitarsi di
sollevare un
sopracciglio, a quel fare. E adesso che diavolo gli prendeva?
Seguì con uno
sbuffo la linea invisibile del dito del cuoco, immaginando di trovare
chissà
quale insignificante insettino che sarebbe stato costretto a scacciare
per far
sì che il suo compagno si desse una calmata. Quando il suo
sguardo incontrò
dapprima una grossa zampa pelosa, però, e in seguito dei
cheliceri mostruosi e
una miriade di occhietti famelici che lo fissavano, il Vice Capitano
dovette
rimangiarsi le parole precedentemente espresse. Ovviamente poteva
andare
peggio. Maledettamente
peggio. Perché,
accidenti, un conto era qualche stupido bruco o qualche millepiedi...
un altro
un ragno grottesco alto tre metri e mezzo che avrebbe potuto
intrappolarli
nella sua tela e maciullarli in un attimo con quella sua fottuta bocca
a
serramanico. Portò dunque una mano alle else delle proprie
katane per estrarle
in fretta e fare a pezzi quell’insetto, ma quello stupido
ragno parve
comprendere le sue intenzioni, poiché sollevò i
grossi pedipalpi come in
procinto di afferrarlo e gli sputò contro una palla di
ragnatela, bloccando le
armi al proprio posto e lasciando interdetto lo spadaccino. Beh, quello
non se
l’era decisamente aspettato.
«Ohi, cuoco»,
esordì Zoro con
calma
disarmante e glaciale mentre indietreggiava piano, gli occhi ancora
fissi su
quelli del ragno, che lo sfidava con la sua mole gigantesca.
«Corri più veloce
che puoi, dannazione!» esclamò poi, dandosela a
gambe levate come il suo
compagno, che non se l’era fatto ripetere due volte e se
l’era filata
immediatamente. Che razza di umiliazione. Scappare come due conigli
dinanzi ad
uno stupido insetto. Appena liberate le sue preziose spade da quella
schifezza
appiccicosa, l’avrebbe tagliato a fettine se si fosse
ripresentato sulla loro
strada, parola sua.
Ovviamente persino il tempo parve essere
malevolo con entrambi, in quel determinato frangente. Mentre correvano
a
perdifiato nella foresta, schivando i rami degli alberi più
bassi che si
paravano dinanzi ai loro occhi e calpestando con scricchiolii come di
ossa le
foglie disperse sul terreno ad ogni passo, cominciò a
piovere a dirotto, e le
gocce li investirono come se si fosse trattato di una vera e propria
secchiata
d’acqua gelida.
L’unica cosa positiva di
quell’improvviso acquazzone autunnale, almeno, fu che tuoni,
lampi e pioggia
parvero demoralizzare quel ragno mostruoso, che si ritirò
fra la boscaglia con
un suono simile ad un ruggito. In tutti quei viaggi non avevano mai
visto
insetti così, di questo lo spadaccino ne era più
che sicuro. Nemmeno a Jaya
aveva trovato bestiacce di quel tipo, e sì che erano persino
stati all’isola
nel cielo, dove le stranezze erano all’ordine del giorno.
Forse non avrebbe più
dovuto stupirsi di niente, a ben pensarci.
Dopo quelle che parvero interminabili
ore trascorse a scarpinare con foga sotto la pioggia battente,
riuscirono
finalmente a trovare rifugio in una grotta stretta e bassa, scossi dai
brividi
e bagnati fino al midollo come pulcini. Il primo ad ingegnarsi in
fretta fu
Zoro, che, trovando due pietre abbastanza asciutte per sfregarle fra
loro, gettò
la catasta di legno che si era portato dietro nel bel mezzo della
caverna,
cercando di far prendere ad essa fuoco sotto lo sguardo alquanto
scettico di
Sanji. Non gli sembrava che quei tronchi fossero molto utili, umidi
com’erano,
e difatti il Vice Capitano impiegò più tempo del
previsto per riuscire a creare
anche solo una misera fiammella, che si spense qualche istante dopo
senza
remore.
«Sai, forse preferisco essere
mangiato
da quel coso schifoso, piuttosto che morire congelato qui dentro,
marimo»,
ironizzò il cuoco, ignorando volutamente
l’occhiataccia che gli venne lanciata
dallo spadaccino prima che tornasse a riconcentrarsi sul proprio
lavoro.
«Vai a cercarlo, allora,
scommetto che
diventerete ottimi amici», lo schernì di rimando,
sapendo fin troppo bene che
le parole di quel damerino fossero solo tutto fumo e niente arrosto.
Poteva
dire ciò che voleva e cercare di sembrare più
coraggioso, ma si vedeva lontano
un miglio che sarebbe scappato a gambe levate non appena avrebbe visto
anche
solo un piccolo insetto insignificante. E difatti lo vide accovacciarsi
accanto
a quel falò improvvisato e tirar fuori
l’accendino, provando ad alimentare a
sua volta le fiamme.
«Se lasciassi fare a te, ti ci
vorrebbe
un mese solo per capire da dove iniziare»,
borbottò Sanji, provocando a Zoro la
parvenza di uno sbuffo ilare. Fortuna volle che alcuni dei tronchi si
fossero
mantenuti abbastanza asciutti da far attecchire le fiamme quel tanto
che
bastava, e, nel giro di una decina di minuti, riuscirono ad avere un
fuoco
abbastanza rispettabile. Non provocava ancora quel piacevole calore di
cui
avevano assoluto bisogno, però non era il momento di
lamentarsi, quello.
Sfregandosi le mani l’una
contro l’altra
nel vano tentativo di scaldarle, Sanji si lasciò sfuggire un
piccolo sospiro
afflitto, il mento poggiato sulle ginocchia e lo sguardo perso a
contemplare i
guizzi gialli e arancioni delle fiamme. Quando la sua Nami-san gli
aveva
chiesto di andare a prendere la legna non aveva protestato,
però adesso,
rifugiato con Zoro in quella grotta, cominciava a pensare che forse era
stata
proprio una pessima idea. E fu proprio durante quei pensieri che
scoccò una
rapida occhiata verso il suo compagno, vedendolo mentre si sfilava
quella
sudicia maglietta bianca senza tanti complimenti. «E adesso
che diavolo fai?»
domandò accigliato, e Zoro scrollò appena le
spalle, passandosi una mano fra i
capelli per liberarli dall’acqua in eccesso.
«Non so tu, ma io non ho
intenzione di
starmene con questi vestiti bagnati addosso»,
rimbrottò come se fosse la cosa
più ovvia del mondo, tanto che Sanji, pur riluttante,
dovette per forza di cose
convenire con lui. Non era una così gran genialata aspettare
che gli abiti si
asciugassero mentre ancora li indossavano. Si ritrovò dunque
a sollevare lo
sguardo al soffitto di pietra, sbuffando.
«Per una volta quella testa
piena
d’alghe funziona, allora», rimbeccò,
guadagnandoci l’ennesima occhiataccia da
parte dello spadaccino. Non gli diede peso più di tanto,
cominciando a liberare
dalle asole i bottoni della camicia prima di sfilarsela del tutto,
passando poi
alla cintura e alla patta dei pantaloni. Con la coda
dell’occhio, vide che Zoro
si era già liberato dei vestiti e li aveva stesi su una
roccia poco distante,
tornandosene seduto accanto al fuoco solo in mutande. Accidenti,
quell’idiota
nello spogliarsi aveva una velocità davvero impressionante.
Strano che non ci
avesse mai fatto caso quando si ritrovavano nello stesso letto.
Scosse immediatamente il capo nel
pensarci, afferrando il pacchetto di sigarette che teneva riposto in
tasca
prima di stendere a sua volta i propri abiti, pregustando il momento in
cui
avrebbe potuto rilassarsi con una delle sue fedeli compagne.
Arricciò le
labbra, però, quando ne prese una, forse per
l’essersi reso conto delle
drastiche sue condizioni. «Accidenti a te, marimo, si sono
bagnate anche le
sigarette», sbuffò, gettando l’accendino
sul terreno smosso insieme alla stecca
ormai inutilizzabile. Era talmente umida che non sarebbe riuscito a
produrre
nemmeno il ricordo di una piccola brace per fumarsi tranquillamente
quella
paglia.
«Che diamine vuoi da me, cuoco
di
merda?»
sbottò di rimando lo spadaccino, lanciandogli appena una
rapida occhiata mentre
con un bastone alimentava il fuoco. In quella caverna faceva un freddo
del
diavolo e quel maledetto falò non ne voleva sapere di
scaldare almeno un po’. «Non
è colpa mia se ha cominciato a piovere!»
«Ogni cosa è colpa
tua, quindi
sta’
zitto!» berciò Sanji, fulminandolo con lo sguardo
prima di farsi più vicino
alle fiamme. Gli si era accapponata la pelle a causa dei brividi e gli
battevano i denti, in altri momenti impegnati a mordicchiare il filtro
della
sua fedele paglia. «Eri tu quello che diceva che peggio di
così non poteva
andare, stupida testa d’alga, ergo, la colpa è
solamente tua».
A quel dire, Zoro spalancò la
bocca e le
palpebre, spezzando a metà un tronco che gettò
fra le fiamme prima di scattare
in piedi. «Prova un po’ a ripeterlo, cuoco da
strapazzo!» rimbrottò, pronto
alla lotta. Sanji fece altrettanto, ma, nel momento in cui si
apprestarono a
lanciarsi l’uno contro l’altro per darsele di santa
ragione come loro solito,
starnutirono all’unisono e si ritrovarono a cozzare testa
contro testa, con un
boato che rimbombò contro le pareti di pietra della caverna.
Si accovacciarono
sui calcagni con il capo fra le mani, doloranti e con un senso di
sconfinata
stupidità che cominciava a farsi largo dentro di loro. Erano
due completi
idioti, su questo non ci pioveva per niente.
«Tu e la tua testaccia
dura», si
lagnò
Sanji, massaggiandosi freneticamente il punto colpito mentre si sedeva
in terra
a gambe incrociate. Il terreno era bagnato e appiccicoso e gli
incollava le
mutande al culo, ma in una situazione del genere bisognava arrangiarsi.
«Senti chi parla»,
rimbeccò
Zoro,
scrollando il capo come un cane, quasi che potesse in qualche modo
aiutarlo a
calmare il formicolio che avvertiva dietro la nuca. Solo quando vi
portò sopra
due dita si accorse che si trattava di un piccolo ragnetto che gli
faceva il
solletico, e, afferrandolo prima ancora che il cuoco potesse vederlo,
lo gettò
senza tanti complimenti verso l’uscita, con la speranza che
quell’insetto non
fosse tanto idiota da tornare indietro. Altrimenti l’avrebbe
buttato nel fuoco,
parola sua.
«Che
diavolo ti prende?» chiese Sanji
nel notare quel gesto, ma Zoro si limitò semplicemente ad
agitare distratto una
mano prima di afferrare un altro po’ di legna e prender posto
accanto a lui.
Poté così vederlo farsi più vicino,
con i muscoli del petto e delle braccia in
tensione e la cicatrice ben visibile al chiarore delle fiamme,
sentendosi d’un
tratto insicuro nel ritrovarsi al fianco di quello scemo del suo
compagno. «Non
ci pensare nemmeno», esordì dunque di punto in
bianco, ricevendo da Zoro uno sguardo
accigliato.
«Pensare a cosa?»
rimbeccò, e
poco ci
mancò che il cuoco lo sbranasse con gli occhi.
«Lo so bene a cosa stai
pensando,
marimo»,
sbottò di rimando, facendo scorrere lo sguardo sulla sua
figura. E sperava
vivamente che fosse stato il freddo ad avergli inturgidito i capezzoli,
anziché
il suo corpo nudo. «E puoi anche scordartelo. In questa
fottuta situazione del
cazzo non ho intenzione di fare proprio nulla, con te».
Zoro sbatté più
volte le palpebre
prima
di scoppiare a ridere sguaiatamente. «Rilassati, pervertito
di un cuoco. Il tuo
culo è al sicuro, per il momento», rispose
semplicemente, ma ciò riuscì solo a
rendere Sanji ancor più sospettoso e scettico.
«Okay, spadaccino di merda,
dov’è la
fregatura?»
«Nessuna fregatura. Ti pare
così strano
che per una volta non voglia fare sesso?»
«Ad essere onesto,
aye».
Il tono ironico con cui il cuoco
pronunciò quelle parole parve irritare lo spadaccino, che,
senza nemmeno
pensarci su due volte, gli si gettò addosso e lo costrinse a
premere la schiena
nuda contro il terreno umido, ignorando l’esclamazione
sorpresa a cui il
compagno diede vita. «Così va meglio,
damerino?» lo schernì, e fu più che
pronto a portare le mani verso il basso, così da potergli
sfilare anche l’ultimo
indumento rimastogli. Rimase con entrambi i palmi stabilmente poggiati
sui suoi
fianchi, però, nel sentire il ginocchio del cuoco fra le sue
gambe, in una
posizione che di piacevole aveva ben poco, dato che sembrava avere
tutta l’intenzione
di fracassargli i gioielli di famiglia senza tanti complimenti. In
altri
momenti, magari, gli sarebbe anche piaciuto, ma si vedeva lontano un
miglio che
il suo non era per niente un approccio amichevole.
«Come volevasi
dimostrare»,
costatò
Sanji qualche istante dopo, facendo pressione contro i suoi testicoli
senza
badare al sibilo d’attesa che scappò dalle labbra
dello spadaccino. «Pensi
soltanto a scopare, tu».
«Sei stato tu ad avermi
provocato,
brutto idiota», berciò Zoro in risposta,
sollevandosi da lui per forza di cose.
Quel cretino sarebbe stato capacissimo di rifilargli una ginocchiata
nei
coglioni senza provare il benché minimo rimorso. Lo
conosceva fin troppo bene,
ormai.
«Sta’ zitto e vedi
di vestirti,
piuttosto», borbottò il cuoco, rialzandosi con una
certa fatica per andare a
recuperare i propri abiti. Afferrò i calzoni e si
affrettò ad infilarseli - come
se essi da soli potessero proteggerlo dalle voglie sessuali di quello
stupido
spadaccino, poi - per passare in seguito alla camicia, ma fu proprio
nel
prenderla che si bloccò, osservando la roccia sulla quale
qualche attimo prima
aveva riposto i suoi vestiti. Oh, merda.
«Marimo». La voce
pacata che
scaturì
dalle sue labbra nel chiamare il compagno lasciò perplesso
persino lui, anche
se sul suo viso aveva cominciato a farsi largo un’espressione
alquanto disgustata.
Prima ancora che lo spadaccino potesse capirci qualcosa, difatti, Sanji
attraversò di corsa la caverna e si nascose dietro di lui,
tornando a
stringergli ancora una volta gli avambracci.
Il Vice Capitano sospirò,
sollevando lo
sguardo al soffitto cavernoso. «E adesso che cosa accidenti
succede, cuoco?»
borbottò, tentando di infilarsi l’haramaki per
quanto concessogli dalla presa
ferrea di quel damerino idiota.
«Ricordi quella bestiaccia
gigante ad
otto zampe, vero?» cominciò, e Zoro
sbuffò di nuovo.
«Certo che la ricordo. E
allora?»
«Beh, ho appena conosciuto i
suoi
figli».
«Cosa cazzo
stai...?» Lo spadaccino non
riuscì nemmeno a terminare la frase che una miriade di ragni
grossi quanto dei
cani sbucò fuori dalla zona in ombra della caverna, puntando
nella loro
direzione con una rapidità sorprendente. Beh, se prima aveva
creduto che le
cose si fossero già messe male, adesso stavano ridicolmente
peggiorando. Era assurdo,
maledizione!
Imprecando, Zoro allontanò il
cuoco da
sé per poter avere maggior spazio di manovra, estraendo una
delle sue katane
per far fuori quanti più ragni possibili. La mammina,
adesso, almeno avrebbe
avuto una ragione più che valida per arrabbiarsi.
«Che diavolo fai, marimo?
Datti una
mossa e andiamocene!» esclamò Sanji, direttosi
già verso l’entrata della
grotta. Ricordava maledettamente quello scemo di Usopp, quando si
trattava di
insetti e affini. Sempre pronto a svignarsela seduta stante.
Affondando la lama nell’addome
di uno
dei ragni e ignorando al contempo il liquido scuro che
spruzzò fuori di esso,
macchiandogli collo e viso, lo spadaccino si volse appena verso il
compagno,
fulminandolo con un’occhiataccia. «Non ci penso
nemmeno a scappare anche da
questi microbi, cuoco di merda!»
«Muoviti!»
urlò di rimando il
cuoco in
questione con un tono che sembrava quasi sfociare
nell’isterico, allontanandosi
senza neanche aspettarlo. Merda. Accidenti a lui e alla sua stupida
fobia per
gli insetti. Il Vice Capitano rinfoderò la katana in fretta
e fu costretto a
seguirlo, riuscendo a seminare i ragni e a raggiungere il cuoco prima
di
perdere del tutto anche le sue tracce nella boscaglia, per quanto fosse
quasi
sicuro che si stessero dirigendo a
sud. Però, beh, anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapeva
che il suo senso
dell’orientamento era davvero pessimo.
Sanji si fermò solo quando si
sentì al
sicuro, poggiando testa e schiena contro il tronco di un albero
ricoperto di
muschio prima di cominciare a respirare a pieni polmoni. Basta. Non ne
poteva
più di quella foresta e dei suoi fottutissimi e
schifosissimi insetti. «Guai a
te se ne fai parola con qualcuno, marimo», disse poi in tono
neutro, seguendo
appena con lo sguardo la figura del Vice Capitano, sedutosi
sull’erba umida per
ripulirsi con il dorso della mano dalla schifezza che aveva in viso.
«Tanto lo sanno tutti che hai
paura
degli insetti, dov’è il problema?» gli
fece notare, ma Sanji assottigliò gli
occhi.
«Non sto scherzando,
Zoro»,
sibilò, e lo
spadaccino capì immediatamente che, se avesse anche solo
osato ricordare quella
disastrosa giornata in presenza di terzi, quell’idiota
avrebbe di sicuro
trovato il modo per fargliela pagare cara. I momenti in cui lo chiamava
per
nome erano rari, e, dato che l’aveva fatto proprio in quel
determinato
frangente, significava che era incazzato. E di brutto, anche.
A Zoro sembrò dunque giusto
annuire,
alzando il capo per ricambiare il suo sguardo.
«Sta’ tranquillo, cuoco, non lo
dirò a nessuno», cominciò, e per far
capire al compagno quanto fossero sincere
le sue intenzioni, aggiunse, «Promesso», certo che
quell’unica parola valesse
più di tante altre cento che avrebbe mai potuto pronunciare.
_Note inconcludenti dell'autrice
Io adoro
ambientare le mie storie in ambienti come i boschi innevati o le
foreste piene di insetti, già. Sarà che adoro
descrivere piccole scenette di coppia come
questa
e contornare il tutto con il paesaggio che racchiude alberi e
quant'altro, chi lo sa x)
Comunque sia, questa storia è stata scritta per il contest “Say
it with Disney”
indetto dal Lady Nazzumi
Inoltre, come si può benissimo vedere, per me l’argomento
della repulsione di Sanji per gli insetti è una delle cose
migliori che
esistono in One Piece, dato che sono proprio il tipo di fanwriter che
si diverte un casino a martoriare i
personaggi che adora x)
Purtroppo ormai con questa storia degli insetti il cuoco è
segnato, quando capita fra le mie mani u_u *Inserire risata sinistra a
scelta*
Okay, sclero a parte, spero che questa piccola storiella vi abbia
divertiti e vi abbia strappato un piccolo sorriso :)
Gli aggiornamenti di tutte le mie storie saranno inoltre irregolari a
causa dell'avvicinarsi del Comicon, dunque a chiunque dovesse farci un
giro, beh, spero ci si veda lì ;)
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** [ Due cuori e ] Two hearts and a blue blue sky ***
Two hearts and a blue blue sky
Titolo: Two hearts and a blue blue sky
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[
3743 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg [ ZoSan ] Mugiwara
Genere: Generale,
Sentimentale,
Vagamente ironica
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Slice of Life, What if?
Winter Challenge: 2°
Luogo ›
Pista da sci
Tabella/Prompt:
Oggetti ›
04. Coperta
Binks
Challenge: 44°
Piazza
› 38°
Sospetto
Ideal Good 10&Lode: #02.
Armonia
Prompt: 14°
Argomento: Elementi
› Aria
The season challenge: Inverno
› Bianco
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Quando quel
mattino aprì gli occhi, Sanji si domandò come
diavolo avesse fatto a
respirare regolarmente con il braccio di Zoro che gli schiacciava
praticamente
il petto.
Mugugnando infastidito per la luce
che filtrava dalla feritoia della cambusa, raggelò nel
rendersi conto che i
rumori e le voci che gli era parso di sentire nel suo sogno provenivano
invece
dalla realtà. Se persino Usopp - perché quella
era la voce di Usopp, giusto? -
aveva cominciato a chiamarlo a gran voce, c’era decisamente
qualcosa che non
quadrava. Maledizione, che ore erano? E, soprattutto, che diamine ci
faceva
ancora disteso con quel cretino di Zoro su quella branda?
Non perse tempo a rifletterci
oltre, affrettandosi a scostare con ben poco garbo il corpo
dell’altro da sé e
ignorando al contempo il mugolio che si lasciò sfuggire;
rabbrividì nel momento
stesso in cui il petto, fino a quel momento tenuto al caldo dal braccio
dello
spadaccino, venne a contatto con il gelo che permeava la cambusa, e si
affrettò
a recuperare i propri vestiti per infilarseli alla meno peggio. Niente
sesso
fino a quando le temperature non sarebbero tornate ottimali, aveva
deciso. E al
diavolo se quel marimo di merda avrebbe avuto da ridire.
Proprio in quel mentre si
sentì
afferrare per un polso e quasi ci mancò che si mettesse ad
urlare come una
donnicciola per la sorpresa, voltandosi rapido in direzione della
brandina. Con
il viso affondato a metà sul cuscino e un braccio allungato
verso di lui, Zoro
lo fissava con uno sguardo assonnato e vagamente indispettito -
infuriato già
di prima mattina, quello scemo? -, per quanto apparisse stranamente
adorabile e
bambinesco con quel broncio in viso. E l’aggettivo
“adorabile” non poteva
essere per niente associato a quell’armadio a quattro ante
del suo compagno.
«Scappi di già, cuoco?»
mugugnò tra uno sbadiglio e l’altro, e Sanji
alzò di
poco lo sguardo al soffitto.
Liberandosi dalla presa dello
spadaccino - cosa stranamente
facile, visto che sembrava essere ancora
nel mondo dei sogni e dunque ben poco cosciente -, si
affrettò ad infilare la
felpa per non morire di freddo, non prima di essersi alzato per issarsi
mutande
e pantaloni e fermare alla svelta questi ultimi con la cintura.
«Devo preparare
la colazione, testa verde», rimbeccò con uno
sbuffo, e quasi gli parve che si
stesse giustificando con quell'idiota. «O alla peggio il
pranzo, se mi hai
tenuto inchiodato qui anche per tutta la mattinata».
«Non mi sembrava ti
dispiacesse
così tanto, stanotte», borbottò tra
veglia e sonno il Vice Capitano, ed fu
alquanto bizzarro vedere con quanta concentrazione tentasse di tenere
gli occhi
aperti per continuare a fissarlo con attenzione in viso. Davvero una
gran forza
di volontà, quel dormiglione.
Per tutta risposta, però,
Sanji
gli regalò un calcio sfogliato al fianco nudo - ma non aveva
freddo,
quell'idiota? - passandosi una mano fra quell’ammasso
arruffato che un tempo
avrebbe chiamato capelli prima di ficcarsi come suo solito una
sigaretta fra le
labbra. «Ripassa quando riuscirai a formulare un pensiero
decente senza
crollare dal sonno, marimo», replicò ilare,
accendendo l’estremità della stecca
per inalarla fino in fondo; scoccò poi un’altra
rapida occhiata allo
spadaccino, che, nello stiracchiarsi sulla branda, aveva fatto
sì che la coperta
- che tra l’altro lo copriva già precariamente di
suo - scendesse fin sotto al
basso ventre, dandogli ben più di una fugace visione del
triangolo di peli
pubici. «E vedi anche di darti una sistemata»,
soggiunse quindi quasi
frettolosamente, dandogli subito le spalle e incamminandosi per non
rischiare
di cadere nuovamente in tentazione. E, beh, anche per non mostrare
segni di
cedimento a quella stupida testa verde, che avrebbe immediatamente
colto la
palla al balzo nonostante l’aria assonnata e
l’avrebbe di sicuro tenuto lì
dentro più di quanto non avesse già fatto.
Non attese nessuna replica e
sgattaiolò svelto verso il ponte della nave, sentendosi un
idiota nel mettersi
a controllare furtivamente a destra e a manca. Per quanto sapesse che
esistesse
la remota possibilità che nessuno avrebbe avuto da ridire se
si fosse venuto a
conoscenza che stavano
insieme, la prudenza non era mai troppa. E poi,
chissà, quando sarebbero stati pronti, avrebbero provato
loro stessi a
raccontare come stavano esattamente le cose, anche se a volte gli
atteggiamenti
degli altri lasciavano intendere che qualcosa l’avevano
intuito. Specialmente
Robin-chan, Nami-san e il piccolo Chopper - Chopper,
accidenti! - sembravano adocchiarli con sospetto, maledizione.
A quei suoi stessi pensieri, Sanji
morse furentemente il filtro della sigaretta e bofonchiò
chissà cosa fra i
denti, spalancando la porta che dava sul ponte già di
malumore; si fermò di
botto, però, non appena gli si parò dinanzi agli
occhi lo spettacolo strepitoso
d’una coltre di neve che aveva praticamente ricoperto la
superficie della Sunny.
E ancor più grandioso fu vedere il candore lontano di
un’isola invernale che si
stagliava proprio davanti a loro, i cui alberi dai rami ghiacciati
sembravano
luccicare come tanti piccoli diamanti sotto il sole, rendendo splendidi
persino
i tetti lontani di una cittadella.
«Ohi, Sanji!» Il
richiamo del
Capitano fu allegro e squillante, ma il cuoco ci mise un po’
per localizzare
con esattezza la sua posizione. Con il naso rosso per il freddo e il
cappello
di paglia pieno di neve, sorrideva come un bambino che aveva appena
ricevuto un
nuovo gioco. «Prepara un pranzo al sacco! Un pranzo al
sacco!» cinguettò tutto
contento. «Sento odore d’avventura!»
I modi di fare del Capitano erano
una delle poche certezze della vita, a quanto sembrava. Sanji
abbozzò un
sorriso e, ficcandosi le mani in tasca per proteggerle dal freddo, si
diresse
senza tanti preamboli verso la cucina. «Sarà tutto
pronto in un attimo»,
ribatté divertito, ridacchiando nel sentire qualche attimo
dopo il grido di
giubilo di Rufy. Già che c’era, avrebbe preparato
qualcosa di caldo anche per
Nami-san e Robin-chan - che tra l’altro non aveva ancora
visto in giro insieme
agli altri scalmanati -, certo che avrebbero gradito quella sua
premura.
Proprio come aveva promesso, non
appena attraccarono lungo la costa fu tutto pronto, e Rufy non
esitò un attimo
ad arraffare il proprio sacco e a lanciarsi in avanscoperta senza dar
peso come
al solito ai richiami di Nami, che gli raccomandava di fare attenzione
e di non
andare avanti da solo se non voleva correre il rischio di perdersi.
Giacché le ultime settimane
avevano avuto la marina alle calcagna e avevano potuto occuparsi ben
poco delle
scorte, le quali scarseggiavano tristemente, fu un sollievo per tutti
scendere
sulla terra ferma. E mentre si stava apprestando a sua volta ad
abbandonare la
nave, Sanji vide la figura di Zoro avanzare solitaria nella neve,
avvolto nel
proprio cappotto e diretto, almeno
in
teoria, nella stessa direzione verso cui stavano sparendo
i restanti membri
dell’equipaggio. Merda. Quell’idiota si sarebbe
sicuramente perso come al
solito. Qualcuno sarebbe dovuto restare alla Sunny per controllarla,
certo, ma
se avesse lasciato quel cretino d’un marimo senza una scorta,
avrebbero poi
perso il doppio del tempo a ritrovarlo.
Imprecando a denti stretti,
dunque, e maledicendolo in tutte le lingue che conosceva, Sanji si
affrettò a
sbarcare e a corrergli dietro, dovendo faticare non poco per
localizzarlo.
Aveva perso giusto due secondi a pensare il da farsi, e quello stupido
spadaccino era già scomparso chissà dove. Un
completo imbecille, non c’era
altro aggettivo per definirlo.
Le sue caviglie affondavano nella
neve ad ogni falcata, e, più si inoltravano nella foresta,
più gli alberi
intorno a loro divenivano dei veri e propri giganti, sicuro simbolo che
dovevano trovarsi lì da parecchi secoli. Gli aghi dei pini
erano coperti da uno
spesso strato di bianco, e dalla cappa di fogliame sopra di loro si
riusciva a
malapena a distinguere il colore azzurro del cielo. Di tanto in tanto
si udiva
qualche timido cinguettio tra le fronde, ma di altri animali nemmeno
l’ombra.
Era tutto così... bizzarramente silenzioso, in quella parte
dell’isola.
Sembrava persino che non ci mettesse piede nessuno da anni, dato che
era tutto
così incontaminato da mozzare il fiato nel petto. Per quanto
potesse apparire
bello agli occhi, però, Sanji si rese conto che stavano
letteralmente
girovagando a vuoto.
«Marimo»,
chiamò dunque
pacatamente il compagno, sebbene una vena avesse cominciato a pulsare
sinistramente sulla sua fronte. «Dove diavolo
siamo?»
Nel sentirlo, Zoro si voltò
accigliato, avendo anche la sfacciataggine di sbottare, «Cosa
ti fa credere che
io lo sappia, cuoco?», rimediandoci un colpo al fianco dal
piede dell’altro.
«Questo accade
perché devi sempre
gironzolare da solo, razza di stupido!» berciò
Sanji, venendo afferrato per il
colletto del giaccone da una mano dello spadaccino.
«Nessuno ti ha detto di
seguirmi,
cuoco da strapazzo», rimbrottò, e bastarono altre
due o tre parole in croce a
scatenare la solita rissa. Tra un calcio e un fendente di spada, tra un
salto
all’indietro e un pugno al viso, a farne maggiormente le
spese furono i poveri
alberi della foresta, per quanto anche i due compagni di viaggio si
fossero
ridotti a dei veri e propri stracci. E non solo a causa della baruffa
che
avevano messo in atto, bensì anche per la neve che aveva
rallentato non poco i
loro movimenti, rendendoli goffi e impacciati.
Sanji si ficcò in bocca una
sigaretta
spenta per tentare di calmarsi, riprendendo il cammino solo una volta
che la
lite fra loro si fu del tutto placata. «Mi hai fatto perdere
un sacco di tempo,
marimo idiota», bofonchiò, passandosi entrambe le
mani sulle braccia nel
tentativo di acquistare un po’ di calore.
«Sei stato tu a cominciare,
sopracciglio
a ricciolo», rimbeccò il Vice Capitano,
strofinandosi il dorso sulla punta del
naso, gelato come tutto il resto del corpo. Di sicuro quel loro vagare
a vuoto
non faceva bene a nessuno dei due, e il suo stomaco avrebbe ben presto
cominciato a reclamare a gran voce del cibo. Ad interrompere il suo
cammino fu
un grosso masso che si era parato sulla sua strada, e Zoro perse giusto
due secondi ad osservare con occhio
critico quell’ostacolo, estraendo con la sinistra una delle
sue katane senza
tanti problemi. «Ittōryū»,
cominciò,
mettendosi subito in posizione. «Yakkodo-»,
e avrebbe anche concluso se un calcio ben assestato non gli avesse
quasi
fracassato il cranio, giacché Sanji gli aveva bellamente
stampato in testa la
forma della sua scarpa.
«Che cazzo fai, marimo di
merda?»
sbottò quest’ultimo, già nervoso di suo
senza che quell’idiota esibisse i suoi
colpi da fenomeno da baraccone. «Possibile che per te ogni
cosa si debba
risolvere a colpi di katana? La strada è da quella
parte!» soggiunse,
indicandogli con un dito un viottolo che, c’era da dirlo, a
prima vista si
confondeva non poco con il bianco accecante che avvolgeva loro e la
foresta
stessa.
«Questa era una scorciatoia,
brutto idiota!» rimbrottò il Vice Capitano,
lanciando solo una rapida occhiata
in direzione del suddetto viottolo e facendo al contempo inarcare un
sopracciglio al cuoco.
«Ma se non sai nemmeno dove ci
troviamo, cretino», gli tenne presente, e, senza prestargli
più la benché
minima attenzione, cominciò ad avviarsi da solo in quella
direzione, sbuffando
come una teiera in ebollizione e borbottando frasi
all’indirizzo del compagno
che suonavano vagamente come un “idiota” o
“stupido marimo”. Come avrebbe
spiegato alle sue belle muse la sua assurda assenza? Di sicuro si
stavano
domandando dove fosse e perché non le stesse consolando
com’era solito fare, preparando loro un bel dessert che
avrebbero potuto godersi accanto al fuoco d’un caminetto, o
aiutandole magari
ad indossare quelle splendide tute attillate per sciare, toccando
accidentalmente loro i bei seni prosperosi e... troppo preso
com’era in quei
suoi perversi pensieri, si accorse troppo tardi di aver messo un piede
in
fallo, lasciandosi sfuggire un’esclamazione sorpresa quando
la neve si
trasformò in vuoto e lui si ritrovò a cadere di
sotto.
La caduta fu colossale e anche ridicola
- se fosse capitato a Zoro, ad esempio, non si sarebbe per niente
risparmiato
dal ridergli in faccia -, ma il suo culo e il suo braccio non lo
trovarono
affatto divertente. Era difatti rotolato giù come una palla
di neve e si era
letteralmente schiantato al suolo, e forse era stato persino fortunato
a non
essersi rotto l’osso del collo. «Merda!»
imprecò nell’issarsi a sedere,
toccandosi il braccio con la punta dell’indice e del medio.
Fu costretto a
ritrarle in un lampo, però, poiché una piccola
fitta di dolore percorse l’arto
ferito e tutto il suo corpo, propagandosi lungo la sua spina dorsale.
Perfetto.
Ci mancava soltanto quella.
«Ohi, cuoco!» La
voce di Zoro gli giunse
dall’alto di quella piccola scarpata, e dovette alzare lo
sguardo per vederlo
sporgersi da essa. La distanza che li separava non era nemmeno molta,
dunque
poté benissimo vedere lo strano ghigno che si era dipinto
sulle sue labbra.
Appena salito l’avrebbe pestato a sangue, parola sua.
«Tutto bene?»
«Tutto bene un cazzo, stupido
marimo!»
sbottò di rimando, alzandosi con una certa fatica. Il suo
corpo era tutto un
livido, e non si sarebbe meravigliato se avesse scoperto di avere anche
qualcosa di rotto. Come il braccio, ad esempio. E, dannazione, per il
bene di quel cretino del suo compagno, sperava
vivamente di no. Altrimenti altro che pestarlo a sangue...
l’avrebbe ammazzato
e tanti cari saluti allo spadaccino di bordo.
«Vuoi una mano a risalire,
ricciolo?»
«Sfotti meno e chiudi il
becco, gorilla tutto
muscoli!»
Si sentiva già un idiota
senza che ci si
mettesse anche lui a fare dell’ironia, maledizione.
Cercò quindi di
arrampicarsi senza chiedergli aiuto, rinunciando ben presto a
quell’idea quando
si rese conto che per farlo avrebbe dovuto affondare le mani nella neve
e, se
tanto gli dava tanto, si sarebbe congelato le dita e non sarebbe stato
in grado
di cucinare. Per non parlare poi del dolorino che aveva al braccio,
anche se
sembrava essersi placato almeno un po’. Beh, era una buona
notizia. Ciò significava
che non si era rotto nulla e che quello stronzo del suo compagno aveva
ancora
qualche speranza di restare vivo a fine giornata.
Stava già cominciando a
chiedersi come
fare, quando un qualsiasi Dio parve essere benevolo con lui. Da dove si
trovava,
difatti, riusciva benissimo a scorgere la cittadina che aveva
intravisto dalla
Sunny, per quanto fosse ancora palesemente distante dalla loro
posizione. Gli
altri dovevano essersi diretti lì, non c’era alcun
dubbio. «Ohi, marimo!»
esclamò quindi, scoccandogli una rapida occhiata dabbasso.
«Datti una mossa,
questa è la direzione giusta».
«Se non ti spiace io uso il
percorso,
cuoco», lo sfotté, e fu solo in quel mentre che
Sanji si rese conto della
stradina che convergeva proprio da quella parte. Era un vero deficiente.
E ancora di più se ad accorgersene era
stato Zoro, un uomo che riusciva a perdersi persino quando la strada
che
percorreva era dritta.
Il
resto del viaggio si svolse
stranamente nel silenzio più totale, visti i loro soliti
standard. Spesso e
volentieri trovavano sempre un pretesto per provocare l’altro
e scatenare una
rissa, eppure adesso, complice forse anche la stanchezza e il fatto che
stessero ormai vagando per ore, sembrava essersi creata una sorta di
tregua,
tra loro. Una di quelle tregue che prendevano forma dopo il sesso,
quelle
tregue tranquille che lasciavano ad entrambi il tempo di riprendersi e
di
ristabilizzare i battiti prima di tornare quelli di sempre.
Però... c’era un
però, accidenti. Non erano per niente abituati a protrarre
così a lungo quello
stato di calma, e Sanji aveva dunque cominciato a mordicchiare
nervosamente la
sigaretta, sentendo la cartina inumidirsi sempre più a causa
della saliva. Ancora
poco e se lo sarebbe mangiato, quel tabacco. Decise quindi di
accendersi
finalmente quella maledetta cicca, nella vana speranza che,
così facendo,
avrebbe almeno trovato un piccolo passatempo e sarebbe anche riuscito a
calmarsi un pochino.
Tra una boccata e l’altra,
Sanji iniziò
ad osservare distrattamente i dintorni, facendo al contempo finta
d’esser solo.
Non che fosse difficile, dato che Zoro se ne stava in religioso
silenzio, ma di
tanto in tanto non poteva fare a meno di lanciargli qualche occhiata,
come se
volesse controllare che stesse continuando a seguirlo. Quella sigaretta
finì
prima del previsto e, dopo averla schiacciata sotto la suola della
scarpa, il
cuoco si massaggiò il braccio ancora indolenzito e
abbassò lo sguardo sulla
neve candida, concentrandosi sulle nuvolette di vapore che uscivano
dalla sua
bocca ad ogni respiro.
Dovette incurvare la schiena per evitare
che un ramo troppo basso - così stracarico di neve che
sembrava sul punto di
spezzarsi - lo colpisse al viso, borbottando chissà cosa fra
sé e sé quando fu
costretto a scansare qualche arbusto con le mani per farsi largo e
mantenersi
al tempo stesso al tronco di un albero quando inciampò in
una radice nodosa
nascosta al di sotto della neve. Imprecò a denti stretti,
traendo un sospiro di
sollievo solo quando uscirono da quella maledetta foresta e si
ritrovarono in una
vasta vallata a cielo aperto, che rendeva ancor più visibile
la città. Bene. Almeno
sapevano che quella era davvero
la
direzione giusta e che non stavano vagando a vuoto.
Il freddo era anche diventato
più
intenso di quanto non lo fosse stato al principio, ma, alzando lo
sguardo verso
l’alto, Sanji poté vedere il cielo perfettamente
azzurro, simbolo che non
poteva essere nemmeno passato mezzogiorno. Se non avesse dimenticato il
proprio
orologio sulla nave avrebbe controllato, però in quel mondo
silenzioso e
ghiacciato, dove a farla da padrone sembrava essere il bianco accecante
che li
avvolgeva, quell’oggettino gli parve solo
un’inutile futilità. Forse avrebbe
fatto meglio a godersi quei momenti e basta, senza stare a riflettere
come suo
solito.
«Ohi, cuoco».
Nell’udire
d’improvviso la
voce di Zoro, non poté evitarsi di trasalire e di stornare
bruscamente lo
sguardo nella sua direzione, vedendolo con lo sguardo perso
all’orizzonte e le
mani ficcate nelle tasche per proteggerle dal freddo. «Forse
avrei dovuto
portarmeli dietro, quegli onigiri che hai preparato»,
borbottò e, prima ancora
che potesse aggiungere altro, fu il suo stomaco a parlare per lui,
brontolando
così esageratamente da ricordare vagamente un orso appena
svegliatosi dal
letargo.
Lì per lì
accigliato, Sanji non
riuscì a
frenare la risata che scaturì dal fondo della sua gola,
divertito a dir poco. «Se
per una volta fai quello che dico senza protestare»,
cominciò, infilando una
mano nel cappotto per tirar fuori ancora una volta il pacchetto di
sigarette,
portandosene una alla bocca con fare elegante, «quegli
onigiri saranno solo un
quarto di quelli che riceverai in seguito».
«Per chi mi hai preso, per un
moccioso?»
borbottò lo spadaccino, ma il mezzo sorriso che gli
incurvò le labbra non sfuggì
a Sanji, per quanto quest’ultimo avesse fatto finta di nulla
e dato vita ad una
di quelle scrollate di spalle che avrebbero potuto significare tutto o
niente.
«Tu lo sei davvero,
marimo».
«Ohi! Che diavolo intendi
dire,
ricciolo?»
«Sta’ zitto e goditi
il paesaggio e le
bellezze della natura, una volta tanto», rimbeccò
con fare serafico,
incamminandosi senza dar peso alle repliche e ai borbottii che gli
giunsero
alle orecchie qualche istante dopo. Che ciarlasse quanto voleva, quello
scemo. Lui
avrebbe dato retta al proprio consiglio e avrebbe fatto tesoro di ogni
singola
cosa vista. E, beh... anche della sua compagnia, lo ammetteva. Gli
attimi in
cui potevano davvero
starsene per
conti loro scarseggiavano, dunque, per una volta, il fatto che quello
stupido
si fosse perso si era rivelato un vantaggio per la loro bizzarra vita
di
coppia, se la si voleva definire realmente in quel modo. In quel
momento c’erano
solo loro, quel paesaggio imbiancato che brillava come un gioiello e
quel cielo
azzurro che si stagliava sulle loro teste, così sgombro di
nuvole da apparire
quasi dipinto.
Fu dunque con un certo dispiacere che, a
pomeriggio ormai inoltrato, misero entrambi piede in quella tanto
agognata
città in cui gli altri li stavano aspettando, raggiungendo
l’alberghetto dove
alloggiavano. E non fu nemmeno difficile trovarlo, dato che era
l’unico della
zona. Zoro fu persino molto spiccio nello spiegare il perché
di quel loro
ritardo, troncando sul nascere la curiosità di Rufy, che
aveva gonfiato le
guance come un bambino e borbottato qualcosa riguardo ad
un’avventura alla
quale lui non aveva potuto partecipare, strasicuro che i suoi due
compagni di
viaggio avessero affrontato chissà cosa. E in parte ci aveva
azzeccato. Ci aveva
pensato Nami a distrarlo in un lampo e a richiamare su ben altro la sua
attenzione, riuscendo a convincerlo a tornare dentro pronunciando
unicamente la
parola “cena”.
Sanji vide sparire tutti di gran lena
all’interno
dell’edificio - resistendo all’impulso di stampare
un bel calcio sulla faccia
scheletrica di Brook, che aveva tentato nuovamente di farsi mostrare
dalla sua
Nami-san le sue mutandine -, scuotendo di poco il capo con fare
fintamente
sconsolato. «Per un cuoco è un lusso trovare la
cena già pronta, sai?» rimbeccò
sarcastico, guardando l’unico rimasto in quella piazza,
ovvero quello scemo d’un spadaccino, con
la coda dell’occhio solo per cogliere il sorriso in cui aveva
sollevato un
angolo della bocca prima che, con fare quasi aggraziato, annullasse la
poca
distanza che li separava.
«Un lusso che dovrà aspettare ancora un
po’, damerino», replicò Zoro, chinandosi
all’altezza del suo viso come se
aspirasse ad un bacio; Sanji gli andò incontro con uno
sbuffo divertito e gli
sfiorò il labbro inferiore con la punta della lingua, quasi
volesse stuzzicarlo
prima di concedergli quel tanto agognato contatto, spingendosi poi
maggiormente
contro di lui per far diventare quel bacio qualcosa di più.
«Ohi, ragazzi! Cosa state
aspettando? È
già a tavola!»
La
voce di Usopp fece sobbalzare entrambi, e fu istintivamente che Zoro,
per
allontanare il più in fretta possibile Sanji da
sé e camuffare al contempo il
tutto, allungò un braccio per sferrargli un pugno; al tempo
stesso, però, il
cuoco aveva istintivamente alzato una gamba come in procinto di
colpirlo,
lasciandosi sfuggire un suono soffocato al contatto con le nocche dello
spadaccino.
Usopp, a quella vista,
sollevò un
sopracciglio con fare vagamente scettico. Quei due erano idioti o cosa?
Sembravano perfettamente normali, fino a pochi attimi prima. Beh,
almeno
secondo i loro soliti standard, c’era da aggiungere.
«Che state facendo?»
domandò, sbattendo le palpebre con fare a dir poco
scombussolato. «Piantatela
di litigare e venite dentro, prima che Rufy e Brook si mangino anche la
vostra
parte».
E mentre si allontanava, lasciando cuoco
e Vice Capitano ancora colti da un attacco di panico nonostante il
pericolo scampato,
il cecchino tentava in tutti i modi di scacciare l’immagine
che gli era parso
di vedere per qualche attimo prima che quei due cominciassero a
scannarsi. Zoro
che baciava
Sanji? Oh, ma per favore! La stanchezza che aveva accumulato
sulla pista da sci gli stava solo giocando brutti scherzi, tutto qui.
Eppure, nella sua testa, quella vocina
che gli mormorava che aveva visto giusto non la smetteva di assillarlo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ma quanto
diavolo è malata questa immagine di lato, vista per intero?
Ehm... nay, un momento, ciò che volevo dire è che
questa
one-shot chilometrica che ho così tanto tardato a postare
è stata scritta per il contest
“Due
cuori e...”
indetto da Hariken
(Frandra) e Silyia_Shio, di cui attendiamo ancora i risultati
Ammetto di averla scritta più che altro per ridere, forse
perché quei due zucconi, per quanto ispirino angst a palate
- tu
sai di cosa parlo, neh, Connie?
x) - nella maggior parte dei casi, a me
ispirano anche un casino di idiozie e alla fine sono stupidaggini del
genere che la fanno da padrone, non posso farci nulla u_u
Sarà
che avevo una voglia matta di scrivere qualcosa che ricordasse
un’avventura -
in questo momento mi sento un pochino come Rufy, lo ammetto -, o
semplicemente
volevo mettere nei casini quei due zucconi di Zoro e Sanji. Inutile
dirlo,
suppongo, ma ovviamente la tecnica ad una spada citata (Ittōryū)
è la Yakkodori (Gabbiano del
disastro), un colpo a mezzaluna repentino e veloce simile alla
Sanjuuroku pondo
hou. Perché inserirla? Perché avevo anche voglia
di buttare nel
discorso le tecniche di Zoro e farlo prendere poi a calci da Sanji
senza tanti
complimenti *Rotola via*
Come
sempre, comunque, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Good idea, marimo ***
Good idea, marimo
Titolo: Good idea,
marimo
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[
480 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro ; Sanji Black-Leg [ ZoSan ]
Genere: Generale
; Sentimentale ; Fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: Shounen
ai ; Slice of
life ; What if?
V Notte Bianca: Sul pavimento si sta belli
freschi! @ margependragon [ maridichallenge
]
Tabella/Prompt:
Oggetti › 02. Cuscino
Celestial
Weather: #07. Nuvoloso
Prompt: 14°
Argomento: Elementi
› Fulmine
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
si allentò la cravatta e si lasciò sfuggire un
ansito
lamentoso, gettando un'occhiata verso il cielo nuvoloso sopra di
sé.
Com'era possibile, si chiese, che
facesse così tanto caldo se il sole non riusciva nemmeno a
filtrare attraverso la coltre di nubi che sovrastava la Sunny? Fino a
quel momento le giornate si erano mantenute piuttosto fresche, con
venticinque gradi all'ombra e ben pochi attimi in cui erano stati
costretti a fare a turni per usare il bagno e farsi una doccia fredda,
però, con l'avvicinarsi ad un'isola estiva, le cose erano
catastroficamente diventate insopportabili. Che piovesse, grandinasse o
si trovassero addirittura nel bel mezzo di una tempesta, quel caldo
appiccicoso sembrava non volerli lasciare in pace, gettandoli nel caos
più totale.
Lui aveva più volte pensato
di abbandonare momentaneamente la sua solita facciata da perfetto
damerino per gironzolare a petto nudo per il ponte - esattamente come
stavano facendo in quel momento Rufy e Franky, tanto per avere un
esempio davanti agli occhi -, ma lui ci teneva troppo alla propria
immagine e a fare bella figura con le sue dee, per quanto anch'esse
avessero optato per un costume da bagno per attenuare almeno in parte
quel maledetto caldo. E lui non si era risparmiato dall'importunarle e
dal gironzolare nei dintorni, offrendosi persino di portar loro
qualcosa di fresco da bere. L'unica cosa che doveva fare, ora come ora,
era sperare che i cocktail rimanessero davvero freschi come voleva, e
per saperlo non doveva far altro che prepararli.
Con quel pensiero per la testa si
diresse in cucina, rimanendo a dir poco sorpreso di trovare un certo
spadaccino idiota di sua conoscenza. Aveva un cuscino sotto la testa e
se ne stava bellamente disteso di schiena sul pavimento, con le braccia
spalancate e un'espressione stranamente appagata dipinta in viso.
«Marimo», lo chiamò, vedendolo reclinare
appena il capo nella sua direzione. «Cosa diavolo ci fai
disteso a terra?»
Zoro gli rivolse un ghigno divertito,
senza accennare ad alzarsi. «Sul pavimento si sta belli
freschi!» esclamò con semplicità
inaudita, facendo sì che Sanji cominciasse a domandarsi se
fosse davvero idiota come sembrava o se, per una volta, quella testa
piena d'alghe avesse funzionato nel modo giusto. «Prova anche
tu se non mi credi, cuoco», soggiunse lo spadaccino, quasi
gli avesse appena letto nel pensiero.
Dal canto suo, seppur ancora scettico,
Sanji gli si avvicinò, chinandosi verso di lui e poggiando
il capo sul cuscino quando Zoro si scansò quel tanto che
bastava per dargli spazio; non appena si fu sdraiato, lasciando che le
braccia si afflosciassero sul pavimento, non poté fare a
meno di restare sorpreso. «Bella trovata, marimo»,
disse semplicemente, beandosi della risata genuina - una di quelle rare
risate in cui si lasciava andare - che scaturì dalle labbra
di Zoro.
Doveva fargliene atto, per una volta. Si
stava davvero più freschi di quel che aveva creduto al
principio, su quello stupido pavimento.
_Note inconcludenti dell'autrice
Era da
tanto tempo che non aggiornavo questa raccolta, e ho deciso di farlo
proprio in occasione della Quinta Notte
Bianca di maridichallenge,
che finirà proprio oggi alle sei del pomeriggio (orario in
cui
io sarò in macchina a scarrozzare sotto al sole, dunque
posso
ben capire come si sentano in questo momento Zoro e Sanji XD) Avevo
voglia di scrivere un momento tranquillo e anche un po' puccioso,
visto che nella mia testa ho immaginato questi due sullo stesso
cuscino, un po' nella stessa posa della Filler Arc dopo Alabasta -
l'episodio in cui stanno quasi per baciarsi, insomma -, ma stavolta
volutamente (non che non l'abbiano voluto anche lì, secondo
me... okay, la pianto di fanghirlare, ma lo ripeterò
all'infinito: il tempo per spostarsi l'hanno avuto ma non l'hanno
fatto, ecco u_u)
E' una flash da nulla e anche un po' troppo tranquilla, secondo i miei
soliti standard, però ogni tanto ci vuole :3
Un grazie anche a chi sta seguendo la raccolta Smiling
for your sake ~ Mandarin scent, appena
aggiornata anch'essa con un nuovo capitolo
Come
sempre, comunque sia, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** [ Il mondo dei Peanuts ] One day with you and all is a mess ***
One day with you and all is a mess
Titolo: One day
with you and
all is a mess
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2829 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro ; Nami ; Sanji
Black-Leg ; Mugiwara
Genere: Generale
; Avventura ; Vagamente
Sentimentale; Vagamente Ironico
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai ; Linguaggio a tratti
un po’ colorito; Assurdità sparse ; Slice of Life
; What if?
Celestial
Weather 10&Lode: #06.
Nord
Binks
Challenge: 16° Sentiero
› 49° Empatia
Prompt: 14°
Argomento: Elementi
› Terra
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«Perché
diavolo sono dovuto venire io con te? Quello stupido cuoco sarebbe
stato più
che felice di farti da schiavetto», borbottò
d’un tratto Zoro, caricandosi
meglio in spalla tutti gli acquisti che Nami gli aveva bellamente
scaricato.
Già non sopportava di suo
dover
vagare per negozi quando si trattava di frivolezze, figurarsi quindi
quanto lo
scocciasse, in quel momento, dover seguire la navigatrice nelle sue
folli
spese. Non ne poteva più di vestitini attillati, scarpe col
tacco e gioielli
d’ogni tipo, nossignore. Per di più, quella strega
perdeva un casino di tempo a
raggirare i commessi, uscendone sempre vittoriosa e con sconti che
avrebbero fatto
girare paurosamente la testa a chiunque. Che fosse tirchia lo sapeva
tutta la
ciurma, ma che arrivasse fino a quel punto non ci avrebbe mai pensato.
Troppo preso com’era nei suoi
pensieri, ed essendo stato tranquillamente ignorato dalla ragazza, Zoro
nemmeno
si accorse di dove metteva i piedi, ed imprecò
nell’andare a sbattere contro
Nami, ferma nel bel mezzo della strada ad osservare chissà
cosa. «Che diavolo
ti prende, adesso?» sbottò, sperando che almeno
quella domanda venisse presa in
considerazione. E in parte fu accontentato, giacché la
navigatrice si girò
verso di lui con un sorriso luminoso.
«Perché non mi vai
a prendere una coppa
di gelato?» chiese poi,
indicando distrattamente il bar poco distante.
Zoro inarcò un sopracciglio.
«Cosa
faresti se ti dicessi di
andartela a prendere da sola?»
«Ti pesterei fino al calar del
sole e poi
continuerei
a pestarti finché il sole non torna a sorgere e poi ti
pesterei finché il sole
non va giù di nuovo».
Riprese fiato e, sapendo che quelle parole avrebbero fatto ben poco
presa sullo
spadaccino, soggiunse: «E se ciò non dovesse
bastare,
aumenterei in maniera spropositata
i
tuoi debiti».
Il Vice Capitano sbatté
più volte le
palpebre, quasi non avesse capito in pieno le sue parole, e poi
imprecò a denti
stretti, assottigliando lo sguardo. Quella strega prima o poi
l’avrebbe fatta a
fette. Parola sua. «Crema o
cioccolato?» si ritrovò a domandare in un
sibilo, aggrottando la fronte non appena vide dipingersi un altro
grosso
sorriso sulle labbra della navigatrice, che si portò un dito
a picchiettare il
labbro inferiore come se fosse indecisa sul gusto.
«Cioccolato»,
esordì infine,
facendogli
cenno di sbrigarsi mentre lei, tranquilla come non mai e con la stessa
aria
soddisfatta di un gatto che si era appena mangiato un topo,
andò ad accomodarsi
ad un tavolino, accavallando elegantemente le gambe al di sotto di
esso. Allo
spadaccino non toccò altro da fare se non sbuffare
sonoramente e, borbottando
qualcosa fra sé e sé, lasciò i pacchi
accanto a lei e si diresse all’interno
del bar, mettendoci più tempo del previsto per prendere alla
ragazza quel
maledetto gelato a causa della folla che si era formata lì
davanti.
La navigatrice, d’altro canto,
ebbe
persino il coraggio di fargli pesare la cosa, agguantando senza tanti
complimenti
la coppa di gelato senza nemmeno ringraziarlo. Beh, non che Zoro se lo
fosse in
qualche modo aspettato, però... a tutto c’era un
limite, dannazione. Masticò
qualche insulto a mezza bocca e decise di accomodarsi a sua volta,
annoiato a
dir poco. Chi diavolo gliel’aveva fatto fare di seguirla in
città proprio non
lo sapeva. Ah, giusto... essendo già sicura che avrebbe
comprato una montagna
di roba, era ovvio che Nami avrebbe scelto colui che avrebbe potuto
portare un
peso eccessivo senza tanti problemi... e la scelta su cui era ricaduta,
dunque?
Su di lui, ovviamente, che sollevava un manubrio da trecento chili
senza alcuno
sforzo. Secondo loro,
almeno. Anche
lui ci metteva una buona dose di forza per riuscirci, quel coso non era
mica
una piuma.
A quei suoi stessi pensieri, Zoro
sbuffò, scuotendo il capo. Inutile continuare a rimuginarci
su. Ormai era lì. Con
un gomito poggiato sul tavolino e il viso sorretto sul dorso della
mano, quindi,
cominciò a squadrare il modo in cui la ragazza si portava
tranquillamente alle
labbra il cucchiaino colmo di gelato, gustandolo come se fosse stata la
cosa
più buona che avesse mai assaggiato fino a quel momento.
«Mi stai facendo venir
fame», se ne uscì d’un tratto, e fu solo
a quel punto che Nami sollevò lo
sguardo su di lui, come se si fosse ricordata soltanto in quel mentre
della sua
presenza. E ridacchiò, mandando giù un altro
boccone.
«Sono sicura che Sanji-kun
sarebbe ben
lieto di prepararti qualcosa, sulla nave», disse, scrollando
persino le spalle.
«Sempre se non vuoi che ti compri qualcosa io e ti chieda poi
gli interessi di
tutti i berry spesi», soggiunse distratta.
Zoro decise di tralasciare la seconda
parte del discorso - quando mai quella tirchia non pensava al denaro e
a come
estorcergliene di più, in fondo? -, decidendo di
concentrarsi invece
sull’argomento “Sanji”.
«Perché accidenti quel cuoco dovrebbe prepararmi
da
mangiare, se non lo fa mai?» le tenne presente con fare
sarcastico.
«La strada verso il cuore di
un uomo
passa attraverso il suo stomaco, non lo sapevi?»
«Che diavolo stai
farneticando, Nami?»
La navigatrice sorrise, assumendo
un’espressione che la diceva lunga. Si sporse persino verso
il viso dello
spadaccino, facendo schioccare la lingua sul palato. «Puoi
provare a far finta
quanto vuoi, Zoro, ma che ci sia del tenero fra voi due lo vedrebbe
anche un
cieco», replicò poi in tono suadente, e fu a quel
punto che lui si accigliò.
«Cosa?»
replicò, grattandosi
il capo
come se non sapesse davvero di che cosa stesse parlando la ragazza. O
forse ne era
a conoscenza e voleva continuare a negare in modo così
palese l’evidenza, non
si poteva mai sapere. «Non dire stronzate».
«Guarda che sto dicendo sul
serio»,
borbottò lei, mettendo su un broncio adorabile che sarebbe
stato in grado di
far capitolare qualsiasi uomo l’avesse vista in quel momento.
E avrebbe anche
aggiunto altro se la sua attenzione non fosse stata richiamata dal
subbuglio
che si era scatenato all’improvviso in strada, facendola
voltare incuriosita in
quella direzione.
«Eccoli, sono loro!»
si sentì
esclamare
d’un tratto, e la giovane navigatrice sbiancò nel
rendersi conto che, a meno di
qualche metro da loro, un plotone di marines armato di tutto punto si
stava
avvicinando di gran lena, e non ci voleva di certo un genio per capire
che avevano
di sicuro la ferma intenzione di catturarli. «Roronoa Zoro e
Nami la Gatta
Ladra, i pirati di Cappello di Paglia! Non lasciateveli
scappare!»
«Merda!»
imprecò Zoro, e,
sgranando gli
occhi con fare sconcertato, Nami si sentì afferrare in un
lampo per un braccio
e alzare di peso dalla sedia venendo trascinata via da lì
fino ad essere
caricata in spalla dallo spadaccino, nemmeno fosse stata un
maledettissimo
sacco di patate.
«Aspetta, che accidenti
fai!»
esclamò
indignata, cominciando a tempestare di pugni la schiena robusta del
compagno
per farsi mettere giù. «Abbiamo lasciato
lì i miei vestiti, brutto stupido che
non sei altro!»
«Lascia perdere i vestiti,
mocciosa, o
porto te o loro!» sbottò di rimando Zoro,
sistemandosela meglio sulla spalla
prima di riprendere la sua folle corsa con i marines alle calcagna. Per
quanto
avesse ormai le orecchie piene delle grida di quegli uomini e degli
strepiti di
Nami, che non la smetteva di colpirlo e di riempirlo
d’insulti degni di uno
scaricatore di porto, Zoro aveva l’assoluta certezza che, se
avesse eseguito
l’ordine della ragazza e l’avesse messa
giù, con quei trampoli che si ritrovava
al posto delle scarpe si sarebbe fatta prendere in meno di due secondi
dai
marines che li inseguivano. Per lui che le faceva da scorta sarebbe
stata
un’onta terribile sul suo onore, e inoltre, conoscendo il
Capitano, gliene
avrebbe cantate quattro anche lui per essersi fatto fregare la loro
preziosa
navigatrice da sotto il naso. Era dunque meglio che la ragazza se ne
stesse
zitta e lasciasse fare a lui, accidenti.
Si infilarono fra stretti viottoli e
strade senza uscita, in mercati affollati e piazze deserte, e ormai
Nami,
arresasi dall’essere sballottata così rudemente
dallo spadaccino, non poteva
fare altro che sperare che quei marines che davano loro la caccia si
arrendessero, dato che di loro, per il momento, sembravano essersene
perse le
tracce. E capì davvero il perché solo quando si
guardò intorno, rendendosi
conto che in quella zona della città gli edifici diventavano
più vistosi e
imponenti, molto diversi da quelli che aveva veduto quando era sbarcata
insieme
al compagno.
«Aspetta, Zoro, il porto non
è da
questa
parte!» esclamò d’un tratto, facendolo
arrestare con una colorita imprecazione.
Accidenti, avrebbe dovuto guardare con più attenzione la
strada, conoscendo il
pessimo senso dell’orientamento di Zoro. «Muoviti,
mettimi giù», soggiunse
frettolosamente, rassettandosi le vesti non appena toccò
finalmente terra,
traendo persino un sospiro di sollievo. Lo spadaccino era di sicuro
più veloce
di lei, ma non aveva la benché minima delicatezza.
«E adesso che si
fa?» domandò
quest’ultimo, e il fatto che avesse portato una mano a
sfiorare l’elsa della
sua katana bianca rassicurò in un certo qual modo Nami, a
sua volta ansiosa a
causa di quella strana calma che li aveva avvolti.
«Torniamo indietro e
raggiungiamo la
Merry, mi sembra ovvio», replicò lei, cominciando
ad incamminarsi con lo
spadaccino al seguito. Di tanto in tanto gettava qualche occhiata nella
sua
direzione per accertarsi che la stesse ancora seguendo, ma fu proprio
dopo
avergli lanciato l’ennesimo sguardo che un movimento
sospettò catturò la sua
attenzione, prima che il boato di un colpo di fucile fendesse
l’aria.
«Maledizione!»
esclamò Zoro,
frapponendosi svelto fra il marine appena apparso da dietro
l’angolo con il suo
plotone e la ragazza, sibilando di dolore quando il proiettile lo
colpì di
striscio al braccio. E bruciava maledettamente, accidenti. «A
loro ci penso io!»
tuonò immediatamente all’indirizzo di Nami.
«Torna alla Merry e preparatela per
la partenza, ce ne andiamo!» e mentre lui si gettava nella
mischia, estraendo
al contempo due delle sue spade e sbarellando più avversari
possibile a colpi
di katana, Nami cominciò a correre in direzione del porto in
cui era ormeggiata
la nave, sperando in cuor suo che quell’idiota non ci
lasciasse la pelle. Non
se lo sarebbe mai perdonato, altrimenti.
Il fiato cominciò a venirle
meno per la
folle corsa, ma non si fermò, facendo forza sulle gambe
nonostante i muscoli le
stessero andando ormai a fuoco; sentiva le caviglie doloranti a causa
dei
tacchi alti, però non si sarebbe fermata per nulla al mondo,
più che
intenzionata a raggiungere la Merry e a mettere tutti in guardia. Quasi
le
brillarono gli occhi nel vedere la figura della nave stagliarsi
all’orizzonte,
e con un ultimo sprint finale la raggiunse, salendo a bordo tutta
trafelata.
Non perse nemmeno tempo ad esplicare la situazione agli altri
componenti della
ciurma, ordinando semplicemente loro di levare in fretta
l’ancora e di spiegare
le vele, volgendo un ultimo sguardo apprensivo in direzione della
cittadina
nella quale aveva lasciato Zoro. Ce l’avrebbe davvero fatta,
tutto solo contro
quegli avversari armati? E se fosse riuscito a scappare da quella
situazione,
sarebbe riuscito a tornare senza perdersi? Quelle erano domande a cui
non
sapeva dare risposta, ma incurvò le labbra in un sorriso non
appena i suoi
occhi registrarono la sagoma dello spadaccino, che correva a perdifiato
nella
loro direzione.
«Rufy, prendilo!»
esclamò,
sporgendosi
oltre il parapetto per la foga del momento, riuscendo a reggersi ad
esso per un
pelo; un braccio di gomma del Capitano passò nel suo campo
visivo e raggiunse
Zoro, che afferrò in fretta quella mano fino ad essere
catapultato a bordo, al
sicuro sul ponte della nave; poterono sentire le grida di un marine
mentre
ordinava ai suoi commilitoni di affrettarsi, per quanto le loro
imbarcazioni si
trovassero nella zona ovest del porto. Allontanarsi
dall’isola non fu per
niente una passeggiata, però, ormai al largo e lontani
parecchi chilometri
dalla costa, poterono finalmente trarre un sospiro di sollievo
collettivo.
Essere dei pirati non era per niente facile, accidenti.
«Tutto bene, Nami-san? Sei
ferita?» La
voce preoccupata di Sanji ruppe quel lieve strato di silenzio che si
era venuto
a creare, richiamando però l’attenzione della
navigatrice, che sorrise
raggiante nonostante tutto.
«Fortunatamente no, Sanji-kun,
ma
Zoro...» Si voltò verso lo spadaccino poco
distante, sottoposto alle cure di un
apprensivo Chopper. «È stato colpito. Mi ha
protetta».
L’espressione che si dipinse
sul volto
di Sanji fu indecifrabile, tanto che persino Nami stessa non
riuscì a
comprendere perché il cuoco, dopo aver bruscamente stornato
lo sguardo in
direzione del Vice Capitano, fosse tornato ad osservarla con un sorriso
forzato, portandosi due dita alle labbra per afferrare la sigaretta.
«Ogni
tanto qualcosa di buono lo fa, quello stupido marimo».
Sbuffò fuori il fumo
azzurrognolo. «L’importante è che tu
stia bene, Nami-san», e, stranamente senza
nessuna delle sue solite moine, le regalò un altro piccolo
sorriso e si diresse
verso la cucina, finendo in un lampo quella stecca prima di gettare il
mozzicone e chiudersi nel suo “santuario”, come
tanto gli piaceva chiamarlo.
Nami sbatté le palpebre
più volte,
inclinando il capo di lato. «Chissà che gli
è preso», sussurrò poi rivolta a
sé
stessa, scoccando ben presto un’occhiata a Zoro. Per quanto
Chopper avesse
cominciato ad inveirgli contro per l’essersi tolto le bende
dal braccio -
accidenti, gliel’aveva appena messe e già le aveva
fatte sparire, quello
spadaccino idiota -, Zoro non sembrava dargli retta più di
tanto, forse persino
indispettito da quella sua fissazione. E Nami non poté fare
a meno di scuotere
il capo, immaginando perfettamente cosa stesse pensando quello scemo.
Le bende
non le aveva mai sopportate, e lo ricordava bene il fastidio dipinto
sul suo
viso quando era stato costretto a tenerle dopo la brutta ferita
infertagli da
Mihawk, che gli aveva lasciato l’orribile sfregio sul petto
che lei stava
osservando proprio in quell’esatto momento.
«Che accidenti hai da
guardare?» le fu
chiesto dallo spadaccino, e lei, forse per il fatto che si era beccato
una
pallottola al suo posto, decise di soprassedere per quel suo modo di
fare e di
ignorare il tono scontroso con cui le si era rivolto, annullando le
distanza
che li separava per appioppargli un pugno su una spalla.
«Non fare l’idiota e
parlagli», esordì
poi, facendo inarcare un sopracciglio al Vice Capitano.
«Parlare a chi?» gli
venne spontaneo
chiedere, e Nami non si risparmiò dal rifilargli un sonoro
scappellotto con uno
sbuffo.
«A Sanji, stupido.
Va’ da lui e
parlagli».
«E che diavolo dovrei
dirgli?»
La navigatrice roteò gli
occhi,
scocciata. «Questo dovresti saperlo tu, non io»,
concluse lì quella
conversazione che aveva cominciato a reputare inutile, lasciando che lo
spadaccino arrivasse da solo alle sue conclusioni. Non ci voleva di
certo un
genio per capire che la reazione di Sanji doveva avere a che fare con
ciò che
era accaduto, e probabilmente parve capirlo anche Zoro; lo vide difatti
raggiungere a grandi falcate la cucina e ad aprire la porta senza tanti
complimenti, ignorando gli strepiti del cuoco con la sua solita
nonchalance.
Nami sentì distintamente il
battibecco
in cui si erano gettati, e si ritrovò a portarsi una mano
alla fronte,
massaggiandosi le tempie. Quei due erano dei perfetti idioti. E forse
lei lo
era ancora di più, giacché aveva bellamente
frainteso i comportamenti di
entrambi e aveva mandato Zoro a parlare con Sanji, alimentando il
fuoco. Decise
dunque di porre fine a quegli alterchi lei stessa, avanzando in quella
direzione tra sbuffi e borbottii; mano a mano che si avvicinava le voci
dei
suoi compagni cominciavano a calare di tono e gli impropri diminuivano,
venendo
sostituiti da un bizzarro silenzio che lei non riuscì
proprio a spiegarsi. Si
fermò di botto, però, quando, attraverso
l’oblò della cucina, osservò la scena
che si parò dinanzi ai suoi occhi, e dovette ammettere a se
stessa che non se
lo sarebbe mai aspettato. Specialmente da quei due, se proprio doveva
essere
sincera. Ma c’era una strana dolcezza nel modo in cui Zoro,
stringendo in una
mano il colletto della camicia di Sanji come se volesse strozzarlo e
non
attirarlo a sé, aveva poggiato le labbra su quelle del cuoco
per dar vita ad un
bacio goffo e impacciato al quale l’altro non si oppose.
Nami sollevò distrattamente
un angolo
della bocca per dar vita ad un sorriso, lasciando i suoi due compagni
di ciurma
da soli in cucina. In fin dei conti aveva fatto proprio bene a parlare
con
quello zuccone di Zoro e ad aprirgli gli occhi una volta per tutte; se
avesse
atteso che fosse stato lui stesso a rendersi conto dei sentimenti che
provava
nei confronti di Sanji, difatti, avrebbero continuato di sicuro a
navigare con
quella strana atmosfera che vigeva fra i due ogni qualvolta che, tra un
litigio
e l’altro, i loro sguardi si incrociavano e lasciavano
intendere ben più di ciò
che entrambi volessero esprimere a parole. Ah, l’amore. Che
cosa meravigliosa.
«Usopp!»
chiamò allegra,
agitando una
mano in direzione del cecchino non appena lo vide sul ponte, prima di
allargare
spropositatamente il sorriso che le aveva ormai incurvato le labbra.
«A quanto
pare ho vinto la scommessa! Mi devi cinquemila berry!»
Di Nami la Gatta Ladra si potevano dire
tante cose, ma di certo non si poteva affermare che non sapesse
sfruttare
qualunque situazione a suo vantaggio, il più delle volte.
_Note inconcludenti dell'autrice
Okay,
non so esattamente che cosa dire su quest’assurda one-shot.
Innanzitutto è doveroso dire che questa storia è
stata scritta per il contest “Il
mondo dei Peanuts”
indetto da Dark Aeris, nel quale si è classificata seconda
Comunque
sia, aye, la ciurma di Cappello di Paglia adora scommettere *Ride* e
questa
volta avevano scommesso sulla possibile relazione tra Zoro e Sanji
*Ride di
nuovo*
All’inizio
sarebbe dovuta ruotare intorno ai soliti due e avrei voluto far dire la
frase che ho scelto a
Sanji («Perché
non mi vai a prendere una coppa di gelato?» ecc),
però ho pensato che sarebbe stato più canonico se
si fosse trattato di
Nami ed ecco dunque il risultato... così ho anche fatto
interagire Nami e Zoro,
visto che non lo faccio quasi mai *Rotola*
Non
ho idea di che cosa mi passasse per la testa mentre la scrivevo, e
probabilmente è complice anche l’orario indecente
in cui ho finito di
stenderla, dato che a quell’ora si dovrebbe solo dormire
anziché scrivere...
spero comunque che la storia abbia divertito in qualche modo.
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** In the desert of the moon ***
In the desert of the moon
Titolo: In
the desert of the moon
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2341 parole fiumidiparole
]
Personaggi:
Sanji Black-Leg, Roronoa Zoro
Genere: Generale,
Fluff, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Giallo
Avvertimenti:
Shounen ai, Alabasta Arc, What if?
Colourful Red: #10.
Tuorlo
Tabella/Prompt: Cibo
› 08. Marzapane
One hundred prompt: 7°
Argomento: Astronomia › Pianeta
Binks
Challenge: 21° Deserto
› 03° Speranza
Una ficcy... al prompt: 21.
Astronomia › 85. Misure
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
volse lo sguardo verso il cielo dopo aver controllato la mappa
spiegazzata fra le sue mani, osservando le stelle per essere sicuro
della posizione in cui lui e Zoro, distante di qualche passo, si
trovavano.
Ore addietro, prima ancora che calasse
la notte, avevano lasciato Yuba
per andare alla ricerca di cibo, vagando alla cieca senza riuscire a
trovare nulla; solo in seguito, quand'erano capitati in un'oasi ormai
prosciugata, avevano almeno potuto raccogliere qualche frutto
dall'aspetto invitante e lo spadaccino si era anche caricato sulle
spalle la carcassa di un lupo del deserto, morto da meno di un giorno e
ancora mangiabile, secondo il parere del cuoco. Aveva imparato a sue
spese che non andava sprecato nulla né andava gettato
ciò
che si poteva ancora consumare, e se quel lupo avrebbe potuto
finalmente riempire i loro stomaci prima dell'incontro con quel
famigerato Crocodile, beh... allora era più che deciso a
portarselo dietro, spellarlo per bene una volta arrivati a destinazione
e a cucinarlo alla ciurma e a quel curioso vecchietto di nome Toto.
Al pensiero di uno spezzatino, il suo
stomaco si fece sentire a gran
voce e reclamò cibo che lui, in quel momento, non avrebbe
potuto
dargli, poiché non aveva la benché
minima intenzione
di cominciare a preparare il lupo lì, anche
perché non
avrebbe avuto gli strumenti necessari per farlo e dubitava che Zoro,
fissato com'era con quelle sue dannate spade, gliele avrebbe prestate
per tosare l'animale e farne a pezzi la carne. Sospirò e
distolse lo sguardo dalle stelle, infilando una mano al di sotto del
cappuccio per grattarsi distrattamente il capo. Magari avrebbero potuto
mangiare qualche frutto che avevano raccolto per placare i morsi della
fame...
«Ohi, cuoco... sei sicuro che
questa sia la direzione
giusta?» La voce di Zoro lo distrasse e si voltò
appena
verso di lui, vedendolo sistemarsi meglio in spalla la carcassa del
lupo. Dal canto suo, guardandosi intorno, lo spadaccino non vedeva
altro che una vasta distesa di sabbia che si perdeva per chilometri e
chilometri, e gli sembrava alquanto strano che quello scemo sapesse
esattamente dove stavano andando. Poteva capire Vivi - in fondo era il
suo regno, quello, ed era merito suo se erano arrivati fino a Yuba -,
ma quel damerino aveva passato tutta la vita in mezzo al mare... cosa
diavolo poteva saperne di un deserto?
Sanji sollevò un
sopracciglio, sbuffando ilare prima di tornare
a guardare avanti e fargli cenno di allungare il passo. «Sin
da
bambino ho vissuto su una nave nell'oceano e sono stato un marinaio,
marimo», sembrò volergli ricordare poi, resistendo
all'impulso di arraffare l'accendino per dar finalmente fuoco a quella
pagliuzza che aveva fra le labbra da una buona manciata di minuti. La
cartina si era ormai inumidita e presto o tardi si sarebbe mangiato il
tabacco all'interno del cilindro, ma, ora come ora, poco gli importava.
Il sapore che danzava sulle sue papille gustative riusciva a calmarlo
comunque. «So leggere le stelle. Me l'ha insegnato Paty, uno
dei
cuochi che lavora al Baratie».
«Io non so un accidente di
astronomia».
«Non ne dubitavo»,
ironizzò, e Zoro si
accostò a lui appositamente per fulminarlo con lo sguardo.
«Ohi, mi stai dando
dell'idiota?» borbottò,
già pronto ad afferrarlo per il bavero dei vestiti e fare a
botte; Sanji alzò subito una mano in segno di resa,
mordicchiando ancora una volta il filtro già umido della
sigaretta.
«Sta' calmo, gorilla tutto
muscoli. Non mi sembra nemmeno che sia
il momento adatto per metterci a litigare», gli fece notare,
sorridendo nel vedere lo spadaccino sbattere le palpebre e poi,
storcendo il naso come se fosse appena stato costretto ad inghiottire
letteralmente un rospo, bofonchiò chissà cosa tra
sé e sé e annuì, convenendo con lui.
Bene. Almeno
su qualcosa erano d'accordo. «Quanta
acqua è rimasta, piuttosto?»
Pur lanciandogli un'ultima occhiataccia,
quasi volesse averla vinta
comunque lui, Zoro mise da parte i diverbi e, avvolgendo il braccio
intorno alla vita del lupo per evitare che gli cadesse,
trafficò
con il legaccio che teneva fissata la borraccia alla cintura,
stappandola con i denti per controllarne l'interno; richiusa e rimessa
al proprio posto, fece spalluce. «Quattro sorsi per uno,
più o
meno».
«Otto sorsi d'acqua... se li
dosiamo bene dovrebbero bastare»,
affermò Sanji, guardandosi intorno con attenzione, almeno
per
quanto la luce lunare glielo permettesse, prima di indicare
con un cenno della mano una costruzione di pietra che si ergeva a
metà nella sabbia, essendo stata sicuramente seppellita da
probabili tempeste. «La
vedi quella? L'abbiamo
incontrata poco dopo essere usciti da Yuba, quindi siamo abbastanza
vicini. Ancora un paio d'ore di cammino, non di
più».
Zoro imprecò a denti stretti,
e stavolta fu lui a sollevare lo
sguardo verso il cielo. Quand'erano partiti sotto ordine di Nami non
aveva creduto che avrebbero sfacchinato così tanto per
spostarsi
anche solo di pochi chilometri, anche se avrebbe dovuto immaginarlo sin
da subito. Avevano impiegato un mucchio di tempo per giungere a Yuba,
cosa gli aveva dato la certezza che non arebbe stato lo stesso per
lasciarla? E il lato negativo della cosa era proprio il caldo che si
pativa in mezzo a quel dannato deserto, però, se non voleva
rischiare di beccarsi qualcosa e stramazzare con il viso sulla sabbia,
avrebbe dovuto tenersi addosso tutto il vestiario che indossava,
copricapo incluso. Con gli abiti locali sembravano tutti dei perfetti
idioti, ma almeno ne sarebbero usciti vivi.
«Quando questa storia
sarà finita, ho intenzione di
preparare a tutti voi un pranzo da re». Sanji
ridacchiò
d'un tratto tra sé e sé, come se invece di
parlare con
Zoro stesse informando se stesso di quella decisione.
«Quintali
di carne alla griglia per Rufy, dolci di marzapane e tuorli d'uovo
bollito a forma di mostro marino per Usopp e Chopper, una torta al
cioccolato fondente per le mie bellissime Nami-san e Vivi-chan...
potrei anche essere magnanino e decidere di prepararti qualche onigiri
fuori mano e rifilarti il mio sake migliore, marimo», la
buttò lì in tono distratto, tanto che Zoro si
accigliò.
«Come mai sei così
stranamente di buon umore?»
Sanji scrollò semplicemente le spalle, gettando finalmente
la sigaretta in tasca. Tanto sarebbe stata inutilizzabile, e, in quel
momento, non avrebbe comunque fumato. «Sarà l'aria
del
deserto. Oppure sto cominciando ad avere le allucinazioni, che ne
sai», replicò sarcastico, scoccandogli un'occhiata
prima
di sorridere, divertito. «Magari in questo momento ai miei
occhi
sei un miraggio e ti sto immaginando come una bellissima donna, per
quanto potresti saperne».
Zoro sentì un brivido
corrergli lungo la schiena, e fu certo che
la colpa non fosse da imputare all'aria fresca che, durante la notte,
si innalzava fra le dune. «Spero vivamente che tu stia
scherzando, ricciolo».
«Certo che sto scherzando!» rimbrottò
immediatamente Sanji, arricciando il naso. E sì che l'aveva
messo in mezzo lui, quello stupido discorso da quattro soldi.
«Nemmeno un miraggio riuscirebbe a rendere un armadio a
quattro
ante come te, per di più con quel brutto muso che ti
ritrovi, favoloso come
una bella donna avvenente... è psicologicamente impossibile,
anche volendo».
«Non so se prenderla come un'offesa o come un
complimento».
«Prendila come vuoi,
marimo», bofonchiò nel sentire
fin troppo bene la nota sarcastica nelle parole del Vice Capitano. «Ma
per una volta ti
converrebbe approfittare della mia gentilezza senza stare sempre a
lamentarti».
Zoro si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare, picchiettando
il dorso peloso del lupo. Era ancora morbido e per
niente rasposo come aveva immaginato che sarebbe diventato una volta
morto, e, se avesse potuto, si sarebbe volentieri fermato e appisolato
da qualche parte, usandolo come cuscino.
A quel pensiero scosse il capo, guardando finalmente il compagno.
«Strano, di solito la gentilezza la riservi alle donne...
anche
se non ti si filano nemmeno di striscio».
«La speranza è
l'ultima a morire, non lo
sai?» replicò il cuoco, anche se non sembrava lui
stesso
convinto delle parole appena pronunciate. E, probabilmente intuendolo,
Zoro agitò semplicemente una mano per liquidare la faccenda.
A
volte anche lui capiva quando non era il momento di infierire su
qualcosa, e quel frangente era uno di quelli.
«Ah, lascia perdere, cuoco. Vediamo di darci una mossa,
piuttosto».
Sanji parve cogliere al volo
quell'occasione di tacere, non
volendo intraprendere per niente quel determinato discorso. Amava le
donne, venerava le donne, avrebbe fatto di tutto per una donna... ma
non sembrava avere con loro il successo che desiderava. Per una volta,
e detestava ammetterlo, era maledettamente d'accordo con quanto aveva
detto Zoro, anche se non glielo avrebbe confessato nemmeno morto.
Bizzarro. Davvero
bizzarro.
Trovarsi a concordare con qualcosa detto da quella testa d'alghe era la
prova che il mondo stesse andando a rotoli, poiché lo
spadaccino
era l'ultima persona sull'intero pianeta che avrebbe potuto avere voce
in capitolo su qualcosa, secondo il suo modesto parere. Per
carità, Zoro era forte, bravo a combattere con la spada e
maturo
all'occorrenza, ma di donne non ne capiva davvero un accidente. Non
bastava essere un bell'uomo - e quel marimo lo era, negarlo sarebbe
stato stupido - per far breccia nel cuore delle donne... no? Altrimenti
lui avrebbe avuto milioni di donne già da un
pezzo. A quel
suo stesso pensiero, Sanji sospirò, sentendosi stranamente
demoralizzato. Non bisognava fare di tutta l'erba un fascio, non erano
necessari due pesi per due misure e di donne ne era pieno il mondo,
però, accidenti, forse era proprio lui quello che non
andava.
Aveva per caso una maledizione che scacciava il genere femminile da
lui? Bah, avrebbe tanto voluto saperlo e mettere ordine nel suo
cervello.
Troppo preso da quelle sue stupide turbe
- perché, aye,
in mezzo al deserto era alquanto stupido pensare ad un bel seno
prosperoso e a quanto sarebbe stato bello toccarlo -, non fece
attenzione a dove metteva i piedi e inciampò in un sasso
nascosto fra la sabbia, e fu solo grazie al pronto intervento di Zoro,
che lo aveva immediatamente afferrato per un braccio, che non si
sfracellò la faccia contro il rialzamento di pietra che un
tempo, prima della guerra, era appartenuto alla fiancata di una casa.
Merda, ci era mancato maledettamente poco.
«Si può sapere a che diavolo stai
pensando?»
bofonchiò il Vice Capitano in tono di rimprovero, mollandolo
solo dopo averlo rimesso in piedi lui stesso. «Guarda
dove vai, idiota d'un cuoco».
Preso alla sprovvista, Sanji
ringraziò il cielo che fosse
notte e lo spadaccino non potesse vederlo con attenzione in viso,
poiché si sentì andare letteralmente le guance in
fiamme
per l'imbarazzo. Aveva fatto la figura del completo stupido... per di
più con quel cretino di Zoro, accidenti. «Il bue
che dice
cornuto all'asino», volle comunque ribattere, per quanto
sapesse
che stavolta le parole di quello scemo d'un marimo non erano poi
così lontane dalla verità. «Tieni
stretti quel lupo, piuttosto»,
soggiunse, ricomponendosi per fulminarlo con lo sguardo e indicarlo poi
da capo a piedi con indice e medio. «Se
ti azzardi a perderlo, o se solo provi a perderti tu stesso, vengo a
cercarti, ti sfondo il culo a suon di calci e ti ci metto a te a
rosolare sul fuoco».
Zoro
sollevò un sopracciglio. «Bella prova, cuoco. Ti
prenderò sul serio solo quando riuscirai a stare in piedi
con le
tue stesse gambe», lo prese in giro, ignorando gli epiteti
ben
poco cordiali che gli vennero immediatamente lanciati contro da Sanji,
che si calmò solo una buona ventina di minuti dopo, un po' a
causa del sonno che gravava su entrambi e un po' a causa della
stanchezza. A suo dire erano quasi arrivati - aveva visto un altro
punto di riferimento, per quanto lui, all'andata, non avesse poi fatto
caso a qualcosa più di tanto -, anche se la strada da fare
era
ancora piuttosto lunga. E se contavano il fatto che quasi non si
reggevano più in piedi, beh... la vedeva dura.
«Forse ci converrebbe fermarci
per riposarci un
po'», si fece sentire d'un tratto Sanji, levandosi il
cappuccio e
indicando con un cenno del capo una concava naturale
scavata nella
roccia dalla sabbia e dal vento durante i secoli. «Lì
dentro saremo al sicuro da eventuali tempeste».
«Era ora», bofonchiò Zoro.
«Stavo morendo di sonno».
«E perché diavolo non me l'hai detto?»
«Tanto non mi avresti
ascoltato, che senso aveva?»
ironizzò, dirigendosi a passo di marcia verso il punto
precedentemente indicato dal cuoco, che se n'era rimasto indietro a
borbottare tra sé e sé per quella scarsa
considerazione.
Però, tutto sommato, lo spadaccino aveva ragione: non gli
avrebbe dato retta e avrebbe continuato per la sua strada, visto che
era risaputo che Zoro dormisse a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Scuotendo il capo per scacciare quei
pensieri, Sanji lo
raggiunse, vedendolo sistemare la carcassa di quel lupo - carcassa che
stava cominciando un po' a puzzare, a dirla tutta - in un angolo,
liberarsi della giacca e distenderla sulla sabbia, così da
ricavare un giaciglio improvvisato sul quale avrebbe potuto riposare
senza problemi, cosa che fece qualche istante dopo con un lungo sospiro
soddisfatto. E, accidenti a lui, quel letto arronzato aveva proprio
l'impressione di essere abbastanza comodo. Senza nemmeno rifletterci su
più di qualche secondo, quindi, si sdraiò a sua
volta nel
poco spazio rimastogli e si addossò allo spadaccino,
avvolgendogli un braccio intorno ai fianchi. E Zoro aprì di
scatto gli occhi nell'avvertire quel contatto, abbassando lo sguardo
sulla sua zazzera bionda.
«Ohi, che
diavolo...?» cominciò
incredulo, ma Sanji gli tappò immediatamente la bocca.
«Non azzardarti a dire niente, marimo»,
borbottò di
rimando, allontanando la mano solo per sistemarsi meglio contro il suo
petto. Era solo per stare al caldo che si era avvicinato a
quell'idiota, mica per altro... o almeno fu con quella scusa che
cercò di convincere se stesso, tanto che si maledisse
mentalmente per quel pensiero. Sbuffò, abbassando le
palpebre.
«Vedi di dormire, chiaro? Appena farà giorno ci
rimetteremo subito in marcia. Buonanotte».
Zoro lì per lì si
accigliò per quel suo
modo di fare, però, una volta passato lo smarrimento
iniziale
che lo aveva colto, si ritrovò a sollevare un angolo della
bocca
in un sorriso, incrociando un braccio dietro alla testa per portare
contro di sé il cuoco con l'altro, godendosi il calore che
stava
cominciando a disperdersi nei loro corpi.
Una tregua del genere non era male, una
volta ogni tanto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Aye, aye,
purtroppo lo so. Ci ho messo secoli
per
aggiornare questa raccolta, l'ultima storia risale a... non ne go la
minima idea, ma risale a troppo tempo fa con quella ZoNami Nakamaship.
L'ho un po' trascurata a favore di altre raccolte, altre long fiction e
altre one-shot, e la cosa mi dispiace molto, moltissimo, visto
che quando l'ho
cominciata ero davvero contentissima, essendo la prima raccolta che
avevo
intenzione di postare sul fandom appena arrivata
Comunque sia, credo che alla fine le storie non saranno più
trenta, bensì cinquanta. Giacché io scrivo
principalmente
ZoSan, conclusa questa sarebbe stupido cominciare un'altra raccolta che
segue più o meno la stessa base di questa, quindi mi
conviene
incorporare i nuovi capitoli in una sola e cambiare quel Thirty in
Fifty, anche se Thirty mi piace di più *rotola*
Non so se lascerò quel numero o meno, anche
perché per me significa qualcosa, ma si vedrà
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** What amazing crew, what amazing feeling ***
What amazing crew, what amazing feeling
Titolo: What amazing crew,
what amazing feeling
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2567 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Nico Robin, Sanji
Black-Leg, Mugiwara
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life,
What if?
Colourful Green: #04.
Invidia
Tabella/Prompt: Luoghi
› 15. Bosco
Binks
Challenge: 31° Cimitero
› 32° Invidia
Una ficcy...
al prompt: Ti sei mai
innamorato?
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
si schermò gli occhi con una mano per proteggerli dalla luce
del
sole, incapace di capire esattamente che ore fossero.
Se doveva dirla tutta non era nemmeno
certo di dove si trovasse,
e, a quanto sembrava, neanche Robin era riuscita a determinare la zona
in cui erano capitati, pur perlustrando i dintorni con il suo potere.
In poche parole si erano persi in due, e di sicuro era l'unico a
trovare quella situazione particolarmente snervante. Non appena aveva
visto i ruderi e il cimitero presente in zona, difatti, Robin gli aveva
detto di aspettare con un semplice cenno della mano, incamminandosi fra
le lapidi ricoperte di muschio che spuntavano dal terreno per
avvicinarsi estasiata alle rovine, curiosa. Aveva ripulito dalla
polvere i caratteri scolpiti nella roccia, incurante di essersi
macchiata le dita di erba e detriti, e, immergendosi completamente in
quel mondo antico, aveva cominciato a leggere le vecchie scritture
senza più badare a Zoro, che si era ritirato in un angoletto
con
le braccia incrociate dietro alla testa. Tra uno sbadiglio e l'altro
aveva osservato l'archeologa, seguendola con lo sguardo ogni qual volta
lei, eccitata come non mai, scavalcava qualche tomba per spostarsi
verso altre costruzioni di pietra e assimilarne la conoscenza,
desiderosa di saperne sempre più sulla popolazione che aveva
abitato su quella parte dell'isola, qualunque essa fosse. E tuttora lo
stava facendo, per quanto Zoro avesse ormai raggiunto il punto di
rottura.
Borbottando qualcosa fra sé e
sé, lo spadaccino si
sdraiò del tutto sull'erba alta che ricopriva gran parte del
cimitero e continuò a fissare il cielo, trovando molto
più interessanti le nuvole sfilacciate che, sospinte dal
vento,
sembravano ricordargli il fumo della sigaretta di un certo idiota di
sua conoscenza. Se ci fosse stato lui avrebbero sicuramene litigato
come al solito, però, e doveva ammetterlo, almeno sarebbe
stato
molto più interessante di quel mortorio. Non che starsene
per
una volta tranquillo gli dispiacesse davvero come voleva far credere a
se stesso, ma alla lunga, specialmente dopo tutto il tempo che aveva
passato con quella sgangherata ciurma, quella situazione, per lui,
stava cominciando a diventare snervante. E, forse per ricordargli che
il cuoco serviva anche a qualcos'altro, il suo stomaco
brontolò
in modo imbarazzante, richiamando l'attenzione di Robin e facendo
imporporare lui come un dannato moccioso. Ah, merda.
«Oh, scusa, kenshi-san... ci
ho messo troppo?»
domandò l'archeologa in tono cortese, annullando la distanza
che
li separava mentre si sistemava la borsa in spalla. I suoi passi erano
leggeri e aveva un bel sorriso compiaciuto in volto, e forse fu proprio
nel vederlo che Zoro evitò di risponderle sgarbatamente che,
aye, per i suoi gusti aveva perso decisamente troppo tempo.
«Ah, lascia
perdere», borbottò nel rialzarsi
in piedi, e nel lanciarle un'occhiata si accigliò,
concentrando
la propria attenzione sul braccio destro della donna, percorso da un
taglio netto e regolare che sanguinava pigramente verso il basso.
«Ohi, ma sei ferita».
Robin sbatté le palpebre,
abbassando a sua volta lo
sguardo sul punto che lo spadaccino stava fissando. «Oh,
dev'essere successo quando mi sono inoltrata fra quegli
arbusti»,
fece spallucce, accennando distrattamente con una mano ad un groviglio
di rovi sulla destra, a ridosso di un edificio inclinato su se stesso e
dal tetto ormai cadente. «Forse è stata qualche
spina».
«Stupida»,
sbottò Zoro in risposta,
sciogliendo con i denti la bandana che portava legata al braccio per
fasciare con essa la ferita alla bell'e meglio, dandole la forma di una
medicazione improvvisata sotto lo sguardo stralunato dell'archeologa.
«Non fare quella faccia», soggiunse lo spadaccino
nel
vederla, sbuffando, «non vorrai sanguinare fino a che non
raggiungeremo gli altri, spero».
Robin sorrise, tornando a fissare il
viso del compagno,
vagamente arrossato. Tutti sapevano come Zoro non facesse distinzioni
fra uomini e donne, dunque il fatto che si fosse preoccupato in quel
modo - per un taglietto da niente, poi - sembrava quasi divertirla.
«Quanta premura, kenshi-san».
«Non è premura,
è una precauzione»,
sembrò voler precisare immediatamente il Vice Capitano, come
a
voler mettere in chiaro che lui, a differenza del cuoco, non faceva
favoritisi alle donne. Se al suo posto si fosse trovato Usopp, Franky o
Rufy, avrebbe fatto la stessa identica cosa.
«Quindi l'avresti fatto anche
se si fosse trattato di cook-san?»
Oh, beh, certo. Ovvio.
Se si fosse trattato di quell'idiota avrebbe stretto fino a che il
sangue non si fosse fermato del tutto e lui fosse stato sicuro che quel
damerino non correva il rischio di stramazzare al suolo. Alt. Un
momento. Che cazzo stava pensando? E perché
sembrava che Robin
leggesse ciò che gli passava in quel fottuto cervello che si
ritrovava?
«Quel cuoco di merda sa
cavarsela benissimo anche da
solo», bofonchiò, frenando miracolosamente i
propri
pensieri. Stavano diventando un po' troppo pericolosi, per i suoi
gusti. «Non vedo perché dovrei stargli dietro
ventiquattr'ore su ventiquattro».
«Oh, ma tu vorresti stargli
dietro, non è
così?» replicò Robin, e Zoro, nel
voltarsi verso di
lei, aprì la bocca per rispondere, tacendo qualche attimo
dopo
nel notare il luccichio sfavillante nei suoi occhi e l'aria divertita
che sembrava essersi dipinta sul suo viso. Ohi, che cazzo...?
Quella
che aveva letto nelle parole di Robin era malizia? O era lui quello che
si faceva inutili viaggi mentali e paranoie di ogni genere? Och,
sicuramente era
vera la seconda ipotesi.
«C-Che diavolo stai
farneticando?» borbottò,
cominciando ad incamminarsi nel folto del bosco, forse nella speranza
che la conversazione morisse lì e Robin non cercasse
inutilmente
di fargli fare pace con il suo stupido cervello. Non voleva sapere cosa
gli gironzolasse nella testa da un po' di tempo a quella parte quando
si trattava di lei, del cuoco o di chiunque fosse nel raggio di mezzo
centimetro da lui. «Vediamo di darci una mossa, piuttosto.
Dobbiamo trovare gli altri».
«Non credo che quella sia la
direzione giusta,
kenshi-san», gli disse Robin, facendo fiorire una mano sul
suo
braccio per afferrargli il polso, volendo richiamare la sua attenzione
in quel modo. «Siamo venuti da lì e abbiamo girato
in
tondo per ben tre volte». Segnò il numero con
un'altra
mano prima di accennare con una terza un piccolo sentiero che si
estendeva fra l'erba alta dietro al limitare del cimitero. Non si
riusciva a scorgere nemmeno se non si guardava con attenzione, e Zoro,
pur borbottando che lui sapeva perfettamente dove stava andando,
dovette ammettere a se stesso che Robin ci sapeva fare, nel vedere
piccolezze simili. Non era archeologa per nulla, in fin dei conti.
«Che stiamo aspettando,
allora?» rimbrottò
dunque lo spadaccino, ritornando sui propri passi per seguire Robin da
almeno mezzo metro di distanza. In quel modo avrebbe avuto maggior
spazio di manovra in caso qualche bizzarro animale avesse deciso di
attaccarli, e avrebbe anche potuto controllare meglio la zona e Robin
stessa, che in quel momento aveva imboccato il sentiero senza
aspettarlo, certa che lui l'avrebbe seguita senza problemi.
Ficcandosi una mano nell'haramaki e
poggiando l'altra sull'elsa
dell'Ichimonji, Zoro affrettò l'andatura e
cominciò a
guardarsi intorno con estrema attenzione, facendo scorrere gli occhi
sulle cime degli alberi che li sovrastavano ai rami più
bassi
che si chiudevano intorno a loro, sino a passare agli arbusti
così fitti che sarebbe stato costretto a tagliare per
riuscire a
passare, se avessero dovuto prendere quel sentiero. Si ritrovarono ben
presto in uno spazio angusto costeggiato da una fila d'alberi sulla
destra e un'enorme costruzione sul davanti, completamente coperta di
muschio e d'edera. La parte superiore era crollata e le pietre erano
state logorate dalle intemperie, simbolo che quell'edificio doveva
avere più anni di loro due messi assieme.
Robin non perse un attimo ad
avvicinarsi, curiosa. «Ti
spiace se do' una veloce occhiata anche a questo,
kenshi-san?»
domandò, ma sembrava pronta a studiarlo comunque anche se lo
spadaccino in questione le avesse messo addosso una fretta del diavolo.
Zoro si limitò dunque a fare spallucce e a lasciarle carta
bianca, gettando un rapido sguardo verso un albero concavo che, in quel
momento, sembrava perfetto per un'altra pennichella. Robin avrebbe
sicuramente perso un mucchio di tempo, quindi perché non
dormire? A ridestarlo da quei suoi pensieri fu l'urlo dell'archeologa,
e volse rapidamente lo sguardo nella sua direzione solo per vedere la
terra spaccarsi del tutto sotto i suoi piedi e lei capitolare di sotto.
«Merda!»
esclamò, gettandosi svelto verso il
bordo del precipizio per allungare una mano, non riuscendo ad
afferrarla in tempo; gli rimase solo il laccio della borsa e,
imprecando, si gettò a sua volta nel vuoto, avvolgendo un
braccio intorno ai suoi fianchi prima di affondare a tentoni una mano
nel terriccio nel vano tentativo di arrestare la loro caduta,
catturando fra le dita una radice che sporgeva nella parete, per quanto
la presa stesse già cominciando a venir meno. La
radice si
staccò del tutto dal terreno e ricominciarono a precipitare,
e
Zoro ebbe appena il tempo di pensare che la sua vita sarebbe finita in
quel modo miserevole prima che nelle sue orecchie sentisse Robin
esclamare «Cient
Fleur Wing!»
e ritrovarsi con un braccio ghermito da
entrambe le mani dell'archeologa, sospeso a qualche metro da terra.
Non riuscendo a capacitarsene,
sollevò lo sguardo,
vedendo Robin con... merda, erano ali, quelle che aveva sulla schiena?
Da dove cazzo erano uscite? «Ma che diavolo...?!»
esclamò incredulo, vedendo Robin sorridere con una certa
fatica.
«Attenuerà un po'
la caduta», asserì
semplicemente lei, e, prima ancora che Zoro potesse anche solo pensare
di ribattere qualcosa, quelle ali sparirono, lasciandoli nuovamente in
balia della forza di gravità; rapido come una freccia
scoccata
da un arco, il Vice Capitano afferrò Robin sotto l'incavo
delle
ginocchia e la sorresse contro il proprio petto, caracollando sul
terreno con tutto il peso. Ruzzolarono per più di mezzo
metro
prima di riuscire a fermarsi, e lo spadaccino, imprecando, si
sollevò a fatica con l'archeologa ancora fra le braccia,
sentendo l'erba umida attorniargli le ginocchia e bagnargli i pantaloni.
«Ohi, tutto bene?»
domandò a Robin nel
vederla massaggiarsi la testa, sospirando di sollievo quando lei
alzò il viso e gli sorrise.
«Sto bene, kenshi-san,
grazie».
«Ohi, bastardo di un marimo!
Leva subito le tue manacce da
Robin-chan!» La voce improvvisa di Sanji fu capace di farli
sussultare entrambi, come se fossero appena stati colti in flagrante a
fare cose di dubbia moralità. Sollevarono in contemporanea
lo
sguardo verso di lui, a meno di un metro di distanza, scorgendo le
sagome dei restanti membri della ciurma che si facevano largo nel bel
mezzo della boscaglia. Prima ancora che potesse anche solo pensare di
lasciare l'archeologa, però, Zoro fu scaraventato contro il
muro
di terra dietro di sé da un calcio poderoso del cuoco, che
si
inginocchiò immediatamente davanti alla donna dopo averle
delicatamente preso le mani. «Stai bene, Robin-chan? Quel
gorilla
pervertito ha provato a farti qualcosa? Ad una tua sola parola
è
un uomo morto!»
Al tono concitato e nervoso del cuoco,
Robin ridacchiò,
e, gettando uno sguardo al povero spadaccino preso ingiustamente a
calci, scosse il capo.
«Tranquillo, cook-san... kenshi-san si è
comportato come
un vero e proprio gentiluomo», lo rassicurò, per
quanto
Sanji non si fosse risparmiato dal fulminare con lo sguardo Zoro,
appena rimessosi in piedi. Merda, quel cuoco era fuori di testa.
Per fortuna o per sfortuna, la sera
calò in fretta e li
costrinse ad accamparsi nel bosco, a più di mezza giornata
di
cammino dal luogo in cui avevano attraccato la Sunny. Franky era
rimasto a fare la guardia e non si sarebbe di sicuro spaventato a
passare la notte da solo, dunque, dopo quella che parve
un'eternità, accesero un fuoco e Sanji cominciò a
preparare la cena, spronato da un Rufy sempre più desideroso
di
mettere qualcosa sotto i denti. Dal canto suo, invece, Zoro se ne stava
seduto contro il tronco di un albero ad osservarlo con la fronte
aggrottata, continuando a domandarsi perché diavolo
quell'idiota
se la fosse presa così tanto per un'idiozia simile. Se ci
fosse
stato lui avrebbe anteposto l'incolumità di Robin alla
propria,
no? Quindi perché accidenti doveva fare tutte quelle storie?
E
perché lui ci stava ancora pensando? In fin dei conti di
quel
cretino di un cuoco non gli interessava nulla, anche se...
«Va tutto bene,
kenshi-san?» gli venne chiesto da
Robin, prima che quest'ultima si accomodasse accanto a lui. La
guardò velocemente e fece spallucce, tornando a
concentrarsi,
anche non volendo, sui movimenti del cuoco, che aveva frattanto
rifilato un calcio a Rufy per evitare che rubasse dallo spiedo il
cinghiale che stava ancora rosolando sul fuoco.
«Certo che va bene, perché non
dovrebbe?»
borbottò di rimando, sentendola ridacchiare.
«Te la sei presa per il modo in cui ha reagito
cook-san?»
«Che diavolo vai dicendo? Non sono un moccioso, Robin. Quel
cuoco
può fare quello che gli pare e piace, la cosa non mi sfiora
minimamente», ci tenne ad informarla, come se si sentisse in
dovere di farlo. I discorsi di Robin avevano preso una piega un po'
imprevista, e se la donna avesse continuato a stressarlo in quel modo,
molto probabilmente avrebbe dato in escandescenza e non avrebbe capito
più niente.
«Ohi,
piuttosto, uhm... sei stata grande. Con il trucco delle ali,
intendo».
L'archeologa sorrise, accavallando disinvolta le gambe e, poggiando un
gomito sul ginocchio, abbandonò il mento sul palmo di una
mano.
«Quello non era nulla di che... dura
solo cinque secondi, ecco perché lo uso molto raramente. E
tu
sei di sicuro molto più leggero di Franky»,
ridacchiò, facendo fiorire una mano sulla sua spalla per
carezzargli una guancia con la punta delle dita, tutto solo per il
gusto di vederlo arrossire e distogliere lo sguardo come un ragazzino.
E fu proprio nel farlo che Zoro si accorse che avevano un osservatore,
e che quell'osservatore era proprio quell'idiota di un cuoco, il cui
sguardo stranito non lasciava spazio a fraintendimenti. Ma non doveva
importargliene nulla, giusto? Robin era adulta e poteva fare qualunque
cosa desiderasse... anche corteggiare lui, a quanto sembrava. Ah,
accidenti. Non era abituato a cose del genere. «Ti
sei mai innamorato, kenshi-san?»
Confuso come non mai, Zoro sbatté più volte le
palpebre,
accigliato. «Che razza di domanda è?»
«Una domanda per fare due chiacchiere in attesa della
cena». Robin sorrise comprensiva, picchiettandosi due dita
sul
labbro inferiore.
«Io ti piacerei?»
Se
prima era arrossito, adesso il viso del Vice Capitano tendeva al
violaceo. «P-Perché diavolo mi chiedi una cosa
simile?»
«Lo devo prendere per un no? Forse è
perché sono troppo grande?»
«Cos... n-non è per questo!»
farfugliò, ma
quel suo modo di fare riuscì solo a far ridere Robin in
maniera
ancor più spensierata, tanto che si coprì la
bocca con
una mano.
«Stavo scherzando, kenshi-san, rilassati», lo
rassicurò, gettando una rapida occhiata verso il cuoco, che
aveva distolto lo sguardo proprio in quel momento per tirare un calcio
al Capitano, approfittatosi di quel suo breve attimo di distrazione per
provare a rubare del cibo. Robin alla scena ridacchiò,
tornando
ad osservare distrattamente lo spadaccino. «Ma
qualcuno che potrebbe piacerti c'è... o sbaglio?»
Zoro si lasciò sfuggire uno
sbuffo scocciato, per quanto
l'archeologa fosse stata sicura che anche lo sguardo del Vice Capitano,
forse non volendo, era andato a cercare la figura di Sanji. «Non
ho tempo da perdere dietro a idiozie simili»,
bofonchiò
poi, cercando di convincere se stesso e anche la donna; senza
aggiungere altro, e senza nemmeno attendere che fosse proprio lei a
farlo, si alzò e la lasciò sola, dirigendosi, guarda caso,
proprio verso il cuoco. E a Robin parve un dettaglio insignificante il
fatto che l'avesse fatto per infastidirlo, vedendoli poi litigare come
loro solito per chissà quale parola di troppo.
Scosse il capo, divertita. Quei due
sarebbero rimasti degli adorabili
testoni.
_Note inconcludenti dell'autrice
Mboh.
Non ho la benché minima idea di come abbia fatto ad uscire
una
storia del genere - poteva sembrare una ZoRobin, neh? -,
però
con questa one-shot ho lasciato ben intendere quanto diavolo mi
piacciano i paesaggi naturali e in particolar modo le giornate passate
nei boschi e le nottate accanto al fuoco. Perché?
Semplicemente
mi piace da impazzire e basta, non c'è un perché
Comunque sia, mi piace molto anche il rapporto che c'è tra
Robin
e Zoro, non necessariamente visto come romantico ma strettamente
nakamaship. Un po' come con Nami, che vedo unicamente con Rufy,
però, quando si tratta di Zoro, ce la vedo come compagna di
bevute dello spadaccino e certe volte anche come dispensatrice di buoni
consigli... a caro prezzo, ovviamente! *Ride in maniera incontrollata*
Era da tantissimo tempo che non aggiornavo questa raccolta e sono
contentissima di averlo fatto con una ZoRobin nakamaship infarcita di
ZoSan, e spero davvero che mi venga qualche altra idea per rendere
sempre più palese l'affetto che lega tutta la ciurma, sia
esso
in senso amoroso o semplicemente fraterno. E poi, beh... io a Robiin
l'ho sempre un po' vista come la mamma dell'equipaggio :3
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** [ All I want for Christmas is you ] Phantoms in falling snow ***
Phantoms in falling snow
Titolo: [ Special ] Phantoms
in falling snow
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 6513 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Mugiwara,
Roronoa
Zoro, Black-Leg
Sanji
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life,
What if?
Torneo Hunger Games: Vischio
Notte Bianca VII:
Nevicata improvvisa nel momento meno opportuno @ mapi_littleowl
Categoria di prompts: Condizioni
di tempo atmosferico ›
Neve
The season challenge: Inverno
› Vischio
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non era la
prima volta che Sanji vedeva la neve, ma
fino a quel momento non aveva mai visto una città
completamente agghindata.
Rosso e oro spiccavano come tante luci in mezzo a quel bianco
abbagliante, e,
pur essendo solo vagamente a conoscenza del perché in tutta
la zona si sentisse
una così allegra aria di festa, quella era una cosa quanto
meno apprezzata.
Da mesi, ormai, le loro giornate erano
divenute un
susseguirsi di eventi imprevisti e disastrose fughe da marines fin
troppo
zelanti, quindi quell’atmosfera tranquilla e per niente
bellicosa non poteva
che fare bene all’animo di tutti loro. Per quanto il Capitano
stesse
protestando da una buona manciata di minuti che aveva fame, ovviamente. Una
vera e propria
esasperazione. Però, e Sanji doveva ammetterlo, tutto
sommato anche i suoi
lamenti passavano in secondo piano, se messi a confronto con lo
spettacolo che
avevano dinanzi. Ovunque si guardasse, sulle case, fra le cime degli
alberi e
persino al di sopra delle lettere dorate che componevano il nome della
città,
palline colorate e festoni abbellivano ogni angolo e rendevano quel
paesaggio
quasi magico, difficile dire se fosse a causa del Natale -
così l’aveva
chiamato l’uomo al quale avevano chiesto indicazioni, almeno
- o del dolce
profumo di panettoni appena fatti e delle canzoni allegre che
sembravano
risuonare in ogni dove. Proprio un posticino niente male per
rifocillarsi,
tutto sommato. Sempre lamenti del Capitano a parte.
«Rufy», lo riprese
Nami tutto d’un tratto, più
paziente di quanto gli altri credessero. «Se apri nuovamente
bocca, giuro che
ti lego un blocco di cemento al collo e ti getto a mare.
Intesi?» Beh, come non
detto. Non era paziente per niente e l’aveva appena
dimostrato.
«La smetto solo se andiamo a
mangiare», si impuntò
Cappello di paglia, e la navigatrice, dopo aver tratto un lungo
sospiro,
sollevò lo sguardo al cielo. Cosa aveva fatto di male per
meritarsi un Capitano
del genere?
«D’accordo, ma guai
a te se mi fai spendere troppo», lo mise in guardia,
girandosi poi per indicare
ad uno ad uno il resto della combriccola. «E questo vale
anche per voi. Non mi
va di finire sul lastrico solo per riempire il vostro stomaco in
chissà quale
bettola, mi sono spiegata?»
Un annuire collettivo e terrorizzato -
tranne da
parte di Sanji, il quale aveva immediatamente dimenticato il paesaggio
per
lodare come un idiota la sua bella compagna di ciurma - la fece
sorridere,
tanto che fu lei stessa ad incamminarsi per prima, con in viso la
stessa
espressione soddisfatta di un gatto che si era appena mangiato un topo.
«Benissimo. Dopo mangiato
andremo a fare
rifornimento per la nave, così potremmo goderci i restanti
tre giorni che
serviranno al Log Pose per registrare il magnetismo
dell’isola».
«Non dovremmo chiamare anche
kenshi-san, allora?» la
buttò lì Robin, gettando una rapida occhiata
verso il promontorio dietro cui
avevano nascosto la Sunny. In fin dei conti erano pirati, quindi
avevano
preferito non ancorarsi vicino al porto, per quanto quella cittadina
non
apparisse per niente ostile. Sembravano tutti concentrati a
festeggiare,
piuttosto che preoccuparsi dell’arrivo di possibili
imprevisti.
«Qualcuno deve pur restare di
guardia. Lo chiameremo
più tardi».
«Zoro ha detto che preferisce
restare a bordo.
Quando sono sceso si stava allenando», si intromise Chopper,
sorridendo nel
sentire la neve sotto le zampe. Non aveva smesso di farlo da quando
erano
arrivati, e di questo Usopp se ne accorse, tanto che gli diede
un’amichevole
pacca su una spalla.
«Ti ricorda casa,
eh?»
Il medico annuì
energicamente, più pimpante che mai.
Quello era stato un regalo di compleanno magnifico, per lui. Pur
avendolo
ricevuto con un giorno di ritardo. «Era da tanto che non
vedevo tutta questa
neve! Chissà come stanno Doctorine e tutti gli
altri!»
«Vedrai che stanno alla
grande! Soprattutto la
vecchia, arzilla com’è!»
«Su questo sono
d’accordo con Usopp», ridacchiò
Nami, stringendosi nella felpa e sistemandosi al contempo la sciarpa
intorno al
collo per proteggersi dal venticello gelido. «Quello scemo di
Zoro è
instancabile, comunque. Come farà ad allenarsi mezzo nudo
con questo freddo è
un mistero».
«Semplicemente
perché è
idiota, Nami-san», le disse Sanji in tono
sarcastico, e la
navigatrice si ritrovò a sbuffare ilare, dovendo in qualche
modo convenire con
lui. In fondo non aveva tutti i torti, e forse gliel’avrebbe
anche detto se
Sanji, scavando nelle tasche del giaccone e in quelle del pantalone,
non avesse
imprecato a denti stretti, facendole sollevare un sopracciglio.
«Ah, merda. Ho
dimenticato le sigarette».
Usopp gli scoccò
un’occhiata, scrollando le spalle.
«Puoi sempre comprare un pacco qui, no?» gli
suggerì, ma Sanji storse il naso,
come se la cosa non gli andasse per niente a genio.
«Scherzi? Con quello che
costano? E poi non vedo
l’ombra di una tabaccheria, quindi preferisco andare sul
sicuro e prenderne un
paio sulla Sunny».
«Di’ piuttosto che
vai a dare una controllata a
Zoro, fratello», sghignazzò Franky, rimasto in
silenzio fino a quel momento per
concentrarsi solo sul paesaggio, e probabilmente sarebbe stato meglio
se avesse
continuato a farlo, visto lo sguardo infuocato che gli venne lanciato
dal
cuoco.
«Franky, posso sempre trovare
il modo di cucinarti
in salmì. Cyborg o meno», sbottò
quest’ultimo al suo indirizzo, dando le spalle
a tutti loro e alle risatine divertite che parvero perseguitarlo
persino giù
per il sentiero che portava al promontorio. Dannazione, era
così prevedibile?
Sperava vivamente
che quello scemo
d’un carpentiere l’avesse detto solo per scherzo e
non perché lo pensava
davvero, poiché in tal caso prima avrebbe preso a calci lui
e poi quell’altro
idiota di Zoro, e senza nemmeno spiegargli il perché. Tanto
un motivo per
pestarlo l’avrebbe trovato comunque, alla fine.
A quei suoi stessi pensieri, Sanji si
ficcò entrambe
le mani nelle tasche per proteggerle dal freddo e allungò il
passo, desideroso
di raggiungere in fretta la Sunny. E non perché aveva
davvero intenzione di
controllare Zoro - insomma, che diavolo poteva importargliene? -, ma
semplicemente perché era in astinenza da nicotina e si stava
gelando il culo. Tutto
qui. Però si maledisse comunque
quando la prima cosa che fece una volta raggiunto il brigantino fu
quella di
cercare lo spadaccino con lo sguardo, scuotendo il capo per dare
priorità alle
sigarette. Prima loro e poi il marimo, non c’era storia.
Si sentì soddisfatto solo
quando, una volta
spalancata in fretta e furia la porta della camerata maschile e aver
frugato un
po’ dappertutto, trovò uno dei suoi preziosi
pacchetti e ne tirò fuori una
stecca, uscendo nuovamente sul ponte per fumarsela in santa pace. Se
l’era da
poco portata alle labbra e l’aveva accesa, però,
quando si rese conto che c’era
qualcosa che non quadrava, sulla Sunny. E non appena si accorse che
quel
qualcosa era uno strano silenzio, sollevò un sopracciglio,
accigliato. Non
sentiva il classico rumore metallico che producevano i pesi abnormi
dello
spadaccino quando venivano sollevati né tantomeno il suo
sonoro russare, e la
cosa lo stranì. Non era di guardia?
«Zoro?» lo chiamò, cercandolo dapprima
in
cucina e poi su in palestra, tornando dabbasso per controllare i
restanti
locali e persino il magazzino, più la sala motori ricolma di
barili di cola. Ma che
diavolo...?
«Ohi, marimo, se questo
è uno scherzo è davvero di
pessimo gusto», rimbrottò al vuoto,
giacché dello spadaccino non c’era nemmeno
l’ombra. Forse avrebbe dovuto informare gli altri? Per dire
loro cosa, poi? Che
Zoro era scomparso? Certo, come no. Conoscendolo si era semplicemente
ritrovato
a scendere e adesso si era perso chissà dove. Che idiota.
«Guarda che io me ne
vado, eh», lo mise in guardia, forse nel tentativo di
spronarlo ad uscire, se
era ancora lì. In fin dei conti erano soli e non avevano
avuto un attimo libero
per loro stessi né prima né dopo tutto il casino
successo a Water Seven ad
Enies Lobby, quindi avrebbero pur sempre potuto approfittarne... no? E
allora
dove diavolo era quell’idiota?
Sanji aggrottò la fronte,
mordendo furentemente il
filtro della sigaretta. «D’accordo, spadaccino di
merda. Ci si vede. Ma poi non
osare lamentarti che non si scopa», sbottò,
traendo una bella boccata di fumo
prima di dirigersi verso il parapetto e afferrare la scaletta per
scendere. Che
si fottesse, quel cretino. Lui se ne sarebbe tornato dalle sue muse e
avrebbe
passato i restanti tre giorni in loro compagnia, riscaldandole quando
avrebbero
tremato dal freddo e stringendole contro il proprio petto per tutta la
durata
della festa cittadina, godendo della loro vicinanza e, soprattutto, di
quella dei loro corpi prosperosi.
A quella costatazione interiore, il
cuoco ridacchiò e si
tamponò il naso sanguinante contro la manica del giubbotto,
immerso in quella
che nella sua testa era ormai divenuta una visione oltremodo
paradisiaca. E fu
specialmente quello il motivo del suo ritardo, per quanto si fosse
ritrovato a
chiedere a qualunque passante se avesse visto una splendida donna dai
lunghi
capelli neri e una favolosa rossa tutto pepe - e, nay, non era stato
un caso se aveva volutamente ignorato gli uomini
che avrebbero dovuto essere con loro - girovagare per le stradine
decorate a
festa. Si era poi diretto all’ostello Angeli
nella neve - qual posto migliore per ospitare le sue
preziosissime muse,
due angeli che ogni sacrosanto giorno avevano la pazienza di sopportare
una
ciurma di buzzurri? - seguendo le indicazioni che un gentile vecchietto
gli
aveva dato, e aveva letteralmente rischiato di scardinare la porta,
entrando
tutto impettito. Lo spettacolo che lo aveva colto l’aveva
lasciato sbalordito,
poiché ovunque guardasse c’erano abeti dai rami
ricolmi di palline e festoni
sulle cui punte troneggiavano angeli di ceramica dai vestiti di seta,
renne di
cartone fedelmente riprodotte appese ai muri e tavolate imbandite dai
piatti
più incredibili che avesse mai visto, dal semplice tacchino
con contorno di
patate lesse e carote a vere e proprie opere d’arte ricavate
con la carne e la
cresta di qualche Sea King. C’era persino del pungitopo su
due camini, a loro
volta agghindati con coccarde blu e argento e lucette colorate che si
accendevano ad intermittenza, donando un senso di beatitudine e calore
al pari
del fuoco scoppiettante nel camino incassato nel muro in fondo alla
sala.
Colpito, aveva perso una buona manciata
di minuti ad
osservare a destra e a manca ogni particolare prima di ricordarsi
perché si
trovasse lì, e nel guardarsi intorno non ci mise molto a
localizzare le due
ragazze, nonostante quel posto fosse gremito di gente che gironzolava o
se ne
stava semplicemente seduta ai tavoli e su rosse poltrone di velluto.
«Nami-swan!
Robin-chwan! Il vostro cavaliere è
tornato!» cinguettò, sovrastando il
chiacchiericcio delizioso che albergava lì dentro; quasi
danzando, il cuoco
piroettò letteralmente nella loro direzione prima di
prostrarsi davanti ai loro
piedi su un ginocchio, con una mano teatralmente poggiata
all’altezza del
cuore. «Vi sono mancato, mie dolci muse?»
Le ragazze ridacchiarono, ma fu Robin ad
indicargli
il posto vuoto accanto al suo. «Siediti e mangia anche tu
finché sei in tempo,
cook-san. Rufy-san, Usopp e Chopper sono andati a prendere dei dolci,
ma
conoscendo il Capitano vorrà mangiarsi anche quel poco che
sono riuscita a
metterti da parte».
Nel sentirla, il cuoco andò
letteralmente in
visibilio, e ci mancò poco che scoppiasse in un pianto
gioioso. «Oh,
Robin-chan! Ti sei preoccupata per me? Sono così
felic-» venne interrotto dalla
grossa mano di Franky che gli tappò la bocca e lo
tirò all’indietro fino a
farlo sedere malamente lui stesso, avendolo visto in procinto di
gettarsi a
peso morto fra le braccia dell’archeologa, la quale fu
abbastanza svelta a
nascondere una risata.
«Ohi, che accidenti
fai?!»
«Mangia e basta,
fratello».
«Cos’è,
in mancanza del marimo sei tu a interrompere
le mie dichiarazioni d’amore?» sbottò
Sanji, ma a quel suo stesso dire si zittì
un attimo, volgendo poi la propria completa attenzione sulla
navigatrice. «A
proposito del marimo, Nami-san, non era sulla Sunny»,
soggiunse, e la
cartografa si accigliò.
«Cosa? Non si stava allenando,
quello scemo?»
«Lo credevo anch’io,
ma a quanto pare mi sbagliavo».
Robin ridacchiò, sorseggiando
distrattamente il the
verde che aveva ordinato. «Probabilmente kenshi-san
avrà cambiato idea. Mentre
aspettavamo ho chiacchierato un po’ con il cameriere, e pare
che per un’intera
settimana non si farà altro che bere e festeggiare tutti
insieme questa
ricorrenza che loro chiamano Natale.
Magari kenshi-san avrà sentito a sua volta questa voce e
avrà deciso di unirsi
ai festeggiamenti». Sollevò lo sguardo sui propri
compagni, sorridendo
amabilmente nel vedere le loro espressioni stranite.
«Dopotutto sappiamo bene
quanto lui adori bere, no?»
«In effetti hai
ragione», convenne Nami,
sorreggendosi il viso sul palmo della mano con aria scocciata.
«Però mi chiedo
dove sia finito, adesso. Il suo senso dell’orientamento non
è dei migliori...
anzi, direi che non esiste affatto».
«Nami-san, Robin-chan, non
pensiamo a quello stupido
marimo, adesso. Divertiamoci, tanto prima o poi salterà
fuori come al solito».
A quel dire Franky batté una
mano sul tavolo,
divertito. «Sono d’accordo con Mr. Sopracciglio.
Non è di certo la prima volta
che succede. Domani penseremo anche ai rifornimenti», disse,
e Sanji,
rivolgendogli un sorriso, afferrò il proprio boccale e lo
sollevò verso l’alto.
«Brindiamo a qualche giorno di
tranquillità,
allora!» esclamò allegramente, e per quanto il suo
grido si fosse perso nella
miriade di voci che riempivano l’ostello, i suoi amici lo
imitarono e bevvero
tutti insieme, sentendosi contagiati dall’aria festiva che
aleggiava intorno a
loro.
Erano persino stati accolti dagli
abitanti come se
avessero sempre vissuto in città, difficile dire se fosse a
causa di quella
loro insolita ricorrenza o se fossero semplicemente ospitali con tutti,
cosa
che all’inizio li aveva portati a diffidare dallo gettarsi
nella mischia.
Avevano già avuto la loro brutta esperienza a Whisky Peek
senza doverla
ripetere una seconda volta. Tutto sommato, però, la gente
del posto appariva
socievole e i bambini avevano subito fatto amicizia con Rufy, giocando
con la
sua pelle elastica e gridando divertiti ogni qual volta lui allungava
il viso
per far loro le boccacce; Chopper aveva persino accettato di portarne
in groppa
qualcuno, scarrozzandoli di qua e di là per
l’ostello nella sua forma di renna
- alcuni bambini gli avevano persino chiesto se il suo nome fosse
Rudolf,
lasciandolo momentaneamente spiazzato -, mentre Usopp... beh, Usopp non
la
smetteva di raccontar loro le sue solite frottole, ma per una volta
nessuno
l’aveva richiamato all’ordine. Sembrava difatti che
tutti si stessero
divertendo, dunque farlo sarebbe stato un vero e proprio peccato.
Pur essendoci quell’atmosfera
gioiosa, però, Sanji
si era sentito poco partecipe. Och, aveva fatto la corte a tutte le
donne
presenti e si era persino guadagnato un bacio su una guancia - da una
vecchietta che l’aveva trovato simpatico, ma era pur sempre
una donna, no?!
-, tuttavia in qualche modo aveva
sentito anche la mancanza delle solite scaramucce che vedevano sempre
uniti lui
e lo spadaccino. Forse sarebbe dovuto uscire e andare a cercarlo? Senza
nemmeno
starci a riflettere su oltre o a pensare di avvertire qualcuno, il
cuoco
recuperò il giaccone che aveva abbandonato dietro allo
schienale della sedia e
se lo infilò mentre si avviava verso l’ingresso,
ignorando l’occhiata che gli
venne lanciata dal padrone dell’ostello, seduto su una
poltrona con un giornale
fra le mani.
«Dove vai, ragazzo?»
gli fu chiesto proprio da
quest’ultimo, con in viso un’espressione tra
l’incuriosito e il preoccupato.
«Non è consigliabile uscire quando cala il
tramonto, specialmente in questo
periodo dell’anno».
Sollevando un sopracciglio, Sanji si
fermò con una
mano sul pomello della porta solo per osservarlo meglio. Dalla
targhetta sul
petto poteva leggere il nome Duth, ma non aveva idea se fosse davvero
il suo e
nemmeno gli interessava. «E perché?»
«Tempeste di neve, temperatura
sotto lo zero... a
volte valanghe», lo informò, tornando con lo
sguardo sulla pagina del giornale
prima di accavallare le gambe. «Alcuni abitanti affermano
addirittura che fra
la neve si aggirino dei fantasmi, ma abito qui da più di
vent’anni e non ne ho
mai visti».
«Magari è
perché se ne sta rintanato qui dentro, lei
che dice?» ironizzò, e l’uomo, dopo un
attimo di silenzio - rotto solo dagli
schiamazzi della festa ormai in fermento -, si lasciò
sfuggire una grossa
risata.
«Vero anche questo,
giovanotto. Ma se hai davvero
così tanta fretta di uscire, fa’ pure. Io non ti
fermo di certo».
«Tanto non mi sarei fatto
fermare comunque», precisò
Sanji, chiudendo lì la conversazione per uscire; fuori, il
vento gelido lo
colpì come uno schiaffo in pieno viso e lo costrinse a
socchiudere le palpebre
e a nascondersi il volto con il colletto del giaccone, per quanto fosse
del
tutto vano tentare di riscaldarsi in quel modo. Faceva un freddo cane e
per le
strade innevate non c’era anima viva, tanto che tutti gli
addobbi che venivano
smossi dalle folate, le palline di plastica che cozzavano
l’una contro l’altra
e i cigolii delle insegne facevano apparire quel posto bizzarramente
desolato,
molto diverso da quando l’aveva visto non appena sbarcati.
«Sanji?» La voce di
Chopper alle sue spalle lo fece
trasalire, e poco ci mancò che facesse un salto per lo
spavento, voltandosi
immediatamente verso di lui. Aveva riacquistato la sua forma normale e
lo
guardava con il naso all’insù, il cappello
malmesso sulla testa e il capo
inclinato un po’ verso una spalla, quasi fosse incuriosito.
«Che cosa ci fai qua
fuori? Fa freddo».
Grattandosi dietro al collo, il cuoco
cercò una
buona scusa a cui appigliarsi, ma non trovandola si limitò a
stringersi nelle
spalle. «Io... ho una cosa urgente da fare»,
asserì semplicemente. «Puoi dire
tu a Nami-san che tornerò il prima possibile?»
«C’entra la
scomparsa di Zoro?» domandò il dottore,
aggiungendo subito un: «Me l’ha detto
Franky» per giustificarsi non appena si
accorse dell’espressione incredula del compagno, che si
ritrovò a sospirare.
Diavolo, quello scemo di Franky avrebbe fatto una brutta fine prima
dell’alba,
ne era certo. Altro che “A
Natale si è
tutti più buoni” come recitava il
cartello verde e oro appeso fuori
dall’ostello.
«Okay, c’entra il
marimo», si arrese all’evidenza,
ponendo immediatamente un dito dinanzi a Chopper, giacché
l’aveva visto pronto
a ribattere. «Ma solo
perché non
possiamo perdere tempo dietro alle sue scomparse, visto che abbiamo a
malapena
tre giorni. Quindi prima lo troviamo, meglio è».
«Allora ti
accompagno».
«Non ce
n’è bisogno, Chopper».
«Ma io posso sentire il suo
odore».
Sanji fece per aggiungere qualcosa,
però il dottore
non aveva tutti i torti. Essendo una renna aveva sicuramente un fiuto
molto più
sviluppato del suo, dunque perché non tentare? Avrebbero
anche fatto più in
fretta e sarebbero tornati a scaldarsi e a godersi il resto della
serata,
festeggiando la ricorrenza paesana. «Diamoci una mossa,
Chopper», gli disse con
semplicità, dandogli le spalle per incamminarsi per primo;
il cuoco non poté
vederlo in viso, ma l’esclamazione entusiasta che il medico
si lasciò sfuggire
gli diede l’agio di supporre che stesse anche sorridendo, e
si ritrovò a
sbuffare ilare, probabilmente divertito da quella bislacca
spensieratezza. E
come dargli torto, in fondo? Aveva sentito a sua volta quel discorso
con Usopp,
dunque era normale che il dottore si sentisse molto più a
suo agio di lui in
mezzo a tutta quella neve.
Lasciò che Chopper lo
superasse, e, una volta
trasformatosi, lo vide annusare dapprima il terreno e poi
l’aria, con naso e
muso frementi nel tentativo di separare l’odore di Zoro da
tutti quelli che li
circondavano; con un cenno del capo, poi, Chopper lo spronò
a discendere la
stradina lastricata della città per addentrarsi nel bosco,
lasciandolo
accigliato. Dove accidenti era andato a cacciarsi quel marimo sperduto?
Il
cuoco imprecò a denti stretti, affrettando il passo il
più possibile per non
perdere di vista Chopper, prendendosi giusto un attimo per lanciare
un’occhiata
alle case desolate che si lasciava alle spalle. Davvero poco natalizio, avrebbe
detto il sindaco del
posto.
A quel pensiero scosse il capo,
chinandosi a mezzo
busto per poter passare attraverso un intreccio di rami e foglie ormai
bruciate
dal freddo, ritrovandosi nella boscaglia; avanzarono fra la neve con
lentezza,
poiché ad ogni passo gli stivali di Sanji affondavano sempre
più in quella
coltre bianca che ricopriva completamente il terreno - avrebbe giurato
che si
fosse accumulata di quindici centimetri buoni, visto che gli arrivava
alle
caviglie - e lo costringevano a tirarli continuamente fuori, in modo da
poter
riprendere in fretta il cammino; Chopper aveva assicurato che sentiva
vagamente
l’odore di Zoro, e, per quanto non fosse a sua volta sicuro
della distanza che
li separava dal loro compagno, era certo che quella fosse decisamente
la
direzione giusta.
D’un tratto Chopper si
fermò, annusando
insistentemente il terreno. «È passato da questa
parte».
«Sei sicuro?»
Chopper annuì. «Non
ci sono dubbi. Riconoscerei
quest’odore di metallo fra mille».
«Cerchiamo di trovarlo in
fretta, allora», borbottò
il cuoco, stringendosi nel giaccone e guardandosi intorno.
«In questo momento
preferirei essere dentro a festeggiare, piuttosto che qui fuori a
cercare un
idiota come lui».
Il medico ridacchiò e, con un
cenno del muso, lo
invitò ad affiancarsi a lui, riprendendo quella traversata
nella neve. Ad ogni
passo le sue zampe lasciavano solchi profondi e netti, e forse
avrebbero anche
potuto utilizzare quelle come punto di orientamento nel caso in cui si
fossero
persi. Il tempo, però, parve essere malevolo con entrambi,
poiché grossi
fiocchi di neve cominciarono a cadere dal cielo, completando
l'imbiancamento
delle cime degli alberi e innevando loro stessi.
Con uno sbuffo, Sanji si
scrollò inutilmente un buon
quantitativo di neve accumulatasi su testa e spalle, e per la
distrazione quasi
rischiò di sbattere la faccia contro il ramo basso di un
albero, scansandolo
appena in tempo con una piccola imprecazione; alzando lo sguardo si
accigliò,
rendendosi finalmente conto di essere rimasto solo.
«Chopper?» lo chiamò,
assottigliando le palpebre nel tentativo di scorgere qualche movimento
oltre il
folto del bosco, del tutto immerso nella
neve. Del dottore, però, non c’era nemmeno
l’ombra.
Sanji sospirò,
scompigliandosi i capelli con una
mano. Oh. Perfetto. Non solo il marimo, adesso anche Chopper. Beh, lui,
almeno,
aveva il vantaggio di poter sentire gli odori, quindi avrebbe potuto
ritrovare
entrambi molto più facilmente di quanto non avrebbero potuto
fare loro. L’unica
cosa da fare in quel momento era tentare di trovare Zoro, per quanto
gli
sembrasse un’impresa a dir poco titanica. Sarebbe stato
più facile trovare l’All
Blue, probabilmente, e la sua forse non era nemmeno ironia.
Nel pensarlo si lasciò
sfuggire uno sbuffo divertito
e riprese ad avanzare lentamente nella neve, senza perdere di vista la
boscaglia intorno a lui. Era attento a qualunque movimento e persino ai
possibili richiami lontani degli animali, pur non avendo ancora sentito
nulla. Sembrava
quasi che il bosco stesso fosse addormentato in mezzo a quella neve, e
ciò non
fece altro che riportare nella sua mente il prepotente pensiero di
ritornare
sui suoi passi e di festeggiare il giorno di Natale in compagnia della
restante
ciurma. Zoro tanto sarebbe tornato da solo, no?
Un rumore alle sue spalle lo mise in
allerta e si
affrettò a voltarsi, grattandosi il capo e sollevando un
sopracciglio nel non vedere
nulla. Strano. Forse se l’era solo sognato. Dovette
ricredersi, però, quando
tornò a guardare avanti e vide qualcosa muoversi fra la
boscaglia, e Sanji
rimase immobile al proprio posto, sentendo un brivido attraversargli di
netto
la spina dorsale. Quello spirito bianco che gli era appena fluttuato
davanti
non era un fantasma,
vero? Era solo
uno stupido gioco di luce o uno scherzo dovuto al ritmico mulinare dei
fiocchi
di neve che cadevano dal cielo... giusto? Ah,
merda. Sperava davvero che fosse così,
perché altrimenti, se uno di quei
fantasmi l’avesse ucciso, lui avrebbe cercato il modo di
tornare solo per
tormentare quello stupido marimo per tutta la sua vita. In fin dei
conti era a
causa sua se si trovava lì fuori, no? Quindi quello gli
sembrava il minimo.
Deglutì, però, nel
momento stesso in cui
quell’apparizione si fermò fra due alberi e parve
voltarsi verso di lui,
facendolo sussultare involontariamente mentre prendeva forma dinanzi ai
suoi
occhi. La sagoma senza contorno parve acquisire consistenza e il lungo
spirito
bianco si dimostrò essere una tunica immacolata che pareva
fondersi con la neve
stessa, dando la bizzarra impressione che essa fuoriuscisse proprio dal
terreno; le braccia, trasparenti e scheletriche, si allungarono per
sfiorare
con dita di ghiaccio le cortecce degli alberi e sbriciolare la brina
accumulatasi su di esso, mostrando a poco a poco a Sanji il viso
fanciullesco
di una giovane donna dai corti capelli neri, il cui sorriso parve
gelargli
seduta stante il sangue nelle vene. Quella... poteva mai, quella donna,
essere
la Regina delle nevi
di cui tanto
aveva sentito parlare? Oppure il freddo gli era andato al cervello e
lui stava
in realtà delirando? Come se non bastasse, quello spirito
gli stava facendo
cenno di avvicinarsi e seguirlo, invitandolo chissà dove.
Per quanto potesse
essere una bella donna, non era così stupido da cascare in
una trappola...
perché quella era
una trappola, vero?
Sanji non ebbe il tempo per scoprirlo, poiché quella figura,
non appena lui
mosse qualche passo circospetto verso di lei, scomparve con la stessa
rapidità
con cui era apparsa, lasciandolo più spiazzato che mai. Ma
cosa...? Che le
storie sui fantasmi raccontategli dal padrone dell’ostello
fossero in realtà vere?
Nah, si rifiutava di crederlo.
Si diede due schiaffi sulle guance e
tentò di
riprendere il controllo di se stesso, traendo un lungo sospiro. Che
idiota. Lui
non era mica Usopp, non poteva spaventarsi solo per qualche stronzata!
Però...
si guardò ancora una volta intorno, preoccupato. Non sapeva
se quel fantasma
sarebbe tornato, non aveva la benché minima idea di dove
fosse e i posti gli
sembravano praticamente tutti uguali, e per un brevissimo e orribile attimo si
sentì quasi come
Zoro. Accidenti... forse si era perso. Deglutì e
cercò di darsi una calmata,
riprendendo ad avanzare. Stare fermo non avrebbe aiutato, anzi,
l’avrebbe solo
fatto congelare più in fretta; non mosse più di
qualche passo, però, poiché
inciampò in qualcosa e quasi rischiò di
fracassarsi la testa.
«Merda!»
esclamò, riuscendo ad arrestare la caduta
appena in tempo, per quanto fosse stato costretto a farlo con i palmi
delle
mani. Fortunatamente aveva i guanti e l’impatto con la neve
era stato meno
violento di quanto pensasse, ma entrambe le sue caviglie erano andate a
sbattere contro qualcosa di solito che non aveva nulla a che fare con
una
roccia. «Che diavolo...?» sussurrò a se
stesso, e quando si voltò per vedere
che cosa fosse, Sanji rimase letteralmente pietrificato. Quei capelli
verdi che
spuntavano timidamente dalla neve come fili d'erba, quel braccio
muscoloso
pieno di piccole cicatrici quasi invisibili, il fodero di quella katana
bianca
che quasi si confondeva con il paesaggio circostante...
Senza nemmeno riflettere,
cominciò a scavare per
scostare quanta più neve possibile, riuscendo a poco a poco
ad intravedere il
busto, le gambe, il viso, tentando al contempo di scacciare la brutta
sensazione che si era appropriata del suo animo. Che cosa ci faceva
Zoro
sepolto nella neve? «O-Ohi! Brutto bastardo, che cazzo stai
combinando?!»
sbraitò nello scuoterlo, tranquillizzandosi solo quando,
seppur debolmente, lo
spadaccino sollevò il braccio sinistro per mostrargli il
dito medio,
rimediandoci in risposta un calcio al fianco. Beh, se aveva la forza di
mandarlo a fanculo non stava morendo, tutto sommato. E lui che si era
pure
preoccupato per lui, maledizione!
«Sto... bene»,
biascicò lo spadaccino nel rimettersi
maldestramente in piedi, e non cadde solo perché Sanji lo
soccorse prontamente,
frenandolo. Stava bene, certo. Tremava per il freddo, aveva le labbra
livide ed
era gelido come un pezzo di ghiaccio, però il signorino
stava bene. Come no.
«Sei un fottuto idiota,
marimo», sbottò il cuoco,
imprecando a denti stretti mentre si passava il braccio del compagno
dietro
alle spalle, dovendo costatare che quel cretino, con quella sua assurda massa di
muscoli, pesava più di
quanto avesse mai pensato. «Lo sai benissimo che ti perdi,
dannazione! Per una
volta puoi farci il favore di startene buono e non costringerci a
venire a
cercarti!»
Pur avendolo fulminato con lo sguardo,
Zoro cercò di
tirarsi su per non gravare troppo su di lui, scuotendo un attimo il
capo come
se in quel modo volesse cercare di dare una sistemata ai propri
pensieri o
scrollarsi semplicemente via la neve dai capelli. «Sarei...
tornato da solo»,
rimbrottò di rimando, e Sanji non si risparmiò
dal tirargli una capocciata,
ignorando il lamento che si lasciò sfuggire.
«Certo, tra quanti secoli, esattamente?»
«Se vuoi litigare dimmelo
subito, stupido cuoco».
«Non voglio litigare, idiota.
Voglio solo tornarmene
all’ostello. Mi sto gelando il culo, quindi muovi le chiappe
e dammi una mano,
sei fottutamente pesante», berciò, e a quel dire
lo spadaccino sollevò un
angolo della bocca in un sorriso che non prometteva nulla di buono,
puntellandosi sul piede destro per spostare il proprio peso da una
gamba
all’altra; strinse poi a sé il compagno, in modo
che fosse il braccio che il
cuoco stesso si era portato dietro alle spalle a spingerlo contro il
suo petto.
«Io un modo per scaldarti il
culo ce l’avrei... così
potrei scaldarmi anch’io».
Sanji sentì un brivido
corrergli dietro la schiena,
e fu sicuro che non era stato causato dal freddo. Che razza di proposte
faceva,
quel cretino? «Non se ne parla, marimo pervertito»,
tagliò subito corto, prima
che il Vice Capitano potesse farsi venire qualche altra grandiosa idea. E
il suo era puro sarcasmo. «Spiegami piuttosto che
diavolo ci facevi mezzo morto nella neve».
«Meditazione zen?»
«Non sei credibile,
idiota».
«Te la metto su un altro
piano, allora: non sono
affari tuoi, cuoco».
«Lo sono eccome, ti ho appena salvato la
vita».
Zoro si scompigliò i capelli
con l’altra mano,
frustrato. «Ah, merda. Se provi a ridere ti faccio a
fette», minacciò, e, pur
ricevendo in risposta uno sbuffo ilare, trasse un lungo sospiro. Ormai,
rotto
per rotto, tanto valeva essere sinceri, con quel cuoco idiota.
«Fantasmi»,
asserì, spiegandosi meglio quando vide
l’espressione sconcertata del compagno.
«Dei fantasmi si erano presi la mia Ichimonji». Nel
dirlo portò immediatamente
due dita alla cintola per sfiorare l’elsa della sua preziosa
katana, quasi
volesse accertarsi della sua presenza. Se l’avesse perduta -
per di più in quel
modo assurdo - non se lo sarebbe mai perdonato. «Ho dovuto
inseguirli. Dicevano
che sarebbe stata perfetta come regalo di Natale».
«Ti credo».
«Eh?»
«Ho detto che ti credo,
marimo. Sei sordo?» borbottò
il cuoco, sistemandosi meglio il suo braccio possente sulle spalle
mentre
avanzavano. «Può darsi che... uhm... li abbia
visti anch’io», soggiunse,
accennando al silenzio con l’altra mano. «Non una
parola», lo redarguì, e Zoro
abbozzò semplicemente un sorrisetto, anche perché
non fece in tempo a dire
nulla. Fra la boscaglia, difatti, comparve la figura di Chopper che,
vedendoli
entrambi ricoperti di neve e bianchi in viso - a suo dire, almeno -,
dapprima
si fece prendere dal panico cercando l’aiuto di un dottore,
e, dopo avergli
tenuto presente per la milionesima volta che il dottore era lui, si
affrettò a
far loro strada e a portarli fuori da quella foresta, in modo che
potessero riscaldarsi
all’interno dell’ostello. Ed era proprio
lì che si trovavano adesso, seduti su
una poltrona a bearsi del calore che donavano il fuoco nel camino e la
presenza
di tutte quelle persone che festeggiavano allegramente.
«Tu e il tuo amico siete
proprio delle teste calde,
giovanotto», sghignazzò Duth, il proprietario,
mordicchiando il beccuccio di
ferro della pipa che aveva fra le labbra. «Te
l’avevo detto che non era
consigliabile uscire».
Sanji lo guardò male, vedendo
con la coda
dell’occhio Zoro poggiarsi con il capo contro lo schienale.
«Se è per questo»,
si interruppe, starnutendo prima di soffiarsi il naso, «mi ha
detto anche di
fare come mi pareva».
Duth proruppe in una grossa risata.
«Ma non credevo
di certo che mi prendessi così alla lettera, ragazzo mio!
Nessuno è mai andato
in giro a Natale, figurarsi se pensavo che lo facesse proprio qualche
turista
venuto qui per divertirsi!» Nel dirlo appioppò una
bella pacca su una spalla ad
entrambi, affossandoli praticamente nelle poltrone per la forza
utilizzata. «Vi
porto qualcosa che vi farà stare sicuramente
meglio», si congedò con un’ultima
risatina, e Sanji non poté fare a meno di chiedersi che
diavolo ci trovasse di
così divertente. Non passarono più di cinque
minuti che Duth tornò con due bei
boccali di cognac - l’odore era forte e penetrante nonostante
il profumo di
dolci e zucchero filato -, porgendoli loro. «Ecco qua,
ragazzi. Stasera offre
la casa», disse allegro, ed entrambi ringraziarono con un
cenno del capo prima
di cominciare a bere, anche se nel mentre Sanji aveva notato una
coppietta
ferma sotto una piantina appesa al soffitto. Guardavano in alto verso
di essa e
abbassavano poi gli occhi per osservarsi in viso, ridacchiando nervosi
e
stringendosi l’uno fra le braccia dell’altra.
«Che stanno facendo
lì fermi?» domandò incuriosito,
e l’uomo, dopo aver seguito il suo sguardo e aver visto
ciò che stava fissando,
abbozzò un sorriso.
«Oh, quello? È il
bacio sotto al vischio. È
tradizione».
«In che senso?»
«Quando ci si trova
lì sotto, è di buon augurio
baciarsi».
Gli occhi di Sanji si illuminarono come
due fari
nella notte, e non ci mise nulla a scattare in piedi nonostante si
reggesse a
malapena sulle gambe assiderate e starnutisse tre volte su cinque,
rischiando
di mandare il boccale in frantumi se Zoro non fosse stato abbastanza
svelto dal
prenderlo al volo, pur rovesciandosi gran parte del contenuto addosso.
«Nami-san! Robin-chan!» esclamò fuori di
sé dalla gioia sotto lo sguardo
scettico del proprietario, il quale gettò
un’occhiata confusa a Zoro come se
volesse chiedergli tacitamente che cosa stesse succedendo; lo
spadaccino si
limitò a scrollare le spalle e a posare svelto i boccali sul
tavolino riposto
accanto alla propria poltrona, allungando un braccio per afferrare il
maglione
del cuoco e frenare sul nascere una sua possibile fuga.
«Ohi, che cazzo fai? Devo
andare dalle mie dee!»
sbraitò lui, rimediandoci uno sguardo infuocato.
«Chopper ha detto che non devi
muoverti, ricciolo».
«E da quando fai
ciò che ti dice Chopper, marimo?»
«Da quando lo decido io,
quindi sta’ zitto e non
rompere».
Ad interrompere quel loro battibecco fu
una nuova
risata da parte di Duth, che cominciò ad avviarsi al bancone
per servire da
bere a mezza città. «Non dovreste litigare,
ragazzi! È Natale!» esclamò
divertito, agitando una mano in segno di saluto e lasciandoli
lì come due
completi cretini. Accidenti. Questa faccenda del Natale la prendevano
proprio
sul serio.
Borbottando chissà cosa fra
sé e sé, Sanji si lasciò
cadere seduto ancora una volta sulla sua poltroncina e cercò
di concentrarsi
sull’atmosfera ciarliera che imperversava
nell’ostello, pur essendogli sfuggito
uno sbuffo ilare dalle labbra. «La verità
è che tu sei semplicemente geloso,
marimo», proferì, ottenendo in
risposta un semplice grugnito scontroso che poté benissimo
interpretare come un
«Continua a sognare» o un più volgare
«Non rompere le palle», entrambi molto
adatti a quello scemo di uno spadaccino. Ma che tipo fosse si sapeva,
ormai,
dunque non aveva quasi più senso salvare le apparenze, per
quanto Sanji ci
tenesse ancora.
«Ohi, Nami!» Il
grido allegro di Rufy si fece
sentire in mezzo a tutta quella calca di voci gioiose, prima che,
trotterellando, si affrettasse a raggiungere la ragazza - intenta a
chiacchierare con Robin accanto ad uno degli alberi addobbati - e a
fermarsi
praticamente a qualche centimetro da lei, tanto che fu quasi costretta
ad
indietreggiare per annullare quella vicinanza improvvisa.
«Hanno detto che a
Natale ci si scambiano dei doni», la informò, con
un sorriso a trentadue denti.
«Perché non mi regali della carne o
qualcos’altro di squisito da poter
mangiare?»
La navigatrice sollevò un
sopracciglio, incrociando
le braccia sotto al seno prosperoso. «Se è un
regalo dovrei sceglierlo io, ti
pare?» esordì, facendo ridacchiare Robin.
«Mica funziona
così!» si indignò Rufy.
«Spiacente, se lo vuoi scelgo
ciò che mi piace».
«Ma deve piacere a me, non a
te!»
Beh, in effetti il discorso del Capitano
non faceva
una piega, ma la cosa più divertente non era la convinzione
con cui pronunciava
quelle parole - beh, aye, probabilmente anche quella -,
bensì la sua
espressione divertita nonostante Nami, per quanto sorridesse, apparisse
esasperata. Sembrava quasi più bambino dei marmocchietti che
se ne stavano
seduti a gambe incrociate vicino agli alberi addobbati, intenti a
scartare i
propri pacchetti colorati e a ridere sereni in compagnia di Franky, il
quale si
era prestato, sotto richiesta del sindaco della cittadella - e sotto
ordine di
Nami non appena aveva provato a rifiutare, giacché il
sindaco aveva promesso
lui una piccola ricompensa per il disturbo procuratogli -, a vestire i
panni di
quello che lui aveva chiamato Babbo
Natale, un uomo grassoccio e bontempone che portava doni e
giocattoli a
tutti i bambini che durante l’anno si erano comportati bene.
E c’era da dire
che vedere il carpentiere con una lunga barba bianca, un cappello rosso
dalle
rifiniture argento e oro e con un giaccone come unico indumento, non
era uno
spettacolo che si vedeva tutti i giorni. Mutande nere a parte, ma
quello era un
dettaglio su cui Sanji preferiva non soffermarsi.
L’allegria dei suoi compagni,
però, lo fece
sorridere, e, per quanto si trovasse seduto in un angolo in sola
compagnia di
Zoro, entrambi avvolti in una coperta di lana e con un principio di
influenza a
causa della troppa esposizione al freddo - o almeno a detta di Chopper,
visto
che avevano cercato in tutti i modi di convincerlo che stavano alla
grande
nonostante gli starnuti -, il cuoco si accoccolò meglio in
quella poltrona,
sentendosi oltremodo rilassato. Tutto sommato non era stata poi
così male,
quell’avventura
nella neve...
raffreddore e chiappe congelate a parte, ovviamente. E anche strane
visioni che
gli avevano fatto venire i brividi, ma mai come la neve caduta dal
cielo.
«Ohi, che non diventi
un’abitudine». La voce di Zoro
lo distrasse da quei suoi disparati pensieri e Sanji si
voltò verso di lui con
un sopracciglio inarcato, sollevando poi un angolo della bocca in un
sorriso.
«Che cosa, il fatto che per
una volta ti abbia quasi
salvato il culo o per l’averti detto che sei un fottuto
idiota?»
«Entrambe le cose»,
rimbrottò scontroso, ma il cuoco
rise.
«Che sei un idiota te lo dico
tutti i giorni,
marimo».
«Ohi, hai voglia di litigare,
per caso?!»
Sanji scosse immediatamente il capo,
tirando su con
il naso invece di soffiare. Tanto non sapeva nemmeno dove diavolo era
finito
quel suo stupido fazzoletto, e non aveva voglia di alzarsi per andare a
cercarne un altro. «Adesso no, però ricorda che
hai un paio di calci in
sospeso», rimbeccò sarcastico, e stavolta fu Zoro
a lasciarsi sfuggire una
mezza risata, seppur resa roca a causa del mal di gola.
«Piuttosto sei tu quello che
ha voglia di
prenderle».
«Non contarci»,
sghignazzò Sanji, inclinando il capo
verso di lui per adocchiarlo meglio. «Ah, marimo?»
lo chiamò, e quando Zoro si
voltò verso di lui con in viso un’espressione
incuriosita, ne approfittò per
annullare la poca distanza che li separava e poggiare così
le labbra sulle sue,
in un lieve sfiorar di bocche anziché un vero e proprio
bacio. Nell’allontanarsi
non gli sfuggì lo sguardo stupito dello spadaccino - era
raro, difatti, che
esternasse in modo così palese il loro rapporto -, e forse
fu proprio quella la
cosa che lo fece sorridere maggiormente. «Consideralo un
anticipo sul tuo
regalo. Buon Natale, brutto idiota».
Più tardi, a fine serata,
Sanji si sarebbe
probabilmente pentito di essersi mostrato così disponibile
agli occhi del
compagno, ma se si fosse poi ritrovato a rotolare fra le coperte tra
imprecazioni e baci, con il calore e la passione che li mandava in
estasi
mentre si impegnava a scartare a sua volta il proprio regalo, beh,
allora andava bene anche così. Quello sarebbe stato di
sicuro un Natale indimenticabile.
ジ
ングルベル ジングルベル メリークリスマス ! これが今夜の贈り物さ Sing!
♪~
ジングルベル ジングルベル ハッピーニューイヤー ! 終わらない歌 聴こえるはず! ♪~
Merry Christmas!
~♥
_Note inconcludenti dell'autrice
In primis
dico che questa storia è un regalo di compleanno per la mia
nipotola Red
Robin
- la quale adora le storie lunghe e soprattutto lo ZoSan - e ho cercato
dunque di farle una bella one-shot, anche se non mi convince del tutto;
è anche dedicata a tutte/i voi che ancora condividete la mia
stessa passione per la coppia Zoro/Sanji, che sembra ormai essere stata
dimenticata dalla maggior parte dei frequentatori del fandom
In secondo luogo, la storia sta anche partecipando a un contest a tema
natalizio, All
I want for Christmas is you indetto da Franda-chwan,
ed è la prima shot per la raccolta del contest Scrivimi
una raccolta indetto da visbs88
Ah, se qualcuno se lo stesse chiedendo: nay, non
è un caso se il fantasma che vede Sanji ha vagamente
l'aspetto di Kuina, ed è
lei, quando lo invita a seguirla, a rivelargli dove si trova Zoro. Da
qui anche
il richiamo all’Ichimonji rubata.
In ultimo, vi ricordo come sempre la raccolta della nipotola Mugiwara's
Christmas,
anch'essa a tema natalizio.
Ciò
detto, vi saluto, vado a rimpizzarmi *w*
Merry
Christmas and Happy New Year! ♥
Utae!
Jingle Bell! Straw Hat Pirates version
Traslitterazione: Jinguruberu,
Jinguruberu, Meriikurisumasu! Kore ga konya no okurimono sa, Sing! ♪~
Jinguruberu, Jinguruberu, Happiinyuuiyaa! Owaranai uta kikoeruhazu! ♪~
Merry Christmas! ~♥
( Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon Natale! Questo è un
regalo per questa sera, cantare! ♪~
(
Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon anno nuovo! Una canzone può
essere ascoltata senza fine! ♪~
Buon Natale! ~♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** After the rain ***
After the rain
Titolo: After the
rain
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 546 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Black-Leg Sanji, Roronoa
Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Malinconico, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, Post-Thriller Bark Arc, What if?
Prompt:
Pioggia contestmania
Phase Solid: #08.
Metallo
Tabella/Prompt: Estate
› 14. Pioggia estiva
The season challenge: Estate
› Notte
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
socchiuse gli occhi e lasciò che le gocce di pioggia
scivolassero lungo le sue guance, simili a lacrime che aveva giurato a
se stesso di non versare mai più.
L'ultima volta che l'aveva fatto era
stato quel lontano giorno
al Baratie, quando, in lacrime, aveva sollevato la propria katana e
promesso a Rufy che non avrebbe ricevuto mai più una
sconfitta
come quella inflittagli da Mihawk. E tuttora pensava a quel momento, al
dolore che gli aveva procurato quella bruciante sconfitta ancor
più del metallo rovente di quella lama, per quanto fossero
passati mesi e mesi e fosse maturato come uomo e come spadaccino.
A quella costatazione sollevò
un angolo della bocca in un
mezzo sorriso, incrociando le gambe sulla soffice erba umida che
ricopriva interamente il ponte della Sunny; nel muoversi troppo,
però, storse il naso e diede vita ad una smorfia sofferente,
sfiorandosi il l'addome con palmo della sinistra. Non era ancora
guarito del tutto dallo scontro con Kuma e la debolezza di tanto in
tanto si faceva sentire, per quanto cercasse in tutti i modi di far
finta di niente in compagnia degli altri. Non era mai stato il tipo da
esternare il proprio dolore, e, per quanto Chopper insistesse nel
fasciargli continuamente il busto e nel consigliargli di non fare
sforzi, lui non riusciva a starsene buono come avrebbe dovuto. E forse
era stato proprio per quel motivo che se n'era andato là
fuori,
incurante delle intemperie, e aveva sollevato qualche manubrio, dovendo
ben presto smettere a causa del dolore che l'aveva colto impreparato.
Ah, dannazione. Forse aveva davvero bisogno di riposo, proprio come gli
aveva consigliato Chopper.
«Ohi, che ci fai qui fuori
sotto alla pioggia? Dovresti
stare a letto». La voce del cuoco richiamò la sua
attenzione, e fu volgendo lentamente lo sguardo verso di lui che
ricambiò la sua occhiata, scrollando semplicemente le
spalle.
Forse in un altro momento gli avrebbe bofonchiato contro di andarsene,
però l'espressione dipinta sul volto di Sanji,
un'espressione
mesta e vagamente preoccupata, freddava persino la sua voglia di
litigare come al solito con lui. «Ti spiace se ti faccio
compagnia, allora?»
domandò ancora Sanji, e forse fu il tono mogio con cui
pronunciò
quel quesito - perché chiedergli una cosa del genere, poi? -
che fece sollevare un sopracciglio allo spadaccino, che
inclinò il capo di lato come se volesse osservarlo meglio.
«Che hai, cuoco?»
Sanji non gli rispose, o almeno non
subito, sedendosi accanto a
lui sotto la pioggia prima di poggiarsi con la schiena contro la sua.
«Niente», sussurrò poi, socchiudendo gli
occhi.
«Non ho proprio niente, marimo». E
ringraziò il fatto che il
Vice Capitano non avesse insistito, sistemandosi meglio per far stare
più comodo anche lui, cosa che lo fece sorridere.
A dover essere sincero, Sanji aveva
avuto una fottuta paura di
non vedere più quella stupida testa verde girovagare per la
Sunny. Aveva avuto paura che non avrebbero più potuto godere
della sua costante presenza, aveva avuto paura che le loro liti
sarebbero solo divenute momenti da ricordare con nostalgia, e, cosa
più importante di tutte, aveva temuto di non potergli
più
stare vicino come in quel momento. Aveva temuto di perderlo,
dannazione, e lui non l'aveva ancora capito.
A quel pensiero, strinse gli occhi,
godendosi la sua
calda vicinanza. Dopo la pioggia arrivava sempre il sole, dopotutto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Bene.
Ogni tanto mi ricordo di aggiornare questa raccolta, la quale ormai
racchiude veramente qualunque cosa mi passi per quello che io ancora mi
ostino a chiamare cervello
Ad essere sinceri, questa flash è un po' vecchiotta e fino a
questo momento era presente unicamente sul mio Livejournal,
però
l'ho ritenuta meno idiota delle altre e ho pensato di postarla
anche nella raccolta qui presente. Perché? Semplicemente
perché tratta di Thriller Bark, e ormai lo sanno anche i
muri di
casa mia quanto Thriller Bark e tutto il resto mi stia piuttosto a cuore
In ultimo, per quanto questa raccolta si chiami 30 pieces, alla fin
fine penso proprio che la aggiornerò fino a quando non se ne
andrà l'ispirazione, quindi potrei arrivare intorno alle
cinquanta o addirittura alle cento, pur non essendone davvero sicura.
Non modificherò il titolo, però,
perché mi piace
così come x)
Ciò
detto, come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** If you wanna sleep with me ***
If you wanna still sleep with me
Titolo: If you
wanna still sleep with me
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 465 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Sentimentale, Slice of life
Avvertimenti:
Shounen ai, Assurdità sparse
Maritombola: 56.
“Ho preso nota delle tue scuse. Sto decidendo se
accettarle.” (‘Hawaii Five-0’)
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji sollevò
un sopracciglio, osservando
attentamente lo spadaccino che gli stava davanti.
Ore addietro, sul ponte, avevano avuto
una delle loro solite
litigate - tutto a causa della sua stupida gelosia per i favoritismi
che faceva alle splendide Nami-san e Robin-chan, cosa che lui non aveva
minimamente compreso - che erano sfociate nel violento, ma stavolta, a
differenza delle altre volte, quell'idiota aveva fatto decisamente sul
serio. Il risultato? Quello spadaccino di merda gli aveva ferito un
braccio. Un braccio, dannazione
a lui. E adesso Sanji se ne stava seduto sul divano della cucina, con
un bendaggio triangolare legato al collo e lo sguardo torvo diretto
unicamente al compagno. Beh, di una cosa doveva dargliene atto: si era scusato.
Un evento più unico che raro, se associato a quello stupido
marimo. Il problema, però, era che non avrebbe potuto
cucinare
liberamente come avrebbe voluto, e quella non era una cosa che andava a
beneficio della ciurma.
Con il braccio buono, Sanji
infilò una mano nel
taschino
e tirò fuori il pacchetto di sigarette, alzando il
coperchietto
con il pollice per afferrare una stecca con le labbra; cercò
poi
l'accendino e lo aprì con uno scatto secco, osservando
distrattamente la fiamma prima di accendere la sigaretta e gettare uno
sguardo a Zoro. «Ho preso nota delle tue scuse»,
gli disse
in tono neutro, traendo una bella boccata per soffiare poi il fumo
bluastro verso il soffitto. «Sto decidendo se accettarle o
meno».
«Ohi, ti ho detto che
è stato un
incidente»,
riprovò lo spadaccino, ma Sanji lo fulminò
immediatamente
con lo sguardo, tanto da costringerlo ad indietreggiare un po'. Non si
poteva mai sapere, conoscendolo. In fin dei conti aveva passato
abbastanza tempo con lui da capire che quello sguardo non prometteva
nulla di buono.
«Ti rendi conto che questo
è un bel
problema per la
ciurma, vero?» asserì ancora una volta il cuoco,
accavallando disinvolto le gambe prima di tirare un'altra boccata dalla
paglia, trattenendo il fumo in bocca per qualche secondo fino ad aprire
le labbra e creare un anello perfetto. Stava tergiversando, vero,
però era stranamente divertente vedere l'espressione
indisposta
dipintasi sul viso del Vice Capitano. «Se vuoi che ti
perdoni,
dovrai aiutarmi a cucinare».
«Eh? Che diavolo stai
dicendo?»
«Hai capito bene, marimo. O
così, o
puoi anche scordati che continui a farti entrare nel mio
letto».
Sanji lo vide serrare la mascella e
chiudere entrambe le
mani a
pugno fino a distendere le braccia lungo i fianchi, ma si
limitò
a fumare in silenzio e ad attendere una qualunque risposta da parte
sua, la quale non tardò ad arrivare, pur essendo stata
borbottata in tono scocciato e persino vagamente nervoso. Tutto
sommato, però, Sanji sorrise. Alla fine aveva avuto comunque
la
meglio su quello scemo di uno spadaccino, a quanto sembrava.
Si prospettava un nuovo inizio settimana
decisamente
movimentato.
_Note inconcludenti dell'autrice
Questa
storia è una completa idiozia e ne sono consapevole, quindi
concentriamoci sull'avatar qui di fianco e facciamo finta che non sia
successo niente *viene malmenata pesantemente*
Scleri miei a parte, come la precedente storia, anche questa era stata
scritta e postata unicamente sul mio account Livejournal, un po'
perché avevo bisogno di andare di fretta per le challenge,
un
po' perché ormai quello è diventato il mio
piccolo covo
segreto dove postare schifezzuole del genere
Nonostante l'idiozia, però, spero che vi abbia almeno
strappato
un piccolo sorriso e che non sia stata una completa delusione come
invece credo io che fosse
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** [ Scrivimi una raccolta ] The Rainmaker ***
The Rainmaker
Titolo: The
Rainmaker
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 5293 parole
fiumidiparole
]
Personaggi: Mugiwara,
Roronoa
Zoro, Black-Leg
Sanji
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life,
What if?
12 Storie - #01 Natura: #04.
Pioggia
Categoria di prompts: Condizioni
di tempo atmosferico ›
Pioggia
The season challenge: Autunno
› Pioggia
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Nami
sollevò lo sguardo verso il cielo, preoccupata.
Da un po’ di tempo a quella
parte, le condizioni
climatiche non erano apparse come le migliori, facendole presagire aria
di
tempesta ogni qual volta che, esattamente come in quel momento, si
ritrovava ad
osservare il sottile strato di nuvole che nascondeva la volta celeste.
Per
quanto non si fosse ancora vista nemmeno una goccia di pioggia, la
sera, dalla
sua camera da letto, poteva sentire distintamente i tuoni e i lampi che
provenivano da fuori, e dubitava che quegli sciocchi dei suoi compagni
riuscissero a fare un tale casino da ricordare una burrasca. Anzi,
rettificò
nell’immediato il suo cervello, forse avrebbero potuto
riuscirci eccome,
conoscendoli.
Uno scossone la riportò alla
realtà e poco ci mancò
che capitolasse in mare, evitandolo solo per la prontezza con cui
riuscì ad
aggrapparsi al parapetto; gettò un’occhiata a
Franky, che si trovava dietro
al timone, e aggrottò la fronte, sbuffando. E adesso che
cosa stava combinando,
quello scemo di un carpentiere? «Tutto bene,
Franky?» gli domandò, ma lui
scosse il capo.
«Pare che siamo andati a
sbattere contro qualcosa,
sorella».
La navigatrice si accigliò,
non riuscendo a credere
alle proprie orecchie. «Ma se siamo in mare
aperto!» esclamò, giacché
non aveva scorto nemmeno lo scorcio di isole o rocce. Aveva osservato i
dintorni con il cannocchiale fino a quel momento e controllato persino
l’ago
del Log Pose, quindi se avesse avvistato qualche ostacolo se ne sarebbe
sicuramente accorta. Le venne ben presto il terribile dubbio che
fossero
incappati in un Sea King gigante uscito dall’acqua per una
boccata d’aria, e fu
quasi tentata di andare a chiamare Rufy e gli altri di sotto; era certa
che loro
sarebbero riusciti a catturare in qualche modo quel bestione e che
Sanji
l’avrebbe trasformato nella cena del giorno, visto che, con
quello scemo
ingordo che si trovavano come Capitano, un po’ di scorte
alimentari in più non
avrebbero fatto male. Un’esclamazione sorpresa e
tutt’altro che rassicurante da
parte di Franky, però, la lasciò perplessa e
momentaneamente paralizzata,
riscuotendosi solo quando fu il carpentiere stesso a richiamarla e a
farle
cenno di avvicinarsi. Forse l’idea del Sea King non era poi
così male,
dopotutto...
Nami sospirò, affrettandosi a
raggiungere il cyborg per guardare a sua volta in basso, più
precisamente verso
un punto che le stava indicando Franky stesso, a metà tra la
prua della nave e
il mare che si estendeva a perdita d’occhio.
Aguzzò la vista e cercò di capire
con esattezza che cosa stesse guardando, divenendo incredula non appena
si rese
conto che quella contro cui erano andati a sbattere altro non era che
una
secca. Ma che diavolo ci faceva nel bel mezzo dell’oceano?
«E non hai ancora visto
niente, baby», asserì
Franky, come se le avesse appena letto nel pensiero. Senza aggiungere
altro,
lui si limitò semplicemente ad indicarle più
lontano con un breve cenno del
capo, e Nami eseguì, sentendo l’ansia iniziale
divenire a poco a poco
curiosità. In fin dei conti, per quanto si trovassero nella Grand Line, quello
non era uno
spettacolo che si vedeva tutti i giorni, e se ne convinse maggiormente
quando
le si parò dinanzi agli occhi quello che aveva tutta
l’aria di essere un
passaggio sotterraneo che si estendeva al di sotto della superficie
dell’acqua,
dando al tempo stesso la bizzarra sensazione che il mare fluttuasse
sopra di
esso. Beh, adesso sì che poteva dire di averle viste quasi
tutte.
«Cosa succede?» La
voce di Robin, pacata come al
solito, si fece udire in quel breve silenzio che era venuto a crearsi
tra i due,
ridestandoli dalla contemplazione di quell’avvenimento
alquanto
bizzarro. Incuriosita
da quel loro modo di comportarsi, l’archeologa si
avvicinò
e guardò di sotto, carezzandosi il mento con due dita
qualche
attimo dopo. «Oh,
capisco», affermò, e Nami le gettò
un’occhiata.
«Tu sai cosa
significa?»
Robin scrollò le spalle.
«Certo che no», replicò
candidamente, facendo cascare le braccia alla cartografa. E lei che
aveva
sperato che l’amica le avrebbe in qualche modo dato una
risposta... si era
decisamente sbagliata, accidenti.
«Non darmi false speranze,
Robin», sospirò afflitta,
facendola ridacchiare.
«Mi spiace».
«Ohi, ragazze, che proponete
di fare?» domandò loro
Franky, accennando con il capo al passaggio sottostante. «La
Sunny va spostata
da qui prima che possa essere attaccata da possibili mostri
marini», le mise al
corrente, scrutando le acque scure. Non promettevano nulla di buono e,
se tanto
gli dava tanto, starsene arenati nel bel mezzo dell’oceano
era davvero una
pessima idea. Per quanto il brigantino fosse resistente - e non lo
diceva
perché era di parte, nossignore -, era sempre meglio non
rischiare e andarsene
finché erano in tempo per farlo.
Nami gettò un’altra
rapida occhiata verso quel
tunnel sottomarino, annuendo a se stessa qualche istante dopo.
«Cerca di virare
e andiamocene, Franky. Non ha senso restare qui».
«Ti do una mano», si
offrì Robin, incrociando
entrambe le braccia contro il seno; sussurrò un Cient Fleur,
con il quale fece fiorire un centinaio di braccia ai
lati dello scafo, e attese che il carpentiere tornasse al timone per
raddrizzare la rotta della nave, venendo però distratta da
dei
rumori
provenienti dal ponte. Guardando in basso, Robin notò subito
Rufy, Usopp e
Chopper che, incuriositi, si erano gettati contro il parapetto, gli
occhi fissi sul tunnel che si estendeva al di sotto della superficie
del mare.
«Whoa! E
quello cos’è?» esclamò il
dottore con fare eccitato, e Usopp, con un sorriso
spavaldo, gli appioppò una bella pacca su una spalla prima
di battersi una mano
sul petto, sollevando il mento e atteggiandosi come suo solito.
«La tana di un mostro marino,
ovvio!»
«Davvero, Usopp?!»
«Ma certo che sì!
Devi sapere che ne ho viste
tantissime, durante i miei viaggi!»
«Fantastico!»
«Ohi, che succede? Avete
pescato qualcosa?» Sanji,
appena sbucato dalla soglia della cucina, guardò in basso
verso di loro, aprendo
il pacchetto di sigarette che aveva in mano per portarsene una alle
labbra. «Se
è così vedete di tirarlo su alla svelta, siamo un
po’ a corto di cibo», li
informò, masticando il filtro; dietro di lui c’era
anche Zoro, che si lasciò sfuggire
uno sbadiglio mentre guardava a sua volta nella loro direzione,
disinteressato.
Sembrava essersi svegliato da poco, e conoscendolo non sarebbe stato
poi così
strano.
«Lì sotto
c’è un tunnel, Sanji!»
Il cuoco sollevò un
sopracciglio con un certo
scetticismo, infilando una mano nel taschino della giacca per tirare
fuori
l’accendino. Trasse poi una bella boccata dalla stecca,
prendendosi tutto il
tempo di aspirarne il fumo fino in fondo ai polmoni, prima di riporre
tutto al
proprio posto e guardare nuovamente i compagni. «Ma di che
state parlando?»
«Vieni a vedere con i tuoi
occhi!» si esaltò
Chopper, saltellando e indicando al contempo il mare; e forse avrebbe
anche
aggiunto altro se lo spadaccino non avesse sbuffato, troncando
qualsiasi parola
prima ancora che potesse essere pronunciata.
«Piantatela di fare tutto
questo casino, stavo
cercando di dormire».
«Tu cerchi sempre di dormire,
marimo, quindi non hai
voce in capitolo», lo zittì Sanji, venendo
immediatamente fulminato con lo
sguardo dal Vice Capitano.
«Hai voglia di prenderle,
ricciolo?» sbottò,
sfiorando con due dita l’elsa della Ichimonji, e nel vederlo
il cuoco sollevò
subito la gamba destra, assottigliando le palpebre e mordendo
più violentemente
il filtro della stecca fra le labbra.
«Io credo che sia tu a cercare
rogne, gorilla tutto
muscoli».
«Ohi, Sanji! Zoro! Non
litigate, ragazzi, sento
odore di avventura!» affermò Rufy, a dir poco
elettrizzato. I suoi occhi
brillavano come quelli di un bambino che aveva visto un nuovo
giocattolo, e
ormai tutta la ciurma sapeva che quando faceva così
bisognava decisamente
preoccuparsi. Il suo entusiasmo, però, fu smorzato sul
nascere dalla
navigatrice, che non mancò di corrergli dietro per
rifilargli un pugno sul
capo.
«So già cosa sta
passando per quella tua testolina
bacata, e, nay,
non andrai lì sotto
per vedere che cosa c’è, mi sono
spiegata?»
«Ma, Nami!»
si lamentò lui, incrociando le braccia al petto e gonfiando
le guance. «Non sei
curiosa nemmeno un pochino?»
«Niente affatto»,
borbottò, sentendo un brivido
correrle lungo la spina dorsale. Brutto segno. Decisamente un brutto
segno.
«Con la fortuna che abbiamo, sono sicura che ci aspetta
chissà quale mostro
famelico pronto ad ammazzarci. Quindi non andrai in quella stupida
grotta, puoi
anche scordartelo».
«Stavo pensando che potrebbe
esserci anche un
tesoro, vista la sua locazione. Ho letto di strani fenomeni simili in
un libro,
e molto spesso nascondono veri e propri misteri», si
intromise
Robin con fare
pensoso, ma bastarono quelle poche parole a far sì che Nami
si
voltasse con la stessa espressione apparsa poco prima sul volto di
Rufy. E lei
faceva decisamente più paura, conoscendola.
«Cosa stiamo aspettando,
allora?» dichiarò solennemente,
facendo sollevare un sopracciglio al resto della ciurma - Sanji a
parte, il
quale sembrava pronto ad andare anche all’inferno se solo la
ragazza glielo
avesse chiesto -, per nulla contenti di quell’idea.
Perché avevano
l’impressione che si sarebbe rigirata le cose a modo suo?
«Zoro, Usopp,
scendete là sotto e date una controllata!» Come
volevasi dimostrare...
Zoro si limitò a sbuffare e
ad incrociare le braccia
al petto con fare scocciato, forse perché aveva capito che
le cose sarebbero
andate così ancor prima che Nami aprisse bocca; Usopp,
invece, deglutì e fece
un piccolo salto all’indietro, quasi fosse stato appena morso
da un serpente.
«O-Ohi, ragazzi, credo mi sia tornata la seabbandonolanavemoriròite...»
«Niente storie, voi due
scenderete là sotto e mi
porterete il tesoro, sono stata abbastanza chiara?»
«Perché non te lo
vai a prendere da sola?» rimbeccò
lo spadaccino, e la ragazza gliene avrebbe sicuramente cantate quattro
- accennando a debiti inesistenti
che
aveva, tra l’altro - se Sanji non fosse stato più
veloce di lei e non avesse
colpito Zoro dietro la nuca, bloccando sul nascere qualunque altra
protesta da
parte sua.
«Nami-san ti ha dato un
ordine, marimo, eseguilo
senza rompere le palle».
«Se ci tieni così
tanto a farla contenta, perché non
ci vai tu, cuoco da strapazzo?!»
«E lasciare lei e Robin-chan
da sole su una nave piena
di buzzurri? Nemmeno per sogno!»
«Non mi interessa chi ci va,
basta che vi diate una
mossa», tagliò corto la cartografa, poggiandosi
una mano su un fianco prima di
indicare con l’indice dell’altra il tunnel
sottomarino. «Se lì sotto c’è
davvero un tesoro, lo voglio qui
sulla nave, capito? Quindi adesso voi
due
andate in quella grotta, trovate il mio forziere
e me lo portate in
fretta».
«Come desideri,
Nami-swan!» cinguettò il cuoco con
voce giuliva, e lo spadaccino lo guardò male.
«Ma non avevi detto di non
volerle lasciare sole,
ricciolo?» lo schernì, ma Sanji scrollò
le spalle,
mordicchiando il filtro della sigaretta con fare distratto.
«Come posso rifiutare una
così dolce richiesta dalla
mia musa?»
«Dove diavolo l’hai
vista la dolcezza, pezzo di
idiota?»
«Non l’hai notata la
piccola piega delle sue carnose
labbra?»
«Che cazzo stai farneticando,
cuoco?»
«Buona fortuna,
ragazzi». Usopp, spuntato dal nulla
alle loro spalle, interruppe quel breve botta e risposta dando ad
entrambi una
pacca sulle spalle, salutandoli con un cenno del capo prima di buttarli
lui
stesso fuori bordo; Nami avrebbe potuto cambiare ancora una volta idea
e mandare
anche lui, quindi era meglio darsela a gambe appena concessogli.
Per quanto i due compagni gli avessero
lanciato
contro epiteti ben poco cordiali e alle loro orecchie fossero giunti i
lamenti
del Capitano, che avrebbe voluto essere lui a vivere quella bizzarra
avventura,
si ritrovarono ben presto al di sotto della superficie del mare,
esattamente in
quella grotta; dovevano ammettere che, pur trovandosi sotto sopra,
vedere i
profili distorti dei propri amici ancora sulla nave era una strana
esperienza,
giacché l’acqua sembrava galleggiare letteralmente
sopra di loro. Non cadeva a
riempire la grotta né tantomeno li aveva bagnati quando ci
erano passati
attraverso, e, se proprio doveva fare un paragone azzeccato, il cuoco
avrebbe
detto che gli ricordava una lastra di ghiaccio. Una lastra di ghiaccio
con mille
increspature e su cui il sole, se ci fosse stato, avrebbe anche potuto
infrangersi,
per essere più precisi. Peccato, però, che
nonostante non si fossero bagnati,
lui avesse comunque perso la sua sigaretta. Che sfiga, accidenti.
Con un sospiro rassegnato, il primo ad
incamminarsi
nelle profondità della grotta fu proprio Zoro, ben presto
seguito da un Sanji
che, ripresosi dalla perdita della sua stecca, aveva perso una manciata
di
secondi a fare l’idiota con le ragazze come suo solito,
lanciando loro bacini;
in verità lo spadaccino credeva che quella fosse solo una
totale perdita di
tempo, ma spiegarlo ad una come Nami - che avrebbe potuto nuovamente
mettere in mezzo
debiti su debiti che lui non ricordava nemmeno di avere, o tagliando
lui quei
pochi berry che riusciva a mettere da parte - era praticamente
impossibile.
Sarebbe stato molto più facile insegnare a Rufy a cucinare,
probabilmente.
Scosse il capo per scacciare quei
pensieri,
ignorando gli sbuffi che si lasciava sfuggire di tanto in tanto Sanji,
il quale
non aveva smesso un secondo di riempirgli le orecchie con le sue
inutili
chiacchiere; si era semplicemente concentrato ad osservare i dintorni
con
minuziosa attenzione, per quanto vedesse solo roccia e rivoletti
d’acqua
ovunque guardasse. Di tanto in tanto, fra le crepe, faceva capolino
qualche
timido filo d’erba, o qualche stalattite che erano costretti
a scartare per
evitare di prenderla in pieno, ma niente che desse
l’impressione di trovarsi in
un possibile posto colmo di tesori; la luce era soffusa e si riusciva a
malapena a distinguere qualcosa oltre ad un palmo dal naso, e fu
proprio quando
cominciarono a non vedere quasi più nulla che Zoro,
allungando un braccio
dietro di sé senza smettere di camminare,
picchiettò la spalla del cuoco, o
almeno gli parve di aver toccato proprio quella. «Ohi, dammi
il tuo accendino»,
ordinò risoluto, ma nella caverna risuonò uno
sbuffo sprezzante.
«Dato che non ci vedi, ti
informo che ti ho appena
guardato male, marimo».
«Poche storie e dammi
quell’accendino, ricciolo».
«Col cavolo,
l’ultima volta hai consumato tutto il
gas. E quella prima ancora l’hai addirittura perso mettendolo
in quel sudicio
haramaki, quindi non se ne parla», si impuntò il
cuoco, incrociando le braccia
al petto. Okay, forse era stupido preferire il camminare al buio senza
sapere
dove mettere i piedi all’idea di poter almeno dare una
sbirciata ai dintorni,
però per lui quella era ormai diventata una questione di
principio. Si
sarebbero accontentati di quel poco che riuscivano a vedere, e niente
sarebbe
riuscito a fargli cambiare idea. Non finì di formulare quel
pensiero, però, che
qualcosa gli strisciò vicino alla gamba, e si rese conto di
aver strillato come
un pazzo solo quando il suo stesso grido, disperdendosi nella grotta,
gli trapanò
le orecchie. «Che cazzo era?!» squittì,
avvolgendo convulsamente entrambe le
braccia intorno ai bicipiti del compagno, come se quello potesse in
qualche
modo aiutarlo ad evitare altre possibili sorprese.
Zoro roteò gli occhi e
sollevò lo sguardo al
soffitto di pietra, pur vedendo solo qualche ombra senza consistenza. Oh, merda. Non
avrebbe di nuovo messo in
mezzo quella sua dannatissima fobia, voleva sperare.
«Ricciolo, ti giuro che ti
faccio a fette se cominci a spaventarti per qualche possibile
inset-». Sanji,
tastandogli il viso, gli tappò subito la bocca con una mano
prima che potesse
terminare la frase, rinserrando poi la presa intorno al suo braccio.
«Sta’ zitto e
controlla i dintorni con questo,
marimo», sbottò, cercando la sua mano sinistra per
piazzargli nel palmo
l’accendino che poco prima non aveva avuto intenzione di
dargli. Preferiva
finire il gas, piuttosto che ritrovarsi in un altro covo di
schifosissimi
ragni. «Prima troviamo quel tesoro, prima possiamo andarcene
da qui».
«Non è nemmeno
detto che questo tesoro ci sia
davvero, cuoco», gli tenne presente lo spadaccino,
lasciandosi sfuggire un
lamento quando il compagno gli stritolò i deltoidi con i
polsi. Non usava le
mani neanche per cose simili, eh?
«Stai forse insinuando che
Robin-chan è una
bugiarda!?» si indignò immediatamente, come se
Zoro avesse appena detto
qualcosa di altamente offensivo nei confronti della ragazza. Contro
ogni
aspettativa, però, il Vice Capitano si limitò
semplicemente a sbuffare con fare
scocciato.
«Apri bene le orecchie quando
parlo, sopracciglia
attorcigliate. Ho solo dato voce ad un pensiero comune. Lo so che sei
scettico
anche tu». Il silenzio che calò nella grotta tutto
d’un tratto fu più esaustivo
di qualsiasi parola che il cuoco avrebbe potuto pronunciare, e Zoro,
ottenuta
quella sua piccola vittoria personale - e godendo interiormente dei
borbottii
sconclusionati a cui diede vita Sanji subito dopo, c’era da
aggiungere -, si
limitò a sollevare un angolo della bocca in un ghigno
compiaciuto e ad aprire
il coperchietto dell’accendino, illuminando fiocamente quello
stretto passaggio
roccioso che stavano ormai percorrendo da una buona manciata di minuti.
Il tempo trascorse interminabile e
nessuno dei due
osò fiatare, anche perché tanto non avrebbero
saputo come rompere la strana
quiete che era calata su entrambi come un velo pietoso. Sanji aveva
persino
trovato molto più interessante veder danzare sui muri le
ombre create dalla fiammella
dell’accendino, avendo almeno la buona decenza di lasciar
andare il braccio di
Zoro per camminare al suo fianco, per quanto quel corridoio naturale
glielo
consentisse. Non era la prima volta che si ritrovavano da soli
né tanto meno
era raro che collaborassero, però, forse, si sarebbe trovato
più a proprio agio
se con lui ci fosse stata una delle ragazze. Insomma... avrebbe potuto
approfittare della paura di Nami-san per gli insetti - e la condivideva
appieno, dannazione! - per tenerla stretta a sé, anche se
poi non sarebbe stato
molto virile comportarsi nello stesso identico modo e scappare alla
vista di un
insulso ragnetto.
A quel pensiero sbuffò e
allungò il passo, pur non
sapendo esattamente che cosa aspettarsi da quel posto né
tanto meno se avesse o
meno una fine; si rallegrò, però, nel momento
stesso in cui vide in lontananza
quella che sembrava essere un’apertura, e si
affrettò a raggiungerla senza
nemmeno aspettare Zoro, venendo investito in pieno dalla luce. A causa
di tutto
quel tempo passato in quella tenue oscurità, quel bagliore
gli ferì gli occhi,
e fu costretto a proteggerseli con un braccio nel tentativo di
abituarsi,
restando lì per lì perplesso non appena il suo
sguardo si posò sulla vasta
boscaglia che si estendeva a macchia d’olio davanti a loro.
Piante rampicanti
dallo strano colorito bluastro si attorcigliavano intorno ai tronchi
degli
alberi come serpenti, brillando di una strana sfumatura rossastra;
cespugli dai
fiori di mille colori sembravano essere il riparo perfetto per qualche
piccolo
animale, i cui occhi li spiavano di tanto in tanto attraverso le
foglioline
prima di sparire con un rauco richiamo, lasciando dietro di
sé solo piante
smosse; quelle che avevano tutta l’aria di essere azalee
erano grandi come
degli arbusti ed erano letteralmente impregnate d’acqua, come
se fino a quel
momento non avesse fatto altro che piovere, e forse era proprio quello
il
motivo di quella loro crescita disumana, giacché non aveva
mai visto una cosa
del genere in tutta la
Grand Line.
«Com’è
possibile che in fondo al mare ci sia una
cosa del genere?» domandò il cuoco, più
a se stesso che al compagno, non
riuscendo a credere ai propri occhi. Da quando aveva lasciato il
Baratie di
cose strane ne aveva viste, ma di certo non si sarebbe mai aspettato
una
bizzarria del genere. E ancor più assurdo, forse, fu vedere
quello scemo di uno
spadaccino scrollare semplicemente le spalle, come se la situazione in
cui si
trovavano fosse d’ordinaria amministrazione.
«Lasciamo perdere queste
stronzate e diamoci una
mossa, ho fame».
«Chi diavolo sei, Rufy? Prova
piuttosto a mostrare
almeno un po’ di interesse, stupido marimo».
Zoro lo guardò di traverso,
lanciandogli l’accendino
e vedendolo afferrarlo al volo per riporlo in tasca. «Il
punto che non mi
interessi per niente sembra esserti sfuggito, cuoco da
strapazzo», lo pungolò
poi, e Sanji sentì distintamente una vena pulsare sulla
fronte, mettendosi
immediatamente in posizione d’attacco con una gamba sollevata
a mezz’aria.
«Ohi, hai voglia di fare a
botte?!»
«Non chiedevo di
meglio!»
Con un ghigno che non prometteva nulla di buono, lo
spadaccino estrasse una katana dal fodero e un lampo improvviso
squarciò il
cielo sopra di loro, dando un bizzarro effetto scenografico a tutta la
situazione e lasciando entrambi momentaneamente di stucco, in
particolar modo
quando cominciò a piovere a dirotto e si ritrovarono sotto
l’acqua scrosciante;
gocce di pioggia grandi quanto una noce picchiettarono sulle loro teste
e si
insinuarono all’interno delle loro magliette, provocando loro
continui brividi
di freddo per quell’intrusione inaspettata e scivolando
sempre più verso il
basso, quasi volessero giungere al limitare dei loro pantaloni passando
per la
spina dorsale. Beh, perfetto. Solo la pioggia ci mancava.
Arcuando un sopracciglio, Sanji
sentì quella vena
pulsare ancora di più e fu quasi tentato di prendere a calci
la faccia di
quell’idiota di Zoro, più per sfogarsi che per
vera e propria colpa. Possibile
che le stranezze capitassero sempre in sua compagnia?
«Tregua?»
«Tregua».
Un accordo l’avevano raggiunto, almeno. Quindi la
sola cosa da fare era riuscire a trovare quel tesoro - sempre ammesso
che ce ne
fosse davvero uno - senza incappare in altri problemi e tornare in
fretta alla
Sunny, cosa che avrebbero volentieri fatto seduta stante invece di
starsene a
prendere pioggia. Lo spadaccino, difatti, continuava a credere che
quella fosse
solo una perdita di tempo e che non avrebbero sicuramente cavato un
ragno dal
buco, pur avendo rinfoderato la propria arma e cominciato a seguire il
cuoco
nel bel mezzo della boscaglia; le gocce di pioggia cadevano implacabili
sulle
loro teste e il ticchettio assordante che provocavano picchiettando
sulle
foglie risuonava alle orecchie come quello di un orologio, rendendo la
traversata ancor più snervante di quanto non lo fosse stata
al principio. Non tirava
vento, fortunatamente, ma il gelo provocato dall’acqua che
cadeva impetuosa
dalle nubi sembrava essere ancor più ungente proprio per
quel motivo, per
quanto i due compagni non riuscissero ancora a spiegarsi con che
criterio, in
quella che sarebbe dovuta essere una grotta in fondo al mare, potesse
esistere
tutto ciò che li circondava.
Il cielo veniva di tanto in tanto
illuminato dai
lampi che lo squarciavano e i cupi rombi dei tuoni parevano far tremare
l’intera
foresta, dalla quale si innalzavano fruscii che venivano registrati da
Sanji
come fonte di possibile pericolo; ad ogni suono sospetto drizzava le
orecchie e
gettava occhiate nervose fra i cespugli smossi, quasi temesse di
vedersi
comparire davanti da un momento all’altro chissà
quale mostro gigantesco,
trovando unicamente della vegetazione bagnata
dalla pioggia incessante. Per colpa di Zoro, inciampato in una radice
nodosa
che sporgeva dal terreno, cadde persino con il viso riverso in una
pozzanghera,
bagnandosi dalla testa ai piedi. E non sarebbe stato un problema se,
sollevando
la testa dal fango, non si fosse trovato faccia a faccia con un misero
scarafaggio, dandosela letteralmente a gambe sotto lo sguardo
sconcertato dello
spadaccino. Quest’ultimo, con un’imprecazione, era
stato costretto a corrergli
dietro per evitare di perderlo di vista, ma almeno, grazie alla
performance del
cuoco e della sua fobia, erano riusciti a trovare un posto dove stare
per
ripararsi dalla pioggia, divenuta torrenziale e poco di aiuto per la
missione che era stata loro assegnata.
La visibilità si era ridotta al minimo e continuare a vagare
chissà dove alla
ricerca di chissà cosa sarebbe stato inutile, dunque
perché sbattersi tanto per
nulla? Stupido lui che si era fatto convincere dalla strozzina ed era
sceso là
sotto solo per non sentirla, accidenti.
«Si può sapere
perché ogni volta che mi
trovo con te
finisco per perdermi, incontrare ragni giganti o rischiare di buscarmi
un’influenza a causa della pioggia?»
borbottò di
punto in bianco Sanji,
stringendosi inutilmente nella giacca che indossava. Era bagnato dalla
testa ai piedi e sentiva rivoletti d’acqua scivolargli lungo
la
schiena, provocandogli
continui brividi di freddo e lasciandogli al contempo una sgradevole
sensazione
di viscido sulla pelle. Non si sarebbe per nulla meravigliato nemmeno
se si
fosse scoperto pieno di fanghiglia anche fra i capelli, visto il bagno
fuori
programma causatogli da quello scemo di Zoro prima di riuscire a
trovare quella
sottospecie di riparo. Ah, accidenti a lui. «A volte mi
chiedo se
non sei
proprio tu a far piovere, marimo».
Scoccandogli un’occhiataccia
dall'alto in basso, lo
spadaccino sbuffò
pesantemente. «Non mi chiamo Nami. Non faccio trucchetti da
prestigiatore»,
asserì, e, per quanto il cuoco gli avesse borbottato contro
a
mezza voce epiteti
ben poco cordiali, lasciò perdere, sollevando lo sguardo per
poter osservare i frammenti di cielo e i vaghi raggi che di tanto in
tanto
si scorgevano attraverso le fessure delle grandi foglie verdi che li
riparavano. Trovare quel
tetto naturale era stata una fortuna, anche se, di tanto in tanto,
qualche
goccia di pioggia riusciva ad avere la meglio e si infiltrava
fra di esse, scivolando sul loro collo o lungo le braccia. Beh,
già era tanto
essere al riparo, dunque bisognava accontentarsi. «Appena si
calma un po’
torniamo indietro».
«Per una volta sono
d’accordo con te, marimo»,
convenne Sanji, e un sorrisetto stranamente compiaciuto comparve subito
dopo sulle
sue labbra, prima che si portasse teatralmente una mano al petto.
«Mi scuserò personalmente
con Nami-san. Le dirò che
abbiamo cercato in lungo e largo con zelo solo per poterla fare felice,
affrontando orribili bestie dalle mille zampe, e quando
capirà
quanto sono
dispiaciuto di non essere riuscito ad esaudire un suo desiderio, mi
perdonerà
con un bacio e...» si sentì afferrare
all’improvviso
per il colletto della
giacca e, prima ancora che se ne rendesse conto, sentì le
labbra
dello
spadaccino premere con forza contro le sue, lasciandolo momentaneamente
paralizzato; seduto su quella viscida pietra, con lo scroscio della
pioggia che faceva da sottofondo e il bizzarro calore che sprigionava
la bocca di Zoro, Sanji socchiuse le palpebre e sollevò
meglio
il viso per incontrare quello del compagno in piedi dinanzi a lui,
cercando le sue mani e stringendole senza nemmeno rendersene conto.
Quando si allontanò, leccandogli il labbro inferiore con la
lingua
e dandogli un morso, il cuoco si grattò dietro al collo per
dissipare quello strano momento di imbarazzo che si era creato tra
loro, sentendo lo strano e
assoluto bisogno di una sigaretta. Che diavolo gli era preso?
«Ohi... guarda che stavo scherzando. Non c’era
bisogno di prendersela in quel modo».
Lo spadaccino si degnò di
scoccargli a malapena uno
sguardo, ficcandosi le mani nelle tasche. «Tsk. Non vedo il
motivo per
cui avrei dovuto prendermela, stupido cuoco. Mi andava e
basta».
«Ammettere che sei geloso
delle mie muse renderebbe
tutto più facile, sai?»
«Non dire stronzate e alzati
da quel sasso, ce ne andiamo».
«Eh?» Sanji si
accigliò. «Non avevi detto di
aspettare?»
«Mi sono stancato di farlo. Se
hai paura di bagnarti
copriti con la giacca, principessa»,
lo schernì, e il cuoco si alzò di scatto solo per
rifilargli un calcio,
sistemandosi la giacca sulle spalle con uno sbuffo scocciato.
«Fanculo, idiota. Non sono una
donna, e per colpa di
una certa persona sono già tutto bagnato».
Nel
sentire quelle parole, lo spadaccino sollevò un
angolo della bocca in un sorriso sarcastico, guardandolo allusivo.
«Cos’era,
una proposta sconcia?»
gli domandò, scansando con una mano un arbusto che gli
copriva la visuale. «Perché
se vuoi farlo non ci sono problemi».
Sanji gli assestò un altro calcio e gli fece sbattere il
naso contro il tronco muschioso di un albero,
cominciando ad incamminarsi sotto la pioggia senza nemmeno aspettarlo.
«Muoviti,
gorilla tutto muscoli. Abbiamo fretta, no?»
ironizzò, e Zoro, poggiando
entrambe le mani sulla corteccia, raddrizzò il capo con un
grugnito, scoccando
un’occhiataccia alla sua schiena.
«Bastardo...»
sibilò, sgranchendosi spalle e collo
con una mezza imprecazione; la sua attenzione, però, venne
ben presto richiamata
da qualcosa di scintillante che vide di sfuggita fra le foglie umide
che ricoprivano
il terreno, e il cuoco, con un sopracciglio sollevato, si
voltò proprio nell’istante
in cui lui si chinò per raccoglierla e infilarla
nell’haramaki.
«Ohi, che diavolo hai
preso?»
«Un souvenir».
Sanji scosse il capo senza indagare
oltre, e,
ficcandosi semplicemente le mani nelle tasche, attese che Zoro gli si
accostasse,
così da non perderlo d’occhio e poter riprendere
quella loro traversata sotto
la pioggia scrosciante.
Il viaggio di ritorno fu più
facile del previsto e
non ci furono altri inconvenienti, esclusi quei due o tre ragni che il
cuoco
ebbe la fortuna
di trovare sul
proprio cammino all’interno della grotta. Per lui fu difatti
una manna dal
cielo tornare in superficie e rimettere piede sulla Sunny, costatando
anche che
lì il tempo si era mantenuto esattamente come
l’avevano lasciato quando erano
scesi là sotto. Scusandosi frettolosamente con Nami, poi, e
promettendole che
le avrebbe spiegato tutto una volta raggiunta in cucina, Sanji si era
letteralmente appropriato del bagno e ci era rimasto quasi per
un’ora,
levandosi di dosso tutto lo schifo accumulato nell’arco di
quella giornata.
Si trovava dietro ai fornelli, adesso,
intento a
preparare un the per la navigatrice e per se stesso, giacché
Zoro si era già
servito come suo solito con del sake, per quanto stesse adocchiando
male il
misero bicchiere che gli era stato lasciato al posto della bottiglia
che lo
stesso Sanji aveva prontamente confiscato. Avevano raccontato tutto a
Nami per
filo e per segno - saltando il particolare degli insetti, ovviamente,
poiché
non sarebbe servito a nulla apparire così poco virile agli
occhi della ragazza
- e lui stava cercando palesemente di rabbonirla, anche se, per il
momento, sembrava
averla presa piuttosto bene. Cosa che li aveva lasciati un tantino
perplessi,
conoscendola.
Con un lungo sospiro, Sanji tolse il
bollitore dal
fuoco e riempì una tazza per la navigatrice, premurandosi di
servirla per prima
com’era solito fare. «Ecco a te,
Nami-san».
Nami ringraziò con un cenno
del capo e, soffiando,
bevve un bel sorso, concedendosi un attimo prima di fissare con
particolare
attenzione i compagni. «Ricapitolando... mi state quindi
dicendo che non avete
trovato nessun tesoro, giusto?»
I due annuirono nello stesso istante,
volendo
probabilmente levarsi da qualunque impiccio il più
velocemente possibile, ma fu
proprio nel far ciò che Zoro ebbe un’improvvisa
illuminazione, battendosi un
pugno sul palmo dell’altra mano.
«Oh, aspetta. Qualcosa
c’è», parve difatti
ricordarsi, frugando nell’haramaki sotto lo sguardo curioso e
un po’ scettico
di cuoco e navigatrice; quasi esultò, poi, nel riuscire a
trovare ciò che stava
cercando, mantenendolo saldamente tra pollice ed indice per mostrarlo a
Nami
come se nulla fosse. Brillante come un lingotto d’oro, di
quella stessa
tonalità dorata che a lei tanto piaceva, Zoro le stava
porgendo... uno scarabeo?!
Un grosso schifosissimo
scarabeo che, per quanto sembrasse fatto interamente d’oro
purissimo, faceva schioccare
le mascelle e agitava le sue zampette nel tentativo di liberarsi, e la
cartografa strillò impaurita non appena ci
riuscì, saltandole addosso e
provando ad infilarsi nella sua maglietta.
Zoro fu abbastanza svelto da
riacchiapparlo prima
che lo facesse, però ci guadagnò comunque un
pugno da Nami che, con in viso un
colorito bluastro che avrebbe fatto invidia alle squame di un pesce,
optò per
una dignitosa ritirata e abbandonò la cucina di corsa, cosa
che avrebbe fatto
anche Sanji se non fosse rimasto paralizzato ad osservare l’insetto
che il Vice
Capitano teneva tranquillamente fra le mani.
«O-Ohi... non ti sarai tenuto
quel coso dentro
l’haramaki
per tutto il
tempo... vero?» balbettò nel puntargli un dito
contro, e l’espressione
neutra che gli venne rivolta dallo spadaccino non gli piacque per
niente.
«Certo che sì,
dov’è il problema?»
«E me lo chiedi anche?! Era
quello il tuo souvenir?!
Butta quello schifo!» gli ordinò, ma in quel
mentre la porta della cucina si
aprì, rivelando l’ultima persona al mondo che il
cuoco avrebbe mai voluto
vedere: Rufy.
Non appena i suoi occhi
registrarono l’insetto, infatti, brillarono come due fari
nella nebbia e la sua
espressione divenne super eccitata, tanto che corse svelto verso lo
spadaccino
per vedere più da vicino e osservare quella bestiaccia da
tutte le angolazioni
possibili.
«Wah, Zoro! Allora
è vero che hai catturato uno
scarabeo gigante, che forza! Prendo una gabbia!»
«Non pensarci nemmeno, Rufy,
voglio quell’insettaccio
fuori dalla mia cucina e lontano da questa nave!»
«Ma, Sanji, andiamo!
È favoloso!»
«Scordatelo!»
Zoro si lasciò sfuggire uno
sbuffo ilare nell’ascoltare
quel loro battibecco, abbassando lo sguardo sull’insetto che
continuava ad
agitarsi frenetico fra le sue dita. Alla fin fine non avevano trovato
alcun
tesoro, ma forse quello non era stato tutto tempo sprecato. Forse.
_Note inconcludenti dell'autrice
Seconda
shot scritta per la raccolta del contest Scrivimi
una raccolta indetto da visbs88
La prima è Phantoms
in falling snow e fanno entrambe parte di una raccolta
secondaria che ho intitolato 3.2% {
Sore wo ittara oshimai desu
- in onore di due doujinshi di Haga Inochi che adoro -, ma ho deciso di
farle diventare un'unica raccolta per aggiornare solamete questa senza
complicarmi troppo la vita con mille mila raccolte... e, accidenti,
quante volte ho detto la parola raccolta in queste note inconcludenti?
x)
Comunque sia, questa è una di quelle shot in cui si vede
come al
solito il mio amore per la natura e la mia fissa di Sanji spaventato
dagli insetti; è una cosa che si vede molto poco nelle
fanfiction, eppure può essere sfruttata in mille mila modi
proprio perché vedere un uomo come lui, che stende persone
con
un solo calcio fumandosi al contempo una sigaretta, scappare come un
ossesso nel vedere qualche scarafaggio mi diverte. Sono una brutta
persona, aye x)
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** [ Scrivimi una raccolta ] Harmful weather condition ***
Harmful weather
Titolo: Harmful weather condition
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 6202 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Mugiwara,
Roronoa
Zoro, Black-Leg
Sanji
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse,What if?
12 Storie - #01 Natura: #08.
Cielo
Categoria di prompts: Condizioni
di tempo atmosferico ›
Nebbia
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Usopp ridusse
gli occhi a due fessure nel
tentativo di leggere il nome scritto sul cartello che aveva dinanzi,
riuscendo
a distinguere solo un paio di lettere a causa della nebbia che sembrava
gravare
come un manto su tutta la cittadina.
Sin da quando
avevano messo piede su quell’isola, aveva cominciato a
provare una strana
sensazione all’altezza dello stomaco e aveva avuto un brutto
presentimento, che
si era poi tramutato in una vera e propria certezza quando erano
riusciti a
giungere nei pressi di quella città, di primo acchito
abbandonata e probabile
roccaforte di fantasmi e di chissà quali altre terrificanti
creature. Peccato,
però, che fosse stato il solo a vederla così,
poiché il
Capitano era parso super eccitato e niente era riuscito a smuoverlo
dall’idea
di esplorare la zona fino in fondo, desideroso di partire alla volta di
una
nuova e sicura avventura. A volte Usopp si domandava chi glielo avesse
fatto
fare di seguire un ragazzo del genere, sul serio.
«Questa
dovrebbe essere Suntown...» La voce di Nami,
avvicinatasi a sua volta per dare uno sguardo al cartello, lo distrasse
dai
suoi pensieri, e si voltò verso di lei per adocchiarla di
sfuggita. Riusciva
vagamente ad intravedere la sua espressione, ma era quasi del tutto
certo che
avesse aggrottato la fronte e rinserrato le palpebre, come spesso le
capitava
di fare quando si concentrava intensamente su qualcosa. «A
dispetto del nome, è
già tanto riuscire a vedere ad un palmo dal naso, con tutta
questa nebbia».
«Almeno la Merry sarà al sicuro»,
asserì Sanji,
traendo una bella boccata dalla propria sigaretta per creare poi un
anello di
fumo. «Se un certo spadaccino idiota fosse rimasto di guardia
come gli era
stato ordinato, magari...»
Zoro gli scoccò un’occhiata di traverso, per
quanto
la visibilità fosse letteralmente ridotta
all’osso. «Ohi, ho bisogno di trovare
delle nuove spade, quindi non rompere», rimbrottò,
ma fu Nami a fulminarlo con
lo sguardo, stavolta.
«Io non ti presto un soldo, sia chiaro».
«Taccagna».
«Ti ho già detto mille volte di piantala di
parlare
male di Nami-san!» berciò Sanji, tirandogli un
calcio alla cieca; lo colpì allo
stinco e lo spadaccino imprecò a denti stretti,
afferrandogli la caviglia per
bloccargli almeno una gamba e cercare al contempo di parare gli altri
colpi con
le braccia, non riuscendo proprio a capire come diavolo facesse
quell’idiota a
combattere in quel modo assurdo e a saltellare come un perfetto cretino
senza cadere.
Mai una volta che scivolasse e si spaccasse la testa, eh?
«Ehm, ragazzi?» li richiamò Usopp, lo
sguardo fisso
verso lo spiraglio di luce fra la nebbia che lasciava intravedere,
almeno
parzialmente, le strade della città. «Mi spiace
interrompervi, ma credo che
abbiamo un problema», asserì, puntando un dito
verso la figura che correva via
come se nulla fosse, e, non appena il resto della combriccola
realizzò di chi
si trattava, gridò in coro il nome del Capitano e gli
andò dietro, prima che
quel casinista potesse combinare guai.
La cosa assurda, però, subentrò proprio nel
mettere
piede in città, che appariva ancor più disabitata
di quanto non lo fosse
sembrata da fuori. Attraverso la foschia che si sollevava dal terreno
come
sabbia spazzata via dal vento del deserto, si riuscivano a malapena a
riconoscere i profili degli edifici ai lati delle strade, simili a muti
giganti
in attesa del momento propizio per attaccare i malcapitati
avventurieri; in
quel silenzio, che in qualche modo riusciva persino ad apparire
assordante a
causa del sangue che tamburellava frenetico nelle loro orecchie,
risuonava
sinistro anche il cigolio dei cardini di un’insegna appesa da
qualche parte
nella nebbia, e Usopp fu tentato di filarsela quando, in quel mondo
avvolto da
quel bianco sfocato, gli parve di vedere un’ombra muoversi
con una rapidità
sorprendente. Pessimo segno. Davvero
un
pessimo segno.
«C-Credo che sia meglio che io torni alla Merry»,
balbettò, però, nel fare un passo indietro,
andò a
sbattere contro qualcosa e
urlò, mettendo subito in allerta gli altri; Zoro estrasse
l’unica katana
rimastagli e Sanji sollevò la gamba sinistra, facendo al
contempo da scudo a Nami con il
proprio corpo mentre scrutava nella nebbia per localizzare il compagno
e ciò
che gli aveva provocato quel grido.
«Ohi, Usopp, che succede?» lo chiamò, in
modo da
accertarsi della sua posizione, ma non ricevendo alcuna risposta si
preoccupò,
facendo qualche passo avanti. «Usopp?»
provò ancora senza successo, e si
sarebbe sicuramente inoltrato in quella foschia se non avesse sentito
urlare
anche Nami, voltandosi alla svelta solo per vederla trascinare via da
una figura
sconosciuta resa informe dalla nebbia.
«Merda!» esclamarono lui e Zoro
all’unisono,
affrettandosi a seguire quel rapitore per salvare almeno la compagna. Ah, dannazione!
Non solo erano spariti
Rufy e Usopp, ma si stavano facendo soffiare anche la loro navigatrice
da sotto
il naso; di sicuro il Capitano non l’avrebbe presa per niente
bene e, una volta
ritrovato, ne avrebbe cantate loro quattro per essere stati
così
sprovveduti e aver lasciato che la rapissero dopo tutta la fatica
che avevano fatto per riaverla nella ciurma.
«Torna indietro e ridacci Nami-san, bastardo!»
berciò Sanji, trovando piuttosto arduo continuare a
corrergli dietro senza
riuscire a distinguere dintorni e forme; tutto appariva uguale e anche
la
figura di quel tipo - perché, aye, era decisamente troppo
grosso per essere una
donna -, che si allontanava sempre più dalla loro portata,
aveva iniziato a
somigliare al paesaggio circostante, come un fantasma inghiottito dalla
nebbia.
Svanì del tutto quando si insinuò in un vicolo e
loro non riuscirono a
fermarlo, ritrovandosi davanti ad un muro di mattoni e senza altra via
d’uscita. Ma
che...?
«Dove cazzo è sparito quel tizio?» Zoro
si guardò
intorno, sconcertato. «Non può essersi
volatilizzato nel nulla».
«Nami-san! Mi senti?»
«Se fosse qui urlerebbe, ti pare?»
«Silenzio, marimo, se parli non riesco a sentirla!»
Zoro sollevò lo sguardo al cielo e roteò gli
occhi,
rinfoderando la propria katana con uno sbuffo; fu proprio nel farlo,
però, che
qualcosa richiamò la sua attenzione, e si chinò
per raccogliere quelli che scoprì
essere gli occhialini di Usopp. Se si trovavano lì,
probabilmente non erano poi
così lontani dal ritrovarli. «Ohi,
cuoco», lo richiamò, picchiettandogli una
spalla per mostrare anche a lui quell’oggetto. «Forse
sono davvero da queste parti», costatò,
infilandosi gli occhialini nell’haramaki prima di
ricominciare a guardarsi
intorno.
Dal canto
suo, Sanji si grattò la testa con fare pensieroso,
poggiandosi a braccia
conserte contro il muro dietro di sé.
«Se
riuscissimo a capire dove, sarebbe
molto più fa- ah!»
gridò nel sentire
quella parete sparire dalla sua schiena e cadendo riverso per terra,
imprecando
quando sbatté pesantemente il culo su un freddo pavimento di
pietra; e se in un
primo momento era rimasto sconcertato da quella sottospecie di gioco di
prestigio, divenne ancor più perplesso nel far scorrere lo
sguardo in quello
che si rivelò essere un locale gremito di gente, la quale
chiacchierava allegramente tra cibo e liquori
d’ogni tipo.
«E questo che diavolo significa?» sbottò
Zoro, e
Sanji concordò in pieno. Perché tutte quelle
persone erano riunite lì e avevano
portato là dentro anche i loro compagni? E perché
quei due idioti di Rufy e
Usopp, che se ne stavano ad un angolo e sembravano stare meglio di
loro,
bevevano e mangiavano come se nulla fosse? Che accidenti stava
accadendo?
«Sanji-kun~!» Il cuoco si riscosse immediatamente
nel sentire la voce di Nami e nel costatare che stava a sua volta bene,
vedendola seduta ad un tavolo con un boccale di birra davanti. Accanto
a lei
era seduto un uomo robusto, probabilmente sulla quarantina, che
guardava verso
di loro con sguardo truce, la fronte aggrottata e metà viso
nascosto da un
cappello nero con la tesa. Nonostante l'espressione, però,
stava facendo loro
segno di avvicinarsi, e acconsentirono solo quando anche la stessa Nami
li
richiamò in quella direzione. La cosa stava diventando
piuttosto strana.
«Questo è il sindaco Beihg», li
informò lei non appena presero posto, non senza
lanciare un’occhiata curiosa proprio all’uomo che
avevano di fronte. «In città
hanno un piccolo problema».
«Mi spiegherò meglio, marmocchi», la
interruppe lui
con un gesto della mano, concentrando la sua completa attenzione su di
loro.
Sebbene i suoi modi fossero bruschi, la sua voce era poco profonda e
pacata,
cosa decisamente inaspettata per un tipo con una cassa toracica grande
come la
sua. «La signorina ha detto che siete dei bravi combattenti,
e a me serve
proprio qualcuno di abbastanza forte per sbarazzarmi del
problema».
«E noi che diavolo c’entriamo?» chiese
giustamente
Zoro, ma Sanji gli tappò subito la bocca.
«Per una volta sta’ zitto, marimo».
«Ovviamente vi pagherò»,
continuò il sindaco, e fu
proprio a quelle parole che lo spadaccino comprese il ruolo che
avrebbero avuto
nell’intera faccenda. Quando si trattava di denaro, Nami non
guardava in faccia
nessuno. «Due milioni di berry ad impresa conclusa.
È una cifra piuttosto alta,
ma servirà anche a ripagare i metodi poco ortodossi con cui
i miei concittadini
hanno portato tutti voi qui». Och, beh, quello era il minimo.
Avevano
praticamente rapito tre di loro e costretto i restanti a cercarli, e,
per
quanto fossero pirati, non avevano ancora fatto niente per meritarsi
trattamenti del genere. A parte Rufy, non avevano nemmeno una taglia,
figurarsi. «Se voi e i vostri amici siete forti come mi
è stato detto, battere
quel mostro sarà una passeggiata».
«Quindi il problema sarebbe un mostro?»
domandò
Sanji con un certo scetticismo, squadrando l’uomo da capo a
piedi. Con la sua
stazza non avrebbe di certo avuto problemi a cavarsela da solo, ed era
sicuro
che sapesse anche menare le mani, se richiesto. La faccenda puzzava
troppo, e
l’olezzo di alcool che appestava il locale
c’entrava ben poco. «E non potete
sbarazzarvene voi?»
«È Daithbulah,
il grande camaleonte. Molti lo venerano ancora come divinità
e non possiamo
toccarlo».
«Oh, che cazzata», borbottò Zoro, e sia
Sanji che
Nami gli rifilarono un calcio negli stinchi al di sotto del tavolo,
ignorando
le imprecazioni soffocate che sibilò al loro indirizzo.
«Se è davvero una divinità»,
volle tastare il
terreno il cuoco, pur non credendo ad una sola parola su fantomatici
dei e
quant’altro, «come possiamo fermarlo?»
«Catturandolo senza ucciderlo. Placare la sua ira
farà sparire anche la nebbia che ha avvolto la
città».
«Ah, quindi questa nebbia è colpa sua?»
si intromise
Nami, e Beihg annuì.
«Proprio così, signorina».
«Bene», asserì, battendo le mani sul
tavolo prima di
alzarsi e scoccare un’occhiata obliqua all’uomo.
«Se ne occuperanno i miei
ragazzi, lei cominci a preparare i due milioni. Dove possiamo trovare
questo
camaleonte?»
«Alla fine della città c’è
una vecchia linea di
binari con carrelli ormai in disuso, seguitela; vi condurrà
alla cava sacra,
dimora di Daithbulah».
«Sentito, ragazzi? Alzatevi e datevi una mossa»,
ordinò la cartografa, aggirando il tavolo per andare a
recuperare lei stessa
gli altri due senza dar peso alle loro lamentele o al fatto che Rufy
tentasse
ancora di rubare del cibo; sotto lo sguardo a dir poco sconcertato di
Zoro,
Sanji fu invece piuttosto svelto ad obbedirle - quando avrebbe smesso
di fare
lo schiavetto della ragazza, accidenti a lui? - e ad andarle dietro,
cosa che
lo spadaccino fece solo dopo aver scoccato una rapida occhiata
guardinga al sindaco
ed aver preso il boccale per scolarsi la birra al suo interno, pur
continuando
a bofonchiare a mezza voce. E tuttora lo stava facendo, seguendo a
fatica gli
altri in quel bianco opprimente.
La nebbia, anziché diradarsi, sembrava farsi sempre
più fitta e palpabile, come se sarebbe bastato allungare un
braccio per
riuscire a toccarla in qualche modo con mano; persino lo scalpiccio
delle loro
scarpe risuonava attutito, quasi camminassero su un terreno erboso e
non su
ciottoli a loro volta bianchi come la nebbia, ed era così
snervante che
sarebbero riusciti anche ad udire i battiti dei propri cuori. Fu arduo
distinguere le tracce dei vecchi binari dal resto delle macerie sparse
un po'
ovunque, ma un sibilo lontano, simile al vento che soffiava in profondi
cunicoli,
confermò loro la vicinanza alla cava, e Zoro, nel vedere la
figura sfocata di
Rufy correre per primo in quella direzione, non poté evitare
di sbuffare.
«Perché diavolo dovremmo andare in giro a fare
beneficenza?» domandò a Nami, la quale gli
riservò uno strano sguardo.
«Questa non è beneficenza, Zoro, si chiama fare
affari. Noi liberiamo la città dal mostro
e loro ci pagano una lauta ricompensa», volle
subito mettere in chiaro lei,
i cui occhi sembravano brillare come i berry che teneva nascosti da
qualche
parte nella sua camera. Usopp una volta aveva persino ipotizzato che li
tenesse
nel reggiseno, e da come lei si era incazzata, rifilandogli un poderoso
pugno
sulla testa senza pensarci due volte, ci aveva probabilmente preso.
«Siamo a
corto di soldi e potrebbero servircene parecchi, sulla Rotta Maggiore.
Mi
sembra una ragione abbastanza valida per farlo, no?»
Zoro sbuffò ilare. «Aye, ma
c’è ancora una
cosa che mi sfugge... perché tu te
ne sei bellamente tagliata fuori?» le domandò, e
la ragazza si lasciò sfuggire
una risatina smaliziata.
«Non ti aspettavi mica che facessi io il lavoro
sporco, vero?»
«Visto che sei tu a volere quei soldi, sarebbe stato
il minimo».
Nami agitò distrattamente una mano in aria, come se
le parole dello spadaccino non la sfiorassero per niente, pensandoci
poi lei
stessa a spingerlo con un po’ di fatica verso la cava, dove
gli altri stavano
già pensando il da farsi. «Non essere idiota e
datevi una mossa, quel mostro
non si catturerà certo da solo».
Zoro non perse nemmeno tempo a ribattere, ben
sapendo che tanto non sarebbe servito praticamente a niente. Ormai la
navigatrice sembrava aver deciso per tutti e il loro destino, se la si
voleva mettere in quei termini era già stato
segnato: avrebbero catturato quel mostro e avrebbero intascato i soldi.
Niente
di più, niente di meno. Con quei pensieri per la testa,
raggiunse il resto del
gruppo sotto lo sguardo vigile di Nami, che qualche istante dopo, nel
notarli
immobili dinanzi all'entrata, cominciò a chiedersi
perché ci mettessero tanto e
non si decidessero a muoversi una volta per tutte. La cava era proprio
davanti
a loro, quindi che cosa aspettavano? Inarcò un sopracciglio
nel vederli
confabulare riguardo chissà cosa e nel raccogliere qualcosa
da terra, e fu
proprio per quel motivo che si avvicinò a Zoro,
più che decisa a vederci
chiaro.
«Che diamine state facendo?»
«Giochiamo a shanghai», rispose subito lo
spadaccino, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
«I due che pescano il
bastoncino più corto entrano».
«...e perché cavolo perdete tempo in questo
modo?»
«Ohi, non ha senso entrare tutti per far fuori uno
stupido camaleonte. Ne bastano due e li scegliamo in modo
imparziale»,
borbottò, sentendosi sfilare i bastoncini dalla mano senza
che lui avesse dato
il via; difatti si accigliò, vedendo Usopp esultare per aver
pescato quello più
lungo e Rufy lamentarsi per aver condiviso la stessa sorte,
giacché sarebbe
volentieri entrato per vedere con i suoi occhi quel mostro di cui aveva
parlato
il sindaco. Se loro due erano fuori, allora... si voltò al
suo fianco, notando
che il cuoco era rimasto immobile a fissare quel pezzettino di legno
come se si
trattasse di una massa informe e schifosa. Beh, nemmeno lui faceva i
salti di
gioia, se la cosa lo rassicurava.
«La sorte ha deciso, andate», li cacciò
Nami, dando
loro la schiena per accomodarsi tranquilla su una delle casse stipate
ad un
angolo di quella che, prima del crollo, era probabilmente stata una
casetta per
custodire le attrezzature, considerando i resti di pale rotte e corrose
dalla
ruggine.
Con i borbottii scocciati di Rufy nelle orecchie, il
quale aveva almeno tenuto fede alla scelta che aveva fatto senza
insistere ad
andare con loro, i due si inoltrarono nel fondo della cava e si mossero
a
tentoni al suo interno, poiché anch’essa colma di
nebbia più dell’esterno.
Distinguere i dintorni era difficile e altrettanto lo era stare attenti
a non
fare passi falsi, giacché nessuno assicurava loro che la
cava non contenesse
vicoli ciechi o addirittura baratri; avanzando a tentoni, Zoro dovette
più
volte poggiare una mano sul legno ormai putrido che fungeva da sostegno
a quel
cunicolo scavato nel terreno e nel quale si stavano insinuando senza
nemmeno
conoscerne la planimetria. Forse avrebbero dovuto chiedere una mappa al
sindaco, dopotutto. E lo spadaccino se ne convinse ancor più
quando si
ritrovarono dinanzi ad un bivio, incerti su quale fosse la direzione
giusta da
prendere. Ah, dannazione.
«Da questa parte si sente uno scroscio... come se ci
fosse dell’acqua», asserì di punto in
bianco Sanji, gettando un’occhiata verso
il corridoio di destra. La nebbia era meno fitta e attraverso di essa
si
riuscivano a scorgere le pareti rocciose della cava, ma non era detto
che
quella fosse davvero la strada da percorrere.
Zoro si scompigliò i capelli con una mano, annuendo
qualche istante dopo con fare fin troppo orgoglioso. «Io vado
a sinistra, tu
va’ a destra. Chi lo trova prima lo abbatte e torna
indietro», sentenziò, ma
Sanji lo guardò con un sopracciglio sollevato, lasciando ben
intendere quanto
la cosa gli sembrasse assurda anche solo da pensare.
«Di’ un po’, marimo, stai
scherzando?»
«E perché dovrei, ricciolo?»
«Perché tu ti perdi anche per andare al cesso,
magari?»
«Ohi, che diavolo stai insinuando?!»
Sanji lo zittì con un brusco gesto della mano,
incamminandosi per primo nel cunicolo di destra e facendo poi cenno
allo
spadaccino di seguirlo senza fare storie. «Prima troviamo
quel coso, prima
incassiamo e possiamo andarcene. Un po’ di soldi fanno comodo
anche a te, no?
Così potrai comprarti nuove katane senza indebitarti con
Nami-san». Quella
logica parve funzionare, poiché Zoro, pur borbottando
chissà cosa fra sé e sé,
si guardò bene dal ribattere o dal continuare a fare
questioni, giacché sarebbe
stato stupido ed infruttuoso per tutti, lui incluso. Una volta tanto
ragionava
anche lui, a quanto sembrava.
Scostando una vecchia trave ormai marcia che
impediva loro il cammino, si insinuarono a passi lenti e moderati
all’interno
del corridoio di pietra, con quel suono d’acqua che risuonava
sempre più
assordante nelle orecchie; dovettero chinare la testa quando il
soffitto
cominciò a calare e lo spazio diventò sempre
più stretto, tanto da risultare
quasi soffocante per due uomini della loro stazza. Si avanzava a fatica
ed era
difficile persino allungare le braccia, poiché si sfioravano
le pareti di
roccia con i gomiti non appena si tentava di compiere un movimento di
troppo;
Sanji picchiò persino violentemente la fronte contro una
stalattite spuntata
dal nulla e imprecò a denti stretti, maledicendo la
scarsità di spazio e quella
nebbia sempre più fitta. Non solo era diventato assurdamente
impossibile capire
dove iniziasse il naso e dove finisse il mento - e la sua non era per
niente
ironia, dannazione -, ma il risuonare dei loro passi e delle gocce
d’acqua che
cadevano dal soffitto, insinuandosi di tanto in tanto nel colletto
delle loro
magliette e facendoli rabbrividire, sembravano ormai aver inghiottito
tutto il
resto. Se avessero aperto bocca, Sanji era certo che non sarebbe
riuscito a
sentire una sola parola.
Poterono trarre un sospiro di sollievo solo quando,
diradatasi gran parte della foschia che li aveva accompagnati fino a
quel
momento, abbandonarono quello spazio angusto e sbucarono in una caverna
circolare abbastanza larga da permettere di sgranchire le ossa. Lo
scroscio che
Sanji aveva udito si scoprì appartenere ad un ruscelletto
che aveva scavato la
roccia fino a creare una cascata artificiale e un laghetto, intorno al
quale
crescevano timidamente steli d’erba dal colore bluastro; in
ogni dove si
potevano scorgere strane piante dal medesimo colore e persino funghi
fosforescenti circondati da un sottile strato di nebbia, i quali
riuscivano a
dare un pizzico di luce a quel posto altrimenti buio.
Esterrefatto, Sanji si guardò intorno e sbatté
più
volte le palpebre nel tentativo di abituare gli occhi a quel fioco
bagliore,
seguito a ruota da Zoro, che scrutava la zona come se si aspettasse un
attacco
del camaleonte in qualunque momento. Non c'era traccia di lui
né tanto meno la
prova che esistesse davvero, e dovette ammettere a se stesso che, in un
primo
momento, aveva pensato ad una presa in giro. Un camaleonte in grado di
creare
la nebbia? Andiamo! A meno che non avesse ingerito un frutto del
diavolo, lo
spadaccino dubitava ampiamente che quel coso possedesse un potere del
genere.
Un movimento dinanzi a sé gli fece sollevare lo
sguardo e per un attimo credette che fosse stato il cuoco,
però fu senza
nemmeno pensarci due volte che, vedendo tremolare il soffitto proprio
sopra al
capo del compagno, Zoro si lanciò verso di lui e lo spinse
contro il muro,
facendogli sbattere pesantemente la schiena con
un’imprecazione; la roccia che
cadde li mancò per un soffio e si sfracellò ai
loro piedi, e per un lungo
istante la fissarono, forse persino sbalorditi - difficile dire se per
la sua
effettiva presenza o per quanto fosse appena accaduto in quel millesimo
di
secondo -, prima di sollevare il capo e guardarsi attentamente negli
occhi.
Okay, probabilmente starsene immobili in quella posizione, petto contro
petto e
con le mani di Zoro premute contro la roccia a voler formare una
barriera
naturale, era una cosa alquanto imbarazzante. Lo spadaccino,
però, non sembrava
pensarla allo stesso modo, poiché aveva aggrottato la fronte
con fare nervoso.
«Ohi, che diavolo combini, cuoco? Quel coso per poco non ti
ammazzava».
«Che diavolo combini
tu, piuttosto», si risentì
immediatamente Sanji, guardandolo in
cagnesco soprattutto per allentare la strana tensione che gli aveva
attanagliato le viscere. Era una sua impressione, o quella testa
d’alga si era
preoccupato per lui? Bah, forse lo avrebbe fatto per chiunque, sapendo
quanto
tenesse al bene della ciurma. «Avrei potuto farlo a pezzi con
un calcio,
stupido marimo».
«Allora che aspettavi a farlo?»
«Non me ne hai dato il tempo, idiota».
Zoro gli diede una capocciata senza alcun riguardo,
però, ignorando il lamento del cuoco, poggiò poi
la fronte sulla sua e si fece
più vicino, premendo inevitabilmente il proprio corpo contro
quello del
compagno. «Non chiamarmi idiota... idiota»,
sussurrò ad una spanna dal suo
viso, e Sanji, nel sentire il caldo respiro dello spadaccino
solleticargli le
labbra, socchiuse le palpebre, cercando di calmare il ritmo impazzito
del
proprio cuore. Che fra loro ci fosse stato sin dal principio una sorta
di
bizzarro desiderio l’aveva sempre saputo, ma non aveva mai
pensato che prima o
poi quello stesso desiderio sarebbe divenuto una realtà con
cui avrebbero
dovuto, bene o male, fare i conti. Beh, si era maledettamente
sbagliato, a
quanto sembrava.
Lasciò dunque che il tocco leggero delle labbra di
Zoro - stranamente morbide, non screpolate o bruciate dal sole come
aveva
sempre immaginato - gli carezzasse dapprima il mento irto di barba e
poi un
angolo della bocca, attendendo il tanto agognato bacio; nel sentire
l’eco
lontana di una voce che pronunciava il suo nome, però,
aprì di scatto le
palpebre e si ricordò tutto d'un tratto cosa stava
succedendo, allontanando da
sé lo spadaccino con un calcio nel momento esatto in cui
fecero la loro
comparsa Rufy e Usopp, per quanto solo uno dei due apparisse davvero
felice di
essere lì. Un momento... Rufy e Usopp?
«Ohi, e voi che ci fate qui? Avevamo tirato a
sorte», disse con tutta la compostezza che riuscì
a trovare in quel momento -
aveva davvero quasi baciato un uomo? Lui?
L’amatore delle donne per eccellenza? -, ringraziando il
cielo di aver avuto i
riflessi pronti e di aver spedito Zoro contro la parete rocciosa
situata dall’altro
lato di quella sottospecie stanza ovale. E se lo spadaccino avesse
avuto da
ridire, beh, se ne sarebbe fatto una ragione.
«Rufy voleva entrare», si giustificò
Usopp, gettando
un’occhiata dietro di sé prima di stringersi le
braccia al petto e incassare la
testa nelle spalle, tremando visibilmente come una foglia. «E
io non ci volevo
nemmeno venire, ma mi ha costretto».
«Là fuori mi stavo annoiando»,
rimbrottò
immediatamente il Capitano a mo’ di spiegazione, calcandosi
in testa il
cappello prima di dar vita ad un divertito sorriso a trentadue denti.
«Quindi
siamo entrati anche noi ed eccoci qui!»
Una cosa non quadrava, però, e Sanji sollevò un
sopracciglio nell’osservare con attenzione Rufy.
«Come avete fatto a trovarci
subito?»
«C’erano due strade e siamo andati a
sinistra»,
asserì semplicemente, e il cuoco gettò di
riflesso un’occhiata a Zoro, il quale
si stava massaggiando la nuca con fare piuttosto nervoso.
«Accidenti, marimo, a quanto pare avevi ragione tu a
voler andare a sinistra. Era senza dubbio la strada più
facile».
«Piantala di prendermi per il culo, ricciolo, o te
la spacco io la testa, altro che rocce».
«Voglio proprio vedere se ne saresti capace, gorilla
tutto muscoli».
«Mi stai sfidando, brutto idiota?»
«Ohi, ragazzi, laggiù c’è una
luce! È come se
qualcuno avesse appena acceso un fuoco!» Il grido
elettrizzato di Rufy riportò
tutti all’ordine e, seppur scettici, si voltarono nella
direzione indicata,
costatando che, effettivamente, verso il fondo di quella caverna
sembrava
davvero esserci una fonte di luce simile a quella di un
falò. Ma se lì dentro
c’era davvero un mostro... chi poteva essere così
idiota da pensare di andarci
in campeggio?
Senza perdere tempo a rifletterci su oltre, la
comitiva si affettò a dirigersi verso quel punto di luce per
capire di cosa si
trattasse, sgranando gli occhi e vedere l’enorme sagoma di un
camaleonte
danzare sulle pareti di roccia. Un suono cupo, simile al rumore del
vento che
si insinuava fra le fessure, rimbombava in ogni dove e creava strani
fenomeni
uditivi, dal pianto di un bambino al lamento di un animale morente, ed
era
difficile dire se quei umori provenissero proprio dal mostro che
avevano
dinanzi o se fossero semplici illusioni causate dall’ampio
spazio di quella
caverna.
«Levatevi, ci penso io», asserì di punto
in bianco
lo spadaccino come se nulla fosse, estraendo la sua fedele Ichimonji
dal
fodero. Non poteva contare sulla Santoryu
per la mancanza delle altre due katane, ma per una bestiaccia del
genere un
colpo sarebbe bastato e avanzato e l’avrebbe messa al tappeto
in un attimo.
Chiuse gli occhi per concentrarsi e rinserrò la presa
sull’elsa, rilassando i
muscoli delle spalle per imprimere maggior vigore nel suo attacco, e,
una volta
preso di mira il mostro, sollevò immediatamente le palpebre
prima di colpire, sentendo la terra
tremare sotto i piedi; il colpo fu più potente di quanto
avesse immaginato e
sbriciolò come se nulla fosse le pareti di roccia, per
quanto lo spadaccino non
parve curarsene poi più di tanto. A differenza del cecchino,
la cui mascella
non aveva per poco toccato terra.
«Wah, Zoro! Hai fatto saltare metà
cava!»
«Effetto collaterale».
«Effetto collaterale? È una cosa
inumana!» sbottò
Usopp, ma Zoro, scrollando semplicemente le spalle, non gli diede peso,
intenzionato a farla finita una volta per tutte per poter
così lasciare quel
maledetto posto. Di sicuro quel camaleonte non era uscito illeso dal
suo colpo,
però, se erano stati fortunati, probabilmente in qualche
modo era sopravvissuto
e avrebbero comunque intascato la ricompensa che era stata loro
promessa. Senza
ulteriori indugi, dunque, si affrettarono ad oltrepassare le macerie
per
raggiungere il corpo del mostro, restando a dir poco increduli
nell’osservare
ciò che si ritrovarono davanti. Quello che il sindaco di
Suntown aveva
spacciato per mostro era piccolo quanto un topolino, e, con la coda
avvolta
intorno al corpo squamoso, tremava visibilmente, come se la presenza di
esseri
umani lo terrorizzasse. Ma che...?
«E questo sarebbe il mostro?» borbottò
Zoro nel
rinfoderare la spada, e persino Usopp, che poco prima non si era
risparmiato
dall'andare nel panico come suo solito, non poté negare di
essere rimasto un
tantino deluso.
«Ma è un normalissimo camaleonte...»
«Che fregatura...»
«La nebbia è sparita, però»,
fece notare Sanji,
arcuando un sopracciglio nell'osservare quel piccoletto. Si
chinò a mezzo busto
per afferrarlo per la coda e sollevarlo a mezz’aria,
vedendolo aprire e
chiudere la bocca nel tentativo di conficcare nel dorso della sua mano
le
microscopiche zanne che possedeva. «Forse la causa era
davvero lui», asserì
divertito, trasalendo appena quado Zoro, senza alcun garbo, gli
strappò il
camaleonte dalle mani e se lo abbandonò nel palmo della
sinistra, dando le
spalle a tutti.
«Se fosse lui o meno, abbiamo comunque finito.
Facciamo uscire questo coso da qui e andiamocene».
«A me sta venendo anche fame».
«Ma se hai mangiato appena mezz’ora fa,
Rufy!»
«Zitti e datevi una mossa», li redarguì
il Vice
Capitano, scoccando poi una rapida occhiata al cuoco, rimasto immobile
accanto
alle rocce. «Ohi, ti muovi anche tu o preferisci restare qua
dentro, ricciolo?
Ci faresti un grande favore, se così fosse».
Sanji si riscosse con una certa fatica - insomma,
quel giorno erano capitate davvero troppe
cose in breve tempo e aveva bisogno di metabolizzarle al meglio, bacio
sfiorato
in primis -, fulminandolo poi con lo sguardo prima di superare tutti,
non prima
di aver rifilato un calcio allo stinco a quella stupida testa verde,
ignorando
volutamente la sua imprecazione. «Resta tu, se proprio ci
tieni. Così la pianti
di infastidire Nami-san», sbottò di
rimando, dandogli senza tanti complimenti una gomitata sul
petto prima di imboccare tranquillamente il sentiero di sinistra; lo
spadaccino, accasciandosi su se stesso, sibilò di dolore e
si appuntò
mentalmente di ammazzare quell’idiota - insomma, non era di
certo leale colpire
un punto ferito in precedenza e su cui spiccava ancora bellamente un
taglio non
rimarginatosi del tutto -, rimediandoci da quest’ultimo una
breve scrollata di
spalle che avrebbe potuto significare qualunque cosa. Nemmeno a dire
che si fosse
del tutto dimenticato di quel microscopico
particolare, poi. Era successo da relativamente troppo poco tempo per
far finta
di non saperne niente.
Tornare indietro da quella direzione fu una vera e
propria passeggiata - più di quanto non lo fosse stato
all'andata, data la
strada decisamente sbagliata -, e fu
alquanto destabilizzante, una volta fuori, venir
accecati dalla luce del sole, fino a quel momento nascosta dalla nebbia
che
aveva completamente avvolto la zona. Senza di essa, si riuscivano a
distinguere
i dintorni e la natura incontaminata che sembrava racchiudere in se
stessa la
cittadina, i cui tetti delle case brillavano inspiegabilmente come
diamanti
sotto i raggi solari. Forse c’era un motivo se si chiamava
Suntown, quel posto.
«Ehi! State bene?» esclamò Nami
nell’andar loro in
contro, visibilmente agitata. Aveva le vesti impolverate e anche il suo
viso
era piuttosto sporco, e bastò dare un’occhiata
alle spalle per capire il
perché. Il colpo di Zoro non si era limitato a distruggere
l’interno, bensì
anche una buona parte dell’esterno, facendo accumulare
là fuori polvere e
detriti. Di che diavolo era fatta quella cava, di cartapesta?
«Nami-san, ti sei fatta male?» Sanji le prese
immediatamente le mani non appena si rese conto di com’era
conciata, scoccando
un’occhiataccia allo spadaccino senza mollare la presa
nemmeno per un attimo.
«Hai visto che diavolo hai combinato, marimo?! Tu e
quella tua forza spropositata, avresti potuto
ferire gravemente Nami-san!» sbottò, ma la
navigatrice, dopo
averlo frettolosamente rassicurato - e avergli giustamente
ricordato che era stato il
resto della ciurma ad entrare là dentro, non lei, e che
dunque chi era stato
più in pericolo erano stati proprio loro -,
cercò a sua volta Zoro con lo sguardo, eccitata come quando
Rufy sentiva odore
di avventura.
Peccato, però, che lei avesse invece cominciato a sentire
lontano miglia e miglia odore di berry appena guadagnati.
«Lascia perdere, Sanji-kun. Piuttosto, Zoro,
dov’è
il mostro?»
Senza tanti preamboli, lo spadaccino la liberò dalla
presa appiccicosa del cuoco - il quale non si era risparmiato dal
lanciargli
contro qualche epiteto come suo solito, maledicendolo per le sue
pessime
maniere nei confronti di una donna - e le prese
una mano, mollandole il camaleonte nel
palmo. «Eccotelo qui il tuo mostro»,
asserì, vedendola sollevare un sopracciglio
con un certo scetticismo.
Nami fece per aprir bocca e
ribattere qualcosa -
qualcosa che al Vice non sarebbe piaciuto per niente, poco ma sicuro -,
quando dei clamori
alle sue spalle richiamarono l’attenzione
di tutti loro, costringendoli a
voltarsi. A non molta distanza da loro, sembrava essersi riunita gran
parte
della popolazione della città, capitanata dal sindaco Beihg.
Tutti si
guardavano intorno come se fosse la prima volta che vedevano la luce,
ma la
cosa più strana, però, era che nessuno, nemmeno
il sindaco, aveva ancora aperto
bocca per ringraziarli del lavoro compiuto, limitandosi semplicemente a
fissare
la cava con gli occhi spalancati. Tsk, che ingrati. Tanto valeva darsi
una
mossa e prendersi i soldi, allora.
Chinandosi per lasciar andare quel piccolo
camaleonte - non sarebbe stato capace di far del male a nessuno, in
fondo, pur
riuscendo a fare qualche giochetto di prestigio con il tempo -, Nami si
rassettò gli abiti alla bell’e meglio e,
ripulendosi come poté il viso, si diresse verso
il sindaco, pimpante come non mai. «Per quanto riguarda il
denaro, sindaco...»
cominciò, ma le sue parole vennero troncate immediatamente
da una donna
anziana, fattasi largo fra la folla per osservare più da
vicino.
«La cava! La sacra cava!»
La navigatrice le scoccò un’occhiata, aggrottando
la
fronte come se fosse infastidita da quella che, per lei, era sembrata
un’inutile
interruzione. Avevano perso anche troppo tempo e dovevano partire,
quindi
avrebbero fatto meglio a cacciare i soldi. «Beh, aye,
è stato un contrattempo,
però...»
«Maledetti marmocchi, guardate cosa avete fatto!»
esclamò un uomo nel bel mezzo di quella calca,
interrompendola nuovamente.
«Ma noi...»
«Prendiamoli!»
«Cos... nay, aspettate!» riprovò la
navigatrice,
sgranando gli occhi e dandosela a gambe nel vedere che quei tipi, pur
essendo
ben attempati, erano più che intenzionati a far loro la
pelle. Dannazione! Non
potevano nemmeno darle loro di santa ragione, poiché erano
comunque dei normalissimi
cittadini. Un bel po’ incazzati, certo, ma pur sempre
normalissimi. «Correte,
ragazzi!» consigliò caldamente ai suoi compagni,
sebbene loro avessero già
cominciato a farlo prima ancora che lei parlasse. Primo fra tutti
Usopp, che
non ci aveva pesato due volte a ridiscendere la collina e a filarsela
verso il
promontorio dov’era ancorata la Merry, perfettamente visibile
senza tutta
quella nebbia a coprir loro la visuale.
Raggiunta la nave e spiegate le vele, non persero un
minuto di più a ruotare il timone il più in
fretta possibile e a
riprendere il mare, con le urla degli
abitanti della città che scemavano a poco a poco dietro alle
loro spalle.
Beh, accidenti. Per loro quella cava
doveva essere decisamente
importante,
se si erano innervositi in quel modo assurdo. Anche se, a parer di
Zoro, quella
era stata una reazione alquanto esagerata.
Insomma, va bene essere devoti e tutto - cosa che lui
non riusciva minimamente a spiegarsi, giacché non aveva mai
creduto in niente
all’infuori di se stesso -, ma in fin dei conti avevano fatto
loro un favore e
li avevano liberati da un problema non indifferente.
A quel pensiero, lo spadaccino scosse energicamente
il capo e, incrociando con attenzione le braccia al petto per
evitare di sfiorare la ferita, si perse
nel contemplare l’isola
che pian piano si allontanava sempre di più dalla loro
vista, sbuffando ilare
al pensiero che passò di punto in bianco nella sua mente
proprio nell’osservare
la vegetazione che veniva inghiottita dall’orizzonte.
«È ironico», affermò,
richiamando su di sé l’attenzione di Nami, la
quale lo
guardò con un sopracciglio sollevato.
«Cosa?»
«Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto, non siamo
riusciti a vedere il becco di un quattrino», disse con
semplicità inaudita, ma
la navigatrice, con una vena pulsante sinistramente sulla fronte, si
voltò
svelta verso di lui e lo afferrò per il collo con entrambe
le mani, stringendo
così forte che sembrò quasi volesse strozzarlo.
«Vuoi che ti spacchi la faccia o che ti butti in
mare?!»
«M-Molla-mi, non... respi-»
«È colpa tua, hai fatto un sacco di danni e siamo
dovuti scappare!»
Osservando la scena comodamente seduto sulla
balaustra, il Capitano non riuscì a trattenere una
grossa risata,
calcandosi il cappello in testa con fare ilare.
«Almeno è
stato divertente! Hai visto come ci inseguivano?»
esclamò a voce un po’ troppo
alta, ma Usopp gli premette immediatamente una mano sulla bocca per
impedirgli
di aggiungere altro e di peggiorare la situazione.
«Zitto, Rufy, altrimenti se la prende anche con
te!»
«Guardate che vi sento!» li freddò Nami,
che lasciò
fortunatamente andare Zoro - ci era mancato poco che lo mandasse
all’altro
mondo, visto il poco ossigeno che già arrivava normalmente
al suo cervello -
solo per avvicinarsi ai due e assestar loro un possente pugno sul capo,
ignorando le loro lamentele.
Nel vederli così spensierati dopo quel bizzarro
avvenimento, Sanji si sentì stranamente bene, forse anche
per la felicità di
essere quasi arrivati a Reverse Mountain, che li avrebbe condotti oltre
la
prima tappa di quel loro viaggio e avrebbe aperto loro le porte di una
grande
impresa. In tutta la sua vita non aveva sognato altro se non il
viaggiare per i
mari alla ricerca del suo All
Blue, e
c’era voluto uno strano ragazzo dal cappello di paglia per
convincerlo a
lasciare una volta per tutte il Baratie, luogo che l’aveva
visto crescere e
maturare come cuoco e in cui aveva vissuto fino a quel momento con quel
vecchio
di Zeff, lontano da tutte le stramberie del mondo circostante e
più che desideroso di ripagarlo per avergli salvato la vita
quand’era solo un
moccioso che del
mondo non aveva ancora capito praticamente
niente.
A quel suo stesso pensiero, scosse il capo e infilò
una mano nella tasca interna del doppio-petto per tirar fuori il
pacchetto di
sigarette, però fu proprio nel farlo che
intercettò con la coda dell’occhio lo
sguardo di Zoro su di sé, e, portandosi distrattamente una
stecca alle labbra,
sollevò un angolo della bocca in un sorriso sincero, il
primo che gli aveva
rivolto da quando erano diventati
compagni
a tutti gli effetti.
Avevano quasi raggiunto la prima tappa di quel
viaggio, era vero, ma la loro personale avventura era appena cominciata.
_Note inconcludenti dell'autrice
Anche
questa shot è stata scritta per la
raccolta del contest Scrivimi
una raccolta indetto da visbs88
Si
può
ben notare che è ambientata prima ancora che la ciurma
raggiunga
la prima tappa del loro viaggio, e anche il rapporto tra Zoro e Sanji
sta cominciando pian piano ad evolversi insieme alla loro avventura,
pur essendoci una piccola scintilla che fa benissimo comprendere come
si sentano i due a provare quelle bizzarre sensazioni l'uno per l'altro
senza però darlo ampiamente a vedere
Insomma,
il loro
rapporto deve crescere pian piano - molto piano, visto che Sanji
all'inizio è proprio pirla XD -, e prendere come punto di
riferimento un punto immaginario del loro viaggio prima di raggiungere
Louge Town mi è sembrata la cosa migliore da fare, ecco
perché c'è l'accenno alle spade di Zoro da
sostituire e alla ferita infertagli da Mihawk
Okay,
la smetto di sproloquiare e vi saluto. Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
3.2 % { SORE WO ITTARA
OSHIMAI DESU
SECONDA CLASSIFICATA, SCRIVIMI UNA RACCOLTA
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** [ Scrivimi una raccolta ] Walkin' on sunshine ***
Walkin' on sunshine
Titolo: Walkin' on sunshine
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 5400 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Mugiwara,
Roronoa
Zoro, Black-Leg
Sanji
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse, What if?, New
World Arc
12 Storie - #02 Colori: #06.
Arancio
Categoria di prompts: Condizioni
di tempo atmosferico ›
Sole
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sentendo
qualcosa infastidirgli il viso,
Sanji storse la punta del naso e agitò svogliatamente una
mano per allontanare
da sé quel disturbo, sbadigliando pesantemente.
Aveva dormito
poco e niente e, come se non bastasse, sentiva le ossa a pezzi e il
collo gli
faceva un male cane, quasi avesse passato tutto il tempo sdraiato in
una
pessima posizione o con le gambe bloccate da un peso,
giacché tuttora non
riusciva a muoverle come avrebbe voluto. Anche le braccia non stavano
messe poi
meglio - e proprio non si spiegava il perché, ad esser
sincero -, e quando
allungò un arto dovette serrare le palpebre per attenuare un
po’ il dolore,
tentando inutilmente di stiracchiarsi.
Accidenti, che
serata. Chissà che diavolo aveva combinato per ridursi in
quel modo... aveva
bevuto? Il giorno addietro era stato il compleanno di qualcuno della
ciurma e
avevano festeggiato fino alla nausea? Non lo ricordava,
però, quando fu
finalmente capace di voltarsi almeno a mezzo busto e la sua fronte
cozzò drasticamente
contro qualcosa di duro, gli fu tutto molto più chiaro. Non
avevano
festeggiato, nossignore. Né tantomeno si trovava a bordo
della Sunny come aveva
creduto all’inizio, in quel momento. Era da qualche parte su
un’isola, sperduto
con quello scemo di un marimo che gli dormiva ancora beatamente
accanto, e
senza la benché minima idea di che fine avessero fatto tutti
gli altri. Ah,
merda. Quella sì che era una situazione complicata.
Borbottando qualcosa fra sé e
sé, Sanji si tirò
debolmente a sedere e imprecò a denti stretti, sentendo
tutti i muscoli urlare
per lo sforzo. Eppure si era soltanto alzato, maledizione.
«Ohi», borbottò,
scuotendo lo spadaccino con fare svogliato e ottenendo in risposta solo
un
mugolio infastidito e qualche epiteto ben poco cordiale mormorato a
mezza bocca;
con una vena pulsante sulla fronte - non si era nemmeno svegliato e
già lo
faceva innervosire, quell’idiota -, non ci pensò
due volte a rifilare a Zoro un
calcio allo stinco, e quest’ultimo alzò finalmente
la palpebra, senza
risparmiarsi dal mandarlo a fanculo. «Buongiorno anche a te,
marimo», ironizzò,
guadagnandoci un’occhiataccia dal diretto interessato.
«Buongiorno un par di palle,
cuoco di merda. Che
diavolo ti prende?»
«Non fare domande idiote e
alzati», rimbeccò lui nel
rimettersi in piedi per primo, senza prestargli molta attenzione. Non
aveva
idea di che ore fossero né tanto meno se fosse ancora
mattino o primo
pomeriggio, ma di una cosa era certo: dovevano cercare di raggiungere
la
spiaggia e tentare in tutti i modi di scorgere la Sunny, ovunque essa
si fosse
arenata. Fortunatamente era resistente e, per quanto quella tempesta
che li
aveva colti si fosse rivelata ardua - tanto che persino Nami, molto
più esperta
di loro, aveva avuto difficoltà a seguire la rotta -, di
sicuro la nave non era
andata in pezzi, anche se la preoccupazione per i compagni - e un
po’ anche per
quelli che erano diventati una specie di terzi incomodi - restava. In
particolar modo per coloro che non erano in grado di nuotare a causa
dei Frutti
del Diavolo, a dirla tutta. Su quella nave c’era decisamente
troppa gente, dopo
Punk Hazard.
A quei suoi stessi e disparati pensieri,
Sanji
scosse il capo e, infilandosi le mani nelle tasche, fece a Zoro un
cenno con il
capo per invitarlo a seguirlo, insinuandosi nel bel mezzo della
boscaglia.
Voleva uscire da lì il più in fretta possibile e
ritrovare tutti - specialmente
le ragazze, di sicuro sole ed impaurite senza il loro cavaliere -, e, a
ben
pensarci, anche evitare spiacevoli incontri con mostriciattoli dal
numero
improponibile di zampe, bocche o occhi. Le piante erano fitte ed era
difficile
scorgere persino un singolo raggio di sole, dunque non sarebbe stato
per niente
strano se, in un momento di distrazione, si fosse ritrovato davanti
qualche
orribile creatura che avrebbe potuto infilarsi nei suoi vestiti - e gli
faceva
un tantino ribrezzo l’idea di sentire un millepiedi o
chissà cos’altro farsi
largo lungo la sua schiena come se nulla fosse - o qualche
schifosissimo ragno
gigante da abbattere.
Al solo immaginarsi le grosse tenaglie e
le zampe
pelose di quegli insetti, Sanji rabbrividì, aumentando il
passo senza volerlo;
accertandosi con una rapida occhiata che Zoro lo stesse ancora seguendo
e che
non si fosse dunque perso come suo solito, scansò uno dei
rami più bassi di un
albero che intralciava il suo cammino, insinuandosi nel sottobosco. La
rugiada
mattutina aveva bagnato le erbacce e ne sentiva
l’umidità anche attraverso la
spessa stoffa dei pantaloni, quasi si fosse appena tuffato a peso morto
fra di
esse e si fosse rotolato al loro interno, inzaccherandosi da capo a
piedi; poté
trarre un sospiro di sollievo solo quando, scansato qualche arbusto
colmo di
foglioline verdi e boccioli, si affacciarono entrambi sulla vasta
distesa che
li separava dal mare.
Rilucente come tanti diamanti sotto la
luce del
sole, la sabbia appariva capace di ferire gli occhi, dando una visione
paradisiaca anche grazie alle grosse palme che si innalzavano dal
terreno e
persino dal fondo del mare, creando vere e proprie isole. Avevano visto
una
cosa del genere anche quando si erano allontanati da Punk Hazard giorni
addietro, sorpassando zolle di terra galleggianti provviste unicamente
di
grosse querce e pinete. E non sarebbe stato strano se avessero
continuato ad
incontrarne nelle settimane successive che li dividevano da Dressrosa,
se non
fosse stato per quella stupida tempesta che li aveva fatti perdere
tutti di
vista. Adesso, però, avevano un problema alla volta da
affrontare. Primo:
dov’erano finiti? E secondo, perché sembrava fare
sempre più caldo mano a mano
che procedevano?
Con uno sbuffo, Sanji si
allentò la cravatta e
liberò dalle asole i primi bottoni della camicia, mettendosi
la giacca in
spalla prima di cancellare dalla fronte qualche gocciolina di sudore
che
minacciava di scivolare lungo il collo. Più le sue scarpe
affondavano nella
sabbia ad ogni passo, dandogli la sensazione di venir risucchiato
dentro di
essa, più il sole che batteva sulle loro teste sembrava
divenire caldo e
asfissiante, togliendo loro gran parte della voglia di muoversi. Le
zone d’ombra
erano ridotte al minimo e la luce, riflessa sulla sabbia bianchissima,
era così
accecante che a malapena si riuscivano a distinguere i contorni delle
poche
palme presenti o degli scogli, simili a mostri informi emersi dalla
superficie
del mare alla ricerca della loro preda; l’unico suono che si
riusciva ad udire,
inoltre, era quello dello scrosciare delle onde e il richiamo lontano
di
qualche gabbiano in cerca di cibo, mostrando solo le loro sagome
sfocate.
Nulla, nemmeno i fruscii provenienti dal bosco che si erano lasciati
alle
spalle, faceva presupporre l’ulteriore presenza di qualche
essere umano su
quell’isola sperduta, e la cosa non era per niente
rassicurante.
«Più avanziamo e
più fa caldo, maledizione»,
borbottò Zoro alle sue spalle, e nel gettargli uno sguardo
lo vide liberarsi
della parte superiore della casacca per cercare di stare più
fresco, per quanto
non sembrasse essere comunque la soluzione migliore. Nonostante tutto,
però,
Sanji si lasciò sfuggire uno sbuffo fintamente ilare.
«Quanto acume,
marimo», lo schernì, sgranchendosi il
collo. «Senza di te non ci sarei mai arrivato».
«Ohi, caldo o meno ti faccio a
fette comunque,
quindi non rompere».
«Lascia stare, non vorrei che
ti seccassi per il
troppo movimento».
Zoro annullò la poca distanza
che li separava e lo
afferrò senza alcun riguardo per il colletto della camicia,
strattonandolo
verso di sé e rifilandogli un’occhiata assassina
che avrebbe fatto fuggire a
gambe levate anche il più temibile pirata dei quattro mari, All Blue compreso.
«Adesso mi hai
proprio stancato, cuoco».
«Non abbiamo tempo da perdere,
marimo», tagliò corto
lui come se nulla fosse, allontanandogli la mano con uno scatto secco e
allontanandosi un po’, quasi preferisse stare il
più lontano possibile da
quello scemo di uno spadaccino. In fin dei conti non si poteva mai
sapere come
avrebbe potuto reagire, conoscendolo. Che era una testa calda ormai si
sapeva,
ma con quel sole che gli picchiava in capo sarebbe anche potuto
peggiorare. «Abbiamo
cose più importanti da fare».
Aggrottando la fronte, Zoro gli diede
una spallata
senza tanti complimenti e, ignorando il lieve grugnito che il compagno
si
lasciò sfuggire a mo’ di lamento, si
sistemò la casacca intorno ai fianchi e lo
superò, aumentando il passo. «Allora piantala di
cazzeggiare, ricciolo», asserì
poi, e forse fu una fortuna che fosse ormai girato di spalle,
giacché
l’occhiataccia che gli rifilò Sanji avrebbe potuto
istigarlo ancora e si
sarebbero ritrovati a fare a botte come loro solito anziché
andare alla ricerca
dei propri amici. O almeno era così che aveva cominciato a
pensarla il cuoco,
resosi conto di essersi comportato più infantilmente di
quell’idiota.
Lasciandosi sfuggire un lungo sospiro
scocciato,
Sanji riprese a seguire il compagno e non smise per un solo attimo di
controllare la riva, forse nella speranza di scorgere anche un
microscopico
scorcio della nave. Gli sarebbe bastata anche solo la visione del
vessillo nero
che sventolava nel venticello caldo che si era innalzato e che faceva
mulinare
i granelli di sabbia, ma a quanto sembrava era chiedere troppo. Il
paesaggio
era sempre uguale, sempre con quelle poche palme e quegli scogli dal
colorito
brunastro, tanto che gli venne quasi da chiedersi se non stessero
girando
inutilmente intorno - e non sarebbe stato poi così strano,
con Zoro in
testa - e non avrebbero dunque dovuto
cambiare direzione.
A quella sua stessa costatazione, si
deterse la
fronte con un fazzoletto pescato nella tasca dei pantaloni e,
schermandosi gli
occhi con una mano, sollevò lo sguardo verso il cielo sopra
di lui. Dalle
molteplici sfumature azzurrine e senza una nuvola a coprirlo, sembrava
quasi
essere stato dipinto, dando la sensazione che fosse più
finto del paesaggio che
li circondava. La cosa peggiore, però, era il sole. Quel maledettissimo sole.
Levarsi la giacca e sciogliersi la
cravatta non era servito a niente e stava quasi pensando di liberarsi
una volta
per tutte anche della camicia, o magari di farsi un bel bagno nel mare
poco
distante per provare a rinfrescarsi. Sempre se non fosse finto anche
quello, si
ritrovò ad ironizzare con se stesso.
Persero entrambi la cognizione del tempo
nel vagare
sotto quel sole cocente e nel sentire quel venticello sempre
più tiepido
frustare i loro visi, rendendo le loro palpebre pesanti e insinuando
nelle loro
membra una sensazione di svogliatezza non indifferente; le labbra erano
così
secche che persino l’acqua salata del mare, in quel momento,
aveva quasi
un’aria invitante, e probabilmente si sarebbero ritrovati
entrambi a berla se
il sole avrebbe continuato a dar loro alla testa in quel modo. Non era
per
niente facile sforzarsi di camminare e muovere un passo dopo
l’altro su quella
sabbia che pareva volerli inglobare dentro di sé, ma si
mossero solo grazie
alla forza di volontà, trovando un pizzico di refrigerio
solo durante i primi
bagliori dell’ultimo pomeriggio.
Arrivati ad un picco scosceso che
affacciava proprio
sull’oceano, Zoro si guardò attentamente intorno,
scrutando la linea violacea
dell’orizzonte come se si aspettasse di scorgere qualcosa fra
essa e il cielo.
Riuscire a raggiungere la riva era stato un bel traguardo,
però... accidenti,
quello che non stava osservando non
prometteva proprio niente di buono. «Non vedo la Sunny da
nessuna parte. Forse
sono capitati su un’altra isola», se ne
uscì di punto in bianco, provocando al
compagno una risata tutt’altro che divertita. Fu proprio per
quel motivo che si
voltò verso di lui con un sopracciglio sollevato, trovandolo
a fissare il mare
con sguardo vuoto.
«Se dici così,
allora è la fine», rimbeccò poi, ma
lo spadaccino scosse la testa.
«Quanto sei melodrammatico,
cuoco».
Sanji abbozzò un sorriso, per
quanto sembrasse
celare dietro di esso molto di più. «Non sono
melodrammatico. Sono
semplicemente realista»,
asserì,
prendendo una stecca dal taschino. «Il mare è
insidioso, marimo. Te l’avrò
ripetuto un milione di volte. Se la Sunny non è da queste
parti, c’è una
possibilità su un milione che i nostri compagni ci
trovino». Si rigirò la
sigaretta fra le dita prima di portarsela alla bocca, mantenendola poi
con le
labbra anziché accenderla. «Ti conviene sperare
che siano nei dintorni,
altrimenti comincia ad abituarti alla vita
all’aperto».
«Non dire idiozie, cuoco.
Basterà controllare
l’altra riva», lo freddò Zoro,
cominciando ad incamminarsi lungo la spiaggia
senza nemmeno aspettarlo. E Sanji lo lasciò fare, osservando
la sua schiena
mentre si allontanava sempre di più borbottando
chissà quali epiteti al suo
indirizzo. Ah, accidenti a quell’idiota. Non si riusciva mai
a ragionare come
si conveniva, con lui.
Mordendo il filtro della sua bionda,
Sanji scosse il
capo, sistemandosi la giacca su una spalla prima di seguire il compagno
pian
piano, a debita distanza. L’aveva messa
sull’ironico, certo, ma lui in fin dei
conti sapeva bene cosa significasse ritrovarsi in un posto deserto e
vivere con
il terrore che le poche scorte alimentari finissero, lasciandoti in
balia di te
stesso e del mare; aveva provato sulla sua stessa pelle cosa volesse
dire
morire di fame e aveva sofferto per ben ottanta giorni - gli ottanta
giorni più
lunghi e terribili della sua giovane vita - fino a che non era
sopraggiunta una
nave a salvare lui e Zeff, e il solo pensiero di rivivere
quell’esperienza gli
serrava lo stomaco e quasi gli impediva di respirare. Se non si fosse
calmato
sarebbe andato in iperventilazione, e lui preferiva restare lucido e
ragionare
con calma, senza farsi prendere dal panico. Perché diavolo
sarebbe dovuta per
forza finire in quel modo, in fin dei conti? Era lui a farsi inutili
paranoie,
tutto qui.
Non seppero per quanto tempo
ricominciarono a
camminare sotto il sole, madidi di sudore dalla testa ai piedi e
ricoperti di
uno strato così sottile di sabbia che infastidiva loro la
pelle, però, nel
guardare in alto verso il cielo e nello scorgere il sole cominciare a
calare a
picco verso l’orizzonte, Sanji si fermò, dando
un’occhiata nei dintorni per
controllare la zona. Non erano troppo lontani dal mare e avrebbero
potuto
scorgere una qualunque nave in avvicinamento - e sperava davvero che li
ritrovassero, altrimenti se la sarebbe fatta a nuoto fino a che non
sarebbe
riuscito a scorgere una qualsiasi forma di civiltà -, e,
cosa più importante,
erano anche a debita distanza dalla foresta, dunque non doveva temere
possibili
incursioni notturne da parte di qualche insettaccio. Preferiva mille
volte la
presenza di un mostro, anziché di quei cosi schifosi.
«Ohi, marimo. Ci conviene
fermarci qui, per la
notte».
Zoro, che stava usando la bandana come
fazzoletto
per detergersi la fronte, gli scoccò una rapida occhiata e
sollevò un
sopracciglio, sbuffando. «Perché dovremmo
fermarci, cuoco? Io non sono stanco».
«Idiota, non è
questione di essere stanchi o no»,
rimbrottò Sanji, scompigliandosi i capelli con una mano
prima di sbuffare. «Non
riusciremmo a vedere nulla nemmeno volendo, visto che sta cominciando a
far
buio. Non dirmi che non ci avevi pensato».
L’occhiata un po’ persa che Zoro gli
rivolse bastò a togliere a Sanji ogni dubbio, tanto che si
ritrovò a scuotere
il capo. Che scemo, quello spadaccino. Non ci aveva pensato per
davvero.
«Cerchiamo qualche pezzo di legno per accendere un
fuoco», si ritrovò a dire,
non avendo la benché minima voglia di fare inutili questioni
con lui. Ci
bastava già la situazione in cui si trovavano senza che
cominciassero a darsele
di santa ragione com’erano soliti fare. E probabilmente lo
spadaccino parve
dello stesso avviso, giacché evitò di ribattere e
si limitò semplicemente ad
obbedire, seguendo il compagno nella boscaglia che circondava il
perimetro
della spiaggia alla ricerca di rami abbastanza secchi per essere
utilizzati
come legna da ardere.
Tornarono sulla sabbia solo quando
accumularono un
bel po’ di legno e pietre per tracciare la linea del
falò, e per una volta Zoro
dovette essere grato al fatto che quello scemo d’un cuoco
fumasse, giacché con
l’accendino ci misero relativamente poco a far sì
che le foglie prendessero
fuoco e le fiamme attecchissero al legname accatastato nel bel mezzo di
quel
loro accampamento improvvisato. Quando si sedettero entrambi sulla
sabbia,
però, il suo stomaco non tardò a farsi sentire, e
dovette guardare altrove e
fare finta di niente, per quanto il cuoco l’avesse adocchiato
con fare quasi
ironico.
«Hai fame, eh?»
«Niente affatto»,
volle negare l’evidenza,
afferrando un bastone per smuovere un po’ la legna e
alimentare il fuoco.
«Dire che hai fame non ti
farà apparire meno figo,
spadaccino idiota», rimbeccò Sanji, stringendosi
nelle spalle prima di prendere
l’ennesima sigaretta della giornata. Ne aveva un disperato
bisogno e nessuno,
nemmeno le occhiatacce che gli stava lanciando Zoro, gli avrebbero
fatto
cambiare in qualche modo idea. «Domani andremo a
pescare», asserì, mantenendo
la stecca con i denti mentre frugava nel taschino per ripescare
l’accendino,
ritrovando un pizzico di serenità solo dopo essere riuscito
a trarre una bella
boccata di fumo.
Nel vederlo, Zoro storse il naso,
sciogliendosi la
fascia rossa che teneva legata in vita per levarsi del tutto la casacca
sudata;
la gettò sulla sabbia con uno sbuffo e, sgranchendosi il
collo con una mano, scoccò
un’occhiata in tralice al compagno, quasi stesse valutando il
suo comportamento
e i suoi stessi modi di fare. Infine scosse il capo, incrociando e
braccia al
petto. «Domani continueremo a cercare gli altri, invece. Non
possono essere
così lontani da qui».
«A volte ammiro questo tuo
pensare positivo, marimo».
«Che diavolo fai, prendi in
giro?»
Sanji scosse il capo, inspirando la
stecca fino in
fondo ai polmoni e creando poi un perfetto anello di fumo.
«Per una volta
dicevo sul serio. Accetta questo mio atto
caritatevole senza fare inutili polemiche, gorilla
sfregiato».
«Ohi, che-»
«Shh, sta’
zitto», lo interruppe immediatamente
Sanji con un’alzata di mano, sentendo un rumore sospetto alle
sue spalle;
girandosi parzialmente, si ritrovò a ghignare, vedendo fra
le basse fronde le
sagome di due lupi dal folto pelo scuro pararsi dinanzi a loro. Simili
a grosse
ombre staccatesi dagli alberi della foresta, quegli animali si
distinguevano
dalle restanti grazie alla luce arancione delle fiamme che danzava nei
loro
occhi grigi e alle fauci digrignate a mostrare i canini acuminati,
dando vita a
ringhi gutturali e a gorgoglii che si innalzavano dal fondo delle loro
gole.
Più che far paura, però, per il cuoco parvero
rappresentare una vera e propria
manna dal cielo, e fu inconsciamente che sollevò un angolo
della bocca in un
sorriso che non prometteva nulla di buono. «Ohi, marimo...
vedi anche tu quello
che vedo io?»
«Io vedo solo degli arrosti
che stanno per riempire
il mio stomaco».
«Mi ricordi dannatamente Rufy,
quando fai così»,
ironizzò, rimediandoci un sbuffo ilare dal compagno.
«Sta’ zitto e pensa
ad atterrarne uno. La cena è
servita».
Sanji scosse il capo, alzandosi in piedi
con un
unico movimento fluido e incassando la testa nelle spalle per
prepararsi
all’attacco. «Non darmi ordini, gorilla tutto
muscoli», lo schernì, senza
pensarci due volte a gettarsi contro uno dei due lupi;
scartò di lato per
evitare che le fauci di quest’ultimo si chiudessero intorno
alla sua caviglia e
gli sferrò poi un potente calcio sui denti, riuscendo solo a
farlo
indietreggiare un po’ e ringhiare. Di sicuro non erano lupi
normali, e lo
dimostrarono quando, arricciando il naso, puntarono direttamente alle
gambe del
cuoco e alle mani dello spadaccino, con l’intento di far
perdere lui la presa
sull’elsa dell’Ichimonji; la lama lo
colpì al fianco e gli strappò via qualche
ciuffo di peli, i quali si incollarono ben presto al sangue che
cominciò a
fuoriuscire dalla ferita, sporcando la pelliccia e strappando
all’animale un
lamento sofferente. Con un nuovo ringhio, però,
quest’ultimo si gettò addosso
allo spadaccino e lo atterrò con le grosse zampe anteriori,
dandogli filo da
torcere e facendo forza con i cuscinetti per evitare di venir sbalzato
via
dalla forza di quello che era diventato ormai il avversario. Certo che
ne aveva
di resistenza, quel cagnolone.
Sforzandosi di distogliere lo sguardo da
Zoro - ma
quanto diavolo ci metteva a togliere di mezzo quel cagnaccio, accidenti
a lui?
-, Sanji sollevò la gamba destra e non ci pensò
due volte a mirare allo stomaco
del secondo lupo, sentendo un guaito sollevarsi dal fondo della sua
gola; barcollando,
l’animale saltò per evitare un altro colpo e
rotolò a terra, agitando nervosamente
la coda come se si stesse preparando a spiccare un balzo per atterrare
il
cuoco, il quale tentò di non perderlo d’occhio
nemmeno per un attimo. Aveva capito
fin troppo bene che, qualunque animale ci fosse su quella strana isola,
di
sicuro non era un avversario facile da sconfiggere, ma forse non
avrebbe
nemmeno dovuto stupirsi: dopotutto era il Nuovo Mondo, quello.
Aggrottando la fronte, Sanji
scartò di lato per non
farsi mordere e passò al contrattacco, mirando al collo del
lupo, imprimendo in
quel colpo tutta la forza che possedeva; gli spezzò la
colonna vertebrale e lo
calciò riverso sulla sabbia, la lingua penzoloni e la bava a
formare una pozza
bagnata sotto al suo muso. Passandosi una manica sulla fronte, poi,
Sanji si
voltò alla svelta per occuparsi anche dell’altro
lupo, trovando anche quello
stramazzato al suolo con il sangue che aveva cominciato a coagularsi
intorno al
suo stomaco. Alla fine il suo intervento non era servito, a quanto
sembrava.
«Ti ci è voluto un
mucchio di tempo, eh».
«Sta’ zitto,
ricciolo», sbuffò di rimando lo spadaccino,
ripulendo la lama della katana sulla propria casacca prima di caricarsi
in
spalla il lupo per avvicinarlo al fuoco, incurante del fatto che il
sangue gli
stesse sporcando la pelle. «Non mi sono allenato due anni per
essere poi messo
K.O. da un paio di lupi spelacchiati».
«A me sembrava il
contrario». L’occhiataccia che
Zoro gli lanciò parlò per lui, e Sanji si
limitò dunque a sollevare
semplicemente entrambe le mani in segno di resa, prendendo
l’altro lupo per
raggiungere il compagno.
Spellarli con le katane dello spadaccino - il quale
non aveva fatto altro che ripetere che quelle lame non erano fatto per
lavori
del genere ma per ben altro - era stato più difficile di
quanto il cuoco avesse
immaginato e per un attimo, anche a causa dei morsi della fame che
aveva
attanagliato loro lo stomaco, entrambi avevano bellamente pensato di
cucinare
quei lupi così com’erano, per quanto avessero
scartato immediatamente l’idea. In
fin dei conti non avrebbero nemmeno potuto e non sarebbero neanche
riusciti a
mangiare come si conveniva, con quella pelliccia.
La fortuna aveva continuato a girare
dalla loro
parte anche quando, andando alla ricerca di un buon tronco solido per
arrostire
i lupi, avevano trovato dei frutti commestibili e avevano potuto
placare un po’
la fame con quelli, gustandosi infine la carne di quegli animali una
volta
pronti. Si erano arrangiati come avevano potuto e avevano persino
finito per
mangiarli un po’ crudi, ma non avevano fatto nessuna storia,
facendo sparire
qualunque brandello e lasciando unicamente le ossa. Sanji aveva
imparato fin
troppo bene che non bisognava sprecare cibo e Zoro, dal canto suo,
sapeva
quanto il cuoco si incazzasse se si lasciava qualcosa nel piatto,
quindi si era
spazzolato la propria razione senza aprir bocca; se si contava poi la
pancia
vuota e la possibilità di poter restare in quel posto anche
più del dovuto, beh...
non c’era proprio tempo per fare gli schizzinosi.
L’approssimarsi
dell’alba, però, non si prospettò
per niente delle migliori. Non solo non si era vista nessuna nave
all’orizzonte
- né tanto meno uccelli o qualunque altra forma di vita -
per tutta la notte,
ma adesso non avevano nemmeno idea di dove cercare i compagni. Durante
la
serata avevano fatto a turno per dormire e per controllare i dintorni
nell’eventualità
che si facesse vivo qualcuno, però sembrava non essere
servito praticamente a
niente, giacché erano nuovamente punto e a capo senza un
nulla di fatto.
Con un sospiro, Sanji si
grattò dietro al collo e se
lo ripulì alla bell’e meglio dalla sabbia che si
era attaccata sulla pelle,
continuando ad osservare il mare. Forse sperava ancora che, da un
momento all’altro,
comparisse il muso leonino della Sunny e potessero finalmente lasciare
quel
posto, dato che già non ne poteva più. Impegnato
com’era nel guardare dinanzi a
sé, si accorse troppo tardi del braccio che si avvolse
intorno ai suoi fianchi
e che lo costrinse a sdraiarsi di schiena sulla sabbia, lasciandogli
scappare
un’esclamazione sorpresa per l’essere stato colto
così alla sprovvista.
«Ohi, piantala»,
asserì di punto in bianco lo
spadaccino, sistemandosi sopra di lui per ricambiare meglio il suo
sguardo; il
cuoco non poté fare a meno di inclinare il capo di lato, a
dir poco scettico.
«Devo piantarla di fare cosa,
esattamente?»
«Di fissare il mare come se
fosse tutto finito».
Oh, quindi quello scemo d’un
marimo se n’era
accorto? Strano, di solito sembrava non capire assolutamente niente o
per lo
meno pareva non interessarsene affatto. «Perché,
non lo è?» lo prese in giro, e
Zoro aggrottò la fronte.
«Per niente. Ti do io qualcosa
su cui concentrarti»,
rimbrottò, afferrandogli i fianchi con entrambe le mani e
lasciando intendere
fin troppo bene a che cosa si fosse riferito con quelle parole.
Sanji gli tirò un calcio
svogliato allo stinco -
forse più per inerzia che per vera voglia di allontanarlo -,
osservandolo da
quella posizione. «Come diavolo puoi pensare a cose del
genere in un momento
simile?» domandò poi con un sopracciglio inarcato,
vedendo lo spadaccino
scrollare semplicemente le spalle come se nulla fosse.
«Perché non
c’è bisogno di farsi prendere
inutilmente dal panico. Tutto qui».
«Questo lo dici tu,
marimo».
«Io credo in Rufy. Ci
troveranno», tagliò corto
Zoro, e, prima che il cuoco potesse anche solo pensare di ribattere,
gli tappò
la bocca con la propria e soffocò qualunque mugolio nel
fondo della sua gola,
pur sentendolo agitarsi sotto di sé nel tentativo di
liberarsi dalla sua presa.
Poco a poco, però, complice anche la necessità di
entrambi di sentirsi in
qualche modo rassicurati dall'altro, dopo qualche riluttanza, anche
Sanji si
lasciò lentamente andare, carezzando con le mani il corpo
del compagno.
Zoro si beò del tocco leggero
delle sue dita sulla
cicatrice che gli deturpava il viso, rabbrividendo involontariamente
quando
quegli stessi polpastrelli la seguirono fin sulla guancia e poi si
inoltrarono
un più giù, verso il mento e lungo il collo;
assaporò sulla propria lingua il
sapore salmastro che sembravano possedere le labbra del cuoco, sentendo
persino
qualche granello di sabbia solleticargli il palato e infastidirgli al
tempo
stesso la pelle, insinuandosi dentro ai pantaloni e
l’haramaki; il fruscio
della stoffa che veniva scansata e lo sciabordio delle onde contro gli
scogli
sembravano essere ormai diventati gli unici suoni che giungevano alle
sue
orecchie, suoni che venivano poi surclassati dal ritmo frenetico del
suo cuore,
il quale batteva così forte che pareva voler uscire dal
petto. Più il compagno
si stringeva al suo corpo, esplorando con le mani punti di esso che
solo lui
conosceva e intrecciando le gambe intorno al suo bacino, più
Zoro faticava a
trattenersi, morendo dalla voglia di prenderlo in quello stesso
istante. Dannazione,
perché quei vestiti dovevano essere così
ingombranti?
Sentendo il fiato cominciare a venir
meno, fu Sanji
stesso ad allontanare lo spadaccino da sé per riportare un
po’ d’aria nei
polmoni, senza però allentare la presa nemmeno per un
attimo. Aveva come
l'impressione che, se lo avesse fatto, se lo sarebbe visto scomparire
davanti
agli occhi, il che era alquanto bizzarro, visti gli ultimi due giorni
in cui
erano sempre rimasti appiccicati l’un l’altro. Il
reciproco aiuto forzato aveva
portato a questo e ad altro, a quanto sembrava. E tutto sommato, beh...
non era
poi così male, anzi, riusciva in parte a fargli dimenticare
quella situazione e
a calmarlo. Sussultò, però, nel sentire la mano
di Zoro scivolare verso il
basso per sfiorargli il cavallo dei pantaloni, avvertendo un brivido di
piacere
corrergli lungo la schiena.
«A-Aspetta, marimo,
non...»
«Zoro! Sanji-kun! Dove
siete!»
Sanji alzò le palpebre di
scatto e, senza nemmeno
dare a Zoro il tempo di capire con esattezza che cosa fosse successo,
poggiò le
mani sulle sue spalle e lo scansò da sé con un
impeto tale che lo mandò
letteralmente a gambe all’aria, facendogli sbattere con
violenza il sedere
sulla sabbia; ignorò il suo lamento e le imprecazioni ben
poco cordiali che gli
rivolse, cercando con lo sguardo la sirena a cui sapeva appartenere
quell’incantevole melodia. «La voce di
Nami-san!» esclamò, ormai in visibilio,
correndo come un ossesso nella direzione da cui aveva sentito provenire
quel
suono mentre si sistemava la camicia alla meno peggio. Anche gli altri
avevano
cominciato a chiamarli a gran voce, persino quel piccoletto di
Momonosuke, ma
lui sembrava non essersene accorto o, cosa molto più
probabile, non vi si era
nemmeno soffermato. «Sono qui, mia dea!»
«O-Ohi!»
protestò Zoro nel vederselo letteralmente
fuggire via dalle grinfie, aggrottando la fronte nel continuare ad
osservare la
sua figura che spariva oltre gli scogli. Che idiota. Fino a pochi
attimi prima,
quello scemo d’un cuoco era apparso fin troppo
accondiscendente, però era
bastata la voce di Nami per far sì che tutta la fatica che
aveva fatto per
farlo capitolare scemasse come nebbia al sole. Dopo tutte le fatiche
affrontate
a Punk Hazard in quel breve lasso di tempo, fare del buon sano sesso
con il
compagno per allentare la tensione gli sembrava il minimo, maledizione.
Peccato
che non ci riuscisse praticamente mai.
Imprecando contro se stesso, contro un nemico
immaginario e contro lo stupido debole che quell’idiota del
compagno aveva per
il gentil sesso, Zoro recuperò fascia e casacca per
sistemarsele semplicemente
sottobraccio, per nulla desideroso di patire il caldo che aveva
cominciato ad
innalzarsi dal terreno. Concentrato su ben altro com’era
stato fino a quel
momento, non ci aveva fatto per niente caso, ma doveva ammettere che,
una volta
resosi conto che c’era, sopportarlo era decisamente
più arduo del previsto.
Per quanto avesse trovato snervante
quella
situazione, però, vedere i compagni sani e salvi
riuscì a farlo sorridere,
rassicurandolo e togliendogli almeno in parte il malumore. Se fosse
capitato
loro qualcosa - qualunque
cosa,
precisò nell’immediato il suo cervello -, non
sarebbe mai riuscito a
perdonarselo, pur sapendo che lui non avrebbe potuto far niente per
impedire il
disastro naturale che aveva coinvolto la loro imbarcazione. Dunque
rivedere il
sorriso spensierato di Rufy, le lacrime di Franky - anche se insisteva
che non
stesse piangendo, nossignore -, la risata divertita di Brook e tutti
gli altri,
gli aveva alleggerito non poco il cuore, nonostante avesse scoccato
un’occhiata
in tralice al compagno nel vederlo fare il cascamorto con le ragazze.
Era
proprio vero che il lupo perdeva il pelo ma non il vizio, e
quell’idiota di un
cuoco ne era di sicuro la prova vivente.
«Fortuna che Chopper ha
sentito il vostro
odore, ragazzi! Ci avremmo messo di
meno, ma abbiamo dovuto recuperare questo qui»,
borbottò Usopp proprio
all’indirizzo di Sanji, indicando con un cenno del capo lo
scienziato dietro di
sé. Con il viso gonfio e le labbra tumefatte, in
realtà, non sembrava neanche
più lo stesso Caesar che si erano caricati a bordo - persino
le corde con cui
l’avevano legato al principio sembravano diverse -, e il
cuoco non poté fare a
meno di sollevare un sopracciglio.
«Ohi, sbaglio o è
ridotto peggio di quanto
ricordassi?»
«Incidente di
percorso», se la sbrogliò
semplicemente il cecchino, lasciando benissimo intuire che, molto
probabilmente, ci avevano pensato Rufy stesso o Franky, a quello
lì. O
probabilmente anche Law, chi poteva dirlo.
«Piantatela di perdere tempo e
andiamocene», si
intromise Zoro, dando una botta ad entrambi prima di allungare il passo
e
caricarsi Caesar in spalla come un sacco di patate, così da
poter raggiungere
in fretta la nave e gli altri senza dar peso alle imprecazioni che gli
vennero
rivolte contro dagli altri due.
Usopp in particolare si
accigliò, massaggiandosi il
punto colpito. «Accidenti, Zoro è più
nervoso del solito, oggi».
«Lascialo perdere.
È un idiota», tagliò corto Sanji,
mettendosi in bocca una sigaretta appena recuperata dal taschino. Forse
poteva vagamente
immaginare il motivo per cui
lo spadaccino appariva così scazzato, ma in fondo avrebbe
dovuto essere felice
di aver ritrovato i compagni perduti. Al sesso ci avrebbe pensato poi,
no? Ne
aveva fatto a meno per settimane - se non mesi, a ben pensarci -,
quindi un
altro paio d’ore non l’avrebbero di certo ucciso.
Nonostante tutto, però, Sanji
si lasciò scappare una mezza risata, senza dar peso
all’occhiata incuriosita di
Usopp solo per fargli cenno di seguirlo a sua volta verso la Sunny.
In un modo tutto suo, il Vice Capitano
era stato
capace di farsi sentire meno opprimente la situazione in cui si erano
ritrovati
per quei pochi giorni, e in qualche modo era bizzarro rendersi conto
che quell’intimità
era stata confortante e calda come il sole che li aveva inondati per
tutto il
giorno.
Quella sera, per una volta,
probabilmente sarebbe
stato lui stesso a cercare la compagnia di Zoro e non viceversa.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ultima
shot scritta per il contest Scrivimi
una raccolta indetto da visbs88, al quale
l'intera raccolta, ovvero 3.2% {
Sore wo ittara oshimai desu, si
è stranamente classificata seconda con
mio sommo stupore.
Comunque sia, come potrà notare chi sta seguendo le scan e
non
il manga edito in Italia, la storia si collega subito dopo Punk Hazard
e prima dello sbarco a Dressrosa, giacché sulla Sunny si
trovano
anche Law e Kimenon insieme a suo figlio. Sul momento, quando l'ho
scritta, mi sembrava una cosetta divertente, quindi non ho resistito ad
inserire una sorta di naufragio e anche quel pizzico di angst che non
fa mai male. Come poteva Sanji non ripensare a cosa aveva passato
durante la sua infanzia, in fin dei conti? Aye, sono una sadica
bastarda, lo dice anche la mia ragazza *rotola via*
In ultimo, ma non meno importante, vorrei fare un’altra
piccola
precisazione riguardo al titolo della raccolta stessa, che è
un
unione del nome di due doujinshi. Il 3.2% in verità non sta
per
qualcosa in particolare, anche se riprende un po’ le prime
tre
one-shot e poi quest’ultima (la 0.2 di percentuale), ma la
seconda parte di esso, ovvero Sore
wo ittara oshimai desu, è un richiamo alla
frase «Se dici
così, allora è la fine»
che si legge proprio nel capitolo che avete appena finito di leggere,
poiché significa per l’appunto questo.
Per chi lo aspetta, inoltre, annuncio che posterò a breve
l'ultimo capitolo della storia Like
Davy Jones' Locker (where the men find the eternal sleep). Restate
sintonizzati!
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
3.2 % { SORE WO ITTARA OSHIMAI
DESU
SECONDA CLASSIFICATA, SCRIVIMI UNA RACCOLTA
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Daddy day ***
Daddy day
Titolo: Daddy day
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1272 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Dick
Sniper
Rating: Verde
Genere:
Generale, Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Colourful Green:
#03. Erba
Tabella/Prompt: Cibo
› 12. Lecca Lecca
Binks
Challenge: 40° Fiera
› 10° Trasognanza
Winter Challenge: 19°
Luogo ›
Negozio di giocattoli
Una ficcy... al prompt: 39.
Peluche › 61. Baby sitter › 68. Cappello
di paglia
The season challenge: Inverno
› Dolci
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro si
lasciò sfuggire uno sbuffo scocciato e si strinse
meglio nel pastrano che indossava - e che in teoria avrebbe
dovuto
scaldarlo dal freddo circostante, per quanto sembrasse non servire
assolutamente a nulla -, abbassando distrattamente lo sguardo sulla
zazzera bionda del bambino che camminava al suo fianco.
Si guardava intorno come se fosse la
prima volta che vedeva una
fiera di paese, e, se lo spadaccino doveva proprio essere
sincero con se stesso, in
effetti era davvero così. Da quando Dick era nato non
avevano
avuto molti attimi di tranquillità, se non quei rari momenti
in
cui, quando non erano inseguiti dalla marina, si ritrovavano di
passaggio su un'isola qualunque, ma Zoro non aveva mai visto
un'espressione simile sul volto del bambino. Gli occhi verdi guizzavano
ovunque con fare curioso, soffermandosi sulle bancarelle colme di dolci
e sulle vetrine appannate dei negozi di giocattoli, dalle quali
facevano bella mostra di sé peluches giganti a forma d'orso
polare e leoni dalla folta criniera morbida; a dir poco stupefatto,
poi, spostava la propria attenzione sui giocolieri agli angoli delle
strade e ai mangiatori di fuoco, che intrattenevano grandi e piccini
con i loro spettacoli. Dick sembrava anche non far minimamente caso
alle gambe che, ad ogni passo, affondavano sempre più nella
neve
che aveva ormai ricoperto l'erba sottostante, bagnandogli il pantalone
e incollandoglielo alla pelle.
Per quanto apparisse tremendamente
felice, però, Zoro non
riusciva proprio a capire perché il turno di baby sitter
fosse
capitato a lui, quel giorno. Non che stare con suo figlio - figlio...
merda, ancora non riusciva a crederci, per quanto fossero passati ben
sette anni - gli pesasse, ma la sera addietro si era allenato come una
bestia e aveva del sonno arretrato, sonno che aveva contato di
recuperare una volta attraccati. Aveva difatti pensato di starsene a
guardia della nave e di riposarsi come si conveniva, però,
purtroppo, era stato Franky a prendere il suo posto. Accidenti a quello
scemo d'un cyborg... quando doveva abbandonare la Sunny non lo faceva
mai.
Zoro sospirò e si
scompigliò i capelli con una
mano, e fu nell'abbassare ancora una volta lo sguardo su Dick che lo
vide intento ad osservare con attenzione eccessiva una bancarella di
dolciumi, dove lecca lecca dalle più svariate grandezze e
colori
facevano bella mostra di sé fra marshmallow, fragole di
zucchero
grosse quanto una mela e caramelline sfuse dalla forma tondeggiante.
«Ne vuoi uno?» gli
domandò con un mezzo ghigno
divertito, e, sbattendo le palpebre, Dick ci mise un po' a
rendersi conto che lo spadaccino aveva parlato, distogliendo lo sguardo
dai lecca lecca per sollevare il viso e osservare attentamente il padre.
«Poi mi rovino la
cena», replicò, per quanto avesse
gettato un'altra rapida occhiata a quel dolcetto zuccherato.
«Papy si arrabbia».
Il Vice Capitano sbuffò
ilare. «Il cuoco non è qui,
no?» sembrò tenergli presente, dandogli una
leggera pacca
sulla schiena. «E
un dolce non ti chiuderà di certo lo stomaco. Sei mio
figlio,
ricordi?» ironizzò, riuscendo a strappare una
risatina
anche al bambino.
«E sono fortunato a non aver
preso il tuo colore di capelli, essendo nato biondo come lui.
Papy me lo ripete ogni volta che litigate».
«Sei fortunato a non aver
preso anche il suo stupido sopracciglio
a ricciolo, se è per questo», rimbrottò
Zoro,
appuntandosi mentalmente di fare due chiacchiere con quel cretino del
suo compagno. Lui e quella ridicola questione del colore dei capelli...
non perdeva mai occasione di farglielo pesare, accidenti a
lui.
Che diavolo c'era di male nell'avere i capelli verdi? Scosse il capo e
agitò una mano in risposta, facendogli cenno di
seguirlo verso la bancarella. «Prendiamo
quel lecca lecca e vediamo di raggiungere gli altri, piuttosto. Magari
quello scemo ha conservato qualche onigiri».
Dick sorrise e non se lo fece ripetere
due volte, affrettando il
passo per quanto la neve glielo permettesse; per essere sicuro che il
padre non si perdesse come suo solito, poi, gli afferrò una
mano
e lo guidò lui stesso verso la bancarella, ignorando
l'occhiataccia che gli rivolse. Sapeva già che, se l'avesse
perso di vista, suo padre Sanji si sarebbe arrabbiato e avrebbe
cominciato a blaterare chissà cosa all'indirizzo dello
spadaccino, e anche sua zia Nami, dopo essersi portata una mano alla
fronte, avrebbe borbottato quanto poco fosse affidabile Zoro e il suo
scarso senso dell'orientamento. Era meglio non lasciarlo andare per
nessun motivo, quindi.
Preso il lecca lecca e ormai sul punto
di pagare, una voce
possente richiamò l'attenzione di entrambi, e si voltarono
simultaneamente con fare accigliato solo per vedere un plotone di
marines all'angolo tra il negozio di giocattoli che Dick aveva
contemplato poco prima e una libreria, ogni uomo armato di tutto punto
e più che pronto a far fuoco al minimo movimento.
«Fermo
dove sei, Roronoa Zoro!» tuonò il Capitano,
riuscendo solo
a far imprecare lo spadaccino.
«Ah, merda!»
sbottò, afferrando il bambino per i
fianchi per caricarselo in spalla senza tanti complimenti, quasi fosse
semplicemente stato un sacco di patate; ignorando il
suo lamento e i deboli pugni sulla schiena mentre continuava a
ripetergli di metterlo giù, Zoro si diede alla fuga,
ricordando
fin troppo bene le parole che il cuoco, prima di partire alla volta
della fiera, gli aveva rivolto: Non
attirare l'attenzione e non fare stronzate.
Non che a lui interessasse farlo incazzare - anzi, la cosa bella del
loro rapporto era anche quella, non si vergognava di ammetterlo -, ma
la minaccia del non
più sesso a tempo indeterminato
funzionava sempre. Ma, ehi, a conti fatti non era colpa sua se la sua
faccia era conosciuta in tutti e quattro i mari ed oltre.
«Ecco
cosa si ottiene ad essere un membro della ciurma di Cappello di Paglia,
marmocchio», ridacchiò nonostante tutto,
gettandosi
un'occhiata alle spalle per controllare la situazione; i marines gli
stavano letteralmente alle calcagna e sembravano cavarsela
egregiamente, per quanto la neve arrivasse loro alle caviglie e
impedisse la maggior parte dei movimenti.
Zoro si guardò intorno e
svicolò a destra,
imboccando una stradina secondaria con la speranza di seminarli, in
particolar modo quando uno di loro gli sparò addosso e
rischiò quasi di
colpirlo. Non
aveva la benché minima idea di dove fosse diretto e nemmeno
gli
importava, giacché la sua priorità, il quel
momento, era
solo quella di mettere al sicuro la vita di Dick, rassegnatosi a quella
fuga improvvisata. Purtroppo non era una novità e ci aveva
fatto
l'abitudine molto in fretta, per quanto Zoro, sin da quando era un
poppante, si fosse più volte ripetuto che quel marmocchio
meritasse molto più di quella catastrofica vita. Ricercato
sin
dalla tenera età di due anni... beh, se non era sfiga
quella,
non aveva idea di cosa significasse, allora.
Il Vice Capitano si fermò
solo quando le voci concitate dei
marines divennero solo un brusio sconnesso e lontano, prendendosi
qualche attimo di tregua per riprendere fiato e capire al tempo stesso
in che punto della città si trovassero. Messo il bambino con
i
piedi per terra, poi, si gettò un'ultima occhiata alle
spalle
per controllare comunque che non stessero continuando a seguirli,
scompigliandogli la zazzera bionda. «Non è
esattamente
l'uscita padre-figlio che ti aspettavi, eh?»
ironizzò,
dovendo ammettere a se stesso che un po' gli dispiaceva. Insomma... non
gli avrebbe fatto schifo starsene tranquillo con il marmocchio, una
volta tanto.
Dick fece spallucce, dando vita ad un
sorriso qualche attimo dopo. «Non
fa niente, a me va bene anche così»,
affermò
divertito, gettandogli le braccia al collo per attirarlo verso di
sé. Zoro, che nonostante tutto non era ancora abituato a
quelle
dimostrazioni d'affetto, rimase un attimo perplesso, lasciandosi
sfuggire poi uno sbuffo ilare prima di ricambiare goffamente
quell'abbraccio.
Forse non era un padre modello, ma
l'importante era volersi bene.
_Note inconcludenti dell'autrice
Tipo
che... boh. Non so che cosa dire. Non aggiornavo da parecchio e non
avevo idea di che csa avrei potuto
postare, ed ecco dunque che è uscita fuori una cosa del
genere
dove non si capisce assolutamente un cacchio. La cosa effettivamente
non è una novità, visto che questa raccolta
è un
vero e proprio casino... quindi si può dire che questa
one-shot
si amalgama alla perfezione con le precedenti proprio per il suo essere
così fuori dall'ordinario.
Non succede nulla di che, effettivamente, ma mi andava di raccontare un
momento padre-figlio tra Zoro e Dick, personaggio che alcuni hanno
imparato parzialmente a conoscere nella raccolta Winter
is a world itself, dove
appariva come un adolescente e non come un bambino. Ma è
sempre quel biondino dagli occhi verdi, eh.
Okay, la pianto con i miei soliti scleri. Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** [ Special Chapter ] Like a little Christmas tree ***
Like a little Christmas tree
Titolo: [ Special ] Like a
little Christmas tree
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2082 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Mugiwara,
Roronoa
Zoro, Black-Leg
Sanji
Genere: Generale,
Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Assurdità sparse, Slice of Life,
What if?
Maritombola: 56.
“No. Dovevi pensarci prima.”
12 Storie. #04 Tempo: #09.
Tramonto
Tabella/Prompt:
Inverno › 14. Albero di natale
Notte Bianca XII: Lucine
di Natale @
derezzed_v [
maridichallenge
]
The season challenge: Inverno
› Rododendro
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Luci
colorate. Fastidiosissime lucine colorate ovunque, ecco che cosa aveva
visto Zoro non appena aveva aperto gli occhi quel pomeriggio, dopo uno
dei suoi soliti sonnellini pomeridiani sul ponte della nave.
Quella giornata era cominciata come al
solito, tra un
allenamento e l'altro, una litigata con il cuoco per chissà
cosa
- era difficile riuscire a capirlo, negli ultimi tempi... non che a lui
interessasse davvero comprendere che cosa passasse per la testa di quel
ricciolo, era sottinteso - e un'ardua lotta per far sì che
Dick
lo stesse ad ascoltare e se ne stesse buono durante la meditazione, ma
tutto era cambiato non appena era andato a dormire ed era stato poi
svegliato quando la Sunny aveva attraccato al porto di una
città
che Nami, se ben
ricordava, aveva chiamato Snowville.
Le grida eccitate di Rufy e degli altri
avevano subito
richiamato la sua attenzione e, sollevando appena la palpebra per dare
un'occhiata intorno, li aveva trovati tutti poggiati alla balaustra,
con le teste rivolte verso l'alto e la bocca spalancata in una
«o»
muta, quasi a voler rendere ancor più concitata
l'eccitazione
che aveva attraversato tutti loro come un'onda anomala nello stesso
istante. Sbadigliando e grattandosi poco elegantemente il sedere, Zoro
li aveva raggiunti e, a braccia conserte, aveva alzato a sua volta lo
sguardo per capire che cosa stessero osservando con così
tanto
interesse, venendo immediatamente folgorato da una miriade di colori
che illuminavano il cielo a giorno, simili a tanti rododendri colorati
che tappezzavano la volta celeste.
Lo spadaccino aveva protestato e aveva
fatto di tutto pur di
restare sulla nave non appena Nami gli aveva quasi ordinato di scendere
per fare provviste e tenere magari d'occhio Rufy - come suo solito,
quello scemo era scappato insieme ad Usopp per andare a vedere la
città, portandosi dietro un povero Chopper che non aveva
potuto
fare nulla per contrastarli, dato che i due non facevano altro che
ripetergli che avrebbe dovuto festeggiare al meglio il suo compleanno
-, però, per sua sfortuna, si era intromesso anche Dick
nella
discussione, strattonandogli di continuo la manica della casacca per
cercare di convincerlo. Quindi adesso eccolo lì, con il
bambino
che gli saltava davanti e affondava continuamente nella neve, creando
di tanto in tanto delle palle che lui prontamente schivava. Non aveva
proprio voglia di giocare, se proprio doveva essere sincero. E quella
scema di Nami non aveva nemmeno protestato, anzi! Era persino stata
più contenta nel sapere che con lui ci sarebbe stato anche
Dick,
liquidando tutto con un «In
questo modo non ti perderai,
almeno», al quale lo spadaccino aveva risposto
con un ringhio e
una battutaccia che gli aveva fatto guadagnare anche un calcio dietro
alla testa da un cuoco sbucato chissà dove per proteggere la
virtù della
navigatrice. Bah. Chi lo capiva era bravo, quel ricciolo.
Senza perdere d'occhio Dick - anche se
forse sarebbe stato
più giusto dire che era lui stesso a non perdere d'occhio il
padre, conoscendo il poco senso dell'orientamento che possedeva -, Zoro
sbadigliò e sollevò ancora una volta lo sguardo
verso il
cielo, dovendosi schermare gli occhi con una mano per riuscire a
distinguere qualcosa. La scritta che capeggiava fra le nuvole, quasi
fosse stata tirata su da chissà quale forza dei quattro
mari,
era talmente assurda da non sembrare nemmeno vera, forse proprio a
causa delle luci verdi e argento che recitavano «Merry Christmas».
Aveva già sentito su un'altra isola una festa chiamata in
quel
determinato modo, ma proprio non riusciva a comprendere
perché
dovesse sempre essere così sfarzosa e piena di fastidi,
nonché con quei dannati rododendri che appestavano l'aria
con il loro odore. Non
riuscivano a festeggiare in silenzio, magari ognuno nelle proprie case
e senza dover fare tutto quel baccano?
«Oh, ci sono le
giostre!» gridò d'un tratto
Dick, risvegliandolo dai propri pensieri. Lo seguì con lo
sguardo e lo vide scambettare in fretta verso una strana costruzione
che ricordava vagamente una ruota panoramica, e dovette aumentare il
passo per stargli dietro, giacché i suoi stivali affondavano
continuamente nella neve e gli impedivano di avanzare spedito come
avrebbe voluto. Lo tranquillizzò solo il vedere anche gli
altri
tre là vicino, anche se non si risparmiò dal
mettere in
guardia il bambino, forse più per abitudine che per vera
preoccupazione, data la presenza altrui.
«Sto attento!» gli
gridò di rimando Dick, e
Zoro roteò l'occhio con uno sbuffo divertito. Ah,
accidenti...
quel marmocchio riusciva sempre a farlo sentire un rammollito, e forse
la cosa non gli dispiaceva così tanto come sembrava voler
far
intendere quando gli si rivolgeva. Avrebbe anche aggiunto qualcos'altro
se un piccolo calcetto allo stinco non avesse richiamato la sua
attenzione, e si voltò svelto, pronto a prendersela con il
povero mal capitato di turno; sbatté la palpebra,
però,
quando davanti a sé vide il cuoco, con un sorrisetto
strafottente che faceva quasi venir voglia di prenderlo a schiaffi.
«Cerca di comportarti bene,
marimo».
«E tu che diavolo ci fai
qui?» gli venne spontaneo
chiedere di rimando. «Non dovevi restare alla nave?»
«Ho fatto cambio con
Franky». Sanji parve quasi
giustificarsi con una scrollata di spalle, e nell'accorgersene
aggrottò le sopracciglia, tirando una bella boccata dalla
sigaretta prima di avvicinarsi maggiormente allo spadaccino e dargli
una spallata; lui si lagnò, ma il cuoco non gli diede
minimamente peso, anzi, puntò la propria attenzione verso il
bambino, ora in groppa a Chopper. Bene... almeno era al sicuro, con il
festeggiato. Dubitava un po' degli altri due, ma fino a quel momento
erano sempre stati suoi compagni di giochi e non gli era mai successo
niente. Anzi, a volte sembrava essere lui a badare a loro, il che era
alquanto divertente.
Sanji li tenne d'occhio fino a quando
non si allontanarono tutti
e quattro verso i negozi di dolciumi poco distanti, ridacchiando e
lasciandoli fare. In fin dei conti Nami-san aveva dato loro qualche
berry da spendere come meglio credevano, ed era meglio che si
comportassero come dei bambini e si compressero qualcosa da mangiare,
anziché fare i loro soliti disastri. Il punto,
però,
adesso era un altro: erano rimasti solo lui e lo spadaccino che non
faceva altro che guardarsi intorno, e l'atmosfera, anziché
risultare festiva, sembrava quasi... gelida.
Gelida, aye, non avrebbe saputo trovare aggettivo più
azzeccato,
in quel momento. Il freddo e la neve che li avvolgeva non era niente,
in confronto al silenzio che era calato come un velo sopra di loro.
Possibile che Zoro odiasse così tanto le feste? Strano,
eppure
ricordava che gli piacessero. Oh, forse era la compagnia a pesargli un
po', da qualche tempo a quella parte.
Con quei pensieri per la testa, il cuoco
ingoiò qualche
insulto e si avviò verso la cittadina, gettando appena
un'occhiata all'indietro per tenere d'occhio Zoro; vide che lo seguiva
con la sua solita aria un po' scontrosa e non capì proprio
perché lo facesse, se la sua compagnia lo infastidiva
così tanto come sembrava... così, con uno sbuffo,
tirò un'ultima boccata dalla sigaretta e la spense poi nella
neve, fermandosi talmente improvvisamente che Zoro gli andò
a
sbattere contro con un'imprecazione.
«Oi, sono già
scazzato di mio per tutto questo
casino senza che ti ci metta anche tu, cuoco»,
borbottò,
massaggiandosi le tempie sotto lo sguardo stranito del suddetto cuoco.
Oh... quindi era solo quello a rompergli le uova nel paniere. Era
proprio un brutto idiota, quel marimo.
«Non sai proprio goderti
niente...» sospirò,
alzando lo sguardo verso la grande stella che faceva bella mostra di
sé su un abete bellamente decorato. Palline di vetro
soffiato
dagli sgargianti colori riflettevano le luci che riempivano la
città, dalle insegne dei negozi alle semplici case, e
festoni
grandi quanto tutte e due messi insieme avvolgevano elegantemente i
rami dell'albero, dando un bell'effetto tondeggiante che sarebbe stato
bello da riprodurre persino su una torta. Uhm, chissà...
magari
l'avrebbe fatto, prima o poi. A quel pensiero, Sanji si
ficcò le
mani nelle tasche, stringendosi nel giaccone che indossava.
«Sai,
marimo, questo posto mi ricorda quell'isola con i fantasmi
natalizi».
Zoro sollevò un sopracciglio.
«Quale isola?»
«Oh, andiamo, non dirmi che te
lo sei dimenticato»,
cominciò, sghignazzando e lanciandogli un'occhiata
eloquente.
«Tu, infreddolito e mezzo sepolto in mezzo alla neve, io che
vengo a salvarti il culo...»
«Non so proprio di che diavolo
stai parlando,
cuoco», tagliò corto lo spadaccino, masticando un
insulto
a denti stretti. Och, se l'era ricordato. Se l'era ricordato eccome.
Esattamente come si era ricordato quei fantasmi che, prendendosi gioco
di lui, si erano rubati la sua Ichimonji fino a farlo perdere nel bel
mezzo di una foresta innevata, dove non aveva più trovato la
via
d'uscita fino a quando, tempo dopo, non era stato proprio quello scemo
d'un ricciolo a ritrovarlo. Ma era meglio tenere quei piccoli
particolari appena risaliti a galla solo per sé.
Il cuoco lo guardò di
traverso, sollevando un angolo
della bocca in un sorrisetto alquanto divertito. «Uhm. Eppure
io
ricordo uno spadaccino che sembrava non vedere l'ora che lo portassi in
un posto caldo...» la buttò lì, e prima
ancora che
potesse anche solo pensare di aggiungere qualcos'altro -
perché,
aye, gli piaceva prendere in giro quello scemo non appena gli veniva
bellamente servita l'occasione -, venne tempestivamente bloccato da una
mano di Zoro premuta sulla bocca, tanto che sollevò il capo
per
fissarlo oltre quei due o tre centimetri che separavano la loro altezza.
Sanji gli allontanò la mano e
l'osservò senza
capire, sgranando gli occhi azzurri quando lo vide avvicinarsi
pericolosamente al suo viso, nella fattispecie alle sue labbra.
«O-Oi. Che diavolo pensi di fare, scemo d'un
marimo?»
Indietreggiò un po', aggrottando la fronte. Non ci stava
proprio
a... beh, non ci stava a dare
spettacolo
nel bel mezzo di una piazza colma di gente, se poteva evitarlo. Lui
aveva pur sempre un'immagine da difendere! Certo, ormai dopo anni era
il solo a pensarla ancora così - non era stupido, era a
conoscenza che gli altri sapessero della relazione che lo legava allo
spadaccino -, però non voleva sbandierarla ai quattro venti,
men
che mai davanti a persone a lui del tutto sconosciute. «Non
se ne
parla proprio, chiaro?»
«Nay. Dovevi pensarci prima di
stuzzicarmi,
ricciolo», rimbeccò Zoro, e il sorriso che
comparve sulle
sue labbra non prometteva proprio niente di buono. Si sporse verso il
cuoco e per poco non lo fece inciampare nelle grosse radici dell'albero
che si ergeva al centro della piazza, ma fu proprio in quel momento che
arrivò il provvidenziale aiuto divino, travolgendo lo
spadaccino
come una tempesta di cappotti, berretti e tavole di legno.
«Zoro, che cavolo!»
«Ti sei messo in
mezzo!» diedero manforte Dick e
Chopper, annuendo insieme al Capitano che non faceva altro che
borbottare chissà cosa e gonfiare le guance, forse
più
bambino degli altri due messi assieme.
«Stavamo collaudando la mia
invenzione e ti sei piazzato
proprio davanti a noi!» Usopp si intromise a propria volta,
indicando con un cenno del capo la tavola di legno ormai distrutta,
riversa in ben tre pezzi nello stomaco di un povero pupazzo di neve che
si era mantenuto in piedi per chissà quale miracolo. Aveva
perso
naso e cappello, certo... ma era sicuramente più salvo del
povero spadaccino, il quale si era ritrovato con il viso spiaccicato
nella neve davanti ai piedi di un Sanji alquanto incredulo.
«Voi quattro...»
cominciò nell'alzarsi piano,
sentendo una vena pulsare pericolosamente sulla sua tempia destra; si
voltò con sguardo fiammeggiante, e bastò quello a
far
fischiettare i ragazzi, i quali cominciatono ad allontanarsi a poco a
poco, un passo dopo l'altro. Ma Zoro non si lasciò fregare,
inseguendoli non appena il loro indietreggiare divenne una vera e
propria fuga dalla morte. «E' inutile che scappate, adesso vi
faccio a fette!» sbraitò, sguainando le spade e
richiamando su di sé l'attenzione di parecchia gente.
Sanji rimase sconcertato nel vederlo
correre via dietro a quelle
pesti, lasciandosi cadere sul muretto dietro di sé con uno
sbuffo scocciato; frugò nel taschino del giaccone alla
ricerca
delle sue fedeli sigarette e, preso l'accendino e dato fuoco alla
pagliuzza, se la portò alle labbra, inspirando a fondo fino
a
creare un anello di fumo che andò a confondersi con le
nuvole
sopra di sé. Okay, forse quel bacio non gli sarebbe
dispiaciuto
come aveva cercato di far credere persino a se stesso, e l'aveva capito
solo quando era stato lasciato a bocca asciutta proprio da quel cretino
d'uno spadaccino.
Alla fine non era riuscito a guadagnarsi
nemmeno un bacio come
regalo, ma di una cosa era certo e il solo pensiero lo fece sorridere
come un cretino: più tardi, quello stesso giorno, lui e
quello
scemo d'un marimo si sarebbero ritrovati in cambusa fra calde coltri e
i canti natalizi che, nella città in lontananza, si
affievolivano pian piano alla luce del tramonto.
ジ
ングルベル ジングルベル メリークリスマス ! これが今夜の贈り物さ Sing!
♪~
ジングルベル ジングルベル ハッピーニューイヤー ! 終わらない歌 聴こえるはず! ♪~
Merry Christmas!
~♥
_Note inconcludenti dell'autrice
Cosa cosa
cosa? Siamo già arrivati alla terza shot a tema natalizio
della raccolta, e ciò mi fa pensare che sia davvero passato
più tempo di quanto io stessa credessi quando ho deciso di
buttar giù questa storia e di infarcirla con tutto
ciò
che potesse venirmi in mente anche solo per sbaglio.
Mettiamo momentaneamente da parte i convenevoli e diciamo, come sempre,
che questa storia è un regalo di compleanno per la mia
nipotola Red
Robin,
alla quale devo anche un disegno e presto o tardi lo farò,
magari con una bella tavoletta grafica e il mio bel programmino che
porta il nome di Manga Studio *carezza il programma*
Oh, per chi ha letto, anche solo per caso Phantoms
in falling snow,
come si può vedere ci sono dei lievissimi riferimenti che
parlano di quella shot, giacché anch'essa era legata al
Natale e
mi sembrava una cosa carina fondere le due cose anche a distanza di
anni. Nella realtà ne è passato solo uno, certo,
ma nella
storia ne sono passati quasi sei e ricordare particolari
così a
distanza di tanto tempo l'ho sempre trovata una cosa piacevole.
Okay, la smetto di sclerare. In ultimo, ricordo la raccolta
della nipotola Mugiwara's
Christmas,
anch'essa a tema natalizio. Ciò
detto, un saluto, vado a rimpizzarmi *w*
Merry
Christmas and Happy New Year! ♥
Utae!
Jingle Bell! Straw Hat Pirates version
Traslitterazione: Jinguruberu,
Jinguruberu, Meriikurisumasu! Kore ga konya no okurimono sa, Sing! ♪~
Jinguruberu, Jinguruberu, Happiinyuuiyaa! Owaranai uta kikoeruhazu! ♪~
Merry Christmas! ~♥
( Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon Natale! Questo è un
regalo per questa sera, cantare! ♪~
(
Jingle Bell, Jingle Bell ), Buon anno nuovo! Una canzone può
essere ascoltata senza fine! ♪~
Buon Natale! ~♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Sea cook's treasure ***
Sea cook's treasure
Titolo: Sea cook's
treasure
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 420 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Sanji
Black-Leg, Roronoa Zoro, Nico Robin, Nami
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt:
Tesoro contestmania
Phase Solid: #12.
Vetro
Tabella/Prompt: Estate
› 01. Ombrellone
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Con
un enorme sorriso stampato in faccia, Sanji fece una piroetta e si
fermò proprio davanti alle ragazze, che osservarono rapite
lo
splendido cocktail in un flutes di vetro che il cuoco aveva preparato
per loro. Un tripudio di azzurro e argento che chissà come
era
riuscito ad ottenere, e, dato il profumo a dir poco invitante, doveva
essere altrettanto buono. Si erano riparate sotto l'ombrellone quando
il sole aveva cominciato a farsi più forte e il caldo aveva
iniziato a divenire soffocante, e quella bibita fresca era decisamente
la ciliegina sulla torta.
«Grazie mille, cook-san, un
pensiero davvero
carino», gli disse Robin con un sorriso, cosa che fece
oltremodo
emozionare il cuoco, che si inginocchiò dinanzi a lei come
un
vero e proprio cavaliere.
«Per voi questo e altro,
Robin-chwan!»
cinguettò giulivo, pendendo praticamente dalle sue labbra.
L'archeologa ridacchiò e lo ringraziò ancora una
volta,
cosa che fece sprizzare letteralmente cuoricini al cuoco, sfavillante
come non l'aveva mai visto. E dopo i soliti convenevoli riservati anche
a Nami, la quale aveva sospirato accondiscendente a tutti i complimenti
di Sanji e alle sue moine, Robin l'aveva visto allontanarsi in
direzione dei ragazzi, rifilando un calcio a Rufy prima di lanciargli
letteralmente un bicchiere di semplice menta e orzata e dirigersi poi
verso lo spadaccino, che si stava allenando con uno dei suoi enormi
pesi da trecento chili.
A quella vista, l'archeologa
ridacchiò e scosse il capo,
bevendo un lungo sorso del proprio cocktail. «Cosa
c'è di
così divertente, Robin?» sentì dire poi
dalla
navigatrice, e si voltò verso di lei con un enorme sorriso.
«Nulla di che. Guarda tu
stessa», si limitò a
dire, facendo fiorire una mano solo per indicare distrattamente Sanji,
intento come suo solito a litigare con Zoro.
«Quei due impareranno mai ad
andare d'accordo?»
sospirò Nami, e Robin ridacchiò ancora una volta.
«Io credo che lo facciano
già»,
asserì, bevendo un altro piccolo sorso del suo drink.
«A
modo loro, forse, ma dopotutto va bene anche così».
Forse era una cosa che sfuggiva a molti,
forse persino Nami non
se n'era del tutto resa conto, però Robin era certa che ci
fosse
ben altro nascosto sotto agli atteggiamenti di Zoro e Sanji. L'uno
cercava sempre l'altro e viceversa, non c'erano momenti in cui si
perdessero di vista o si arrabbiassero per un nonnulla, sapendo
però quand'era il momento di collaborare e mettere da parte
qualcunque screzio fra loro.
Era stupido, era insensato, era a dir
poco pazzesco... eppure
Sanji aveva probabilmente cominciato a capire realmente cosa
significasse per un pirata proteggere il proprio tesoro.
_Note inconcludenti dell'autrice
Uhm,
okay, alla fine eccoci qui. Saranno passati tipo mesi dall'ultima volta
che ho aggiornato questa raccolta, ma ammetto che la voglia non c'era e
ho anche avuto un po' da fare, tra vita privata e cosplay da finire per
varie fiere del fumetto. Mi sono comunque prefissata l'obiettivo di
arrivare a cinquanta storie
e spero davvero di raggiungerlo, per quanto io sia tornata dopo anni ed
anni ad un mio vecchio amore, ovvero FullMetal Alchemist.
Se qualcuno è interessato, può tranquillamente
trovarmi
lì con qualche vecchia storiella o, se le cose girano per il
verso giusto, chissà, persino con qualcosa di nuovo
♥
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti, e
proverò a concludere durante il prossimo mese alcune storie
che
aspettano ancora di vedere una fine.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** [ ZoSan Week ] B-day (what it means) ***
B-day (what it mean)
Titolo: B-day (what
it means)
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 315 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Sanji
Black-Leg, Roronoa Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Introspettivo, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, Missing Moment, What if?
Prompt: Doni
difficili contestmania
Phase Solid: #11.
Stoffa
Tabella/Prompt: Estate
› 04. Mare
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro non
aveva mai pensato a cosa volesse significare compiere gli anni, per
quello scemo d'un cuoco. O almeno così era stato fino a quel
determinato momento.
Ogni anno aveva semplicemente lasciato
che quel giorno
passasse
senza un nulla di fatto, standosene con le braccia incrociate contro il
parapetto della Sunny ad osservarlo da lontano, bofonchiandogli solo
qualche augurio distratto quando arrivava l'ora di cena. Le chiacchiere
allegre dei compagni durante la festa, i regali, le cravatte di stoffa
che quello scemo lanciava in aria, i baci sulla guancia che riceveva da
Robin e Nami... quelle erano cose che allo spadaccino non erano mai
interessate, nemmeno lontanamente, e ne aveva dato ancor meno peso il
giorno del proprio compleanno.
Adesso, però, tutto gli
sembrava molto
più chiaro.
Compiere gli anni non significava solo quello, per Sanji. Significava
maturare più di quanto non avesse già fatto,
aggiungere
alla sua vita momenti belli e brutti, esperienze che, un giorno o
l'altro, avrebbe narrato al vecchio Zeff, che si era preso cura di lui
quand'era solo un marmocchio dopo averlo salvato dalla furia del
mare... per
Sanji un compleanno significava questo e altro, e Zoro l'aveva capito
troppo tardi.
L'aveva sempre preso in giro per quel
suo bizzarro modo di
comportarsi, per tutta l'importanza che dava anche alle semplici cose e
persino per il suo modo di vestire, cascandoci poi con tutte le scarpe
quando aveva capito che il sentimento che li spingeva continuamente a
darsi battaglia non era solo sano spirito di competizione o amicizia
tra compagni. E solo dopo quella consapevolezza aveva cominciato a
fargli piccoli doni, spesso nascosti ad occhi indiscreti o dati
distrattamente davanti agli altri, come se non contassero assolutamente
nulla. Sanji, però, sapeva che essi valevano più
di tutto
l'oro del mondo.
Per Zoro il dono più
difficile da fare era sempre
stato
il suo amore, ma quando si trattava di lui risultava più
facile di quanto sembrasse.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ammetto
candidamente che sono in super mega ritardo per il compleanno di Sanji,
ma la stesura di questa storia risale ad un po' di tempo fa, solo che
non l'ho mai postata perché la trovavo un pochettino assurda
(e
anche perché EFP non è più come un
tempo e il
livello delle storie è drasticamente calato, ammettiamolo,
quindi non viene poi tanta voglia di aggiornare qualcosa). Avendo preso
un impegno, però, cercherò di arrivare a
cinquanta
storia, e direi di essere già a buon punto.
Ho inoltre visto proprio qui su questi lidi un'iniziativa abbastanza
carina indetta da Zampe_in_the_sun,
e sto parlando in linea più ristretta della ZoSan
week.
Sono entrata solo al terzo giorno, ma credo sia meglio di nulla. Non so
nemmeno se ne scriverò un'altra per continuare la settimana
ma,
giusto per rendermi attiva a mia volta su questo pairing, ho almeno
voluto provare.
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** [ ZoSan Week ] Thirty-eight seconds. 3 A.M. ***
Thirty-eight seconds
Titolo: Thirty-eight
seconds. 3
A.M.
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1446 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Black-Leg
Sanji, Roronoa Zoro
Rating: Aranciastro
(?)
Genere:
Generale, Slice of life, Sentimentale, Erotico
Avvertimenti: Yaoi,
Linguaggio colorito
Torneo Hunger
Games: Jolly [x] contestmania
Tombolata natalizia: #75.
Immagine
contestmania
Colourful Blue: #03. Denim
Piscina di prompt: Prompt
orfano, Mangiare biscotti alle tre di notte
Big p0rn table:
10. Cucina › Fraintendimento › Frustino
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Stiracchiandosi,
Sanji si grattò poco elegantemente
il sedere e uscì sul ponte, rabbrividendo nel sentire il
venticello gelido
insinuarsi fra le pieghe del suo pigiama e schiaffeggiargli le guance.
Se non
avesse avuto sete non si sarebbe mai alzato dal bozzolo caldo delle sue
coperte, giacché la nottata, per quanto non nevicasse, non
era certamente delle
migliori.
Nel traversare il ponte e nel salire le
scale si
lasciò sfuggire un sonoro sbadiglio, ma non appena fu
davanti
alla porta della
cucina si zittì e si mise in allerta, avendo sentito dei
rumori
al suo interno.
Possibile che quell'ingordo del Capitano non si fosse ancora rassegnato
dallo
scoprire la combinazione? Ormai dimentico del freddo, il cuoco
aprì la porta con
uno scatto, nervoso. «Rufy! Ti ho detto mille volte di non
rubare
il ci-»
sbottò, accigliandosi nel momento esatto in cui accese la
luce e
non trovò Rufy
intento a scassinare il frigo, bensì Zoro seduto su uno
sgabello
con un piatto
davanti e un bicchiere. Non indossava il pigiama né tanto
meno
quella sua stupida casacca verde, bensì un semplice jeans di
denim che aveva pescato chissà dove. «Marimo? Che
cosa ci
fai qui?» gli venne spontaneo
chiedere, e Zoro, dopo aver dato un morso a quel suo spuntino notturno,
lo guardò
arcuando un sopracciglio.
«Non può venire
fame anche a me, ogni
tanto?»
«Ma sono le tre di
notte!» rimbrottò, e
nell'osservarlo meglio si accorse di ciò che aveva nel
piatto, rimanendo di
sasso. Quella pasta di zenzero di forma rotonda, quei confetti colorati
a
comporre naso e occhi, quei pretzel al cioccolato per le corna...
«Ohi, quelli
sono i biscotti che ho fatto per Chopper!»
Zoro sbuffò ilare,
ingurgitandone tranquillamente un
altro come se nulla fosse. «Och, aye, bella idea quella di
fare biscotti a
forma di renna per una renna... davvero
sensibile».
«Sei l'ultima persona che
può permettersi di
parlare
di sensibilità, marimo».
«Intanto non sono stato io ad
aver fatto biscotti
per cannibali».
«Quanto sei idiota»,
rimbrottò Sanji,
trovando più
saggio ignorarlo per dirigersi al lavandino e pensare al proprio
bicchiere
d'acqua. In fin dei conti indossava solo il pigiama e aveva freddo,
dunque
perché perdere tempo con quello stupido spadaccino, che per
di più se ne stava
lì seduto a petto nudo sebbene si congelasse? Starlo a
sentire sarebbe stato
inutile e infruttuoso, e per di più si sarebbe gelato il
culo solo per dargli
corda.
Aprì la credenza e allungò una mano per afferrare
un
bicchiere, però sussultò e rischiò
quasi di farlo cadere quando un braccio
muscoloso gli cinse i fianchi e lo tirò indietro, rendendo
precario il suo
equilibrio; si ritrovò ben presto con la schiena premuta
contro il petto
bollente di Zoro e con il suo respiro a solleticargli il collo, e non
poté fare
a meno di sollevare un sopracciglio, scettico. «E adesso che
diavolo vuoi,
marimo?»
«Mi serve un pretesto per
avvicinarmi al mio
compagno?»
«Direi di sì,
conoscendoti. Quindi non metterti
strane idee in testa, voglio bere e tornarmene a dormire».
«Abbiamo un paio d'ore prima
che Rufy si svegli e
cominci a reclamare cibo, cuoco».
Sanji gli poggiò una mano sul
viso e lo
allontanò,
sbuffando scocciato. «Ti ho detto che voglio
dormire», ripeté, riempiendosi
quel suo tanto agognato bicchiere d'acqua per scolarselo in un sorso;
ne riempì
un altro e fece sparire in fretta anche quello, ignorando per tutto il
tempo le
occhiatacce che gli venivano lanciate dal Vice Capitano, il quale non
era parso
gradire quel netto allontanamento da parte sua. Beh, per lui non era un
problema.
Il suo culo era fuori dal giro, per quella notte.
«Dannazione, con te
è sempre la solita
storia»,
bofonchiò lo spadaccino, e il cuoco sbuffò ilare.
«Scusa tanto se non sto tutto
il giorno ad oziare
come te e la notte ho sonno, marimo di merda». A quel suo
stesso dire allungò
un braccio verso il bancone e recuperò dal piatto uno dei
biscotti, premendolo
contro le labbra del Vice Capitano. «Mangiati un altro
biscotto e non rompere»,
lo schernì, venendo scansato malamente.
«L'hai voluto tu»,
rimbrottò poi, e,
senza nemmeno
pensarci su due volte, si chinò a mezzo busto per afferrarlo
per
le natiche e issarlo su di sé per portarselo dietro, cosa
che
fece strabuzzare gli occhi al malcapitato cuoco non appena si rese
conto delle intenzioni del compagno; l'aria gelida della notte lo
investì in pieno e dimenticò ben presto le mani
di Zoro
sul culo solo per stringersi a lui in cerca di calore, tornando a
preoccuparsi quando si ritrovò su in palestra, con la
schiena
premuta sul pavimento e il viso dello spadaccino a pochi centimetri dal
proprio. E nemmeno si chiese che cosa ci facessero delle lenzuola a
terra, troppo impegnato a protestare contro quel cretino.
«O-Ohi! Che diavolo credi di
fare?!»
sbraitò incredulo, rifilandogli un calcio al fianco e
ignorando
la sua imprecazione. «Voglio dormire, marimo di merda. Devo
forse
sillabartelo?!»
«Sei stato tu a dirmi di
mangiare un altro
biscotto», lo
scimmiottò, e per quanto lui fosse suonato ironico, Sanji
dilatò gli occhi e si diede mentalmente del cretino. Avrebbe
dovuto essere più preciso quando gli aveva detto quelle
parole,
accidenti. E avrebbe anche dovuto immaginare che Zoro avrebbe frainteso
o avrebbe fatto finta di non capirlo.
«Non intendevo questo, brutto
idiota!» volle
tenergli
presente, per quanto sapesse che per lui non ci sarebbero stati ma che
avrebbero retto. E se ne rese conto nel momento stesso in cui
cominciò pian piano a cedere, un po' per il modo in cui Zoro
lo
toccava - e quello stupido spadaccino sapeva toccarlo in modi che lui
non avrebbe mai creduto possibili, con quelle dita callose che si
ritrovava -, e un po' perché, in fin
dei
conti, erano settimane che non riuscivano a concedersi qualche attimo
per loro stessi e l'idea di un po' di sesso non era di certo da buttar
via.
Contò esattamente trentotto
secondi e mezzo prima che, senza sé e senza ma, si
ritrovasse praticamente nudo sotto il corpo del compagno. Goccioline di
sudore freddo gli imperlavano la fronte e rotolavano giù
lungo
il suo collo, spesso confondendosi con quelle che cadevano dal viso di
Zoro, concentrato e con una smorfia dipinta in viso. A quella vista, il
cervello di Sanji parve scollegarsi e si ritrovò ad
allungare
entrambe le braccia verso di lui, quasi volesse sentirlo più
vicino: avrebbe voluto stringerlo a sé, fargli infossare il
viso
nell'incavo della sua spalla e bearsi del calore che sprigionava il suo
corpo e che lo stava mandando interiormente in fiamme, ma
stupì
sia se stesso sia lo spadaccino quando lo spinse riverso di schiena fra
le coperte e tornò su di lui per sistemarsi a cavalcioni.
Non gli sfuggì l'espressione
stupita che quest'ultimo gli
rivolse, però, con un gemito, Sanji si chinò
verso il suo
viso e gli sfiorò le labbra con le proprie, sorridendo
sofferente. «Sta' zitto», gli sibilò,
cominciando a
muoversi su di lui e lasciandolo interdetto. Cosa fosse passato per la
testa di quello stupido cuoco non lo sapeva, ma il sentire i suoi
capelli biondi frustrargli il viso e il suo respiro ansimante
solleticargli il viso lo eccitarono più di quanto
già non
fosse, tanto che lo strinse maggiormente a sé come se non
volesse farlo scappare da nessuna parte.
Con una mano poggiata sul suo petto e
l'altra su una sua coscia, Sanji
lo lasciò fare e, reclinando il capo all'indietro,
urlò,
per una volta senza vergognarsi di dar voce a tutto il piacere che
stava provando in quel momento; ansimava e sentiva la testa talmente
leggera che quasi gli venne da pensare che non si trovasse
più
al proprio posto, ma più si muoveva e si concentrava sulle
sue
grosse mani che gli tenevano bloccati i fianchi,
più non riusciva a reprimere le sensazioni che si erano
impossessate del suo animo. Quasi vide bianco non appena l'orgasmo lo
colpì dietro alla nuca come uno schiaffo, e fu con un
che rotolò al fianco dello spadaccino,
rendendosi conto di ciò che aveva fatto solo in quel momento.
«Ah, merda»,
sussurrò con un fil di
voce,
distendendosi di schiena fra quelle coperte malamente gettate sul
pavimento di legno. Nella penombra era riuscito a malapena a guardare
il petto di Zoro alzarsi
e abbassarsi a ritmi irregolari, ma non gli era affatto sfuggito il
sorrisetto soddisfatto che si era impossessato delle sue labbra e dei
lineamenti del suo viso, né tanto meno la sua palpebra
abbassata. «Ohi, idiota... stai già
dormendo?» gli
domandò nel voltarsi nella sua direzione, ottenendo in
risposta
solo un breve russare. Con uno sbuffo divertito, si allungò
verso di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio, cercando
di
coprire entrambi alla bell'e meglio con le coperte.
Una volta tanto poteva anche lasciarsi
andare.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ennesima
storiella per la ZoSan
week indetta
da Zampe_in_the_sun.
Alla fine ho deciso di partecipare un altro po' e di riempire la
sezione di qualche ZoSan scribacchiata pure da me... più
sono
meglio è, no?
Partiamo
con le
dovute spiegazioni, comunque. La storia avrebbe dovuto essere un po'
più spinta, lo ammetto, ma ho lasciato tutto sul vago
perché la raccolta è a rating arancione e non
avevo
intenzione di cambiarlo soltanto per una one-shot; ho quindi cercato di
rendere il tutto abbastanza velato senza aggiungere descrizioni troppo
dettagliate sulla scena di sesso, lascianfo il tutto a libera
discrezione del lettore su quanto succedeva durante la storia. Si
può descrivere una scena di sesso senza cadere né
nel
volgare né tanto meno in troppe descrizioni, e in questo
modo
sono anche rientrata tranquillamente fra gli standard imposti da EFP
stesso riguardo al rating arancione e alla presenza di una scena lemon.
La versione completa la si può trovare sul mio
livejournal... da
qualche parte, lol
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** Firefly (under the moonlight) ***
Firefly (under the moonlight)
Titolo: Firefly
(under the moonlight)
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 422 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Black-Leg
Sanji, Roronoa
Zoro, Mugiwara
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt:
Lucciole contestmania
Phase Liquid: #08.
Profumo
Tabella/Prompt: Estate
› 15. Lucciole
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Se
proprio doveva essere sincero con se stesso, Zoro non capiva che cosa
ci trovasse la ciurma a starsene seduta su quel prato ad osservare
degli stupidi insetti luminosi altresì chiamati lucciole.
Da quel che ricordava, quello scemo d'un
cuoco e quella
tirchia di Nami odiavano gli insetti, però, a quanto
sembrava,
quelle sottocategorie di luci volanti non rientravano in quelli che
loro consideravano mostri sanguinari buoni solo per essere schiacciati.
Dal canto suo, il Vice Capitano stava ancora cercando di trovare una
soluzione a tutta quella noia che l'aveva investito, tenendo anche
conto che non si erano portati dietro niente da magiare o da bere - e
un po' di sake non gli avrebbe fatto per niente male, in quel momento -
e che avevano assistito allo spettacolo pirotecnico esattamente venti
minuti addietro.
Zoro palesò la sua noia con
un sonoro sbadiglio, venendo
immediatamente fulminato dallo sguardo per nulla comprensivo della
navigatrice, che gli tirò appresso una scarpa e
tornò poi
tranquillamente ad osservare le lucciole, ignorando la giusta replica
che le borbottò contro lo spadaccino per il modo eccessivo
in
cui aveva agito; proprio quest'ultimo, con uno sbuffo, si
lasciò
cadere disteso di schiena sul prato, incrociando le braccia dietro la
testa e fissando ostinatamente il cielo, puntellato di stelle e
rischiarato dall'alone argentato della luna. Nell'aria il profumo dei
fiori era pungente e gli infastidiva il naso, ma cercò in
qualche modo di prendere sonno, così da riuscire almeno in
parte
a lenire la noia. Peccato, però, che fosse più
facile a
dirsi che a farsi, e cominciò a muoversi infastidito
sull'erba,
gettando di tanto in tanto delle occhiate ai propri compagni.
Ad intercettarlo fu il cuoco stesso, che
si voltò verso di lui
con un piccolo sorriso strafottente. Con quella sigaretta fra le labbra
e quell'aria di un grosso gatto che si era appena pappato un topo,
sembrava più che pronto a stuzzicarlo come suo solito e a
fargli
saltare i nervi, cosa che non sarebbe stata poi così male,
ora
come ora. Almeno avrebbe fatto qualcosa e si sarebbe distratto, ma si
paralizzò nel momento stesso in cui Sanji, levandosi la
stecca
dalla bocca, si chinò verso il suo viso e, approfittando del
fatto che nessuno stesse guardando, gli rubò un bacio a fior
di
labbra e gli leccò la punta del naso, tornandosene
tranquillo a
guardare le lucciole e lasciando ancor più perplesso di
prima.
La quiete aveva uno strano effetto su
tutti, persino su quello stupido
cuoco. Ma Zoro non sapeva dire se la cosa gli dispiacesse o meno.
_Note inconcludenti dell'autrice
Era
da un bel po' di tempo che non aggiornavo questa raccolta - causa anche
il mio momentaneoallontanamento da questo fandom -, però
alla
fine ci sono riuscita ed ecco qui una piccola storiella abbastanza
vecchiotta.
Si tratta di un mezzo esperimento che avevo fatto un po' di tempo fa,
in una serata d'estate come questa e in un momento in cui tutti,
nessuno escluso, di godevano un momento di calma ad osservare le
lucciole. Ho pensato di postarla proprio perché siamo in
agosto
e finalmente l'estate sta cominciando a farsi sentire come si deve -
difatti non si può stare, fa un caldo infernale e
bisognerebbe
solo andare a mare, ah ah ah -, anche se devo ammettere che non
è tutto questo granché e che può
risultare anche
troppo introspettiva e noiosa. Inoltre, se a qualcuno interessa,
può trovare questa raccolta a sfondo Roy/Ed Under
Pledge 520 ~ Wedding Planning nel fandom
di FullMetal Alchemist.
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 41 *** [ Sette colori per un fandom ] Bloody snow ***
Bloody snow
Titolo: Bloody snow
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 481 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Tony
Tony Chopper, Roronoa Zoro
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Introspettivo, Malinconico
Avvertimenti:
Angst, Missing Moment
Tabella/Prompt:
Halloween party › 02. Sangue
Prompt: Neve
macchiata di sangue contestmania
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 02. Sangue
The season challenge: Autunno
› Morte
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sangue,
sangue ovunque. Sangue sulle sue mani, sangue sulla neve sulla quale
stava camminando senza meta. E più si guardava intorno,
più Chopper non riusciva a capire che cosa stesse succedendo.
Dove si trovava? Che cosa significava
quel paesaggio imbiancato,
quegli alberi scheletrici e la neve che lo circondava in ogni dove?
Perché non era sulla Sunny, in compagnia dei suoi amici, e,
in
senso più ristretto, al sicuro nel suo letto? Non lo sapeva,
eppure gli sembrava che quello scenario fosse in qualche modo
familiare. Sentiva un senso di vuoto all'altezza dello stomaco, una
sensazione sgradevole che gli sembrava di aver già provato
in
passato, e solo quando mise un piede in fallo, cadendo riverso su
quella stessa neve macchiata di sangue, si rese conto di che cosa
stesse succedendo e di chi fosse la mano che, guardinga, si era
allungata verso di lui, quasi volesse carezzargli il capo. Il dottor
Hiruruku... quella era la mano del dottor Hiruruku, e il mostro che
stava osservando attraverso i suoi occhi era proprio lui. Stava forse
sognando? Come poteva il dottore essere ancora vivo? E se quello invece
era il passato e stava rivivendo il suo primo incontro con Hiruruku,
perché le sue mani insanguinate si erano strette intorno al
collo del l'uomo e stava tentando in tutti i modi di soffocarlo?
Chopper si svegliò urlando,
strizzando gli occhi e
coprendosi le orecchie con le zampe non appena udì un tuono
in
lontananza. Era stato orribile. Sognare una cosa del genere sull'uomo
che si era preso cura di lui quando le altre renne di Drum l'avevano
cacciato, sull'uomo che gli aveva insegnato tutto ciò che
sapeva
di medicina e che gli aveva dato un sogno in cui credere... era stato
orribile. Non avrebbe saputo trovare aggettivo migliore per definirlo.
Guardandosi intorno, adocchiò
il letto dello spadaccino e
si affrettò ad abbandonare il proprio, sgambettando verso di
lui
per infilarsi sotto le sue coperte senza nemmeno pensarci due volte;
sentì Zoro lasciarsi scappare un grugnito, prima che
quest'ultimo abbassasse distrattamente lo sguardo su di lui e lo
osservasse con sguardo assonnato.
«Oi, Chopper... hai fatto un
brutto sogno?»
bofonchiò con voce impastata fra veglia e sonno, e Chopper,
senza dire una parola,
annuì energicamente, sentendo il Vice Capitano
scompigliargli
affetuosamente la peluria sul capo prima di cingergli delicatamente le
piccole spalle. «Okay, puoi dormire qui... ma vedi di non
fare
casino. Non mi va di fare questioni con quello scemo di un cuoco, ora
come ora».
Chopper annuì ancora una
volta e si concentrò sul
respiro pesante dello spadaccino, che si era riaddormentato
immediatamente. Nonostante tutto, però, la piccola renna
sorrise, accoccolandosi contro il suo petto e godendo della sua
vicinanza e del suo calore, e fu con quei pensieri per la testa che
chiuse gli occhi, sentendosi finalmente protetto come non succedeva
più da anni.
_Note inconcludenti dell'autrice
Come
si può subito intuire, questa flash è solo
vagamente
ZoSan. Ho voluto concentrarmi sul rapporto che Chopper ha con Zoro,
poiché è innegabile che la piccola renna veda lo
spadaccino come una sorta di fratello maggiore e che si trovi quano
meno al sicuro quando è in sua compagnia. Si accenna solo
appena
a Sanji ma, in fin dei conti, si può leggere fra le righe la
sua
presenza, date le parole finali di Zoro.
Questo
capitolo, comunque sia, partecipa alla challenge Sette
colori per un fandom indetta da DoctorChi
sul
forum di EFP, e probabilmente anche qualche capitolo avvenire
farà parte di quella stessa challenge, non so se
farò una
raccolta a parte ma penso proprio di no. Ne ho troppe in agguato, direi
*rotola via*
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 42 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Don't joke with me ***
Don't joke with me
Titolo: Don't joke
with me
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 444 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Black-Leg Sanji,
Roronoa Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt:
Dammi una sola buona
ragione per cui non dovrei cacciarti fuori con un
mattarello! contestmania
Phase Solid: #01.
Acciaio
Tabella/Prompt: Estate
› 06. Abbronzatura
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 01. Rossore
500 prompt per una challenge: Prompt
n.32 ›
Incidente
domestico
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
sentì che la vena sulla sua fronte era pronta ad esplodere.
Da mesi, ormai, aveva chiuso un occhio
quando quegli idioti
dei
suoi compagni facevano i cretini nella sua cucina, mettendo tutto
sottosopra durante l'ora del pranzo e della cena, però
adesso a
causa di quell'idiota tutto muscoli aveva davvero raggiunto il limite.
Un conto era fare follie mentre si mangiava - per quanto la cosa non
gli andasse a genio, ovviamente -, un altro era distrarlo
mentre stava effettivamente
cucinando. Lui e quella sua stupidissima
massa di muscoli, accidenti! Era stata solo colpa sua se si era mosso
troppo in fretta e aveva fatto cadere lo stufato di sea king che stava
preparando da mezz'ora, perché, aye, se lui non fosse
entrato
proprio in quel momento, sudato da capo a piedi e con quella sua pelle
abbronzata dannatamente invitante, lui non avrebbe fatto il casino che
stava osservando adesso.
Boccheggiando, Sanji fece scorrere lo
sguardo dal pranzo
ormai
da buttare e quello scemo di Zoro, immobile sulla soglia come se non
capisse che cosa fosse appena accaduto. Ma, dannazione,
era cieco o cosa?! A quel pensiero lo fulminò con lo
sguardo,
afferrando minaccioso il primo utensile che gli capitò
sottomano. «Dammi una sola buona ragione per cui non dovrei
cacciarti fuori con un mattarello! Dopo averti fracassato i coglioni
con quello, possibilmente!»
Lì per lì confuso,
Zoro
sollevò un
sopracciglio, incrociando le braccia al petto prima di inclinare il
capo di lato e assumere un'espressione alquanto incuriosita.
«Err... ti
amo?» provò
ironico,
guadagnandoci solo un calcio all'altezza dello stinco che lo fece
imprecare a denti stretti.
«E questa da dove diavolo ti
è
uscita?!»
sbottò rosso in viso per la rabbia, prendendo un mestolo
d'acciaio per colpire con
quello
una mano dello spadaccino, che bofonchiò nervoso prima
di
lanciargli un'occhiataccia.
«Oi, che cazzo ti è
preso?»
«E me lo chiedi? Lo sai quanto
odi gli
sprechi di
cibo».
«E io che cosa diavolo
c'entro? Sei stato tu a far
cadere tutto».
«Per colpa di
chi, secondo te? Non puoi entrare
d'improvviso qua dentro, mostrare i tuoi muscoli abbronzati e pompati e
sperare
che io...» Sanji si portò immediatamente una mano
alla
bocca per frenare il fiume in piena delle sue parole, arrossendo fino
alla punta dei capelli. Che
diavolo...?
Aveva davvero confessato a Zoro il motivo per il quale aveva fatto
cadere quella stupida zuppa? Si sarebbe gettato in mare per seppellire
la vergogna, se avesse potuto.
Qualsiasi sua rettifica,
però, fu prontamente
bloccata
dalle labbra dello spadaccino premute contro le sue, e lo stufato fu
ben presto dimenticato sul pavimento.
_Note inconcludenti dell'autrice
Aggiornamento
lampo, perché ogni tanto ci vuole nella marea di storia che
vengono postate su altri pairing.
Cosa dire, comunque... ovviamente anche questa flash partecipa alla alla
challenge Sette
colori per un fandom indetta da DoctorChi, ma
partecipa al tempo stesso anche alla challenge 500
prompt per una challenge indetta da Saru_Misa
sempre sul forum di EFP
A differenza delle altre flash/one-shot, questa gioca un po'
più
sull'ironia e sul fattore ZoSan, ma dopotutto la raccolta è
per
lo più incentrata su quel pairing, dunque mi sembrava quanto
meno giusto dedicare qualche momento anche a questi due scemi durante
un piccolo incidente in cucina causato proprio da quello scemo di uno
spadaccino... e Sanji come poteva non cascare nel tranello dei suo
muscoli, dopotutto? *rotola
via ridendo*
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 43 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Here comes the sun ***
Here comes the sun
Titolo: Here comes
the sun
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 400 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Sanji
Black-Leg, Roronoa Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt: Una
giornata di sole contestmania
Phase Liquid: #12.
Yogurt
Tabella/Prompt: Estate
› 11. Scottatura
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 06. Fuoco
500 prompt per una challenge: Prompt
n.12 › Yogurt
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Forse era
stata colpa del vento che aveva soffiato tutto il giorno, forse
della frescura di quella giornata, ma in quel momento Zoro stava
imprecando contro
tutti e tutto per non essersi reso conto di aver passato troppo tempo
al sole.
Seduto sul lettino dell'infermeria,
aspettava scocciato
che Chopper gli procurasse qualcosa per quella terribile scottatura che
si era procurato, e doveva ammettere che sperava lo facesse in fretta,
perché la pelle gli bruciava da morire come se stesse
andando a
fuoco e non avrebbe mai
immaginato che un'idiozia del genere potesse procurare problemi simili.
La porta si aprì d'improvviso
e si drizzò a sedere
sulla branda con la speranza che fosse la renna, ma aggrottò
la fronte quando sulla soglia non comparve la
figura che si era aspettato. «E tu che ci fai qui?
Dov'è
Chopper?» domandò a Sanji, il quale
inarcò giustamente un sopracciglio.
«Ti sta preparando la mistura,
marimo», rispose
semplicemente, chiudendosi la porta alle spalle per mostrargli un
vasetto bianco dal contenuto alquanto discutibile. Almeno per lo
spadaccino. «Intanto accontentati di
questo».
«Che roba
è?»
«Yogurt».
«Yogurt?»
«Che c'è, non ci
senti? Aye, è
yogurt», ripeté Sanji in tono stranamente
paziente, avvicinandosi
a lui mentre svitava il barattolo. «Ti darà un po'
di
sollievo».
Zoro aggrottò la fronte,
distogliendo lo sguardo come un
moccioso. «Non ci penso nemmeno a spalmarmi quella roba
addosso».
«Infatti lo farò io
per te»,
rimbeccò il cuoco, e lo spadaccino tornò
immediatamente a
guardarlo, strabuzzando gli occhi.
«Stai scherzando?»
«Non rompere, marimo. Anche a
me piacerebbe spalmare la
crema sul bel corpo di Nami-san o Robin-chan anziché sul
tuo,
sai?» sbuffò, roteando teatralmente gli occhi
prima di
sollevarli verso il soffitto. «Tenendo anche conto che tu hai
una
massa
inutile di muscoli al posto di un bel seno prosperoso...»
«Se sei venuto qui per sparare
cazzate vattene, cuoco».
Sanji sorrise divertito, chinandosi
verso il suo viso.
«Geloso?» gli sussurrò ad un orecchio, e
Zoro borbottò
qualcosa fra sé e sé, distogliendo ancora una
volta lo
sguardo.
«Geloso di te, ricciolo? Nei
tuoi sogni»,
bofonchiò, ma sussultò non appena un tocco gelido
gli
sfiorò la cicatrice e due
morbide labbra, dal vago sapore di yogurt alla fragola, si poggiarono
prepotenti sulle sue. E dovette ammettere a se stesso che non era per
niente male,
quel
trattamento.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ups,
cosa sta succedendo? A distanza di così poco tempo sto
aggiornando continuamente questa raccolta rimasta sopita per settimane,
mesi anni? Sarà l'avvicinarsi dell'autunno? Sarà
che ho
voglia di andare a mare ma questo tempo non me lo permette?
Sarà
che devo cominciare la piscina e la roba per il Romics prima che sia
troppo tardi? Sarà che c'ho fame? Nay, questo non c'entra.
Scleri a parte, mi andava di aggiornare ed eccolo qui. Una flash un po'
stupida in cui si nota l'idiozia di Zoro e al tempo stesso il modo in
cui Sanji cerca di prenderlo in giro, ma in fin dei conti questi due
hanno un modo tutto loro di volersi bene - se proprio dobbiamo metterla
su questi termini - e quindi va perfettamente bene così.
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 44 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Green Hope ***
Green Hope
Titolo: Green Hope
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 354 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Verde
Genere:
Generale, Sentimentale, Introspettivo, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai
Colourful Green:
#09. Pollice
Tabella/Prompt:
Estate
› 13. Marimo (alga)
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 03. Passione
500 prompt per una challenge: Prompt
n.93 ›
Fiori
The season challenge: Primavera
› Verde
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
sorrise e si deterse il sudore dalla fronte, osservando
orgogliosamente il cespuglio di rose che aveva piantano nella serra di
Robin settimane addietro.
Non aveva mai avuto il pollice verde -
non aveva mai usato le sue mani per
qualcosa che non riguardasse strettamente la cucina, in
realtà
-, ma si riteneva abbastanza soddisfatto del risultato. Aveva curato
quei
fiori giorno dopo giorno, con la stessa premura e passione con cui
preparava
deliziosi manicaretti alla ciurma, e vedere adesso il modo in cui si
ergevano rigogliosi e belli, baciati da quel tiepido sole estivo che
rendeva vivace il loro colore rosso, gli scaldava il cuore e lo fa
sorridere come un marmocchio.
Era la prima volta che amava qualcosa
che con il suo mestiere di cuoco
c'entrava ben poco, doveva ammetterlo. Aveva sempre pensato che il
giardinaggio non facesse affatto per lui, che fosse semplicemente una
perdita di tempo e che avrebbe fatto meglio a convergere le proprie
energie su qualcos'altro, per quanto adorasse vedere Robin prendersi
cura
dei suoi fiori. Una rosa fra tante altre, diceva scherzoso. Una
bellissima rosa
sorridente che, ogni mattina, si chinava amorevolmente fra le sue
compagne e sussurrava loro frasi cordiali, apparendo ancor
più
splendida di quanto non fosse già.
Forse era stata proprio lei a spingerlo
a piantare quel
cespuglio, non sapeva. Forse osservarla aveva fatto scattare in lui una
bizzarra molla
che aveva fatto sì che quella passione lo travolgesse, o
forse
era stato solo per caso se aveva deciso di coltivare quelle rose,
quelle
stesse rose rosse che pian piano gli avevano fatto adorare un colore
che
fino a quel momento aveva sempre trovato scialbo e noioso: il verde. E
forse fu sempre solo per caso che lo sguardo gli cadde proprio su
Zoro - sulla sua pelle resa dorata dal sole e forgiata dai duri
allenamenti, sul sudore che imperlava fastidiosamente la sua fronte e
sui
muscoli tonici che si flettevano ad ogni sollevamento - e sui suoi
capelli.
Perché in fondo anche quello scemo d'un marimo aveva fatto
sì che cominciasse ad amarlo con
quella spropositata passione.
_Note inconcludenti dell'autrice
In
verità questa flash non ha esattamente senso,
però mi
andava di scrivere una cosetta così in cui Sanji utilizzava
le
proprie mani non solo per cucinare, ma per curare dei bellissimi fiori
come le rose. E' un accostamento che credo che al cuoco si addica,
poiché ci vuole passione anche per fare giardinaggio e le
rose,
che sono un po' le dame del regno dei fiori, possono rappresentare in
qualche modo la passione che Sanji sembra avere nei confronti delle
donne, per quanto in questo capitolo si comprenda il suo amore verso
Zoro
Spiegato questo, credo che non ci sia nient'altro da dire. A breve
dovrei aggiornare anche la raccolta Under
Pledge 520 ~ Wedding Planning nel fandom
di FullMetal Alchemist, quindi
restate sintonizzati, se vi va
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 45 *** [ Sette colori / 500 prompt ] In the middle of the night ***
In the middle of the night
Titolo: In the
middle of the night
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 436 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Black-Leg Sanji,
Roronoa Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt:
Perdita della verginità contestmania
Phase Liquid: #10.
Vernice
Tabella/Prompt: Estate
› 02. Crema solare
Binks Challenge:
45° Stalla › 11° Timidezza
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 05. Cuore
500 prompt per una challenge: Prompt
n.158 ›
Nervosismo
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
deglutì e tenne lo sguardo puntato sul viso di Zoro, che in
quel
momento lo sovrastava e lo osservava di rimando con la stessa identica
espressione timida che possedeva lui e che vedeva riflessa nei suoi
occhi verdi.
In verità non avevano capito
nemmeno loro come fossero
capitati in quella situazione, giacché al principio si erano
rintanati in quella stalla - quella vecchia stalla che puzzava di
vernice e crema solare vecchia di anni - solo per potersi riparare
dalla pioggia estiva che nelle prime ore della sera li aveva colti
impreparati; avrebbero dovuto fare immediatamente ritorno alla Merry,
certo, ma con tutte le scorte alimentari che avevano con sé
avevano preferito aspettare che il tempo si aggiustasse e smettesse di
piovere, altrimenti avrebbero fatto solo un completo disastro e tutti i
berry spesi sarebbero stati buttati praticamente al vento.
Il problema era sopraggiunto dopo.
Infreddoliti da capo a piedi,
avevano tentato entrambi di scaldarsi, trovando solo paglia, fieno e
vecchie spazzole dai denti consumati che in passato erano sicuramente
state utilizzate per qualche animale. Cavalli, magari. Era quindi stato
un caso se Zoro gli si era avvicinato, complici anche i brividi che gli
avevano attraversato la schiena, e aveva poggiato il capo sulla sua
spalla, sbadigliando sonoramente e socchiudendo la palpebra. Sanji,
dopo un attimo di perplessità, l'aveva semplicemente
lasciato
fare, per quanto non si fosse mai abituato a quei gesti improvvisi
dello spadaccino. Avevano difatti cominciato a frequentarsi sul serio
solo dopo i fatti accaduti ad Alabasta, ed era stata una cosa alquanto
insolita, visto che al principio non si erano per niente sopportati. E
ancor più strano era stato quando erano arrivati i baci e le
carezze, cose che aveva sperimentato solo di tanto in tanto con qualche
ragazza che capitava di passaggio al Baratie.
Ritrovarsi in una di quelle situazioni
bizzarre aveva lasciato
Sanji un tantino in imbarazzo, ancor più quando, senza
nemmeno
volerlo, aveva fatto per alzarsi ed era scivolato, portandosi dietro
Zoro, che gli era capitolato addosso; era stato proprio quello,
però, a far sentire al cuoco l'erezione del compagno,
facendolo
arrossire per la vergogna e il nervosismo. E tuttora si trovavano in
quella posizione,
l'uno fra le braccia dell'altro, entrambi eccitati per quella che
sarebbe stata la loro prima volta.
Quella notte Sanji avrebbe perso la sua
verginità -
quella verginità che non aveva mai ostentato, facendo
credere di
essere stato con un milione di donne quando in realtà il
corpo
di una donna l'aveva visto solo di sfuggita -, ma in compenso avrebbe
guadagnato qualcosa di decisamente più prezioso. E quel
qualcosa
sarebbe stato proprio il cuore di quell'idiota di Zoro.
_Note inconcludenti dell'autrice
Poco da
dire, stavolta, se non... che cacchio ho scritto? Diciamo semplicemente
che ogni tanto momenti del genere ci vogliono
anche tra questi due - dopotutto la raccolta era nata con l'idea del
fluff, per quanto poi si sia persa nei meandri di non so bene quale
sottogenere letterario... ma meglio lasciar perdere -, anche se non
vengono descritti appieno e non sembrano essere poi così
romantici come si suppone debba essere una situazione del genere tra
due amanti. Ma tipo anche no, le romanticherie lasciamole a qualcun
altro, ahaha *Pride non si prende la responsabilità di
queste
note sconclusionate e fa come sempre finta di nulla*
Direi di chiuderla qui, non c'è altro di significativo -
come se
fino a questo momento abbia detto qualcosa di sensato o interessante -
da aggiungere, se non che la verginità maschile non va mai
sottovalutata! *messaggio promozionale*
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 46 *** [ Sette colori / 500 prompt ] My sexy cooking lessons ***
My sexy cooking lessons
Titolo:
My sexy cooking lessons
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1258 parole fiumidiparole
]
Personaggi:
Roronoa Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Arancione
Genere:
Generale, Sentimentale, Erotico
Avvertimenti:
Yaoi
Colourful Blue: #06. Occhi
Big p0rn table: 10.
Cucina › Interruzione › Fragole
Menù Oriente: Kissing, necking
Sette colori per un fandom: Pacchetto
rosso › 04. Peperoncino
500 prompt per una challenge: Prompt
n.232 ›
Desiderio
Note:
Scritta per la Sagra del Kink di kinkmemeita
con il prompt Lezioni di cucina @
yuki013
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji doveva
ammettere che era alquanto snervante tentare di cucinare mentre sentiva
lo sguardo di Zoro esattamente al centro della sua schiena, come se
fosse un qualcosa che avrebbe facilmente potuto toccare con mano.
Non era la prima volta che preparava la
cena sotto i suoi occhi attenti e scrupolosi, ma era sicuramente la
prima volta in cui lo faceva con il solo scopo di mostrargli ogni
singolo passaggio. Che poi, dannazione, perché a
quell'idiota era venuta l'improvvisa voglia di imparare a cucinare? Il
cuoco era lui, no? Quindi allo spadaccino non servivano affatto delle
lezioni di cucina. Però era stato irremovibile e gliel'aveva
chiesto - evento più unico che raro, se associato a Zoro -,
dunque lui, mosso da compassione, l'aveva accontentato. Peccato che
adesso se ne stesse pentendo.
«Quando peli le patate
assicurati di non sprecare
assolutamente niente. Chiaro?» lo redarguì,
scoccandogli
una rapida occhiata mentre si allungava a prendere del peperoncino. O
almeno quello che Usopp gli aveva lasciato, visto che consumava sempre
tutto per i suoi strani intrugli. «E vieni più
vicino,
cosa pretendi di imparare se te ne stai seduto sul divano?»
soggiunse, vedendolo annuire distrattamente e agitare una mano; Sanji
sbuffò e si riconcentrò sul proprio lavoro,
borbottando
al contempo qualcosa contro il compagno. Non aveva tempo per giocare,
lui. E nemmeno per stargli dietro e assecondare i suoi stupidi
capricci, se proprio doveva dire come stavano le cose.
Con un sospiro, il cuoco fu quasi
tentato di richiamarlo ancora
una volta, bloccandosi nel sentire delle braccia muscolose avvolgergli
i fianchi e delle calde labbra poggiarsi sul suo collo, regalandogli un
bacio. Per poco non gli fece cadere persino la pentola con le patate,
il peperoncino a pezzi e i peperoni, e la cosa lo snervò.
«Marimo... che diavolo
stai facendo?»
«Mi sono stancato di cucinare.
Voglio mangiare», affermò risoluto, ma Sanji
sollevò un sopracciglio e provò a scoccargli
un'occhiata da quella posizione.
«Di' un po', mi stai prendendo
per il culo?»
«Non sarebbe una
così cattiva idea».
Sanji non si risparmiò dal
rifilargli una gomitata nello stomaco, ignorando il suo lamento.
«Spero che tu stia scherzando, idiota. Non hai nemmeno
cominciato a cucinare, tra l'altro. Non c'è niente di
pronto».
«E chi ha detto che io volevo
mangiare del cibo?»
Ahi, ahi. Quella era proprio la risposta
che non avrebbe voluto sentire, accidenti. Non fece in tempo a
scostarsi di dosso lo spadaccino, però, che proprio
quest'ultimo gli levò di mano il coltello e lo
sollevò di peso con entrambe le braccia, lanciandolo
letteralmente sul divano; Sanji si ritrovò ad osservarlo da
quella posizione, incredulo, la schiena premuta contro il tessuto e il
peso del compagno stabile sopra di lui, quasi volesse tenerlo fermo.
Aveva un brutto presentimento. «Tu... non hai mai avuto
intenzione di imparare a cucinare, vero?»
Zoro sorrise, stringendosi nelle spalle
prima di chinarsi verso di lui, mordendogli delicatamente il collo.
«Forse un pochino. Ma preferisco di gran lunga
assaggiare il cuoco».
«Sei un maiale».
«Non ti piaccio forse per
questo?»
«Tsk... non ho mai detto una
cosa del genere». Nonostante quelle parole, Sanji
sollevò un angolo della bocca nella parvenza di un sorriso,
allungando entrambe le braccia per gettarle al collo del compagno con
uno sbuffo divertito. Lasciò poi che Zoro facesse
ciò che più lo aggradava, rabbrividendo nel
sentire ancora una volta le sue labbra premere contro la giugulare e
seguire con la lingua il pomo d'Adamo; le sue mani erano scivolate
lungo i suoi fianchi e li stavano accarezzando al di sopra della stoffa
dei pantaloni, e, per quanto il cuoco avesse cominciato a pensare che
lì dentro sarebbe potuto entrare chiunque, in quel momento
parve più concentrato sui tocchi di Zoro che su altro, tanto
che abbassò persino le palpebre.
Ansimò quando quest'ultimo
gli succhiò la pelle e raschiò con i denti la
pelle della gola, risalendo con la lingua fino ad arrivare a
solleticargli il mento irto di barba, facendolo fremere incontrollato
quando gli tirò il lobo dell'orecchio; non aveva idea di
dove volesse andare a parare Zoro né tantomeno se avesse
davvero intenzione di fare sesso, ma alzò di poco una
palpebra nel non sentire più i suoi tocchi, sbirciando. Si
accorse che Zoro si era alzato per raggiungere il piano cottura e si
sollevò a mezzo busto, incuriosito. «Ohi, che cosa
stai facendo?»
Zoro ghignò, ignorando
momentaneamente la domanda del compagno solo per trafficare con i
mobili e gli armadietti, tornando verso di lui con quello che aveva
tutta l'aria di essere un barattolo stracolmo di qualcosa e una
fragola. «Rendo la cosa più
interessante», affermò poi, intingendo il frutto
in quella roba bianca per sfiorare poi con esso le labbra del cuoco,
che si ritrovò a leccarlo e a morderlo inconsciamente e ad
accigliarsi. Ma quella...
«Ohi, chi ti ha dato il
permesso di prendere
questa panna, marimo? L'avevo fatta per Nami-san e
Robin-chan!»
«Per una volta chiudi il becco
e lascia fare a me, cuoco».
Sanji roteò gli occhi,
trovando molto più fruttuoso per se stesso ascoltare il
consiglio di quello scemo del suo compagno. In fin dei conti non
avevano tempo da perdere, e poi quella panna avrebbe anche potuto
riprepararla senza problemi.
Chiuse nuovamente gli occhi e diede
carta bianca a Zoro, il quale gli sbottonò la camicia per
impiastricciargli il petto e i capezzoli di panna, facendo correre un
brivido lungo la sua spina dorsale; inarcò la schiena
nell'avvertire il contatto umido della sua bocca contro la pelle e i
polpastrelli che lo accarezzavano, dando una mano allo spadaccino
quando fu il turno di liberarsi dei pantaloni. Di solito era lui quello
che gli imponeva di andarci piano, ma la voglia si era insinuata in lui
e non aveva intenzione di lasciarsi scappare l'occasione, se poteva.
Non si preoccupò nemmeno di
attendere che Zoro lo preparasse, spingendolo contro il divano per
invertire le posizioni sotto il suo sguardo perplesso. Aveva salvato il
barattolo per miracolo ed ora giaceva abbandonato sul pavimento, per
quanto la panna non fosse stata altrettanto fortunata. Lo spadaccino
era difatti completamente sporco dalla testa ai piedi, e Sanji se ne
approfittò per catturarne un poco con la bocca, ripulendogli
il petto con la punta della lingua e percorrendo con essa la cicatrice
imbrattata di panna, sorridendo soddisfatto nel sentire il gemito del
compagno e la pressione del suo pene fra le proprie cosce. Gli
abbassò la zip e calò calzoni, leccandosi le
labbra e stringendo i denti.
Oh, merda. Forse avrebbe dovuto
prepararsi eccome. Non si sarebbe nemmeno stupito se, guardandosi allo
specchio, si fosse letto la morte negli occhi. Okay... stava
palesemente esagerando, ma in fin dei conti lo sapevano tutti
che era un tipo teatrale, lui. Però si lasciò
sfuggire un gemito prolungato e un piccolo grido, sentendo le grosse
mani di Zoro tenergli fermi i fianchi.
«Accidenti, cuoco, stiamo
facendo sesso, non ti sto mica ammazzando!»
«Sta' zitto, prova a
prendertelo tu in
culo e poi ne riparliamo!»
«Sei stato tu ad andare di
fretta, non cercare di dare la colpa a me».
Il cuoco si sforzò di
sorridergli sarcastico, forse perché in fin dei conti Zoro
aveva ragione. E fu proprio a quel pensiero che si chinò su
di lui, ansimando con desiderio contro la sua bocca. «Meno
parole e più scopare, marimo», asserì,
e per una volta lo spadaccino fu d'accordo con lui.
Le chiacchere avrebbero anche potuto
aspettare.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ammetto
innanzitutto che questa è la versione soft di una storia che
era
nata per essere a rating rosso, ma essendo una raccolta che non si
spinge oltre il rating arancione ho pensato di... censurarla, per
così dire.
Come ho più volte ripetuto, infatti, non ho intenzione di
alzare
il rating per un paio di shot buttate all'interno di una raccolta soft,
quindi direi che così sia abbastanza. Si capisce ma la scena
di
sesso non è del tutto esplicita, quindi va perfettamente in
linea con la base su cui si regge l'intero senso della cosa.
L'idea di Zoro che chiedeva lezioni di cucina, però, in un
certo
qual senso mi piaceva, forse perché è il classico
tipo
che in determinate cose non si tira indietro e prova un po' di tutto,
pure se per caso non ci riesce. E qual modo migliore per fregare Sanji
e ideare nuovi metodi per portarselo a letto? *rotola via*
Ciò
spiegato, commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 47 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Like a piece of ice ***
Like a piece of ice
Titolo: Like a
piece of ice
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 343 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Sanji
Black-Leg, Roronoa Zoro
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Prompt:
Ghiacciolo contestmania
Phase Solid: #09.
Plastica
Tabella/Prompt: Estate
› 10. Ghiacciolo
Sette colori per un fandom: Pacchetto
verde › 04. Invidia
500 prompt per una challenge: Prompt
n.94 ›
Ghiaccioli
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Più
Zoro guardava quel ghiacciolo, più cominciava ad invidiarlo
e a
desiderare maledettamente trovarsi al suo posto.
Liberato dall'involucro di plastica
cinque minuti addietro,
quello stupido ghiacciolo al limone aveva conquistato il monopolio
della bocca di quell'altrettanto stupido cuoco, in altri momenti
occupata da una di quelle nocive sigarette che aveva la brutta
abitudine di fumare. Adesso, però, complice anche il caldo
estivo, quel damerino aveva preso quel pezzo di ghiaccio e aveva
cominciato a succhiarlo con fare lascivo, cosa che a Zoro non sarebbe
importata per niente se Sanji non l'avesse fatto proprio davanti ai
suoi occhi. Ed era certo che lo stesse facendo apposta,
giacché
non faceva altro che guardare nella sua direzione e far scorrere la
lingua per tutta la lunghezza del ghiacciolo, passandosi, ogni
qual volta lo allontanava, la lingua sulle labbra, rese rosse a causa
del costante
contatto con il freddo. Gli sembrava di sentire persino l'appiccicume
del limore, e ciò non aiutava di certo la sua
sanità
mentale.
Oh, merda. Dannazione a quel pezzo di idiota. Trovava
sempre un
modo per interrompere i suoi sollevamenti, in un modo o nell'altro.
Come se fosse facile, poi, concentrarsi sui propri allenamenti se lui,
con la cravatta allentata e i primi bottoni della camicia fuori dalle
asole, se ne stava bellamente appoggiato contro l'albero maestro della
Merry e lo squadrava mentre lappava quello stupido ghiacciolo come se
si fosse trattato di qualcos'altro.
Deglutendo, Zoro poggiò il
peso sul ponte, lo sguardo
fisso sui movimenti di quella lingua che, sempre più sicura,
lo
stava mandando letteralmente in delirio nonostante la distanza che li
separava. Aveva cominciato a sentire i pantaloni decisamente troppo
stretti, e si sarebbe certamente rivelato un problema se le sue
condizioni fossero state visibili anche al resto della ciurma. Fu
proprio a quel pensiero che si affrettò a dirigersi
sottocoperta, imprecando al tempo stesso contro Sanji.
Forse non era stato al posto di quel
dannato ghiacciolo, ma
quella sera avrebbe di sicuro saputo come ripagare il cuoco con la sua
stessa moneta.
_Note inconcludenti dell'autrice
Dopo
un po' di tempo - ma nemmeno tanto, in verità -, torno con
un
nuovo capitolo di questa raccolta, che sta raggiungendo livelli di
pazzia davvero interessanti e io stessa fatico a crederlo. Ahaha.
Zoro è uno sporcaccione, lo sappiamo. Ma anche Sanji ci
mette il
suo facendo certe cose dove può essere visto e pure
frainteso...
forse dopotutto se lo cerca perché sa che lo spadaccino non
può fare a meno di guardarlo anche quando in
realtà non
vuole. Nah, sclero, lasciatemi perdere.
In realtà non ho molto da dire su questo capitolo, se non
che...
come al solito non dice né carne né pesce.
Semplicemente
è una sorta di storia molto introspettiva, ma prometto - o
almeno ci provo - che le prossime non si limiteranno a questo.
Per chi fosse interessato, comunque, ho aggiornato anche la raccolta Under
Pledge 520 ~ Wedding Planning nel fandom
di FullMetal Alchemist con il capitolo cinque.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 48 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Aphrodisiacs ***
Aphrodisiacs
Titolo:
Aphrodisiacs
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
fiction [ 710 parole fiumidiparole
]
Personaggi:
Roronoa Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Arancione
Genere:
Generale, Commedia, Sentimentale, Erotico
Avvertimenti:
Yaoi, Masturbazione, Linguaggio colorito
Colourful Blue: #05. Notte
Menù Oriente: Aphrodisiacs (see
Intoxication and altered states)
Note: Scritta per la Sagra del Kink di kinkmemeita
con il prompt Problemi imbarazzanti @
yuki013
Sette colori per un fandom: Pacchetto
verde › 05. Veleno
500 prompt per una challenge: Prompt
n.423 ›
Vergogna
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
poggiò il capo contro il muro, ansimando.
Si sentiva strano ed era terribilmente
accaldato, ma si rifiutava di credere che si fosse preso una stupida
influenza. Certo, negli ultimi tempi aveva rischiato di rimetterci la
pelle più per le infezioni delle sue ferite che per un vero
combattimento, però, dannazione, era certo che non si
trattasse di maledetta febbre. La febbre non ti rendeva le palle
pesanti né ti puniva con una fottuta erezione che non
riuscivi a calmare.
Merda. Era cominciato tutto quando era
entrato in cucina e aveva trovato quella bottiglia di sake sul
tavolino, già stappata e incustodita. Lui aveva bevuto solo
qualche sorso e qualche ora dopo si era ritrovato con quel problema fra
le mani. E letteralmente.
Si era chiuso in bagno mezz'ora prima e aveva cominciato a smanettare
freneticamente, tentando di placare la voglia pazzesca che si era
impossessata del suo organismo. Aveva provato di tutto, ma non era
servito ad un emerito niente e si trovava ancora con un nulla di fatto.
Che diavolo c'era in quella stupida bottiglia? Del fottutissimo veleno?
Dannazione a chi aveva lasciato quella roba là sopra, se non
fosse stato impegnato l'avrebbe fatto a fette!
Lo scatto della maniglia lo
riportò alla cruda realtà e lo fece sussultare,
ancor più quando si rese conto che quello sulla soglia era
quello scemo d'un cuoco, il quale aveva cominciato ad osservarlo ad
occhi sgranati. Perfetto. Ci mancava soltanto quello alla lunga serie
di sfighe che l'avevano visto protagonista.
Sanji si grattò dietro il
collo, facendo
retro front. «Scusa. Uhm... fa' pure con comodo,
eh».
«Ho un problema».
«Och, aye, lo vedo. Ed
è anche piuttosto evidente, direi».
«Nay, idiota. Non... non
riesco a venire». Quelle parole furono sussurrate in tono
talmente lieve che Sanji quasi pensò di essersele
immaginate, sollevando però un sopracciglio nel vedere la
serietà dipintasi sul volto di Zoro. Ma che, faceva sul
serio?
«Mi stai prendendo per il
culo, marimo?»
«Se volessi farlo mi
inventerei qualcosa di meno imbarazzante, brutto... idiota».
Sanji, che nel frattempo si era chiuso
la porta alle spalle, rimase sempre più basito ad
osservarlo, almeno fino a quando il suo cervello non mise in moto gli
ingranaggi una volta per tutte e nella sua mente cominciò ad
insinuarsi il tarlo del dubbio. Vuoi vedere che... «Non avrai
bevuto il contenuto della bottiglia che avevo lasciato in cucina,
vero?» Il modo in cui lo spadaccino eluse la domanda
ditogliendo lo sguardo non lasciò dubbi al cuoco, che si
schiaffò una mano in faccia. Prevedibile, accidenti a lui.
«Razza di stupido marimo. Quello era un
afrodisiaco».
«E che diavolo ci facevi...
con una roba del genere, cuoco pervertito?!»
sbottò inviperito, dando un'altra capocciata contro il muro
nel vano tentativo di contenere la scarica d'eccitazione che lo
percorse. Dannazione.
Era una tortura. Gli sembrava di essere sul punto di morire di
vergogna, e sarebbe stata sicuramente una morte ben poco onorevole,
quella.
«Sta' tranquillo, marimo. Ci
penso io», disse Sanji, e Zoro lo guardò male.
«Tu hai già fatto
abbastanza, damerino di merda».
«Sei stato tu a bere il
contenuto della bottiglia. Io non ti ho di certo detto di
farlo».
A quella logica schiacciante, lo
spadaccino non potè ribattere, ma fu molto più
impegnato a sentire il tocco delle dita del cuoco per poter ribattere
con qualcosa di sensato, concentrandosi.
Sanji sapeva che punti colpire e come
mandargli in tilt il
cervello, e ogni qual volta in cui i polpastrelli vellutatilo
sfioravano, lo spadaccino ansimava senza ritegno e sentiva il cuore
esplodergli nel petto, come se tutta quella passione potesse ucciderlo.
Quell'afrodisiaco, invece di scemare a poco a poco, sembrava rendere
ancor più forte il suo effetto, facendolo agitare
convulsamente
sulla tazza del cesso e fra le mani di Sanji.
Zoro allungò una mano per
afferrargli la camicia, strattonandolo con forza verso di sè
come se volesse strozzarlo. «Lascia perdere queste stronzate
e scopami, cazzo», ordinò, e il cuoco, con un
sorriso vittorioso, non se lo fece ripetere due volte.
Forse alla fine di tutto, e nello
scoprire che era stato lui stesso a lasciare lì quella
bottiglia per farlo cadere in trappola, lo spadaccino l'avrebbe fatto a
fette - già gli sembrava di vedere nei suoi occhi verdi il
momento della propria morte, accidenti -, ma per il momentoper Sanji
andava tutto ancor meglio di ogni sua più rosea aspettativa.
_Note inconcludenti dell'autrice
E'
passato un bel po' di tempo da quando ho postato un nuovo capirolo di
questa raccolta, ma gli allenamenti ultimamente mi hanno presa
tantissimo e non ho proprio avuto il tempodi fare niente, tantomeno
quello di dedicarmi alle cose che mi piacevano di più.
Originariamente, comunque, questa storia era a rating rosso e si
concludeva anche in una lemon, però è stata
censurata in
modo da rientrare negli standard di questa raccolta ancora una volta.
Anche in questo modo si comprende lo stesso quello che succede, quindi
potrebbe passare benissimo anche così senza nessun problema.
Dalla lunedì, inoltre, sarò a Roma per il Romics,
quindi non potrò aggiornare nulla.
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 49 *** [ Sette colori / 500 prompt ] The moon and six pense ***
The moon and six pense
Titolo: The moon and
six pense
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 843 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Mugiwara
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Suspence (ma dove?)
Avvertimenti: Assurdità
sparse, Shounen ai, Linguaggio colorito
Colourful Green:
#07. Pisello
Tabella/Prompt: Halloween
party › 03. Strega
Tabella/Prompt: Luoghi
› 03. Palestra
Binks
Challenge: 27° SPA
› 28° Lucidità
Piscina
dei prompt: One Piece,
Zoro/Sanji, Così
adesso sarei una sorta di talismano per scacciare i demoni?
[ The moon
and six pense,
Yamato&Hagainochi ]
Sette colori per un fandom: Pacchetto
verde › 02. The
500 prompt per una challenge: Prompt
n.275 ›
Strega
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Non era
stato il pavimento scomodo della palestra a svegliarlo,
né tanto meno il tuono che aveva squarciato per un attimo il
cielo, bensì il peso di un corpo che si assestava contro il
proprio e premeva insistentemente come se volesse nascondersi, anche se
Zoro non riusciva a capire come avrebbe potuto, giacché lo
spazio in quella palestra era grande e lui non indossava altro che i
suoi pantaloni.
Cercando di non alterarsi come suo
solito - anche perché
non ne aveva minimamente voglia, dato che si era appena svegliato e
aveva un sonno bestiale -, lo spadaccino si passò una mano
fra i
capelli e, con un breve attimo di lucidità mentale,
provò
ad ignorare il tic nervoso che si era impossessato dell'angolo del suo
occhio sinistro, abbassando lo sguardo per adocchiare distrattamente la
capoccia bionda che faceva bella mostra di sé proprio in
mezzo
al suo sterno. Okay, lì c'era di sicuro qualcosa che non
quadrava. Perché il cuoco avrebbe dovuto trovarsi
lì e
non nel suo letto, visto il divieto che lui stesso aveva imposto sulla
loro cosiddetta vita di coppia e sul non fare sesso meno di una volta
alla settimana?
Senza perder tempo a pensarci oltre -
sarebbe stato
inconcludente e lui non era tipo da starsene fermo e con le mani in
mano a rimuginare o a macinare idee con il suo cervello -, Zoro
colpì con uno scappellotto il capo di Sanji, che si
drizzò con un lamento sconclusionato. «Ohi, principesso
sul pisello, che cazzo stai facendo?» gli
domandò poi,
ignorando volutamente l'occhiataccia che gli venne lanciata in risposta
da quest'ultimo.
«Che cazzo fai tu, stupido
marimo imbecille»,
sbottò, tornandosene nascosto nel bel mezzo del suo petto
senza
aggiungere nient'altro a quelle sue poche parole messe in croce. E quel
modo di fare rese ancor più scettico il Vice Capitano, che
non
poté fare a meno di grattarsi la testa nel sollevarsi a
mezzo
busto e nel trascinare in quel modo con sé il cuoco.
«Si può sapere che
diavolo ti prende, cuoco?»
Deglutendo, Sanji pigolò, «C'è
una strega, di sotto», guadagnandoci uno sbuffo ilare dallo
spadaccino.
«L'unica strega su questa nave
è Nami, se vogliamo dirla tutta».
«Non osare chiamare
così la mia Nami-san!» si
inalberò il cuoco, sbiancando in un lampo non appena un
tuono
risuonò cupamente nel cielo; si nascose per l'ennesima
volta,
stringendo gli avambracci di Zoro fra le dita come se volesse
stritolargli le braccia. «E...
e piantala di dire cose inutili. Stanotte ti faccio compagnia durante
il turno di guardia, d'accordo?»
Zoro sollevò un sopracciglio, ritrovandosi poi
a dar vita ad un ghignetto divertito nell'osservare il compagno.
«Di' un po', ricciolo... hai paura, per caso?» gli
domandò, beccandosi una capocciata in mezzo al petto prima
che
il cuoco stringesse maggiormente la presa intorno alle sue braccia.
«Che cazzo spari? Certo che no!»
sbottò indignato qualche istante dopo. «Ho solo
pensato
che... che avrei dovuto lasciar fare a quella strega ciò che
voleva, visto che io mi rifiuto categoricamente di colpire una
donna», provò a salvarsi in calcio d'angolo,
però,
dall'espressione che aveva assunto lo spadaccino, non sembrava esserci
riuscito granché.
«Potevi inventarti una bugia migliore, cuoco».
«Se avessi voluto inventarmi una bugia, avrei scelto qualcosa
di meglio».
«Allora perché non vai a farti un bel
the e te lo ficchi nei pantaloni? Magari ti dai una calmata e la smetti
di rompere me, visto che sarai impegnato a refrigerarti il
pacco».
Sanji lo fulminò con lo sguardo. «Okay, ho paura,
sei più contento?!»
berciò, sollevando una gambe per assestargli un calcio al
fianco, ignorando il sibilo doloroso che Zoro si lasciò
sfuggire
per il colpo ricevuto; si sistemò poi nuovamente fra le sue
braccia, nervoso. «Per una
volta risulti utile, quindi non rompere i coglioni!»
Massaggiandosi il punto colpito, il Vice Capitano
aggrottò la fronte e sospirò, poggiandogli una
mano sul
capo prima di distogliere lo sguardo. «Così
adesso sarei una sorta di talismano per scacciare i demoni?»
sussurrò, osservando distrattamente fuori dalla finestra,
dove
il cielo, le cui nuvole nere apparivano sfilacciate e rade, sembrava
scosso dal turbinio dei fulmini che lo illuminavano ad intervalli
regolari. Avendo ricevuto da Sanji solo un rapido annuire, Zoro si
ritrovò a sbuffare. «Va
bene, ricciolo. Fa'
come meglio credi», si arrese, tornando a sdraiarsi sul
pavimento
freddo e portando il cuoco con sé, per quanto quest'ultimo
avesse spalancato gli occhi per quella vicinanza eccessiva. Non parve
però darvi peso, approfittando di quella bizzarra
arrendevolezza
che lo spadaccino stava mostrando per accoccolarsi contro di lui, forse
nella vana speranza che la sua vicinanza potesse in qualche modo
aiutarlo a dormire.
Dal canto suo, Zoro aveva di nuovo
chiuso gli occhi ed era sul
punto di crollare nel mondo dei sogni quando, senza alcun preavviso, si
sentì oppresso da pesi diversi e attorniato da diversi
respiri,
tanto che sollevò le palpebre con uno scatto secco e si
guardò intorno, vedendo il resto della ciurma tutta
ammucchiata
intorno a lui.«Ohi, ragazzi», cominciò,
sentendo una
vena pulsare sinistramente sulla fronte. «Potete
spiegarmi perché diavolo siete tutti qui a rompermi i
coglioni, stanotte?»
Gli sguardi impauriti che ricevette
valsero più di mille parole.
_Note inconcludenti dell'autrice
Direi che
è passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho
aggiornato questa raccolta, ma alla fine eccomi qui.
Partiamo con qualche piccola precisazione, comunque: questa flash fa
parte di una sotto-raccolta intitolata Trick or treat? This is
Halloween!
e avrei dovuto postarla nel periodo intorno al trentuno ottobre, ma ero
a Lucca e non ho dunque potuto farlo come mi ero prefissata.
La frase «Così
adesso sarei una sorta di talismano per scacciare i demoni?»
e
il titolo del capitolo, inoltre, provengono da una doujinshi di Haga
Inochi, utilizzata a causa del prompt scelto su una community presente
su livejournal.
Oh, trovo inoltre Sanji un tipo molto superstizioso, forse proprio a
causa del suo essere così in sintonia col mare e i marinai.
Non credo ci sia altro da dire, comunque.
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 50 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Negative nein ***
Negative nein
Titolo:
Negative nein
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 830 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai
12 Storie - #05 Luce: #03. Baci
Maritombola:
80. Tra le 800 e le 900 parole
Sette colori per un fandom: Pacchetto
verde › 06. Estate
500 prompt per una challenge: Prompt
n.27 ›
Crisi
Notte
Bianca #17: One Piece, Zoro/Sanji, "Fammi
un pompino" "L'unica cosa che avrai da me sarà un onigiri e
un calcio in culo" @ mapi_littleowl
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Lo strano
silenzio che c'era in cucina avrebbe dovuto metterlo in allarme, ma
Sanji ci aveva ormai fatto il callo e continuava imperterrito a fare a
strisce la coda di sea king che aveva sul tagliere, così da
poterle sistemare in seguito una per una in padella con un filo d'olio
e un po' di sale, e magari anche con qualche erbetta per insaporire
maggiormente il tutto. Aveva già preparato l'insalata per
Robin-chan e, proprio alla sua destra, torreggiava quella che aveva
tutta l'aria di essere una montagna di carne, con tante salsine
deliziose che, ne era certo, quei morti di fame avrebbero consumato
senza nemmeno apprezzarle davvero. Però, e nel pensarlo
sorrise, per lui cucinare per la ciurma era la cosa migliore che
sarebbe potuta succedere nel corso della giornata, nonostante il caldo
asfissiante di quei giorni estivi. Oltre a vedere le sue due muse che
prendevano il sole con costumini colorati e striminziti, ovviamente. Il
solo ricordo gli fece sanguinare un po' il naso e si
affrettò a tamponarlo con un bel po' di carta, senza
però abbandonare il sorrisetto ebete che gli era apparso
sulle labbra.
«Oi, cuoco... fammi un
pompino», se ne
uscì d'un tratto Zoro, e lui, per la sorpresa - lo
ammetteva: si era quasi dimenticato della sua presenza, visto che fino
a quel momento quell'idiota di un marimo se n'era stato zitto -,
rischiò di far scivolare il coltello e tranciarsi un dito. E
non gli sembrava poi una così grandiosa idea il farlo
ritrovare a Nami-san nel soffritto, anche se era quasi sicuro che Rufy
se lo sarebbe mangiato senza nessun problema.
La sua aria tranquilla sparì
in un lampo e,
minaccioso, si girò con quel coltellaccio verso lo
spadaccino, bellamente gettato sui divanetti poco distanti con un'aria
così blanda che, e Sanji pensò di aver fatto
centro, non sembrava essersi reso realmente conto di ciò che
aveva appena affermato con naturalezza. Nemmeno stesse parlando del
tempo, dannazione a lui! «L'unica cosa che avrai da me
sarà un onigiri e un calcio in culo», gli
sbottò contro prima di voltarsi nuovamente, ma, se fosse
stato in Zoro, non avrebbe contato molto su una delle due affermazioni.
Il calcio in culo se lo sarebbe beccato comunque, dunque, ad
esclusione, avrebbe fatto bene a dimenticarsi di quel cibo che tanto
gli piaceva consumare insieme ad una bella bottiglia di sake.
«Beh? Che ti prende,
cuoco?» ebbe il
coraggio di chiedergli, e stavolta la vena ballerina che Sanji aveva
sulla fronte minacciò di scoppiargli. Si
massaggiò il mento irto di barba, passandosi due dita sui
baffi. Non doveva innervosirsi, chopper gli aveva detto chiaro e tondo
che, almeno per una settimana, doveva tenere i nervi sotto controllo ed
evitare crisi, viste le ultime baraonde che avevano creato quei cretini
e il suo continuo strillare per rimetterli in riga. Nemmeno fossero
bambini, poi. Anzi, si corresse, forse con i bambini sarebbe stato
molto più facile. Due calci in culo pure a loro e se ne
sarebbero stati buoni in un angolino a piangere.
«Marimo, sto cercando di
cucinare».
«Mi stavo giusto domandando se
ti ricordassi come
si fa, visto che sono tre ore che tagli quel pesce», gli fece
notare, e solo in quel momento, sbattendo perplesso le palpebre, Sanji
si accorse di aver fatto un vero e proprio disastro. Aveva tagliato
troppo e troppo fine, pulendo male la pelle e lasciando anche qualche
lisca e, ne era certo, se ci fosse stato Zeff gli avrebbe spaccato la
testa con la sua gamba di legno per l'aver trattato in quel modo il
cibo.
Scuotendo la testa, Sanji
posò il coltello sul
tagliere e, lavandosi le mani, si massaggiò le tempie,
rinfrescandosi un po' per cercare di scacciare la sensazione di calore
e imbarazzo che l'aveva colto improvvisamente. Dannazione, tutta colpa
di quel marimo. Era specialmente a causa sua se ultimamente era
così distratto, ed era sempre a causa sua se aveva i nervi a
fior di pelle e si sentiva irrimediabilmente frustrato. Forse avrebbe
dovuto prenderlo davvero a calci e gettarlo fuori bordo,
così avrebbe potuto starsene tranquillo a cucinare come
aveva sempre fatto, senza la sua presenza ingombrante e la sua mole che
sembrava troneggiare su di lui nonostante un solo centimetro di
differenza.
«A questo punto, credo che
Chopper abbia ragione.
Hai proprio bisogno di riposo, ricciolo».
Sanji fece per aprire la bocca, ma si
bloccò nel
sentire quelle parole. Da quando quell'idiota di un marimo si
preoccupava per la sua salute? Era forse stato troppo tempo al sole e
quel poco cervello che aveva era evaporato tutto in un botto? Nay,
perché quello che aveva sentito parlare dietro di
sé non era certo Zoro, e si voltò per sbottargli
contro. «Non ho bisogno di nessun ripo-»
cominciò, ma, prima ancora che potesse continuare o
formulare un pensiero coerente, il corpo dello spadaccino lo
bloccò contro il lavello e la bocca venne tappata dalla sua.
Altro che riposo. Ogni scusa era buona
per scopare,
però, se proprio doveva essere sincero con se stesso,
sentire le mani di Zoro che gli afferravano saldamente le natiche e lo
sbattevano sul tavolo non era poi così male.
_Note inconcludenti dell'autrice
Credo che
siano passati veri e propri secoli da quando ho postato l'ultimo
capitolo di questa storia, ma sono finalmente tornata fra i lidi di EFP
per aggiornare questa raccolta e augurare, anche se con un giorno di
ritardo, buon natale a tutti coloro che anche solo si soffermeranno a
leggere
Ormai il tempo è poco e anche l'ispirazione sta cominciando
a calare per un motivo e per un altro, dunque spero che questa
storiella scema, nata per lo più da un'iniziativa su maridichallenge,
sia almeno un po' apprezzata per quello che è, ovvero una
slice of life leggera senza troppe pretese
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 51 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Boogie Man ***
Boogie Man
Titolo: Boogie Man
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 689 parole fiumidiparole ]
Personaggi:
Black-Leg Sanji, Roronoa Zoro
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Suspence (ma dove?)
Avvertimenti:
Shounen ai, Assurdità sparse
Phase Liquid: #09.
Sangue
Tabella/Prompt: Estate
› 09. Sandali
Tabella/Prompt:
Halloween party › 09. L'uomo nero
Prompt:
Stanza in penombra contestmania
Sette colori per un fandom: Pacchetto
verde › 01. Speranza
500 prompt per una challenge: Prompt
n.249 ›
Ansia
The season challenge: Autunno
› Halloween
La sfida dei duecento prompt:
132. Terrore
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
avanzò con fare circospetto nella cucina della Sunny,
trovando strano che la stanza fosse in penombra.
Una ventina di minuti prima, aveva aiutato Nami-san a trascinare quegli
ubriaconi dei loro compagni fino ai loro letti - avevano fatto baldoria
fino a notte fonda, e nessuno di loro aveva mancato l'occasione per una
bella bevuta - e aveva quindi lasciato le luci accese, così
da poter finire di sistemare la cucina, lavare piatti e pentole e
potersene andare infine a dormire. Non si spiegava dunque
perché adesso fossero spente, ma si limitò ben
presto a scrollare semplicemente le spalle e a chiudere la porta dietro
di sé, dando la colpa di tutto ad un guasto interno. Poteva
anche essersi fulminata una lampadina, no? Quindi perché
diavolo avrebbe dovuto preoccuparsene?
Facendo unicamente affidamento sulla
luce della luna che filtrava dall'oblò, prese il grembiule
che aveva abbandonato sullo schienale di una delle sedie e se lo
infilò, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio. Gli sarebbe
davvero piaciuto andarsene a dormire - per quanto quel caldo non
aiutasse per niente a chiudere occhio, ma stanco com'era ci sarebbe
riuscito comunque -, però come cuoco aveva dei doveri e
doveva portarli a termine. I suoi momenti di tranquillità
sarebbero arrivati poi.
Imprecò a denti stretti,
però, quando mise un piede in fallo e scivolò su
qualcosa, cadendo con sedere sul pavimento; cercò a tentoni
la causa della sua caduta e aggrottò la fronte nel rendersi
conto che si trattava dei sandali di Rufy, sbuffando. Ah, accidenti a
quell'idiota. Doveva esserseli tolti quando si era messo a ballare,
più ubriaco di una cocuzza, sopra al tavolo insieme ad Usopp.
Nell'alzarsi, avvertì sotto
le mani qualcosa di viscido, e
sollevando il palmo si rese conto che era qualcosa che sembrava tendere
al rosso,per quanto non riuscisse ancora a capire cosa. Anche se... ma
che diavolo...? Era sangue, quello? Forse qualcuno si era ferito con
una delle bottiglie rotte - che tra l'altro si era già
premurato
di buttare prima ancora di portare a letto quegli idioti - e non se
n'erano accorti? Deciso più che mai a controllare, fece
retro
front e si diresse verso la porta, ma fu proprio in quel mentre che un
rumore richiamò la sua attenzione, facendolo accigliare. E
adesso che cavolo succedeva? Nel voltarsi, però, rimase
impalato
sulla soglia e impallidì, osservando la sagoma che si
muoveva
nell'oscurità; ebbe appena il tempo di vedere due occhi
rossi
che lo fissavano prima che le gambe prendessero il sopravvento e, senza
nemmeno aspettare qualche segnale dai nervi, si ritrovò a
correre come un forsennato nella camerata dei ragazzi, speranzoso che
quel mostro non lo stesse inseguendo; svelto, si infilò
senza
tanti complimenti sotto le coperte, in linea più distretta
nel
letto di Zoro, che imprecò a denti stretti per quel brusco
risveglio.
«Ohi, che diavolo ti piglia,
stupido cuoco?»
Sanji non rispose subito, stringendosi
prima addosso a lui.
«Ricordi la strega di cui ti ho parlato tempo fa?»
Zoro sbuffò. Ah, merda.
Eccolo che
ricominciava con le sue cazzate. «Di nuovo con questa
storia?»
«Sta' zitto e
ascoltami!» squittì in un moto
di panico, più in ansia di quanto non lo fosse stato qualche
istante prima. «Adesso in cucina c'è un suo
amico».
«Fammi indovinare,
è l'uomo nero?» lo prese in giro lo spadaccino, ma
l'espressione che si dipinse sul volto del cuoco lo lasciò
accigliato e a dir poco perplesso. «Ma che, fai sul serio?
Non sei più un moccioso, non dovresti credere a queste
stronzate», rimbeccò, e Sanji non ci
pensò due volte a tappargli la bocca con una mano.
«Shh, potrebbe
sentirci». Sembrava fare sul serio, cosa che rese il Vice
Capitano ancor più scettico. «Adesso dormiamo, va
bene? Ma tu tieni le orecchie e gli occhi aperti!»
Zoro avrebbe anche ribattuto se solo il
cuoco, proprio come un moccioso, non si fosse accoccolato sul suo petto
e non si fosse bellamente nascosto, crollando addormentato in un
attimo. Con un sospiro, allo spadaccino non toccò altro da
fare che tentare di riprendere sonno a sua volta, sorridendo di
nascosto, però, nel lanciare una rapida occhiata verso il
letto di Chopper. Vuoto, per essere precisi.
A quella piccola renna affamata doveva
un grosso favore.
_Note inconcludenti dell'autrice
Lode alla
mia velocità, se proprio così la vogliamo chiamare
Siamo giunti addirittura al cinquantunesimo capitolo di questa
raccolta, quando al principio avevo deciso di fermarmi a trenta shot e
poi a cinquanta. Beh, a questo punto credo che continuerà in
un
infinito loop temporale fino a quando le mie subdole membra cadranno
(cit)
Scleri miei a parte, comprendo di essere... uhm... un bel po' in
ritardo per quel che riguarda Halloween, ma ammetto che questa era una
storia che sarebbe dovuta essere postata tempo fa ma che, per un motivo
e per un altro - specialmente varie partenze impreviste e non - non ho
poi postato. Beh, l'ho fatto adesso, lol
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 52 *** [ Sette colori / 500 prompt ] Winter is a world itself ***
Winter is a world itself
Titolo: Winter is a
world itself
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 430 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji, Nami, Monkey D. Rufy
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Het
Tabella/Prompt:
Inverno › 10. Settimana bianca
12 Storie - #05 Luce: #01.
Amore
Sette colori per un
fandom: Pacchetto verde › 03. Prato
500 prompt per una
challenge: Prompt n.30 › Inverno
30 modi di amare,
più qualche delizia: Pacchetto embrace
› Abbraccio in pubblico
Slice of life challenge:
Prompt n.18 › Gita in montagna
The season challenge: Inverno
› Bucaneve
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Il
manto di neve che si estendeva dinanzi a loro era di una bellezza
sublime.
In tutti quegli anni che aveva passato
in mare, su quella
nave-ristorante che portava il nome di Baratie, Sanji non ricordava di
aver mai visto uno spettacolo paragonabile a quello che stava
osservando in quell'esatto momento. Simili a cristalli trasparenti, i
rami ghiacciati degli alberi spogli brillavano nei vividi raggi del
sole e creavano giochi di luce che danzavano sulla neve sottostante,
dalla quale di tanto in tanto facevano capolino le timide teste di
creature bizzarre che fino a quel momento il cuoco non aveva mai visto;
somigliavano a delle talpe, ma le lunghe orecchie drizzate ricordavano
in tutto e per tutto quelle dei cani, così come la dentatura
che, in un baluginio di zanne, faceva bella mostra di sé
appena
cadevano dinanzi a loro fredde gocce d'acqua; piccoli esserini simili a
conigli facevano poi la loro veloce comparsa per mordere i bucaneve e
strapparli alla radice, masticandoli in fretta per scappare poi fra gli
alberi e nascondersi alla vista. Poco lontano, dove si
riuscivano vagamente a scorgere i profili dei tetti imbiancati, si
estendeva un'enorme catena montuosa sopra cui volavano uccelli
vagamente simili a delle aquile, grossi quanto uno Sea King e
sicuramente altrettanto pericolosi.
Nami-san aveva avuto - come suo solito,
d'altronde,
giacché la sua dolce musa non sbagliava mai - un'idea
fenomenale. Una settimana bianca in assoluto relax era proprio
ciò che si meritavano dopo mille e mille peripezie e momenti
in
cui avevano rischiato di rimetterci la pelle. Proprio a quel pensiero
nefasto, Sanji adocchiò Zoro, strano a dirsi, a propria
volta
incantato nel rimirare quello splendore che si parava dinanzi ai suoi
occhi. Aveva rischiato davvero grosso a Thriller Bark e, forse, adesso
aveva una visione completamente diversa delle cose e della sua stessa
vita. Chi poteva dirlo. Quella testa verde prato era un vero e proprio
idiota, ma, almeno in quel momento, sembrava godersi lo scampato
pericolo come tutti loro. Persino Nami-san, che solitamente faceva di
tutto per salvare le apparenze e tener lontano da sé il
Capitano, l'aveva lasciato fare e, contro ogni previsione e contro ogni
logica - e facendo anche scattare in lui un bel po' di rabbia, nessuno
doveva toccare le sue muse, accidenti! -, se ne stavano teneramente
accoccolati sul divano, l'uno abbracciata all'altra e serenamente
addormentati - Nami-san con la testa poggiata sulla spalla di Rufy,
così indifesa e splendida con la bocca semi-aperta -,
mostrando
finalmente in pubblico l'affetto che li legava.
Sanji sollevò un angolo della
bocca, vagamente
intenerito
da quell'aria smarrita e tranquilla che avevano assunto tutti loro. Era
proprio vero: l'inverno era decisamente un mondo a parte.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ed eccomi qua, dopo mesi di silenzio, ho finalmente aggiornato questa
raccolta con il cinquantaduesimo capitolo.
Nemmeno ci credo di essere arrivata fino a questo punto, la sola storia
così lunga che ho postato fino a questo momento è
nel
fandom di FullMetal Alchemist ed è una long fiction, non una
raccolta... beh, c'è sempre una prima volta per tutto, a
quanto
sembra
Comunque sia, se poi qualcuno fosse interessato, ho postato una nuova
originale intitolata Tra i bagliori dell'antica Shambhala,
un piccolo esperimento dopo un mucchio di tempo in cui non mi sono
cimentata su cose del genere.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 53 *** [ 100% prompt / 500 prompt ] Snowman ***
Snowman
Titolo: Snowman
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 945 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai
Tabella/Prompt:
Inverno › 05. Sci
12
Storie - #05 Luce:
#07. Gentilezza
500 prompt per una
challenge: Prompt n.466 › Ghiaccio
100% prompt to write about them: Prompt n.17
› Ghiaccio
Slice of life challenge:
Prompt n.17 › Vacanza
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«Fa
un freddo cane, qua fuori», se ne uscì di punto in
bianco
Sanji, richiamando su di sé l'attenzione di Zoro.
Non più di poche ore
addietro, nello stesso istante in
cui avevano finalmente messo piede nella locanda dopo chilometri e
chilometri di viaggio, Nami aveva fatto non poche pressioni e aveva
insistito sul posare in fretta e furia quei pochi bagagli che avevano
recuperato dalla nave per indossare le
tute da sci che si erano portati dietro, costringendo tutti, incluso
Zoro
- il quale, se proprio doveva essere sincero con se stesso, avrebbe
preferito starsene a calduccio su una delle poltrone in sala relax a
scolarsi il buon vino che il padrone di quel posto gli aveva proposto -
a darsi una mossa, salire
sulla seggiovia e accompagnarla fino alle piste da sci dove a
quell'ora
non c'era praticamente nessuno.
Quando Zoro gliel'aveva fatto notare,
Nami aveva sbuffato appena
e, agitando una mano, si era limitata a dire «Così
c'è più
spazio per noi», riuscendo solo a far arcuare un sopracciglio
allo spadaccino che, scettico, aveva sollevato lo sguardo al cielo
azzurro
sopra di loro e aveva scosso il capo, lasciando perdere. Sapeva
difatti che discutere con lei, in particolar modo a
quell'altezza, avrebbe anche potuto procurare una valanga, e lui non ci
teneva proprio a finire sotto cumuli e cumuli di neve solo per colpa
della sua stupida voglia di sciare con quel freddaccio.
Il peggio era arrivato dopo. Alla fine
di una lunga tiritera che
aveva visto lei e quel ricciolo discutere sulla neve e bla bla bla, in
cui il cuoco non si era risparmiato dal commentare quanto la ragazza
stesse bene in quella tuta che le fasciava tutto il corpo e le metteva
in mostra ogni curva sinuosa, lui e quell'idiota erano stati mollati su
quella collina dagli altri tre compagni di ciurma, non prima di aver
fatto i conti con una Nami infuriata per qualche parolina di troppo che
aveva visto poi Sanji seppellito sotto una montagnella di neve. E
adesso, dopo una buona mezz'ora, erano ancora là sopra a
gelarsi
le chiappe con i borbottii infiniti a cui il cuoco stava dando vita.
«Piantala di lamentarti,
ricciolo, altrimenti ti butto di
sotto», se ne uscì di punto in bianco lo
spadaccino, per nulla desideroso
di volerlo ascoltare ancora. Era stato lui a cominciare, quindi adesso
si
sarebbe arrangiato e avrebbe fatto silenzio, se non voleva tornare
giù a valle come una bella pallina di neve vagante.
Sanji interruppe la sua tiritera e lo
osservò, sbuffando ilare. «E
poi come faresti senza la mia bella presenza, marimo?»
«Sarei l'uomo più
felice del mondo».
«Non ci credi nemmeno
tu». Stringendosi un po' nel
cappotto che aveva indossato sotto la tuta, Sanji guardò di
sotto, rinserrando la presa sui bastoni e deglutendo. La distanza era
più di quanto era apparsa dalla seggiovia, doveva
ammetterlo.
Aveva creduto che una pista blu fosse facile anche per lui che era
ormai arrugginito, ma, a quanto sembrava, forse avrebbe dovuto optare
per lo sci di fondo, per quanto noioso esso fosse. «Vai prima
tu,
ti seguo a ruota», asserì poi, riuscendo solo ad
accigliare maggiormente il compagno.
«Io nemmeno ci volevo venire,
qua sopra. E' colpa di
quella strega e dei debiti che s'è inventata, se sono qui.
Vacci
tu»,
rimbrottò lui, ma Sanji represse un lamento, facendo un
piccolo
passo indietro e rischiando quasi di cadere all'indietro a causa degli
sci che indossava; stava già per congratularsi con se stesso
per
l'equilibrio quando inciampò in un sasso, finendo col sedere
per
terra e provocando uno scoppio di risa a Zoro. «Credo che
questo
mi ripaghi in parte dal fatto che mi stia gelando le
chiappe», lo
prese in giro, ricavandoci un'imprecazione sommessa da parte del suo
interlocutore.
«Non sei per niente
divertente, marimo». Sanji si
rialzò a fatica e si ripulì dalla neve che gli
aveva
riempito la tuta, passandosi distrattamente una mano dietro un orecchio
prima di tornare a guardare giù. Beh, in fin dei conti non
aveva
mica detto di no quando Nami-san l'aveva proposto... giusto? Quindi
adesso tanto valeva fare un bellissimo
sforzo e lanciarsi nel vuoto, così da provare a sciare una
volta
per tutte. Dettagli, poi, che la bella ragazza l'avesse mollato con
quel tipo scontroso dal cuore ghiacciato quanto la superficie del lago
che c'era a valle.
Era pronto a farlo quando vide Zoro
allontanarsi da lui,
così alzò un sopracciglio, scettico. E adesso
dove se ne
andava, quel cretino? Lo stava per caso lasciando solo? Och,
gliel'avrebbe fatta pagare cara, non appena l'avesse avuto nuovamente
sottotiro! Neanche a dirlo, qualche minuto dopo tornò, e fu
pronto ad inveirgli contro quando la sua attenzione fu richiamata da
ciò che il compagno trascinava con una mano.
«Togliti quei cosi che hai ai
piedi, forza», esordì lo spadaccino, accigliandolo.
«Dove diavolo hai trovato
quello slittino, marimo?»
«Ha davvero
importanza?» tagliò corto
Zoro, e Sanji non volle indagare oltre, alzando semplicemente
le
mani in segno di resa prima di fare quanto gli era stato detto;
adocchiò di tanto in tanto il compagno con la coda
dell'occhio,
vedendolo preparare quel loro mezzo di trasporto alternativo e
assicurarsi che corde e piedi fossero ben ancorate. Gli fece poi cenno
di raggiungerlo, sistemandosi davanti per poter essere lui stesso a
dare la spinta e, al contempo, non rischiare che il biondino si
impanicasse.
Sanji sorrise e una volta salito, per
non rischiare di cadere,
avvolse le braccia intorno ai suoi fianchi, sentendo qualche istante
dopo il vento scompigliargli i capelli quando cominciarono a scendere a
tutta birra da quella montagna. Ogni tanto era capace di fare qualche
gesto gentile anche quel marimo, dopotutto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Sono
tornata prima del previsto, e addirittura con il cinquantatreesimo
capitolo di questa raccolta. Credo che, giunti a questo punto, mi
fermerò una volta raggiunto l'obiettivo dei cento. Non
saprei,
dipende dall'ispirazione e dalla voglia di continuare a postare qui sul
sito.
La storia non è un granché ma, con il freddo che
continua
a fare ultimamente e con la voglia che ho di andare a sciare, ho
pensato che sarebbe stato carino far sciare almeno questi due zucconi.
Via, andate dove io, per il momento, proprio non posso! *lol*
Ricordo, se qualcuno fosse interessato, la mia nuova originale Tra i bagliori dell'antica Shambhala,
il cui secondo capitolo sarà online a breve.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti.
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 54 *** [ 100% prompt / 500 prompt ] When the snow comes ***
When the snow comes
Titolo: When the
snow comes
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 738 parole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating:
Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, What if
Tabella/Prompt:
Inverno › 12. Epifania
12 Storie - #05 Luce: #05. Casa
500 prompt per una
challenge: Prompt n.266 ›
Imprevedibilità
100% prompt to write about them: Prompt n.24
› Gentilezza
Slice of life challenge:
Prompt n.20 › Bacio
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
guardò distrattamente fuori dalla finestra e
sbadigliò
sonoramente, aspirando a pieni polmoni il fumo della sigaretta che
reggeva con due dita.
Era da un bel paio d'ore che aspettava
quello
stupido di Zoro e,
ormai, aveva quasi perso le speranze. Non che avesse realmente creduto
che quell'idiota avrebbe trovato a tempo di record la strada verso
quell'albergo e si sarebbe presentato all'orario giusto dinanzi alla
soglia della sua camera,
però, se proprio doveva essere sincero con se stesso, aveva
davvero sperato che quello stupido non gli facesse fare tardi, per una
volta.
Sospirò pesantemente,
grattandosi l'occhio
che teneva
nascosto dietro il folto ciuffo biondo. Come al solito sarebbero
tornati per ultimi alla nave e la sua splendida Nami-san avrebbe avuto
giustamente da ridire, data la cura con cui preparava, ogni singolo
anno da quando quella era divenuta un'abitudine, il cenone per il nuovo
anno, una delle rare feste d'origine oltremare che la ragazza
aveva realmente voglia di festeggiare. Ovviamente la soba si
sarebbe freddata, Nami-san avrebbe sbraitato loro contro e Rufy si
sarebbe messo a cantare con Usopp in tono stridulo e stonato qualunque
canzone passasse loro per la testa, e alla fine della
serata si sarebbero ritrovati tutti con un gran mal di testa e,
probabilmente, con la dispensa svuotata di cibo e sake. Proprio un
bizzarro modo di festeggiare, se proprio doveva dire la
verità.
Tutto sommato, a quel pensiero, Sanji
sorrise ilare
e spense l'ormai
cicca della sigaretta nel posacenere, chiudendo le imposte come se
nulla fosse. Mancavano ancora dieci minuti alla fatidica ora X
designata da quello stupido marimo, quindi avrebbe potuto fumare
un'altra sigaretta, farsi una doccia e magari scendere di sotto in
cucina per chiedere di usare i fornelli, così da preparare
qualcosa da
portare come dono di scuse per il loro ritar... un bussare frenetico
alla porta lo riscosse dai suoi pensieri e si accigliò,
arcuando
un sopracciglio.
«Arrivo!»
urlò a quell'inatteso visitatore; non fece nemmeno in
tempo ad allungare un braccio che la porta si aprì,
rivelando la
figura mantata di un certo spadaccino di sua conoscenza, cosa che lo
fece accigliare ancora di più. Però
sollevò un
angolo della bocca in un sorriso divertito, proprio qualche attimo
dopo. «Oh, guarda guarda chi è stranamente
puntuale,
oggi!» esclamò, ricevendo un semplice grugnito
prima che,
scrollandosi la neve di dosso, Zoro entrasse senza tanti problemi,
inzaccherando il pavimento.
«Sta' zitto, ho avuto un
contrattempo», borbottò, sollevando poi una
scatola
rettangolare fasciata di un bel fazzoletto colorato; la
consegnò
a Sanji di malomodo, approfittando di quella momentanea distrazione per
prendersi un paio di pantofole e salire sul gradino di legno.
«Prendilo. Strafogati e vedi di soffocartici in
fretta».
Sanji sbatté le palpebre e si
portò al
petto quel
bizzarro regalo, sentendolo ancora caldo. Che razza di idea era venuta,
a quello scemo di uno spadaccino. Portare a lui, un cuoco, qualcosa da
mangiare... la cosa lo faceva vagamente ridere, ma era da apprezzare
almeno il pensiero e quel briciolo di gentilezza che aveva dimostrato.
Per quale motivo, poi, non lo sapeva, ma avrebbero potuto
consumare quella squisitezza tutti insieme e Nami-san, per una volta,
non si sarebbe arrabbiata. «Parole gentili come tuo solito,
vero,
marimo-chan?» lasciò correre, conoscendolo fin
troppo
bene. «Non fare casini mentre non ci sono, non mi a di pagare
un
extra.
Vado a farmi una doccia e andiamo, non vorrei che la mia dolce musa si
chieda che fine abbiamo fatto», soggiunse con un sospiro
languido, ma, prima ancora che pitesse muovere un passo, venne
afferrato per un braccio e trascinato all'indietro,
ritrovandosi
labbra contro labbra con quel fissato di spada che portava il nome di
Roronoa Zoro.
Fu un contatto lievissimo, appena uno
sfiorarsi, eppure Sanji
sentì in quel tocco un calore e una dolcezza che, fino a
quel
momento, non aveva mai provato prima. Non che fosse la prima volta che
si baciavano, nossignore. Però... stavolta quello spadaccino
aveva dato sfoggio del suo lato carino, se doveva metterla in quel modo.
«Datti una mossa»,
lo riportò alla
realtà la voce di Zoro, e lo fissò smarrito per
un lungo
attimo, annuendo poi automaticamente prima di chiudersi in bagno,
dimentico persino del pacco che aveva fra le braccia; si riscosse dopo
un
po' e lo adagiò con attenzione sul ripiano di legno.
Sanji sorrise tra sé e
sé, sfiorandosi
le labbra con due dita. Dopotutto ogni tanto non era per niente male,
quel sapore di
marimo.
_Note inconcludenti dell'autrice
La
raccolta ha una nuova veste grafica, da quanto si può vedere
di
primo acchito per quel che riguarda il banner iniziale. Ho pensato che
fosse il momento di cambiarla, forse perché ultimamente sono
proprio in vena di cambiamenti e mi è venuta voglia di fare
anche questo. Ma non divaghiamo e torniamo al punto focale
Si tratta di un'ennesima shot a tema invernale, già. La
primavera è arrivata, ma purtroppo non sembra ancora
desiderosa
di mostrarsi del tutto - il solo accenno che c'è qui sono i
gatti in calore, yuppie... -, quindi eccomi qui con questoclima un po'
gelido e la neve che ancora la fa da padrone nella flash fiction che
scrivo. Dovrei fare l'esatto opposto, ma dopotutto storie in queste
ambientazioni non sono per niente male
Direi di chiuderla qui, adesso. Commenti e critiche, ovviamente, son
sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 55 *** [ 100% prompt / 500 prompt ] Sky Island and clouds ***
Sky Island and clouds
Titolo:
Sky Island and clouds
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash Fiction [ 568 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, Assurdità
sparse, What if?
Colourful Red: #09.
Tramonto
Tabella/Prompt: Cibo
› 01. Pasticcini
500
prompt per una
challenge: Prompt
n.406 › Fasciatura
100% prompt to write about them: Prompt n.92
› Vittoria
Slice of life challenge:
Prompt n.15 › Dolci
The season challenge: Primavera
› Cielo
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Un
momento di calma prima della partenza era quello che ci voleva, secondo
Sanji.
Pur essendo fasciato come una mummia da
capo a piedi - e ancora
malediceva quell'idiota di Eneru e i suoi dannatissimi fulmini -, il
cuoco aveva trovato particolarmente bello il restare a contemplare
ancora un po' quell'isola nel cielo, adesso che potevano godersela
senza preoccuparsi di possibili punizioni divine o inflazioni inventate
di sana pianta. Avevano faticato non poco per battere quel tipo e i
suoi scagnozzi: Skypea aveva quasi rischiato di sparire dalla faccia
della terra - o forse dalla faccia del cielo? -, loro per poco non
erano stati ridotti a tanti piratucoli carbonizzati e tutta la
popolazione celeste non era sprofondata verso il mare sottostante,
dunque un attimo di pace potevano anche prenderselo, accidenti. Non che
non fosse a sua volta desideroso di riprendere il viaggio e di
imbarcarsi verso la prossima avventura, ma avevano decisamente bisogno
di riprendere le forze.
Forse era stato a quel pensiero che,
contro ogni previsione,
Sanji si era seduto su una nuvola e si era messo a guardare di sotto,
per quanto non si vedesse assolutamente nulla ad un palmo dal naso.
Aveva persino preso una sigaretta e se l'era portata alle labbra senza
accenderla, grattandosi di tanto in tanto il petto completamente
nascosto dai bendaggi, che tiravano esageratamente. Accidenti, adesso
sì che capiva perché quello scemo di Zoro
cercasse
continuamente di tirarseli via.
«Che ci fai qui da solo,
cuoco?» gli venne chiesto
proprio da quest'ultimo, che l'aveva trovato grazie a chissà
quale miracolo. Nonostante tutto, però, Sanji sorrise,
scrollando semplicemente le spalle.
«Riflettevo»,
rispose tranquillo. «Chissà che ore sono
laggiù, eh?»
«Forse è il
tramonto», la buttò
lì Zoro, facendo spallucce prima di agitare distrattamente
una
mano dinanzi a sé, indicando un punto indefinito nel cielo.
«Lì tende al rosato, vedi? Quindi sarà
il
tramonto».
Sanji ridacchiò.
«Non ti facevo così esperto di cielo,
marimo».
«A furia di stare
quassù ho trovato un
passatempo», ironizzò in risposta lui,
adocchiandolo
appena con un mezzo sorriso. «Anche perché mi sta
venendo
fame, cuoco. Ma di cibo vero e consistente».
«Pensavo che i pasticcini di
Skypea ti piacessero»,
lo prese in giro, guadagnandoci unicamente uno sbuffo da parte dello
spadaccino, che si lasciò cadere sdraiato all'indietro.
«Non dire idiozie, ricciolo.
Persino le castagne sanno di nuvola».
«Appena torneremo a casa
preparerò a tutti voi un
pranzo coi fiocchi. Rufy sarà sicuramente
contento»,
asserì. «E potrei fare anche dei dolci per la mia
Nami-san», soggiunse
sognante, facendo sì che dalle labbra del Vice Capitano
scappasse una risata ilare.
«Prepara anche delle
caldarroste ed è affare
fatto», lo prese in giro, e Sanji, dopo aver sollevato un
sopracciglio, gli picchiettò un fianco con un piede.
«Sia chiaro, marimo... se lo
farò sarà solo
perché me lo chiederanno anche Nami-san e
Robin-chan»,
volle dirgli, per quanto fosse certo che, volente o nolente, quello
scemo sarebbe stato capace di farglielo fare comunque, magari
mettendosi in combutta con Rufy. Quei due avevano metodi di persuasione
davvero efficaci, quando ci si mettevano. «Non posso dire di
no a
due belle donne».
A quel dire Zoro ghignò,
osservandolo da quella posizione
prima di fargli cenno di avvicinarsi, rilassandosi solo quando, una
volta fatto, il cuoco si sdraiò accanto a lui, con lo
sguardo
puntato sulla restante porzione di cielo che si estendeva sopra di loro.
Senza aggiungere altro, Sanji decise di
godersi quel momento,
certo che sarebbe stato uno dei pochi che avrebbe potuto permettersi.
_Note inconcludenti dell'autrice
Come
si può vedere, si è tornati un bel po' indietro
riguardo
alle saghe. Qui addirittura si parla di Skypiea, quando di recente mi
sono concentrata solo e unicamente sui personaggi dopo i due anni;
però, visto che la saga di Dressrosa sta durante davvero
troppo
tempo e il brodo è talmente allungato che ormai sa di acqua,
ecco che si fa un bel tuffo nel passato ricordando la battaglia contro
Eneru.
Questa sarà l'ultima shot prima di Pasqua,
giacché poi
partirò per Roma e passerò lì un bel
paio di
giorni - probabile che torni per il sedici, ma devo ancora decidere -,
in particolar modo per presenziare al Romics nei panni del Colonnello
Mustang. Insomma, come al solito *lol*
Direi di chiuderla qui, adesso. Commenti e critiche, ovviamente, son
sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 56 *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] The last one ***
The last one
Titolo: The last one
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 365 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Vinsmoke
Sanji, Roronoa Zoro, Sorpresa
Rating:
Giallo
Genere: Slice of
life, Commedia
Avvertimenti: Shounen ai, Assurdità
sparse, What if?
The season challenge: Estate
› Afa
Cocktail di storie:
Mojito › 4. Almeno
un personaggio maschile deve stare per tutta la storia a torso nudo.
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Era
da dieci minuti esatti che si fissavano in cagnesco, ognuno dei due
determinato a non darla vinta all'altro nemmeno per sbaglio.
Quella disputa stava andando decisamente
per le
lunghe, secondo i loro soliti standard. Di solito si sarebbero
letteralmente ammazzati di botte fino a quando non fosse stata Nami a
separarli - e lei sì che riusciva a tenerli a bada con i
suoi
modi di fare, per quanto fossero due uomini grandi e grossi capaci di
tener testa anche al più temibile pirata dei quattro mari -,
ma
per il momento si limitavano semplicemente a tenersi d'occhio, attenti
al minimo movimento dell'avversario, soprattutto a causa dell'afa che
non aveva dato loro tregua sin da quando avevano messo piede nelle
acque delle isole estive.
«Arrenditi»,
berciò Zoro, premendo la fronte sudata contro quella di
Sanji, il quale, per tutta risposta, gli rifilò un calcio
allo stinco.
«Arrenditi tu, marimo
idiota».
«Non ci penso nemmeno,
ricciolo».
«Stessa cosa dicasi per me,
spadaccino».
La cosa stava decisamente cominciando a
diventare
alquanto ridicola. Il caldo aveva costretto persino Sanji a levarsi di
dosso la camicia e a restare a petto nudo, cosa che faceva solitamente
solo e unicamente quello scemo d'un marimo, e si riuscivano quindi a
vedere perfettamente anche le più piccole contrazioni de
suoi
muscoli sodi, con le goccioline di sudore che gli imperlavano spalle e
persino gli addominali scolpiti. Ma fu proprio in quell'istante che la
porta della cucina si aprì e fece la sua comparsa il
Capitano,
lamentandosi di aver fame; i suoi occhi, però, parvero
illuminarsi nel momento stesso in cui vide il piatto riposto
ordinatamente sul tavolo, e si fiondò sul cibo come un
avvoltoio. «Oh, un onigiri!» esclamò
tutto contento,
allargando il sorriso che si era dipinto sulle sue labbra.
Increduli, Zoro e Sanji lo guardarono
allontanarsi con quella polpetta di riso in bocca, allegro come un
fringuello e con l'aria compiaciuta di un gatto che si era appena
pappato un topo.
Tutto quel casino per farsi fregare
l'ultimo onigiri rimasto da quell'ingordo di un Capitano, accidenti. La
cosa peggiore, però, era che a nessuno dei due era passato
per la testa che il cuoco avrebbe potuto benissimo prepararne altri.
_Note inconcludenti dell'autrice
Come
si suol dire... a volte ritornano.
Era da un bel pezzo che non mi decidevo ad aggiornare questa raccolta
e, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, alla fine mi sono allontanata
anche dal fandom e quindi non ho poi scritto chissà quanto
nonostante di tanto in tanto leggiucchiassi qualcosina
Comunque sia, alla fine ho scelto di pubblicare questa piccola
storiella che, come le successive che pubblicherò -
dopotutto è estate, si sente odore di fiori dalla finestra e
c'è più tempo per fare le cose, quindi potrebbero
spuntare altre mie storie tra un tuffo nel mare e l'altro -,
partecipano alla The Seasons Challenge
indetta da Jadis e alla challenge Cocktail di Storie indetta
da zenzero91
Inoltre, se qualcuno fosse interessato, ho anche pubblicato la one-shot
Morning
after dark nel
fandom di Batman
Direi di chiuderla qui, adesso. Commenti e critiche, ovviamente, son
sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 57 *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] Like a Sunflower ***
Like a Sunflower
Titolo: Like
a Sunflower
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 400 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Vinsmoke
Sanji, Roronoa Zoro, Sorpresa
Rating:
Giallo
Genere: Introspettivo, Slice of life,
Sentimentale, Fluff?
Avvertimenti: Shounen ai, Assurdità
sparse, What if?
Torneo Hunger Games: Girasole
contestmania
Tombolata natalizia: #87.
It's OK to be different. (Nikki Sixx) contestmania
Colourful Blue:
#08. Pianeta
The season challenge: Estate
› Girasole
Cocktail di storie:
Martini › 8. Picnic
La sfida dei duecento prompt:
18. Amore
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Se
proprio doveva essere sincero con se stesso, Sanji non riusciva proprio
a capire che cosa fosse passato per la testa di quello scemo di Zoro.
Erano ormai parecchie ore che avevano
attraccato su
quell'isola e, dopo aver fatto rifornimento per la nave - le cui
provviste erano state ridotte all'osso proprio a causa di quell'idiota
di Rufy, che aveva fatto man passa di tutto in meno di una settimana -,
si erano tutti concessi qualche attimo di relax, chi facendo compere
per se stessi e chi visitando semplicemente la cittadina in cui si
erano ritrovati. Lui si era offerto di fare la guardia alla Merry e
aveva salutato le ragazze mentre si allontanavano, finendo con il
rimanere solo con Zoro. Nulla di strano, in fondo.
La cosa bizzarra, però, era
proprio il
silenzio che aveva cominciato a vigere fra di loro da una buona ventina
di minuti, forse anche a causa del campo di girasoli in cui avevano
deciso di attendere il ritorno degli altri. Da lì si
riusciva a
vedere distintamente la nave e, se fosse servito, sarebbero riusciti a
raggiungerla in un batter d'occhio, ma Sanji non aveva minimamente
capito perché quello scemo d'uno spadaccino avesse insistito
così tanto ad andarci, chiedendo persino di portare qualcosa
da
mangiare come se quello per loro fosse una specie di picnic. Insomma,
lui non era il tipo da perdersi dietro dei fiori o cazzate simili,
giusto? Per quanto stessero insieme - o almeno così poteva
pensare, dato che non era solo il sesso a legarli, bensì
qualcosa di molto più profondo di mero bisogno fisico -, era
un
vero e proprio dilemma comprendere ogni pensiero che si affacciasse
nella testa bacata di quel marimo idiota.
«A furia di passare il nostro
tempo insieme, ho finito per innamorarmi di te», disse Zoro
di punto in bianco, e ci mancò poco che Sanji si strozzasse
con la sua stessa saliva. Aveva sentito bene? Zoro, mister diventerò il miglior
spadaccino del mondo, l'uomo che non avrebbe mai ammesso
dinanzi a nessuno - men che mai a lui, nemmeno fosse stato l'ultima
persona ancora in vita sul pianeta - i propri sentimenti, gli aveva
appena confessato di amarlo?
A quel pensiero sorrise, cingendogli le
spalle con un braccio per attirarlo in silenzio a sé e
baciarlo, pur lasciandolo momentaneamente sconcertato.
Una volta tanto poteva anche comportarsi
in modo diverso, con quello stupido marimo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ogni
tanto ritorno anche con questa raccolta, persino con una flash che ogni
tanto fa apparire questi due zucconi sentimentali e romantici. Beh...
almeno secondo i loro limiti, ecco
Diciamo che non amo molto le storie troppo sdolcinate, anzi, mi fanno
letteralmente arricciare il naso e anche venire un po' il diabete,
quindi cerco di farli sì passare per degli nnamorati, ma
restando IC e senza eccedere troppo. Spero quindi di esserci riuscita
nonostante la palese confessione che Zoro ha fatto a Sanji, visto che
non gli ha mai detto Ti
amo da quando ho cominciato la raccolta... uhm, in teoria
nemmeno adesso, ma non si sa mai. Lol
Ne approfitto anche per segnalare la raccolta Allegretto
~ Deux ou trois choses que je sais de nous presente nel
fandom di Batman, se chi si imbatte in questa ha voglia di dare
un'occhiata ;)
Commenti
e critiche, come sempre, sono ben accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 58 *** [ The season challenge / Un cocktail di storie ] Tequila Sunrise ***
Tequila Sunrise
Titolo: Tequila
Sunrise
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 580 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Vinsmoke
Sanji, Roronoa Zoro
Rating:
Giallo
Genere:
Generale, Slice of life, Sentimentale
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio colorito
Torneo Hunger Games: Tequila contestmania
Tombolata natalizia: #83.
Se ti azzardi a mettere i piedi sul tavolino ti pesto con un cucchiaio.
(Supernatural) contestmania
Colourful Blue: #10. Zaffiro
The season challenge: Primavera
› Canto d'uccelli
Cocktail di storie:
Martini › 7. “Non
esistono uomini cattivi… se sono cucinati
bene”(cit. Stefano Benni, L’ultima Lacrima)
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Aveva
fatto di tutto per ignorare i modi di fare di Zoro, il suo continuo
muoversi a disagio sul divano e i borbottii a cui non aveva smesso di
dare vita da quando era entrato lì in cucina - disturbandolo
nella preparazione del pranzo, tra l'altro -, però adesso
aveva cominciato a non poterne più. Ma la goccia che fece
traboccare il vaso fu il vederlo tentare di allungare le gambe sul
tavolino che aveva davanti, approfittando del fatto che lui fosse
girato di schiena. Beh, aveva fatto male i conti. L'aveva visto eccome.
«Se ti azzardi a mettere i
piedi sul tavolino ti pesto con un cucchiaio, marimo»,
sbottò, richiamando così l'attenzione dello
spadaccino, che sollevò un sopracciglio e abbozzò
un sorriso sarcastico.
«Oh, sai che male»,
lo schernì, imprecando
quando il suddetto cucchiaio lo centrò in piena fronte.
«Allora rettifico: ti prendo a
calci in faccia e finirai con il nutrirti con una cannuccia»,
berciò scontroso, avvicinandosi a lui per recuperare
l'utensile; ma fu nel farlo che un odore pungente gli arrivò
alle narici, tanto che allungò una mano per afferrare la
bottiglia sul tavolino e annusarne il contenuto. «Che roba
è?» domandò, in un misto di
curiosità e scetticismo nell'osservare l'etichetta di quello
strano color zaffiro.
Lo spadaccino, però, si
limitò semplicemente a
scrollare le spalle. «Tequila. L'ha comprata
Franky».
«E da quand'è che
bevi tequila?» sbuffò ilare, abbandonando la
bottiglia sul tavolino per tornarsene al piano cottura. In fin dei
conti aveva da fare e non poteva perdere tempo dietro a quello scemo e
alle sue idiozie. «Credevo funzionassi solo a sake».
«Davvero divertente,
cuoco».
«Io dicevo sul
serio», replicò come se nulla fosse, lanciandogli
ancora una volta un cucchiaio in fronte non appena lo vide tentare
nuovamente di poggiare i piedi sul tavolino. «Mi sembrava di
averti detto di non farlo, marimo».
«Merda, sei peggio di una
casalinga», bofonchiò il Vice Capitano, e Sanji,
con la coda dell'occhio, lo vide alzarsi dal divano solo per
raggiungerlo e poggiarsi con la schiena contro il lavandino,
osservandolo da quella posizione. Quando si avvicinava in quel modo non
prometteva mai nulla di buono, né tanto meno quando lo
osservava con quell'espressione che la diceva lunga. «Mi stai
facendo passare per il cattivo ragazzo, cuoco».
«Ricorda,
marimo: non esistono uomini
cattivi.... se sono cucinati bene»,
lo schernì, facendo cos arcuare a Zoro un sopracciglio con
aria scettica.
«Stai
pensando di farmi diventare il piatto forte del menù,
ricciolo?»
Scuotendo brevemente il capo con uno sbuffo ilare, prese un po' di
pancetta e sfiorò con essa le labbra dello spadaccino, che
rimase lì per lì perplesso prima di aprire la
bocca e
afferrare il cibo con i denti. Oh, quindi il cibo funzionava anche con
lui e non solo con Rufy? Buono a sapersi. «Idiota... ecco
qua», gli disse, ignorando la sua aria incuriosita.
«E
adesso lasciami cucinare... il resto lo avrai più
tardi»,
soggiunse allusivo, e lo spadaccino, dopo aver allungato un braccio per
prendersi un altro po' di pancetta senza nemmeno chiedere, si
ritrovò a dirigersi alla porta e ad uscire per lasciar
entrare
un forte profumo di fiori primaverili e il canto degli uccelli in
lontananza proveniente dall'isola dove avevano attraccato, ma non prima
di avergli lanciato un'occhiata che avrebbe potuto significare
qualunque cosa. O semplicemente era un modo come un altro per dirgli
«Stanotte non ti lascerò dormire», con
tutta
probabilità.
Sanji sorrise, scuotendo il capo con uno
sbuffo divertito. Quello scemo era proprio un sempliciotto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Sono...
anni che non posto qualcosa qui su EFP. Tra le molte cose da fare, il
lavoro, e altre priorità, avevo del tutto dimenticato che
avevo persino pronto qualche capitolo.
Scrissi questa storia un po' di tempo fa per una challenge, eppure la
posto soltanto adesso. Non so nemmeno se qualcuno la
leggerà, ma ci tenevo comunque a lasciarla qui e, se
possibile, a strappare un piccolo sorriso a chiunque passi anche solo
per sbaglio da queste parti. Ogni tanto mi torna l'effetto nostalgia e
rispunto tra questi lidi
Direi di chiuderla qui, adesso. Commenti e critiche, ovviamente, son
sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=847973
|