Eternità di LaCla (/viewuser.php?uid=82873)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** scusatemi ***
Capitolo 4: *** Storie ***
Capitolo 5: *** Past & Present ***
Capitolo 6: *** Family ***
Capitolo 7: *** Lo Sapevo! ***
Capitolo 8: *** Una visita Sgradita ***
Capitolo 9: *** Il passato che ritorna ***
Capitolo 10: *** domanda ***
Capitolo 11: *** Darkness & Light ***
Capitolo 12: *** Luce ***
Capitolo 13: *** fine ***
Capitolo 1 *** introduzione ***
Buongiorno,
eccovi il riassunto della precedente ff
La trovate QUI
Avviso ke il riassunto qui sotto è molto sommario e contiene
spoiler, non è una trama, è proprio un riasusnto^^
allora, Bella è diversa da come la dipinge la Meyer,
è più estroversa e più sveglia. si
innamora ovviamente di Edward, ma Jacob stavolta non starà a
guardare mentre il bel vampiro gli ruba l'amore.
Jacob è malvagio, calcolatore, e con il suo ruolo di maschio
alfa del branco, creerà una dittatura a La Push.
con un ricatto, costringe Bella a lasiare Edward e a restare a La Push
con lui. ma lei non si da per vinta e chiede l'aiuto di alice scrivendo
nel suo diario.
il tempo è 3 giorni, solo tre giorni e poi Bella
dirà addio al mondo.
I cullen, I Denali e i volturi parteciperanno alla battaglia per la
vita di Bella, messa a rischio dalla cospirazione di Tanya e Jake.
la battaglia e l'arrivo dei volturi però ritardano il
salvataggio, e quando Edward arriva nella stanza di Bella ormai
è tardi per sventare il suo tentativo di suicidio.
ma Carlisle è un'ottimo medico, e riesce a salvarle la vita.
Bella però insiste nel farsi trasformare per poter sfruttare
il suo suicidio come morte.
dopo una dose di morfina e tre giorni di fiamme, Bella si
risveglierà il giorno del suo funerale, ideato da alice ed
Esme per raccontare la sua storia con il linguaggio dei fiori, e...
e poi inizia questa storia^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Risveglio ***
Buon
giorno!!! vi sono mancata? no vero xD
cmq x chi non mi conosce sono Claudia e..
vi auguro buona lettura e dico grazie a Cory90 x il betaggio ^^
Sono passati mesi ormai da quando sono stata trasformata. Al mio
risveglio vidi immediatamente Edward e sorridere fu l’unica
cosa
che riuscii a fare.
Con i miei nuovi occhi lo vedevo ancora meglio! Potevo rendermi conto
di non averlo mai visto davvero, ora non era più solo il mio
angelo delle tenebre, ora che le tenebre erano state sconfitte sarebbe
stato soltanto il mio angelo, il mio bellissimo angelo...
Mi persi a contemplare il suo viso perfetto, gli zigomi alti, i
lineamenti marcati, la fronte spezzata a metà da una ciocca
di
capelli bronzei dai mille riflessi. La bocca, così perfetta,
così invitante da farmi scordare per un secondo che la parte
più bella non l’avevo ancora guadata: gli
occhi…
quei pozzi d’oro fuso, quelle fiaccole luminose che mi
avevano
guidato nei momenti più bui della mia vita, ora mi stavano
guardando.
I suoi occhi curiosi, con le sopracciglia aggrottate per la
perplessità, mi rapirono di nuovo e ricaddi in quegli abissi
dorati.
Quando capii che lo stavo ancora fissando mi scossi dal mio stato
contemplativo e distolsi lo sguardo dal suo viso, che in poco tempo, o
almeno così mi era sembrato, era passato dal preoccupato, al
perplesso ed infine al divertito.
Mi misi seduta a gambe incrociate sul letto e solo allora notai il mio
abbigliamento!
I ricordi della mia vita umana erano pochi e sfocati, ma ero certa di
non essermi addormentata vestita così!!!
Indossavo un vestitino corto, sulle tonalità del grigio con
un
taglio impero e un nastro di raso nero legato subito sotto la
fascia drappeggiata del seno; per finire del pizzo nero andava a
decorare l’orlo della gonna.
Fin qui tutto bene; l’abitino era molto raffinato ed
elegante, ma
non fu soltanto la raffinatezza a farmi puntare il dito contro Alice!
Indossavo un paio di scarpe tacco dieci di raso nero, con un fiocco
sulla punta.
E quindi adesso, qualcuno mi spiegherebbe cosa potevo farci con quelle
trappole addosso mentre ero sdraiata immobile su un lettino?
Spostai il mio sguardo dalle scarpe alla pelle pallida,
perlacea… per poi rivolgerlo nuovamente, stavolta
verso
l’ambiente che mi circondava.
Vidi i granelli di polvere danzare nei fasci di luce e, mentre stavo
per perdermi in quella danza, sentii una voce estranea provenire
dall’esterno.
Era una voce profonda, di un uomo di mezza età.
“Siamo qui riuniti oggi per ricordare Isabella
Swan…”
Ricordare me?
Ah già…
Tutti i ricordi mi riaffiorarono alla mente, il mio tentato suicidio,
la mia decisione, la trasformazione, la fuga
dall’obitorio…
Quello quindi era il mio funerale?
Era strano l’effetto che faceva assistere al proprio
funerale… Non era cosa da tutti i giorni.
A mano a mano che prendevo coscienza della mia situazione i ricordi
tornavano, come bambini richiamati dalla madre.
Mi voltai nuovamente verso Edward che, calmo, mi osservava dalla
poltroncina bianca accanto al lettino.
«Finalmente ti sei svegliata, iniziavo a preoccuparmi
sai?».
E dopo quelle parole mi regalò il suo sorriso migliore,
quello
che avevo visto solo poche volte, quello che significava che era
davvero felice in quel momento.
L’amore che provavo per lui mi travolse e quasi senza
rendermene
conto gli volai in braccio stringendolo a me con forza, sicura di
essere troppo debole per fargli del male, ma a quanto pare mi sbagliavo!
«B-Bella, mi stritoli così, sei la
più forte ora sai?».
Mollai istantaneamente la presa e sorrisi imbarazzata.
«Scusami..».
Disse una voce melodiosa e affascinante come quella di Alice o Rosalie.
Che strano, l’avevo pensata io quella parola e nella stanza
non
c’era nessuno tranne.. me?
Quella era la mia nuova voce?
Wow..
Provai subito i miei nuovi sensi, immobile e con gli occhi chiusi mi
misi in ascolto e il pulsare di una cinquantina di cuori mi raggiunse.
Li sentivo battere, li distinguevo uno per uno.
Sentivo i respiri, le parole del sacerdote e i singhiozzi di persone
che non ricordavo bene.
Inspirai forte dal naso e una valanga di odori mi colpì.
C’erano tantissimi fiori, c’era odore di acqua
salata, di pini e di umidità in lontananza.
Avvicinandomi invece sentivo profumo di pulito e una strana fragranza
di lillà, miele e sole.
Aprii gli occhi e mi voltai verso il luogo dal quale proveniva quel
profumo meraviglioso e mi sentii stupida per non aver pensato subito ad
Edward!
Camminai lentamente nella stanza e poi iniziai a scattare con movimenti
che da umana mi sarebbero apparsi ridicoli e insensati, date le mie
scarse capacità di coordinazione.
Ma ora il mio corpo rispondeva rapido e preciso ai miei comandi, ero un
predatore, un predatore letale e fortissimo!
Provai a saltellare, ma non ero ancora in grado di controllare e
percepire bene la mia forza… fortunatamente la mia testa ora
era
granitica e il soffitto molto resistente! Avevo lasciato solo qualche
crepa nell’intonaco..
Se avessi fatto più danni Esme mi avrebbe uccisa!
Solo allora mi ricordai del resto della famiglia.
«Dove sono tutti? ».
Edward alzò gli occhi al cielo, come farebbe un padre al
quinto
inspiegabile “perché” della figlia
piccola e mi
rispose schernendomi.
«Bella, sei morta, eri la mia ragazza, il funerale si
sta svolgendo nel nostro giardino, secondo te dove sono? ».
Tentai di reprimere l’istinto di fargli una linguaccia per
dimostrarmi superiore e optai per un buffetto sul naso, facendo
schioccare l’indice sul pollice e poi sul suo naso.
Ma per la seconda volta non dosai la mia forza e gli feci fare una
capriola all’indietro.
Se prima mi sentivo imbarazzata, ora lo ero ancora di più,
ero mortificata!
Mi precipitai verso di lui implorando perdono ad una
velocità inconcepibile per l’orecchio umano.
«Oddio Edward perdonami, non ho dosato la forza, scusami
amore,
ti prego scusa!! Oh che disastro, tutto bene? Ti ho fatto male? Sei
ferito? Posso aiutarti? ».
Interruppe le mie suppliche con una risatina e si tirò in
piedi facendo leva sul pavimento con le braccia.
«Bella… » Iniziò
strofinandosi il
naso «Va bene che ora sei più
resistente, ma non mi
pare corretto che tu sia violenta con il tuo ragazzo! È
violenza
domestica questa sai? ».
Scoppiammo a ridere e le nostre risate si unirono in una melodia unica.
Dopotutto, se aveva ancora la forza di fare sarcasmo, non stava poi
così male!
«Quanto durerà ancora la
cerimonia?» Chiesi impaziente di riabbracciare tutti i
Cullen.
Non so perché, ma non mi importava nulla delle persone che
mi
stavano piangendo in cortile, mi dispiaceva un po’ per
Angela, ma
c’era qualcosa dentro di me che mi diceva che lei la sapeva
lunga
sugli eventi che avevano scosso la cittadella di Forks.
«Nemmeno venti minuti e se ne andranno tutti, porta
pazienza!».
Tsk, facile per lui, era immortale da più di 100 anni, si
era
abituato all’idea di avere tutto il tempo del mondo a
disposizione, io dovevo ancora farci l’abitudine.
Mi avvicinai allora alla finestra lentamente e con circospezione,
timorosa di farmi vedere dalle persone sotto di me.
«Ci sono i vetri oscurati, loro non ti vedono
Bella.».
Presi coraggio allora e mi avvicinai ancora di più al vetro.
Vidi tutte quelle sagome vestite di nero con la testa chinata, molti
con il torace scosso dai singhiozzi.
Vedevo alcuni dei miei compagni di classe, Charlie e Sue, i Cullen in
un angolo con la testa alta, con Alice che sorrideva verso di me.
Poi, in un angolino isolato, stava Angela, dritta, con la testa alta e
lo sguardo imperturbabile.
Non era commossa, non era triste… anzi, sembrava quasi che
sulle sue labbra ci fosse il segno di un sorriso.
Quando la cerimonia volse al termine la vidi aprire la sua pochette
nera e tirare fuori un foglietto bianco ed una penna. Scrisse rapida
usando la borsetta come sostegno e dopodiché
ripiegò il
foglietto.
Lo lasciò cadere in terra e si allontanò
richiudendo la borsa.
In pochi minuti il giardino fu deserto e i Cullen si fiondarono nella
mia stanza.
Il primo ad entrare fu Emmett, l’orso giocherellone che di
sicuro voleva divertirsi con la sua nuova sorellina.
Subito dopo entrarono Alice e Jasper, seguiti da Rosalie, Esme e
Carlisle.
Era strano trovarsi tutta la famiglia davanti, di nuovo, dopo
così tanto tempo. Sentii gli occhi pungere, come se delle
lacrime volessero uscire, ma quando mi portai una mano sul volto lo
trovai asciutto. Quindi non potevo piangere? C’erano
moltissime
cose che ancora non sapevo sulla mia natura, cose che non avevo mai
chiesto ad Edward, cose che lui non aveva mai voluto dirmi forse.
Osservai di nuovo quei volti famigliari, uno ad uno, e non potei fare a
meno di accorgermi di quanto fossero stati miopi i miei occhi quando
ero umana.
Le loro pelli ceree, dai riflessi unici, sembravano fatte di
madreperla. Solo una di loro mi lasciò senza fiato
però…
La pelle di Jasper era segnata da centinaia di mezzelune che con la
loro trama fitta formavano un disegno unico. Ma come mai era
così? Cos’erano tutte quelle lunette?
«Jasper.. cosa è successo alla tua
pelle?».
Mi accorsi forse troppo tardi di essere stata un tantino indelicata, ma
lui non sembrò offeso dalla mia domanda bizzarra, anzi mi
sorrise gentilmente e iniziò a spiegare l’origine
di
quella pelle damascata.
«Sai Bella, io non sono stato trasformato come i miei
fratelli,
non ero in fin di vita e tantomeno è stata una mia scelta.
Sono
stato trasformato da tre donne che stavano creando un esercito di
neonati, com’era in voga nel Sud a quel tempo, nel
1863».
Ok, quella era una rivelazione shock!
Jasper quindi era il secondo più vecchio della famiglia? E
risaliva alla guerra d’indipendenza americana per di
più?
E c’erano eserciti di neonati?
Stop, troppe informazioni in un colpo.
Jasper il secondo più vecchio… Cavoli, non me
l’aspettavo… pensavo fosse stato
trasformato anche
lui da Carlisle come tutti gli altri…
Ora però sorgevano i dubbi; Carlisle li aveva trasformati
tutti?
Non ne ero più così certa!
Avevo sempre visto nel dottore un capofamiglia, un padre e, come tale,
l’avevo identificato come il creatore dell’intera
famiglia.
Ora che ci pensavo però, non sapevo nulla nemmeno degli
altri, sapevo solo della trasformazione di Edward.
La curiosità si impossessò di me e molto
probabilmente
Jasper la percepì, perché con un sorriso mi fece
cenno di
uscire dalla stanza. Alice, come se le avessero riattaccato la spina,
iniziò a saltellare dicendo che dovevamo metterci comodi
comodi
sul divano perché era tempo delle storie.
GRAZIE x
avermi detto dei dialoghi!!
un bacio a tutte/i
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** scusatemi ***
chiedo davvero cusa, ma non mi leggeva i segni di dialogo, non so dirvi il motivo..
spero si sia risolto, in caso contrario fatemelo sapere senza esitazioni^^
grazie davvero
baci |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Storie ***
Ciao!! Ecco il secondo
capitoli, spero vi piacia^^ fatemi sapere cosa ne pensate^^ un bacione
Scendemmo le scale e per la prima volta non dovetti stare attenta ai
gradini per evitare figuracce, ero una vampira ora ed avevo acquisito
la loro agilità e la loro leggiadria nei movimenti.
I divani color panna del salotto dei Cullen sembrarono rimpicciolirsi
quando ci sedemmo.
Esme, Carlisle, Alice e Jasper si sedettero sul più lungo
proprio davanti a quello per due persone che avevamo occupato io ed
Edward.
Emmett e Rosalie invece si sistemarono sulle due poltroncine di lato.
Ero agitata e ansiosa. Volevo conoscere tutto di quella famiglia, ma
pensare che ora anche io ne facevo parte mi destabilizzava!
Una vera famiglia non l’avevo mai avuta, ero figlia unica di
genitori separati, quindi non ero abituata a quel clima sereno
e… numeroso?
Quando tutti furono seduti Jasper riprese a parlare rapidamente e senza
troppi giri di parole di ciò che gli era capitato.
Forse ora credevano che non fossi così impressionabile come
un tempo.
«Allora Bella. In sintesi ero un Maggiore nella
guerra d’indipendenza, fui trasformato da Maria una vampira
di origini messicane, per diventare il suo secondo in
comando. Avevo il compito di addestrare ed eliminare i
vampiri neonati del suo esercito. Grazie al mio potere li tenevo a
bada, ma dopo qualche anno mi resi conto che sentivo tutte le loro
emozioni, anche quando li uccidevo.».
Rabbrividii a quel pensiero, non avevo mai considerato che per Jasper
fosse tutto più complicato, così come per Edward.
Non deve essere facile sentire la disperazione e la paura della preda
o, peggio, i suoi pensieri…
Ma vi immaginate? Aprire la scatoletta di tonno e sentire
quest’ultimo che ti dice “non mi mangiare, non mi
mangiare”. È una cosa sconcertante…
Jasper continuò non appena vide che ero ritornata dal mio
stato catatonico, all’attenzione completa.
«Divenni amico di un neonato di nome Peter che mi
impedì di uccidere la sua compagna. Li feci fuggire,
scatenando l’ira di Maria, ma non mi importava più
nulla.
Quando Peter e Charlotte, così si chiamava la sua compagna,
tornarono qualche mese dopo a dirmi che il mondo non era fatto di
guerra e distruzione, ma che si poteva vivere serenamente e senza
uccidersi a vicenda, non potevo crederci. Li seguii abbandonando Maria
e vissi da nomade per molto tempo. Ma, come ti ho detto, sentivo le
emozioni delle mie vittime e non ce la facevo più ad andare
avanti con i sensi di colpa.
Smisi di nutrirmi o almeno ci provai…». Il suo
viso si rabbuiò, pensando alle sue vittime probabilmente, ma
stringendo la mano di Alice rialzò il viso e
continuò.
«Ero a Filadelfia all’aperto nel bel mezzo di una
tormenta. Per gli umani faceva freddo e avrei destato troppi sospetti
restando fuori. Dall’altra parte temevo i luoghi chiusi,
perché significava che avrei dovuto stare a contatto con
esseri umani. Decisi comunque di entrare nella prima bettola che mi
trovai davanti e appena entrai questo folletto mi piombò
addosso sgridandomi perché l’avevo fatta aspettare
troppo!»
Uno spiraglio di ilarità gli illuminò il viso al
ricordo di Alice. Anche lei sorrideva e fu proprio lei a continuare
stavolta.
«L’avevo visto arrivare in una delle mie visioni e
quindi lo stavo aspettando! Quando lo sgridai da bravo gentleman mi
fece un leggero inchino e disse “mi scusi,
signorina!”» risi anche io stavolta, al suono della
voce di Alice che imitava Jasper.
«Ed io» continuò lui «la
seguii come un allocco, prendendole la mano senza sapere
perché. Mi fidai subito di lei e sentii la speranza
riaffiorare dentro di me. Vagammo in cerca dei Cullen, che lei aveva
visto in una delle sue visioni e quando li trovammo chiedemmo
ospitalità.».
Sentii Edward sbuffare dietro di me e mi voltai a guardarlo.
«Che hai tu da sbuffare?».
Mi sorrise, rispondendomi e come trattenere le risate, allora?
«Riflettevo sul concetto che ha Alice di chiedere
ospitalità! Ero a caccia e quando sono tornato le mie cose
erano state tutte portate in garage e nella MIA stanza
c’erano loro due!». Rispose Edward indicando Alice
e Jasper.
Un atteggiamento tipico di Alice, il piccolo folletto unico nel suo
genere!
Mentre tentavo di immaginarmi la scena comica che mi avevano appena
raccontato, sentii un bruciore alla gola e istintivamente mi tastai il
collo con una mano. Era forte, ma sopportabile.
Vidi il viso di Esme farsi preoccupato ed Edward saltare in piedi.
«Oh che sbadati, tesoro» disse Esme ad Edward
«ci siamo scordati che deve nutrirsi ancora, la porti tu a
caccia?».
«Certo mamma, non preoccuparti.».
A caccia? Io? Ma non sapevo come fare, cosa fare e poi.. vestita
così??
«Ehm, scusate… ma devo andare a caccia vestita in
questo modo?».
Un ringhio riempì la stanza e indovinate da chi proveniva?
Ovviamente Alice!
«Isabella! È un vestitino di Gucci e le scarpe
sono Prada! Fila in camera tua a vestirti con gli abiti del lato destro
dell’armadio. Sono quelli che puoi usare i primi giorni per
andare a caccia, così non dovrò farti a pezzi
tutte le volte che mi rovinerai un capo firmato!».
Alzai gli occhi al cielo di fronte a quella scenata, amavo i vestiti
abbastanza da non rovinarli subito, ma addirittura da dividerli in
sacrificabili e no.. era esagerata quella ragazza!
E poi scusa ma.. il mio armadio? La mia camera? Quando diedi voce ai
miei pensieri vidi Esme sorridere.
«Beh tesoro, hai dormito tre giorni, nel frattempo ti ho
fatto una nuova camera ed Alice un nuovo armadio.»
Ero stupefatta, in tre giorni soltanto?
«Ehm… precisiamo..» disse Emmett
«Io ho costruito la stanza, Esme l’ha arredata
dicendomi dove mettere le cose, Jasper ha montato l’armadio e
tutti i mobili, mentre Alice li riempiva!».
Immaginavo che le donne di casa avessero sfruttato la mole di Emmett e
la pazienza di Jasper, ma non lo dissi ad alta voce.
Mi limitai a sorridere.
Congedandomi dalla mia nuova famiglia mi feci guidare da Edward nella
mia camera. O quello era l’armadio?
È già, avevo un armadio a forma di
camera… o una camera a forma di armadio?
Decisi di non soffermarmi troppo sui particolari ed andai verso il lato
destro dell’armadio, come mi aveva raccomandato, o meglio,
ordinato Alice.
Tirai fuori un paio di Jeans chiari, una maglietta a mezzemaniche nera
e un paio di scarpe da ginnastica anch’esse nere.
Era un abbigliamento semplice, ma non era male.
Mi vestii e raccolsi i capelli in una coda alta. Solo allora mi guardai
allo specchio e rimasi senza parole vedendo la persona riflessa.
Era una ragazza dai capelli castani e dai lineamenti fini, ma non fu
quello a scioccarmi, vedevo di essere io, ma non potei fare a meno di
rimanere scioccata dagli occhi chermisi che mi fissavano stupiti.
Mi scostai dallo specchio ancora un po’ scossa e notai che
avevo le sopracciglia rifinite, le gambe depilate e persino i capelli
erano stati spuntati ed ora avevo un bel taglio senza doppie
punte…
Controllai il mio corpo e mi accorsi che era come se fossi appena
uscita dal salone di bellezza di un’estetista. Eppure ero
certa di trovare almeno qualche pelo… quando mi ero messa in
ordine prima di suicidarmi avevo usato il rasoio, quindi avrebbero
dovuto essere ricresciuti i peli…
Com’era possibile?
Avrei chiesto delucidazioni più tardi ad Alice, mi rifiutavo
di affrontare con Edward l’argomento!
Uscii dal bagno e scesi in salotto. La mia famiglia si era sparpagliata
per la casa e solo Emmett ed Edward mi aspettavano.
«Bellina!!! Sei pronta per la pappina? Hai messo la
bavaglina??».
Inarcai un sopracciglio e mi voltai verso Edward.
«Ma a lui la trasformazione ha bruciato il
cervello??».
Edward rise ed Emmett fece il finto offeso, mettendo il broncio e
incrociando la braccia al petto dandomi le spalle. Era proprio un
bambinone!
« Allora, andiamo?» disse il mio angelo porgendomi
la sua mano, che afferrai senza esitazione.
Uscimmo dalla porta a vetro che dava sul bosco e corremmo verso gli
alberi.
Mi lasciai guidare da Edward ed Emmett nel sottobosco.
Era bellissimo, ora vedevo tutti i dettagli, sentivo tutti gli
animaletti impauriti dal nostro passaggio, sentivo davvero tutto!
D’un tratto i miei accompagnatori si fermarono in un piccolo
spiazzo senza alberi e si voltarono verso di me.
«Allora amore, adesso ascolta attentamente… li
senti i cuori che battono?».
Appena ripresi a ragionare, ignorando il modo in cui mi aveva chiamata,
chiusi gli occhi e drizzai le orecchie.
Sentivo tantissimi cuori veloci e vicini, ma dei battiti più
lenti e un po’ più distanti attirarono la mia
attenzione.
«Sì, li sento… cosa devo fare?
» fu Edward a rispondere, anticipando probabilmente una
battutaccia di Emmett.
«Ora usa l’olfatto, trova l’odore dei
cervi!».
Mi misi ad annusare l’aria, mi sentivo ridicola da morire ma
se così bisognava fare.. tanto valeva tentarci.
Sentii l’odore del muschio, della terra umida, dei pini e
delle foglie marce. Sentivo lillà, sole e miele, ma sapevo
che quello era Edward ormai. C’era poi un odore
più marcato, ma ugualmente dolce, che ricordava la resina,
probabilmente era Emmett. Tutto d’un tratto
nell’aria captai un odore che mi parve buono e proveniva
dallo stesso posto dei cuori lenti. Identificai quindi
quell’odore come cervo.
«Lo sento.. ora?».
«Ora Bellina avvicinati senza fare fracasso, mira la tua
merenda e mangia! ».
Risi del modo elementare con il quale Emmett mi aveva descritto
quell’azione; Edward per farlo avrebbe usato molti
più dettagli e giri di parole!
Partii verso il gruppo di cervi ignorando lo sguardo truce che Edward
stava riservando al fratello, ma tutto d’un tratto sentii un
altro odore, molto più dolce, molto più
succulento…
Il cuore che lo produceva era lento, misurato e solitario…
Cos’era?
Virai immediatamente e seguii quell’odore, finché
non arrivai ad una lince dal pelo fulvo. I suoi occhi mi guardavano,
stupiti ed arrabbiati.
Iniziò ad assumere una posizione d’attacco e mi
spaventai da morire quando mi balzò addosso. Solo dopo
qualche secondo constatai che i suoi denti e i suoi artigli non
potevano farmi nulla!
L’afferrai e riuscii a bloccarla.
Affondai i denti sulla sua spalla e bevvi il suo sangue.
Se ci pensavo era una cosa ributtante, ma visto che ero un vampiro,
dovevo immaginare la lince come una bistecca al sangue!
Bevvi fino all’ultima goccia di quel povero animale e quando
lasciai cadere la carcassa controllai i danni
all’abbigliamento.
Avevo i Jeans sporchi e lacerati sulle ginocchia, ma la maglietta era
ancora integra!
Non ero nemmeno sporca di sangue!!!
Mi rimisi in ascolto come aveva detto Edward e raggiunsi lui ed Emmett
dai cervi. Ne abbattemmo un paio a testa e tornammo a casa.
Mi risultava un po’ complicato soltanto trovare la vena
giusta. Per il resto me la cavavo abbastanza bene!
Non male per essere la prima volta dopotutto… solo
un po’ di terriccio sui pantaloni!
Entrai in casa e mi fiondai in bagno per farmi una doccia rilassante.
Sotto il getto d’acqua bollente lasciai libero sfogo ai
pensieri.
Avevo così tante cose da imparare, da fare, da
conoscere…
E in più della mia vita da umana ricordavo poco.
Decisi di sforzarmi e riuscii pian piano a ricordare tutto. Il ricatto,
l’amore per Edward, l’odio per Jacob, la
disperazione e infine ancora l’amore per Edward.
Riportai alla mente ogni secondo passato con lui e un’amara
consapevolezza si fece strada nel mio cuore!
Non l’avevo ancora baciato da quando mi ero risvegliata!!!
Uscii dalla doccia e dopo essermi asciugata i capelli e aver
indossato una tuta per stare in casa decisi di andare da
Alice.
|
|
|
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
03/08/10,
ore 18:17 - Capitolo 2: Risveglio |
il verbo passato lo mantengo
in tutta la ff, suona meglio ed è più scorrevole
xD è ancora la sua ragazza tranquilla, amo questa coppia^^
bacio
|
|
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
03/08/10,
ore 15:50 - Capitolo 1: introduzione |
nessuna resurrezione xd avevo
deto che c'era la possibilità che facessi 1 continuo, ma
finchè non ho avuto l'ispirazione non volevo forzarmi a
scrivere, non volevo risultare ripetitiva o banale xD
spero cmq che questa storia ti appassioni comunque^^
bacio
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Past & Present ***
Ciao! eccovi il 3zo capitolo,
scriverlo è stata una sofferenza, davvero.. ci sono stati
attimi di ilarità, ma avviso, alcuni contenuti forse sono un
po' forti...
per ridere ho tentato di
spiegare allegramente 1 mio dubbio sui vampiri xD
e x cambiare il libro
della meyer, ho deciso di far fare a Rosalie un racconto 1 po +
diverso... + psicologico diciamo.. ma di poco xkè non volevo
cambiare il Raiting...
spero davvero che vi
piaccia ...
come mio solito alle
recensioni rispondo alla fine e vi invito a scrivermene tante xD
un bacio
Evidentemente Alice lo sapeva, perché quando aprii la porta
di camera mia era già li ad aspettarmi!!!
«Ciao Bella! Sai che sono offesa? » mi disse con il
labbro inferiore all’infuori per fingere una faccia
imbronciata.
Non feci in tempo a chiedere perché che lei mi
saltò al collo accusandomi di non averla ancora
abbracciata!!!
Ero stata molto sbadata con i contatti umani, o vampireschi che sia, da
quando mi ero svegliata.
Ridemmo insieme e poi, sedute sul letto come due amiche in fase di
confidenze, iniziammo a parlare del mio periodo dai Quileute.
Quando però decisi di chiederle cosa era successo al mio
corpo mi fermò con una mano alzata, e urlò :
«ROSE!!!! SALIII!!! ».
In pochi secondi Rosalie, la venere bionda, entrò nella mia
camera e si sedette sul letto.
«Bella voleva sapere del trattamento che le hai fatto mentre
si trasformava!! » La informò Alice.
Rose mi sorrise e poi iniziò a parlare.
« Vedi Bella, il nostro corpo rimane immutato dal momento
della trasformazione, quindi ho pensato di rinnovarti un po’
il look e di eliminare i peli di troppo. Altrimenti ti sarebbero
rimasti per sempre.
Io sono stata fortunata diciamo; era estate ed ero appena stata in un
centro di benessere quando mi hanno uccisa, Alice non ricorda, ma anche
lei non ha avuto problemi, Esme invece… beh, prima di morire
anche lei era stata da un’estetista. Quindi ho pensato fosse
il caso di farlo anche a te…».
Non ci avevo pensato, ma effettivamente aveva senso e potevo soltanto
ringraziarla!
« Grazie Rosalie sei stata molto gentile...non voglio
immaginare un’eternità con maniche lunghe e
pantaloni alle caviglie!! ».
Dissi sincera «però… posso farti una
domanda? ».
La mia sfacciata curiosità non mi dava tregua e volevo
scoprire come erano stati trasformati i membri della mia famiglia.
«Certamente, chiedimi quello che vuoi Bella! ».
«Come sei diventata una vampira? ».
Vidi il suo bel volto contrarsi in una smorfia, ma poi
ritornò normale e guardandomi iniziò la sua
storia…
« Bella, la mia non è una favola felice, anzi, a
dirla tutta della favola ha solo
l’inizio…» iniziò rose con un
sorriso forzato e gli occhi incatenati ai miei «
C’ero una volta… io… Rosalie Hale;
avevo vent’anni e mi stavo per sposare con uno dei rampolli
più ambiti dell’alta società londinese.
Ero bellissima sai? E lo sapevo bene… mi piacevano le
lusinghe degli ammiratori, adoravo i vestiti che mio padre era fiero di
regalarmi, ma nonostante ciò i miei desideri erano semplici;
sognavo una casa, un marito che mi amasse, una famiglia mia in pratica.
Amavo Royce e non avevo mai capito che io per lui ero soltanto un
trofeo, una copa d’orata da mettere in bacheca e con la quale
pavoneggiarsi. Una sera stavo tornando a casa, avevo fatto tardi presso
un’amica, Vera, lei aveva sposato un operaio ed avevano un
figlio… un bambino con i riccioli neri e le
fossette… era così bello…»
il suo volto si rabbuiò, gli occhi vitrei persi nei ricordi
passati. Quando tornò in se, forzò nuovamente la
sua bocca a formare un sorriso, ma le riuscì solo un ghigno
amaro. «comunque per strada vidi Royce assieme ad un gruppo
di uomini, suoi amici supposi. Erano ubriachi fradici ed ai loro piedi
giacevano numerose bottiglie. Royce appena mi vide volle presentarmi a
tutti, mi tenne stretta e portandomi da loro lodava le mie forme, con
parole grezze, rudi, brutali.
Iniziarono a fare battute sul mio corpo e quando tentai di andarmene mi
trattennero con la forza… iniziarono a strapparmi i vestiti,
il primo che strapparono fu il mio cappellino, lo afferrarono e
tirarono via tutte le forcine, strappandomi i capelli. I miei occhi
furono annebbiati dalle lacrime. Ricordo solo le loro mani, le loro
sudice mani su di me… le loro urla, le loro risate..
Ridevano, io stavo morendo dentro, e loro ridevano.» ero
paralizzata, terrorizzata da quella smorfia di rimpianto che vedevo sul
suo viso, ero atterrita da ciò che aveva passato, fu solo
quando continuò il racconto che mi accorsi di aver
trattenuto il respiro. «Carlisle mi trovò mezza
morta e decise di salvarmi. Così sono stata trasformata, con
l’anima e il cuore a pezzi! Bella, non ho mai accettato la
mia natura, non la volevo, in quel momento avrei preferito di gran
lunga morire e non soffrire più, ma a quanto pare non era il
mio destino. Appena mi risvegliai, per placare il mio odio, li cercai
uno ad uno e li uccisi… lasciando Royce per ultimo. Sapeva
che ero io, sapeva che stavo arrivando da lui, era
terrorizzato…».
Lo sguardo di rosalie era fisso in un punto lontano, che i miei occhi
non potevano raggiungere.
«Quando entrai nella sua stanza, tremava. Si era fatto
chiudere in uno stanzone senza finestre, con la porta spessa mezzo
metro, e sorvegliata da due guardie. Io ero vestita con
l’abito che avrei dovuto indossare al mio matrimonio. Un
meraviglioso abito da sposa bianco, tutto pizzo e seta.
L’unica cosa che rimpiango di quella notte è
averlo macchiato. Ero molto teatrale all’epoca… ma
dovevo vendicarmi, dovevo farlo soffrire!! Non bevvi il suo sangue,
nemmeno una goccia del sangue di quei mostri è entrato in
me, riuscii a controllarmi. Con Royce però, decisi che la
lentezza, mi avrebbe aiutata a resistere al sangue. Ed io fui
lentissima, straziante. Urlò molto sai? Non rideva
più… ma dio quanto urlava! ».
Rose scosse la testa e sbatté le palpebre un paio di volte,
come per ridestarsi da un sogno, ma il suo sguardo era ancora arso
dalle fiamme dell’odio passato.
Mi sorrise dolcemente, e parlò ancora, con un tono
mellifluo.
«Apprezzai la mia eternità solo quando Emmett
entrò in essa. Sai, io ero a caccia, quando sentii odore di
sangue umano, urla e ringhi. Mi diressi verso il luogo da cui
provenivano tutti quei rumori e vi trovai Emmett che stava per
soccombere ad un orso. Buffa coincidenza no? Quando vidi quel ragazzo
dai capelli ricci e con le fossette, non potei non ricordarmi del
figlio di Vera. Allora uccisi l’orso prima che lo finisse e
trattenendo il respiro lo portai da Carlisle, che lo
trasformò. Dopo poco ci siamo innamorati, è stato
lui a farmi uscire dal guscio che mi ero creata per proteggermi dai
ricordi di quella notte. Ora riesco ad affrontarli senza scappare!
».
Il suo sorriso era sincero, ma aveva un retrogusto amaro. Ero stata
troppo impulsiva, dovevo aspettare a chiederle della sua vita.
«Rose, scusami… io… io non lo sapevo.
Non volevo farti soffrire…».
«Non preoccuparti Bella, non sto soffrendo e non potevi
saperlo. Non sentirti in colpa. Ora vado Emmett sta tormentando Jasper
per giocare con lui alla Wii. ».
Si alzò leggiera e sinuosa e si allontanò. Non
l’avrei più guardata con occhi irritati per le sue
occhiate, aveva un passato terribile e d’ora in poi sarei
stata più attenta a chiedere le storie degli altri.
Tentai di reprimere la curiosità di chiedere ad Alice del
suo passato e mi ripromisi di evitare l’argomento con Esme e
Carlisle!
Avevo fatto abbastanza danni per essere sveglia soltanto da qualche ora.
Nelle mie riflessioni però non avevo considerato il potere
di Alice, che aveva visto svanire tutte le conversazioni sul passato
della sua famiglia.
La guardai e le sorrisi, speravo che capisse che non volevo essere
più così invasiva nelle mie domande.
Ad Alice però a quanto pare non dava fastidio
perché mi disse in tono allegro:
«Bella, non preoccuparti, sono tutti contenti se tu domandi
loro la loro storia!! Solo io non ti risponderò,
semplicemente perché io della mia vita da umana non ricordo
più nulla. ».
Vidi il suo sorriso trasformarsi in una smorfia di fastidio per un
brevissimo attimo. A volte i doni della vita sono proprio strani, lei
vedeva il futuro, ma del suo passato non ricordava nulla.
Con il suo sorriso di nuovo raggiante e la sua esuberanza mi
trascinò in salotto, dove accoccolata accanto ad Edward risi
guardando Emmett che tentava di battere il record di Jasper.
Era davvero un bambinone all’apparenza, ma dopo il racconto
di Rosalie, anche lui aveva assunto una sfumatura diversa,
più profonda!
La serata passò tranquilla e quando tutte le coppie di casa
andarono a coricarsi restammo solo io ed Edward in salotto.
«Allora Bella, cosa vuoi fare la tua prima notte da vampira?
».
I pensieri che mi passarono per la mente in quel secondo parlavano
chiaro e mi ritrovai per l’ennesima volta a ringraziare il
cielo che Edward non potesse sentirli!
«Non saprei. Dammi qualche alternativa, poi
sceglierò. ».
Diventò pensieroso per pochi attimi e poi, con un sorriso
mozzafiato, si avvicinò a me, ad una lentezza
esasperante.
Sentii il suo respiro sulle mie labbra, lo vidi chiudere gli occhi e
spostarsi sulla mia guancia.
Con il naso mi sfiorò l’orecchio e delicatamente
posò le sue labbra subito dietro quest’ultimo. La
mia capacità di intendere e di volere era decisamente andata
per i fatti suoi.
Edward sorrise sulla mia guancia e spostò il suo viso
sull’altro orecchio, sempre lentamente, sempre facendomi
rabbrividire con il suo respiro.
«Lo sai che da quando ti sei svegliata non mi hai ancora
salutato come si deve? ».
Era vero, me ne ero accorta poche ore prima, non l’avevo
ancora baciato.
Un lieve sorriso mi si dipinse sulle labbra con le quali gli baciai il
collo con una mossa rapida.
Sorpreso aprì gli occhi e quando lo fece, la loro
profondità mi catturò di nuovo. Sentii
l’elettricità che c’era tra di noi
aumentare, era indescrivibile l’intensità di
quello sguardo e dei sentimenti che faceva ribollire nel mio petto.
Quando finalmente quella distanza minima tra le nostre labbra fu
colmata, i sentimenti esplosero, facendo tremare il mio corpo ed
annebbiando la mia mente. Volevo lui, soltanto lui, per sempre!
Non so dire quanto durò quel bacio, ma so che fu
meraviglioso. Dal cuore partivano delle piccole scosse che si
diffondevano in tutto il corpo, facendo fremere gli arti, contorcendo
lo stomaco e accelerando il respiro.
Quando ci staccammo le nostre menti erano perse in un altro mondo, ero
in paradiso e lui era li con me, lui era il mio paradiso!
«Mi mancavano le tue labbra. » mi
sussurrò.
«Potrei dire la stessa cosa sai? ».
Sorrise e si alzò dal divano.
«Vieni con me. ».
Gli presi la mano e lo seguii fuori, nella notte. Senza fare domande,
senza avere dubbi o incertezze su dove stessimo andando, su quando
saremmo tornati.
Non sapevo nulla di quell’uscita, ma mi fidavo ciecamente di
Edward e l’avrei seguito ovunque.
Corremmo per circa cinque minuti nel bosco, finché
Edward non rallentò.
Si fermò e si voltò verso di me, alzò
una mano e rimise a posto una ciocca di capelli sfuggita alla coda
durante la corsa.
«Amore, questa non è propriamente una sorpresa, ci
sei già stata da umana, ma volevo avere un ricordo di te
qui, anche da vampira. ».
Riuscii a capire le sue parole soltanto quando mi fece entrare in una
piccola radura circolare, illuminata solo dai raggi della luna.
Iniziai a coglierne i particolari con la mia nuova vista. La forma
perfetta, il profumo di fiori selvatici e muschio, la leggera brezza
che vi soffiava, quella brezza che portava con sé i profumi
dell’oceano.
Arrivai al centro della radura, come la prima volta che ci ero stata e
mi voltai verso Edward, che stavolta però, mi aveva seguita
subito.
«So che è una cosa un po’ banale e
già fatta, ma domani mattina, ovvero, tra poche ore,
sorgerà il sole e per un’oretta, Alice dice che il
cielo sarà pulito dalle nuvole. Ho pensato che forse ti
avrebbe fatto piacere vedere cosa fa a te il sole. ».
Sentivo gli occhi pungermi dall’emozione. Quella radura, quel
posto magico era sempre stato importante. Aveva un’aurea
magica, adoravo quel luogo.
Sorrisi ad Edward e appena ebbi la certezza che la mia voce sarebbe
stata ferma e sicura parlai.
«Amore, non è affatto banale! E
risponderò alla tua domanda nascosta. Sì, voglio
aspettare qui con te la mia prima alba. ».
I suoi occhi si illuminarono di felicità mentre il suo viso
percorreva quei centimetri che separavano le nostre labbra.
Aspettammo l’alba chiacchierando e recuperando il tempo
perduto con baci e dolci coccole. Le ore passarono rapide e non potei
non stupirmi di questa rapidità quando vidi il cielo farsi
roseo e poi azzurro.
Quando il sole inondò la radura trattenni il respiro.
Milioni di arcobaleni scaturirono dalle nostre pelli andando a creare
un’atmosfera ancora più magica e surreale.
Quando avevo visto la pelle di Edward, da umana, reagire
così, l’avevo trovata stupenda. Ora che anche la
mia aveva quella reazione, non potevo quindi non notarne la bellezza.
Non riuscivo a pensare a noi due come mostri, non lo eravamo,
soprattutto non Edward!
Eravamo creature diverse, creature fantastiche e leggendarie, che
l’uomo nel corso della storia aveva identificato come
malvagie a causa delle abitudini alimentari di alcuni di loro. Ma noi
non eravamo così, noi eravamo diversi, noi non uccidevamo
gli umani, li rispettavamo, li comprendevamo; talvolta però,
un’emozione più forte ci colpiva e allora li
amavamo. Com’era successo ad Edward con me. Un amore puro,
fortissimo e caparbio a sufficienza per sconfiggere la brama di sangue.
Un amore incondizionato, un amore destinato a durare per
l’eternità!
Recensioni
|
Vampire_Twilight
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
09/08/10,
ore 15:32 - Capitolo 4: Storie |
ciao, va bene dai xd tu? cmq
spero che questo capitolo ti soddisfi, anche a me la storia di Rose era
rimasta impressa, spero di aver scritto bene il capitolo...
bacio
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Family ***
Ciao!
lieta che la mia storia vi piaccia^^
un bacione a tutte e fatemi sapere le vostre impressioni^^
kisss
Quando ritornammo a casa Cullen trovai Esme, la mia nuova madre, ad
aspettarmi in veranda con un dolce sorriso sul suo volto a cuore.
I capelli color caramello le scendevano sulle spalle in morbide onde
incorniciandole alla perfezione il viso.
Il suo sguardo poteva essere descritto soltanto con una parola: materno.
Gli occhi di quella donna esprimevano tutto l’amore di una
madre ogni volta che si posavano sui suoi figli.
«Edward, ti dispiace se parlo qualche minuto con Bella?
» chiese rivolgendoci un sorriso ancora più
luminoso.
«Certo che no, è tutta tua! ». E dopo un
bacio sulla fronte: Edward entrò in casa lasciandomi sola
con Esme.
Mi avvicinai un po’ in imbarazzo, dopotutto non le avevo mai
parlato da sola, ma quando mi fece cenno di sedermi accanto a lei sul
dondolo di vimini l’imbarazzo evaporò, come per
magia.
Era davvero unica quella donna.
«Allora cara, ho saputo che ormai sai tutte le storie sulla
trasformazione dei membri della famiglia. Jasper inoltre percepisce
molto bene la tua curiosità, che è più
che lecita. Quindi, se vuoi, vorrei raccontarti la storia di Carlisle e
me. Che ne dici? ».
Ero senza parole, non avevo calcolato che la mia curiosità
sui membri della famiglia fosse percepita da Jasper.
Lasciai da parte l’imbarazzo; in quel momento la
curiosità ebbe il sopravvento ed annuii ad Esme con un
rapido movimento del capo.
«Carlisle visse la sua vita umana nella Londra del
‘600, piena di superstizioni e di leggende. Suo padre era un
pastore anglicano, una persona intollerante verso le
diversità, che in quel periodo guidò il popolo
alla persecuzione delle incarnazioni del male. Credeva nelle streghe,
nei licantropi e nei vampiri. Ovviamente, come spesso accade nella
storia, furono catturate e uccise solo persone innocenti. Le vere
incarnazioni del male erano troppo resistenti e troppo furbe per farsi
trovare da un pugno di uomini armati di forconi.
Con l’invecchiare di suo padre Carlisle ne prese il posto. Ma
già allora era un uomo giusto ed intelligente. Non accettava
di condannare tutti i sospettati.
Grazie alla sua astuzia e alla sua testardaggine riuscì a
trovare un vero covo di vampiri. Purtroppo, come tu sai,
l’uomo non può nulla contro di noi,
perciò la sua spedizione finì con due uomini
uccisi, un terzo usato come cena e Carlisle ferito dai denti del
vampiro.
Carlisle sapeva che suo padre l’avrebbe ucciso,
perciò si nascose ed attese per tre giorni che le fiamme che
lambivano il suo corpo si diradassero.
Quando si risvegliò e capì cos’era
diventato… ».
Una smorfia di dolore apparve sul volto perfetto di Esme, faticava a
raccontare quella parte della storia, si vedeva.
«Decisi che non volevo essere così; tentai di
uccidermi in tutti i modi. Annegamento, bungie jumping senza elastico
da alte cime, digiuno forzato!».
La voce di Carlisle ci arrivò alle spalle, facendo
sussultare me e sorridere Esme. Anche lui si accomodò sul
dondolo accanto a sua moglie e continuò la storia.
«Accecato dalla fame, una notte attaccai un branco di cervi!
Quando mi accorsi che il sangue animale funzionava quasi come quello
umano, ritrovai la mia vera essenza e ritornai a vivere. Iniziai a
studiare medicina e dopo circa due secoli di esercizio per imparare a
mantenere l’autocontrollo sono riuscito a superare la sete di
sangue umano. Ormai per me è quasi inodore. Ma torniamo alla
storia… arrivai in Italia e conobbi i Volturi. Erano molto
più civilizzati dei vampiri inglesi, ma le loro abitudini
alimentari non erano affini alla mia indole. I Volturi sono coloro che
fanno rispettare la legge dei vampiri, sono come una casata reale,
quindi molto potenti. Sai, quando i lupi ti hanno rapita, abbiamo
chiesto il loro aiuto; è grazie a loro che siamo riusciti a
salvarti Bella. Nonostante siano esseri assetati di potere sono
comunque coloro che possono aiutarti quando sei alle strette diciamo.
».
Mi sorrise e continuò la sua storia.
«Non rimasi a lungo con loro, come ti ho detto, non avevamo
le stesse abitudini alimentari. Arrivai in America e iniziai a vivere a
contatto con gli uomini, visto che ormai il vampiro era solo una
leggenda. In quel periodo ci fu un’epidemia di
spagnola, Edward era in fin di vita, senza speranze. Ancora oggi sai,
ho il dubbio che sua madre avesse capito cos’ero,
perché mi disse “Devi fare tutto ciò
che puoi. Ciò che agli altri non è consentito,
ecco cosa devi fare per il mio Edward”. Allora lo feci, lo
salvai dalla malattia e lo trasformai. Vivemmo per poco soli; un giorno
conobbi lei. ».
Lo sguardo di Carlisle, di solito carico di affetto paterno, si riempi
di amore, amore puro, incondizionato, unico, l’amore per la
sua donna, l’amore per Esme. E lei ricambiava quello sguardo,
quell’amore era totalmente corrisposto ed era così
da quasi duecento anni.
Il seguito della storia fu Esme a raccontarlo, ne capii dopo il motivo.
«Carlisle e io ci conoscemmo in circostanza spiacevoli. Avevo
appena perso un bambino. Sai, l’avevo cercato tanto, volevo
diventare madre più di ogni altra cosa! Purtroppo il destino
ha deciso che io non ero adatta ad adempiere questo ruolo».
Un velo di tristezza le ottenebrò lo sguardo, nemmeno la
mano sulla spalla di Carlisle riuscì a farlo scomparire del
tutto.
Quando riprese a parlare, la sua voce, seppur sempre perfetta e
melodiosa, aveva un’intonazione diversa, più cupa
e sofferente di prima.
Come poteva pensare questo? Sicuramente lei era la persona
più adatta al ruolo di madre, non avrebbe mai dovuto pensare
una cosa del genere. Quando però tentai di dirlo, aprendo le
mie labbra per protestare, lei mi fermò con un cenno della
mano e riprese la sua triste storia.
«No Bella, non serve a nulla dirmi che non è
così… comunque ero triste, sconvolta dal dolore.
Era come se una parte del mio cuore, la parte che si era già
innamorata di quel bambino, si fosse staccata da me. Non potevo
continuare a vivere con quello sconforto, quella rabbia contro me
stessa, quella terribile consapevolezza di essere inadatta. Appena
uscii dall’ospedale guidai veloce fino alla scogliera e senza
pensarci troppo mi lanciai sugli scogli.
Volevo morire, non desideravo altro. Quando mi trovarono non si
preoccuparono nemmeno di controllare se ero viva o morta, mi portarono
direttamente all’obitorio. Carlisle mi trovò in
fin di vita e decise di salvarmi. Durante la trasformazione non capivo
cosa mi stava accadendo, ma quando al mio risveglio trovai lui ad
attendermi credetti di essere in paradiso con gli angeli. Da allora
l’ho amato e ho amato i figli che grazie alla sua
bontà e alla sua forza di volontà abbiamo
adottato. Bella, voi siete i miei figli, vi considero come tali, per me
voi siete coloro che riempiono quel vuoto lasciato dal mio bambino
perduto. ».
Un dolce sorriso carico di emozione brillò sul suo viso ed
io, che se fossi stata ancora umana avrei avuto le guance solcate dalle
lacrime, non facevo altro che pensare alla passione e
all’amore con il quale aveva detto quel
“voi”. Sentirsi dire dalla figura più
simile ad una madre nel tuo mondo, che per lei anche tu sei come una
figlia, è un’emozione unica e fortissima.
L’abbracciai di slancio, dosando la mia forza per non
spezzarla, ma trasmettendole tutto l’amore che provavo per
lei.
Anche Carlisle pareva commosso da quella scena e si unì
all’abbraccio.
Ora, grazie a quelle due persone fantastiche, avevo tutto
ciò che desideravo: dei genitori, dei fratelli, un fidanzato
che amavo e che mi amava da impazzire, ma la cosa più
importante, la cosa che aleggiava nell’aria in quel momento,
potevo identificarla anche senza l’aiuto di Jasper. Era
amore, amore puro, incondizionato e maledettamente potente. Era
l’amore eterno che solo un cuore non più umano
è in grado di provare.
L’atmosfera fu alleggerita da Alice che uscì
allegra come sempre sulla veranda e, con la sua vocina squillante,
iniziò a chiedere a tutti noi i programmi per la serata.
Solo allora mi ricordai del mio funerale, svoltosi soltanto poche ore
prima nel giardino anteriore.
«Alice, ma non c’è ancora tutto il
giardino da riordinare? ».
Alice rispose alla mia domanda con un sorriso, dicendomi allegramente:
«No! L’abbiamo già fatto mentre eravate
a caccia! Manca solamente di gettare la spazzatura nei cassonetti.
».
A quella notizia qualcosa nella mia mente scattò, come un
lucchetto che si apre, e rivelò un ricordo, un ricordo
recente, Angela!
Angela Weber durante il mio funerale aveva scritto e perso un
foglietto!
Magari non era qualcosa di importante e non avrebbe portato a niente,
ma c’era qualcosa nella mia testa che mi diceva che non era
affatto così, qualcosa che urlava che era un biglietto
importante, da recuperare prima possibile!
Bloccai Alice prima che rientrasse.
«Alice! Angela, oggi al mio funerale, ha scritto un biglietto
e l’ha lasciato cadere. Non so cosa fosse ma ho la sensazione
che fosse importante!! Ti ricordi nulla del genere?? ».
Vidi Alice pensierosa, ma prima che lei potesse rispondere la voce di
Rose mi diede la risposta che aspettavo.
«L’ho raccolto io, c’era scritto il tuo
nome e l’ho messo sul tuo letto. Pensavo fosse tipo una
lettera di addio, non l’ho aperta però.
».
Entrai in salotto e diedi a Rose uno sguardo di ringraziamento.
Con la mia nuova velocità mi fiondai in camera mia e, come
aveva detto Rose, trovai il biglietto sul letto.
C’era scritto “X Bella” con una grafia un
po’ traballante ma che avrei riconosciuto ovunque.
Angela era sempre stata la mia vicina di banco e ormai conoscevo la sua
scrittura.
Aprii con dita incerte il biglietto e ciò che vi lessi mi
lasciò basita.
Carissima Bella,
Non so nemmeno io cosa
ti sto scrivendo, forse sono soltanto sciocche coincidenze, forse sono
soltanto io che voglio sperare che quello che vedono i miei occhi non
sia vero. Bella, voglio rivederti e se stai leggendo questa lettera e
le mie supposizioni sono esatte, ti prego, ti imploro, vieni da
me…
Il tuo segreto
sarà al sicuro, ma ti prego, voglio rivederti.
Sei la mia amica
più cara, non abbandonarmi così.
Un bacio
Angela
Rimasi pietrificata, rilessi quel biglietto più volte, ma
non riuscivo a rendermi conto di cosa stava accadendo.
Scesi in salotto, trovando tutta la famiglia riunita.
«Angela sa che sono viva…» mormorai.
Lo stupore si dipinse sui loro volti.
Ma i guai non finivano mai?
Recensioni
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
18/08/10,
ore 15:20 - Capitolo 5: Past
& Present |
ecco le storie mancanti^^ ma
si, sono ancora a Forks. avrebbero destato troppi sospetti
fuggendo subito^^
cmq non resteranno li x molto, ma devono restare. vedrai nei futuri
capitoli spiegato bene il perchè^^
kiss
|
|
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Lo Sapevo! ***
Vi prego di perdonarmi!! sono
stata impegnata e non sono riuscita a postare! mi dispiace
immensamente!!!
spero che mi perdoniate
con il capitolo.
un bacio, e recensite^^
kiss
Dopo una nottata passata a discutere sul da farsi sembrava che la
decisione presa fosse quella di invitare Angela a casa nostra per
verificare cosa sapeva di noi.
Ero molto agitata,
avevo i nervi a fior di pelle e non riuscivo a stare ferma.
Edward e Carlisle
erano appena usciti per andare da Angela a consegnarle
l’invito. Quel pomeriggio, se lei avesse voluto,
l’avrei rivista.
Quando la porta
d’entrata si aprì, rivelando i volti di Carlisle e
di Edward, trattenni il fiato, temendo in un rifiuto di Angela.
«Ha
accettato, sarà qui per le due del pomeriggio. ».
Fu Carlisle a parlare,
mentre Edward mi affiancava e mi cingeva la vita con un braccio.
Fui felice che Angela
avesse accettato il nostro invito, era una di quelle persone che avevo
rimpianto della mia vita umana.
La mia
felicità però fu presto sostituita
dall’agitazione, dall’impazienza e
dall’ansia per il suo arrivo. Dopotutto il fatto che lei
sapesse o, comunque, intuisse ciò che mi era accaduto, non
significava che l’avrebbe accettata. Magari sarebbe arrivata
in casa loro con paletto, croce d’argento ed aglio, chi
poteva saperlo?
Oppure mi avrebbe
semplicemente detto che avrebbe preferito vedermi morta piuttosto che
vampira. Ma in un angolino del mio cuore c’era una vaga
speranza che invece mi abbracciasse e mi dicesse che le ero mancata,
era piccole e soltanto vaga, ma avrebbe potuto spezzarmi il cuore se
fosse stata delusa, ora che ne avevo ammesso l’esistenza.
Succede sempre
così no? Dici che non ti importa nulla, che te ne freghi del
giudizio degli altri, che la tua vita va avanti lo stesso, ma nel
momento in cui soli nella nostra camera ripensiamo a tutto e speriamo
anche solo per un secondo che le cose vadano bene, condanniamo il
nostro cuore al dolore.
Ero stata pronta a
perdere gli amici per diventare come Edward, ma ora che ero
così, ero disposta a perdere nuovamente un’amica
che mi aveva ritrovata?
Fu così che
tra pensieri e timori arrivò la fatidica ora. Eravamo tutti
riuniti in attesa. Sentimmo la ghiaia del viale scricchiolare sotto le
ruote di un’automobile e il motore avvicinarsi. Era arrivata,
era venuta! La speranza si intensificò e a poco servirono i
miei tentativi di attenuarla.
La portiera che
sbatteva, i passi incerti.
Ancora uno zampillo di
felicità ed aspettativa tentò di inondarmi il
cuore, ma ancora riuscii a fermarlo.
Il respiro profondo
prima di bussare ed infine quel battito mancato, quando Esme le
aprì.
Appena
entrò trattenni il fiato, ero una neonata, non potevo
controllare bene la sete e non avrei mai rischiato la vita di Angela
per il mio orgoglio, conoscevo i miei limiti.
Angela
entrò titubante, stringendosi al petto la sua grande borsa
marrone con entrambe le mani. I suoi occhi saettavano in tutta la
stanza, cercando di memorizzare ogni dettaglio e cercando me. Quando mi
trovò, trattenne il respiro e le pupille si dilatarono
leggermente per lo stupore. La bocca aperta in un’espressione
di sorpresa e poi le lacrime. Calde lacrime iniziarono ad appannarle lo
sguardo e a rigarle il viso. Abbandonò la borsa
all’entrata e si diresse verso di me. Immediatamente
però, Carlisle ed Esme la fermarono, mentre Emmett e Jasper
si avvicinarono impercettibilmente a me.
«Angela, non
puoi avvicinarti troppo, non sappiamo ancora se il suo autocontrollo
è sufficientemente forte.».
Le disse Carlisle. Lei
annuì e si rilassò.
«Vi ho detto
che sapevo tutto, ma non è vero, non so nulla… so
soltanto quello che avete cercato di trasmettere al
funerale.».
Angela
iniziò a spiegare sedendosi, sotto invito di Esme, sul
divano bianco. Tutti quanti ci mettemmo comodi, pronti per sentire la
storia che le aveva fatto capire cosa eravamo.
«Quando
andavo da mia Zia, d’estate, passavo molto tempo con una
vecchia signora che viveva li vicino. Aveva una passione per la
botanica e per.. per il linguaggio dei fiori. Quando ho visto le
composizioni al funerale, per non piangere ho riportato alla mente
tutti i suoi insegnamenti, quando ho scorto però il
ramoscello di rosmarino sono rimasta scioccata! E poi ho visto anche le
fresie… immortalità e mistero, in
un’unica composizione… adoravo Bella e mi sono
aggrappata a quella speranza, a quella vaga probabilità, a
quella situazione impossibile che sognavo tanto. Conosco Alice e so
benissimo che non lascia nulla al caso, e quindi ci speravo,
fortemente. Ho scritto la lettera e l’ho lasciata cadere a
terra. Poi ho aspettato. Ho pensato a moltissime
possibilità, ho sempre saputo che non vi eravate lasciati
per mancanza di amore, sarebbe stato stupido crederlo, vivevate in
simbiosi, eravate inseparabili, legati da un amore unico ed
infrangibile. Non poteva essere stato per vostra volontà,
quando poi ho saputo del suo suicidio e del ricatto di quel
lurido… », le mani di Angela si strinsero a pugno
sopra le ginocchia e i suoi denti presero a torturare le labbra.
Alzò lo sguardo e lo incatenò al mio, continuando
a parlare.
«Bella,
giuro, se lo avessi saputo sarei corsa ad avvertire qualcuno, ma
nessuno in città lo sapeva, sapevamo tutti solo la versione
di Black.», il suo sguardo si fece triste e di nuovo
pensieroso. «ora, non vorrei sembrarvi invadente, ma posso
sapere esattamente.. cosa siete? Perché una teoria
l’avrei… ma la mia parte razionale rifiuta di
accettarla senza spiegazioni…».
Edward sorrise,
probabilmente per i pensieri di Angela, ma io lo precedetti.
«Angela…»
iniziai insicura. Lei mi guardò ed io ripresi a parlare.
«non ho mai, e dico mai, dubitato della tua amicizia! So che
se anche solo un minimo sospetto ti fosse passato per la mente non
avresti lasciato perdere, ma avresti fatto di tutto per aiutarmi; ed
è per questo che ti ringrazio, per le spiegazioni
però, lascio ad altri la parola non sono mai stata brava con
i riassunti…». Le sorrisi non mostrando i denti
per evitare che il loro bagliore la spaventasse.
«E cosa
c’è da spiegare?» tuonò
Emmett con un sorriso sul viso.
No, no, no, non poteva
fare lui quel riassunto, Angela era troppo scossa, non potevano
permetterglielo.
Pregai con tutta
l’anima che qualcuno lo zittisse in tempo… ma a
quanto pare, nessuno mi ascoltava in quel momento.
«Black e gli
indiani erano mutaforma, tu li chiami licantropi, noi siamo vampiri,
Bella stava col vampiro, al cane non stava bene e l’ha
rapita. I vampiri l’hanno scoperto ed hanno fatto
un’enorme battaglia con i lupi e poi li abbiamo presi e gli
abbiamo fracassato il…».
«EMMETT!!!!»
Sei voci ringhiarono il nome di quell’orso senza cervello!
«Che ho
fatto?» chiese quell’imbecille facendo spallucce e
con un’espressione di autentica sorpresa sul viso. Guardai
preoccupata Angela temendo di vederla svenuta o terrorizzata, invece
sorrideva.
«Emmett, sei
un cretino! Hai la delicatezza di un cinghiale, la finezza di un
ippopotamo e l’intelligenza di un ratto! Anzi no, di una
mosca! Sei un ammasso di muscoli senza cervello!!!». Dalla
bocca di Rosalie fluirono insulti su insulti che mortificarono Emmett
facendo, però, scompigliare dalle risate il resto del
gruppo, Angela compresa.
Emmett finì
rannicchiato sulla poltrona a guardare Rose con timore, mentre lei lo
guardava in cagnesco. L’ultima minaccia; “un anno
di astinenza” aveva fatto impallidire Emmett, se
ciò ai vampiri può accadere, a lui era successo e
l’aveva reso innocuo.
«Angela,
come l’hai presa? Perdona la mia lentezza nello zittire
Emmett; confidavo che per una volta i suoi pensieri raggiungessero la
testa prima della bocca, ma purtroppo non è stato
così.».
Angela però
sorrideva.
«Non si
preoccupi dottore, sto bene e forse è stato meglio scoprirlo
così che non con un’atmosfera tesa e seria
no?».;
L’avevo
sempre ammirata per il suo sangue freddo e per la sua
razionalità. Insomma aveva appena scoperto di essere in una
casa infestata da vampiri e di vivere praticamente attaccata ad un ex
canile di licantropi… non era proprio normale reagire con
così tanta fermezza!
Eppure era Angela,
quindi non mi tartassai di dubbi sulla sua salute mentale.
Intanto Emmett
persisteva a mantenere il viso imbronciato, ostentando il labbro
inferiore con una smorfia a dir poco ridicola vista sulla faccia di un
bestione come lui.
Tentammo di ignorarlo,
mentre spiegavamo bene ad Angela che lei e la razza umana non erano sul
nostro menù, ma lo erano su quello di molti altri.
Nonostante tutti ci
fidassimo di Angela che aveva colpito in particolar modo Edward con i
suoi pensieri dolci per tutti, dovemmo avvisarla dei Volturi e del
rischio che avrebbe corso se avesse rivelato la nostra natura in giro.
Lei di nuovo sorrise.
«Sentite, ma
davvero credete che, primo, io sveli il vostro segreto e secondo, che
qualcuno mi ascolterebbe se dicessi che Dracula & company si
è trasferito a Forks?».
Inarcò un
sopracciglio per evidenziare la stupidità del nostro timore
e l’immaginarmi la mia famiglia, me compresa, nei panni di
Dracula mi fece sorridere.
Era tardi quando
Angela lasciò la nostra casa; Emmett e Rose la scortarono
per evitare incontri spiacevoli.
Infatti, secondo le
visioni di Alice, avremmo avuto visite da alcuni vampiri nomadi nel
futuro prossimo.
Quando la famiglia fu
di nuovo al completo Emmett fu sgridato nuovamente da Esme e ci fu una
seconda riunione per decidere come accogliere i nomadi e come
comportarci con Angela.
Visto che secondo
Alice i nomadi erano soltanto curiosi di conoscere il clan con gli
occhi ambrati, così diversi da loro, e non rappresentavano
un pericolo, optammo per un semplice benvenuto. Per difenderci in caso
di attacco Emmett, Jasper ed Edward sarebbero sempre rimasti a casa,
l’uno per la forza, l’altro per
l’esperienza e l’ultimo per la sua
capacità di leggere nel pensiero. Anche Alice sarebbe
restata disponibile, onde evitare per l’appunto attacchi
improvvisi.
La prudenza, mi
avevano insegnato in quella riunione, quando si tratta di altri vampiri
non è mai troppa. Tanto più se Alice non riusciva
a vedere quanti erano. Solitamente, mi aveva spiegato Jasper, i nomadi
viaggiano in coppia o da soli. Questi, però, erano
sicuramente più di tre, ma Alice non era certa del numero,
comunque saremmo stati in maggioranza, eravamo in otto noi!
I giorni seguenti
passarono allegramente tra le visite continue di Angela, che ormai
faceva parte della famiglia, e le zuffe tra i maschi Cullen.
Recensioni
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Una visita Sgradita ***
Scusatemi immensamente! sono
imperdonabile, lo so, mi scuso davvero con tutti! ho avuto impegni ma
non giustificano questo ritardo, spero vivamente che mi perdoniate e vi
lascio al capitolo, prima però un piccolo appunto, i
personaggi nuovi sono in parte inventati ma i nomi ed alcune
descrizioni sono delle citazioni da "le cronache dei gardella" [x
Nedas] e dalla saga di Anita Blake[Cherry]. baci e anche se nn le
merito, fatemi sapere con le recensioni che ve ne pare^^ baci8
I giorni passavano veloci, con Angela che ormai era parte della
famiglia ed Edward che tentava di recuperare il tempo perso con me.
Dopotutto, non dormendo, hai moltissimo tempo a disposizione in
più per fare ciò che ami. Nel mio caso, stare con
Edward.
Era un sabato mattina, quando Alice ci avvisò che i nomadi
avevano deciso finalmente di faci visita; sarebbero arrivati verso
mezzogiorno.
Erano in sei maledizione! E noi anche, visto che Rose ed Esme erano in
giro per negozi alla ricerca dell’arredamento per la nostra
futura casa. È già, ci saremmo dovuti trasferire
tempo fa, ma Angela e i nomadi visitatori avevano bloccato il nostro
trasloco, dando però più tempo ad Esme per curare
i dettagli della futura abitazione. Non era poi molto distante, era in
una periferia di Vancouver, non troppo distante dal Lynn Canyon Park e
dalla Cove forest. Era una casa isolata, vicino ai boschi e con tanta,
tanta selvaggina!
A complicare la nostra situazione però c’era anche
la mancanza di Carlisle, senza il quale la famiglia si sentiva sempre
vulnerabile.
Tentammo di contattarlo ma era in sala operatoria, e non avrebbe
ricevuto il messaggio fino all’una! Ed anche Rose ed Esme
erano parecchio distanti, avrebbero impiegato due ore comode per
arrivare a casa!
Dovevamo trattenere i nomadi con rapporti cordiali fino
all’una, l’una e mezza al massimo! Potevamo farcela
no? Lo speravo tanto…
I vampiri avevano deciso all’improvviso di venirci a fare
visita, all’inizio non capimmo questa rapidità, ma
poi Jasper ed Emmett piombarono in giardino punzecchiandosi sulle
scorrettezze di un certo combattimento. Convenimmo tutti quanti che il
fracasso provocato dai quei due aveva attirato i vampiri raminghi,
portandoli da noi!
Prendemmo le dovute precauzioni, fingendoci ignari del loro arrivo e
cercando di continuare normalmente la nostra routine, ma nel frattempo
Edward sondava il bosco con la mente ed Alice teneva d’occhio
le loro decisioni. Verso mezzogiorno e mezzo però qualcuno
suonò il campanello, sorprendendoci tutti quanti. Avevamo
pensato che i curiosi arrivassero dal bosco, non dalla porta principale!
Quando Edward aprì la porta però, non trovammo i
sei vampiri dagli occhi chermisi, ma una dolcissima Angela. Maledizione!
Ci eravamo tutti dimenticati che verso quell’ora veniva a
farci visita!
Ormai era troppo tardi per riportarla indietro, avrebbero sicuramente
fiutato la sua scia! Era intrappolata in quella situazione! Maledizione!
Sedemmo sul divano, io ed Angela, e la avvisai di ciò che
stava per accadere.
«Angela, queste creature non sono come noi, loro si nutrono
di sangue umano, sono degli assassini, degli esseri senza
pietà! Non esiterebbero a farti fuori!
Hai visto la nostra forza e la nostra velocità, non puoi
restare con noi1 ti prego Angela resta in camera finché non
sarà tutto finito! Ti prego!».
Angela insisteva a voler essere presente all’arrivo dei
visitatori, ma tutti noi eravamo contrari! Avrebbero tranquillamente
potuto scambiarla per un aperitivo, o un dolce di benvenuto! Purtroppo
Angela era maledettamente testarda, e non era facile convincerla a fare
qualcosa.
«Dai Bella, ci siete tutti voi a proteggermi! Anche se siete
inferiori di numero, cosa mai potrebbe accadermi?».
Non riuscivo a spiegare ad Angela quanto fosse pericolosa quella
situazione.
«siamo inferiori perché io non so nulla di
combattimento! Non mi sono mai allenata, non ho mai combattuto con
nessuno, sono inesperta ed inutile! Sono già un peso io,
devono già proteggere me, non posso permettere che abbiano
anche te da salvaguardare! Sei un’amica unica Angela, non
voglio permettere a niente e a nessuno di portarti via da
me!». Le dissi implorante abbracciandola. Speravo che il mio
sguardo le facesse capire come mi sentivo.
I miei occhi ormai non erano più rossi da far paura,
iniziavano ad essere d’oro come gli altri, soltanto qualche
piccola striatura rivelava il loro colore iniziale.
Non so se fu il tono della mia voce o un improvviso lampo di
consapevolezza a far rinsavire Angela, fatto sta che finalmente decise
di barricarsi nella camera di Edward, che dava sul giardino, fino al
momento in cui i nomadi se ne sarebbero andati.
L’ora fatidica indicata dalla nostra piccola veggente si
avvicinava sempre di più, ma i secondi erano lenti, li
sentivo quasi ticchettare nella mia testa, lenti e rimbombanti. Quando
mancavano esattamente cinque minuti all’una, come indicato da
Alice, Edward iniziò a percepire i pensieri dei nostri sei
visitatori. Erano due donne e quattro uomini, e si avvicinavano senza
pensieri in particolare, solo guidati dall’istinto, selvaggi
e senza timori, degli animali a sangue freddo.
Chiusa angela in camera ci schierammo sulla terrazza che dava sul
bosco, aspettando che le sagome spuntassero
dall’oscurità che solo il contrasto tra la luce
del mezzogiorno e l’ombra creata dal fitto fogliame che
celava il bosco poteva dare. Quando le sagome spuntarono
però, maledii me stessa per l’impazienza che avevo
avuto! Erano sei vampiri, disposti a ventaglio attorno a quello che
pensai fosse il capo del clan. Un uomo alto, dai capelli neri e corti,
scompigliati dal vento. La mascella pronunciata e la fossetta sul mento
rendevano il volto quasi bello, ma gli occhi chermisi annullavano
l’effetto dei lineamenti, e fecero mutare la mia impressione
da “bello” a “spaventoso”. Alla
sua destra stava una donna dai capelli di fuoco, lunghi e ricci, con
dei frammenti di rami e foglie incastonati nella folta chioma sembrava
una reincarnazione di Diana, la dea della caccia. I lineamenti e la
postura potevano essere definiti soltanto felini. Era una leonessa
assassina dagli occhi rossi, pronta ad ogni eventualità. Il
capo parlò, facendo risuonare nel giardino la sua voce
tenorile.
«Buon giorno, perdonate l’intrusione nel vostro
territorio, ma abbiamo sentito molte cose sul misterioso clan dagli
occhi gialli, volevamo vedere se le leggende su di voi erano
veritiere.». il suo sguardo guizzò rapidamente su
ognuno di noi prima di continuare, notando la nostra
impassibilità, solo sulla piccola Alice si
soffermò un secondo di più, facendo irrigidire e
ringhiare Jasper ed apparire un cipiglio di perplessità sul
viso di Edward.
«Sono un maleducato, vi presento il mio Clan. Questa
è Victoria, la mia compagna,» disse indicando con
un gesto teatrale la leonessa rossa accanto a lui, che di tutta
risposta alzò il mento in segno di saluto, senza fermare lo
sguardo.
«Questi due sono Fabian e Cherry, un’altra coppia
del mio gruppo», stavolta il vampiro indicò una
donna minuta, dai capelli corti e talmente biondi da sembrare quasi
bianchi. Il suo taglio di capelli era modernissimo e i suoi occhi erano
di un rosso diverso da quello degli altri, era una neonata,
sicuramente. L’uomo accanto a lei invece era alto e
muscoloso, non quanto Emmett ma di poco, con i capelli ricci e bruni.
Entrambi furono più cordiali della rossa, ma non si
sbilanciarono troppo, anche loro infatti si limitarono ad un cenno.
Quando poi il vampiro presentatore invertì la sua direzione
per dirigersi verso gli ultimi due componenti ci fissò con
uno sguardo strano, lo sguardo di un predatore.
«loro due sono Laurant e Nedas e io, sono James!».
Laurent era molto simile a James, solo meno selvaggio e dai lineamenti
ispanici. Nedas invece era rasato a zero, con la pelle ancora
più chiara e diafana di quella degli altri e gli occhi
magenta. I lineamenti erano marcati ed il fisico snello ma non smilzo.
Era quello che faceva più paura tra i sei, soltanto Victoria
faceva altrettanta paura e James, nonostante i sorrisoni, si vedeva
lontano un miglio che era uno stronzo di prim’ordine.
Fu Edward a parlare e a fare le veci della famiglia, senza staccare gli
occhi da James, mentre io dividevo mentalmente i nostri avversari. io
avrei potuto competere con Cherry, era una neonata ed era minuta,
Emmett senza dubbio con Fabian, Jasper con Nedas, era il più
esperto, quello che avevo meno timore di mandare al combattimento.
Edward poteva cavarsela con James, lasciando la piccola Alice con
Victoria. Purtroppo eravamo inferiori di numero e bisognava solo
sperare che qualcuno finisse prima il suo avversario per occuparsi di
Laurant.
«Buongiorno, io sono Edward Cullen, e questa è la
mia compagna, Bella, mia sorella Alice, con Jasper, il suo compagno, ed
Emmett, mio fratello. Se volete accomodarvi in salotto possiamo
attendere insieme l’arrivo di nostro padre Carlisle, di
nostra madre Esme e di nostra sorella, nonché compagna di
Emmett, Rosalie..». il tono fu cordiale, ma
quell’elenco dettagliato stava chiaramente a sottolineare che
non eravamo soli.
James piegò la testa di lato, come i cuccioli quando non
capiscono un comando e ti guardano persi, ma il suo sguardo era
tutt’altro che perso, ed il suo ghigno lo confermava!
«no, no, avete frainteso le nostre intenzioni, non vogliamo
conoscervi tutti insieme, ci interessa solo prendere la ragazza coi
capelli corti», disse accennando alice, «tutti gli
altri verranno fatti a pezzi, compresa l’umana nascosta in
casa!».
Maledizione! Cazzo! Laurant sarebbe corso immediatamente da Angela!
Cazzo! No, no, no, non potevo permetterlo, no, dovevo fermarli,
perché?
Che volevano da Alice? Che cosa volevano da lei? Perché?
Fu Alice sessa a porre le domande che mi vorticavano nella testa.
«E perché mai vorreste me?».
James ghignò di nuovo e fissando gli occhi sulla fragile
alice, iniziò a narrare la storia più orribile
che avessi mai ascoltato, con un gelo nella voce che soltanto una volta
avevo ascoltato, in un sogno lontano della mia vita umana, sono Jacob
mi aveva parlato così, quando con il ricatto, mi aveva fatto
capire di non aver scelta, di non poter far nulla, di essere impotente,
in balia delle sue decisioni. Quello stesso tono, quella stessa
cadenza, quella sicurezza ora uscivano dalle labbra del vampiro davanti
a noi, labbra che contraendosi a formare le parole di quella storia che
avrebbe cambiato di molto la vita di Alice e forse avrebbe spezzato
anche le nostre vite, per sempre.
Recensioni
|
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
04/09/10,
ore 16:24 - Capitolo 7: Lo
Sapevo! |
e invece ecco lo stronzo per
eccellenza xD, come nella precedente storia ho preferito stravolgere un
poco gli evanti ed ho aggiunto nuovi personaggi che si rivelerano
importanti ^^. spero ti piaccia il capitolo, baci
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Il passato che ritorna ***
Riecomi, come sempre in ritardo,
e come sempre ad implorare il vostro perdono. questo capitolo non so..
non mi convince, non mi piace, non so xkè xD
quindi vi prego di farmi sapere cosa ne pensate! cmp avviso,
tra i personaggi trattati, nessuno è originale, sono presi
da vari libri che adoro! ecco, dopo questa comunicazione id servizio vi
auguro buona lettura, sperando che lo sia davvero xD
Il vampiro iniziò a raccontare una storia, una storia
avvenuta all’incirca nel 1920, nello stato del Mississippi.
«Sapete, io
sono un segugio, adoro cacciare le mie prede, ma soprattutto adoro
collezionare profumi!» il vampiro parlava tenendo gli occhi
fissi su Alice, che sussultava e si stringeva a Jasper sempre di
più. Per ora la storia di James mi ricordava un libro letto
anni prima, che trattava di un collezionista di profumi che uccideva
per estrarre ed intrappolare l’odore dalle donne! Allora
avevo pensato che fosse un mostro, ed ora trovandomi davanti il suo
emulatore, ne avevo la conferma, un mostro!
«Nel 1920
stavo passando per il Mississippi, non volevo fermarmi, non avevo
ancora una vittima, ma quando un profumo meraviglioso
incontrò il mio cammino, mi fece fare una piccola
deviazione. Seguii la scia, cercando la persona che emanava quel
delizioso aroma, era impossibile resistere a quel dolce richiamo.
Raggiunsi una catapecchia, devastata dalle intemperie e dal tempo,
sembrava una prigione, ma da quel luogo provenivano urla e puzzo di
latrina. Era uno schifosissimo manicomio e tu piccola mia, eri una
piccola e sudicia sguattera con visioni ed in lista per la
lobotomia!». Lo sguardo di James, prima perso nel passato,
ora era tornato al presente, e con furore indicava Alice. «Ti
vidi dalla finestra della tua cella, sedata e legata per i polsi, con
gli occhi vacui e senza vita, persi in un altro mondo! Ma ti volevo!
Non mi importava nulla del tuo corpo o delle tue condizioni, volevo
soltanto dissanguarti e bere quell’aroma celestiale! Il tuo
sangue era una tentazione troppo forte per essere ignorata! Ma tu avevi
il tuo dottorino, il tuo amichetto da strapazzo! Già, un
vampiro per dottore! Non so cosa pensasse di fare quello schifoso, un
occhi gialli come voi, un sentimentale che non voleva lasciati morire
per mano mia, ma nemmeno poteva lasciarti in balia della follia medica
del tempo. Una lobectomia è un danno permanente, non saresti
guarita mai più! E il tuo dottorino non voleva perderti!
Falsificava certificati per te, credeva che la tua pazzia fosse
controllabile, credeva che fosse un dono! Quando fiutò la
mia scia e capì le mie intenzioni quel bastardo
preferì trasformarti! Ti sedò, ti morse, e ti
diede per morta! Mary Alice Brandon è morta il 15 Novembre
del 1920! In una lercia prigione per malati mentali! Gettata in una
schifosa fossa comune!», la voce di James era cresciuta di
tono, ormai urlava quasi, invaso dalla frustrazione e dalla rabbia del
passato. Intanto Alice singhiozzava inerme tra le braccia di Jasper,
che solo grazie alle mani dei fratelli, arpionate alle sue spalle, non
era ancora saltato addosso a quel killer psicotico. Ma James
continuò comunque la sua storia, non curandosi dei suoi
spettatori. «Volevo assaggiare il tuo sangue, ma non mi
servivi più ora che eri contaminata! Feci a pezzi il tuo
salvatore e me ne andai! Ma in tutto questo tempo ti pensavo, volevo
sentire ancora il tuo odore, volevo sentire come era mutato con il
mutare della tua natura! Ed è ancora ottimo sai? Victoria
sapeva di vaniglia, Fabian ricordava la liquirizia, Cherry sapeva di
latte e menta, Nedas… Nedas era uno spettacolare giglio,
mentre Laurant odorava di pioggia e di bosco! Manchi tu alla mia
collezione, un tempo sapevi di pesche e panna, ora sai soltanto di
fiori di pesco! Ma non mi importa! Ti avrò!» i
suoi occhi si dilatarono formulando quelle frasi, così come
si erano dilatati quando notava i sussulti di Alice a sentire
così brutalmente la verità sul suo passato! Aveva
avvolto le sue dita attorno alla mano di Jasper, che la sorreggeva e le
dava forza. Edward ed Emmett erano maschere di collera, io provavo
rabbia pura, quella rabbia che senti esplodere nel petto! Ma prima che
potessimo fare qualsiasi cosa, James parlò nuovamente.
«Io ti
avrò piccola Alice, ma prima perdonami, devo ammazzare la
tua famiglia!» un ghigno gli spezzò la faccia a
metà in una smorfia di pura follia. In
quell’istante Angela scese dalle scale ed entrò a
far parte delle nostre file, sciocca Angela!
«No!»
urlò Angie, ma quasi nessuno la considerò. I
nomadi si misero in posizione d’attacco, inviai ad Edward i
miei pensieri sull’attacco, e lui prontamente li
comunicò agli altri. Proprio mentre la rossa stava per
attaccare un rumore di corsa nella foresta ci bloccò. Era
sicuramente un vampiro e si stava dirigendo proprio verso di noi.
I nomadi si disposero
a cerchio rapidamente, erano addestrati all’attacco e alla
difesa del clan, erano macchine da guerra maledettamente ben addestrate!
I passi veloci nel
bosco si fecero sempre più vicini finché non si
arrestarono a pochi metri dal confine con gli alberi. Una voce limpida
e profonda fendette l’aria: «Non azzardatevi a
muovere un dito!». Un vampiro iniziò a camminare
verso la casa, si scorgeva soltanto l’ombra prima, ma poi la
sua figura usci dagli alberi a testa china, fermandosi sulla destra del
gruppo di nomadi, ma rivolta verso di noi. Era alto, abbastanza
muscoloso e con i capelli biondi arricchiti da riflessi d’oro
che non avevo mai visto prima, leggermente mossi che gli ricadevano sul
viso, fino a celarne la metà destra, adombrando quella
sinistra. Quando alzò la testa e fissò i suoi
occhi azzurri, simili a quelli degli husky, su di noi vidi cosa
celavano i folti capelli. Il suo volto sembrava spezzato a
metà, la parte sinistra pallida, perfettamente liscia e
bella. Gli zigomi alti, il naso e le labbra perfetti, gli occhi
entrambi bellissimi, solo che uno era incorniciato da meravigliose
ciglia bionde e da candide palpebre, mentre l’altro era
attorniato da cicatrici ancora più bianche, simili a quelle
di Jasper come colore, ma di forma differente. Non erano stati i morsi
di un vampiro a sfigurargli la metà destra del viso, fino a
renderla un ammasso di tessuto cicatriziale. Non conoscevo abbastanza i
vampiri per conoscere a fondo le cose che potevano danneggiarli, ma
sapevo del fuoco, così come sapevo che non era casuale la
somiglianza di quelle cicatrici alle ustioni umane, l’unica
diversità era nel bianco traslucido delle sue. Ma quel viso,
nonostante le cicatrici, risultava meravigliosamente bello, etereo,
soltanto ad un angelo vendicatore avrei potuto associare un viso
simile.
Un sorriso gli
incurvò le labbra scrutando le nostre espressioni stupite,
ma si spense nel fissare gli occhi su James. Quando parlò la
sua voce riempì l’ambiente, sembrava quasi di
sentirla come un tocco leggero sulle braccia.
«La mia
scortesia passerà alla storia se non mi
presenterò. Sono Asher e se voi lo permettete, vorrei fare
due chiacchiere con Monsieur James e la sua putain.».
La mia conoscenza del
francese era veramente scarsa, ma quella parola la capii alla
perfezione, lo stesso vale per Victoria, che ringhiò.
Ad un cenno di Edward,
che lo invitava a proseguire, Asher iniziò a camminare per
il giardino, tra noi e i nomadi, saettando con lo sguardo da James ad
Alice. Cambiando espressione a seconda del volto che incontrava.
Troppe notizie
sconvolgenti del passato di Alice stavano venendo a galla quel giorno e
Asher, ci avrei scommesso, era un’altra parte di quel passato
che per lei era ignoto.
Asher si
fermò davanti a James, e solo allora mi accorsi del suo
abbigliamento bizzarro. Indossava una camicia nera, di foggia antica,
con maniche di pizzo che allargandosi mostravano soltanto le punte
delle dita. Ricordava molto le camicie in voga ai tempi dei
moschettieri, tutte pizzi e merletti. Sul petto si apriva in una
profonda V, che lasciava scoperto gran parte del torace,
anch’esso segnato dalle fiamme. La camicia, che addosso a
chiunque altro avrei giudicato femminile, quasi bizzarra, gli stava
alla perfezione, infilata nei pantaloni di pelle neri, fermati da una
cintura dalla fibbia argentea, talmente aderenti che sembrava fossero
stati cuciti direttamente sul vampiro. Per completare
l’abbigliamento indossava un paio di stivali di cuoio nero,
che arrivavano sopra il ginocchio, anch’essi di foggia
antica, come la camicia.
Il suo portamento era
impeccabile, era stato sicuramente un nobile, probabilmente francese,
di età più prossima a quella di Carlisle che a
quella di Jasper. La sua voce dilagò nuovamente
nell’aria, diventando quasi liquida, palpabile, lasciando di
stucco tutti coloro che rendevano il giardino di casa Cullen, troppo
affollato! Il mio scudo non la bloccava, quindi non poteva essere
un’illusione!! Cos’era quel vampiro? Cosa ci stava
per narrare? Qual’era la verità
sull’oscuro passato di Alice? Lo stavamo per scoprire!
Recensioni
|
|
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
07/10/10,
ore 17:43 - Capitolo 8: Una
visita Sgradita |
eccoti la risposta alle tue
domande, è un pazzo, ed ha motivi passati da rivendicare.
per di più i cullen sn in inferiorità numerica..
cmq hai seguito l'altra mia ff, ti chiedo di fidarti xD
cmq che te ne pare di questo nuovo capitolo?
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** domanda ***
ciao lettori! vi devo chiedere un parere.
preferite un capitolo breve, che sarebbe il penultimo, e poi un'altro
capitolo, che è l'ultimo...
oppure un'ultimo unico capitolone?
perchè il capitolo breve l'avrei pronto e riuscirei a
postarlo anche stasera se mi risponderete presto, altrimenti senza
problemi domani pomeriggio.. per quello più lungo.. mi
dovreste concedere ancora un paio di giorni, mi risultano difficili da
scrivere queste ultime fasi xD
fatemi sapere, bacioni
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Darkness & Light ***
come ha suggerito la maggioranza
di voi, eccovi il mezzocapitolo xD spero davvero che vi piaccia,
è stato veramente difficilissimo scriverlo, l'ho ricorretto
100000 volte!!! fatemi sapere cosa ne pensate, sono davvero curiosa di
scoprire i vostri pareri. questo è il penultimo.. che
tristezza :'( ...bacio
ps. X chi volesse leggere tutto il megacapitolo insieme, appena
avrò finito tutto posterò prima la seconda
metà del capitolo, poi il capitolo intero, cos' potrete
leggerlo unito o diviso.
«Vedo nei tuoi occhi una scheggia di paura, cacciatore di
profumi; ed è molto positivo! Significa che non ti sei
scordato di me, significa anche che nonostante la tua
stupidità, la tua ignoranza e la tua… grossièreté..
come dite voi? maleducazione?».
Un sorriso gli deformò il volto, rendendolo terrificante; la
parte bruciata era insensibile, non rispondeva più agli
stimoli celebrali risultando immobile, morta… Nel frattempo
sul volto di James, prima impassibile, si stava facendo strada
l’espressione del terrore. Asher inclinò la testa
e come poco prima aveva fatto James, con voce tagliente e aspra,
iniziò a parlare, fissando gli occhi sul, come
l’aveva chiamato lui, cacciatore di profumi.
«Credevi forse di avermi ucciso? Credevi fosse
così semplice? Spezzarmi a metà e dar fuoco ad un
edificio di pietra? Sei maledettamente stupido se lo pensi! Primo
punto, la pietra non brucia, secondo punto, hai lasciato le parti
unite, ci ho messo 3 minuti a ricompormi e a fuggire! Solo che il fuoco
era arrivato comunque a colpire il mio corpo… a deturparlo e
a renderlo mostruoso!» la voce di Asher si alzava man mano,
creando un’enfasi nel suo discorso quasi teatrale. Non vidi
la mano muoversi, ma in un nanosecondo James finì contro un
albero, spezzandolo, mentre Asher aveva ancora la mano levata, intento
a sfiorarsi la parte del viso divorata dalle fiamme, perso in un
passato lontano, ricordando forse com’era prima che quelle
orrende cicatrici gli scalfissero il viso. James si rialzò
quasi tremante, ma non fece in tempo a risollevarsi totalmente,
perché Asher gli fu addosso, con una mano ancorata al suo
collo, alzandolo da terra di un metro e stringendo tanto forte che sul
viso apparvero piccole crepe, come se fosse stato un vecchio mobile
ricoperto da vernice scrostata.
«Sono anni che ti seguo, sono anni che tengo
d’occhio Alice aspettando che tu ti faccia vivo, attendendo
nell’ombra di poterti ritrovare!» la bocca si Asher
si avvicinò al viso di James, e la sua voce si fece un
sussurro minaccioso…
«La tua ora è giunta. Hai finito di collezionare
morte e terrore, hai finito di rubare tenere vite soltanto per il gusto
di saggiare una nuova fragranza! Sei malato, lo sei sempre stato. Sei
un pericolo, e per questo ti ucciderò! No, non fare
così, non tremare, non implorare, non mi interessano le tue
vane parole, non mi interessano i tuoi inutili tentativi di placare la
mia ira, di acquietare il mio animo, solo con la tua disfatta
avrò pace, solo vedendoti bruciare urlante tra le fiamme
dell’inferno che io stesso accenderò per te mi
farà sentire nuovamente sereno!».
L’aspetto più terrificante di quella scena rea il
viso del vampiro biondo sfigurato, era pacifico, sereno, senza
preoccupazioni, soltanto gli occhi erano vuoti, maledettamente vuoti,
non c’era più un’anima dentro quelle
pupille, o almeno, non c’era più
un’anima che provasse emozioni diverse dalla quiete
nell’uccidere James, che ormai aveva abbandonato
l’aria baldanzosa, lasciando spazio a singulti, invocazioni
di pietà e struggenti scuse. Ma gli occhi color ghiaccio di
Asher non lasciavano spazio alla compassione, c’era solo sete
di vendetta, odio, e un piacere nascosto nell’uccidere colui
che l’aveva sfigurato per l’eternità,
rendendo il suo volto, un tempo angelico, una maschera di sofferenza.
Tutto ciò che successe poi, fu troppo veloce e surreale per
essere descritto! Asher staccò la testa di James con un
movimento fulmineo, lo fece a pezzi e immediatamente gli diede fuoco.
Lingue di fuoco blu e giallo lambirono i resti del vampiro,
riflettendosi e scintillando negli occhi di quello che ora come ora,
era il nostro salvatore. Ma chi diavolo era? Cosa lo aveva portato da
noi? Perché James l’aveva quasi ucciso?
Perché stava tenendo d’occhio Alice? Mi sentivo
come un bambino che tenta di costruire un puzzle con mille pezzi, e
quando arriva alla fine si accorge che molti sono caduti a terra, e li
deve cercare, deve incastrarli, deve trovarli e ricomporre quel puzzle.
Per noi quel puzzle era il passato di Alice, avvolto nella tenebra
più nera, che forse però, trafitto dai raggi di
luce riflessi dalla chioma di Asher e dal chiarore delle fiamme del
corpo di James, si sarebbe diradata, per farci scorgere
cos’era accaduto cento anni prima alla nostra piccola fatina.
Gli altri nomadi non avevano creato problemi, soltanto Victoria ci
aveva costretti ad immobilizzarla, perché disperandosi della
perdita del suo amato, aveva tentato di ammazzarci tutti. Poreveretta,
in un certo senso la capivo, l’amore è cieco, e il
tuo innamorato sarà sempre la persona più
meravigliosa del mondo, perché vedi in lui riflesso il tuo
amore, non ti importa cosa ha fatto in passato, o cosa ti ha fatto. Se
è vero amore non vedi nulla se non i suoi occhi, il suo
sorriso. Non vedi l’inganno che possono celarti quelle
labbra, non capisci che per lui sei solo un gioco, un passatempo
occasionale, come facevo a non capirla? Avevo vissuto il dolore di
perdere un amore, l’avevo ritrovato certo, ma mi ero anche
suicidata sicura di non rivedere mai più gli occhi di
Edward. Un brivido mi scosse al ricordo di quel periodo grigio della
mia vita, ma ormai era passato, stavo bene, e solo questo contava!
Cherry e Fabian si erano dissociati dal gruppo, erano vittime, solo una
coppia di fidanzatini colti soli ed indifesi in un parco. La loro
sfortuna fu che quella notte gufi e civette non erano gli unici
predatori in agguato, e che entrambi avevano avuto un profumo
inebriante. Ci salutarono e si scusarono per il disturbo, non sapevano
davvero le intenzioni di James, fu Edward a confermarlo, erano
veramente dispiaciuti e non amavano molto la loro nuova vita, ma erano
insieme, e per loro era l’unica cosa importante. Laurant si
era dato alla fuga immediatamente, restava solo Nedas.
Pochi secondi dopo arrivarono di gran carriera Esme, Carlisle e
Rosalie, rendendoci così più forti a livello di
combattimento, ma ormai il pericolo era cessato. Carlisle prese subito
le redini della situazione brillantemente, con una presentazione
cordiale e maledettamente educata, ma Nedas non parlava, fissava il
mucchio di ceneri che un tempo era James, e Victoria singhiozzante.
«Mio Dio…».
Edward accanto a me si lasciò cadere a terra, con la testa
fra le mani e ripetendo incessantemente “mio Dio, mio Dio,
come è successo? Come ha potuto? Mostro, mostro!”.
«Edward, Edward, maledizione Edward rispondimi, cosa
è accaduto? Chi è un mostro? Ti prego amore mio
parlami!!!».
Quando alzò gli occhi su di me, lo sguardo che colsi mi
lasciò vuota. I suoi occhi erano neri, quasi lucidi; stava
piangendo nell’unico modo concesso a noi immortali. Si
ricompose, mi abbracciò stretta e poi si avviò
verso Nedas.
«Fallo! Leggo nella mente, so cosa vuoi! Fallo, non mi
importa nulla di lei, ho visto cosa ha fatto, ho visto la tua storia,
la spiegherò io agli altri quando te ne sarai andato, vai, e
se poi vorrai ancora, torna da me, e lo farò!».
Gli occhi magenta di Nedas lasciarono trasparire
perplessità, sostituita subito però da un misto
di odio, gratitudine e rabbia. Prese Victoria per i capelli e la
trascinò urlante nella foresta. Le urla non erano molto
lontane, e durarono molto, troppo, prima che una colonna di fumo nero
si alzasse dalla boscaglia. Lo sguardo di tutta la famiglia era rivolto
ad Edward, che però con un cenno fece capire che avrebbero
affrontato dopo l’argomento, con più calma. Fu un
flebile singhiozzo a riportarci alla realtà. Angela stava
piangendo silenziosamente, tremante e sconvolta, ma dritta e a testa
alta. Era una ragazza straordinariamente forte! Aveva sopportato una
lotta tra vampiri, minacce di morte e racconti agghiaccianti, senza
battere ciglio quasi. Dopo infiniti minuti di silenzio, Carlisle
parlò:
«Amico mio, permettimi di chiamarti così, hai
salvato la mia famiglia in un momento di debolezza, cosa
potrò mai fare per ricompensare questo tuo gesto?».
Asher alzò lo sguardo dalle ceneri ormai spente, e lo
puntò su Carlisle. Sorrise serenamente.
«Chiamami pure amico, mon
ami… perché io ti considero tale; E
no, non voglio ricompense per ciò che ho fatto, i piaceri si
pagano, non vengono pagati. Permettetemi di raccontarvi la mia storia,
e poi sparirò nell’ombra da cui sono
venuto.» concluse con un inchino antico e con il volto meno
sorridente. Era abituato a nascondersi da tutti, si vergognava di
quello che era, si vergognava di farsi vedere. Non capiva che persino
con quelle cicatrici restava bello come un angelo? Ad un cenno di
Carlisle, entrammo tutti in casa, pronti per sentire un’altra
storia, altre rivelazioni, altri shoccanti avvenimenti e, sperando di
udire la parola fine.
Recensioni
|
|
LadySile
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
22/10/10,
ore 20:33 - Capitolo 9: Il
passato che ritorna |
se le protagoniste umane di
libri e film seguissero i consigli non accadrebbero tutti ste casini xD
comunque si, asher è un bel personaggio positivo! basta
psicopatici! spiegherò meglio la sua psiche nel prossimo
capitolo, ed ultimo :'(
ciaociao
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Luce ***
Ed eccomi qui, con L'ultimo
capitolo di questa storia. è tristissimo pubblicarlo sapete?
comunque, pero che questo poemetto fatto capitolo vi piaccia. visto che
è l'ultimo, fatemi sapere cosa ve ne pare della mia storia,
mi piacerebbe davvero moltissimo poter leggere i vostri pareri
complessivi...
Aurevoir....
Ci dirigemmo tutti quanti in salotto, sorreggendo un’Angela
tremante, che però si ostinava a restare ed a voler
conoscere tutta la storia.
Una volta accomodati,
Asher perse la parola e mantenendo quel suo tono di voce fluttuante
iniziò il suo lungo discorso:
«Vi prego di
sistemarvi abbastanza comodi, questo racconto non è dei
più corti e tantomeno dei più piacevoli. Sono
nato nella Francia del ‘600, sotto il dominio de Le Roi Soleil, il
Re Sole. Ero uno dei fanciulletti nobili che abitavano le sue regge e
fin da piccolo sono stato educato alle regole dell’etichetta
e del Bon Ton. Quando all’età di
vent’anni divenni l’oggetto delle attenzioni della
regina, che mi trovava molto bello, il Re decise che la mia ora era
giunta e senza troppi scrupoli mi fece gettare nella Senna. Non so come
riuscii a restare in vita tanto a lungo, fatto sta che una vampira mi
trovò esanime sulla riva e, dato che stavo morendo e non
c’era altra soluzione, mi morse, trasformandomi in immortale.
Purtroppo in quel periodo le superstizioni e le leggende erano
considerare reali. Fu così che gli abitanti di un paese nel
quale io e Joanna, così s chiamava la mia creatrice,
risiedevamo diedero fuoco alla nostra dimora. Io ero a caccia in quel
momento, sentii troppo tardi il fumo e le urla… non arrivai
in tempo. Non corsi abbastanza in fretta…» gli
occhi del vampiro divennero vacui e iniziarono a vagare in mondi
antichi, trascinandoci con lui nei suoi ricordi. Un velo di tristezza
li ricopriva, provava un rimorso, un senso di colpa terribile per
quella perdita.
«Soffrivo
tantissimo e lasciai che l’odio mi sopraffacesse. Uccisi
tutti coloro che avevano partecipato all’assassinio della mia
amata; uomini, donne, ragazzi e ragazze, tutti! Solo quando arrivai a
due bambini mi fermai. Non ce la feci, non ero così mostro
da uccidere anche quelle due creature! Corsi via disperato, non volevo
più vivere, non volevo più uccidere nessuno. Fu
in quel momento, dopo mesi e mesi di astinenza forzata e di errori che
trovai la mia salvezza, fu allora che assaggiai il sangue animale e
capii che poteva bastarmi. Ormai mi nutro solo di quello da secoli.
Dopo molto allenamento potei stare a contatto con gli umani, ma era
comunque una sofferenza… Un giorno, mentre passeggiavo per
le vie di una piccola cittadella nello stato del Mississippi, negli
Stati uniti, che per me erano una grande novità, era tutto
molto più facile, nuova vita, nuova identità e
poca burocrazia! » un sorriso alleggerì il suo
viso angelico, ma prima di arrivare agli occhi si spense, riportando le
labbra alla loro naturale inespressività.
«Tornando a
noi, passeggiavo per la strada quando vidi lei, Alice, o meglio, Mary
Alice Brandon. Una piccola ragazzina dei bassifondi, accusata di essere
una pazza visionaria. Lei per me non aveva odore! Avevo sentito tanto
parlare delle cantanti, ma non credevo esistessero, e tantomeno credevo
di poter trovare la mia! La seguii nel manicomio, mi feci assumere per
poterla proteggere e osservare. Eri fantastica sai? Pestifera fuori
misura, ma meravigliosa. Eri come una figlia per me, non
c’era attrazione, c’era solo un affetto
immenso.» Disse queste ultime parole guardando
Alice e concedendosi la beatitudine di un sorriso, espressione di
emozioni così rare per quel volto… quando riprese
a parlare il suo tono era quasi più leggero, più
ineffabile di prima.
«Passavamo
giornate intere a giocare a carte, a scacchi, a morra cinese, ma
vincevi sempre perché prevedevi tutte le mie mosse! Ti stavo
aiutando a controllare le tue visioni, che altro non erano che un
potere! Volevo aiutarti, facendoti sembrare normale al direttore.
Riuscivo sempre a far ritardare la data della tua lobotomia, e saresti
guarita benissimo, avresti fatto una vita magnifica se quel verme non
ti avesse fiutata! Appena capii cosa voleva farti era tardi, non avevo
altra scelta se non trasformarti! Quando James lo scoprì si
infuriò e tentò di uccidermi, fallendo, ma
riuscendo a distruggermi l’aspetto.» con un gesto
involontario fece cadere la sua chioma dorata sulla parte sfregiata del
viso, celando le cicatrici. Angela, che sedeva accanto a lui, con me
accanto, ci stupì prendendo la ciocca dei capelli che era
ricaduta sul viso e scostandola, incastrandola dietro
l’orecchio di Asher, che pietrificato fissava
l’umana che l’aveva privato del suo rifugio contro
gli sguardi indiscreti. Chissà quanti ne aveva subiti nel
corso dei secoli…
L’atmosfera
si riempì di imbarazzo, tra Angela che aveva interrotto,
arrossendo vistosamente, il contatto visivo con il biondo vampiro e che
ora se ne stava rannicchiata sul divano tentando di evitare gli sguardi
curiosi di tutta la mia famiglia, ed Asher, che sbigottito faticava a
ricomporre la sua espressione.
Quando finalmente
l’atmosfera si rilassò, la melodia creata dalla
voce magica di Asher riempì nuovamente la sala.
«Quando mi
accorsi che tu eri sparita e che quel verme probabilmente era ancora in
circolazione l’ho seguito, sono secoli ormai che nascosto
nell’ombra seguo i suoi movimenti, erano secoli che speravo
ti avesse dimenticata, ma mi sbagliavo! Quando ho visto che si stava
avvicinando nuovamente a te ho deciso che era tempo di regolare i conti
in sospeso e di proteggerti un’ultima volta. Sul passato ho
terminato la mia storia, ma sono disponibile ad ogni vostra domanda o
richiesta di delucidazione.».
Con un movimento
aggraziato si lasciò avvolgere dal soffice divano bianco, ed
incrociando le mani in grembo attese la valanga di domande che sapeva
sarebbero arrivate. Il primo a trovare il coraggio fu Jasper, il nostro
soldato, che non si smentì, andando direttamente al lato
tecnico della faccenda.
«Oltre ai
miei più sentiti ringraziamenti per aver salvato me e la mia
famiglia oggi e colei che mi ha restituito una ragione per vivere anni
fa, chiariscimi qualche dubbio riguardo i tuoi poteri e le tue tecniche
di battaglia, te ne prego. No sono riuscito a comprendere i tuoi poteri
appieno.».
La risposta di Asher
non tardò ad arrivare.
«Non
ringraziarmi, non è necessario, l’ho fatto con
quel poco di cuore che mi resta… Passiamo dunque alla
domanda che mi hai posto, i miei poteri; Beh, che dire, sono in grado
di manipolare con il tono di voce. Posso farti tremare di paura,
fremere per il desiderio, posso sgretolarti la pelle perfino, non
è un potere catalogabile, non è mentale,
è molto simile alla tua empatia come metodica, ma a
differenza del tuo potere, il mio può ferire
fisicamente.»
Ora si spiegava il
formicolio che provavo sulla mia pelle quando parlava, era veramente
potente se nemmeno il mio scudo riusciva ad escluderlo totalmente.
Emmett in
quell’istante si alzò e si mise di fronte al nuovo
arrivato, con un sorriso sornione e gli occhi da bambino che non
anticipavano mai nulla di buono.
Ed ecco il mio
sospetto confermato dalle parole dell’orso scemo della
famiglia!
«Non ci
credo!! Fammi provare dai! Qualunque cosa!! Dai, dai, dai, ti prego!!!
Asherino, non dirmi di no!!! ».
Quando
arrivò al punto di chiamarlo “Asherino”
e di fargli gli occhioni da cerbiatto abbandonato, provai un senso di
imbarazzo al suo posto! Ma la dignità l’aveva
persa durante la trasformazione?
Ed è meglio
tralasciare i dettagli dell’espressione di Asher a quelle
richieste, tra il perplesso e l’allucinato, raggiungendo
l’apice con l’espressione schifata al suono del suo
soprannome. Quando fece saettare i suoi occhi in cerca di un appiglio
al quale aggrapparsi, trovò io miei, e quel momento di
comprensione reciproca ci fece scoppiare in una sonora risata.
«Lo devo
fare veramente?» chiese allora, singhiozzando ancora per il
riso, a Carlisle e agli altri membri della nostra famiglia. Quando vide
che tutti sorridevano ed alzavano le spalle annuendo (esclusa Rose, che
se avesse potuto sprofondare l’avrebbe fatto), si
voltò verso Emmett, che faceva il finto offeso per essere
stato preso in giro, ed usò il suo potere. La scena che
seguì fu comica oltre ogni dire!
Asher
iniziò a parlare.
«Emmett,
trema!», ed Emmett mutò espressione, trasformando
i suo viso in qualcosa che non avevo mai visto su quei lineamenti,
terrore!
«Emmett,
ridi e saltella per la stanza. Senza danneggiare
nulla!». L’ultima aggiunta nell’ordine fu
dettata dallo sguardo preoccupato di Esme, che poi si
rilassò, e con tutti si godette lo spettacolo di Emmett, in
versione Heidi che saltella tra i prati ridendo. Immaginate solo per un
momento, un ippopotamo, con un tutù rosa che saltella qua e
là ridendo, ora mettete Emmett al posto
dell’ippopotamo e togliete il tutù; era uno
scenario agghiacciante! Ricordava il cartone Disney
“Fantasia”, per l’appunto la parte di
ippopotami ed elefanti!
Quando finalmente
Asher fece fermare un Emmett incredulo e per la prima volta in vita sua
imbarazzato, ci concedemmo un attimo di quiete e serenità,
doveroso dopo la giornata infernale che noi tutti avevamo passato.
Fu Edward stavolta ad
interromperla con una domanda che aveva sfiorato anche me.
«Come fai ed
essere così rapido nei movimenti? Faticavo io stesso a
vederli!»
«Quando non
riuscii a salvare Joanna iniziai ad allenarmi, a correre a
più non posso, a combattere e a migliorare le mie tecniche.
Ho sempre pensato che se fossi stato più veloce
l’avrei salvata! Così con il tempo sono
migliorato, ed ora sono molto veloce.».
Dopo altre domande di
Carlisle, interessato dalla scelta di Asher sulla dieta, avvenuta in
modo così simile al suo, e domande generali sui Volturi, con
i quali non aveva mai avuto a che fare, sui licantropi, e di
conseguenza un breve riassunto della mia vita, la nostra conversazione
fu interrotta da un rumore di passi dal giardino.
Dalle vetrate del
salotto vedemmo Nedas spuntare dagli alberi e guardare verso di noi. Ma
non guardava tutti, guardava Edward, solo Edward, il quale si
alzò senza proferire parola, e lo seguì nel
bosco. Dopo un’ora circa un’altra nube violacea si
alzò verso il cielo, facendomi fremere il cuore dal terrore
e lanciando al famiglia nel panico!
Lo spuntare di Edward
dal bosco anticipò di pochi nanosecondi la mia corsa
disperata verso quella colonna di fumo, che ultimamente avevo visto
troppo spesso!
Gli occhi neri di
Edward dicevano molte cose, una tra queste era che ci stavamo per
addentrare in un’altra storia, in un altro racconto, in
un’altra epoca, ma altrettanto tenebrosa e drammatica.
Quando
entrò non si sedette, guardò Asher, fece una
domanda:
«Lo sapevi,
c’eri, perché non hai fatto nulla?»
ottenne la risposta di Asher;
«Lo sapevo? Oui,
c’ero? Si, perché non ho fatto nulla?
Perché sarebbe stato un inutile suicido ed avrei sacrificato
la mia vita e la vostra per una vita ormai perduta.» e dopo
di ché annuendo iniziò a parlare rapidamente.
«Poche
domande, vi prego, ho promesso riservatezza a riguardo, e per me non
è facile raccontarvi questa storia! Nedas, l’ho
ucciso, si è fatto uccidere, non voleva più
vivere su questa terra! Anni fa, Victoria lo incontrò in un
locale, mentre era ancora umana, tentò di abbordarlo, ma lui
la rifiutò perché stava per sposarsi con Lilith,
la sua fidanzata fissa da ormai tre anni. Victoria offesa si
addentrò ubriaca in vicoli che non avrebbe dovuto percorrere
e fu trovata da James, che la trasformò.
Per vendetta
andò poi a casa di Nedas e Lilith, uccise lentamente la
ragazza sotto gli occhi increduli di Nedas, mentre James lo bloccava.
Non lo trasformò subito, lo fece diventare il suo concubino
prima, lo schiavizzò, lo portò quasi alla pazzia
e si nutrì di lui. Quando lo trasformò
l’odio e il veleno che aveva già assimilato
diedero ai suoi occhi una colorazione diversa dal normale, che tutti
avete notato. Ora si è vendicato di Victoria, ed ha voluto
morire per tentare di ritrovare la sua amata. Fine della storia, e no,
Victoria non è morta rapidamente, per niente!».
Il suo volto cinereo e
i suoi occhi di pece erano spenti, e ne capivo il motivo.
Si era immedesimato in
Nedas, aveva pensato a cosa sarebbe accaduto a lui se fossi morta quel
giorno.
Ancora una volta
l’amore aveva portato alla distruzione di un uomo, ad una
vita di dolori e sconforti. Solo quando ti ritrovi davanti a
verità così crudeli riesci a capire la fortuna
che hai avuto, la fortuna del vivere un amore serenamente, la certezza
di avere l’eternità da vivere insieme, al posto
della certezza di vivere solo e con il vuoto della morte
dell’amato nel petto.
La casa tacque per
qualche minuto, scossa da quelle rivelazioni. Le coppie si guardavano
afflitte, si tenevano per mano, si abbracciavano, come a voler
rafforzare il loro legame, a tentare di rassicurarsi l’un
l’altro. Anche io allungai una mano verso Edward, che la
prese e se la portò alle labbra.
Alice si
alzò dal divano nel quale era rannicchiata, accanto a
Jasper, e si diresse verso Asher, che a sua volta si alzò.
«Ricordo il
tuo volto, il resto è vuoto, oscurità, ma ricordo
il tuo viso come se fosse un raggio di luce!
Grazie…». E lo abbracciò, piangendo
lacrime invisibili.
Asher
ricambiò l’abbraccio, mormorando in francese
parole dal suono dolce e dalla cadenza melodica, che seppur prive della
magia del suo potere, risultavano altrettanto potenti e altrettanto
magiche.
Poche ore
più tardi ci stavamo salutando. Asher se ne voleva andare,
per sempre. Diceva di non voler disturbare, di non sentirsi pronto per
la luce, dopo essersi nascosto per così tanti anni
nell’ombra. Nessuno di noi riuscì a convincerlo a
restare.
Quando, dopo averci
salutato uno ad uno, uscì dalla veranda, avviandosi verso il
bosco, Angela sembrò ridestarsi da uno stato di catalessi,
sembrò aver ricevuto una scossa e quando i suoi occhi
inquadrarono la figura di Asher che iniziava ad affrontare il fitto
bosco, urlò, correndo verso di lui…
«Aspetta!
Aspetta, fermati!».
Quando il vampiro
incredulo si fermò, ormai quasi totalmente nascosto dalla
boscaglia, Angela lo raggiunse.
«Non
prendermi per stupida, ma ti prego, resta! Non andartene via, non
fuggire più, non voglio che tu ti nasconda
nell’ombra, non ne hai motivo!».
Allungò una
mano e prese nella sua quella del vampiro, che sempre più
perplesso la guardava piangere lacrime silenziose.
«Ho molto da
nascondere invece, non vedi?» il suo tono di voce
cambiò, divenne burbero, e si scostò dal viso i
capelli bruscamente. «Come fai a dire che non ho motivo di
nascondermi? Come puoi permetterti di dirlo a me?».
Urlò indicando le proprie cicatrici. Ma Angela non si fece
impressionare, allungò l’altra mano verso il volto
di Asher e la posò sulla metà sfregiata, seguendo
le cicatrici e perdendosi osservando quella trama, che nella sua
deformità risultava comunque bella, come la trama della
pelle di Jasper. Forse era per questo che Alice e Jasper erano
destinati ad amarsi, nel passato di Alice, un altro uomo dai capelli
biondi l’aveva salvata, e per farlo era rimasto sfigurato.
Ora Alice aveva ridonato la vita ad un vampiro sfregiato, con il suo
amore. E la stessa cosa stava facendo ora Angela con Asher!
«Per me non
ne hai bisogno, sei perfetto così.».
Forse fu in quel
momento che si rese conto di ciò che aveva fatto e di
ciò che aveva detto, difatti arrossì
violentemente, e scostò le mani dal corpo del vampiro.
Ma ormai il danno era
fatto, nel cuore di Asher si era riacceso un vecchio ardore,
un’antica scintilla racchiusa tra muri di ghiaccio. Le prese
il viso tra le sue mani, come se fosse stata una perla fragile e
perfetta. Lo sguardo che si scambiarono in quell’attimo fu
talmente intenso da far distogliere lo sguardo.
«Chi sei tu?
Un Angelo? Je
rêve de toi, jour et nuit, depuis des années *...».
E così, con
un bacio, suggellarono quell’amore fulmineo, nato per caso,
per una sventura e destinato a durare nel tempo.
La vita ti offre
moltissime occasioni, molti piaceri, molte sofferenze, dipende solo da
te decidere a cosa dare importanza. Asher scelse l’amore alla
vergogna, Nedas la morte al dolore, Jasper seguì Alice
dimenticando la sofferenza, Rosalie grazie ad Emmett aveva sconfitto i
suoi fantasmi, e così tanti altri, sparsi chissà
dove, facevano le loro scelte, vivevano la loro vita.
Fatto sta, che le
nostre avventure ora erano finite e che di decisioni e complicazioni ne
avevamo avute abbastanza. Non c’erano più occhi
malvagi ed invidiosi che ci guardavano dalla boscaglia, non
c’erano più passati ignoti ed oscuri che celavano
scheletri terrificanti. Ora che tutto era finito, ci restava solo una
cosa da fare…
Vivere appieno la
nostra immortalità con la persona che amiamo, godere di ogni
istante come se fosse l’ultimo, trarre piacere dai piccoli
gesti di ogni giorno e ricordarsi che non ha importanza se serve una
vita di sofferenza per provare quell’attimo di
felicità, l’importante è averlo vissuto
e serbarne il ricordo per sempre.
FINE
* io sogno te,
giorno e notte, da anni ormai....
Recensioni
Austen95
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
27/10/10,
ore 21:39 - Capitolo 11: Darkness
& Light |
Asher e gli altri
personaggi li ho presi dalla saga di anita Blake, di Laurell K
Hamilton. una saga molto bella, un po' cruenta magari, ma veramente
bella. e tu, secondo me entri nel mio Pc e leggi i capitoli in
anticipo, perchè non è possibile che ci prendi
sempre con le previsioni!!! xD
bacioni
|
|
marilenacappucci
[Contatta]
|
Segnala violazione
|
27/10/10,
ore 09:49 - Capitolo 11: Darkness
& Light |
laurant ignoralo, l'ho fatto
andare via senza ritorno, l'ho sempre ritenuto inutile come personaggio
xD
spero di aver chiarito cosa era accaduto ad Edward, che ha assistito ai
ricordi di Nedas praticamente in diretta...
spero ti sia piaicuto il capitolo, baci
|
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** fine ***
Ciao, ecco l'ultimo aggiornamento... nel senso
che rispondo alla recensione e stop.. mi dispiace molto che solo
Austen95 (grazie♥) abbia recensito... però
vabbè, è colpa mia, probabilemtne ho scritto male
il capitlo.. grazie a tutti comunque.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=545864
|