Ciao Edwardina

di gaccia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una scommessa persa ***
Capitolo 2: *** sono fritto ***
Capitolo 3: *** chi è Dina? ***
Capitolo 4: *** cosa servono le riviste? ***
Capitolo 5: *** le donne soffrono di più. Io anche. ***
Capitolo 6: *** ormai sono assuefatto, o solo fatto ***
Capitolo 7: *** la cultura di Emmett ***
Capitolo 8: *** sabato sera con spine ***
Capitolo 9: *** 1° giorno di sQuola - parte uno ***
Capitolo 10: *** 1° giorno di sQuola - parte due ***
Capitolo 11: *** vendetta, dolce vendetta ***
Capitolo 12: *** che male può fare una palla? ***
Capitolo 13: *** fiesta! ***
Capitolo 14: *** a lezione da Dina ***
Capitolo 15: *** lezioni da crediti extra ***
Capitolo 16: *** speranza d'amore ***
Capitolo 17: *** il bacetto della buona notte ***
Capitolo 18: *** fine dei giochi, game over ***
Capitolo 19: *** l'ira di Achille era uno scherzo ***
Capitolo 20: *** ho baciato un uomo e mi è piaciuto ***



Capitolo 1
*** una scommessa persa ***


 

 

 

 

No, no, no, no!!! Dovevo portarmi avanti con le storie aperte, dovevo fare dei lavori prima di partire per il mare, dovevo essere in ferie dall’EFP … invece? Sono qui a postare l’ennesimo inizio di una ennesima storia, con i personaggi che sono di proprietà della Meyer, con una fiction pubblicata su questo sito senza scopo di lucro, ma solo per esclusivo mio e, spero, vostro divertimento.

Prendo in giro blu, per lavorare in multitaskin, e adesso faccio la stessa cosa. Potrei fare come Tafazzi (di Aldo, Giovanni e Giacomo) e colpirmi con una bottiglia di plastica……

Vi lascio al capitolo e ci sentiamo in fondo, Buona Lettura …

 

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Seattle, 03 settembre, ore 21,30

 

«Siamo qui per la finale di Sport WI … » urla il titolare della sala da gioco dove si sta svolgendo questo mini torneo.

Sono stati tre giorni durissimi. Ho avuto avversari davvero tosti, ma con la mia innata classe, sono riuscito ad arrivare sino all’ultimo, ancora un ostacolo e potrò partecipare al torneo regionale.

Non è per i soldi, non ne ho bisogno, i miei genitori provvedono più che ampiamente ai miei bisogni. E’ per la gloria, il prestigio e le ragazze che questo mi porta.

Come la moretta che mi sono fatto due ore fa in bagno, dopo aver battuto la bionda che ora sta massaggiando le spalle del mio rivale: Emmett Cullen, mio cugino.

Credo che la nostra abilità sia genetica, con una unica eccezione: sua sorella Alice.

Stranamente abbiamo la stessa età, 18 anni, ma loro due non sono gemelli.

Come può essere? Semplice: Emmett è nato il 10 gennaio e neanche tre mesi dopo mia zia era nuovamente incinta. Alice è nata il 19 dicembre.

Mia zia deve aver consumato tutto nel mettere al mondo l’energumeno che è al mio fianco, e non aveva più nulla da dare alla bambina, perché Alice è esattamente la metà di suo fratello.

A giugno, in mezzo a loro, sono nato io. Evidentemente mio padre era geloso che suo fratello lo superasse in questo, ma nulla ha potuto contro il doppio annuale: sono figlio unico.

La bionda si chiama Rosalie ed è la ragazza di mio cugino, anche lei diciottenne. Si è portata dietro suo fratello, questo sì, che è un gemello: Jasper. L’ho battuto facilmente alle eliminatorie, sua sorella è stata più dura.

«Il vincitore avrà la coppa, mille dollari in premio e l’iscrizione a partecipare al torneo regionale di Sport WII !!!» urla ancora lo speaker al microfono

«Edward! Rendiamo questa sfida più interessante. Che ne dici?» chiede Emmett

«A tua disposizione cugino. Ci giochiamo due mesi di macchina?» rilancio io

«La tua Lamborghini? Mi intriga, ma …. Io pensavo a qualche cosa di più stuzzicante» e sorride malefico, sento anche i brividi sulla schiena

«Che ne dite di passare due  mesi andando a scuola vestito da donna?» propone Alice

Sia io che Emm, la guardiamo  come se fosse un alieno, poi scoppiamo a ridere

«Beh, non sarebbe male …. Che ne dici cugino?» chiedo e lui annuisce.

«Però voglio essere sicuro che rispetti la penitenza, quindi se vinco, tu vieni a Forks con noi e frequenti per due mesi il nostro liceo, se vinci tu, io mi trasferisco a Seattle. Ci stai?» il ragionamento di Emmett non fa una grinza, e poi, se dovessi perdere non mi rovinerei la piazza con le mie gallinelle sempre disponibili.

Coltivo il mio “pollaio” ma che ci volete fare? Sono davvero un gallo con il contro speroni, non so se mi spiego...

Invece vincerò e mi godrò mio cugino in minigonna! Solo il pensiero mi rende più euforico di una scopata a tre.

Passo una mano tra i capelli e sento i sospiri di qualche fanciulla alle mie spalle. Sorrido, non perdo il mio tocco.

«Allora iniziamo … 3 … 2 … 1… GO!!!» urla lo speaker.

Io ed Emmett ci scateniamo. Abbiamo 9 gare da combattere su sport diversi.

Passano i minuti … passano le mezze ore … siamo già a due ore di giochi, e noi siamo in parità: 4 a 4. L’ultimo gioco, il tennis mi vede favorito alla grande, ho sempre stracciato mio cugino.

Inizio gasatissimo con la vittoria in tasca e …. Dopo mezzora di colpi tirati all’aria …. Perdo.

7-5 ; 5-7 ; 6-2 . due a uno … ho perso, maledizione! Ho perso.

Guardo Emmett che festeggia baciando la sua ragazza, poi mi guarda con aria vittoriosa e un pochino sadica

«Ci vediamo lunedì a Forks, così ti prepariamo per la tua entrata trionfale a scuola» e inizia a ridere accompagnato da Rosalie

Ormai stanno uscendo tutti dalla sala, Alice mi si avvicina sorniona, accompagnata da un Jasper sorridente e tutti e due urlano: «Ciao Edwardina!!!»

 

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Angolino mio:

E’ ovvio che questo e i prossimi saranno pov. Edward. Troppo sicuro il ragazzo, adesso che ha perso dovrà recarsi a Forks e frequentare il liceo per due mesi vestito da donna. C’è da scommettere che con l’aiuto di Alice, riuscirà a sembrare proprio una ragazza … sarà da vedere se proprio una cozza o una cosa passabile.

 

Adesso ditemi cosa ne pensate, fate sentire le vostre voci numerosissime … continuo o la finisco in due o tre capitoli?

 

E come ho già detto una volta, citando una frase già comparsa su questo sito e che ancora una volta faccio mia …

Mi ritiro in un angolo mangiucchiando le unghie in attesa ….

 

Baciotti

 

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Capitolo 2
*** sono fritto ***


 

 

Grazie per l’attenzione che mi avete regalato ieri con il primo pezzo della storia.

Normalmente cerco di fare i capitoli della stessa lunghezza, questa storia, invece, andrà per conto suo. Se ci sarà tanto da scrivere il capitolo sarà lunghissimo, se ci sarà poco, beh, farete prima.

Adesso vi lascio al nuovo capitolo e vi auguro Buona Lettura …

 

 

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“Adesso che gli dico ai miei genitori?” mi chiedo mentre entro in casa.

Sono talmente stranito per quanto è successo, che non ho neanche risposto agli inviti, più che espliciti, della moretta del bagno e di una rossa.

A pensarci adesso, la rossa doveva essere tutto fuoco … sono uno scemo. Mi sono fatto fregare come un bambino ed ho scommesso una posta davvero stupida.

Ok. Ho deciso! Parlerò con mio padre e cercherò di farlo intercedere presso i miei “adorabili” cuginetti. Sono il suo figliolo! Non potrà negarmi questo favore. Baratterò questa penitenza cedendo per due mesi la Lamborghini. Ecco! Farò così.

Con questi pensieri rassicuranti, scivolo sotto il lenzuolo e mi addormento di botto, sognando la rossa che mi fa cose che dovrebbero essere vietate ai minori di 25 anni, perché a 18 si è troppo bambini.

 

È domenica mattina quando mi alzo, o forse dovrei dire mezzogiorno.

«Edward, caro. È pronto in tavola, su alzati» la mia adorata mammina Elisabeth, così dolce e amorevole che una zolletta di zucchero risulterebbe amara.

Lei letteralmente mi adora ed io adoro lei. Sono un mammone? E chi se ne frega! Nessuno ha una mamma amorevole come la mia e me ne vanto!

«Mi lavo e arrivo» urlo dal mio bagno.

La doccia è qualche cosa che ho imparato a fare alla velocità della luce, più volte al giorno (devo evitare segni e odori compromettenti, per i miei genitori sono ancora vergine ed in assoluto un bravo giovane)

«Allora ragazzo, come è andata ieri sera? Mi sembrava di aver capito che c’era una gara importante di qualche cosa» se mia madre è una chioccia, mio padre è il classico genitore che una volta svezzato il cucciolo lo lascia andare per la sua strada. I desideri sono esauditi, per il resto …

Distrattamente chiede le cose leggendo il giornale del mattino.

Edward Cullen senior è un avvocato di grido, impelagato anche con la politica, non ha tempo da perdere con un marmocchio che vuole giocare a baseball con suo padre, o un ragazzo che ha bisogno di spiegazioni quando si sveglia con il pisellino diritto e non sa il perché.

Ha bisogno di una famiglia felice e perfetta, per  la pubblica opinione e per farsi invidiare da suo fratello minore Carlisle Cullen, il padre di Emmett ed Alice.

Credo che punterò su questo per farmi togliere la penitenza.

«Papà, ho bisogno di parlarti un momento. È importante» annuncio sedendomi a tavola. Davanti a me c’è già la mia porzione abbondante di lasagne.

Colazione leggera devo dire!

«Dicci tutto caro» cara mamma, ma io ho bisogno di papà. Va beh, accontentiamoci, magari poi interviene anche lui.

«Ieri sera, oltre alla posta in palio del torneo, io ed Emmett abbiamo fatto una scommessa» comincio a raccontare

«C’era anche Emmett ed Alice?» interviene mia madre, io annuisco, poi punto di nuovo lo sguardo su papà

«Ed Emmett mi ha battuto» a questo punto lui abbassa il giornale e mi guarda interessato

«Ti ha battuto? E cosa avevate scommesso?» chiede curioso

«Beh, ecco … Io avevo proposto di cedergli la Lamborghini per due mesi, ma lui non ha accettato dicendo che voleva qualcosa di più … accattivante» mi stavo rendendo conto che quando avessi detto tutta la verità, come minimo mi sarei dovuto nascondere sotto il tavolo dalla vergogna.

Dovevo continuare a raccontare, mio padre pendeva dalle mie labbra e non era un avvenimento normale

«Allora? Cosa avete scommesso» mi guarda e stranamente sorride, ed io mi agito.

«Alice ha proposto di andare a scuola vestiti da donne per due mesi» bisbiglio guardando il piatto.

A quel punto sento solo la risata sguaiata di mio padre e quella più contenuta, ma sempre allegra, di mia madre: «Ahahahahahahahahahah» e mi sorge un dubbio

«VOI LO SAPEVATE?» urlo quasi sconvolto

«Calmati caro. Tuo zio Carlisle ci ha chiamati circa un’ora fa, credendo che tu avessi già confessato tutto» risponde mamma

«E?» sento che la storia non finisce qui, sto iniziando a sudare.

«Ha detto che la stanza per te è pronta e che ti aspettano domani mattina per iniziare la preparazione. Abbiamo anche parlato dei documenti per l’iscrizione. Mio fratello è davvero un fenomeno: un suo paziente è un falsario ed è disposto a fare dei documenti nuovi, sarai Edwardina, la tua gemella» mio padre ride come mai in vita sua e a me viene voglia di piangere.

Sono finito! A 18 anni la mia vita è finita! Dovrò andare a scuola fingendomi una ragazza! Sarò uno scorfano! E come faccio ad abbordare le donzelle? Io ho le mie necessità fisiche! IO SONO FIGO!

«Papà, io volevo chiederti di convincere Emmett a rinunciare alla scommessa» dico titubante, cercando di farmi capire tra i suoi singulti.

«Non ci penso neanche. È ora che ti dimostri uomo! Hai fatto una scommessa? La devi pagare! È una questione di onore» risponde.

Mi gioco la carta politica. È il mio jolly, sprecato questo, sono fritto.

«Ma se mi scoprono? Se finisco sul giornale come fai tu?» lancio il sasso e vedo che effetto fa.

Sono perplesso: lui mi guarda e sorride.

«Non attacca Edward. Se dovessi finire sui giornali, io rilascerò un’intervista evidenziando quanto sia orgoglioso di mio figlio che è disposto anche a questa umiliazione per onorare la parola data. Ti dipingerei come il mio eroe, tanto che ti eleggerebbero prossimo governatore dello Stato» risponde trionfante.

E’ ufficiale! Sono fottuto e mi è passato anche quel poco di appetito che potevo avere. Mia madre mi guarda con dolcezza ed io provo a puntare su di lei. 

«Mamma, come faccio con la scuola?» chiedo ancora speranzoso

«Carlisle ha pensato anche a questo, una volta terminato il periodo, racconteremo tutto al preside e quindi tu risulterai frequentante dall’inizio dell’anno» risponde cercando di sorridermi incoraggiante. Sbuffo.

«Addirittura, in quel modo, potrai scegliere se finire l’anno a Forks o tornare qui, ma non avrai perso neanche un giorno e nulla comparirà sul tuo curriculum scolastico» finisce di spiegare mio padre, a questo punto esplodo.

«Ma ci godete tanto? Mi volete proprio far andare via?» chiedo arrabbiato

Mio padre si alza e si posiziona di fronte a me, serio «Non voglio che vai a Forks ma penso che in questo frangente sia meglio. Se tu te la senti, puoi sempre frequentare qui a Seattle. Ho promesso a tuo zio di documentare con foto giornaliere la tua penitenza. La scelta è tua» e si allontana verso il suo studio.

Credo che per oggi abbiamo parlato abbastanza.

Hanno ragione loro. Devo pagare pegno ed è meglio per me andare a Forks.

Li sono poco conosciuto, non avrei problemi con i miei amici e una volta finita la pena, potrei lasciarmi tutto alle spalle e tornarmene alle mie attività cittadine.

Dubito che liberarsi sia così facile con Emmett di mezzo, ma lo metterò in chiaro con le condizioni prima della partenza.

«Edward, non essere arrabbiato con tuo padre o con me» sussurra implorando mia madre, mentre mi siedo nuovamente e finisco la mia pasta. Mi è tornata la fame.

«Non sono arrabbiato con voi. Al limite devo essere arrabbiato con me stesso e con la mia stupidità. Sono io che mi sono messo in questo guaio e non posso sempre pretendere che papà mi salvi» rispondo convinto. Wow che discorso profondo, quasi non ci credo di averlo fatto io.

«Bravo il mio bambino. Adesso mangia che poi dobbiamo preparare la valigia per  partire domani. Ti accompagniamo noi» annuncia felice

«Ehi! Io voglio portarmi la macchina. Almeno la volvo, dai!» protesto e lei sorride accondiscendente

«Va bene, ma noi ti seguiremo, così parleremo con gli zii» e finisce di servire il dolce, per il quale mio padre torna a tavola. Goloso.

 

Il pomeriggio passa tranquillamente tra valigie e progetti. Alle 5 passa Mark per andare al campetto di basket dietro il parco.

Dimenticavo di dirlo: sono davvero bravo in questo gioco, e non solo alla WII (beh, per quello caliamo un velo estremamente pietoso)

Quest’anno ho la possibilità di diventare capitano, visto che Jared, ha finito il liceo ed ora milita nella squadra universitaria.

Ecco un’altra cosa che mi perderò, non frequentando i primi due mesi di scuola, perderò l’elezione a capitano e probabilmente finirò i miei giorni di gloria in panchina. Esiste un Dio? Credo che in questo momento sia in ferie anche lui.

«Sei pronto per il ritorno a scuola? Ho sentito dire che arriveranno un paio di donzelle dalle tette grosse e dai costumi facili …» mi dice Mark tra un canestro e l’altro.

«No, quest’anno ho un problema. Devo andare a Forks per un paio di mesi e …» mi interrompe

«Come come come? Fammi capire! Salti due mesi di scuola? Ma così ti perderai l’elezione a capitano e rischierai la panchina se torni a preparazione iniziata» protesta Mark. È un vero amico che si preoccupa per me. Mi commuovo quasi.

«Purtroppo devo. Non ti posso spiegare meglio adesso. Forse un giorno …» lascio la frase in sospeso, con un effetto triste. Mi aspetto di essere compatito… invece …

«Eh vai! Quest’anno senza il grande Cullen, le migliori saranno mie!!!! Già mi immagino Misha, con quelle gambe … non ti spiace vero? Ma tanto tu non ci sei!» e continua felice il suo sproloquio.

Si dice morto un papa se ne fa un altro, ma io mica sono morto! Da come parla Mark però, credo di essere appena stato destituito. E meno male che non sa nulla della scommessa, se no ero retrocesso a giullare di corte.

Assottiglio lo sguardo vedendolo così giulivo. Tra due mesi, vedrai caro mio: ritornerò re e tu resterai con un palmo di naso, come è sempre stato. Parola di Edward Cullen Junior.

 

Torno a casa, cena e poi tv. Niente di interessante ovviamente. Dovrei uscire per divertirmi un po’, diciamo per un ultimo giro prima dell’astinenza forzata.

Magari riesco a trovare la rossa infuocata nel bar vicino alla sala giochi.

Niente, al solo pensiero neanche un fremito ai piani bassi. Sono troppo depresso.

Meglio dormire e prepararsi al plotone di esecuzione di domani.

Pensare che sono tutti miei famigliari e dovrebbero amarmi! Pensa se mi odiavano!

 

Siamo in macchina. Mi sento un condannato che va al patibolo, solo che invece di essere condotto dagli altri, conduco la mia volvo e vengo seguito a vista da una mercedes nera.

Ma cosa credono? Che scappi?

Ho appenda lasciato l’autostrada ed ho imboccato la via principale di Forks

Devo dire che è proprio una cittadina invitante …. Se non si fosse capito, la mia era una battuta ironica!

Credo che le immagini del far west con i paesini di una sola strada e niente vie secondarie abbiano avuto origine dalla pianta topografica di questo paese.

C’è solo una strada, abitano tutti qui. A parte che se sbagli il numero civico, il postino ti trova lo stesso: saranno mille anime contando anche i gatti.

In questo villaggio, a parte lo spaccio, la farmacia, il bar … no, caspita mi correggo, ce ne sono due di bar, cinema … ma che sei scemo? Che pretese Cullen.

Negozio di abbigliamento … per mia nonna, credo non ci sia altro.

Oh no! Si scorge in lontananza (due cento metri scarsi) un palazzotto a tre piani dove scintilla l’insegna “Clinica Privata Cullen” il regno di mio zio e poco più avanti… la maestosa villa Cullen di due piani con giardino curato in modo maniacale e verdissimo, e davanti … i miei aguzzini.

Alice si sta sbracciando, vieni più avanti che ti piallo con le mie ruote! Così sarai veramente tascabile.

Emmett sta ridendo sostenendosi alla spalla di suo padre. Credo che nella sua colazione troverà tracce di lassativo uno di questi giorni, almeno si piegherà per qualcosa d’altro che non siano le risate.

Carlisle e zia Esme sono la serenità fatta persona… esternamente. Dentro? Da valutare a questo punto. Non credevo che avrebbero accettato questo scherzo.

 

Parcheggio e scendo dall’auto, con mia cugina che mi salta al collo felice. Ma che ha da essere così contenta questa?

«Sono super extra mega felicissima che sei arrivato. Dobbiamo fare un sacco di cose per prepararti per la scuola ed abbiamo solo 7 giorni. Dobbiamo subito andare a comperare qualcosa e poi …»

«Ehi, piccola. Buona e frena! Prima mettiamo in chiaro i patti. Non voglio trovarmi fregato da voi due» dico indicando Emmett ed Alice che cercano di camuffare la faccia più ingenua che possono.

Credo che Hannibal Lecter del Silenzio degli Innocenti, avesse un viso più rassicurante, sai … con quella mascherina …

«Mettiamo in chiaro i patti e noi faremo da giudici e testimoni. Se tu sgarri ti troverai la reputazione rovinata, se sgarra Emmett» lo zio lo guarda con intenzione di ammonire e il ragazzo sbianca

«Credo che troverà davvero gustosa la brodaglia che si somministra per la castrazione chimica» adesso sta per svenire

«Anche se mi sembra di ricordare che il mio bambino non sia ancora attivo in quel campo» infierisce zia Esme con un sorriso angelico rivolta al suo bambino.

Ok. Credo che i nostri genitori facciano i finti tonti su questo argomento, stanno facendo troppe battute, mi puzza.

Guardo Emmett e rido. La minaccia mi piace, e fatta da suo padre avrà sicuramente effetto.

«Per la mia cara Alice, direi che la perdita delle sue preziosissime carte di credito, oltre che il sotterramento dell’intero guardaroba della camera, corridoio, solaio, cantina e sottoscala possa essere un incentivo sufficiente per fare la brava» Alice guarda suo padre con un sorrisino tirato ed annuisce convintissima.

Per i suoi vestiti, ninnoli, gioielli, borse, scarpe ed accessori vari e minuti, sarebbe disposta a ritornare a prima della rivoluzione copernicana.

«Per i gemelli Hale, ovviamente non posso nulla, se non impedirvi categoricamente di frequentarli e suggerire qualche parolina nelle orecchie del mio amico Sam» annuncia infine Carlisle. Certo, anche i gemelli sanno e potrebbero essere un problema per la segretezza.

«E chi sarebbe questo Sam?» chiede curioso mio padre che ci aveva raggiunti e stava ridendo.

«Il preside del liceo, ovviamente» certo. Qui abitano quattro gatti e tre scimmie, come potevano non conoscersi tutti. Secondo me organizzano anche le serate di bingo in parrocchia, per saldare i legami della comunità.

All’improvviso Alice inizia a saltellare, spaventandomi a morte e facendo tremare suo fratello, probabilmente lui ha già capito, io ci metto un pochino di più: «Bene, adesso che qualche cosa è stato chiarito, andiamo a fare Shopping!»

Ma ho tutto il tempo per imparare a quanto pare. Sbuffo e mi preparo moralmente. A quanto pare, noi ragazzi saremo accompagnati da mia madre e zia Esme, oltre che da Rosalie e Jasper che ci stanno già aspettando al centro commerciale di Port Angeles.

Credo che mia madre non veda l’ora di comperarmi qualche cosa di femminile: ha sempre desiderato una bambina.

Tutti sadici!

 

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Angolino mio:

Buon pomeriggio, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Qui inizia l’avventura di Edwardina. Comincerò con i preparativi e gli acquisti.

Avete suggerimenti? Cosa starebbe bene al nostro Edward?

Un dubbio mi assilla: meglio una seconda o una terza per il reggiseno imbottito?

 

Rispondetemi numerose

Alla prossima (non domani)

Baciotti

 

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Capitolo 3
*** chi è Dina? ***


 

 

 

Credo che la cosa più divertente di questa storia siano i vostri commenti e le idee che vi  vengono! Non credo che mi porterò avanti con i capitoli: mi piace troppo ascoltarvi.

Quindi quando avrò il capitolo pronto, posterò.

Siete semplicemente fantastiche! Diciamo che ho dovuto informarmi per il reggiseno imbottito glitterato, ma i vostri suggerimenti sono assolutamente insuperabili.

Quindi ho deciso che questa storia sarà vostra!

Io ho già alcuni episodi in mente ed una specie di trama, ma, cose imbarazzanti o vestiti osceni …. Faremo di Edward il nostro feticcio.

Ogni episodio, vi farò domande e chiederò suggerimenti per continuare questa storia.

Faccio un esempio: grazie a Cornelia (corny83) sappiamo come far fare il corso di nuoto ad Edward! Lei ha suggerito lo sport e a me si è accesa la lampada da tavolo.

Il sondaggio della volta scorsa ha stabilito una bella terza per le tette del nostro ragazzo preferito! Olè!

Adesso vi lascio al capitolo e Buona Lettura …

 

 

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Guido con sicurezza, anche se non so esattamente dove sto andando. Centro commerciale dovrebbe essere la parola magica, per Alice sicuramente, per me… tutto da vedere.

Arriviamo, io con mia madre e mia zia con i cuginastri sulla jeep di Emmett.

Alice ha imposto due macchine per avere più spazio nei bagagliai ed io sto tremando. Visto che sarò ribaltato, come minimo i soldi non saranno i miei, magari Emmett metterà sul banco la sua malefica vincita alla WII.

«Ciao a tutti, buongiorno Esme. Lei deve essere la madre di Edward! Signora, complimenti. Potrebbe passare per sua sorella.» Jasper si presenta stringendo prima la mano di mia zia e poi facendo un melenso baciamano a mia madre, condito con complimenti del secolo scorso.

Io ed Emmett ci guardiamo schifati.

Io sto trattenendo i conati di vomito, mentre le “ragazze” di ogni età sospirano ammirate a questa entrata e Rosalie molla una gomitata al suo ragazzo.

Questa cosa non mi è dispiaciuta, il resto si poteva evitare

«Allora, Edward, da che parte cominciamo?» chiede mia madre, ma Alice interviene.

«Zia, il mio caro cugino non ha la minima idea di cosa fare e cosa acquistare. Noi siamo qui per aiutarlo, dirigerlo e alla fine, renderlo credibile».

«Ok Alice, dirigi tu» ormai sono nelle sue mani, non posso evitarlo quindi meglio fare buon viso.

 

Per primo passo dobbiamo aumentarmi le forme, così hanno sentenziato le quattro pazze e i due cretini che mi accompagnano oggi. Qui da una parola in su si ride e tutto sulle mie povere spalle. Mi sento sempre peggio.

Entriamo in un negozio di intimo e io sono uno dei primi, vicino a me Alice.

Verso di noi si incammina una ragazza abbastanza giovane, con una camminata da far drizzare le antenne a un cacciatore come me. Mi preparo al sorriso assassino quando…

«Buongiorno, cara, abbiamo bisogno di alcuni reggiseni imbottiti per questo ragazzo e qualche guaina» Alice ti ammazzo.

Sbianco e probabilmente la mia faccia si trasforma in una smorfia, mentre la ragazza mi guarda e rimane a bocca aperta e dietro di me sento le risate soffocate dei ragazzi ai quali auguro di strozzarsi.

«Credo che per la sua statura e il fisico, dovrebbe stargli bene una terza» propone Rosalie affiancandomi dall’altro lato. Ma non doveva rimanere tutto segreto?

Alice si avvicina alla ragazza e le mormora all’orecchio: «Sai, lui è transessuale ed ha deciso di provare a vestirsi da donna prima di fare l’operazione» e mima il taglio all’aria, mentre io, automaticamente, proteggo il mio “bazooka”.

«Ho capito. Non ti preoccupare, Alice, sapessi quanti ne passano da queste parti… non ne hai idea. A volte solo per fare una sorpresa alla moglie o alla fidanzata, ma per me sono tutti dell’altra sponda» conferma la ragazza con fare complice, con quella che sembra una sua grande amica, o più probabilmente, una affezionatissima cliente spendacciona. Povero zio, adesso capisco perché ha minacciato Alice di toglierle le carte di credito, se anche le commesse la chiamano per nome, è più conosciuta qui che a casa sua!

Ma poi, tornando alla conversazione… Siamo matti? Non era più semplice chiedere senza tante spiegazioni? Adesso pure trans? IO? Mi viene in mente una contromossa e mi avvicino, con il mio incedere più seducente, alla commessa.

«Magari potresti aiutarmi, che ne so? A cambiare nuovamente…» Lascio volutamente in sospeso la frase e tutto mi sarei aspettato tranne l’intervento della mia cara mammina: «Caro, con tutto quello che abbiamo passato io e tuo padre per questa storia. Lo sai che ci hai già provato e non si è risolto nulla. Prendi in mano la tua vita con coraggio e segui la tua indole».

Sono fregato. Anche il timido e malizioso sorriso che la commessa stava rivolgendomi, si fredda come una gelata di primavera e si volta, camminando rigida verso gli scaffali delle guaine.

Lancio uno sguardo affranto a mia “madre” (e su questo credo che chiederò l’analisi del DNA) e mi avvicino a un camerino per provare questi aggeggi femminili che, solo per questo, dovrebbero avere la nomea di INFERNALI.

«Alice, che ne pensi di queste imbottiture glitterate? Fanno tanto sera!» Aiuto, dallo zoo sono scappate le scimmie, e sono tutte qui a passarmi un reggiseno dietro l’altro.

«Rosalie, non credo che Dina avrà modo di spogliarsi o di far vedere queste di sera. Meglio optare per i normalissimi, castigatissimi e antiseducenti reggiseni in cotone» sentenzia mia cugina.

«Guarda, Esme! Questo modello è come quello che indossava mia madre alla nostra età».

«Hai ragione, Elisabeth. Anche mia madre li aveva uguali. Dovresti proprio provarli Dina! Mia madre diceva che sostenevano tutto alla grande».

«Sostenere cosa? Sono piatto come un asse da stiro! Voi state impazzendo! E poi chi è questa Dina?» Comincio a dare di testa. Se continuano così, mi ricoverano all’ospedale, reparto psichiatrico.

Sento un gran rumore provenire dall’esterno del camerino seguito da una grassa risata, probabilmente di Emmett, seguita da tutti gli altri.

«Jasper, amore, non è il caso che continui a ridere in questo modo o ti verrà il singhiozzo. E poi, come hai fatto a cadere dalla sedia?» Alice è un vero zuccherino quando si rivolge al suo ragazzo, perché invece con me continua a urlare ordini?

«Scusami, non riesco a trattenermi. Credo che avrò materiale per ridere per i prossimi dieci anni» bofonchia il ragazzo tra i singulti. E’ caduto perché rideva?

 

Ovviamente, man mano che provavo, dovevo farmi vedere dalla cuginetta, zia, mamma e amicastra, in boxer e reggiseno.

Una volta Rosalie tentò anche di palparmi una tetta. Le diedi uno schiaffo alla mano minacciando di dire a Emmett che ci aveva provato.

Niente da fare: Emmett era dietro ai camerini e mi rispose che, se volevo, potevamo fare una cosa a tre. Brividi di disgusto.

Finalmente un paio di sostieni-imbottiture ricevono l’approvazione di tutte le donne presenti (anche della commessa che si era intrufolata nel camerino, purtroppo per me) ed Alice decide di passare alle guaine che dovranno formarmi i fianchi, alzarmi il sedere (anche se secondo me non ce né bisogno: dicono tutte che ho un culo da dio!) e soprattutto tenere a bada il mio “bazooka”, imbrigliandolo.

 

Questa operazione è davvero complicata: infilo un piede e tiro su fino a metà coscia. Finché si tratta di una gamba, tutto bene, quando poi ci infilo anche l’altra, rischio di andare lungo disteso per terra.

Inizio a saltellare mentre spingo le gambe dentro questi buchi che di comodo hanno niente. Sento che li odierò, dal profondo del mio cuore.

Finalmente, dopo atroci sofferenze e la pelle delle cosce quasi scorticata, Alice intrufola la testa dentro il camerino per vedere come mi sta questa cosa.

«Cambiala, non ti fascia bene!» ordina l’aguzzina. Non mi fascia bene? E chi se ne frega! Devo uscirci vivo da questo negozio, se continuano a farmi cambiare guaine, ritroveranno le mie ossa qui dentro. Non sono una donna, come fanno a fasciarmi bene?

«Ti prego, Alice.» Pigolo implorante.

«Dina, se non sarai un pochino credibile, non riuscirai a salvarti da You Tube». Sicuramente la minaccia ha sortito il suo effetto, mi tolgo la guaina (operazione più semplice del previsto) e ne indosso un’altra (soffrendo nuovamente in silenzio)

«Non mi avete risposto prima. Chi è Dina?» chiedo, ancheggiando nel tentativo di agevolare la salita di questo nuovo strumento di tortura.

«Sei tu! Dobbiamo chiamarti Edwardina per caso? Credo che il diminutivo dia meno nell’occhio» risponde piccata Alice. Ha ragione, e poi Dina non è niente male… conoscevo una Dina… Uhm, notevole ragazza, davvero.

«Hai finito?» neanche perdersi tra i propri pensieri lascivi, agli ordini comandante!

«No, Dina, neanche questa va bene». Sbuffo e ricomincio rassegnato.

Passo così la successiva ora, credo che sverrò per i morsi della fame. Anche l’allegria che mi circondava comincia a scemare e i due maschietti iniziano a dare segni di insofferenza. Venissero loro a provare al posto mio!

 

Arriviamo alla fine, non so se dei modelli della mia taglia o direttamente il fondo del magazzino, ma, grazie all’intercessione magnanima di mia zia e mia madre, Alice si decide su tre pezzi che possono farmi sembrare meno maschio (come dice lei).

Penso che per oggi, la tortura sia finita ma è solo una pia illusione.

Come si dice? Al peggio non c’è mai fine!

Al bar del centro commerciale, dove siamo andati per i consueti panini al volo, stile pit stop della formula 1, incontro il mio carissimo, pugnalatore alle spalle, amico per la pelle, Mark.

L’ho già detto? Sono fritto.

 

«Ciao, Edward» mi giro e mi vedo il mio caro amico Mark di Seattle, di fronte a me. Una domanda nasce spontanea nella mia mente, ma è mia madre a darle voce: «E tu che ci fai qui?».

Alice, Jasper, Rosalie ed Emmett, iniziano ad agitarsi. Quella doveva essere una spedizione segreta di una scommessa segreta, e già dopo tre ore rischiavo di essere scoperto. Panico.

«Signora Cullen, sono qui con una prozia. Oggi è toccato a me portarla dall’oculista, papà era occupato» si giustifica il ragazzo, rivolgendosi poi a me: «Detto tra noi è una gran rottura doversi recare sino a Port Angeles per farle fare le visite, l’unica consolazione è che la mancia che mi regala ogni volta è davvero imponente». Sogghigna.

«La tua prozia abita qui?» chiedo a mezza voce “dì di sì, dì di sì, dì di sì” ripete la mia mente.

«Sì, abita a dieci minuti da qui, ma non riesce a camminare molto bene. Fortunatamente ha dei vicini che le fanno le commissioni e un parchetto dietro casa per camminare un poco. Noi veniamo qui solo se sta male o ha bisogno di fare cose particolari. Mio padre è l’unico parente rimastole» chiarisce Mark, continuando: «Ma tu non dovevi andare a Forks?».

«Infatti, si trova a circa mezz’ora di macchina da qua» rispondo tenendomi sul vago. A quel punto mia madre ha una illuminazione. In queste ore mi ha stupito sempre più per la sua arguzia e vivacità, non so se la preferisco così oppure in versione signorile-cittadina.

«Mark caro, che ne diresti di accompagnarmi per delle compere visto che la tua prozia è ancora occupata? Edward, deve già andare con la zia e i cugini ed io non avrei aiuti. Sono sicura che tua madre ne sarebbe lieta». Ottima mossa: Mark è come me, assolutamente allergico a ogni campagna di shopping, soprattutto a quelle mascherate da favori per la cara amica di mammina.

Dopo aver borbottato alcune scuse, tra cui la prozia che poteva avere un ictus da un momento all’altro, il mio caro amico si allontana, lasciandomi nuovamente in balia di quattro pazze e due cretini (anche se sembrano meno cretini di questa mattina, visto che hanno smesso di ridere)

 

Dopo aver ingurgitato due mini panini, a velocità stratosferica, Alice sbatte le mani sul tavolino, che rischia seriamente la rottura, e annuncia: «Andiamo!».

Neanche Napoleone aveva una tale ubbidienza tra i suoi soldati: in due nanosecondi eravamo già pronti e sull’attenti per una nuova sessione di shopping.

Provo ad azzardare alcune perplessità sulla effettiva necessità di nuovo abbigliamento, una t-shirt e un paio di jeans erano più che sufficienti, tanto con reggiseno e fianchi nuovi potevo sembrare una donna, no?

«Taci! Non capisci niente di queste cose! Non devi fare una sfilata, ma neanche essere tanto sciatta. Poi dobbiamo coprire il pomo d’adamo, e i capelli? Mica vorrai andare in giro così. E scusami ma i tuoi lineamenti hanno bisogno di un pochino di ritocchi, altrimenti non sembrerai una donna neanche con una busta di carta in testa e a luce spenta». Oddio! Alice aveva gli occhi iniettati di sangue. Mamma difendimi! Ho paura!

«Ritocchi alla mia faccia te li scordi! Ho il viso di un dio greco, non puoi rovinare un capolavoro!» protesto. Ditemi di tutto ma non toccatemi io mio faccino d’oro. Con questo ci campo con le donzelle!

Alto poco meno di un metro e novanta (va beh, uno e ottantasei ma tanto manca davvero poco no?) capelli di un colore particolare tra il rosso e il castano, quasi color del bronzo, spettinati ad arte (ci metto un’eternità al mattino per modellarli, anche se poi, passandomi la mano distruggo il lavoro fatto, ma piacciono così e chi sono io per deludere le mie fans?) naso diritto, occhi verdi e profondi, circondati da lunghe ciglia nere, sopraciglia spesse, maschili, labbra carnose quanto basta e mascella squadrata e volitiva, fisico asciutto e longilineo con muscoli ben definiti e delineati. Praticamente sono la rappresentazione carnale del David di Michelangelo (con la sola differenza del… ehm, LUI: il mio “bazooka” è decisamente messo meglio, molto meglio).

Ditemi la ragione per la quale dovrei cambiare la perfezione!

La scommessa? D’accordo, ma non significa cambiare i miei connotati!

«Dina, forse Alice intendeva truccarti un po’ e metterti una parrucca. Per i vestiti, i tuoi non vanno assolutamente bene: ti immagini una maglietta con il reggiseno imbottito? Tira davanti! Vuoi sembrare una donna o un viados?» Rosalie cerca di calmare gli animi ma anche lei parte per la tangente. Viados? Io? Piuttosto mi rifugio in un eremo in montagna e ci sverno!

Mi rassegno e seguo Alice con il capo chino, dopo tutto questo mi chiedo se mi sentirò ancora un uomo.

 

Prima di pensare ai vestiti (ai quali Alice ha deciso di dedicarsi da mercoledì, perché? Lo sa solo lei) il nostro comandante in capo, decide di completare il mio nuovo look con i prodotti che mi potranno servire per il trucco e ovviamente, comperare la parrucca che coprirà la mia cara chioma.

«Non è che ci servano tantissime cose, ma non vorrei trovarmi in difficoltà con i prodotti che ho a casa, quindi prenderemo un poco di tutto!» ordina il novello Napoleone. Credo che d’ora in avanti la chiamerò così! Piccolo e pestifero lui, piccola e pestifera lei. Praticamente uguali.

Sono convinto che se Alice avesse qualche potere su un esercito, di qualsiasi forma o sostanza, una parte del mondo tremerebbe.

In questo frangente, il fatto di avere quattro pazze al seguito, è un gran risparmio di tempo: si dividono nei vari negozi ed io con gli altri due, che cominciano a non apprezzare più il tour delle compere pro-Dina, veniamo utilizzati come trasportatori delle borsette e borsettine.

Mi chiedo perché, quando le donne vanno a fare shopping, non debbano portarsi dietro uno di quei carrelli per la spesa mensile. Si eviterebbero i crampi alle mani! Devo ricordarmi di regalarne uno a mia madre per Natale, o anche prima, così salvaguarderò almeno le mie.

 

«Guarda che crema che ho trovato!» Rosalie.

«Credi che questo fondotinta vada bene con il suo incarnato?» Esme.

«Sono convinta che questa gamma di ombretti facciano al caso nostro» mamma.

«Ecco la retina che cercavo per fissare la parrucca» Alice. Retina?

«Cosa serve questa cosa?» chiedo tra il preoccupato e l’affranto.

«Vuoi che a forza di mollette ti buchi la testa, facendo uscire quel poco di cervello che ti rimane?» chiede sarcastica Alice.

Ok, mi arrendo! Sono più numerose, più forti psicologicamente ed io non sono più in grado di contrastarle. Donne! Croce e delizia del mondo! (più croce ora!)

Comunque, nel giro di pochissimo tempo per gli standard femminili: circa un’ora e mezza, abbiamo recuperato tutto quanto possa servire per far assumere al mio viso la gamma di colori di un perfetto arcobaleno senza pioggia.

«E adesso la parrucca!». Dire che Napoleone è entusiasta, è dire poco! Non credo che abbia gioito così neanche quando è fuggito dall’isola d’Elba.

 

«Dobbiamo decidere la lunghezza e il colore!» propone subito Rosalie.

«Direi il mio colore o molto simile. Se questa Dina deve essere la mia sorella gemella, non può essere tanto diversa da me». Non avrei sopportato di diventare bionda.

«Ha ragione, ragazze. Bionda o nera non starebbe bene, e rossa acceso… direi che attirerebbe troppo l’attenzione». E’ la prima volta da questa mattina che sento Emmett parlare e non ridere. Grazie cugino.

Vedo Napoleone socchiudere gli occhi e meditare, mentre posiziona la mano destra sotto il seno sinistro. Certo che da quando ho trovato questa similitudine è sempre più inquietante. Comincio a credere nella reincarnazione.

«Sono perfettamente d’accordo» sentenzia il nostro capo.

Ci avviciniamo a un negozio di parrucchiere ed estetista, che vende anche questi articoli.

Alice attira subito il proprietario, classico hair-styling, gay sino al midollo e ancora più giù (o su, che dir si voglia).

«Hola chica! My Alice! Cosa ti porta da queste parti? Hai già l’appuntamento per venerdì, devi anticipare?» Adesso capisco perché conosce tutti: lei abita qui!

«Niente di tutto questo, mon amour, siamo qui per acquistare una parrucca per mio cugino. Sai deve fare uno scherzo alla sua ragazza e vuole sembrare una perfetta donna» ride e gli strizza l’occhio.

Beh, per lo meno questa volta non ho cambiato sponda. Grazie Alice. Visto come sono figo, quello poteva anche saltarmi addosso. Presuntuoso?

«Fammi vedere?» mi prende la faccia e la rigira come se fosse una frittella. Quando mi lascia, controllo di avercela ancora e non essermi rotto nulla.

«Lascerei il suo colore naturale…» comincia con fare esperto ed Alice annuisce, con l’espressione di chi pende dalle labbra del santone di turno: «Anche noi avevamo pensato la stessa cosa. Hai assolutamente ragione».

C’era bisogno di venire qui a chiedere una cosa che sapevamo già? Meglio non intervenire. Ci tengo alla salute e se dicessi qualche cosa, mi potrebbero linciare, tutte e cinque le pazze (visto l’hair-styling, ne ho aggiunta una)

«Vorrei provare con una parrucca a caschetto oltre le spalle, liscia o leggermente mossa» mi sta ancora fissando e spero che il suo sguardo sia professionale. Mi sento i brividi lungo la schiena e non è un piacere.

 

Mi provano un sacco di parrucche, e sembra di ricominciare la storia infinita di questa giornata da incubo. E finalmente… eccola! È LEI! La capigliatura perfetta per la mia capa! Una massa di capelli rosso scuro, con riflessi mogano, leggermente mossi, lunghi un poco oltre le spalle.

«Potrai acconciare con cerchietti, mollette o altro ma io consiglierei di lasciarli sciolti, in modo da coprire questa mascella un po’ troppo decisa». Io mi sento quasi un cocker, ma dovendo fare buon viso a cattivo gioco, apprezzo lo sforzo e sorrido allo specchio.

«Oh! La mia Dina!» pigola mia madre tra le lacrime.

Le pazze erano cinque ma credo che mia madre le abbia battute tutte.

 

 

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Angolino mio:

Eccoci qui, abbiamo trovato i trucchi, le tette, i fianchi con relativo sedere e i capelli.

Direi di lasciare riposare il povero Edward per un giorno, almeno riguardo gli acquisti.

Per la storia, oggi dovrebbe essere lunedì, martedì lo dedicherei al trucco e parziale decespugliamento. In questo caso avrei intenzione di torturarlo solo mezza giornata.

 

Adesso aspetto suggerimenti su trucchi e cerette (soprattutto dove)

Sopracciglia si o no?

Armatevi di santa pazienza e suggeritemi come femminilizzarlo.

 

 

 

Adesso permettetemi un pochino di pubblicità sulle mie storie postate in questa sezione.

Grazie a Valli (il mio personal trainer informatico e della quale consiglio le storie per chi voglia leggere cose forti e belle, che stimolano l’adrenalina e la circolazione del sangue) sono riuscita a fare i collegamenti. Una hola per me!

 

[Sakura – Fiore di ciliegio]  in corso,  racconto storico, romantico, avventura, la storia di Bella dalla natia Irlanda a partire dal 1884 portata dal destino, in giro per mezzo mondo.

 

 [AAA Affittasi moglie]  in corso,  racconto commedia romantica, cosa può costringere un uomo giovane, sano ed attraente ad affittare una moglie?

 

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

 

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

 

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

 

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

 

Vi ringrazio per l’attenzione e vi mando tanti

Baciotti 

Grazia              _______________________________________________________________________

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Capitolo 4
*** cosa servono le riviste? ***


 

 

Carissime! Vi voglio bene! Siete fonte perenne di grandi ispirazioni.

Il capitolo che vi lascio ne è una prova lampante! Dovrete leggere capitolo e note per capire a cosa mi riferisco.

Ringrazio anche chi ha messo questa pazzia tra le preferite, ricordate e seguite, e chi solamente ha letto e spero abbia riso di questa storia. Perché il fine ultimo di questo lavoretto è ridere, sorridere e sentirsi più leggeri (metaforicamente parlando, io sono la prova vivente che questa pagina non è una dieta)

Sollecito chiunque voglia partecipare a lasciarmi le sue recensioni, come leggerete, c’è posto per tutti!

E’ uscito un capitolo molto lungo e corposo, spero di non annoiarvi, e adesso vi lascio.

Buona Lettura.

 

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Siamo tornati a casa, subito dopo il ritrovamento della mia nuova capigliatura.

In macchina ho le due ragazze più… attempate, che continuano a farsi i complimenti per aver trovato questo o quel prodotto, questa o quella crema, trucco, guaina, reggiseno, rossetto, ombretto, terra, fard, ciglia finte (che io non metterò mai visto che lo ho già lunghe di mio) e tante altre cose.

In pratica mi costringono a rivivere ogni singolo momento allucinante di questa giornata super-stressante.

«Ok, ragazzuole! Siete arrivate a destinazione» annuncio con un sospiro di sollievo. Non che viaggiare con Alice sia decisamente meglio, ma credo che queste due siano da ricovero.

«Dina…» comincia mia madre ma la interrompo subito: «Edward, mamma. Mi hai battezzato Edward, e sei stata tu a decidere, non io e neanche Alice. Quindi fammi il piacere di rivolgerti a me con il mio nome» e dicendo questo scendo dalla macchina e corro in casa dei miei zii, sbattendo la porta dietro di me.

Probabilmente ho esagerato ma in alcuni casi, quando ti esasperano come oggi, arrivi ad un punto dove non ce la fai più e scoppi.

«Ciao, figliolo. Come è andata la giornata?» mio padre sembra quasi cortese mentre mi lancia un’occhiata, distraendosi momentaneamente dalla partita alla televisione.

Sembra quasi un altro da quando è iniziata questa storia. Lui che guarda una partita su un divano con una birra in mano, vicino a suo fratello a urlare come un ragazzino… non me lo ricordo neanche.

«Ti lascio immaginare. Credo che se sono sopravvissuto a questo, tutto il resto sarà una passeggiata» sorrido e mi siedo vicino a mio padre, gli sfilo la bottiglietta e bevo un sorso.

«Io non ne sarei così convinto» borbotta lo zio, mentre si apre la porta ed entrano in fila indiana, tutti quasi timorosi, capitanati da Emmett.

Hanno mandato lui per primo, perché non sono mai riuscito a picchiarlo durante le nostre sessioni di lotta libera-greco-romana-ostrogota (cioè alla cazzeggio, tanto per intenderci).

«Possiamo? Tutto tranquillo?» chiede il capofila.

«Entrate pure! Cosa fate sulla porta?» chiede Carlisle, facendo segno di entrare.

«Oh! Partita!» gioisce Jasper e si fionda sulla poltrona, dimentico di qualsiasi altra cosa, seguito poco dopo da Emmett che si accomoda sull’altra e fa segno a suo padre di passargli la birra.

Le donne vengono lasciate sulla porta, in compagnia con le borse, borsine, borsette e borsone, frutto delle MIE fatiche odierne. Che le portino loro a destinazione! Io ho diritto a un poco di sano, rilassante, passatempo maschile: urli al televisore e rutto stellare.

Ammetto che non è fine, ma le bollicine della birra portano anche questo.

Ringraziate che mi trattengo dal togliere le scarpe mettendo le mie fette sul tavolino di cristallo di zia Esme, anche se lei lo meriterebbe per come si è comportata oggi, ma sono una persona educata, quindi evito.

«Caro, adesso dobbiamo proprio tornare a Seattle, è tardi» dice mia madre.

Io e mio padre solleviamo la testa sorpresi e ci troviamo la mamma con il viso rosso e il labbro tremulo che mi guarda come se dovessi partire per la guerra.

«Oh, mamma!». Mi alzo e la abbraccio forte. Dovevo essere arrabbiato ma come faccio con una mamma così? È la mia mammina e mi vuole tanto bene, lo so, anche se a volte esagera.

Sento anche mio padre che sbatacchia la mia spalla, gesto da uomo, ovvio.

Dopo che hanno salutato tutti e si sono raccomandati sulla mia incolumità fisica e mentale (io sarei molto più preoccupato per la seconda) salgono in macchina e mi abbandonano nelle capaci mani dei miei parenti.

Così se ne va la mia ultima speranza prima di essere trascinato nel girone infernale dei travestiti.

«Ragazzi! Cena tra venti minuti, quindi tempo sufficiente per docce o altre cose vi vengano in mente, poi a tavola!» annuncia mia zia con voce stentorea. Ha un megafono nella gola?

«Edward, ti consiglio di andare a rilassarti un poco in camera tua. Vieni ti accompagno» mi propone lo zio.

I miei cuginastri e i rispettivi ragazzi sono già nelle loro camere… amore libero in questa casa! Uhm, mi piace!

«Rose! Jasper! Togliete subito le mani dai miei figli e uscite immediatamente dalle camere! E se avete un capello fuori posto non entrerete più qui dentro!». Come non detto. Zio Carlisle non urla ma il tono che usa è quello del super generale Patton con i contro gradi in acciaio, manca solo il saluto.

Immediatamente si aprono le porte ed escono i due Hale e i miei cuginetti, Rose ha la camicetta leggermente sgualcita e sono sicuro che Emmett non portasse il rossetto, ma per il resto mi sembrano in ordine.

«Bene, ragazzi, vi fermate a cena?» chiede gentilmente lo zio.

Rosalie nega aggiungendo: «Ci aspettano a casa. Domani mattina ci vediamo per la seconda puntata dell’operazione Edwardina» e si rivolge ad Alice.

«Ricordati le riviste» le ingiunge mia cugina. Riviste? Che cosa centrano le riviste con me?

«Me ne sono procurate diverse e Betta_Masen mi porterà la sua collezione questa sera» risponde Rosalie rassicurante. Sembra importante, potrei indagare, magari da questa Betta, ma sono troppo stanco. Il mio programma immediato è doccia, cena e nanna, non reggerei altro.

In effetti la cena risulta deliziosa e la compagnia piacevole. Nessun riferimento al mio stato di sequestrato e ricattato, mi concedo anche qualche risata.

Prima la doccia, poi la cena e ora il rilassamento nella mia camera, la stanza che mi ospiterà per due mesi. Devo dire che è carina, niente fronzoli femminili, fortunatamente, tutto lineare in tinte calde del legno. Davvero confortevole.

Il letto poi… semplicemente stupendo, in ferro battuto al centro della camera, grande, morbidissimo. Mi perdo nei pensieri. Chissà come sarebbe, rotolarsi qui sopra con Misha… oppure con Vanessa_... ok basta così, altrimenti mi eccito e qui manca la materia prima e non ho intenzione di usare la mano, almeno non per il momento, anche se ho paura che mi toccherà più avanti.

 

Il mattino dopo mi sveglio prestissimo, tanto che alle sette ho già bevuto una sorsata di succo e fatto tre miglia di jogging con un giro di Forks e dintorni.

Ho anche visto un paio di ragazze affacciate alle finestre che mi guardavano incuriosite. Certo, un tipo come me, canotta aderente e sudaticcia e calzoni della tuta tenuti leggermente bassi, devo aver fatto colpo.

Addirittura una ha aperto la finestra e ha urlato qualche cosa tipo “Vieni qui che ti lavo io”. Ci sarà da divertirsi in questo paesino, se per uno che saltella per strada ci si sbraccia. Un nuovo orticello da coltivare!

«Oh, Edward! Sei tornato, pensavo che fossi fuggito nella notte» mi saluta allegra zia Esme.

«Ti avrei salutato prima. Non sono così maleducato» mi giustifico sedendomi al tavolo della cucina, pronto per la colazione, dopo aver fatto una veloce doccia.

«Cosa preferisci? Frittelle, cornetti, panini, biscotti?» chiede cortese mentre armeggia con le padelle per le frittelle che probabilmente propina ad Emmett in quantità industriale, vista la stazza.

«Frittelle vanno benissimo» rispondo.

Zia Esme sorride: «Come potrebbe essere diversamente? Voi Cullen siete tutti uguali!»

«Ciao, Edward. Buongiorno amore.» saluta zio Carlisle prima di dare un affettuoso bacio sulla guancia a sua moglie e… oh cielo! Che mi tocca vedere! Anche una palpatina al sedere… restituita dalla vittima palpeggiata.

Mi trasferisco in un convento. Va bene che sono ancora giovani, non avranno raggiunto la pace dei sensi, ma con questi atteggiamenti, mi bloccheranno la crescita!

«Oh frittelle! Le mie preferite!». Come volevasi dimostrare. Appunto.

Mangio tranquillamente con i miei zii. I cuginastri, probabilmente, dormono ancora.

«Io vado alla clinica, tornerò oggi pomeriggio verso le tre e mezza. Ti prego, Esme, cerca di frenare tua figlia, almeno sino al mio arrivo». Questo saluto accorato da parte dello zio mi piace poco e mi lascia fastidiosissimi brividi lungo la spina dorsale. Una vocina nella mia testa mi grida che è preoccupato per… ME!

 

Sono quasi le nove quando mister Muscolo e Napoleone si fanno vedere in cucina. I capelli di mia cugina sono più scombinati del solito, sembra cresciuta così, di circa un paio di centimetri.

Emmett, con il suo fare da vero gentleman, si avventa su una pila di frittelle da ricordare la torre di Pisa: pericolante. Ma nulla possono contro il selvaggio attacco del ragazzo e, rovinosamente, cascano nel piatto quel tanto che basta per essere cosparse chi di zucchero, chi di sciroppo d’acero, chi di marmellata (almeno varia) e rivolano nella caverna che ha al posto della bocca.

Per un cuoco, vedere uno che mangia così, sarà una gran soddisfazione, a me fa venire la nausea e mi sposto verso la sala per guardare il telegiornale.

Mi sono appena seduto che suonano alla porta. Guardo l’ora: le nove spaccate.

Questi sono sicuramente i gemelli Hale.

Infatti quando apro la porta, Rosalie mi sposta poco carinamente e si dirige con passo sicuro in cucina. Ha alcune riviste sotto braccio, ma non è nulla confronto ai due borsoni che sostiene Jasper, con grande fatica, a vedere come tende le braccia.

«Ciao, Edward» mi saluta il ragazzo.

«Ah! È vero! Ciao, Edward!» mi grida Rose dalla cucina. Scusate se disturbo, me ne vado anche volentieri.

 

Ormai mia zia ha pulito tutto, Emmett ha praticamente finito ed Alice sta bevendo il suo caffè. Quando Jasper posa le riviste sul tavolo, tutti si siedono attorno a quelle borse e cominciano a tirare fuori plichi su plichi di carta colorata e patinata.

«Che succede qui?» sono inquieto. Ho paura che questo sia per me e non riesco ancora a capire in che modo.

«Io non mi fermo con voi. Tolgo il disturbo e… Edward, ti conviene allontanarti anche tu se non vuoi farti venire un infarto. Queste due hanno pensato di leggere delle riviste per avere consigli su come… trasformarti in un essere femminile passabile» mi dice Emmett alzandosi e dirigendosi fuori.

Non so cosa pensare, questa cosa sta dando a tutti alla testa, più del necessario.

Cosa vogliono fare di me? Una nuova drag queen?

Esco anche io dalla cucina e mi spalmo sul divano vicino ad Emmett che ha riacceso la TV e adesso fa zapping in cerca di qualche cosa di interessante da vedere.

«Emmett! Ricordati che devi tagliare il prato oggi, tocca a te!» urla zia Esme dalla cucina. Ghigno. So perfettamente che tagliare il prato è un lavoro che odia.

Mi alzo e mi metto ad origliare i quattro che sono rimasti a sfogliare riviste, forse scopro cosa hanno in mente per me.

 

«… Leggi Skystar301, qui dice di fare la depilazione totale e trattamenti per viso e mani, per renderla morbida e vellutata. Suggerisce anche smalto rosso… fondotinta, matita, fard e lucidalabbra… mi sembra troppo… » questa è Rosalie. Grazie per il troppo: smalto rosso? Mi guardo le mani e inorridisco.

«… Sempre su Skystar301, c’è un altro articolo di barbyg90 dove si suggerisce le sopracciglia sottili ad ali di gabbiano…» questa è Alice. Ma siamo matti? Mi volto verso lo specchio e tiro in sui lati. Mi sembro uno dei cattivi dei cartoni animati! Diventerei una macchietta.

«… qui c’è la rubrica di Anna la Papera, a una lettera ha risposto per una spuntatina alle sopracciglia, trucco leggero, correttore per occhiaie, matita e ombretto bianco e crema idratante…» questa è Esme.

Papera? Devo farmi consigliare da Anna la Papera? E perché non da Giovanna il Gufo? Tanto per portare sfiga a questo punto ogni animale è buono.

«Di chi era la lettera?» chiede Jasper. Ma chi se ne frega! Mi interessa sapere cosa hanno in mente quelle al tavolo, non quelle che scrivono lettere folli a una papera.

«Una lettera di Alecullen, parla di depilazione integrale, rossetto rosso scintillante e ciglia finte colorate… Alecullen? Parente?» chiede Rosalie.

Se è mia parente, giuro che la disconosco all’istante, anche a costo di divorziare dai miei genitori! Parenti serpenti! Poi… ciglia colorate? Mi guardo nuovamente allo specchio e mi si rizzano i capelli.

«… Guarda sul Messaggino! C’è un articolo di fabi dove si ricorda anche la necessità di qualche lezione di portamento, come camminare e poi la parlata, dovrà imparare a tenere un tono alto…» commenta Jasper.

Alto? Intendono dire come quando uno ti stringe le palle? Non vorranno mica castrarmi per farmi parlare come un soprano? Mi guardo allo specchio e sono anche pallido ora.

«… Ragazze! C’è anche un articolo su Vogue! È firmato da… Corny83, quasi un genio quella giornalista. Depilazione… uhm ok, sfoltimento sopracciglia… ok e poi sentite qui: consiglia una frangia scalata per mascherare un pochino le sopracciglia che rimangono leggermente più folte… e poi il trucco con i ritocchi dove scurire, guarda ci sono anche le foto…». Certo che se anche Vogue si mette a consigliare come trasformare un uomo in una donna comincio a sentirmi meno solo: mica avranno fatto questo articolo solo per me? No?

«… oh guarda, qui c’è anche un articolo di Vanderbit!...» dice Rosalie entusiasta (di cosa poi? Secondo me tutte quelle che hanno scritto li sono solo delle sadiche, per non dire altro), ma stranamente Alice la stoppa.

«Non è il caso di leggere quello, andiamo avanti». Ha un fare sospetto.

«Ma tu adori Vanderbit… aspetta… sei tu!» accusa Rosalie, con un tono che varia dallo stridulo al rompi timpani.

Cioè fatemi capire, mia cugina scrive su delle riviste, come trasformare un uomo in una donna? Ma è malata! Fatela ricoverare!

«Ok. Sono io. Ho iniziato per gioco e scrivo ogni tanto, per mettere da parte un po’ di soldi per i corsi di specializzazione su moda e design che voglio fare». Non posso vederla, ma scommetto tutto quello che ho, che sta facendo gli occhi dolci alla zia, per farsi perdonare di aver fatto qualche cosa di nascosto.

«Oh! Mia figlia scrive su riviste di moda! Come sono orgogliosa!» pigola zia Esme.

Continuano su questo tono ancora per un po’ ma io ormai afferro solo le parole depilazione, che mi porta a scene da tortura medioevale, e trucco, che mi fa pensare a una squillo.

 

Vedo con la coda dell’occhio Emmett, che si sta avvicinando all’uscita per il suo lavoro da giardiniere. Deve aver fatto un riposino ristoratore pre-lavoro, visto l’occhio con la palpebra calante.

«Emmett, ho una proposta!» inizio, sperando che abbocchi.

«Spara!».

«Io faccio il tuo lavoro e tu mi togli un mese di questa scommessa. Dai! Che ti costa? Tanto mi vedresti comunque in abiti femminili, il bello è quello! No?». Cerco di essere ammiccante e fare il sorriso migliore che posso.

«Andata per una settimana!» risponde incrociando le braccia. Annuisco accettando, in fin dei conti sono diventate sette settimane e non otto, meglio di niente. Poi mi viene un lampo di genio.

«E accorciamo di un’altra settimana per compensare questa di preparazione, visto che già da ieri ti stai divertendo alle mie spalle». Con mia grande sorpresa lo vedo annuire.

«Hai ragione, visto quello che ti aspetta, ti meriti uno sconto. Saranno solo sei settimane di scuola! Ok?» e dicendo questo mi offre la mano che stringo con vigore e vado a prepararmi per il lavoro che mi toglierà una settimana di inferno.

 

Ormai sono quasi le undici e mezza.

Ormai sono quasi cinquanta minuti che taglio il prato.

Ormai sono quasi quindici minuti che sto chiacchierando con due ragazze, appoggiato alla staccionata, mettendo in mostra il mio petto nudo e baciato dal sole (già il fatto che un raggio buchi le nuvole e si sbatacchi contro i miei pettorali è un miracolo, oltre che a un’ottima pubblicità).

Ero accaldato e mi sono tolto la maglietta, rimanendo in calzoncini corti, non è colpa mia se, vedendomi, due donzelle si sono fermate per conoscermi. Qui si conoscono tutti, io faccio solo pubbliche relazioni.

Cosa si direbbe dei miei zii che ospitano un ragazzo asociale? Farebbero una bruttissima figura, e lungi da me l’idea che sia per colpa mia.

Mi passo una mano tra i capelli e le due sospirano. Anche qui la cosa non cambia, mi chiedo cosa ci sia in questo gesto… ma in fin dei conti chi se ne frega: funziona e questo è l’importante.

Oltretutto le ragazze sono passabili, un pochino al di sotto dei miei standard. Bionda una, rossiccia l’altra, alte circa un metro e settanta, o qualcosa in meno, procaci e leggermente volgari, beh, poteva andare peggio. Sono le classiche cheerleader del liceo che si credono delle gran fighe e sono delle cozze senza cervello, ma purché respirino…

Il mio lavoro è quasi finito, in ogni caso sono stato di parola ed ho rasato il prato e tolto le erbacce dal vialetto. La zia sarà molto contenta di me.

Le due ragazze… mi sembra si chiamino Jessica e Lauren, mi offrono anche una limonata fresca che sono corse a prendermi al chiosco-bar vicino.

Sono quasi commosso da tanta sollecitudine.

 

Sono rapito dalla conversazione con le due probabili gallinelle del mio pollaio (rapito si fa per dire, c’è un intruglio di ridolini e gridolini vari, ma per la causa… questo e altro) quando vedo un’altra ragazza camminare verso di noi con un librone sotto il braccio.

Le rivolgo il mio sorriso delle grandi occasioni, ma quando arriva vicino a me, vengo strattonato in malo modo da un paio di manine talmente piccole e delicate da poter fare di tutto tranne che tirare un pugno.

E invece…

«Scemo! Togliti da lì! La stai uccidendo!». Adesso mi sentirò imbecille ma proprio non ho idea di cosa stia parlando. La guardo con sguardo interrogativo che, sono consapevole, potrebbe sembrare ebete.

«Stai spezzando un ramo della pianta con il piede! Spostati!» dice la nuova arrivata indicando un rametto delle rose di zia Esme che è passato accidentalmente sotto la mia scarpa.

Jessica mi difende: «Swan, piantala! È solo un rametto e poi, ci stai disturbando!». Dolce ragazza con l’armatura lucente, non serve neanche che parli io.

«Stanley, tesoro! Capisco che la salvezza del nostro pianeta sia un concetto troppo estraneo per, anche solo tentare, di entrare nel tuo cervellino. Ma se iniziamo nel piccolo, possiamo ottenere grandi risultati. Quindi, tu! Pavone! Togli le tue zampacce dal roseto o avvertirò la signora Cullen che stai deturpando le sue aiuole, al posto di lavorare!». Mi sta minacciando?

Provo la tecnica del bravo ragazzo colpito da tanta dolcezza (dove si nasconda in questo esemplare femminile, non lo so, ma tentar non nuoce).

«Scusami tanto. Ho sbagliato, non ho fatto attenzione e mi dispiace!». Sbatacchio le ciglia e le faccio gli occhioni da cucciolo, grandi e dolci.

Lei sbuffa e riparte alla carica: «Pavone, risparmiati per chi ti apprezza e vedi di finire il lavoro che ti ha dato la signora Cullen. Vedrò di informarla sul fatto che non stai lavorando: odio i disonesti, sono sicura che ti faresti pagare per l’intera ora» e così dicendo si allontana impettita e suona alla porta di casa.

Sono sbalordito. Vengo aggredito per aver calpestato un rametto e poi mi vuole togliere anche il sacro compenso per il mio duro lavoro? Ma che è? Una bigotta dell’esercito della salvezza?

Oltretutto, potrebbe essere anche carina, con quei capelli lunghi e scuri, e gli occhi da cerbiatta, con un taglio leggermente a mandorla, scuri e contornati da lunghe ciglia, il viso a cuore con un incarnato stupendo, le labbra carnose, rosee e ben definite… ma rovina il tutto con un caratterino da gelato salato e un fisico mascherato per carnevale. Un gonnellone verde acido, lungo alla caviglia che termina con un intreccio di fiori gialli ricamati, degli zoccoli che arrivavano direttamente dall’Olanda, e una tunica fatta all’uncinetto che pare la coperta che mia madre aveva confezionato per la beneficienza, e che probabilmente ha acquistato lei, completano il quadro del vestiario. Ma quello che è più ridicolo sono due chignon piccoli che raccolgono i capelli della parte alta della testa, ai lati, come se fossero due orecchie supplementari, fermati da un paio di bacchette cinesi. Chissà se ci mangia…

Vengo richiamato alla realtà, quando la porta sbatte, chiudendosi alle spalle dell’ecologista, e decido di finire il lavoro, prima di perdere la mia settimana di buono. Saluto le due donzelle, che mi seguono con lo sguardo e sospirano, e vado nel ripostiglio a prendere le forbici per le ultime rifiniture.

 

Probabilmente non ho visto andare via la bigotta, in quanto ho faticato non poco a trovare le forbici e, finito il mio lavoro, sono rientrato in casa, senza incontrare nessun estraneo.

Dopo la doccia, zia Esme mi chiama per il pranzo, in compagnia con i gemelli: una cara tavolata, dove si continua a parlare della mia prossima trasformazione.

Ma avranno capito che si tratta solo di vestirmi da donna per andare a scuola e non di cambiare sesso? Comincio ad avere dei dubbi, dovrò tenere i miei gioielli sotto stretta sorveglianza.

«Bene, Edward, dopo pranzo ci prepariamo fisicamente, quindi via alla depilazione e…» esordisce Alice.

Depilazione? Inizio a tremare di paura.

«Cosa hai intenzione di farmi? E parla chiaramente per cortesia!» ingiungo quasi furioso.

«Dovremo depilarti braccia e gambe, sfoltirti le sopracciglia e cominciare a passare delle creme per ammorbidire la pelle, farti la manicure con smalto trasparente, non ti preoccupare, non si vedrà nemmeno». Alice cerca di essere rassicurante, ma io ho solo una parola in mente: DOLORE!

«Ragazzi, sono a casa!» annuncia felice mio zio. Ti prego Carlisle aiutami, non lasciarmi in compagnia di tua figlia, sono sicuro che è pazza! Scrive anche su una rivista come trasformare un uomo in una donna senza chirurgia! A quale ragazza di 18 anni vengono in mente queste cose?

«Pensa che prima di pranzo è passata Bella a portarci un libro sui rimedi naturali e maschere di bellezza fatte con erbe e verdure e frutta» dice mia zia entusiasta.

Deve essere l’ecologista fanatica, anche lei entra nella mia lista nera delle persone che contribuiscono al mio incubo!

«Allora, siamo pronti? Ho già preparato la sala in solaio con tutte le apparecchiature del caso» annuncia Carlisle prendendomi per un braccio e trascinandomi per le scale.

«Edward, qualunque cosa accada, sappi che io l’ho fatto per te. Non volevo soffrissi più del dovuto e sono riuscito ad ottenere questo compromesso» mi dice come a scusarsi mentre apro la porta e entro in quella che sembra… una sala operatoria.

Sto per scappare ma quattro mani mi trattengono e mi sollevano per poi distendermi sopra un lettino. Guardo in alto e una luce abbagliante mi acceca…  

«Da quando per depilarsi c’è bisogno di una operazione? Ti prego zio, non farmi castrare!» ormai piagnucolo, ma Carlisle mi consola mentre mi inietta qualcosa che mi da immediata sonnolenza.

«Non succederà nulla di questo, tranquillo. Solo che una volta, ho provato anche io la ceretta e ti assicuro che noi uomini non siamo adatti a quella tortura, fidati. È per il tuo bene».

«Come vi è venuto in mente?» borbotto con gli occhi che lottano contro il buio. Distinguo Alice e Rosalie chine su di me che mi stanno togliendo i pantaloni e la maglietta.

«E’ stata… non so come… Ange… folle come idea, ma… quindi ho chiesto… lisle… no…» non so chi abbia risposto, ho solo afferrato Angefolle e chiunque sia, me la pagherà molto cara!

E questo è il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi del tutto.

 

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Angolino mio:

Capitolo più lungo del previsto questo, con tante cose da commentare.

1)     partiamo dalla fine, ricordatevi che questa storia è comica, al limite del demenziale e la scena della sala operatoria è una estremizzazione, per ridere, niente altro.

2)     Riguardo al punto 1 è tutta colpa di Angefolle, come ho scritto (che sarebbe la cara Angela nella storia) perché è veramente frutto della sua fantasia, non della mia

3)     Come avrete capito, ringrazio tutte le ragazze che mi hanno recensito lo scorso capitolo, nome per nome elencate in grassetto. Per Anna la Papera ho avuto il permesso di storpiare il suo nick, lei è PAPERACULLEN.

4)     Diciamo che nella mia fantasia, chi se la passa peggio è Skystar301 che è diventata un giornale (non te la prendere mi raccomando) mentre la più fortunata è Vanessa che si è rotolata tra le lenzuola in passato con Eddino (non siate gelose) spero che nel complesso vi sia piaciuto.

5)     Abbiamo incontrato Bella! Tosta vero?

6)     Avrete capito che la depilazione riguarderà poche zone di Edward, in fin dei conti dovrà essere ben coperto. E tanta crema.

 

Adesso passo alla domanda per il prossimo capitolo: preferite che vi descriva la sofferenza della depilazione o siamo magnanime e passiamo oltre?

Facciamo prove di trucco o passiamo all’acquisto di qualche vestito?

 

Vi aspetto davvero numerose, per divertirci insieme al nostro povero ragazzo. La settimana della storia è ancora lunga ma cercherò di lasciargli anche un poco di tempo “libero” tanto per ambientarsi con la “fauna” locale.

 

 

Adesso pubblicità sulle mie storie postate in questa sezione.

 

[Sakura – Fiore di ciliegio]  in corso,  racconto storico, romantico, avventura, la storia di Bella dalla natia Irlanda a partire dal 1884 portata dal destino, in giro per mezzo mondo.

 

 [AAA Affittasi moglie]  in corso,  racconto commedia romantica, cosa può costringere un uomo giovane, sano ed attraente ad affittare una moglie?

 

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

 

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

 

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

 

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

 

Non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo, perchè devo portarmi avanti con le altre storie, e come avevo predetto, questa avrà un postaggio ballerino e poco costante, posso solo dire di monitorarmi ogni tanto.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi mando tanti

Baciotti 

Grazia  

 

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Capitolo 5
*** le donne soffrono di più. Io anche. ***


 

 

SORPRESA!

Cari amici, che dire? Dopo tanto tempo torno su queste pagine con un nuovo capitolo di Edwardina.

Sono ripartita da questa, perché avevo voglia di ridere e, se devo essere onesta, mi sono stupita di quanto ci abbia messo per scrivere il capitolo (solo due ore).

Mi sono rivista le vostre ultime recensioni, e da lì sono partita per la stesura, perché come avevo già accennato, la storia è arricchita proprio da voi.

Spero che vi piaccia… anche se non è andato come avevo in mente.

 

Quindi se volete intervenire anche voi, lettori più o meno silenziosi, come ho già detto/scritto, c’è posto per tutti.

 

Basta così, inutile dilungarsi, vi lascio al capitolo: Buona Lettura.

 

 

----ooo00O00ooo----

 

 

Bip, bip, bip, sento uno strano rumore nelle orecchie…

Bip, bip, bip, come quando sei in ospedale, è inquietante…

Bip, bip, bip, ma perché non lo spengono, è davvero fastidioso.

Sto aprendo gli occhi, faticosamente, e una luce puntata sulla mia faccia mi acceca.

«Ma porc… spegnete la luce! Ho ancora sonno» bofonchio con la bocca impastata. E a sentire da come tira la mia pelle, non solo quella.

 

«Edward, come ti senti?». Deve essere zio Carlisle che mi chiama, sento anche qualcuno che sta staccando dei lacci dalle mie braccia.

Cristo Santo! Ero legato! Mi sta venendo il panico e, nonostante le rassicurazioni di mio zio, non riesco a non tastare il mio apparato riproduttore, per constatare che sia tutto in ordine e al suo posto.

Un sospiro di sollievo mi sfugge dalle labbra.

«Devi rimanere sdraiato ancora un pochino, poi, quando te la senti inizia pure a tirarti seduto» mi chiarisce il dottore di casa.

Mi volto e vedo Alice, Rosalie e zia Esme che si stanno togliendo una mascherina dal viso, tutte sorridenti e soddisfatte.

«Abbiamo fatto un ottimo lavoro» esclama Napoleone.

Vedere i suoi occhi luccicare di follia, mi incute un vero timore e inizio ad alzare la mano per toccarmi la faccia. Non credo che mi abbiano fatto una plastica facciale, ma sincerarsene non nuoce neanche in questo caso.

«NON  TOCCARE!» urla Rosalie diventando viola. Gli si deve essere ostruita una vena del collo. Si è gonfiata!

«Perché?» chiedo innocente.

«Hai ancora la maschera facciale che ti abbiamo spalmato, deve rimanere in posa ancora... 12 minuti» risponde zia Esme.

Alice mi porge uno specchio: «Guardati pure» mi invita.

«Arghhhhhhh!» il mio è un urlo da spavento. Nello specchio mi sta guardando un essere bitorzoluto e verde. Sherk in confronto è bellissimo ed affascinante. Mi mancano solo le orecchie a conetto.

 

«Che avete combinato? Ditemi che questa melma si toglie! Vi prego!» credo che in queste settimane imparerò ad implorare.

«Certo che si toglie, scemo! Credi che ti avremmo lasciato verde?» risponde Rosalie.

Inizio anche a sentire alcune risate alle mie spalle. Emmett e Jasper si stanno di nuovo divertendo a mie spese.

«Che avete da ridere come deficienti?» chiedo seccato.

«Emmett e io abbiamo registrato l'operazione. Stavamo riguardando alcune scene... se vuoi dopo andiamo in salotto a vederla» propone tranquillamente Jasper. Certo, tanto il condannato è mica lui.

 

«Perfetto, ragazzi. Così dopo la visione mi consegnerete la cassetta. Sapete che non deve girare nulla di questa faccenda» ribadisce lo zio. Ecco, bravo. Difendimi.

«Ma dai, papà» prova a dire Emmett, ma Carlisle fa una faccia assolutamente incorruttibile mentre lo vedo mimare con le labbra 'castrazione chimica', e il cuginastro è costretto ad assentire, sbiancando.

Mi devo accontentare di queste soddisfazioni, grama la vita, non mi resta altro.

Quando scendo dal lettino, ondeggia tutto intorno a me e mi chiedo se sia solo per l’anestesia o anche per qualcos’altro che mi abbiano fatto le pazze durante il mio coma. Inizio a meditare se vi siano sostanze alle quali sono allergico… profumi? No, sono un campo fiorito, non ho mai avuto problemi con acqua di colonia e deodorante. Creme? A parte che non uso la quantità industriale di Alice… anche io mi curo la pelle (almeno un pochino) e non mi sono mai venute macchie.

A pensarci bene, mio zio ha la mia cartella clinica, e non risulto allergico a nulla (tranne che alle trasformazioni di sesso, ma quelle pare che non le potrò evitare, almeno per la parte esteriore).

 

Scendiamo in sala e ci accomodiamo sui divani e poltrone, io al centro, perfettamente fronte  televisore. Emmett collega la videocamera e schiaccia start.

Appena il video si accende accadono due cose contemporaneamente: Alice e Rosalie iniziano a passarmi del cotone imbevuto sul viso per togliermi il fango verde e, cosa bruttissima, suonano alla porta.

Zia Esme si affretta ad andare ad aprire, mentre Alice mi getta sul viso un asciugamano stile telo da spiaggia giallo, che mi fa sembrare uno che tenta di fare il fantasma formaggino.

«Ciao, Bella. Cosa desideri?». Sento dei passi in avvicinamento e mi si gela il sangue: non devono vedermi così, è già umiliante con Jasper e Rosalie e i miei cugini, ma un completo estraneo, assolutamente mi rifiuto!

«Scusatemi ma devo riprendere subito il libro che ho prestato oggi ad Alice. Mi ero dimenticata che dovevo preparare un decotto per mio padre e non ho trascritto la ricetta». Se è la stessa ragazza matrioska di questa mattina non saprei dirlo, il tono di voce è più dolce ed educato, fa venire voglia di abbracciarla e farle tante coccole. Peccato che probabilmente ti accorgeresti di essere allacciato ad un cactus visto il caratterino.

«Certo, Bella. Lo vado a prendere subito, tanto quello che ci serviva l’abbiamo già fotocopiato» risponde allegra Alice.

«Chi c’è sotto il telo?» chiede curiosa. Trattengo il respiro e con me anche Rosalie che mi è accanto. Ma non mi dire? Sono partecipi della mia disgrazia?

«Non ti preoccupare, Bella. È mio nipote. Questa mattina ha tagliato il prato e deve aver avuto una reazione allergica a qualche erba. Gli abbiamo messo un po’ di crema, ma non voleva farsi vedere così si è coperto» risponde tranquillo Carlisle. Mio zio mente quasi meglio di me. Da brividi.

«Ah! Allora sei tu, pavone! Giustizia divina, eh? La prossima volta farai più attenzione alle piante, la natura sa come vendicarsi». Il cactus vestito da matrioska sta pontificando, nella mia lista nera sta velocemente salendo verso la vetta. Antipatica. Attorno a me sento sghignazzare gli altri, e dire che sembrava anche dolce.

«Grazie per la comprensione, se al mondo fossero tutti come te, i malati e i moribondi starebbero sicuramente meglio» rispondo acido.

Attorno a me si stende il silenzio. Poi una specie di singhiozzo, non so da chi, sembra alle mie spalle, ma io sono ancora il fantasma formaggino…

«Hai ragione, pavone. Scusami, tu stai male ed io ho infierito, non ho giustificazioni». Il tono di voce che ha usato Bella e contrito e mi sento quasi sorridere, a dispetto della calcificazione delle mie rughette di espressione che tirano come matte sulla faccia.

Agito una mano con noncuranza, l’unica cosa che mi permetto di far fuoriuscire dalla mia tenda giallina. «Tutto ok, non ti preoccupare» rispondo condiscendente.

«Eccolo qui. Ti ringrazio tanto per avercelo prestato». È arrivata Alice e probabilmente il cactus-matrioska uscirà.

Dal televisore intanto sento i suoni di una partita di basket, con Emmett e Jasper che bofonchiano commenti. Meno male che qualcuno ha pensato di stoppare il video della mia depilazione, ci mancava solo quella, poi al posto di pavone, questa mi avrebbe chiamato pollo.

Sento ancora Rosalie ed Esme salutare l’ecologista e poi la porta richiudersi e finalmente esco dalla mia copertura.

«C’è mancato poco» commenta Emmett con un sospiro di sollievo.

«Ricominciamo» annuncia Jasper con un ghigno. E lo start viene schiacciato.

 

Questa volta sulla mia faccia si avventa anche la zia. Evidentemente l’interruzione ha reso il fango verde più difficile da asportare, ma quando finalmente vedo Napoleone sorridere soddisfatta mi passo una mano sulla faccia, per toccare con mano eventuali variazioni.

Come ho già detto, sono un capolavoro, non mi si deve cambiare.

Carlisle ride passandomi uno specchio e inizio a guardarmi da ogni lato.

«Però!» esclamo «Sento la pelle liscia come una pesca» mormoro continuando a carezzarmi la guancia. Mi hanno assottigliato le sopraciglia, ma anche così, sono sufficientemente folte per essere… unisex. Forse sono anche migliorato.

Accenno allo specchio con il mio sguardo da cacciatore e mi risponde un dio che promette sesso e paradiso. Ok sono io! Sorrido soddisfatto.

«Contieniti cugino, o potrei pensare che questa cosa ti piaccia più del lecito» mi ricorda Emmett prorompendo in una risata alta e sguaiata, subito seguito da Jasper.

«Questa storia non mi piace, ma non vuol dire che non sappia apprezzare eventuali note positive se ci sono» rispondo piccato.

 

Nel frattempo sullo schermo scorrono le immagini dove sono coricato sul lettino, dormiente, mentre tre dottori con tanto di guanti e mascherina, operano sulle mie gambe.

“Passiamo alla ceretta”. Alice sta prendendo una tazzina che le passa Rosalie.

Stende con attenzione e aspetta, nel frattempo Esme le passa una pezza sulla fronte per detergere il sudore.

Ma queste sono davvero pazze. Se prima era un sospetto, ora ne sono certo!

“Togliamo” ordina Napoleone.

Rosalie ed Alice si avventano sulla mia gamba, che saltella come se le avessero fatto l’elettroschok. Noto il mio polpaccio rosso come un pomodoro e vado a controllarlo dal vivo. Rosa naturale.

Sospiro di sollievo e come ipnotizzato continuo a guardare il video inorridito.

“Come sta Edward? Respira?” chiede Esme.

Respira? Come respira? Dovevo mica morire sotto i ferri… anzi sotto una ceretta per depilazione!

“Tutto bene cara”. Ecco zio, dagli pure man forte a queste malate di mente.

“Jasper, voglio registrare anche io”. Ed ecco a voi… Emmett, il bambino capriccioso. Chissà se vuole scambiare il suo posto con il mio?

“Pinzette” ordina Alice. La tortura non è finita.

Adesso capisco e sono profondamente grato a mio zio per l’anestesia totale. Non avrei retto il dolore e l’ansia di vederle armeggiare su di me in quel modo.

Ma come fanno le donne? È proprio vero che in fatto di dolore, ne sopportano molto più di noi, devo darne atto. Ciò non toglie che le immagini che si susseguono sullo schermo siano da brivido, soprattutto perché sono io il soggetto.

Vedo che stanno girando attorno alla mia faccia.

“Sudore” dice secca Alice e la zia torna a passare una pezza sulla sua fronte. E sì, è proprio il caso di sudare, ti uccido se mi rovini il faccino.

La mia testa saltella a ogni tiro che fa la mia cara cuginetta, mentre la sua amica mi passa qualche cosa sulle gambe.

Sento un mugolio che viene dal televisore.

«Edward! Ma sei un porco! Anche sotto anestesia!» esclama Emmett, mentre il video inquadra il mio… bazooka costretto nei boxer, ma estremamente attivo.

«Cosa devo dirti? Evidentemente hanno toccato qualche cosa che non dovevano» rispondo alzando le spalle, mentre le due ragazze strillano allarmate.

«Che schifo, Eddy! Andiamo a lavarci con l’amuchina, Rose» ordina Napoleone.

Ghigno soddisfatto. Se la sono cercata.

Anche attorno a me scoppiano le risate ed io non mi trattengo.

«Non montarti la testa… ma sei un mito» commenta Jasper, piegato in due dalle risate.

Nel frattempo il video continua con la deforestazione delle braccia e una nuova spalmata di crema, poi un’altra, poi un impacco e per finire quella cosa verde in faccia.

“Tutto a posto! Abbiamo finito!” annuncia Alice togliendosi mascherina e guanti, subito seguita da Rosalie ed Esme, mentre io iniziavo a muovermi e a svegliarmi.

 

«Video decisamente divertente» commenta Carlisle allungando la mano verso la videocamera. Emmett la guarda con sofferenza, mentre viene privata della cassetta e della scheda di memoria.

«Acquistane un’altra Em» invita suo padre, mentre prende i corpi del reato e li chiude nella cassetta nascosta dietro un quadro.

Sento mio cugino sospirare. Vorrebbe pubblicarlo ma non può.

In un certo senso lo capisco, anche io avrei fatto di tutto per postarlo sul web. Beh, meglio così, niente pubblicità per il sottoscritto.

Vedere la mia tortura da spettatore è stato estenuante. Nonostante abbia dormito per le due ore della ‘operazione’ sono esausto, mentalmente più che fisicamente. Ed è ora di cena.

 

Anche questa sera i gemelli Hale non si fermano a cena, probabilmente sanno che  altrimenti andrei in overdose. Mi bastano mister Muscolo e Napoleone che non posso sfrattare.

«Domani operazione vestiti Edwardina» annuncia Alice con un sorriso felice.

Dove la trova poi tutta questa vivacità? Io mi sento una larva.

Zia Esme mi passa una mano sui capelli, una dolce e amorevole carezza che mi strappa un sospiro «Fino ad ora è andata bene. Coraggio, caro. Vedrai che passerà presto» e sorride.

Mi vuole bene, lo so. Ma il diavoletto che c’è in me, mi ricorda che anche lei sta attivamente partecipando al mio supplizio. Ipocrita? Sono troppo stanco per questi ragionamenti, mi accontento di poco e senza il dolce mi fiondo nel letto di camera mia. Domani nuova corsa.

 

Ed ecco che è già mattina. Cristo Santo! Ma il tempo passa troppo in fretta! Voglio riposarmi ancora un poco. Mi giro e mi rigiro nel letto ma ormai è come se le lenzuola fossero cosparse di ortiche: non riesco più ad addormentarmi.

Morale? Ore sei e trenta sono in piedi, in bagno che mi guardo allo specchio. Dovrei farmi la barba ma preferisco chiedere lumi ad Alice, non vorrei dover rifare il lavoro di ieri perché l’ho incautamente rovinato. Una tortura basta ed avanza.

Visto che dormono tutti, meglio andare a correre, magari trovo Jessica o Lauren che mi possono tirare su di morale, e non solo quello…

Inizio a correre con addosso la mia canottiera attillata e i calzoni di una vecchia tuta. Uomo vissuto arrapante. Se poi si aggiunge un pochino di sudore… miscela sexy esplosiva.

Credo che a pensare questo potrei essere definito un cretino da una parte del genere femminile e devo ammettere che, probabilmente, sarebbe quella con il cervello. A me invece interessa l’altra parte: senza cervello e più recettiva a queste cose. Superficiale? Come lo zucchero a velo sulla torta.

Credo che la profondità dei sentimenti la raggiungerò quando finirò l’università e dovrò per forza entrare nel mondo degli adulti… e forse neanche allora.

Mia madre asserisce che cambierò quando mi innamorerò, ma il pericolo non sussiste. Ho intenzione di divertirmi a più non posso per ancora molto molto tempo.

Passo davanti a una piccola casetta con un recinto in steccato bianco «Ciao, pavone». Ma è una persecuzione!

 

Sono quasi tentato di proseguire senza salutare, ma voglio vedere se riesco a scalfire il cactus-matrioska. Non sia mai che me ne lascio sfuggire una.

«Ciao… Bella, giusto?». Sta lavorando a un cespuglio che sembra lavanda. Un profumo intenso si spande lì attorno, facendomi pizzicare il naso.

«Per l’esattezza è Isabella, ma tutti mi chiamano con il diminutivo. Passata l’orticaria? Scusami tanto per ieri, sono stata imperdonabile». Mi guarda con i suoi occhioni da cerbiatta e non posso fare a meno di sorridere. A uno sguardo così non potrei rifiutare nulla.

«Non ti preoccupare, mi sono ripreso praticamente subito. Carlisle è un grande in queste cose» commento. «Cosa fai già in giro a quest’ora?» chiedo curioso.

Lei si alza facendomi ammirare tutta la sua figura, coperta da un improbabile grembiulone rosso scuro posizionato sopra una t-shirt nera e dei pantaloni cargo militari, in pratica la comodità antistupro fatta persona. Senza dimenticare i piccoli chignon tenuti dalle bacchette cinesi ai lati della testa. Potrei chiamarla Bunny?

«Stavo controllando questo cespuglio di lavanda. Quest’anno ha sofferto e volevo  vedere se le cure avevano funzionato» risponde orgogliosa.

Decisamente un pollice verde, figlia dei fiori. Secondo me ha sbagliato epoca per nascere.

Però, quando non è acida, sembra quasi carina… quasi.

«E tu? Jogging?» chiede scuotendo la terra dai vestiti.

«Mi sono alzato presto e non riuscivo a dormire. Qua è molto meglio che a Seattle per correre» rispondo.

«Ci credo! L’aria è pulita qui! Non come in quella giungla di asfalto» esclama e noto il suo sguardo brillare.

Meglio non esasperare il suo spirito verde, io non amo lo smog, ma adoro ma mia città, perciò decido di interrompere la conversazione.

Bella è decisamente una ragazza da prendere a piccole dosi, per evitare effetti collaterali.

«Allora io continuo, altrimenti mi si raffreddano i muscoli e rischio un crampo. Ciao, Bella» saluto con la mano e il sorriso delle grande occasioni, speriamo che apprezzi, e continuo la mia corsa.

Non oso guardarmi alle spalle per vedere se continua a fissarmi, ma spero che si gusti il mio lato B, molte ragazze lo approvano.

 

Finisco il mio giretto, senza altri incontri particolari e rientro in casa. Alice mi sta aspettando dietro la porta, con le braccia incrociate e un cipiglio scuro da terrore.

«Non puoi uscire così! Devi aver riguardo della tua pelle! Adesso andiamo in bagno a controllare» ordina senza farmi parlare, arpionandomi il braccio. La sento anche sussurrare qualche cosa tipo ‘guarda te tutto il mio lavoro!’ Ma sono io che subisco! Accidenti.

Per fortuna era tutto in ordine, ho fatto quello che Napoleone mi ha intimato e sono stato ligio ad dovere. Mai stato così ubbidiente in vita mia, ma mia cugina fa davvero paura quando vuole.

 

«Allora partiamo per il centro commerciale! Missione abiti!» urla Alice.

«Ricordati di prendere la guaina e il reggiseno!» le dice Rosalie. Sbuffo. Dovrò di nuovo indossare quelle cose assurde. Ma che palle!

«Andiamo! Non sei elettrizzato oggi?» mi chiede zia Esme con gli occhi brillanti. Mi sorge il dubbio che abbia bevuto.

«Oh! Sono tutto un brivido!»  rispondo, mentre dietro le mie spalle, Emmett e Jasper ridacchiano.

Nuova giornata, nuovo incubo.

 

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Angolino mio:

Forse questo capitolo avrebbe potuto essere più lungo, ma sarebbe stato uno sterile elenco di quanto provato… invece voglio sentire le vostre opinioni riguardo ai vestiti più adatti a coprire le grazie della nostra Dina.

 

Per la scena con il racconto della depilazione, ringrazio Alecullen fonte di ispirazione per poter raccontare quanto successo, nonostante il ragazzo fosse incosciente.

 

Adesso, aspetto i vostri commenti numerosi, con i consigli per vestiti e magari anche scarpe (così mi tolgo il problema una volta sola)

Puntualizzazione: nella storia siamo a mercoledì e la scuola inizierà il lunedì successivo. (tanto per capirci con il fattore temporale)

 

 

Adesso pubblicità sulle mie storie postate in questa sezione, cliccando sul titolo andrete al primo capitolo della storia.

 

[Sakura – Fiore di ciliegio]  in corso,  racconto storico, romantico, avventura, la storia di Bella dalla natia Irlanda a partire dal 1884 portata dal destino, in giro per mezzo mondo.

 

[AAA Affittasi moglie]  in corso,  racconto commedia romantica, cosa può costringere un uomo giovane, sano ed attraente ad affittare una moglie?

 

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

 

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

 

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia, un incontro tra amici e una sigaretta

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot a rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante  

 

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti 

 

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Capitolo 6
*** ormai sono assuefatto, o solo fatto ***


 

 

 

Carissimi e carissime buonasera!

Ho finito or ora il capitolo e non ho potuto esimermi dal postarlo subito.

Io lo trovo altalenante, tra il delirio e alcune punte di serietà.

Il nostro feticcio è sempre più preda delle mani capaci di Alice e Rosalie. Mi fa pena, devo ammetterlo anche io. Spero che mi perdoni…

Oggi vestiti e scarpe!

 

Se volete intervenire anche voi, lettori più o meno silenziosi, con consigli suggerimenti e altro, come ho già detto/scritto, c’è posto per tutti.

 

Ora vi lascio al capitolo: Buona Lettura.

 

 

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Presumo che questo mese e mezzo di travestimento sia un modo per farmela pagare per tutte le cattiverie che ho fatto agli altri in questi anni… ma Dio Santissimo, dovevi proprio arrivare a questo punto?

Non so se è peggio quello che ho subito e subirò in questa settimana oppure quello che mi aspetta nelle sei settimane scolastiche, dove dovrò comportarmi e sculettare come una femmina. Ho i brividi al solo pensiero, e non sono di piacere, per intenderci.

 

Il centro commerciale si è spostato più vicino a Forks, perché avevo la sensazione di aver impiegato più tempo per arrivare rispetto a lunedì. Che sia impazienza?...

Sono allibito dal mio stesso pensiero e freno la mano che stava pensando di abbattersi violentemente contro la mia faccia.

Le autoflagellazioni possono aspettare al momento privato, prima che mi infilino anche la camicia di forza. Sempre che non me la infilino alla fine della scommessa per persa sanità mentale!

 

Fermo la mia volvo nel grande parcheggio. No, è lo stesso dell’altra volta, forse sono io a non essere più nel pieno delle mie facoltà.

Raggiungo, accompagnato da zia Esme, gli altri che mi aspettano all’entrata.

«Adesso dobbiamo provvedere a un po’ di vestiario» annuncia Alice battendo le mani.

Ma non le basta pensare a coprire Lei? Deve anche impicciarsi del corpo degli altri? Jasper, ma portatela via! Sbuffo rassegnato e mi avvio verso una vetrina che mi ispira.

«Ferma lì Dina!» per un attimo mi guardo intorno per capire a chi si sta rivolgendo Rosalie… poi ricordo. Dina, il mio alter ego.

«Guarda che quello è un negozio di Lalayasha, vende abbigliamento maschile» puntualizza.

Mi volto verso di lei con un sorriso a trecentosessanta gradi, trattenuto solo dalle orecchie «E non credi che i suoi modelli mi starebbero una favola?» chiedo indicando me stesso con un ampio gesto. Sono bello, lo so e me ne vanto.

«Quasi quanto il tuo video pubblicato su YouTube» risponde Emmett sbattendo le ciglia in una mossa che doveva essere sexy ma che fa raccapricciare anche il vecchietto seduto sulla panchina di fronte.

«Questi giovani spostati» borbotta tra la dentiera sbatacchiante.

«Occhio Emmett, se fai così ci rimani invischiato anche tu» lo avviso mentre gli altri ridono e il mio cuginetto rincara la dose.

«Non tirarti indietro adesso, Eddina, o avrai più pubblicità di quanta immagini, con la benedizione di mio padre» e zia Esme annuisce convinta.

 

Siamo al ricatto! Oh cielo! Siamo al ricatto! Adesso vado alla centrale di polizia e li denuncio! Non è un reato federale? Li faccio rinchiudere nelle patrie galere! Lavori forzati, soprattutto per mister Muscolo!

«Allora, bambini, andiamo a trovare i vestiti adatti per Dina» dice Esme con fare materno che ci riporta all’ordine.

«Bene! Riassumiamo il piano» lo spirito di Napoleone si reimpossessa del corpo di Alice, per quella che oggi sarà la mia Waterloo.

«Ho portato il reggiseno, la guaina e la parrucca, così vedremo il quadro completo» fa Esme porgendo una borsetta con cose informi dentro.

Non bastano i vestiti, ci vogliono anche quegli arnesi di tortura di sotto, tanto valeva infilzarmi come un puntaspilli, il risultato è lo stesso.

«Io invece ho portato le riviste di Betta_Masen che mi avevi chiesto» dice Rosalie indicando Jasper il facchino e rivolgendosi ad Alice.

Primo, io sono praticamente tappezzeria: qualcuno si degna di chiedere la mia opinione? Ci mancherebbe. Secondo, ma ‘sta Betta… ce l’ha proprio con me? Ma che gli ho fatto? Non mi ricordo neanche di averla vista, né tantomeno di essermela fatta! Fossi stato maleducato o troppo veloce… posso capire, ma così? PERCHE’?

 

«Perfetto! Ho giusto bisogno di controllare una cosa… c’era un articolo di fabi sul Messaggino che mi interessava… e anche corny83 aveva delle belle idee… guarda qui le foto… sempre chiara la ragazza!» come si fa ad essere elettrizzata per un giornaletto patinato? Poi cosa sono? Pubblicano articoli su come vestire un ragazzo da donna?

Sono appena stato catapultato in una realtà alternativa. Mayday, mayday, Houston abbiamo un problema! Sono circondato dagli alieni.

Non sono verdi ma fanno paura.

«Oh guarda, c’è anche qui qualcosa per le taglie forti» guaisce Jasper, evidentemente contagiato da Napoleone e DNA gemellare. Da quando guarda quelle riviste? Spero per lui che rimanga dalla sponda giusta, altrimenti povera Alice. Poi mi accorgo di quello che ha detto.

«Non sono grasso!» protesto.

«No. Ma per essere una ragazza sicuramente non hai la taglia 40» risponde Alice piccata, come se fosse colpa mia se non sono rachitico.

Il mio fisico scolpito il suo boy se lo sogna. Poi guardo Jasper e mi correggo. Diciamo che ci deve lavorare ancora un poco ma è sulla buona strada. Concedo ma non lo confesserò mai a nessuno ad alta voce.

 

«C’è un articolo di una certa Aleswan per le taglie 48 e oltre, che sembrano lottatrici: come coprire i muscoli e sembrare femminili» ci sono anche quel tipo di donna? A me, personalmente piacciono morbidose, non che mi picchino se mi avvicino. Ecco perché non mi piace Bella, quella è un cactus.

Napoleone mi prende per un braccio e mi trascina nel negozio vicino a quello che piaceva a me… ovviamente, abbigliamento femminile.

Che l’incubo abbia inizio!

 

Come se fossero state morsicate da una tarantola, le tre donne che mi accompagnano in questa avventura, spariscono tra gli scaffali, come fagocitate dai vestiti stessi, lasciandomi in balia di Mister Muscolo e Giuseppino (di Napoleone consorte).

Nel frattempo mi si avvicina una commessa, con passo esitante, prendendosi tutto il tempo di squadrarmi da capo a piedi, man mano aprendosi a un radioso sorriso. Evidentemente le piace quello che vede (per inciso, il sottoscritto) ed io rispondo sorridendo a mia volta. I miei due bodyguard sbuffano, gelosi del mio successo senza movimento ed io gongolo.

«Sono Suellen, come posso aiutarvi» parla al plurale ma guarda solo me. Hai decisamente buon gusto, cocca. Non riesco neanche a prendere fiato per rispondere che Giuseppino mi anticipa.

«Se, se. Sua moglie sta cercando un vestito per il primo anniversario». Mi manca l’aria, mi va per traverso il fiato ed inizio a tossire congestionato, piegandomi in due, mentre Mister Muscolo inizia a darmi poderose pacche sulla schiena, e sono sicuro che si sta divertendo.

«Pensi che ha appena saputo che lei è incinta». Soffoco! Aria! Mi sta partendo un embolo. Lo so.

«Ehm… congratulazioni. Scusatemi» e la mia prossima vittima scompare dalla vista.

 

Quando riesco a rientrare in possesso della posizione verticale, oltre che ad avere  una sufficiente ossigenazione polmonare, mi volto incazzato e inizio a sibilare le mie proteste: «La smettete di rovinarmi la piazza? Ho perso una scommessa e sto facendo tutto per benino ma non significa che debba fare il monaco di clausura per sei settimane… quella ci stava! Lasciatemi in pace!».

Emmett sorride divertito. «Non credo che potrai frequentarla molto in questo periodo. Perché illuderla?» sembrerebbe quasi cavalleresco, non fosse che non è nella sua natura.

«Ti stai divertendo?» chiedo una stupida conferma all’espressione della sua faccia. Se dicesse di no, non gli crederei comunque.

«Non immagini quanto!» conferma, almeno è sincero. «Vederti in difficoltà, soprattutto con le ragazze, è davvero uno spasso».

Ed in questo momento, il diavoletto che c’è insito in ogni persona, fa capolino per la battuta più meschina che mi viene in mente.

«Sei geloso perché io posso divertirmi e tu hai sempre Rosalie che ti tiene a stecchetto!» infierisco.

 

«Edward. Tu non sai cosa ci sia tra me e Rose. Prendimi in giro ma lascia stare il mio amore». Il suo viso non è arrabbiato, solo serio. Il che mi fa capire che mi sono spinto troppo oltre e propongo una tregua.

«Anche io ho bisogno di amore e in questo momento tu non me ne dai abbastanza, lascia che ci pensi qualcun altro» imploro.

Peccato che in quel momento, sulla porta del negozio dove ci eravamo fermati, passa lo stesso vecchietto di prima, che ci guarda schifati.

«Ragazzi pervertiti» bofonchia sbatacchiando il bastone e arrancando verso la porta del centro commerciale. Scommetto che non tornerà tanto presto, deve averlo scambiato per un luogo di perdizione e promiscuità.

«Affare fatto, tesoro» risponde Emmett ridendo e ammiccando al personaggio, accompagnato da me e da un Jasper che ha il viso bagnato di lacrime e si sta appoggiando allo stipite della porta per non cadere.

L’ilarità, a quel ragazzo, fa un brutto effetto sull’equilibrio.

«Edward, amore. Vieni a provare questi!». Dal nulla appare Napoleone, o almeno, mi sembra, dalle gambe che spuntano da quella che appare un’enorme palla di stracci. Pardon! Vestiti.

 

Preso e spinto da una miriade di braccia che mi fanno pensare a tante sorelle della dea Kalì, vengo catapultato dentro un gabbiotto chiuso da una tendina che ha la pretesa di chiamarsi camerino. Un minuscolo specchio dà un’anteprima alla mia figura, e tanti gancetti alle altre due pareti sembrano chiamare altrettanti appendiabiti. Comincio a sudare copiosamente e questo non favorisce il compito che mi aspetta.

Per prima cosa mi spoglio e rimango in boxer, poi prendo il reggiseno e lo guardo con curiosità: un conto è toglierlo da una donzella consenziente, ma io ho sperimentato “l’indossamento” due giorni fa ed ho immediatamente cancellato il trauma. Che ci faccio con questo coso? 

«Alice, mi aiuti a metterlo?» chiedo facendo spuntare dalla tenda un dito con appeso lo strumento di tortura.

«Quanto sei sexy quando fai così!» sospira per poi scoppiare a ridere e aprendo la tenda senza il minimo pudore.

Sono sotto lo sguardo affamato di tutte le donne che circolano nei paraggi, che altrettanto velocemente, si voltano schifate quando mi vedono che indosso l’arnese imbottito.

«Alice! Ti spiace chiudere la tenda? Non credo rimarrà un segreto per molto se continui in questo modo!» sibilo infuriato.

Se non altro, Napoleone, ha il buon gusto di arrossire e borbottare delle scuse prima di richiudere il camerino.

 

Adesso affronto la guaina. Qualcuno dovrebbe spiegarmi se è normale sudare per infilarsi questo indumento (e negli epiteti questa volta sono stato generoso) oppure è solo una mia prerogativa.

Incredibilmente non rischio la scorticazione delle gambe questa volta, nonostante sia sempre obbligato a saltellare per riuscire al arrivare al punto vita.

Che sia per la ceretta?

Subito dopo questo pensiero mi volto allo specchio e guardo il mio viso inorridito: prima ho apprezzato il risultato del fango verde sulla mia faccia, adesso la ceretta e la crema sulle gambe, poi divento sentimentale sul dolore dell’apparire che subiscono costantemente le donne… ma che mi succede?

Edward! Svegliati! Sei figo! Sei macho! Puoi avere tutte le donne che vuoi! Porca paletta non farti influenzare!

Continuando a ripetere nella mia mente “sono un uomo, sono un uomo” inizio a infilarmi quello che sembrano dei collant senza piedi grigio scuro e una lunga camicia con collo alla coreana a manica lunga, in raso, con una fantasia che pare essere uscita direttamente dagli anni sessanta. Sarà un fondo di magazzino?

«Pronto» sussurro dopo essermi infilato la parrucca. Che imbarazzo: mi costringono anche a questo.

 

Uno per lato, tra tenda e muro si infilano due teste per sbirciare: Rosalie ed Alice.

«E sì! Lo sapevo! Hai i polpacci grossi, le cosce flaccide e le ginocchia che girano all’interno. Tesoro, lasciatelo dire: hai le gambe storte» sentenzia la cuginastra guardandomi con occhio critico. L’amica annuisce convinta.

Sorpreso cerco di guardarmi il posteriore… eppure dicono tutte che è fantastico.

Gambe toniche e muscolose, frutto di anni di attività fisiche e adesso non sono degne di essere nemmeno definite diritte?

Esme mi passa una lastra riflettente un poco più lunga in modo da mostrarmi  la figura intera.

Con occhio critico, come se dovessi soppesare le grazie di una prossima conquista, mi accingo a scrutare la persona riflessa.

A parte calare un velo pietoso per il viso decisamente poco femminile, il corpo non è male: è coperto dalla camicia. Vedo la curva di un bel seno, non eccessivo ma promettente, quindi promuovo la parte sopra.

Quando scendo sotto… inorridisco. Decisamente gambe poco femminili, già solo per questo non mi si farei.

Che sto dicendo? Prego, chiamate il 911 e fate venire un’ambulanza che mi porti all’ospedale psichiatrico più vicino! Mi sto auto valutando quanto sia scopabile da me stesso!

Purtroppo devo dare ragione a mia cugina, almeno parzialmente: non ho le gambe proprio storte (e neanche proprio dritte, facciamo una media và) però… sono maschili e si vede.

«Ok. Direi di evitare questi cosi aderenti» suggerisco.

«Leggins. Si chiamano leggins. Devi aggiornare le tue conoscenze» rimprovera Rosalie scomparendo dalla mia visuale.

«Io mi limito a toglierli dalle gambe delle donne, non sono tenuto a sapere anche il grado tecnico dell’indumento» rispondo piccato.

«Se ti sforzassi un poco, potresti anche parlarci con le ragazze, non solo saltarci assieme» puntualizza Alice porgendomi un paio di pantaloni neri dal taglio morbido. «Prova questi» invita.

Devo dire che l’insieme è decisamente meglio. Coprente ma elegante. Non mi ci farei, ma almeno non mi vomito addosso da solo.

«Questo potrebbe andare, che ne dici?» chiede Napoleone al suo secondo.

Le donne sbirciano nel camerino ed approvano, ed io sospiro per il sollievo, magari non passerò tutto il giorno per abiti…

 

Dopo essermi tolto il primo completo, passo a una camicia a righine sottili verticali, azzurrine da abbinare a un paio di jeans non aderenti (sembrava la parola d’ordine delle ragazze al di là della tenda). Iniziano a fioccare anche i foulard, che mi fanno sembrare tanto bohemien. Abbinato poi al baschetto rosso che mi impone Napoleone…

Adesso capivo cosa dovevano passare le bambole in mano a quelle due assatanate, se avessero avuto dei sentimenti.

«Questi cosi al collo mi fanno sudare» protesto come un bambino. Manca solo che pesto i piedi e mi strappo i capelli.

«Il tuo pomo d’adamo è qualcosa da non potersi definire femminile» risponde quasi adirata Alice, come se fosse colpa mia il fatto di avere quella lieve sporgenza sul collo. Insomma, vogliono proprio cambiarmi totalmente?

«Oh! Edward! Prova questo completo! È di meggyna_96… splendido, ti pare Rose? Anche se io l’avrei preferito sul rosso scuro» e mi passano una maglietta con maniche abbastanza lunghe e una gonna che si allargava sotto il ginocchio di un colore che ricordava il fango.

Quando mi specchio mi sembra di essere appena uscito da una palude. È vero che il modello non è male (forse è meglio quello che c’è dentro alla stoffa) ma il colore fa proprio schifo.

Continuo di questo passo, passando da magliette più o meno accollate, dolcevita più o meno alti, con maniche lunghe o tre quarti, diritte o con il taglio sotto i miei finti meloni, e via dicendo. Pantaloni si alternano a gonne rigorosamente mezzo polpaccio.

Alice ha provato anche con una minigonna e un top in paillettes, ma quando Rosalie è caduta in ginocchio dal ridere abbiamo convenuto di evitare gli indumenti troppo mini, oltre al fatto che io non sono ancora pronto a fare il passeggiatore nei viali.

Certo che vestito in lungo e largo, eviterò sicuramente lo stupro: neanche io mi avvicinerei a una cozza simile. Sospiro a quanto mi accadrà nelle settimane scolastiche. Più si avvicina l’inizio e più ho paura.

 

Ricordo il mio pensiero di qualche ora prima: le ultime parole famose… non passerò tutto il giorno a provare abiti… non tutto ma quasi, intervallato da un misero tramezzino che si è infilato per intero nelle mie fauci dopo circa un paio di secondi di delirante contemplazione.  “Ho fame!” penso da tre ore.

Circa 300 prove dopo, quando ormai avevo indossato tutto l’indossabile dei cinque negozi presenti nel centro (meno male che non tutti erano forniti per le taglie forti, altrimenti ci avrei passato tutto il periodo della scommessa qui dentro) ricoperto di borse da far invidia a un somarello, ci fermiamo davanti a uno dei tre negozi di scarpe.

È vero! Le scarpe, avevo scordato questo particolare.

 

«Ragazze, di qua! Partiamo da cri riga!» cinguetta festante Napoleone entrando nel  primo negozio che incontra.

L’unica che riesce a reggere il suo ritmo è Rosalie, il suo secondo in comando, neanche zia Esme riesce ad avanzare senza sembrare un mantice a forza di sbuffi.

Almeno lei è umana, quelle due mi danno da pensare!

Giuseppino e Mister Muscolo sono alla frutta, secondo me, se dovessero fare un test in questo momento, non azzeccherebbero neanche una risposta: sembra che abbiano il cervello in pappa, oltre che i crampi alle mani.

L’avevo detto io! Trolley per la spesa! Servono, eccome!

«Hai ragione Alice, qui ci sono dei modelli di sandali davvero sublimi…». Adesso ditemi voi se dei laccetti con suola di cuoio si possono definire sublimi? Un pranzo, magari, una bella ragazza sicuramente, una grandiosa scopata forse, ma dei sandali? Rosalie devi rivedere le tue priorità o Mister Muscolo avrà parecchi problemini.

L’ennesima commessa si avvicina squadrandomi, ma ormai mi sono rassegnato, qui non si batte chiodo grazie al parentado. «Posso esservi utile?» bionda gazzella dalle lunghe gambe che si offre al leone (io) stanco, il quale, incredibile, tira un bel due di picche. Non sono io che rispondo, è direttamente Dina, ormai mi sono assuefatto, o soltanto fatto.

 

«Ho bisogno di alcune paia di scarpe femminili, numero…» rispondo senza guardarla in faccia, preferisco evitare di vedere altre smorfie di disgusto.

«36 e mezzo» interviene Alice, facendomi strabuzzare gli occhi.

Per chi mi ha preso? Cenerentola?

«Ha in mente qualche modello in particolare?» chiede la ragazza rivolgendosi direttamente alla cuginastra.

«Quei sandali argentati, tacco dodici» risponde con sospiro e aria sognante.

Sono sempre più convinto che Alice mi vuole morto! Non ci entro lì dentro, e anche se ci entrassi, dopo due passi mi romperei una gamba e passerei il resto del tempo in trazione a letto!

Adesso non ho più dubbi: l’hanno scambiata nella culla all’ospedale… non può essere mia parente, è troppo pazza!

Quando arriva la scatola con le scarpette, mi fa cenno di sedermi e si siede accanto a me.

«Alice…» cerco di dire, ma un groppo alla gola mi taglia il fiato. Cosa vuole fare di me?

«Taci e osserva» risponde, poi si infila i sandali e inizia a camminare davanti a me.

 

Comincio a rilassarmi e a capirci qualcosa… credo di essere a lezione: come si cammina sui trampoli. Potrei intraprendere l’attività di giocoliere, non dovrebbe essere tanto diverso.

«Alice, ma i tacchi non servono per alzare le ragazze tappe? Io sono già alto di mio» obbietto. Mi guarda fulminandomi e non capisco se si è offesa per il fatto che abbia implicitamente detto che è una tappa o se proprio ho sbagliato il concetto di base…

«I tacchi danno eleganza e femminilità!» ringhia. Okay, era la seconda. “tonto insensibile” borbotta tra i denti mentre si toglie i centimetri aggiuntivi.

Si allontana da me, in cerca di altre scarpe, accompagnato da Rosalie che mi lancia uno sguardo schifato, come se avesse visto un verme ributtante.

Eh dai! Ho sbagliato, ma non facciamola così lunga. Sbuffo e mi sento picchiettare la spalla con solidarietà.

«Ragazze… mondo sconosciuto» mormora Jasper. Emmett annuisce convinto.

 

«Prova queste» mi ordina Napoleone, tornato a capo della spedizione.

Guardo perplesso, spero che si sia ricordata che porto il 44 e non voglio amputarmi le dita per entrare in una scarpetta più corta.

Quando focalizzo sugli oggetti che tiene in mano, quasi cado dal divanetto, tanto sono sconvolto: scarpe da ginnastica, nere, semplici, stringate, lunghe e a piano terra. Dio ti ringrazio! L’hai fatta rinsavire.

Tutto allegro me le infilo e, sebbene siano leggermente più aggraziate delle mie squadrate, sono comodo. Approvo soddisfatto, ma il mio sorriso si gela  quando scorgo il paio che ha in mano Rosalie: mocassini marroni con tacco.

«No! No! No! Io quelle non le metto!» indico.

Mi guardo attorno, nessuno tra me e la porta… forse se scatto adesso non mi riprendono…

«Dina, sono scarpe con un tacco da tre centimetri e bello largo, non cadrai, fidati» dice zia Esme sorridendo incoraggiante. Sento gli occhi umidi, sto per piangere a causa della crisi isterica che mi sta montando in petto.

“Vi prego… no!” lo penso e non lo dico, tanto mi spingono sul divanetto e a viva forza mi infilano le nuove scarpe.

«Mi schiacciano il mignolo!» protesto e sporgo il labbro tremulo, ma nessuno mi ascolta.

«Prova a camminare» ordina Napoleone. «Emmett, Jasper, mettetevi ai suoi lati, così si può appoggiare e non cade».

È così che si sente un bambino quando inizia a camminare e sposta titubante le gambe? Avanzare è un’impresa, quei cosi sotto il tallone sono duri e fastidiosi, i miei ditini sono costretti nella tomaia di vernice e urlano vendetta. I miei bodyguard ridono mentre prendono le mie braccia e mi accompagnano come nuove stampelle. Sarò il loro zimbello a vita. Maledizione a me, quando ho accettato questa cosa.

Giuro su tutto quanto ho di più caro… mai più una scommessa fin che campo!

 

«Alice, gli facciamo provare anche questi?». Rosalie mostra un paio di stivali lunghi al polpaccio, neri, con un tacchetto basso ma fine…

In una vecchia pubblicità uno gridava “Sempre più in altooooooo” a me vien da dire “Sempre più difficileeeeeeee” yuppy!

Adesso sembro davvero il vecchietto non deambulante di prima, mi tengo alle spalle di Mister Muscolo e Giuseppino come se ne andasse della mia vita, perché lo so che se cado mi rompo un osso, me lo sento.

Pessimista? E chi può darmi torto?

«Peccato, con il tuo numero di scarpe ce ne sono proprio poche» sospira scoraggiata Rosalie. Ma ben venga! Mi metterei a ballare la conga per la felicità di non dover provare altro. Io amo le prime, le scarpe da ginnastica e basta, tutto il resto lo devolvo ai poveri.

«Signorina, ci sono ancora queste» accorre trafelata la commessa con in mano un paio di decolté in vernice nera con un tacco a spillo chilometrico.

Signorina a chi? Non a me spero! Mi guardo addosso, sia mai che non mi sono rimesso i miei vestiti prima di uscire dall’ultimo sgabuzzino… cioè negozio di abbigliamento. No, sono io e sono senza parrucca. Allora quella è strabica!

«La ringrazio» sorride cordiale zia Esme. Signorina eh? Sì, ti piacerebbe…

A questo punto cinque paia di occhi si rivoltano sulla figura del sottoscritto. No, vi prego, non quelle!

 

Le ultime parole famose… dopo una lotta all’ultima manata, mi hanno bloccato le braccia e le gambe e mi hanno letteralmente violentato! Ed ora sono qui, traballante e dieci centimetri più alto.

Dovrebbero proibirle certe scarpe! Sono una morsa mortale, un pericolo pubblico, una istigazione al riempire le sale di aspetto del pronto soccorso, come sono sicuro accadrà a me non appena Emmett e Jasper lasceranno le mie mani.

 

Non ho più parole. Sono fisicamente ma soprattutto psicologicamente esausto.

Torniamo dal centro commerciale con i vestiti, un paio di scarpe da ginnastica, un paio di mitiche converse, i mocassini, gli stivali e quelle orribili presse nere.

Non ho la forza di guidare e mi lascio pacificamente condurre da Jasper al volante, mentre Alice continua a ciarlare.

Ditemi dove ha il pulsante off! Gli stacco la batteria se non la pianta.

Lancio un’occhiata allo specchietto retrovisore e vedo i miei occhi iniettati di sangue, sto per esplodere, lo sento.

La casa mi appare come un miraggio, tanto che appena la macchina si ferma, scendo correndo e salgo in camera mia, mi getto sul letto e mi addormento di botto.

 

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Angolino mio:

Come anticipato questa giornata è dedicata tutta a vestiti e scarpe. Niente incontri strani, niente Bella, almeno per questo capitolo.

Ho scritto tutto quello che mi veniva in mente, se avete delle mise da suggerire per il primo giorno di scuola, e oltre, fate pure.

 

Il prossimo capitolo sarà casalingo: prove di trucco… il giorno dopo: portamento.

Probabilmente farò queste due cose in un capitolo solo, in modo da lasciare il fine settimana per divertirsi e affrontare il primo giorno di scuola…

 

Avete suggerimenti per creme, ombretti e altro?

Lo faremo andare avanti e indietro con il dizionario di latino in testa?

Sono aperta a suggerimenti e scene…

Vi aspetto numerose!

 

Vi ringrazio per l’attenzione,

alla prossima

baciotti

 

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Capitolo 7
*** la cultura di Emmett ***


 

 

 

Buon giorno carissimi lettori et lettrici.

Ci ho messo un pochino più di tempo per scrivere questo capitolo che, oltretutto, mi è uscito leggermente più lungo. Come avevo accennato in precedenza, volevo terminare le preparazioni di Dina, quindi trucco e portamento l’ho condensato in un capitolo solo.

 

Nel mio particolare modo di ringraziare chi cortesemente mi recensisce, regalandomi complimenti e suggerimenti, anche in questo capitolo ho inserito alcuni nick in grassetto di persone che, per la prima volta si sono affacciate nel mondo di Edwardina.

Ovviamente non posso sempre ripetere quelli degli affezionati, ma, ho deciso, nel limite del possibile, di inserire sia le persone nuove che quelle che mi avevano onorato nei primi capitoli. Abbiate pazienza e con calma recupero tutti.

 

Ringrazio tutti quelli che recensiscono, si ricordano inserendo Dina tra le tre liste particolari, o semplicemente leggono e, spero, si divertano.

 

RICORDATE: questa storia è per ridere, se non siete in vena, o volete solo cose tristi, melodrammatiche e profonde, non proseguite. Io vi ho avvisati.

 

 

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Ormai mi sveglio sempre all'alba. Potrei prendere il posto del gallo del quartiere, non fosse per quello che mi stanno facendo i cugini, è più onesto autodefinirmi un pollo. Se non altro non ho avuto incubi e sono riposato.

Mi preparo con calma e come ho fatto in questi due giorni, esco di casa per correre un poco. Mi scarica e mi rilassa per quanto devo sopportare il resto del giorno.

Le strade sono deserte, anche perché c'è una leggera pioggerellina che bagna tutto, compreso me, a parte l'ora impossibile. Il verde è intensissimo, profumato, non mi ci sono mai soffermato, ma è davvero bello.

Continuo a correre con un passo cadenzato, senza soffermarmi sulla direzione, i piedi prenderanno la via giusta, ne sono sicuro.

Bisogna anche ammettere che è un pochino difficile perdersi in questo paese, sarebbe una cosa facile mi inoltrassi nel bosco ma qui non c'è pericolo.

 

Sono talmente distratto che mi accorgo all'ultimo momento della macchina che mi passa vicino, spingendomi sul ciglio della strada. È un'auto della polizia.

Giuro, non ho fatto nulla... ricontrollo mentalmente gli ultimi giorni ma sono sicuro di essere stato solo una vittima e non aver combinato nulla di grave, una volta tanto.

A Seattle è diverso: ormai conosco parecchi poliziotti, tutti quelli che controllano il mio quartiere. Sì, devo ammettere che sono un pochino vivace, ma sono un bravo ragazzo in fin dei conti.

«Ciao, ragazzo. Sei il nipote di Carlisle?» mi chiede il poliziotto sull'auto che si ferma accanto a me. Sarebbe scortese non rispondere, soprattutto se l'alternativa sono le manette.

«Sì. Mi chiamo Edward» rispondo fermandomi a mia volta.

«Ah! Sei il figlio di Edward di Seattle. È tanto che non lo vedo, e anche tua madre Elisabeth. Come stanno?». È un poliziotto baffuto e cortese, uno dei pochi simpatici che abbia conosciuto.

«Stanno benissimo, probabilmente verranno qui domenica» rispondo.

«Salutameli allora. Pavone!». Oh mamma! È questa da dove esce? Non mi trattengo e chiedo subito.

«Conosce Bella?». La mia domanda viene subito accompagnata da una risata. La sua.

«E' mia figlia. Non ti preoccupare, non arresto tutte le persone che hanno litigato con lei, altrimenti non mi basterebbero le celle. Arrivederci, ragazzo, salutami i tuoi» e con questo accelera e sparisce dietro la curva.

 

Benissimo. Tre giorni in un nuovo paese e discuto subito con la figlia del poliziotto locale. Meglio di così! Cosa potrebbe andare storto, a parte tutto il resto della mia vita? Speriamo solo di non finire dietro le sbarre, con il karma che mi ritrovo ultimamente, non mi stupisco più di nulla.

Non so come ma dopo aver ricominciato a correre mi trovo a passare davanti alla casa di Bella. Nel giardino non c'è nessuno e non so se la cosa mi sollevi oppure no. Discutere con quella ragazza è stimolante, purché il tutto sia condensato in pochi minuti, alla distanza non reggerei.

Proseguo la mia corsa e sono al punto di partenza: qui abitano i miei aguzzini e oggi credo che ci sarà un altro passo avanti verso la mia trasformazione. Ho quasi paura di entrare. Ma tanto... dove potrei andare? Sospiro e affronto il mio destino a testa alta. Speriamo bene.

 

«Ciao, Edward. Anche oggi jogging? Sei parecchio sportivo». Esme è già ai fornelli per la colazione. Annuisco avvicinandomi al primo piatto pieno di frittelle. Niente da dire, la zia è insuperabile... quasi mi veniva davvero il dubbio che fossero gusti genetici omologati, tutti in casa mangiano quelle frittelle. Il menù offertomi il primo giorno si è notevolmente ridotto a una sola variante, ma, anche dovessi scegliere, prenderei le frittelle, quindi capisco e approvo il minore sforzo profuso.

Il dubbio però rimane: davvero i Cullen hanno gli stessi gusti?

Potrebbe diventare il mio quesito esistenziale: trovare le differenze tra me ed Emmett e soprattutto tra me e Alice.

Tra me e Alice... ci sono davvero tante differenze, a parte le più evidenti. Ecco la prova, a parte le frittelle che mangiamo tutti e due, non abbiamo altri interessi in comune, quindi lei non è una Cullen, il resto può essere una coincidenza.

A supporto della tesi potrei anche dire che Emmett è grande e grosso e lei è gracilina e piccola come nessuno in famiglia. Emmett gioca bene alla WII esattamente come me, lei è totalmente negata.

Ad Emmett e a me piacciono le ragazze, a lei... beh non sarebbe normale, quindi questa non è una base di confronto.

Sarebbe tanto strano chiedere una analisi del DNA? Tanto per stare tranquilli?

 

Lupus in fabula, vengo interrotto nel mio sproloquio mentale, proprio dal piccolo diavolo.

«Edward! Non devi mangiare così tanto, altrimenti i vestiti non ti entreranno più. Ricordati che devono durare per sei settimane!». E mi toglie il piatto che ho davanti e che ho solo assaggiato.

«Alice! Tu sei pazza! Credi davvero che ingrasserei tanto in così poco tempo? E poi, scusa, ma mi hai preso tutte cose larghe, come minimo dovrei triplicare il mio volume!» le ricordo, tentando di riprendermi il pasto più importante della giornata.

«Okay, va bene. Ti concedo un frullato di carota con sedano» risponde procedendo verso il frigorifero.

 

«Zia, sei sicura che quella sia mia cugina? Sai, stavo pensando che forse potevano averla scambiata... anche in un ospedale così piccolo come quello di Forks potrebbe accadere» provo a lanciare il dubbio, magari mi crede e controlla.

«Sarebbe difficile, caro, era l'unica neonata del reparto» risponde, poi si mette a ridere e mi illumina «In ogni caso, abbiamo dovuto fare una serie di analisi per un'allergia che le era venuta da piccola, e ti posso assicurare che è proprio mia figlia».

«E anche di mio padre, ovviamente» ribadisce Napoleone che aveva origliato.

Non avrei mai osato neanche pensare che mia zia fosse capace di... solo l'idea è da vomito.

«In compenso, di Emmett non sappiamo con tanta sicurezza» dice leggera mia zia. Cacchio, mio cugino potrebbe non essere mio cugino... esaminiamo i vari scenari che si possono prospettare: la scommessa esisterebbe ugualmente ma potrei liberarmi di Rosalie in quanto non coinvolta. Nah, troppa fatica per niente, l'obbiettivo era Alice ed ho clamorosamente fallito, almeno per ora.

 

Il piccolo diavolo mi mette davanti un beverone arancione dal quale spunta un gambo di sedano con tanto di foglioline. Sembra un bloodymary ma senza alcool ed è quello che manca in questo momento. Un bel goccetto per sopportare l'insopportabile.

Soddisfatta della sua idea, non aspetta e si dirige da qualche altra parte.

All'istante scompare il beverone e ricompaiono le frittelle.

«Perdonala. Si è fatta prendere la mano». Zia sei un mito e ti ringrazio.

Mi getto sul piatto, trattenendo anche il fiato per non perdere tempo. Mi ingozzo come un maiale ma non voglio il ritorno alla carica di Napoleone, preferisco ingoiare frittelle senza sentirne il sapore, piuttosto che bermi il frullato di carote.

«G... grasie» bofonchio a bocca piena, tentando di non sputacchiare in giro la mia colazione.

«Cuginetto! Già in piedi?». Una manata di mister Muscolo sulle spalle rende vani i miei tentativi e imbratto il tavolo in cucina. Che schifo.

 

Onde evitare che mi agguantino ancora, fuggo letteralmente in camera mia, sperando di avere un pochino di pace prima del nuovo tour. Chissà cosa dice il programma della giornata.

Potrei chiedere a Napoleone, ma varrebbe come un via libera all'inizio e, in questo momento, preferisco fare lo struzzo e illudermi che sia tutto tranquillo.

Infatti, poco dopo, bussano alla mia porta.

«Avanti». Non sono pronto ma nessuno mi ascolterebbe, quindi mi rassegno... è sempre peggio, non vedo l'ora di iniziare la scuola, se non altro, a parte la vestizione mattutina, avrò altro a cui pensare e altra gente con cui interagire.

«Ambasciator non porta pena! Alice mi ha incaricato di portarti nella sua stanza». È Emmett che infila la testa dentro la stanza. Vedo quasi pena nel suo sguardo e un brivido mi passa lungo la schiena, speriamo bene.

 

In altre epoche della mia vita, mi sarebbe piaciuto entrare in quel santuario, per combinare qualche brutto scherzo alla nanerottola. In tutti quegli anni, sarò entrato tre volte in camera sua: impediva a chiunque di sesso maschile di entrare... tranne a Jasper ultimamente, per ovvi motivi.

Sono quasi intimorito, chissà cosa succederà.

La stanza di Alice è una sorpresa, me l’aspettavo tutta fronzoli e trine, un po’ come una stanza della barbie, invece è femminile ma lineare, sui toni lilla e panna. Se non fosse per qualche cuscino eccentrico e il letto a baldacchino (oltre a una piccola mensola dove sono riposti i classici peluches) non diresti neanche che è una camera da ragazza.

No, mi correggo: c’è una specie di cassettone ripieno e strapieno di creme, cremine, e orpelli di bellezza vari e uno specchio con tanto di luci per illuminare chi si deve mascherare.

«Bene! Perfetto! Sei arrivato. Oggi facciamo le prove di trucco, per non trovarci in crisi le mattine» annuncia Napoleone. Come stratega è impressionante, io non ci avevo neanche pensato.

«E su cosa proverai?» chiedo.

Alice mi guarda stupita e Rosalie, che è entrata subito dietro di me, ride divertita, guardandomi in modo significativo. Sono un ingenuo!

«Ma su di te Dina! Chi altri?» risponde Alice con voce leggermente stridula.

Mi domando se, facendo il tonto, la renderei talmente irritata da lasciarmi andare.

Sogno mostruosamente proibito.

 

«Dai, siediti qui che cominciamo» ordina Napoleone trascinandomi sul trespolo predisposto per il sottoscritto.

Rose vola subito a coprirmi le spalle con un telo... sembra di essere dal barbiere.

«Adesso chiudi gli occhi e lasciaci lavorare» ordina Alice mentre inizia a prendere un vasetto abbastanza grande e minaccioso con il suo color fucsia tipicamente femminile.

Iniziano a spalmarmi in faccia una cosa viscida con un odore che mi ricorda vagamente il vomito mischiato all'acqua di cologna di mia nonna, praticamente uno schifo.

«Che puzza! Mi potete dare una molletta per il naso?» borbotto nauseato.

Come al solito le mie richieste cadono nel nulla, come se fossi un quadro appeso alla parete: inespressivo.

«Chi bello vuole comparire, un poco deve soffrire» canticchia Rosalie iniziando a sfogliare quelle stramaledette riviste portatrici di notizie e nefandezze.

«Questa crema della linea Meme_ che mi ha consigliato Bella, dovrebbe fare miracoli» spiega Alice a qualcuno, che, di sicuro, non sono io.

Ma che razza di nome è poi, meme? Devo fidarmi? Non è che poi mi trovo davvero bitorzoluto?

«Scrub, ammorbidente, tonico, restringente...» stanno dicendo cose strane, sarà un linguaggio in codice che possono capire solo le ragazze, tipo quando sei piccolino per parlare con gli amichetti dell'asilo.

Giuro che quando sarà finita questa cosa, mi rotolerò nel fango e mi farò crescere la barba, almeno avrò un segno virile visibile anche da lontano.

 

«Guarda queste, Alice. Che ne dici di queste tonalità per la pelle?». Mi devono far diventare direttamente di colore? Tipo Kunta Kinte?

«E l'ombretto? pattzerella consiglia questo». Pattzerella? E mi devo fidare di una che si chiama così? L’ho sempre detto che queste due sono fuori e io ancora di più a lasciarle fare.

E visto il nome del soggetto, figurati, l'avevano già comperato. Neanche l'intero reparto profumeria di un supermercato, riuscirebbe ad eguagliare la scorta della cuginastra. Sento che apre un cassetto, secondo me anche lì dentro è pieno.

«Anche la linea di nicky80 è ottima, non credi?» ribatte Rosalie.

Sono un manichino, non si degnano neanche di avvisarmi quando iniziano a raschiare la mia faccia con quello che sembra una paglietta abrasiva per lavare le pentole. Siamo sicuri che non stiano cercando di togliermi la prima pelle?

Sto soffrendo, ma le due iene non demordono, né pensano di andarci più leggere, o semplicemente chiedere.

Ho la pelle della faccia che sembra un fuoco. Cosa stanno cercando di fare?

Meno male che mi mettono un'altra spatolata decisamente rinfrescante che mi fa tornare al mondo. Qualcuno mi vuole spiegare perché devo soffrire così tanto? Io pensavo dovessero solo mascherarmi con trucchi e parrucchi, non farmi direttamente la plastica facciale, che oltretutto mi farei fare da qualcuno più qualificato e non sicuramente da una culturista della moda, fulminata.

 

Continuo a essere invisibile, anche quando iniziano a parlare di gossip, in attesa che le mie cellule epiteliali si ricordino di tornare al mondo. Mi sento una cipolla.

«Alice, hai notato che Edward ha lo stesso nome del vampiro di Twilight?». Io sono decisamente meglio: sono di carne, non di carta.

«Se è per questo, quando ero al mare questa estate, mi è sfuggito con un manipolo di ragazzine… dovevi vedere come strepitavano, volevano assolutamente il suo numero di telefono. Pazze». Come, come, come? No aspetta un attimo! Pazza sarai tu! Perché non hai dato il mio numero? Avrei incrementato i miei contatti, di quelle che io definisco “cullengirl” non si sa mai, magari qualcuna ci  stava. Sono sempre alla ricerca di carne fresca e lidi inesplorati!

«E magari non ti hanno neanche ringraziata per averle salvate da questo maniaco» ricalca Rosalie.

In questo caso obbietto! Non sono un maniaco, al limite un “dispensatore” di gioia e amore, bruto assolutamente no!

«Ad essere sincera si sono attaccate sotto con altre fanciulle che si sono messe a cantare “I Love_Malfoy”, sai quello dei libri di Harry Potter… Draco».

Scusa? Io paragonato a uno che si chiama Draco? Ma per favore! Non c’è assolutamente storia… però… credo che sia meglio leggere della concorrenza. Devo ricordarmi di leggere questi romanzi, potrebbe essere un incentivo con le donzelle.

«Insomma, ti sei trovata nel bel mezzo di una guerra» ride Rosalie. Guerra. Che parola grossa. Io mica mi faccio negare, e soprattutto sono per l’amore e la pace.

«Ti confesso che quando ho sentito iniziare il battibecco tra le due fazioni, sono scappata» ride anche Napoleone. Allora anche lei ha paura di qualcuno.

 

Ormai sento solo pennellini e setole sulla mia pelle, staranno per cambiarmi i connotati, ci scommetto.

«Che ne dici di questo? Su questa foto sta benissimo». Chi mi ha fatto una foto?

«Gira pagina. Ecco vedi?». Addirittura sono diventato un libro?

«Questa tonalità pesca gli sta davvero bene». Ecco fatemi sembrare una macedonia, sento talmente tanti odori di fiori e frutti che il mio naso mi ha mandato una raccomandata, minacciando lo sciopero.

«Prendi il piegaciglia». Nella mia mente si forma la figura di uno strano arnese di tortura e spalanco i miei occhioni per la prima volta da quando mi sono seduto. Sono stato bravissimo ed ubbidiente sino ad ora, ma quel coso su di me non ci arriva!

«Edward, tranquillo, serve solo per far girare di più le tue ciglia. Da profondità allo sguardo ed è molto femminile» cerca di tranquillizzarmi Rosalie, ma su questo sono irremovibile.

«Se ti azzardi ad appoggiare qualche cosa di metallico sulla mia faccia, giuro che  da qui non esci viva» il mio tono è basso e minaccioso.

Con soddisfazione vedo la mano della ragazza, prima tremare e poi fermarsi.

«Okay. Allora ricostruzione delle unghie, così la smetti di mangiucchiarle» annuncia Alice. Io non mi mangio le unghie, uffa!

Perché queste due mi affibbiano tutti i difetti possibili?

Sono un ragazzo educato, che tiene alla propria igiene e al proprio fisico. Curo la mia persona sotto tutti i punti di vista. La mia unica pecca è che sono solo un filino stronzo con le ragazze, ma da questo a dirmene di tutti i colori ce ne corre un sacco. E che cavolo!

 

Noto un telo sullo specchio di fronte a me.

«Perché quello?» dico indicandolo.

«Vogliamo che ti specchi a lavoro finito» risponde Alice sovra pensiero, per poi iniziare nuovamente a chiacchierare con Rosalie di colori e attori. (quale sia la similitudine, mi sfugge).

Mi sento la pelle tirare e nello stesso tempo ho una sensazione di sporco che mi fa venir voglia di lavarmi la faccia. Perché le ragazze si impiastricciano così il viso? Saranno anche più affascinanti ma posso asserire con cognizione di causa che è davvero fastidioso.

Sento pennellini sulle palpebre e sulle labbra.

Accidenti! Lo so cosa sono questi! Ombretto per colorare sopra e rossetto per la mia boccuccia di rosa. Forse, sino ad ora, non mi ero ancora reso conto del casino nel quale mi stavo immergendo. I vestiti erano una cosa, ma il mio viso era sempre quello. Ora invece stavo per cambiare del tutto sponda.

Non nel senso letterale del termine (preferisco sempre la V al P e lascio alla vostra fantasia la traduzione) ma non trovarmi con lo stesso viso di sempre, mi sta spaventando più del lecito.

«Finito! Siamo pronti a scendere per far ammirare al mondo la nostra nuova cugina: Dina!» annuncia Alice con voce elettrizzata.

Cosa ci sia di così entusiasmante non saprei, io sono letteralmente terrorizzato.

 

Sospiro rumorosamente e con passo tremante scendo al piano di sotto.

In salotto c'è Emmett in compagnia di Jasper, cioè le due piattole che non si schiodano dalle rispettive ragazze neanche con la minaccia di un tornado. E quindi non si schiodano neanche da me.

Mi meraviglia vedere che siamo già a metà pomeriggio. Non mi ero accorto che fosse passato tanto tempo, non ho neanche pranzato e neanche le mie aguzzine, mi sembra. Eppure non ho i classici morsi della fame, sono troppo spaventato.

«... E pensa che si è persino addormentato sulla sedia mentre lo truccavamo». Di chi parlano? Di me? Mi sono addormentato mentre ero sotto tortura? Sono diventato insensibile agli stimoli esterni, ho rifiutato una commessa che voleva sbattermi sul divanetto del negozio, è ufficiale: c'è da preoccuparsi.

«Siamo state bravissime... ed ecco a voi... Dina». E urlalo più forte visto che ci sei, il rospo in fondo alla strada principale potrebbe non aver sentito bene. Alice cornacchia petulante.

 

Jasper ed Emmett si alzano e lanciano un fischio che sembra apprezzamento. Ed io mi preoccupo e corro verso l'enorme specchio che è appeso vicino alla porta di ingresso, proprio quando questa si apre.

«Oddio, Edward. Mi hai spaventato». Carlisle balbetta con una mano sul cuore. Per carità, ci manca solo l'infarto e sono a posto.

A dire la verità anche io mi spavento guardando il mio riflesso.

Dio Santissimo! Chi è quel cesso?

Alle mie spalle avanza zia Esme verso di me e sorride: «Che te ne pare? Non sei venuta male, Eddina». No! Ti prego, anche tu no.

Sento gli altri parlare e fare congetture, paragoni e critiche al mio faccino misteriosamente sparito, ma sono troppo concentrato per capire.

 

Lo specchio sta riflettendo una persona che non sono io. Non mi hanno messo la parrucca e forse questo stona leggermente.

Vedo la mia pelle uniforme, coperta da quello che sembra una polvere sottile e compatta, che maschera anche l'ombra di barba che mi viene sul tardi.

Fortunatamente non ho colori chiari o sbrillucinanti, solo tonalità marroni e beige, e toni chiari per le guance.

Vedo parti del viso più scure, ad addolcire la mia mascella squadrata. Mi sembra quasi di essere più vecchia di quanto dovrei, ma per lo meno non sono strana come faccia femminile. Brutta sì, ma non strana.

«Che ne dici di vestirti e metterti anche la parrucca, così vediamo l'insieme?» propone Alice. Avevo già detto che al peggio non c'è mai fine?

Ecco che mi ritrovo vestita e parruccata, e devo dire, con sommo disgusto, donna. Sembro davvero una ragazza, mastodontica, stile ginnaste dell’est, ma comunque con il cromosoma doppia X (magari leggermente fallato).

«Abbiamo finito? Sono pronto per le sei settimane?» chiedo nella speranza di una risposta affermativa...

«No»... che puntualmente non arriva.

«Domani, portamento e voce. Non vorrai camminare così?» chiede Rosalie indicando i miei arti inferiori.

«Certo che no, Rose. Userò le mani d'ora in avanti». Io cammino con i piedi come chiunque altro, non è che lei vola!

 

Alle mie spalle Jasper ed Emmett ridacchiano, mentre Alice sbuffa: «Non si diceva in quel senso, solo che cammini con le gambe un pochino divaricate e non è un bello spettacolo se a farlo è una ragazza» spiega.

«Oltre al fatto che hai una voce un pochino troppo bassa, dovresti parlare in modo più acuto o sembrerai un travestito fatto e finito» rincara la dose la sua amica.

Questa volta a sbuffare sono io: «Cosa c’è che non va nella mia voce? Mica dovrei parlare così?» le ultime tre parole mi vengono come pronunciate da una voce bianca, mentre un intenso dolore si propaga alle mie parti basse.

Guardo stupito e vedo la mano di Jasper che mi ha stretto i testicoli con una morsa d’acciaio. Giuro che se non la toglie subito gliela strappo a morsi.

«Perfetto così! Grande idea Jasperuccio, amore mio bello» gongola la sua dolcissima metà. Quello cerca di strapparmi le palle e lei ride felice? Ma che razza di parenti ho?

 

La mia irritazione si eleva a punte mai toccate quando le due iene mi obbligano al “rito dello struccamento” serale. Dicono che è rilassante prendersi cura della propria pelle a fine giornata.

Sarà, ma io ho le mani gonfie dalle sberle che mi danno tutte le volte che prendo un flacone invece di un altro. Con tutti i barattoli che ha Alice, come faccio a capire cosa devo fare?

Alla fine mi rifilano anche un elenco di operazioni da tenere a portata di mano.

«Segui queste alla lettera. Al mattino ti truccherò io, ma alla sera ti strucchi da solo, non sono ai lavori forzati» chiarisce Napoleone.

Perché? Ho proposto io questa cosa? È giusto che il rompimento sia equamente distribuito tra tutti, mica devo subire solo io!

 

Se non altro la serata passa in maniera più divertente tra cena, televisione e partite a carte, dove distruggo letteralmente tutti i presenti. Peccato che la posta non fossero soldi. Non sono neanche riuscito a farmi ridurre la pena! Peccato.

 

Il mattino dopo purtroppo evito il mio solito giro visto che piove a dirotto. Che palle! Pure il cielo mi è contro! Fortuna che zia Esme capisce la mia smania di sfogarmi e mi manda nello scantinato dove ha sistemato una minipalestra per mister Muscolo.

Trovo anche un sacco per la boxe.

«Zia, mi dai una foto di Alice?» chiedo sogghignando.

«Certo, tesoro. A che ti serve?» domanda con una punta di curiosità.

«Ne ho bisogno per un esperimento» rispondo vago, con la foto in mano.

Torno nel seminterrato, la attacco al sacco e inizio a tirare pugni. Per l’incolumità della cuginastra e per ritrovare una calma olimpica, meglio che mi sfogo in questo modo. Andare in prigione per cuginicidio non è nella mie priorità.

 

Come tutti i giorni, a metà mattina, arrivano i gemelli Hale.

Ma questi due sono sempre qui? Perché non si trasferiscono? Tra l’altro, con quello che mi ha fatto ieri il caro Giuseppino, devo trovare il modo di prenderlo per le palle anche io, sia in senso fisico che in senso lato. Gliele voglio strizzare come due pompelmi, così impara.

Sto diventando cattivo? Questa storia sta facendo uscire la mia parte peggiore. Non vedo l’ora che questa settimana finisca. Domani Sabato! Divertimento e donne! Finalmente!

Preso da questi rosei pensieri, mi accorgo all’ultimo di essere stato circondato dalle due coppie di assatanati.

«Che… volete f-farmi?» balbetto. Avevo già detto che avrei imparato ad implorare in questo periodo? Beh, inizio ora: «Vi prego» pigolo.

Una sola parola detta all’unisono mi fa accapponare la pelle: «Portamento».

 

Alice mi consegna direttamente i mocassini, dice di iniziare con i tacchi più facili, per poi salire di difficoltà.

«Emmett, vai a prendere un paio di libri da mettergli in testa?» chiede Rosalie al suo orso. Ma io non sono gobbo, non ho bisogno di provare a camminare come si faceva nel secolo scorso.

Seguo Jasper che sta posizionando una striscia di carta adesiva sul pavimento della sala. Che la zia voglia aprire un parco giochi? Se avessi impiastrato così il parquet di mia madre, nonostante tutto il suo amore, mi avrebbe affettato vivo.

«Emmett! Cosa sono questi?» urla Alice guardando i due libri di media grandezza che mister Muscolo aveva portato da posizionare sulla mia testa.

«Ho pensato che, visto il tipo, erano il genere più adatto. Lo dici anche tu che pensa sempre a quello!» risponde indicandomi.

Butto un’occhiata ai volumi e ghigno: «Anche tu a quanto pare, me li presti dopo?» chiedo innocente.

Mi mettono tra le mani un libro dal titolo “Orsacchiotta Potta Potta” dalla copertina nera con un paio di labbra a canotto che baciano un peluche. Autore PerryPotter chissà, magari ha scritto un racconto sulla magia del sesso… stile intrallazzi ad Hogwarts

«Non è che con questo divento un mago?» e alzo le sopracciglia in modo significativo.

«Perry, non Harry Potter. Parla di altro» corregge Emmett, come se mi spiegasse la trama dei “tre moschettieri”

Lancio un’occhiata all’altro, dal titolo più evocatore: “La vogliosa delle Kamelie” scritto da un non meglio identificato soggetto che si maschera dietro lo pseudonimo di Elly4ever. Certo che ne hanno di fantasia.

 

Alice sbuffa, sconvolta dalle letture educative di suo fratello e mi posiziona i due testi sulla capoccia.

«Adesso cammina seguendo questa riga sul pavimento, metti un piede davanti all’altro come se dovessi incrociarli» spiega.

Spalle dritte, petto in fuori, pancia in dentro, rigido e devo guardare i miei piedi dove vanno. Qualcos’altro? Poi io mica ho fatto il soldato!

«Visto il genere di letture che fai, Emmett, mi accompagni a procurarmi i libri per la scuola? Chissà cosa vi insegnano» dico ridendo e i libri cadono.

Devo essere sincero, questo esercizio mi sta divertendo, più che altro il tipo di cultura che ha approfondito Mister Muscolo. Non c’è bisogno dell’analisi del DNA, è proprio mio cugino: un vero Cullen.

 

«Mary Whitlock, mi ha consigliato un trucco» dice Rosalie porgendomi un foglio di carta. La guardo perplesso, senza capire, mentre dietro di me, Alice, ringhia come un mastino. Che ho fatto ora?

«Cosa ha detto “quella”?». L’acidità di mia cugina nel parlare è palpabile. Con la coda dell’occhio vedo Jasper che abbassa la testa, sbuffa e arrossisce ed Emmett che gli sbatacchia la spalla con pacche fraterne.

Qui ci sono delle palle che aspettano solo di essere strette in senso lato. Sento il sangue della vittima sacrificale, devo scoprire cosa centra questa Mary.

«Si può mettere un foglio in mezzo alle gambe e camminare senza farlo cadere, in questo modo è costretto ad avanzare senza divaricarle» spiega Rose, evitando accuratamente di ripetere il nome.

Mentre quelle due stanno parlando, mi avvicino al cuginetto: «Chi è Mary?» sussurro.

«E’ la ex di Jasper. Se Alice sapesse che è stata anche la prima con cui è stato, li farebbe secchi tutti e due. Mia sorella è terribile a volte. Poi questa Mary, non la smette di fare la posta a Jazz, nonostante che lui le abbia chiarito più volte che non è più disponibile». Il mio Mister Muscolo pettegolo! Ho notizie per scatenare la terza guerra mondiale! Non pensavo che Napoleone fosse così gelosa.

E bravo Giuseppino! Ti sei rotolato anche con altre. In effetti l’avevo sempre pensato: come poteva essersi fiondato solo su Alice, senza aver mai sperimentato qualche altra donzella. È come dire che piace il cioccolato senza aver mai provato la fragola. Prima assaggi, poi scegli.

 

Questa giornata, iniziata tanto bene (per lo meno più allegra di altre nonostante la pioggia) si sta trasformando in una lunghezza sfiancante. I tacchi stavano salendo in altezza, con un ritmo costante e assurdo.

Avevo già preso talmente tante storte, che era un miracolo che non fossi stato ricoverato di urgenza per fratture multiple.

Il pavimento aveva i solchi e le mie natiche, dei lividi da medaglia d’oro per estensione. Chissà se potevo usarli come prove per la mia denuncia per maltrattamento?

Finalmente, verso sera, prima di cena, mi liberano delle scarpe, lasciandomi sul capo quei due interessantissimi libri. Tanto non li mollo, voglio proprio leggerli.

Sono davvero stanco! Voglio il mio sabato festoso: io (cioè Edward nel suo massimo splendore) e una donzella tutta fuoco e tenerezze da far volare tra le vette del piacere, mio e suo. Chi si offre?

 

Nel momento che questi pensieri mi passano per la mente, suona il campanello di casa e Alice va ad aprire

«Ma no! Lei no!» mormoro sconvolto. Nessuno che ascolti le mie preghiere: davanti a me, fa il suo ingresso la matrioska-cactus, Bella.

 

 

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Angolino mio:

Capitolo lunghino, mi scuso se vi ho annoiato, ma volevo finire questi due giorni infernali e lasciare il nostro Eddino un pochino più rilassato.

 

Lo scorso capitolo avevo già inserito i nick di chi mi aveva recensito e con questo, completo la lista delle lettrici che sono intervenute. Ho inserito anche quattro nick di persone che avevano fatto un salto tra queste pagine, già dal primo capitolo. Come già detto, ringrazierò e nominerò tutti.

Se qualcuna si sentisse offesa per aver utilizzato il nick in modo inappropriato, mi scuso infinitamente, ma sappiate che trovo queste scene più belle di altre, sarebbe un peccato sopprimerle.

 

Un ringraziamento particolare a Mary Whitlock e la sua idea del foglio tra le gambe. Spero di aver restituito il piacere, almeno nel sogno…

Grazie anche ai consigli estremamente particolareggiati della mia colonna Cornelia. Ragazza, sei un mito! Come hai visto l’ho tinteggiato come hai suggerito tu.

 

Il prossimo capitolo sarà sul sabato e domenica, con preparazione per la scuola, divertimento serale in disco o simili e analisi dettagliata da parte di mamma Elisabeth sulla trasformazione della prole.

Voglio le vostre idee. Balli, bevute, palpeggiamenti, sospiri, inciampi e tutto quello che vi passa per la testa di comico. Io una traccia ce l’ho, voglio leggere le vostre.

 

APPELLO! Di Pattzerella alla quale mi unisco anche io!

Chiunque voglia dilettarsi in una foto che trasformi Edward in Dina, è ben accetto e diverrà la copertina di questa fic. (sempre che mi spiegate come postarla correttamente) contattatemi nella mia pagina che mi lascio l’e-mail per inviarmi le vostre foto ritoccate. Voglio morire dal ridere!

 

Questa volta non posto l’elenco delle mie storie, perché ho esaurito il mio tempo per oggi, quindi, se volete consultare la mia produzione, andate alla mia pagina e troverete le mie storie in corso e quelle già concluse.

 

Come al solito, vi ringrazio per l’attenzione,

alla prossima

baciotti

 

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Capitolo 8
*** sabato sera con spine ***


 

 

 

 

Ciao a tutti!

Eccomi qui, tornata con un nuovo capitolo, una interruzione della storia con una piccola variante, un momento di normalità per il nostro grande eroe.

Un sabato sera normale, per una normale compagnia di ragazzi di 18 anni...

 

Grazie a chi ha recensito, con suggerimenti di nuove scene (come vedrete, una l’ho inserita, l’altra me la tengo in caldo per il prossimo giro), chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite e chi ha semplicemente letto e riso tanto (spero)

 

Provo a postare anche una copertina regalo da parte di Lalayasha (sei mitica) che si è divertita a combinare questo scherzetto, vediamo se vi piace, io ho allagato la stanza con le lacrime, talmente ridevo.

Ringrazio davvero davvero tanto.

A voi, il nuovo capitolo di questa storia.

 

Avvertenze: se volete leggere qualche cosa di serio, passate oltre. Io vi ho avvisato: qui si ride.

 

 

  

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«Ciao Bella! Come mai qui a quest’ora? Guarda che l’appuntamento è per domani» comincia a dire Alice mentre si scosta per far entrare quella specie di istrice travestito.

«E’ per questo che sono qui. Ti prego Alice! Per favore…». Mi si drizzano le orecchie mentre mi tolgo di soppiatto i libri dalla testa. Ormai riconoscevo le suppliche al volo, io stesso ne facevo ampio uso ultimamente. Mi sembrava strano fosse Bella ad implorare, soprattutto se chi doveva essere magnanimo era mia cugina. Matrioska mia, cadi proprio male se speri che quel generale in gonnella ti sollevi da qualsiasi nefasto compito: quella ci gode a fare del male.

«No, Bella. Hai scommesso ed hai perso. Quindi uscirai con noi il sabato per tutto l’anno scolastico e con i vestiti che io ti indicherò». Allora non ero l’unico pollo della nazione. Ahi ahi ahi, Bella, avrei potuto dirtelo io: mai scommettere con un Cullen di Forks, a parte rimetterci sempre, quelli non mollano l’osso neanche dopo averlo tutto spolpato.

 

Mi sento quasi solidale con quella ragazzetta che cercava di farsi piccola e tenera. Certo, farsi più piccola della mia cuginetta tascabile era davvero un’impresa, ma lei, con quegli occhi da cerbiatta…

«Dai, Alice» provo ad intervenire.

Edward! Che ti salta in mente, difendere quel cactus umano. Era ufficiale, quella settimana aveva fatto danni irreversibili alla mia psiche. Dovevo sfogarmi in qualche modo e depurarmi dalle droghe che mi avevano iniettato nottetempo.

Una bella nottata di follie era proprio quello che ci voleva. La febbre del sabato sera! Anzi, anche la polmonite e i crampi del sabato sera, tutta l’enciclopedia medica al completo!

«Edward, pensa ai tuoi problemi e lascia Bella a me!». Signorsì mon general.

 

La nanetta riporta l’attenzione sulla nuova arrivata.

«Bella, non sarà così terribile. Visto che domani sarà la tua prima uscita con noi, ho pensato a una serata in discoteca. Che ne dici?». Sembra quasi la voglia convincere con un tono zuccheroso. Io osservo in silenzio, ormai ho già dato e preferisco non immischiarmi oltre.

«Oddio…» la ragazza pigola e singhiozza spaventata «Alice! Io non sono capace a  ballare. Sono rigida come un pezzo di legno, atletica come un gatto di marmo, come faccio?». L’immagine del gattino in alabastro mi si stampa in mente e mi viene da ridere: davvero atletico.

«Poi, non era nei patti il vestito!». Ecco, sembra che abbia trovato una clausola di rescissione... mi sembra di parlare come mio padre, forse davvero il sangue non è acqua.

«Davvero? Beh, non vorrai uscire come ti vesti di solito?» chiese Napoleone incrociando le braccia con cipiglio minaccioso.

Quando si preparava all'attacco non era mai buon segno. La sua mente diabolica stava lavorando per trovare un punto debole contro la matrioska.

Mi sembrava di assistere a una scenetta da cinema, mancavano solo i pop-corn

 

«Senti, facciamo così: ti abbuono un sabato al mese e penso ai vestiti» propone Alice.

«Mi abbuoni due sabati al mese e ti concedo i balli scolastici» rilancia Bella.

Sembra di essere al mercato, una contrattazione per un branzino... divertente.

«Andata se penso anche ai vestiti» batte le mani entusiasta il piccolo diavolo.

Bella sbuffa e annuisce sconfitta.

«Ah, Bella! Si comincia domani sera, passo da te alle otto, d'accordo?». Non credo che l'intenzione di Alice fosse una domanda, mi sembrava più un ordine.

Il mio sollievo per non trovarmi in balia di Napoleone è tangibile, grazie Bella! Domani riposo assoluto. Conoscendo mia cugina, si sarebbe organizzata sin dal mattino, e io mi sarei risparmiato le sue attenzioni. Il sabato inizia con i migliori auspici sin dalla sera prima.

 

Il fatto di essere esonerato per una giornata, mi ha predisposto a una serata in allegria, senza alcun astio contro nessuno. Peccato che gli altri non la pensino come me... Bella viene invitata a fermarsi per cena...

«Ciao, pavone, cosa leggi?» chiede la ragazza, indicando i libri che ho ancora in mano. Certo, un tomo di Freud o un saggio su periodo storico dell'indipendenza americana sarebbe stato meglio, ma questi “testi” sono sicuramente più interessanti.

«Manuali di anatomia profonda» rispondo con tono leggero, mentre Emmett ride alle mie spalle.

Dopo uno sguardo più attento alle copertine, la matrioska fa una smorfia che si avvicina al disgusto... e che ci sarà mai di così brutto in due persone che si soddisfano a vicenda? «Ma che schifo! Sei un maniaco! Non che avessi dubbi ma ora...». Schifo? Sesso? Questa ragazza ha dei seri problemi se pensa questo.

«Guarda che sono solo libri, se Emmett lo permette, te li presto» sorrido, ho anche incastrato Mister Muscolo: mica devo prendermi la colpa solo io!

«No grazie... non vorrei trovarmi a toccare delle pagine coperte di sostanze non meglio identificate!». Bigotta. Non è lei quella patita di ecologia? E cosa c'è di più naturale che la produzione del corpo umano?

«Questi sono libri, non è una rivista porno di una clinica per la fertilità» rispondo con l'ovvio.

«Perché? Frequenti quei posti in tempo di magra?». E no bella mia! Non mettere in mezzo la mia virilità, io vado sempre a segno... a parte gli ultimi giorni, ma questi sono dettagli.

«Vuoi provvedere tu ai miei bisogni?». Goal! Vediamo cosa rispondi a questa... certo che la matrioska è comunque carina, in qualche modo... guarda come diventa rossa... e gonfia le guance... adorabile... adorabile? Cosa mi sono fumato?

«Io non metto il pannolino ai bambini troppo cresciuti, fatti aiutare da altre baby sitter!». Cosa?

«Mi stai dando dell'incontinente?» ma siamo matti?

 

A questo punto interviene Rosalie cercando di calmare le acque, chissà perché ho la sensazione che sia Emmett che Jasper si fossero divertiti invece.

«Ragazzi, adesso smettetela e andiamo a cena, Esme ha preparato la pizza per tutti». Mangiare occupa la bocca impedendo di dar fiato ad altri insulti, annuisco torvo alla soluzione mentre scruto ancora il cactus che, altezzosa, si dirige verso il tavolo della cucina.

«Edward, frequenterai la nostra scuola?». Tutti tranne lei a quanto pare, hanno la bocca piena. Ingoio e rispondo.

«No, torno a Seattle domenica». Almeno il mio spirito sarà là, il corpo invece…

«Verrà sua sorella con noi, Dina» interviene Alice con Jasper che sogghigna ed Emmett che rischia l’asfissia per un pezzo di pizza sceso dalla parte sbagliata. Beh, peggio per lui: meno uno. Purtroppo Rose lo salva. Non tutte le ciambelle riescono con il buco.

«Ci daremo il cambio» borbotto tenendo la testa ben fissa sul piatto.

«Spero che sia simpatica e meno boriosa rispetto al fratello» ricalca Bella.

Ma cosa le ho fatto? Sono stato gentile, l’ho salutata, non ho commentato sul fatto che mi abbia letteralmente assalito per aver pestato una fogliolina, non commento neanche come si veste, almeno non ad alta voce… cosa vuole questa?

«Meglio che ti togli la scopa che hai infilato nel di dietro e ti rilassi» rispondo alterandomi. La mia pazienza ha raggiunto il limite massimo. Devo sopportare la mia trasformazione, che anche una stronza mi dia del borioso senza neanche meritarmelo, non lo tollero.

«Senti, stupido, tronfio, spocchioso…» inizia ad alzare la voce mentre si solleva dalla sedia e si sporge verso di me, ho quasi paura che voglia picchiarmi, i suoi occhi mandano lampi omicidi.

 

«ADESSO BASTA! Edward, piantala e fai le tue scuse! Bella smettila e scusati pure tu! I bambini di tre anni hanno più intelligenza di voi!». Non è mia zia Esme che parla, anche perché lei e lo zio sono fuori a cena, è Alice, il generale di casa.

Probabilmente ha ragione, ma ciò non mi impedisce di dar fiato al mio bambinello interno.

«E’ lei che ha iniziato!» dico puntando l’indice, continuando «Mi ha anche denigrato con suo padre!» quasi strillo isterico.

«Oh! Hai conosciuto lo sceriffo Swan?» chiede Emmett distraendosi dall’argomento principale.

Perfetto, sto litigando con la figlia dello sceriffo, le manette sono assicurate, e non sono quelle che si usano per far eccitare.

«Mio padre non si fa forviare dalle mie parole…» risponde piccata  «anche se a volte mi dispiace» aggiunge borbottando sommessamente.

«Perché? Gli avresti chiesto di arrestarmi per omicidio del pollice verde?». Sento l’acidità che monta. L’ho detto io! Isabella Swan è un soggetto da prendere a piccole, anzi, piccolissime dosi, altrimenti rischi il fegato spappolato dal nervoso con annessi travasi di bile.

«Avrei provveduto io stessa a gettare la chiave e salvare l’intero genere femminile dalla tua presenza» risponde. Oh, oh! Qui mi sa che a qualcuno non sono indifferente… sorrido sornione.

«Potresti salvarle tu! Offri…» non riesco neanche a finire la parola che mi arriva un calcio negli stinchi e la punta di un coltello stile psyco sotto il naso.

«Ti consiglio di non finire il concetto. Non sono una delle tue bamboline e pretendo rispetto, altrimenti ti affetto». Questa minaccia!

«Ma non eri una naturalista? Non credo che l’omicidio sia parte del tuo credo» tengo le mani in alto in segno di resa, mentre i miei occhi diventano strabici puntando sulla lama che brilla vicino alla mia faccia. Attorno a noi, gli altri trattengono il fiato, preoccupati (per me, o almeno lo spero).

«Potrei anche cambiare idea, con i parassiti delle piante lo faccio sempre» risponde leggera, sedendosi composta e posando sul tavolo il coltello da macellaio che mi affretto ad allontanare dalla sua tenera manina.

 

«Ma che bella serata tra amici!» esclama Jasper con voce che tenta di essere allegra. Io lo guardo stralunato e credo che come me facciano tutti gli altri.

Isabella è pazza, ha tentato di uccidermi. Solo perché è la figlia dello sceriffo non può girare a piede libero!

Da quel momento in avanti i miei cugini e rispettivi ragazzi hanno cercato di farci stare a distanza di sicurezza, lei, soprattutto in compagnia di Alice, probabilmente per mettersi d’accordo sull’indomani e io con Emmett e Jasper a giocare alla mitica WII (magari allenandomi posso tornare alla carica e vincere il prossimo torneo).

Non siamo molto distanti dalle ragazze, e senza farmi notare aguzzo l’udito quando sento bisbigliare il mio nome da parte del cactus: «Mi dispiace, Alice, non so cosa mi sia preso. Riesce a scatenare la parte peggiore di me. Non capisco neanche come faccia! Lo sai che non mi comporto mai così!» sembra contrita e dispiaciuta e non riesco a trattenere che un angolo della mia bocca si giri all’insù. Anche a me dispiace per essermi lasciato andare ad insulti gratuiti, non mi comporto mai in questo modo, soprattutto con una ragazza.

 

«Perché sogghigni?» chiede Jasper guardandomi con sospetto.

«Credo che questa partita la vincerò io» invento al momento. Che vinca o meno, non voglio che sappiano che ho origliato le confessioni di Bella, se lei lo sapesse, quel coltello arriverebbe a segno, ci giurerei.

Piccole dosi. Parola d’ordine con Bella: piccole dosi.

 

Torno a concentrarmi sulla partita e, visto il mio spirito competitivo, non è difficile isolarmi dal resto della stanza e cercare di fare a fettine il mio avversario (o, per meglio dire, riempirlo di botte, visto che la sfida è la lotta libera). Non mi accorgo nemmeno che la matrioska è tornata a casa sua. Solo quando rientrano gli zii e Jasper si alza dal mio fianco capisco che è passato parecchio ed è ora di andare a dormire, subito, se non voglio assistere alle effusioni romantiche delle due coppie che non vedono l’ora di saltarsi addosso per il salutino notturno.

Schifato ed invidioso, saluto e vado in camera mia. Ultimamente sono sempre stanco, e non tardo ad addormentarmi.

 

Si dice che il mattino ha l’oro in bocca? O è il silenzio? Beh, qualsiasi cosa sia, il mio risveglio non è dei migliori.

Subito mi sono sentito baciare sulla guancia, e lì mi sono illuso e mi sono girato per acchiappare questa femmina che voleva svegliarmi tipo principe azzurro (in effetti perché solo i maschi devono fare tutta ‘sta fatica? Vogliono la parità? E noi vogliamo le principesse azzurre, quelle che combattono contro draghi e orchi per risvegliarci con un bacio).

La ragazza non meglio identificata sfugge alle mie braccia da bradipo e inizia a slinguazzarmi la faccia. Sorrido e sto per rispondere a un bacio molto molto umido… quando sento un paio di voci nel corridoio.

«Light! Cucciolo! Dove è scappato quel cagnolino?» non riconosco subito la voce, nella nebbia della mia mente, anche se sono sicurissimo che dovrei.

«Zia, è un cane, cosa pretendi? E poi è anche maschio! È noto che è il genere femminile quello dotato di cervello» non ho bisogno di riconoscere la voce per capire che questa è Alice.

Però… cane? Spalanco gli occhi e l’immagine della ragazza discinta con le labbra gonfie si disintegra davanti a un paio di occhi neri e un musetto peloso e appuntito di un cagnolino bianco con macchie nocciola che continua a passare la lingua sulla mia intera faccia.

«Aaarrggghhhh!» urlo saltando giù dal letto e facendo volare il cucciolotto dall’altra parte della camera.

Al mio urlo la porta socchiusa si spalanca del tutto e mia madre, seguita da Napoleone fanno irruzione.

«Oh, Light! Eccoti qui, piccolo terremoto della mamma». Con chi ce l’ha? Vedo che la mia genitrice si dirige verso quella palla di pelo, senza degnarmi di uno sguardo… sono stato sostituito da un cane?

«Edward! Vestiti e contieni le tue parti basse! Vuoi mica sodomizzare un animale?» dice Alice indicando i boxer con il mio bazooka in posizione alzabandiera mattutina (e giuro solo per quello, il cane avrebbe sgonfiato chiunque).

 

Oh mio Dio! Mi vengono conati di vomito e senza rispondere corro in bagno. Lo stomaco è sottosopra ma non ho nulla da rigettare, quindi passo alla doccia e inizio a insaponarmi e sfregare con maggiore attenzione la faccia, sino a raggiungere la sensazione di pulito che auspico.

Credo che mia madre debba spiegarmi qualcosa! Da dove è piombato quel piccolo quadrupede leccatore a tradimento?

Non aveva mai esternato desideri di possedere animali, figuriamoci uno che gli possa danneggiare il suo santo parquet!

«Edward, tesoro, stai bene?». Ecco il tono apprensivo che tanto mi mancava. La mamma che si preoccupa per il suo bambino è tornata. Sospiro di sollievo e soddisfazione. Sono un mammone, non lo nascondo mica.

Esco dopo essermi asciugato e vestito. «Ciao, mamma! Come mai già qui? Non dovevi arrivare domani mattina?», sorvolo sul cane, non è il momento.

«Mi mancava il mio bambino e così ho costretto tuo padre a prendersi l’intero weekend, con la promessa che lo avrei lasciato andare a pescare almeno per una giornata». Sembra che sia arrivato il periodo delle contrattazioni stile mercato: prima Bella, ora mia madre… devo trovare qualche cosa per ridurre la mia pena detentiva.

 

A colazione, vengo a sapere del nuovo acquisto di casa. Mio padre è arrivato martedì con questo cucciolo, visto che un suo cliente non poteva più occuparsene e voleva sopprimerlo.

Il mondo sta viaggiando al contrario. Mio padre che all’improvviso diventa tenero verso un animaletto indifeso è qualche cosa di allucinante, un po’ come me vestito e truccato da donna. Mi sento catapultato ai confini della realtà.

Ovviamente, mia madre è stata felicissima di occuparsi di un esserino bisognoso di amore, visto che il suo bambino non era presente per godere delle sue coccole.

Ha subito precisato che non sono stato sostituito, ma visto che non sarò a casa per un bel pezzo e che l’anno prossimo andrò al college (e lei sa che voglio andare abbastanza lontano da potermi divertire ancora di più di quello che faccio) ha pensato che questa distrazione potrebbe essere un toccasana.

«Edward, vuoi portare fuori il cane? Così fate amicizia» propone.

Certo, potremmo scambiarci le opinioni in fatto di sport e i gusti in fatto di ragazze e cagnette, sempre che il nuovo fratellino mi risponda. Non voglio comunque offendere mia madre ed accetto di buon grado.

«Vieni, Light. Andiamo a spasso».

Che questa sia l’ultima giornata prima dell’inizio della scuola lo si vede dall’agitazione che c’è in giro. Agitazione, se così si può dire: ci sono tre persone e cinque gatti, sette in più degli altri giorni dove le strade erano deserte.

Light non è particolarmente attivo, non mi fa correre per cercare di fermarlo, si adatta tranquillamente al mio passo e uggiola festoso mentre camminiamo. Non piove, ma l’aria è satura di umidità che mi fa rabbrividire nella maglietta.

Promemoria: ricordarsi sempre la giacca per girare a Forks.

 

Mi sto avvicinando alla casa del cactus. Non posso evitarla, questo paese è come il Far West: c’è solo la strada principale e puoi passare solo lì.

Incasso la testa tra le spalle e guardo fisso davanti a me… se non è in giardino mi salvo dalla litigata mattutina.

La vedo con la coda dell’occhio, ma sembra che abbiamo trovato il tacito accordo di ignorarci: si chiama salvaguardia del fegato.

«Ciao, Edward». Invece vengo beccato da un’altra donzella, e mi giro curioso di sapere chi è. Davanti mi trovo la bionda del primo giorno… come si chiamava? Jessica, Lara, Lauren… lasciamo stare, stiamo sul vago e sorridiamo felici di averla vista.

«Ciao» rispondo fermandomi e tirando leggermente il guinzaglio di Light. Devo dire che questo cane è intelligente: appena vista la tipa, si è messo sulle zampette, seduto, agitando leggermente la coda e visionando attentamente il soggetto.

Bravo piccolo, adesso guarda il maestro all’opera, così impari come si fa con le cagnette.

«Non ti ho più visto in questi giorni, pensavo fossi tornato a Seattle» mi dice la tizia.

Alle mie spalle sento un “troppo bello per essere vero” borbottato dalla matrioska.

«Ho avuto da fare, parto domani in giornata» rispondo facendo splendere il mio sorriso dal costo pari all’intero prodotto interno lordo dello stato. Lo ammetto, avevo i denti storti e deboli, ho passato secoli sulla poltrona del dentista, ma il risultato è strabiliante.

Certo, a leggere porno” arriva un altro commento.

«Allora questa sera ti va di uscire? Andiamo da qualche parte, dove vuoi, anche da me se non ti andasse di girare» si offre la bionda, neanche velatamente.

Ed eccoli che Dio li fa e poi li accoppia” e un altro ancora.

«Credo di essere stato precettato da mia cugina, non ho idea di dove voglia andare, credo abbia parlato di una discoteca» rispondo, con una nota delusa nella voce. Maledizione ad Alice! Spero che in disco, trovi qualcuna, altrimenti mi dovrà una scopata garantita. Potrei rifiutare l’invito di Napoleone, ma rischiare di incorrere nelle ire del generale non è saggio, soprattutto visto che mi terrà, metaforicamente, per le palle per il prossimo mese e mezzo.

«Se mi dici esattamente dove andate posso venire anche io». È una mia sensazione oppure ha marcato la parola venire? Adoro quel verbo, in qualsiasi luogo e su qualsiasi superficie.

Ma questa sa cosa sia il pudore?” mi viene quasi da ridere all’ultimo commento. Ma la bionda non la sente?

«Dammi il tuo numero che ti faccio uno squillo» propongo.

“Secondo me è lei che vuole fare la squillo” sorrido. Deve aver bevuto latte scaduto, però fa ridere la matrioska.

«Oh, cielo! Non ho carta e penna…» si guarda intorno disperata, poi scorge Bella, dietro il cespuglio di lavanda, che finge di curare.

«Swan! Dammi un pezzo di carta e una penna!» sembra un ordine perentorio. Non credo che il cactus gradisca. Brutta mossa bionda.

«Per farti inquinare ancora di più il mondo? No grazie. La prossima volta, usa la parolina magica» risponde Isabella, prima di alzarsi e rientrare in casa.

 

«Parolina magica?» la bionda sembra perplessa «Oh, quella stupida! Va beh. Senti, posso telefonare a casa del dottor Cullen questa sera, così  mi dici dove ci possiamo incontrare» la bimba non demorde, ma la sua maleducazione mi ha colpito, perciò faccio spallucce e borbotto un “Okay”, seguito da un “Scusa ma ora devo proprio andare”. Sorrido (falso), saluto e torno a casa scortato da un trotterellante Light.

«Spero che le tue cagnette siano più educate di queste» mormoro al suo indirizzo.

 

«Hai invitato Lauren a uscire con noi questa sera?». Ed ecco la calorosa accoglienza della mia cuginetta preferita, con gli occhi che fuoriescono dalle orbite e fumo che si leva dalle orecchie. Terrificante.

«Come fai a saperlo?». Va bene il paese piccolo, ma ho salutato la bionda esattamente 4 minuti e 27 secondi fa. Come è possibile che ne sia già informata?

«Ho le mie fonti. Comunque non può venire con noi! Bella si rifiuta di farsi vedere dai nostri compagni di scuola per il momento, perciò dobbiamo andare un po’ fuori da Forks». Ecco spiegato il mistero: Isabella la spia. Chissà perché non vuole farsi vedere in giro…

«Non è difficile uscire da Forks, credo che la lunghezza del paese sia poco meno di un miglio!» dico con un filo di sarcasmo. «In ogni caso, Lauren non sa dove andremo, mi telefonerà questa sera per metterci d’accordo. Io posso andare con lei e lasciarvi tranquilli» propongo speranzoso.

«No, non ti preoccupare. Lauren me la sbrigo io. Tu verrai con noi e basta». Napoleone in modalità comando. Non esistono appelli o si fa così o si muore tra atroci sofferenze imposte da questo piccolo diavolo.

E visto che io sono un pacifista per quanto riguarda la mia persona, ubbidisco.

 

La giornata passa tranquilla. Mi organizzo per il primo giorno di scuola e mi faccio accompagnare da Emmett e mia madre al centro commerciale per gli ultimi acquisti in materiale scolastico.

Dopo qualche allusione velata, Mister Muscolo lascia perdere e mi aiuta come dovrebbe fare qualsiasi cugino che si rispetti… mia madre… beh, lei è sempre la mamma. Dolce, tenera, amorevole mamma che mi accompagna.

«Allora sei pronto per lunedì?» chiede sorridente.

«Pare di sì. Ho preso tutti i quaderni e i libri che potrebbero servirmi, oltre a quelli che ho portato da casa. Non dovrei avere problemi» rispondo leggero, dimentico che non si riferiva propriamente a quello.

«Io volevo dire se eri pronto per impersonare Dina» spiega imperterrita la mia genitrice. Sospiro esasperato. Vero, me lo aspettavo, ma è sempre una botta sentirselo chiedere.

«Credo… di sì. Alice mi farà provare ancora a parlare e camminare domani… poi… si vedrà lunedì» rispondo come se si trattasse di una cosa normale.

«Mi raccomando, voglio delle foto e un racconto dettagliato». Mia madre è elettrizzata mentre io, al solo pensiero di quello che mi aspetta, mi sento tremare.

«Okay» rispondo laconico, sperando di interrompere il dialogo a questo punto.

 

Verso le otto sento il telefono squillare e mi ricordo della bionda. Ancora non so cosa dirle, la destinazione della serata mi è ignota e onestamente non so se voglio averla intorno... magari se non parla si potrebbe fare. Purtroppo Alice mi precede: «Oh, sei tu... ciao. No, è sotto la doccia... sì... sì andiamo al “anna71”... okay, allora ci vediamo lì».

«Dove andiamo allora?» sorvolo che la doccia l'avevo già fatta e che potevo rispondere io.

«La signorina Lauren, andrà al pub che c'è a metà strada tra Forks e Port Angeles, noi andremo allo skyangel verso Portland... dovrebbe essere abbastanza distante sia per te che per Bella». Usciamo in incognito? Perché?

Alla mia faccia perplessa la cuginastra sorride sardonica e spiega: «Bella non vuole farsi vedere dai nostri compagni di scuola e per le prime volte credo sia meglio accontentarla. Riguardo te, meglio che non incontri troppa gente di qua, lunedì potrebbe riconoscerti, né i tuoi amici di Seattle, prima che vengano fuori troppe domande. Chiaro?». Cristallino oserei dire.

«E cosa sarebbe questo SkyAngel?» chiedo curioso... nei miei pensieri si forma la parola Night, ma so che è un sogno irrealizzabile. Infatti...

«Discoteca!» annuncia chiudendosi la porta alle spalle.

 

Il tempo passa e sono ormai le nove di sera. La cena, con tutta la famiglia, è stata divertente, anche se ho dovuto contenere la curiosità di mia madre e le indagini di mio padre su come sarà la mia gemella Edwardina. Ho solennemente promesso di mascherarmi a loro uso e consumo l’indomani, purché si evitino foto o altre cose compromettenti.

Mia cugina e il suo attendente (Rose) sono alle prese con la matrioska. Chissà cosa ne verrà fuori, se con me sono capaci a cambiarmi di sesso, a quella, magari le spuntano gli artigli a una misura più umana. Io suggerirei anche una tagliatina alla lingua biforcuta, ma non sempre si ottiene quel che si desidera ed io lo so molto bene, viste le lezioni che mi impartiscono quotidianamente qui a Forks.

 

Finalmente siamo pronti e con Emmett e Jasper saliamo in auto e partiamo. Le ragazze ci avrebbero raggiunti sul posto, visto che tanto non ci stavamo tutti e sei in una sola auto. Spero solo che la cuginastra non voglia appiopparmi il cactus, visto il nostro recente rapporto “confidenziale” sarebbe meglio non farmela stare troppo vicino.

Quando arriviamo, mi trovo davanti a un capannone che sembra spuntare direttamente dalla roccia della montagna alle sue spalle... sembra quasi l'entrata di una miniera. Scenografico, sono curioso di sapere come è l'interno.

 

Visto che le ragazze non sono ancora arrivate, telefoniamo e ci mettiamo d'accordo per incontrarci dentro il locale. Sembra di entrare davvero in una miniera, rocce di cartapesta si alternano a rocce vere, nelle varie sale che si concatenano all'interno. Sembra quasi un labirinto. Ci fermiamo nella prima sala ampia con il bar e ci accomodiamo sui divanetti, in attesa delle donzelle, i miei accompagnatori delle loro fisse, io... beh, a disposizione di chi si fa avanti.

Personalmente non aspetto molto, una ragazza con i capelli che sembrano usciti dalle fiamme di un camino, si siede accanto a me, mostrandomi un sorriso splendente e un paio di cosce da sogno. Peccato che neanche nella mia serata libera i miei aguzzini mi lasciano in pace.

«Eddy, è arrivata la tua ragazza» annuncia Jasper indicandomi un gruppetto di tre tipe che entrano in quel momento.

 

Al mio fianco, sento il divanetto che si solleva e un borbottio indistinto con una nota di sdegno, ma né io, né il mio cervello all’estremo nord come il coinquilino al lato sud, ce ne accorgiamo.

Sono troppo stupito per ragionare: è appena entrata una ragazza splendida, per la quale potrei votarmi alla castità per un suo bacio… no, beh, forse questa affermazione è un po’ troppo forte e il mio bazooka potrebbe offendersi, ma il senso è quello. Un angelo caduto dal cielo per convertire gli stronzi come il sottoscritto.

Chissà come si chiama? È una moretta dai lunghi capelli fluenti, un viso a forma di cuore con una bocca che ricorda il bocciolo di una rosa, un corpo sinuoso coperto da un tubino nero, aderente, semplice ed elegante, un paio di gambe mozzafiato che paiono chilometriche, due occhi da cerbiatta… un momento!

Occhi da cerbiatta?

Riconoscerei quegli occhi ovunque, ridenti come arrabbiati, o come adesso timidi e timorosi… sono gli occhi di Bella!

Ma come cavolo si è conciata? O meglio, dove cavolo era tutto questo ben di Dio, fino a ieri sera?

Definirla matrioska era la cosa più azzeccata che potessi fare! Sotto un ettometro di strati di stoffa c’erano più curve di una strada di montagna!

Alice! Sei la mia eroina! Batti il cinque! Limitiamoci alle esultanze mentali, altrimenti non me la scrollo più di dosso, anche se presumo che dal mio visino da ebete che ho assunto negli ultimi tre minuti, Napoleone abbia capito qualche cosa perché mi sta guardando e sogghigna.

 

«Ed ecco a voi la nuova, non artefatta, semplicemente Bella!». La nanetta è orgogliosa del suo risultato, e ne ha ragione! Oltretutto, il soggetto in questione non fa altro che arrossire e abbassare la testa intimidita, scatenando in me uno strano desiderio di protezione. Mai provato queste cose prima… l’aria di Forks, fa davvero male.

«Dai, Alice, smettila» bisbiglia la nuova Isabella.

«Bella, mia sorella ha ragione, sei magnifica… se non fosse che sono impegnato…» una mano sventola sulla testa di Mister Muscolo. Mi chiedo se tutti i coppini che ha ricevuto dalla sua “amorevole” fidanzata, non abbiano causato qualche danno irreparabile al cervello del mio cuginetto.

«Rose, amore mio. Lo sai che ho occhi solo per te… volevo solo fare un complimento» precisa Emmett massaggiando la parte lesa. Occhi modalità peluche risolvono la diatriba.

Funziona davvero così tra fidanzati? Uno sguardo adorante e passa tutto? Siamo così in balia dei sentimenti verso le nostre meta? Perché mi sto facendo queste domande di drammi esistenziali? Chi se ne frega.

Sono partito un attimo per la tangente ma adesso torno alla realtà.

 

«Comunque, Emmett, ha ragione. Stai davvero bene vestita così» intervengo, calmo, pacato, senza entusiasmi strani ed evitando la bava alla bocca. Non è per Bella, è la settimana di astinenza che mi frega.

«Stai dicendo che sono un cesso tutti gli altri giorni?». Oh, oh! Il cactus è tornato! Che ho detto di male?

«Volevo solo farti un complimento, non mettermi in bocca altre parole!» protesto alzando le mani in difesa. Sono scocciato, se a un’altra ragazza avessi parlato con quel tono, mi avrebbe sorriso e si sarebbe gettata sul sottoscritto.

Non pretendo di essere assalito sessualmente da questo istrice, ma neanche essere accusato per qualcosa che non ho minimamente pensato!

«Hai ragione, scusami» arrossisce e mi fa un sorrisino di scuse tendendo la mano: «Pace? Per questa sera intendo».

«Pace» rispondo sorridendo a mia volta e stringendole la mano.

«Ecco che è finita la guerra fredda e passiamo a un clima di distensione!» esclama Jasper. Ho la sensazione che, quando l’atmosfera non sia rilassata, sia quello più a disagio di tutti.

 

Prometteva di diventare una piacevole serata, dopo la pausa dall’irritazione perenne che l’adorabile ecologista scatenava in me non appena parlava.

Ridere alle battute di Emmett o ai commenti di Alice sugli abbigliamenti improponibili che ci sfilavano davanti era qualche cosa di unico.

«Guarda quella! Perché si è vestita? Faceva prima a restare in reggiseno e culottes, tanto non è che abbia molto di più addosso». Appunto.

«Forse aveva caldo». Sicuramente, il caldo lo faceva venire agli altri, mostrandosi in quel modo, tanto valeva girare nuda.

«Preferisco la merce più coperta» dico guardando il soggetto che passava in un’altra sala.

Nessuno risponde alla mia affermazione, anzi, nessuno fiata più. Mi guardano tutti e cinque con tanto d’occhi sbarrati, come se avessi insultato Sant’Antonio.

«Edward, stai bene?» Alice versione preoccupata è qualcosa che preoccupa me.

«Hai appena detto che non ti piace una donna praticamente nuda?» Bella che non mi prende in giro per i miei appetiti sessuali è ancora peggio.

«Eddy, quella ci stava!» Emmett mi scuote come a rimettere in moto il cervello.

«Ma cosa avete tutti? Ho solo detto che un poco più di pudore rende la donna più eccitante. Non mi piacciono le zoccole» mi difendo.

 

«Tu non ti sei mai fatto questi problemi. Sei sempre andato con delle zoccole» ribadisce Alice, con Rosalie al suo fianco che mi scruta ed annuisce convinta.

Onestamente non capisco tutto questo sconvolgimento per una semplice constatazione.

«Sentite, non nego che mi piacciono le donne, né che mi piace il sesso. Però non sono un animale, concedetemi un poco di gusto per cortesia». Adesso li vedo sconvolti, finché Jasper non inizia a ridere.

«Ho capito! È l’effetto Dina!». Subito sbianchiamo tutti, tranne Bella ovviamente, che non sa nulla della scommessa. Adesso, Giuseppino, ti uccido!

«Cosa centra tua sorella?» chiede curiosa.

«Oh, è una storia triste» interviene Rosalie. Iniziano a drizzarmi i peli sul collo… cosa sta per dire? Qualche cosa di assolutamente fuori luogo, ci giuro. Tutto per mettermi nei guai! L’attendente prende fiato e continua, catalizzando su di lei tutta la nostra attenzione e curiosità.

«Devi sapere che Dina si vestiva più o meno così» Emmett ha un singhiozzo e si asciuga l’angolo dell’occhio borbottando “oh mio Dio”

«Ed Edward non era molto contento». Jasper si sta agitando sulla poltrona, voltando la testa altrove per non far vedere le sue smorfie. Questi due mi stanno facendo scoprire!

«Poi un ragazzo si è messo a farle il filo e lei credeva fosse amore». Alice è intervenuta a dare man forte alla sua amica. Adesso sì che mi sento meglio: sono fottuto.

«Invece lui se l’è fatta e poi tanti saluti». Finisce Emmett guardandomi sorridendo sornione.

«Oh poverina, chissà come ha sofferto» grazie Bella, comprendimi e fammi le coccole, però solo vestita così.

«E’ per questo che viene qui a scuola» chiarisce Jasper che si è calmato.

«Ti prego però di non dirle nulla di questo fatto, sai, è ancora scossa per questa storia» le dico con fare cospiratorio. Spero che mi creda e la vicenda finisca qui.

«Tranquillo» mi mette una mano sulle mie e un brivido mi percorre, che strano.

«Non farò un fiato di questa storia» promette solenne. «Allora è per questo che non ti piacciono le ragazze discinte? Ti ricordano quanto ha sofferto tua sorella» chiede

«Beh, una specie di questa cosa, sì» borbotto, mentre gli altri sorridono e sghignazzano alle mie spalle.

 

Interrompiamo i nostri dialoghi per tuffarci in pista, sulle note dei grandi successi anni 80 e 90… adoro questa musica.

Balliamo in cerchio, ogni tanto i miei cugini si strusciano con i loro ragazzi ed io con Bella ci guardiamo imbarazzati.

Mi capita di sfiorare il suo fianco, il suo braccio e il desiderio di palpare il suo culetto fasciato dal vestito si fa sentire sempre più forte. Non che il suo abito sia indecente, ma mi sta facendo davvero…

E brava bambina, non la facevo così intraprendente… e neanche così telepatica.

Io pensavo di palparla, ed invece è lei che sta palpando me.

Continuo a muovermi a tempo di musica, facendo in modo che le sue mani possano esplorare tutto lo splendore del mio deretano da urlo, coperto dai jeans.

Ho gli occhi socchiusi per godere al massimo del suo tocco, quando sento nuovamente sfiorarmi il suo braccio e la guardo e… ha le mani in vista davanti a sé… quindi non è lei che mi sta toccando… allora? Chi è?

 

Terrorizzato mi volto e non vedo nessuno, poi abbasso il mio sguardo e, ad altezza petto, vedo un ragazzo moro, occhialuto, che mi sorride facendo splendere il suo apparecchio per i denti.

Non riesco a reagire immediatamente e mi accorgo all’ultimo secondo e mi sta tirando verso di lui per baciarmi. Oddio! Che schifo!

«Che cacchio stai facendo?» mi libero con uno strattone. Il cuore mi batte, una mano passa sulla testa, come se avessi ancora addosso quell’assurda parrucca… sono un uomo! Non sono Dina! Sto impazzendo!

«Sei bellissimo e voglio baciarti» risponde il ragazzo, mentre sento Emmett ridere dietro di me. Mai che mi aiuti Mister Muscolo. Lo voglio eliminare dall’albero genealogico di famiglia!

 

L’unica persona che mai avrei immaginato intervenire, invece, viene in mio soccorso.

«Eric Dustibin! Togli subito le mani di dosso al mio ragazzo!» mi giro sorpreso e vedo Bella che mi arpiona il collo e mi sussurra all’orecchio “assecondami” prima di baciarmi a stampo. Chi sono io per rifiutare un approccio del genere? Sarò scemo ma mica cretino. Le passo le braccia attorno alla vita e la attiro verso di me.

«E tu chi se… Bella? Bella Swan? Con un ragazzo? Ma… ma…». Sembra preso da una folgorazione ed ho quasi pena per lui… quasi.

«Okay Eric. Adesso gira al largo». Ordina la mia matrioska preferita.

 

La guardo sorridendo: «Grazie, Bella» mormoro, quando sento un schiaffo sul mio braccio.

«Adesso puoi anche lasciarmi, polipo!» ribatte seria, prima di ridere facendomi l'occhiolino. Per sicurezza comunque tolgo le braccia dal suo corpo.

«Chi è quello?» chiedo.

«Un compagno di scuola, che fino a ieri continuava a professare il suo amore per me... piuttosto asfissiante devo dire. In questo modo dovrei essermene liberata». Ecco spiegato il suo slancio “disinteressato”. Beh, meglio di niente.

Gli altri quattro ci guardano con un misto di divertimento e interrogazione. E chiedete a me? Cosa posso sapere cosa passa in testa a questa tizia. È più complicata di un cruciverba senza schema.

Il resto della serata/nottata, trascorre senza altre imbarazzanti interruzioni e, poco prima della definitiva chiusura del locale, decidiamo di tornare a casa.

 

Devo ammettere che mi sono divertito, non avrei creduto di passare una bella serata con il cactus, ma mi sono dovuto ricredere.

Chissà, magari la conoscenza di questa ragazza è l'incentivo giusto per spingermi ad affrontare il mio supplizio.

 

---ooOoo---

 

 

Angolino mio:

e siamo arrivati alla fine della prima settimana. Tranquilli, la storia non sarà così dettagliata, racconterò solo gli episodi più importanti, facendolo trascorrere i suoi momenti “drammatici” scolastici e sorvolando sui ritorni a casa.

Spero di non superare i 20 episodi, di più sarebbe una paresi facciale...

 

Allora, piaciuta la serata tra la nostra Dina versione lui e il cactus?

Eric Dustibin lo troveremo anche a scuola… uno degli ammiratori.

Per conoscenza: dustibin significa secchio dell’immondizia (adesso traete le debite conclusioni)

Ricordatevi che a parte una piccola parentesi dove trasformiamo nuovamente Edward in Dina per i genitori, nel prossimo capitolo si arriverà a scuola… inizia la seconda settimana di penitenza!

 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (io ho adorato il dialogo con Lauren e i commenti di Bella sottofondo, immaginatela che scimmiotta la bionda, nascosta dietro un cespuglio)

 

Permettetemi ora, un poco di pubblicità sulle mie storie

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

[Sakura – Fiore di ciliegio]  in corso, racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

 

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Capitolo 9
*** 1° giorno di sQuola - parte uno ***


 

 

Lettori et lettrici, AVE!

Capitolo interessante questo, più che altro per l’entrata a scuola della nostra Dina.

Abbiamo gli incontri con i nuovi compagni, le materie, i commenti davanti e alle spalle, e, quello che ci interessa di più: le situazioni imbarazzanti che faremo patire al nostro Eddino.

 

Lancio un nuovo appello: se vi viene in mente qualche episodio che faccia ridere, per prendere in giro la nostra Dina, scrivetemelo! Situazioni imbarazzanti anche senza il riferimento sessuale, magari qualcosa che vi è capitato e per il quale diventate ancora rossi dalla vergogna… mi affido a voi!

 

Avviso personale : Lalayasha ti passo pubblicamente tutti i complimenti spassionati che ho ricevuto per la tua copertina… l’effetto è stato unico: morti dalle risate! Quindi in tema con il resto della storia. BRAVISSIMA!

Se qualcun altro volesse cimentarsi… sono a disposizione. E anche per i vestiti, fotoshoppate i modelli che vi sembrano più adatti…

 

Una ultima avvertenza per la lettura: quando vedrete i dialoghi scritti con la scrittura inclinata come in questo caso vuol dire che Edward sta parlando con la voce in falsetto tentando di farla sembrare femminile. Lascio a voi immaginare il risultato raccapricciante del suo tentativo… e ora, Buona Lettura.

 

 

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---ooOoo---

 

 

Chi l’ha mai detto che Afrodite era bionda? Oppure rossa? Era originaria della Grecia, e seppure nata dalla spuma del mare, nulla poteva far presumere che somigliasse a una moderna barbie. Nella mia fantasia era stata sempre una bellissima mora, con fluenti capelli scuri, una bocca rossa da far svenire i mortali e due occhi profondi incastonati in un viso candido come le onde dalle quali era nata.

E quella notte, nel mio letto, tra le lenzuola, ne avevo avuto conferma: mi chiamava con una voce che non aveva nulla di umano, era celestiale. Sussurrava al mio orecchio parole dolci, accarezzandomi le spalle lievemente. “Ti adoro mia dea” mormoravo.

Il suo corpo era puro erotismo, mi sentivo eccitato al solo sentire le sue dita sul mio petto e il suo alito a un centimetro dal mio viso.

«Baciami… fammi tua… pavone!». Eh no! Anche nei miei sogni no!

Inizio a sentire l’umido dei suoi baci sulla faccia mentre sospiro un “Bella” ma la sensazione di dèjà vu, mi fa spalancare gli occhi e mi ritrovo nuovamente il cagnolino di mia madre che mi slinguazza la faccia.

«Ma di nuovo no!» urlo frustrato e mettendomi seduto.

A pensarci bene, sono leggermente inquieto: ho davvero sognato Bella? La matrioska? L’istrice? Il cactus? Colei con la quale non sono capace a tenere un discorso in modo civile per più di cinque nanosecondi? E poi, nelle vesti di Afrodite? La dea dell’amore? Bella? Troppi punti interrogativi per una ragazza che non mi filerebbe neanche di striscio. Lasciamo perdere.

Tra l’altro Light pretende la mia attenzione…

«Oh no! Stupido cane! La pipì sul tappeto!». E che palle! Tutte a me!

 

La giornata era decisamente iniziata nel migliore dei modi. A continuare l’idillio arriva anche Alice: «Forza, dobbiamo prepararci per i tuoi genitori… così vediamo quanto tempo mi ci vuole la mattina per renderti accettabile… bisognerà organizzarsi con la sveglia… magari le cinque sarebbe un buon compromesso… oh, cielo! Come farò con Jasper?... dovrò chiedere alla mamma di farlo trasferire qui, altrimenti non lo vedrò per sei settimane… accidenti…» e nel frattempo mi toglie maglietta e calzoncini del pigiama, quando arriva ai boxer la blocco.

«Sei mia cugina, ma metti le tue mani a cuccia o te le taglio! Mi vuoi vedere nudo?» chiedo.

«Sai che novità! Ho già visto quello che si poteva vedere. Poi non sei quella gran bellezza» ribatte voltandosi e indicando il bagno «Fila lì dentro e lavati alla svelta».

«Quando mi hai visto? Da bambini?» chiedo a porta chiusa, ricordando le nostre estati al mare.

«Veramente… qualche giorno fa, eri sotto anestesia» risponde.

«COSA!» urlo. Mi hanno vivisezionato quel giorno? Sono diventato un bambolotto gonfiabile? Un oggetto? O mio Dio! Mi sento violentato. Entro nel box doccia ed inizio a fregarmi il corpo. Mi verrebbe da piangere, se non fosse che è poco virile e mi prenderebbero ancora di più in giro.

Spalle dritte, petto in fuori, pancia in dentro e pensa, pensa come fargliele pagare tutte. Ghigno e mi asciugo, pronto per un nuovo supplizio. Neanche la domenica mi lasciano tranquillo. L’unico appiglio che mi rimane per la sanità mentale è la vendetta, da consumarsi calda, fredda o tiepida non importa, purché ci sia.

 

«Edward! Edward, scendi!».

Un’ora dopo… mi vergogno come un ladro. Vogliono farmi scendere in salotto, di fronte ai miei genitori e sfilare con questi stivali assurdi, la gonna e la camicia. Mi sento talmente imbottito da ricordare un burrito. Questo reggiseno mi da fastidio, per non parlare della guaina che mi schiaccia il bazooka.

«Avanti Edward! Scendi!». L’urlo acuto di Napoleone mi fa decidere ad ubbidire. Speriamo di arrivare sani e salvi alla fine della rampa di scale. Scendo trattenendo il respiro e tenendomi saldo al mancorrente della ringhiera, come se ne andasse della mia vita… in effetti è così.

Incredibile arrivo in fondo sano e salvo e mi ergo in tutta la mia statura, fiero di non essere ruzzolato, pur avendo nei piedi delle trappole mortali.

Un applauso mi fa anche inorgoglire: sono stato bravo e tutti i presenti lo riconoscono. I miei genitori, i miei zii, i cugini e i loro ragazzi… ma quando alzo gli occhi per ringraziare dei complimenti, il sorriso mi si gela sulle labbra.

«Bravissimo Light! Vieni qui bello, sulle zampette… che amore». Era per il cane! Stanno tutti guardando il cane che caracolla in circolo cercando di mordicchiare la coda… mentre io rischio di morire schiantandomi su questi trampoli!

Non c’è più religione.

 

Cerco di darmi contegno, (per quanto ci possa riuscire combinato in quel modo) e mi accomodo vicino a mio padre. Spero di fargli venire un colpo e che mi vieti di continuare quella pazzia.

«Oh, Edward, sei qui? Benissimo». Speranza vana a quanto pare.

I miei genitori mi invitano a camminare avanti e indietro.

Napoleone, mi strepita consigli su come impostare la camminata, stringere le gambe, ancheggiare, stare diritta… mi chiedo perché non mi dica di levitare!

Le donne pensano a tutto questo mentre camminano? Io credevo che fosse automatico per loro. Per me sicuramente no.

Ho una voglia di darmi una grattatina agli zibidei, da diventare quasi verde.

«Oh! Dina, sei bellissima». Comincio a pensare che mia madre sia stata contagiata dalla pazzia dilagante. Come fa a dire che sono bellissima? Sono un cesso! Mi faccio senso da solo!

 

«E adesso, gli accessori!» annuncia Rosalie elettrizzata.

Accessori? Io per accessori intendo i tappetini di una macchina, il condizionatore a settori variabili, i sedili reclinabili con un pulsante, il multi cd… cosa potrebbe esserci di accessorio per una ragazza? Il reggiseno? Magari! Così mi tolgo di dosso questo groviglio di elastici che mi pizzica la schiena.

«Ecco la borsa per la scuola». Alice mi porge una borsa squadrata, grossa, con due manici. Ma non sono le dimensioni che mi sconvolgono. È rosa shocking, con una farfalla multicolore ricamata a paillettes su un lato, stile avatar di Artemide88, una mia amica amica… meglio non pensarci, l’astinenza fa brutti scherzi.

A parte che trovo più comodo uno zaino… ma non sarà eccessivo?

«E i quaderni» mi mostra Rosalie una pila di quaderni di varie dimensioni, tutti con colori vivaci e… delle fatine disegnate in copertina.

«Cosa sono queste? Dovrei essere una adolescente, non una bambina di sei anni!». Ecco chi sono… un cartone animato… le Winx.

«Ma potresti essere una ragazza romantica» ribatte Elisabeth. La rinnego… quando fa così la ripudio come madre.

E sua cognata Esme ad annuire e darle man forte.

«Ho già acquistato dei quaderni» protesto… magari sono contro lo spreco e si riprendono i quaderni da infante.

«Però Eddy… sui tuoi c’erano le macchinine» obbietta Emmett. Cugino, ma un bel piatto di c... porc… str… okay, mi calmo. Farsi i fatti suoi mai, eh?

«E’ solo perché non c’erano porno star, se no avrei preso quelle» ribatto.

«Se, se» borbotta Giuseppino. Più parla, questo, più mi irrita. Apre bocca a sproposito… o forse sono io che già dopo una settimana sono al limite della sopportazione. Sospiro, stanco.

 

«Ti ho portato le penne» mi dice Rosalie, mettendomi in mano due bastoncini colorati… con piume? Le penne con le piume colorate in cima? E perché non passare direttamente ai pennini con l’inchiostro? Verde magari? Così facciamo contenta anche la pazza ecologista! Perché mi viene in mente lei adesso?

«Stai scherzando, vero?» chiedo sperando che qualcuno risponda sì.

«Assolutamente no! Queste cose servono per distrarre l’attenzione dalla tua faccia e dal tuo corpo, con cose così appariscenti lo sguardo viene catturato e nessuno farà caso a te» risponde Alice.

Allora questa è una tecnica, un modo per distrarre, psicologia! Interessante… ne sa una più del diavolo la nanetta. Rabbrividisco anche se non vedo spuntare i cornini e la coda, ma questo non vuol dire che non li abbia, magari nascosti.

«Adesso devi parlare come Dina» ordina Esme battendo le mani.

Zia ti prego! Questo no! Guardo supplichevole il mio uditorio ma nessuno mostra pietà per il sottoscritto, anzi, i maschi presenti hanno quasi le convulsioni per trattenere le risate.

«E come dovrei fare?» chiedo incrociando le braccia sul petto.

«Vuoi che chieda a Jasper di darti un’altra strizzata o te la cavi da solo?». L’ho detto che Napoleone è sadico!

«Amore, io mi tiro fuori. Non ho alcuna intenzione di toccare… ehm… Dina». Giuseppino va a quel paese! Un ringhio sommesso fuoriesce dalla mia gola.

«No, direi che questo non è il tono giusto, riprova» ordina Rosalie. La guardo stupito, ma cosa ha capito?

«Ti va bene così?» mi esce una specie di squittio da far tremare i cristalli della zia.

«No, riprova, più calda e meno acuta» indica lo zio. Perché? È un esperto?

«Così è meglio?» mi sento ridicolo.

«Ancora non ci siamo… ricordati della strizzata» suggerisce Emmett.

«Non me lo ricordare o potrei vendicarmi» rispondo. Anche ai miei orecchi sembra meglio, ma la gola mi brucia.

«Non male. Dovresti esercitarti per un poco» consiglia Elisabeth… per poi sospirare «La mia Dina!» ma se proprio voleva una femmina… perché non ne ha adottata una? Anche il cane l’ha preso maschio!

 

La giornata passa tra le richieste più assurde di mia madre e le raccomandazioni di Alice e Rosalie. Un incontro di boxe usando la mia testa come pungiball avrebbe fatto meno danni al mio cervello. Alla sera mi sento fritto come se avessi dovuto preparare dieci interrogazioni su tutto il programma scolastico di un anno.

Vista la levataccia del giorno dopo, corro a dormire non appena i miei genitori partono per Seattle, tanto la cuginastra mi aveva messo a dieta e preferivo evitare i beveroni pseudo salutari del piccolo diavolo.

 

Il mattino, per la prima volta da quando mi sono trasferito, la sveglia mi ha strappato dal giusto riposo. Non ci sarebbe stato nulla di male se fossi rimasto addormentato, ma qui sono buttato giù dal letto, che è tutto completamente buio. Se non fosse che il cielo è pieno di nuvoloni minacciosi, potrei ammirare la faccia tonda della luna e le varie stelle che si stendono sulla volta celeste.

«Edward! Vai subito a lavarti e sbarbarti che ci dobbiamo preparare» non è stato un gallo che mi ha svegliato, ma un’anatra starnazzante ha degnamente preso il suo posto. Alice, mia delizia ed incubo.

«Signorsì, mon general» mormoro mentre mi avvio verso il bagno. Rischio quasi il blocco della mascella tanto è largo il mio sbadiglio. Sono già un ben misero spettacolo, ancora con la bocca spalancata, farei proprio orrore.

 

Mi lavo e mi faccio la barba. Mi spalmo un paio di creme imposte dal piccolo Napoleone. La mia faccina santa ringrazia sentitamente, è forse una delle poche note positive: ho la pelle liscia e morbida, mi invidio da solo.

«Sei pronto?» una domanda che ha un tono tutt’altro che amichevole, mi riporta alla dura realtà. Se è buona norma non far aspettare una donna, far attendere la mia adorabile cuginetta, è come firmare una condanna a morte tra atroci sofferenze. Dubito che Giuseppino si sia mai azzardato a provarci.

«Eccomi!» avviso con un tono entusiastico che sono ben lungi dal provare.

 

Chissà se gli attori subiscono questo rito tutte le volte che calcano le scene? Avevo visto un documentario stile 'dietro le quinte' di un famoso film. Era davvero uguale... tovaglie e fazzoletti in giro per il mio corpo... magari, Alice vuole diventare una truccatrice professionista e mi sta usando per imparare... in tal caso voglio una percentuale sui profitti! Me lo merito!

«Uhmmm... così... poi... ma...» un continuo borbottio proviene dalla mia truccatrice personale. Se al posto della mia testa ci fosse stato un manichino, non avrebbe avuto una considerazione diversa. Pensavo di fare conversazione e invece ero parte della tappezzeria.

Dopo una buona oretta di impiastricciamenti facciali, con relativo impedimento a specchiarmi (come se fosse una novità il risultato), finisco la prima tortura ed inizio la seconda: vestiti.

 

Il mio personal fashion ha già provveduto a posizionare sul letto gli ammennicoli che mi servono per la giornata epica: il primo giorno di scuola, nel liceo nuovo, della cittadina nuova, in veste nuova.

Mi tolgo il cardigan, che avevo infilato per non morire congelato, e i pantaloni della tuta, ed inizio dalla guaina, sotto lo sguardo attento di miss Napoleone. Ha anche la mano sinistra sotto il costato, e mi guarda impettita, manca solo la feluca con coccarda e sarebbe perfetta.

Come al solito saltello per entrare in quella specie di cintura di castità che dovrebbe farmi sembrare più donna, poi soccombo ai laccetti del reggiseno. Inizio a sudare tutte le camicie di Armani che possiedo, quando sua eminenza, mi consegna un paio di collant.

«Devo proprio?» chiedo speranzoso.

«Se preferisci le guepiere, dillo pure» risponde facendo spallucce. Altri gancetti e stecche? No, passo.

Dopo aver infilato le dita in tre paia di calze, mandandone altrettante al creatore, la cuginetta si decide ad aiutarmi, salvando in extremis il quarto paio.

«Okay, adesso la camicia» mi infila una camicetta lilla in seta, con uno strano drappeggio sul davanti (ammesso che si chiami così questo eccesso di stoffa che non serve… ah già! Qualcuno aveva detto plissettato… bah! Chissà perché farla tanto complicata). Mi porge la gonna, di un viola scuro, lunga a metà polpaccio, leggermente larga sul fondo (e anche in questo caso credo che il modello avesse un nome ma al momento mi sfugge).

 

Mi sistemo nuovamente sulla sedia dell’estetista, e lei mi copre il collo con un foulard colorato, missione pomo d’adamo. Mi fa ricordare quelle ragazze da musical anni ’50.

Subito dopo è la volta della parrucca, visto che la retina è già fissata al mio cuoio capelluto. Stivali al seguito… porca di quella porca! Tacchi! Proporrò un referendum per rendere obbligatoria la fabbricazione solo ed esclusivamente tacchi bassi e larghi.

«Adesso servono gli accessori. Aspettami qui». E dove vuole che vada? Senza stampelle non riesco a camminare in maniera eretta. Poi… accessori? Ma non erano la borsa, quaderni, penne e similari? Cosa c’è d’altro? Tremo.

Ed ecco che la nanetta torna con… collane, braccialetti e un paio di orecchini. No! Il buco alle orecchie no! Non mi piace, non sono il tipo, non voglio farlo, soprattutto adesso!

«Cosa vuoi fare con quegli arnesi?» indico sommariamente le cose che penzolano dalle sue mani.

«Infilartele… ma tranquillo, in posti consoni» risponde ridacchiando. Probabilmente sono diventato pallido.

Le collane sono due file di semplici perline di due tonalità diverse di viola e lilla, i bracciali sono tanti fili argentati e tondi, che sbatacchiano tra di loro facendo sembrare il mio braccio un enorme campanello. Gli orecchini, a forma di margherita… sono a clip. Benedetto il cielo! Sospiro di sollievo per non aver versato sangue dai lobi. A parte che adesso gli stessi, si stanno lamentando della morsa alla quale sono soggetti. Credo che prima del termine della giornata, avrò le orecchie di un bel colore bordeaux, caldissime, pronte per cucinarci sopra un paio di uova.

 

Mi faccio accompagnare per le scale e scendo in cucina. Gentilmente Alice ha preso anche la borsa ed i quaderni e libri che mi serviranno oggi: io ero troppo occupato ad appoggiarmi a qualsiasi cosa per non cadere.

«Buongiorno, Dina!» mi saluta, festante, la zia Esme.

Grugnisco come risposta. Non ho intenzione di fare conversazione sino a quando nel mio piatto non ci saranno almeno cinque frittelle con cioccolato e marmellata e zucchero a velo e anche un succo e qualche altra schifezza! Devo tenere alto il morale.

Alice prova a togliermi il sacro pasto ma blocca la sua mano a metà strada, accorgendosi del mio sguardo. Meglio non tirare troppo la corda con me oggi. Anche lei, che normalmente non ci arriva a certe intuizioni, l’ha capito.

«Buongiorno famiglia! Siete pronti per iniziare un nuovo anno scolastico?». Zio Carlisle è talmente allegro oggi, che rischio uno sbalzo di glicemia. Il contrasto con il mio umore è massimo.

«Ciao, Edward!» mi saluta Emmett con una poderosa manata sulle spalle. Sta tentando di non ridere ma si vede che si sta trattenendo.

«Coraggio, sfogatevi» borbotto e tutti iniziano a ridere della grossa.

 

Arrivano anche i gemelli Hale, così i miei aguzzini sono al completo. Saliamo tutti e cinque in macchina, io davanti a navigatore, per stare più comodo e non stropicciarmi, come afferma Rosalie.

A parte le risatine che ogni tanto fuoriescono dalle bocche dei miei accompagnatori, il silenzio la fa da padrone. Io sono agitato... no, più che agitato, sono davvero elettrico. Credo che se mi attaccassero dei cavi adesso, potrei ricaricare la batteria di una macchina, o illuminare un intero palazzo, a scelta.

«Sei pronto? Siamo arrivati». Il vocione di Emmett mi sveglia dalla momentanea catalessi. No. Non sono pronto. Conta qualcosa?

Guardo al di fuori dell'abitacolo e... piove. Io con tacchetti, trucco che deve assolutamente essere indelebile, parrucca che è meglio non veda l'acqua neanche in cartolina, e oggi, piove.

«Edward, non sei obbligato se non vuoi. Per me va bene finirla qui». La fine del mondo è giunta: Emmett ha provato pietà per il sottoscritto.

«No! Cosa stai dicendo!». Alice interviene arrabbiata contro il fratello. Perché poi?

Sto per usufruire del condono per buona condotta. Lei non centra nulla, non deve intervenire.

«Sto dicendo che Edward ha rispettato i patti ed ha subito talmente tanto in questa settimana, che gli concedo di smettere qui» risponde Mister Muscolo a sua sorella.

«E il mio lavoro? E il tempo e le energie spese da parte di tutti  noi? Solo perché ti fai prendere dai rimorsi di coscienza, non puoi passare sopra a tutto» protesta Alice. Certo, lei la coscienza l'ha messa nelle riviste e nel suo progetto: io.

 

E' vero, sono stato male in questi giorni, stressato, vessato, preso in giro e talmente tante altre cose che adesso non riesco neanche a ripetere... però. Eh sì! C'è un però! Ho faticato in questi giorni, ho subito di tutto e adesso, per il nuovo buon cuore che Emmett ha scoperto in mezzo a quell'ammasso di muscoli, dovrei mollare. Certo, mi farebbe felice la cosa, ma... devo dire che la sfida mi sta intrigando. Perché no?

«Senti , ti ringrazio Emmett, ma vorrei continuare. Solo qualche giorno, tanto per vedere se ci riesco» rispondo.

 

E mi sono scavato la fossa da solo perché mio cugino rilancia subito: «Okay, hai perso la tua occasione, ti aspettano sei settimane di inferno... Dina» e sorride.

Psicologia inversa! Maledizione! Ci sono cascato come l'ultimo dei tacchini spennati per la festa del ringraziamento.

«Bene! Andiamo allora» incita Jasper aprendo la portiera.

Subito arranco verso il cuginastro e lo arpiono per un braccio

«Tesoro, dammi un passaggio sino al corridoio, così non inciampo. Malefico!» ed Emmett ride mentre mi porge il braccio, e sostiene l'ombrello che ci copre.

E' giunta l'ora X. Tremante avanzo verso l'entrata della scuola.

Che il Signore me la mandi buona!

 

Sento brusii dietro le mie spalle. Qui non è come a Seattle, non ci sono tanti studenti e il patetico desiderio di rimanere nell'ombra va a farsi benedire. Con un paese di 1000 abitanti tra persone, cani, gatti e canarini, che diventano settemila con i villaggi vicini e le case rurali sparse tra foresta e campagna (e nel computo della popolazione includerei anche le mucche) è ovvio spiccare come se avessi un'insegna al neon attaccata alla schiena, sulla quale brilla la scritta 'studente nuovo' a caratteri cubitali.

Afferro qualche commento simpatico…

«Ma chi è quel cesso?»… e altri meno.

«Se Emmett Cullen ha cambiato ragazza per mettersi con uno scorfano del genere… o è pazzo o è andato completamente fuori di testa»… innamorato no?

«Ma cosa le hanno dato? Sembra la sorella di Frankestein». Probabilmente io avrei detto di peggio…

Mio cugino si avvicina e mi bisbiglia all’orecchio: «Dina, cara, mi stai rovinando la piazza. Ce la fai da sola?» chiede cortese, per poi sogghignare «Mi fa strano usare il femminile con te» e il secondo commento è un sussurro quasi impercettibile.

Sbuffo rispondendo solo alla domanda «Okay non ti preoccupare, cuginetto! Indicami solo dove è la segreteria» lo dico a voce abbastanza alta e stridula, a totale beneficio dei presenti. Almeno la reputazione di Emmett è salva.

Non che gli serva a qualche cosa, visto che ha già il guinzaglio corto con Rosalie, ma non si sa mai, magari rinsavisce e torna a divertirsi.

 

Alice e Rosalie, in compagnia di Jasper, mi stanno osservando da lontano, come a voler ammirare un quadro di un autore famoso. Devo proprio essere uno spettacolo. Quando Emmett si unisce a loro, mi volto e guardo fisso di fronte a me, camminando lentamente, in precario equilibrio, tenendo sotto un braccio alcuni libri, e nella borsa (da schianto, come l’ha definita mia madre) tutto il resto.

Cammino per diversi minuti, tentando di non dare retta ai vari commenti poco carini che stanno facendo gli altri alle mie spalle.

Ho già riconosciuto le risate di scherno degli sportivi e gli strilli delle oche cheerleader. Chissà come, mi torna tutto chiaro in mente. Anche io facevo parte di quelle persone, i cosiddetti popolari… essere adesso dall’altra parte della barricata, non è divertente.

 

D’un tratto urto qualche cosa… strano, non mi sono distratto, ho sempre guardato di fronte a me, contro a quale misterioso oggetto sono andato a schiantarmi. 

Mi aggrappo a qualcosa che sembrano spalle, lasciando malamente cadere i miei libri. Meglio loro di me. E in quel momento abbasso lo sguardo su… Eric?

Eric-secchio dell’immondizia-Dustibin? Quello a cui piacevo… brividi! Brividi di disgusto mi passano sulla schiena e mi deformano il viso in una smorfia.

Ha la faccia completamente spiaccicata a quello che dovrebbe essere il mio seno… ma quando sento una mano palpare il mio fondoschiena, mi riprendo dallo shock.

«Che cacchio stai facendo? Togli subito la mano dal mio culo e la faccia dalle mie poppe!» Ops, non mi sono ricordato di parlare come Dina… replay…

«Maniaco! Togli subito le mani di dosso!» adesso è più credibile, speriamo che nessuno ci abbia fatto caso, scoperto già al primo giorno sarebbe un dramma…

Eric, solleva la testa e mi guarda sorridendo, mostrandomi tutto lo splendore del suo apparecchio per i denti.

«Sei bellissima e morbidissima… usciamo insieme questa sera?». Questo è completamente fuori! Morbida posso anche concederglielo, visti gli strati di cotone e gommapiuma presenti , ma bellissima? Poi, non era gay? Cioè, mi stava per baciare in disco, e adesso…

Che volubile, prima stava dietro a Bella… ma che cavolo sto pensando? Mi preoccupo perché un ragazzo non ama solo me? Mi sono rimbecillito da solo. Mi viene da ridere, ma cerco di tenere il cipiglio serio per liberarmi di questo ragazzo dalla mano morta.

«Non esco con te, né ora né mai. Ora lasciami passare!» seria, decisa, senza repliche. Speriamo solo che l’incidente si concluda qui.

«Posso accompagnarti, splendore?» dice mentre mi raccoglie i libri con fare galante. Splendore? Dovrebbe portare gli occhiali, ma forse ha dimenticato a casa le lenti a contatto.

«No» rispondo.

«Voglio solo evitare che ti perda… non vorrei smarrire un così tenero virgulto». Lo guardo cercando di non ridere… tenero virgulto? Sono più alto di trenta centimetri e robusto almeno il doppio. E poi che modo di parlare, neanche io mi cimento in frasi così, ci credo che poi questo prende sempre dei due di picche.

«Non preoccuparti, in caso mio cugino mi accompagna» speriamo che abbia paura di Emmett, così mi lascia in pace.

«Fatti almeno scortare sino alla segreteria, stai andando lì, giusto?». Ma non ci arriva?

«Quale parte della parola no, non capisci?» è duro di comprendonio!

Lui mi guarda e sembra che nulla scalfisca il suo aplomb da maniaco persecutore.

«Lo so che le donne dicono no, ma intendono sì. Quindi basta con questi giochetti, sono già tuo, in tutto e per tutto» lo guardo inorridito. Mio? Mi stanno spuntando le lacrime agli occhi. Io non sono così insistente, se una non mi fila, lascio perdere e passo ad altro! Perché questo rospo non capisce?

Dopo lo sconforto mi si illumina una lampadina…

«Hai ragione! Ho proprio bisogno di un favore, me lo faresti?» provo anche a sbattere le ciglia, tanto, anche se sono ridicolo, questo qui è troppo imbecille per capirlo.

«Sono il tuo schiavo, ordina ed io eseguo» infatti.

«Potresti andare alla macchina di mio cugino? Credo di aver lasciato un libro sul sedile… io non posso uscire così, mi bagnerei tutta» ci provo… i casi sono due, o ci va ed io scappo, o mi manda a quel paese, ma anche in questo caso vinco io.

«Non sia mai che tu possa ammalarti se ti bagni con questa pioggia. Consideralo  fatto! Vado immediatamente. A dopo bocciolo di rosa» sorride estasiato e corre verso l’entrata, mentre io scappo a gambe levate in direzione opposta.

Purtroppo, credo che ci vorrà altro per farmi schiodare il rospo dalla gonna. Ci mancava solo questa. Bocciolo di rosa… conati di vomito al solo pensiero.

 

Eureka! L’esaltazione alla vittoria è d’obbligo: sono arrivato in segreteria!

Certo che per essere un micro liceo, immerso in un micro mondo, questa scuola è davvero macro tra corridoi, aule, stanze e laboratori.

E, seminascosta da una enorme pianta di ficus, la porta della segreteria. Volevo solo gli orari, ma questa ora di ricerca è stato quasi come fare una esercitazione su un percorso ad ostacoli dei marines.

Soprattutto pensando a quanto mi è successo nel frattempo…

 

Stavo cercando la segreteria, quando ho sentito una voce querula alle mie spalle

«Bocciolo? Dove sei?». A parte le risate che si sono scatenate in ogni dove, il proprietario della voce era assolutamente riconoscibile, quindi la soluzione era fuggire.

Ho accelerato il passo, per quanto fossi in grado con quei stramaledetti stivali… ma lo sentivo dietro di me, quindi ho girato l’angolo e mi sono rifugiato dentro la prima stanza che ho trovato.

Uno sgabuzzino, con tanto di scaffali, flaconi di prodotti igienici dal dubbio profumo, scopettoni, secchi e due ragazzi che pomiciavano.

Ma chiudere la porta?

«Non fate caso a me», non che ce ne fosse bisogno, i sospiri della ragazza e i gemiti del ragazzo erano inequivocabili: troppo presi per accorgersi di qualcosa.

Appoggiai l’orecchio alla porta per ascoltare se il rospo era passato. Maledizione agli orecchini, non riuscivo a sentire bene.

«Ahhhhgggg… Sì… Mike… così, più forte… di più… di più… di piùùùùùù!» la ragazza si dimenava, e stava diventando esigente, segno che era sulla strada buona e mancava poco…

«Cristo Irina… che devo fare?... ti sto già sfondando… ahhh…». Oh oh. Qui c’è un problema di coniglietto precoce.

Mi sono voltato leggermente… dimmi te cosa mi tocca fare… curioso? Volevo solo rendermi utile e dispensare il mio superiore sapere… ai comuni mortali.

Quello che si chiamava Mike si stava dimenando come un’anguilla, mentre la tipa, sembrava che non sapesse più cosa stringere per trovare l’appiglio giusto che la facesse venire.

Sbuffai. «Strizzale un capezzolo con la bocca e infila una mano in mezzo per schiacciarle il clitoride»… sempre che sapesse che cos’era…

Sembrava che il ragazzo non aspettasse altro che i miei suggerimenti, perché fece esattamente quanto detto. I risultati furono pressoché immediati.

«Ahhhhh! Sì! Sì!». Ed ecco a voi Irina, ragazza appagata e soddisfatta (lo avrei giurato sulla bibbia, visto l’urlo lanciato).

Pochi istanti dopo, il ragazzo spompato, si staccava dalla vagina della tizia, con un sospirone di sollievo, si toglieva un impermeabile per il piccolo e si tirava su boxer e jeans.

Una volta sistemati si erano voltati verso di me.

«Ehm… tu chi saresti?». La curiosità è femmina, quindi fu proprio il coniglietto ad iniziare l’interrogatorio.

Uno che ti ha salvato il culo… avrei voluto rispondere, ma forse non era molto educato: «Dina Cullen, piacere» risposi.

«Oh! Sei quella nuova! La parente di Alice ed Emmett». Esatto baby… quando vuoi farti sbattere da qualcuno di più competente però, chiamami.

«Giusto. Scusatemi ma adesso devo andare in segreteria». E pensare che ero io quello imbarazzato, al posto loro. Socchiusi la porta per uscire…

«Mi raccomando, Dina. Acqua in bocca» sibilò Mike alle mie spalle. Mi limitai ad annuire, avessi dovuto parlare della sua performance, avrebbe fatto ben magra figura. Nessun Eric all’orizzonte, fortunatamente.

 

Mi stavo dirigendo nuovamente verso la segreteria, quando mi fermò un bidello sulla porta di un bagno.

«Oh, bene! Sei arrivata. Sembri abbastanza forte, aiutami con questo tubo». Pure idraulico! Venni spinta dentro il bagno… non è che vuole abusare di me? Un piccolo dubbio mi aveva sfiorato, subito cancellato dalla marea di acqua che zampillava da sotto un lavandino.

Il tizio mi mise in mano una chiave a pappagallo intimandomi di stringere un dado, mentre lui passava a stringere un altro.

Purtroppo uno schizzo mi colpì in pieno viso! Oddio! Il trucco.

Mi prese il panico, e cercando di coprirmi il più possibile, sgattaiolai non appena il bidello si distrasse. Tanto il danno era ormai riparato.

Cellulare… avevo bisogno del cellulare! Ed ecco che spunta dalla borsa psichedelica. Ma, non era il mio… era… brillante… tutto ricoperto di cristalli rossi.

Cercai di non farci caso mentre digitavo un messaggio ad Alice ‘SOS Acqua in faccia, trucco andato! Sono nel corridoio vicino al bagno delle ragazze e all’aula di musica’ scrissi guardandomi attorno per cercare di raccapezzarmi anche io.

In meno di cinque minuti avevo la mia estetista personale a completa disposizione con una enorme trousse al seguito. Dove le teneva tutte queste cose? Aveva rubato la borsa a Mary Poppins?

«Accidenti, Edward. Come hai fatto a ridurti così dopo appena quaranta minuti?». Lunga storia Alice, fidati.

 

Sistemato e senza subire altri incidenti, quando finalmente entro in segreteria, scortato dalla mia tenera, inviperita, cuginetta, una sorridente signora Cope, mi accoglie con la mappa dell’edificio scolastico e il mio piano delle ore di lezione per l’anno di studio.

Trovato il mio armadietto e depositato una buona dose di materiale, passo le prime ore, tranquillamente in classe a seguire le lezioni.

Il fatto che questo liceo non sia enorme non vuol dire che l’insegnamento impartito non sia accurato. Mi ritrovo leggermente in difficoltà nel seguire, ed io non sono proprio un asino a scuola. Penso che dovrò faticare un pochino per rimettermi in pari.

 

All’ennesimo cambio ora, mi dirigo al mio armadietto per sostituire il libro di letteratura americana, con il manuale di matematica.

Fuori piove ancora e sui pavimenti dei corridoi c’è una patina di umido che rende difficile avanzare in sicurezza, almeno per quanto mi riguarda.

Infatti, per la prima volta nella mattina, appoggio male il piede e mi sento scivolare. Provo ad attaccarmi a qualcosa, ma nulla sembra riuscire a fermare la mia caduta, se non il fatto che atterro sul morbido.

 

Le dita della mia mano destra sono appoggiate a una porzione di pelle, calda, morbida e setosa, mentre il mio viso è a pochi centimetri da un nasino cosparso di efelidi e due occhi da cerbiatta… Bella. Un brivido, esattamente come quello provato sabato sera, mi attraversa.

Non parlo, non mi muovo, quasi non respiro per non rompere questo momento. Sto bene qui, mi piace, perché dovrei togliermi?

«Ti sei fatta male?» chiede la matrioska preoccupata. È dolce, non si è mai rivolta a me con questo tono. Oh! Realizzo! Adesso sono Dina, non mi ha riconosciuto.

«No, scusami. Sono scivolata. Ti ho fatto male?» chiedo mentre mi alzo e le tendo una mano.

Purtroppo non indossa più il tubino nero e sexy di sabato. Oggi ha una salopette di jeans piuttosto ampia e un toppino rosso molto corto, coperto da un gilet marrone scamosciato con le frange che le arrivano a metà coscia. Probabilmente la mia mano si era infilata sul fianco, scavalcando il gilet, dove intravedo un pezzetto di pelle. Oggi porta i capelli legati in due trecce alla squaw. Li preferisco sciolti, così potrei infilarci le mani, giocarci, attirarla verso di me…

«… Scusa! Mi senti?...» e torno alla realtà.

«Sì dimmi!» mi riprendo.

«Ti dicevo che non mi sono fatta nulla. Io mi chiamo Isabella Swan, ma tu chiamami pure Bella, come tutti qui dentro. Tu devi essere Dina, vero? Ho conosciuto tuo fratello, mi aveva detto che saresti venuta a studiare qui a Forks. Benvenuta!» Il suo sorriso è qualche cosa di unico. Così dolce, allegro… è splendido. Sento il calore nelle sue parole. Non c’è astio, solo amicizia. E lei è bellissima…

Che sto pensando? Frena Edward! Lei è l’istrice! Il cactus!

«Che lezione hai adesso?» chiede cortese.

«Matematica» rispondo subito.

«Perfetto, allora vieni con me» e prendendomi la mano, mi tira verso la nostra prossima lezione.

Sarà anche un cactus… ma in questo momento mi farei proprio pungere da una così… Bah, sono caduto in basso. Deve essere l’astinenza.

 

La giornata si prospetta ancora lunga, non vedo l’ora di andare a mangiare. Ho un calo di zuccheri, l’agitazione deve avermi fatto consumare tutta quanta l'energia della colazione.

 

 

----ooo00O00ooo----

 

 

Angolino mio:

questo capitolo è pieno di scene comiche, a partire dal sogno di Afrodite-Bella, al cane che fa la pipì sul tappeto, agli applausi per il cane... e poi la vestizione, il finto cedimento di Emmett, le avances di Eric, i consigli sul sesso con l'orgasmo in diretta, il reclutamento come idraulico e infine il palpeggiamento di Bella... troppo per poter continuare... la seconda parte del primo giorno di scuola al prossimo capitolo...

 

Spero davvero che vi sia piaciuto, io mi sono divertita da morire soprattutto quando si è trovato nello sgabuzzino a dare consigli... chissà se è mai capitato a qualcuno? A me no! Né come consigliere, né come uditore-trombatore... ma provate ad immaginare...

 

Avete qualche suggerimento? Lasciatemi i vostri messaggi! Come avete visto, se riesco inserisco (ringrazio per il palpeggiatore Eric e per le borse, penne piumate e cellulare con brillanti)

 

Permettetemi ora, un poco di pubblicità sulle mie storie

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 10
*** 1° giorno di sQuola - parte due ***


 

 

 

Potrebbe essere strano postare un capitolo di una storia comica dopo questa settimana tristissima: è mancata la mia nonnina che si è cristianamente addormentata alla veneranda età di ultracentenaria. Non sto scherzando, aveva l’età a 3 cifre.

Potrei dire meraviglie su di lei ma mentirei, tutti hanno i propri pregi e i propri difetti ed esaltarli ed idealizzarli dopo la dipartita è ipocrita. Le volevo bene, punto.

Ed è appunto per esorcizzare la tristezza che mi sono rivolta a queste pagine, non è mancanza di rispetto (anche perché l’importante è rispettare da vivi ed io l’ho fatto), ma anche a lei piaceva ridere, e, se anche ultimamente capiva poco, sono sicura che adesso saprà apprezzare.

Ciao Nonna.

 

 

 

---ooOoo---

 

 

Passo da un corridoio all’altro, tentando di non cadere… anche se farlo addosso a Bella, non sarebbe una cattiva idea.

La porta dell’aula di matematica si apre come un miraggio ai miei occhi. Uff! arrivati.

«Siediti accanto a me, così se non sai qualche cosa del programma ti aiuto» si offre la matrioska, sempre più zuccherosa. Ma cosa le è preso? Sta per andare in coma per iperglicemia nel sangue? (ammesso che sia il termine giusto)… Però, è adorabile, quando fa così… forse è meglio che approfitto del mio travestimento. Discutere con lei come Edward è davvero sfiancante.

«Grazie» gracido e mi siedo al banco indicato.

«Fiorellino!». Che il cielo mi aiuti! Il rospo mi ha trovato!

«Ehm… ciao Eric». Proviamo ad essere educati, tanto siamo in mezzo alla gente, mica mi metterà le mani addosso!

Una sua mano, si appoggia sulla mia sul banco, ed io prontamente la tolgo. Come volevasi dimostrare. «Ti ho cercato prima. Volevo avvisarti che sui sedili della macchina di Emmett non c’è alcun libro. Tranquilla». Sono scioccato. Davvero questo è così tardo da non aver capito che era una balla per togliermelo dai piedi?

«Eric, vai per favore. Sta arrivando il prof». è Bella che interviene a difendermi, di nuovo. È più efficace di uno zampirone contro le zanzare, perché il rospo, sorride mesto e si allontana, non senza avermi lanciato un bacetto volante. Dio! Ma che ho fatto di male per meritarmi questo?

 

«Perdonalo, non è cattivo, solo che non capisce quando è ora di smetterla» mi spiega la ragazza sedendosi accanto a me.

Mi sento avvolgere dal suo profumo, fresco di fiori e lavanda. Da vera ecologista.

«Non avevi detto che prima seguiva te? Era così?» chiedo. Voglio sapere il suo segreto, non credo che basti dire ‘ho il fidanzato’ e mostrarsi con qualcuno… se così fosse, io potrei costringere Giuseppino, tanto mi ha già toccato gli zibidei, che sarà mai qualche bacetto in pubblico… bleah! Solo il vago pensiero e mi si rivolta lo stomaco.

Con tutto il rispetto per gay, trans e bisex, ma uomo con uomo non fa per me.

 

«Come hai fatto a liberarti di lui?». Scopriamo i tuoi segreti Bella, a partire da questo. La sua reazione, però, mi sconvolge un pochino. Si sporge verso la mia faccia, con un sorriso maliziosamente sexy e passa un dito sul mio braccio appoggiato al banco. Sento il suo calore attraverso la stoffa e deglutisco affascinato, ipnotizzato dai suoi occhi.

«Mi sono fatta trovare in reggiseno e mutandine nello spogliatoio dei maschi… poi l’ho assalito cercando di baciarlo e toccarlo e dicendogli che mi stava facendo impazzire… e…» il suo dito continua il suo viaggio dal gomito al polso e stavo cominciando ad eccitarmi. Quel suo tono confidenziale e sensuale è da perderci la testa… Peccato che il mio bazooka è blindato a doppia mandata, sembra che nelle mie parti basse sia in atto un braccio di ferro tra il mio organo riproduttore e quella malefica guaina elasticizzata… e per ora perde il mio amico, con mio sommo dolore. Meno male che sono seduto e non si vede nulla.

«… E…» completamente affascinato. Sono imbambolato dagli occhi di questa anaconda, mi sarei fatto volentieri avvolgere dalle sue spire e soffocare dentro di lei… un sussulto del mio amichetto mi ricorda che in questo non solo siamo in due, ma che sono anche masochista, visto che non ho speranze per il momento.

Lei si rialza ridendo «E’ scappato terrorizzato! E da allora mi sta ad almeno due metri di distanza, per paura che ci riprovi» scoppio a ridere anche io. Quell’Eric è pazzo, come si fa a rifiutare un bocconcino del genere?

«In pratica dici che è uno che abbaia ma non morde?» chiedo per sicurezza. Nella mia mente si aprono gli scenari più raccapriccianti, tipo io nudo in guaina e reggiseno imbottito che mi struscio, io che ficco la mia lingua in bocca, io che adesso mi vado a impiccare se non la pianto di fare incubi ad occhi aperti.

Sono uomo, sono uomo e mi piacciono le donne inizio a ripetere nella mia testa… non si sa mai, magari perdo la rotta.

«Infatti, ma non ti preoccupare, magari trova qualcun altro da cui andare nel frattempo, non è detto che tu debba arrivare sin dove sono giunta io. Anche perché non è certo che si tiri indietro, io avevo una fifa blu» cerca di consolarmi e un poco ci riesce, anche perché preferisco concentrarmi su di lei che sul rospo.

Ma quello che dice dopo mi fa ripiombare di brutto sulla terra: «Magari si rivolge a tuo fratello. L’ha incontrato sabato sera e mi sembrava proprio affascinato» e sorride. Oddio! Gli piaccio anche in versione doubleface! Uomo o danna che sia!

Che dramma!

 

«Lo sai che somigli tantissimo a tuo fratello? Neanche foste gemelli monozigoti» ecco… e adesso che le dico? Ma sì, giochiamo.

«Ce lo dicono tutti. In effetti, a parte le ovvie differenze, non siamo proprio così diversi» rispondo.

«Beh, non ti conosco, ma tuo fratello, per le volte che l’ho visto, l’ho trovato un pochino pieno di sé, soprattutto con le ragazze ed è una cosa che mi irrita profondamente, spero che tu sia diversa» mi chiarisce il mistero.

«Sono le ragazze che gli vanno dietro, lui non deve far altro che sorridere e gli arrivano pronte nel letto, ma non è cattivo e non se ne approfitta, prende solo quello che gli viene concesso senza ricatti o promesse» non sono un orco, il mio è sempre stato uno scambio alla pari.

«Oh credimi. Ho capito il tipo di ragazza. Però da fastidio che non consideri le ragazze se non per quello che hanno in mezzo alle gambe».

«E’ solo che nessuna sembra voler provare a sondare quello che c’è oltre» rispondo. Non è solo colpa mia, uffa!

«E’ molto protettivo nei tuoi confronti, mi ha colpito» e qui mi spiazza.

«Ehm… davvero?» sono imbarazzato e confuso.

«Ti vuole molto bene. Si vede che ci tiene a te» risponde convinta, mentre il prof entra in classe. Accidenti, la conversazione stava diventando sempre più interessante. Prima di iniziare con lo studio, lancio un’ultima domanda… il mio ego ne ha bisogno.

«E come ragazzo, cosa ne pensi? Cioè, lo trovi carino? Sai, io sono la sorella e non so…» lascio in sospeso la frase con finto imbarazzo e noto che le guance di Bella si tingono di un tenue rossore. Incantevole.

«Sì, è molto carino, per non dire bello. Ti prego però, non dirgli niente, altrimenti si gonfierebbe come una mongolfiera» mi intima piazzandomi il dito indice sotto il naso ed io sorrido comprensivo. Una parte di me gongola vittoriosa.

«Promesso, croce sul cuore» faccio il gesto che ero solito scambiare con Alice da bambini e lei si volta verso la cattedra soddisfatta.

 

Alla fine avevo trovato una materia nella quale eccellevo, almeno in questo liceo. Al contrario di quanto ipotizzato da Bella, non solo ero riuscito a seguire senza problemi, ma avevo dato una mano anche a lei. Probabilmente la sua mente ecologista era più portata al romanticismo delle materie umanistiche che alla rigidezza dei numeri.

In ogni caso feci la mia figura e mi guadagnai anche un invito per il pomeriggio a casa sua, per finire l'esercizio assegnato.

«Che sport hai deciso come corso opzionale?» chiede prima di uscire dall'aula.

«Perché? Ci sono dei corsi?» questa è preoccupante, non posso certo fare basket... in canotta e calzoncini non sono molto coperto.

«Oltre alle ore di ginnastica obbligatorie, ci fanno fare uno sport aggiuntivo in cui allenarsi 2 volte a settimana e un corso di hobbistica da frequentare il lunedì. È  per avere crediti extra per te e se sei brava, gloria alla scuola nelle competizioni regionali» più o meno la stessa cosa che capitava alla mia vecchia scuola.

Però allora era basket e basket (avevo scelto lo sport come hobby) ora?

Magari riuscivo a trovare una scusa perché Carlisle facesse un certificato di esonero... che ne so... per un problema di circolazione... un'unghia incarnita... problemi ormonali con scompensi sessuali... tifo, colera, ipersudorazione... qualsiasi cosa che impedisse di spogliarmi.

«Che bello!» pigolo. Ironico? Assolutamente.

 

«Dina! Dina, vieni!» appena uscito dall’aula vengo requisito dal piccolo diavolo. Cosa avrà in mente ora?

«Vieni, andiamo a pranzo in mensa, così familiarizzi con l’ambiente» e mi prende sottobraccio, trascinandomi per il corridoio

«Cosa c’è, Alice?» domando quando siamo abbastanza distanti da orecchie indiscrete.

«Volevo sapere come era passata la mattinata, come ti eri trovato nelle nuove vesti, dopo essere sopravvissuto alla cascata del Niagara in bagno» risponde.

Potrei essere commosso per il suo interesse ma qualche cosa stona, non so perché ma sento che c’è un tranello in agguato.

«E’ andata bene, a parte Eric Secchio dell’Immondizia» chiarisco. I vari incontri con il rospo sono stati stancanti.

«Allora hai fatto colpo!» esclama entusiasta battendo le mani. Non la capisco: un conto è se avessi fatto colpo su Zac Efron, ma qui si tratta una larva umana, niente a che vedere con qualcuno di appetibile… tipo me in versione maschile.

Sollevo un sopracciglio e la guardo allibito.

«Hai ragione. Eric non fa testo. Però la cosa mi esalta lo stesso» risponde sorridendo. Bah, valle a capire le donne.

 

Avrei voluto mettermi un sacchetto di carta in testa, per nascondermi dalla visuale di tutti gli studenti radunati in mensa. Ed erano proprio tutti, centinaia di paia di occhi fissi su di me.

«Ti prego, Alice» sussurro al suo orecchio mentre facciamo la coda con il vassoio in mano.

«Prendi questo?» mi chiede indicando una specie di poltiglia marrone che dovrebbe essere carne. Mi chiedo quale sia l’animale che si è sacrificato per questo alimento. Storco il naso e mi rivolgo verso una bistecca mini, attaccata a un osso maxi e dei fagiolini che, miracolosamente, tengono ancora la forma originale. Qui si mangia peggio di Seattle, non avrei mai creduto.

Ci dirigiamo al tavolo che dividerò insieme ai miei aguzzini. Tengo la testa bassa, ma riesco a sentire le sghignazzate delle ragazze popolari del tavolo centrale. Pensare che, sicuramente le stesse bambole, farebbero carte false per entrare nel mio letto, adesso invece mi schifano solo perché si fermano alla copertina. Non riescono a vedere oltre.

“Come del resto hai fatto sempre tu in questi anni” mi dice la mia coscienza. Caspita! Ho una coscienza che mi parla? Ma da quando? Pensavo seriamente di esserne esentato, invece, adesso, mi fa notare tutto l’imperfetto che mi circonda.

Oltre a quello che causavo io.

 

«Come è andata questa mattina?» chiede Rosalie sorridente, mentre mi siedo accanto a lei.

«Umfhf… lezioni, lezioni, stress, stress, lezioni» riassumo telegrafico quando sento un colpo contro il mio polpaccio. Pure i calci? Ma certo! Perché no? Autorizzo anche le dita negli occhi, tanto, peggio di così.

«Dina! La voce!» sibila Jasper alla mia destra.

 

A proposito di Giuseppino.

«Tesoro, visto che abbiamo già avuto modo di conoscerci in maniera più… ehm, intima. Ho bisogno di un ragazzo» lo vedo sbiancare, mentre gli altri mi guardano con tanto di occhi fuori dalle orbite.

«Co-come conoscenza… intima? Come ragazzo?» balbetta il caro schiacciatore di palle.

«Non ti ricordi quando hai allungato le mani?» chiedo sorridendo. Sento Alice sospirare sollevata mentre borbotta “Ah! Quello, meno male” e la guardo interrogativo. Cosa credeva intendessi? Che me la facevo con il suo boy?

Apriti cielo! E colpiscila senza pietà per i suoi empi pensieri! Eretica! Per me il sesso tra uomo e donna e quasi una religione, e non ci sono alternative possibili. Tutto questo riferito a me stesso, ovvio, gli altri facciano pure come credono.

«Quello era uno scherzo, non una conoscenza intima» puntualizza il biondo… paura eh? Bene, bene. Così impari.

«Quindi mi devi un risarcimento e ti voglio vicino per liberarmi di Eric Secchio dell’Immondizia Dustibin» chiarisco la seconda parte.

«Scusami, ma tra te ed Alice, non c’è storia. Hai perso in partenza» risponde ridendo. 

«Preferisci farlo alla luce del sole o che Alice faccia la figura della cornuta? Il paese è piccolo e la gente… bastano due paroline all’orecchio giusto e credo di averne già individuate un paio…» butto l’occhio verso il tavolo delle cheerleader dove Jessica e Lauren stanno sghignazzando alle mie spalle.

Ma non è questo che mi preoccupa al momento…

 

«Tenero usignolo!» e ti pareva se non spuntava anche qui. Usignolo? Io mi sento più quaglia! Spero solo che non si riferisca alla voce, se no oltre a fargli cambiare occhiali, gli consiglierò un buon apparecchio acustico.

«Ciao Eric… conosci il mio ragazzo?» dico subito indicando Jasper.

Sento un gran frastuono di fronte a me e scorgo la massa di capelli di Emmett spuntare da sotto il tavolo.

«Scu… scusate… sono… ahahahah… sci… scivola… to» più che altro sembra in apnea, talmente cianotico a furia di trattenere le risate, senza gran risultato a dire la verità.

Ma quello che mi interessa di più adesso è la faccia verde di Giuseppino. Mi piace, la vendetta, se pur piccola e quasi insignificante.

«Certo, Jasper. Ma non stavi con Alice?» chiede perplesso Eric, indicando mia cugina che mi guarda come se volesse uccidermi. Intervengo nuovamente.

«Non più… lui adesso sta con me» dico stringendo il braccio del mio vicino «Ma lei è sulla piazza adesso! Se vuoi approfittarne è tutta tua… Alice mi stava giusto dicendo poco fa, quanto le piacerebbe…» ma vengo bruscamente interrotto

«… Non fare tardi a lezione!» dice la nanetta mentre si alza come una furia e mi trascina via dalla mensa, sotto lo sguardo stupito di Eric, smarrito di Jasper, divertito di Rosalie e decisamente ilare di Emmett.

Appena si chiudono le porte dietro di noi, sento distintamente il vocione di Mister Muscolo che esplode in una fragorosa risata.

 

«Ma cosa ti salta in mente?» mi chiede Napoleone, strattonando il mio braccio.

«Volevo liberarmi di Eric» rispondo facendo spallucce.

«Appioppandolo a me?». Sorrido al solo pensiero.

«E’ un bravo ragazzo, Alice. Dagli una possibilità». Non respiro, perché se lo faccio inizio a ridere.

«Attento, Dina! Potresti ritrovarti a dover baciare Jasper in pubblico». I singhiozzi che cercavo di trattenere si bloccano di colpo. Oh cielo!

«Allora aiutami! Non lasciarmi in balia di quel rospo! È asfissiante!» imploro. Evito le mani giunte ma è come se le avessi.

«Forse era meglio far intendere che eri lesbica. In fin dei conti ti piacciono le donne, no?». Perché non ci ho pensato prima? E perché non ci ho pensato io?

«Okay. Senti, adesso Jasper ti accompagnerà per un poco, così starai tranquillo. Eric ci mette poco per cambiare direzione alle sue attenzioni. Normalmente non supera mai il mese» continua Napoleone. Sbaglio o mi ha appena ceduto il suo ragazzo per qualche giorno? Generosa!

«Alice, io resto qui sei settimane. Come faccio a sopportarlo per un mese? Mi verrà l’esaurimento prima!» protesto.

«Ti ho detto che Jasper ti accompagnerà, di più non posso fare!». Devo accontentarmi. Sento suonare la campanella.

«Andiamo in palestra. Ci sono le scelte per i corsi opzionali» mi annuncia Napoleone, trascinandomi verso il fabbricato incriminato.

 

«No! No! No! Non ho intenzione di iscrivermi alle cheer!» sto urlando e molte teste si girano verso di me, ma non mi importa. Io una cheerleader? Ma stiamo scherzando?

«Datemi una D! Datemi una I! Datemi una N! Datemi una A! Dina!» stanno cantando quegli stupidi di Emmett e Jasper. Evidentemente Giuseppino si è ripreso dal trauma mensa.

«Visto che vi piace tanto, perché non ci andate voi?» oltretutto farebbero una splendida figura in gonnellina e top.

«Beh, Dina... sei Dina, giusto?» mi giro appena e faccio un cenno affermativo a Jessica che, in divisa da cheer, si è appena avvicinata.

«Certamente sarebbero meglio loro di te. Senza offesa, chiaro. Abbiamo proprio bisogno di alcuni ragazzi per le alzate, e loro sono così... così...» è proprio deliziosamente antipatica questa tizia.

«Occupati» interviene Rosalie prendendo Emmett e Jasper a braccetto e conducendoli verso il banco del basket. Quanto vorrei andarci anche io!

Il mio ego però non riesce a farla passare liscia a Jessica... quella è più befana di me, il che non è facile.

«Credi che non sia capace di saltellare con due ponpon? Non credo ci voglia la laurea» forse non è proprio così semplice ma mi ha irritato.

«Non è per questo... ci vuole anche prestanza fisica... e poi, siamo già al completo» balbetta come giustificazione. Prova a dirlo che sono un cesso! Provaci e vediamo se non ti faccio nera! Brutta oca travestita da gallina. Da te non mi farei fare neanche un servizietto orale, avrei paura dei germi!

«Dina, lascia stare. Vieni con noi? Ci iscriviamo al corso di nuoto». Mi volto e mi trovo davanti Bella. Nuoto? Costume da bagno? Certo mi manca solo quello.

Sorrido e scuoto la testa. Sto cercando la scusa migliore per giustificarmi, quando Alice spunta accanto a me.

«Non è necessario, ho già pensato io a iscrivere Dina al corso di nuoto». Crollo! Ma cosa si è fumata? Deve essere bello forte!

«Bello! Anche io e Angela ci siamo iscritte. Ci troveremo in piscina insieme». Bella sembra entusiasta ed io non posso esimermi dal sorridere. Se Napoleone mi ha iscritto, sicuramente ha anche la soluzione... spero solo non sia l'intervento chirurgico e la cura ormonale, perché a quello mi rifiuto categoricamente.

Il cactus mi presenta una ragazza abbastanza alta, dai capelli neri, con gli occhi grigi coperti da spesse lenti, un viso simpatico e tranquillo e, strano a dirsi per le compagnie frequentate, un semplice abbigliamento con jeans e maglietta azzurra.

«Piacere, io sono Dina Cullen» mi sembra ancora strano presentarmi così, meglio comunque che ci prendo l'abitudine.

«E le tre cozze si sono trovate» borbotta dietro di noi la voce di... Lauren. Quel gracidare da ranocchia lo riconoscerei ovunque.

«Meglio cozze che spudorate... per non dire altro» avrei anche detto puttana ma non mi sembrava il caso in mezzo a tutta quella gente.

«Spudorata! Che termine carino» scimmiotta.

«Era per non dire prostituta e da quello che mi ha raccontato mio fratello è il termine più esatto» Se l'è cercata!

«Lascia perdere, Dina. Piuttosto, quale altro corso vorresti seguire?» chiede cortese Angela. Mi piace questa ragazza, sembra timida e sensibile, certo, non è coinvolgente come il cactus, ma è apprezzabile.

«Io e Angela abbiamo deciso per il corso di fotografia, vieni anche tu?». Perché no? Le foto mi sono sempre piaciute... magari scopro un mio talento nascosto.

«Andata!» mi sembra pazzesco: io Edward Cullen, sciupafemmine per antonomasia, che chiacchiero con due ragazze al posto di sbattermele... e la cosa incredibile, è che mi piace. Quasi svengo quando questo pensiero arriva alla parte del mio cervello pensante (che secondo Alice è notevolmente limitata oltre che coperta da ciarpame vario).

 

Mi trovo iscritto al corso di fotografia. Al tavolo c’era l’insegnante, un ragazzo giovane, alto e abbastanza atletico… si chiama Ben e qualcosa, credo… ma quello che mi da più fastidio sono i sospiri delle ragazze che come noi si sono iscritte.

Praticamente è un corso quasi completamente femminile, neanche fosse economia domestica. Forse quella che sospira meno è la matrioska, abbondantemente bilanciata da quella che, secondo me, sospira di più: Angela. Mi sta quasi venendo il mal di gola a starle vicino, talmente tanta aria sposta. Prevedo già posti in prima fila… che palle!

Ecco, anche lei mi è scaduta: tutte a pensare come farsi il bello di turno. Ma un pochino di amor proprio, no?

“Da quando sei diventato il paladino della dignità femminile? Per te, meno ne avevano meglio era” zitta coscienza, da quando ti sei svegliata diventi sempre più fastidiosa.

Ok. Cerchiamo di non andare con il paraocchi e diamo il beneficio del dubbio: non conosco Angela, meglio non giudicarla. UaU! Che saggio che sono! Quasi mi do delle pacche da complimento da solo.

«Direi che qui abbiamo finito! Andiamo a casa mia? Così finiamo l’esercizio e possiamo assaggiare la torta che ho preparato ieri sera» annuncia Bella.

Io e Angela annuiamo. Non pensavo di riuscire a trovarmi in compagnia di un paio di ragazze, a chiacchierare… è… bello.

 

Nel parcheggio della scuola, fuggo letteralmente da Eric e mi catapulto nel Pick up di Bella. Chiudo anche la sicura, non si sa mai, magari il maniaco è capace a trascinarmi fuori dall’abitacolo e violentarmi su due piedi.

Lo so, sono ridicolo, e a riprova di questo pensiero, noto i miei aguzzini ridacchiare, ma non ci posso fare nulla, la sola idea che Eric mi sfiori mi da brividi di disgusto.

«Siamo arrivate». L’annuncio di Bella mi lascia perplesso: non mi sono neanche accorto che stavamo viaggiando, e, visto il rumore del veicolo, è tutto dire.

Sto diventando sempre più distratto.

Dietro di noi arriva anche Angela con la sua macchina, e Bella si affretta a farci entrare in casa.

«Verde. immaginavo» commento a mezza voce, ma la matrioska mi sente lo stesso, e stranamente non si offende.

«Mi piace e mi rilassa. E’ il colore della natura e lo trovo adatto a qualsiasi arredamento» si giustifica.

Non che in casa sua sia difficile: le pareti sono verde acqua, i mobili in legno massiccio, il camino in pietra e piante verdi in ogni angolo e mensola possibile. Siamo in una serra. Ci sono anche due quadri che in realtà sono vasi incorniciati!

«Forza! Finiamo l’esercizio di matematica e poi attacchiamo con la torta e il resoconto di questa prima giornata di scuola». La proposta del cactus mi piace per metà: va bene l’esercizio, passi la torta… ma proprio il resoconto del mio primo giorno di tortura… pietà di me! Oltretutto adesso che non ho il sostegno dei miei aguzzini a portata di mano, devo stare attento a non sbagliarmi nel parlare… adesso sono Dina, adesso sono Dina, quasi quasi era meglio scegliere il corso di teatro.

 

L’esercizio è finito, la torta al cioccolato è sul tavolo in cucina e noi tre siamo sistemate attorno, appollaiate sulle sedie spaiate e in compagnia di una tazza di the fumante. Per inciso: odio il the, preferisco il caffè ma qui non puoi nulla contro miss bella dentro e bella fuori, il the verde va miracoli con i radicali liberi… (a diciotto anni pensare alle rughe mi sembra esagerato) eccetera, eccetera.

«Cosa ne dite nel nostro insegnante di fotografia?» butta lì Bella, ammiccando verso Angela che inizia a tirare sospironi da mantice.

«E’ bellissimo, vero? Cioè è alto… e quelle spalle… e poi è dolce…». Sta delirando? Intervengo, meglio riportarla sulla terra.

«Angela, perdonami. Ma quando gli hai parlato?» chiedo.

«Ci siamo scambiati il buongiorno quando mi sono iscritta» risponde lei arrossendo come un pomodoro. L’istrice ridacchia.

«Non mi sembra un gran dialogo per stabilire la dolcezza di un ragazzo. Non sai altro di lui?». Quando si vuole conquistare qualcuno, bisogna raccogliere notizie, per lavorarselo su più fronti. Alla fine trovi la falla che ti permette di entrare nel suo cuore, o come capitava a me, tra le sue… ehm, va beh… quelle.

«So che sua madre è la grande fotografa Renata Volturi, e suo padre è Benjamin Cheney senior, un professore di Yale». Famiglia importante e benestante quindi. Cosa ci fa qui a Forks a tenere un corso pomeridiano? Davvero poco per uno di quelle possibilità.

Esterno le mie perplessità alle altre e Bella mi da ragione.
«Dovrai scoprire altro sul nostro insegnante, se non vuoi rimanere solo a sospirare» sottolineo l’ovvio, ma la risposta mi lascia a bocca aperta.

«Tanto non avrei possibilità. Mi hai visto? Se non mi vuoi definire brutta, perché sei gentile, diciamo almeno che sono insignificante». E soprattutto con una alta autostima! A sentirmi sotto carrettate di feci, basto io per l’intero paese.

«Quello che hai detto è una emerita cazzata! Se non ti piaci, cambia! Se sei soddisfatta come sei, fallo vedere! Non ti chiudere a riccio. E’ come per la paura dei cani: loro la fiutano. Se tu ti dimostri forte, loro si allontanano. Se tu ti senti bella, anche gli altri ti vedranno bella. Buona parte del fascino è solo postura mentale» e questa cosa, detta da me, mi aprirà le porte del paradiso per beatificazione.

Da dove mi sarà uscita? Non lo so, ma se serve a tirare su il morale ad Angela ne sono felice.

Oh mamma! Sono felice per la felicità di un’altra persona? Quasi incredibile. Forse non sono tanto bastardo come ho sempre creduto.

“Era ora che ti svegliassi” coscienza, ho già detto di stare zitta, lasciami assaporare questi momenti di beatitudine.

 

Il momento di partire per tornare a casa arriva prestissimo. Il tempo di salutare le mie nuove amiche.

«Grazie per quello che hai detto ad Angela. Ne aveva proprio bisogno» mi sussurra all’orecchio Bella, prima di aprire la porta per farci uscire.

«Grazie per quello che hai detto prima» mi dice Angela abbracciandomi prima di scendere dalla sua macchina. Oddio! Speriamo non abbia capito del mio seno finto!

«Figurati. A domani» borbotto imbarazzato e saluto scendendo davanti alla villetta dei Cullen. Vedo le tende muoversi, segno che mi stanno aspettando.

Tiro un lungo sospiro e mi preparo mentalmente all’interrogatorio serale, con quel che ne consegue.

 

Ripensandoci è stata una lunga giornata, piena di incontri, imbarazzi ma anche tenerezze, specialmente nell’ultima parte. Non avrei mai creduto di poter associare il cactus alla dolcezza. Forse è vero che mi fermavo sempre alle apparenze.

 

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Angolino mio:

Questo capitolo niente banner, perdonatemi ma non mi sembrava il caso. Il prossimo capitolo posterò quello nuovo che mi hanno gentilmente inviato. Se volete dilettarvi anche voi… aspetto i vostri parti fotoshoppati.

 

Tornando alla storia, capitolo un pochino più profondo del precedente… anche se ci troviamo sempre con qualche situazione imbarazzante da superare.

 

Personalmente mi è piaciuto focalizzare Bella, Angela e questo nuovo rapporto con Dina. Edward versione femminile si trova con delle amiche, e ci parla.

Per lui è una cosa nuova ma piacevole. Forse, davvero comincerà a capire qualcosa in più delle persone che gli stanno attorno. Ogni tanto scade nel volgare sciupa femmine, ma nel complesso mi sembra migliorato. Che ne dite?

 

La scena che preferisco qui dentro è in mensa, quando Dina arpiona Giuseppino e offre Alice a Eric. Vendetta! Anche Emmett schiatta dal ridere.

 

Il coro per Dina è stato suggerito da Orsacchiotta Potta Potta (dovevo trovare il modo di usarlo! Troppo bello!) il braccio di ferro tra Bazooka e Guaina è stato offerto da Bambola e Bibola e Corny83 (anche se ho intenzione di farne una scena più forte in uno dei prossimi capitoli)

Grazie.

 

 

Permettetemi ora, un poco di pubblicità sulle mie storie

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 11
*** vendetta, dolce vendetta ***


 

 

Salve a tutti!

Sono riuscita a finire e a postare il nuovo capitolo. Un piccolissimo appunto: ho usato termini leggermente forti. Sono usati nel linguaggio corrente dei ragazzi, ma vederli scritti potrebbe darvi fastidio.

 

In questo pezzo, torno a ringraziare, con il mio particolare metodo, le persone che hanno gentilmente recensito questa storia. Troverete i relativi nick scritti in grassetto. Con questo ho nominato tutti quelli che mi hanno onorata sino ad oggi.

 

Ringrazio inoltre per i suggerimenti di scene strane ed imbarazzanti… ne state tirando fuori delle vagonate. Alcune le prenderò sicuramente in esame, magari adattandole a una scena tutta mia.

 

Oggi presento una nuova copertina, gentilmente offerta da Eby, Bambola e Bibola… a me ricorda un’attrice del passato: Rita Hayworth. Voi cosa ne dite?

Comunque, anche questa è da ridere… perfettamente in linea con la storia.

Perché, come ripeto sempre: questa storia è per ridere, se cercate cose serie, non fermatevi a leggere. Io vi ho avvisati.

 

 

 

 

 

---ooOoo---

 

 

«Bentornato a casa!». Un coro unanime mi accoglie appena apro il portone di ingresso. Ci sono proprio tutti, alcuni, come Emmett e Jasper, seduti davanti al televisore che trasmette un programma di bricolage (bricolage? Loro?). Alice e Rosalie con zia Esme sono in cucina, intente a seguire una pentola sul fornello (spento! Cosa cucinano a freddo?), zio Carlisle, è seduto sulla poltrona vicino alla finestra e legge il giornale (al contrario!).

Proprio non mi aspettavano, no, no.

«Buonasera, famiglia guardona» rispondo incrociando le braccia. Voglio proprio vedere cosa mi dicono adesso. Ma quanto sono infantili?

Almeno zia Esme ha il buon gusto di arrossire, gli altri espongono il loro miglior sorriso da faccia di latta e mi circondano.

«Dicci tutto!». Alice.

«Cosa è successo?». Rosalie.

«Dove sei andato?». Jasper.

«Ti sei fatto scoprire?». Emmett.

«Come è andata?». Carlisle.

«Hai fame?». Esme e le sue uscite intelligenti. Madre putativa in mezzo a questi pazzi. Grazie. Mi rivolgo solo a lei e le rispondo.

«Grazie, zia. Ho già fatto merenda a casa di Bella. Adesso vado a cambiarmi così mi preparo per la cena» e senza aggiungere altro mi avvio verso le scale che portano alle camere del piano superiore. Dietro le mie spalle i mugugni dei miei aguzzini si levano irritati… musica per le mie orecchie.

 

Sono in bagno a passare il cotone con quel liquido dall’odore dolciastro e nauseabondo che mi avrebbe ridato una parvenza normale, quando si spalancano le porte della mia camera e annesso bagno e quattro ragazzi entrano a passo di marcia, capitanati da un furente Napoleone in alta divisa di Gucci.

«Poche storie e fai un resoconto dettagliato della giornata!». L’ordine è perentorio. Non ricordavo di essere stato arruolato nei marines… Alice è peggio del comandante nel film “Full Metal Jacket” e quello non scherzava mica.

Sbuffo e inizio a raccontare. È inutile provare a irritarli oltre, non mi lascerebbero in pace, quindi tanto vale collaborare. Come dice mia madre: metta giudizio chi ce l’ha. «E’ stata una giornata allucinante. Ho avuto Eric attaccato alle chiappe per tutto il tempo, in più i commenti carini dei vostri compagni di scuola sono da primato, o meglio, da primati. Il cibo della mensa fa schifo e adesso mi trovo iscritto a un corso di nuoto! Mi spieghi cosa ti è saltato in mente?» ecco che mi è tornato in mente la ragione per la quale volevo strozzare mia cugina!

«Volevi fare corsa, basket o tennis? Sono tutti sport che prevedono canotte e calzoncini e tu non puoi farti vedere più di tanto spoglio» si giustifica? Allora avevo ragione io: ha fumato!

«Secondo te, nuoto lo faccio con una tuta da palombaro?» e potrebbe essere l’unica cosa a coprirmi decentemente.

«No, la farai con un costume… un pochino particolare. Rosalie, vai a prendere la borsa che ho lasciato sulla mia scrivania?». Sospiro profondamente e mi preparo alla nuova tragedia. Cosa si sarà inventata ora?

Quando torna l’attendente al comando, tira fuori un ammasso di stoffa lucida e tutta nera. Tanta stoffa. Troppa stoffa per un costume da bagno.

Guardo interrogativo e per una volta Mister Muscolo e Giuseppino, hanno la mia stessa espressione.

Prende la stoffa per due punti, come a stenderla in aria per mostrarmi la forma.

«Questo si chiama burkini. È usato dalle donne arabe per non lasciare scoperta neanche una minima parte del corpo quando vanno nelle piscine pubbliche». In mano ha un paio di pantaloni lunghi e una specie di felpa con cappuccio, tutto in lycra. Tutto nero. Sono in vedovanza? Ops, la situazione è tragica e io mi faccio problemi per il colore. Pazzesco.

«Adesso vuoi farmi cambiare religione?» chiedo. Non si sa mai, magari ha in mente qualche cosa del genere.

«Non dire sciocchezze. Puoi metterti questo costume e dire che sei costretto per il cloro presente nell’acqua che a contatto diretto con la pelle ti crea dei problemi di allergia. Con questo sei completamente coperto».

 

Non fosse perché Alice mi intimorisce per la sua determinazione in questa storia, proverei della vera ammirazione nei suoi riguardi. Riesce a trovare soluzioni inaspettate e, in questo caso, geniali.

Sono consapevole che sto cedendo e prima di alzare bandiera bianca provo un’ultima carta.

«Non si potrebbe far fare allo zio un certificato di esonero?». Sono speranzoso e illuso, me ne rendo conto. Continuo a gettarmi contro il muro della comprensione della quale i miei aguzzini sono assolutamente privi. Infatti…

«Non si può. Vorrai mica rovinare la tua media scolastica proprio l’ultimo anno?».

Beh, non è che fosse così bella da rovinarsi per un corso opzionale.

«E cosa ne direbbe tuo padre? Lo sai che ci tiene ai voti». Ecco! Mister Muscolo ha toccato il tasto giusto, purtroppo per me! Le uniche volte che mio padre si è dimostrato poco incline al perdono è stato proprio a causa di qualche problema scolastico (non che fosse chissà cosa: un paio di scherzi andati male e qualche voto imbarazzante)

«Okay, okay. E nuoto sia» mi arrendo.

 

«E poi ti troverai con Bella… mi sembra un buon incentivo» sottolinea Jasper.

«Sicuramente! Purché creda che io sia Dina, in caso contrario mi potrei trovare con la giugulare tagliata» commento.

«Dai, Edward. Non è così cattiva... e poi sembrava che oggi andaste d'accordo e anche non Angela» fa notare Rosalie.

«Forse...» faccio spallucce. Non voglio illudermi, se abbasso la guardia il cactus ricomincia a pungere.

 

«A proposito di Angela! Alice, organizzati per lo spionaggio ad alto livello! Ho bisogno di sapere tutto quello che riesci a trovare su Ben Cheney, il prof di foto. Dalla famiglia, alla ragazza, agli studi, hobbies, cosa gli piace e cosa no». L'attacco al partner deve essere ben pianificato, soprattutto se la cacciatrice è un tipo timidissimo come Angela.

«Hai cambiato davvero sponda?» chiede Emmett preoccupato... Caspita! È proprio serio! Gli rido in faccia.

«Mi serve per aiutare Angela, sembra affascinata dal bel prof e voglio aiutarla» affermo.

Silenzio. Silenzio e stupore. Le facce dei ragazzi sono impagabili. Sembra che abbiano avuto una visione, sono trasfigurati. Perché mai? Ho solo detto che voglio aiutare una ragazza.

Evidentemente la mia faccia rispecchia il pensiero visto che Alice prende la parola.

«Tu aiuti una femmina? E non è per portartela a letto? I maya hanno anticipato la fine del mondo?». Ecco che li ho stupiti.

Non sono solo un bel figone: ho anche un cuore e dei sentimenti, e in questo caso, dei bei pensieri.

 

«Cosa vuoi che ti dica? Mi ha fatto tenerezza. Non crede di poter attirare l'attenzione di un ragazzo, si sente brutta. Onestamente, con un po' più di cura e di sicurezza in se stessa, non la trovo tanto male» mi spiego sorridendo.

«Conta su di me! Riuscirò a scoprire anche quello che mangia normalmente, il gruppo sanguigno, il numero di scarpe e la tintura dei capelli... magari anche la marca di profilattico».

«Beh, questo lo puoi anche evitare, Alice» rispondo.

«Conta anche su di noi» conferma anche Jasper, parlando a nome degli altri due.

 

«No! Tesoro, tu mi servi per allontanare Eric. La tua ragazza ha ceduto le tue grazie al sottoscritto per alcuni giorni» e qui mi godo la sua faccia schifata.

«Stai scherzando vero?». Non mi è chiaro se ce l'ha con me o con Alice... sembra leggermente strabico adesso.

«Senti, amore» interviene Napoleone «Mi sento in colpa... l'ho fatto troppo bello come ragazza! Non rendiamogli la vita più dura di quanto sia già». Sono una bella ragazza? Ma neanche usando gli occhiali 3D!

L'ho detto che è pazza, e Jasper è d'accordo con me, vista la sua espressione.

«Adesso dimmi che lo devo baciare davanti a tutti». Minaccia?

«La mia boccuccia di rosa te la sogni, bello! Devi solo starmi attaccato come un geco e scoraggiare Eric il rospo» gli spiego il serraglio animale. Ma crede che ci goda a farmi vedere con lui?

«Okay, va bene» cede «Però scordati che ti offra la colazione o il pranzo!» mette in chiaro. Per cosa poi? La sua metà mi ha messo pure a dieta.

«Non preoccuparti, dovrai solo passare per portarmi a scuola... solo io e te» gli faccio l'occhiolino e gli lancio un bacio volante, avendo la soddisfazione di vederlo diventare sempre più verde.

Hai voluto infierire? Adesso tocca a te ballare... vediamo se ne sei capace.

«Bene ragazzi, adesso lasciate che finisca di ripulirmi...» dico indicando la porta per farli uscire.

«Certo, certo. Visto così sembri un quadro di Picasso uscito male» fa notare Rosalie. Grazie bambola, il tuo generale aveva appena finito di dire che ero bella! Mettetevi d'accordo!

 

Avevo praticamente finito di ripulirmi e mi ero messo una comoda tuta, quando Alice piomba nella camera senza bussare e tutta trafelata. Evito di farglielo notare, anche perché mi sembra che la ragione della sua agitazione sia più preoccupante, per me.

«C'è Bella di sotto! Ha chiesto di te... cioè di Dina!» e sgancia la bomba.

«Oh cazzo!» esclamo impallidendo.

«Senti, vado sotto a dirle che ti ho trovata addormentata, speriamo che non voglia assolutamente vederti». Forse è la soluzione perfetta... mi posiziono dietro l'angolo della scala e sbircio mentre Alice scende di sotto con la sua miglior faccia da pocker.

«Peccato. Comunque volevo renderle questi quaderni, li aveva dimenticati a casa mia. Puoi darglieli?» e consegna tre quaderni nelle braccia di Alice.

Ma che ci fa qui? Non poteva portarli a scuola domani? Sicuramente è stata una scusa, ma per cosa?

Le mie stesse perplessità vengono esternate anche dagli altri. Allora non sono completamente rimbambito. Meno male. C'è solo una cosa che mi sfugge adesso: se mi conoscesse come Edward, allora voleva solo rivedermi, perché probabilmente è cotta a puntino, visto che invece sono Dina... non capisco.

Alice mi ha assicurato che non è lesbica, anzi, ha avuto un paio di ragazzi importanti tra il suo gruppo ecologista.

Già me la immagino... in campeggio stile boyscout lei e l'altro... si baciano, si spogliano, lei lo abbraccia e... le spuntano gli aculei sulle braccia. Si trasforma nell'istrice che mostra di solito, inizia a ridere del povero sventurato amante sanguinolento. E ride stridula... e ride meccanica... strano mi sembra la sveglia... ma questa è la sveglia!

Nooooooo! Ho di nuovo sognato Bella! Ieri come dea, oggi come mostro sanguinario... cosa vuole suggerire il mio subconscio? Che sono vicino all'esaurimento emotivo? Lo sapevo già senza campanelli d'allarme.

 

La sveglia prima dell’alba è traumatica. Se ancora nessuno lo sapesse, glielo chiarisco io adesso: è una lotta titanica contro il piumone, lui ti avviluppa le gambe dicendoti “rimani, rimani” e tu, con metà coscienza accesa e metà che ancora russa, rispondi poco convinto “non posso, non posso”… a questo punto una tenera manina ti scuote come dover fare l’impasto di una pizza e tu e il piumone la vorreste mandare a quel paese… lo stomaco si stringe dalla nausea, il freddo sale dal pavimento ai piedi, svegliandoti completamente e tu mandi all’inferno Napoleone che ha preso troppo sul serio, l’incarico di rovinarti il sonno.

La doccia ti aiuta a svegliarti completamente, dopo di che sei vittima della cugina che vuole cambiarti sesso sulla faccia. Oggi tocca a camicia e pantaloni dal taglio morbido, quasi larghi. Ed ecco a voi, Dina, pronta per la scuola.

 

Quando sento una macchina parcheggiare di fronte alla villetta, sorrido soddisfatto. Vendetta in arrivo.

«Andiamo. È arrivato il mio ragazzo a portarmi a scuola» annuncio guardando Alice. Perché non infierire? In questo periodo sono poche le soddisfazioni della vita. La smorfia con la quale accoglie la mia battuta mi fa quasi scoppiare a ridere. Gelosa? Ma cuginetta, l'hai detto tu che mi hai fatta bella!

Fuori troviamo Jasper appoggiato all'auto e Rosalie che sta ridendo accanto a lui.

«Ciao, bellezza!» esclama Emmett, precipitandosi verso la ragazza per potersi godere la scena da posizione privilegiata. Sadico... dovrò trovare qualche cosa anche per lui.

«Andiamo insieme o con due macchine?» chiede Rose, dopo aver baciato Mister Muscolo.

«Per essere credibili, direi due auto, per i primi giorni. Tu Emmett, prendi la jeep e vai con Rosalie ed Alice. Io con il mio Jasper cominciamo ad avviarci» sembra strano che sia proprio io a dare le indicazioni.

Mi avvicino al biondo e gli arpiono il braccio con un gran sorriso. La reazione di Hale, e quanto di più comico: lancia un urlo stile quadro di Munch, si libera di me con uno strattone e corre sino a gettarsi in ginocchio davanti ad Alice.

«Ti prego, amore. Fallo per me, fallo per noi... non costringermi a questo...» quasi singhiozza ed io non resisto. Esplodo in una grassa risata, seguito a ruota da Mister Muscolo ed attendente. Pietà? Credo di averne un sassolino sparso da qualche parte, sommerso da un cumulo di vessazioni alle quali sono stato sottoposto.

«Jasper, tesoro, non fare così. È solo qualche giorno... se sopporta lui, perché non potremmo sopportare noi?» risponde Napoleone, con gli occhi lucidi. Chissà se il vero imperatore francese, aveva reagito nello stesso modo quando aveva ripudiato la moglie per la principessa... poco importa, tanto io non sono Maria Luisa d’Asburgo-Lorena.

«Okay, ragazzi. Vediamo se basta girare insieme. Per oggi una macchina sola» annuncio, sedendomi sul sedile del navigatore.

Sento distintamente il sospiro di Jasper e ghigno aspettando gli altri, per partire alla volta della scuola.

 

«Leggiadra fanciulla!». Non pensavo di dover iniziare dal mattino presto con l'operazione 'allontana il rospo'.

«Iniziamo» borbotta Jasper mentre mi prende per mano dicendo «Eric, smamma». Oh. Cielo! Come mi sento amato!

Il mio nuovo ragazzo mi trascina all'interno dell'istituto, mentre io faccio ciao ciao con la manina al mio stalker. Sento i bisbigli intorno a me. Se ieri mi ero fatto notare per il mio arrivo, oggi è per il mio 'fidanzamento', sono una fonte infinita di notizie.

«Adesso, scusami, cara Dina. Vado in bagno a vomitare» mi bisbiglia all'orecchio il mio Giuseppino. Annuisco, concedendogli la libera uscita.

Questa entrata trionfale rimarrà nella storia, non mi ero mai divertito tanto. Costringere Jasper a questo è stato davvero esaltante. Sotto strati e strati di soddisfazione, sento un piccolissimo dispiacere per lui, ma talmente piccolo da essere assolutamente insignificante. Adesso mi concentrerò su Mister Muscolo... parola d'ordine: vendetta.

 

«Così hai un ragazzo?» chiede una voce alle mie spalle.

«Ciao, Bella. No, in realtà è solo per allontanare Eric» rispondo. Mi sento in dovere di spiegarle tutto anche se il perché mi è ignoto. Mi ricordo anche della sera prima.

«Perché sei venuta da me a restituire i quaderni? Potevi portarli oggi a scuola» chiedo.

«Infatti. Anche perché ieri non hai letto il biglietto che ti ho lasciato, vero?». D'accordo, adesso sono ancora più confuso e la guardo con la stessa faccia.

«Ti avevo scritto l'indirizzo di una chat che usiamo, per chiacchierare la sera... pensavo non volessi partecipare...». Mi aveva invitato a chattare con lei?

«Scusami, ma ero proprio distrutta ieri sera». Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo con la solita scusa che usavo per dare buca a una ragazza e uscire con un’altra. È logico sentirsi in colpa per una cosa del genere adesso?

«Non importa. Ti avevo invitato solo perché sto organizzando una spedizione per la pulizia dei boschi con il mio gruppo verde. Sarebbe per l’ultimo weekend di settembre». E io che pensavo una cosa diversa. Sono proprio rimbambito, con questa cosa di Edward e Dina, devo sempre ricordarmi come sono vestito e come devo parlare. Dopo queste settimane, come minimo voglio l’Oscar.

«Dormiremo in tenda? Come in campeggio?» chiedo. Oggettivamente potrebbe essere un problema per la mia faccina impiastrata.

«Alcuni di noi dormiranno in una casetta, altri in tenda… puoi scegliere» di dice accondiscendente.

Una piccola illuminazione mi sta sorgendo dentro, probabile che sia il piccolo diavolo sulla mia spalla sinistra a suggerire al mio orecchio.

«Fantastico! E ti prometto che verranno anche Alice e Rosalie. Adorano il campeggio e sono così amanti della natura che quelle due hanno un’indole verde più sfavillante di te». Credo di non aver mai detto tante balle in così poche parole. Isabella non sembra molto convinta.

«Sei sicura? Non mi sembra che sia il genere di cose che piacciono a tua cugina e la sua amica». È perplessa, lo so. Sta a me toglierle ogni dubbio.

«Non ti preoccupare. Saranno entusiaste. Era da tempo che volevano fare qualche cosa del genere senza i ragazzi. Sarà come tornare ai vecchi tempi quando eravamo piccole»… ed io infilavo le lucertole nelle lenzuola di Alice, facendola urlare di paura per tutta la notte. MITICO! Grazie cactus, sei la mia eroina! Vendetta, dolce vendetta. Non riesco a trattenere un sorriso.

Bella mi guarda dubbiosa.

«Fidati. Dai andiamo a lezione» e la spingo verso l’aula di matematica.

 

Il resto della mattinata scorre talmente tranquillo che rischio di addormentarmi sul banco. Dopo aver passato un paio d’ore in compagnia della matrioska (oggi ricordava un operaio alla catena di montaggio: aveva una tuta blu e i capelli raccolti in una coda disordinata. Una volta o l’altra sarebbe venuta a scuola in pigiama), passo alla lezione di spagnolo con Angela.

La materia non mi piace, ma con la timidona diventa uno spasso. È arguta e sagace quando è rilassata. Le sue battutine sulla prof sono davvero esilaranti, tanto che per ben due volte sono stato ripreso e quasi minacciato per fare silenzio.

«Angela, perché sei così bloccata con i ragazzi? Sei brillante, potresti davvero avere parecchi ammiratori». E questo non lo dico per farle piacere, lo penso sul serio.

«Non sono mai riuscita a parlarci. Mi considerano tutti una sfigata» risponde triste.

Uffa! Questi problemi di autostima sono davvero da rivedere. Oltretutto ha degli occhi meravigliosi, se solo li valorizzasse un poco.

Mi blocco fulminato da una rivelazione: sono stato contagiato dalla malattia estetica di Alice. Dio! Questo porterà alla mia morte prematura per cretinaggine?

«Cambiando argomento, Bella mi ha detto della spedizione per la pulizia dei boschi» dico.

«Ci sei cascata anche tu? È una fissata quando si tratta di ecologia, però ti trascina e non riesci a dirle di no. Sarai dei nostri?». Quindi anche lei si sente costretta dalla amica. Meno male, pensavo di essere solo io.

«Penso proprio di sì». Faccio spallucce e sorrido, mentre mi avvio in mensa.

 

Durante tutta la mattina ho sentito sparlare alle mie spalle. Le frasi più gettonate sono state ‘Certo che quella Dina è proprio brutta’ e poi ‘Con Jasper Hale? Lui è pazzo ad aver lasciato Alice per sua cugina’ e ancora ‘con chi poteva fare amicizia se non con Bella e Angela? Cessi si nasce e poi ci si accompagna’ e via di questo passo.

Sono cose che fanno male e anche arrabbiare. Non capisco come facciano la matrioska e la timidona a sopportare tutto questo astio.

Ero anche io così? Meglio che evito l’esame di coscienza o mi potrei sentire un verme.

Però, quando sento anche Mike-coniglietto-precoce-Newton fare gli stessi commenti, mi volto e fulmino con lo sguardo. Devo essere stato eloquente, visto che si blocca a metà frase e gira l’angolo velocemente.

Mentre mi avvicino alla porta della mensa in compagnia di Angela, si affianca a me Jasper, con un muso più scuro di un negro del Senegal.

«Tesoro, sei arrivato! Mi sei mancato questa mattina» pigolo schioccando un bacio sulla sua guancia, e avendo cura di lasciare il segno del rossetto. Chissà come reagirà Alice?

All’ingresso della mensa, saluto Angela e mi accomodo con Giuseppino al tavolo dei miei aguzzini.

«Cos’è quel segno?». Non credevo che Alice raggiungesse degli acuti simili: ho dovuto tapparmi le orecchie. Nella mensa tutto è silenzio e tutti guardano noi.

«Alice. smettila» ringhia Jasper arrabbiato. Oh, oh, guai in paradiso.

«Cara cugina! Sei gelosa di me?». Cerco di farla tornare con i piedi per terra. Meglio tenere tranquilli i pazzi.

«Oh! Hai ragione, scusatemi» risponde diventando rossa e sedendosi a piluccare il suo pranzo. Lo spettacolo era finito, pertanto tutti si voltano e noi possiamo tornare ai fatti nostri.

Il resto del pranzo passa tranquillo tra discorsi scolastici, moda e sport.

 

«Mi scusi professor Banner. Dovrei andare in bagno». Ho provato a resistere, ma non ce l’ho fatta. La natura chiama e io devo per forza rispondere, non è il caso di mettersi il pannolone.

«Prego vada pure signorina Cullen». Sbaglio o ha sottolineato il termine signorina? Chissà cosa voleva dire. Ho scoperto prima di entrare in classe che lui è il vicepreside. Un brivido mi attraversa la schiena. Cosa sa di me?

Accantono momentaneamente il problema, ne ho uno più urgente.

 

«Che cazzo ci fai qui?». Mi apostrofa un tizio che sta evaquando nell’orinatoio attaccato al muro. «Non sei il mio tipo. Vai a cercare qualche altro che voglia scoparti». Ma che maleducato. Cosa ci fa questo nel bagno poi?... penso… oh cazzo! Sono entrato nel bagno dei maschi!

«Scusa… mi sono sbagliata» bisbiglio correndo in ritirata.

Io, Edward Cullen, ragazzo idolo di Seattle, dio del mio liceo, che scappo davanti a un coglione qualsiasi. Come sono caduto in basso!

E adesso? Mi faccio forza ed entro nel bagno delle ragazze. Accidenti! Qui è più pulito però!

Mi avvicino titubante a un cubicolo. È anche più discreto, senza che tutti stiano a scrutarti il pisellino per vedere se ce l’hai più corto o più lungo di loro.

«Ciao, Dina» è Bella che mi saluta, mentre getta qualcosa nel cestino e si lava le mani. Oddio! È un’assorbente! Dovrò metterli anche io? Ma cosa sto dicendo? Chi verrebbe mai a controllarmi sotto se ho il ciclo?

Borbotto un ciao mentre mi chiudo nel gabiotto appena liberato. Controllo di non trovare gocce rosse in giro… il sangue mi fa un pochino senso, soprattutto se penso che esce da là. Alzo la tavoletta… segno della liberazione maschile.

Ed ora è il momento di liberare il mio idrante… che presumo si trovi sempre allo stesso posto. Meno male che oggi non ho i collant, altrimenti le smagliature ci sarebbero state, sicure come il sorgere del sole. Benedetti gambaletti. E benedetti anche i pantaloni, funzionano praticamente nello stesso modo dei miei.

Il problema è la cintura di castità elastica. Non c’è lo spioncino per pisciare, devo proprio abbassarla… sculetto e ci riesco, poi giù gli slip (rimpiangendo i miei cari boxer, ma questi sono più pratici sono la guaina) e sospiro di sollievo grazie alla sensazione di svuotamento delle parti basse.

Mi ricordo che è da più di una settimana che non provvedo a un altro svuotamento… meglio che a casa faccia qualcosa, altrimenti continuerò a sognare Bella in tutte le posizioni, ed incontrarla poi il giorno dopo sarebbe imbarazzante. Per non parlare della remota possibilità di sognare Giuseppino. Bleah!

Rimetto a posto tutto l’abbigliamento (con i soliti saltelli per la guaina) e cerco di sistemarmi il più ordinatamente possibile.

Missione bagno riuscita! Sono fiero di me.

Non ho avuto bisogno del catetere come aveva suggerito zio Carlisle. Meno male!

 

All’uscita da scuola, qualche ora dopo, sento alcuni commenti di un paio di ragazze che mi sembrano del gruppo delle cheerleader (… oche starnazzanti… sì sono proprio loro).

«Hai sentito? Un ragazzo è andato a fare i suoi bisogni nel bagno delle femmine!» e loro come lo sanno?

«Che schifo! Bisognerebbe castrarlo» ed automaticamente una mano corre a coprire i miei gioielli. Anche se non li uso ultimamente, per me sono preziosissimi.

«Come fanno a saperlo?» chiedo sottovoce ad Emmett che ha sentito tutto e mi sta guardando come per dire ‘Sei stato tu!’.

«Quando hai fatto… abbassa la tavoletta» risponde con lo stesso tono di voce, prima di mettersi a ridere. Sbatto una mano sulla fronte! Me ne ero completamente dimenticato!

«Amore, sali?» chiede Jasper scimmiottandomi mentre siede alla guida dell’auto.

«Subito, tesoro» pigolo amorevole. Napoleone e Giuseppino sbuffano all’unisono.

 

Ho scoperto che l’indirizzo della chat che mi ha dato Bella, è lo stesso che uso a Seattle con i miei compagni e le mie conquiste. Forse riesco a parlare con qualcuno del mio vecchio giro, tanto per non sentirmi totalmente escluso.

Inserisco il mio solito nick sweet_cullen , me lo dicono tutti che sono dolce!

Subito entro nel mio account e lo ritrovo pieno di messaggi. Mi piace questa chat, è usata praticamente solo nello stato di Washington e quindi c'è sempre possibilità di conoscere direttamente le persone con cui si scrive. Lo preferisco ai dispersivi social network più famosi.

«Oh! Ma chi abbiamo qui? Giusy95, Kris96, calienti… anche le gemelle Bambola e bibola… quanto mi mancano quelle due, con le loro quattro tette, le loro quattro gambe, le loro… meglio che lascio stare o per la prima volta da anni, sarò costretto ad usare la mano» borbotto alla fine. Ho la sensazione che tra un po’ sarò costretto comunque, ma finché riesco a resistere è meno umiliante.

Mi sembra di essere entrato al bar sotto casa, trovo i miei amici paride e Betely che mi fanno un riassunto sulle new entry del liceo che frequentavo.

Mi raccontano anche di Mark che si è autoeletto re del pollaio.

«Io direi reggente, aspetta che torno e tu, principe Giovanni, lascerai il trono al legittimo proprietario». Mi sento quasi profetico, anche se è meglio non correre troppo, queste settimane potrebbero cambiare tutto.

«E qui? Chi è Robsten_twilight? Di nuovo un’altra fan del vampiro? No gioietta bella, non sono neanche parente, ma se vuoi posso succhiarti come e dove ti pare… magari sono anche meglio del non-morto». Clicco, invio e sorrido. Quante ne ho beccate così? Ho una serie di tacche infinita, se il vampirlo si teneva verginello per la sua umana, qualcuno doveva pur soddisfare le paturnie delle altre.

Ho sempre fatto missioni umanitarie di questa specie. Come mi sento buono!

 

‘Ciao Dina, ti sei unita a noi questa sera?’ e qui chi mi posta? Pardon_? Non mi dice nulla… aspetta… per questo qui sono Dina, quindi è di Forks. Sarà maschio o femmina? Meglio chiedere direttamente con un normale ciao, chi sei?

‘Angela’ risposta telegrafica. Adesso il nick ha un perché: è talmente timida che chiede scusa anche quando chatta.

In quel momento mi ricordo una cosa… non è la prima volta che sento questo nome… mi sembrava più Angefolle… la ragazza dell’anestesia totale per la depilazione! Che faccio? Indago?

‘Ciao Angela! Non sapevo che chattavi anche tu qui. Ci sono altri di Forks?’ meglio sapere per non incorrere in errori compromettenti.

‘C’è anche Bella… il suo nick lo riconoscerai sicuramente’ e ma così non vale.

‘Ciao, Cullen! Dove ti trovi ora? Vorrei che fossi qui con me… mi manchi’ Blacklory92, ok, questa è di Seattle.

‘Sono in punizione, tesoro, altrimenti sarei li con te. Non mi piace che sei triste’ e le cose che ti farei… basta che respiri… in questo momento mi va bene tutto.

‘Ciao, Dina. Allora il mio biglietto l’hai trovato! Benearrivata!’ _MaRgHeRiTa_ … e te pareva se non c’era il riferimento verde. È sicuramente la matrioska.

‘Ciao, Bella. Mi sono incuriosita e sono venuta a sbirciare’ rispondo vago.

‘Allora, hai già detto della mia idea ad Alice e Rosalie?’ vuole sapere se sono ancora vivo?

‘Non ancora, ma fidati, verranno’ rispondo.

‘Perché? Vuoi fare una cosa a tre o quattro? Un’orgia? Lo sapevo Cullen che eri uno stallone!’ e questa chi è? Oddio, è la Blacklory92 di prima.

‘Non ho intenzione di portare altre ragazze, preferisco dedicarmi totalmente a te’ meglio correggere.

‘Ma proprio per il lavoro che dobbiamo fare, più siamo meglio è. Poi perché dovresti dedicarti solo a me?’ ops, casino! Questa deve essere Bella.

‘Dina, ci sei ancora?’ pardon_? Angela, giusto.

‘Sono qui, cara. Volevo chiederti, ma hai parlato con Alice per le tecniche di depilazione?’ questa cosa mi interessa.

‘Non so chi sia Alice. Ma Cullen… ti depili?’ cazzo! Qui è meglio che metto ordine altrimenti mi rovino la piazza.

‘No, che dici. Però mi diletto a fare depilazione alle altre… lo trovo eccitante’ boh. Chissà se ci crede.

‘Bimba, stai dando i numeri per caso? Bella mi ha scritto che sarai dei nostri al weekend di pulizia dei boschi. Quante persone devo segnare? Fammi sapere così tengo i posti letto’ questa è monibiondina… già il nick è un programma che stona con il tono usato. Non so se immaginarmela bionda figona o colosso con due polpacci come prosciutti, tipo allenatrice di rugby del telefilm Glee. Quella fa paura.

‘Allora, mi dici quante te ne sei fatte in quella landa desolata? Sempre che esista la figa, da quelle parti’ questo è sicuro paride. Un vero signore.

‘Oh, ti assicuro che ce n’è tanta, bella bagnata e invitante direi’ rispondo a tono.

‘Di cosa stai parlando, Dina? Io volevo solo sapere di Alice e Rosalie’. A ri cazzo! Bella!

‘Dell’ambiente verde che circonda questo paese. E dell’aria frizzante che si respira’ ci crederà?

‘Effettivamente ho parlato con Alice di depilazione. Io la odio, e avrei sempre desiderato fare l’anestesia totale così da non sentire dolore. Quante risate ci siamo fatte quel giorno? Perché me lo chiedi?’. Allora la mia domanda era arrivata anche a Angela. Questa chat sta diventando sempre più inaffidabile.

‘Perché proponeva di anestetizzarmi. Mi sembrava un poco pazza’ rispondo.

‘Anestetizzarti? Bello! Così ti posso fare di tutto! Dimmi dove e quando!’  Robsten_twilight , visto? Lo sapevo che preferiva il vivo al morto!

‘Anestetizzarti? Perché dovremmo? Se sei sveglia lavoriamo meglio’ monibiondina, certo, meglio sfruttare le persone coscienti.

‘Anestetizzarti? Cullen… ma ti hanno violentato da quelle parti?’ Betely, ecco il secondo signore del gruppo!

 

“Interrompiamo la chat per problemi di flusso. Il servizio sarà ripristinato entro le ore 08.00 di domani mattina” ed ecco che finalmente compare il messaggio che mette fine al mio tormento.

Ho il fiatone e sono sudato. Speriamo di non aver fatto troppo casino!

Spengo il computer sfinito e crollo sul materasso aspettando il sonno che mi coglie dopo pochi minuti.

 

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Angolino mio:

Anche qui abbiamo qualche scena interessante.

A partire dalla spiegazione del corso di nuoto… chi di voi l’aveva pensato? Era una cosa meditata già dal capitolo due… (anche questa idea in collaborazione con Corny83)

 

La parte più divertente, a mio parere, è stato il pianto di Giuseppino in ginocchio da Alice. Per la serie chi la fa, l’aspetti. Dolce vendetta… e come avete inteso, non è finita qui.

 

La chat, mi è uscita in principio per utilizzare i vostri nick, poi si è sviluppata nel caos postale. E devo dire che mi divertivo a scambiare le risposte, da macho man a dolce ragazza… che pastrocchio è uscito! Non credo che Bella abbia capito, forse, quella con più sospetti è la ragazza a cui bisogna fornire le prenotazioni.

Abbiamo scoperto chi era la pazza dell’anestesia totale per la depilazione. Era solo un’idea per ridere ma Alice, ha preso il suggerimento è l’ha messo in pratica. (una delle scene migliori devo dire)

Per come ho utilizzato i vostri nick, scusatemi se non sono di vostro gradimento, se li ho pastrocchiati, magari cambiandovi sesso… non voletemene.

 

Aspetto sempre i vostri fotoshoppati… e le vostre idee su nuove vicende… sbizzarritevi.

 

Come durata, siamo più o meno a metà. I prossimi capitoli tratteranno sempre più singoli eventi e non la descrizione giornaliera facendo fare alcuni salti temporali… mica succede l’inverosimile tutti i giorni! Povero Edward!

 

 

Permettetemi ora, un poco di pubblicità sulle mie storie

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 12
*** che male può fare una palla? ***


 

 

Ragazzi e ragazze, lettori silenziosi e non, eccoci qui per un nuovo capitolo.

 

Avevo preventivato di postare venerdì o sabato, ma sono stata un fulmine e il capitolo è già pronto da due giorni (quindi letto e riletto… se ci sono errori è perché sono proprio ‘di coccio’). Ho pensato di anticipare a oggi…

 

E’ vero: mi perdo… doveva essere un capitolo che riassumeva tre giorni e mi sono fermata a due…ma introdurre anche il terzo giorno (nel calendario della storia sarebbe venerdì) sarebbe stato troppo. Già così è abbastanza pieno.

 

Ringrazio le recensioni e sollecito le vostre idee malsane (più o meno come le mie…)

Il nostro feticcio preferito si sta ammorbidendo, e, come leggerete, ci sta capendo sempre meno.

 

Ringrazio Eby (Bambola_e_bibola) per la copertina…e giro a lei i complimenti che sono arrivati. Vedere Edward truccato è uno spasso!

 

Gli elenchi dei preferiti, ricordati e seguiti, stanno lievitando e per questo sono commossa, come lo sono per la segnalazione all’amministrazione per l’inserimento nelle storie scelte. Grazie.

 

Miei approfondimenti sono a disposizione in fondo alla pagina.

Ricordatevi: se volete leggere cose serie, questa storia non fa per voi… io vi ho avvisati.

Buona lettura

 

 

---ooOoo---

 

 

…E come il sonno mi ha colto dopo pochi minuti, la sveglia me lo strappa dopo quello che mi sembra un secondo.

Questa storia mi esaurirà, se non l’ha già fatto. Sono stanchissimo e sono solo tre giorni di scuola! Mi chiedo in che stato arriverò a metà ottobre. Probabilmente avrò le occhiaie grosse come le borse della spesa mensile!

«Arffhhh!» sbadiglia anche il piccolo diavolo che è appena entrato. Quando arriva il weekend?

«Fila a lavarti che è tardi» borbotta Alice, mentre inizia a preparare i suoi intrugli. Altro che creme rivitalizzanti, qui ci vogliono almeno quindici ore di sonno profondo.

Ubbidisco rassegnato e in poco tempo mi ritrovo… Dina.

Ogni mattina facciamo sempre più veloce ad effettuare la trasformazione, forse posso azzardare un cambio di orario guadagnando una decina di minuti? Proverò a chiederlo domani.

A ben pensarci, questa notte non ho sognato cose strane. Mi sembra di ricordare vagamente la faccia sconvolta di Eric, quando io e Giuseppino ci siamo presentati mano nella mano. Se questo è stato tutto quello che il mio cervello ha prodotto questa notte, mi posso ritenere soddisfatto.

 

«Edward, perché questa notte chiamavi una matrioska? Vuoi giocare con le bambole?» chiede Emmett a colazione poco dopo.

Matrioska? È come se mi fosse caduto un martello sulla testa, sono sconsolato. Anche questa volta ho sognato Bella?

«E cosa dicevo?» chiedo titubante. Ho quasi paura della risposta.

«Dicevi di togliersi qualche strato perché ti piaceva l’interno… era un discorso in codice?». Ti prego, non chiedermelo.

Sono tentato a passarmi una mano sul viso sconvolto, ma mi trattengo, le mie dita farebbero l’effetto aratro in un campo, visto tutto il fard che mi copre.

«Mi stavo ricordando di un giochino fatto qualche anno fa. Quando sarai più grande te lo spiego». Passo alle battute, chissà che così me la cavi.

«Sai che matrioska era il soprannome di Bella, all’inizio del liceo? Poi hanno smesso, perché lei ci rideva sopra e non avevano la soddisfazione di offenderla» mi confida Alice, mentre mi passa una frittella senza zucchero e un frullato con carota.

Per inciso, bevo subito il beverone con faccia schifatissima e mi faccio durare la santa frittella più a lungo possibile, poi, quando il generale si gira, prendo anche un generoso cucchiaio di marmellata. Devo trovare il sistema per fare una colazione decente! La dieta non era nei patti! E poi voglio ricominciare a correre la mattina, mi manca!

«Allora non è venuta in mente solo a me l’associazione» borbotto, senza accorgermi che anche i miei cugini mi hanno sentito. Quando alzo lo sguardo e li vedo fissarmi immobili con gli occhi sbarrati, me ne rendo conto.

«MERDA!» urlo e mi alzo di corsa cercando di scappare dall’interrogatorio che si scatenerà da lì a poco.

«Edward Cullen Junior! Vieni subito qui!» schiamazza Napoleone, seguito a ruota dalle risatine di Mister Muscolo. Adesso sì che sono fottuto! E alla grande anche!

 

La macchina degli Hale è arrivata, la jeep di Emmett è già fuori pronta per partire per la scuola ed io sono circondato dai miei quattro aguzzini che vogliono rivoltarmi come un calzino. Non bastava il mio fisico? Adesso vogliono sondare anche i miei sentimenti? Come se io stesso riuscissi a capirli! Prima fatemi comprendere questa cosa strana per Bella, poi ne parlo anche a voi… forse.

«Come mai sogni Bella?» Alice.

«Ti piace eh?» Jasper con occhiolino.

«E che le fai? Te la immagini…» Emmett il porco.

«Piantala Emm. Non essere volgare! Allora? Ti sei preso una cotta?» Rosalie.

E adesso? Che gli dico? Sbuffo sonoramente e prendo un grosso respiro.

«Alice, non so perché sogno Bella, forse perché è l’unica con Angela a parlarmi a scuola. Mica vuoi che sogni Giu-Jasper». Ops, mi stava per scappare. La faccia inorridita di mia cugina mi dice che ha capito il punto.

«E poi, come può non piacere? Caspita, quando siamo usciti sabato sera, era davvero una visione!». Jasper annuisce convinto e questo cameratismo lo apprezzo. Alice un pochino meno, vista la gomitata che tira al fianco della sua metà.

«E riguardo a te, Emmett. Non sono affari tuoi, quello che sogno e cosa immagino di fare. E per rispondere a Rosalie, non mi sono preso una cotta». Forse è meglio che mi spiego più chiaramente.

«Ragazzi! Sapete come sono fatto e che vita conducevo a Seattle! Sono qui da dieci giorni e non batto chiodo!».

Sembra che questi quattro abbiano visto la Madonna di Fatima alla mia confessione. Possibile che non avessero capito il mio problema di astinenza?

Quattro facce imbambolate con una perfetta O alla bocca, mi rispondono che non ci erano proprio arrivati. Ma dove sono finito?

«Andiamo a scuola, bambini. Quando sarete più grandi vi spiego come funzionano le cose tra fiore e ape» e salgo nella macchina di Jasper.

 

«Oggi è il compleanno di Bella» mi comunica il mio accompagnatore mettendo in moto. Come suggerito, io e lui andiamo con un’auto e i miei cugini con Rosalie, con l’altra… tanto per avvalorare la finzione ed allontanare definitivamente il rospo.

«Quindi?» chiedo. Non crederà mica che per il fatto di essermela sognata debba fare chissà cosa!

«Nulla! Era a titolo informativo. Credo che Alice voglia organizzarle una festa per il prossimo weekend, visto che deve sottostare alle nostre uscite obbligate e a fine mese è occupata». Uh! Già! I boschi sporchi! Glielo dico? Naaaah. Gli faccio una sorpresa: libertà per due giorni, canottiera bucherellata, birra e rutto libero. Il mio sogno da quando sono qui. Me ne sarà grato, ne sono sicuro… questo e altro per il mio ragazzo (ma dove?). Sghignazzo e Giuseppino mi guarda interrogativo ma non commenta.

 

A scuola vedo che Eric si affretta ad entrare, non appena vede scendere me e Jasper dall’auto. Si sarà arreso? Speriamo.

«Ciao, Dina. Cosa è successo ieri sera? Sembrava quasi che i messaggi fossero per altre persone». Ahia! Acuta la ragazza. E adesso? Cambiamo argomento.

«Ciao, Bella. Credo che si siano mischiati un po’ di messaggi. A proposito! Auguri. Mi hanno detto che oggi compi gli anni». Sorrido a vederla arrossire. Perché poi? Diciotto anni sono un bel traguardo!

«Schhh!» sibila con l’indice alzato davanti alla bocca «Non voglio una processione di falsi sorrisi oggi. Nessuno sa nulla… poi non mi piace che mi guardino tutti». Certo, perché da come si veste passa proprio inosservata! Oggi ha delle bermuda larghe caki e una maglietta dei metallica, nera. Credo di avere le stesse cose nel mio armadio… di Edward, chiaramente. Alice non mi permetterebbe mai di vestirmi così come Dina.

 

Riguardo alla volontà che nessuno sapesse nulla… non ha fatto i conti con Napoleone, che in compagnia del suo attendente travolge il cactus.

«Bella, tesoro. Questo sabato organizziamo una piccola festa per te alla villa. Dobbiamo salutare degnamente il patio e la piscina prima dell’inverno!». Alice ha un sorriso che va da un orecchio all’altro.

«Non ti preoccupare, facciamo tutto noi e sarà solo per i nostri compagni di scuola». Rosalie che rincara la dose è uno spasso, viste le colorazioni da verde a giallo a rosso porpora che acquista la faccia dell’istrice. Adesso scommetto che scoppia.

«E di grazia, chi sono questi compagni da ritenersi così amici?». Domanda legittima direi, in questi due giorni ne ho sentite di tutti i colori su di lei. Non sarà miss simpatia, ma non merita di essere messa al bando.

«Vediamo chi si prostra ai tuoi piedi pur di mendicare un invito… al limite saremo solo noi, con Angela, ovviamente». Alice che si accontenta di una festa… intima? Sono arrivato nei telefilm di ‘ai confini della realtà’? Mi pare impossibile. Secondo me c’è qualcosa sotto.

«Ciao, Bella. Auguri di buon compleanno!» l’urlo di Angela zittisce tutto il corridoio della scuola, alla faccia di fare tutto di nascosto.

Inizia subito il brusio e gli auguri da parte di personaggi per lo più sconosciuti.

Anche Eric si fa avanti ed inizia a sbaciucchiare le guance di Bella mentre cerca di allungare una mano sulla sua natica.

Se devo essere sincero, la cosa mi da abbastanza fastidio. Quello è proprio un viscido. Quando poi vedo avvicinarsi anche Mike-coniglietto-Newton qualcosa scatta. Salviamola dalla eiaculazione precoce!

«Andiamo a lezione, Bella» esclamo agguantandola per un braccio, lasciandomi attraversare dalla solita strana sensazione, quando tocco la sua pelle. Chissà perché mi fa questo effetto?

 

La mattinata passa tranquilla, se si omettono le urla della matrioska ogni qual volta che un compagno di scuola si avvicina per farle gli auguri e chiederle di quello che sembra l'evento del mese, per non dire della stagione.

Mi domando cosa combini mia cugina per rendere così ambite le feste che organizza.

Questa volta, Bella e Angela, si siedono con noi in mensa... dovrò stare attento a parlare anche qui. Siamo solo al terzo giorno e sono già stufo, speriamo di non dover togliere le tonsille con tutto questo gracchiare.

«Adesso, Alice, mi spieghi quello che hai in mente, nei minimi particolari, e subito!». Oh, oh! Questo è uno scontro ai vertici, incrocio le braccia e mi metto comodo ad assistere, subito imitato dagli altri. Questo colloquio è da non perdere.

«Cosa vuoi dire?». L'innocenza con cui si atteggia mia cugina è quanto di più falso e anche Bella se ne accorge.

«Smettila! Perché vuoi organizzare la festa del mio compleanno? Non hai mai fatto una cosa del genere». Questo mi stupisce...

«Andiamo, Bella. Oggi compi diciotto anni, si deve festeggiare adeguatamente» risponde Alice.

«Non è che gli altri compleanni non meritino attenzione» replica piccata l'istrice.

«D'accordo. Mi devi ancora un sabato glamour questo mese e tu mi hai detto che dopo questo weekend sei impegnata. Ho colto solo l'occasione». Ops. Speriamo che non si approfondisca troppo l'argomento, non ho ancora costretto Alice e Rosalie per il mio progetto vendetta.

«Cosa centra questo con una festa? Non potevamo uscire come lo scorso sabato?» rimarca Bella.

«Vuoi dire con Edward?». Alice, bastarda dentro! Arrossisco alle parole di Napoleone, mentre Bella mi lancia un'occhiata accusatrice.

No, no. Non ho detto nulla a quegli impiccioni. Non può credere che abbia spifferato qualche cosa sulla confessione su di me. Nego vigorosamente e sembra che mi creda, perché volta la testa verso Angela, seduta dall'altro lato del tavolo.

«Verresti?» chiede supplichevole all'amica.

«Certo! Non me la perderei per nulla al mondo... tu in mezzo, come una regina e tutti a riverirti». A vedere la faccia di Bella, direi che non è l’immagine che aveva in mente.

«E tu, Dina? Ovviamente, visto che sarai già in casa». Anche… di… sabato? Il mio cuore perde un battito e il mio cervello grida un no di proporzioni galattiche.

«Ehm. Non so se Dina ci sarà, sai deve andare dai suoi genitori, però potrebbe esserci Edward». Grazie Emmett. Ogni tanto sei utile anche tu.

«Oh. Il pavone! Beh, pazienza. Mi dispiace che tu debba andare, non puoi tornare a casa la settimana prossima?». No, non farmi quegli occhi da cerbiatta indifesa, non resisto.

«Bella, ti ricordi cosa capita nel prossimo finesettimana?» le sussurro all’orecchio, cercando di non farmi sentire dagli altri. Lei annuisce e mormora qualcosa che mi suona come “giusto!” e cambiamo nuovamente argomento.

 

«Bella, tesoro!» lo squittio alle nostre spalle ci fa sobbalzare «Buon compleanno!». Jessica che sorride all’indirizzo dell’istrice è qualche cosa di surreale. Dietro le sue spalle, Lauren, Irina e qualche altra ragazza, ascoltano ansiose.

«Ciao, Jessica» la risposta monocorde del cactus è estremamente invitante.

«Allora come ci si trova a diciotto anni?». E questa che domanda è?

«Dovresti festeggiarli degnamente». Lauren a dare man forte. Proprio lei?

«Ho sentito dire che i Cullen ti offrono l’uso della villa». Premio a Irina per la sfacciataggine.

«Guarda che noi siamo qui» puntualizza Alice.

«Esattamente» altra risposta piatta. Non ha intenzione di cedere.

«Volete venire anche voi alla festa?» domanda Rosalie, sorprendendo il resto del gruppo, tranne il suo generale… che fosse strategia?

Gli strilli estasiati delle ragazze sono da trapano al timpano.

«Sarebbe meraviglioso!». Che carine! L’hanno detto insieme, neanche avessero provato.

«Allora dovete sapere il tema» disse prontamente e sorridente Alice. Perché ho i brividi? Anche la matrioska guarda senza capire.

«Dovremo vestirci tutti di verde, in onore dell’anima ecologista di Isabella». Oddio, una festa piena di tanti piccoli elfi.

«E per il regalo non vi dovete preoccupare. Tutti gli invitati dovranno versare la somma che intendevano spendere per fare un’offerta a nome di Bella per l’associazione no-profit che preferisce» rincara Rosalie.

Bella spalanca gli occhi e la bocca, prima di far uscire un gridolino estasiato e spingersi ad abbracciare Napoleone. Attenta Bella! Quella è infida.

«Grazie, grazie, grazie» continua a dire mentre tenta di soffocare mia cugina.

Se voleva conquistare l’istrice e convincerla a partecipare alla festa con tutta la scuola presente, quella è stata la mossa giusta.

Anche solo pochi dollari ciascuno, riuscirà a racimolare parecchio per le sue idee strampalate… io mi divertirò a vederla in imbarazzo tutta la sera, al centro dell’attenzione.

 

«E’ stato molto carino da parte tua» sussurro ad Alice, all’uscita della mensa.

«Lo so. Ma non è una cattiva ragazza… e poi se te la sogni, devo pur coltivare questa cosa? Ti pare? Magari ti renderà più umano». Allora è questo il suo intento? Farmi perdere la testa per Isabella Swan?

Accidenti a me e alla mia boccaccia quando mi sono lasciato sfuggire quel commento, questa mattina.

 

«Signorina Cullen?». Una voce mi riporta alla realtà della mia interpretazione.

«Dica professor Banner» rispondo educato. Chissà cosa vuole?

«Alla fine delle lezioni, venga in sala professori. Devo parlarle». Gentile e professionale, ma ho una strana sensazione, soprattutto per lo sguardo che mi lancia prima di andare a lezione. Ripeto, chissà cosa vuole?

Alla fine dell’orario, parlo con Jasper. Visto che è il mio autista, dovrà mettersi l’animo in pace ed aspettarmi, oppure darmi l’uso della sua auto. Io preferirei la seconda, ma, evidentemente, non godo della sua completa fiducia.

«Ti aspetto qui in corridoio». Protettivo il mio ragazzo!

«Ma mi ami? Ma quanto mi ami?» scimmiotto. Si mette a ridere e mi da una spinta.

«Sogna, sogna, bello» risponde indicandomi la porta dell’ufficio che devo raggiungere. Quando non dobbiamo recitare a beneficio di terzi, prenderci in giro è davvero divertente.

 

Busso alla porta ed apro. La stanza è avvolta da una leggera penombra, infatti individuo il professor Banner dopo aver guardato attentamente tutto il locale per ben due volte.

«Prego signorina Cullen, si accomodi» mi dice quando mi avvicino alla sua scrivania. È tutto troppo formale, mi puzza. Io sono abituato a sentirmi urlare dietro per la mia sfacciataggine, o il mio essere troppo disinibito… questo approccio così ingessato mi spiazza. Poi, sempre a sottolineare quel signorina…

«Mi dica professore» ripeto accomodandomi sulla poltroncina posizionata di fronte alla scrivania.

All’improvviso si alza e fa il giro del tavolo, sino a sedersi nella sediolina a fianco della mia, prendendomi entrambe le mani nelle sue.

E qui inizio a sudare freddo!

«So chi sei. Non devi aver paura della tua indole. Volevo solo farti sapere che la mia porta è sempre aperta per qualsiasi richiesta, consiglio o chiarimento tu abbia bisogno» mi dice stringendo delicatamente le mie mani.

Aiuto! Ma che vuole questo?

«Co-come… prego?» balbetto. Il mio cervello sta cercando di recepire il messaggio, ma qualche cosa tra i neuroni sembra stoppato e non passa.

 

«Smettila pure di parlare in falsetto, non serve. So chi sei… Edward». E qui mi casca una tonnellata di mattoni sulla testa. Mi sento come City Hunter quando Greta gli lancia un martello da 114 tonnellate sulla capoccia. I miei occhi sono più spalancati di Gollum. Tremo come se avessi la febbre a 52 gradi.

Sono in un mare di cosa molliccia, marrone e maleodorante e… no, non è nutella.

«Cosa vuole?» chiedo cauto. Non mi perdo il minimo gesto, mi aspetto la mazzata finale da un momento all’altro.

«Assolutamente nulla da te. Voglio solo aiutarti. So bene quello che significa, la confusione, le pulsioni verso quello che gli altri hanno sempre decretato come sbagliato. Ci sono già passato e in questo ti posso essere utile». Cristo santo! Questo mi crede proprio dell’altra sponda. E adesso? Che faccio?

Pocker! Faccia da pocker e speriamo di giocarcela bene.

«Ha ragione. Sapesse come mi solleva, poterne parlare con qualcuno che mi capisce» dico sospirando, mentre guardo il prof con la mia migliore faccia speranzosa.

Vedo Banner rilassarsi e aprirsi a un enorme sorriso, come se avesse scalato una montagna ed ora vedesse l’intero panorama.

«Dimmi, perché hai deciso di travestirti? Desideri essere donna?». Dunque…

«Non ho ancora deciso. Ho sentito questo desiderio di cambiare, verso il mio nuovo essere». Questa me la devo segnare. Il fatto di dire cose del genere… non so se ridere per la situazione assurda o piangere perché mi crede gay. Non che ci sia qualche cosa di male… ma non sono io.

«Comunque, Edward, sappi che la mia porta è sempre aperta» e così dicendo mi tende la mano. Quasi mi dispiace prenderlo in giro, mentre gliela stringo.

«Grazie, professor Banner» rispondo. In pochi secondi mi alzo ed esco velocemente da quella scena surreale.

«Allora, Dina?» domanda Jasper, ma quando sta per continuare le domande lo stoppo.

«Non. Una. Parola».

 

Sarei dovuto andare da Bella per gli esercizi di matematica, ma sono troppo frastornato da quello che è successo.

Come fa il professor Banner a sapere che io mi chiamo Edward? Dovevano esserci dei documenti falsi, neanche il preside doveva sapere la mia vera identità, a meno che qualcosa non sia andato storto. Certo, lui è il vice… potrebbe aver saputo tutto. Ma crede davvero che io abbia difficoltà a rapportarmi con la nuova sessualità, quindi, non sa tutto.

Che confusione.

Dopo cena, decido di parlare con zio Carlisle. Magari lui potrà aiutarmi e chiarirmi le idee.

 

Niente. Neanche con lo zio sono riuscito a venirne a capo.

Quando gli ho raccontato quanto accaduto in sala professori è rimasto scioccato, soprattutto per il fatto che non sapeva che Banner avesse queste tendenze. Anche lui non si spiega come possa essere uscito fuori questo papocchio di notizie false e tendenziose.

Di tutto questo, meglio non parlarne ai ragazzi… altrimenti chi si salva?

«Allora, Dina! Com’è Banner? Ti trovi bene con lui?». Emmett, lasciatelo dire: sei disgustoso! “Aspetta che mi passi tra le mani e te le faccio pagare tutte”, mi dico mentre lo sento ridere alle mie spalle.

Mi arrendo e me ne vado a dormire… sperando di non incontrare nuovamente Bella nei miei sogni.

 

Giorno nuovo. Vita nuova? No! Sono sempre io, prima dell’alba, stralunato e completamente stravolto dal piccolo diavolo.

Oggi poi ho più paura del solito: dopo pranzo ci sono due ore di ginnastica.

Dico io: ginnastica. E come la dovrei fare? Questa notte per l’ansia ho avuto anche gli incubi: avevo i pantaloni e i peli delle gambe mi trapassavano il tessuto, diventando un peluche. Mi sentivo uno jeti.

E non ero carino.

Unica nota positiva: niente istrice questa notte. Alleluia, esulto come se mi fosse passato il raffreddore.

 

«Buongiorno, professor Banner» dico abbozzando un sorriso alla risposta estasiata del vicepreside che mi saluta come se fossimo amici di vecchia data.

«Cosa c’è tra te e il vecchio bavoso?» chiede Jasper fermandosi davanti gli armadietti.

«Non c’è nulla. Non essere geloso, amore» rispondo ridendo.

«A dire la verità credevo di essermi liberato di questo peso… sai, chiodo scaccia chiodo» borbotta contrariato. Vorrebbe tornare alla sua vecchia vita? Prima lascia in pace me, poi vediamo se mi sento in vena.

«Ma tu non sei un chiodo per me… più un tassello da cemento armato» puntualizzo.

«Dio! Come sei romantica» si intromette Rosalie, spingendo il mio ragazzo verso la sua prima ora di lezione.

L’ho già detto che queste battute mi divertono?

Quando non prendono direttamente me per il culo, è molto meglio!

 

«Ciao, fiorellino!». No! Aiuto! Il rospo! Voglio Jasper! O qualsiasi altro parafulmine che mi protegga da questo appiccicoso essere.

«Ciao, Eric. Ciao, Dina. Sei pronta per la lezione? Ti aspettavo ieri, ho proprio faticato con quegli esercizi di matematica». Grazie, chiunque tu sia essere onnipotente per aver mandato Bella al mio fianco…

Beh, no! Detto così si potrebbe fraintendere… volevo solo dire che mi ha liberato dal rospo… di nuovo… ok, meglio che smetto se no mi impappino anche nel cervello.

 

Grazie a Bella e Angela, e in occasione dell’ora di scienze, anche Emmett, ho sempre un compagno di banco con il quale scambiare commenti e consigli scolastici e non. Sembra strano, ma non essere ossessionato dall’indice di gradimento mi piace e mi rilassa.

Se penso a Mark, che fa il galletto al posto mio a Seattle, non sento invidia, più un piccolo fastidio e un pochino di commiserazione.

A parte il dover stare attento a parlare e come muovermi, mi sto godendo questo periodo, come se fosse una vacanza.

A volte sono più depresso e mi arrabbio, ma se va tutto liscio, è quasi una pacchia. Meglio non farne parola con Alice, sarebbe capace di farne un articolo da pubblicare su una di quelle maledette riviste…

 

Il pranzo, oggi, è stato più affollato del solito: oltre ai miei aguzzini, la timidona e il cactus, incredibilmente si sono unite le tre oche di ieri (Jessica, Lauren e Irina) con il coniglietto e un suo amico, Tyler il muto (nel senso che non ha aperto bocca per tutto il tempo, nonostante i numerosi tentativi da parte di tutti gli altri). Io l’ho trovato inquietante: non sorrideva, non guardava nessuno, non si muoveva nemmeno, quasi fosse stato una statua. Il classico tipo che sarebbe potuto diventare un serial killer da grande. Di quelli che ti inseguono con la motosega accesa… ma che sto pensando? Sto diventando più molle di una mammoletta!

 

Incredibile, ma passo indenne la pausa pranzo e mi preparo spiritualmente per le ore di ginnastica.

Non che sia una cosa furba, il movimento subito dopo pranzo, speriamo che se  ne accorga anche la prof.

 

Quando porto il mio borsone per il cambio abiti, entrando nello spogliatoio femminile... mi blocco.

Oh! porca puzzola! Sono nello spogliatoio delle ragazze... e loro si stanno spogliando! Sento la mia giugulare saltellare contenta sul collo, segno che il mio cuoricino sta facendo gli straordinari.

Comincio quasi ad avere il fiatone, anche se cerco di trattenermi... le mani si stringono a pugno e le orecchie mi fischiano, il mio bazooka è pronto all’attacco… fortuna che ho ancora la borsa stretta davanti a me.

Cosa sta succedendo? Sono ancora fermo davanti alla porta di ingresso e Bella mi guarda interrogativa. È in mutande e canottiera e si sta infilando i pantaloncini. Non sarà una mise sexy, ma per me è come se fosse in babydoll trasparente... maledetta astinenza... maledetti ormoni... maledetto... no, lui no, povero. Ha sempre fatto il suo sporco lavoro, quindi...

 

Devo avere una faccia parecchio ebete, visto che quasi tutte mi fissano stranite, sino a quando Rosalie, a lezione con me, come se si svegliasse da un sogno, si precipita e mi spinge al bagno.

«Dina, per piacere, controllati... e asciugati la bava» sibila.

«Dici bene tu! Già a Seattle, me lo sognavo entrare in quei posti, pensa adesso che ci sono entrato sul serio... Cristo, Rose! Tutte quelle chiappe, e quelle tette!» sono quasi sconvolto! Ed è vero, sento scendere la bava, a litri.

Respiro profondamente... e mi calmo, più o meno.

Magari vado a spruzzare un po’ di acqua fresca sul mio bazooka.

«Ok, ok. Vai pure, io mi cambio qui» meglio stare lontano dalle tentazioni.

Mi cambio con una maglietta a maniche lunghe e dei calzoni di una tuta, abbastanza larghi per mascherare il mio piccolo, grande amico.

Trovare il coraggio di entrare in palestra è davvero dura.

Sono terrorizzato, cosa mi può capitare ancora? Tutte quelle coscette che saltellano, quelle poppe che sballonzolano... il paradiso in terra.

 

Sono distratto, è vero, ma quando sbatto contro qualcosa di morbido e cado, con il suddetto ostacolo, su un materassino… non ci sono colori per definire la sfumatura che assume la mia faccia.

Sono appoggiato sui gomiti, infilato in mezzo a un paio di soffici, morbide e profumate gambe aperte, spalmato sul petto della matrioska più arrapante della storia russa.

Per un lunghissimo secondo ci guardiamo negli occhi. I suoi sono spalancati, sorpresi ma non arrabbiati. Sono pieni di dolcezza, simpatia e per un attimo avrei anche sperato amore. Sento l’elettricità tra di noi.

È uno di quegli attimi che ricordi per tutta la vita: in questo momento tutto può accadere e tu puoi trovare la persona che ti renderà completo per sempre.

Mi perdo nel suo sguardo da cerbiatta e so già che se mi chiedesse qualsiasi cosa, io la farei senza esitazione.

«Ehm, Dina, puoi alzarti per favore?». Tranne questo. No! Non voglio alzarmi! Sto così comodo qui! Quasi mi viene voglia di mettere il broncio.

Il mio amichetto a sud dell’equatore mi ricorda che non sono solo al mondo, e prima che se ne accorga anche Bella, sospiro con rammarico e mi rialzo.

«Scusami, non ti avevo vista» mormoro.

Chissà se lo ha sentito anche lei questo momento magico?

Ok, adesso basta fare lo smielato! Sono un ragazzo forte, sano, più o meno trombatore, non mi devo far rammollire da… da una ragazza… bella, intelligente, simpatica, arguta, carina, spiritosa e incredibilmente sexy senza che ne sia consapevole. Dio! Mi piace anche quando si veste in quel modo assurdo!...

Ho detto che mi piace? Voglio morire!

Quasi mi viene voglia di sbattere la testa contro il muro, chissà che rinsavisca.

Tutta colpa di questa cazzo di astinenza! Spero.

 

Bella mi guarda sorridente e comincia a commentare gli esercizi che ci fanno fare. Mi devo trattenere dal mettere in mostra i miei muscoli e il mio essere uomo.

«Dina, non strafare! Ricordati che sei donna!» mi rammenta Rosalie quando mi passa accanto. Grazie, come se potessi mai dimenticare questo piccolo intoppo!

Vorrei che ci fossero anche dei ragazzi con noi, almeno riuscirei a distrarmi… i pantaloncini corti del cactus, sono quasi indecenti… giuro, sono sicuro di aver scorto anche un pezzettino millimetrico di pizzetto delle mutandine.

E poi… il suo sederino… alto, sodo… sento di nuovo la bava! Merda!

Gli esercizi di riscaldamento continuano. Non sono pesanti, non per me almeno.

Quello che non riesco a capire è come mai, nonostante tutte le ragazze, anche carine e ben fatte, che ci sono attorno a me (Rosalie è come una sorella, oltre che una ragazza intoccabile, ma onestamente ha un fisico che dire da urlo è minimizzare)… eppure? Niente. Guardo solo l’istrice.

 

La prof ci divide in squadre per una partitella a pallavolo, e io, con mio grande rammarico mi trovo nella squadra con Rosalie, contro Bella e Angela.

Chissà perché alle ragazze piace così tanto questo sport. A me, onestamente, non fa ne caldo ne freddo, ma loro le vedo così… competitive.

Si trasformano quasi… diventano cattive e colpiscono quella palla come se volessero uccidere qualcuno.

Sento urlare incitamenti e insulti anche dalle cheerleader che giocano. Ho quasi paura di perdere palla. Queste sono capaci a linciarmi se sbaglio un’alzata.

Palla, bagher, alzata, schiacciata, bagher miracoloso di Angela, alzata di Irina e schiacciata di Bella… verso di me. Mi preparo per respingerla ma mi muovo un attimo troppo lento… e… vengo colpito, con potenza inaudita, nelle mie parti basse.

 

«Ahhhh!» mi esce un urlo raccapricciante mentre cado in ginocchio, per poi gettarmi in posizione fetale e rantolare.

DIO! CHE MALE!

Perché il cactus mi odia tanto? Se non vuole il mio bazooka, non importa, ma almeno mi lasci libero di procreare. Anche i miei girini si stanno lamentando per la botta. Potrei generare figli con problemi congeniti da adesso in poi, sempre che ne sia ancora in grado.

«Dina, Dina, stai bene?» Rosalie si è precipitata accanto a me e mi sta proteggendo da mani curiose che tirano e spintonano cercando di capire che cosa ho.

E cosa ci vuole a capirlo? Hanno tentato di castrarmi!

«Dina! Oddio, Dina, mi dispiace! Non volevo, ti senti tanto male?» la voce contrita e terribilmente dispiaciuta di Bella mi fa sollevare leggermente la testa.

Vorrei consolarla, dirle che non è niente, ma tutto quello che mi esce è una specie di sbuffo.

 

«Portatela in infermeria» ordina subito la professoressa. Sento che Rosalie, accanto a me, sta tirando il mio braccio, mentre dall’altra parte vedo Bella con la coda dell’occhio, pronta a sostenermi.

«Non… non è il caso… ce la faccio». Per una volta, parlare con la voce bianca, non è un problema, mi viene naturale, quasi scoppio a ridere.

«Non fare l’eroina. Adesso chiamo Emmett e Jasper, ti portiamo in infermeria… Bella, puoi cortesemente andare a prendere le sue cose? Credo che siano ancora nel bagno». Grazie Rosalie. Sento qualcuno correre verso gli spogliatoi mentre i commenti attorno a me fioccano.

«Cos’ha?» una voce.

«Si è fatta male» un’altra voce.

«Staranno per arrivarle»… che cosa? Il mio cervellino ci mette un attimo prima di comprendere a cosa si riferiscono. Oh mamma!

Dopo pochi minuti, che a me sembrano ore, mi trovo fuori, all’aria, appoggiato a Rosalie, mentre Alice e Jasper mi stanno correndo incontro.

«Cosa è successo?» sento chiedere da un Napoleone preoccupato.

«Ha preso una pallonata dove non batte il sole» risponde piano il suo attendente.

«Oh, Dina! Solo tu puoi ridurti in questo stato per una partita di pallavolo» ridacchia Jasper facendo passare il braccio sotto la mia spalla per sostenermi dall’altro lato rispetto a sua sorella.

«Meglio che andiamo a casa… come facciamo a giustificare il coso, se l’infermiera lo visita?» dice Alice, appena prima che arrivasse Bella con il mio borsone. I miei aguzzini annuiscono e mi trascinano alla macchina di Jasper, facendomi accomodare a navigatore.

«Vado io in segreteria per l’uscita. Ci sentiamo dopo, Dina. Ciao fratellone» dice Rosalie, prima di correre verso l’edificio principale.

«Dina, mi dispiace così tanto». Bella si avvicina cedendo il borsone ad Alice e inginocchiandosi vicino al sedile. Ha gli occhi lucidi dal dispiacere ed io non riesco a trattenermi «Non ti preoccupare. Non è successo nulla» e le accarezzo la guancia. La sua pelle scotta, e mentre lei morde il labbro inferiore, realizzo di non aver mai desiderato baciare una ragazza così tanto come in questo momento.

Maledizione! Saranno le cinque settimane più lunghe della mia vita.

 

E questo è l’unico pensiero che riesco a formulare mentre partiamo alla volta di villa Cullen ed io saluto Bella con la mano.

 

 

----ooo00O00ooo----

 

Angolino mio:

Ragazze! Non l’ho castrato! È ancora perfettamente funzionante, quindi tirate tutte un sospirone di sollievo! (anche perché ci tengo alla mia vita e non vorrei rischiare il linciaggio per lutto da letto).

 

La proposta per il compleanno di Bella da parte di Alice mi è piaciuta. Trovo molto carino che i regali siano donazioni, in fin dei conti, così la festeggiata è più felice e… malleabile. Ci sarà da ridere sugli abiti verdi, invece…

 

Chiedo scusa per il professor Banner: Cri riga mi aveva suggerito di scrivere di un professore con la mano morta. Ho pensato di cambiarlo in questo modo, perché questa è una storia comica e non volevo arrabbiarmi e fare una denuncia (si tratta pur sempre di un prof e un allievo), oltretutto l’ho trovato più divertente così. Tanto per chiarire: a scuola gli alunni sanno delle tendenze del vicepreside, i genitori no, come si vede dalle reazioni di Emmett, Jasper e Carlisle.

 

In questo capitolo la parte più bella è l’ultima: l’ora di ginnastica. Lo sbavamento nello spogliatoio, la caduta su Bella (di nuovo!) e la pallonata sui gioiellini. Sono stati tre momenti di puro delirio…

Grazie a Betely per il suggerimento di farlo cambiare in bagno…

Preciso che l’attentato alla virilità di Eddino è venuto fuori da un commento di Meggyna_96 “…magari spedisce in blocco le parti basse di Edward mentre fanno lezione insieme...” opportunamente rielaborato dalla sottoscritta che non ha saputo trattenere la sua mente bacata.

I pensieri di Eddy per Bella sono a uso e consumo di Ross (Lalayasha) … decisamente preoccupata nello scorso capitolo.

 

Adesso voglio sentire i vostri sospiri ai pensieri che il nostro eroe ha rivolto al cactus…

Le vostre idee sulla festa in onore di Bella… e, se avete dei banner da pubblicare, impressionateci! Per le grasse risate siamo sempre a disposizione.

 

 

Come al solito, mi permetto un pochino di pubblicità sulle mie storie (anche se forse le conoscete già, tranne “Come Andromeda” che è nuova nuova)

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[Come Andromeda] in corso, racconto fantasy romantico, Isabella legata a una roccia, in balìa di un mostro sorto dalle profondità marine.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 13
*** fiesta! ***


 

 

Ciao a tutti!

Eccoci di nuovo qui per un altro pezzo di questa storia.

Siamo giunti alla festa di compleanno di Bella! E anche questa volta il nostro povero eroe subirà!

 

Ringrazio tutte le persone che leggono, esprimono giudizi e apprezzano questa storia assurda! Il mio Eddino e la sua matrioska, sono commossi, così come Mister Muscolo, Napoleone, il suo attendente, Giuseppino, la timidona, il rospo, il coniglietto precoce e il muto!

Oggi si aggiungerà un nuovo animale: la piovra!

 

Come al solito avvertenze: se volete leggere qualche cosa di serio, questa storia non fa per voi. Io vi ho avvisato!

 

 

---ooOoo---

 

 

«Papà! Papà, vieni subito!» urla Alice, non appena apre la porta di casa Cullen, mentre Jasper mi aiuta ad entrare.

Diciamo che più i minuti passano, meglio mi sento. Sono ancora piegato in due dal dolore, ma credo che sia una semplice botta.

Meglio comunque sincerarsene, e chi se non il medico di casa? Oltretutto oggi a completa disposizione nel suo giorno di riposo?

«Che succede, piccola? Perché siete già qui?» semplici domande con un pizzico di apprensione, ma quando mi guarda… «Edward! Cos’hai? Ti sei fatto male?». Zio aiutami! Dolore, dolore atroce ed incommensurabile.

«Pallonata alle parti basse» borbotta Jasper accompagnandomi al divano.

Vengo scaraventato come un sacco di patate. Grazie per l’attenzione.

 

Lo zio mi trasporta nel suo studio, dove si trova anche un lettino per le visite, ed inizia a tastarmi ed esaminarmi per verificare che non ci siano problemi.

Sono abbastanza agitato, e sussulto ad ogni pressione.

«Non ti preoccupare. È solo una botta, niente di che. Un poco di ghiaccio e una buona dormita faranno miracoli». Il mio sospiro di sollievo riempie la stanza.

«Allora non ci sono problemi con il mio bazooka?» chiedo per sicurezza.

«Puoi sparare quanto vuoi, purché ti ricordi di sparare a salve… per i pronipoti aspetterei ancora un poco» risponde Carlisle divertito.

«E i miei girini? Avranno problemi?» voglio rassicurazioni su tutta la linea.

«Sguazzano allegri nello stagno… nessun impedimento nell’aumentare la popolazione mondiale… occhio solo che non vorremmo eccedere nella densità abitativa locale» e strizzandomi l’occhio, esce dallo studio lasciandomi rivestire.

 

Sento suonare il campanello… chi diavolo sarà? Faccio spallucce e non mi preoccupo, ci sono gli altri per i convenevoli.

Visto che sono a casa, mi infilo solo i calzoni della tuta tolgo il reggiseno lasciando  la maglia. Non vedo l’ora di lavarmi per benino e stendermi sul letto. 

«Dina! Dina vieni, c’è Bella!» Alice gracchia come una cornacchia. Oh mamma! Devo sbrigarmi… giù i pantaloni, su la guaina… salto salto salto… reggiseno… gancio, dove è il gancio.

«Dina? Sei qui?». Bella, dietro la porta? E adesso?

«Sì… un attimo… arrivo…». Aiuto! Ma non c’è nessuno che me la può distrarre un momento?

«Dina? Stai bene?». Carina, si preoccupa per me. Vai un minuto a farti un giro che finisco di prepararmi.

Gancio, questo maledetto gancio del reggipetto. Momentaneamente ci rinuncio, metto la maglietta e la parrucca e apro la porta mostrando un radioso sorriso.

«Stai bene adesso?» chiede Isabella con preoccupazione. Mi scruta attentamente il viso per carpire qualche smorfia di dolore sulla mia faccia.

«Sto un pochino meglio, non ti preoccupare. Zio Carlisle mi ha visitato e pare che sia tutto a posto» la rassicuro camminando lentamente verso il divano della sala.

Alice corre trafelata verso di noi.

«Dina, come va ora? Scusami ma ho dovuto mettere in ordine le tue cose con Jasper e non trovavo più Bella» è rossa e imbarazzata. Ecco! Pentiti!

Tu a pomiciare con il mio ragazzo ed io qui che rischio di far saltare la copertura, è come se avessi danzato sulla mia tomba!

«Meglio, grazie». Sembro offeso? E’ il minimo…

 

«Dina, ti ho portato i compiti che hai lasciato a scuola e i libri che ti potrebbero servire» mi dice Bella. Fa sorridere, non sa più come scusarsi.

Dovrei farla restare più in sospeso, ma non me la sento e non voglio che continui a sentirsi in colpa. È stato un incidente, può succedere. L’importante è che non vi siano state conseguenze gravi. I miei gioielli di famiglia si lamentano per la mia generosità ma non importa. Non riesco a rimanere arrabbiato con lei che mi guarda in quel modo…

Siamo seduti sul divano, io con Bella vicino ed Alice sulla poltrona.

«Zio Carlisle dov’è?» mi rendo conto solo in quel momento che vedo solo Alice e nessun altro della numerosa famiglia Cullen.

«E’ andato a fare la spesa con la mamma a Port Angeles. Torneranno tra un paio d’ore» risponde Alice per poi cominciare a saltellare sul cuscino, agitare le mani e strizzarmi l’occhio.

Oddio! Ha una crisi epilettica. E adesso? Non so cosa fare!

«Alice, cosa c’è?» chiede Bella, mentre mia cugina si ferma di botto.

«Niente, niente. Figurati» risponde con un sorriso da dentifricio.

«Allora, Dina, hai bisogno di una mano per i compiti di algebra?» Bella si volta nuovamente verso di me e Alice riprende ad agitare le mani e strizzare gli occhi… sino a quando percepisco il suo dito puntare sul mio petto e guardo anch’io… Oh! MERDA! Una tetta è scivolata sulla pancia. Sembro un quadro cubista.

Frettolosamente incrocio le braccia al petto e con due dita cerco di tenere l’imbottitura sotto la maglia, prima che cada a terra.

«No… no ti ringrazio… adesso ho solo voglia di farmi una doccia e andare a riposare… se ho problemi ti telefono questa sera» devo farla uscire di qui, devo sistemarmi prima che si accorga degli strani spostamenti del mio seno. Sento che le mie guance si tingono di rosso.

«Hai bisogno di una mano? Ti accompagno di sopra?». Sei davvero carina e sollecita, Bella, e dio sa quanto vorrei farmi aiutare per avere la scusa di metterti almeno una mano addosso… ma adesso davvero non posso.

«L’accompagno io, non ti preoccupare e grazie per la visita… ci vediamo domani per metterci d’accordo sulla tua festa. Un bacio, Bella. Ciao… e salutami tuo padre». Tsunami Alice in azione, prende la matrioska per un braccio e la trascina verso la porta, la spinge fuori e dopo i frettolosi saluti chiude l’uscio e ci si appoggia sospirando di sollievo.

 

«Cosa. Caspita. E’. Successo?» scandisce e strepita nello stesso modo mentre io estraggo un’imbottitura dal bordo della maglietta.

«Non sono riuscito a chiudere il gancio del reggiseno… non pensavo che questi cosi migrassero» mi giustifico mostrando il sacchetto molliccio che dovrebbe essere una mia tetta.

«Scusami se non li ho cuciti insieme! La prossima volta userà della colla a presa rapida direttamente sulla tua pelle!» sbuffa agitando le mani per aria.

«Credi che se ne sia accorta?» domando timoroso. Anche lei è pensierosa, poi scuote la testa.

«No, non credo. Bella non riesce a stare zitta. Nell’attimo in cui se ne fosse accorta te lo avrebbe fatto notare» risponde Napoleone. Mi inchino alla più alta conoscenza del generale.

«Era più occupata a guardarti sognante negli occhi» riprende sorniona.

«Guardarmi sognante?» chiedo perplesso.

«Secondo me… il suo corpo ha capito chi sei prima dei suoi occhi». Adesso mi fa paura. Che cavolo sta dicendo?

«Vado di sopra a lavarmi e stendermi un poco. Chiamami per la cena per favore». Cambio argomento e mi allontano dopo aver preso qualche cubetto di ghiaccio… almeno il mio amichetto starà tranquillo e rilassato.

 

Oggi va decisamente meglio: il leggero gonfiore è passato, grazie al ghiaccio e gli analgesici hanno fatto il resto, addormentando il dolore. Sono riuscito anche a riposare bene.

Alice, gentilmente, mi ha fatto dormire venti minuti in più, che io ho passato ad occhi aperti a guardare il soffitto. Maledizione, strappato a Morfeo prima che la sveglia rompesse timpani e anima.

A ripensare quello che è successo ieri, è stato davvero comico… che imbarazzo nello spogliatoio. Per cosa poi? Avevo sempre desiderato vedere cosa capitava lì dentro, oltre al fatto della occasione sprecata: tutte quelle donzelle da soddisfare ed io che mi sono limitato alla bava alla bocca come l’ultimo dei dodicenni alla scoperta del sesso.

E poi… Bella. Cosa mi sta prendendo? La conosco da sole due settimane e i nostri primi dialoghi sono stati all’insegna del desiderio di omicidio, poi si è dimostrata una cara ragazza, disponibile ed amichevole, con Dina.

Mi ha aiutato, mi è stata vicino, ha scherzato e riso rilassata con il mio alter ego. Sono quasi geloso.

Mi alzo di scatto. Lasciamo i ragionamenti tra le lenzuola ed iniziamo a prepararci. Preferisco non farmi venire mal di testa e prendere quel che viene. I ragionamenti li rimando a data da destinarsi.

 

«Ciao, Dinuccia! Pronta per la scuola? Gioiellini a posto?». La solerzia di Emmett nei miei confronti è commovente.

«Quanto sei cretino da uno a dieci? Trentaquattro?». Domanda retorica, lo so. Mi chiedo perché mi scaldo tanto per uno come lui? È senza speranze!

«La tua carrozza è arrivata, mia cara ragazza castrata!» annuncia Jasper entrando e scatenando le risate di tutti.

«E tu chi saresti? Il mio principe o un carciofo?».

«Per te? Preferisco il secondo! Ciao, amore». Era comunque un ottimo fidanzato per mia cugina, devo ammetterlo, e vedere Alice emozionata anche solo per un bacetto è… esilarante, considerando come si comporta con gli altri.

 

«Buongiorno signorina Cullen, le vorrei parlare, oggi, nell’intervallo alla terza ora. L’aspetto nell’ufficio del preside». Cos’è? Il professor Banner mi fa la posta? Praticamente me lo ritrovo dietro ogni angolo. Comincio a capire cosa prova la vittima di stalker.

«Certo professore, a dopo» rispondo.

 

Sono abbastanza agitato, non ho combinato nulla, una volta tanto, e devo andare in presidenza. Poi c’è una domanda che mi frulla in testa insistentemente: come fa a sapere chi sono?

«Dina! Ciao, ci vediamo questa sera!». E questa chi è? Non la conosco neanche.

«Ciao, Dina!». Anche lui? E chi lo conosce?

Che succede? Sono diventata improvvisamente popolare? Sono sempre più perplesso.

 

«Ciao, Dina! Aiutami! Mi stanno placcando». Questa è la voce di Bella. Mi guardo attorno… ma lei dov’è? All’improvviso sento il mio braccio strattonato e vengo letteralmente risucchiato nel solito sgabuzzino. Ma sono fissati qui?

«Bella, che fai?» domando perplesso.

«Io Alice la uccido!» sibila «Guarda qui! Ha distribuito questi volantini in tutta la scuola!» mi dice mostrandomi un foglietto colorato.

“Grande festa di compleanno alla villa Cullen! Festeggiamo tutti, i diciotto anni di Isabella Swan! Vestito verde obbligatorio… regalo ad offerta per associazione no profit! Divertiamoci! Isabella vi aspetta sabato sera alle ore 21,30”. Beh, mia cugina fa le cose in grande! Anche i disegni sono accattivanti.

«La festa sarà sicuramente un successo». Tento. Non che Bella sia propensa a passarci sopra…

«Sei impazzita? Verranno ragazzi che non conosco… mi… guarderanno tutti… saranno attorno a me a farmi gli auguri… scruteranno ogni gesto… e…» attacco di panico, sta andando in iperventilazione.

«E tu adesso fai un bel respiro e ti calmi… andrà tutto bene… andrà tutto bene». La prendo tra le braccia e la stringo a me, carezzandole la schiena. Sento le sue braccia stringermi mentre fa respiri lunghi e regolari. È così piccola, e fragile appoggiata al mio petto (e alle mie tette). Aspiro il profumo dei suoi capelli, che oggi ha lasciato sciolti sulle spalle. Sono morbidi e bellissimi, come lei, in questo momento.

Vorrei baciarla e farci anche altre cose, ma non sarebbe il momento e non perché siamo a scuola e c’è lezione o per il fatto che è squallido farlo in uno sgabuzzino maleodorante, ma perché lei non è in condizioni emotive tali da sopportare anche quello, e il fatto che mi preoccupi per il suo stato d’animo e non per la sua patatina, mi spaventa.

«Gra… grazie» balbetta flebile.

«Di nulla» rispondo sollevandole il viso per guardarla negli occhi. «Adesso fai vedere la combattiva Isabella ad uso e consumo dei nostri compagni e andiamo a lezione» dico incoraggiante, mentre lei sospira e annuisce.

Usciti dallo sgabuzzino ci dividiamo quasi subito, lei a trigonometria, io a educazione civica.

Mi fermo a guardarla sparire dietro l’angolo. “Bella! Che mi hai fatto?” È l’unica cosa che riesco a pensare, mentre il mio bazooka, inveisce contro di me in almeno quattro lingue diverse, tra cui lo scoparese.

 

Alle undici, puntuale, busso alla porta della presidenza.

«Avanti» risponde una voce ovattata, ma la riconosco immediatamente: è il mio caro prof. Banner.

«Buongiorno, professore» dico rilassato dopo aver chiuso la porta e constatato che non vi sono altre persone nella stanza oltre noi due.

«Accomodati, Edward» mi invita, indicandomi la poltroncina.

«Prima vorrei domandarle come fa a sapere di me. Mio zio mi aveva detto che erano stati presentati dei documenti falsi e che neanche il preside sapeva la mia vera identità» via il dente, via il dolore… sempre che la curiosità non ammazzi il gatto. Proverbi, saggezza popolare ed io mi ritengo anche saggio, a volte.

«Lo so, ma io conosco bene tuo padre. Eravamo compagni di stanza al college e sono stato invitato al tuo battesimo, ma non a quello della fantomatica sorella gemella. È bastata una telefonata ed Eddy mi ha spiegato tutto, del fatto che ti senti attratto dagli uomini e del fatto di vestire abiti femminili». E caro Eddy. Ma perché prendere in giro il tuo compagno di college? Se è un tipo fidato, non mi avrebbe tradito. Bah! Mistero! Comunque meglio stare nei primi danni e seguire le silenziose direttive di mio padre.

«Allora mi dica il perché di questo colloquio» sollecito cambiando argomento.

Comincia a parlarmi dell’incidente del giorno prima, proseguendo con il fatto di rapportarmi agli altri studenti, se ho sentito un dottore per il cambio del sesso (e qui il mio bazooka ha imparato un’altra lingua con al quale insultarmi) insomma tutto il repertorio di uno psicologo… alla fine vedo spuntare dalla sua giacca un libricino dal titolo illuminante “Come aiutare nelle decisioni sessuali”.

Adesso capisco, vuole fare davvero lo psicologo in erba.

Peccato che non sia io ad averne bisogno… consiglierei un bel po’ di sedute a Eric il rospo.

Sono quasi esausto quando riesco ad uscire dall’ufficio, ben un’ora dopo.

Per il resto la giornata passa tranquilla, sono tutti in agitazione per la festa di domani. Riguardo a me, poteva anche essere una pacchia, non fosse stato per Alice: «E tu Dina, non credere di sparire. Domani al lavoro per sistemare tutto per la festa!». Visto l’annunzio, spero che non creda di ricevere un applauso.

Sono anche ai lavori forzati?

 

Il giorno dopo stabilisco, senza ombra di dubbio, che la risposta è ‘sì’.

Ho rischiato di rompermi l’osso del collo, in bilico sulle scale, ad attaccare lampadine e luminarie varie. Non sarebbe stato difficile, se non fosse che Alice aveva sempre da ridire.

«No. Più a destra… un pochino in più… no, no… ecco adesso un poco più in basso… sinistra… uhmm… no, toglilo. Non mi piace». Si capisce perché ho seriamente pensato all’omicidio per tutto il giorno. E sono sicuro che Jasper ed Emmett, erano della stessa opinione.

Alla fine, però, l’effetto è straordinario. Nel giardino, attorno al gazebo, sino alla piscina, è un tripudio di luci e colori che paiono sospesi nell’aria e rendono il tutto davvero magico. Direi che qui gli elfi ci stanno proprio bene.

Alle sei di sera arriva la matrioska tutta trafelata. Alice, non le permette di andare in giardino ma la requisisce in camera per la doverosa trasformazione (ed io so di cosa è capace, per esperienza personale)

«Edward, Emmett, aiutatemi con il buffet». Via un generale, avanti un altro.

Sbuffando, io e il cuginastro soccombiamo alla violenza e ci mettiamo a spostare tavoli e sedie, posizionare vassoi e bicchieri, fare la spola tra cucina e automobile con il resto dei cibi.

Finalmente riusciamo a terminare la preparazione.

«Edward! Non sei ancora pronto?». Forse Napoleone pretende anche il dono dell’ubiquità? Non sono onnipresente e ho appena finito di preparare lo scenario… come facevo a prepararmi? Inutile ribattere, tanto non mi ascolterebbe.

Mi preparo dopo la solita doccia di tre minuti netti.

Sul letto trovo i vestiti che qualcuno ha deciso di farmi indossare. I pantaloni in taglio classico sono di un verde talmente scuro da sembrare neri, mentre la camicia è di un bel verde, simile al colore dei miei occhi.

Decido di mettermi anche la cravatta, nera, lenta con il colletto sbottonato e le maniche risvoltate sino ai gomiti. Mi piace questo look un po’ chic, un po’ scazzato, di solito fa molto effetto sull’altro sesso.

Non che questa sera voglia far colpo su qualcuna, penso, tentando di sistemare i miei indomabili capelli, ma non voglio precludermi nulla.

 

Pensavo che il mio servizio fosse terminato, invece mi ritrovo a fare da maggiordomo aprendo la porta a chiunque suoni il campanello. Accanto alla porta c’è una scatola trasparente con una sottile apertura per far entrare le buste con le offerte, ed io ho l’incarico di controllare che tutti facciano il loro dovere.

Ma perché non hanno mandato Emmett? Lui è grande e grosso e fa pure paura, potrebbe essere un notevole incentivo, maggiore rispetto al sottoscritto.

«Ciao, Edward. Speravo davvero di trovarti qui! Mi devi un ballo per la buca della scorsa settimana». Miss Lauren simpatia, mi passa una mano sul braccio, in quello che dovrebbe essere una carezza lasciva, tanto che faccio uno sforzo per sorridere in modo educato.

«Ciao, Lauren». Figurati se mi avvicino a te! Saresti capace di mordermi.

 

La festa è iniziata, e come previsto, siamo tanti elfi vestiti di verde che saltelliamo sull’erba a suon di musica, mangiamo le tartine e beviamo cose colorate, più o meno alcooliche.

Ma dove sono gli zii? Possibile che ci lascino la casa libera senza controllo, in questo modo?

All’improvviso tutti rimangono in silenzio e si voltano verso la vetrata del soggiorno, dove è comparsa la regina delle fate. Per un attimo non la riconosco, poi rimango folgorato. Se sabato scorso era magnifica, ora lo è ancora di più.

I capelli sono disordinatamente raccolti, in una acconciatura intrecciata con perline bianche, dalla quale sfuggono strategicamente lunghi boccoli che le contornano il viso e le sfiorano il collo e le spalle nude.

L’abito è senza spalline, in un drappeggio rigido che le fascia il seno, rendendolo ancora più pieno di quanto appare normalmente. Il corpetto scivola sempre più largo con la gonna che si apre a corolla sino a sfiorare il ginocchio.

Ma quello che spicca di più è il colore: bianco, puro, la fa sembrare leggiadra ed eterea, una visione per noi poveri mortali.

 

Se io sono rimasto senza parole, anche gli altri compagni di scuola non sono da meno e questo mi fa sentire meno stupido.

Dopo un minuto di stasi e un inizio di arrossamento per imbarazzo da parte di Bella, decido di interrompere questa cosa penosa e mi avvicino a lei, tendendole la mano.

«Bella, sei stupenda. Mi faresti l’onore di ballare con me?». La guardo negli occhi e vedo il sorriso ancora prima che sulle sue labbra. E riconoscenza.

«Attento però, non so ballare» mi risponde incamminandosi con me verso lo spiazzo coperto dagli assi che viene utilizzato come pista.

«Non ti preoccupare, guido io» la rassicuro.

 

Prenderla tra le braccia è come tornare a respirare. Non mi ero reso conto di aver trattenuto il fiato dalla sua comparsa. Mi viene in mente quando siamo stati vicini, abbracciati nello sgabuzzino, e mi accorgo di avere lo stesso desiderio e le stesse sensazioni di ieri.

Però questa volta sono Edward, chi mi impedisce di avvicinarmi e baciarla? Detto fatto, la guardo negli occhi e mi ci perdo, mentre mi avvicino lentamente, sino ad arrivare a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra…

«Oh, guarda! C’è Jacob. Ti spiace se vado a salutarlo? È un caro amico». E dopo un veloce bacio sulla mia guancia si allontana, lasciandomi come un broccolo sulla pista.

Noooooo! Sono deluso! Amareggiato! Ho perso il mio fascino! Quando mai una ragazza mi ha mollato cinque a uno? Oltretutto proprio mentre la stavo per baciare? Rosalie viene a salvarmi dall’umiliazione, sorridendo comprensiva.

«Non te la prendere. Jacob è un suo ex, oltre a essere l’organizzatore dell’associazione pro-verde locale. Nonostante non stiano più insieme, vanno molto d’accordo» mi dice mentre ondeggia con me.

Questa spiegazione non mi rende più sereno, anzi, quello è il suo ex! Uno dei due con cui ha fatto campeggio! Uno che l’ha toccata! Uno che… non dovrebbe fregarmi niente di quello che ha fatto con il cactus… e invece mi frega! E molto anche! Grugnisco e Rose si mette a ridere.

«Adesso non pensarci e divertiti. Io vado a cercare il mio scimmione» e anche lei mi lascia in mezzo alla pista da ballo e se ne va. Niente da fare, sto perdendo colpi.

 

Vengo subito arpionato da Lauren. «Edward, tesoro. Balla con me». Aiuto! Più appiccicosa del rospo. Devo trovare una via di fuga… che si materializza in Angela che passa proprio lì accanto con un bicchiere in mano.

«Mi spiace, ma questo ballo l’ho già promesso» rispondo, trascinando la timidona mentre inizia un pezzo rock.

«Ma… ma…» balbetta guardandomi.

«Ciao, Angela. Io sono Edward. Grazie per il ballo e per il salvataggio» sintetizzo mentre inizio a saltellare.

Vedo Lauren allontanarsi stizzita e inizio a far piroettare una timidona, sempre più confusa.

«Sei il fratello di Dina?» mi chiede appena finito il pezzo. Io annuisco sorridendole.

«Vi somigliate tantissimo…» mi guarda fisso, poi si avvicina alla mia spalla «Anche troppo» mormora stringendo gli occhi.

Vedo Eric che si avvicina, e prendo nuovamente Angela tra le braccia per un lento «Salvami» le sussurro all’orecchio.

«Questo e altro per il fratello di Dina» risponde ridacchiando.

Dall’altra parte della pista vedo Bella letteralmente sovrastata dalla mole di un ragazzo e non riesco a non irrigidirmi. È fastidioso.

«Quello è Jacob. Sono stati insieme sino alla fine dell’anno scolastico passato. Sembravano davvero perfetti insieme, invece lei lo ha mollato dopo sei mesi. Jacob era davvero cotto, tanto che Bella ha deciso di non frequentarlo per un po’. Credo che sia la prima volta che lo incontra da allora» mi dice seguendo il mio sguardo.

«Angela, non ti facevo così pettegola» la prendo in giro. In effetti mi sembrava più riservata. Sorride furbetta.

«Hai ragione. È un’eccezione a tuo uso e consumo. Sei talmente vicino a Dina, che se Bella si confidasse con lei, tu lo sapresti immediatamente» mi risponde ed io rimango perplesso. Mi è sfuggito qualcosa?

 

La serata prosegue allegra. Io continuo a lasciar vagare lo sguardo sul cactus. Non è colpa mia! Il fatto è che siamo tutti vestiti di verde e lei è bianca: spicca!

La vedo sorridere a tutti e ballare con moltissimi compagni di scuola, uno più irritante dell’altro. Quando poi si arriva a Mike-coniglietto-precoce-Newton, non resisto. «Ma quanto mi piace questa canzone! Mi fai l’onore di un ballo? Prima eri scappata!» e l’afferro per il polso, trascinandola sulla pista, dove comincio a dondolare con le sue braccia allacciate al mio collo e le mie mani sui suoi fianchi.

«Cosa ti ha fatto Mike?». Perspicace la bimba!

«Nulla, solo che lo trovo insulso e mi diverto a rompergli le scatole» rispondo sorridendo.

«Ah! Pensavo fosse per me» borbotta sottovoce. La vedo diventare rossa e preferisco non commentare le sue ultime parole.

In quel momento mi viene in mente il pensierino supplementare che le avevo comperato.

«Bella, vieni con me… ho una cosetta da darti!» e così dicendo la trascino verso un angolo del giardino.

 

Mi sento agitato e stupido quando tiro fuori dal taschino della camicia una bustina di semi di margherita. Lo so che è una cretinata, ma quando li ho visti nel negozio del paese, mi è venuto in mente il suo nick nella chat e non ho resistito.

«Margherite! Che bello, grazie! Come facevi a sapere che sono i miei fiori preferiti?» domanda mentre mi regala il sorriso più bello della serata.

Porco mondo! Fallo ancora! Sento il mio cuore pompare più veloce, voglio ancora vedere quel sorriso fantastico. Voglio… lei! Mi sento come alla mia prima cotta di undicenne per la prof di inglese…

«Ho visto il nick che usi ed ho associato le cose» rispondo leggero. Sorridi, sorridi ancora per me.

«Ma io chattavo con Dina». Ops! Ok, questa si può risolvere.

«Infatti, Dina me lo ha detto!» rispondo. Quasi mi asciugo il sudore.

«Giusto. Grazie davvero. È stato un gesto carino… vuoi ancora ballare?» chiede, dopo avermi regalato un altro sorriso.

«Certo, ma prima ti prendo da bere… ti va?», mi sembra accaldata e poi, con un bicchiere in mano, possiamo parlare ancora un poco. Annuisce ed io contento mi avvicino al banco dove ci sono i beveraggi.

So che non ama cose strane, a scuola beve solo acqua o il succo rigorosamente di ananas, quindi opto per quello e un altro per me.

 

«Eccoti, Edward, finalmente! Ti ho cercato dappertutto!» esclama Lauren prendendo il bicchiere di succo dalle mie mani e gustandone una lunga sorsata.

«Ti ringrazio. Avevo proprio sete» conferma. Sono basito. Ma come si permette questa.

Sono talmente allucinato dalla sua sfrontatezza che non mi rendo conto di essere trascinato all’interno della casa.

«Scusami, mi aspettano» cerco di giustificarmi, oltre a strattonare il mio braccio.

Ma quanto stringe questa? Poso il bicchiere per aiutarmi con l’altra mano, ma non mi accorgo che mi spinge oltre la spalliera del divano e finisco a gambe all’aria sul tappeto.

Come abbia fatto non lo so, ma mi trovo con la camicia fuori dai pantaloni e mezza sbottonata. È una piovra! Aiuto! Mi violenta!

Stranamente anche il mio bazooka protesta! Vogliamo avere voce in capitolo non essere uomo/pene oggetto.

È una lotta improba: tolgo una mano dai bottoni e trovo l’altra sul colletto, tolgo quella dal colletto e sento la camicia sfilata dal braccio, la sua gonna è salita in maniera imbarazzante, mostrando tutta la gloria di un bellissimo perizoma… che gradirei pure, non fossi occupato a difendere la mia virtù.

Non ho mai picchiato una donna ma c’è sempre una prima volta. E questa convinzione si fa più profonda quando, tentando di dirle di smetterla, mi ficca la lingua in bocca. Porca troia! Mai esclamazione è stata così azzeccata!

Ormai sono senza camicia e con i pantaloni calati e sto difendendo strenuamente i boxer, mentre lei mi tira il collo con la cravatta. Ma si rende conto che così mi strozza? Vuole fare sesso con un uomo morto?

«Edward? Sei qui?». Merda! La regina delle fate! Isabella è qui!

Con un potente scatto e un manrovescio assestato sulla spalla della piovra, mi alzo da dietro il divano e in boxer mi metto in posizione da culturista, gonfiando il petto, curvandomi in avanti e stringendo i pugni e i muscoli di fronte a me. Chiudo gli occhi e mi maledico per la situazione.

«Edward, che stai facendo?» chiede Bella perplessa.

«Un po’ di esercizio per i muscoli, sai, culturismo» rispondo assorto nel mantenere la posizione. Dietro il divano Lauren ridacchia e io spero che Bella non la senta.

 

Dopo un attimo di silenzio, Bella mi prende per la cravatta e mi trascina fuori «Vieni con me» ordina, chiamando poi Alice a gran voce.

«Hai ancora un poco di panno verde? Mi serve anche una spilla da balia e una forbice». Sudo freddo! Che vuole fare? Terminare il lavoro che non ha compiuto in palestra?

«Subito, Bella». Perché non chiedi nulla? Alice! Che fine ha fatto la tua curiosità? Guardo timoroso il cactus e provo a indagare.

«Bella…»… ma mi interrompe sul nascere.

«Zitto tu! Pavone!». Oddio! Ha visto Lauren ed è arrabbiata! Sono fregato! Ho fatto due passi avanti e dieci passi indietro.

«Dai, Bella. Non è successo nulla… è stata lei!» cerco di blandirla.

«Poverino! Pure violentato. Lo sapevo che eri sempre lo stesso… credevo di sbagliarmi… invece… adesso, pavone, potrai dare sfogo e lisciare tutte le tue penne, per chi le apprezza!». Mi minaccia! Non mi basta Alice e Rosalie, adesso devo avere paura anche di lei!

Alice arriva con gli oggetti richiesti e si ferma a guardare Bella che inizia a ritagliare il panno verde bosco. In pochi istanti si forma davanti ai miei occhi una foglia di fico che il cactus applica ai miei boxer grazie allo spillo. Meno male che non è andata a fondo… l’agopuntura delle parti basse non la trovo molto indicata.

«Adesso, Alice, trascina questo esemplare di Adamo e metti all’asta la sua domenica. La passerà con il miglior offerente e l’incasso sarà devoluto all’associazione che io sceglierò, come tutte le altre offerte. Grazie per la tua collaborazione, Edward» e così dicendo cede il pezzo di cravatta come se fosse un guinzaglio a una Alice stupefatta, prima di uscire in giardino con tutti gli altri.

 

Qualcuno, temerario, sfida il fresco della notte, gettandosi in piscina e schiamazzando a più non posso, ma si zittiscono tutti quando Alice mi porta al centro del gazebo e, divertita, annuncia l’asta per aggiudicarsi la mia domenica, ringraziandomi per l’idea e per i soldi che questo farà guadagnare alla buona causa.

Buona causa un corno! Io mi sento una mucca (un toro da monta avrebbe più dignità di me)!

«Partiamo da 10 dollari». Così poco? Mi offendo!

«10» grida una.

«20» un’altra. Poi 30, 40, 50, 60, 70, 80, 85, 87, 90, 93, 95, 98, 100… il mio ego comincia a essere soddisfatto.

«101» una voce da maschio… oh no! Il rospo!

«103» un’altra voce conosciuta… di male in peggio! È la piovra!

L’asta continua… 106, 108, 109, 111, 115, 120, 130… ormai si stanno rimpallando Eric e Lauren… in lontananza vedo Bella ridere complice in compagnia di Jacob… che nervi, perché non mette all’asta anche lui?

«250 dollari» annuncia una voce. Mi volto di scatto verso la fonte e così tutti gli altri e inaspettatamente mi trovo a guardare… Angela.

«250 dollari e uno, e due… e aggiudicato a Angela Weber!» annuncia Alice battendo le mani e saltellando contenta.

 

Mentre mi allontano velocemente verso il divano del soggiorno, dove sono depositati i miei vestiti, sento Bella che discute con Angela e mi fermo incuriosito, accucciandomi dietro un mobile.

«Perché l’hai fatto? Non ti piaceva il prof di fotografia?» chiede Bella. Da dove sono nascosto non riesco a vederne la faccia ma il tono di voce mi sembra seccato.

«Questa è opera tua, vero? Ho voluto solo fare un favore a un amico… mica volevi che andasse in mano a Lauren o a Eric? Neanche tu puoi essere così dura!» risponde Angela.

«Amico? E da quando Edward è tuo amico?». Concordo, questa è una domanda lecita.

«Da quando abbiamo conosciuto Dina. Lui è suo fratello e qualsiasi cosa ti abbia fatto, non puoi comportarti così con lui». Mamma mia, quanto è leale questa fanciulla! È davvero una cara ragazza.

«Oh, Angie! Hai ragione! Sono stata un mostro». Sento la voce di Bella incrinarsi, come se stesse per piangere. Vedo che corre e mi passa davanti senza notarmi, per poi infilare la porta e salire le scale che portano al piano di sopra.

 

Contemporaneamente sento suonare il mio cellulare. Riconosco la soneria perché è un pezzo suonato dal vivo da un mio amico e mi piace pensare sia unico. Corro dai miei pantaloni che infilo velocemente, cosa che faccio anche con la camicia, cercando di non far cadere il cellulare che tengo in bilico sulla spalla… e così rispondo.

«Pronto?» Una voce bassa e singhiozzante che riconosco subito… Bella. Non connetto subito e lei richiede

«Pronto? Dina?». Ha chiamato Dina! Meno male che lo ha detto, stavo per rispondere con la mia voce normale.

«Ciao, Bella. Che succede?» chiedo accomodandomi sul divano. Dalla veranda alle mie spalle proviene tutto lo schiamazzo della festa… spero che non capisca che sono qui sotto.

«Dove sei? Sento rumore». Infatti. Dovrebbe essere sorda per non sentire Eric che canta come un tacchino strozzato.

«Sto guardando la televisione… uno show di pazzi… tutti che urlano» cerco di giustificarmi.

«Dina, ho fatto una cosa orribile… a tuo fratello» mi confessa subito.

«Edward? Sei lì?». Alice, alias miss momento sbagliato fa il suo ingresso. Mi alzo e le faccio segno che sono al telefono agitando le braccia e mimando il silenzio.

«Chi c’è? Edward?» chiede Bella al cellulare.

«No, nulla. È mia madre. Ogni tanto sbaglia nome… sapessi quante volte chiama me Edward e viceversa… da manicomio!» giustifico, mentre Alice capisce e si ritira silenziosamente chiudendo la veranda.

«Dicevi di mio fratello?» chiedo. Voglio sentire cosa dice, magari recupero terreno.

«Prima sembrava tanto gentile… mi ha anche regalato dei semi di margherita… sono il mio fiore preferito. Poi però l’ho trovato a pomiciare con Lauren… e così l’ho costretto a mettere all’asta la sua domenica al migliore offerente» confessa tutto.

«Ma lui come si è giustificato?». Pensaci Bella. L’hai fatto parlare? No. Hai solo tratto le tue conclusioni… non è così che si fa.

«Veramente… non ho lasciato che parlasse… dici che ho frainteso? In effetti… quando ho puntato lo spillo sui boxer… oddio! Che vergogna!». Stop! Replay! Perché vergogna? Ripenso al momento quando mi ha appuntato la foglia di fico… ha infilato un dito oltre l’elastico per puntare lo spillo e… okay, adesso che ci ripenso, sono eccitato.

«In che senso scusa?». Perché vergogna?

«Ho sentito il suo ‘coso’!». A ecco! Come mi ricordavo. “Bazooka mio, stai calmo, tanto manca la materia prima adesso” penso mentre distrattamente mi accarezzo il cavallo dei pantaloni.

«E cosa hai sentito?». Tra un po’ vengo… mi sembra di essere in una hot line.

«Effettivamente, non era… ehm come dire, in tiro. Nonostante Lauren lo stesse palpeggiando». Okay. La hot line va a farsi benedire. E smetto anche di carezzarmi.

«Quindi non era eccitato. Forse era una vittima. Sai com’è quella, è peggio di una piattola! Ti si attacca addosso e ti palpa come se al posto di due braccia ne avesse otto» dico ricordando l’esperienza.

«E tu come lo sai?» chiede Bella.

«Lo si capisce dal tipo… non è così?» provo a farla partecipare al pettegolezzo, altrimenti mi scopre.

«Oh sì, hai ragione… sapessi cosa mi hanno raccontato una volta…» e si butta nella narrazione di uno dei pettegolezzi più ridicoli che abbia mai sentito.

«… poi quando lui ha finito di sbottonare tutti i trentacinque bottoncini del body, lei ha detto che non ne aveva più voglia e lui è rimasto con un palmo di naso» finisce ridendo ed io la imito divertito. Fossi stato in lui avrei direttamente preso a strapparlo quel body…

«Ops. Dina, scusami ma devo scappare… non vorrei che si chiedessero che fine ha fatto la festeggiata! Ci vediamo lunedì. Baci baci» dice salutandomi.

«Ciao, Bella. Mi ha fatto piacere sentirti. E non ti preoccupare per mio fratello… non è tipo che porta rancore». Voglio tranquillizzarla… magari riguadagno quei punti persi.

«Speriamo. Buona notte» e chiude la comunicazione.

Ha detto speriamo… allora Bella, siamo in due.

 

«Bene. Adesso mi dici a che ora passi a prendermi domani… Dina?». Dietro le mie spalle, echeggia la voce divertita di Angela… ed io mi sento fottuto. Di nuovo.

 

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Angolino mio:

capitolo pieno di contrattempi, forse era proprio quello che avevate in mente ai primi capitoli che ho postato.

 

Ringrazio Corny per i boxer con la foglia di fico al quale ho cucito la scena attorno.

Ringrazio Bambola_e_Bibola per la telefonata tra Bella e Dina alla festa… so che non era come te la eri immaginata, ma non riuscivo a inserirla in modo diverso.

 

La scena del culturista… vi ricordate Michael J. Fox, ne “Il segreto del mio successo” quando è stato assalito dalla zia e quasi scoperto dal marito?

L’ho scritta pensando a questo piccolo grande attore per il quale nutro una stima e un’ammirazione infinita.

 

La mia scena preferita in questo capitolo, però, è la migrazione del seno di Dina… se ci penso rido ancora adesso.

 

Il prossimo capitolo tratterà di questa domenica in affitto, con una sveglissima Angela, e dei due corsi opzionali: fotografia, dove metteremo a punto una strategia di conquista al bel Ben Junior, e il corso di nuoto… dove Edward dovrà affrontare nuove coscette…

 

Bene, aspetto ansiosa i vostri suggerimenti, commenti, risate, e banner…

 

 

Mi permetto un pochino di pubblicità sulla nuova storia

[Come Andromeda] in corso, racconto fantasy romantico, Isabella legata a una roccia, in balìa di un mostro sorto dalle profondità marine.

Le altre storie più vecchie le troverete elencate nella mia pagina qui.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 14
*** a lezione da Dina ***


 

Ciao a tutti, ho appena finito il capitolo e ho deciso di pubblicare subito.

Ho riletto al volo, se trovate degli orrori che il mio fido controllo automatico non ha scovato, segnalatemeli (grazie)

 

In questo capitolo ringrazio le nuove persone che mi hanno recensito… nel mio particolare modo, a imperitura memoria, imprigionate nella storia stessa.

Chiedo scusa per come ho snaturato i vostri nick… prendetela per quello che è: il mio modo tangibile per ringraziarvi.

 

Questo doveva essere il capitolo della domenica, del corso di fotografia e di nuoto… no. Non andata così: è rimasta la domenica, si è aggiunto Emmett ed è solo iniziato il corso di fotografia… il resto viene rinviato al prossimo capitolo.

 

Ripubblico la prima copertina… così alterniamo. Ricordatevi! se volete leggere qualche cosa di serio, passate oltre... io vi ho avvertito!
 

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---ooOoo---

 

«Bene. Adesso mi dici a che ora passi a prendermi domani… Dina?». Dietro le mie spalle, echeggia la voce divertita di Angela… ed io mi sento gelare.

Cioè, spiegatemi, sono stato attento, ho anche parlato sempre in falsetto tutte le volte che dovevo impersonare Dina, e adesso? Scoperto perché qualcuno ha origliato! Ma questa è sfiga! Grande sfiga! Forse è consigliabile un viaggetto a Lourdes… anche se, con la fortuna che mi ritrovo ultimamente… troverei chiuso per turno.

 

E adesso? Come me la cavo? Sospiro e guardo Angela che sorride con le braccia incrociate sul petto in attesa della mia risposta.

«Oh, ciao, Edward. Ciao, Angela… che succede?» Bella è appena scesa dalle scale ed è entrata nel soggiorno, interrompendo il contatto visivo tra me e la timidona.

Gente! Sono quasi stufo di questi agguati dell’ultimo momento, mi mettono sempre in difficoltà e mi devo arrampicare sugli specchi per pararmi le natiche. Che palle!

«Niente, io ed Edward ci stavamo accordando per domani» risponde Angela tranquilla.

«Oh. Edward, volevo anche scusarmi per come mi sono comportata. Sono stata ingiusta e mi dispiace» mi dice il cactus, mortificata.

Va beh, dai, smettiamola e seppelliamo l’ascia di guerra… o qualsiasi altra arma contundente che la matrioska potrebbe usare in un eventuale scatto di ira.

«Non ti preoccupare, Bella. Andiamo a mangiare la torta… da quello che avevo visto dovrebbe essere uno spettacolo» invito la festeggiata ad uscire verso il giardino, inchinandomi ossequioso.

Le due ragazze ridono e si posizionano ai miei lati.

«Adesso sì che mi sento fortunato» rido abbracciandole e accompagnandole fuori.

 

«Beato tra le donne» esclama Emmett. Sento alla mia sinistra, Angela che borbotta un ‘geloso’… probabile. Io lo sarei della regina delle fate alla mia destra.

 

La festa continua, sembra che nemmeno si siano accorti della nostra sparizione…

Dopo il taglio e la distribuzione della grande torta di compleanno, ci si avvia  allegramente verso la sua conclusione, degnamente alle ore piccole, come si conviene per un gruppo di ragazzi che vuole divertirsi.

 

«Buonanotte, Alice, Rosalie, grazie di tutto» ringrazia Bella al momento di tornare a casa, accompagnata da Angela con la quale ho un appuntamento domani alle dieci di mattino… cioè tra meno di sette ore! Dormire no? Insomma è pur sempre  domenica.

«Mi dispiace Edward, ma mi devi la giornata, non solo poche ore!» aveva protestato la timidona ed io, come al solito, avevo subìto.

 

La sveglia che suona è un incubo. Incubo al cubo! Incubo all’ennesima potenza! Incubo all’infinito più uno, e ancora non sono riuscito a rendere bene l’idea.

Lasciare il piumone è una fatica, la doccia gelata un obbligo del quale farei volentieri a meno, uscire di casa per andare a prelevare la donzella come si conviene a ogni schiavo che si rispetti, è una tortura.

Una volta (circa tre settimane fa) avrei fatto tutto quanto con lo spirito della conquista e la speranza della soddisfazione delle parti alte e basse… ora? No. La muffa di Forks ha coperto anche me… mi sono assuefatto ai ritmi lenti e uggiosi, il letargo mentale e fisico è l’unica cosa che agogno ansioso.

E chi asserisce che la ragione potrebbe essere una certa regina delle fate… è uno che ha bisogno dell’ospedale psichiatrico e la camicia di forza. Io, Edward Cullen non sono innamorato, né attratto da quella specie di cactus, io sono in grado di farmele ancora tutte e con somma soddisfazione.

Il mio bazooka sobbalza appoggiando i miei pensieri, la mia nuova coscienza (che ogni tanto, fastidiosamente, si sveglia) non è dello stesso avviso: “e allora come mai non ti sei dato da fare ieri con Lauren la piovra?”

«Mi è saltata addosso. Sono io che decido dove, quando, con chi…» borbotto in risposta. Chi mi vedesse adesso mi darebbe del matto, di sicuro.

“Ma quando mai? Ti ricordi claudia swan ? non ti era saltata addosso lei? Mica ti sei fatto problemi con quella che si faceva chiamare maria50 volte e con l’altra pazza, quella Beth” ma perché non torna a dormire questa?

«Hai ragione… evidentemente sono cambiato, sai… si matura» rispondo. Nella mia testa sento lo stridore delle unghie che si aggrappano al vetro verticale.

“Da 19 giorni a oggi? Se maturi a questo ritmo, tra quattro giorni sarai marcio” simpatica.

«Okay, forse mi sono fissato con una ragazza e vorrei farmela prima di passarmi tutte le altre» soddisfatta? È una grande concessione questa, di più non mi estorcerai neanche sotto tortura.

“Se ne sei convinto tu… e quello la sotto, chi sono io per dire il contrario?” psicologia inversa… non mi freghi tesoro! Non riuscirai a estorcermi niente altro… le confessioni delle proprie verità devono essere assorbite a piccole dosi.

«Passo e chiudo» per oggi, l’auto ispezione sentimentale è finita… spero.

 

Che rabbia! Dormono tutti quando esco. Quasi mi metto ad accendere radio, stereo e televisore a tutto volume per svegliarli, ma sono in ritardo e non ho tempo per questi scherzi puerili. È sì! Sono proprio maturato.

E poi non voglio irritare la timidona, potrebbe sputtanarmi da un secondo all’altro.

Prendo la volvo e mi avvio verso casa Weber. Dove mi ha spiegato… come ho sempre detto, è difficile perdersi in questa metropoli per puffi. E usare il navigatore satellitare è un insulto al programmatore.

«Sei arrivato!» esclama Angela appena scendo dall’auto. Era già fuori casa che mi aspettava? Impaziente!

«Credevi che ti dessi buca? Hai pagato, piccola, devi avere il tuo premio» rispondo indicando me stesso.

«Adesso capisco perché Bella ti chiama pavone» commenta mentre sale in macchina. Risalgo anche io dalla parte dell’autista.

«Comunque  non ho pagato io, è stata Alice a darmi i soldi…» e a questa affermazione mi blocco con la chiave dell’accensione in mano. Alice mi ha sponsorizzato?

«Perché?» non riesco a elaborare altro, ma questa domanda sintetizza tutto quello che mi passa per la testa.

«Perché ho parlato con lei dopo il nostro ballo e lei mi ha confermato che eri tu, ma che dovevo chiedere direttamente a te per altri dettagli» spiega.

«Ok, ma perché darti i soldi?».

«Mi ha fatto cenno di offrire ed io ho offerto. Quando sono andata a dirle che avrei prelevato e li avrei portati lunedì a scuola, lei ha risposto che era tutto a posto e che te lo doveva per tutto quello che hai passato in questi giorni. Preferiva me agli altri». Sono quasi commosso… allora anche Alice ha un cuore, sparso da qualche parte nel suo corpo (anche se dubito che sia nel punto canonico).

«Bene, quindi per oggi sono tutto tuo… dove vuoi andare?» chiedo con un gran sorriso alla Edward Cullen versione gallo.

«Smettila, Dina. Con o senza trucco, non sei il mio tipo!» ride tirandomi un colpetto sul braccio. Rido anche io e metto in moto.

Non conosco i dintorni, ma sono sicuro che qualche cosa le verrà in mente.

Una tendina di una finestra, si solleva mentre passiamo davanti a casa Swan. Mi controlli, regina delle fate?

 

«Ieri sera Bella, non mi lasciava più andare a casa!» esclama Angela, dopo aver deciso di andare a Port Angeles.

«Come mai?». Sono interessato? Nahh. Mica.

«Voleva sapere perché ti avevo comperato e se mi piacevi» risponde.

«E’ lei che mi ha messo all’asta, perché si preoccupa dove sono finito?». Okay, sto puntualizzando come un bambino di quattro anni, dovrei essere interessato alle ragioni delle sue domande, invece di prendermela.

«Le ho risposto che mi piaceva il prof e che era solo per salvarti dalle mani di Eric» risponde ridendo: «Ho detto che ho avuto pietà di te alla prospettiva della violenza sessuale alla quale saresti stato sottoposto».

«Anche Lauren ci ha provato… confesso di aver avuto paura». Il ricordo della piovra è ancora traumatico. Rabbrividisco.

Il viaggio continua tranquillo. È facile parlare con Angela. Ridiamo e scherziamo su tutto, principalmente su di me e il mio alter ego.

 

«Come hai capito che ero io?» chiedo curioso.

«Hai lo stesso profumo… o meglio, lo stesso odore della pelle. È difficile che ci siano due odori così identici, anche tra fratelli» risponde. Hai capito? Mi annuso una spalla ma non ci capisco molto. Alzo il braccio e… meglio lasciare perdere quelle parti. Angela ride più forte.

Siamo arrivati al centro della cittadina e ci incamminiamo verso il Mc. È da un po’ che non ci vado, e la timidona accontenta le mie voglie.

«A proposito di timidezza… con me stai parlando normalmente, perché con gli altri ragazzi ti blocchi?» chiedo mentre siamo in coda.

Sbuffa e scuote la testa «Ti conosco come Dina, ho già parlato con te. Inoltre sei stato molto carino a consolarmi a casa di Bella quel pomeriggio» spiega.

«Guarda che non puoi pretendere che i ragazzi si travestano da donne per avere una conversazione tranquilla con te… io sono l’eccezione!» le dico.

«Grazie per questo sacrificio, ma non credo che tu l’abbia fatto solo per me» risponde ridendo.

Così, davanti ai panini, patatine e coca cola, le racconto della scommessa, della trasformazione, della scuola e fuori scuola. Insomma, tutto quanto mi è capitato dall’inizio di settembre.

«E adesso sono qui con te» finisco.

«Wow! Sono impressionata! … davvero Alice ti ha fatto l’anestesia per la depilazione? La mia era solo un’idea… ha funzionato? Cioè, è davvero senza dolore?». Ecco il suo commento! Di tutto quello che le ho detto, lei mi chiede della depilazione? Donne!

 

Finito di mangiare, usciamo a farci un giretto per le vie del centro, continuando a chiacchierare.

«Raccontami di Bella». Non ce la faccio più. Ho girato attorno a questa domanda come uno squalo al pasto sanguinolento, adesso basta, mi arrendo. Angela pensi ciò che vuole.

«Era ora! Stavi diventando blu dalla curiosità! Cosa vuoi sapere?». Se ne era accorta? Sono così prevedibile e palese?

«Perché si comporta così? È sempre acida, sulle sue… e poi si veste come una cipolla!». Voglio capire, almeno non farò gli stessi errori la prossima volta.

«Credo che dipenda tutto da sua madre». La guardo interrogativo. Sua madre abita a Phoenix, i suoi hanno divorziato quando Bella era piccola e lei si è trasferita a Forks qualche anno fa.

«Sai che i genitori di Bella sono divorziati…» ci sediamo su una panchina ed io annuisco.

«Sua madre si era innamorata di un altro e per questo ha lasciato il padre e si è trasferita a Chicago con Bella ancora in fasce. Appena arrivata la, però, quell’uomo è sparito dalla circolazione abbandonandole.

Renèe allora si è trasferita a Phoenix dove abitano dei suoi parenti ed è riuscita a rifarsi una vita, ma il fatto di aver rovinato un matrimonio facendosi ingannare… è qualche cosa che le brucia ancora oggi e Bella è cresciuta con la convinzione di non doversi fidare mai al cento per cento e che essere anticonformista e convinta delle proprie idee fosse la cosa migliore.

Peccato che poi, Renèe si sia felicemente risposata con un giocatore di baseball più giovane, e Bella si è trasferita qui per non vedere il tradimento degli stessi principi che sua madre le aveva inculcato». Ecco spiegato il motivo per cui la matrioska era diventata un cactus.

«Però, di qualcuno si è fidata, come quel Jacob ad esempio». Chissà perché mi è difficile anche solo nominare quel nome.

«Starci insieme, farci l’amore non vuol dire consegnare tutto il cuore a un’altra persona. Lei ha voluto bene ai ragazzi con i quali è uscita, ma ha tenuto sempre la lucetta della mente accesa. Non si è mai lasciata completamente andare e questo alla lunga ha sbriciolato il rapporto, anche con Jacob» risponde.

Fiducia. La parola chiave per aprire il cuore di Bella. Faccio un sospiro. Come posso avere la sua fiducia se io stesso sono un inganno?

«Tu gli piaci. Sia come Edward che come Dina» mi dice, e questa ammissione non mi facilita in alcun modo.

 

«E cosa mi dici di te e del bel professore?» chiedo cambiando argomento.

Rossa. È diventata più rossa di un pomodoro maturo.

«E’ davvero carino… ma non lo conosco, quindi la cosa si ferma qui!» risponde mesta, guardando il viale alberato che si stende davanti a noi.

«Perché fai così? Perché ti…» vengo interrotto dal cellulare e prima di tutto controllo chi sia a chiamarmi, non si sa mai!

«Hey Mark! Come va brutta bestia?» chiedo sorridendo. È una vita che non lo sento e in questo momento mi accorgo che un poco mi è mancato. In fin dei conti è sempre stato un amico, stronzo ma amico.

«A me benone! Vecchio marpione! Come vanno le tue famose GSCullen?» a parte staccare il cellulare dall’orecchio per evitare la perforazione del timpano, mi metto a ridere come un matto. Da quanto tempo non sentivo più quel codice!

“Esattamente da tre settimane” risponde il mio personale grillo parlante.

«Più o meno bene!» rispondo evasivo. Se sapesse che non ho battuto chiodo da quando sono qui, sarei rovinato.

«Allora, mi presenti alla tipa occhialuta o devo fare tutto da solo?» guardo il telefono interrogativo, come fa a vedermi? Mica c’è una webcam sul cellulare!

Mi guardo attorno e vedo un ragazzo correre nella nostra direzione.

Oh merda! È Mark! Che il signore mi aiuti! Ho solo il tempo di sussurrare ad Angela

«Acqua in bocca per Dina» prima di tirare fuori il sorriso delle grandi occasioni da stronzo ed alzarmi a salutare degnamente il mio amico.

 

«Ciao! Che ci fai a Port Angeles?» chiedo dopo avergli dato una manata sulla spalla.

«Sempre la zia! Oggi tocca di nuovo a me… Edward! Ti vedo sbattuto! Ti stanno spremendo come un limone da queste parti!» sì, magari… faccio un sorrisino di circostanza, come se nascondessi grandi segreti. Mentire senza mentire.

«No! Sto alla grande. Solo che ieri sera mia cugina ha organizzato una festa e abbiamo fatto le ore piccole» chiarisco.

«E’ lì che hai incontrato questa fata?» chiede Mark, facendo un inchino verso Angela e un perfetto baciamano. E pensare che anche io facevo lo scemo come lui: purché respirino, tutto è lecito.

«Mark, ti presento Angela, una mia amica e compagna di scuola. Angela, lui è un mio amico intellettualmente ritardato… non dargli corda» faccio le presentazioni.

«Piacere» risponde sorridendo la timidona.

È vero che si blocca con i ragazzi, è arrossita ed ha fatto un passo indietro come a mettere spazio tra loro.

E a me è venuta un’idea!

 

«Ragazzi! Mi sono ricordato che devo fare una commissione per zia Esme. Mark, puoi tenere compagnia ad Angela per dieci minuti? Possibilmente senza saltarle addosso? Io vado e torno» e così dicendo, scappo vita come se mi stessero inseguendo.

Sento solo un urlo da parte della mia, forse ex, amica «Cullen! Torna qui!».

Corro via, giro l’angolo e sbircio la scena che mi sono lasciato alle spalle.

Sono un bastardo, lo so, ma ho pensato che è come quando ti gettano in acqua: o impari a nuotare o affoghi.

Con uno come Mark, la povera timidona rischia di affogare, ma almeno può provare a rapportarsi con qualcuno di diverso.

Vedo che il mio amico sta gesticolando e tiene banco… e Angela… ride. Che cavolo gli starà raccontando? Mi metterà nei guai, lo sento… a volte faccio le cose senza ragionare! Porca zozza! Non dovevo lasciare quei due a parlare da soli.

Mi tradirà? Dirà tutto del mio travestimento? Sudo freddo… ancora cinque minuti e torno… ancora quattro e torno… stanno parlando, e sembra che la mia amica sia meno rossa di quanto mi aspettavo… ancora tre e torno… due… uno… uno e mezzo… uno e tre quarti… che cacchio dico? Faccio il conto alla rovescia aumentando? Sono proprio rintronato!

Ok, mi avvio verso la panchina, se la timidona non è morta, mi faccio i complimenti da solo.

«Eccomi qui! Scusatemi». Io annuncio ma ho l’impressione che nessuno mi osservi: Mark continua a parlare con Angela… ehi! Ci sono anche io!

 

«Allora cos’è questa storia del GSCullen?» chiede Angela ridacchiando, mentre mi lancia un’occhiata. No! Ti prego! Non chiedere!

«E’ come le definisce lui! Grandi Scopate di Cullen. È il suo nome in codice per iniziare i racconti a luci rosse. Cosa ci racconti da queste parti?» chiede volgendosi a me, poi continua «A meno che non voglia raccontare tu, Angela». Ecco lo sapevo! Il maiale è uscito allo scoperto! E ricordando la similitudine di prima… ora la ragazza affoga.

«Mark!» urlo. Dio! Ma ero così anche io? Che vergogna!

«Che ho detto?» fa il maiale. Angela è di un tono di rosso tendente al bordeaux.

«Niente, figurati…». Inutile spiegargli qualcosa, galletto Mark non capirebbe… lui sì che ragiona con le parti basse, e a volte non gli arriva neanche l’ossigeno per pensare.

«Okay, ragazzi. La zietta mi aspetta, poi questa sera devo trovarmi con Misha gambe lunghe… quindi vi saluto». Forse la parte imbarazzante di questa giornata è finita. Salutiamo il mio depravato amico e decidiamo di continuare la nostra passeggiata.

 

«Quindi tu sei così normalmente?» domanda Angela.

Davvero una bella domanda questa. Sono così? Senza freno né morale? Forse qualche giorno fa, ora… non so, non credo. Faccio spallucce, non sapendo esattamente cosa rispondere.

«Vuoi un gelato?». E gelato fu.

La giornata continua e finisce con il nostro ritorno a Forks per l’ora di cena.

Ho cominciato anche a immaginare alcuni scenari dove mettere in atto un piano di attacco per far capitolare il bel professorino di fotografia, ma tutte le volte  che ne parlo con lei, si chiude a riccio. Bah, per ora ci rinuncio, vedremo domani.

«Buona serata, Angela, e grazie per la giornata, mi sono davvero divertito» le dico quando la riaccompagno a casa. Lei mi ringrazia, scende ed io torno a casa.

 

Il lunedì è sempre un brutto giorno, il primo della settimana con la prospettiva di cinque giorni infernali… o forse meno infernali della settimana scorsa, almeno lo spero.

Ricominciamo con il restauro… non sono più abituato al fango sulla faccia ma mi sottopongo alle ‘cure’ di Napoleone senza lamentarmi.

«Com’è andata ieri con Angela?» chiede la cuginastra.

«Molto bene, ti devo ringraziare Alice. Parlare con qualcuno che sa tutto, è stato davvero rilassante e poi quella ragazza è davvero una buona compagnia, una volta che supera la sua timidezza» commento e vedo il riflesso sorridente del piccolo diavolo: evidente che è d’accordo anche lei.

 

Prima si salire sulla macchina di Jasper, tornato ad essere il mio finto ragazzo, lancio l’annuncio bomba alle due ragazze che, così carinamente, mi supportano in questo periodo: «Rosalie, Alice, potreste accompagnarmi questo fine settimana?» chiedo.

«Certo, dove andiamo?» chiede Rosalie ingenuamente.

«A ripulire i boschi… immaginatevi, noi tre in campeggio! Fantastico!» esulto mentre Jasper ed Emmett iniziano a ridere sommessamente. Sanno cosa significa la parola campeggio per le loro donne.

«COSA? NON SE NE PARLA NEMMENO!» urla come un gabbiano affamato la piccola Alice. I vetri delle finestre alle sue spalle tremano, se fossimo stati in casa, zia Esme avrebbe dovuto salutare il servizio di cristallo di Boemia, sicuro.

«Ma hai sentito anche tu! Rosalie ha detto sì, non potete rifiutare. E poi come faccio a rimettere in sesto questo bel faccino senza le tue manine sante?» sbatto anche gli occhioni. Sicuramente fa l’effetto viados, ma non importa.

«Accidenti! Rosalie! Ma non hai imparato niente in questi giorni?» sbuffa Alice, consapevole di essere stata incastrata dal sottoscritto. Sorrido vittorioso, con la prospettiva di un favoloso fine settimana a disseminare lombrichi.

Alle mie spalle sento chiaramente il ciaf di un cinque. Giuseppino e Mister Muscolo anticipano i festeggiamenti per la giornata libera.

Fisso Emmett… se per Jasper è già una tortura stare attaccato a me, il mio caro cuginetto deve ancora passare sotto le mie manine e… non vedo l’ora di avere questa occasione.

 

L’occasione, inaspettata, che mi piove dal cielo (o mi sorge dall’inferno, a voi la scelta) neanche tre ore dopo… ed è un delirio!

Stavo camminando tranquillamente diretto al mio armadietto dopo aver passato un’ora ad ascoltare le varie declinazioni dei verbi in spagnolo, in compagnia della timidona.

Il corridoio era pressoché deserto, avevo salutato Angela che era diretta a educazione civica ed io dovevo prendere i libri di letteratura inglese… quando sento una mano arpionarmi il culo.

Cioè… qualcuno mi strizzava le natiche! Ma porca la miseria! Sono una ragazza armadio che potrebbe difendersi a mani nude da qualsiasi depravato! Possibile che ci sia qualcuno di così cretino da provarci ancora a mettere le sue manacce sul mio deretano rigonfiato da gommapiuma?

Mi sono voltato con il fumo che mi usciva dalle orecchie e mi sono ritrovato davanti il solito rospo.

«Eric. Toglimi le mani di dosso o dirò a Jasper di farti nero!». L’ho detto sospirando, non ho neanche la forza di arrabbiarmi, questo ragazzo sfinirebbe chiunque.

«Coraggio, Dina. Confessa che ti piaccio. Tu hai rubato il mio cuore, usignolo! Fuggiamo insieme!». Ma questo è pazzo!

«Con te fuggirei solo per portarti in una landa desolata e poterti impalare a un albero senza avere testimoni!» ho esclamato. Dovevo togliermelo di torno ed ho iniziato a correre, per quanto me lo permettevano questi mocassini del cacchio.

«Quanto mi ecciti quando fai la ritrosa!» gridava alle mie spalle mentre mi inseguiva.

Dio! Ti prego! Aiutami! Farò il bravo! Cercherò di non far soffrire le ragazze, starò più attento ai loro sentimenti! Ti prego! SOS!

 

Lassù (e quaggiù) qualcuno mi amava, perché da una stanza è uscito Banner che mi ha guardato interrogativo, poi vedendo Eric, mi ha lasciato passare e si è messo in mezzo.

«Signor Dustibin! Venga con me!» ha ordinato indicando il suo  ufficio, mentre io, svoltato l’angolo mi sono rifugiato dietro la prima porta che ho trovato… il solito sgabuzzino.

 

Ho spalmato l’orecchio alla porta per sentire se il rospo tornava a cercarmi ed ho sentito alcuni versi inequivocabili dietro le mie spalle.

Caspita! Mi sembrava un déjà vu! Siamo alle solite: io mi nascondo e qualcuno tromba. Invidia!

«Scusate non fate caso a me» ho detto quasi sottovoce, per non disturbare più di tanto. Ma poi, se sono presi, manco si accorgono di me!

«Dai, Tyler. Forza! Ti prego! Dai!». Ecco che ci eravamo di nuovo! Mi sono voltato e mi sono trovato davanti Tanya a gambe aperte che arpionava e spingeva la testa del muto in una forzata sessione di sesso orale.

 

“Non ci sanno fare con il cazzo… non ci sanno fare con la lingua… ma in che razza di liceo frigido sono capitato? Qui ci vorrebbe Mark e anche io ai tempi migliori… queste ragazze si stanno perdendo il meglio” penso.

Anche questa volta non sono riuscito a stare zitto.

«Non devi per forza fare tutto di lingua, usa anche le dita» ho sparato il mio consiglio. Il muto per un attimo si ferma, poi vedo che alza una mano e ricomincia. In pochissimo tempo abbiamo avuto un’altra donzella soddisfatta, con tanto di gridolini estasiati «Sìììììììììì!» evvai! Questa volta mi sono battuto il cinque da solo.

 

Non ho aspettato il ringraziamento del muto e sono corso fuori subito. Non avrei retto a uno scambio di opinioni.

Un’ora dopo, al cambio successivo, mentre parlavo con Emmett, diretto nell’aula di scienze, mi sono sentito trascinare, e a mia volta ho agguantato mio cugino come difesa personale: il rospo non mi avrà! Mai! Difenderò il mio culetto e la mia inesistente figa sino alla morte! Possibilmente sua!

«Dina, dobbiamo parlarti, in privato». Davanti a me, un serissimo Mike Newton mi guardava con le braccia incrociate, spalleggiato da Tyler, Conner, Austin e Lee insomma, tutta la sua banda di sportivi.

«Parlate pure, non ho problemi con Emmett. Anzi, voglio che rimanga qui» ho risposto. Meglio avere qualcuno per difendere le mie natiche.

«Okay.  Emmett, acqua in bocca o sei morto!» ha minacciato Mister Muscolo, poi si è rivolto a me.

«Dina, tu ne sai molto di sesso… anche se non ho ancora capito come mai» ha borbottato, facendo scappare una risatina a Emmett.

«Continua» ero io che adesso avevo le braccia incrociate. Perché mi chiamava se poi voleva insultarmi?

«Ehm… volevamo chiederti… di farci da insegnante… qualche ripetizione. Tanto per correggere i nostri sbagli». Ero allibito? È dire poco! Mister Muscolo, alle mie spalle, sentivo che aveva iniziato a ridere, probabilmente piegato in due…

«Oh! Ahahah! Questa non me la voglio perdere. Ahahah!» non riusciva neanche a respirare.

Io ero davvero scioccato… ma il mio diavoletto che dimorava sulla spalla sinistra era sveglissimo.

«Okay, accetto. Ci incontreremo giovedì pomeriggio ditemi voi dove. Voglio Emmett come mio assistente, e procuratevi una bambola gonfiabile» e in quel momento iniziavo a pregustare la vendetta sul mio adorabile cuginetto.

Nel frattempo, Mister Muscolo, aveva smesso di ridere: «Che stai dicendo?».

Un’immagine si stava formando nella mia testa: lui alle prese con la bambola, mentre spiegavo dove mettere le mani e la lingua… devastante!

 

Emmett aveva cercato di dissuadermi ed essere esentato, ma lo avevo minacciato con alcune foto di nudo che avevo scoperto sul suo cellulare. Erano solo riproduzioni di riviste (si vedevano i bordi) ma, se Rosalie aveva soprasseduto sui libri ‘culturali’ del suo ragazzo, dubito che avrebbe sopportato anche questo, e con la giusta enfasi, ero riuscito a farlo capire anche a mio cugino.

 

«Cos’hai da ridere?» chiede Jasper mentre mi accompagna alla mensa.

«Niente… sto pensando a Emmett… chiedi a lui». Resto sul vago, non riesco a a dire tutto… ho male alle mandibole, ho passato una mattinata assurda ma allegrissima. Ho fatto impazzire Bella a forza di ridacchiare e sono stato sbattuto fuori da Varner nell’ora di matematica.

«Allora, Emmett? Dina continua a ridere… ci dici tu per cosa?» chiede Giuseppino a Mister Muscolo.

La faccia che mostra il mio caro cugino è quasi drammatica. Fa una smorfia di dolore ed inizia a battere la testa sul tavolo.

«Non chiedetemi nulla! Vi prego! È troppo umiliante!» pigola quella montagna di ragazzo.

Sarà banale… ma ‘chi la fa l’aspetti!’.

 

Dopo le ultime lezioni pomeridiane, io e le mie amiche, ci avviamo verso la sala che ospiterà il corso di fotografia. A colazione, Alice, mi ha ragguagliato sulla vita del nostro bel professorino.

«Si chiama Benjamin Cheney Junior 24 anni, figlio di una famosa fotografa, Renata Volturi e di Benjamin Cheney Senior che insegna chimica a Yale.

Ha studiato chimica con suo padre e si è laureato alla tenera età di 22 anni… in pratica un genio. Poi ha mollato tutto per seguire le orme materne e sembra che sia anche apprezzato come fotografo. Ha pubblicato per alcuni magazine e alcune riviste specializzate.

Adesso ha una cattedra presso un liceo privato di Seattle dove ha un alloggio in affitto, insegna chimica e poi questo corso di fotografia qui a Forks. Sembra quasi che la madre e il padre se lo contengano sin da quando è bambino, cercando di attirarlo verso le loro preferenze.

È super intelligente… secondo me poteva fare qualsiasi cosa nella vita…

Adora la pizza e in generale la buona cucina, soprattutto quando è lui dietro i fornelli, non è amante della moda. Ama lo sport ed è iscritto in palestra, che frequenta regolarmente. Per il resto è un ragazzo normale, serate tranquille tra gli amici, nessuna multa né arresto, niente droga.

È sicuramente etero, ha avuto una storia importante al college ma sembra che lei lo abbia lasciato perché era troppo impegnato con lo studio.

È felicemente single, come si dice… non è uno sciupa femmine come qualcuno di mia conoscenza, ha avuto alcune brevi storielle, ma niente di che.

Porta il 44 di scarpe, il sangue è gruppo A, rh positivo, la marca dei profilattici che normalmente usa è la…» a questo punto l’avevo stoppata.

«Alice. A meno che non abbia un fallo che necessita di un profilattico particolare, non voglio saperlo!» ordino mettendo le mani sulle orecchie.

«No! Tranquillo, è una normale marca ordinaria… anzi, direi banale, neanche ai frutti!». Donne! Anche la fissa per i colori e i sapori… manco facessero un servizietto orale con il profilattico infilato! Bleah!

 

Nel tragitto che avevamo fatto per arrivare all’aula di fotografia, Angela aveva ascoltato attentamente tutto quanto le avevo propinato.

«E adesso? Cosa faccio?» chiede la timidona mentre ci sediamo.

Purtroppo le prime due file sono già occupate dalle ragazze più scollacciate di tutta la scuola e noi ci accontentiamo del terzo banco.

«Dovremo capire come sfruttare queste informazioni. Per ora vediamo come si svolge la lezione…» suggerisco e Bella, accanto a me, annuisce convinta.

 

«Buongiorno a tutti!» annuncia una voce allegra, profonda e decisamente ‘maschia’.

Sono perplesso: io penso questo di una voce di un ragazzo? Io che faccio da consulente a un manipolo di ragazzini con gli ormoni in subbuglio, impediti nell’usare i loro attributi? Io che consiglio una ragazza per conquistare l’uomo dei suoi sogni? Io che non penso alla soddisfazione del mio reale augello (detto anche bazooka) ma mi rendo disponibile per la soddisfazione altrui?

 

«Conosci qualche bravo psichiatra?» bisbiglio a Bella.

«Perché?» chiede lei, perplessa.

«Ho come l’impressione di averne bisogno…» mormoro, mentre mi appresto a seguire la lezione che sta iniziando.

 

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Angolino mio:

In primo luogo voglio specificare che il nick Beth è in realtà Beth96, scusa ma non sono riuscita a metterlo per esteso. E scusa anche a Maria50, abbi pazienza, mi è venuta così… nel contesto suonava bene…

 

La domenica con Angela è stata simpatica e illuminante, soprattutto la parte di Bella (che in questo capitolo non si vede molto… si rifarà nel prossimo). Divertente la parte del dialogo con la coscienza… ma la parte che preferisco oggi è la premessa della vendetta su Emmett! Non pensavo mi fosse venuta così ma quando ho riletto… ho riso e due lacrimucce hanno cercato di uscire. Di solito non ho questi scatti… ma giuro che in alcuni momenti mi stavo rotolando!

 

Per i nomi presenti nel capitolo e nei prossimi (salvo i nick) sono rigorosamente Twilight (ho riletto la saga e trascritto tutti tutti i nomi e cognomi da poter usare)...Piaciuto il riassunto/vita di Ben? Mi sembra un normale ragazzo troppo buono per liberarsi della presenza opprimente dei suoi genitori…

Volete pensare qualche cosa su di lui? Mi dite come pensereste di conquistarlo con le notizie che vi ho fornito? Aiutiamo Angela! (sembro la pubblicità del WWF)

 

Tenete qualche risata di scorta per il prossimo capitolo: fine corso di fotografia, corso di nuoto e corso di educazione sessuale… le premesse sono ottime.

 

Se volete cimentarvi con nuove immagini da farmi pubblicare… sono a disposizione.

 

 

Mi permetto un pochino di pubblicità sulla nuova storia

[Come Andromeda] in corso, racconto fantasy romantico, Isabella legata a una roccia, in balìa di un mostro sorto dalle profondità marine.

Le altre storie più vecchie le troverete elencate nella mia pagina qui.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 15
*** lezioni da crediti extra ***


 

Lettori! Normalmente non mi faccio i complimenti da sola, ma oggi è d’obbligo.

Ho terminato il capitolo e non ho potuto fare a meno di postarlo subito per sentire le vostre opinioni.

Mi raccomando, procuratevi un fazzoletto per le lacrime, perché garantisco che ce ne saranno!

Non leggete questo capitolo in giro… potrebbero prendervi per pazzi!

Particolare il mio solito ringraziamento a chi recensisce per la prima volta, a modo mio vi ritrovate in grassetto. Chiedo scusa se non siete soddisfatte di come vi ho “utilizzate”

Avvertenze: se volete leggere cose serie, non proseguite… io vi ho avvisati

Torna il bellissimo banner di Eby… grazie.

 

 

 

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Il bel professorino inizia a spiegare quale sarà il programma dell'anno scolastico... partendo dalla storia della fotografia, le varie tecniche e le macchine, sino ad arrivare alle esercitazioni pratiche e all'allestimento di una mostra tutta nostra a fine anno.

Le ragazze delle prime file iniziano a porre delle domande.

«Abita a Forks?», «E' fidanzato?» questa è davvero attinente, «fotograferemo lei nudo?» meno male che ride come se fosse una battuta... io credo che Irina dicesse sul serio, «E' libero questa sera?» per il prima o il dopo cena?

Quando hanno distribuito il pudore, queste si stavano facendo la manicure!

 

«Useremo macchine con il rullino oltre a quelle digitali? Svilupperemo noi le nostre foto?» Angela, accanto a me ha sollevato la mano e fatto queste due domande con le guance color fragola.

Vedo Ben sorridere e rispondere: «Ecco delle buone domande... signorina?»

«Weber. Angela Weber» risponde la timidona.

«Angela, utilizzeremo anche una macchina del 1870... un cimelio che mia madre ha generosamente prestato... e svilupperemo le foto fatte con il classico rullino, direttamente con le nostre mani, in una camera oscura. Vedrete che sapere tutto quello che esiste dietro un'immagine vi farà apprezzare di più il vostro lavoro e quello degli altri». È un'entusiasta e si vede.

E brava Angela, proprio quello che serve, intervenire con qualche cosa di più che non un sospiro starnazzante.

 

Continua la sua esposizione e ci distribuisce dei fascicoli con alcuni appunti sulla storia della fotografia. Passa tra i banchi e ci fa domande dirette sul rapporto che abbiamo con la sua materia. È disponibile e simpatico. Devo ammettere che è anche un bravo insegnante... mi ha quasi convinto a cambiare mestiere! Quasi... per ora preferisco fare lo studente a cazzeggio. (più o meno).

Nel suo giro, si sofferma a guardare spesso verso la timidona e quando si rivolge a lei, sembra molto più interessato alle sue risposte che a quelle di qualsiasi altro studente.

«Allora, Angela, mai sviluppato delle foto?» chiede appoggiandosi al banco. Sbaglio o è l'unica che ha chiamato per nome?

«Quando ero piccola, ho aiutato mio padre a svilupparne alcune... poi ha cambiato hobbie ed io non ho più avuto occasione di provare» risponde fissando la sua attenzione sulle mani del prof, senza alzare la testa.

 

Quando si allontana mi allungo sul banco di Angela e le sussurro: «Perché non pensi a lui vestito da donna» e le faccio l'occhiolino, mentre lei scoppia a ridere e il professore si volta interrogativo.

«Colpa mia prof. Ho fatto una battuta  su quanto ha detto Irina. Mi scusi» dico alzando la mano e lui fa una risatina prima di continuare il giro con le sue domande.

A questo punto mi viene un'idea, visto come si è comportata la timidona con il maiale ieri, magari dandole l'opportunità di interagire con il professorino senza sentirsi osservata dalle sgallettate, possiamo sperare in qualche soluzione.

«Bella, puoi invitare il prof per la gita nel bosco del weekend? Magari per fargli fotografare le bellezze locali» dico indicando la timidona che continua a guardare rapita il nostro insegnante.

Dopo un veloce sguardo, la matrioska annuisce senza fiatare. Uau! Mi ha dato fiducia al primo colpo, segue quello che le dico e non controbatte. Il colorito è il solito pallido, con due deliziosi pomelli rossi al posto delle guanciotte, ha la solita gonnellona verde acido con i fiori gialli sul fondo e una maglia larga azzurro stinto, capelli legati in due treccine ai lati, direi che è perfettamente normale... non sembra malata.

 

La lezione, o meglio, il colloquio informale, prosegue senza intoppi, tranquillamente come se al posto di essere degli studenti e un professore, fossimo tutti amici. A parte qualche altro intervento imbarazzante, anche le notizie che cominciamo ad assorbire sono interessanti.

È strano pensare che Ben Junior, sia anche un laureato in chimica, oltre che fotografo. È una materia fredda, contro una materia fatta soprattutto di passione, ma forse lui ha trovato il modo di collegarle e tenerle unite.

 

Dopo le due ore canoniche, scatta l'ora della fuga e tutti iniziamo a ritirare i nostri libri per tornare a casa. Noi tre ci attardiamo, in modo che tutte le pazze ninfomani, escano. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo quando tendevo gli agguati alla ragazza scopabile di turno.

«Professor Cheney? Avrei una cosa da chiederle» annuncia sicura Bella.

«Dimmi tutto» risponde tranquillo, accomodandosi sulla cattedra, in attesa di sentire il resto.

«Questo fine settimana, la nostra organizzazione per la salvaguardia dei boschi, organizza una spedizione per la pulizia nelle aree che maggiormente vengono utilizzate per i campeggi. Saremo sistemati sia in tende che in alcuni cottage. Vuole venire anche lei? Potrebbe trovare alcuni scorci paesaggistici interessanti». Non è il caso che gli fai quegli occhi! Dai, non gli occhi da cerbiatta dolce! Uffa!

«Beh...». Ben nicchia imbarazzato ma io vedo solo la matrioska in versione 'ti convinco a fare tutto quello che voglio' e che faccia questo con un ragazzo, non mi piace per niente.

«Lascia stare, Bella, se non vuole partecipare, non puoi obbligarlo» intervengo prendendo il cactus per mano per trascinarla fuori.

Accidenti! Ancora quel cacchio di brivido sulla pelle! Devo iniziare a mettere scarpe di gomma, altrimenti la prossima volta che sfioro questa ragazza rischio l'elettroshock.

«No, non era per questo. Avevo un impegno... ma sono felice di disdirlo. Ci sto! Fatemi sapere dove mi devo trovare e quando... questo è il mio numero» e passa un foglietto direttamente nelle mani di Angela, che, ovviamente, rimane a fissarlo imbambolata per tutto il tempo.

 

Questa ragazza è troppo sensibile. Quando Ben Junior è uscito, lei era ancora in posa plastica che doveva ricordarsi come respirare... poi, dopo che abbiamo provato a chiamarla una decina di volte, ci ha fatto saltare i timpani: «Ah! Mi ha dato il suo numero!». Bella scoperta! Ma a me? Un grazie per l'idea?

«Grazie, Bella! Sei un tesoro». Come volevasi dimostrare. Va beh, dai, l'importante è che la mia amica sia felice e l'altra... ha trovato due braccia in più.

«Grazie Ed… Dina!». Forse davvero è meglio che non ringrazi se poi fai queste uscite! La fulmino e lei arrossisce e mi mima uno ‘scusa’ accorato.

«Dai, adesso usciamo che dobbiamo tornare a casa… devo telefonare a Jacob per organizzare il lavoro. Allora? Ci saranno Rosalie ed Alice?» chiede Bella.

Annuisco e penso a quell’energumeno del suo ex. Perché deve continuare a sentirlo? Non sarebbe meglio evitarlo per la vita? Così non ne senti neanche la mancanza e tutto fila liscio.

“Sei geloso?” ecco il mio grillo rompipalle.

“Forse” negare anche l’evidenza, sempre e comunque.

“Forse sì” mannaggia! Al grillo non riesci a fargliela.

 

Finalmente riesco a rientrare a casa. Niente compiti oggi… tranne il controllo della depilazione e una seduta di maschere che fanno qualche cosa alla pelle.

«Edward, ha telefonato Mike Newton cercando di Dina! Gli ho detto di telefonare più tardi. Stai facendo amicizie a scuola! Bravo, sono contento» esclama zio Carlisle.

Perché poi è contento? Perché un ragazzo mi telefona a casa? Io mi preoccuperei a sapere quello che sa, è cioè che io sono un maschietto travestito. Cosa crede? Che possa sbocciare l’amore tra me e il coniglietto precoce? Ma neanche morto!

‘Driinn’ eccolo di nuovo il telefono… chissà se riesco a muovere la bocca con questo fango secco in faccia?

«Dina! È per te!» urla zia Esme. Grazie.

 

«Pronto?... ciao Mike… si come d’accordo… nel tuo scantinato? Perfetto… ricordati il materiale… giovedì. Ok, va bene. Sì… ciao» chiudo la conversazione e mi volto: davanti a me tre paia di occhi curiosi e un paio lucidi di lacrime mi guardano.

«Non c’è niente da dire, riguarda un progetto di classe dove siamo coinvolti io e Emmett». Non voglio dare tante spiegazioni ma è fantastico sentire il gemito di dolore che esce da quel bambinone di mio cugino.

Napoleone prova a chiedere spiegazioni a suo fratello, ma Mister Muscolo si trincera dietro un ostinato silenzio. Brucia, vero?

 

Fortuna che il martedì passa praticamente indolore, se ci fossero sempre contrattempi, manate, palpeggiamenti, inseguimenti, minacce, risi, pianti, ma cosa sto dicendo?

Anche quando passo una giornata tranquilla riesco a vaneggiare.

È tardi ma non ho voglia di dormire, mi metto al computer e accedo alla chat. Chissà se qualcuno dei miei amici è in rete.

“Ciao, brutto emigrato, che ci fai ancora sveglio? Non mi dire che la fata ti ha dato buca? Niente GS per te oggi?” nick dreamer_56 chi potrebbe essere se non quel porco di Mark? Aggiorna il suo nick da ogni inizio anno, come una cintura sulla quale spiccano le tacche delle conquiste. Ah, però! Cinquantasei? Non male, è aumentato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (anche se credo che stia barando… ormai lo conoscono tutte, come fanno a cascarci ancora. Anche io cominciavo a prendere due di picche perché la mia fama mi precedeva!)

“Lascia stare Mark. Goditi il pollaio finché non torno” schiaccio invio. Non ho voglia di sembrare figo questa sera.

Oggi avevo due amiche monotematiche nelle argomentazioni: Bella continuava a parlare di Jacob e del prossimo week end (che goduria!) e Angela continuava a blaterare di Cheney e del prossimo week end (che libidine!) io continuavo a implorare pietà per le mie orecchie e i miei neuroni.

 

“Ti ricordi delle ragazze nuove che sarebbero arrivate? Ce n’è una… origine italiana credo... caliente. Iaele santin ma deve essere tanto suora sembra chiusa a doppia mandata!” ha trovato qualcuno che gli tiene testa? Incredibile.

“Prova a non saltarle addosso e a parlarle insieme” clicco invio e per poco non cado dalla sedia quando mi risponde.

“E per farci cosa, scusa? Non devo discutere del debito pubblico dello stato! Voglio solo farci sesso!” maiale sino al midollo… probabilmente potrei usarlo per farci un barbecue con braciole e costine.

“Okay. Ti ricordi di Charles?” invio la domanda. La prendo un poco alla lontana, spero che capisca.

“Sì, è quello che si è convertito alla topa moretta… come si chiamava?” bon jour finesse.

“Valentina… ma forse tu la conoscevi con il nick che usava qui: wolfvale” rispondo.

“Okay e allora?” bisogna proprio spiegargli tutto a questo!

“Non si è convertito… lei non gliela dava e lui ha provato a conquistarla. Per farlo ha dovuto parlarci insieme e si è accorto che era intelligente oltre che bella. Capisci?” invio e aspetto la risposta.

“Si è fatto infinocchiare ed ora è un emerito innamorato allo stato larvale. Non fa per me, grazie. Io le preferisco piegate a novanta e possibilmente zitte” come volevasi dimostrare. Quando il cervello non funziona, bisogna alzare bandiera bianca.

“Spero per te che un domani non sia costretto a parlare con qualche ragazza, altrimenti ti troverai gambizzato. Buona notte Mark. Buone GS a te” chiudo la chat scuotendo la testa. Possibile che io fossi allo stesso stato demenziale di questo tizio? Sono sempre più stupito.

 

Oggi grande giornata di nuoto!

È il giorno in cui cambierò religione e mi farò passare per mussulmana! Ci mancava solo questa! Che caspita è venuto in mente ad Alice? Burkini!

«Ciao, Dina. Sei pronta per oggi? Non vedo l'ora che arrivi la lezione di nuoto!». Non credevo che il sadismo fosse contagioso. Queste sono le prime parole che mi dice Angela, appena scendo dalla macchina di Jasper.

Comincio a pensare che confermarle il mio segreto sia stato un grosso sbaglio. Mi bastavano i quattro aguzzini, senza aggiungerci una ragazza alla ricerca di qualcosa per riderci sopra.

«Angela, tesoro. Contieniti o ti attacco una pietra al collo, prima di buttarti dal trampolino». Minaccio sorridendo. Non è il caso di prendersela.

«Sono quasi emozionata. Mi prendi in braccio?» chiede sbattendo le ciglia.

«Scherzi? Non sono mica un maschio tutto muscoli e niente cervello!» rispondo, e a questa battuta anche lei si mette a ridere. Ho creato un mostro.

«Ciao, Dina! Angela! Che succede? Dai, fate ridere anche me». Ecco che è arrivata anche Bella.

«Stavamo parlando di quanto sa nuotare bene Dina» risponde decisa Angela.

Mi correggo, è proprio bastarda questa.

«Ooooh, facevo anche le gare! Arrivavo circa un giorno dopo, un fulmine» speriamo che ci creda, già devo ricordarmi di non esagerare con la forza.

 

Sto per entrare in aula, a lezione di letteratura inglese, quando vengo agguantato da... Mike? Cosa vuole adesso il coniglietto precoce?

«Dina, non abbiamo ancora trovato la bambola gonfiabile... possiamo provare con  qualcos'altro? Lee, ha la mucca milka, sai quella bianca e viola... va bene lo stesso?». Credo di avere un groppo in gola che mi impedisce di scoppiare a ridere. Devo appoggiarmi allo stipite della porta per riprendermi.

«Potrebbe anche andare, dovresti sentire Emmett, però. È lui che ci dovrà lavorare» rispondo.

Alzo lo sguardo e vedo alle spalle del coniglietto, Jessica che ci squadra a braccia incrociate. Che vuole quella? Meglio che torno a pensare alla mucca bianca e viola... non vedo l'ora.

 

Sono passate due ore, tre ore, pausa pranzo, altra ora di lezione, e poi suona la campana... per chi? Per la mia nuova religione subacquea.

Che vergogna!

«Andiamo, Dina?». Bella mi aspetta fuori dall'aula di informatica con il borsone con il costume e l'accappatoio.

«Arrivo!». Poso i libri e prendo la mia borsa con i cambi. Oggi il trucco che mi ha applicato Alice è anti acqua, anti cloro, anti stupro... spero solo che si possa togliere  senza usare la smerigliatrice, il sangue in faccia non mi dona.

Arriviamo allo spogliatoio della piscina, le altre ragazze sono già arrivate...

Oh, porca trota! Sono circondato, e adesso? Che faccio? Dietro di me, entra anche Angela e mi sospinge in avanti.

Le altre si stanno spogliando... però che poppe Lauren, devo dire che anche in libertà, sono niente male...

guarda Irina... un pochino di pancetta, eh? E Jessica? Uau! Che culo.

Mi sento un bambino in un negozio di dolci... credo che questa cosa la sognerò per anni, tanto per consolarmi nei tempi morti.

Se non altro, Angela ha il buon gusto di ritirarsi dietro una colonna per cambiarsi e guardandomi di soppiatto non fa altro che ridacchiare. Che stronza.

A me stanno tirando le parti basse. Come cazzo faccio a cambiarmi. Ho un cazzo e si vede.

 

Oh, oh! Mi sono accorto che il bazooka non riesce più a stare calmo...

«Dina» Bella mi sta chiamando, mi giro verso di lei... sta tirando su il costume, intravedo il monte di venere ed ho una visuale completa e particolareggiata del suo seno... una terza scarsa o una seconda abbondante, ritengo...

«Sì...» rispondo meccanicamente, sono in trance...

«Cos'hai li davanti... al cavallo dei pantaloni... sembra che tu abbia una punta» mi dice distrattamente, mentre finisce di infilarsi il costume e si tira su i capelli per la cuffia d'ordinanza.

Senza attenzione giro la testa dove mi ha indicato e... sbianco. Per la prima volta il mio amico dei bassi fondi, ha vinto contro la costrizione elastica e sta svettando in aperta alzabandiera a discapito di qualsiasi legge fisica. In pratica ho una signora erezione. Cristo!

«Dev'essere il body che si è sganciato» rispondo, rifugiandomi di corsa in bagno.

 

Mi chiudo in un cubicolo ed inizio a sfilarmi di corsa i pantaloni e la guaina... non ne posso più e devo assolutamente liberare il mio martello, altrimenti io sto male e lui si rompe.

Non ce la faccio più sono più di due settimane che non scopo. Va bene fare il bravo, ma adesso sono davvero al limite, se mi basta vedere una decina di ragazze nude che si spogliano davanti a me, per andare fuori di testa.

A ben pensarci... ma sei coglione Edward? Quale ragazzo, sano di mente e di pene, non andrebbe fuori di testa con dieci ragazze che si spogliano davanti a te? Per favore, non fare il martire e per una volta datti da fare di mano.

Erano anni che non mi facevo da solo. Chiudo gli occhi e con la mano sinistra mi appoggio al muro di fronte, mentre con la destra inizio a smanettare.

Visto che ci sono immagino anche che sia Bella a farmela, così mi faccio il servizio completo.

Appena aumento un pochino il ritmo sento il piacere montare ed inizio a gemere sommessamente, quando...

«Dina, sei li dentro?». Cazzo! È Bella fuori dalla porta, ed io mi sto facendo una sega!

«Sì... sì...» rispondo balbettando mentre la mia mano mi da piacere. Non riesco a soffocare un grugnito di soddisfazione.

«Dina, stai bene?» chiede con tono preoccupato. Certo che sto bene, e tra poco starò ancora meglio...

«Sì... sto per venire» mi lascio scappare... e poco dopo raggiungo l'apice e il segno tangibile del mio piacere si riversa nel water, e un poco nella mia mano.

Soffoco in gola un gemito, che si trasforma in un sibilo fuori dalle mie labbra.

«Tutto bene, Bella. Ho un pochino di mal di stomaco, ma non è niente... adesso finisco di cambiarmi e arrivo» le dico attraverso la porta, nella speranza che esca finalmente dal bagno. La mia borsa si trova ai suoi piedi... come faccio a uscire da qui con lei che mi scruta?

«Okay, se hai bisogno, chiama» mi risponde e sento la porta chiudersi.

Mi guardo attorno... non c'è neanche la carta igienica! Come faccio a pulirmi la mano? Pazzesco!

Direttamente, a culo scoperto e bazooka sballontolante e soddisfatto, esco dal cubicolo e mi avvicino al lavandino per sciacquare le mani.

In quel momento sento la porta del bagno aprirsi e in automatico, mi copro l'amichetto del piano inferiore.

«Ed... Edward, tutto bene?». Riconosco la voce di Angela e mi volto verso di lei, vedendola sussultare appena si accorge che sono nudo dalla vita in giù.

«Oddio! Copriti! Fai senso!». Con una mano si copre gli occhi, con l'altra indica il mio bazooka.

«Di tutte le ragazze che mi hanno visto così, tu sei l'unica che mi abbia detto che faccio senso. Grazie. Adesso il mio ego è davvero felice» rispondo sarcastico mentre mi infilo i pantaloni del burkini.

«Dubito che ti abbiano mai visto come me ora. Sei mezzo uomo e mezza donna! Non credevo che esistessero gli ermafroditi» risponde la timidona. Sempre più simpatica!

«Angela. Voltati per piacere e tieni chiusa quella cacchio di porta. Per oggi ne ho avute abbastanza di visite inattese» prego, così riesco a mettermi anche la casacca e togliere la parrucca per sostituirla con la cuffia.

Fortuna che ho preso la mia blu, Alice voleva farmi mettere quella di zia Esme con i fiori di plastica rosa. Ci mancava solo quella!

«Sono pronto» annuncio. Angela si gira ed inizia a ridere.

«Sei ridicolo» bofonchia tra un singulto e l'altro. Non mi degno neanche di rispondere e mi avvio verso la piscina dove anche le altre ci stanno aspettando.

 

«Volevo chiederti scusa per prima. Non avrei dovuto lasciarti in imbarazzo davanti alle nostre compagne che si cambiavano. Perché non sei andato direttamente in bagno?». Beh, almeno si è accorta della mia difficoltà.

«Devo essere sincero? Mi sono bloccato» rispondo sottovoce.

«Soprattutto a vedere come è Bella sotto i vestiti». Oh! L'ha notato anche lei?

«E' notevole» rispondo laconico. Non voglio che mi prenda in giro anche lei. Finché sarò in questi panni non posso far nulla.

 

Ho spiegato all'insegnante la mia allergia al cloro, a giustificazione del costume particolare che porto. A parte le grasse risate che si sono fatti un po' tutti, soprattutto i ragazzi, la lezione è andata liscia come l'olio.

Non ho mostrato la mia potenza, ho fatto le mie vasche senza spingere ma tenendomi nella media delle altre ragazze, e nessuno si è accorto di nulla.

Alla fine, guardandomi allo specchio del bagno, anche la faccia è rimasta abbastanza integra. Che Alice mi abbia fatto una plastica facciale, al posto di usare dei semplici trucchi? Non c'è nulla di sbavato!

 

«Tutto bene a lezione?» chiede zia Esme, quando mi sente stramazzare sul divano.

«Oggi sono morto!» rispondo chiudendo gli occhi.

Ed è vero. Ho rischiato seriamente di farmi scoprire quando sono entrato nello spogliatoio... per non parlare dopo, quando sono tornato con calma per farmi la doccia ed ho trovato ancora Bella sotto l'acqua.

Fortunatamente non mi ha visto ed io sono letteralmente scappato, asciugandomi alla meno peggio e correndo a casa per lavarmi in tranquillità (e magari lottare di nuovo cinque contro uno, pensando a quello che avrei potuto fare con la matrioska sotto quella fantastica doccia)

Un giorno davvero infernale, ripenso, quando mi accoccolo sotto il piumone e chiudo gli occhi sospirando. Tanto lo so che questa notte sognerò di nuovo la regina delle fate... dopo quello che ho visto, non potrebbe essere altrimenti.

Speriamo solo che almeno lì, concluda qualcosa.

 

“Ahhhh! Sì, prendimi”. Se è un sogno… non svegliatemi.

Bella sudata e ansante sotto di me è uno spettacolo! La sua pelle luccica ed è tesa per lo sforzo. Sto per entrare in lei per la terza volta. È calda. È bagnata. È completamente aperta per me. Geme a ogni mio tocco, a ogni mio bacio.

Ho leccato ogni singolo centimetro del suo corpo, ho succhiato quelle peccaminose colline sino a sentire il capezzolo duro contro il mio palato, le mie mani hanno esplorato il suo sesso con perizia.

Neanche uno speleologo avrebbe indagato con più attenzione di me.

Mi guarda con quegli occhi da cerbiatta ed io sento il mio cuore battere più forte, e sono sorpreso, perché non è per l’eccitazione che sta accelerando, ma è perché mi guarda. Mi sta guardando con trasporto ed io credo di essermi…

«Edward» bisbiglia sensuale. Dio! Potrei venire anche solo sentendo la sua voce.

«Edward» dice più forte e più roca. Sto per venire…

«Edward» adesso ha una voce da baritono… che mi gela le palle.

«Edward» adesso sembra Emmett. Che cacchio ci fa nel mio sogno a rompere i coglioni?

 

Sbadiglio e, mandato a fare in culo tutti i diavoli dell’inferno, mi sveglio e guardo il cubo luminoso al mio fianco: ore 05.03 AM. Avevo diritto ancora a trenta minuti! Perché mi ha svegliato adesso nel bel mezzo di un orgasmo onirico! Potrei rimanere traumatizzato a vita!

«Che vuoi, Emmett?» chiedo soffocando improperi vari.

Lo vedo mettersi in ginocchio vicino al letto a mani giunte sopra le coperte. Sembra un bambino piccolo che dice le preghiere della sera.

«Ti prego, ti scongiuro, ti supplico… non farmelo fare» pigola.

Provo quasi pena per lui… quasi.

«Assolutamente no. Dovevi togliere la scommessa… non continuare a tormentarmi» rispondo alzandomi.

«Okay, sei libero da questo momento» rilancia con gli occhi lucidi.

«Troppo facile… siamo nella merda tutti qui. Perché tu no?» chiedo incrociando le braccia.

«Ma far sesso con una bambola gonfiabile! Dai, Edward! Questo è troppo anche per te!» cerca di convincermi.

«Toglimi due settimane e non ti togli i vestiti» propongo. Ho solo bisogno di uno scatto del cellulare, per tenerlo per le palle a vita… mica voglio che il mio video di depilazione circoli sul web!

«Andata» sospira. Ci stringiamo la mano e mi volto per andare in bagno a farmi una lunghissima doccia. Ne ho davvero bisogno dopo i finti orgasmi di questa notte… e i miei boxer necessitano di una lavata.

 

«Edward? Cosa stavi sognando? O meglio… chi ti stavi facendo?» chiede Emmett bloccandomi.

«Se non vuoi che chiami Rose come spettatore per oggi pomeriggio, torna in camera tua» rilancio e lui sogghigna alzando le mani in segno di resa ed esce.

 

La doccia è stata davvero provvidenziale. Esco più rilassato e pronto per il solito lavoraccio di restauro mattiniero… dunque, facciamo un poco di conti…

Oggi è giovedì della seconda settimana… dovevo stare qui sino a fine ottobre, invece abbiamo ridotto alla metà. Fantastico! Ancora due settimane e potrò tornare alla mia vita di prima… niente più trucchi… niente più seghe fai da te… niente più matrioska…

A questo pensiero sento il cuore stringersi in uno spasmo e lo stomaco chiudersi.

E ripenso a prima che mi svegliasse Emmett. Avevo realizzato una cosa… e doveva essere importante perché ne ero sconvolto… mi sono…

«Edward, sei pronto?» chiede Jasper davanti alla porta, fissandomi.

«Sì, sì» rispondo distratto.

Sono confuso, non afferro la situazione. Mi sento strano, diverso.

Arrivato a scuola, come al solito prendo per mano Jasper, che ormai si è abituato a essere il mio ragazzo sfigato (nel senso che sta con un cesso e quindi ormai lo trattano come un demente tutti quanti).

In tutto questo la nota positiva è che Eric non mi sta rompendo.

 

Quando sento l’inconfondibile Pick up di Bella mi volto e il mio cuore perde un battito. La vedo scendere dall’abitacolo come quelle scene a rallentatore e sono completamente imbambolato e sbavante.

E’ splendida (relativamente splendida) vestita con gli anfibi, una gonnellina a frange in jeans e pelle e una camicia in vellutino a coste grigia, con toppe rosse ai gomiti. I capelli legati con i due chignon e con le bacchette cinesi infilati dentro. Eppure è bella, è vera, è… ed io sono davvero rimbambito!

Mi risveglio di brutto quando Mike mi viene vicino per parlare.

«L’abbiamo trovata! Ci vediamo oggi alle quattro» dice ed io annuisco.

A due passi da noi, Jessica ci guardava con un cipiglio scuro.

 

Durante la mattinata e le mie due ore di matematica, gomito a gomito con l’istrice, continuo a fissarla. C’è qualche cosa di importante che devo cogliere. Lo so. Lo sento, e non è soltanto per quello che ho sognato.

È qualcosa che, forse, mi cambierà la vita. E mi sto innervosendo perché non riesco ad afferrare di cosa si tratta.

«La smetti di guardarmi? Ho per caso il naso sporco?» chiede Bella sottovoce.

«No, scusami, ero soprapensiero» e finalmente mi volto verso il professore.

Fortuna che Varner mi apprezza molto come studentessa, visto che capisco al volo la materia e sono sempre preparato, o mi sbatterebbe fuori dall’aula tutti i giorni.

 

Meno male che le ore successive erano in compagnia di Angela e il carissimo depressissimo Emmett. Vederlo così mogio… era balsamo per il mio cuore.

Cattivo io? Non si saprà mai quanto!

«Pronto per oggi?» sussurro al mio amico di sventura. Lui nega ed io gli batto fraternamente le spalle. Ce la farà, ne sono sicuro.

In fin dei conti, se io sono riuscito a sopportare tutto quanto mi hanno fatto in queste due settimane, un’oretta o due, potrà sopportare anche lui!

Chissà se queste lezioni mi porteranno crediti extra come fotografia e nuoto… dovrei informarmi.

 

Con questa idea, il tempo scorre velocissimo e senza quasi accorgermene, arriviamo davanti alla casa di Mike Newton, dopo aver salutato Bella, Angela, Giuseppino e truppa varia, tutti curiosi di sapere cosa ci facevamo noi in compagnia degli sportivi della scuola.

Sapeste!

 

La mamma di Newton ci fa entrare, non appena suoniamo alla porta.

«Ragazzi, scusatemi ma devo andare al negozio. Mike vi aspetta nello scantinato con i suoi amici. Se avete bisogno di qualcosa, servitevi pure come se foste a casa vostra» e così dicendo chiude la porta e fila via.

Perché chiudersi nello scantinato quando abbiamo casa a disposizione? Boh! I coniglietti sono anche scemi oltre che precoci.

Mike, Lee, Conner e Austin ci salutano allegramente, mentre Tyler è occupato a gonfiare un pallone areostato che sembra vagamente essere una persona.

Ha due guance come angurie ed è leggermente cianotico. Se continua così gli parte un embolo.

«Mike, non hai una pompetta per bici? Magari non fai morire il tuo amico» suggerisco.

Trovato l’arnese, Emmett si mette all’opera… si vede che vuole subito darci dentro! E poco tempo dopo questa valchiria dai capelli biondi, con il buco tondo al posto della bocca e altre fessure in posti strategici, ci saluta in tutta la sua splendida nudità semitrasparente.

 

Inizio a spiegare la base in modo scientifico: cosa abbiamo in mezzo le gambe, come è fatta la farfallina delle bambine, tutte cose che insegnano all’asilo insomma.

«Dina! Se vuoi c’è anche la lavagna» Mike indica alle mie spalle.

Vedo Austin che prende appunti su un blocco e mi viene voglia di sbattere la testa contro il muro… qui si comincia proprio dall’ABC!

Invito Emmett a indicare sulla bambola grandezza naturale, cerchiando con un pennarello, i punti più sensibili delle donne.

Lee e Conner iniziano anche a litigare per la sensibilità dell’incavo del gomito.

Si può essere più imbecilli?

«Ragazzi!» Sbraito con voce un po’ troppo mascolina, ma questi mi fanno uscire di senno molto più di Bella quando è incazzata!

«Ragazzi, ascoltate! Non importano i punti precisi, ci sono donne alle quali fa effetto, altre che non fa niente. Si prova ed in base alle reazioni si prosegue o si passa ad altro» con la coda dell’occhio vedo Emmett annuire convinto.

«Questi punti servono per l’approccio, per la seduzione, per eccitarle… poi si passa ai pezzi da novanta: seno e vagina. Se andate subito a canestro non le farete venire mai» mi sentivo un dispensatore di saggezza popolare.

«Adesso Emmett vi farà vedere qualcosa…» ero estasiato! Era arrivato il mio momento.

«Ehm, dunque… queste che vedete sono le zone meno importanti, questa dietro l’orecchio e sul collo è quasi fondamentale per procedere. Se non cedono a questo andatevene» intanto aveva preso la bambola tra le braccia e la stava baciando sotto l’orecchio. Velocemente scatto la foto con il mio cellulare… una immagine che valeva oro.

Quando inizia a toccare quello che doveva essere il clitoride mimando un rapporto sessuale (visto che era vestito) sono quasi steso dalle risate che sto trattenendo, mentre, seminascosto, il mio cellulare scatta foto come se il dito tremasse sul tasto.

Ad un certo punto piega la bambola per mostrare una variante di penetrazione e… sbang!

Facciamo un salto tutti spaventati dal botto, mentre la bambola si affloscia sulle gambe di Mister Muscolo.

«Non… non è colpa mia» borbotta.

«Ecco Conner, cosa capita comperando dai cinesi! Non dura neanche un’ora!» esclama Mike.

«Forse era meglio se portavo la mucca» dice Lee, rammaricato.

 

Ed io ne approfitto per defilarmi elegantemente verso casa.

«Ragazzi, credo che comunque abbiate capito a grandi linee cosa fare… se ci fossero altri problemi, io ed Emmett verremo sicuramente ad aiutarvi» dico.

«Certo, sempre pronti a dare una mano» ribadisce Emmett, ma si corregge quando lo guardo sardonico e mimo ‘dare una mano?’ «Cioè dare il nostro aiuto».

Quando la porta di casa Newton si chiude alle nostre spalle, scoppiamo in una fragorosa risata.

Alzo la testa, allegro, e noto Jessica che mi fissa dall’altro lato della strada. Perché mi guarda sempre. Mi sento vittima di stalker.

Scuoto la testa e ancora ridendo mi accompagno con Mister Muscolo ammazza Bambole, verso casa.

 

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Angolino mio:

se siete giunte qui senza nessuna risata e senza versare una lacrima vi faccio i miei più sentiti complimenti e vi segnalo al mondo come lettore più ostico che ci sia.

Non è semplicissimo farmi ridere… ma quando ho scritto questo capitolo, giuro che non sono sopravvissuta.

 

La prima botta è stata la mucca milka al posto della bambola gonfiabile. Ho distrutto un mito!

 

La scena che preferisco qui è la sequenza del nuoto… dal momento dell’erezione, che risponde che è il body, al momento dell’ sto per venire… giuro che non vedevo i tasti per scrivere.

 

Devo invece ringraziare Corny83 per l’idea della bambola che si rompe nelle sante manine di Emmett (anche questa scena è delirio)

Spero sinceramente che questo capitolo vi sia piaciuto… fatemi sapere.

Nel prossimo, ci troveremo circondati dalla natura. Cosa ci si può inventare per far diventare verdi il nostro Napoleone e il suo attendente?

 

Martedì posterò l’ultimo capitolo di Come Andromeda.

Con Ciao Edwardina ci rivediamo a fine prossima settimana.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 16
*** speranza d'amore ***


 

Giuro, non sapevo se sarei riuscita a postare oggi. Fino a tre ore fa ero in alto mare e poi… zac! Ecco l’idea! E sono riuscita a terminare per il giorno previsto.

 

Ancora una volta troverete alcuni vostri nick evidenziati, per ringraziarvi pubblicamente delle vostre recensioni. Questa volta li ho utilizzati in modo insolito, spero non vi dispiaccia!

 

Come già fatto nei capitoli scorsi, in alternanza, ritorna il banner di Lalaysha. Grazie.

E come al solito vi avviso: se volete leggere cose serie e drammatiche, queste pagine non fanno per voi… anche se, questa volta…

Vi lascio al capitolo senza altri indugi, ci leggiamo in fondo.

 

 

 

 

“Angela ho bisogno di te! Ti invio cinque fotografie… scaricale su una chiavetta e mettile al sicuro. Cancella tutto il resto. Poi ti spiego. Mi raccomando: acqua in bocca!” invio il messaggio, di nascosto da Emmett che sta guidando, prima di entrare in casa, con il relativo allegato, poi mi affretto a cancellare il testo del messaggio.

Non riuscirò a tenere queste foto segrete per sempre e se mio zio ci metterà le mani sopra, il mio cellulare diverrà compagno della cassetta video della depilazione, dentro la sua cassaforte.

Non che non mi fidi, ma preferisco avere un’assicurazione… non si sa mai.

 

Quando entriamo in casa, ancora ridendo per il pomeriggio trascorso tre paia di occhi ci guardano come se dovessimo confessare una marachella.

«Che avete fatto oggi pomeriggio?» chiede Alice con le braccia incrociate e il piede che sbatte impaziente sul pavimento.

Zio Carlisle sghignazza ed accompagna zia Esme in cucina... ma sono sicuro che ascolteranno tutto.

«Cos'è? Sei gelosa che non ti abbiamo invitato?» rimbecco io ridendo.

«Credimi, Alice. Meglio che tu non lo sappia... o dovrei ucciderti dopo» gli dice Emmett facendole l'occhiolino.

Ma è matto? Se c'è una cosa che non devi fare con una donna, è lasciare intendere che sia un segreto. Conoscendo poi mia cugina, gli romperà talmente i maroni che non potrà fare a meno che dire la verità... soprattutto se vuole evitare l'unione spionistica con la sua adorabile metà.

Cerco di andare ai ripari. Poi Emmett, ringraziami in ginocchio!

«Alice. Non abbiamo fatto nulla. Semplicemente siamo andati a giocare a casa di Mike Newton, dopo che abbiamo finito la relazione che dovevamo preparare in gruppo» rispondo cercando di essere convincente.

«Che relazione?» chiede l'impicciona.

«Geografia» rispondo io.

«Astronomia» risponde lui in contemporanea.

Ci guardiamo e ripetiamo.

«Astronomia» io.

«Geografia» lui.

«Cioè, geografia dell'astronomia stellare. Sai, pianeti, satelliti... quella cosa lì» dice Emmett con voce lieve.

«Okay, facciamo finta di crederci... e a cosa avete giocato?» chiede ancora il novello Sherlock.

«Biliardo» rispondo io.

«Freccette» risponde lui in contemporanea.

Ci guardiamo e ripetiamo.

«Freccette» io.

«Biliardo» lui.

«Prima biliardo e poi freccette... ed io ho vinto, dimostrando che anche una donna sa giocare bene» prendo subito la parola e mi spiego.

«Certo, a parte essere una finta donna» replica Emmett.

«Probabilmente avrei vinto io se fossi venuta con voi» interviene Alice  per poi allontanarsi.

 

Sospiro di sollievo per l'interrogatorio quando sento alle mie spalle zio Carlisle che sta passando per andare in salotto. «Ragazzi, dovete migliorare a raccontare delle palle. Mia figlia non ci ha creduto neanche un attimo, e nemmeno mia moglie... siete nei guai!» e se ne va a leggere la pagina sportiva lasciandoci vicino alla porta d'entrata a sudare freddo.

E adesso?

«Zio, possiamo parlarti in privato?» chiedo. Meglio che diciamo tutto... altrimenti Emmett si troverà a fronteggiare le ire della sua tigre.

«Nel mio studio» risponde.

 

Così, a colloquio con Carlisle, mi trovo a raccontare e a ridere con lui ed Emmett dell'avventura di oggi pomeriggio.

«Non vorremmo che Rosalie lo venisse a sapere. Metterebbe Emmett in croce e non è il caso di infierire» dico con la mia faccia da bravo ragazzo, cioè ragazza, visto che non mi sono ancora cambiato.

«E sicuramente così avrai tu l'esclusiva per infierire? Vero Edward?» chiede tendendo la mano verso di me. Caspita! Da quando lo zio è diventato così intelligente?

Sotto lo sguardo stupito di Emmett, consegno il mio cellulare e lo zio inizia subito a cercare.

Ovvio che trova le foto in due minuti ed inizia a ridere, mentre mio cugino diventa sempre più rosso e interdetto, oltre che leggermente arrabbiato.

«Mi hai fregato, Edward!» urla dopo aver visto l'ultima foto, che lo ritrae con la bambola si sta sgonfiando.

Vedendolo così sconvolto, anche io mi metto a ridere, come suo padre e, alla fine, anche lui si unisce a noi.

Come immaginavo, lo zio mi requisisce il telefonino e, dopo aver constatato che non vi fossero foto registrate sulla scheda, me la restituisce perché possa inserirla nel cellulare che tengo in camera.

«Quando avrò attentamente ripulito in cellulare te lo renderò» promette prima di uscire.

«E per Alice?» chiedo.

«Ci penso io» risponde lo zio.

Guardo Emmett e faccio spallucce, poi decido di rifugiarmi in camera per tornare me stesso, almeno fino a domani mattina.

 

Qualche ora dopo, mi rigiro ancora nel letto. Oggi mi è mancata la compagnia di Bella. Avrei voluto andare a casa sua, per i compiti o anche solo per chiacchierare, come ho fatto spesso di queste due settimane.

Forse è per questo che me la sogno anche di notte, in pratica, frequento solo lei e Angela... però non sogno Angela.

Mi rigiro ancora. Meglio dormire, tanto domani ho lezione con lei... la rivedrò al mio fianco e chiacchiereremo del nulla... buona notte... Isabella.

 

Il mattino dopo, appena sceso dalla macchina ho lasciato Jasper in compagnia della sua ex, cioè il piccolo diavolo, dal quale non aveva ancora ricevuto la dose quotidiana di coccole post colazione. Ad essere sincero non mi interessa fare la figura del cornuto adesso, sto cercando Angela per recuperare la mia assicurazione.

«Ciao! Dina!». Una voce piena di acredine mi aggredisce alle spalle.

E ora? Che caspita vuole Jessica?

«Ehm… Ciao, Jessica. Come va?». Facciamo un po’ di conversazione, mi sembra agitata, chissà cos’ha?

«Come va? Mi chiedi come va? Sei tu che dovresti dirmelo, brutta stronza!» urla isterica. Oddio! È proprio isterica! Ed io ho sempre odiato le donne isteriche!

«Si può sapere che hai?» chiedo cercando di essere gentile e non urtarla.

«Tu mi chiedi cosa ho? Sei solo una che ruba i ragazzi alle altre! Sei una puttana! Ecco cosa ho che non va!». Credo che i capelli le si siano raddrizzati, è diventata più alta, e sta agitando le mani come a volermi strozzare.

Gente! Aiuto! SOS! Ho paura! Non c’è niente di più pericoloso di una donna incazzata! Anche se onestamente non so il perché.

«Che ho fatto? E poi, modera i termini! Non sono io la puttana da queste parti!», anche perché la mia inesistente figa è ancora intatta e il mio culetto è verginello, ergo, non avendolo/la mai dato/a a nessuno/a mi sento in diritto di difendere, a spada tratta, la mia virtù!

«E allora come mai sei sempre dietro a Mike? Lo sai che stiamo insieme da quattro giorni! Possibile che appena vedi un ragazzo impegnato ti vengano le voglie da ninfomane? Con la faccia e il fisico che ti ritrovi, il solo sistema per prenderti i ragazzi delle altre è allargare le gambe!». Se non fosse così offensivo (nel senso che mi piaccia Newton coniglietto precoce! Ma per favore! Neanche fossi davvero una donna potrebbe mai interessarmi), mi verrebbe davvero da ridere.

Invece rimango lì impalato con gli occhi spalancati a chiedermi se quella che ho davanti è un alieno o se invece sto ancora sognando.

 

«Jessica! Dacci un taglio! Ho visto io Mike che andava da Dina, non il contrario. Non puoi dare la colpa a lei se il tuo ragazzo non riesce a tenere le mani a posto» interviene Bella che è appena arrivata.

Grazie al cielo, almeno lei sa come sono andate davvero le cose. Più o meno.

«E’ lei che ci sta provando! Vuole portarmelo via come ha fatto con Alice e Jasper!». Ecco da dove arriva tutta questa paura!

Quasi mi metto a ridere sul serio! Sono diventato uno sfascia coppie con il sex appeal e la mia bellezza! I ragazzi non sanno resistermi, proprio come le ragazze quando sono in versione maschile.

Un attimo di concentrazione… cacchio! Ma sono un Dio!

 

Finalmente, vedo con la coda dell’occhio, che sta arrivando di corsa, il pomo della discordia. Ormai siamo circondati dai compagni di scuola e qualcuno sta incitando Jessica a darmi una lezione.

Un po’ per queste urla ed io che mi ero distratto, vengo investito da un tornado rosso e ricciolino, che inizia a tempestarmi di pugni e cercare di strapparmi i capelli… parrucca che ho l’accortezza di trattenere con l’altra mano.

Per fortuna che Bella e Rosalie me la staccano subito di dosso, altrimenti rischiavo di trovarmi una mia tetta migratoria sul culo questa volta.

«Dina, va tutto bene?» chiede Mike che finalmente è arrivato! Dietro le mie spalle sento le mani di Alice che velocemente mi sistema. Se riesco a salvarmi da questa avventura… sono un mito!

«Sì… ma tieni la tua ragazza lontano da me, o la prossima volta metterò in pratica le lezioni di box che mi ha dato mio fratello» sparo a zero e spero che veramente Jessica mi lasci stare. Di pazze vicino ne ho già abbastanza senza dovermi preoccupare di una mitomane gelosa!

«Jessica! Che cazzo ti è preso?» urla poi rivolto alla sua ragazza, che vedendolo così arrabbiato, inizia a piangere.

«Tu… io… ti ho visto con lei… ieri era a casa tua… tu non volevi me» dice singhiozzando.

«Jessica, era solo per una ricerca. Con noi c’era anche Emmett e Tyler» cerco di spiegarle con voce più calma possibile. Odio quando una ragazza piange: non sai mai come comportarti.  È imbarazzante.

«Davvero?» chiede con gli occhi lucidi rivolgendosi a Mike.

Lui annuisce, poi si avvicina al suo orecchio e le sussurra qualcosa che la fa arrossire e ridacchiare come una dodicenne.

Gli ormoni sballati, gente, cosa combinano!

Immagino che Mike le abbia promesso un orgasmo da urlo, visto come è diventata mielosa la rossa.

Bene, coniglietto, soddisfala e tienila lontano da me!

 

Finalmente il crocchio di persone di disperde, senza che intervengano i professori a farci note o ramanzine. Lentamente avanzo verso l’entrata della scuola, con Bella al mio fianco e gli altri poco più indietro.

«Stai bene?» mi chiede preoccupata.

«Certo. Benone. Non mi ha colpito forte» rispondo con un sorriso smagliante, e in quel momento mi volto verso di lei e… mi blocco: sul suo zigomo si sta formando un livido bluastro.

«Cosa è successo?». Sono agitato e quasi mi dimentico di usare il mio tono da Dina.

«Jessica credeva di colpire te. Peccato che io ero in mezzo» risponde tranquilla.

Porto la mia mano sulla sua guancia e lieve passo il pollice sul segno che sta colorando la sua faccia.

«Mi spiace... è colpa mia» mormoro continuando a carezzarla e lei piega il capo sulla mia mano.

Non  sento nulla attorno a noi, come se tutto fosse sparito. Mi sono perso nei suoi occhi e lei nei miei, lo vedo chiaramente e non so spiegarmi il perché.

 

«Ehi! Ragazze! Prima che vi vengano strane idee, è ora di andare in classe... e tu, Bella, in infermeria» interviene Emmett, dandomi una pacca spacca schiena, che per poco casco addosso al cactus.

Ci mettiamo a ridere di gusto ed entriamo a scuola.

Mi sembra di essere appena tornato sulla terra dopo un giro tra le stelle.

Fortuna che Varner ha deciso di saggiare la nostra preparazione con un test chilometrico, che mi fa evitare di pensare ad altro che non siano i numeri davanti al mio naso.

 

«Finalmente l’infermiera Clapp, mi ha liberato! Ero quasi tentata di telefonare all’FBI per sequestro di persona!» annuncia Bella, rientrando in classe a metà della seconda ora.

Sorrido al pensiero che non era solo per la segregazione in infermeria che è così allegra. Lei e la matematica non abitano sullo stesso pianeta e riuscire a coesistere nella stessa ora, spulciando un test, ritengo che non sia la sua massima aspirazione.

Infatti si siede accanto a me e mi fa l’occhiolino, mostrando noncurante il livido viola lucido che le spicca sulla guancia.

«Signorina Swan, la prego di prendere una copia del test e rispondere a qualche domanda» la invita mister Varner consegnandole il foglio.

Secondo me è già tanto se crocerà cinque caselle, di cui sicuramente due sbagliate.

Però mi dispiace aver perso queste due ore con Bella… il resto della mattinata sarà in compagnia di Angela. Non che non vada bene, per carità, ma con il mio istrice mi diverto di più.

Mio? Chi l’ha detto mio? Io? No, io no!

“Certo, ed io sono la fata madrina” silenzio coscienza Smemorina!

 

«Adesso Edward Cullen, mi vuoi spiegare cosa sono quelle foto?» bisbiglia Angela nell’aula di letteratura inglese, mentre mi passa una chiavetta usb.

«Perché? Non l’hai capito? Hai bisogno di un disegnino, miss Weber?». Non credo che ci voglia un genio per capire cosa stava facendo Emmett con una bambola gonfiabile. Sto ridendo? Un pochino.

«Dina, non prendermi in giro. Perché te ne vai in giro a fare quelle foto? E perché Emmett tradisce Rosalie con una bambola gonfiabile?» chiede avvicinandosi ancora di più per non farsi sentire da altre orecchie indiscrete.

Beh, non avevo considerato quel punto di vista! Tradire Rosalie con la valchiria semitrasparente e spompata… notevole questa!

«Ti sembra che Emmett preferisse plastica alla carne vera? È solo uno scherzo… e un’assicurazione per me, sul suo silenzio eterno» rispondo e lei si mette a ridere, attirando gli sguardi di tutti, compreso il professore.

 

La mattinata passa veloce, sia per le lezioni che assorbono gli ultimi neuroni rimasti, sia per le imboscate di Eric che puntualmente cerco di evitare.

Oggi niente mensa, si esce per pranzare a casa.

«Dina, vieni da me? Così mi fai compagnia, mio padre non c’è tutto il giorno». Se Bella mi avesse chiesto questa cosa tre settimane fa, mi sarei fatto il bidet con l’acqua di rose, per essere sicuro di profumare anche lì sotto, ora invece, rispondo un “Certamente” entusiasta, senza secondi fini.

Cosa ne è stato di Edward Cullen Junior? Alla fine delle prossime due settimane, mio padre farà un appello televisivo per ritrovare il figlio perduto, perché sicuramente a tornare a Seattle non sarò più io… inteso come quello di una volta.

 

«Ciao, Bella. Ci vediamo domani davanti alla scuola!» la saluto quando mi scarica a villa Cullen, all’ora di cena.

Ho passato tutto il pomeriggio con lei, cucinando, chiacchierando, studiando e guardandola. Fisso. Una volta mi ha beccato e mi ha dato della matta, mettendosi a ridere. Mai risata mi è piaciuta di più, tanto che ci ho pensato durante tutta la notte.

 

Il mattino dopo vedere Alice e Rosalie, bardate e pronte per due giorni nel profondo verde, è qualcosa che rimette al mondo. Sono sicuro che avrebbe riso anche Tyler il muto, se solo si fosse degnato di presenziare.

Praticamente si sono vestite in mimetica, mancano le strisce nere sul viso e i fucili e sono pronte per un incontro ravvicinato con i vietcong in guerra.

Va bene corso di sopravvivenza, ma così è eccessivo!

Molto più a suo agio, sembra il professor Cheney, con il suo borsone, jeans, maglietta e cappellino da baseball che fa tanto teenager, devo ammettere che Angela ha davvero buon gusto.

 

Alle otto precise, arriva una valchiria bionda e muscolosa, più alta di me e con dei bicipiti da sembrare un culturista. Se io sembro un’atleta scappata dall’est Germania, lei ci è rimasta ed è stata cresciuta lì. Mi ricorda vagamente... ah, sì, ecco! La bambola gonfiabile!

«Ciao a tutti, sono Antonella, la responsabile della spedizione. Questi sono i sentieri che dovremo battere, il programma e le risposte a varie domande base. Se ci siamo tutti, direi di partire. Le presentazioni ufficiali le faremo al campo base!» e così dicendo risale sulla sua jeep, lasciandoci secchi come tronchi a chiederci se avevamo avuto una allucinazione di gruppo.

A me, come al solito, sorgono diverse domande... la prima è: ma qui esiste una colonia di ragazze italiane? Isabella, Angela, Alice, adesso Antonella. O le loro mamme si sono messe d'accordo oppure sono tutte innamorate di Rodolfo Valentino! O di qualcuno un pochino più vivo!

Poi, non era monibionda e qualcos'altro a essere il capo? In questo caso sono cretino io! Era il nick Edward, sveglia!

 

Ci dividiamo tra le auto presenti ed iniziamo il tragitto, ed io sono già irritato. In macchina con me ci sono Angela, Alice e Rosalie, ma non Bella. Lei ha deciso di andare in macchina con Jacob. “abbiamo bisogno di metterci d'accordo” su cosa poi? Stringo il volante come se dovessi spezzarlo e mi accorgo di essere livido.

«Piantala, Edward! Non è il caso di agitarsi, andrà tutto bene e questi due giorni passeranno in un attimo senza problemi» dice Alice, anche se ho l'impressione che si riferisca di più a se stessa.

«Non è per quello» borbotto.

«Edward, Bella non è andata con Jacob per portarselo a letto! Sii serio, su! Non è innamorata di lui, sono solo amici» interviene Angela.

Sbuffo. Amici. Da come ci ballava assieme sabato scorso voleva più dell'amicizia da Bella.

«Ma davvero ti sei innamorato di Bella?» chiede Rosalie sorridendo.

A quelle parole la macchina sbanda, così come il mio cuore.

«No! Non sono innamorato di Bella! Che stai farneticando!» rispondo quasi arrabbiato. Non sono innamorato... vero?

Se fossi innamorato sentirei sempre le campane, il cuore mi scoppierebbe, sentirei lo stomaco chiudersi e la saliva sparire, giusto?

«Certo, non sei innamorato di Bella. Però ti piace e anche tanto. Questo almeno lo puoi ammettere» dice Alice al mio fianco.

«Ok. Lo ammetto. Mi piace tanto». Sorrido nel rispondere, perché ho trovato quella cosa che mi sfuggiva da giorni e che mi rendeva perplesso ed irritato: mi piace tanto Bella e forse mi sto innamorando... ma questa cosa è meglio tenersela privata.

 

Dopo circa venti minuti di tragitto per una strada sterrata ma senza buche, ci ritroviamo in una grandissima radura, con tre casette di legno su un lato ed accanto alcune tende.

Quando ci avviciniamo tutti al centro di questo accampamento, riesco a contare circa venti tra ragazzi e persone adulte. La valchiria riprende la parola.

«Ragazzi! Siamo arrivati! Da questo punto di allargheremo a raggiera, come stabilito sulla mappa e faremo pulizia di questa parte del bosco. Prima di avventurarvi tra gli alberi, ricordatevi sempre di passare da Jacob per prendere la bussola e il cellulare e non dimenticate mai di essere sempre in coppia, non vorremmo passare da una spedizione per la pulizia del verde a una spedizione per il salvataggio dei dispersi. Adesso date una mano per montare le tende, poi ci organizzeremo con le squadre» sta per allontanarsi quando si volta e aggiunge: «C'è un problema. Il nostro cuoco sta male ed ha avvertito che non potrà essere nei nostri. Abbiamo bisogno di un paio di volontari che si occupino del rancio» e così dicendo incrocia le braccia ed attende che qualcuno si faccia avanti.

Giuro, non io. Sono sicuro che le mie finte tette prenderebbero fuoco, proprio come il film Mrs Doutbfire.

«Ci penso io, me la cavo abbastanza bene ai fornelli». Siamo tutti sorpresi quando il professorino fa un passo avanti per offrirsi volontario.

«Qualcuno d'altro?» chiede la valchiria.

Vicino a me c'è Angela che riceve una piccola gomitata nelle costole.

«Sì, io. Se si tratta di dare una mano». La timidona è tutta rossa quando fa un passo avanti e si posiziona accanto al professor Ben. Fanno proprio una bella coppia.

 

Sistemati i piccioncini e i nostri stomaci, i rimanenti volontari, me compreso, iniziano a sistemare le tende per la notte. Dalle macchine e dal furgone, scarichiamo quello che serve per passare la notte nel modo più confortevole possibile.

«Dove dormirai?» mi chiede Bella.

«In tenda

«Non si risponde a una domanda con un’altra domanda» fa notare la matrioska.

Rido complice. «Dimmi dove devo dormire allora».

«In tenda andrà benissimo: posto per quattro, io, te, Alice e Rosalie». Mi indica una tenda abbastanza grande per quattro, dove adesso stanno sistemando dei sacchi a pelo. Saremo dei baccelli vicini vicini. Non vedo l’ora.

 

Un’ora dopo siamo tutti in fila davanti al nostro sommo capo, con in mano un sacco nero e un bastone con punteruolo, guanti da lavoro, spray repellente per insetti, bussola e cellulare.

Visto che Alice, Rosalie e il sottoscritto, siamo davvero dei incapaci con un senso dell’orientamento di un pipistrello senza antenne,  ci affidiamo alle mani della matrioska che sarà la nostra guida e caposquadra.

«Ragazzi, siete pronti per iniziare! Ricordatevi di tornare per l’una per pranzare». Detto questo prende un fischietto e ci da il via.

Non avevo mai fatto lo scout ma mi sembrava una strana, inquietante similitudine, forse ci aveva preso per… come si chiamavano? Ah, sì. Coccinelle.

 

«Ah! La natura! Ragazze, non vi sembra di tornare a respirare?» dice Bella dopo mezz'ora di passeggiata nel nostro sentiero.

«Non è che prima stavamo in apnea» borbotta seccata Alice.

«Tutto questo verde fa male agli occhi, dovevo prendermi gli occhiali da sole di Gucci» rincara Rosalie mentre, schifata, raccoglie un pezzetto di sigaretta. Certo che questi rifiuti fanno vedere quanto siano incivili le persone, oltre che incaute: e se il mozzicone avesse preso fuoco, e se fosse scoppiato un incendio incenerendo miglia e miglia di verde? Non ero fissato con la natura, ma anche io sapevo che le piante sono importanti.

 

All'improvviso sentiamo un rumorino dietro un cespuglio e subito Alice e Rosalie corrono dietro di me, abbarbicandosi come l'edera al graticcio.

«Aiuto! Un leone!» grida Rosalie.

«Aiuto! Una tigre!» rincara Alice. Certo, la famosissima tigre del Bengala, momentaneamente trasferitasi nei dintorni di Forks insieme al leone della savana, appositamente per spaventare queste due.

Sia io che Bella ci guardavamo cercando di non ridere, quando, dopo un altro scossone della pianta, esce un animaletto nero con una striscia bianca sul dorso.

«Aiuto! Uno scoiattolo!» dico io.

Poi osservando meglio quell'esserino, che stava tremando spaventato, mi viene in mente a chi somiglia: Fiore, l'animaletto tanto dolce amico di Bambi, il film che guardavo sempre da piccolo. Io adoravo letteralmente Tamburino. Sto per correggere la mia esclamazione, quando Bella mi anticipa.

«Aiuto! Una puzzola!».

Subito Alice e Rosalie scattano, si allontanano da me ed iniziano a correre verso la direzione in cui dovrebbe trovarsi il campo. Non mi chiedo se è la cosa giusta, anche perché sento uno strano odorino e non è il caso di indagare oltre. Accanto a me anche il cactus fugge... alla faccia della natura! Allora anche lei ha dei limiti!

 

Stiamo correndo a perdifiato, con il sacco nero in una mano e il bastone dall'altra, quando vedo le due travestite da marines, cadere... con la faccia direttamente in una pozza di fango.

«Ah!» è tutto quello che dice Alice, ma sono sicuro che nel suo cervello gli insulti e gli improperi sono più simili all'intera enciclopedia britannica.

Io e Bella ci posizioniamo davanti a loro per aiutarle ad alzarsi.

Vedere le loro facce ricoperte di fango marrone e verdastro è quanto di meglio potevo immaginare per questo weekend, considerando che siamo solo al mattino del primo giorno.

«Dai, Alice, prendila in questo modo... il fango fa bene alla pelle» dico cercando di trattenermi dal ridere, cosa che invece fa spudoratamente Bella, guardando in faccia una Rosalie arrabbiatissima e sporca.

«Tu!» urla puntandomi il dito al petto. So che non  dice altro perché l'istrice è presente, ma quell'indice ha in sé una serie di promesse di vendetta dagli effetti quasi devastanti. Devo accontentarmi del momento, i ricordi sono l'unica cosa che mi resterà dopo che sarò uscito da sotto le grinfie di Napoleone.

«Alice, non puoi dare la colpa a me!» speriamo di farla ragionare.

Mi guarda male mentre accetta i fazzoletti e la bottiglietta d'acqua che le passa Bella.

 

A parte il piacevole intermezzo con bagno alle terme (e qui il sorriso è d'obbligo al solo pensiero), e dopo aver faticosamente ritrovato il sentiero originario, siamo riusciti a riempire un paio di sacchi e coprire una vasta zona del settore assegnatoci, prima di tornare al campo base per il pranzo.

Ero davvero curioso di vedere come si stava comportando Angela e il prof, visto che li avevamo lasciati insieme al loro lavoro per tutta la mattinata.

«Ciao» saluto allegro, quando mi avvicino alla baracca che funge da mensa, cucina, dispensa e ripostiglio attrezzi. Sulla porta c'è anche un cartello strano che non  avevo notato prima 'xMoonxMagYx' . Boh, chissà cosa vuol dire, chiederò dopo a Bella.

«Ciao, Dina! Come è andata oggi? Passato una bella mattinata?» chiede allegra la timidona. A giudicare da come le brillano gli occhi, a lei ma giornata sta andando alla grande.

«Angie, mi puoi portare il burro, per favore?» chiama il professorino, da una finestra della cucina.

«Arrivo subito, Ben! Intanto voi potete darvi una ripulita nei bagni delle altre due baracche e poi andare a sedervi intorno al falò. Visto la bella giornata abbiamo pensato di mangiare all'aperto» ci dice, prima di correre dentro la casupola da... Ben?

«Dobbiamo esserci perse un pezzo della storia» mormora Bella accanto a me, prima di dirigersi verso il cottage vicino. Sulla porta un altro cartello 'hopelove' speranza d'amore? Non oso pensare cosa possa significare ed entro.

Il bagno, dove, mi ha avvertito Bella, c'è solo un lavandino e il water, è già occupato dalla cuginastra e amica, che si sono precipitate alla prima sillaba pronunciata da Angela.

«Andiamo nell'altra?». Approvo la proposta della matrioska. Non che possa lavarmi la faccia, ma una rinfrescata al collo e una pulitina alle mani non è peccato.

 

«Cosa sono quei cartelli sulla porta?» chiedo guardando l'ultimo che incontriamo 'nahenia – sweet witch’.

«E' stato un gioco di anni fa. Una volta un gruppo che è venuto qui in escursione ha battezzato le capanne. Questa dovrebbe essere una strega, principessa indiana, chi dorme qui rischia di vedere i fantasmi. L'altra, hopelove, dicono che contribuisca all'aumento della popolazione dello stato di Washington. Sono diverse le donne che sono rimaste incinte dormendo lì dentro» dice con fare cospiratore, mentre ci laviamo le mani.

«Certo, perché erano sole quando dormivano vero? Un eventuale lui con arnese, non era presente?» puntualizzo la leggenda ridendo.

«Scema» ribatte.

«E per la cucina?»

«Lì si crea la magia del pasto, per la luna... non so cosa centri» fa spallucce.

«Secondo me anche lì dentro c'è la magia dell'amore, vedendo l'effetto che ha fatto ad Angela» rispondo.

«Forse hai ragione» dice accomodandosi accanto a me sul tronco dove passeremo il pranzo.

 

Le ore passano allegre in compagnia della matrioska. Alice, mi ha quasi perdonato, visto che dopo pranzo mi dà una sistemata e non si lamenta più di tanto nel pomeriggio, anzi, si mette a ridere a crepapelle quando un piccione decide di atterrare direttamente sulla testa di Rosalie, facendola urlare e sbraitare come una matta.

Alla sera, ci sistemiamo ancora attorno al fuoco per la cena.

Do un'occhiata veloce a Ben e Angela che continuano a chiacchierare sfiorandosi, come se non ci fosse nessuno attorno a loro. Hanno raggiunto un'intimità che sembra incredibile, sapendo che al mattino la ragazza non gli rivolgeva la parola senza arrossire.

«Che dici? Abbiamo sistemato la nostra Angie?» mi chiede Bella, intuendo cosa stavo guardando.

«Direi di sì. Non sono neanche preoccupata di sapere dove dormirà questa notte» rispondo.

«Ho sentito che loro due si sistemeranno nella hopelove, con Antonella e Jacob, Samantha e Omar».

«Oddio! Speriamo che per questa volta la maledizione della moltiplicazione non colpisca!» dico facendola ridere.

 

Siamo vicini alla tenda, ed io non sono mai stato così sereno e rilassato, nonostante abbia lavorato duramente tutto il giorno.

«E questa? Come la battezzeresti?» chiedo sorridendo, riferendomi ai nomi delle capanne.

«Visto che qui si dorme...» dice indicando Rosalie e Alice che stanno già russando (lo farò notare domani, ho già predisposto il registratore tra i due cuscini) «direi... Bedw» annuncia.

«Oppure Wbed... viva il letto, il letto viva! Sì mi sembra appropriato» condivido.

«Adesso, voglio farti vedere una cosa! Vieni con me» e mi trascina dietro la casetta della cucina.

Qualsiasi cosa tu voglia fare, soprattutto approfittare di me, sono a tua completa disposizione!

«Saliamo sul tetto» dice prendendo una scala, appoggiandola alla parete ed iniziando a salire.

«Ma... ci regge?». Non mi sembra un tetto in cemento e mattoni ed io non  sono proprio un peso piuma. Non che lo sfondi... però...

«Fidati» mi dice ed io la seguo sin sul tetto.

 

Ci sediamo vicini e lei inizia a guardare il cielo stellato, promessa di una bella giornata anche l'indomani.

«Mi piace venire qui a vedere le stelle, sono così grandi e luminose» mormora assorta. Annuisco, alternando il cielo al suo viso. Anche lei è grande e luminosa, per me.

«Sai, Dina...» dice avvolgendo il mio braccio con il suo e intrecciando le dita delle nostre mani  «Sto molto bene, in tua compagnia. Sei qui da pochi giorni ma mi sono affezionata a te. Ti voglio bene, forse anche più che a Angela» confessa sorridendo dolcemente.

Il mio cuore si è fermato. Mi vuole bene. Ho il cervello scollegato dal resto, continuo solo pensare che mi vuole bene.

Non riesco a dire nulla, solo mormorare «Oh, Bella».

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

Per prima cosa, il nick Antonella è in realtà Antonella64. spiacente ma non sono riuscita a metterlo per intero, spero che vada bene lo stesso.

Chiedo scusa anche per Bedw perché le ho dato del letto… sorry.

Mi scuso anche con nahenia e sweet wicth, visto che le ho abbinate.

Spero che le altre siano più o meno soddisfatte.

 

Ringrazio Irene96 per l’idea di una Jessica gelosa e incazzata che fa una piazzata a Dina.

 

Capitolo misto di serio e faceto.

La mia scena comica preferita… Alice e Rosalie che cadono nel fango! Me le immagino e sebbene una piccola parte di me senta dispiacere, è troppo divertente.

 

La scena che preferisco però è quella romantica sul tetto della casetta.

 

A oggi riesco a dirvi con sicurezza che mancano 4 capitoli alla parola fine per questa storia… ma non disperatevi, sorpresina in arrivo per voi!

 

Detto questo, vorrei comunicarvi che ho postato una nuova storiella, commedia romantica dal titolo Dottore dei tubi.

Ho anche aperto con il roundrobin ‘Come Andromeda’, da adesso, se volete, potete aggiungere dei capitoli vostri alla storia.

Le altre mie storie già postate, le troverete nella mia pagina QUI.

 

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

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Capitolo 17
*** il bacetto della buona notte ***


 

Carissimi lettori,

Eccomi tornata con un capitolo a metà tra il comico e il drammatico. Bah, non proprio così drammatico, diciamo un pochino più serio.

Non preoccupatevi, riderete, anche se questa, per quanto riguarda “Ciao Edwardina”, sarà una delle ultime volte. (stiamo arrivando alla fine, è logico avere un po’ più di serietà).

 

Anche in questo capitolo, scritti in grassetto, i nick delle persone nuove che mi hanno recensita per la prima volta, nel mio particolare modo di ringraziare pubblicamente per la loro attenzione.

 

Questo capitolo si apre con un tremendo botto! Il nuovissimo banner creato appositamente per farci ammazzare dalle risate, dalla bravissima Anto_pattz. Grazie infinite.

Ricordo a tutti che, se volete leggere qualche cosa di serio e molto drammatico, questa storia non fa per voi, io vi ho avvertito.

Ora vi lascio alla nuova copertina (mi raccomando non voglio morti sulla coscienza) e alla lettura del capitolo 17.

Buona lettura.

 

 

 

«Dina, ti voglio bene».

Non sento altro, mi sono fermato a quella frase... mi vuole bene. Peccato che io sono vestito da donna, per lei sono solo un'amica, a cui vuole bene.

Non fosse una situazione frustrante, sarebbe quasi comico.

Non mi sono neppure accorto di aver parlato con il mio tono di voce, ma evidentemente neanche lei, visto che riprende subito indicando il cielo.

«Guarda! Una stella cadente! Esprimi un desiderio» mi incita chiudendo gli occhi.

In quel momento la guardo. Ha un profilo perfetto. Il naso all'insù verso il cielo, le ciglia lunghe che sfiorano le guance, le labbra rosee, rilassate e socchiuse. L'immagine della pace. Io invece sono in pieno tumulto.

Cosa potrei desiderare da una stella cadente? Che Isabella mi veda per il ragazzo che sono, che continui a volermi bene, che desideri provare a stare con me per far crescere questo bene sino a diventare amore?

In questo momento riesco anche a vedere come sarebbe tra venti anni... una casetta, un cane e due bambini, un maschietto piccolino e una femminuccia più grandicella, io e lei abbracciati a guardarli giocare in giardino.

Da quando sono diventato così romantico?

Sbatto gli occhi e la visione sparisce, e rimane lei con il naso all'insù che sorride indicando il cielo.

«Guarda, quelle sono le Pleiadi» mi indica delle stelle col dito.

Mi volto è cerco di localizzarle... dovrebbero essere quelle sette, otto, no dieci stelle tutte vicine. Sono luminose. Perché non mi sono mai soffermato più di tanto sul cielo notturno? È così bello e magico.

«Sai, gli indiani dell'Arizona, credevano in una leggenda: un giorno delle fanciulle erano andate a giocare e furono attaccate da un orso, per sfuggirgli salirono sopra una roccia e pregarono per salvarsi, la roccia crebbe e loro furono portate in cielo e divennero stelle. Carina, vero?» chiede.

«Sì, meglio della mitologia greca, se non sbaglio erano le figlie di Atlante e governavano l'attività dei campi... è banale, questa è più bella» dico convinto.

«E lì c'è la costellazione del cigno, una delle più belle» continua lei.

Io scruto attentamente il cielo, voglio trovare l'unica che conosco e riconosco sempre. Eccola!

«E lì c'è la costellazione del nostro Ben Cheney, cuoco dilettante» dico indicandola. Bella ridacchia.

«E sarebbe?» chiede.

«Il grande mestolo... anche se in Europa si chiama Orsa Maggiore o il Grande Carro» rispondo. Anche io ho studiato qualcosina... soprattutto quando si esce per un mese con una fissata di astronomia. Quando non le tappavo la bocca a forza di baci, mi faceva lezione. Un paio di cose le ho imparate. Non avrei mai pensato di dirlo ma… grazie Cornelia.

Come si dice? Impara l'arte e mettila da parte, a volte è utile.

 

«Che ne pensi di Angela e Ben?» chiede all'improvviso.

«Di Angie, vorrai dire». Bella sghignazza. Questa confidenza tra il professorino e la timidona dopo appena tre ore non me la sarei mai aspettata, ma mi piace... era quello che volevamo invitando Ben al campeggio e i risultati sono migliori di quanto potessimo immaginare.

«A me sembrano davvero in sintonia, credo che sia l'inizio di qualcosa di bello» mi confida, ed io non posso che annuire.

Sembra quasi che non vogliamo interrompere questo momento e continuiamo a parlare, passando da un argomento all’altro.

«Che libro hai attualmente sul comodino?» chiedo. Si può capire molto dal tipo di letture che fa una persona e so che Bella, in questo campo, è molto romantica, nonostante le apparenze.

«Elenoire de Lavoisier. È un libro sulla storia di una nobildonna durante la rivoluzione francese» risponde.

«Non finirà molto bene, suppongo» commento facendo un significativo gesto del taglio del collo.

«Ovviamente, per ora non lo so. Però ci sono delle descrizioni così vive, così affascinanti che la trama passa quasi in secondo piano. E tu? Che libro hai sul comodino?» rimbalza la domanda.

«Il terzo gemello. È un giallo, una storia sulla clonazione. però mi ha un poco deluso, pensavo fosse più tecnico» rispondo.

«Cosa ti aspettavi? La formula per clonare gli esseri umani?» chiede ridendo.

«Non so, ma non così. In pratica non dice niente». Non che sia uno scienziato pazzo che vuole creare cloni e mostri, ma mi piacciono queste cose. Il mio canale preferito e Discovery Sci Channel! Non è mica un caso.

 

«Si è fatto tardi, meglio che andiamo a dormire» dice mentre si alza.

Speravo di restare qui ancora un poco in sua compagnia, mi piace più del lecito... ma ha ragione, bisogna andare.

Faccio per alzarmi quando il piede mi scivola ed io mi sento cadere in avanti.

Oddio! Muoio e non ho ancora baciato Bella! Ma che sfiga!

Sento urlare dietro di me. 

«Dina! Dina!». È la matrioska ed è disperata.

Vedo avvicinarsi il bordo del tetto e cerco di fermarmi con ogni mezzo possibile, peccato che tutte le volte che provo ad attaccarmi a una scandola di legno, questa si stacchi. Sto facendo diventare il tetto della cucina, un colabrodo (tanto per stare in tema).

Alla fine, riesco a puntare i piedi ed alzarmi sul bordo. Mi volto vittorioso, avendo evitato la caduta quando il cactus, nel tentativo di aiutarmi, mi arriva addosso ed io perdo di nuovo l'equilibrio e... mi trovo a testa in giù?

Dovrei essere a terra, agonizzante, e invece mi trovo sottosopra, appeso per una gamba a un ferro incrociato che spunta da sotto il tetto e che ha fermato la mia corsa, incastrando il mio piede.

Meno male che non ho la gonna! Altrimenti sarebbe molto più imbarazzante.

«Dina! Dina, ti sei fatta male?» grida Bella, agitata.

«No, tranquilla. Vai a cercare aiuto per farmi scendere» le dico, e che faccia anche in fretta, mi sta andando il sangue alla testa, e non è un modo di dire.

Nel frattempo mi tengo la parrucca. È fissata con le forcine, ma non si sa mai. Se mi trovassero truccato e calvo, non farei bella figura... tanto per dirne una.

 

«Dina, cosa è successo?» chiede la valchiria, capobranco Antonella, appena mi raggiunge.

«Sono scivolata» rispondo laconico, guardandola al contrario. Fa un certo effetto vedere il mondo girato nel senso inverso.

«Allora è questo che si intende per 'cadere gambe all'aria'» afferma Jacob, ridendo mentre arriva di corsa, seguito da Ben e Omar.

«Forse, è la prima volta che mi capita» rispondo piccato.

Allora Bella è andata alla 'hopelove' a chiamarli.

«Forza, Dina, adesso ti tiriamo giù» mi rassicura Antonella, prendendo la scala e posizionandola accanto a me.

 

Grazie alla forza bruta delle possenti braccia della capobranco, riescono a staccarmi e rimettermi in posizione verticale, al sicuro sul terreno.

Subito Bella si lancia tra le mie braccia.

«Ho avuto tanta paura! Scusami, Dina, è tutta colpa mia. Se non ti avessi convinta a salire sul tetto, tutto questo non sarebbe successo». Sta quasi per scoppiare in lacrime, poverina. Non voglio che si senta in colpa, in fin dei conti, sono io che non ho fatto attenzione.

«Schh. Va tutto bene, Bella. Sono io che sono troppo grossa per salire là sopra». Cerco di consolarla carezzandole i capelli e lei, a poco a poco si calma.

«Ecco! Appunto! Quindi evita di metterti di nuovo in queste situazioni! Non sai quante scartoffie avrei dovuto compilare se ti fosse successo qualcosa. Adesso a dormire, che domani dobbiamo finire il lavoro» ci ordina la valchiria.

Ubbidiamo prontamente, anche perché, vista la stazza, fa veramente paura e non oso immaginarla incazzata nera. Sono sicuro che è peggio di Alice in versione terminator.

 

Bella si posiziona sotto la mia spalla ed io mi appoggio a lei e saltellando su un piede solo, mi faccio accompagnare alla tenda. Non mi sono rotto nulla, ma ho comunque preso una bella botta alla caviglia, per cui, la matrioska, travestita da dolce infermiera (e qui le fantasie piccanti si sprecano nel mio cervellino) mi passa la pomata e mi stringe in una fascia contenitiva.

Speriamo di guarire per domani, non vorrei reggere il moccolo ai due cuochi del campo, come terzo incomodo.

 

Quando entriamo in tenda, dopo la medicazione, quasi non credo alle mie orecchie o ai miei occhi.

Capisco che Napoleone e il suo attendente stiano dormendo, ma… ma… devo fare assolutamente una foto!

Bella sta cercando di trattenere le risate, tanto che alla fine mi lascia zoppicante ed esce fuori ad ululare alla luna. Peccato che io non possa correre e fare la stessa cosa. Continuo semplicemente a fare dei grugniti contenitivi. Se qualcuno mi sentisse, sicuramente mi troverei impallinato per essere stato scambiato con un cinghiale.

Perché questa ilarità?

Alice ha la faccia verde mela, una mascherina sugli occhi fucsia, una mollettina gialla al naso e respira a bocca aperta con un rivolo che le scende sulla mandibola. Fa degli strani respiri, con grugniti vari che sveglierebbero un morto! Ecco perché Jasper non dorme mai con lei!

Devo smettere di costringerlo a farmi da ragazzo: quando si sposeranno (e di questo sono sicuro) questa punizione a vita, sarà più che sufficiente.

Rosalie invece ha la mascherina per gli occhi rossa, due nastri sul padiglione auricolare per tenerlo attaccato alla testa, una serie infinita di laccetti arrotolati nei capelli per la messa in piega e digrigna i denti come se dovesse mangiarsi una bistecca, ogni tanto si raschia la gola con un effetto cavernoso.

Se fossi costretto a dormire accanto a una così, avrei paura che di notte mi stacchi il braccio a morsi. Povero Emmett.

Quasi, gli restituisco le foto della bambola gonfiabile, anche per lui, la punizione Rosalie a letto, è sufficiente.

 

Scatto abbondanti foto alle mie adorabili aguzzine e mi corico nel sacco a pelo, aspettando che il cactus rientri a dormire.

Le forcine che tengono la parrucca mi danno un fastidio tremendo, ma non posso toglierle come ogni sera, quindi sopporto in silenzio.

«Scusami, ma non sono riuscita a trattenermi. Dormono sempre così?» chiede Bella bisbigliando, quando si corica nel suo sacco a pelo.

«A essere sinceri non lo so, ma le trovo fantastiche» sghignazzo sottovoce.

«Buona notte, Dina» mi sussurra tendendo la mano che immediatamente stringo nella mia.

«Buona notte, Bella». Avrei voluto passare la notte con lei abbracciato, ma non posso far altro che accontentarmi del contatto che Bella stessa ha cercato.

 

«SVEGLIA! SVEGLIA! È ORA DI ALZARSI!». La voce di Antonella capobranco è sicuramente amplificata dal megafono, oltre a usare la bomboletta urlante da stadio. Insomma, una dolce sveglia mattutina. Questa è pazza!

Sono ancora un poco sconvolto per l’avventura di ieri e soprattutto per l’immagine di Alice e Rosalie che dormono. Meno male che non ho avuto gli incubi questa notte.

Ad essere davvero sincero, ho solo sognato le mani della matrioska su di me, io su di lei e il cielo stellato su di noi… meglio che non ci penso troppo, il mio bazooka sta sfondando la guaina!

«Buongiorno» borbotto, controllando la parrucca per prima cosa.

Bella si sta stiracchiando, esattamente come me, mentre di Napoleone ed attendente non vi è traccia. Sono troppo mattiniere per i miei gusti.

«Buongiorno, Dina. Dormito bene?».

«Magnificamente» rispondo accennando ai sacchi delle altre due, ed entrambi iniziamo a ridere al ricordo di quanto abbiamo visto la sera prima.

Subito dopo rientra una perfetta Alice e mi chiama con piglio di comando. Non mi resta che ubbidire, anche perché so che mi deve sistemare, prima che alla luce del sole si capisca che non sono propriamente di sesso femminile.

 

Fortuna che la caviglia non mi fa male, e non ha neanche un grosso livido. Stando un poco attento, riuscirò senz’altro a lavorare anche oggi.

La mattina, il pranzo preparato dalla nuova coppia e il pomeriggio nei boschi passano senza problemi, tra le risate di Bella sulle facce schifate di Alice e Rosalie, e le chiacchiere di queste su moda, gossip e critiche all’incuria del verde da parte dei campeggiatori.

La nostra valchiria capobranco ha davvero superato se stessa nel controllarci, urlare e comandare. Ogni tanto spuntava da dietro un albero per verificare se veramente stavamo facendo il nostro dovere o solo passeggiando.

 

Siamo alla fine del pomeriggio, il sole è ancora alto ma dobbiamo rientrare per cena. Alcuni ragazzi si sono fermati al campo nel pomeriggio per sbaraccare tutto ed effettivamente quando torniamo verso le cinque, sembra che nulla identifichi il nostro passaggio (tranne le auto ancora parcheggiate ai margini della radura).

«E ora, l’abbraccio alla natura! Disponetevi vicino agli alberi ed abbracciatene il tronco, per ringraziare della loro esistenza e della vostra!» annuncia il capobranco.

Quasi gli rido in faccia e con gli altri mi avvio al limite del bosco per abbracciare un albero.

«Adesso capisci perché la chiamiamo Anto_pattz? Anche io, che sono fissata con il verde, sono meno allucinante di lei!» mi bisbiglia la matrioska,  mentre abbraccia l’albero accanto al mio.

Sto per annuire, quando sento un urlo straziante da parte di Alice, che inizia a correre disperata verso il centro del prato, saltellando come una indemoniata.

«Ahhhhh! Aaaaaahhh!».

Non capisco cosa succeda e corro con gli altri a fermarla per farmi spiegare dove si è fatta male.

«Toglietemele! Toglietemele! Aiuto!» e continua a fregarsi le braccia.

«Cosa succede, Alice?» urla Rosalie.

«Le formiche, sul mio braccio sono salite delle formiche!» risponde disperata.

Non so se ridere o piangere. Di sicuro è l’ultima volta che costringerò Alice al campeggio. Posso essere cattivo, ma a tutto c’è un limite e se a mia cugina venisse un ictus per questo, mi sentirei in colpa a vita.

 

Il viaggio di ritorno è stato abbastanza pacifico, se non si contano i salti isterici che faceva Alice, sul sedile. Questa volta Bella è salita con noi e siamo andati direttamente a casa.

Posso dire che il fine settimana all’insegna del verde è stato davvero illuminante e un gran passo avanti, almeno per me e per Angela.

Soprattutto se si considera come si sono comportati da quel giorno in avanti, la timidona e il professorino. Un tenue rossore, sorrisi complici e occhiatine che erano tutte un programma, facevano da contraltare alle risate mie e di Bella che guardavamo il crescere di questa nuova storia d’amore.

Tanto che, come scoprimmo, il mercoledì successivo, Angela e Ben si telefonavano ed avevano organizzato, per il venerdì, una uscita a quattro con me e Bella… cioè Dina e matrioska.

Che palle! Erano quindici giorni che non toglievo il trucco! Avevo quasi paura di non riconoscermi al momento che mi sarei guardato allo specchio tutto pulito!

 

«Allora ci troviamo direttamente al pub che c'è fuori Port Angeles, Ben ci aspetterà lì» continua a dire la timidona per la decima volta. Bella, alla mia destra, sbuffa contrariata e anche io non sono da meno.

Da quando ha iniziato a sentirsi con il professorino, almeno tre volte al giorno, non fa altro che raccontare, parola per parola, cosa si dicono, le risate che fanno, gli aneddoti che si confidano e altro ancora.

Sono vomitevoli, da quanto sono zuccherosi. Sono sicuro che un'altra settimana così con Angela e la minaccerò per farsi scopare da Cheney Junior, in caso contrario mi verrà il diabete. E sono sicuro che il cactus è nelle mie stesse condizioni.

«Dobbiamo metterle un bavaglio» sospira Bella addentando la mela che ha preso per pranzo.

 

Siamo in mensa, noi tre beatamente isolate dal resto del gruppo dei miei aguzzini.

Ho pensato che, dopo aver lasciato pubblicamente Jasper, il mio ragazzo, avrei dovuto tenere un poco le distanze, per non farlo soffrire.

E sì! L'ho lasciato io! In mezzo al parcheggio della scuola, a urlargli che era troppo geloso e possessivo e che non era neanche bravo a letto, e lui ad implorarmi di tenerlo con me perché non poteva vivere senza avermi vicino.

«Questa me la pagherai!» aveva sibilato alla fine, tornando, però, felice, tra le braccia di Napoleone consolatore.

Eric? Ha preso la varicella ed è a casa, quindi non corro rischi di agguati agghiaccianti alle mie parti intime, vere o false che siano.

 

«Allora ci troviamo questa sera. Passi tu, Dina, a prenderci? Sai, io sono senza macchina e il pick up di Bella non è esattamente un buon mezzo per spostarsi».

«Il mio pick è ottimo!» protesta l'istrice. Vedo anche gli aculei spuntare.

«Certo, se vuoi che tutti gli animali nel raggio di un miglio vengano svegliati nel cuore della notte» rispondo sorseggiando la mia coca.

«Antipatiche!». È adorabile quando è imbronciata, anche se con noi il muso lungo non lo tiene per molto.

«Dunque, a che ora partiamo… ci dobbiamo trovare lì per le nove e mezza e ci vuole mezz’ora per arrivare… però forse è meglio…». La timidona mi sta letteralmente sfiancando, è peggio della lezione di nuoto di ieri, quando ho dovuto  tuffarmi dal trampolino di 5 metri, sbattendo una panciata apocalittica e creando un’onda anomala che neanche un pachiderma avrebbe potuto fare.

«Angela! Angela ti prego respira! Andrà bene, saremo puntuali e poi io e Dina ti lasceremo strategicamente sola con il prof e tu potrai bassamente approfittare di lui» le dice la matrioska cercando di alleggerire l’atmosfera.

«No! Non potete lasciarmi sola con lui! Non saprei di che parlare, cosa dire, cosa fare!». Ci guarda con occhi tondi da camaleonte, sgranati e impauriti.

«Appunto, non devi parlare, devi solo saltargli addosso» rispondo io.

«Scusa, ma non sei tu che gli parli ogni momento utile della giornata?» chiede Bella.

«Certo, ma è da domenica al campeggio che non lo vedo, lunedì non abbiamo parlato. Non so se riuscirò a essere rilassata con lui davanti in carne e ossa così vicino» risponde Angela, sempre più spaventata.

«E pettorali, e occhi, e capelli, e labbra da baciare, e mani che vorresti ti carezzassero, e…».

«E piantala adesso, Dina!». Angela sta diventando più rossa ed arrabbiata.

Lo so, qualche volta esagero e il mio essere stronzo torna a fare capolino… ma, in questo caso, prenderla un pochino in giro è più forte di me.

«Andrà tutto splendidamente questa sera, e ci divertiremo molto» dice convinta Bella ed io annuisco a sostegno. Speriamo solo che Angela si rilassi.

 

È venerdì sera, il primo della mia vita che esco con delle ragazze, vestito da ragazza, senza speranza di farci nulla, ma solo con la voglia di ridere e divertirmi tranquillamente in loro compagnia… non è che sto diventando gay?

Impossibile! Accanto a me ho la matrioska e solo il cielo sa quanto vorrei trovarmi su un letto con lei in questo momento. Le farei dimenticare l’astio per me, la fissa del verde, l’interrogazione di lunedì… ci sarei solo io e il mio amore per lei.

Mi sono perso. Ho detto amore? Ormai sono fritto. Non ho speranza, sono stato preso all’amo! Io, Edward Cullen, innamorato di una ragazza che, quando parla con me, dopo tre secondi, vuole evirarmi.

Okay, basta per questa sera, vediamo di goderci la compagnia. Per la depressione da innamorato respinto, ci penseremo un’altra volta.

«Eccoci arrivate» annuncio a una Angela che sta cercando di farsi crescere il collo come una giraffa, nella speranza di scorgere il suo BJ (Ben Junior).

«Eccolo! Eccolo! Andiamo!» dice prendendomi per un braccio e trascinandomi per il locale sino ad arrivare al tavolo dove è seduto il nostro professorino.

Ho rischiato l'asportazione del braccio! Ma quanto stringono le ragazze agitate?

 

«Ciao, ragazze. Ciao Angie» dice allegro BJ. facendo il gesto di accomodarsi.

«Va bene questo tavolo? Non sono riuscito a trovare altro in questa bolgia» dice ridendo, indicando gli altri avventori che, seduti o in piedi, contribuiscono al vociare del locale. Quasi non si sente la musica dal vivo che stanno strimpellando al lato opposto del pub.

«Va benissimo prof» risponde Bella sedendosi davanti a lui e trascinando me, lasciando intenzionalmente il posto vicino al prestante ragazzo alla nostra timidona.

«Chiamatemi Ben, oppure BJ come fa Angie» dice guardando l'interessata negli occhi. Lei arrossisce ed io mi sento stringere lo stomaco. Sono già vomitevoli alle nove e mezza, tra un'ora chiamerò l'ambulanza per coma iperglicemico!

«Non ci permetteremmo mai di arrivare a questa confidenza con te. Ben sarà perfetto» rispondo agitando le mani davanti a me. Manteniamo le distanze. Please. E vedendo Bella annuire vigorosamente, deduco che anche lei è dello stesso avviso.

 

La serata passa tranquilla, tra le nostre risate. A turno ricordiamo le cose più imbarazzanti che sono capitate nella nostra vita. Peccato che io non possa raccontare nulla della preparazione alla mia trasformazione in essere femminile più o meno passabile, sarebbe stato davvero uno spasso... per loro.

«Ciao, sono April. Cosa posso portarvi? Abbiamo una splendida birra artigianale importata direttamente dalla Germania» dice la cameriera avvicinandosi al nostro tavolo. Sembra che parli con tutti, ma in realtà guarda solo Ben.

Beh, comprensibile, è l'unico ragazzo, oltre che essere oggettivamente un bel soggetto. Inaspettatamente, lui si avvicina ad Angela ed appoggia un braccio sullo schienale della panca, come ad abbracciare la ragazza, poi le chiede con voce dolce: «Vuoi provarla? Di solito sono forti, ma possiamo dividercela».

Inutile raccontare quanto diventi rossa la timidona: è un incrocio tra un tramonto sul mare, una rosa e un pomodoro. Lei pigola un minuscolo Okay.

«E voi?» ci chiede April, stizzita per il gesto del nostro prof.

Bella è la prima che recupera la voce, io sono ancora scioccato «una coca per me» e poi mi guarda.

«Anche per me» dico atono. Ho ancora gli occhi fuori dalle orbite.

Appena la cameriera va via, Ben toglie il braccio.

«Scusami, Angie, ma detesto quando mi guardano come un quarto di manzo. Ti ho usata come paravento, spero che non ti sia offesa» dice prendendole la mano.

«Assolutamente, figurati. Puoi usarmi da paravento tutte le volte che vuoi» risponde Angela. Dove è andata a finire la timidona? Con questa risposta annuncio ufficialmente di aver trasformato il suo soprannome in panterona!

 

«Ti capita spesso? Di venire squadrato come un quarto di manzo, intendo» chiede Bella, quando arrivano le nostre ordinazioni. Ben ride di gusto.

«Non ne hai idea. A volte poi vengono fuori delle scene che hanno del comico, oltre che dell'incredibile»

«Dai, racconta» gli dico, sinceramente interessato... potrebbe anche essere il mio futuro da single, se Bella non mi dicesse di sì. Chissà cosa sarebbe farmi correre dietro dalle donne? A volte sanno essere così spudorate!

«Una sera, ero ancora al liceo, ultimo anno, ero andato a cena al ristorante cinese con alcuni compagni di scuola e due ragazze dell'altra sezione. Queste due le conoscevo di vista, perché le incontravo tutti  i giorni alle macchinette delle bibite. Una in particolare mi sembrava avesse avuto una improvvisa crescita del seno rispetto alla mattina e mi guardava proprio come una bistecca da spolpare.

La sua amica, al contrario, era molto simpatica. Ridendo e scherzando questa ha pungolato con un bastoncino, il reggiseno della maggiorata e poco dopo...» inizia a ridere ed io ho quasi paura di non trattenermi, perché immagino come possa essere andata a finire.

«... è comparsa una... macchia scura sulla maglietta... mentre il suo seno si sgonfiava! Ahahah! Era un reggiseno a olio!». Nessuno di noi riesce a stare zitto e scoppiamo in una grassa risata.

Oddio! Reggiseno pieno di olio! Perché non un push-up? Almeno quello non si sarebbe sgonfiato... questa è l'anticamera delle protesi al silicone! Se non altro siamo migliorate rispetto ai fazzoletti riempitivi.

Ormai scorrono anche le lacrime per le risate.

«E poi, cosa è successo?» chiede Angela tra un singhiozzo e l'altro.

«Le due hanno litigato ed io ho difeso quella simpatica. Ci sono uscito per un po' di tempo, poi non l'ho più vista» risponde tranquillo.

Forse avrebbe fatto meglio a omettere il fatto che ci era uscito, ma ha una certa età, non si può pensare che non abbia avuto qualche ragazza.

 

La serata, comunque, non è per niente intaccata dalla rivelazione e prosegue allegra, sino a quando decidiamo di tornare a casa vista l'ora tarda.

Dopo aver discusso con Bella per avere il permesso di pagarle la consumazione, io e Ben ci avviciniamo alla cassa.

«Carino, ti comporti proprio come il suo ragazzo» lo prendo in giro.

«Se è per questo, fai la stessa cosa anche tu, Edward» risponde Ben, gelandomi sul posto.

«Non arrabbiarti con Angela. Ricordati che io sono anche un fotografo. È il mio mestiere guardare attentamente, lei ha solo confermato quello che le ho detto io» mi spiega.

«Non dire niente. Ti prego. Per me è importante» imploro.

«Tranquillo, me ne sono accorto. Perdonerai però se non ti bacio sulle guance quando ti saluterò questa sera» risponde facendomi l'occhiolino.

«Appunto, evita se non vuoi un pugno sul naso» rispondo ridendo.

Fuori dal locale, il professorino saluta Bella con i canonici baci sulle guance e alza la mano per salutare me, che sghignazzo e rispondo allo stesso modo.

Noi uomini duri non possiamo abbassarci a cose da donnicciole.

 

«Potevi farti accompagnare a casa da Ben». Bella comincia ad attaccare Angela non appena entrate in macchina «In fin dei conti si è offerto più volte» fa notare.

«Non volevo che allungasse la strada, ha già più di un'ora di macchina per tornare a Seattle, senza dover passare altro tempo e miglia arrivando fino a Forks» si giustifica l'ex panterona, tornata timida.

«Guarda che lui voleva solo stare ancora in tua compagnia, senza due peppie come noi a fare da reggimoccolo!» spiego mentre avvio il motore e mi immetto in carreggiata.

«Lo so, ma poi cosa avremmo fatto una volta sotto casa mia? Magari voleva il bacio della buonanotte o anche qualche cosa di più...». No, decisamente è ancora più timida di prima.

«Certo che voleva il bacio della buona notte, ma non mi sembra il tipo da costringerti a fare qualche cosa contro la tua volontà. Se fosse stato un puttaniere, ce ne saremmo accorti questa sera, fidati» rispondo.

«Sicuro! Con tutta l'esperienza che ha Dina con suo fratello, li saprebbe riconoscere a naso quelli come lui! Davvero, Angela, il prof è un bravo ragazzo!» dice Bella, ma io mi fermo alla prima parte della frase e il mio cuore cade a pezzi. Allora è così che mi considera? Un puttaniere di prima categoria che gioca con i sentimenti delle ragazze e non ha un briciolo di gentilezza?

«Edward non è così» mi difende Angela. Grazie tesoro! «E' un bravo ragazzo che quando può dà sempre una mano. È gentile e disponibile ed è un vero amico».

Pensi davvero questo di me? Sento che quasi mi metto a piangere. Grazie timidona.

 

Meglio cambiare argomento, prima che il mio cuoricino sanguini sotto le coltellate impietose dell’istrice malefico.

«Dina, sei andata a trovare Eric?» chiede Bella ridendo.

Ecco, proprio l’argomento che sarebbe meglio evitare, ancora di più del poco amore verso Edward.

«Per carità! Se mi faccio vedere a un miglio di distanza da casa sua, dovrò di nuovo costringere Jasper a farmi da bodyguard» esclamo.

Loro due sanno che tra me e Giuseppino era solo un accompagnamento di comodo.

«Certo che sei stata cattivissima a urlargli nel parcheggio, davanti a tutti, che non era bravo a letto! Stavo morendo dalle risate» dice Angela.

«Non sapete quello che mi ha fatto lui! Ti assicuro che sopravviverà per questa cosa»

«Sarà… comunque la più felice è sicuramente Alice. Si è ripresa il ragazzo!» commenta Bella.

«Però io ho fatto la figura migliore! Mi è venuto dietro Jasper, secondo Jessica anche Mike, per non parlare di Eric. Sono davvero uno splendore! Neanche Marilyn Monroe era così!» mi auto incenso da solo. Secondo me, questa è la cosa più divertente.

Ridiamo e ci divertiamo insieme, sino all’arrivo a Forks.

Subito porto Angela a casa e ci salutiamo, poi riparto alla volta della casa di Bella.

 

«Davvero, credi che Edward sia uno stronzo puttaniere?» chiedo. È vero, sono masochista, voglio sentire tutto il dolore del rifiuto. Farà male, ma voglio bere questo calice fino in fondo. Forse, dopo, potrò farmene una ragione.

«Scusami se ho detto quelle cose di tuo fratello, so quanto tu gli sia affezionata» risponde Bella dispiaciuta.

«Non hai risposto alla mia domanda» insisto.

«No… non lo penso. Credevo fosse il classico ragazzo bello e dongiovanni che cercava le ragazze solo per uno scopo… cioè una scopata, per poi passare all’altra preda. Invece si è dimostrato più maturo, gentile e molto protettivo nei tuoi confronti e nei riguardi di Angela. Mi ha stupito. Tutto qui, non credevo di poterlo dire, ma se riuscisse a non mostrare sempre quella vena da figo a ogni costo… potrebbe anche essermi simpatico». Sorrido, non è andata poi tanto male.

«Allora potreste diventare amici» propongo, in fin dei conti, l’amicizia, è il primo passo per arrivare all’amore… a volte si passa anche di lì.

«Amici? Adesso non esagerare!» mi risponde ridendo e colpendomi il braccio con un buffetto.

 

Spengo la macchina davanti a casa sua, siamo arrivati. Mi volto verso di lei e la saluto.

Non siamo più rimasti così vicini e intimi da quando eravamo appollaiati sul tetto della cucina al campeggio.

«Allora, buona notte» dice, Bella avvicinandosi per i canonici baci sulla guancia.

«’Notte» rispondo sottovoce.

Porgo la guancia per il primo bacio, ma quando ci spostiamo per il secondo dall’altra parte, io non mi ritraggo e neanche Bella.

Rimaniamo interdetti, guardandoci negli occhi con le labbra a un soffio di distanza. Non oso muovermi e neanche respirare, penso solo “baciami, ti prego, baciami” e lei, come se avesse ascoltato il mio pensiero, annulla la distanza e copre le mie labbra con le sue.

È un bacio dolce e vibrante, timido come solo il primo bacio può esserlo.

Sento il gusto del suo lucidalabbra mischiato ai residui del mio rossetto ma non me ne curo più di tanto. La sto baciando! Mi sta baciando! Istintivamente chiudo gli occhi.

Provo a osare, spingendo leggermente la mia lingua sulla sua bocca e lei immediatamente apre l’ingresso e mi permette un contatto più profondo, accompagnando questo gesto con un fioco gemito che mi incendia.

La avvolgo tra le braccia e la stringo a me mentre esploro la sua lingua e il  palato. Sento le sue mani stringermi le spalle.

Dio! Sono arrivato in paradiso. Non ho mai provato tanta eccitazione, tanta soddisfazione per un solo bacio.

All’improvviso sento un po’ di pressione sulle spalle: è Bella che mi sta allontanando.

Immediatamente sciolgo l’abbraccio, mentre lei porta una mano sulla bocca e i suoi occhi si fanno lucidi.

«Oh, no! Scusami, Dina» bisbiglia, iniziando a singhiozzare. Poi prima che possa dire qualsiasi cosa, apre la portiera dell’auto e scappa via.

«Aspetta!» riesco solo a urlare mentre la porta di casa Swan si chiude alle sue spalle.

 

 

----ooo00O00ooo----

 

Angolino mio:

si sono baciati! Ricordate che Edward è vestito da Dina e quindi, questo, per Bella è sicuramente un problema.

 

Detto questo, so che aspetterete con ansia il prossimo capitolo.

Sarà un pezzo molto serio, vedrò se riuscirò a metterci dentro almeno un episodio comico, ma sicuramente non ci sarà tanto da ridere.

 

Per questo capitolo, ringrazio Aleswan per l’idea dell’abbraccio agli alberi e Cullengirl per aver proposto di far cadere Dina dal tetto della cucina gambe all’aria.

Ringrazio inoltre Cornelia (Corny83 plurinominata anche in questo capitolo) per l’aneddoto (al quale ha assistito personalmente e che gentilmente mi ha concesso) dello sgonfiamento del reggiseno all’olio.

 

La mia scena comica preferita in questo capitolo è  vedere Alice e Rosalie come sono sistemate per dormire la notte. Poveri Giuseppino e Mister Muscolo!

 

La scena preferita è comunque quella del bacio e non poteva essere altrimenti.

 

Scatenatevi, ditemi le vostre opinioni, le vostre idee, i vostri consigli.

 

Approfitto, visto che siamo quasi al termine della storia, per ringraziare le persone che hanno inserito questa storia tra i ricordati. Grazie per il vostro affetto:

1 - Anto_Pattz
2 - chicca_pingu
3 - Fefy Cullen
4 - marco
5 - nessie mimi
6 - sabry85
7 - simoxxx
8 - sweet _girl

 

 

Non mi resta che augurarvi buona Pasqua!

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

 

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Capitolo 18
*** fine dei giochi, game over ***


 

Carissimi lettori e lettrici,

vi lascio a questo capitolo con un solo avvertimento: è serio.

Ebbene sì, questo sarà l’unico capitolo serio della storia, dal prossimo si torna al soft demenziale, ma questo ve lo dovete cuccare così, con gli strepiti e le lacrime che sono conseguenza diretta di ciò che è successo alla fine del capitolo precedente (il bacio tra Dina e Bella).

 

Vi lascio, tanto per sollevare gli animi e fare una sana risata (perché comunque ci vuole) alla copertina di Anto_pattz (grazie ancora)

Ci leggiamo in fondo… buona lettura.

 

 

 

Sono assolutamente felice e preoccupato. Sembrano due cose che non possano coesistere nello stesso momento in una singola persona, ma per quanto mi riguarda non è così.

Sono felice, è innegabile. Mi sembra si sognare. Non so esattamente da quanto tempo desideravo farlo, forse da quella serata in discoteca, forse da prima.  Adesso ho realizzato questo sogno: l'ho baciata.

L'ho stretta a me e l'ho baciata. L'ho abbracciata e lei si è appoggiata al mio petto. Quanto avrei voluto sentirla sulla pelle.

Solo l'idea mi eccita in un modo indicibile.

 

Purtroppo qui sorge il problema e la ragione della mia preoccupazione: ero Dina.

Ero vestita da donna e, per Isabella, ero a tutti gli effetti una donna.

Mi immagino la sua incredulità, la sua disperazione nel cercare di rendersi conto di quello che è successo.

Non so esattamente cosa si possa provare, però mi sono trovato a difendermi dalle mani lunghe di Eric, ed io, convinto etero, mi sono sentito rabbrividire dal disgusto, ben sapendo che non vi era nulla di incerto nelle mie tendenze sessuali.

Per lei non è così. Lei non sa che ha baciato un ragazzo. O almeno, credo che non lo sappia. Vista la sorpresa di Ben, magari l'hanno capito tutti ed io sono l'unico che si illude che il suo travestimento sia perfetto.

No, non è così. Lei mi ha chiamato Dina dopo, prima di fuggire. Quindi non sa che io sono un uomo.

Penserà di essere diventata lesbica ed è solo colpa mia.

La tendenza sessuale è una cosa seria, una persona può andare fuori di testa per una cosa simile.

 

Quando è scesa dalla macchina ero tentato di seguirla e togliermi la parrucca davanti a lei, ma forse, in quel momento avrei fatto più male che bene... non lo so, mi sono bloccato e sono tornato a casa.

E adesso sono qui, nel mio letto a rigirarmi come un hamburgher, senza riuscire a trovare un angolo di materasso abbastanza comodo per dormire.

Sono una cattiva persona? Non lo so. Non credo, ma in questo momento non ne sono sicuro.

 

Le ore passano con una lentezza impressionante.

Ho passato le ultime due con il cellulare in mano, in dubbio se inviare un messaggio a Bella per consolarla.

Alle cinque e mezza mi sono deciso, ma ho scritto come da perfetto codardo quale sono: “Buongiorno, Bella. Torno a casa dai miei genitori. Non preoccuparti per quello che è successo. Ci vediamo lunedì. Dina”, come se quello che è accaduto fosse di poca importanza. Sono pessimo.

 

«Cielo! Edward, che faccia sconvolta che hai!» mi dice Alice quando entro in cucina per la colazione.

Mi sono addormentato dopo aver inviato il messaggio alla matrioska e mi sono svegliato tutto sudato dopo appena tre ore. Sono uno straccio, ho anche la nausea per mancanza di sonno.

Ho sognato qualcosa, ne sono sicuro, ma morire se mi ricordo cosa!

«Sempre molto carina, cuginetta» rispondo appropriandomi di una frittella.

Lei mi guarda con cipiglio scuro ed io restituisco il favore. Sembra una lotta per vedere chi regge di più.

Ad interrompere il contatto visivo, ci pensa zia Esme.

«Ehi! Cagnolini, fate i bravi o vi piazzo una ciotola in giardino! Chiaro?». Io annuisco  e anche Napoleone. Tregua, per ora.

«Edward, caro, oggi pomeriggio arrivano i tuoi. Ti prego, non sparire» implora la zia.

«Tranquilla, adesso mi vesto e vado un pochino a correre, ci vediamo dopo». Non dovrei andare subito dopo colazione, rischia di venirmi un accidente, ma non reggo a stare fermo in casa e preferisco sfogarmi correndo.

 

Le strade sono vuote, d’altro canto è sabato mattina (non che gli altri giorni siano vie trafficate). Dopo un pochino di riscaldamento, inizio a correre lungo la strada principale (e anche l’unica). Supero la casa di Bella e guardo le finestre con le imposte chiuse. Chissà se è riuscita a dormire questa notte? Spero proprio di sì, o mi sentirei più in colpa di quanto non mi senta ora.

 

«Ciao, pavone!» una voce maschile mi saluta, facendomi fermare. È il padre di Bella. Chissà se lui sa qualche cosa della figlia…

«Buongiorno, Capo Swan» rispondo con il suo titolo.

Sorride, evidentemente ha apprezzato la deferenza.

«Corri anche oggi? Non fa un po’ freschino? Si è abbassata parecchio la temperatura» commenta, guardando il cielo nuvoloso. Ancora non piove, ma sono sicuro che tra poco sarò bagnato.

«Avevo bisogno di muovermi» rispondo. Non oso chiedere di sua figlia. Maledizione! E parla!

«Sai per caso cosa sia successo a Bella ieri sera?» ecco la domanda del secolo!

«Io non ero presente» per modo di dire «So che è uscita con mia sorella e Angela» evito di nominare Ben Cheney, non vorrei creargli dei problemi. In fin dei conti noi siamo alunni e lui è pur sempre un professore, anche se giovane.

«E adesso dov’è tua sorella?». A vedere il suo cipiglio scuro, credo che sappia qualche cosa.

«E’ tornata a Seattle» rispondo brevemente.

Vedo chiaramente la tendina della camera sopra al portico, spostarsi e ritendersi, come se una persona avesse sbirciato. Bella.

«Bella, non sta bene? Le è successo qualche cosa?» mi sento in ansia, vorrei salire da lei e consolarla, spiegandole che va tutto bene. Charlie Swan mi guarda dubbioso, poi sospira.

«Non so cosa sia successo, ma qualunque cosa fosse, si è agitata tutta notte. Spero che adesso dorma un poco altrimenti sarà distrutta».

Oddio! Cosa ho fatto!

«Meglio che riprendo la corsa, mi aspettano a casa» dico alzando la mano per salutare. Come al solito scappo, ma non voglio andare a casa, mi sposto solo di quattro villette, sino alla casa dei Weber.

Angela è l’unica che conosca bene Bella e con la quale possa parlare tranquillamente. Spero che mi sia di aiuto.

Do un’occhiata al cellulare, ma non trovo messaggi in risposta al mio della mattina, forse Bella non l’ha ancora visto…

 

Quando Angela mi apre, ha una faccia ancora assonnata, da orsetto tenerone.

«Edward… arwwgh… che diavolo ci fai qui alle nove del mattino? È sabato ed io dormo!» protesta fregandosi un occhio con il pugno. Ha ancora il pigiama, mancano solo i bigodini e siamo nei telefilm anni ’50 con le casalinghe prese in castagna senza messa in piega.

«Scusami Angela ma ho bisogno di parlarti… E’ successo un casino e non so a chi rivolgermi!» dico spostandola per entrare in casa sua.

«Okay, vieni in cucina che prendo un caffè, tanto i miei sono in parrocchia adesso e non c’è nessuno» dice indicandomi la porta che si affaccia sul corridoio.

La precedo e mi accascio sulla prima sedia che trovo, appoggiando i gomiti al tavolo e la faccia alle mani. Chiudo gli occhi e sgancio la bomba.

«Ieri sera, dopo che ti abbiamo riaccompagnato a casa… ho baciato Bella».

Lo dico piano, arrossendo, e sbirciando tra le dita la sua reazione.

Infatti, fa cadere l’acqua per il caffè nel lavandino e rischia di rompere la caraffa.

«Stai scherzando? Vero?». Ha lo sguardo allibito quando si volta verso di me.

Mi sto vergognando sempre di più, scuoto la testa a negare e mi abbatto letteralmente sul tavolo. Potessi mi sotterrerei.

«Qui ci vorrebbe qualche cosa di più forte!» borbotta, mentre finisce di caricare la macchina del caffè ed aspetta la bevanda.

 

Restiamo in silenzio per alcuni minuti, sino a quando il caffè è pronto. Versa il liquido nero nelle due tazze e mette vicino una bottiglia di gin.

«Siamo giovani, è mattino presto e io non sono un’alcolizzata… ma ho la sensazione che un goccio ci farà bene» dice svitando il tappo.

Annuisco e bevo il caffè senza zuccherarlo… magari, amaro, fa più effetto.

«Allora, Edward, raccontami esattamente cosa è successo» incalza Angela, dopo il secondo sorso.

«Siamo arrivati sotto casa sua. Io le ho chiesto se pensava che fossi davvero uno stronzo» inizio a raccontare.

«Chiariamo: ieri sera tu eri vestita da Dina, ti comportavi da Dina e hai chiesto a Bella se riteneva tuo fratello Edward davvero uno stronzo» riassume Angela per sicurezza.

«Esatto. Lei mi ha risposto che in realtà era colpita dal mio modo di essere amico tuo e un fratello affettuoso per Dina… poi si è avvicinata per il bacio sulla guancia… Lo sai! Cacchio! Lo facciamo tutti i giorni!» sbotto. Mi sembra di confessare un crimine capitale.

«Se fosse solo quello tu non saresti qui! Giusto?». Saggia Angela.

«Mi ha dato un bacio sulla guancia, poi si è spostata per l’altra guancia ma arrivata davanti alla mia bocca si è fermata… era a un soffio… sentivo il suo respiro sulle mie labbra…» descrivo agitato. Le mie mani vorticano in aria, come se così riuscissi a descrivere meglio la situazione.

«E l’hai baciata» interviene.

«No. A essere sinceri è lei che ha iniziato… poi io ho risposto… l’ho abbracciata… le ho infilato la…».

«Okay, okay, basta! I dettagli porno lasciali a qualche altra persona che apprezzi!». E per una volta ancora, Angela si ricorda di essere anche timida ed arrossisce.

«Poi cosa ti ha detto?» chiede.

«E’ stata lei a interrompere, mi ha guardato e ha detto di scusarla ed è scappata in casa… piangendo» finisco di raccontare.

«E tu le sei andato dietro? Ti sei tolto la parrucca? Le hai spiegato chi eri?» chiede seria.

«No». Mi accascio sul tavolo. Lo sapevo che avevo sbagliato a non inseguirla subito ma ero rimasto sconvolto anche io. Non avrei mai pensato che la matrioska mi avrebbe baciato. Ero pur sempre vestito e truccato da donna!

 

«Edward! Ma sei un mostro! Ti rendi conto che adesso quella ragazza penserà di essere diventata lesbica perché si sente attratta da te? Cioè da Dina?» chiede la timidona.

Non è il caso che infierisca così, ci ho già pensato tutta la notte da solo.

«Non credi che abbia capito? Magari baciandomi si è accorta che non ero una femmina» propongo timido.

«Se fosse così, a quest’ora staresti scappando da Forks. Conosco Bella. Quando è incazzata diventa una furia e tu sei diventata sua amica, mentendole. Dubito che ti accoglierebbe a braccia aperte se sapesse la verità» commenta.

«E’ appunto per questo che non ho osato inseguirla ieri sera. Ho ritenuto peggio farle vedere chi ero realmente» chiarisco.

«Onestamente non so cosa dirti» dice Angela, versando un pochino di liquido bianco e trasparente in un paio di bicchierini.

Bevo di colpo e tossisco e così pure lei. Ha ragione, siamo troppo giovani per queste cose, ma oggi un goccetto ci vuole. Magari schiarisce le idee.

 

«Hai provato a contattarla?» chiede Angela dopo alcuni minuti in cui fissa il tavolo.

«Le ho mandato un messaggio come Dina… le ho scritto che tornavo a Seattle e di non preoccuparsi per ieri sera» rispondo.

«Non che questo le sia di aiuto adesso» borbotta la ragazza.

Proprio non so che pesci pigliare. Anche Angela è d’accordo con me che avrei dovuto smascherarmi ieri sera. Farlo adesso è troppo tardi e sa di presa in giro.

Continuiamo a parlare ancora. In due si ragiona meglio anche senza gin, che Angela ha provveduto a ritirare.

«Quando finirai la scommessa?».

«Lunedì inizia l’ultima settimana, poi tornerò a Seattle e Dina scomparirà per sempre» dico con un sorriso forzato.

«Non credi che Bella proverà a rintracciarla?». Forse non ha tutti i torti, devo pensare anche a questa evenienza.

«Spero di no… non lo so… forse». Cosa devo dire? Non ho nessuna idea!

«E tu? Pensi di provarci con lei?». Domanda da cento milioni di dollari! Come potrei provarci se lei crede che abbia una gemella? Dovrei anche inscenare un omicidio e un funerale? Bugie su bugie? Che cacchio ne so! Mi sta fumando il cervello!

 

Non rispondo subito alla timidona e lei, dopo alcuni minuti, scatta con la domanda che speravo non mi avrebbe posto mai: «Vuoi deciderti a capire che sentimenti provi per Bella? Non dico di dirlo a me, ma almeno sii onesto con te stesso!».

Ha ragione. Devo decidermi.

Io… io… io… prendo un grossissimo respiro e rispondo.

«Mi sono innamorato di lei. Volevo che mi baciasse, volevo stringerla tra le braccia e voglio consolarla se sta male in questo momento. Non sopporto che sia colpa mia! Ti basta?» dico con un tono di accusa. No, non è colpa sua e subito aggiungo un sussurrato “scusami” ma vedo che lei sorride, per nulla preoccupata di questo sfogo.

«Dovresti dirle a lei, queste cose» suggerisce, togliendo le tazze di caffè dal tavolo ed iniziando a lavarle.

«Credi?». Sono ancora indeciso, e se mi respinge?

«Non è la fine del mondo se per una volta ricevi un no! E non è detto che lei ti dica no! Quindi prova». Il suo ragionamento non fa una grinza. Più che rischiare un occhio nero, che potrebbe farmi? Uccidermi? Castrarmi? Oddio… per la seconda ipotesi, tremo un pochino.

«Torno a casa e poi vado da Bella» annuncio. Vedo Angela sorridere e sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Questa farsa deve finire, vada come vada. Non posso più mentirle e non lo farò!

 

Torno a casa correndo, incurante della pioggia battente, felice di quanto ho intenzione di fare. Al diavolo la scommessa, nessuno me ne farà una colpa se la termino oggi!

Purtroppo la mia decisione si scontra con la dura realtà, che mi trovo piangente nella camera di Alice. Bella è qui e si sta confessando.

 

Entro in casa e salgo le scale di corsa saltando i gradini due per volta. Devo farmi una doccia calda, ripulirmi per benino e presentarmi nella mia forma migliore alla porta di Bella per cercare di spiegarle tutta la faccenda.

Quando sono nel corridoio, davanti alla porta della mia camera mi blocco: dalla stanza di Alice con l'uscio socchiuso, sento distintamente dei singhiozzi disperati.

Sono quasi tentato di entrare per vedere cosa abbia da piangere mia cugina, quando sento una voce che mi fa gelare sul posto.

«Alice! Lo vuoi capire? L'ho baciata! Ho baciato una ragazza!». Bella sta urlando tra i singhiozzi e mi si stringe lo stomaco.

Mi appoggio al muro accanto alla porta e scivolo a sedermi sul pavimento. Vorrei anche sbattere la testa contro il muro ma ho paura di fare rumore ed attirare l'attenzione e non voglio che mi becchino ad origliare.

«L'ho capito, Bella! Non fai altro che ripeterlo!» dice mia cugina.

«Mi sento sbagliata» piagnucola.

«Non dire così. Non sei sbagliata, non per questo. Hai dato un bacio a una ragazza, che sarà mai? Prendila come un'esperienza e vai avanti. Ti stai facendo troppi problemi» consiglia Napoleone. Mi sembra di vederla, con un braccio sulle spalle della matrioska a dare pacche consolatorie.

«Ma io non ho mai pensato che mi piacessero le donne» protesta il cactus.

«Vero, hai anche avuto il coraggio di uscire con Mike!» sottolinea Alice.

Mike? La mia Bella in balia del coniglietto precoce? No! È proprio vero che al peggio non c'è mai fine! Il solo pensiero delle mani del roditore sul corpo della mia matrioska, mi fa andare il sangue alla testa.

 

Anche lei ridacchia «Per lo meno ho evitato Eric. Sarebbe stato davvero il minimo storico».

«Ritornando a Dina, non hai pensato che forse ti sei sentita attratta da lei perché somiglia come una goccia d'acqua a Edward?». Le mie antenne si drizzano. Brava Alice, adesso voglio proprio sentire la risposta.

«Dici? Effettivamente, Edward mi piace, ma sento un fastidio nel suo modo di fare, con Dina è diverso. È più... amica» dice Bella.

«Magari ci fosse una persona che racchiudesse in se sia lui che lei» esclama Alice.

Mi guardo allo specchio di fronte a me e sorrido, in fin dei conti sono proprio io l’essere perfetto che cerca la matrioska.

«Però adesso il problema maggiore è come farò ad affrontare Dina, quando tornerà lunedì» dice Bella con tono affranto.

«Io non mi preoccuperei di questo. Dina è intelligente e capirà si è trattato di un momento» dice Alice convinta.

Sento Bella sospirare. Qualcosa mi dice che non è ottimista come Napoleone.

«E per me? Credi davvero che non ci sia nulla di cui preoccuparsi? Non che ci sia qualcosa, ma…». Vorrei sbattere la testa al muro. Cosa mi è saltato in mente di lasciarmi trascinare! Sta male ed è solo colpa mia.

«Bella, è stato un momento che probabilmente non capiterà più. Se ti fa sentire più sicura, prova a baciare un ragazzo che ti piaccia almeno un pochino, così potrai fare il confronto e metterti il cuore in pace. Secondo me, capirai subito che ti piace di più il sesso opposto» rassicura Napoleone.

Quasi mi viene voglia di offrirmi volontario!

«Forse hai ragione… magari Connor o Lee, che ne dici?». Come, come? Quelle due mezze seghe con la bocca sulle labbra della mia Bella? Con la lingua nel… ma non ci pensino neanche! Piuttosto le metto una museruola alla Hannibal Lecter ma lei, baciare quei due, non se ne parla proprio!

Non che sia geloso, intendiamoci, lo faccio per lei e la sua dignità. Non deve abbassarsi a certi livelli!

 

«Alice, devo andare, è quasi ora di pranzo e mio padre mi aspetta» dice Bella.

La sento alzarsi e immediatamente mi tolgo dalla posizione di ascoltatore e mi sposto verso la mia camera.

«Allora ciao. Io sono qui se hai voglia di parlare ancora» risponde Alice.

Vedo Bella con la coda dell’occhio e mi volto. È inutile far finta di non esserci o non averla vista.

«Ciao, Bella. Tutto bene?» chiedo, vedendo gli occhi gonfi per le lacrime. Accidenti a me!

«Oh! Ciao… Edward» mi risponde, poi mi fissa, come se stesse  pensando qualche cosa di complicato, dopo di che mi si avvicina.

«Perdonami, Edward, ma devo assolutamente provare una cosa… scusami» mi dice prima di prendere il mio viso tra le mani e unire le nostre labbra.

Aggiudicato! Una volta tanto che mi sono offerto come volontario mi hanno preso, senza neanche dirlo!

Non perdo tempo e circondo la sua vita con le mie braccia, mentre lei sposta le sue mani alla mia nuca e si stringe a me.

Era questo! Questo era il primo bacio che volevo con lei: dolce e passionale, anche se per Bella era solo un esperimento, ma non lo sarebbe stato per molto… parola di Edward Cullen.

Le mie mani scorrono e stringono la sua schiena, le mie labbra mordono e succhiano le sue. Sento anche un leggero gemito di piacere liberarsi dalla sua gola e non resisto oltre: infilo la punta delle dita sotto la sua maglietta per saggiare il calore della pelle, lo stesso calore che sento irradiarsi in me.

In debito di ossigeno ci stacchiamo ed io osservo attentamente il viso di Bella per scorgere qualsiasi segno negativo riguardo a quello che è appena successo… ma non ne trovo.

Ha gli occhi chiusi, le labbra tumide curvate in un tenero sorriso, il viso rilassato. Quando apre le palpebre e mi fa ammirare i suoi occhi da cerbiatta, mi sento finito. Sono innamorato, puoi fare di me ciò che vuoi!

«Grazie, Edward» mormora, prima di voltarsi e correre fuori da quella casa.

Con Bella sembra la storia della mia vita degli ultimi due giorni: mi bacia e scappa!

 

«Direi che ha preso subito in considerazione il mio consiglio! Come è andata?» chiede Napoleone alle mie spalle.

«Meglio di ieri sera di sicuro!» rispondo io voltandomi e sorridendo.

Andrà tutto bene, lo sento… o forse lo spero.

 

Io e Alice scendiamo al piano di sotto, e lì trovo la sorpresa della giornata

«Ciao, Edward caro» pigola commossa la mia mamma, mentre mi corre incontro e mi abbraccia.

Ma quando sono arrivati? Non dovevano essere qui oggi pomeriggio? Adesso sarò agli arresti domiciliari già dal mattino!

«Tuo padre ha finito prima il lavoro e siamo partiti... Light! Smettila di mordere le scarpe di Eddy!». Ahi! Sentivo infatti delle punte strane al mio alluce destro!

Morsicato anche dal cane di famiglia? Spero che non si sia impossessato della mia camera a Seattle o mi troverò a vagare ramingo per il mondo!

«Ciao, figliolo. Come va? Quasi finito questa scommessa o ti sei messo di nuovo nei guai?» chiede mio padre seduto tranquillamente sul divano.

«Ultima settimana!» annuncio sedendo a mia volta.

 

In quel momento suona il mio cellulare, annunciando l'arrivo di un messaggio. Mi affretto ad estrarlo dalla tasca e leggerlo, magari è Bella... infatti...

“Ciao, Dina! Non ti preoccupare per me, qui tutto bene. Ci vediamo lunedì, ti devo parlare del parco Gerandy... il padrone vuole tagliare la sequoia centenaria. Non mi avevi detto che andavi dai tuoi genitori? Allora perché sono qui con Edward?”.

«Oh, oh! Adesso sono nei guai» borbotto e mio padre mi sente.

«Lo sapevo che non eri in grado di stare tranquillo! Allora? Cosa hai combinato?».

«Niente, papà. Solo un problema con una amica, niente di grave» nicchio. Non sono mai stato uno che si confida con i genitori per le sue conquiste.

«Oh! Una ragazza! Ed è una cosa seria?» interviene subito mia madre. Come volevasi dimostrare! Ecco perché non dico mai niente delle mie ragazze a casa. Mi troverei promesso senza neanche rendermene conto.

«Mamma, è solo una amica. Una compagna di scuola» spiego.

 

«Per caso si tratta di Bella?» chiede ancora Elisabeth. Spalanco gli occhi: e lei cosa ne sa?

Mi volto e vedo gli zii guardare con notevole interesse il soffitto, mia cugina impegnata a scrutarsi attentamente le unghie ed Emmett con la consolle dei video giochi in mano a dire «Chi vuole fare una partita prima di pranzo?».

Parenti serpenti impiccioni? Ma va?

«Si tratta di Bella e non dirò niente altro così come non dirà nulla Alice... vero?» la guardo minaccioso e lei annuisce mimando un silenzioso “tranquillo”.

«Va bene. Per ora me la faccio bastare. Allora figliolo, dovresti prepararti e venire con noi a pranzare a casa del socio di tuo padre, ha una villa di campagna qui a Forks e ci ha invitati» dice mia madre indicando le scale che portano alla mia camera.

Addio doccia rilassante, addio pomeriggio tranquillo, addio sonnellino ristoratore, per oggi pubbliche relazioni di Edward Cullen senior, con esposizione orgogliosa della famiglia felice. Speriamo solo che i nostri ospiti siano persone simpatiche.

In meno di venti minuti sono pronto in jeans, camicia bianca e giacca, seduto sul sedile posteriore, per nulla ansioso di andare a conoscere uno dei soci dello studio legale di mio padre.

 

La giornata è trascorsa meno peggio di quanto pensassi. A parte controllare costantemente Light, che è stato affidato alle mie amorevoli cure (più che altro per salvarlo dalle grinfie di Cynthia, la figlia tredicenne dei proprietari), ho passato una giornata, tutto sommato, piacevole.

Appena entrati nel parco che circondava la villa mi ero sentito immerso tra le foglie ancora di più rispetto al solito paesaggio, sembrava di essere stati sommersi da un tubetto di tempera verde muschio, entro il quale non si scorgeva neanche il colore del cielo.

«Eccoci arrivati» annuncia mio padre parcheggiando davanti alla villa «questa è la casa del mio nuovo socio nello studio legale, l’avvocato Gerandy. È estremamente preparato sul diritto internazionale, davvero in gamba, oltre che una brava persona. Edward, mi raccomando, comportati bene» ammonisce.

Faccio un cenno di capo, so come ci si comporta, ci sono abituato sin da piccolo.

La famiglia Gerandy è davvero affabile, pur trasudando classe e cultura da ogni poro della pelle.

Gerandy… questo nome mi ricorda qualche cosa, ma non riesco a ricordare… è come se avessi scordato qualche cosa di importante.

 

È pomeriggio inoltrato quando ci congediamo dai nostri ospiti. Ho dovuto anche difendermi da un agguato sessuale da parte della ragazzina che voleva a tutti i costi baciarmi in bocca. Va bene essere uno che piace, ma anche io ho dei principi e farmi delle bambine non è tra questi… non ho intenzione di prendermi una denuncia per pedofilia!

Giunti a casa degli zii e fatti i doverosi saluti, mamma e papà salutano e partono per Seattle, lasciandomi affrontare da solo, l’ultima settimana di pena, prima dell’agognata libertà. Certo! Come se fosse questo il problema!

 

Non ho mai avuto così paura che arrivasse il lunedì.

La mattina, Alice ha dovuto tirare via le coperte con una foga da primato ed io tremante che continuavo a dire “no, non voglio” come un bambino di due anni.

«Forza, Edward, non fare il neonato! Abbi coraggio, alzati e termina quello che hai iniziato». Chissà se si riferiva alla scommessa o all’affrontare Bella. Per il momento quello che mi terrorizzava di più era la seconda opzione.

C’è voluto del bello e del buono, ma alla fine, in camicia e gonna svasata, con stivaletti dal tacchetto omicida, sono arrivato a scuola, sperando di sopravvivere all’incontro che temo da due giorni.

«Ciao, Dina. bentornata» la voce allegra di Bella mi arriva alle spalle e io mi volto impaziente di vedere il suo viso, sperando di trovarlo rilassato.

Infatti e così… anche un pochino battagliero, visto che comincia a parlare subito della missione salva natura alla quale ha intenzione di rivolgersi oggi.

«Ho saputo, da John Dowling, il meccanico tutto fare di Forks, che oggi arriveranno due ruspe di sradicare la sequoia secolare che c’è nel parco della villa all’inizio del paese. Dobbiamo assolutamente impedirlo! Sei con me?». Bella è posseduta dallo spirito di Napoleone, che ha momentaneamente abbandonato il corpo di Alice. Mi vien voglia di scuoterla un po’ per controllare che sia ancora in sé.

«Certo, ma così perderemo la lezione di Ben» obietto. Posso lasciarla andare da sola? Quando mai? Sono il suo schiavo, in tutto e per tutto, non posso dirle di no.

«Non ti preoccupare, ci giustifica Angela. Noi ci troviamo al mio Pick up subito dopo pranzo e andiamo a incatenarci alla pianta! Non riusciranno a distruggerla!» esclama.

Nessun commento per il bacio di venerdì sera, nessun riferimento a Edward. Forse davvero aveva bisogno di un confronto per passarci sopra. Da parte mia sono più muto di un pesce!

 

Stare dietro a Bella quando è infervorata per qualche cosa (soprattutto quando si tratta di piante) è qualcosa che esula dai normali confini umani. Diventa una entità di cui avere paura, quasi letale. Della ragazza dolce che talvolta traspare, non esiste più nulla. Resta solo una furia che difende la clorofilla come una tigre i suoi cuccioli.

E così che mi ritrovo seduto, circondato da una catena, attaccato a un tronco di albero, con il flash della giornalista locale che mi abbaglia mentre immortala la mia crociata a tutto beneficio delle tre colonne che riporterà la “Forks Gazette” come scoop, in prima pagina: Ragazze locali difendono un monumento naturale cittadino, la sequoia ultracentenaria!

Bella al mio fianco sta urlando alle ruspe di non avvicinarsi, che è disposta a morire per questa pianta. È pazza! L’ho sempre pensato, ma adesso ne sono sicuro!

Va bene la crociata, ma che senso ha salvare una pianta immersa in una marea di altre piante, deve ancora spiegarmelo.

Però… è una pazza bellissima, con i capelli sciolti e gli occhi scintillanti. È innegabile, la adoro.

 

«Ehi! Voi! Uscite subito dalla mia proprietà!» urla una voce di uomo.

Mi volto e prego che mi venga un infarto che mi lasci su quel prato, secco e stecchito. È l’avvocato Gerandy, il socio di mio padre! Ecco chi era! Quel nome che mi aveva scritto Bella nel messaggio, è la stessa persona.

A quale entità onnipotente mi devo rivolgere, per salvarmi le chiappe, oggi? Ormai ho rotto le palle a tutti… forse c’è ancora qualche dio aborigeno dei pigmei dell’Australia che potrei scomodare… per il resto, Dio, Allah, Budda, Confucio, Manitù, Kalì e tutti quelli dei Maya li ho già interpellati.

«Voi due, toglietevi di lì e uscite immediatamente!». La gentilezza dell’avvocato è andata a farsi un giro mentre ci ordina di sgomberare.

Ovviamente Bella gli risponde per le rime.

«Vogliamo difendere questa pianta! È troppo importante per la nostra città! È un monumento naturale e lei non può sradicarla come se niente fosse!».

«E’ sulla mia proprietà» replica.

«Ma appartiene a tutti! Ha più di cento anni, non può semplicemente tagliarla! È un crimine!» protesta il cactus.

«Quello che ho intenzione o meno di fare nella mia proprietà sono affari miei. Adesso chiamo lo sceriffo così vi farà allontanare!». Di bene in meglio. Ci manca anche il padre della matrioska e siamo a posto!

«La prego, avvocato» dico cercando di farlo ragionare.

«Pronto? Sceriffo? Bene! Sono l’avvocato Gerandy. Ho una denuncia da fare. Due ragazze si sono introdotte illegalmente nella mia proprietà e impediscono ai miei operai di lavorare! I nomi? Certo, subito». Sospiro. «Ditemi i vostri nomi» ordina Gerandy.

«Isabella Swan e Dina Cullen». Recita spavalda Bella ed io divento rosso pomodoro, mentre l’avvocato mi guarda sospettoso e ripete i nomi allo sceriffo.

 

Passano alcuni minuti di silenzio. La giornalista sta prendendo appunti dopo aver scattato le fotografie e i tre operai con le relative ruspe, stanno aspettando tranquillamente, fumandosi una sigaretta.

«Avvocato Gerandy… la prego, non faccia denuncia» dico cercando di camuffare la voce ma senza esagerare come al solito.

Mi guarda sorpreso ma continua con le sue ragioni «Ragazza, mi spiace, ma o vi staccate e ve ne andate o sarete arrestate e mi assicurerò personalmente che la questione non passi inosservata di fronte alla legge».

Mi sento schiacciato, non posso permettere che Bella si rovini la fedina penale con una sciocchezza simile, pertanto prendo la mia decisione.

È ora: fine dei giochi, game over.

 

«Avvocato, andiamo in casa con la mia amica. Le devo parlare in privato».

Tutti gli sguardi si volgono sulla mia figura, mentre sgancio la catena e afferro una inebetita Bella e la trascino verso la villa, seguito dal socio di mio padre.

Ho usato la mia voce, quella di Edward e da adesso in avanti non posso più tornare indietro.

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

se trovate degli orrori, segnalatemelo! Non ho riletto attentamente, soprattutto la fine…

 

lettori et lettrici, scusatemi.

So che siete abituati a leggere qualche cosa di simpatico e a volte comico, ma questo capitolo doveva essere così: serio.

Perché le questioni affrontate sono serie, anche se nate da una cosa comica. Soprattutto per la piccola Bella che si sente persa e insicura nella sua sessualità.

 

Qui fa lo struzzo e lunedì decide di dedicarsi a altro per evitare il problema.

Peccato che questa altra avventura porti Edward a scoprirsi del tutto.

 

Al prossimo capitolo le reazioni (a livello nucleare) della nostra amata matrioska.

 

Voglio ricordare in questo capitolo i lettori che mi hanno inserito nei preferiti, amori miei grazie a:

1 - alecullen
2 -
Aleswan
3 -
alyssablack
4 -
Anto_Pattz
5 -
barbyg90
6 -
Betely
7 -
Beth96
8 -
Betta_Masen
9 - bisogno di amore
10 -
blacklory92
11 -
bradipetto_francy89
12 -
cescafra
13 -
corny83
14 -
danyaitaly
15 -
Delena_Nian

16 - Elizabeth Mary Greengrass
17 -
fffabi
18 -
francesca cullen
19 -
giulietta93
20 -
ile_cullen
21 -
Irene96
22 -
Kamelie
23 -
kechan51
24 -
kijo
25 -
kippe
26 -
kris96

27 - KriStewlove
28 -
Lalayasha
29 -
lestat88
30 -
meggyna_96
31 -
Meme__
32 -
MeryWilliams
33 -
mery_11
34 -
michy85
35 -
monibiondina
36 -
Nadia1992
37 -
pattzerella
38 -
rachele_cullen
39 -
Robsten_twilight
40 -
rossellina
41 -
ruka88
42 -
sesse94
43 -
Stiaref
44 -
Suellen
45 -
Sweet Witch
46 -
TheBlackRose
47 -
tulipano nero
48 -
Valery1901
49 -
xMooNxMagYx
50 -
xxStarlight

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

 

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Capitolo 19
*** l'ira di Achille era uno scherzo ***


Carissimi, con l’augurio di un buon fine settimana, vi lascio al penultimo capitolo di CIAO EDWARDINA.

Sono stati mesi divertenti, almeno per me e spero anche per voi.

Qui siamo stati ai confini della realtà, con situazioni che di reale avevano ben poco.

Mi auguro che dopo il capitolo serioso della scorsa settimana, vogliate gustarvi questo un pochino più comico.

MI RACCOMANDO NON IMITATE BELLA! Non voglio avere una denuncia per istigazione a delinquere.

 

Per il resto, ringrazio le nuove persone che mi hanno recensito, con il mio solito modo, inserite nella storia a perpetua memoria. Spero che anche questi parti della mia mente bacata siano apprezzati, altrimenti scusatemi.

 

Ringrazio per la penultima volta Anto_pattz per la sua copertina coloratissima.

E in ultimo il solito avviso: se volete leggere qualche cosa di serio e drammatico questa storia non fa per voi.

 

 

 

 

«Avvocato, andiamo in casa con la mia amica. Le devo parlare in privato».

Credo di poter agire sul rapporto lavorativo e un minimo di amicizia con mio padre ed evitare una denuncia sia a me, sia a Bella.

Ho deciso di smascherarmi con Bella davanti, ma in privato. C’era anche una giornalista, non potevo semplicemente togliermi la parrucca lì fuori.

Cammino velocemente verso la villa, trascinando una matrioska stranamente muta e un avvocato che percepisco perplesso.

Non appena sento chiudere il portone di entrata alle nostre spalle, la mano di Bella scivola via dalla mia.

«Che sta succedendo, Dina?» chiede alzando la voce.

«Andiamo da quella parte?» chiedo a Gerandy, indicando la doppia porta che conduce al salotto dove sono stato ospitato sabato pomeriggio.

Il padrone di casa non dice una parola, si limita ad annuire e ci precede aprendo le porte per poi chiuderle una volta entrati.

 

«Avvocato Gerandy, sono Edward, Edward Cullen» dico togliendomi la parrucca.

Sento Bella trattenere il fiato e mugolare uno strano singhiozzo, ma non posso focalizzarmi su di lei, prima devo sistemare la faccenda con la parte lesa, come direbbe mio padre.

«Cosa significa questo? Tuo padre sa di questa cosa?» chiede indicando la mia gonna.

Considerando quanto fosse felice di farmi vestire da donna, trovo quasi comico dover difendere e giustificare mio padre.

«Sì, ne è al corrente. È stata una scommessa, una ragazzata, ma ne ho parlato con i miei genitori ed è per questo che mi hanno mandato qui a Forks» spiego e spero tanto mi non faccia altre domande.

«Quindi non sei vestito così per…» si sta agitando mentre cerca di spiegarsi senza nominare qualsiasi riferimento sessuale. Cielo! Siamo più svegli noi ragazzi!

«Non sono gay, né un transessuale, né ho strane devianze. Semplicemente una scommessa persa con mio cugino, che, devo dire, si è divertito un mondo in questo mese».

«Beh, ammetterai, ragazzo, che è strano parlare con te mentre sei vestito e truccato così» obietta.

«Non ne dubito, signore, e la prego di scusarmi per il modo nel quale mi sono presentato, ma non potevo rischiare di rivelare pubblicamente la vicenda, ne sarebbe andato di mezzo mio padre e la sua carriera» e spero che mi creda.

«Certo, certo. Meno male che Cynthia non ti ha visto oggi, non ha fatto altro che parlare di te tutta la domenica! L’hai letteralmente conquistata» mi dice sorridendo ed io evito di commentare sulle manie di una bambina.

 

Adesso sistemiamo la parte relativa all’intrusione nella  proprietà privata «Riguardo all’albero…» inizio a parlare ma vengo subito stoppato.

«A questo proposito, credo ci sia stato un enorme malinteso. Quegli operai devono liberare il terreno da sassi e sterpaglie, intorno all’albero, in modo da poter posizionare una panchina circolare in ferro battuto. È un albero stupendo, non ho alcuna intenzione di privarmene, anzi, voglio godermelo il più possibile e avevo pensato a ripulire attorno per creargli la giusta cornice» ed ecco spiegate le intenzioni di Gerandy.

Adesso ditemi voi se non mi dovrei incazzare come una biscia! Mi sono fatto scoprire, ho fatto una figura del cacchio, perché qualcuno si fa le piste mentali senza approfondire la verità?

Mi volto verso Bella e quello che vedo mi terrorizza: ha la faccia scura, ma scura, ma scura che un negro della costa d’avorio sembra un viso pallido.

È talmente arrabbiata da congelare l’aria attorno a lei.

Vedo chiaramente uscire il fumo dalle orecchie e dal naso, conseguenza del fuoco che arde nei suoi occhi da ex cerbiatta (adesso di dolce hanno proprio poco).

«Bella…» provo timidamente a dire, ma lei si volta verso l’avvocato.

«Mi scusi tanto signore, mi avevano riferito altro ed io, stupidamente, ci ho creduto. Mi perdoni per questo malinteso e per i fastidi che le ho causato» dice con tono fermo e serio.

Gerandy fa passare il suo sguardo tra me e Bella un paio di volte, poi annuisce e sospira.

«Non preoccupatevi, non è accaduto nulla. Spero, signorina che vorrà sistemare la faccenda con la stampa e tutto questo increscioso equivoco sarà dimenticato» propone ed io faccio salti di gioia interni. Almeno questa parte è sistemata… adesso non mi resta che sopravvivere alla tempesta Isabella.

 

«Volete un passaggio per andare a casa?» si offre gentilmente il socio di mio padre.

«La ringrazio, avvocato, ma mi farò accompagnare dallo sceriffo» risponde Bella.

«Io invece accetto» rispondo subito.

Non so perché ma tremo al pensiero di restare solo con lei, per di più in un ambiente stretto come i sedili di una  macchina.

Innamorato sì, fesso no!

Ho paura di quello che mi potrebbe far passare. Gli atroci tormenti di Alice e company saranno latte e miele in confronto a quello che mi farà l’istrice, ne sono sicuro.

Mi risistemo la parrucca ed esco, salendo immediatamente sull’auto dell’avvocato che mi aspetta a motore acceso davanti al portone.

«Ti porto dai Cullen, giusto?» chiede Gerandy dopo essersi sistemato al volante.

«Sì, grazie» rispondo e guardo Bella allontanarsi di corsa verso suo padre.

Passiamo accanto a loro e sento la matrioska sbraitare contro il capo Swan.

«… ti ho detto che voglio sapere dov’è Dills Nightmare e anche… » non riesco ad ascoltare altro perché ci siamo allontanati subito e in meno di due minuti mi trovo davanti alla casa dei miei zii.

«Edward, ti auguro buona fortuna con quella ragazza. Devi averla combinata proprio grossa visto come era arrabbiata. Spero di incontrarti ancora… tutto intero» e agitando una mano a mo’ di saluto e ridendo, si allontana.

 

Dills Nightmare? Sento un brivido serpeggiare lungo la schiena… che sarà questa persona o cosa?

Meglio che telefono ad Angela. Al primo squillo di cellulare la timidona risponde ridendo. «Ciao, Edward. Non riesci proprio a stare lontano da me?». Una voce vicina a lei aggiunge ridendo «Guarda che qui qualcuno potrebbe essere geloso!» e bravo BJ, fai già la parte del fidanzato?

«Dimmi, Dina. Perché hai chiamato?» chiede più seria Angela.

«Storia lunga, mi sono tolto la parrucca a casa dell’avvocato Gerandy e Bella è arrabbiata nera» sintetizzo «ha chiesto a suo padre dov’è qualcosa che ha chiamato Dil e qualcos’altro» sono sempre più… inquieto. Ecco! La parola giusta è inquieto.

«Oh cazzo! Cazzo, merda, cazzo! Ha parlato di Dills Nightmare? Anche di altro? Tipo di Kijo? Ha accennato per caso a Silvina73?» ma cosa sta dicendo? È impazzita?

«Ho sentito solo il primo ma sembrava che facesse un interrogatorio a suo padre… era furiosa, Angela! Non l’avevo mai vista così» confesso.

«Forse non era mai stata presa in giro così» infierisce la timidona.

«Edward… non voglio preoccuparti ancora di più… ma… SCAPPA! Dills Nightmare è il nome con cui il padre di Bella chiama la sua piccola balestra, come Kijo si riferisce a un pugnale giapponese che hanno appeso in salotto sopra il camino…»

«Dai, Angela! Cosa vuoi dire? Che Bella mi inseguirebbe armata per uccidermi? E Silvina73 cosa sarebbe? Una colt?» provo a metterla sul ridere… mi sembra troppo assurdo.

«In realtà è un fucile, un Winchester del 1873 appartenuta alla trisavola Swan… ci hanno cacciato gli indiani con quello! Bella ne è molto orgogliosa e sa maneggiare tutte queste armi davvero bene! Ascoltami e SCAPPA!» urla preoccupata Angela. Sento nel sottofondo, Ben che le chiede se è il caso di raggiungermi.

«E’ meglio che andiamo anche noi… se incontriamo Bella, magari riusciamo a fermarla» la timidona risponde al professorino e chiude la comunicazione.

Io intanto inizio a tremare e scappo in camera mia.

Mi tolgo tutti i vestiti di Dina e mi lavo accuratamente il viso, quindi mi rivesto con jeans, maglietta e giubbotto ed aspetto l’arrivo di Angela, seduto sul letto.

Mannaggia! Cosa ho combinato… penso passandomi una mano tra i capelli sconsolato.

 

Suonano alla porta e corro ad aprire anticipando sia gli zii che i cugini. Spero sia la timidona… ma mi ritrovo davanti una Bella impazzita che brandisce un coltello. Potremmo tranquillamente rifare la scena dell’omicidio alla Psycho, tanto è uguale.

Ho solo il tempo di chiuderle la porta in faccia che sento un colpo sul legno. Riapro e trovo, conficcato nel battente, un pugnale di circa venti centimetri.

«Bella, ti prego… parliamone» dico alzando le mani e indietreggiando piano.

«Tu! Brutto stronzo pezzo di merda! Non osare parlarmi!» urla avanzando verso di me. Anche così terribile… è magnifica! Ed io a pensare questo, sapendo cosa sto rischiando, sono sicuro di essere impazzito!

Incocca una freccia alla balestra e prende la mira.

«Ciao, Bella! Cosa ti porta da queste parti?» chiede cordiale Carlisle.

Mi getto a terra, mentre un sibilo mi passa sopra la testa e si infila nel muro vicino alle scale.

«Ohi! Bella! Tira giù quel coso! Rischi di farti male!» dice Emmett cercando di mascherare la preoccupazione con una nota divertita.

«Emm! Se sei anche solo minimamente coinvolto con questa storia… ti consiglio di correre, perché dopo lui, tocca a te!» minaccia l’istrice.

«Bella… dai!» interviene Alice cercando di avvicinarsi cauta.

«Alice! Ferma dove sei! Sotto tutto questo c’è anche il tuo zampino!» accusa Bella.

 

«Bella, amore… non è successo nulla! È stato un modo per conoscerti… tu non volevi avere nulla a che fare con me!» provo la carta del seduttore innamorato… funzionerà?

«Amore? Come osi parlare di amore? Tu mi hai ingannata! E mi hai pure baciata!» accusa la matrioska scoccando un’altra freccia che mi sfiora un braccio e cade vicino alla finestra. 

«Due volte! Ma sei stata tu a baciarmi… io ho solo risposto!» mi giustifico.

Come pensavo, non funziona! Nel frattempo mi allontano sempre più cercando una via di fuga.

«E’ vero, Bella. Ho visto quando eravate in corridoio! Mi è pure salita la temperatura» borbotta Alice. Grazie! Faglielo notare, così o si calma o mi ammazza dalla rabbia di essere stata vista!

«Bella, tesoro. Calmati adesso» ecco finalmente la cavalleria. Arrivano i nostri nelle figure del capo Swan, Angela e Ben.

Adesso il salotto dei Cullen è decisamente affollato.

Il padre di Bella riesce a togliere la balestra dalle mani della figlia e lei in tutta risposta, prende un vaso di cristallo e lo lancia verso di me.

Riesco a schivare anche questo, per fortuna.

«Basta, Bella! A quel vaso ci tenevo! Non vorrai rifarmi tutto l’arredamento?» chiede zia Esme.

«Oh! Sono sicura che il caro Edward ti rifonderà di tutto! Non è vero? Amore?» è ironica quando mi chiama così? Ho paura di sì. 

«Tesoro… adesso basta, so che sei arrabbiata, ma…» prova a intervenire Charlie.

«Non sono arrabbiata! Sono furiosa! Lasciatemelo tra le mani che possa strangolarlo» si lancia verso di me e viene fermata dalle braccia di Angela e Ben.

«Non vuoi passare i tuoi giorni in prigione per aver ucciso un essere simile, vero?» chiede la timidona.

Ma lei da che parte sta?

«La ritengo una missione umanitaria, liberare il mondo dalla feccia!» risponde Bella cercando di liberarsi.

Fa paura, quasi isterica nel tentativo di liberarsi ed avventarsi su di me. Se Omero cantava l’ira di Achille come la massima espressione di questo stato d’animo era perché non conosceva il cactus. L’ira di Achille era uno scherzo in confronto.

Nel frattempo riesco a guadagnare la porta e scappo verso i boschi… chissà che riesca a salvarmi la pelle.

Come ho già detto: innamorato sì, fesso no!

 

«Fermati, Bella» sento urlare qualcuno alle mie spalle.

Oh, mamma! Sono inseguito come un cervo in una battuta di caccia! Non mi piace essere braccato così! Signore, ti prometto che se mi fai sopravvivere a questo non mangerò mai più selvaggina! Giuro! Ti prego salvami!

Continuo a correre tra i boschi e sento fischiare una pallottola non lontano dalla mia testa, probabilmente ha cambiato arma e adesso usa il fucile! Cara Silvina… non ti puoi inceppare un attimo? Diciamo per la prossima ora?

Lassù qualcuno mi aiuti!

Sento correre e urlare diverse persone dietro di me… anche se il suono si affievolisce. Qui è tutto verde, viscido, ho paura di perdermi ma ho ancora più paura di fermarmi. Cazzo! Me la sto facendo sotto!

Il terreno è abbastanza sconnesso e ci sono dei massi semi coperti da felci che mi fanno inciampare.

Dopo una corsa disperata, però, metto il piede in fallo e ruzzolo in una piccola scarpata. Rotolo tra le radici scoperte e le pietre e mi fermo grazie a un tronco.

Devo risalire questo dirupo che non è più alto di tre metri, ma appena metto il piede destro a terra, sento una fitta alla caviglia che mi impedisce di camminare e mi accascio sul terreno.

 

Sento dei fruscii, sta arrivando qualcuno. Spero che non sia Bella, o che non abbia qualche arma con sé. Inizio a urlare nel tentativo di farmi trovare, non sono in grado di camminare da solo e non ho neanche il cellulare per cercare aiuto.

«Ehi! Sono qui sotto! Sono ferito! Aiuto!» urlo a squarcia gola.

I passi si fanno frettolosi nella mia direzione, finché, sul bordo del piccolo dirupo, vedo spuntare il viso di Bella.

Ok! Addio mondo crudele. È giunta la mia ora. Sulla lapide voglio che si scriva, “è stato uno stronzo per gran parte della vita ma alla fine aveva scoperto il vero amore, peccato che nessuno ci ha creduto”.

«Edward, tesoro, stai bene?» chiede la matrioska con un tono lievemente preoccupato. Tesoro?

Un barlume di speranza squarcia le tenebre della mia disperazione! Mi ha chiamato tesoro!

«Sono caduto qui in fondo e mi sono slogato la caviglia. Per il resto, credo di stare bene» rispondo.

Vedo che getta un bastone (il fucile?) sul ciglio della scarpata e si lascia scivolare verso di me. Appena arrivata in fondo si avvicina e si mette a tastarmi il viso, le spalle, il torace, le gambe, come a sincerarsi che sia tutto intero, poi inizia a piangere e si getta tra le mie braccia, stringendomi con le sue.

«Quando ti ho sentito urlare, ho avuto tanta paura che fossi seriamente ferito» dice tra i singhiozzi.

E adesso fatemi capire! Non era lei quella che mi inseguiva con un fucile? È per caso nella fase pre ciclo per essere così fuori di testa? Devo ricordarmi di controllare sempre il calendario con lei!

 

«Schh. Non piangere. Non è successo niente. È solo una caviglia slogata, una benda e un poco di riposo e sarò come nuovo» provo a consolarla stringendola a me. Il suo capo è appoggiato al mio petto e il profumo dei suoi capelli mi solletica il naso.

Dopo aver calmato i suoi singhiozzi, Bella ricomincia a parlare.

«Perché l’hai fatto?».

«Mi volevi uccidere, sono scappato!» rispondo sorridendo.

«Voglio ancora ucciderti. Ora ti sto chiedendo perché ti sei preso gioco di me» chiede sollevando la testa e guardandomi negli occhi.

«Ho perso una scommessa con Emmett e dovevo andare a scuola vestito da donna per due mesi, tutto qui. Tu non centri nulla» cerco di farle capire.

«Ma ti sei avvicinato a me! E non mi hai detto nulla, neanche quando ti sei accorto che mi stavo affezionando! Perché?» chiede ancora.

«Perché anche io  mi stavo affezionando e non volevo che tu ti allontanassi» rispondo.

«Come credevi che avrei reagito? Mi sento ferita, umiliata da questo tuo comportamento. Io ti ho aperto il mio cuore e tu mi pugnalavi alle spalle!».

Ha gli occhi lucidi e le trema il labbro. No! Non voglio che pianga ancora.

«Bella, ti prego! Mi sono travestito per onorare una scommessa. I miei genitori mi hanno obbligato per farmi capire che non devo prendere tutto alla leggera!». Lei non centra nulla con tutto questo.

«Ma sono stata io quella che si confidava con te, che ti parlava con amicizia. Oddio! Ho anche avuto paura di essere diventata lesbica quando mi sono sentita attratta da te» confessa.

«E cosa dovrei dire io? Tu non volevi aver nulla a che fare con me, ed io potevo starti vicino solo come Dina. Non è proprio il massimo per un ragazzo innamorato» faccio notare io.

«Innamorato?» chiede stupita e in questo momento mi accorgo di essermi dichiarato e arrossisco.

«Bella, io ti amo. So che non mi sono comportato bene, probabilmente non l’ho mai fatto. Ma tutto quello che ti ho detto, sia come Edward che come Dina, è la pura verità. Davvero! Io ti amo» e vorrei ripeterlo mille e mille volte perché se ne convinca.

«Come posso fidarmi ancora di te?». Già la questione della fiducia! La matrioska era stata toccata parecchio in questo senso e non sarebbe passata sopra al mio comportamento tanto facilmente. Fiducia! Parola magica che non poteva riferire a me.

«Devi fidarti! Perché quello che ti ho detto, è vero!» dico convinto prendendole il viso tra le mani e fissando i miei occhi nei suoi.

«Allora, provamelo» mi sfida e sento lo spiraglio di luce, diventare una linda giornata di sole. Sorrido a quella speranza. 

Avvicino il suo viso al mio e la bacio con tutta la passione che ho in corpo, per quella piccola, tremenda, suscettibile, dolcissima ragazza.

Mi sembra di volare, quando, dopo un momento di gelo, lei risponde con lo stesso calore. Mi vuole bene, lo sento e per ora mi deve bastare.

Riuscirò a conquistarla! Giuro che farò di tutto e lei tornerà ad avere fiducia in me.

 

«Edward! Bella! Dove siete?!». Le voci preoccupate dei famigliari e amici che ci cercano, interrompono il momento magico.

Lentamente Bella si stacca da me.

«Vado a raggiungerli e li porto qui» bisbiglia voltandosi. Poi inizia ad arrampicarsi e sparisce oltre il ciglio della scarpata.

I minuti trascorrono lenti mentre aspetto i soccorsi e io ne approfitto per pensare a come riuscire a convincere Bella delle mie buone intenzioni.

Voglio starle vicino, farle sapere che può contare su di me, fidarsi di me.

Quasi mi metto a ridere: nel mio discorso  mentale non ho mai fatto riferimenti al sesso con lei. Certo, sarebbe fantastico, ma so che non sarà quello a farmi guadagnare punti con l’istrice.

 

«Edward? Edward sei lì sotto?» sento Carlisle chiamarmi e urlo un “Sì” di rimando.

In pochi minuti Emmett è vicino a me e mi aiuta a sollevarmi. Insieme allo zio, riesco a risalire la china e portarmi sul sentiero, sino ad arrivare, esausto, a casa.

Mi guardo intorno e non vedo Isabella. Tutti si sono accorti della mia domanda muta e Angela prende il coraggio di rispondermi.

«Bella ha deciso di partire, andrà per un poco da sua madre a Phoenix. Mi ha chiesto di dirti di non cercarla, per ora. Lo farà lei se e quando si sentirà pronta».

Non posso arrabbiarmi con la timidona per avermi riferito il messaggio, che sicuramente è stato fedelmente riportato, parola per parola. Posso anche immaginare con quale tono lo abbia pronunciato Bella.

Mi sento solo triste e svuotato.

«Non era lei che doveva partire. Domani tornerò a Seattle, alla mia vita, lei può restare» mormorò sconsolato.

Sento la mano grande di Emmett posarsi sulla mia spalla.

«Cugino, andrà tutto bene, vedrai».

 

Ho passato una notte infernale. Non ho dormito praticamente nulla. Ho continuato a mandare messaggi al cellulare di Bella, passando dal tono implorante a quello intimidatorio, non ha risposto a nessuno di essi.

Adesso sono qui, sulla mia macchina, accompagnato da mio zio che ha preso un giorno di permesso, per essere ricondotto alla mia vita, a Seattle, lasciando in questo posto, soffocato dal verde, la parte più grande del mio cuore.

«Ciao, Dina! Ci sentiamo presto» saluta Emmett, ridendo.

«Edward, mi raccomando, curati la pelle. Abbiamo fatto miracoli». Alice, sempre la solita.

«Ciao, Edward. Mi mancherà la tua compagnia» sorride sincera Rosalie.

«Dina. Mi mancherai. Come tuo ex ragazzo, posso dirti che uscire con te è stata un’esperienza indimenticabile» e alle parole di Jasper, ridiamo tutti. Bravo Giuseppino, mi mancherai anche tu.

«Ciao, Edward. Ti telefono appena so qualche cosa di lei» mi dice Angela, mentre zia Esme mi regala un bacio sulla guancia prima di chiudere la portiera della macchina.

Ormai sembra un addio, manco andassi dall’altra parte del mondo. Seattle non è così distante.

Forse, però, non sto salutando degli amici, sto salutando una parte importante della mia vita. Un episodio che, nel bene o nel male, mi ha fatto crescere e torno a casa consapevole di essere diverso e, spero, cambiato in meglio.

 

---ooOoo---

 

tre mesi dopo... inizio gennaio 2012

 

Sono tre mesi che sono andato via da Forks. Ho sentito spesso Angela, forse la persona che mi è rimasta più vicino.

I miei cugini e i loro fidanzati, sono venuti diverse volte a Seattle, con la scusa di shopping, feste o semplici passeggiate, ma secondo me volevano controllare il sottoscritto e il mio umore.

Sono stato depresso per qualche settimana, poi Angela (telefonicamente) e Mark (di persona) sono riusciti a smuovermi ed ho ricominciato ad uscire.

Non sono riuscito ad interessarmi alle ragazze, però. Ci ho provato, anche molto seriamente, ma al momento di concludere... un paio di occhi da cerbiatta si intrufolavano nella mia mente e mi sentivo in colpa, il che mi castrava, letteralmente.

Ho anche pensato di dover usare il viagra!

 

A scuola era tornato tutto come prima. Io all'apice della scala sociale a sentire critiche sugli studenti più sfigati da parte dei miei amici. In quel momento ricordavo le mie tre settimane da cozza e trovavo repulsione per me stesso. Non ridevo con loro, mi voltavo e me ne andavo.

Mark continuava a spingermi tra le braccia di qualcuna, a disagio per il mio nuovo comportamento.

Finché, a fine ottobre, avevo trovato la mia ragazza ideale, brillante, simpatica,  carina e, soprattutto, assolutamente non interessata al sottoscritto ma perseguitata dai ragazzi della scuola. Lei aveva bisogno di un paravento per tornare a respirare tranquilla ed io avevo bisogno di uno specchietto per le allodole da poter mostrare in pubblico senza ansia da prestazione.

Non sapevo ancora di aver appena incontrato la donna che, insieme ad Angela, sarebbe diventata la costante della mia vita. L'amica con la A maiuscola, sulla quale contare e con la quale litigare, fare pace e capire i propri errori.

 

Bella? Le avevo scritto, nella chat. Avevo riempito la casella di Margherita ed ero riuscito, grazie alla mia amica hacker, a verificare che la matrioska le leggesse.

Aveva letto tutte le mie mail, anche più volte, tanto che ho iniziato a raccontare tutto quello che mi capitava, come un diario segreto, in modo che non perdesse nulla della mia vita e per dimostrarle che io, per lei, c'ero, sempre e comunque, anche solo come amico (anche se la definizione mi stava stretta).

 

Le feste di Natale e Capodanno le ho passate pigramente a casa. La mia finta ragazza era volata dal suo vero ragazzo a Los Angeles, sentendosi in colpa a lasciarmi da solo, ma felice di poter spupazzare il suo orsetto (come lo chiamava lei... che poi di peluche aveva proprio poco il tipo).

Il momento più emozionante? Lo squillo del telefono alle 23:55 del 31 dicembre.

Rispondo dopo aver pigiato il tasto del muto al televisore. Non sono uscito questa sera, non ne avevo voglia.

«Pronto?». Rispondo... sento un respiro ma nessuna parola.

«Pronto?» ripeto. Una voce in lontananza chiama un nome di donna. Il cuore inizia a battere come un tamburo.

«Bella?» chiedo e prego che sia lei.

«Ed... Edward» dice una voce, la sua voce, timida e insicura.

«Bella. Era da tanto che volevo sentire la tua voce! Stai… stai bene?» chiedo. Sono sicuro di avere gli occhi lucidi.

«Sto bene, Edward» risponde piano. La sento ancora respirare al cellulare e vorrei fermare il tempo e stare lì con lei, perché so che questo è tutto quello che posso avere adesso e ne sono felice.

«Allora… tanti auguri di Buon Anno» le dico mentre sento le urla con il conto alla rovescia nella strada sotto casa.

«Ti ho telefonato per questo… Auguri… Oh, no! La batteria è scarica!» dice con tono leggermente allarmato.

«Bella, dove sei?» le chiedo. Se è tornata a Forks, parto subito, anche a costo di dormire in macchina sotto casa sua ad aspettarla. 

«Sono…» poi non sento altro. La batteria deve aver ceduto ed io mi trattengo dal gettare il mio cellulare contro il muro.

Non so se è ancora a Phoenix, posso solo attaccarmi alla chat ancora una volta e scriverle quello che volevo dirle “Vorrei poterti parlare di persona. Mi manchi e, per la cronaca, sono ancora innamorato di te. Torna. Ti prego. Edward”.

Anche a questa, non ho ricevuto risposta e dopo un giorno ero nuovamente a scuola.

 

«Scusi, professore. Hanno chiamato Cullen dalla segreteria, c’è una persona che lo aspetta» dice una ragazza interrompendo la lezione alla seconda ora per questo messaggio.

Il prof. fa cenno di uscire ed io ringrazio il misterioso visitatore per avermi risparmiato gli ultimi quindici minuti di agonia nell’ascoltare la lezione di letteratura inglese, fatta da uno che ha l’intonazione vocale come l’encefalogramma di un morto, ossia, piatto.

Mi stiracchio e sbadiglio a braccia alzate, mentre mi avvio verso l’ingresso del liceo. Sul corridoio, la prima porta è la segreteria.

Appena vedo la vetrata d’ingresso mi fermo. Ecco lì il visitatore che mi sta aspettando, magari riesco a sbrigarmela senza passare dalle occhiate lascive della segretaria. Quella sembra in astinenza da sesso tutti i giorni e, considerando che ha cinquanta anni suonati e un discreto doppio mento, non fa bella impressione.

 

Chissà chi è il ragazzo che mi sta aspettando? Ha i capelli lunghi, legati con un laccio alla base della nuca e un paio di jeans larghi con il cavallo basso.

«Ciao» mi dice dopo essersi voltato e non riesco a trattenere una gran risata.

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

cari lettori, buon venerdì a tutti. Chi sarà questo ragazzo?

Questo capitolo è il penultimo della storia e contiene un salto temporale di tre mesi.

Tanto per capirci: inizio storia a settembre, quattro settimane tra preparazione e scuola, fine segreto a inizio ottobre, passati tre mesi siamo a Capodanno.

 

Spero che vi sia piaciuto sia la parte seria che quella comica.

Io adoro letteralmente quando lo assale armata. Quante ragazze avrebbero voluto fare così?

Vi prego non fatelo davvero, piuttosto fate leggere il brano al ragazzo in questione dicendogli “occhio se mi fai arrabbiare faccio anche io così” ma non voglio istigarvi alla violenza, come dice Angela “vuoi mica andare in galera per un tizio simile!”.

 

Spero che le ultime recensitrici si siano messe a ridere per come le ho conciate! Devo dire che ne sono soddisfatta, anche di quelle!

 

Ringrazio tutte le persone (tantissime) che mi hanno inserita nell’elenco delle seguite, per non perdersi un capitolo di questa follia… un bacione enorme a:

1 - Adria_Volturi
2 - Ale1989
3 -
alice91
4 -
alyssablack
5 -
amoriiina
6 -
amycullen
7 - angefolle
8 - anna71
9 - Annafarfarfallina
10 - antofever
11 - Anto_Pattz
12 -
arrolice
13 -
artemide88
14 -
bambola_e_bibola
15 - bedw
16 - BellsInHerWonderland
17 - betty boop
18 - birba79
19 - blacklory92
20 - Black_Aevy
21 -
brokenlights
22 -
cali11
23 -
carilon
24 - Cassie Aardbei
25 -
CheyenneB
26 -
chicca_pingu
27 -
ciccina05
28 -
claki97
29 -
clalla97
30 -
claudia swan
31 -
corny83
32 -
cri riga
33 -
cullengirl
34 -
Cullenuzza
35 -
dany_96
36 -
delfinoblu
37 -
denden
38 -
Dills Nightmare
39 -
Dreamer_56
40 -
Eirinya
41 -
eka
42 -
Elly4ever
43 -
emabel
44 -
ep1988
45 -
fay90
46 -
fracullen
47 -
gennyp
48 -
giova71
49 -
gismy88
50 -
GiuliaBadReputation
51 -
gothicluna
52 -
happy sun
53 -
hopelove
54 -
iaia_twl
55 -
icaieia
56 -
IsabellaDark91
57 -
Jeff Writer
58 -
jero
59 -
jess chan
60 -
JessikinaCullen
61 -
josy Cullen
62 -
karman
63 -
kassj
64 -
kiish
65 -
kijo
66 -
kikacullen
67 -
kygo
68 -
Lalayasha
69 -
lali28cullen
70 -
lauxxx
71 -
lidiacullen
72 -
lindaesposito
73 -
Lullaby73
74 -
luna09
75 -
Luna_Bella
76 -
lupetta86
77 -
Mari Jaymes
78 -
maria50
79 -
mariamax

80 - marios
81 -
MariStew
82 -
Mary_Whitlock
83 - miky 483
84 -
mikygiuly90
85 -
mishy
86 -
MNGMTN
87 -
Molly_98
88 -
Moni68
89 -
mony_voltura
90 -
MoReTtInA pErFeCt
91 -
nahenia
92 -
nicky80
93 -
nicoleariete90
94 -
Niema
95 -
noemi s
96 -
Odiata
97 -
Orsacchiotta Potta Potta
98 -
pami2812
99 -
paperacullen
100 -
paride
101 -
parkinson
102 -
perrypotter
103 -
principessacar88
104 -
priscilla87
105 -
RCIV22
106 -
reader228
107 -
RobyCullen
108 -
Ros_Ros
109 -
sabryepenny
110 -
sara_cullen
111 -
sendy
112 -
sky79
113 -
stars92
114 -
Stiaref
115 -
Sveva84
116 -
sweet _girl
117 -
sweet_cullen
118 -
sweet_ebe
119 -
tati1984
120 -
tempesta16
121 -
TerryAl
122 -
Tesoruccio
123 -
Tifa27
124 -
tinkerbell87
125 -
UAUI84
126 -
Valery_Cullen
127 -
vanderbit
128 -
vannuccini
129 -
vchiego
130 -
venere assassina

131 - violet80
132 -
xMooNxMagYx
133 -
youandme
134 -
_BiMbA_PaZzA_

135 - _LadyAnne_
136 -
_lovely_

 

Con questo vi rinvio al prossimo ultimo capitolo

Grazie per l’attenzione

Alla prossima

baciotti

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Capitolo 20
*** ho baciato un uomo e mi è piaciuto ***


 

 

LO SO! NON E’ OGGI CHE DOVEVO POSTARE, MA HO FINITO E SONO IMPAZIENTE, PERTANTO ANTICIPO IL POSTAGGIO DI TUTTO! SCUSATEMI!

***

Ciao a tutti, bagnati, asciutti ed umidicci, come dico sempre io!

Siamo alla fine… pronti con i kleenex? Preferisco questi alle pallottole…

Sto scrivendo l’ultimo capitolo, so come andrà e cosa succederà ed ho paura che voi entriate nello schermo per tirarmi tante mazzate sulla testa.

Perdonatemi!

 

Per l’ultimo capitolo, ho riservato alla sottoscritta, un ringraziamento di eccezione, regalandole uno dei ruoli più ambiti (e a volte odiati) di tutta questa sezione. Sono vanesia! Caso vuole che, tradotto in inglese, il mio nome risulti nella saga Twilight, quindi lo userò senza problemi… anzi, chi sa dire chi era questo personaggio nella saga originale?

 

Rinnovo il mio ringraziamento a chi ha recensito, facendomi sapere il suo apprezzamento, regalandomi aneddoti ed idee da utilizzare nella storia, facendo diventare questa fic, un pochino interattiva...

 

Ringrazio le tre autrici delle copertine, che pubblico una dopo l’altra in ordine di apparizione. Sono state davvero uno spasso e saranno sempre nei miei incubi! E spero anche nei vostri! (perché, perdonatemi, potete anche non amare Pattinson, ma vederlo così… fa ribrezzo a chiunque, oltre che pena)

Come al solito, avviso che questa lettura è sconsigliata a chi desidera cose serie e drammatiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono arrivato davanti alla porta di ingresso dell’istituto, dove mi aspetta, voltato di spalle, un ragazzo con dei jeans con il cavallo basso e un codino stretto sulla nuca.

«Ciao» mi dice dopo essersi voltato e non riesco a trattenere una gran risata.

Oltre ai pantaloni improponibili, indossa un giubbotto imbottito che deve essere di almeno tre taglie più grande (secondo me potrebbe entrarci Emmett) da cui spunta un collo magro e flessuoso.

Ma quello che mi fa letteralmente spanciare dalle risate, sino ad arrivare alle lacrime, è un paio di baffi neri, foltissimi, sotto a un nasino leggermente all’insù che nascondono il labbro superiore della bocca che sogno da mesi.

«Oddio! Ma come ti sei conciata?» è la prima cosa che riesco a dire tra i singhiozzi.

Tutto mi sarei aspettato come primo incontro con la matrioska, tranne questo.

Lei, a Seattle, vestita da uomo.

«Piacere mi chiamo Lino» risponde lei porgendomi la mano.

 

Mano? Cosa mi interessa della mano! Io voglio tutto il pacchetto, non solo un arto! La agguanto e la strattono verso di me, facendola scontrare con il mio torace.

E in quel momento, quando le passo il braccio dietro la schiena e stringo la mano che ha teso, al mio petto, sorrido. Sorrido come un cretino con la paresi facciale, rispondendo al sorriso che si apre sul suo viso, seminascosto dai baffi.

«Mi sei mancato, Lino» sto al gioco e le brillano gli occhi di malizia quando lo faccio.

«Vuoi dirmi che ti sei trasferito sull’altra sponda?» chiede.

«Nessuno è più gay di me in questo momento. Potrei fare concorrenza a Eric» rispondo avvicinando il viso al suo.

«Hai mai baciato un ragazzo?». Personcina curiosa, il mio cactus.

«Sto per provare adesso, poi ti dico se mi piace» sussurro prima di posare le mie labbra sulle sue.

Momento magico! Se fossimo in un cartone animato ci sarebbero stelline, fiorellini e fuochi d’artificio attorno a noi.

Sento il braccio che ho lasciato libero, spostarsi sulle mie spalle e reagisco stringendola ancora di più a me.

La bacio con dolcezza e passione, e quando mi da libero accesso alla sua bocca, entro senza aspettare un secondo.

Dio! Quanto mi è mancata!

 

«Grace ma quello non è il tuo ragazzo? Sta baciando un uomo!» strilla una tizia dietro le mie spalle.

Cazzo! Non ho neanche sentito la campanella suonare!

Sento bussare alla mia spalla e sono costretto a staccarmi da Bella, senza però lasciarla andare. Non sia mai che a questa salta di nuovo il ticchio di andarsene in Arizona, o in altre parti sconosciute del globo.

«Cullen, tesoro, spostati e fammi conoscere il mio rivale!» dice una voce divertita.

Mi metto a ridere ancora prima di girarmi, anche perché non so mai cosa esca da quella boccuccia di rose che si ritrova la mia finta fidanzata, ma sicuramente mi stronca sempre.

«Tu devi essere Grazia!» esclama la matrioska, tendendo la mano verso la ragazza che è comparsa al mio fianco.

«Grace ti prego, fa molto più americano e meno immigrato. Tu invece devi essere… un momento! Cullen, mi avevi detto che era andata a Phoenix, non a Casablanca a farsi una dose di ormoni extralarge!» esclama guardando me e poi l’istrice.

«Sono tornata, ed ho pensato di fare una sorpresa a Cullen» risponde Bella ridendo.

«Ragazzo ermafrodita, ti prego, raccontami come era Dina. L’idea con lui dentro una gonna mi fa letteralmente impazzire!» fa Grace, prendendo per un braccio la mia Bella e cercando di allontanarla da me.

È pazza? Guai a chiunque me la sottrae, potrei mordere e inoculare un batterio letale!

«Resti a Seattle qualche giorno?» chiede ancora Grace, ignorando bellamente i miei sguardi omicidi.

La matrioska annuisce «Torno a Forks dopodomani pomeriggio». Non riesco neanche a connettere talmente sono felice.

«Allora filate via subito! Io mi occupo dei tuoi libri, tesoro e ci sentiamo la prossima settimana» dice la mia grandiosa finta fidanzata, prima di spingerci verso l’uscita. «Bella, noi ci conosceremo meglio la prossima volta, adesso cerca di tirarmi su di morale questo giovanotto, perché era peggio di una purga senza di te» dice Grace con il suo solito linguaggio nobile da inglese dei bassifondi.

Non posso fare a meno di lasciarle un bacio sulla guancia e sussurrarle un “Grazie” mentre mi infilo in segreteria per firmare la mia uscita.

 

Abbiamo tanto da raccontare che non so da dove iniziare. Lei è qui, accanto a me che sorride. Questo sarà un nuovo inizio, una nuova fase senza bugie né inganni.  

«Allora? Come è stato baciare un uomo?» chiede Bella, appena salita in macchina, togliendosi quei meravigliosi baffi.

«Credo che me ne farò un’altra dose molto presto. È stato fantastico» rispondo attirandola di nuovo a me per un piccolo bacio, prima di mettere in moto e fuggire verso casa.

L’unico posto tranquillo che mi viene in mente in questo momento è la mia camera. Se mia madre è in giro per spese, siamo salvi!

«Mamma?» dico entrando.

In risposta arriva solo l’uggiolare festoso di Light. Siamo diventati amici da quando sono tornato, adesso sono io che mi occupo di lui con enorme gioia di mia madre che vede anche in questo il mio crescere e maturare. Convinta lei! Io l’ho fatto per avere una compagnia che non mi assillasse: è più facile avere a che fare con uno che non ti chiede sempre perché sei pensieroso.

 

«Ciao Light» esclama Bella mentre il mio cagnolino si mette a farle le feste.

«Come fai a conoscerlo?» chiedo stupito.

«Lo sai che tua madre ogni tanto viene a Forks. Io mi sono trovata spesso da Alice in questo periodo e così abbiamo fatto amicizia. Vero cucciolone?». Lo sta accarezzando ma la mia attenzione si è focalizzata su una sola frase: ogni tanto viene a  Forks… mi sono trovata spesso da Alice… quando?

So che mia madre è andata a trovare gli zii in questi mesi, continuava ad invitarmi ma io rifiutavo sempre. Non volevo tornare a Forks e sentire ancora di più la sua mancanza…

«Da quanto tempo sei tornata?» chiedo.

«Metà novembre. Quando ho capito che tu non saresti venuto a cercarmi, ho deciso di tornare. Non te la prendere con tua madre o i tuoi cugini, gli ho chiesto io di non dirti nulla» risponde guardandomi negli occhi.

«Perché?». Non trovo altra domanda da fare. Perché non mi ha fatto sapere nulla, perché mi ha tenuto così a distanza, perché è qui adesso?

«Prima ero arrabbiata e delusa da te. Poi, ho cominciato a leggere le tue mail e i tuoi messaggi e mi sono concessa di respirare a fondo, senza pregiudizi». Siamo arrivati in camera mia, io seduto sul letto e lei sulla sedia alla scrivania.

Per quanto possa aver sognato di avere Bella qui, in questo momento non penso assolutamente a nulla di quanto, un ragazzo di diciotto anni, potrebbe desiderare, davanti alla ragazza dei suoi sogni. Io ho solo bisogno di sapere quale sarà il mio futuro, almeno nell’immediato, e solo la matrioska mi può illuminare.

 

«Ho capito che il fatto di essere travestito è stata la conseguenza di una sciocca scommessa. Io non centravo nulla, semplicemente mi sono avvicinata a te perché eri solo e spaesato e mi sembravi in difficoltà» dice per poi ridacchiare.

«Hai fatto uscire la mia parte caritatevole verso i bisognosi».

Cerco di metterla sul ridere anche io.

«Grazie, non pensavo di fare così pena» borbotto contrariato, ma sono contento di poter parlare tranquillamente con lei. Soprattutto senza balestre o fucili dai soprannomi incredibili.

«Cullen, non eri un bel vedere, sai?» e inizia a ridere.

«Ero una splendida ragazza! Mi venivano dietro tutti!» protesto accompagnando la sua risata.

«Certo, certo, soprattutto Eric». Inutile dirlo, a solo sentire quel nome mi scorre un brivido di ribrezzo lungo la spina dorsale.

 

Non riesco più a trattenermi oltre e pongo la domanda da dieci milioni di dollari.

«Cosa ci porta tutto questo?». Non ho la voce tanto ferma quando parlo. Cerco di darmi contegno, ma sono emozionato.

«Ci ho pensato a lungo. Ho cercato di capire le tue ragioni. Ho anche rivissuto i momenti che abbiamo passato insieme e a come ti sei sempre comportato correttamente quando impersonavi Dina, esprimendo la tua amicizia in ogni gesto. Quindi, tutto questo ci porta…» si interrompe e sospira pesantemente. Io non riesco a fare neanche quello, ho solo questo rumore sordo nelle orecchie che mi segnala un cuore agitato. Il mio cuore agitato.

«… a provare. Voglio darti fiducia, Edward. Non deludermi». La sua voce si assottiglia mentre mormora la sua preghiera ed io torno a respirare.

Non mi ero neanche accorto di aver trattenuto il fiato.

Mi alzo e mi avvicino a lei, per poi inginocchiarmi ai suoi piedi ed alzare la testa per guardarla negli occhi.

«Voglio essere onesto, Bella» le rispondo carezzandole la guancia «Non posso prometterti di non deluderti mai, posso solo giurarti che proverò con tutto me stesso a meritarmi la tua fiducia. Voglio averti vicino e non posso permettermi di perderti, quindi ce la metterò tutta». Inutile raccontare balle, meglio dire la verità e sperare che sia sufficiente. Una volta avrei spergiurato il falso pur di portarmela a letto, oggi non ce la farei più, con nessuna e, a maggior ragione, non potrei mai proprio con lei.

«Non posso chiedere di più» mi risponde scivolando dalla sedia per mettersi in ginocchio alla mia altezza.

Restiamo alcuni minuti a guardarci, godendo delle rispettive promesse, poi mi sento dare uno schiaffetto sulla spalla.

«Allora! Mi vuoi baciare?». Inizio a ridere e annuisco, impossessandomi delle sue labbra. Come posso non ubbidire a un comando così diretto?

 

Inutile dire che non ci siamo mossi dalla stanza per molto tempo, stropicciando adeguatamente le lenzuola, tanto che sono stato costretto a presentare ufficialmente Bella ai miei genitori, che nel frattempo erano rincasati. La cosa ha estasiato mia madre (che conosceva già la mia matrioska) e ha fatto sorridere mio padre.

Spero che non mi veda già sposato! Ho appena conquistato la donna dei miei sogni, ma vorrei anche andare con calma.

Voglio essere responsabile, maturo e costruirmi un futuro da condividere con lei.

Sono consapevole che il solo pensiero di stare con Isabella per gli anni futuri è un poco azzardato, visto che siamo appena diciottenni, ma… chi lo sa? Mai mettere limiti alla provvidenza.

 

Poi, se devo essere sincero… il sesso con lei è una vera bomba! E chi ci rinuncia?

 

---ooOoo---

 

Dieci anni dopo.

Epilogo, prima parte.

 

“Driiinnnn” il suono del cellulare mi sveglia nel cuore della notte.

Velocemente rispondo, senza guardare neanche l’ora. Stavo aspettando quella telefonata, ma ciò non toglie che sia agitato come un ragazzino.

“Pronto, Signor Cullen? Mi hanno detto di avvertirla. Stanno preparando la signora per il parto cesareo”.

Ecco! Lo sapevo! Sempre la solita testona a dirmi che andava tutto bene e che potevo andare a dormire tranquillo a casa.

«Arrivo subito» sibilo seccato. Cerco a tentoni i vestiti ed esco scalzo dalla camera da letto senza accendere la luce.

Dieci minuti dopo, sommariamente lavato e pettinato (si fa per dire) mi precipito in ospedale.

Corro in reparto e mi sento chiamare dall’infermiera

«Signor Cullen. Hanno appena portato sua moglie in sala operatoria. Può accomodarsi da quella parte, in sala d’aspetto. Non ci vorrà molto».

Speriamo, penso solo.

Evito di puntualizzare che io e la ‘signora’ non siamo sposati. È inutile spiegare o disquisire sulle differenze e similitudini di convivenza e matrimonio.

Guardo l’orologio appeso: le tre e cinquanta.

Con tutto il tempo che poteva scegliere per nascere, visto che era in ritardo di otto giorni, proprio di notte doveva decidersi a essere impaziente?

 

Sbadiglio per l’ennesima volta, mentre inizio a mandare messaggi a tutti gli amici, parenti e al lavoro. Prevedo una cospicua invasione oggi pomeriggio!

 

Mentre aspetto, ripenso a quando l’ho incontrata. Ero tornato da Forks dopo che avevo confessato a Isabella di essere un maschio. Dio! Che periodo infernale era stato quello! Vestito da donna a subire cose irripetibili. Eppure, era stata un’esperienza che mi aveva fatto bene, ero cresciuto e mi ero pure innamorato di quella bisbetica di Bella e non riuscivo a togliermela dalla testa.

Poi Grace mi aveva aiutato. Lei aveva bisogno di un finto ragazzo per evitare le pressanti attenzioni di Mark e company, io avevo bisogno di una finta fidanzata per evitare gli assalti delle ragazze assatanate.

Ci eravamo trovati nel posto giusto e al momento giusto e non ci eravamo più persi di vista. Neanche quando ero stato lontano, smettevamo di sentirci.

 

Perso nei miei pensieri non mi accorgo del tempo che passa.

Dopo venti minuti arriva l’ostetrica.

«E’ nato! È un bellissimo maschietto!» annuncia sorridente. «Prego, mi segua», e mi fa entrare nella stanza dove stanno lavando il bambino.

«Grace sta bene?» domando preoccupato. Va bene il bambino ma devo sapere se anche la madre è in salute!

Chissà perché si dimenticano sempre della genitrice quando annunciano il pargolo!

«Sta benissimo, la può vedere attraverso il vetro» mi risponde indicandola.

Fa un po’ impressione vederla sul tavolo operatorio quasi coperta del tutto dai teli verdi. Vedo che ha lo sguardo fisso verso di me, so cosa vuole chiedermi e mi metto subito all’opera.

Appena di consegnano in braccio il fagottino azzurro, controllo le dita delle mani e dei piedi, contandole a una a una, poi guardo il capo, e tasto il corpicino.

È un bambino perfetto e gli faccio cenno che è tutto in ordine.

Da quando è rimasta incinta è sempre stata la sua paura più grande. Ha avuto una sorella nata con una malformazione a una mano che è vissuta solo sei anni ma vederla senza dita per Grace era stato un tormento, non avrebbe sopportato che suo figlio subisse la stessa sorte.

La vedo mimare una parola che colgo al volo e sorrido annuendo.

«Allora signor Cullen, ci dice il nome di questo giovanotto?» chiede l’ostetrica mentre prende il braccialetto dove scriverlo, insieme al numero del letto della madre.

«Mi è stato appena confermato. Vi presento Omar» rispondo stringendo al petto questa nuova vita.

Guardo Grace e mi sento davvero felice.

 

Fine?

---ooOoo---

 

Angolino mio:

Prima di tirare pomodori (che costano e non bisogna sprecarli) o altro… tengo a precisare che, per chi ancora non lo sapesse (visto che me lo sono lasciato sfuggire spesso) tra pochi minuti potrete leggere il primo piccolo capitolo del sequel di questa storia, dal titolo “Ciao Isabellino”.

 

Come potete immaginare dal titolo, si tratta di una storia con protagonista Bella in versione maschile.

Mi faceva ridere questa situazione e mi sono buttata.

Sarà una storia più matura, leggermente più seriosa visto che siamo ambientati sette anni dopo questa, ma ci troveremo anche in situazioni paradossali, per le quali aspetto anche i vostri suggerimenti come avete fatto per Dina.

 

Per l’epilogo dei dieci anni dopo… beh, è la prima parte! la seconda verrà postata con l'ultimo capitolo di Ciao Isabellino

 

Spero di potervi  annoverare tutti come lettori della nuova storia e, per quanto riguarda “Ciao Edwardina” caliamo parzialmente il sipario

 

Per una volta, torno a permettermi un pochino di pubblicità sulle mie storie

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

[Ciao Isabellino] in corso, racconto comico romantico, Adesso è Isabella a vestirsi da uomo per ottenere il lavoro dei suoi sogni... e anche altro.

[Dottore dei tubi] in corso, racconto comico romantico, Isabella racconta le sue vacanze di Pasqua quando ha conosciuto un affascinante idraulico.

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?. Momentaneamente sospesa.

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward. Momentaneamente sospesa.

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Come Andromeda] conclusa, racconto fantasy romantico, Isabella legata a una roccia, in balìa di un mostro sorto dalle profondità marine.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.

 

E con questo tolgo il disturbo

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

Grace   (Grazia) ________________________________________________________________________________

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