Ciao, cara. Spero potrai mai perdonarmi per il mostruoso ritardo nel recensire, ma mi hanno sommersa di compiti a scuola e non volevo “arronzare” il mio lavoro, leggendoti ad intermittenza. Così, approfittando della giornata libera, ho deciso di farmi finalmente viva.
IMPAGINAZIONE:
La scrittura che hai scelto mi piace molto ma, magari, se usassi un allineamento - Word lo chiama “Giustifica” - che uniformi maggiormente il testo e che parta da sinistra e finisca a destra, potresti ottenere un’estetica migliore, che dia l’idea al lettore di possedere l’aspetto di un libro. Il banner mi è piaciuto, anche se io avrei optato a metterlo soltanto al primo capitolo.
GRAMMATICA, STILE E PUNTEGGIATURA:
Sinceramente, vuoi sapere una cosa? Sebbene abbia ricontrollato più volte, non ho da segnalarti nessun errore. Si nota che hai una buona, se non ottima, padronanza dell’italiano e, in ogni periodo, me ne sono convinta sempre di più. Vorrei prolungarmi in questo punto, ma non saprei davvero cosa dire. Poche sono state le storie, che ho letto e criticato più obiettivamente, scritte bene come la tua.
Anche lo stile è molto naturale, come se non riflettessi più di tanto mentre scrivevi e ti lasciassi trasportare dai tuoi personaggi. Lo si potrebbe definire semplice, ma non per questo noioso, anzi. Penso che il titolo sia proprio azzeccato. Pur essendo più presenti i dialoghi, non mancano le descrizioni di luoghi, soprattutto nei capitolo in cui Michael le fa fare il giro turistico sull’isola; in quella parte, hai esposto una rappresentazione molto dettagliata del posto che li circondava, lasciando, sì, spazio all’immaginazione del lettore ma anche dandogli un’ampia idea di come l’hai pensato tu. Insomma, mi hai abbagliata con la bellezza, con la semplicità del tuo stile, accurato, ma non pesante. È adatto ad un racconto senza pretese, che, tuttavia, riesce a coinvolgere nel profondo.
Per quanto riguarda la punteggiatura, anche qui non ho nulla da criticare. Almeno, in base alle mie conoscenze dell’interpunzione, non mi è parso di trovare alcun errore. Certo, magari potresti aggiungere qualche virgola in più nei periodi più lunghi, evitando quelle perpetue “e” e intervallando, in questo modo, una frase e l’altra; prova a coinvolgere anche i punti e virgola. Quasi nessuno li usa, sono spesso sottovalutati, ma sono molto utili. In questo modo, il lettore non si trova né con un periodo stroncato improvvisamente né con il fiato corto, come se stesse annaspando. Ritengo che la punteggiatura sia molto più importante della grammatica; cioè, sono fondamentali entrambe, ma è l’interpunzione che scandisce il ritmo.
Ti consiglierei soltanto di cambiare i segni dei dialoghi, dalle virgolette (“”) alle caporali («»). Penso che sia più ordinato, così. Per quanto riguarda i pensieri dei personaggi, come me, l’hai scritti in corsivo. L’importante è che si differenzino, per l’appunto, i pensieri e i dialoghi gl’uni dagl’altri, altrimenti il lettore rischia di confondersi e di non capire più nulla.
TRAMA E PERSONAGGI:
Come ho già detto, questa storia non ha pretese. Non che non meriti, anzi. Forse, è proprio per questo, per la sua semplicità, per la sua freschezza, che ritengo sia da premiare. Trovo che non sia una di quelle storie troppo impegnative, ma, nella sua genuinità, è in grado di emozionare chiunque, a mio parere. All’impatto, potrebbe dare l’idea di essere una di quelle storie dal finale scontato, con personaggi stereotipati. Come, per esempio, il bel fusto e la ragazza timida ed insicura che si nasconde dietro a libri. Invece, non ho trovato nulla di tutto ciò. Ho elogiato soprattutto Michael, che non è il solito protagonista che si riscontra in ogni lettura che m’è capitata davanti. Certo, la nostra Dafne dice che è bellissimo, ma non gli è caduta subito ai piedi. Quest’ultima gli tiene testa, replicando con la battuta sempre pronta e affascinando il nostro bel “maratoneta squattrinato”. Lui è ironico, spigliato, ilare… Insomma, un ragazzo perfetto! Spero che nel seguito che scriverai ci farai scoprire qualche lato di lui che non è poi così positivo. Mi piacciono i difetti in un uomo.
GIUDIZIO PERSONALE:
Mi sento una completa idiota, perché tutto ciò che mi viene da dire è uno scontato e banale “E’ bellissima”. Ma, pur essendo un elogio che ti rivolgerei se non volessi lasciarti una recensione esauriente, penso che esprimerebbe in una parola ciò che realmente è.
Bene, anche se non verrà fuori un papiro, voglio accomunare mille e mille parole per complimentarmi con te.
Come ho già detto, penso che questa storia sia semplice, ma ugualmente complessa nella sua naturalezza. È la storia di Michael. È la storia di Dafne. È anche la storia di Allie, di Jennifer, di qualunque altro personaggio della storia che l’ha resa, per l’appunto, una storia. Quest’ultimi, esclusa Allie, non li hai descritti nei minimi particolari; tu stessa li hai definiti “di sfondo”, perché avevi paura di non riuscire a gestirli tutti. Ammetto che è un timore che ho anche io quando scrivo, le mie, di storie. E non penso che io e te siamo le prime e le ultime che si fanno assalire dall’apprensione di non riuscire più a tenere bene a mente la trama. Ma hai anche specificato che vorresti scrivere ancora di loro, di lasciarceli conoscere e di conoscerli tu stessa. Per quanto riguarda i due protagonisti e Allie, sei riuscita perfettamente a caratterizzarli. Non so se c’entri, ma suppongo valga il detto: “Pochi, ma buoni”. E non soltanto buoni, ma ottimi! Cioè, non ti sei soffermata a descrivere molto le loro azioni, ma soprattutto dialoghi. I dialoghi: Sono loro che formano il carattere, che danno un’idea al lettore di come siano realmente i protagonisti. Sono fondamentali perché, mentre leggere qualcosa tipo: “Sì alzo, mangiò etc…” ti da un’impressione più generica di quelli che compongono la storia, con i dialoghi, non soltanto impari a conoscerli, ma ad amarli, a farli tuoi.
Okay, ho scritto un papiro sui dialoghi.
Ma spero che tu capisca quanto sia entusiasta di questa storia.
Sì, questo è un invito a leggerti ancora e, chissà, a seguirti dall’inizio alla fine.
Questa è la parte che ho amato di più. Una descrizione davvero credibile, alla quale non avevo mai pensato.
“Tutto. Non scrivo libri né articoli di giornale. Posso provarci, ma non ci riesco. Imposto una trama, scrivo un paio di pagine, poi continuo e senza rendermene conto ho cambiato completamente argomento. Finisco sempre a metterci i miei pensieri su quel foglio, le mie opinioni, le mie fantasie… E nonostante non abbia una forma, tutto si sussegue e ha senso. È come… come un ruscello. Inizia in cima a un monte, quasi dal nulla, e piano piano si fa strada lungo il crinale, attraversa boschi e pianure e alla fine si perde in un altro fiume o in un lago o nel mare. Cambia direzione un numero infinito di volte ma alla fine raggiunge sempre la sua meta.”
Dear Juliet,
Recensitrice di EFP editing. |