Recensioni per
Tornare grande
di kiku77

Questa storia ha ottenuto 353 recensioni.
Positive : 303
Neutre o critiche: 50 (guarda)


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Recensore Master
20/04/21, ore 22:52

“ E chissà cos’ha provato a leggere le parole di Natsume…”
Beh, TU sei l’autrice e, come tale, ci si aspetterebbe che tu conosca i tuoi personaggi, quindi sarebbe stato bello, dopo questa lettera che onestamente è ben scritta (come vedi do a Cesare ciò che è di Cesare...), leggere dei sentimenti di Kumi al riguardo, e magari anche una sua reazione vedendo il libro.
La prima parte, come sempre è tirata via, ma ormai questo è lo “stile”, quindi...
PS: un luogo con quartieri, un grande parco e cinque plessi scolastici che vanno dalle elementari al liceo (Nankatsu, Shutetsu, Mizukoshi, Nishigaoka e Yamabuki) non puoi chiamarla “villaggio” (è sicuramente una città).

Recensore Junior
13/04/21, ore 17:16

La frase più significativa di tutto il capitolo è “sei una brava ragazza” ti prego definiamo e i contorni.
Il narratore mette molto del suo nelle parole e nei sentimenti dei suoi personaggi e a volte ho la percezione che addirittura coincidino. Quando denigri Kumi per il fatto che abbia solo un diploma generico e che non sia laureata, a discolpa porti poi un semplice e banale “sei una brava ragazza”. Kumi non ha altre qualità o competenze? Ah sì, un corso in editoria ma che non vale niente rispetto a una laurea. Anche perché chi mai farebbe un corso sull'editoria per lavorare in una casa editrice? È da folli.
E c'è il grande ritorno “Un biglietto da visita può aprire le porte del Paradiso… lo sapevi?”. Ma siamo seri? Nonostante sia stato spiegato che esiste un protocollo e tutta un'etichetta per i biglietti da visita, continuiamo su questa riga? Non ho parole.
Altra cosa che mi incuriosisce è questa frase di Kumi “La Daito naviga in pessime acque: hanno troppo personale e lo devono ridistribuire. E’ per questo che comprano le case editrici più piccole.”, scusa ma non comprendo da cosa avrebbe fatto questa deduzione degna di Sherlock Holmes. Per le informazioni che ha il lettore questa risulta essere una teoria campata per aria, ma che ne possiamo sapere se le cose non vengono mai affrontate ma solo sfiorate?
Trovo sempre più complicato comprendere questa storia, le parti scritte inizialmente si intrecciano male, a quelle che vanno ad aggiungersi nate per rispondere ai commenti. Fossi in te forse prenderei una e cercherei di trovare una via d'uscita sensata.
(Recensione modificata il 16/04/2021 - 01:32 pm)

Recensore Junior
13/04/21, ore 15:34
Cap. 33:

Mi sono persa. Nel capitolo prima, quando arriva Genzo, le persone sono andate tutte via e in questo la gente dorme nell'ingresso di casa Sugimoto? Ho improvviso bisogno di una planimetria perché a questo punto non mi spiego da dove sia entrato Genzo la sera prima.
Andando al capitolo mi verrebbe da dire che è insipido e che la causa è il fatto che non ci si può immedesimare con i protagonisti, ma l'ho detto così tante volte che mi sto annoiando a ripeterlo. Tu non comprendi quale sia il problema della tua scrittura e questo probabilmente perché salti la lettura delle recensioni non positive, tanto non sono costruttive. Resta il fatto che in questo capitolo, come negli altri, le emozioni restano escluse e a causa di questo i dialoghi sembrano vuoti. Può sembrare una banalità ma purtroppo è tutto apatico. Limitarsi a dire “lo guarda con tutta la sincerità che ci può essere nel viso di una ragazza” non esprime affatto la sensazione di sincerità, sono solo quindici parole messe in fila. Se vuoi che Kumi sia sincera, prima di tutto devi crede tu che lo sia.
“Kumi annuisce e adesso che si sono detti tutto, si sente un po’ più leggera.” davvero credi che si siano detti tutto? Io credo che tu non realizzi davvero cosa significhi la profondità dei pensieri delle persone perché la sterilità di questi personaggi è oltre misura.
Non serve a nulla dire di saper scrivere e vantarsi di chissà quali traguardi se poi di ignorano le basi e il lettore. Non esiste un lettore universale, come è stato già ribadito, ma resta il fatto che ogni singolo lettore cerca qualcosa in ciò che legge e sono le sensazioni e le emozioni. Imboccare il lettore verso la strada che noi vogliamo prenda è scorretto e offensivo per la sua intelligenza soprattutto quando si dice “il portiere sembra molto perplesso sul piano emotivo […] Kumi invece sta sbocciando” quando in realtà non ce n'è l'ombra in tutto il capitolo.

Recensore Master
12/04/21, ore 15:06

“Pesa che spiomba” che in italiano? 🤔
“senza fiatare apparecchia di là.” Si, ti piace proprio questo meraviglioso “di la” (che questa volta significa “in sala”... ) Eh, quanti fantastici significati hanno queste due magiche paroline..... quattro letterine 😂
Ah, ma era il Signor Wakabayashi ad occuparsi del vino... Sai, a non mettere uno straccio di spiegazione capita che uno non capisca più neanche chi stia parlando... Eh, la scrittura sperimentale, che meravigliosa invenzione...
“Allora la signora Wakabayashi si fa vedere e alza il suo calice.” Perché, si era data al nascondino?
“Porta in tavola un’insalata gustosa, mentre si sente una pentola sul fuoco.” Mamma Wakabayashi ha problemi di tensione nervosa o è semplicemente scritta ad capocchiam questa frase? Ai posteri l’ardua sentenza...

“Ah… le prime grandi complicazioni della vita…” sussurra l’uomo, accontentando la moglie.
“Sta crescendo… sta diventando adulto.”

Scusa, ma quanti anni dovrebbe avere Genzo? No perché da come ne parlano i genitori sembra un ragazzino di 15 anni... Un po’ di confusione con le date?

“Non posso amare una ragazza, mamma. Dai, cerchiamo di essere obiettivi.”
Lei non dice nulla ma gli tiene gli occhi addosso.
“Sto cercando di tornare grande… non me la posso permettere una ragazza. E poi lei non è proprio il mio tipo…”
E di nuovo torna questa concezione da maschio predatore che usa le donne come giocattoli e poi, una volta sollazzato il regale augello (cit.) le butta via come scarti inutili. Ah, le tradizioni, quelle belle... (autocit.)

Avrai notato che questa volta non ho parlato di storyboard o di caratterizzazioni inesistenti...Sai, alla terza? quarta? boh... recensione sempre uguale (perché la questione rimane sempre la stessa), stava diventando noioso fare sempre le stesse osservazioni - che peraltro rimangono lettera morta... -.
Noto però che questa volta hai accorpato due “capitoli”, ed è interessante notare che, pur non avendo una grande evoluzione nella costruzione della psicologia dei personaggi, la seconda parte sembra leggermente più curata, come se una delle due parti fosse stata aggiunta al volo per creare questo capitolo. Non ci fossero state tutte quelle perle che ho evidenziato all’inizio, l’italiano e la comprensione ne avrebbero giovato di sicuro.
Tralascio ogni commento sulla onnipresente (e tendenzialmente inutile) citazione ad inizio capitolo...

Recensore Master
07/04/21, ore 10:51

“le fa cenno di seguirla di la”; è proprio un modo di dire che ti piace tantissimo (l’hai usato innumerevoli volte), ma costa poi così tanto mettere per iscritto DOVE un personaggio vada? In questo caso non era meglio dire “seguirla in sala riunioni”? (oltre ad essere corretto e dare un’indicazione precisa è anche più gradevole alla lettura, e sicuramente meno sciatto... ma poii non è più scrittura sperimentale...
Ancora meglio, SHOW DON’T TELL, due battute in croce “mi segua” e magari una risposta e avresti dato un po’ di vita a questa scena e con il minimo sforzo.
Ah, giusto per essere pedante, il suo capo è maschio, quindi SEGUIRLO(maschile) è la forma corretta; piccoli particolari che dicono con che cura stendi i tuoi scritti...
Tralascio il fatto che c’è di nuovo lo storyboard, ma nonostante almeno ci sia un po’ di dialogo (ci risparmi almeno la descrizione clinica del licenziamento), poi tutto precipita nuovamente nel benedetto storyboard (non basta un conciso “maledetto orgoglio” in corsivetto e l’impersonalissimo “non gliene va bene una” a dare l’idea del disagio e della rabbia ed amarezza che prova (non sempre “less is better” è appropriato).
Il rientro a casa almeno ci riserva un po’ di dialogo. Non c’è grande introspezione e spunta di nuovo l’elemento magico, ma almeno ci hai provato.

Recensore Master
04/04/21, ore 00:21
Cap. 33:

Le buone abitudini e come mantenerle. Come ho detto poc’anzi nella recensione al capitolo precedente, anche qui abbiamo lo stesso identico stile: un meraviglioso storyboard, non un capitolo. Genzo si sdraia, dorme, si sveglia, beve ii tè, eccetera eccetera. Poi arriva Kumi e i due parlano dei massimi sistemi e si dicono cose che dovrebbero essere profonde e sgorgare dall’anima ma l’impressione è che stiano decidendo che pizza ordinare dal marocchino all’angolo.
E per rendere ancora più evidente questo approccio da letteratura sperimenrale, le emozioni dei due protagonisti che le spieghi nelle note finali fuori dal capitolo (se fosse un libro questa parte neanche ci sarebbe, quindi evidentemente ritieni sia marginale rispetto alla lista della spesa (come giustamente è stata definita da altri in precedenza).
Chissà cosa ne direbbe Murakami (che citi all’inizio) di questa glacialità che pervade tutto...

Recensore Master
04/04/21, ore 00:02

Più che un capitolo, anche questo sembra un canovaccio per un film; una serie infinita di didascalie tra le quali però mancano le battute dei personaggi. Va benissimo se stai creando uno storyboard, na se stai raccontando una storia è decisamente freddo, quasi clinico o da verbale di polizia.
Da qui sappiamo quanti movimenti fanno Kumi e le sorelle e dove si trovano praticamente in ogni istante ma di quello che provano non abbiamo nulla. Dovrebbe esserci pathos ma invece la scena è algida come una grotta al polo nord.
Poi improvvisamente tutto si tinge di magia, infatti la nonn si ripiglia abbastanza per fare l’indovina e magicamente, in una notte buia e tempestosa vaticina l’arrivo di Genzo che, puntuale come un orologio arriva, per la gioia di tutti (la nonna di Kumi deve chiamarsi Sybilla Cooman...)
Comunque il cappellino c’è ancora, e questo, anche nel bel mezzo di eventi soprannaturali e magici, è qualcosa che dà stabilità all’universo.

Recensore Junior
02/04/21, ore 09:40

SOVRANNATURALE è il genere che hai tralasciato di inserire. So che non la vedo allo stesso modo, ma questo non è realismo magico: è SOVRANNATURALE. Potrebbe sembrare strano a molti, eppure sensitivi e mutamenti climatici mistici ricado nel genere SOVRANNATURALE. Da notare che ho ripetuto SOVRANNATURALE quattro volte perché la mia speranza è che il concetto passi e non rimanga nascosto in un angolino.
Andando al capitolo posso dire che anche qui non c'è una linea temporale: il tempo non si sa come passa, se in giorni o mesi, e il lettore deve desumere da sé come scorre perché alcune cose accadono. La prima parte, come ormai è consuetudine, è una lista della spesa delle cose da fare: piatta, noiosa e senza emozione. Kumi e le sue sorelle sono al capezzale della nonna, ne descrivi le azioni quotidiane ma non ci fai capire cosa provino a riguardo, probabilmente è ovvio che siano tristi eppure dircelo parlando di emozioni non sarebbe poi così male: ne gioverebbe la narrazione e anche la lunghezza dei capitoli. C'è questo passaggio che accenna ai suoi sentimenti “A mano a mano che la gente arrivava, lei si è sentita meglio, come se l’umore cupo delle sue viscere venisse ripulito dalle preghiere di quegli umili visitatori.”, ma anche qui non si capisce di che cosa tu parli.
Analizziamo Kumi, per come l'hai scritta fino ad ora. È una giovane ragazza bella e intraprendente che si trasferisce nella grande città per il suo futuro, quindi è un'ottimista; in questo preciso momento si trova in una situazione di stallo lavorativo, opterei per un'incerta; in ultimo il ragazzo con cui “stava” che l'ha fatta sentire inadeguata portandola a lasciarlo, userei delusa e triste. A questo punto dire semplicemente “umore cupo delle sue viscere” non è sufficiente, le sfaccettature sono tante e vanno evidenziate se si vuole che il personaggio sia credibile.
Altro personaggio piatto è Genzo. Dov'è il dramma e la disperazione di un grande atleta che rischia di perdere tutto? Dov'è la sua voglia di riscatto quando finalmente trova una speranza? Dov'è la sua tristezza quando la ragazza con cui “stava” lo lascia senza alcuna possibilità?
Come ho già detto in altre occasioni, questo non è toccare le corde dell'intimità ma un nascondersi dietro la mancanza di studio e lavoro: i personaggi devono essere “veri” se vuoi che siano veri, dare loro una collocazione spazio temporale li rende fisici ma non veri.
Visto che ritieni questa mia recensione una critica sterile, inutile e non costruttiva, prova a farti una domanda: tu lo guarderesti un film piatto, monocorde e inespressivo, senza provare indignazione per la totale assenza di empatia con i protagonisti?
Dimenticavo, potresti dire a Genzo che il berretto in casa è maleducazione? Grazie.

Recensore Junior
30/03/21, ore 19:55
Cap. 31:

Ancora un capitolo che inizia con una noiosa parte “descrittiva”. Continui a raccontare le cose come se fossero la lista della spesa, se è Genzo che pensa o narra dacci il suo punto di vista, non qualcosa di esterno che faccia pensare “l'autrice sta facendo l'elenco delle cose da fare”.
Dire
“Gli manca il corpo morbido della sua ragazza.
Gli manca il sapore della sua bocca e della sua pelle profumatissima.”
è meno d'impatto rispetto a dire
“Gli manca sentire con le mani la morbidezza delle forme piene di Kumi.
Gli manca poter appoggiare le labbra sulla sua bocca carnosa e assaporarla, inspirare profondamente il profumo sulla sua pelle calda.”
non è diverso da quello che hai scritto tu, ma è più sensoriale perché il lettore riesce a vedere le azioni che portano Genzo a sentire la mancanza.
Il secondo pezzo invece è l'ennesimo riscatto di maturità che vuoi dare a Ryo nei confronti di Genzo. E di nuovo ritroviamo la mancanza di sentimenti, alla domanda “E… Kumi?” non è accompagnato nessuno stato d'animo che possa fare intendere al lettore del vero interesse nei confronti della ragazza, che però si percepisce chiaramente nel riferimento alla “terra nera”.
Vorrei solo fare un ultimo riferimento alla tua similitudine “la vita di ognuno alla fine è come un’isola. E ci tocchiamo solo quando si alza il vento”, le isole non sono fatte per toccarsi ma per mantenere distanza (movimenti tettonici esclusi ovviamente) quindi se proprio senti il bisogno di fare poesia cerca almeno di non andare fuori tema.
Oh dimenticavo, spero non ti sia offesa per la mia licenza di riscrittura del tuo passaggio.

Recensore Junior
30/03/21, ore 19:12

Domanda indispensabile per la comprensione della storia: questo capitolo è consequenziale al precedente? Se è così non si capisce affatto, la linea temporale sembra non essere un tuo problema.
Ma partiamo dalla prima frase “Raccoglie le sue cose e le infila in un sacco.” va bene che lo odi ma almeno dagli una valigia, pover'uomo.
Ryo fa di nuovo il professore dell'amore e delle donne “le donne non sono mica come noi! A loro puoi tranquillamente spezzare il cuore. Puoi letteralmente pensare di averle fatte a fettine”. Perché deve sempre passare il messaggio della donna che può farsi fare di tutto “dall'uomo che non deve chiedere mai”? Il problema vero delle tue protagoniste, sei tu che le continui a trattare come inette senza mai un riscatto e se lo hanno sono parole del tipo “quando meno te lo aspetti, te le ritrovi davanti ancora più forti e ancora più belle”.
Parliamo poi di Yukari, che torna da una riunione dove possiamo immaginare abbia ucciso qualche collega visto che nel capitolo precedente era uscita arrabbiata, ma di questo non ne siamo sicuri a causa della linea temporale assente. Come sempre i passaggi emotivi che hanno portato al cambio di umore dei tuoi personaggi a noi lettori non sono dati sapere, per te la sola parte importante è evidenziare la maturità di Ryo con Yukari che dice “Penso che siamo pronti per aver un bambino” il resto non conta.
Inutile dire che anche questo capitolo è di una noia incredibile, il lettore non si sente coinvolto dalla storia e legge solo per la curiosità del “vediamo dove andrà a parare”. Sarebbe molto meglio se ci fosse più impegno nella definizione dei personaggi e nel dare al lettore la possibilità di “vedere e sentire”.

Recensore Junior
30/03/21, ore 18:20

No, decisamente non ci siamo.
Partiamo dal fatto che il capitolo non è stato di mio gradimento proprio per come sono stati trattati gli argomenti, ma a parte questo è di una pesantezza eccessiva e non parlo emotivamente.
Partiamo dalla parte iniziale descrittiva e che definirei totalmente logorante: metafore lunghe, eccessive e decisamente inutili. Se i personaggi sono arrabbiati io voglio vedere e sentire la rabbia, descriverla solamente non basta sembra l'elenco della spesa: piatto e senza emozione. Non è difficile, con esercizio e la voglia di migliorare si può ottenere tanto.
Ryo che fa il professore dell'amore e delle donne è davvero un pessimo insegnante, ma non è colpa sua solo del brutto tratteggio di cui è vittima. Le sue parole risultano vuote alle orecchie di chi legge, perché il personaggio è il primo a non capirle e a non crederci: se chi pronuncia qualcosa non ne è convinto tanto vale che non lo dica.
Arriviamo al dialogo con Kumi, brutto è l'unico aggettivo possibile. Anche qui piatta apatia da lista della spesa. I sentimenti, mancano i sentimenti. Kumi dovrebbe essere triste, delusa e arrabbiata, ma niente non si comprende. Il lettore deve sentire il suo dolore straripante, la sua rabbia per l'umiliazione e invece il vuoto. Tu quando ti arrabbi usi lo stesso tono e atteggiamento di quando vai dal salumiere a comprare il prosciutto? Mentre rileggi, non percepisci la mancanza dell'enfasi del momento? Per non parlare di Genzo “Le cose che si dicono in quei momenti… non valgono…” e questa frase basta per tutto. Resto senza parole nel rendermi conto della poca considerazione che c'è però sentimenti.
Io a questo punto comprerei un bel po' di manuali di scrittura.

Recensore Master
30/03/21, ore 11:43
Cap. 31:

Chi invece non volta mai pagina sei tu che continui a vedere Kumi come un oggetto. Genzo non dorme perché gli manca il materasso di carne che era Kumi (la reificazione femminile in questo capitolo ha raggiunto i suoi vertici).
E in più, oltre che maschilista all’ennesima potenza, Genzo lo dipingi anche subdolo. In realtà, come dice chiaramente Ryo, lui non torna realmente per Kumi, che come abbiamo visto chiaramente all’inizio del capitolo è tornata ad essere “la sua ragazza” perché gli manca il sesso, ma per la mitica terra nera. Anche gli amici sono tali solo quando serve (il telefono spento ad oltranza dimostra quanto Genzo sia interessato a loro). Tutto questo capitolo è una vera e propria fiera dell’utilitarismo più becero e maschilista; sembra quasi che tu li odii profondamente i tuoi personaggi.
E per concludere, last but not leaat, dopo la fuga di Genzo abbiamo anche quella di Kumi.
Non ne sono affatto stupito; i cliché, quelli belli.

Recensore Master
26/03/21, ore 21:42

“Kumi ti ha nutrito… non sei più affamato. Puoi fare a meno di una donna per un’eternità adesso” Mamma mia, il maschilismo tossico che trasuda questa affermazione è a dir poco sconcertante. Ryo sta parlando di Kumi quasi che fosse una mucca, o comunque una sorta di oggetto di cui fare uso per poi buttarla da una parte come un brick del latte ornai vuoto. Già questa cosa è squallida di per sé, che poi venga scritta in questo modo, con ciò che segue nel dialogo, è anche peggio, mi riferisco a questa battuta:
“Oh non preoccuparti: le donne non sono mica come noi! A loro puoi tranquillamente spezzare il cuore. Puoi letteralmente pensare di averle fatte a fettine. Ma da un giorno all’altro, quando meno te lo aspetti, te le ritrovi davanti ancora più forti e ancora più belle”
Trovo francamente questa cosa drammaticamente inquietante.
Poi torno a non capire questa bipolarità del rapporto tra Genzo e Kumi, prima grande amore, poi scazzo, poi la famosa metamorfosi sebza spiegazioni e quindi amore a go go, poi tutto finito brutalmente e senza spiegazioni, tanto che uno fugge a gambe levate e l’altra diventa un fantasma...
E veniamo a Yukari: prima è la regina dello scarmazzo stile maestrina dalla penna rossa e ora “non possiamo insegnare agli altri come vivere”...
Ma c’è qualcuno in questa storia che ha la benché minima idea di cosa voglia e dove vuole andare a parare?
Giusto per capire che psicologia hanno questi poveri cristi di personaggi...

Recensore Master
21/03/21, ore 11:02

No vabbè, na a questo punto, Genzo o è stupido o è bastardo (e comunque sono sempre più convinto che è bipolare, altrimenti non si spiega questa caratterizzazione a intermittenza).
Il rapporto tra Genzo e Kumi poi soffre della stessa bipolarità, perché anche Kumi pencola senza sosta tra i due estremi (amore incondizionato, poi buio non comprensibile - la passeggiata stizzita al parco - poi nuovamente amore. Certo, l’uscita di Genzo coi giornalisti è di una stupidità disarmante.
Incredibilmente quello che sembra ragionare di più qui dentro è Ryo (incredibilmente non perché Ryo sia stupido, il che non è, na perché gli altri tre sembrano avere il cervello per dividere le orecchie. Ribadisco fino alla pedanteria che OOC non significa bipolare.
Però devo darti atto che per una volta la citazione non era a caso.

Recensore Master
21/03/21, ore 10:44

OK, l’allenamento. Posto che sarebbe interessante capire come faccia a giocare anche una semplice partitella avendo ancora i postumi dell’intervento - il polso ha bisogno di cure, e lo dici chiaro all’inizio, che gli esercizi sono microscopici, con movimenti lenti - questa novità (di cui abbiamo parlato per lo scorso capitolo) non sembra così eclatante da far cambiare completamente il carattere di Genzo. Uno che è sempre stato la riservatezza fatta persona non intavola una vera e oropria intervista con la stampa, e soprattutto non parla di certi argomenti così, a cuor leggero. Più che una metamorfosi questa sembra l’emergere di una bipolarità bella e buona.
Lasciamo perdere i commenti del giornalista, che indirettamente sminuiscono la figura di Kumi. E per finire, a cosa serve mettere delle spiegazioni nella nota dell’autore invece di inglobare la cosa all’interno del capitolo? I personaggi - o la narrazione stessa - dovrebbero essere in grado di veicolare le informazioni senza bisogno di interventi esterni, anche perché il lettore di solito è in grado di percepire le implicazioni di certe azioni, di solito.........

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