Nel
capitolo precedente
(perché ve lo sarete anche dimenticato, ormai):
“Mentre
cammina gli viene in mente che se ha tempo può ancora
tornare a casa e parlare
con Louis. Ma poi guarda l’ora nel cellulare.
Oggi
pomeriggio, allora.
Tanto
Louis non può mica scappare.”
Capitolo terzo
- Angry
Le
ultime parole famose,
pensa rabbioso Harry mentre esce dallo studio di registrazione,
incazzato come
un pitbull e irascibile come una donna con le mestruazioni. Sono stati
in
studio tutta la mattina e tutto il primo pomeriggio, Louis gli ha a
malapena
rivolto la parola, Liam continuava ad alternare occhiate alla
oh-mio-dio-mi-dispiace-Harry-cerca-di-fare-il-bravo
con quelle da te-l’avevo-detto-io-che-eri-geloso -Harry ha
fatto la grande
cazzata di parlare con Liam, già- e poi Louis, appena hanno
finito, si è
fiondato fuori ed è sparito.
È
scappato davvero, il bastardo, si ripete
ancora nella mente, mentre incide a grandi
falcate la strada poco affollata. Ha lasciato Niall, Liam e Zayn a
guardarlo
apprensivi e un po’ confusi davanti alle porte dello studio e
si è fiondato a
casa, perché l’ha assalito l’incredibile
voglia di spaccare la faccia a
qualcuno e non vuole rovinare quelle dei suoi compagni di band.
Di
Louis la rovinerei volentieri, però.
Entra
nell’abitazione
e si sbatte la porta alle spalle, senza premura. Nessun
«Harry! Che cos’hai?»
accompagna il rumore del legno che cozza contro l’uscio,
nessun «Calmati cazzo
Harry, che succede?», né un misero «Va
tutto bene?». Segue solo un profondo,
stressante silenzio, che fa intendere a Harry l’assoluta
mancanza di Louis in
casa.
Sarà
andato da quella sua fottuta ragazza, pensa
rabbioso, salendo le scale e disseminando i vestiti
in giro per la casa. Non ne può più di questo
stupido ordine che aleggia per la
casa e vuole solo poter rimettere tutto come prima -e non sta parlando
solo del
disordine e della disposizione del cibo nella cucina.
Entra in
camera che è rimasto solo in boxer, si butta sul letto con
rabbia e sbatte
frustrato una mano sul cuscino per cercare di fargli prendere una forma
decente. Lancia un’occhiata alla scrivania, dove il computer
lampeggia lasciato
acceso dalla mattina, quindi si alza, decide che è ancora
presto per dormire e
fare sogni stupidi sul suo migliore amico e si piazza davanti allo
schermo.
“Puoi
venire da me?” gli arriva il messaggio di Liam,
mentre sta trafficando su YouTube
in cerca di fan-video su lui e Louis. Pondera un po’ la
domanda, passandosi il
cellulare distrattamente da una mano all’altra, una penna
incastrata tra le
labbra e la trama della sedia di legno segnata sulle cosce. Poi
risponde
positivamente, perché tanto Louis è a scopare con
Eleanor e lui non ha niente
da fare a casa.
Si fa una
doccia, attraversa i corridoi bagnando il pavimento in cerca di un paio
di
boxer puliti e calpesta i vestiti che ha lasciato per terra,
inumidendoli e
stropicciandoli. Lancia uno sguardo svogliato alla giacca abbandonata
sullo
schienale del divano, va in cucina in cerca di qualche caramella, trova
la
ciotola a forma di anatra arancione vuota e si spazientisce, decidendo
di
vestirsi velocemente e uscire da quella casa prima di rompere qualcosa
a causa
del nervosismo -non del tutto giustificato, tra l’altro.
Non si
accorge del tempo che ha impiegato a compiere tutte queste azioni
tranne
quando, sulla porta, si scontra con un Louis appena rientrato, le mani
ad
aggiustare i capelli sconvolti e il volto sorridente.
«Harry!»
esclama, quando si accorge di lui, ed è probabilmente la
prima parola che gli
ha rivolto in tutta la giornata. Sta ancora sorridendo quando incontra
il suo
sguardo, ma poi forse si accorge della sua espressione irritata e
raddrizza le
labbra. Harry non ha più questa gran voglia di uscire,
mentre Louis si sfila il
cappotto e lo appende, lanciandogli occhiatine curiose. Vorrebbe
restare a
casa, parlare con Louis, rilassarsi e dimenticare Eleanor, le Haribo
finite e
Liam con i suoi problemi nei momenti meno adatti. Ma poi “Harry?
Ti sei
perso?” gli scrive Liam, e allora è
costretto a fare un cenno con il capo
all’amico e ad aprire la porta per uscire.
Casa di
Liam è praticamente attaccata a quella di Zayn -per questo
sono sempre insieme-
quindi Harry non ci impiega molto a raggiungerla. Quando suona,
però, non
risponde nessuno. Ogni tanto capita, che Liam si dimentichi di aver
invitato
qualcuno a casa e se ne esca come niente fosse. È
già successo in un paio di
occasioni, con Harry; ma, visto che gli aveva appena mandato un
messaggio, non
lo credeva possibile questa volta.
Si ritrova
a sbuffare, spazientito, e si siede sull’unico gradino
d’ingresso.
Liam
è
un coglione, è
l’unico pensiero che gli aleggia in testa. Poi decide che
lasciarlo solo come
una frase libera nella sua mente non è soddisfacente, quindi
glielo scrive in
un messaggio.
“Perché?
Che ho fatto?” ha
anche il coraggio di chiedergli Payne, facendo rafforzare nella mente
di Harry
l’idea che, prima della fine della loro carriera musicale,
verrà incriminato
per omicidio. O Liam soffre di Alzheimer, o lo fa apposta, o
è davvero quel
grande imbecille che sembra essere in questo momento.
“Non
mi
volevi parlare?”
E poi un
«Ah cazzo» arriva dalla strada e quando Harry alza
lo sguardo dal cellulare si
trova Liam davanti, infagottato nel suo cappotto beige pesante
perché soffre il
freddo e addobbato con una perfetta espressione perplessa/dispiaciuta.
«Beh,
me
ne ero dimenticato» ammette, stringendosi nelle spalle,
facendogli segno di
alzarsi per aprire il portone di casa. Arriva dalla direzione della
casa di
Zayn, quindi Harry può anche capire che se lo sia scordato
-e lo pensa con
tutta la malizia che ha in corpo, guardando Liam di sottecchi e
cercando di
scorgere segnali che sia successo qualcosa di importante. In barba a
tutti i
commenti stupidi che Payne fa su Harry e Louis, ad Harry non sembra
proprio che
lui sia messo molto diversamente con Zayn. Danielle-ragazza-di-troppo
compresa.
«Allora:
di cosa si tratta?» chiede il riccio, una volta che
l’amico l’ha fatto
accomodare sul divano e si è rintanato sotto una pesante
coperta azzurrognola.
Liam annuisce, si sistema meglio la coperta sulle caviglie e si soffia
via un
ciuffo di capelli dal viso.
«Ho
bisogno di un consiglio per una cosa importantissima»
ammette,
sorseggiando quella tazza di tè che si è
preparato mentre Harry faceva
commentini idioti su lui e Zayn.
«Sì,
ti
ascolto».
E il
problema, in realtà, è che è Liam
quello a non ascoltare. Per quanto possa
apparire come la persona saggia, composta e attenta del gruppo, in
realtà è
quello che si fa più viaggi mentali di tutti. Basta un solo
movimento, basta un
soffio di vento o una nota di pianoforte che entri dalla finestra
aperta del
salotto e Liam è capace di perdere la concezione del tempo,
di puntare gli
occhi al nulla e smarrirsi nei suoi personali discorsi mentali. E poi
ti ignora
per minuti interi, dimentica di cosa stava parlando e ha anche il
coraggio di
chiederti perché sei così irritato.
È
ciò che,
praticamente, fa adesso; e Harry, che ormai c’ha passato un
bel po’ di tempo
insieme e ha capito come funziona, si limita a sbuffare e a sistemarsi
accuratamente i capelli a lato del viso, mentre attende che gli occhi
vacui di
quell’idiota di Liam ritornino sul pianeta Terra.
Poi
«Beh,
comunque, Zayn dice che non dovresti parlare con Louis se non sei
sicurissimo
di quello che provi. Per non ferirlo, sai» afferma, con
quella sua faccia
convinta di chi sta proseguendo un discorso che verte a favore della
sua tesi.
E dopo queste parole ad Harry non resta altro che sospirare,
perché comunque è
stato lui quello furbo a fidarsi della discrezione di una pettegola
come Liam
-e poi non poteva proprio sperare che non lo dicesse a Zayn, il suo
carissimo
più-di-un-BFF.
«Perché
sono qui, Liam?» si limita invece a chiedere,
perché arrabbiarsi con uno come
Liam è inutile e improduttivo come cercare di tagliare una
mela con un
cucchiaino da caffè.
«Oh,
non
lo so. Louis e Eleanor stanno di nuovo scopando?»
Harry -davvero-
ormai si sta chiedendo se sia più soddisfacente lanciare
Payne nel Tamigi e
sentire i suoi strilli terrorizzati affievolirsi
all’aumentare della corrente
che lo trascina verso il fondo o prenderlo a coltellate fino a non
sentire più
i muscoli delle braccia. Cioè,
già è irritato per conto suo: deve
aggiungersi anche lui a farlo esplodere?
«Volevi
chiedermi un parere su una cosa importantissima»
riesce invece a dire,
rimanendo addirittura con uno sguardo neutro in volto -deve davvero
essere
fiero di sé e delle sue capacità di recitazione.
Liam annuisce -«Già, infatti:
ti stavo dicendo»- e beve ancora un po’ di
tè.
«Abbiamo
una festa domani, te lo ricordi? I manager vorrebbero che portassi una
ragazza».
Harry ci
pensa un attimo, mentre cerca di staccare un filo scampato alla trama
del bordo
della coperta di Liam.
«È
questo
quello che volevi dirmi?»
«No,
no.
Ma allora: porti una ragazza?»
«Forse,
vedremo».
Liam
annuisce e fa ancora un sorso. Si perde giusto un po’ a
fissare lo schermo
spento della televisione, poi alza il viso di scatto e fa quasi
prendere un
colpo ad Harry.
«Che
c’è?»
chiede il riccio, arricciando il naso all’espressione
stralunata dell’amico. Questo
pare ponderare la domanda, rifarsela un paio di volte nella mente, poi
sbuffa
aria dalle labbra e gli fa un sorrisetto.
«Sei
innamorato di Louis, Harry?»
Harry si
prende un attimo per smettere di respirare, distoglie lo sguardo. Si
passa una
mano tra i capelli e decide di odiare le domande random di Liam.
«Possiamo
parlare di altro? Non sono venuto qua per sentirmi fare un discorso da
te sull’amore».
Liam
annuisce, ci pensa un po’, finisce di bere il tè.
«Ah,
lo
sai che ho l’ultimo di Assassin’s Creed? Me
l’ha regalato una fan. Per far
colpo, credo».
«Revelations,
sul serio? Proviamolo, ora».
Liam
ridacchia un po’, poi si alza per prendere i joystick della
Playstation. Giocano
per qualcosa come due ore, completamente presi, tra battutine e insulti
amichevoli, dimenticandosi -soprattutto Harry- il motivo per cui si
trovano
insieme. Poi arrivano le sette di sera e il cellulare di Harry squilla.
«Vieni
a
cenare?» gli chiede la voce piatta di Louis
dall’altro capo del telefono. Non
ha più quel tono quantomeno amichevole che aveva quando
è rientrato a casa, non
ha il sorriso sulle labbra -Harry lo capisce dalla voce, se Louis sta
sorridendo- e sembra addirittura arrabbiato.
Ehi,
piano: qua quello arrabbiato dovrei essere io. È da questa
mattina che cerco di
parlargli e non ce l’ho ancora fatta.
Nonostante
l’irritazione che gli sta di nuovo invadendo le vene, a
sentire quel tono così
distaccato, Harry sente comunque un anomalo peso sul petto che lo
destabilizza
completamente e gli fa rispondere un «Certo,
arrivo» prima di chiudere il
telefono in faccia all’amico. Liam lo sta guardando con
espressione
interrogativa.
«Ci
vediamo domani mattina» mugugna Harry prima di fiondarsi
letteralmente fuori
dalla porta. Passa il tragitto casa di Liam-casa sua cercando delle
parole per
esprimere a Louis quello che sente; ma fallisce miseramente. Quando
arriva
sotto il portone di casa, poi, navigando nelle tasche della sua giacca
si
accorge di non avere le chiavi.
Poco
importa, non farò la mia entrata a sorpresa.
Louis non
chiede neanche chi sia quando Harry suona il citofono. Dopo essersi
richiuso la
porta alle spalle, Harry lo trova in salotto, spaparanzato sul divano,
la
tavola in cucina ancora completamente spoglia. Harry sa che Louis non
sa ancora
farsi nemmeno un panino e quindi non fa domande. Si siede accanto a lui
sul
divano e restano in silenzio, Harry che guarda Louis e Louis che non
guarda
Harry.
«Ehi».
«Ciao».
«Cosa
vuoi
mangiare?»
Poi Louis
gli scocca un’occhiata distratta, si sporge in basso, naviga
con le mani sotto
il divano e ne tira fuori il telecomando. E allora «Ecco
dov’era!» esclama
Harry con l’espressione da pesce lesso, indicando quasi
sconcertato l’oggetto
nero. Louis lo guarda ancora in silenzio per alcuni secondi e poi, dopo
che
«Non riuscivo più a trovarlo» ha
specificato il più piccolo, semplicemente
ride. La risata di Louis è bella, lo è sempre
stata; e Harry sa, visto che
conosce Louis meglio delle tasche della sua felpa
dell’Abercrombie preferita,
che quando ride così, quando lo guarda con le guance un
po’ arrossate e gli
occhi luminosi, Louis l’ha perdonato. Perdonato per quel
«Non ti amo»,
perdonato per il modo vigliacco con cui l’ha evitato nei
giorni seguenti a quel
discorso, perdonato per non essersi accorto di quello che prova per lui.
Quando
Louis finisce di ridere rimangono in silenzio a sorridersi e Louis
sembra in
grado di ascoltare seriamente il suo discorso. Cioè,
è un momento buono.
«Louis,
io-» inizia allora Harry, convintissimo, sporgendosi anche un
po’, perché non
vuole dirlo troppo ad alta voce. Non ha ancora trovato le parole per
dire
quello che vuole dire, ma sa che è stato un coglione a non
rendersene conto
prima e si vergogna di farglielo sapere solo ora.
Ma poi il
cellulare squilla.
«Hazza,
hai dimenticato le chiavi a casa mia» cinguetta Payne
dall’altro capo del
telefono, con una nota di rimprovero nella voce. E Harry, mentre Louis
arriccia
le labbra e si alza e si allontana per rispondere alla chiamata di
Eleanor,
pensa che lo ammazzerà, Liam, prima della fine della loro
carriera musicale.
Ragazze,
cos’è questa cosa? D:
Ho
aggiornato tardissimo, ho questa
canzone in loop
-che non ha senso, davvero, che c’entra con il capitolo?, ma
che mi fa molto da
gente arrabbiata, da qui il titolo- e il capitolo e lungo e strano. La
parte
Liam-idiota è l’unica che mi piace, la parte del
videogioco -lo ammetto- è nata
solo grazie ai suggerimenti di un mio amico, perché io non
ho la minima
esperienza in fatto di videogiochi e il capitolo non mi piace!
(già detto?,
beh, è vero). Beh, in sintesi questo capitolo è
stato un parto. Le recensioni
sono un po’ diminuite, ma io non mi dispero. Voglio
aggiornare già il 27,
perché è il mio terzo anno su EFP (mannaggia,
sono così vecchia?) e quindi
prendo due piccioni con una fava e mi faccio perdonare per tutto questo
tempo
che vi ho fatto aspettare. Volevo anche dirvi che vi voglio bene, che
devo
ancora cominciare gli infiniti compiti per domani e che vi ringrazio,
per preferire/seguire/ricordare e recensire questa storia, che siete
meravigliose e che ora mi prendo un ritaglio di tempo per rispondervi,
ecco.
Con
tanto amore
_ki_