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Autore: La_Sakura    29/11/2006    8 recensioni
Basta così poco per ricadere nel baratro? Ora che tutto era perfetto, bastano poche parole per far ricomparire i fantasmi del passato? E questi fantasmi fino a che punto posso far ricadere Lavinia nel baratro? Passato presente e futuro si accavallano, realtà e sogno non si distinguono più... che ne sarà di lei?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daichi Ozora, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'This is my life'
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Potrei dire tante cose… potrei… e invece non lo faccio… scrivere un sequel per me non è facile, soprattutto per il valore che

Potrei dire tante cose… potrei… e invece non lo faccio… scrivere un sequel per me non è facile, soprattutto per il valore che la storia “di base” ha avuto per me… e soprattutto perché con un sequel è facile deludere le aspettative… per cui non aspettatevi niente…

Ringrazio un po’ di persone… Momo chan per la pazienza con cui mi sopporta nonostante la distanza che temporaneamente ci separa… Alex_kami e Scandros per le dritte da utilizzare per il sequel (chissà se le avrò usate… più che altro chissà se le avrò usate bene!)… Solarial e Melantò per le risate che mi fanno fare… e OnlyHope, che mi è stata d’aiuto più di quanto lei si immagina…

Vi lascio alla lettura di questo primo capitolo, sperando di ricevere commenti sinceri…

Baci dalla vostra Sakura chan

 

 

Con passo felpato salì velocemente i gradini del tempio fino a raggiungere la cima della scalinata: infreddolita dal tempo gelido e dal vento che l’aveva colpita durante la corsa, si strinse nel cappotto nero abbottonandosi anche l’ultimo bottone, e cominciando a soffiare nei guanti per scaldare le mani: mai e poi mai avrebbe immaginato che l’inverno potesse essere così freddo in Giappone!

Si avvicinò all’entrata e, dopo aver lanciato la monetina, scrisse con un giapponese incerto i suoi buoni propositi per l’anno nuovo, quindi suonò la campanella e, dopo aver battuto le mani due volte, iniziò a dire la sua preghiera mentale, da tre anni sempre la stessa…

Quando ebbe finito, si allontanò con lo stesso passo svelto con cui era arrivata, per evitare la calca di gente che ora stava salendo le scale: come ogni anno cercava di essere da sola quando pregava per l’anima di Daichi, e come ogni anno quando si allontanava calde lacrime solcavano il suo viso. Il tempo ancora non era riuscito ad alleviare il suo dolore, nonostante la sua vita fosse andata avanti e si fosse creata un nuovo futuro. Il suo futuro, adesso, era di occuparsi di se stessa: per troppo tempo aveva pensato al futuro di Tsubasa, a quello di Lucas, o di Sanae… dopo i funerali di Daichi, era scappata dal Giappone, da Tsubasa, e persino da Lucas e Mattias: era fuggita da qualsiasi cosa potesse ricordargli Daichi, l’amore che c’era stato tra di loro e la tragica fine in cui era incappato il giovane nipponico. Per fortuna c’era stato chi non l’aveva abbandonata, chi si era rivelato un vero amico, e le era stato vicino in qualsiasi momento, anche quando nel cuore della notte si svegliava piangendo e invocando il nome di Daichi…

In fondo alla scalinata c’era una Yaris nera che la stava aspettando: appena la vide il conducente mise in moto e le sorrise quando lei salì sul veicolo.

-Quest’anno fa ancora più freddo dell’anno scorso!-

-Forse perché sono le 7 di mattina…- le rispose Shinichi con la voce ancora impastata dal sonno mentre immetteva la macchina nel poco traffico mattutino.

-Lo sai che odio incontrare la gente… soprattutto perché so cosa mi succede quando vado a pregare al tempio…-

Il ragazzo non rispose: certo che lo sapeva, ne era ben consapevole, ma nonostante questo non faceva niente per fermarla o per impedirle di andare a pregare… conosceva bene quella ragazza, negli ultimi tre anni le era stato accanto e l’aveva sostenuta per aiutarla a superare quel dolore che purtroppo nemmeno il tempo sembrava poter guarire. Il cuore di Lavinia era irrimediabilmente spezzato, dilaniato dalla perdita del primo grande amore, squarciato dalla delusione che le aveva procurato Tsubasa, devastato dall’indifferenza del mondo nei suoi confronti proprio nel momento in cui aveva più bisogno di essere ascoltata e aiutata… a 18 anni si era già ritrovata due volte faccia a faccia con la morte che le aveva portato via due delle figure più importanti della sua vita.

-Vuoi mangiare qualcosa?-

Vinny osservò il profilo di Shinichi: gli era grata per quello che aveva fatto e stava facendo per lei, non sarebbe mai riuscita a continuare a vivere da sola se lui non le avesse dato la forza di andare avanti… giorno dopo giorno le dava nuovi stimoli, e non si era mai arreso, neanche quando lei voleva farla finita e imprecava contro il cielo che le aveva portato via l’unica persona che avesse mai amato veramente… e le era stato accanto anche quando lei continuava a maledire il giorno in cui aveva deciso di andare a riflettere al porto, quando vedeva foto di quella zona e le stracciava, le riduceva in pezzettini talmente piccoli da rendere impossibile ricostruirle… lui c’era quando lei aveva chiuso tutti i ponti con Barcellona e aveva deciso di trasferirsi in Giappone, assieme a lui appunto, per crearsi un futuro lontano dal passato ma non troppo da dimenticare cosa le era successo…

-Magari più tardi, adesso ho lo stomaco un po’ chiuso… vorrei tornare un po’ a dormire, se non ti dispiace…-

Dormire: che parola grossa… riusciva a malapena a chiudere gli occhi… rivedeva continuamente le immagini dell’accoltellamento, sentiva ancora il suono delle sirene, avvertiva la sottile pioggia caderle addosso mentre stringeva tra le braccia il corpo quasi senza vita di Daichi.

-Vinny, io… io ti… ti amo… te lo… te lo posso… giurare…-

Ricordava quelle parole alla perfezione, riusciva persino a ricordare il tono di voce con cui il giovane nipponico le aveva pronunciate, riusciva persino a sentire ancora il tocco della mano di Daichi che le sfiorava il braccio… tutti quei ricordi non erano accavallati o confusi, ma erano ben nitidi nella sua mente, ancora vivi come una videocassetta che giorno e notte continuava a funzionare. Era inutile cercare di fermarla, poteva solo convivere con quei ricordi, e sperare in una rottura del nastro per poter vivere finalmente senza il rimorso di essere stata colei che aveva condannato Daichi a quella orrenda fine.

E poi ora c’era Shinichi… caro Shinichi, che si era innamorato di lei a poco a poco, quasi senza accorgersene… la loro storia era nata per caso, un anno dopo la morte di Daichi, quando ancora erano vive le parole pronunciate da Tsubasa in ospedale poco prima del brutto evento… ci aveva visto lungo, proprio lui che non era stato in grado nemmeno di accorgersi che il fratello e la sua pupilla si erano innamorati, o forse se n’era accorto ma aveva preferito nascondere la testa sotto la sabbia… perché era tipico di Tsubasa, fingere che le cose andassero sempre bene: lui non era capace di affrontare situazioni difficili al di fuori del campo da calcio. Non era stato in grado di aiutare Lavinia, non era stato in grado di salvare Daichi, non era stato in grado di amare Sanae. Non era stato in grado di mantenere stretti a sé i suoi affetti…

-Ho incontrato Tsubasa l’altro giorno: è venuto a salutare i nuovi convocati della Nazionale. Era assieme a tutti gli altri, hai presente no? Misaki, Wakabayashi, Hyuga… ci hanno fatto tutti gli auguri per la qualificazione ai Mondiali…-

Vinny sbuffò e voltò lo sguardo fuori dal finestrino: Shinichi continuò imperterrito a parlare.

-Dovresti dirglielo, Lavinia… non puoi tenerlo all’oscuro… non puoi voler organizzare tutto senza di lui!-

-Ne abbiamo già parlato.-

-Se non vuoi farlo per lui, fallo per Daichi…-

Silenzio. Solo il rumore del motore. Silenzio. Una lacrima rigò la guancia di Lavinia. Silenzio. Shinichi capì di aver esagerato. Silenzio. E accostò la macchina per poter parlare meglio con la ragazza.

Le prese le mani tra le sue e la fece voltare verso di sé:

-So che lo odi, che lo ritieni responsabile almeno tanto quanto ti ritieni colpevole tu stessa, che hai deciso di farlo uscire dalla tua vita, ma abbiamo deciso di sposarci, e lui ha il diritto di essere presente al giorno più bello della tua vita…-

Vinny annuì sorridendo dolcemente al ragazzo: è vero, stavano insieme da solo due anni, ma la loro storia era matura, ed entrambi si sentivano sicuri di quello che volevano fare! Lucas e Mattias, con cui Vinny aveva riallacciato i rapporti prima di partire per il Giappone, avevano accettato di buon grado di farle da testimoni, ma mancava ancora qualcuno che la accompagnasse in comune… e quel qualcuno non poteva essere nessuno se non Tsubasa… perché nonostante tutto, era stato suo “padre”…

 

Chiuse il rubinetto dell’acqua calda e prese un asciugamano per asciugarsi: sentiva la televisione dalla sala che blaterava le solite notizie, e sorrise al pensiero della domestica che aveva nuovamente dimenticato di spegnerla. Si recò in salotto e si buttò di peso sul divano, prese il telecomando e iniziò a fare zapping in maniera svogliata. Sopra alla tv svettava la foto che per anni aveva rappresentato la sua famiglia: si trattava della stessa foto che aveva perennemente con sé sul comodino a Barcellona, la stessa foto che Lavinia aveva mandato in frantumi in un momento d’ira, la stessa foto che lui aveva raccolto tra le lacrime e aveva portato con sé quando mestamente aveva fatto ritorno a Fujisawa. A 36 anni suonati aveva capito cosa voleva dire vivere di ricordi, perché da tre anni questo faceva: viveva nel ricordo dei sorrisi di Daichi, delle litigate con Lavinia, delle notti di passione con Sanae… Sanae… cara dolce Sanae… non c’era più niente tra di loro… non si erano nemmeno più rivisti… sapeva tramite Yukari che si era trasferita a Tokyo e che lavorava come segretaria presso uno studio di avvocati, ma altre cose non ne sapeva. Non sapeva se era sposata. Fidanzata. Con dei figli. Single. Se pensava ancora a lui. O se lo aveva cancellato completamente dalla sua vita. Come aveva fatto Vinny. Spense la tivù e si abbandonò sul divano, incurante del freddo che gli aveva fatto venire la pelle d’oca. Sentì il campanello e immaginò che fosse la domestica, così si limitò ad indossare i jeans e corse ad aprire:

-Cos’ha dimentica…-

Le parole gli morirono in bocca quando si ritrovò davanti lei… bellissima… erano passati tre anni ma l’aveva riconosciuta subito, in tutto il suo splendore di giovane donna, con i lunghi capelli nuovamente del loro colore naturale, ricci, e gli occhi fissi su di lui, con uno sguardo indefinito.

-Ciao Tsubasa… mi fai entrare?-

Ripresosi dallo stupore iniziale le fece cenno di entrare: lei si accomodò velocemente in salotto. Vedere di nuovo quel luogo per lei era come ricevere una pugnalata in pieno petto, ma doveva farlo. Shinichi aveva ragione: anche se non avrebbe approvato, Tsubasa doveva sapere.

-Qual… qual buon vento?- le disse in spagnolo, per metterla a suo agio.

-Vento di novità…- rispose la giovane freddamente. L’uomo di mise una maglietta che la governante aveva appena stirato e si sedette su una sedia di fronte a lei.

-Dimmi pure, sono tutt’orecchi.-

Inspirò sperando di non dover assistere ad uno spettacolo pietoso, poi pronunciò la frase tutto d’un fiato per evitare ripensamenti.

-Mi sposo. A fine gennaio. Il 25. E vorrei che ci fossi pure tu mentre vado all’altare… beh, altare… ci sposiamo in comune. Apparteniamo a due religioni diverse e…-

-Shinichi, non è vero?-

Vinny annuì sostenendo il suo sguardo.

-Sei sicura che… dopo così poco tempo… sia il momento giusto?-

Vinny sobbalzò a quelle parole: si era immaginata quella scena come piena di urla e grida, di cose non dette e altre dette troppe volte… mai e poi mai si sarebbe aspettata una tale sincerità da parte dell’ex tutore… era cambiato…?

-Shinichi ed io abbiamo un rapporto meraviglioso, basato sulla fiducia e sulla sincerità, cosa che tu forse non puoi capire…- gli disse, piazzando molto bene quella frecciatina.

-Già… cosa che non ho mai fatto io… beh… che dire… io sono lusingato dell’invito…-

-Non è un invito, Tsubasa… vorrei che fossi tu ad accompagnarmi all’altare…-

Quella frase colpì Tsubasa come non mai: alzò lo sguardo verso la ragazza e notò che aveva gli occhi lucidi. Si avvicinò a lei e la abbracciò, stringendola forte e iniziando a piangere lentamente:

-Lavinia io… mi sei mancata così tanto… e mi manca da morire pure lui… sono stato un idiota… ho perso tutto… tutto…-

Colpita dalla sincerità dell’uomo rispose al suo abbraccio, stringendolo forte e cercando di ricacciare indietro le lacrime che troppe volte avevano solcato il suo dolce viso. Non sapeva che dire, così si limitò a crogiolarsi in quell’abbraccio che per troppo tempo aveva bramato e che per molti anni l’aveva salvata quando nel cuore della notte i fantasmi del passato la perseguitavano. Tsubasa piangeva felice di quell’invito, che ai suoi occhi risultava come una sorta di riappacificazione, e la stringeva forte a sé come faceva quando lei lo chiamava in lacrime nel cuore della notte… era una sorta di tuffo nel passato per entrambi, che altro non potevano fare di godere di quel momento di forse fittizia felicità…

 

   
 
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