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Autore: gm19961    05/07/2012    4 recensioni
"Ero rimasto spiazzato. Come avevo fatto a contenermi? Ancora non lo so. So solo che se non fosse stato per quel briciolo di autocontrollo che avevo accumulato in tutti quegli anni difficili, sarai balzato in piedi e l'avrei riabbracciata senza esitazione. Quella era davvero Maya Fey? Quella era la sua voce, l'avrei potuta riconoscere tra mille. Ma era davvero molto più raffinata e meno caotica del solito. Era cresciuta, evidentemente."
Spoiler su tutta la serie di AA e AJ.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 

Uscii dalla stanza del personale che ormai mancavano cinque minuti alle nove: avevo messo i miei vestiti in un angolino, e – ancora con qualche dubbio su come Trucy si fosse procurata quei vestiti – mi diressi fuori, dove il ristorante si faceva sempre più pieno di gente. Almeno non mi avrebbero chiesto di suonare il pianoforte!
“Papà! Guarda, come sto?” Trucy corse verso di me prendendo i lembi della gonna a sbuffo e fermandosi brusca davanti a me. Sbatté i suoi occhi grandi e blu, in perfetto abbinamento con l’abito che le avevo comprato molto anni fa, e che non vedevo l’ora che indossasse. Non era troppo corto, ma nemmeno troppo lungo. Ed era la ragazza più bella della sala. Ah, il buon vecchio orgoglio paterno si rifaceva sentire.
“Sei bellissima, tesoro. Dai, ora vai da Apollo, fallo divertire, mi raccomando!” la vidi allontanarsi da me, mandandomi un bacio volante che raccolsi con la mano e portai sulle labbra; guardai il quartetto starsene a parlare, mentre Ema se ne stava visibilmente in imbarazzo con quel vestito e con la mano di Gavin starsene sul suo fianco. Mi venne da ridere, e con le mani in tasca, andai a sedermi al bar, iniziando a chiacchierare con il barista, fin quando, dopo una ventina di minuti e già qualche invitò da donne respinto, mi indicò il nuovo giro di coppie che se ne stavano entrando allegramente nel Club: mi divertivo a prendere in giro insieme a John, il barista, e ridere e scherzare più  che potevo.
“Ah guarda quelli, sono in tre!” mi indicò ridendo, e io mi sporsi a guardare l’entrata con un sorriso ebete in viso: ma poi, poi la riconobbi. Non era possibile. Avrei riconosciuto quella faccia da schiaffi di Osaki ovunque. E quella ragazza dai capelli color miele che aveva visibilmente attirato l’attenzione di Apollo, mentre ballava come un castoro ubriaco, sorrideva intimidita sotto quelle luci e colori, doveva essere la piccola Pearl. E poi, al centro, lei: quell’idiota le stava togliendo la giacca lasciando allo scoperto quell’aggraziata figura che stavo incontrando fin troppo spesso nelle ultime due settimane. Indossava un abiti corto color confetto, nessun anello al dito e si trovava a qualche metro da me. Potevo rovinarle ancora la serata? Ma certo che potevo.
“Hey Phoenix, è uno schianto quella ragazza laggiù, vero? Peccato che se ne vada in giro con uno con una faccia così!” io battei il pugno contro il suo, e balzai in piedi, sbottonandomi il colletto della camicia come reazione involontaria. “Sono d’accordo con te. Vuoi vedere come la convinco a ballare con me?”
“Sei terribile” e dopo aver soffocato una risata, continuò “ti do il doppio delle solite scommesse, se le dai anche un bacio.”
“E’ andata.”
Camminai con una mano in tasca verso mia figlia e i suoi amici, salutandoli e continuando a tenere sott’occhio Maya con una visuale ancor più ravvicinata. “Apollo, ho visto come guardavi quella ragazza. Chiedile di ballare, ti dirà di sicuro di sì.”
Dissi dandogli una gomitata congiunta a Trucy, facendolo diventare rosso per la vergogna. “Frontman, lascia da parte la timidezza e chiediglielo!”
“C’è un'alta probabilità scientifica che ti possa dire di sì.”
“D’accordo, basta che la smettete di guardarmi con quegli sguardi… mi danno fastidio!” disse camminando velocemente verso Pearl, visibilmente imbarazzo, che se ne stava appiccicata a Maya.
“E tu, tesoro di papà, potresti andare da quell’uomo laggiù? E’ un produttore cinematografico, sono sicuro che ti vorrebbe nel suo film! Intrattienilo più che puoi con i tuoi trucchetti.”
Trucy mi guardò con uno sguardo sognante, e tirò fuori da non so dove il suo cilindro, mettendoselo in testa con orgoglio. Mi diede un bacio sulla fronte come ringraziamento, e corse verso di lui con quel suo fare giocoso e dolce. Mi congedai da Klavier e Ema, e finalmente raggiunsi la mia preda: se ne stava finalmente sola, mentre Pearls aveva accettato l’invito di Apollo e Osaki se ne stava a guardare Trucy, come incantato da quei suoi trucchi strabilianti. La musica che rimbombava dalla sale, improvvisamente, cambiò del tutto sound: se prima era allegra, questa era una vera e propria... rumba.
“Sei sola, Maya?”
Maya si voltò di scatto verso di me e si portò una mano sul petto, sgranando i suoi occhioni verdi verso di me: le facevo sempre questo effetto?
“Che cosa ci fai ancora qui?!” disse sbuffando, e indietreggiando di qualche passo.
“Ci lavoro.” dissi afferrandola per una mano e spingendola verso di me, stranamente a ritmo di musica. Maya portò una mano sulla mia spalla e sembrava non aver intenzione di staccarsi dalla presa, e nemmeno io. Le afferrai saldamente l’altra mano inconsciamente e iniziai a muovermi, sentendo Maya seguire i miei passi imbarazzata. Se c’era una cosa che avevo imparato a scuola di ballo – una scuola a cui mia madre mi aveva obbligato ad iscrivermi tantissimi anni fa – era quella che ogni ballo aveva una sua verità dietro. La rumba - perché questa lo era chiaramente - doveva essere la danza dell’odio, ma al contempo della passione. Che lo facessero apposta?
Guardai Maya negli occhi e le feci fare qualche piroetta, mentre sentivo lo sguardo di John sorridermi compiaciuto. Portai una mano sul fianco di Maya, sentendone il tessuto morbido aderire alle sue forme magre e in perfetto equilibrio con il resto del suo corpo. Le sue mani erano tese, ma cercai di rassicurarla con una presa piuttosto delicata. E poi, i suoi occhi verdi erano incrociati con i miei, mentre in quel ristorante sembrava essere calata l’oscurità più totale. I miei occhi erano posati soltanto su di lei: sembrava un angelo in quel vestito leggero color rosa che metteva in risalto le sue curve. Le feci fare qualche movimento brusco che però, accompagnato dal movimento involontario dei suoi ormai corti capelli color ebano, dava un’aria molto più morbida al ballo che insieme stavamo conducendo. Le sue labbra erano così vicine alle mie e quanto avrei voluto toccarle, assaporarle per un momento. Guardai velocemente le pareti della stanza: l’interruttore della luce era lì, se lo avessi scollegato, sarebbe partita l’elettricità per un momento solo prima che il sistema di sicurezza dopo massimo tre secondi, la riaccendesse. Era la mia occasione. La presi in braccio e la feci volteggiare un po’, guardando la sua espressione cambiare poco a poco: ora sorrideva, mostrandomi quelle sue fossette così dannatamente carine che mi aveva tenute nascoste per più di sette anni. Mi avvicinai al muro e con una gomitata, feci scattare la luce come programmato: sentii il brusio della gente lamentarsi e in quel momento spinsi Maya a me, mettendo le mani sulla sua schiena e baciandola per quel poco che potevo. La strinsi a me e m’insinuai nella sua bocca, cercando quel più che potevo ottenere da lei…. Perché non potevo più resisterle. Sette anni fa, quando se ne andò da me, cercai di seppellire dentro di me quel sentimento che giorno dopo giorno stava nascendo dentro di me… e ora, non potevo più farlo. Mi piaceva vederla reagire, mi piaceva vederla così bella e cresciuta. Mi piaceva lei. La sentii ricambiare poi il bacio e farlo diventare sempre più appassionato, fin quando la luce si riattivò, e insieme ci staccammo l’uno dell’altro, con gli occhi colmi di gioia e di… errore. Errore perché capii in quel preciso istante quello che il mio cuore aveva capito da tempo: ero innamorato di una donna che era destinata ad altra persona.

-

Lo aveva fatto. Lo aveva fatto per davvero. Mi aveva dato un bacio, e che bacio! Ci guardammo per svariati secondi, fin quando sentii i passi di Osaki e quella ragazzina stramba che voleva fargli vedere i trucchi magici avvicinarsi a noi. La sedicenne prese la mano di Nick e sorrise, mettendogli in testa il suo cilindro. “Papà! Chi è questa signorina? Ti ho visto ballare insieme a lei! Eravate splendidi!”
“Sì, anche io vi ho visti per un momento.” Osaki guardò Nick con uno strano sguardo, mentre mi teneva stretta a lui con fare iper protettivo. Vidi Nick sorridere e aprire quella sua dannata e affascinante boccaccia. “Sì, sono Phoenix Wright. Un suo… amico.”
“Hey, non me ne mi importa niente se tu sei suo amico. Maya è la mia fidanzata, quindi vedi di starle alla larga. E poi che ci fa lui qui, Maya? Non avevi detto che lavorava e che era fidanzato?”
Oh… miseriaccia! Ero rovinata.
“Sì, beh a quanto pare era libero, che problema c’è? E-e sì, ovvio che è fidanzato…”
“Davvero sei fidanzato papà?” disse la figlia di Nick, che mi lanciò uno sguardo incuriosito. Mi scrutò con attenzione e poi schioccò le dita vittoriosa. “Ah! Ma tu sei quella del chiosco dei Noodles! Quella bellissima ragazza vestita tutta di viola! Ma sì, lunedì scorso! Mi hai detto ciao e che sono bella.” la sentii ridacchiare mentre Osaki era sempre più confuso. Nick mi guardò con uno sguardo furbo e lo vidi staccarsi da sua figlia, prendendomi per il polso e avvicinandomi alla sedicenne.
“Io e te dobbiamo parlare.” sentii Nick pronunciare queste esatte parole a Osaki, e lui annuì, guardandomi in modo deluso. Si incamminarono verso l’uscita, lasciandomi sola a guardare i due uomini di cui ero innamorata… parlare. Di chissà che cosa, poi.
“Comunque io sono Trucy. Sei la fidanzata di mio papà?” chiese lei non smettendo un attimo di sorridere e porgendomi la mano; la vidi sbattere i suoi occhi color blu e io le strinsi la mano rassicurata.
“Sono Maya Fey, una vecchia amica di tuo padre.”
“Maya?! Tu sei quella ragazza nella foto di papà che tiene sul comodino insieme ad un’altra bambina piccola? Papà non mi ha mai voluto parlar di te… eravate fidanzati quando il mio papà era un avvocato?” chiese ancora, sconvolgendomi sempre di più. Ma da dove era sbucata quella ragazzina?
“Ero la sua assistente sensitiva! E la bambina è quella che sta ballando con quel ragazzo laggiù… deve avere la tua età. E tu? Sei la figlia di… Nick?” le domandai confusa e con gli occhi spalancati. Lei si morse la lingua e mi fece uno sguardo dolce, sfregandosi la mano sulla nuca. “Sì, sono la figlia di Phoenix Wright. Sono una maga, ma sarò famosa in tutto il mondo!”
“Segui i tuoi sogni… Trucy. Vedrai che non resterai delusa!”

-

“Allora? Mi vuoi dire chi sei? Perché ogni volta che sto con Maya tu ti devi mettere in mezzo?” mi chiese quella faccia da schiaffi del fidanzato di Maya. Che sciogli lingua. Eravamo fuori sul marciapiede e io alzai un sopracciglio, guardandolo negli occhi.
“Sono Phoenix Wright e tu non mi piaci. Ma se Maya ha scelto te, qualche buona qualità la devi pure avere. Quindi, rendila felice.” strinsi un pugno mentre guardai involontariamente in modo minaccioso Osaki. “Non c’era bisogno che tu me lo dicessi.”
“Mi piace questa tua grinta, devo dirti però che conosco Maya da tempo. Non è innamorata di te.” dissi guadandolo in cagnesco e il moro si avvicinò pericolosamente a me con uno sguardo inquisitore. “Phoenix Wright? Tu sei quel tizio che gioca a poker, giusto? Allora giochiamo.”
“Come scusa?”
“La posta in gioco è Maya. Chi vince, se la prende e il perdente dovrà per sempre sparire dalla sua vita.”
“Quando?” ribattei subito.
“Ora. Hai paura, Phoenix Wright?” mi chiese con aria di sfida.
“Entra dentro, rimpiangerai di avermi sfidato.” risposi freddamente, facendolo passare per primo al Club della Barbabietola.
 Il Covo ci aspettava.




Mi scuso per il ritardo D: Il capitolo è UHUH però non sott'intendo il EHEH; comunque dovevano ballare il tango... ma preferivo la Rumba :3
Domani parto per le mer, so GUDDEBAI (??) <333
Torneròòò presto x3
Grazie di tutto <3
gm19961

   
 
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