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Autore: Audrey Shadows    19/07/2012    3 recensioni
Mel ha quasi 18 anni, è una ragazza alta, con lunghi capelli neri, e occhi verdi che con il cattivo tempo diventano grigi.
Aveva poco più di 17 anni quando le venne diagnosticata la leucemia.
Improvvisamente, a differenza del carattere forte che l’aveva sempre contraddistinta, smette di lottare e si abbandona alla chemio e ai sintomi postumi che essa causa.
Iniziò a dividersi tra l’ospedale di LA e casa sua, nella quale aleggiava una forzata allegria.
Solo una cosa ancora le lascia un briciolo di speranza: la musica.
In particolare 4 ragazzi, che continuano a farle battere il cuore, pompando sangue nelle vene.
I Tokio Hotel.
Quando li vide la prima volta di innamorò immediatamente; sognava di poterli incontrare, andare ai loro concerti, farsi delle foto con loro etc….
Sognava che Bill un giorno potesse ricambiare il suo amore.
Poi era arrivata quella cazzo di malattia.
E la sua vita era finita, ancora prima che potesse cominciare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Side to side with death
introduction

Con questo scritto , l'autrice, non vuole assolutamente dare alcuna rappresenzaione della realtà.
I Tokio Hotel non mi appartengono. Fatti e riferimenti sono frutto di pura fantasia.


Nella sala conferenze dello studio di registrazione di LA (un buco di topaia confronto quella di Amburgo), aleggiavano vibrazioni negative.

I 4 Tokio Boys erano stanchi, avrebbero voluto solamente prendere su e andarsene alle Maldive … o semplicemente uscire di lì.
-bene… vi ho convocati qui per un motivo- l’entrata di David, in un certo senso, li sollevò –dovreste impegnarvi in qualcosa di sociale … direttamente. Incontrare persone bisognose …-
-dobbiamo essere le nuove Lady Diana? No grazie, passo- rispose acido Bill, incrociando le braccia al petto.
-sentite, aiuterebbe voi a crescere ed essere meno spocchiosi e in ugual modo vi farebbe mettere sotto una buona luce-
-preferisco spararmi in una gamba. David, siamo impegnati tutto il giorno, tutti i giorni in studio … che cosa potremmo fare? Siamo stanchi e vorremmo solo andarcene a casa!- rispose aggressivo Tom.
-se non volete più lavorare ditelo!- iniziò ad alterarsi il manager –basta uno schiocco delle mie dita e siete fuori! Mi sembra di avervi detto, quando vi ho scoperti, che ci sarebbe stato da lavorare … o sbaglio? Siete diventati dei ragazzi viziati e altezzosi!- e detto questo David lasciò la stanza prima di prenderli a botte.

Mel ha quasi 18 anni, è una ragazza alta, con lunghi capelli neri, e occhi verdi che con il cattivo tempo diventano grigi.
Aveva poco più di 17 anni quando le venne diagnosticata la leucemia.
Improvvisamente, a differenza del carattere forte che l’aveva sempre contraddistinta, smette di lottare e si abbandona alla chemio e ai sintomi postumi che essa causa.
Iniziò a dividersi tra l’ospedale di LA e casa sua, nella quale aleggiava una forzata allegria.
Solo una cosa ancora le lascia un briciolo di speranza: la musica.
In particolare 4 ragazzi, che continuano a farle battere il cuore, pompando sangue nelle vene.
I Tokio Hotel.
Quando li vide la prima volta di innamorò immediatamente; sognava di poterli incontrare, andare ai loro concerti, farsi delle foto con loro etc….
Sognava che Bill un giorno potesse ricambiare il suo amore.
Poi era arrivata quella cazzo di malattia.
E la sua vita era finita, ancora prima che potesse cominciare.

Il giorno seguente i ragazzi furono nuovamente convocati per una riunione.
I nervi erano leggermente più rilassati dopo una dormita, tanto che persino Bill cominciava ad abituarsi all’idea di dover andare in qualche posto, pullulante di infermieri, dottori e odore di farmaci.
Un posto più comunemente chiamato ospedale.
-Come ieri non ho potuto finire di spiegarvi, incontrerete una ragazza di quasi 18 anni affetta da leucemia …-
-pff- sbuffò Tom beccandosi un’occhiataccia da Gustav e David.
-L’appuntamento è fissato per domani, difronte all’ospedale- e David li lasciò nuovamente, senza augurargli nemmeno “buon lavoro” .
Gustav, purtroppo vinto dalla curiosità, chiese per quale motivo fossero tutti così distaccati.
-Gustav, proprio non capisci?- chiese il rasta –sarà una di quelle ragazze straricche, che avrà inscenato tutto per vederci più del tempo solitamente consentito- spuntò.
Gustav guardò anche Bill; vide che anche lui, in buona parte, la pensava allo stesso modo, e deluso si alzò dal tavolo uscendo dalla sala.
-Tu Hagen?!- lo richiamo pungente il rasta –potevi anche difendermi!-
Il castano lo guardò negli occhi.
Dov’erano finiti i due ragazzi conosciuti ad Amburgo?
-Mi dispiace Tom- e se ne andò anche lui.
I gemelli si guardarono, non capendo cosa avessero fatto per meritarsi tutto quello.
-non capisco proprio che cazzo gli piglia a tutti!- disse Bill con il suo fare da divaH.
-nemmeno io bro … tanto ormai hanno già deciso tutto. Ci tocca andare- Bill annuì e rimase poi pensieroso.
 Non sapeva cosa avrebbe dovuto indossare.

La verità era che la fama, i soldi e la nuova città li avevano cambiati.
Nonostante continuassero a ripetere alle interviste che “erano solo 4 ragazzi provenienti dalle campagne di Magdeburgo”, per due di loro non era più così.
Bill e Tom erano inevitabilmente cambiati, e un cambiamento così repentino, che non si accorsero nemmeno loro.
Tutt’altro: ai due gemelli sembrava che tutta la gente intorno a loro fosse cambiata; tutti li trattavano come se dovessero passare, per forze maggiori, del tempo con loro. Nessuno sembrava avesse piacere di andare a casa loro. Tolti ovviamente i nuovi amici montati di LA.
Georg, in procinto di sposarsi, e Gustav speravano ancora di riavere indietro quei due ragazzi che suonavano nei locali della piccola Magdeburg.
Ma in cuor loro sapevano che solamente un evento di dimensioni cosmiche li avrebbe riportati con i piedi per terra.
Ma la speranza era l’ultima a morire, no?

Il giorno seguente, puntuali alle 9 di mattina, i 4 più il manager si ritrovarono difronte all’ospedale.
David diede velocemente le ultime informazioni per raggiungere la ragazza (piano 4 oncologia, stanza 318) e disse che la ragazza si chiamava Melany.
I ragazzi entrarono al seguito di Gustav, l’unico che avesse ascoltato attentamente e memorizzato il percorso, e in meno di 10 minuti si ritrovarono difronte a quella porta.
Il biondo bussò, e un flebile “avanti” li invitò ad entrare.
Quando i gemelli si ritrovano davanti la ragazza che gli sorride incredula, è come se qualcuno gli avesse tirato un pugno allo stomaco.
Iniziano a capire la gravità della cosa, e capiscono quanto sono stati stronzi all “conferenza” del girono prima.
Melany li invitò a sedersi, ma lei non era stupida, e notò immediatamente che a parte Gustav (che era quello timido) e qualche cosa Georg, nessuno spiccicava parola.
Gustav prima di sedersi, si avvicinò ai gemelli e sibilò solamente “bella scenetta, vero?” .
I gemelli rimasero in silenzio, guardando la ragazza che sorrideva, parlava e gesticolava.
Il viso era scavato e smunto, gli occhi leggermente infossati; i capelli, che dovevano essere stato lunghi e fluenti, ora erano radi e corti.
La ragazza era di una magrezza spaventosa. Aveva lividi sulle braccia, ed era pallida.
Mel spiegò con calma che era il secondo ciclo di chemioterapia e che presto sarebbe tornata a casa.
Confessò anche che era grazie a loro se aveva deciso di lottare per quel po’ che le rimaneva, senza garanzie di sopravvivenza.
-sei mai venuta ad un nostro concerto?- le chiese Gustav con un sorriso.
-purtroppo no, dovevo venirci con la mia migliore amica … ma da quando mi sono ammalata non si è più fatta vedere- Mel fece spallucce.
Gustav capì immediatamente che minimizzava al massimo la cosa; in realtà dentro di sé soffriva. Soffriva perché in quel momento, più che mai, avrebbe avuto bisogno di un’amica con cuoi passare i pomeriggi, con cuoi parlare o guardarsi un film.
Il viso della ragazza si contrasse in una smorfia di dolore.
-che c’è?- chiese Georg preoccupato.
-niente … volevo sistemarmi, ma non ce la faccio- ammise dopo qualche secondo la ragazza.
Bill e Tom abbassarono lo sguardo sugli arti della ragazza, appoggiati al letto.
Tentava di fare forza su questi ultimi, per raddrizzarsi, ma erano talmente sottili, magri, che qualsiasi cosa era vana.
-aspetta ti aiuto io!- e Gusta, prendendola da sotto le ascelle, la raddrizzò.
-come vai ora?- Mel sorrise e lo ringraziò.
Poi arrivò il momento che i due gemelli temevano di più: si rivolse a loro direttamente.
-avevate qualcosa di meglio da fare oggi?-
-noi … noi avremmo scritto canzoni- boccheggiò Bill, sentendosi avvampare.
-sì … niente di speciale- tentò di rimediare Tom.
-beh … io vi ho già rubato abbastanza tempo- disse rivolgendosi a tutti, ma prestando particolare attenzione a Bill –vi ringrazio per tutto …-
 E a quel punto Bill non ce la fece più.
Si scusò, e con gli occhi lucidi uscì dalla stanza, sotto lo sguardo interrogativo di 3 persone.
Due occhi nocciola invece, identici a quelli che avevano appena lasciato la stanza, erano tristi allo stesso modo.
La vita fa schifo Bibi, lo so … anche noi facciamo schifo. Mi faccio schifo”.
E anche Tom, con un banale “vado a vedere cosa è successo” si dileguò.

Suo fratello era seduto per terra, con la schiena contro il muro, che piangeva sommessamente.
Sentendo i passi di Tom, Bill alzò lo sguardo, puntando le iridi in quelle di Tom.
Non ebbero bisogno di dirsi nulla. Tom lo abbracciò e rimasero in silenzio, con la consapevolezza di essere diventati dei mostri. E che alla fine, erano stati vinti, avevano perso.
Avevano perso la battaglia per la quale si erano battuti fin da bambini: rimanere sempre sé stessi.


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Ebbene sì, sono ancora qui :) So di esservi mancata! xD
Comunque,  questo è un capitolo pilota, perchè la storia che ho iniziato a scrivere non mi convince molto ... ma proviamo, cosa ho da perdere?
Spero che le Aliens approvino e le abbia incuriosite almeno un po'.
Che dire ... alla prossima!

Catia


   
 
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