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Autore: Subutai Khan    04/02/2007    4 recensioni
Uno dei nostri due baldi, giovani, speranzosi eroi sarà per caso caduto sotto i colpi del killer senza volto che, al termine di Claustrofobia, ha spalancato la porta della loro prigione sparando a bruciapelo?
E poi, come si suol dire in modo trito e ritrito in queste introduzioni, non è tutto oro quel che luccica. Nemmeno platino, furbetto in ultima fila.
Sperimentale, matto e un po' pericoloso se uscirà come vorrei che esca.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Claustrofobia, Manuali per Incompetenti e Altre Amenità'
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Ci dev'essere un errore. Un grosso errore.
Questo è l'ultimo cimitero di Neo Tokyo-3. E Shinji Ikari non risulta da nessuna parte.
Non capisco.
Trascino con fatica il mio piede ingessato. La stampella che uso per deambulare è di pessima qualità, fatta di legno un po' marcio. Ma finché non mi si sbriciola in mano fa il suo.
Oggi è il 13 febbraio 2026.
Sono rientrata in patria da poco meno di quindici giorni. La prima urgenza, come mi ero ripromessa, è stata curare il mio arto danneggiato dall'autodistruttiva furia della vecchia Langley. Danno grave ma sopportabile, alla luce di ciò che ne è scaturito.
Poi ho trovato, nell'ordine, casa e lavoro. Nessuno dei due può essere ricondotto all'aggettivo “principesco”, ma rispetto alla lunga trasferta losangelina posso dire di vivere su tutt'altro pianeta. Il soffitto non minaccia di cadermi in testa quando vado a dormire, non ospito colonie di tarme e altri animalacci, i colleghi non sono delle carogne patentate. Anzi, sull'ultimo punto sono piuttosto ottimista. Ci sono un paio di persone davvero piacevoli, sia per conversazioni futili che per argomenti più impegnati. Ne sono davvero felice.
Tutto bello e significativo, eh. Però non riuscire a venire a capo di questo mistero mi lascia inquieta.
Non ha senso. Shinji Ikari è morto.
Se non l'hanno seppellito qui non saprei dove andare a pescarlo.
Mi immergo in pensieri meno cupi mentre cammino lentamente verso l'uscita del camposanto. In effetti ho tutto il tempo di questo mondo per venire a capo dell'enigma, visto e considerato che non ho alcuna intenzione di arrendermi tanto presto.
Domani, appena il comune sarà aperto, andrò a fare una piccola ricerca. Sperando che nei loro computeroni tengano i dati anche di altre città.
Avanzo col capo leggermente chinato verso terra.
Bump.
Accidenti. Ho urtato qualcuno. Mannaggia a me e alla mia distrazione.
Il colpo mi sbilancia all'indietro, ma grazie a Dio non cado a terra. Sarebbe stato un bel problema rimettersi in piedi.
Smaltisco velocemente la botta e alzo gli occhi per vedere a chi sono andata addosso e porgli le mie scuse.
...
...
...
...
...
...
...
Incubo.
Questo è un incubo.
Di fronte a me si para...
Shinji.
C'è Shinji davanti a me.
Noto immediatamente come il gambale destro dei suoi pantaloni, così simili a quelli che indossava quand'era ragazzo, sia...
È vuoto. Penzola inerte. Non vi è dentro niente, almeno fino all'altezza del ginocchio.
Cerco di spiccicare qualche parola di sorpresa, ma è solo aria riscaldata quella che esce dalla mia ammutolita bocca.
Credo di essere sbiancata come un lenzuolo appena uscito dalla lavatrice.
“Toh, guarda chi c'è” mi apostrofa, alzando la stampella con cui si sorregge nella mia direzione “la figliol prodiga è tornata a casa”.
Ma che...
Ma che...
“Stupita di vedermi, Asuka? Fai bene. Fosse stato per te ora io occuperei uno di quei bei loculi lindi in fondo al vialetto che hai appena percorso. Probabilmente sarei nella tomba di famiglia, accanto a mia madre e ai suoi genitori”.
Non riesco a parlare.
Non riesco a pensare.
Non riesco a far nulla. Persino respirare è difficile, assurdamente difficile.
“Ma guarda, la sontuosa Asuka Soryu Langley che non può dir nulla. È uno spettacolo che non si vede tutti i giorni. Meglio così, ho io da parlare per entrambi”.
Risentimento. Terrore. Voci. Sudo. Paura. Tremo. Commozione.
Si avvicina con fare piuttosto compassato. A meno di dieci centimetri da me si arresta, sicuro che il suo messaggio arriverà a destinazione.
“Non hai un po' di rimorso? Sai che io sono ridotto in questo stato pietoso solo ed esclusivamente per colpa tua? Che la mia vita è rovinata e non potrà mai più avere una minima sembianza di normalità? Che i miei nipotini giocheranno coi miei pantaloni chiedendosi perché il loro nonno non sia come tutti gli altri vecchietti del mondo?”.
Ma tu...non dovresti...non dovresti essere qui.
“Ti ricordi l'ultima giornata? Quando facesti quella scenata da teatro d'opera per qualcosa di così inutile e spregevolmente vile come una cena non preparata? Beh, quella tua ennesima uscita da donna di merda fu la goccia che fece traboccare il vaso, già stracolmo per tutti gli abusi passati. E solo un colpo di fortuna di cui ancora adesso non mi capacito mi ha dato la possibilità di essere qui, di fronte a te, a metterti al muro con i tuoi torti e i tuoi soprusi”.
Ma io...ma io...non volevo...non sapevo...
“Sì, sgrana i tuoi occhioni blu. Fammi vedere quanto ti struggi. È solo l'ennesima cisterna di fiele che si aggiunge a tutte le precedenti. Anche perché, conoscendoti, starai fingendo per qualche astruso e non ben precisato motivo del cazzo”.
Ride. Ride a crepapelle.
Non ha la minima idea di quanto mi abbia fatta a pezzi.
Di quanto mi senta male, adesso.
“Cosa ci faccio qui? Passavo casualmente da queste parti, come vuole la tradizione dei film drammatici. Avevo una mezza intenzione di fare una visita alla mamma, ma altri pensieri mi stavano facendo desistere. Poi ho buttato l'occhio, per puro volere della sorte, sull'ingresso e ho visto la tua inconfondibile figura zoppicare senza grazia verso l'esterno. Ah, vedo che ti sei tagliata i capelli. Va di moda così, in America? Sei la più bella vipera che esista”.
No...sai perché l'ho fatto...
“Tranquillizzati, ho quasi finito. Vorrei solo farti presente che, in quanto comandante in capo della nuova NERV, mi assicurerò che tu non riesca a lavorare per mantenerti. Ricordi quanto potere aveva mio padre quando occupava il posto che ora è mio, e le cose non sono cambiate nel frattempo. Arriverai alla fine del mese con una non meglio precisata pensione, ovviamente il minimo indispensabile per non farti mangiare i ratti del vicolo sotto casa. Forse”.
Ommioddio...l'odio...l'ha distrutto...chi è questa persona? Non la riconosco...
“E ora la gran ciliegina sulla torta della mia vendetta. Hai presente quel grandioso incidente che avesti a bordo dello 02, quando togliesti il mio...vediamo se ricordo le parole esatte...'inutile culo largo', mi pare, dal fuoco del pericolo? Di quando rimanesti ferita e in condizioni disperate, con la zona ospedaliera della NERV totalmente fuori uso? Di come fosti messa in una nuova e fantasmagorica macchina guaritrice, frutto dell'inarrivabile genio della dottoressa Akagi? Te lo ricordi?”.
Pausa.
“Ti ho fatto una domanda, cristo!”.
Quel tono così allucinato mi spinge a rispondere. Eppure, ancora, sono paralizzata. Riesco a malapena ad annuire con la testa.
“Ecco. È tutto falso. Tutto inventato. Niente di tutto questo è mai successo”.
Sento gli occhi uscirmi dalle orbite.
“Tu non sei Asuka Soryu Langley. Tu non sei altro che uno sporco e incompleto clone. Sei uscita da quell'aggeggio perché eri appena stata creata. Creata, non nata. Creata, come una lega metallica o una nuova plastica. Lei, la vera Asuka, la mia Asuka, era morta. Eravamo stati rapiti da non so chi e chiusi in uno sgabuzzino piccolo e buio. A un certo punto la porta si è aperta e ne è entrato qualcuno che ci ha sparato. A bruciapelo”.
Ti prego...ti prego...non raccontarmi tutto questo...
“Lei si mise davanti a me. Mi fece da scudo. Una cosa che tu non faresti mai, viscida e schifosa come sei. Si è presa i proiettili al posto mio. Mi è morta fra le braccia”.
Dio...o Dio...
“Ho passato dei giorni orrendi. Il mondo mi è crollato sulla testa e sulle spalle. Poi, più o meno ispirato da Misato e da Ritsuko, ho avuto una genialissima pensata. Ed eccoti qui, in tutto il tuo splendore di stronza fatta e finita”.
Mi stai uccidendo...Shinji, mi stai uccidendo...
“Affrontai titani, oceani in tempesta e ogni mia più radicata convinzione morale per convincere Gendo ad acconsentire all'esperimento che ti ha vomitata. Quel tuo cervellino di falso è in grado di dirti quanto tremendo sapesse essere il comandante supremo della NERV. Eppure io lo affrontai senza timore, convinto com'ero che mi servisse un simulacro del mio amore. Niente più che una lurida copia, che dell'originale manteneva solo i numerosi difetti senza incorporarne i più numerosi pregi. Dalla sera del litigio ho smesso di nutrire speranze nei tuoi confronti e mi sono rassegnato a vederti per ciò che sei. Una orrida e malriuscita riproduzione. Ti detesto dal profondo del cuore. Il solo vederti mi dà il voltastomaco, perché mi ricordi Asuka com'era prima e come non l'avrei più voluta. Ero riuscito a cambiarla, ce l'avevo fatta. Poi quella disgrazia me l'ha strappata crudelmente da sotto gli occhi. E io, trascinato da un sentimento malato, mi sono fatto spingere fino a qui. A te, che non meriti nulla se non gli sputi della folla inferocita. Spero tu possa morire come meriti, compatita dalle zanzare e derisa dai mosconi”.
Crollo sulle ginocchia. Più annichilita di Hiroshima e Nagasaki assommate.
“A mai più rivederci, clone. Buona non-vita”.
E così si volta e se ne va.

Oggi è il 4 febbraio 2007.
Questa notte, dopo lunghe peripezie, ho finalmente concluso e pubblicato l'ultimo capitolo di questa storia.
Storia che, lo ammetterò senza remore e senza falsa modestia, considero la mia opera migliore.
Se è riuscita così bene lo devo anche al prezioso e continuo aiuto di una persona.
Una persona che ha avuto il fegato e la costanza di starmi dietro nonostante le abbia spesso giocato dei brutti scherzi, tipo il mostruoso ritardo con cui ho consegnato i miei giudizi al concorso delle drabble sulle personificazioni.
Grazie Claudia. Non so se sarei qui, adesso, a rimirare un racconto che mi fa fiero e felice.
   
 
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