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Autore: DadaOttantotto    22/07/2012    2 recensioni
Simon Quincey è morto, e fin qui niente di strano. Simon diventa un fantasma, incontra un Angelo che gli spiegherà come stanno le cose. Ha cinque giorni di tempo per sistemare le sue "questioni irrisolte", altrimenti... Ma quali saranno queste benedette questioni? Per scoprirlo, Simon dovrà rivedere la sua vita con occhi diversi, venendo a conoscenza di fatti che avrebbe preferito non sapere, ritrovando cose che credeva di aver perso...
Genere: Comico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's all about fangs, claws and ectoplasm'
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A ghost named simon cap 4 Capitolo 4

Rigirai a lungo tra le mani quella cornice, osservandola da ogni angolatura possibile. Ma non c'era alcun dubbio: l'attestato dietro il vetro apparteneva a Carl, non a me.
- Non capisco - biascicai. - E' passato troppo poco tempo.
- A quanto pare il tuo capo è uno che fa le cose in fretta - replicò Alex, riappendendo il quadro.
- Alla faccia della fretta! Sono morto solo ieri sera!
L'Angelo si strinse nelle spalle. Per un attimo sembrò volesse aggiungere qualcosa, poi ci ripensò.
Io, dal canto mio, ero rimasto davvero senza parole. Erano passate... quante? Dieci ore? Beh, ero morto da poco più di dieci ore e tutti sembravano non farci caso.
Mi avvicinai alla libreria situata sulla parete opposta alla vetrata. Non c'era più niente di mio, nemmeno i libri. Ero stato cancellato come si cancella un segno in matita su un disegno. Eliminato, come se non fossi mai esistito.
Ma quello che mi dava più fastidio era chi aveva occupato il mio ufficio. Una simile carognata non me la sarei mai aspettata, non da Carl.
- Quindi, facendo due rapidi calcoli... mia moglie ha un amante e a lavoro non hanno aspettato tanto a sostituirmi.
- Sono queste le 'questioni irrisolte' di cui parlavo - mi informò Alex.
- Oh, fantastico. E dì un po', ce n'è ancora o posso andare finalmente dovunque io debba andare?
- Credo che ci sia ancora qualcosa che devi vedere.
Borbottai qualcosa di incomprensibile mentre mi concentravo su un altro luogo a me molto familiare.
- Andiamo da mio padre - sbottai. - Con un po' di fortuna scoprirò di essere stato adottato.

Il giorno del mio decimo compleanno, mia madre mi chiese cosa volessi fare da grande. E io, nonostante avessi già pronte un sacco di risposte, rimasi qualche istante a pensarci. Avrei potuto tirar fuori tutto quello che avevo in mente: pompiere, giocatore di baseball, batterista... Invece la guardai dritto negli occhi e dissi: "Voglio essere come papà."
Anche mio padre era un avvocato. Vedevo in lui una sorta di Superman che difendeva le persone buone e evitava loro di andare in prigione. Mi ero impegnato a fondo per assomigliare a lui, studiando per anni e rinunciando a gran parte del mio tempo libero. E alla fine ce l'avevo fatta. L'esperienza mi aveva insegnato, però, che se volevo mantenere il mio lavoro, non potevo difendere sempre e solo le persone buone; molte volte mi era toccato mettere da parte l'orgoglio per occuparmi di soggetti che tanto buoni non erano, ma erano in grado di pagare la mia parcella.
Un'altra cosa che ammiravo in mio padre era il costante buonumore. Non l'avevo mai visto nervoso, arrabbiato o triste. E con 'mai', intendo davvero 'mai'.
Per questo fu un duro colpo trovarlo seduto in poltrona, la mia foto stretta al petto, il volto rigato dalle lacrime. Non mi ero soffermato a pensare a quanto la mia morte potesse dolorosa per le persone che mi avevano amato veramente. E anche se avevo scoperto che mio padre era l'unico a cui importasse davvero qualcosa, alla fine non mi importava granché. Volevo solo che non soffrisse così tanto.
- Non puoi fare in modo che mi veda, anche solo per un attimo? - chiesi al mio Angelo.
Lui scosse la testa.
- Sono l'unico che può vederti - mormorò. - E anche se ci fosse un modo... pensaci bene: gli daresti la vana speranza di averti ritrovato, sapendo che tra quattro giorni spariresti definitivamente?
No, non avrei potuto farlo. Non avrei potuto causargli più dolore di quanto già ne provava.
Mi avvicinai a lui e stesi un braccio, sfiorandogli la guancia con una mano. Non fu esattamente come quando avevo trapassato l'amante di Victoria, ma mi diede comunque un po' di soddisfazione. Mio padre sussultò appena, gli occhi sbarrati. Mi aveva sentito. Beh, aveva sentito solo un soffio d'aria fredda sul viso, ma non aveva importanza. Gli avevo dato un segno della mia presenza, e tanto bastava.
- Mi dispiace - sussurrai, più a me stesso che a lui. - Mi dispiace di non essere stato un buon figlio, di non aver mai chiamato, di non esserti stato vicino dopo la morte della mamma. Mi dispiace di essere stato tanto egoista, papà.
Poi mi volsi di nuovo verso Alex, sospirando.
- Questa era l'ultima? - chiesi.
- No.
- Perfetto.
Mi concentrai e, dopo pochi secondi, svanii.

Il mio funerale fu esattamente come me lo aspettavo.
Da una parte stava Victoria, tutta presa dalla sua recita di vedova affranta. Sapevo che ogni sua lacrima era una bugia.
Poi vidi Carl avvicinarsi a lei e abbracciarla; mi venne automatico chiedermi se anche lui avesse occupato il mio posto nel nostro letto, qualche volta. Non mi sarei più stupito di niente.
Dall'altra parte stava mio padre. La testa bassa, una fiore tra le mani, fissava la bara come se si aspettasse di vedermi saltar fuori all'improvviso ed esclamare 'Era tutto uno scherzo!". Avrei tanto voluto poterlo fare.
Mia moglie e i miei colleghi avevano davvero una bella faccia tosta, dovevo ammetterlo.
Ad un certo punto, quando metà della funzione era già passata, girai la testa verso destra. E la vidi.
Se ne stava nascosta dietro il tronco di un albero, osservando l'intera scena da lontano. In testa portava un berretto da baseball che celava gran parte del suo viso e dal quale spuntavano corti capelli neri. Ero attratto da quella figura, senza sapere perché.
Mi avvicinai lentamente, cercando nel contempo di ricordare dove avessi visto quella donna.
Quando le fui accanto e potei vedere il suo volto per intero, la riconobbi e sorrisi.
Poi lei mi guardò, mi riconobbe e si mise a urlare.

E dopo quasi due anni... un nuovo capitolo! Carramba, che sorpresa!
Ok, sappiate che mi vergogno a morte per essere stata così tanto tempo senza aggiornare. Non era mia intenzione farvi aspettare così tanto - ammesso che qualcuno stesse realmente aspettando -, ma tra il poco tempo, le tante storie e il blocco che ho avuto su questa storia... beh, ci ho messo davvero troppo.
La cosa buona, però, è che nel frattempo ho scelto le 'facce' per i personaggi: le potete trovare qui .
Un grazie a Haley_Gin91, Isy_264 e Tinella_Periwinkle per le recensioni allo scorso capitolo!
A presto, spero! :)
Baci8
   
 
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