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Autore: RedFoxx    24/07/2012    6 recensioni
Salve a tutti ☺️
Questa storia narra di regni in crisi e di due ragazzi che cercheranno di migliorare la situazione.
La coppia principale sarà SasuNaruSasu.
Dal testo:
«E così la famigerata Volpe Nera ha deciso di farsi vedere.» Sogghignò la guardia con la lancia. [..]
[...] lui è il principe Sasuke Uchiha, erede al trono ma penso che tu lo sapessi già. E tu sei?»
[...]«Forza compagno. Il viaggio e lungo e tu devi uccidere mio fratello.»
é la prima ff che scrivo, quindi siate clementi :')
Spero di avervi incuriosito e buona lettura:)
-2017= Sto revisionando tutti i capitoli, correggendo errori e cambiando qualche frase. Per ora sono stati modificati i primi quattro.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti:)
Mi sono ingegnata e ho già scritto il secondo capitolo, trascurando l'altra fan-fiction D: ( prometto che aggiornerò entro la fine della settimana!)
Colevo ringraziare coloro che hanno recensito,mi ha fatto molto piacere e inoltre vorrei ringraziare chi ha messo la storia
nei preferiti e nei seguiti!
Mi avete commossa :'D
Ok bando alle ciance, ecco il nuovo capitolo e spero vi piaccia:)
Buona lettura
Baci :*

RedFoxx

 


Capitolo 2

L'assassino e il Principe, faccia a faccia






Si svegliò poco prima dell’alba, come sempre. Dopo essersi stiracchiato, presi un paio di pantaloni di pelle marrone e una larga camicia bianca a maniche lunghe, si avviò verso il ruscello che scorreva limpido poco vicino. Quell’anno l’autunno era un po’ più freddo rispetto al solito e anche se erano solo gli inizi di Ottobre, tirava già un venticello freddo.

Naruto rabbrividì alla frescure pungente del mattutino mentre si spogliava. Immserse un piede nel ruscello per testare la temperatura e dopo aver appurato che fosse gelido, vi si tuffò di testa. Restò placidamente a galla, muovendo pigramente le braccia per contrastare la debole corrente. L'acqua aveva un effetto rigenerante sui suoi muscoli, rilassandoli al massimo. rimase per lì per un po' crogiolandosi ai pallidi raggi del sole che cominciava a fare capolino tra gli alberi.


Uscì rabbrividendo e si strofinò nel telo di stoffa che aveva portato per asciugarsi. Dopo essersi vestito, tornò alla casetta con l'intento di prepararsi da mangiare. Mise un pentolino con del latte a scaldare sul fuoco e nell'attesa si tagliò una fetta di pane scuro. quando fu caldo a sufficienza, lo versò in una tazza. Lo insaporì con un po' di spezie e vi intinse il pane, prima di addentarlo. Finita la colazione prese le sue armi e si diresse nel bosco.



Dopo cinque minuti di cammino spuntò in una piccola radura dove gli alberi, disposti a cerchio tutt’intorno, fornivano degli ottimi bersagli. Posò l’arco e impugnò con sicurezza il pugnale. Fendendo l’aria con la lama, ripetè i vari esercizi che gli avevano insegnato anni indietro: menava fendenti dal basso e dall’alto, affondando preciso in un nemico invisibile. Ripose il pugnale nella fodera legata alla cintura e fece gli esercizi di scioltezza, per mantenere il livello di elasticità e velocità acquisito col tempo. Se prima era una cosa necessaria, ora tutto ciò lo faceva per mantenersi in forma. Detestava non avere nulla da fare, per cui quando non aveva un incarico da completare, si allenava.

Sentì dei passi in lontananza dirigersi verso la sua casetta ma non si preoccupò.

-Sarà Konohamaru con i soldi. Fortuna che sono qui altrimenti mi assillerebbe di accettare l’incarico-

Già, l’incarico. Non ci aveva più pensato. Finiti gli esercizi prese l’arco, si mise la faretra a tracolla, ne estrasse una freccia e la incoccò. Si mise in posizione ed espirò tutta l'aria che aveva nei polmoni. Nella radura regnava il silenzio, così concentrarsi era più facile. Prese la mira e utilizzò come bersaglio l’albero direttamente davanti a lui. Quando lasciò la corda, la freccia andò a piantarsi con precisione al centro del tronco e a Naruto scappò un sorrisetto di soddisfazione. Aveva una buona mira e per rendere le cose più complicate, prese a tirare correndo, senza mai mancare il bersaglio. Il tempò passò senza che se ne accorgesse e ormai il sole splendeva alto al centro del cielo. Si fermò, la spada stretta in mano. Aveva il fiato e aspettando di calmarsi, guardò il cielo terso. Calcolata la posizione dell'astro, decise che era ora di rientrare.

Davanti la porta trovò un sacchetto di soffa viola. Prendendolo in mano si accorse del peso consistente e capì che li dentro ci dovessero essere i suoi 900 pezzi d'argento. Ripose le sue armi tranne e il pugnale e, dopo essersi messo sulle spalle il mantello, s'incamminò verso il villaggio vicino.

Era giorno di mercato e Konoha brulicava di persone. Tutti erano nella grande piazza a fare affari. Donne e uomini d'alto rango sfruttavano l'occasione per gareggiare tra di loro a chi potesse sfoggiare le migliori stoffe e potesse permettersi i gioielli più prestigiosi. Per le strade il via vai di persone rendeva movimentata la cittadina. Profumi esotici delle spezie si mescolavano alla puzza del pesce e le urla dei venditori per attirare i clienti sovrastavano il ciccaleccio della gente.

Naruto s’infilò in una via secondaria e, a passo sicuro, s’avviò alla bottega di Bee. Dentro vi era una cliente che si stava facendo dare delle erbe e Naruto aspettò all'entrata. Quando questa se ne andò, si avvicinò al bancone e si tolse il cappuccio.

«Naruto! Ragazzo mio! Come va?»

Urlò Killer Bee e prontamente Naruto gli premette una mano sulla bocca per zittirlo.

«Quante volte ti ho detto di non urlare il mio nome? Incosciente! Comunque sono qui per prendere le solite cose.»

Prese dal tascapane una lista che aveva stillato giorni prima con le erbe che gli servivano e che non poteva trovare nel bosco vicino casa.

«Si si scusa! Ma come siamo scorbutici…allora»

Cominciò a dire con nonchalance

« Com'è andato il colpo l’altra sera? In città non si parla d’altro e dicono che il re sia parecchio infuriato della cosa. Perché sei stato tu no? Non può essere nessun altro.»

Naruto chiuse gli occhi e si strinse la base del naso con due dita, sospirando esasperato. In realtà era più preoccupato di quanto volesse far credere. Sperava che l'orgoglio del nobile lo fermasse a rendere pubblico il furto, ma a quanto pare si sbagliava. 

«Si sono stato io. Ora muoviti, prima che entrino altri clienti e mi vedano.»

Continuava a guardarsi alle spalle la gente che andava avanti e indietro oltre la porta del negozio, troppo interessati e presi dalla loro vita frenetica e spensierata.

«Ecco qua» disse depositando le varie erbe sul bancone «Fanno venti pezzi d’argento.»

Naruto mise veloce mano al borsellino dei soldi e li diede a Killer Bee. Mise le erbe nel tascapane e si voltò per uscire.

«Ah Naruto!»

Il biondo aveva già una mano sulla maniglia e stava per aprire la porta, ma si voltò ritrovandosi l’uomo vicinissimo a lui.

«Fossi in te quell’incarico… lo accetterei. Konohamaru mi ha detto che hai un affare grosso tra le mani e mi ha detto il compenso. Se tu accettassi, saresti apposto per l’intera vita.»

Naruto annuì, tirò su il cappuccio a coprire i capelli d’oro e uscì all’aria aperta. Inspirò profondamente quell’aria frizzantina sentendo l'odore inconfondibile della pioggia. Alzando lo sguardo infatti vide nuvole scure che preannunciavano brutto tempo. Velocemente si diresse al mercato e poi dal macellaio, prendendo cibo in modo tale da non dover uscire di casa per almeno 5 giorni.

Arrivato a casa ravvivò il fuoco mettendoci qualche ciocco di legno e preparò l’occorrente per un brodo di pollo. Dopo mangiato lucidò tutte le armi e preparò sonniferi e veleni con le erbe che aveva comprato la mattina. Ora se ne aveva bisogno, avrebbe avuto scorte in abbondanza. Quella sera cominciò a piovere.




I tre giorni passarono in fretta e la domenica mattina si svegliò e decise di andare a caccia: aveva bisogno di distrarsi e di mettere in moto il corpo.
Prese l’arco e optò per una giacchetta in pelle resistente all’acqua: fuori il temporale imperversava da giorni.
La pioggia filtrava attraverso la trama fitta di rami sopra la testa del ragazzo e la visibilità non era delle migliori, ma volle provare lo stesso.
Stanò una coppia di lepri appena fuori da quella che doveva essere la loro tana e si acquattò per terra, prese due frecce e le scoccò in rapida successione: riuscì a uccidere entrambe le lepri senza che riuscissero a scappare. Le prese e le mise nel fidato tascapane. Riprese il cammino scrutando la vegetazione in cerca di tracce, ma purtroppo ve ne erano gran poche perché ci pensava la pioggia a cancellare tutto.

Si spinse veramente lontano di casa e se ne accorse quando giunse ai piedi della Grande Quercia. Alzò lo sguardo verso quei rami maestosi che si stagliavano nel cielo grigio e carico di nuvole, le foglie giallastre minacciavano si staccarsi da un momento all’altro. Dalla prima volta che aveva visto quell’albero Naruto ne era rimato affascinato: ispirava sicurezza ed era bellissimo.

- il luogo d’incontro di stasera. Che faccio, ci vado? Bah!-

Si riscosse dai suoi pensieri e tornò a casa dove scuoio le lepri e ne cucinò una, poi affumicò l’altra e la mise nella piccola dispensa. Si sedette a gambe incrociate davanti al focolare e rimase lì a meditare, come gli avevano insegnato e perse la cognizione del tempo. Aprì gli occhi e vide con piacere che aveva smesso di piovere e che si intravedevano le stelle e la luna piena tra le nuvole. Secondo la posizione degli astri doveva mancare poco più di mezzora a mezzanotte.

-Oh al diavolo! Ci vado-

Mise gli stivali in cuoio morbidi, sostituii la camicia bianca con una blu notte, mise il giustacuore e il mantello nero. Brandì il pugnale che mise nel fodero appeso alla cintura, due coltelli da lancio, uno in ogni stivale e uscì di casa. La pioggia aveva reso il terreno fangoso, ma anche così mentre camminava non produceva il benché minimo rumore: il bosco era avvolto nel più totale silenzio. Giunse alla Grande Quercia e si nascose nelle vicinanze finchè non vide spuntare un gruppetto formato da tre persone, tutti e tre armati. Dovevano mancare poco più di dieci minuti alla mezzanotte e decise di usare quel tempo per studiare il suo cliente. Si avvicino ai tre rimanendo nascosto e li esaminò: i due ai lati indossavano una cotta di maglia e quello più a sinistra aveva una lancia, mentre quello più a destra doveva essere più importante, viste le medagliette che aveva appuntate e le strisce che indicavano i gradi sulle spalle.

Quello al centro non poteva che essere il principe Sasuke: ciò che il mantello faceva scorgere era il colore dei pantaloni scuri e l’impugnatura della spada, dove appoggiata al pomolo stava la mano sinistra. La pelle diafana risplendeva quasi al chiarore della luna e i capelli neri si perdevano con l’oscurità della notte. Ma ciò che colpì Naruto furono gli occhi: non aveva mai visto occhi così neri; sembravano dei profondi pozzi da cui era impossibile scorgere le emozioni.
Tutto ciò che lasciava trasparire il viso era l’impazienza e si voltò in direzione del villaggio quando il campanile suonò per indicare la mezzanotte.

«È mezzanotte. Non verrà»

«Certo che verrà, mio signore. Siete comunque il principe e lui un popolano, deve portarvi rispetto e presentarsi e accettare come minimo l’offerta.»

Rispose la guardia più importante.

«Io porto rispetto a chi se lo merita, non certo perchè ricopre una posizione di potere.»

Naruto sbucò dal folto giusto mentre le campane suonavano l’ultimo rintoccò e si pose di fronte ai tre uomini.

«E così la famigerata Volpe Nera ha deciso di farsi vedere.» Sogghignò la guardia con la lancia.

«Zitto! Bene, sei giunto alla fine. Io sono Hiruzen Sarutobi, generale dell’esercito del Regno del fuoco e lui è il principe Sasuke Uchiha, erede al trono ma penso che tu lo sapessi già. E tu sei?»

Per fortuna che il cappuccio gli nascondeva tutta la faccia perché quando gli venne chiesto il nome, quasi scoppiò a ridere.

«So chi siete e davvero mi state chiedendo il nome? E magari vi aspettate anche che vi risponda.»

La guardia e il generale si scambiarono un’occhiata di sconcerto e il principe rimase impassibile e con calma rispose

«Come dovremmo chiamarti allora?»

Naruto ci pensò un po’

«Kitsune, tanto per rimanere in tema.»

A Sasuke spuntò un sorrisino e continuò

«Penso che tu voglia sapere in cosa consiste l’incarico prima di accettare giusto?»

Naruto annuì

«Ottimo allora. Devi introdurti in incognito nel palazzo del re del Regno della Terra e ucciderlo e come ricompensa avrai ben 20000 pezzi d’oro. Solo che sarai accompagnato.»

Naruto sbuffò. La ricompensa era allettante, davvero ma il lavoro era davvero rischioso: aveva sentito che re Itachi si serviva della Setta del Giglio per cui le probabilità di imbattersi in loro erano alte.

«So che è rischioso» continuò il principe «ma la persona che ti accompagnerà è in gamba e non ti rallenterà. Se accetti adesso puoi avere un anticipo di 1000 pezzi d’oro, alla fine avrai il resto del denaro. Allora?»

Naruto rimase in silenzio e continuò a pensarci. Sasuke, dal canto suo, esaminava la famigerata Kitsune mentre decideva. Dalla voce non poteva capire bene che tipo fosse e finora da quello che aveva detto non era riuscito ad individuarlo caratterialmente e il mantello celava ogni sua caratteristica fisica. Se non fosse stato per la voce avrebbe dubitato persino se era un uomo o una donna.

«E va bene. Accetto. Quando devo partire?»

Sasuke sorrise soddisfatto, così come il generale e la guardia.

«Domattina, all’alba. Fatti trovare qui. Il tuo compagno si presenterà puntuale con i cavalli.»

«Bene»

Prese al volo il sacchetto con i soldi che il generale gli lanciò.

«Dite al mio futuro “compagno di viaggio” di portare solo il minimo indispensabile.»

E se ne andò lasciando i tre nella radura da soli.

Passò la sera a preparare tutte le armi, mise nel tascapane una borraccia piena d’acqua, un po’ di frutta e la carne secca. Si svegliò prima dell’alba e dopo un rapido bagno rinfrescante, indossò gli abiti che usava quando andava a rubare: camicia a maniche lunghe nera, giustacuore in pelle scura, pantaloni in pelle neri e stivali in cuoio marroni, per poi finire con il mantello nero. Mise inoltre una specie di armatura per proteggere il petto, l’addome e la schiena: consisteva in un rettangolo di cuoio abbastanza spesso da proteggerlo da tagli superficiali ma flessibile in modo da lasciargli libertà di movimento. I due rettangoli erano uniti da cinghie che passavo sui fianchi e sulle spalle. Posizionò le due file di coltelli di lancio sotto lì e quando ebbe finito aveva una spada, tre pugnali, due file di coltelli, l’arco e le frecce e l’unica cosa che si poteva vedere erano solo quest’ultimi. Visto da lontano poteva sembrare un semplice cacciatore e non un ladro o un assassino.
Andò alla quercia con qualche minuto di anticipo e stette lì ad aspettare, il cappuccio calato in viso.

Udì dei passi e il suono inconfondibile dei cavalli al passo venire verso di lui finchè non giunsero due cavalli, entrambi carichi ai lati della sella di borse stracolme.

«Pronto a partire, Kitsune?»

Gli disse Sasuke, che era a cavallo di un bel baio e indicò il cavallo di fianco a lui, un elegante morello, che dalle fattezze sembrava uno di quei cavalli che allevavano i Nomadi del deserto ai confini della Regno del Fuoco. ( Un semplice cavallo arabo per chi se ne intende, la mia razza preferita *w* nda)

«Forza compagno. Il viaggio è lungo e tu devi uccidere mio fratello.»





Spero vi sia piaciuto :) recensite mi raccomando!
Al prossimo capitolo!
  
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