Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    26/08/2012    11 recensioni
Questa fic contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.
La storia prende spunto dagli eventi della puntata, ma ho rimaneggiato fatti e informazioni a mio piacere, portandoli verso un’altra direzione.
Ma Merlin non era solo un mago, era anche un Signore dei Draghi, forse l’ultimo di essi, e – come gli aveva rammentato il drago, tra un ruggito e l’altro, neanche tanto velatamente – lui aveva un compito di fondamentale importanza da portare a termine.
Era suo dovere prendersi cura di quella creatura non ancora nata. Glielo imponeva il suo ruolo, quel ruolo che suo padre gli aveva tramandato, sacrificandosi per salvargli la vita.
Kilgharrah era stato perentorio, a riguardo. E anch’esso, riconobbe Merlin a malincuore, aveva le sue giuste ragioni. E ottime argomentazioni.
[ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE)].
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scusate il ritardo, ma ho avuto seri casini di real life

Scusate il ritardo, ma ho avuto seri casini di real life. Ç_ç

 

Anche qui valgono le stesse indicazioni dei precedenti capitoli.

 

Questo racconto contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.

La storia prende spunto dagli eventi della puntata; tuttavia, essi sono stati rimaneggiati verso un’altra direzione dal minuto 25 circa in poi. Diciamo che nella mia fic non entreremo nella grotta e prenderemo un’altra strada. Ah! Ho anche usato le parole di Kilgharrah a mio uso e consumo. XD

 

Come ho spiegato ad alcune autrici a suo tempo, ho scelto di non leggere nessuna fic su Aithusa, per non venirne influenzata mentre scrivevo questa storia. Chiedo perdono se, in qualche modo, questa fic può assomigliare ad altre, la cosa non è affatto voluta ed è del tutto casuale.

In minima parte, è anche un omaggio a Saphira di Eragon, anche se è passato un secolo da quando l’ho letto.

 

La storia è composta da 5 capitoli ed è già finita, è in fase di betareading.

 

ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE).

 

 

Grazie.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

A chibimayu, katia emrys, _Jaya, Orchidea Rosa, elfin emrys, Yuki Eiri Sensei e DevinCarnes, per aver commentato.

A chiunque vorrà lasciare un parere.

Grazie.

 

Aithusa

 

[Our Egg, Our Mascot]

 

 

 

Capitolo III: Aithusa (“Say my name)

 

 

Era quasi l’alba quando Merlin si destò, sentendo il tiepido uovo pulsare addosso a lui. Era una sensazione bellissima e commovente, tanto che sentì le labbra distendersi prima ancora di capire che stava sorridendo.

 

Allora egli, cullandolo istintivamente, tentò di girarsi supino, perché, malgrado tutto, i suoi muscoli indolenziti – per la postura forzata che aveva mantenuto tutta la notte – gridavano il loro malcontento.

Ma il mago non aveva fatto i conti con Sua Maestà che, sentendosi privato della sua primaria fonte di calore, aveva mugugnato nel sonno, cercando nuovamente di ristabilire il gradevole contatto fra loro.

Il servo sorrise nuovamente, intenerito per una ragione diversa da poco prima, e si lasciò catturare dal braccio del suo signore.

 

Non potendo fare altro che rimanere immobile in attesa dell’aristocratico risveglio, il mago rifletté su quali fossero le mosse più opportune da fare, da quel momento in poi, per salvare la vita del piccolo drago.

 

Se fosse riuscito a far schiudere l’uovo al più presto – prima di tornare a Camelot o addirittura prima di riunirsi agli altri cavalieri (contrariamente a quanto aveva detto ad Arthur) –, le probabilità che la bestia magica potesse sopravvivere erano maggiori.

 

Sì, era più saggio mettere il suo padrone di fronte al fatto compiuto, prima che egli potesse pentirsi di aver seguito il suo consiglio o potesse cambiare parere da un momento all’altro, scegliendo di disfarsi dello scomodo ostaggio.

 

Benché quell’idea crudele cozzasse col ricordo che aveva di lui quando, la sera precedente, lo aveva scoperto a covare l’uovo, lui non poteva rischiare.

Arthur vedeva quel piccolino come un mezzo sacrificabile per aiutare la sua gente e non come una creatura speciale, da salvare e preservare in quanto tale.

 

Ma Merlin, in qualità di Signore dei Draghi, aveva un compito ben preciso da assolvere e se questo dovere l’avesse costretto a scontrarsi con l’Altra Faccia della Sua Medaglia… beh, lui l’avrebbe fatto. A malincuore, ma non vi era altra soluzione.

 

Pur augurandosi che ciò non dovesse mai accadere, gestire l’ira dell’Asino Reale era una cosa con cui aveva familiarità e, a mali estremi, era anche disposto ad usare la magia per rendere inoffensivo il suo signore, mentre consentiva alla bestiola di fuggire; poi, evocando Kilgharrah ovunque esso fosse, l’avrebbe affidata alle sue cure.

 

 

***

 

 

“Non lo rimetti nella sacca?” chiese Arthur, sorpreso, quando i preparativi per la partenza furono ultimati.

 

“No. Credo che sia più al sicuro se lo tengo in mano...” rispose l’altro, stringendosi l’uovo al petto.

 

“Merlin, stupido idiota!” imprecò il sovrano, strabuzzando gli occhi. “Sei la persona più maldestra di tutti i Cinque Regni! E pretenderesti di tenere una cosa così fragile con i tuoi palmi di burro?!” sbraitò, retorico. “Tu sei abituato ad inciampare sui tuoi stessi piedi!” reiterò, incurante di sembrare eccessivo. “Dai qua.” Comandò infine, allungando le mani con un gesto di stizza.

 

“Cosa? Oh, no!” si rifiutò lo scudiero, mentre il re sovrapponeva le proprie dita alle sue. “L’uovo è mio e lo tengo io!” s’impuntò, rafforzando la stretta.

 

“Ma tu sei mio! Perciò quello che è tuo mi appartiene!” sbraitò Arthur, in una logica tutta sua.

 

Il mago sbatté le palpebre, certo di aver equivocato. Anche il giovane Pendragon realizzò che la frase detta era fraintendibile, perciò si premurò di correre ai ripari, ritrattando.

 

“Ehm... Io intendevo dire che tu sei un mio suddito e la tua inutile esistenza mi appartiene. Ho diritto di vita e di morte su di te, peccato che tu tenda a dimenticartelo troppo spesso – o forse non l’hai mai neppure ricordato…” considerò fra sé, meditabondo.

 

“Il fatto che io vi abbia giurato fedeltà non vi dà il diritto di fare il prepotente!” s’animò lo stregone.

 

Merlin!” strascicò Arthur, impaziente. “Non discutere!”

 

“Col cavolo!” rispose il servo, a tono, rifiutando di lasciare la presa mentre l’altro strattonava dalla sua parte.

 

Merlin!” ripeté il re, come se solo dicendo il suo nome dovesse incutergli timore. Speranza vana, quella.

 

Fu un inquietante scricchiolio, fra le loro mani, a tacitarli.

 

“Hai… hai sentito anche tu?” sussurrò Arthur, preoccupato, arrestandosi di botto.

 

“Temo di sì.” Ammise il servitore, mentre insieme sollevano il guscio per verificare una possibile crepa.

 

Solo dopo essersi accertati, con meticoloso scrupolo, che tutto fosse ancora intatto, entrambi rilasciarono un sospiro di sollievo.

 

“Toh.” Decise il re, lasciando la presa. “Non voglio rischiare di nuovo.”

 

“No, è più saggio che lo teniate voi…” ammise il valletto, contrito, offrendogli il frutto delle loro fatiche. “Sebbene poc’anzi siate stato alquanto indelicato, avevate ragione, quando dicevate che sono sbadato e maldestro, anche se non lo faccio di proposito.” 

 

Arthur accolse l’uovo, poi, distogliendo lo sguardo e fingendosi interessato allo strato poroso del guscio, bisbigliò un: “Mi dispiace, se ti ho ferito.” Confessò, sincero. “Ma è vero che sono più affidabile io, da azzoppato, che tu… nel pieno delle tue facoltà!”

 

Merlin si morse la lingua per tacere.

Sull’ultima affermazione di Sua Maestà aveva parecchio da ridire – con tutte le volte che gli aveva salvato il suo regale fondoschiena?! –, ma non lo fece per il rispetto che provava per lui.

Arthur aveva ammesso di zoppicare, benché fino a quel momento avesse cercato di dissimularlo, un po’ per orgoglio e un po’ per non farlo preoccupare eccessivamente e non gravare, col suo problema, sulla loro missione.

Quindi anche lui avrebbe accantonato quel litigio e sarebbero stati pari.

 

“Scuse accettate, ma ora è tempo di andare!” consigliò, incamminandosi per primo.

 

 

***

 

 

Quando giunsero nei pressi del ponte sul burrone, l’unica cosa che trovarono furono i resti delle corde sbrindellate. Degli altri cavalieri… nessuna traccia, e neppure le loro cavalcature c’erano più.

 

“Avranno seguito il mio consiglio e si saranno diretti verso valle per cercare guadi o restringimenti nella spaccatura.” Motivò re Pendragon, passando l’uovo in custodia al suo valletto e lasciandosi cadere al suolo per riposare le stanche membra.

Tutta quella camminata di ritorno, con la gamba dolorante, era stato un supplizio e anche la spalla e le costole gli dolevano. Peccato che la sacca dei medicinali fosse rimasta ancorata alla sella della giumenta di Merlin, e quindi inutilizzabile.

 

“Sarà senz’altro così.” Ne convenne il servo, imitandolo ma con più accortezza, visto ciò che reggeva. “Cosa contate di fare?” domandò svogliatamente, quando l’ozio lo costrinse a sbadigliare.

 

Arthur lo imitò, come contagiato dal suo languore.

“Non ha senso seguirli da questa sponda-”

 

“Anche perché marciare, per voi, è un problema.” L’interruppe il mago, guadagnandosi un’occhiataccia.

 

“Non è questo, il punto.” Lo rimbeccò il nobile, offeso che l’altro si fosse permesso di evidenziare il suo impedimento, mettendo il dito nella piaga. “Il punto è che loro faranno comunque ritorno qui… beh, .” Si corresse, indicando con una mano guantata il prato oltre il dirupo. “Se trovassero un modo per passare di qua, ci raggiungeranno. Se non lo troveranno, ci saremo risparmiati un’inutile scarpinata.” Spiegò, con ragionevolezza. “Quindi, Merlin, ce ne restiamo qua.” Ripeté, come a sottolineare l’ovvio. “Ad aspettare.”

 

“Oh, bene!” concordò lo scudiero, con eccessiva gioia, posando delicatamente a terra l’uovo fra i ciuffi di erba verde e mettendosi ad armeggiare con i propri stivali. Un istante dopo, sotto lo sguardo sbalordito del suo signore, egli rimase a piedi nudi, mugolando di sollievo.

 

“Ma che fai, idiota?!” lo ammonì il nobile, con i lineamenti contratti, il naso arricciato e un’espressione schifata.

 

“Perché?” chiese il mago, sorpreso. “Non avete forse detto che dovevamo solo attendere qua il loro ritorno? Beh, mi sto mettendo comodo!”

 

“Avevo detto ‘qua’, ma non intendevo proprio ‘qua’ qua!” sbraitò il re, adirandosi.

 

Ma Merlin, incurante della sua faccia torva, scoppiò a ridere.

“Sembrate un’anatra! Ma sempre un’anatra reale!” affermò, imitandolo: “Qua, qua qua…”

 

Merlin!” ruggì il nobile Babbeo oltraggiato e indignato, mentre il suo viso diventava come il colore del suo mantello. “Alla gogna! Ti giuro che finirai alla gogna, appena torneremo a casa, così ti passerà la voglia di essere impudente col tuo re!

 

Il sorriso sulle labbra del mago si spense, mentre sfoderava la sua espressione più contrita, quella che – assai raramente, a dire il vero – sapeva impietosire il suo signore.

Ma-

 

“Non ci provare neppure!” lo tacitò Arthur, puntandogli l’indice contro.

 

Ma ci siamo solo noi due!” sbottò comunque l’altro, ignorando l’ingiunzione. “Nessun altro ha sentito e potremo dimenticarlo!”

 

Nah.” Il re fece schioccare la lingua, con un po’ di sadica soddisfazione. “Io non dimentico. Mai.”

 

“Allora non dimenticherete neppure che ieri vi ho salvato la vita!” ritentò il servo, giocando l’ultima carta.

 

“Ieri era ieri, Merlin.” Filosofò il monarca, con una faccia di bronzo. “E oggi è un altro giorno.”

 

Dannato Asino Reale…” brontolò il mago, bofonchiando, strappando alcuni fili d’erba.

 

“Cosa?!” domandò Arthur, ghignando, pregustando l’aggravio della punizione che gli avrebbe inflitto. “Mi è parso di sentire che-”

 

“Niente! Non può esservi parso niente… perché io non ho parlato. Replicò lesto lo scudiero, facendo spallucce. “Forse il vostro udito fa cilecca, Sire.” Lo provocò, fingendosi comunque ossequioso.

 

Il giovane Pendragon incassò la stoccata con lo stesso buongrado di chi ingoia un limone acerbo.

“Alza il tuo culo ossuto da lì, ce ne andiamo!” eruppe, sollevandosi e incamminandosi per primo, zoppicando, senza neanche attenderlo.

 

“Ma, Mio Signore!” s’allarmò lo stregone, scalzo, scattando subito in piedi. “Sire, dove andate?!

 

“Dove saremmo da un pezzo, se la tua linguaccia non mi avesse infastidito con le sue sciocchezze!” lo rimbrottò il re, di spalle, senza darsi pena di controllare se l’altro lo seguisse o meno.

 

“Ma avevate detto che saremmo rimasti qui!” protestò il mago, mentre si rinfilava in fretta gli stivali, raccattava l’uovo e veniva ignorato.

 

Solo quando ebbe nuovamente Merlin accanto, Arthur concluse: “Troveremo un posto all’inizio del bosco, dove accamparci per aspettarli. Probabilmente non torneranno prima di domani. Conqua’, prima intendevo ‘questa zona’, idiota!”

 

“Uhm.” Sbuffò il servo, comprendendo.

 

“E il mio perfetto udito – che a tuo assurdo dire fa cilecca – mi sta informando che vi è dell’acqua che gorgoglia nei dintorni, perciò quello sarà il posto ideale, perché non ci allontaneremo di molto.”

 

 

***

 

 

Il fuoco scoppiettava allegro, spargendo tepore tutt’attorno.

Alla luce del tramonto, Merlin si perse ancora ad osservare l’uovo che aveva tra le braccia.

Era lucido, perfetto.

La prima volta che lo aveva visto, ne era rimasto incantato, ma in quel momento lo era ancor di più.

 

Aveva perso il conto delle volte aveva percorso con le dita le screziature azzurrognole – disegnando mille e mille ghirigori – sul rivestimento perlaceo. Gli pareva quasi che esse cambiassero gradazione di colore da sole, o forse era solo uno scherzo della luce… ma non si sarebbe mai stancato di guardarlo.

 

Tra un sospiro e l’altro, quell’opera d’arte magica l’aveva stregato.

 

Merlin aveva ripensato per tutto il giorno alle parole del drago, a ciò che l’essere millenario gli aveva spiegato – non che fosse stato poi molto chiaro, ma quando mai lo era? – e su quando e come avrebbe dovuto agire. Ma non era arrivato a capo di niente.

 

Al momento giusto saprai istintivamente cosa fare, Merlin.”

 

Certo. Come no?

 

Arthur aveva sonnecchiato per tutto il pomeriggio, lasciandolo ai suoi tormenti interiori, poi Sua Maestà aveva deciso che si sarebbe inoltrato un po’ nella boscaglia, per cacciare la loro cena, abbandonandolo – malgrado le sue proteste – da solo a fare la guardia e… a covare.

 

Ma il tempo incalzava e lui doveva capire come favorire la schiusa.

Avrebbe dovuto colpire il guscio con qualcosa? Senza troppa forza, ma con decisione?

Avrebbe dovuto usare la magia? Evocare un incantesimo? Sì, ma quale?

E se il draghetto non fosse stato ancora pronto?

Aveva riposato per quattrocento anni, come diamine lo avrebbe persuaso, lui, ad uscire da lì?!

 

“Me lo vuoi dire come devo fare?” bisbigliò, pensieroso e assorto, tracciando con l’indice il profilo poroso. “Ti prego, ti prego, ti prego…”

 

“Credi che ti risponderà?”

 

Merlin squittì di spavento, sollevando di scatto la testa, mentre Arthur ridacchiava poco lontano da lui.

 

“Saresti forse un’ottima balia, vista la devozione con lui gli parli; ma sei certamente una pessima sentinella.” Gli fece notare. “Avrei potuto pugnalarti alle spalle e tu saresti morto senza neppure accorgertene.”

 

Ad essere pignoli, sarei potuto morire anche di spavento…” puntualizzò il servo col batticuore, facendolo ridacchiare nuovamente e, nel fare ciò, Arthur si mise una mano sul costato.

 

“Vi duole ancora molto?” si preoccupò, pur non potendo fare niente, con la sua magia, senza insospettirlo.

L’unica cosa buona, era stata convincere (non senza fatica) quell’aristocratica Testa di Legno a ruminare un’erba medicinale che lui aveva riconosciuto essere un blando antidolorifico.

 

“Non mi vorrai avvelenare, vero?” aveva chiesto il nobile Somaro, diffidente, prima di masticare le piantine, sinceramente preoccupato per la propria salute e ancor più per la scarsa conoscenza che l’apprendista del guaritore reale dimostrava per certe varietà vegetali.

 

“Non vi ucciderà.” Gli aveva garantito il discepolo dell’archiatra reale, e così era stato; ma il risultato si era rivelato ugualmente insufficiente.

 

Arthur mugugnò, allontanandolo dai suoi ricordi recenti.

“Forse una o due costole sono davvero incrinate.” Ammise, perché negare ormai non serviva, lanciandogli il magro pasto che aveva cacciato affinché lo scuoiasse.

 

Il servitore accantonò l’uovo e ripulì una piccola lepre, tutta pelle e ossi.

Successivamente, la mise sul fuoco ad arrostire, infilzata in uno spiedino di fortuna.

 

 

***

 

 

Il silenzio fra loro non era fastidioso.

Cullati dal gorgoglio dell’acqua e dai rumori della notte, tra il chiurlare dell’assiolo e il bubbolare di una civetta, avevano succhiato il midollo di ogni ossicino, ma le loro pance brontolavano ancora. Per lo meno, rendendo onore al piccolo ruscello lì accanto, avevano bevuto a sazietà.

Arthur lo aveva persino schizzato con le dita grondanti, per fargli dispetto vedendolo tanto assorto.

 

“Non dovresti usare il cervello, Merlin, non è una cosa che ti riesce bene!” l’aveva canzonato, sorridendo del suo broncio, mentre il servo, anche di lontano, non perdeva occasione di tenere d’occhio l’uovo, come la più solerte e ansiosa delle madri.

 

Il mago aveva sbuffato, portando pazienza, e poi lo aveva lasciato a rinfrescarsi ed era tornato dall’oggetto della sua ossessione, mettendoselo in grembo con le ginocchia raccolte al petto.

 

Dimmi come fare…” lo implorò, disperato e impotente, ripetendo anche mentalmente la sua supplica. “Dimmi come aiutarti!

 

Per un lungo, interminabile istante, niente cambiò. Ma poi…

 

Di’ il mio nome.

 

Merlin sentì una piccola, fievole voce nascere dentro di sé.

Fu solo un sussurro così sottile, che credette di esserselo sognato.

 

Di’ il mio nome. Chiamami!’

 

Insistette la voce, facendolo rabbrividire per l’emozione.

Egli spalancò la bocca per lo stupore, realizzando che era stata davvero la creatura dentro l’uovo a comunicare con lui.

 

‘Dillo!’

 

Si sentì supplicare, in modo sempre più accorato, e dunque cedette.

Pur col cuore in gola per l’emozione, inspirò a fondo per trovare il coraggio e la concentrazione necessarie – Arthur, in quel momento, non era altro che una presenza lontana e marginale nel suo campo visivo e nella sua mente.

 

Aithusa…’ sussurrò il mago, prima nella sua testa, quando la parola si fu formata da sé, limpida e vivida come una luce nell’oscurità; poi, egli la ripeté sottovoce. “Aithusa!

 

In risposta al suo richiamo, l’uovo scricchiolò, dapprima piano, e in seguito sempre più rumorosamente.

 

“Mettilo giù, Merlin! Mettilo giù!” urlò il re, comparendogli di fianco nel momento esatto in cui il guscio si ruppe e un pezzo minuscolo cadde a terra.

 

Il servo ubbidì per non contrariarlo e depose cautamente l’uovo davanti ai suoi piedi, giusto in tempo perché il sovrano lo strattonasse via con un gesto concitato e ponesse mano alla spada.

 

“No, Arthur, no!” gridò lo stregone, frapponendosi fra il suo signore e la creatura che stava nascendo.

 

“Stai lontano, potrebbe essere pericoloso!” urlò il monarca, di rimando, senza tuttavia estrarre del tutto l’arma.

 

“E’ solo un cucciolo!” cercò di persuaderlo il mago, osservando ora lui ora la creaturina che spuntava appena dal guscio.

 

Arthur sembrò dargli retta, poiché rinfoderò la lama, lasciando tuttavia la mano sull’elsa.

 

Il resto fu solo un insieme di scricchiolii ruvidi e stupore.

 

La bestiola ruppe col naso un pezzo alla volta. Uno dopo l’altro, essi caddero a terra, fino a che la testolina non fece capolino, poi le zampette e infine, con un rauco verso di vittoria, non spuntarono anche le alucce. Con un salto un po’ goffo, il draghetto si liberò di ogni costrizione.

 

E allora puntò gli occhietti curiosi sul mondo.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Giuls, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Il colore del titolo ‘dovrebbe’ richiamare le gradazioni dell’uovo, purtroppo non è possibile farlo in modo realistico. U_U

 

La frase: “Domani è un altro giorno!” credo sia una citazione che non necessita di spiegazioni, mh?

 

Premettendo che chi mi conosce lo sa bene, io sono una capra autodidatta in inglese.

Sembra assurdo, quindi, ma mentre mi preparavo mentalmente al pezzo in cui avrei scritto del guscio che si crepa, nella mia testa mi sono immaginata una voce che diceva: “Say my name.” (e non in italiano. XD)

In questo periodo sto decisamente vedendo troppe serie TV subbate e uso troppo google translator. U_U

 

Per pignoleria, faccio notare che durante la puntata l’uovo cambia colore un numero imprecisato di volte.

All’inizio è bianco, con l’apice e il pedice azzurrognoli, alla fine è tutto blu chiaro. XD

 

 

Visto che con Linette lo apprezzate, vi aggiungo un’anticipazione del prossimo capitolo:

 

Fu un cavernoso brontolio di pancia ad interrompere quella parentesi, col sovrano che sollevava sarcasticamente le sopracciglia bionde – nella miglior imitazione di Gaius – e un’espressione di commiserazione.

Merlin, abbi un minimo di dignità! Anch’io ho fame, eppure le mie budella non oserebbero mai svergognarmi a tal punto!

 

Ma non sono stato io!” s’indignò lo scudiero, arrossendo ugualmente, schiacciandosi lo stomaco come a tacitarlo.

 

“Non serve che tu menta, ti ho sentito!” insistette il giovane Pendragon, con un ghigno.

 

“Vi giuro: non sono stato io!” ripeté il mago, mettendosi persino una mano sul cuore, intanto che il suono imbarazzante si ripeteva con più intensità.

 

I due uomini si voltarono all’unisono verso l’inequivocabile fonte del brontolamento, con Aithusa che ricambiava il loro sguardo con la più innocente delle espressioni, piegando il musetto di lato.

Gre-e-e!” gracchiò, quasi offrendo loro una spiegazione o le sue scuse.

 

La protesta delle sue viscere echeggiò una terza volta, facendole schioccare la lingua e le fauci.

 

 

 

Avviso di servizio: Spero di trovare il tempo di aggiornare Linette 62 fra qualche giorno.

Come sempre, grazie per tutti i vostri pareri.

 

 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felici milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz