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Autore: the princess    14/03/2007    7 recensioni
Aprì la porta facendola sbattere contro la parete.
Sette giorni che andava in quel posto lurido, e sette volte era tornata a casa con la coda tra le gambe.
Aveva troppa paura, non c’era mai riuscita.
Mai.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THROUGH HER EYES

THROUGH HER EYES

PROLOGO

 

Aprì la porta facendola sbattere contro la parete.

Sette giorni che andava in quel posto lurido, e sette volte era tornata a casa con la coda tra le gambe.

Aveva troppa paura, non c’era mai riuscita.

Mai.

Ma quella sera era la volta buona, non ce la faceva più a resistere.

Le voci dei suoi cosiddetti amici e dei suoi genitori le risuonavano nelle orecchie.

Le lacrime

Le porte chiusale in faccia.

Il sangue.

Si avvicinò allo specchio sporco di fronte a lei.

Si guardò e si toccò il volto segnato dalla matita sbavata, sorrise malinconicamente per poi passarsi una mano tra i capelli bagnati dalla pioggia, che fuori continuava a cadere a dirotto.

Si rivoltò verso quella figura, che la ritraeva per quello che era, quella schifosa ragazza che era diventata grazie al mondo in cui viveva.

Frantumò il vetro con un pugno. Scaglie di vetro si conficcarono nella mano, la mano destra. Quella fissò l’arto, vide il rosso fuoriuscire dai tagli profondi, e tirò su col naso.

Decise di smettere di piangere, di farla finita qui con quella fottuta falsa che le aveva rovinato l’esistenza, e che aveva trasformato quet’ultima in tale.

Prese un coccio che si era fermato sul lavabo, e guardò per l’ultima volta l’immagine di se stessa.

Si chiuse nell’ultimo gabinetto e si sedette sul vaso.

Appoggiò la schiena alla parete e sospirò profondamente.

La mano destra oramai non rispondeva quasi più agli stimoli.

Il sangue aveva creato una macchia cruenta sul pavimento a scacchi.

Con le poche forze che le rimanevano, incise con il pezzo di vetro che si era portata dietro, un solco sul polso sinistro.

Le scappò un grido, voltò il viso dall’altra parte per non vedere.

Continuò a tracciare quella riga fino a che la mano destra iniziò a tremare e si fece scappare il coccio.

Dopo i primi dieci minuti il dolore si iniziò a placare, facendo però imperversare un grande giramento di testa.

Iniziò a tenersi la fronte, sporcando i capelli del sangue che gocciolava giù dalla mano rovinata.

-Fine…- si disse.

 

-Io non ce la faccio ragazzi… mi fermo qui…-.

-Cazzo Frank, l’albergo è a due passi…-.

-Senti, voi andate io vado al bagno e vi raggiungo…- concluse il ragazzo abbandonando il gruppo, fuori da un pub, dall’aspetto poco invitante.

-Sempre il solito sei…- si lamentò Gerard.

Il chitarrista si fece avanti ed entrò.

Gli bisognarono  alcuni secondi per potersi orientare.

Con ancora il trucco da concerto, aveva destato sguardi poco convinti da parte delle persone sedute al bancone.

Si passò una mano tra i capelli, e quasi vergognandosi si avvicino al barrista.

-Scusi… mi sa dire dov’è il bagno?- domandò non alzando gli occhi dalla macchia di birra che segnava alcuni cerchi sul legno.

-In fondo…- rispose quello scorbutico.

Frank alzò la mano per ringraziare e ci si diresse.

-Mamma che schifo che è questo posto…- disse a bassa voce.

Si avvicinò al primo gabinetto e senti il vetro sotto i piedi.

-Che caz….- iniziò a dire per poi scostarsi immediatamente.

Dopo aver esaminato i primi due, optò per il terzo, sperando che almeno quello non avesse tracce di urina da tutte le parti.

Però quest’ultimo aveva la porta chiusa.

Bussò.

 

L’agonia di Max continuava ancora da qualche minuto. La ragazza aveva chiuso gli occhi e ora si chiedeva il momento in cui tutto il mondo le era caduto giù.

Quando i suoi stanchi d’averla tra i piedi le avevano detto che per loro era morta.

Quando le sue amiche le avevano voltato le spalle per un nonnulla.

Quando ebbe scoperto che il ragazzo che amava tanto l’aveva tradita.

I suoi pensieri furono interrotti dal bussare alla porta.

La ragazza trasalì, non aveva neanche la forza di rispondere.

-Ehi!- disse Frank dall’altro lato.

-Occupato…- sospirò quella, senza però farsi sentire dal ragazzo.

-Ti prego amico, me l’ha sto facendo di sopra…- continuava tirando pugni contro la porta.

-Cazzo occupato!- riuscì a sbottare lei, per poi iniziare a tossire per lo sforzo.

-Ok.. scusa…- Frank si allontanò, accendendosi una sigaretta.

Max oramai respirava a fatica, tutto ciò che la circondava spariva ad ogni battito di ciglio.

-Ma quanto cazzo ci mette quella?- si chiedeva il chitarrista.

Ad un tratto, mentre cercava di placare lo stimolo, notò sul pavimento il sangue che oramai aveva ingrandito la chiazza.

-Merda!- disse avvicinandosi alla porta.

-Ehi! Tutto bene lì dentro?- urlava.

Nessuna risposta.

-Ci sei??- continuava avvicinando l’orecchio alla porta per cercare di sentire qualcosa.

Silenzio.

Dopo qualche secondo, iniziò a tirare calci contro la porta, finché la serratura arrugginita cedette.

La vide.

Svenuta da un paio di secondi, Max aveva assunto un colorito pallido, quasi inesistente.

Frank si chinò su di lei e dopo aver visto le ferite alla mano ed al polso iniziò a chiamare aiuto.

 

  
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