Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    22/09/2012    4 recensioni
~ Raccolta di flash fiction e one-shot incentrate sulle coppie ZoSan e RuNami ♥
» 58. Tequila Sunrise
«Mi stai facendo passare per il cattivo ragazzo, cuoco».
«Ricorda, marimo: non esistono uomini cattivi.... se sono cucinati bene»

[ Quarta classificata al contest «Rapido e indolore» indetto da Ro-chan { 23 } ]
[ Quinta classificata al contest «Flash Fiction Istantanee» indetto da Dark Aeris { 6 } ]
[ Seconda classificata al contest «Il mondo dei Peanuts» indetto da Dark Aeris { 26 } ]
[ Seconda classificata al contest «Due cuori e...» indetto da Frandra e Silyia_Shio { 24 } ]
[ Seconda classificata al contest «Scrivimi una raccolta» indetto da visbs88 { 29/32/33/34 } ]
[ Terza classificata al contest «Say it with Disney!» indetto da Lady Nazzumi e valutato da Dark Aeris { 23 } ]
[ Prima classificata e vincitrice del Premio Christmas Spirit al contest «All I want for Christmas is you» indetto da Frandra { 29 } ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Do one, melt one, love one'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
What amazing crew, what amazing feeling

Titolo: What amazing crew, what amazing feeling
Autore: My Pride
Fandom: One Piece

Tipologia: One-shot [ 2567 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Nico Robin, Sanji Black-Leg, Mugiwara
Genere: Generale, Avventura, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life, What if?

Colourful Green: #04. Invidia
Tabella/Prompt: Luoghi › 15. Bosco

Binks Challenge: 31° Cimitero › 32° Invidia
Una ficcy... al prompt:
Ti sei mai innamorato? 


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Zoro si schermò gli occhi con una mano per proteggerli dalla luce del sole, incapace di capire esattamente che ore fossero.
    Se doveva dirla tutta non era nemmeno certo di dove si trovasse, e, a quanto sembrava, neanche Robin era riuscita a determinare la zona in cui erano capitati, pur perlustrando i dintorni con il suo potere. In poche parole si erano persi in due, e di sicuro era l'unico a trovare quella situazione particolarmente snervante. Non appena aveva visto i ruderi e il cimitero presente in zona, difatti, Robin gli aveva detto di aspettare con un semplice cenno della mano, incamminandosi fra le lapidi ricoperte di muschio che spuntavano dal terreno per avvicinarsi estasiata alle rovine, curiosa. Aveva ripulito dalla polvere i caratteri scolpiti nella roccia, incurante di essersi macchiata le dita di erba e detriti, e, immergendosi completamente in quel mondo antico, aveva cominciato a leggere le vecchie scritture senza più badare a Zoro, che si era ritirato in un angoletto con le braccia incrociate dietro alla testa. Tra uno sbadiglio e l'altro aveva osservato l'archeologa, seguendola con lo sguardo ogni qual volta lei, eccitata come non mai, scavalcava qualche tomba per spostarsi verso altre costruzioni di pietra e assimilarne la conoscenza, desiderosa di saperne sempre più sulla popolazione che aveva abitato su quella parte dell'isola, qualunque essa fosse. E tuttora lo stava facendo, per quanto Zoro avesse ormai raggiunto il punto di rottura.
    Borbottando qualcosa fra sé e sé, lo spadaccino si sdraiò del tutto sull'erba alta che ricopriva gran parte del cimitero e continuò a fissare il cielo, trovando molto più interessanti le nuvole sfilacciate che, sospinte dal vento, sembravano ricordargli il fumo della sigaretta di un certo idiota di sua conoscenza. Se ci fosse stato lui avrebbero sicuramene litigato come al solito, però, e doveva ammetterlo, almeno sarebbe stato molto più interessante di quel mortorio. Non che starsene per una volta tranquillo gli dispiacesse davvero come voleva far credere a se stesso, ma alla lunga, specialmente dopo tutto il tempo che aveva passato con quella sgangherata ciurma, quella situazione, per lui, stava cominciando a diventare snervante. E, forse per ricordargli che il cuoco serviva anche a qualcos'altro, il suo stomaco brontolò in modo imbarazzante, richiamando l'attenzione di Robin e facendo imporporare lui come un dannato moccioso. Ah, merda.
    «Oh, scusa, kenshi-san... ci ho messo troppo?» domandò l'archeologa in tono cortese, annullando la distanza che li separava mentre si sistemava la borsa in spalla. I suoi passi erano leggeri e aveva un bel sorriso compiaciuto in volto, e forse fu proprio nel vederlo che Zoro evitò di risponderle sgarbatamente che, aye, per i suoi gusti aveva perso decisamente troppo tempo.
    «Ah, lascia perdere», borbottò nel rialzarsi in piedi, e nel lanciarle un'occhiata si accigliò, concentrando la propria attenzione sul braccio destro della donna, percorso da un taglio netto e regolare che sanguinava pigramente verso il basso. «Ohi, ma sei ferita».
    Robin sbatté le palpebre, abbassando a sua volta lo sguardo sul punto che lo spadaccino stava fissando. «Oh, dev'essere successo quando mi sono inoltrata fra quegli arbusti», fece spallucce, accennando distrattamente con una mano ad un groviglio di rovi sulla destra, a ridosso di un edificio inclinato su se stesso e dal tetto ormai cadente. «Forse è stata qualche spina».
    «Stupida», sbottò Zoro in risposta, sciogliendo con i denti la bandana che portava legata al braccio per fasciare con essa la ferita alla bell'e meglio, dandole la forma di una medicazione improvvisata sotto lo sguardo stralunato dell'archeologa. «Non fare quella faccia», soggiunse lo spadaccino nel vederla, sbuffando, «non vorrai sanguinare fino a che non raggiungeremo gli altri, spero».
    Robin sorrise, tornando a fissare il viso del compagno, vagamente arrossato. Tutti sapevano come Zoro non facesse distinzioni fra uomini e donne, dunque il fatto che si fosse preoccupato in quel modo - per un taglietto da niente, poi - sembrava quasi divertirla. «Quanta premura, kenshi-san».
    «Non è premura, è una precauzione», sembrò voler precisare immediatamente il Vice Capitano, come a voler mettere in chiaro che lui, a differenza del cuoco, non faceva favoritisi alle donne. Se al suo posto si fosse trovato Usopp, Franky o Rufy, avrebbe fatto la stessa identica cosa.
    «Quindi l'avresti fatto anche se si fosse trattato di cook-san?»
    Oh, beh, certo. Ovvio. Se si fosse trattato di quell'idiota avrebbe stretto fino a che il sangue non si fosse fermato del tutto e lui fosse stato sicuro che quel damerino non correva il rischio di stramazzare al suolo. Alt. Un momento. Che cazzo stava pensando? E perché sembrava che Robin leggesse ciò che gli passava in quel fottuto cervello che si ritrovava?
    «Quel cuoco di merda sa cavarsela benissimo anche da solo», bofonchiò, frenando miracolosamente i propri pensieri. Stavano diventando un po' troppo pericolosi, per i suoi gusti. «Non vedo perché dovrei stargli dietro ventiquattr'ore su ventiquattro».
    «Oh, ma tu vorresti stargli dietro, non è così?» replicò Robin, e Zoro, nel voltarsi verso di lei, aprì la bocca per rispondere, tacendo qualche attimo dopo nel notare il luccichio sfavillante nei suoi occhi e l'aria divertita che sembrava essersi dipinta sul suo viso. Ohi, che cazzo...? Quella che aveva letto nelle parole di Robin era malizia? O era lui quello che si faceva inutili viaggi mentali e paranoie di ogni genere? Och, sicuramente era vera la seconda ipotesi.
    «C-Che diavolo stai farneticando?» borbottò, cominciando ad incamminarsi nel folto del bosco, forse nella speranza che la conversazione morisse lì e Robin non cercasse inutilmente di fargli fare pace con il suo stupido cervello. Non voleva sapere cosa gli gironzolasse nella testa da un po' di tempo a quella parte quando si trattava di lei, del cuoco o di chiunque fosse nel raggio di mezzo centimetro da lui. «Vediamo di darci una mossa, piuttosto. Dobbiamo trovare gli altri».
    «Non credo che quella sia la direzione giusta, kenshi-san», gli disse Robin, facendo fiorire una mano sul suo braccio per afferrargli il polso, volendo richiamare la sua attenzione in quel modo. «Siamo venuti da lì e abbiamo girato in tondo per ben tre volte». Segnò il numero con un'altra mano prima di accennare con una terza un piccolo sentiero che si estendeva fra l'erba alta dietro al limitare del cimitero. Non si riusciva a scorgere nemmeno se non si guardava con attenzione, e Zoro, pur borbottando che lui sapeva perfettamente dove stava andando, dovette ammettere a se stesso che Robin ci sapeva fare, nel vedere piccolezze simili. Non era archeologa per nulla, in fin dei conti.
    «Che stiamo aspettando, allora?» rimbrottò dunque lo spadaccino, ritornando sui propri passi per seguire Robin da almeno mezzo metro di distanza. In quel modo avrebbe avuto maggior spazio di manovra in caso qualche bizzarro animale avesse deciso di attaccarli, e avrebbe anche potuto controllare meglio la zona e Robin stessa, che in quel momento aveva imboccato il sentiero senza aspettarlo, certa che lui l'avrebbe seguita senza problemi.
    Ficcandosi una mano nell'haramaki e poggiando l'altra sull'elsa dell'Ichimonji, Zoro affrettò l'andatura e cominciò a guardarsi intorno con estrema attenzione, facendo scorrere gli occhi sulle cime degli alberi che li sovrastavano ai rami più bassi che si chiudevano intorno a loro, sino a passare agli arbusti così fitti che sarebbe stato costretto a tagliare per riuscire a passare, se avessero dovuto prendere quel sentiero. Si ritrovarono ben presto in uno spazio angusto costeggiato da una fila d'alberi sulla destra e un'enorme costruzione sul davanti, completamente coperta di muschio e d'edera. La parte superiore era crollata e le pietre erano state logorate dalle intemperie, simbolo che quell'edificio doveva avere più anni di loro due messi assieme.
    Robin non perse un attimo ad avvicinarsi, curiosa. «Ti spiace se do' una veloce occhiata anche a questo, kenshi-san?» domandò, ma sembrava pronta a studiarlo comunque anche se lo spadaccino in questione le avesse messo addosso una fretta del diavolo. Zoro si limitò dunque a fare spallucce e a lasciarle carta bianca, gettando un rapido sguardo verso un albero concavo che, in quel momento, sembrava perfetto per un'altra pennichella. Robin avrebbe sicuramente perso un mucchio di tempo, quindi perché non dormire? A ridestarlo da quei suoi pensieri fu l'urlo dell'archeologa, e volse rapidamente lo sguardo nella sua direzione solo per vedere la terra spaccarsi del tutto sotto i suoi piedi e lei capitolare di sotto.
    «Merda!» esclamò, gettandosi svelto verso il bordo del precipizio per allungare una mano, non riuscendo ad afferrarla in tempo; gli rimase solo il laccio della borsa e, imprecando, si gettò a sua volta nel vuoto, avvolgendo un braccio intorno ai suoi fianchi prima di affondare a tentoni una mano nel terriccio nel vano tentativo di arrestare la loro caduta, catturando fra le dita una radice che sporgeva nella parete, per quanto la presa stesse già cominciando a venir meno. La radice  si staccò del tutto dal terreno e ricominciarono a precipitare, e Zoro ebbe appena il tempo di pensare che la sua vita sarebbe finita in quel modo miserevole prima che nelle sue orecchie sentisse Robin esclamare «Cient Fleur Wing!
» e ritrovarsi con un braccio ghermito da entrambe le mani dell'archeologa, sospeso a qualche metro da terra.
    Non riuscendo a capacitarsene, sollevò lo sguardo, vedendo Robin con... merda, erano ali, quelle che aveva sulla schiena? Da dove cazzo erano uscite? «Ma che diavolo...?!» esclamò incredulo, vedendo Robin sorridere con una certa fatica.
    «Attenuerà un po' la caduta», asserì semplicemente lei, e, prima ancora che Zoro potesse anche solo pensare di ribattere qualcosa, quelle ali sparirono, lasciandoli nuovamente in balia della forza di gravità; rapido come una freccia scoccata da un arco, il Vice Capitano afferrò Robin sotto l'incavo delle ginocchia e la sorresse contro il proprio petto, caracollando sul terreno con tutto il peso. Ruzzolarono per più di mezzo metro prima di riuscire a fermarsi, e lo spadaccino, imprecando, si sollevò a fatica con l'archeologa ancora fra le braccia, sentendo l'erba umida attorniargli le ginocchia e bagnargli i pantaloni.
    «Ohi, tutto bene?» domandò a Robin nel vederla massaggiarsi la testa, sospirando di sollievo quando lei alzò il viso e gli sorrise.
    «Sto bene, kenshi-san, grazie».
    «Ohi, bastardo di un marimo! Leva subito le tue manacce da Robin-chan!» La voce improvvisa di Sanji fu capace di farli sussultare entrambi, come se fossero appena stati colti in flagrante a fare cose di dubbia moralità. Sollevarono in contemporanea lo sguardo verso di lui, a meno di un metro di distanza, scorgendo le sagome dei restanti membri della ciurma che si facevano largo nel bel mezzo della boscaglia. Prima ancora che potesse anche solo pensare di lasciare l'archeologa, però, Zoro fu scaraventato contro il muro di terra dietro di sé da un calcio poderoso del cuoco, che si inginocchiò immediatamente davanti alla donna dopo averle delicatamente preso le mani. «Stai bene, Robin-chan? Quel gorilla pervertito ha provato a farti qualcosa? Ad una tua sola parola è un uomo morto!»
    Al tono concitato e nervoso del cuoco, Robin ridacchiò, e, gettando uno sguardo al povero spadaccino preso ingiustamente a calci, scosse il capo. «Tranquillo, cook-san... kenshi-san si è comportato come un vero e proprio gentiluomo», lo rassicurò, per quanto Sanji non si fosse risparmiato dal fulminare con lo sguardo Zoro, appena rimessosi in piedi. Merda, quel cuoco era fuori di testa.
    Per fortuna o per sfortuna, la sera calò in fretta e li costrinse ad accamparsi nel bosco, a più di mezza giornata di cammino dal luogo in cui avevano attraccato la Sunny. Franky era rimasto a fare la guardia e non si sarebbe di sicuro spaventato a passare la notte da solo, dunque, dopo quella che parve un'eternità, accesero un fuoco e Sanji cominciò a preparare la cena, spronato da un Rufy sempre più desideroso di mettere qualcosa sotto i denti. Dal canto suo, invece, Zoro se ne stava seduto contro il tronco di un albero ad osservarlo con la fronte aggrottata, continuando a domandarsi perché diavolo quell'idiota se la fosse presa così tanto per un'idiozia simile. Se ci fosse stato lui avrebbe anteposto l'incolumità di Robin alla propria, no? Quindi perché accidenti doveva fare tutte quelle storie? E perché lui ci stava ancora pensando? In fin dei conti di quel cretino di un cuoco non gli interessava nulla, anche se...
    «Va tutto bene, kenshi-san?» gli venne chiesto da Robin, prima che quest'ultima si accomodasse accanto a lui. La guardò velocemente e fece spallucce, tornando a concentrarsi, anche non volendo, sui movimenti del cuoco, che aveva frattanto rifilato un calcio a Rufy per evitare che rubasse dallo spiedo il cinghiale che stava ancora rosolando sul fuoco.
    «Certo che va bene, perché non dovrebbe?» borbottò di rimando, sentendola ridacchiare.
    «Te la sei presa per il modo in cui ha reagito cook-san?»
    «Che diavolo vai dicendo? Non sono un moccioso, Robin. Quel cuoco può fare quello che gli pare e piace, la cosa non mi sfiora minimamente», ci tenne ad informarla, come se si sentisse in dovere di farlo. I discorsi di Robin avevano preso una piega un po' imprevista, e se la donna avesse continuato a stressarlo in quel modo, molto probabilmente avrebbe dato in escandescenza e non avrebbe capito più niente. «Ohi, piuttosto, uhm... sei stata grande. Con il trucco delle ali, intendo».
    L'archeologa sorrise, accavallando disinvolta le gambe e, poggiando un gomito sul ginocchio, abbandonò il mento sul palmo di una mano. «Quello non era nulla di che... dura solo cinque secondi, ecco perché lo uso molto raramente. E tu sei di sicuro molto più leggero di Franky», ridacchiò, facendo fiorire una mano sulla sua spalla per carezzargli una guancia con la punta delle dita, tutto solo per il gusto di vederlo arrossire e distogliere lo sguardo come un ragazzino. E fu proprio nel farlo che Zoro si accorse che avevano un osservatore, e che quell'osservatore era proprio quell'idiota di un cuoco, il cui sguardo stranito non lasciava spazio a fraintendimenti. Ma non doveva importargliene nulla, giusto? Robin era adulta e poteva fare qualunque cosa desiderasse... anche corteggiare lui, a quanto sembrava. Ah, accidenti. Non era abituato a cose del genere. «Ti sei mai innamorato, kenshi-san
    Confuso come non mai, Zoro sbatté più volte le palpebre, accigliato. «Che razza di domanda è?»
    «Una domanda per fare due chiacchiere in attesa della cena». Robin sorrise comprensiva, picchiettandosi due dita sul labbro inferiore. «Io ti piacerei?»
    Se prima era arrossito, adesso il viso del Vice Capitano tendeva al violaceo. «P-Perché diavolo mi chiedi una cosa simile?»
    «Lo devo prendere per un no? Forse è perché sono troppo grande?»
    «Cos... n-non è per questo!» farfugliò, ma quel suo modo di fare riuscì solo a far ridere Robin in maniera ancor più spensierata, tanto che si coprì la bocca con una mano.
    «Stavo scherzando, kenshi-san, rilassati», lo rassicurò, gettando una rapida occhiata verso il cuoco, che aveva distolto lo sguardo proprio in quel momento per tirare un calcio al Capitano, approfittatosi di quel suo breve attimo di distrazione per provare a rubare del cibo. Robin alla scena ridacchiò, tornando ad osservare distrattamente lo spadaccino. «Ma qualcuno che potrebbe piacerti c'è... o sbaglio?»
    Zoro si lasciò sfuggire uno sbuffo scocciato, per quanto l'archeologa fosse stata sicura che anche lo sguardo del Vice Capitano, forse non volendo, era andato a cercare la figura di Sanji.
«Non ho tempo da perdere dietro a idiozie simili», bofonchiò poi, cercando di convincere se stesso e anche la donna; senza aggiungere altro, e senza nemmeno attendere che fosse proprio lei a farlo, si alzò e la lasciò sola, dirigendosi, guarda caso, proprio verso il cuoco. E a Robin parve un dettaglio insignificante il fatto che l'avesse fatto per infastidirlo, vedendoli poi litigare come loro solito per chissà quale parola di troppo.
    Scosse il capo, divertita. Quei due sarebbero rimasti degli
adorabili testoni.





_Note inconcludenti dell'autrice
Mboh. Non ho la benché minima idea di come abbia fatto ad uscire una storia del genere - poteva sembrare una ZoRobin, neh? -, però con questa one-shot ho lasciato ben intendere quanto diavolo mi piacciano i paesaggi naturali e in particolar modo le giornate passate nei boschi e le nottate accanto al fuoco. Perché? Semplicemente mi piace da impazzire e basta, non c'è un perché
Comunque sia, mi piace molto anche il rapporto che c'è tra Robin e Zoro, non necessariamente visto come romantico ma strettamente nakamaship. Un po' come con Nami, che vedo unicamente con Rufy, però, quando si tratta di Zoro, ce la vedo come compagna di bevute dello spadaccino e certe volte anche come dispensatrice di buoni consigli... a caro prezzo, ovviamente! *Ride in maniera incontrollata*
Era da tantissimo tempo che non aggiornavo questa raccolta e sono contentissima di averlo fatto con una ZoRobin nakamaship infarcita di ZoSan, e spero davvero che mi venga qualche altra idea per rendere sempre più palese l'affetto che lega tutta la ciurma, sia esso in senso amoroso o semplicemente fraterno. E poi, beh... io a Robiin l'ho sempre un po' vista come la mamma dell'equipaggio :3
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla prossima. ♥


Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: My Pride