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Autore: VenerediRimmel    06/10/2012    11 recensioni
Chi ha detto che una storia deve essere raccontata cronologicamente? Io voglio fare a modo mio parlando di loro, Stiles Stilinski, l'essere umano, e Derek Hale, l'Alpha.
Dopo: Lo prese per le spalle, portandolo presto e con forza a contatto con il muro, vicino alla finestra. Le iridi innacquate di un rosso spento.
“Riprendiamo da dove eravamo rimasti?” Ironizzò l’animale appena braccato, sorridendo incerto sul da farsi. Derek digrignò i denti facendo uscire un latrato distorto e mostrandogli, così, quali erano le sue intenzioni.

Prima: Insomma, tutti potevano difendersi. E Stiles? No, il sarcasmo questa volta non bastava. Lui era un essere umano, drammaticamente in pericolo di vita. Sempre.
E Stiles aveva aperto gli occhi, infatti in lui, dissipato negli angoli, necessitava il desiderio di sapersela cavare da solo. Di saper difendere lui e suo padre dai pericoli oscuri [...].
Così aveva deciso. [...] Rimaneva solo lui nella lista delle persone che potevano aiutarlo. Derek Hale. L'unico problema era: quell'Alpha lo avrebbe aiutato davvero?

Mentre: E soltanto dopo aver fissato la bocca del licantropo per un paio di secondi ed essersi morso un labbro, baciò il lupo con foga.
[STEREK]
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Teen Wolf Series'
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After, before and now...
about a story of a man with a werewolf.


Mentre - La Festa ( Parte Prima)



Era trascorsa una settimana da quando avevano ritrovato Erica e Boyd nella foresta e quest’ultimi, anche se con grandissima difficoltà, erano riusciti a riprendersi.
Il merito andava al Dottor Deaton che aveva compiuto un miracolo, aiutando il processo di guarigione a procedere per il meglio.
Perfino Stiles aveva notato una tacita riconoscenza nei suoi confronti da parte di Boyd che, una volta tornato a scuola, lo salutava con un semplice gesto del capo, spesso preceduto dal sorriso laconico di Erica.
Ciò nonostante quell’evento aveva scosso gli animi di tutti.
Derek era intrattabile, anche più del solito, e apriva bocca solo se era costretto a farlo. E spesso lo faceva per minacciare la gente che gli si avvicinava troppo.  
Anche Scott era diventato guardingo in ogni circostanza; perfino quando girovagava per la scuola era spaventato all’idea che qualcuno li attaccasse o idea ancora più malsana, se la prendesse – senza un valido motivo – con la sua Allison.
Ah, l’egocentrismo!
Quelli che, a parere di Stiles, dovevano essere giustificati in comportamenti strani, folli e sconsiderati potevano essere soltanto Boyd e Erica. Eppure i due avevano ripreso il corso della propria vita come se tutto ciò non fosse mai accaduto. Nonostante i segni del trauma fossero visibile, sembravano quelli che ne erano usciti illesi. Insomma, era impazziti tutti quanti. Tutti. Tranne chi aveva tutti i motivi per farlo.
Stiles, d’altra parte, non poteva di certo lamentarsi. Conviveva con la sua insonnia e i suoi attacchi di panico quotidiani e li smorzava con l’addestramento. Derek Hale era diventata la sua arma contro la paranoia.
Pensò a quello che aveva appena pensato e rise privo di consolazione. Derek Hale lo stava aiutando. Rise ancora, mentre passeggiava per il corridoio della scuola accanto al suo migliore amico.
Senza contare il fatto che dopo tutto quello che era successo Derek – che aveva tutte le buone ragione per annullare la promessa di aiutarlo – non aveva fatto nulla di ciò, piuttosto aveva aumentato i loro incontri notturni. I muscoli delle spalle protestarono a quell’evidenza, provocandogli un dolore acuto che portò Stiles a stiracchiarsi  in modo indecoroso e senza farsi troppi problemi sotto lo sguardo di mezza scuola. Sbadigliò, lanciando nel medesimo istante uno sguardo al migliore amico che lo fissava con un sopracciglio alzato.

“Derek si diverte a torturarmi” Borbottò, giustificandosi e guardandosi intorno. Lydia passò in mezzo ai due ragazzi come un razzo, salutandoli in modo sbrigativo. Stiles si chiese come facesse a quell’ora ad essere così energica e la fissò fino a quando non la vide avvicinarsi insolitamente al gruppetto di licantropi formato da Isaac, Boyd e Erica.  Strabuzzò gli occhi e diede una gomitata a Scott, assorto tra le nuvole, che quando rinsavì brontolando un ‘Ahia!’ infastidito.
Stiles prese quella lamentela come un pretesto per tornare a parlare, così chiese al migliore amico: “Cosa si stanno dicendo?” Mentre con il capo indicava il gruppetto di licantropi e Lydia, la quale aveva nel frattempo intrapreso con entusiasmo una conversazione con una Erica particolarmente stralunata.

“Io non origlio le conversazioni altrui” Borbottò Scott asciutto, incamminandosi dalla parte opposta. Stiles lo seguì con il solito sorrisetto saccente, che indossava quando voleva palesare la sua totale ragione su un argomento.

“Sì che lo fai, Scott. Sei un impiccione sarcasticamente fortunato nell’avere un udito super sviluppato, perciò ascolta quella dannata conversazione!” Gli ordinò Stiles, urlando e attirando l’attenzione dei passanti. Scott sorrise impacciato alle matricole, che parevano venerarlo sempre da lontano e che lo seguivano ovunque andasse, per poi lanciare uno sguardo infastidito al migliore amico.

“Lydia vuole essere amica di Erica e le sta proponendo una festa di bentornata, insieme al suo ragazzo Boyd.” Affermò con nonchalance, mentre allungava l’orecchio verso il punto di suo interesse. “Erica ha appena detto che Boyd non è il suo ragazzo, ma che sarebbe felice di esserle amica.” Continuò, facendo una pausa e origliando ancora la conversazione. “Erica, inoltre, dice che l’idea della festa è meravigliosa! E Lydia ha appena detto che si farà a casa sua, il tempo di invitare le persone.” Concluse Scott. Stiles tentò di aprire bocca ma Scott lo fermò, poggiando l’indice sulla bocca del migliore amico, poi aggiunse: “Ha appena invitato Isaac e ora sta per venire da noi”

“L’avevo detto io che quei due stavano insieme!” Aveva urlato una delle matricole sul punto di una crisi di nervi. Scott e Stiles si voltarono a guardarla, senza sciogliere la disdicevole scenetta che avevano portato avanti fino a quel momento. Poi si guardarono, fissando principalmente la mano di Scott sulla bocca di Stiles e si affrettarono a eliminare ogni tipo di motivazione che aveva portato quella ragazzina a crederli due amanti.  
 

*
 

Ringraziava il cielo che per colpa dell’insonnia non riuscisse a dormire altrimenti, se avesse avuto un briciolo della forza di un’Alpha, avrebbe sicuramente strozzato quello che, alle due di notte, era venuto a turbarlo nella sua stanza.
Non poteva lamentarsi principalmente per due motivi. Il primo era il più palese: era stato lui a chiedere a Derek di addestrarlo, ora borbottare per la scelta dell’orario era inutile e fuori discussione – anche perché Derek non era il tipo da farsi persuadere.
Il secondo motivo era classificabile come ‘la motivazione idiota’. Era lui il coglione che lasciava, puntualmente, la finestra della stanza socchiusa. Difatti con un po’ di accortezza, bastava che tenesse chiusa quella fottuta finestra e le sue nottate sarebbero state  decisamente più tranquille.
Anche se, pensandoci bene, Stiles sapeva che poco importava se la finestra fosse chiusa o aperta, Derek avrebbe trovato il modo per entrare in quella stanza e buttarlo giù dal letto.

“Oggi ho visto Erica e Boyd, sembra stiano meglio” Si era ritrovato a dire, mentre passeggiavano con andatura veloce nella foresta. Derek rispose a mezza bocca con un ‘Si’, poco credibile nonostante fosse la verità, e dopo la sonora sbuffata dell’essere umano, provocata dalla pochissima voglia del licantropo nell’intraprendere una conversazione, Derek si voltò a fissarlo aggiungendo sbrigativo: “Il Dottor Deaton dice che sono stati fortunati”

“Perciò hanno deciso di restare a Beacon Hills?” Convenne con un sorriso sincero. Derek, dopo una breve alzata d’occhi, decise di non rispondere. D’altro canto non era da lui perder tempo in chiacchiere. Stiles sbuffò nuovamente, ma questa volta l’Alpha non cedette alle sue proteste e tirò dritto verso il lago. In realtà, non aveva mai portato nessun altro in quel luogo, in cui spesso si era ritrovato a nascondere i suoi problemi, ma quando Stiles ci si era fiondato, la prima notte dell’allenamento, era diventata accettabile l’idea di condividerlo con qualcuno. Sebbene quel qualcuno fosse proprio il fastidiosissimo Stiles Stilinski.

“Lydia sta organizzando una festa per il loro ritorno” Sentì uscire dalla bocca dell’essere umano tra un’affermazione e l’altra. Fece una smorfia e continuò a camminare, si fermò soltanto quando arrivò sulla cunetta rialzata, che dava direttamente al lago, per attendere che l’altro gli venisse accanto.
Tuttavia se pensava che Stiles lo raggiungesse in pochi secondi, così non accade e quando tentò di girarsi per controllare che fine avesse fatto l’idiota, era già troppo tardi. Stiles, difatti, da quando aveva messo piede nella foresta, camminava guardandosi attorno e spesso si voltava per controllare che nessuno li seguisse, agitato alla sola idea che in quel bosco si nascondesse il branco di folli e presunti assassini che aveva attaccato Erica e Boyd.
Naturalmente a sua discolpa c’era il fatto che non sapesse nemmeno dove fossero diretti e ne quanto fossero vicini alla meta. Per questo motivo, ignaro del fatto che fossero giunti a destinazione, si era semplicemente voltato nel momento sbagliato, continuando a camminare senza preoccuparsi di dove mettesse i piedi.
In parole povere andò a sbattere esattamente contro il lupo. Derek, d’altro canto, colto alla sprovvista, riuscì soltanto a dire due parole prima di perdere l’equilibrio e di cadere nel vuoto, due parole dirette al ragazzo che lo aveva appena spintonato: “Figlio di…” E cadde inesorabilmente all’interno delle acque gelide del lago.
Stiles credette davvero di rivivere un déjà-vu, ricordandosi poi che quella scena era già avvenuta nella piscina della scuola e che, stavolta, salvare la vita al licantropo non sarebbe bastato per salvare la sua.  Si portò velocemente le mani sul viso e gli occhi sbarrati descrivevano alla perfezione la sua faccia terrorizzata. Quando Derek tornò in superficie, lo fece con una sguardo infuriato rivolto verso la sua prossima preda. Gli occhi rossi descrivevano alla perfezione la sua furia.

“Dove diavolo guardi quando cammini?" Ululò con voce roca, mentre si spingeva a fatica verso la riva. Stiles cercò di raggiungerlo e inciampò sui suoi stessi passi un paio di volte prima di riuscirci.

“Non basterà dirti che mi dispiace tantissimo d’averti fatto cadere, vero? Nemmeno supplicarti di lasciarmi vivere, lo so! Tu mi strangolerai, comunque, poi lascerai il mio corpo sbranato in questo lago e qualche animalaccio mi mangerà, trovandomi molto appetitoso.” Farneticò, senza il coraggio di guardare la faccia furente di Derek che lo stava analizzando da capo a piedi, domandandosi – sicuramente – da che parte iniziare a sbranarlo. Stiles lo vide avvicinarsi con passo felino, così iniziò a indietreggiare inesorabilmente, ritrovandosi ben presto con le scarpe zuppe. Come diavolo era riuscito a indirizzarlo verso il lago?

“Oh, certo! Hai deciso di affogarmi!” Urlò Stiles, annuendo e alzando le braccia e riabbassandole velocemente. Derek continuò a procedere in avanti e lo fece fino a quando Stiles, che continuava a camminare all’indietro, inciampò cadendo in acqua. A quel punto Derek incrociò le braccia al petto, particolarmente soddisfatto di avergli restituito il danno arrecato.
Quando Stiles Stilinski tornò in superficie cercò immediatamente il lupo, con il respiro affannato. Tossì per cacciare la sensazione di fastidio in gola, causato dall’acqua del lago, e fissò con ostinazione le spalle di Derek, il quale stava già tornando verso riva.
Si accertò che il suo collo non fosse spezzato, circondandolo con entrambe le mani e si guardò per accertarsi che nessuna parte del suo corpo fosse rotta. “Non mi ha toccato”  bofonchiò, sussurrando a se stesso. Soltanto qualche secondo dopo capì le vere intenzioni di Derek e ne sorrise, piuttosto contrariato. “Bravo, davvero una reazione matura Derek!” Sbraitò, alzandosi velocemente e seguendo la scia dell’altro verso il bagnasciuga. Si sedettero sulla sabbiolina terrosa, uno accanto all’altro, con la notte oscura che li circondava, e attesero in silenzio che si asciugassero, per togliersi di dosso quella sensazione di essere improvvisamente ingrassati di venti chili. 

“Senti, ti parlo sinceramente” Sbottò dopo nemmeno trenta secondi di quiete, facendo una breve pausa e voltandosi a guardarlo. Derek continuò a fissare davanti a sé, con la mascella serrata e la tentazione di ucciderlo – ma sul serio questa volta – che famelica lo stava divorando. “Io preferivo quando aprivi bocca e, certo, lo facevi per minacciarmi ma almeno parlavi! Questo silenzio è imbarazzante. E poi che ci facciamo qui? C’è un motivo? Certo che c’è, ma se tu non apri bocca e non me lo spieghi come faccio a saperlo?” Stiles non ce la faceva proprio a convivere con il bagaglio enorme dei suoi pensieri, al contrario Derek ci riusciva alla grande. I suoi pessimi pensieri e la sua profonda amicizia con il silenzio erano tutto ciò che aveva e che amava. Erano agli antipodi, come potevano andare d’accordo?
Derek rimase in silenzio per un bel po’ prima di rispondere, con lo sguardo di Stiles ad importunarlo. Si girò a fissare le iridi dell’altro che, con la poca luce della Luna, riluccicavano dorate in attesa della sua risposta. Disse ciò che pensava, forse influenzato dal luogo che segretamente custodiva tutti i suoi pensieri, o forse suggestionato dalla Luna quasi piena. Sta di fatto che si spiegò, usando ancora una volta soltanto due parole: “Siamo diversi”.
Stiles lo fissò interdetto, sperando di non aver frainteso quelle poche parole che il lupo-che-non-parla-mai aveva appena affermato; la bocca si era – nuovamente – spalancata, come se volesse chiedere tacitamente un ‘Eh?!’, che invece non ebbe il coraggio di dire. Così si limitò ad annuire e a sussurrarsi: “In toto”.
Derek lo fulminò con lo sguardo e, dopo un segno veloce di negazione con la testa, tornò a guardare il lago.
Dannazione! Era un idiota capace soltanto di lamentarsi e di dire stronzate, quando quel licantropo invece aveva aperto bocca dopo un lungo tragitto fottutamente silenzioso. Decise di ritentare. “Scusami, non riesco a trattenermi purtroppo. Sono anche stato visitato dai migliori specialisti, se è per questo, ma ironia della sorte non ho niente che non va…Proprio nien” Si fermò, rendendosi conto di essere tornato a farneticare. “Cazzo!” Borbottò, guardandosi i piedi. “Ok, parla, io giuro che starò in silenzio” Concluse, sigillandosi la bocca in una morsa delle labbra.

“Tu, Stiles, preferisci rincoglionire le persone con tante parole, anche se le cose che pensi veramente non sempre le tiri fuori. Io no.” Tagliò corto, abbracciando una gamba e allungando quella libera verso la riva. Era sfinito e questo l’avrebbe portato ad essere debole, a cedere. Ma Derek Hale non era un debole e, soprattutto, non si fidava di nessuno.
Stiles accentuò la morsa sulle labbra per evitare di parlare e annuì con vigore. Derek si voltò a guardarlo, sorpreso dal fatto che il ragazzo riuscisse ad essere così taciturno, e si lasciò scappare un inconsueto sorriso divertito quando vide il volto rosso di Stiles e il suo tentativo mal riuscito di restarsene zitto  ad ascoltare.

“Tu… sei divertito?!” Chiese aprendo finalmente bocca, mentre con sguardo allibito fissava il lupo. Era perfino più affasciante, quell’Alpha, quando sorrideva. Perché diavolo non lo faceva più spesso? Il dispiegarsi delle labbra attorno a quel volto fin troppo spesso bruno, segnato da quella lontana tragedia, era una visuale tremendamente affascinante. Insomma, quelle labbra, sì, quelle labbra incorniciate dalla barbetta incolta di qualche giorno, lo rendevano così assurdamente irresistibile. Insomma, più del solito.
E lui lo sapeva, oh sì che lo sapeva! Come quando scelse di sua spontanea volontà di distrarre l’agente della Centrale – in modo che Stiles potesse riuscire a liberare Isaac – , e, ironia della sorte, ci era riuscito grazie a quel sorriso.

“Io? Sono divertito esattamente quanto è spontanea la tua volontà di riuscire a stare zitto.” Disse con sarcasmo, tentando in fretta di tornare serio. Possibile che quella faccia rossa non se ne andasse dalla sua testa? Sorrise ancora.
Stiles continuò a fissarlo con la bocca semiaperta. “E fai anche del fottuto sarcasmo? Tu chi diavolo sei? Cosa ne hai fatto di Derek, non-rido-mai-e-minaccio-tutti-quelli-che-si-avvicinano, Hale?” Continuò, alzandosi improvvisamente e allestendo una patetica scenetta. Derek lo guardò andare avanti e indietro alla finta ricerca del ‘vecchio’ Derek, senza parole. Come sempre Stiles Stilinski esagerava.

“Ok, Stiles, se dirai a qualcuno di questa cosa considerati morto.” Lo minacciò con tono scuro, alzandosi e fronteggiandolo, con l’indice a puntargli il petto.

“E bentornato al vecchio Derek! Quasi ti preferivo divertente, sai?” Affermò, afferrandolo per una spalla. Derek continuò a guardarlo con diffidenza, alzando appena un sopracciglio. “D’accordo non lo dirò a nessuno, parole di lupet…Em, parola di Stiles!” Biascicò, mentre il licantropo fissava con sospetto la mano che Stiles poggiava – ancora – sulla sua spalla. Quando il ragazzino la tirò indietro, si affrettò ad allacciarla insieme a quella libera e a dimenticarsi di aver fatto un gesto simile.

“Comunque saremo anche diversi ma so che c’è qualcosa che ti preoccupa da quando abbiamo trovato Erica e Boyd e, per quanto possiamo detestarci a vicenda, Scott è mio amico ed è legato inevitabilmente a te. Perciò, se vuoi, puoi considerarmi qualcuno di cui ti puoi fidare. Un amico, insomma” Concluse il ragazzo dall’animo buono. Era più forte di lui, spesso si era ritrovato a pensare – ma anche ad affermare con ostinata sicurezza a chiunque glielo chiedesse – di levarsi di mezzo quell’Alpha pericoloso. Spesso aveva detto a Scott di non fidarsi di Derek Hale, tuttavia era stato lui il primo ad andare a chiedere il suo aiuto. Ciò significava che nella completa sfiducia, lui si era ciecamente fidato di Derek? Era assurdo, certo, ma ora che si era ritrovato in quella situazione, offrire la sua amicizia non gli era affatto pesato.
Derek fissò le iridi gialle dell’altro e annuì prima di allontanarsi verso gli alberi della fitta foresta. Stiles sapeva che l’Alpha avrebbe reagito in quel modo, ma non la considerò una reazione negativa. Tutt’altro.  Ora, per lo meno, Derek sapeva che quel tipo strano era pronto ad ascoltarlo, nonostante fossero diversi e spesso non si sopportassero.

“Ne abbiamo già uno di Isaac” Pronunciò dopo pochi passi Derek, deridendolo.

“Mi stai dando del Lahey?” Bofonchiò il ragazzo, rincorrendo il lupo mannaro e fermandosi a pochi passi di distanza. Stiles non poteva saperlo, ma immaginò nuovamente quel sorriso sul volto del lupo. “Io non sono mica un lupo impiccione” Borbottò, continuando la sua lamentela. Derek alzò gli occhi al cielo e tentò, da quel momento in poi, di non ascoltare le successive repliche di Stiles Stilinski, che senza dubbio sarebbero continuate fino all’alba.
 

*

 
Quel sabato sera davanti casa Martin un grande cartellone, con su scritto “Bentornati Erica & Boyd”, giustificava il baccano e la musica ad alto volume che provenivano dall’interno della villa. Stiles e Scott erano appena arrivati quando Lydia era già immersa in una profonda conversazione insieme a Allison ed Erica; un trio che, a guardarlo da lontano, pareva la rivisitazione delle Charlie’s Angels. Stiles pensò a chi potesse essere il fortunato ‘Charlie’ della situazione e, per quanto potesse essere vergognosa l’idea, fu più forte di lui, si ritrovò a fantasticare allo sciocco pensiero di lui circondato da quelle tre bellezze: la rossa, la bionda e la mora.

“A cosa stai pensando?” Gli chiese il migliore amico, che aveva notato il sorriso ebete dipinto sul volto di Stiles. Così si riscosse e guardò Scott, senza sapere cosa dover rispondere, dato che, immerso nei suoi sogni, non aveva nemmeno ascoltato la domanda che gli era stata posta. “Lascia perdere” Si affrettò ad aggiungere Scott, guardandosi intorno. “Perché ho la vaga sensazione di non conoscere quasi nessuno?”

“Si chiama poca attitudine alle relazioni sociali, Scott. Pensavo che diventando capitano della squadra di lacrosse avresti condotto una vita sociale più… affermata. Ma da quando ti sei lasciato con la cacciatrice” Disse, indicandola con la testa mentre si abbandonava ad una squallida danza a ritmo di musica. “Sei retrocesso ancora di più scomparendo completamente dalla grande Piramide dei Ruoli Sociali” Continuò, mentre passavano davanti al tavolo dei drink. “Un po’ di punch?” Chiese con lo stesso tono, sorridendo e continuando a muoversi a ritmo. Scott lo osservò accigliato per una manciata di secondi, tentò di aprire bocca, ma la richiuse senza sapere come rispondere. Poi, scocciato riuscì a dire: “Perché continuo ad ascoltarti ogni volta che parti per la tangente?” prendendo, infine, il bicchiere di punch che il migliore amico gli stava offrendo.

“Perché io ti resto affianco mentre affondi nei meandri dell’impopolarità e tu mi ascolti quando…Ehi!” Brontolò, realizzando di essersi fatto appena dare del ‘pazzo’. Trangugiò con ingordigia il bicchiere in tinta rossa, scoccando uno sguardo infastidito verso Scott.

“Solita lite tra innamorati?” Ironizzò Jackson, fermandosi davanti ai due ragazzi. Scott sorrise divertito, mentre Stiles decise che strozzarsi con il punch fosse la soluzione perfetta per rendere ancora più attendibile la presunta relazione amorosa tra i due. Il sorriso sul volto di Whittemore aumentò notevolmente e si allontanò dai due, diretto verso la sua ragazza. “Ho l’impressione che sarà una lunga serata, questa.” Borbottò Stiles, alzando gli occhi al cielo e buttando giù l’ultimo goccio rimasto nel suo bicchiere.

“Stiles, posso parlarti un attimo?” Chiese Erica, che all’arrivo di Jackson, si era allontanata dalla rossa per raggiungere il licantropo e l’essere umano. Stiles la guardò, annuendo impercettibilmente. “Magari in un posto dove posso anche percepire i miei pensieri” Continuò la bionda, lanciando un sorriso timido che la rappresentava veramente pochissimo. Stiles annuì nuovamente e la accompagnò verso la cucina. Poi si voltò a guardarla e attese che ricominciasse a parlare. L’ultima volta che le era stato così vicino, Erica era completamente cosparsa del suo sangue e in fin di vita. Rabbrividì, cercando di togliere quell’immagine dalla sua testa.

“Stiles, volevo ringraziarti per avermi salvato la vita” Iniziò, avvicinandosi al ragazzo e diminuendo notevolmente la distanza che li divideva.

“Oh, io… non ho fatto nulla! Insomma, ti sono caduto addosso mentre scappavo da Derek perciò...è stata una botta di cul…Em, decisamente sei stata fortunata!” Farfugliò, imbarazzato dall’esile distanza che impediva ai loro corpi di toccarsi.
Erica si fece ancora più vicina e gli sussurrò, con un sorriso languido a incorniciare il bellissimo volto: “Sei il mio salvatore, Stiles, sapevo che eri tu...” E, eliminando la poca distanza rimasta tra i loro visi, lo baciò.

Quando la lupa si allontanò, dopo pochi secondi, gli regalò l’ennesimo sorriso e se ne andò con passo elegante verso il salone. Dalla porta della cucina Stiles Stilinski – con la bocca spalancata e ancora stordito per l’improvviso bacio ricevuto – poté vedere i volti del suo migliore amico, di Lydia e di Jackson che lo stavano fissando e che, descrivendo le loro espressioni sbalordite, sembravano non essersi persi affatto quella scena.

 
*

 
Da quando aveva messo al mondo tre mutaforma, Derek Hale era diventato piuttosto apprensivo. Tutto ciò si era fortificato nell’animo del lupo, quando uno di loro era finito in galera con l’accusa di aver ucciso il padre, ma soprattutto quando gli altri due erano finiti nelle mani di un branco di Alpha e stavano per rimetterci la pelle. Pareva plausibile, quindi, l’idea di non aver fatto la scelta giusta quando si era deciso a trasformali.
La sua fortuna era che agli occhi della gente non trasparisse nessuna delle preoccupazioni che lo attanagliavano. Anche se era vero che Isaac e Stiles avevano incominciato a capirlo.
Difatti loro due sapevano riconoscere quell’impercettibile ruga in mezzo alla fronte che gli spuntava quando era notevolmente preoccupato. Di conseguenza, era ancora più difficile nascondere il suo reale stato d’animo a chi ormai iniziava a conoscerlo.
Eppure ostentava ancora nell’andare in giro con la sua maschera di finta indifferenza quando era chiaro a tutti, oramai, il fatto che Derek Hale avesse difficoltà ad ammettere che una cosa non andava bene o che era difficile da affrontare, oppure che aveva bisogno di aiuto.
Isaac, che conviveva con l’Alpha, si era limitato ad essere presente ogni volta che se ne presentava il bisogno. Anche se Derek non chiedeva il suo parere, lui era lì a darglielo.
Quella sera Derek era su di giri, non riusciva a stare fermo in un punto nemmeno per cinque minuti e Isaac, stanco di osservarlo gironzolare per la tana, si era limitato a chiedergli cosa avesse. L’Alpha lo aveva trucidato mentalmente in mille modi differenti, ma alla fine aveva solamente sbuffato e aveva ricominciato la passeggiata nell’enorme buco in cui vivevano.
Così Isaac si era ritrovato, annoiato, ad alzare gli occhi al cielo, mentre si sedeva sulla poltrona – quella che l’Alpha reputava di sua proprietà.
Quella sarebbe stata una lunga e noiosissima nottata, Isaac ne era certo. Appena si lasciò cadere sulla poltroncina malandata, Derek lo raggiunse e gli fece segno di spostarsi. Alzò nuovamente gli occhi al cielo, attentando alla finta e inesistente pazienza del licantropo e si alzò, infine, sedendosi su una sedia. Lo fissò per una dozzina di secondi, con l’intento di farlo arrabbiare al tal punto da farlo parlare, ma Derek sembrò non accorgersene affatto – troppo preoccupato da chissà quali pensieri – e si alzò di malavoglia, ritornando a passeggiare intorno all’autobus. Isaac, d’altra parte, seccato all’idea di essersi alzato per nulla, attese che Derek comparisse dietro l’enorme pullman giallo per tentare di nuovo di farlo fiatare.

“Se magari mi dicessi cosa c’è che non ti fa stare tranquillo, potrei aiutarti”  Derek lo fissò quasi sul punto di confessare i suoi timori, ma poi tornò sui suoi passi e continuò la maledetta passeggiata che stava ostentando l’enorme pazienza del Beta.

“Dannazione! La vuoi smettere?” Ululò a quel punto Isaac,  alzandosi e fronteggiando l’Alpha. Derek ringhiò sommessamente e spintonò il ragazzo che aveva davanti. Di lì a poco la situazione andò peggiorando, finendo bruscamente in un combattimento tra lupi. Quando, però, l’Alpha affondò Isaac sul pavimento, la tensione sembrò allentarsi velocemente e, riprendendo la lucidità persa in pochi istanti,  Derek aiutò con finta indifferenza il Beta ad alzarsi da terra.
Isaac, infine, interpretò la pacca ricevuta su una spalla come un gesto di scuse e annuì semplicemente.

“Vuoi andare a cercarli?” Chiese, asciugandosi una ferita sulla guancia che stava già guarendo. Derek non rispose e si affrettò ad uscire, Isaac alzò nuovamente gli occhi al cielo e decise che seguirlo fosse la soluzione giusta, sebbene fosse molto dannosa per la sua incolumità.
Iniziò a ricredersi quando vicino alla casa di Lydia Martin, la Camaro di Derek si arrestò placida. Derek fissò il cartellone di Benvenuto con aria scettica e ricordò in un lampo l’affermazione di Stiles della notte precedente. Si era preoccupato per nulla e mentalmente si diede dell’idiota. A quel punto avrebbe potuto fare inversione e tornarsene a casa, ma avrebbe dato l’ennesima dimostrazione a Isaac di essere stato uno sciocco; perciò girò la chiave e la estrasse, infilandosela velocemente nei jeans, mentre entrambi scendevano dall’auto. Isaac sorrise trionfante e l’altro sembrò notarlo perché finalmente si decise a parlare: “Non siamo qui per la festa” Si giustificò il lupo, camminando verso la porta d’ingresso.

“Certo” Affermò con aria sarcastica l’altro, che camminava al suo fianco. Derek lo fulminò con lo sguardo e Isaac fu contento di essere riuscito – in un modo che all’inizio riteneva impossibile – a portare l’Alpha alla festa. D’altronde Isaac Lahey sapeva bene che quel diavolo di Derek non sarebbe mai venuto ad una festa piena di adolescenti di sua spontanea volontà, perciò anche se era dovuto arrivare ad una scazzottata, ora sapeva che ne era valsa la pena.

 
*

 
Passata la mezzanotte erano rimasti veramente in pochi, poiché la maggior parte della gente si era già eclissata per un’altra festa. I presenti, che potevano contarsi sulle dita delle mani, erano: Stiles e Scott, le Charlie’s Angels e Jackson, Boyd e Danny. Quando Derek e Isaac bussarono alla porta, Stiles si affrettò ad andare ad aprire ai nuovi arrivati, ma quando davanti ai suoi occhi si palesarono i volti dei due lupi rimase scioccato per qualche secondo.

“Siete arrivati giusto in tempo per la fine della festa!” Affermò quando prese coscienza di essere davanti a una porta ad accogliere dei nuovi arrivati e che rimanersene imbambolati a fissarli era alquanto stupido e indecente.
Isaac sorrise al ragazzo e cercò subito con lo sguardo il volto di un altro lupo. Quando lo trovò poco distante dalla porta d’ingresso, il suo sorriso si accentuò.

“Ho portato anche Derek, spero non sia un problema” Disse il Beta, guardando Scott e ricevendo l’occhiataccia dell’Alpha in risposta. Quando anche Derek prese la decisione di fare capolinea all’interno della casa, Stiles chiuse in fretta la porta e raggiunse il tavolo dei drink, per prendere subito un bicchiere di Jack Daniel’s. Per quei nuovi arrivati occorreva qualcosa di forte da mandare giù.

“Che ne dite a questo punto di fare un gioco?” Cominciò Lydia, abbassando notevolmente il suono della musica e guardando tutti i personaggi che la circondavano e che, ora, la stavano fissando con circospezione. Wow, era riuscita a spaventarli. “Niente di pericoloso, ragazzi!  Solitamente si fa per divertirsi. Chi ci sta?” Nessuno si azzardò a rispondere e la rossa decise di accogliere quel silenzio come un consenso.

“Perfetto, dobbiamo fare dei bigliettini con su scritto i nostri nomi e poi ognuno deve riempirsi un bicchiere di whisky.” Continuò, ma nessuno sembrò realmente ascoltarla.

“Erica, tu puoi pensare a preparare i bigliettini, per favore?” Chiese, voltandosi verso la bionda, la quale le sorrise accondiscendente. Quando poi la vide avvicinarsi allo scrittoio della stanza per cercare carta e penna, sorrise e continuò: “Io penso ai bicchieri. Intanto voi sedetevi in cerchio qui” E indicò il posto dove si trovava, prima di spostarsi verso il tavolino delle bevande.  
Una volta preparati tutti i bicchieri e riposti in un vassoio, Lydia tornò sui suoi passi e il sorriso le si accentuò quando vide quasi tutti i ragazzi seduti in cerchio accanto alla televisione. Derek e Boyd, invece, si erano seduti sul divano, restando comunque poco distanti dal gruppo. Con una smorfia di disappunto li guardò indispettita, quei due non avrebbero giocato ma  c’era da aspettarselo. Soprattutto da uno come Derek, mentre Boyd faceva troppa paura per tentare di essere anche solo in disappunto con lui, così si stampò nuovamente il migliore dei sorrisi e si diresse verso il cerchio.

“Bene, il gioco funziona in questo modo” Iniziò, passando ad ognuno i bicchieri di Jack Daniel’s. “A turno si fa una domanda a qualcuno, questa può rispondere oppure rifiutarsi. Se rifiuta deve bere il bicchiere di Whisky. Quando, però, tutti quanti hanno bevuto il proprio bicchiere, per ogni risposta che non si vuole dare, bisogna pagare pegno. Il pegno dipende principalmente anche dal biglietto che la persona, che deve pagarlo, pesca. Avete capito?” Chiese, dopo aver spiegato lentamente le regole del gioco, tutti quanti annuirono, guardandosi guardinghi.
Derek alzò gli occhi al cielo con il pensiero in testa che quei maledetti giochi portavano soltanto guai. Per fortuna lui se ne era tirato fuori e Boyd aveva avuto l’accortezza di imitarlo. Lanciò uno sguardo di rimproverò a Isaac e Erica, i quali si limitarono a sorridere, contenti di trascorrere quel momento così normale rispetto alla loro vita diventata ormai tanto diversa e, sicuramente, più difficile.
Il primo giro si concluse velocemente e tutti bevvero l’unico bicchiere di Whisky che avevano a loro disposizione. Lydia sorrise sapendo che quel gioco, dopo quel breve riscaldamento, stava cominciando da adesso. “Ora tocca di nuovo a me, la mia domanda è per Allison.” Iniziò, fissando la ragazza con un sorriso languido.
Se le domande fino a quel momento erano state pudiche e banali, adesso che il gioco aveva preso inizio e tutti quanti erano un po’ brilli, si poteva iniziare a far sul serio. Lydia adorava fare sul serio.

“Provi ancora qualcosa di forte per Scott?” Chiese, mentre il silenzio calava in tutta la stanza. Allison sbarrò gli occhi e fissò il bicchiere vuoto davanti a sé. Poteva rispondere oppure doveva pagare il pegno? Optò per la seconda scelta, perché sapeva che rispondendo finiva per ferire il suo ex ragazzo.

“Pago il pegno, Lydia” Affermò, fissandola con volto serio e spaventato. La rossa, in risposta, le indicò il vaso che conteneva i biglietti. “Dovrai chiuderti nel ripostiglio della cucina con il fortunato o fortunata che andrai a pescare. Per cinque minuti.” Affermò, sperando con tutta se stessa che, per una volta, il Destino fosse dalla sua parte e che Allison pescasse il nome di Scott.
Allison si avvicinò all’urna e pescò velocemente uno dei biglietti. “Witthemore” lesse con un filo di voce, una volta aperto. Lydia sbarrò gli occhi, scoppiando in una risata. “In effetti te ne dovevo una, Alli” Continuò la rossa, volgendo un rapido sguardo a Scott e alludendo al bacio che si erano dati molti mesi prima. “Noi, se non vi dispiace, andiamo avanti durante i vostri cinque minuti” Cinguettò, come se il ragazzo che si stava per rinchiudere nello stanzino con la sua amica non fosse affatto il suo fidanzato.
Jackson si alzò con il sorriso sghembo a padroneggiare sul suo volto, guardò trionfante il co-capitano di lacrosse e, con una veloce alzata delle sopracciglia, lo sfidò a reagire. Scott, che era sul punto di farlo, fu bloccato da Stiles che lo trattenne per un braccio. “Sta calmo, non succederà nulla” Sussurrò all’orecchio di Scott, come se questo fosse sufficiente a non farsi udire dagli altri e come se a circondarli, insomma, non ci fosse un branco di licantropi.
A dimostrazione del fatto che Jackson l’avesse udito, passando accanto all’essere umano, si chinò appena per domandargli: “Puoi scommetterci?”
Mentre Allison e Jackson erano rinchiusi nello stanzino, toccò a Danny che pose la sua domanda a Isaac. Tuttavia né Stiles né tantomeno Scott ascoltarono con attenzione, troppo preoccupati per il pegno che Allison stava pagando con Jackson.
A quella domanda sconosciuta, però, Isaac rispose con un impacciatissimo ‘Sì’, che fece sorridere Danny. (*)

Quando i due ragazzi rinchiusi nello sgabuzzino tornarono nel cerchio, toccò subito a Allison che, per vendicarsi della situazione in cui si era ritrovata, chiese a Lydia: “Durante la rottura con Jackson, hai avuto qualcun altro?”
Allison sapeva la risposta, eccome se la sapeva. Purtroppo, però, sapeva quella sbagliata.
Lydia sbarrò gli occhi spaventata al ricordo del giovane Peter e del loro bacio. Ancora trascorreva le notti a domandarsi se quel bacio fosse stato reale, oppure fosse stato soltanto frutto della sua immaginazione.
Comunque restava il fatto che qualcun altro c’era stato.

“Pago il pegno” Affermò con falsa impassibilità, cercando di far intuire alle persone che la circondavano, che si sarebbe divertita di più all’idea di non rispondere e pescare il biglietto, piuttosto che farlo.  Allison sorrise, soddisfatta di aver ricevuto - comunque - ciò le spettava di diritto e affermò velocemente: “Un bacio con la persona che c’è sul bigliettino, Lydia”
Lydia, sorrise e si avvicinò all’urna. Una volta pescato, lesse velocemente il foglietto e alzò gli occhi al cielo. “Stilinski” Borbottò, fissando il ragazzo che si era ritrovato a spalancare la bocca dalla sorpresa. Lydia guardò il suo fidanzato e sbuffò quando non vi trovò ciò che si aspettava. Si alzò per raggiungere Stiles, mentre quest’ultimo, ripresosi dalla sorpresa iniziale, lanciava una smorfia beffarda a Jackson.

“Facciamolo!” Disse il ragazzo, avvicinandosi velocemente alle labbra e prendendo con una mano il mento della rossa. Lydia tentò di alienarsi dalla situazione che stava inevitabilmente vivendo, ma quando le labbra umide di Stiles toccarono le sue, fu difficile mantenere ancorata a sé la convinzione che non aveva mai desiderato quelle labbra, né tanto meno quel bacio.
E quell’assurda idea fu ancora più lontana, quando le loro lingue si incontrarono. Stipato in chissà quale luogo sconosciuto, lei aveva voluto quelle labbra e aveva desiderato quel bacio.
Erica, con una smorfia di disgusto, li fissava con una punta di invidia. Jackson era piuttosto sorpreso di scoprirsi geloso della sua fidanzata, mentre Isaac sorrideva alla vista di un’Alpha che, d’un tratto, sembrava essersi interessato, in maniera inconcepibile, a quella scena.

“D’accordo, ora smettetela” Borbottò ad alta voce Jackson, suscitando l’ilarità di chi lo circondava. Stiles si staccò di malavoglia dalla bocca di Lydia e la guardò, sorridendole con un leggero affanno. Due baci in una sera, cosa desiderava di più? Ma, soprattutto, aveva baciato finalmente la ragazza di cui era innamorato dalla terza elementare, finalmente poteva dirsi di essere soddisfatto.
Quando Lydia si allontanò con passo incerto verso il suo posto, Stiles guardò velocemente il ragazzo che li aveva ‘interrotti’ e gli sillabò: “Geloso?”, con un sorrisino divertito a concludere la sua perfetta vendetta. Jackson lo fulminò con lo sguardo, la rabbia a percuoterlo da capo a piedi e la mascella ad indurire il suo volto. Se non ci fossero stati così tanti testimoni, quelle sarebbero stati gli ultimi momenti di vita di Stiles Stilinski.

 “Stiles ora tocca a te” Affermò Scott, cercando di temperare la situazione critica che si era venuta a creare.

“Oh, davvero?” Chiese, guardandosi intorno. “Ok, ho una domanda…” Continuò schiarendosi la voce. “Chi mi trova particolarmente attraente?” Affermò di getto, guardando uno per volta i volti dei ragazzi attorno a lui.
Ci fu un’alzata generale di occhi al cielo, Jackson lo guardò con una smorfia a padroneggiare il volto quadrato e soltanto le ragazze si erano lasciate scappare una risata divertita.
Eppure Stiles voleva una risposta a quella fottuta domanda, perché non ne riceveva mai una?

“Ok, chi è il prossimo?” Chiese Jackson, per passare avanti a quella ridicola scenetta. “Credo tocchi a Erica”  Continuò, subito dopo.
Erica annuì e si guardò intorno sebbene sapesse già a chi fare la domanda. “Isaac voglio che tu mi dica chi ti piace” Alla prima domanda che gli era stata posta, Isaac non aveva avuto problemi a rispondere, lui non era solito farsi molti problemi a dire quello che pensava. Tuttavia, di fronte ad una dichiarazione che lo avrebbe reso debole e discutibile agli occhi di tutte quelle persone, la sua spavalderia crollò inesorabilmente. “Pago il pegno” Affermò con diffidenza, lanciando un’occhiataccia alla bionda. “Un bacio con la persona che andrai a pescare” Affermò la bionda, particolarmente soddisfatta.

“Questi baci iniziano a stufarmi…” Borbottò Jackson, sbadigliando di proposito, mentre Isaac pescava il bigliettino. Lesse velocemente il nome e sbarrò gli occhi per la sorpresa. Dannazione, qualcuno doveva avercela proprio con lui. Maledisse nuovamente Erica e la guardò, lanciandole l’ennesima occhiataccia.

“S-cott” Balbettò, girandosi a guardare il ragazzo con titubanza. “Okay, potrei ricredermi” Si corresse Jackson con sarcasmo e sorridendo divertito, mentre fissava i due ragazzi che si lanciavano sguardi preoccupati. “Forza, baciatevi!” Civettò Erica, sorridendo con malizia. La fortuna era dalla sua parte quel giorno, decisamente.
Scott e Isaac si baciarono veramente, sotto lo sguardo di una Allison che proprio non sapeva come reagire a quella scena. Certo, un bacio che all’inizio sembrava tutto fuorché un bacio, ma che tuttavia con lo scorrere dei secondi prese le sembianze di quello che poteva considerarsi un vero bacio appassionato.

Quando qualcuno disse loro di fermarsi, fu subito la volta di Isaac, ancora piuttosto impacciato. “Stiles, la mia domanda è per te” Affermò, mentre tramutava il suo sguardo da ‘lupo imbarazzato’ a ‘lupo impiccione’. “Qual è il tuo vero nome?”
Stiles fissò il ragazzo biondo per un paio di secondi, con la speranza di aver ascoltato male. “Sì, Stilinski, qual è il tuo vero nome?” Continuò Jackson, sorridendo beffardo.

“Em” Farfugliò l’essere umano. Scott lo guardò preoccupato, lui era l’unico a sapere il nome del suo migliore amico, ma sapeva anche che Stiles non l’avrebbe mai detto a nessun altro. “Pago il pegno” Rispose, infatti, poco dopo. Si avvicinò all’urna e pescò l’ultimo biglietto posato sul fondo del vaso. “Ma sì, un altro bacio” Affermò Isaac, sorridendo spavaldo.

“Certo, non c’è due senza tre!” Ironizzò Stiles Stilinski, mentre apriva il foglietto con estrema lentezza. Spalancò gli occhi, terrorizzato e stupito alla vista di quel nome. Certo, si sentiva brillo, ma gli occhi non potevano giocargli uno scherzo simile. Sul biglietto compariva, con la calligrafia elegante di Erica, il nome di un ragazzo.

“E-erica, hai inserito anche i nomi di chi non gioca?” Chiese a quel punto il ragazzo, guardandola con la speranza di essersi sbagliato. Erica sorrise e annuì nello stesso momento. “Ho inserito i nomi di ognuno di noi. Anche quelli che poi non hanno partecipato al gioco”
Tutti si voltarono a guardare Derek e Boyd che sembravano non aver ancora colto ciò che stava accadendo. Scott si allungò per leggere il foglietto che Stiles teneva tra le mani e si lasciò scappare una risata. “Non te lo permetterà mai” Esclamò, lanciando uno sguardo divertito verso il divano.

“Forza, che nome hai pescato?” Chiese seccato Jackson, fissando Stiles con i suoi occhi azzurri , pronti a deriderlo in qualsiasi momento.

“Posso rifiutarmi?” Chiese Stiles, mandando giù a fatica la saliva in eccesso. Tutti negarono con la testa e Isaac intervenne: “Puoi sempre dirci il tuo vero nome”
A quel punto Stiles Stilinski si alzò da terra e si avvicinò al divano. “Ti prego, non uccidermi” Farfugliò, mentre fissava con riluttanza il volto dell’Alpha, che  nel frattempo lo stava squadrando da capo a piedi. Solo in quel momento Boyd sorrise, rincuorato di non essere il prescelto.
Derek si alzò poco prima che Stiles lo raggiungesse e indietreggiò. “Non fare un altro passo o te ne pentirai” Brontolò, pentendosi di ritrovarsi in quella situazione. Perché non se ne era ritornato alla tana?
Stiles sembrò bloccarsi sul posto con uno sguardo agghiacciato ad incorniciargli il volto. Derek Hale sapeva che le sue minacce incutevano, nell’animo delle persone che le ricevevano, una sorta di spontaneo terrore, ma intuì immediatamente che Stiles non era scosso a causa della minaccia, ma bensì da qualcos’altro.

“Mi fai schifo. Sei solo un essere umano.” Aveva, difatti, sentito Stiles mentre fissava il volto dell’Alpha che ricambiava con una smorfia disgustata. “Non vali nulla come persona, né tanto meno come amico” Sentì, voltandosi a guardare il suo migliore amico.
Stiles aveva già vissuto una scena simile, aveva visto suo padre sbraitargli di essere la causa della morte della madre. Tuttavia non si rendeva conto che tutto ciò che i suoi occhi gli stavano mostrando, non facesse parte della realtà.

“LYDIA, cosa diavolo hai messo nel Jack Daniel’s?” Urlò Scott, avvicinandosi all’amico e ricordandosi dello strozzalupo messo nel punch alla festa di compleanno della rossa.
Derek la fulminò con lo sguardo, intuendo il fatto che  la ragazza ne avesse combinata un’altra delle sue, mentre afferrava per un polso il ragazzo che aveva a pochi passi di distanza. “Scott, pensa agli altri prima che inizino ad avere anche loro gli effetti” Ordinò l’Alpha, chiedendo poi con tono perentorio alla rossa dove fosse un bagno.
Strattonò fino al piano di sopra il corpo di Stiles che, con lo sguardo perso nel vuoto, continuava ad avere chissà quale scena impressa nella mente. E una volta entrato nel comodo ambiente, accese la luce e cercò la doccia. Lo gettò, con poca cura, sotto il getto dell’acqua fredda e attese che l’essere umano riprendesse i sensi.
Dopo qualche secondo, Stiles tornò in sé e fissò il volto preoccupato di Derek con circospezione, si chiese mentalmente che cosa fosse successo e si rispose, consolandosi nel medesimo momento, che tutto quello che aveva vissuto, fino ad ora, era stato solo frutto della sua fervida immaginazione. Nessuno lo aveva deriso o offeso. Si lasciò sopraffare da un sospiro liberatorio, mentre l’acqua scorreva ancora sul suo corpo, percuotendolo in forti brividi di freddo.
Forse fu colpa dell’alcool ancora in circolo nel suo corpo o semplicemente il senso di gratitudine nei confronti dell’uomo che lo aveva riportato alla realtà. Oppure fu la confusione della situazione appena vissuta che gli fece credere di dover dare ancora il bacio all’Alpha. Insomma, furono molti i motivi, ma sta di fatto che Stiles afferrò Derek per la maglietta e lo attirò a sé sotto l’acqua. E soltanto dopo aver fissato la bocca del licantropo per un paio di secondi ed essersi morso un labbro, baciò il lupo con foga.
 



Continua.

(*) Non volendo esplicitare la domanda che Danny fa a Isaac, lascio a voi la possibilità di immaginarvela! ^^  
 


Angolo Delirio:
Ahah, mi viene da ridere - per non piangere - perché questo capitolo è terribile. No, non mi piace per niente e c’ho messo un’eternità a scriverlo. Perciò basta, si vede che doveva andare così. Chiedo perdono a chiunque lo troverà pessimo.
Ringrazio tutti quelli che recensiscono la storia, siete meravigliosi. E ve l’ho già detto, certo, ma dovevo ripeterlo! E per questo motivo ho pubblicato la storia un giorno prima, un piccolissimo regalo! ^^
Ci vediamo con il ‘dopo’, appena finirò di scriverlo!
Un abbraccio,
DolceVenereDiRimmel


   
 
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