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Autore: moni93    20/10/2012    5 recensioni
Questa fanfic la dedico ai miei compagni di classe, perchè sono loro i protagonisti. Ebbene sì, qui non si parla di sovrannaturale o di fantasie nate nella mia mente, ma di fatti tangibili, reali e, cosa più importante, idioti.
Se siete curiosi di paragonare la vostra classe con la mia o se volete tornare indietro nel tempo, quando eravate stupidi e ignoranti (perchè il vostro unico pensiero era quello di arrivare vivi fino al fine settimana, per giocare con la play contro gli amici), siate i benvenuti!
Attenzione: i contenuti sono altamente comici e demenziali e potrebbero sconvolgere i più delicati di cuore. Alcune battutine potranno sembrarvi offensive o altro, ma vi assicuro che sono pronunciate con il solo scopo di far ridere tutti, anche i diretti interessati. In classe funziona, perciò non scandalizzatevi.
Non mi rimane che augurarvi buon divertimento! ^^
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DECIMO GIORNO: LA GITA PIÙ BELLA... E MENO ISTRUTTIVA!!

PARTE TRE: DA GUBBIO CON FURORE? NO, CON DON MATTEO!

 

Dopo la pattinata a Urbino, l’esplorazione di due ore nelle grotte di Frasassi, la maratona nella tundra leopardiana, poteva forse mancare la scalata di Gubbio?

Certo che no!

Per chi non lo sapesse, Gubbio è uno splendido paesino (come tutti quelli che gli alunni avevano visitato finora) con la differenza che esso era tutt’uno con una collinetta, che assomigliava tanto all’Everest. Forse sono imparentati, anzi, di sicuro.

“Uff... ma quanto cavolo è inclinata ‘sta salita?!”

Ofelia, come tutti gli altri, si trascinava a fatica verso la vetta che, guarda caso, sembrava allontanarsi sempre più invece che avvicinarsi.

“Più che inclinata, mi sa tanto che è più corretto dire che è perpendicolare al suolo.”

Dopo questa lunghissima frase, Matilde dovette fermarsi un attimo a riprendere fiato, sebbene ciò significasse la morte, per due semplici motivi. O rischiavi di cadere all’indietro perdendo l’equilibrio o, cosa assai più grave, perdevi la spinta necessaria per andare avanti. In altre parole, ti arrendevi al tuo triste destino e progettavi la tua tomba lì e, credetemi, non è bello avere come ultimo ricordo un sentiero invalicabile.

“Io-odio-le-salite.”
Gli occhi di Sabrina erano ridotti a due fessure, per lo sforzo e per la collera.

“Giuro che appena riprendo fiato... uff... ammazzo la preside!”

“Sabri, è inutile, cosa credi? Hanno già calcolato il fatto che saremo troppo stanchi anche solo per respirare e pensare.”

“Eeeehiiii, là infondo!! Cos’avete da lamentarvi sempre?”

Mattia, agile come un’antilope, sembrava gradire lo sforzo fisico. Per lui, era sempre meglio che starsene seduto sei ore a scuola.

“Ma tu... uff... non stai mai zitto?” chiese esasperata Matilde.

“Siete voi che continuate a parlare!”

“Zitto, o quando arrivo là in cima faccio una strage!” grugnì Sabrina.

“Su col morale, ragazze!” esclamò Andrea “Non siete emozionate all’idea di vedere il luogo delle riprese di Don Matteo?!”

Nessuno rispose. Troppo spreco di energie.

Una volta in cima, però, gli animi si risollevarono. Beh, si fa per dire.

“Che bello, come ho fatto a vivere senza questa bella vista, prima?” domandò Eva.

“Mai viste tante parabole su un solo tetto... cos’è, capta frequenze aliene?” chiese di rimando Sabrina, indicando una casa.

“Ma mi prendono per il culo? Cioè, noi siamo qua, e a un kilometro da qui c’è il Sole?!”

Le parole di Rebecca fecero partire qualche risatina sforzata. A volte ridere è l’unica cosa da fare per non piangere. E per non finire in carcere con l’accusa di omicidio di massa.

“Ma avete visto che bella la piazza di Don Matteo?”

“Ma, Andre, dici davvero?” chiese Matilde sorpresa.

“Certo! Non la riconosci?!”

“Io evito di guardare certa roba, se posso!”

“Ofelia, dai, fai una panoramica della piazza!” propose Sabrina.

“Che? Scherzi?! Troppa fatica.”

La piazzetta, se così si potevano chiamare quei due metri cubi di cemento, era disseminata di scimmie urlatrici in gita, come i nostri poveri eroi. A quanto pare, Gubbio era una città rinomata per ospitare scolaresche troppo vivaci e antipatiche ai professori. Chissà se da qualche parte c’era un buon luogo dove seppellire inosservati i cadaveri dei docenti? Insomma, qualcuno avrebbe dovuto pensare ad un’eventualità simile, no?
“Intendevo facendo un giro su te stessa.” specificò la bionda.

“Ah, ok, quello si può fare.”

Partì la ripresa.

“Ecco, siamo nella piazza di Don Matteo, lì c’è la chiesa... Sabri, ma quella è una chiesa?”

“Boh.” fu la pronta risposta.

“Se è una chiesa, è uscita parecchio male.” commentò Matilde.

“Vabbè, comunque sulle gradinate ci sono dei beoti. Altro da dire... ooohh!! Una Mini Cooper!!!”

“Chissà che bel video uscirà fuori!” disse Mattia, ridendo.

“Ah beh, rispecchierà appieno l’animo della classe.” fece Matilde.

“Ovvero?”

“Tutti vedendolo sapranno che siamo dei drogati abbonati a roba pesante, non ancora in commercio.”

“Tutto a posto, allora! Per un attimo avevo paura che qualcuno ci potesse prendere per dei bravi ragazzi!”

Sollevato, Matteo si diresse verso la sua fonte primaria di informazioni.

“Ofelia, che secondo te c’è in giro un bar o una pizzeria?” domandò seriamente preoccupato per il suo povero stomaco.

La ghanese, terminato il preziosissimo video da donare ai posteri su youtube, osservò scettica il compagno.

“Ma ti sembra che ci possa essere in giro anche solo un minimo di società? A Gubbio??”

Mattia, sconvolto da tale notizia (era l’unico della scolaresca con ancora tracce di ottimismo), incominciò a voltare il capo in tutte le direzioni, frastornato. Sembrava non voler arrendersi, sembrava un guerriero che si sarebbe battuto fino allo stremo, pur di sopravvivere, sembrava... beh, quando incominciò a girare su se stesso, sembrò un idiota, però il suo intento era nobile e lodevole!

Mosso a compassione, qualche compagno regalò a Mattia una caramella o una cicca. Una mera consolazione, per nulla sufficiente per sedare la sua fame, ma pur sempre meglio di niente.

“Ma possibile che in ‘sto merda di paese non c’è un cavolo di posto dove mangiare???” sbraitò dopo poco.

“Se c’è, l’hanno nascosto molto bene.” affermò convinta Matilde.

“E perchè mai?”

“Dai, Mattia! Secondo te? Una pizzeria sarebbe l’unica attrazione degna di nota per ‘sto paese! Almeno, la vana speranza che esista un luogo di ristoro, permette agli sfortunati visitatori di tirare avanti... se non muoiono nel tentativo di raggiungere la piazza.”

Effettivamente, quella terribile salita avrebbe spaventato chiunque. Ecco spiegato perchè Gubbio non fu mai presa d’assalto dai nemici, in passato! (come se ci fosse qualcosa da conquistare poi...)

Mentre i morsi della fame si facevano sempre più sentire, insieme ad inquietanti brontolii di stomaco, le prof ebbero la brillante idea di aprir bocca. E quello che ne uscì piacque ben poco ai giovani.

“Bene ragazzi, adesso...” esordì la Negro.

“Si mangia?” domandò speranzoso Mattia.

“Si va a casa?” chiese esaltata Matilde.

“Certo che no! Ma vi pare? Sono soltanto le dodici!” rispose la docente, infrangendo i sogni dei ragazzi.

Mentre Mattia pianificava un efferato omicidio e cercava con lo sguardo qualche arma contundente, la Negro terminò di esporre la condanna.

“Andiamo tutti a visitare la chiesetta del paese, che è bellissima!”

Tutti gli occhi si puntarono, parecchio scettici, sull’edificio dove i beoti dell’ignota scolaresca (forse la stessa che aveva attaccato i nostri prodi a tradimento, con palle di neve ad Urbino) continuavano ancora a schiamazzare. Cosa ci trovassero le docenti in un luogo tanto triste, lo sapevano appena loro.

“Ehm... quella chiesa?” domandò preoccupata Ofelia.

“Ma certo che no!” fece la donna.

“Bene, almeno non visitiamo la chiesa di Don Matteo.” pensarono con sollievo tutti.

“Visiteremo quella là, non vi pare graziosa?”

Seguendo il dito della Negro, gli alunni sbiancarono, una volta individuata la santa sede di Gubbio.

Matilde fu molto tentata di bestemmiare, ma si trattenne. Cosa che Sabrina, invece, fece con somma rabbia e frustrazione. Sebbene tutti gli alunni credessero che non si potesse andare più in su di così, le loro carissime insegnanti dimostrarono che, invece, di salite ce n’erano ancora tante e una più ripida dell’altra. E, naturalmente, per raggiungere la loro agognata chiesetta, ci sarebbero voluti minimo altri quindici minuti di arrampicata.

“Ehm... io credo che visiterò la chiesa di Don Matteo!” esordì convinta Francesca.

“Francy, non dire certe cose, mi fai paura.” disse Eleonora “Non è da te.”

“Piuttosto che fare una scalata simile, mi memorizzo ogni singolo mattone della chiesa.” replicò tetra la mora.

Matilde tentò invano di opporsi.

“Io mi rifiuto di andare fin lassù!”

Fortunatamente per lei, a udirla fu solo la gentile prof di Arte e non la Negro. Anche se, visti i votacci che aveva accumulato nel corso degli anni, la ragazza non sapeva quanto la cosa la potesse andare a suo vantaggio.

“E perchè mai, Matilde?” chiese cordiale la donna.

Perlomeno non era arrabbiata, non ancora, almeno.

“Perchè io non pratico free-climbing! Mica sono Tomb Raider!”

La risata cristallina della docente, fu l’unica risposta a tale esclamazione di terrore. Tradotto, significava: “Povera sciocca, come se avessi alternative.”

E alternative non ve ne furono.

Dopo l’ennesima arrampicata, in cui perirono un buon numero di alunni e un numero ancor più grande disertò chissà dove (sebbene non ci fossero molti luoghi allegri da visitare a Gubbio), la IV giunse ai piedi della chiesa. Dopo una brevissima visita (che fece incavolare non poco gli alunni, considerando che, vista la fatica fatta, pretendevano di dormire un poco nelle panche della sacra struttura), le docenti proposero di tornare al pulmino.

Considerando il fatto che metà classe (tra cui Mattia, Sabrina e Matilde) stavano seriamente pensando di rendere il mondo un posto migliore, eliminando la Negro, la donna pensò bene di evitare un ammutinamento con le parole che seguirono:

“Non avete fame, ragazzi? Andiamo a mangiare, forza!”

Gli alunni nascosero le armi da taglio che, misteriosamente, erano spuntate dalle loro mani e seguirono docilmente la professoressa, solo perchè aveva pronunciato le paroline magiche “Andiamo a mangiare”. L’omicidio, comunque, non era stato cancellato, ma semplicemente rimandato. Insomma, non potevano mica rischiare di sbagliare mira! Meglio attendere di avere lo stomaco pieno, prima di lanciare un’accetta alla volta della testaccia della Negro e centrare, invece, un povero innocente.

Dopo una discesa spaventosa (nessuno riusciva a procedere moderatamente, data l’inclinazione) e dopo che numerosi alunni rischiarono di spalmarsi al suolo o contro le morbide mura in pietra affilata della città, la IV giunse al tanto agognato pulmino.

Sembrava che tutto si sarebbe concluso nel migliore dei modi (Mattia già pianificava una battaglia di cibo durante il pranzo), quando Francesca, sbucando da chissà dove, mostrò orgogliosa un suo souvenir di Gubbio.

“E quello che roba è?” chiese Matilde.

“Una fatina!” trillò allegra Francesca.

“E dove cavolo l’hai presa?”

“Mentre voi scalavate l’Everest per vedere la chiesa, io sono rimasta giù e ho trovato un negozietto stracarino che vende statuette di folletti e fatine, non è carina?”

Mattia, interrompendo per un attimo la sua assemblea dal titolo “Morte a quelle maledette delle prof”, si sporse verso Francesca e Matilde.

“Cioè, vuoi dirmi che a Gubbio non c’è una cavolo di pizzeria, ma c’è il negozietto delle fatine?!” chiese isterico.

Francesca annuì.

“Autista, si fermi!!! Devo bruciare una città!!!”

Si concluse così la splendida gita della IV Liceo!

Ah, tranquilli, Gubbio è ancora intera, se volete visitarla. Non sia mai che venga distrutta la sede delle riprese di Don Matteo!

 


ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Ciaoooo!!! ^^

Mi scuso per il leggero ritardo (e dai, per i miei standard non è male xD), ma l’Uni è iniziata e gli orari sono come quelli degli operai in fabbrica (e non scherzo). Perlomeno, sono riuscita a rispettare anche quest’ultima scadenza, evvaiiii!! Mi scuso per la brevità del capitolo, ma la visita a Gubbio è stata talmente orribile, che i miei ricordi sono parecchio vaghi e sfuocati. Prometto di fare meglio il prossimo.

Ora, vorrei tanto potervi dire che ci vediamo il primo di Novembre, ma, ahimé, non sarà possibile. Infatti, quel giorno non sarò a casa e, per una volta, sarò a divertirmi!! Sapete dove vado??? Al Lucca Comics!!!! *balla e canta di gioia*

Ehm, ehm... quindi, spiacenti, ma dovrete attendere un poco per il nuovo capitolo. Farò in modo che sia il prima possibile, comunque, non temete!

Ora vi saluto, grazie per l’attenzione e... a presto!


Moni =)

   
 
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