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Autore: Medy    23/10/2012    2 recensioni
.....“ Questo non è un castello qualunque. Qui si ergeva, un tempo, una scuola. Non una scuola qualunque. Una scuola di Magia, chiamata Hogwarts” Blacke sentì la voce dell’uomo estendersi in quel silenzio. Divenne calda e soffice, piacevole. Sentì Johanne trattenere il respiro, eccitata all’idea di ascoltare una storia che riguardava la MAGIA. Lasciò l’attenzione a quei particolari, per dedicarsi alla voce dell’uomo che ritornò a squarciare il silenzio. Riprese, e questa volta non si sarebbe interrotto.
“La sua fondazione è datata nel 936, arriveremo anche a questo, ma prima è importante conoscere ciò che ha preceduto la fondazione. Gli eventi che diedero al destino gli elementi giusti per far incontrare i suoi futuri fondatori. Quattro maghi, i più potenti al mondo. Questa parte della storia non è conosciuta da molti, ma io la reputo molto importante , e interessante, anche perché rivela la debolezza che anche un mago potente possiede…. Tutto ha inizio, nel 926, oltre questi luoghi , al di là dei colli, dove adesso l’asfalto e lo smog ha sostituito le bellezze della natura che circondavano un tempo questi luoghi… Vi racconterò la storia di quattro semplici maghi, che si incontrarono per caso, e scoprirono, oltre la propria magia magia e la propria potenza anche , l’amore, l’ira, la gelosia, l’incertezza e la saggezza…..”
Blacke sentì le palpebre divenire pesanti, e senza volerlo, senza poterlo impedire, si addormentò sotto il cielo ricamato di stelle, ma la voce dell’uomo era ancora viva e piacevole. Si addormentò , ascoltando ogni singola parola pronunciata da quell’uomo misterioso, apparso magicamente sul loro cammino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Priscilla, Corvonero, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prima di iniziare vorrei scusarmi con TUTTI di questo imperdonabile ritardo! Sono desolata e mi scuso con tutti voi! Purtroppo l'università mi sta risucchiando brandelli di vita.... ogni giorno....ormai sono diventata un'automa.... e scrivere bhe.. è diventato molto molto difficile!!!! >.<  Ma non IMPOSSIBILE  Mi dispiace, ma non vi libererete maiii di meeeee! Muahahahahah!! Detto questo...voglio Iniziare con i Ringraziamenti, in modo da lasciarvi poi con la lettura( se sarà penosa, perdonatemi.....) 

 Free4ever.....Sei assolutamente ADORABILE!!!!! Ti ringrazio x la tua pasienza, x la tua disponibilità, x le tue minacce che mi fanno morire( se Bellatrix si trova a passare, falla venire con i Malfoy e magari anche con Sirius..... XD ) .... E scrivo questo x te, perchè mi sostieni! <3 .....Sei grandiosa, e spero di non deluderti.....<3 



 thera che non manca MAIIIIIIIII con le sue recensioni, e che è stata la prima a credere a questa storia....Se non mi avessi dato coraggio credo che non avrei continuato....QUINDI GRAZIE GRAZIEEE GRAZIEEEEEEEEEEEEE! <3 


MalandrinaFelpata Sandyblack94  Che mi seguono, nonostante la storia sia penosa :P ....siete davvero un'incoraggiamento UNICO! <3 !!!! 

Cadmus che l'ha inserita tra le preferite....CIOèè RAGAZZA TU SEI PAZZA! <3 MA ANCHE TROPPO GENTILEEEEE!!!! Spero che con il prosegure della storia non cambi idea! XD !!!! .....<3 Grazieeeeeeeeeee! .....

E infine , ma non meno importante..... whitesnow.. a te vorrei fare un discorso diverso....Allora.... Voglio ringraziarti non solo xk magari consideri il mio modo di scrivere decente.... xk pò tanto decente non è, ma ti ringrazio xk mi hai dato un pò di coraggio....quel coraggio ke mi mancava.... Forse dopo la nostra avventura rimarremo semplicemente noi, ma questo cammino semplice è bello, soprattutto se fatto con una persona alla quale si è molto legati! Quindi grazie xk leggi e soprattutto GRAZIE XK STAI AFFRONTANDO CON ME QUALCOSA DI RISCHIOSO E FORSE DELUDENTE! Ti voglio bene <3 .....


E infine..... BUONA LETTURAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! <3 





-Spells&Love-

- Sesto capitolo-




Aprì gli occhi ,disturbati   dai raggi di quel sole pallido,   ma caloroso e rinvigorente, che prepotentemente, senza chiedere , entrò nella stanza, irradiando ogni angolo .Quella pallida luce lo  destò dal lungo sonno che lo aveva accompagnato in quella notte. Riprese senso della realtà, ritornò al mondo terreno, e sentì   una  strana leggerezza soffiare  sul cuore, sentiva una strana sensazione che invadeva ogni parte del suo corpo, compreso il volto, che contro la sua volontà, accolse quel giorno incurvandosi in un sorriso. Un sorriso mai apparso sul viso sottile e cupo, un sorriso che rimase li , che si propose a  fargli  assaggiare una nuova sensazione, quella sensazione solo sognata o vissuta su il viso degli altri. Quella sensazione mai assaporata, verso la quale aveva sempre provato invidia,  e avversione, dovuta alla consapevolezza che forse non avrebbe mai provato quella sensazione cosi pacifica, cosi calmante e inspiegabile . Ma quella mattina le sue convinzioni decaddero, esattamente come la sua invidia e avversione, perché quella mattina Salazar si sentiva finalmente felice, sentiva finalmente un leggero solletico al cuore, sentiva finalmente il suo animo ritornare al giusto posto, ritornare da lui. Quell’animo perso e affievolitosi negli anni. Voltò lo sguardo e il cuore riprese nuovamente a battere, pompando vita. Batteva nuovamente, come se si fosse appena riacceso un meccanismo rimasto fermo e immobile per troppo tempo, rischiando di arrugginirsi e deteriorarsi. Ma adesso aveva ripreso a funzionare, e funzionava alla perfezione. E lo doveva solo a lei, che dormiva ancora, che con ancora il viso disteso in un’espressione riposante e tranquilla, si perdeva nei suoi sogni, si lasciava ancora cullare dalle braccia di Morfeo che non accennava a volerla lasciare. Quella notte una promessa era stata sussurrata alla notte; Si erano legati in un giuramento eterno, che avrebbe cambiato ogni cosa. Rowena era ritornata da lui, si era lasciata andare con lui, aveva amato lui quella notte e non chi le aveva chiesto di divenire sua moglie. Salazar non avrebbe dovuto farlo, perché ormai lei aveva scelto, aveva scelto LUI, e Salazar l’avrebbe legata a se per sempre. Ora che era sua avrebbe fatto di tutto per tenerla con se, stretta al suo petto, stretta alla sua anima. Avrebbe fatto ogni cosa per non lasciarsela scivolare nuovamente via dalle mani. Rowena era sua, e mai nessuno avrebbe diviso i loro corpi, le loro anime, LORO.  Si sporse verso di lei, tracciò con delicatezza le curve della sua schiena, accarezzò la pelle ancora calda, morbida, quella pelle che aveva assaporato quella notte e della quale non ne avrebbe mai sentito la sazietà. Accarezzò i lunghi capelli che dispettosamente le ricadevano sul volto, coprendone una parte, non dandogli la possibilità di illuminarsi con la sua bellezza. Glieli scostò, appena, per darsi la possibilità di guardarla interamente, di illuminare i suoi occhi della sua bellezza. Non aveva mai amato Salazar , non aveva mai saputo cosa fosse l’amore, non era stato un allievo attento a quei concetti che avevano dato ispirazione a poeti, che avevano gettato persone alla pazzia. Eppure c’era una consapevolezza in lui, quella consapevolezza che ciò che aveva provato per tutti quegli anni, quella sensazione che stava provando adesso, quella stessa sensazione che donava al cuore movimento e battito, che rendeva il fiato corto , i sorrisi facili , la testa leggera , sgombra da pensieri tormentosi, era AMORE. Amava Rowena da sempre. Il loro era stato un legame di sguardi, perché era stato quello a legarli e renderli eterni.
Rowena in quel momento era il suo angelo, disteso accanto a lui, inconsapevole di quanta perfezione racchiudesse in quel semplice stato. Quanta perfezione trasmetteva restando immobile, con il sole che donava al suo corpo una luce reale che risaltava ogni aggettivo che Salazar non riusciva a classificare o esporre. Era sempre privo di parole al suo cospetto, era schiavo di lei. Tracciò ancora ogni centimetro del suo corpo, non stancandosi di ammirarla in quel silenzio. Ammirava l’unica cosa che aveva trasmesso al suo cuore arido un colpo vitale.
Le accarezzò dolcemente il viso come se volesse accertarsi che ella fosse reale, che ciò che si erano promessi a for di labbra non era stato uno scherzo giocatogli dal suo cuore, dal desiderio di ritrovarsi li. Accarezzò le morbide labbra, che al tocco si arricciarono appena. Toccò le palpebre rosee , che tremarono appena, per poi aprirsi con dolcezza. I due pezzi di cielo incastonati sul suo viso lo scrutarono , lo ammirarono, misero a fuoco il bel volto che le apparve d’avanti. Salazar la guardava con intenso sguardo, e sul viso era dipinto un magnifico sorriso, rimasto un raro dono, fino a quel momento. Sentì il risveglio in lei, ritornò a respirare finalmente, dopo anni in cui il suo respiro era rimasto imprigionato nei polmoni, dolendo , marcando quel dolore con prepotenza. Quel sorriso era ritornato da lei, PER LEI, e lo aveva riportato indietro. Salazar era finalmente ritornato, e ciò che era accaduto anni prima sembrò del tutto dimenticato. Ad eccezione del meglio che li aveva avvolti, ad accezione dei tremori del cuore che li aveva coinvolti, di quel legame che era nato con i loro incontro, fatto solo di quegli sguardi che comunicavano tutto ciò di cui si aveva bisogno. Loro erano cosi, non erano parole, ma solo anima,loro erano un tutt’uno che non avevano bisogno di parole futili, di inutili suoni tradotti in qualcosa di comprensibile. Loro avevano solo bisogno di entrambi, avevano solo bisogno di quegli sguardi per comprendere ciò che l’altro custodiva in se. Le labbra morbide di Rowena si aprirono in un sorriso, che si disegno leggiadro sul suo volto. Coinvolgendo gli occhi, coinvolgendo l’anima e il cuore.
“Buon Giorno….” La sottile voce mostrava un tono roco e ancora perso nel mondo dei sogni. Come lo sguardo, ancora velato, ancora sognante. Salazar fu attraversato dalla consapevolezza che attimi come quelli non gli sarebbero mai bastati, e fu travolto dalla consapevolezza che anima più bella non avrebbe mai incontrato. LEI era la sua strada, e quel giorno , quando i piedi e la mente lo condussero al Glen, il destino aveva scritto per loro, su di loro. Il destino lo aveva condotto li, e gli scontri, i malintesi, i dolori al petto e la mancanza di ossigeno, era servito solo per consolidare ciò che li univa, che li aveva sempre tenuti saldi, anche quando erano lontani. Il loro destino era stato scritto quel pomeriggio,  e Salazar lo aveva accettato senza ribattere.
“ Nessun giorno è stato mai cosi bello…” Sospirò lui, tra un sorriso, avvicinandosi a lei, sfiorandole le labbra con le sue, riconducendola da lui tra le sue braccia, assaporando il sapore delle sue labbra, sfiorandole la pelle calda e rendendo quel risveglio una folata di vita quasi eterna. Averla tra le braccia era un sogno che prendeva forma e colore, che si creava a passi lenti e guidati, ma ben meditati e perfetti. Poi Salazar dovette mettere fine a quell’attimo; Adesso che avevano deciso di ricominciare, adesso che tutto sarebbe proseguito per la giusta direzione, raggiungendo la direzione che segretamente si era prefissati, che tremando avevano creduto di non poter raggiungere. Salazar doveva parlare, le doveva dire ogni cosa prima che quei piccoli e irrilevanti segreti potessero rovinare quella perfezione trovata per caso.
“Rowena, ho da dirti una cosa molto importante….” Gli anni in quel luogo erano proseguiti con dolorosa lentezza, mettendogli d’avanti innumerevoli e dolorose realtà che lo avevano reso un’anima inquieta, uno spettro adirato e stanco, rischiando di divenire vendicativo e violento. Aveva agito alle spalle degli altri quattro, aveva agito alle sue spalle, e tenerle ancora nascosto quel piccolo punto lo avrebbe tormentato e lo avrebbe reso colpevole delle sue pene e sofferenze, una volta scoperto. Sospirò sperando che il suo essere sincero, quella sincerità gestita solo da quel sentimento tanto forte da renderlo del tutto schiavo , da strappargli via ogni dolore, ogni avversione e ogni sua vendetta, non le si ritorcesse contro, rovinando quella perfezione affannosamente trovata.Guardò i suoi occhi, bassi, sinceri, comunicativi. Le stava assicurando che le sue parole sarebbero state ascoltate e che avrebbe capito, qualunque cosa lui volesse dirle.
“Dirtelo non mi è facile . Ma non voglio che tu creda ancora che io sia oscurato dalla rabbia e che abbia desiderio di ricercare potere e magia oscura. Questo non è mai accaduto…. Il mio è sempre stato puro desiderio di sventarla, di eliminarla…e per farlo ho dovuta conoscerla….” Rowena lo zittì con le labbra, che premettero sulle sue, che si saziarono del loro calore, della loro morbidezza. Era stata una sciocca nel pensare che Salazar fosse un mago oscuro. Lo aveva conosciuto, aveva imparato ad accettare i suoi silenzi, i suoi sorrisi accennati. Aveva imparato a comprendere che il suo sguardo truce e iracondo non era altro che una maschera, che lei avrebbe potuto strappare con facilità. Quella maschera che ormai non nascondeva il suo vero animo.
“Ascoltami…. Non voglio segreti con te…. E quindi voglio svelarti l’unico che potrebbe rovinare questa meraviglia che ci è capitata. Ho paura di dirtelo, ho paura di rivederti ritornare nelle braccia di Gryffindor…ma non posso tenerti allo scuro. Ascoltami Rowena…” L’allontanò da se a malincuore , desiderando solo restare li, a riscaldare i loro corpi stando abbracciati, unendo ogni cosa di loro. Ma doveva parlare, doveva svelare quel piccolo segreto, prima di poter  ancorare per sempre Rowena a se , e rendersi un’unica cosa, un’unica essenza.
Rowena pendeva dalle sue labbra, guardandolo con dolcezza infinti, soffermando i suoi occhi sulle sue labbra, che si muovevano lentamente, timorose di pronunciare parole che avrebbero potuto rovinare quel momento che le teneva saldo il cuore, stringendolo , timoroso di ascoltare ciò che rendeva i suoi occhi, cupi e profondi, una maschera di dolore per se stesso . Qualunque cosa le avesse detto lei avrebbe provato a comprendere, a capirlo, a risolvere ciò che poteva turbarlo. Rowena non si sarebbe fatta sopraffare dagli sbagli che le avevano fatto rischiare di perderlo. Per la sua anima viziata, per il suo dispettoso tentativo di metterlo alla prova.Quella prova che aveva superato egregiamente, che le aveva fatto comprendere che lui l’amava davvero, che le aveva fatto comprendere che un amore come quello che Salazar le aveva da offrirle, quell’amore che ormai aveva colto anche a lei, arrivava solo una volta nella vita, oppure non arrivava affatto, e lei che aveva avuto la fortuna di sfiorarlo, e adesso, di stringerlo a se, non avrebbe rischiato di ritrovarsi nuovamente senza.
“Quando costruimmo il castello, decidemmo all’unisono cosa lo avrebbe composto, quali stanze avrebbero preso possesso dei luoghi immensi e spogli. Costruimmo tutto sotto la supervisione di tutti, senza decidere prima di non aver consultato ognuno di noi….”Rowena annuiva, riportando alla mente i primordiali progetti che avevano dato vita a quell’incantevole luogo, a quella casa ormai condivisa da anime bramose, spensierate, sole e sagge. Quel luogo che aveva visto la loro nascita, il loro odio, le loro lacrime il loro dolore, e che adesso stava assistendo alla LORO creazione.
Annuì ancora incitandolo a continuare. Gli occhi scuri si abbassarono , soffermandosi su una ciocca corvino , che sentitasi ribelle, rispetto alle altre, le scivolava lungo l’incavo del collo, standosene sola, lasciando dietro il resto della chioma fluente e setosa. Salazar l’attorciglio al dito, toccandone la morbidezza, portandoselo alle labbra, assaporando il buon profumo di pesca . Quanto amava quella donna era inspiegabile, e perderla adesso, avrebbe distrutto ogni parte di lui , che si sarebbero frantumati come cocci di creta gettati violentemente sul pavimento.
“Ho creato una camera…..La camera dei Segreti; è il mio luogo di…meditazione. I giorni ad Hogwarts erano divenuti insopportabili, e stare in quel luogo mi ha aiutato molto. Vederti con Gryffindor mi ha reso un uomo privo di anima, saperti al suo fianco mi ha strappato via la voglia di vivere…Ho desiderato di morire, Rowena….Ho desiderato di farla finita, di sfidarlo ad un duello mortale solo per mostrarti  che sarei disposto a tutto per te….” Gli occhi ritornarono da lei, e una dolce sorpresa gli curvò le labbra, strappandogli un sorriso. Rowena non era adirata, furiosa. Non mostrava indignazione per quella verità  giunta quella mattina di tutta fretta. Rowena si allungò verso di lui, e posò ancora le sue calde labbra su quelle di Salazar. Sentì le loro pelli aderire nuovamente, e i capelli scivolargli sul viso, invadendolo di quel dolce profumo che quella notte aveva assaporato con passione e dedizione.
“Scusami per tutto, Salazar…. Ho tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, ho costretto al mio cuore di zittirsi ogni volta che mi sussurrava che l’unico in grado di possederlo e di custodirlo fossi tu…. Ho cercato di tenermi lontano dall’amore che ho sempre sentito per te….Salazar , amarti mi è sempre stato cosi naturale. Non ho mai avuto bisogno di ricercare cosa potesse spingermi a farlo. Mi è bastato vederti quella volta, quell’unica volta, per sapere che TU eri il mio destino, che TU eri , sei e sarai l’unico….” La vita scorreva in lui ad ogni parola, che Rowena pronunciava con dolcezza, con pura sincerità. Vedeva l’azzurro dei suoi occhi divenire lucente, divenire  limpidi . Rispecchiavano la sua anima, si scorgeva la verità che c’era in lei, quella verità tenuta nascosta per troppo tempo. Se Godric Gryffindor avesse realmente letto nei suoi occhi, avrebbe capito da sempre che non lo avevano mai visto realmente, se solo avesse letto quelle leggere pagliuzze verdi, illuminarsi solo al suo passaggio, Godric Gryffindor avrebbe compreso fin da sempre che Rowena non avrebbe mai potuto porgli un posto nel suo cuore.
“Voglio mostrartela…Voglio che anche tu sappia dove andare quando avrai bisogno di restare sola….” Il cambiamento di Salazar era avvenuto in una sola notte. Una notte era bastata per renderlo l’amante, l’amico, una persona migliore. I suoi occhi trasmettevano una serena tranquillità e il magnifico sorriso, che ricreava piccole fossette ai lati del viso, lo rendevano splendido, e non accingeva a voler abbandonare il volto. Era splendido, era luminoso, era accecante. Rowena sorrise di rimando e fiondandosi nuovamente sulle sue labbra sussurrò piano.
“Se vorrò stare sola…. Cercherò le tue braccia, se avrò bisogno di sorridere cercherò te….se avrò bisogno di piangere, troverò la tua spalla, e se ho bisogno di gioia infinita, mi basterà guardare i tuoi occhi, che mi comunicano tutto ciò di cui ho bisogno” I loro sorrisi si mischiarono a baci dolci, colmi d’amore. Baci bramosi , desideriosi di farli restare incollati , di renderli indivisibili, renderli un’unica cosa, che nemmeno la morte avrebbe spezzato. Le loro labbra si trovarono, si unirono, si staccarono solo per assaporare non solo il loro sapore, ma per assaporare i loro sguardi, per assaporare i lineamenti dei loro visi. Salazar fece scivolare le mani lungo la schiena candida e morbida, strinse i sottili fianchi, immerse il viso nell’incavo del collo , assaporando il suo profumo, sentendo quel calore che invase ogni centimetro di se. La sentiva sotto la pelle, la sentiva dentro di lui. La sentiva ovunque, e l’avrebbe sentita per sempre….
 
 
 
 
 
Gli occhi di Godric si spalancarono, diltandosi, divenendo increduli. Sentì il cuore divenire polvere, le budella contrarsi in una morsa dolorosa e l’orgoglio venir schiacciato violentemente. Non riusciva a guardare il luccichio che l’anello in diamanti, forgiato con cura e dedizione dagli gnomi dell’EST, emanava con prepotenza, spiegando ciò che Rowena quel pomeriggio non era stata in grado di proferire a chiare parole. Rowena era posta di fronte a lui, con sguardo basso , con un’espressione di puro dispiacere che rovinava la bellezza del suo volto. Le mani era strette , tanto da rendere le nocche ancora più pallide. Rowena aveva abbandonato Salazar con un’unica promessa, quella promessa che non era mancata, quella promessa che era stata appena compiuta. Non poteva sposare Godric, non lo amava, non lo aveva mai amato. La scintillante armatura, il sorriso sempre pronto a rassicurarla, la galanteria pronta a farla sentire amata e adulata avevano offuscato la realtà del suo cuore, avevano reso quel sentimento puramente superficiale, lasciando che si soffermasse su cose tanto futili, lasciando ciò che realmente gli dava forma. Rowena aveva dimenticato la complicità, aveva dimenticato i piccoli gesti, i piccoli tentativi che Salazar compiva solo per assicurarsi che mai nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare il bellissimo sorriso dal volto di Rowena. Piccoli gesti , piccole attenzione che non avevano mai chiesto nulla in cambio, oltre alla bellezza di poterla vedere felice. Ma adesso aveva ripreso coscienza, si era destata da quel sonno, da quel finto incanto, dopo aver mostrato la sua egoistica voglia di trovare sorrisi e semplicità. Aveva dovuto attendere anni prima che quell’egoismo l’abbandonasse e lasciasse posto ad una consapevolezza matura, ad una consapevolezza  di poter affrontare con Salazar ogni cosa, senza lasciarsi intimorire , senza permettere che la paura di non essere abbastanza forte la inducesse a lasciarsi sfuggire piccoli attimi di felicità pura e sincera.
Rowena guardava Godric , e poteva immaginare, vedere nella sua mente, nella sua immaginazione e nel suo pensiero,  il tormento,il dolore la delusione che gli attraversava l’animo e il viso. Nonostante avesse il capo basso e i capelli color oro ricadevano pesantemente sul viso, come per proteggerlo da quello schianto che lo aveva colpito dritto in pieno petto, Rowena sentiva quella rabbia, sentiva la delusione esplodere fuori, come un anima indipendente desiderosa di farle capire come le sue semplici parole, il suo semplice rifiuto pronunciato con fin troppa leggerezza , avesse provocato una dolorosa conclusione.Godric  Sentiva il cuore stritolarsi, divenire sempre più piccolo, fin a rendersi invisibile nel suo petto, sentiva il fiato corto e mancante e le mani erano tremanti. Non riusciva a capire cosa potesse aver fatto cambiare idea a Rowena, quell’idea apparsa fedele e salda fino a qualche giorno precedente. Quell’idea di voler divenire sua moglie e vivere insieme per sempre. Rowena era sembrata convinta, decisa ,FELICE. Alzò piano il volto verso di lei, non riuscendo a trattenere dentro di se ciò che stava provando in quell’istante che gli appariva cosi eterno, cosi irreale. Lo sguardo che le rivolse le fece raccaponare la pelle. Era rabbioso, rigido , colmo di disprezzo e , Rowena notò a malincuore, odio. Non l’aveva mai guardata in quel modo, aveva sempre riservato uno sguardo di adulato amore, una sorta di devozione verso di lei. Aveva creduto che un sentimento tale non poteva essere distrutto da un atto come il suo,  di sincerità, una sincerità punitiva. Una sincerità che aveva ottenuto occhi rabbiosi puntati su di lei, e rabbia pura tracciare ogni linea del viso dell’uomo che fino a poco prima le aveva riservato dolcezza e amore. Non poteva e non voleva biasimarlo, ma non poteva costringerla a fingere, ad accettare una vita di segreti, di bugie. Non era la vita a cui aspirava, non era la vita che aveva desiderato condividere con  Salazar. Voleva viverlo , voleva assaporare attimi di vita solo con lui, in piena libertà, senza temere , senza che secondi potessero essere sottratti al poco tempo che due giovani amanti avevano a disposizione. E per fare ciò doveva rifiutare l’altro amore; Quello il cui tormento non l’avrebbe mai travolta, perché non vero amore, quello di cui passione si sarebbe limitata a scambi di sguardi timidi e ingenui. Salazar la consumava, la rendeva immune, le faceva sentire le ferite scottanti di un amore desiderato, di un amore mai capito, era una parte di lei, quella parte che si annullava e si completava al contempo. Mentre Godric era un amore che amava semplicemente, senza darle quel giusto sapore che l’avrebbe reso UNICO.
“Spiegami cosa ha potuto influire sulla tua decisione….” Si alzò con finta calma, ma la voce si alzò di qualche tono. Godric tremava, e sentiva le ferite dolere, soprattutto quelle dell’orgoglio, stracciato con violenza. Sentiva nell’aria l’odore marcio di Salazar, sentiva che quel cambiamento , avvenuto di poco era dovuto al suo intervento, a qualche sua parola di troppo, a qualche suo gesto inopportuno. Solo il giorno prima avevano lottato per lei, e lei aveva cambiato subito atteggiamento, aveva cambiato subito pensiero, che aveva modificato , aveva cambiato tutto, rovinando ogni cosa.
“Godric non voglio che vi adirate per questo. Ma sarebbe stato un errore farlo, unirci in un vincolo tanto importante, quando in realtà i nostri cuori non erano sicuri di ciò che realmente volevamo….” Godric battè violentemente un pugno sulla scrivania in legno , facendo sobbalzare lei e le varie pergamene aperte su di esso. Quel rivolgersi a lui in tono tanto distaccato .Quell’utilizzo del “voi” cosi formale, cosi privo di quel piccolo particolare di intimità, scambiatosi dopo la proposta , dopo che lui le aveva aperto il suo cuore, quello sfioro di labbra, apparentemente freddo, in lui era stato fatale, lo aveva legato a lei con maggior intensità. Sentiva la rabbia salire in più parti, per concentrarsi in fine sul viso. Aveva le labbra secche, e non riusciva a stringere i pugni, tanto stretti, da poter stritolare le ossa di qualcuno, se fossero state tra le sue mani.
“Rowena, avete accettato la mia mano, avete promesso amore a me SOLO a me…e adesso mi state dicendo che non siete pronta per un passo tanto IMPORTANTE?” Le pergamene si librarono in aria violentemente all’ultimo urlo che uscì dalla gola di Godric. Aveva il viso in fiamme, esattamente come il suo animo che bruciava di rabbia e rancore per Salazar Slytherin. Rowena non lo avrebbe mai ammesso , ma lui SAPEVA che era stato lui a sottrargli Rowena, sapeva che era stato acquattato dietro un angolo per tutti quegli anni, e aveva analizzato perfettamente il tempo, la strategia giusta che gli avrebbe ridato giustizia. Voleva vendicarsi del male che lui gli aveva procurato quando , giunto al Glen, gli aveva sottratto colei che pensava fosse la sua anima gemella. Rowena non poteva accettare lui, non poteva amare lui, perché Salazar non meritava quella bellezza infinita, non meritava quella perfezione Era troppo marcio, era troppo oscuro per poter possedere tanta bontà, tanta perfezione. Aveva lo sguardo offuscato dalla rabbia, tanto da non riuscirla a vedere, tanto da non riuscir a scorgere le lacrime di paura che le scivolarono dal viso. Rowena rimaneva immobile, di fronte a lui, decisa a dargli le giuste spiegazioni, e ritornare nelle braccia di Salazar che le avrebbe donato la sicurezza, il conforto di cui aveva bisogno in quel momento. Desiderava essere stretta tra le sue braccia, sentire il suo tocco sul viso, sentire il suo profumo sulle labbra. Desiderava ritornare da lui, e lasciare che la notte cadesse su di loro, dimenticando ogni cosa, ricordando solo loro due. Ma doveva prima dare a Godric la possibilità di capire. Nonostante la paura ammontasse, rimaneva incollata al pavimento, in attesa che quella rabbia sbollisse e che le sue parole non provocassero altri danni.
Godric abbassò il capo, come per scacciare quell’animo adirato, e ritornare a controllare le sue parole e i suoi modi , divenuto improvvisamente bruschi. L’amore strappa dal petto la peggior parte, rendendola visibile a tutti, anche a se stessi, credenti di non possederla.  Quando rialzò lo sguardo provò una fitta al cuore, nel vedere gli occhi cristallini resisi umidi, le gote rosse e il labbro tremare. Rowena era terrorizzata da quel lato oscuro balzato fuori improvvisamente e contro la sua volontà. Girò intorno al tavolo, raggiungendola, e tirandola a se, la strinse quasi a stritolarla. Quell’abbraccio era doloroso, e fin troppo forte. Godric stava caricando troppa rabbia sul corpo esile di Rowena, che sentì brividi di rimorso percorrerle la schiena. Non erano quelle le braccia che desiderava, non era quello il profumo che voleva sentire, assaporare e amare, era Godric e non Salazar. Ma sentiva la forza venirle meno, e sentire le colpe gravare su di lei. Se fosse stata più saggia, se solo non avesse dato adito all’orgoglio e all’amore di spegnere il suo intelletto supremo, rendendosi una comune strega, una comune donna, resasi schiava del dolore, della credenza di non voler soffrire, forse non si sarebbero ritrovati a quel punto, in cui , i cocci di cuori , e anime erano disperse sul pavimento freddo e oscuro del castello. Riuscì a dividere i loro corpi, e lasciare che le conseguenze, date dal suo incosciente sentimentalismo, prendessero avvio e strada nella giusta direzione.
“Perdonatemi Godric, ma non posso …Non vi amo. Ho sempre amato Salazar, è sempre stato lui la parte mancante, quella che ci ostiniamo a cercare, talvolta in eterno “ Portò una mano al petto, e un sorriso ornò uno sguardo perso nel vuoto, la manifestazione dolorosa di un pensiero appena rivolto a Salazar Slytherin, che fece attorigliare le budella a Godric. Non poteva sopportare di vedere tutto ciò . Aveva le mani che tremavano e sudavano nervosamente, e la spada che lo chiamava a gran voce .Avrebbe trafitto quel balordo , lo avrebbe fatto, anche se farlo avrebbe indotto Rowena ad odiarlo per la sofferenza che le avrebbe recato. La voce di Rowena proseguì in quel perdono, non curante dei pensieri che avvolegavano la mente di Godric, rendendola folle, rendendola omicida.” Ho un dolore allucinante al petto, per il rimorso di ciò che le ho fatto. Ma se accettassi, questo dolore si estenderebbe a molti, e non voglio che io sia causa di altro dolore. Il tempo guarisce ogni ferita, e anche quella del cuore guariranno senza problemi….” Rowena si stupì della calma e della naturalezza con cui pronunciò quelle parole. Sapeva che erano dettate dal cuore e non dalla ragione. Stava confessando ciò che sentiva, stava dicendo a Godric Gryffindor che il suo cuore apparteneva ad un altro, a colui alla quale l’aveva sottratta senza riflettere.
 Quelle parole erano giunte come un fischio assordante, fastidioso . Avrebbe voluto urlare, e scaraventare ogni cosa per aria, lasciando alla rabbia di impadronirsi completamente di se, ma non poteva scendere agli stessi livelli di Slytherin, lui non era Slytherin, lui non era malvagio , violento, bramoso a tal punto da evocare magia oscura senza preoccuparsi del male che avrebbe potuto fare ad altri. Si allontanò da lei piano, disgustandosi di se stesso e dei pensieri che piano si insinuarono nella sua mente. La malvagità che l’amore gli stava trasmettendo era tale, da fargli pensare un qualcosa che avrebbe potuto rovinare quell’armonia , quell’amore che aveva appena letto sul viso di Rowena, che aveva attraversato il suo viso per un impercettibile attimo il cui pensiero era stato rivolto a lui. Avrebbe rovinato quella bellezza che rendeva Rowena raggiante, avrebbe rovinato la vita di tutti, avrebbe distrutto la stessa Hogwarts. Si voltò dandole le spalle, e strisciò verso la scrivania, rimasta coperta da pochi di quelle pergamene, ora posata in terra. Accarezzò la linea ruvida del legno, posò una mano sulla pergamena ruvida e giallastra, e quei pensieri malvagi si ramificarono ancora nella sua mente, presero possesso completamente di lui, e il dolore che sentiva al petto, sarebbe stato ricambiato senza ripensamenti. Stritolò una pergamena tra le mani, e ricordando eventi accaduti e notati mesi prima, decise di dare ad una verità, che non avrebbe deluso Rowena , quel particolare che le avrebbe spezzato il cuore….
 
 
 
 
 
 
“Salazar, ho bisogno di parlarti…” Il passo affrettato di Salazar fu bloccato dalla voce calda e gentile di Helga che avanzò in sua direzione con passo calmo, e il solito sguardo dolcemente aperto in un sorriso radioso. Il tono che aveva utilizzato non era adirato, ma felice. Helga irradiava quel corridoio di luce meravigliosa, di luce calda e avvolgente, e Salazar tradì il suo nascondere quella stessa radiosità, sorridendo in sua direzione.
“Non voglio sbagliarmi, ma è un sorriso ciò che vedo sul tuo viso?” Helga era sorpresa nel vedere le sottili labbra del giovane Slytherin, rimaste per troppo tempo incurvate verso il basso, disegnare una linea che si alzava agli occhi, socchiudendoli appena e rendendoli vivi, finalmente. Le mani calde e tracciate dal tempo si posarono sul viso, ricoperto appena da una sottile barba, nera come la notte. Accarezzò dolcemente il viso sottile, come se tra le mani avesse la cosa più cara che possedesse. Lo guardava con occhi di una madre amorevole, e il suo cuore colava di gioia. Vederlo felice era una delle cose che aveva sempre desiderato vedere, vederlo sorridere in quel modo era stato uno dei sogni che non aveva mai potuto considerare realizzati. Lo guardava e leggeva nei pozzi neri una gioia infinita, leggeva la storia di un amore tenuto per troppo tempo segreto, che finalmente aveva deciso di rivelarsi in tutto il suo splendore e felicità. Helga amava i suoi discepoli in egual modo, ma non poteva negare un qualcosa di evidente, come quel legame che li aveva sempre uniti, che li aveva sempre resi unici .
“No, non è un sorriso…” Rispose lui , sarcasticamente, sorridendo ancora, questa volta di cuore, coinvolgendo anche Helga che lo strinse in un abbraccio caloroso e avvolgente.
Ritornò a fissarlo, questa volta mantenendo uno sguardo più serio, ma non permettendo alla bontà di lasciare i suoi occhi.
“Ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante, che richiederà un tuo sforzo enorme….” Lo prese sotto braccio, e insieme si incamminarono lungo il corridoio che li avrebbe condotti allo spiazzale sgombro, dove uno splendido sole illuminava ogni cosa. . I giochi di luce che si posavano sull’erba , donavano a quest’ultima piccoli cristalli colorati, confondendo i vari uccelli che cercavano di beccare e rapire. Le chiome degli alberi facevano ombra in alcuni punti, e Salazar comprese subito il motivo per cui Helga lo aveva condotto li. Sotto ad uno di quelle chiome erano sdraiati due ragazzi, che guardavano il cielo con occhi sognanti e speranzosi. Il ragazzo sorrideva allegramente ai giochi che la ragazza gli mostrava. Merlino e Viviana, sorridevano sotto il cielo limpido, non permettendo alla differenze di case di decidere per loro. Helga guardò il suo accompagnatore con la coda dell’occhio e sorrise nel vedere la dolcezza , che mai aveva inciso il suo viso, in cui guardava i due giovani, che innocentemente iniziavano ad amarsi.
“Ti ricorda qualcuno?” Helga si girò verso di lui, incidendo maggiormente sul motivo per cui lo aveva condotto li, e Salazar annuì, sapendo dove volesse giungere la sua vecchia e saggia mentore.
“Cosa vuoi che faccia….” Disse semplicemente, senza lasciarsi trasportare dai ricordi, senza lasciare che la consapevolezza di quella richiesta, che sarebbe giunta, non lo avrebbe reso molto felice, ma avrebbe rovinato quel prezioso stato d’animo non appena Helga avesse pronunciato le fatidiche parole.
“ Voglio che questa stupida guerra tra te e Godric finisca. Gettate via ogni rancore, passato e presente. Fatelo per i vostri studenti, fatelo per Rowena….” Salazar sentì una morsa al cuore, sentì  cateneinvisibili  stringere intorno ai polsi e forzarlo in qualcosa che non gli sarebbe piaciuto, ma che si vide costretto a compiere. La feliità di Rowena aveva sempre contato molto per lui, ma adesso era la sua massima priorità, il suo scopo, la sua missione. E se renderla felice voleva significare porre le armi e accettare una convivenza pacifica, allora Salazar lo avrebbe fatto, gettando i muri dell’orgoglio, infrangendo le barriere dell’odio, e fingendo indifferenza di fronte a quella figura che riusciva solo a recargli avversione. Ma tutto ciò lo avrebbe gettato, avrebbe distrutto tutto quell’odio, e lo avrebbe fatto solo per Rowena, e nel suo profondo, anche per dare la possibilità ai due alunni, che in quel momento gli ricordarono troppo vivamente, lui e Rowena un tempo, di coltivare quel sentimento che stava nascendo in loro piano e dolcemente. Sospirò , fingendo rassegnazione, ma quel sorriso, ormai lo tradiva in qualunque momento.
“Sarà dura, ma ci proverò…” Disse in un filo di voce, non volendo ancora realmente accettare di mostrare quella debolezza. Salazar stava mostrando il collo nudo ad una belva, e sapeva che non sarebbe rimasto in disparte, lo avrebbe attaccato violentemente , ma il pensiero volò a Rowena, e tutti gli apparve diverso. Helga lo prese sotto braccio nuovamente, e allontanandosi da li, per dar spazio ai due giovani, si diressero verso la Sala Grande.
Helga poggiava su di lui, e camminava lentamente, assaporandosi ogni tratto, caratteristica, crepa, increspatura di quel luogo. Amava la sua Hogwarts esattamente come i suoi allievi, che purtroppo, differenze e rivalità, avrebbero condotto alla rovina….
 
 
 
  
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