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Autore: doppiosogno    28/10/2012    33 recensioni
Hermione ha un gran bisogno di soldi e decide di fare un colloquio per poter affittare il suo utero per i nove mesi di una gravidanza. Il problema? La persona a cui deve affittare il suo ventre per poter dare alla luce suo figlio è, nientemeno, che Draco Luciu Malfoy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questo è l’ultimo capitolo. Ringraziamo Deni 1994 per averci permesso di scrivere la fine di questa storia (ci piaceva tanto che per poterla leggere ce la siamo scritta).

 

Capitolo 35

Che grande giornata!

 

Quando la prima fitta mi ha attraversato ho capito subito di che si trattava.

Per tutto  il giorno ero stata stanca e nervosa. Nel pomeriggio le contrazioni si sono fatte più fastidiose. Ho pensato che in questi giorni mi ero davvero stancata troppo. Aggiungi l’ansia per un passo a cui ero stata quasi trascinata per i capelli …

Marc mi ha spiegato che sentire un po’ di contrazioni verso la fine della gravidanza è perfettamente normale,quindi non mi sono preoccupata.

Ma adesso …

Mi è preso il terrore. Non mi ricordo un accidenti del primo parto, e se anche ne avessi memoria non mi aiuterebbe: è stato un cesareo d’urgenza. Non so cosa mi aspetta. Non ho idea di quanto tempo ci vorrà, né se riuscirò a farcela, a sopportare il dolore, a partorire un bambino sano.

Draco. Ho bisogno di Draco.

Ho già fatto il numero quando mi viene in mente che lui è al Manor perché porta male vedere la sposa.

Cazzo!

«Sì, pronto. – il matrimonio! Penserà che l’ho fatto apposta – Chi parla? È uno scherzo?»

«Draco?» la voce non mi esce come vorrei.

Lui tace un po’ troppo a lungo, per i miei gusti. Che sta pensando?

«Hermione, che succede?»

«Ho bisogno di te, Draco. Devi venire qui.»

«Ma … porta male.»

«Non credo che oggi riusciremo a rispettare tutte le tradizioni. Ti prego.»

L’ultima parola mi è uscita strozzata, una nuova contrazione.

Lui è già lì.

Mi guarda accartocciarmi per il dolore.

«Che hai? Hermione, parlami! – è accanto a me, mi tocca con cautela, la sua voce è piena di ansia e di spavento – Non è solo perché ci hai ripensato, vero? Tu stai male.»

«Ora passa.» rispondo con un filo di voce.

Dopo un paio di minuti sto molto meglio.

«Credo che Lucas voglia nascere.»

«Proprio oggi? – che cavolo stava dicendo? – non … certo che non l’hai fatto apposta. È stato lui. – si rivolge direttamente alla mia pancia – Vieni fuori di lì, che poi facciamo i conti, sabotatore di matrimoni!»

Una nuova contrazione. Meno di cinque minuti tra l’una e l’altra.

«Penso che dovremmo andare.» suggerisco non appena è passata.

«Mi sposerai lo stesso?»

«Forse non oggi.»

«Forse significa che forse sì?»

«Oh, Draco, possibile che non pensi ad altro?»

«Appena mi avrai sposato penserò ad altro, lo prometto. Penserò a come far felice mia moglie.»

«Tu mi fai già felice, ogni giorno. Che c’è di sbagliato?»

«Solo che non sei mia moglie.»

«Merlino, il padre dei miei figli è pazzo!»

Intanto il mio pazzo preferito ha preso la borsa pronta già da un mese. Mi ha messo addosso una vestaglia e si è materializzato con me a San Mungo.

«Chi è pazzo?» chiede Marc, arrivato di corsa al richiamo dell’infermiere.

«Draco. Tu già lo sai. Non puoi non esserti accorto in tutti questi anni.»

«Granger! non dirmi che sei venuta a partorire!»

«Se vuoi non te lo dico, ma ho le doglie.»

«Si può sapere perché non riesci mai ad arrivare alla fine della gravidanza? Che è questa fretta? – una breve occhiata – almeno questa volta non sei coperta di sangue! Andiamo, anche tu Malfoy.»

«Io? Se-sei sicuro?»

«Io dovrei farti questa domanda.»

 

 

Sono quasi tre ore che soffre. All’inizio in silenzio, con grande dignità. Ma a mano a mano che il travaglio procede si fa sempre meno paziente e più aggressiva.

Credo che la mano che le ho concesso di stringere per farle sentire che sono con lei non abbia più un solo osso intero.

Le sue battute si fanno sempre più acide e arrabbiate: quando le ho detto “Coraggio, quasi ci siamo” mi ha risposto

«Dove SIAMO? IO ci sono, maledizione, e ti assicuro che preferirei che ci fossi tu al posto mio!»

Quando si sono rotte le acque i dolori si sono fatti ancora più forti e ravvicinati, così almeno mi ha detto, lei mi ha coperto di irripetibili contumelie, tanto da lasciarmi parecchio meravigliato per vastità del suo repertorio. È un dizionario vivente di parolacce!

«Perché nessuno mi ha detto che fa così male?!»

«Che avresti fatto, se te lo avessero detto?»

«Non ti avrei mai più fatto avvicinare al mio letto! Ed è quello che farò!»

A questo punto, lo devo ammettere, un po’ di paura mi ha preso.

«Tesoro, dimmi che posso fare per te!»

«Evirati!»

«Come?»

«Tagliati le palle!»

Allora avevo capito bene.

Che fine ha fatto l’essere delizioso che poche ore fa non trovavo le parole per descrivere?

Calma, non sono così stupido. Mi rendo conto che è meglio così. Anzi, devo sostenere il suo spirito combattivo, sopporterà meglio.

Molto meglio qualche ossicino rotto e una caterva di insulti piuttosto che il silenzio della volta precedente, quel suo essere così assente.

Oggi soffre molto fisicamente, allora la sua sofferenza psicologica era così grande che le impediva di reagire.

Le otto.

A quest’ora si sono svegliati e avranno scoperto che gli sposi sono spariti. Dovrei telefonare ma come faccio?

Marc arriva in quel momento e, dopo aver controllato Hermione, dice che è ora di trasferirci in sala parto.

«Anch’io?» domando un po’ in ansia.

«Se lei ti vuole.»

Certo che mi vuole. Mi vuole, vero?

«Hermione …»

«Stammi vicino, amore, non mi lasciare!»

Ahh, mi vuole!

La sala parto è diversa da come mi aspettavo. È colorata! Io credevo fosse una specie di sala operatoria, invece è molto più accattivante e confortevole.

«Vuoi sederti dietro di lei e sostenerla quando dovrà spingere?»

«Certo, se per lei va bene.»

Eccoci di nuovo in questa posizione. La stessa della sera prima della nascita di Jean, della prima volta che l’abbiamo allattata.

Questa volta vedrò nascere mio figlio.

Questa volta non resterò fuori in piedi a piangere per la paura di perdere le donne della mia vita. Questa volta sono qui, ci sono anch’io.

Hermione ha assunto un’espressione terribilmente determinata. È il momento e lei tira fuori il suo carattere forte. Come quel detto babbano: “Quando i duri giocano duro …” no, “il gioco incomincia duro se i duri giocano”. No, nemmeno così “i giochi durano se i duri giocano” … Lasciamo perdere.

Insomma lei è una dura e sa affrontare le situazioni dure, ci scommetto.

Quando inizia a spingere le dita di entrambe le mie mani vengono stritolate. Più e più volte. Dai suoi occhi sfuggono lacrime.

Questo mi fa ricordare che, malgrado gli ormoni siano stati in circolo come la prima volta, durante QUESTA gravidanza non ha pianto quasi mai.

Allora è vero che l’altra volta piangeva per il dolore e gli ormoni erano una scusa!

Un  milione di pensieri al minuto mi attraversano la testa, sono teso come una corda di violino e …

Oh Merlino! È lui!

È uscito in mezzo alle sue gambe, afferrato da Marc, è bagnato, sporco di sangue e con il cordone ombelicale grigiastro attaccato alla pancia.

Lei si rilassa all’improvviso e io l’abbraccio forte e la bacio dove riesco ad arrivare.

L’hanno ripulito alla meglio e l’hanno appoggiato sul  petto di Hermione. Possiamo guardarlo per la prima volta.

Non è piccolo come Jean, è più lungo e più tondo. È biondo ma non così chiaro. Non piange più, emette dei vocalizzi indecisi per un po’ poi smette e ci guarda con un’espressione terribilmente seria e consapevole.

È bellissimo.

È mio figlio.

Passano ancora parecchi minuti. Il piccolo viene lavato e controllato, Hermione anche. Solo dopo una mezz’ora possiamo ritrovarci in camera.

Lei è stanca, ma molto soddisfatta.

«Brava, amore mio. Hai fatto un altro capolavoro!»

«Abbiamo fatto … Beh, lo ammetto, sono stata più brava io. – ridiamo – Senti, Draco, hai avvisato vero?»

«Ahem … non ne ho avuto il tempo.»

«Ma che ore sono?»

«Le nove e mezza.»

«Santa Morgana! Tra meno di due ore avremmo dovuto sposarci! Ci staranno cercando!»

«Adesso riaccendo il telefono …»

«L’avevi spento? Sei pazzo!»

«Non era il caso di essere disturbati, avevamo da fare! – ci penso un attimo – E … senti, Herm, non ho voglia che tutti vengano qui e che … No. li avviso ma non dico dove siamo  né a fare che.»

Lei mi guarda perplessa.

«Come pensi di fare?»

Non ho il coraggio, non ho il coraggio, non avrò mai il coraggio di chiederlo!

«Dipende da te. Ti va di sposarmi lo stesso? Magari un po’ più tardi, nel pomeriggio.»

«Merlino, ma sei suonato! Possibile che non ce la fai ad aspettare – deve aver visto qualcosa sulla mia faccia, qualcosa che le ha fatto cambiare espressione – Va bene, oggi pomeriggio. Lasciami solo dormire un po’.»

Mi accarezza la guancia e mi guarda con una tenerezza che scioglierebbe i ghiacciai.

La bacio. Non posso farne a meno.

«Dormi, amore mio. Sono qui con te. Dammi solo il tempo di telefonare.»

Esco dalla stanza e riaccendo il cellulare. Ci sono trentadue chiamate perse.

Chiamo il numero di casa mia.

«Oscar? Ascoltami, devi andare al Manor, riferisci agli elfi che dovranno procurare colazione e pranzo per tutti gli invitati, ma non il pranzo di nozze. Quello è spostato, sarà una cena di nozze. Se le scorte non sono sufficienti possono comprare quello che manca, tu sai dove sono i soldi, pensaci tu. Inoltre dovranno fornire a tutti gli ospiti stanze confortevoli dove cambiarsi, fare un riposino ed eventualmente dormire stasera, se si farà tardi. Telefona a quelli dell’orchestra, il numero lo trovi nel mio studio, sulla scrivania, e avvisali del cambiamento di programma e che probabilmente dovranno eseguire anche musica da ballo. Ovviamente saranno compensati per l’impegno di giorno e sera, ma possono restarsene a casa fino alle sei di pomeriggio, no, cinque e mezza … Credo che sia tutto. Ah, passami Chris, il signor Hermworth. – Oscar era un collaboratore splendido, ma gli elfi non potevano fare tutto – Chris …»

«Draco! ma si può sapere dove diavolo vi siete cacciati? Qui sono tutti agitati stavamo pensando seriamente di chiamare gli auror …»

«Ascolta, Chris, non ti posso dire dove siamo … no, a dire la verità non voglio dirlo. Devo chiederti un favore. Puoi avvisare tutti che il matrimonio è rimandato di alcune ore? Si farà nel pomeriggio, verso le diciotto. Gli elfi del Manor sono avvisati, tutti gli ospiti possono restare lì, se lo vogliono, passeggiare in giardino, giocare a scacchi, esplorare l castello, tutto quello che vogliono, fa tu da padrone di casa.»

«Sei matto! Non saprei nemmeno indicare il bagno se me lo chiedessero!»

«Per questo fatti affiancare da Oscar, lui sa tutto. Gli elfi del Manor prepareranno colazione, pranzo , spuntini e tutto quello che serve per gli ospiti, comprese camere dove cambiarsi o riposare o dormire stanotte …»

«Ma non so nemmeno come arrivarci e poi … quanto è grande questo Manor?»

«Più di quanto serve.»

Chris ride.

«Mi pare che sia la tua risposta standard! Hai tutto “più di quanto serve”»

«Tutto tranne Hermione. Lei mi serve tutta.»

«È con te?»

«Sì, sta tranquillo.»

«Ma non puoi proprio dirmi …»

«Potrei. Mi giuri di stare zitto con gli altri?»

«Certo, se è quello che vuoi.»

«Stanotte alle quattro a Hermione sono iniziate le doglie. Ha partorito un maschio bellissimo. Lo presenteremo oggi pomeriggio e festeggeremo  il doppio, ma adesso non voglio nessuno, qui. Voglio solo che Herm si riposi e che nessuno la disturbi. Abbiamo poche ore.»

«Auguri! È una cosa bellissima! E non pot…»

«NO! Non ci penso nemmeno a rimandare. Ho impiegato due anni per arrivarci. Tua cugina è un osso duro.»

«Ok. Se le cose stanno così … Mi spieghi come ci arrivo al Manor?»

«Con Oscar, è la cosa più semplice.»

«Ma … e mia madre?»

«Davvero non ha capito niente? Nemmeno vedendo Oscar?»

«Non lo so …»

«Tu provaci. Se resta shoccata chiedi a … alla McGranitt di modificarle la memoria. Lei è sicura. È la migliore strega del nostro tempo, a parte tua cugina.»

«Mi sa che l’amore ti fa stravedere!»

«Mi sa che tu non sai chi hai per parente. Chiedi in giro, quando sarai lì, poi ne riparliamo. Ah, spengo il telefono. Lo riaccenderò più tardi, se hai qualcosa di importante da farmi sapere mandami un sms e io ti richiamo. Ci vediamo nel pomeriggio.»

Spengo l’apparecchio con grande soddisfazione.

Rientro in camera cercando di non fare rumore, tolgo le scarpe e mi sdraio sotto la coperta, vicino a Hermione. Molto vicino. So di non disturbarla, dorme sempre così, lei, appiccicata a me. Dice che il mio odore la rilassa.

 

 

«Signora, signora Malfoy.»

«Non sono Malfoy, mi chiamo Granger.»

«Ma il signor Malfoy …»

«Lui ci prova sempre.»

«Mi scusi signora, ma è ora di allattare il piccolo. Poi, ecco … non si potrebbe, sa?»

Accenna con la testa a Draco, che continua a dormire al mio fianco.

«Lo lasci stare, ne ha bisogno. Può chiamarmi il dottor Mahl?»

Intanto mi ero tirata a sedere e avevo preso tra le braccia il bambino.

Ero meravigliata per quanto mi sentivo bene. Ricordavo settimane di dolori e spossatezza dopo l’altro parto, invece stavolta sono bastate poche ore di riposo e mi sento come nuova. Insomma, un po’ di fastidio … La notte di nozze Draco andrà in bianco.

Beh, l’ha voluto lui!

Guardo il miopiù giovane dei miei ragazzi. È bellissimo, somiglia molto a suo padre ma i colori sono più simili ai miei. Non ho idea del colore degli occhi, sono cerulei e acquosi. Cambieranno.

Non ho nessuna difficoltà ad attaccarlo al seno, né lui a trovare immediatamente uno splendido ritmo. Jean era così efficiente a due mesi, non prima.

Eppure anche lui è prematuro. Di tre settimane. Se fosse nato a termine avrebbe pesato più di quattro chili. Brr. Mi ha fatto soffrire abbastanza così, meglio se non pesa quattro chili, ci peserà tra un po’.

Quando è nata Jean mancavano sei settimane al termine e pesava poco più di un chilo.

Colpa mia.

Aveva rischiato la vita per colpa mia. Perché non mangiavo abbastanza da mesi e lei soffriva. Anch’io soffrivo.

Questo torello che si strafoga di latte per raggiungere alla svelta il peso che gli spetta è nato di ben due chili e ottocento grammi. Sta benissimo.

Logico. Anch’io sono stata benissimo per tutta la gravidanza. Mangiato molto, vomitato poco, pianto ancora meno.

La conseguenza è un sedere un tantino … gli piacerò ancora?

Mi sa che lo faccio contento e lo sposo.

Mi viene da ridere. Tanto ormai non potrei più tirarmi indietro.

Chissà che ora ha detto?

Ah, il medico!

«Buon pomeriggio. Hai bisogno di qualcosa?»

«Niente di particolare, solo che vorremmo andarcene. È possibile?»

«Non resti qui, stanotte?»

«Ho da darti una notizia. Sai che oggi alle undici e trenta avremmo dovuto sposarci?»

«Beh, il ragazzino non era d’accordo!»

«Ma Draco ha spostato il matrimonio solo di alcune ore, quindi noi dovremmo andarcene e anche tu, direi. Hai giusto il tempo di infilarti un completo.»

«Oh Merlino, ma è pazzo?»

«Abbastanza, sì. Allora?»

«Beh, è andato tutto molto bene, voi state bene entrambi.»

«E per il fatto che è prematuro?»

«Non è sottopeso e sembra che sia tutto a posto. Sia chiaro che domani voglio rivedervi entrambi.»

«D’accordo, grazie. Ora mi tocca svegliare quest’altro bambino.»

Marc ride ed esce dalla stanza.

«Draco – lo chiamo sottovoce – Draco, svegliati. Hai cambiato idea sul matrimonio?»

«C-cosa? Ehh … che ore sono? – allunga le mani sulle mie gambe e sembra disorientato – ma cosa? Oh!»

Si tira a sedere velocemente.

«Buon giorno, anzi, buona sera!»

«Come? Dimmi che ore sono!»

«Non lo so, credo forse le quattro del pomeriggio.»

Si volta verso di me e il suo viso si apre in un sorriso tenero.»

«Ehi! Lo stai allattando. Non l’ho guardato abbastanza. – si avvicina ancora, scivola alla mia altezza e mi circonda col braccio – Quando torneremo a casa ci dovremo dividere tra lui e la nostra ranocchietta. Godiamocelo adesso, per almeno … mezz’ora. Poi dovremo correre. Il matrimonio è alle diciotto.»

«Sei pazzo! – lo dico ridendo – Ho già parlato con Marc. Possiamo andare quando vogliamo.»

«Mmm. Niente ansia – un bacio sulla guancia – ci aspetteranno. Lo spettacolo non comincia senza di noi.»

 

Sono le diciotto e dieci minuti. Gli invitati sono seduti sotto il grande gazebo, nel giardino di Malfoy Manor, il Ministro è in piedi da un tempo sufficiente a fargli perdere la pazienza, medita di sedersi, tanto fin quando gli sposi non arrivano a che serve stare in piedi?

E gli sposi non arrivano.

Nessuno li ha visti e nessuno, a quanto pare, sa cosa sia successo.

Si sente il suono di un cellulare. Tutti si voltano verso il maleducato che non l’ha spento. È quel bel giovanotto australiano, parente della sposa.

Ascolta un attimo, si alza e si allontana.

Torna e si dirige verso la signora Weasley, che si alza e lo segue. Su per le scale, stavolta. Entra nel portone.

Il giovanotto torna al suo posto, la signora Weasley no.

Fa ancora piuttosto caldo. Tutti sperano che la faccenda si concluda alla svelta.

Questo matrimonio è strano. Non si sa chi dovrà accompagnare la sposa, i testimoni sono due maschi, le damigelle non ci sono. L’orchestra continua a suonare musica classica, con il rischio di addormentare tutti. La signora Weasley torna al proprio posto con in braccio un neonato addormentato. La figlia di due anni degli sposi corre avanti e dietro sulla passatoia tra una fila e l’altra di sedie sparpagliando in giro i petali di rosa che dovrebbe gettare davanti agli sposi.

Che ancora non si vedono!

 

È tardissimo! Merlino stramaledica tutte le cravatte!

«Hermione, aiuto!»

«Vieni qui, quando sei nervoso il nodo non ti riesce. Poi mi chiudi la lampo.»

«Ma il vestito … come hai fatto?»

«Santa Morgana, sono una strega! L’ho accorciato davanti.»

«Come accorciato, stretto, vorrai dire!»

«No, solo accorciato. Non c’è più la pancia a tenerlo su e  così era troppo lungo davanti. Se è un po’ ampio va bene lo stesso. Poi guardalo tu, se ti pare che vada o se devo fare qualche altro intervento. Spero di no, non è la mia specialità.»

Le allaccio la cerniera e la guardo con attenzione. Mi scappa un sorriso.

È quello. È l’abito su cui avrei scommesso. Seta, color glicine, morbido, con un drappeggio sul seno.

«Ti sta bene.»

«Ok, andiamo?»

«I capelli!»

«Oh, merda! – si guarda allo specchio – che gli racconto? Sono uno schifo!»

«Aspetta. – che soddisfazione! L’avevo comprato solo  perché mi era piaciuto, l’avevo immaginato tra i suoi capelli e … che ne so? È proprio quello che ci vuole – Prova con questo.»

«Ehi, e questo da dove viene? L’ha lasciato tra le tue lenzuola l’ultima fiamma?»

«Naturalmente!»

Mi lancia un’occhiata perplessa e io rido. Lei continua a girare tra le mani il fermacapelli che le ho dato.

«È tuo, sciocca. L’ho comprato quando sono andato a Parigi, l’ultima volta. L’ho visto e ho pensato che ti sarebbe stato bene.»

«Quando sei andato a semplificarmi la vita con l’abito da sposa?»

«Lo sapevi?»

«L’immaginavo.»

«Girati.» le prendo i capelli tra le mani, li arrotolo un po’ e li sollevo, li fermo con il fermacapelli d’argento lasciandoli un po’ morbidi, con una breve cascata di riccioli in alto. Qualche ciocca ricade subito ai lati del viso e sul collo. Va bene così.

«Sei bellissima!»

Un bacio veloce, la prendo per mano e la trascino giù per le scale.

Cazzo! I fiori!

Da qualche parte dev’essere nascosto un elegante bouquet, ma chissà dove?

Ne prendo un mazzo da un vaso per le scale, sono rose chiare e una roba azzurra, lavanda, all’odore. Sgocciolano.

Li asciugo con il fazzoletto e li lego con uno dei nastri decorativi delle tende. Hermione ride a crepapelle a vedermi fare tutte quelle manovre.

«Sarebbe bastato chiamare un elfo.»

«Vuoi mettere il mio gusto sopraffino con quello di un elfo?»

Le metto in una mano il “bouquet” improvvisato e le afferro l’altra.

Ancora di corsa per le scale, fuori dal portone e ancora scale, lei con la veste sollevata per non inciampare, sempre correndo per la mano arriviamo sulla passatoia che ci porterà davanti al Ministro. O almeno a dove avrebbe dovuto essere il Ministro.

Gli ospiti sono un po’ basiti. La nostra piccolina butta il cestino e ci corre incontro.

«Mamma - pappo!»

L’afferro al volo e la sollevo con un braccio.

Mi chiama “pappo”, non papà o babbo o che ne so. Mi fa sentire un po’ un insetto ma lei è una meraviglia, le perdono tutto.

Baci sulle guance da papà e mamma e la metto giù. Siamo arrivati. Shacklebolt è stravaccato in una poltrona e non sembra affatto intenzionato a fare il suo dovere.

Jean resta attaccata ai miei pantaloni.

È anche abbastanza decorativa, con l’abito pervinca, un po’ più acceso di quello di Hermione, i capelli dorati e ricci. È bellissima.

«Adesso non pretenderete anche che vi sposi!»

Brontola il Ministro alzandosi con qualche difficoltà dalla poltrona.

«Potrebbe essere un’idea, King.» risponde tranquilla la mia Granger.

«È tutto il giorno che vi aspetto.»

«Siamo stati impegnati.»

«Impegnati, ths! Più del Ministro in persona?»

«Puoi giurarci.»

«Mmm. Per questa volta passi.»

«Un’altra volta saremo puntuali, promesso.»

«Non contate su di me: questo è l’unico matrimonio che vi concedo!»

Lo so, è un discorso da pazzi, ma Hermione e Shacklebolt si divertono così, ogni volta si punzecchiano con frasi assurde, e doppi sensi, quando chiedo spiegazioni mi ridono in faccia spudoratamente.

«Scordatelo. Sei prenotato per le nozze d’oro.»

Mi guardano entrambi a bocca aperta, poi Kingsley sorride.

«È il più bell’augurio di lunga vita che mi sia mai stato fatto! Che ne dite di sposarvi, adesso?»

Ci prendiamo le mani.

Sento un piccolo urto al petto. Non ho avuto tempo di emozionarmi  a dovere, questa giornata è stata così frenetica!

Sto per sposarla, sarà mia moglie, finalmente. Mi coglie un assurdo timore che lei risponda “no” alla domanda di Shacklebolt. Sono tanto preoccupato che non mi accorgo quando si rivolge a me.

Mi rendo conto all’improvviso dell’incredibile silenzio.

«Ehm, Draco? Se ha cambiato idea va bene lo stesso.»

«Come?»

«Ti stavo domandando se PER CASO, non vorresti prendere Hermione Granger come sposa con tutto quello che comporta in base alla legge magica.»

«Certo che voglio!»

«Oh, bene, allora. E tu, Hermione Granger, vuoi prendere Draco Malfoy come sposo?»

«Lo voglio.»

«Siete consapevoli di tutte le conseguenze e le condizioni relative al matrimonio?»

«Sì.» praticamente in coro.

«E che il matrimonio non sarà valido fino alla sua consumazione che sarà comprovata dal patronus matrimoniale?»

«Aehm, per il patronus ci sarebbe da aspettare qualche giorno. Fa lo stesso?»

«Eh?»

Hermione si avvicina, testa a testa con il Ministro e ci confabula per qualche secondo.

«Ah! No, va bene lo stesso, tranquilla! C’è altro? – Hermione scuote la testa – Meno male! Allora vi dichiaro marito e moglie! Se credete potete baciarvi, ma non è obbligatorio!»

Non è obbligatorio? Che cavolo dice?

Abbraccio forte, per la prima volta mia moglie. Merlino, MIA MOGLIE!

Un bacio per niente casto, né formale, abbastanza lungo da far cominciare cori di protesta tra gli invitati.

Alla fine siamo costretti a separarci da Jean che si è attaccata con una mano ai miei pantaloni e una al vestito di mamma e tira e salta per raggiungerci e prendersi la sua parte.

La prendo in braccio e la baciamo entrambi sulle guance mentre lei ci stringe il collo.

Poi inizia la processione degli amici che si congratulano e fanno gli auguri e vogliono baciare la sposa. E io vorrei schiantarli tutti. Almeno tutti i maschi.

Ad un tratto sento la sua mano stringermi forte, lei si paralizza e guarda oltre le teste dei più vicini. Guardo anch’io, per cercare di capire cosa le ha fatto quell’effetto.

Ah, ecco. Mi pareva che stesse andando tutto troppo bene!

 

 

Quando l’ho visto ho sentito un colpo al cuore.

Lo so, è brutto dirlo. Mi sono sposata da cinque minuti e sembra quasi una mancanza di riguardo verso il mio nuovo marito, che poi è sempre il mio vecchio Draco, il mio amore, il padre dei miei figli.

Ma mi è mancato così tanto!

Lascio la mano di Draco e fendo la folla fino a raggiungerlo e ad abbracciarlo forte, a lasciarmi stringere da lui.

L’emozione forte è inquinata da una vena di rabbia che all’improvviso prende il sopravvento.

Mi stacco da Ron e gli mollo un ceffone memorabile.

«OH!!» protesta lui, muovendo la testa quasi svitata dal collo.

«Te lo sei cercato, brutto stronzo! Mi sei mancato da morire!»

«Anche tu mi sei mancata.»

« E allora perché non sei venuto prima?»

«Penso che fossi geloso.  Non riuscivo a credere che Malfoy prima o poi non ti avrebbe tradita, o resa infelice in qualche modo. Non riuscivo a credere a quello che mi diceva Harry e anche mia sorella. Pensavo lo facessero solo per convincermi a tornare sui miei passi.»

«Beh, allora? Era tanto difficile? Che ti costava un po’ di fiducia verso i tuoi amici di sempre?»

«Vuoi che ti dica che sono stato uno stupido?»

«Sì che lo sei stato, e tanto! Spero tu ne sia consapevole. Non farlo mai più.»

Lo abbraccio di nuovo.

«Non è che ora mi dai un altro schiaffo?» rido.

«No, per oggi basta. Quando sei arrivato?»

«Sono qui da stamattina. Quando mi hanno detto che eravate spariti mi sono tornati i sospetti.

Ma quando ti ho vista correre per la mano con lui e … avevi una faccia così felice! E anche lui, non sembra più lo stesso. Ha … ha preso in braccio quella bambina come un padre affettuoso, non come un padre purosangue. Non l’avrei mai detto. Immaginavo che avrebbe ricalcato le orme di suo padre.»

«Draco ama molto i suoi figli. E anche me.»

«A proposito, scusa se te lo chiedo, ma non eri incinta?»

«Già. Lo ero.»

È ora di fare quello che va fatto.

Cerco con gli occhi Draco e lo trovo subito. Mi fissa ansioso. Gli sorrido e lo chiamo con un cenno.

Lui si avvicina.

«Ti chiedo scusa, Malfoy. Avevo paura che potessi rendere infelice la mia amica, invece l’ho fatto io. Sono uno stupido.» Ron ha teso la mano, che Draco afferra non proprio con entusiasmo.

«L’ultima volta che ci siamo visti, due anni fa, avevo pensato di smontarti a calci tutte le ossa per aver fatto piangere Hermione. Vedi di farmi cambiare idea.»

«Ci proverò.» Ron ride, Draco sorride non ancora troppo convinto.

Io cerco con gli occhi Molly, che mi arriva da dietro.

«Eccoti, lo rivuoi?»

«Oh, ti stavo cercando. Grazie, sei stata preziosa.»

«È  stato un piacere. È davvero un bel bambino. Vi vengono così bene che spero ne facciate tanti!»

«Vedremo, Molly. Per il momento mi accontento di questi due.»

Draco attira l’attenzione di tutti con un “sonorus” e fa l’annuncio:

«Questo che vedete è Lucas Stephen Malfoy, nostro figlio, nato questa mattina alle otto e mezza. – prende in braccio Jean, che non si è allontanata dalla sua gamba, lei si sporge verso il fratellino e lo guarda curiosa – Questa è la mia famiglia e io sono un uomo felice. Spero che tutti voi possiate provare quello che sento adesso.»

 

In quel momento un vento leggero mi alita sul viso e si infila nei miei capelli.

Respiro forte. Mi ricordo all’improvviso quel momento. Quello in cui decisi di salire le scale dell’ufficio di Malfoy e offrirgli il mio utero in affitto.

 

Non ringrazierò mai abbastanza Merlino per averle messo in mano quel giornale, per averla portata a salire quelle scale. Vorrei aver concepito Jean con un atto d’amore, ma non importa come è iniziata. È importante che sia iniziata.

 

Lucas inizia a cigolare. Ha i nomi dei nonni. Draco non ha voluto imporgli “Lucius” come primo nome, ma Lucas è lo stesso, solo un po’ diverso. Forse come lui avrebbe voluto suo padre: solo un po’ diverso.

Quasi tre anni. Densi di dolori e di gioie, pieni d’amore.

Saluto con un gesto mio cugino. Con la coda dell’occhio vedo Blaise accarezzare dolcemente la pancia di Victoria, sorriderle e guardarla come se fosse l’unica donna al mondo. Come Draco guarda me.

 

La mia draghessa, quella con cui voglio litigare per tutta la vita e fare pace ogni volta. Voglio farci ancora figli, perché l’emozione di oggi non può essere l’ultima!

Anche se mi devo scordare il sesso per un po’, non importa. Avremo tempo per recuperare. Basta che lei ci sia.

Giro attorno lo sguardo. Blaise ha una faccia che credevo di non vedergli mai. Niente più smorfia cinica. È rilassato. E mi pare impossibile che abbia trovato la felicità con sua moglie. Se i loro genitori non fossero stati tanto ottusi ... Come si può sopportare di amare a comando?

 

Poco lontano i miei tre amici, Harry, Ginny e Ron. Sempre insieme, legati da un’amicizia tanto esclusiva da risultare ambigua. E io?

Non è lo stesso, per me, non più. Li amo, sto sempre bene con loro, ma sono parte di un altro insieme. Una famiglia. Guardo i miei figli e infine Draco, che sorride come un idiota e mi stringe come se fossi una cosa preziosa.

E adesso lo so.

Sono preziosa per lui, come lui lo è per me. Non importa quante donne belle avrà intorno, non importa se il mio culo ha preso una taglia. Le cose più preziose del mondo sono in comune, tra me e lui. 

 

Temevo di dover contendere Hermione ai suoi amici. Per fortuna non è stato così. Si vedono, si raccontano quasi tutto, ridono di cose incomprensibili, almeno per me. Non ho ancora capito chi vada a letto con chi. L’unica coppia che mi sento ragionevolmente di escludere è Ginny e Ron, per il resto tutto è possibile.

Ma Hermione ormai è fuori da quell’ottica. Lei ha una famiglia, un’esperienza del tutto diversa. Io sono la sua famiglia. Loro solo i suoi amici.

Sono già stufo di questa baraonda.

Tutto quello che volevo era sposare Hermione. Ormai non vedo l’ora di tornare a casa, portare a letto Jean, leggerle la sua fiaba preferita (sempre la stessa, Merlino, che noia!), mentre Hermione si occupa di Lucas e lo mette a dormire nella sua culla, quella che prima era di Jean.

Infine infilarmi tra le lenzuola con la mia nuova moglie.

Tutto quello che mi serve e tutto quello che voglio è qui.

È tutto tra me e lei.

 

 

 

Sapete tutti che il contest e i personaggi sono di J. Rowling, che ringraziamo per aver inventato un mondo così stimolante.

Un grazie speciale a tutti quelli che hanno lasciato un commento, rendendoci fiere e contente del nostro lavoro (inutile fare le modeste).

Grazie di cuore anche a chi ha letto in silenzio.

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